Salvatore Settis Per l'interpretazione di piazza armerina In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 87, N°2. 1975. pp. 873-994. Riassunto Salvatore Settis, Per l'interpretazione di Piazza Armerina, pp. 873-994. Una lettura iconografica congiunta dell'architettura e della decorazione scultorea della Villa del Casale presso Piazza Armerina (Sicilia) conduce ad affermare l'unità di progettazione e d'intenzione di questa dimora, che segni non dubbi mostrano destinata a un personaggio di rango imperiale, forse Massenzio. Résumé Salvatore SETTIS Per interpretaziune di Piazza Armerina pp 873-994 Una lettura iconogr fica congiunta architettura della decorazione scultorea della Villa del Casale presso Piazza Armerina Sicilia conduce ad affermare unità di progettazione intenzione di questa dimora che segni non dubbi mostrano destinata un personaggio di rango imperiale forse Mas- senzio Citer ce document / Cite this document : Settis Salvatore. Per l'interpretazione di piazza armerina. In: Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité T. 87, N°2. 1975. pp. 873-994. doi : 10.3406/mefr.1975.5460 http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5102_1975_num_87_2_5460 PER L'INTEKPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA* PAR Salvatore Settis Non tenterò di dare, della Villa di Piazza Armerina, la sistemazione dei dati, e neppure un bilancio dei problemi e delle ricerche; ma solo di riconsiderare architetture e mosaici lungo un filo interpretativo che possa offrire, per la lettura del monumento, una chiave possibile: che sia anche persuasiva, può essere solo una mia speranza. Gioverà indicare preliminarmente quattro nuclei problematici par alleli, e tuttavia non mai interamente distinti, che verrò considerando nell'ordine: A) B) C) D) Cronologia e fasi costruttive del complesso; Tipologia e iconografia delle architetture; Stile e programma iconografico dei mosaici; Carattere della Villa, condizione sociale e nome del suo primo proprietario. A - Cronologia e fasi costruttive della Villa La cronologia assoluta della Villa, in mancanza di un'organica pre sentazione di sicuri dati di scavo 1, non può essere fissata senza che sia * Lezioni tenute a Pisa (Istituto di Archeologia) e a Parigi (Ecole Pratique des Hautes Etudes) nella primavera del 1974. Fra coloro che hanno recato utili contributi alla discussione, ricordo, a Parigi, Jean-Pierre Darmon, Noël Duval, André Grabar, Henri Lavagne, William Seston, Henri Stern; a Pisa, Paolo Enrico Arias, Gabriella Bodei Giglioni, Carlo Chiarlo, Raffaella Farioli, Emilio Gabba, Marco Grondona, Cesare Letta; e inoltre Richard Brilliant e Francesco Del Punta. 1 A. Carandini, La villa di Piazza Armerina, la circolazione della cultura figurativa africana nel tardo impero ed altre precisazioni, in Dial, di Arch., I, 1967, pp. 93-120, spec. p. 100. SALVATORE SETTIS 874 stato chiarito preliminarmente il problema della durata dei la vori, essenziale per decidere se il programma iconografico (architetture e mosaici) possa essere stato concepito e realizzato unitariamente, ο no. Per le architetture, nessuno può dubitare della possibilità che siano state realizzate in breve tempo, se solo si pensa ad esempi come la Domus Aurea, le Mura Aureliane, o, più vicino, Yinfinita cupiditas aedificandi di Diocleziano (Lact., de mort. pers. 7,8) e di Massenzio *. La distinzione di varie fasi costruttive (v. infra) non implica per sé né una durata « cor ta» né una « lunga ». La discussione su questo punto si è svolta piuttosto intorno ai mosaici : la tesi « lunga » è stata sostenuta specialmente da Biagio Pace 2, il quale riteneva che l'intera pavimentazione musiva (ca. 3.500 mq.) non potesse esser stata compiuta in meno di 50-80 anni. Questo computo si basava sull'esperienza: a) di mosaicisti contemporanei; b) di restauratori moderni dei mosaici antichi; e) di calcoli di altri studiosi sulla possibile durata della posa in opera dei mosaici parietali normanni del Duomo di Monreale (Palermo). Va osservato per contro: 1) che i tempi di esecuzione di un restauro moderno, dovendo rispettare l'antico, non sono paragonabili a quelli della prima posa di un mosaico; 2) che, per la preziosità del materiale e l'uso di impalcature, un mosaico parie talecome quelli di Monreale richiede di necessità tempi medi più lunghi che un mosaico pavimentale; 3) poiché il Pace si basava anche sui calcoli per la durata dei lavori musivi di Monreale (ca. 6.000 mq.), propendendo per l'ipotesi del Salvini (60 anni), sarà bene ricordare che più di recente E. Kitzinger 3 ha indicato in 10 anni il tempo di esecuzione più probabile; 4) il Kaehler 4, contro Pace, richiama un mosaico di Aquileia (ca. 600 mq.) steso in cinque anni; ma poiché esempi normanni sono già entrati in di scus ione, sia qui richiamato un mosaico pavimentale di età normanna, quello della cattedrale di Otranto in Puglia (ca. 1.000 mq.), che, evitando le discussioni degli studiosi, offre da sé, con le iscrizioni, il tempo di ese cuzione: dal 1163 al 1165 5. Poiché le due iscrizioni non si trovano agli 1 2 3 4 Groag, BE, XIV, 2, 1930, ce. 2450 ss. I mosaici di Piazza Armerina, Roma, 1955, p. 96 e spec. p. 108 nt. 1. I mosaici di Monreale, Palermo, 1960, pp. 17 ss. Die Villa des Maxentius bei Piazza Armerina, Berlin, 1973, p. 8 (di questo libro, cfr. la mia recensione in corso di stampa in Onomon). 5 C. Settis-Frugoni, Per una lettura del mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto, in Bull. Ist. Stor. per il M. Evo, LXXX, 1968, pp. 213-256 (cfr., della stessa Α., sul mosaico di Otranto, ancora gli articoli apparsi nello stesso Bullettino, LXXXIII, 1970, pp. 243-270, e in Storiografia e storia. Studi in onore di Eugenio Dupré Theseider, Roma, 1974, II, pp. 651-659). PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 875 estremi della chiesa, il tempo di esecuzione può essere alquanto dilatato, ma non oltre i cinque-sei anni. Ma soprattutto: la stretta complementarietà funzionale delle varie parti della Villa la fa apparire come un organismo progettato secondo un disegno unitario (infra, Β Ι-ΙΙΙ), perché fosse al più presto, com'era ed è abitudine, realizzato ed abitato; l'osservazione del Kaehler1, che il suo ricchissimo committente e primo proprietario non ne avrebbe nep pure iniziato la costruzione se non avesse potuto sperare di abitarla, è perciò, di fronte a tante ipotesi astrattamente classificatorie, un salutare richiamo al senso comune. Poiché anche un attentissimo studioso di Piazza Armerina, Andrea Carandini, che aveva dapprima seguito le tesi del Pace 2, si è da ultimo pronunciato, in seguito ai preziosi saggi di scavo da lui diretti, per una stesura « veloce » dei mosaici 3, l'ipotesi di una durata « corta » dei lavori appare oggi come la più probabile, che solo puntuali prove in contrario dedotte da una nuova lettura del monumento potrebbero contraddire efficacemente. Una distinzione di quattro suc cessive fasi edilizie, come quella proposta dal Kaehler (Fig. 1), è dunque da chiudersi, per l'essenziale, in un ambito cronologico ristretto, che può non superare il decennio 4 ; mentre nessun significato ha, per Γ interpret azione iconografica della Villa, il fatto che essa si sia sovrap postain parte a un fabbricato più antico 5. Sulla strada di un'esatta fissazione della cronologia asso luta della Villa si è frapposta non solo la mancanza di una buona re lazione di scavo, ma anche la confusione creata dal primo tentativo, ad opera di G. Lugli, di un esame delle fasi costruttive, autorevole ma disorganico e contraddittorio 6: anche ad esso il Carandini, dopo accu rata e onesta verifica sul terreno, ha ritirato la sua adesione 7. Ma i più 1 Op. cit., pp. 14-19. 2 Ricerche sullo stile e la cronologia dei mosaici di Piazza Armerina, Koma, ]964 (= Studi Miscellanei, 7), pp. 7 e 66; una posizione intermedia in Dial, di Arch., I, 1967, cit., pp. 95 s. 3 C. Ampolo, A. Carandini, Gr. Pucci, P. Pensabene, La villa del Casale a Piazza Armerina. Problemi, saggi stratigrafici ed altre ricerche, in MEFBA, 83, 1971, pp. 141-281, spec. p. 179. Questo articolo verrà citato d'ora innanzi nella forma abbreviata: A. Carandini ed altri, MEFBA, 1971, cit., seguita dal numero delle pp. 4 Analoga osservazione si farà sui due gruppi di mosaici, differenziati per diversa formazione e stile delle maestranze all'opera (infra, C pref.). 5 A. Carandini ed altri, MEFBA, 1971, cit., pp. 174 sgg.; S. Settis, in Gnomon, cit. 6 Gr. Lugli, Contributo alla storia edilizia della villa romana di Piazza Armerina, in Biv. 1st. Naz. Archeol. e St. d. Arte, n.s., XI-XII, 1963, pp. 28-72. 7 MEFBA, 1971, cit., pp. 151, 154, 168, 174. 876 SALVATORE SETTIS (Da Kaehler, Die Villa dee Maxentius, 197 3) Fig. 1 - Le fasi edilizie della Villa di Piazza Armerina secondo H. Kaehler: I. « Peristylvilla » (zona in nero uniforme). II. Terme (zona in fitta quadrettatura). III. Aula triloba e adiacenze (zona A TRATTEGGIATURA OBLIQUA). IV. INGRESSO MONUMENTALE (ZONA PUNTEGGIATA). PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 877 recenti studi particolari sulla Villa sembrano ormai accordarsi intorno a una data (Carandini: 300-320; Kaehler: prima del 312) che è sostan zialmente quella proposta sin dall'inizio da Hans Peter L'Orange 1. Corta durata per la costruzione della Villa e l'esecuzione dei mosaici, e accordo quasi perfetto sul termine cronologico inferiore (« fine dei l avori»)2: fra questi due poli, Piazza Armerina può essere collocata nei primi due decenni del quarto secolo con sufficiente certezza; le altre ipotesi cronologiche 3 sembrano potersi per ora accantonare come meno fondate. Β - Tipologia e iconografia dell'edificio Un'interpretazione generale della Villa deve cominciare dall'esame della sua architettura (pianta ed elevato); una «lettura » che, se non vuoi ridursi a mera classificazione tipologica, dovrà tentare di individuare, ove possibile, la funzione dei singoli ambienti; i modi e le formule del loro collegamento in sequenze significanti; il rapporto di queste fra loro, e il posto di ciascuna nella struttura dell'edifìcio. Le intenzioni dell'architetto, e del committente 4, si misurano specialmente sull'uso che vien fatto dei modelli di riferimento, e sulle modifiche introdotte rispetto ad essi; in un taglio sincronico, l'intenzione è individuata dunque dal rapporto fra cultura (tradizione) e invenzione. Occorrerà pertanto indicare di volta in volta i modelli di riferimento, e, quando si riscontrino significative innovazioni rispetto ad essi, domandarsene il perché. 1 I suoi studi sulla Villa sono ora raccolti in Likeness and Icon. Selected Studies in Classical and Early Medieval Art, Odense 1973, pp. 158 ss.; inoltre: Nuovo contributo allo studio del Palazzo Erculio di Piazza Armerina, in Acta Inst. Bom. Norv. ad Archaeol. et Art. Hist, pert., II, 1965, pp. 65-104. La prima formulazione dell'ipotesi cronologica è in Symb. Osi., XXIX, 1952, pp. 114 ss. (ora in Likeness and Icon, cit., pp. 158 ss.). 2 Cfr. le mie considerazioni in Gnomon, cit. 3 Su cui cfr. spec. A. Carandini, in Dial, di Arch., I, 1967, pp. 93 ss.; Idem, in MEFBA, 1971, cit., pp. 143 ss.; H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., pp. 7 ss. 4 C. Norberg- Schulz, Intentions in Architecture, Oslo, 1963; pessima sin dal titolo la traduzione italiana, Intenzioni in architettura, Milano, 1967. V., importante, R. Krautheimer, Introduction to an Iconography of Medieval Ar chitecture, in Journ. of the Warb. Inst., V, 1942, pp. 1 ss.; un esempio per il mondo classico ha fornito E. Sjöqvist, Kaisareion. A Study in Architectural Iconography, in Opusc. Bom., I, 1954, pp. 86 ss. MEFBA 1975, 2. 58 878 SALVATORE SETTIS A Piazza Armerina, la pianta della Villa (Fig. 2) può leggersi come la giustapposizione di quattro nuclei distinti, ma strettamente connessi: 1) ingresso monumentale: arco 1, cortile 2; 2) nucleo centrale, raccolto intorno al peristilio 8 (ambienti 7-39); 3) terme (ambienti 42-46). Al corridoio iniziale 42, punto di pas saggio obbligato, si accede alternativamente dal cortile 2 attraverso le st. 5 e 6, ο dal peristilio 8 attraverso la st. 40, scendendo successivamente per due scalette; 4) peristilio ovoidale 47 (a cui si accede dal peristilio 8 attraverso il passaggio 58), con l'aula triloba 48, l'esedra 49 e le st. 50-55. Fig. 2 - Assonometria della Villa di Piazza Armerina. (G = mosaici geometrici) I. Ingresso monumentale. 1. Arco a tre fornici. 2. Cortile. 3. Area non scavata. 4. « Grande latrina» (G). 5. Saletta absidata (G). 6. Passaggio alle Terme (G). II. Nucleo centrale. 7. Vestibolo (« adventus »). 8. Peristilio (rotae con animali). 9. «Cappella» (edera). 10. Fontana. 11.12. Anticucina (Gr). 13. Cucina. 14.-18. Stanze di abitazione (14: G; 15: mosaico a figure, perduto; 16: sei (?) scene di ratto; 17: Stagioni; 18: Eroti pescatori). 19. Sala (« Piccola Cac cia »). 20.21. Stanze di servizio (G). 22. Sala absidata (Orfeo). 23.24. Stan ze di servizio (G; nella st. 24 si è sovrapposto in un secondo tempo il mo saico delle « ragazze in bikini »). 25. Grande « corridoio » (« Grande Cac cia »). 26. Esedra Nord (Mauretania). 27. Esedra Sud (India). 28.-31. «appartamento» A: 28. Ingresso (Ulisse e Polifemo). 29. Sala ab sidata (Stagioni e frutta). 30. Antialcova (Stagioni e amanti). 31. Alcova (bambini che giocano). 32. Grande aula absidata (pavimento in lastre marmoree). 33. Abside con nicchia (pavimento in lastre marmoree con rota di porfido). 34-39. «appartamento» B: 34. Peristilio a D (Eroti pescatori). 35. Sala absidata (Arione). 36. Anticamera (Pan ed Eros). 37. Cubicolo (« caccia dei bambini »). 38. Anticamera (« circo dei bambini »). 39. Cubicolo (« agone musico »). III. Terme. 40. Passaggio (« corteo termale »). 41. « Piccola latrina » (animali). 42. « Corridoio » (Circo). 43. Frigidarium (Eroti pescatori e tiaso marino; nelle esedre, scene di spogliatoio). 44. Piscina. 45. Passaggio (scene di palestra). 46. Tepidarium (Lampadedromia ed altre scene di giochi atle tici). 46. a. b.c. Calidarium. IV. Aula triloba e peristilio ovoidale. 47. Peristilio ovoidale (girali e protomi ferine). 48. Aula triloba: A. Incoronazione di Èrcole. B. Giganti vinti. C. Licurgo sconfitto. Spazio centrale: Avversarii di Èrcole. 49. Fontana a tre nicchie. 50.-55. Stanze di destinazione incerta (50: mosaico perduto; 51: Eroti vendemmianti; 52: pigiatura delle uve; 53: Eroti pescatori; 54: mosaici perduti; 55: Eroti pescatori). 56. Serbatoio d'acqua. 57. La trina. 58. Passaggio fra i due peristili (girali e protomi ferine). Ν Ο 5 10 (Adattata dalla fig. 2 di Η. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1973) 880 SALVATORE SETTIS I. Ciascuno di questi quattro nuclei è costruito sulla base di due norme dominanti complementari: composizione assiale 1 e sequenza ascen dente (in un caso discendente). L'asse di simmetria, che è insieme asse direzionale, del nucleo 1 (a nella Fig. 3) corre dal mezzo dell'apertura 2C Fig. 3 - Principali linee di struttura della pianta della Villa. 1 Sulla deviazione degli assi, non richiamata qui se non quando ci sem brava indispensabile, v. spec. Ν. Neuerburg, Some Considerations on the Ar chitecture of the Imperial Villa at Piazza Armerina, in Marsyas, VIII, 1959, pp. 22 ss., che offre interessanti paralleli con case ostiensi del tardo impero. PER L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 881 centrale dell'arco d'ingresso alla porta della st. 5, tagliando esattamente a metà una fontana dal bacino quadrato, che evidenzia il centro visuale del cortile 2, e invita a tracciare un secondo asse direzionale (b), perpend icolare al primo nel centro della fontana, che raggiunge l'apertura del vestibolo 7. Qui gli scalini di accesso, l'intercolunnio maggiore di tutti gli altri del cortile 2, le pareti conformate a tenaglia spostano l'asse di rezionale e di simmetria verso un percorso e che, tagliando a metà il vestibolo 7, penetra nel peristilio, ed è equilibrato e concluso dall'opposto sacello 9 e dalla statua che era posta ivi nell'abside (solo la base è con servata): ma l'importanza compositiva di e è messa in sicura evidenza dal fatto che la sua prosecuzione raggiunge esattamente il fondo del l'abside 33, mentre l'ampiezza del vestibolo 7 (ca. 4 m.) corrisponde alla distanza fra le finestre dell'abside 33. Davanti al sacello 9, l'orient amento delle protomi ferine che decorano il pavimento {infra, C VI) sposta alquanto verso Ν l'asse di direzione1; e, subito dietro, la grande fon tana 10, allungandosi nel centro del peristilio, traccia un ulteriore asse di direzione e simmetria (d), la cui funzione dominante è evidenziata dalla precisa rispondenza di due vasche semicircolari alle due estremità della fontana, che invitano a tracciare, parallelo ai loro bordi esterni e perpendicolare a d per il centro Ρ della fontana, l'asse e. Intorno alla coppia di assi d-e ruota la composizione della pianta della Villa. L'asse e, passando esattamente lungo la parete occidentale della st. 22, segna in quel punto il confine fra il settore 22-24, grosso modo simmetrico al settore 19-21, e la zona in cui sull'ala S del peristilio 8 non si affaccia più alcuna stanza, per lasciar spazio all'aula triloba 48 col peristilio ovoidale 47 e le adiacenze 49-55; a questa zona corrisponde, sul lato N, uno spazio occupato quasi interamente dalla cucina 13 e da ambienti connessi. L'essenziale funzione compositiva dell'asse e è resa evidente non solo dal suo passare esattamente sulla parete W della st. 22, ma anche dal fatto che la sua prosecuzione tocca l'angolo SW dell'aula triloba 48: ne risulta che tutte le parti « di rappresentanza » della Villa sono a oriente di e. L'asse d, passando esattamente lungo la parete setten trionale del vestibolo 7 (come e segue una parete della st. 22), divide in due porzioni grosso modo simmetriche non solo gli ambienti raccolti attorno al peristilio 8, ma anche il resto della Villa (le Terme restano interamente a Ν di d, il nucleo 47-48 e adiacenze interamente a S); a questa importante funzione compositiva fa riscontro il suo significato di principale asse 1 A. Carandini, in MEFRA, 1971, cit., pp. 234 ss. e fig. G. SALVATORE SETTIS 882 visuale intorno a cui si organizza, per chi provenga dal vestibolo 7, l'in tero nucleo 2 della Villa. Il punto d'incrocio di questi due assi, P, corrisponde non solo al centro della fontana, ma anche al centro del peristilio trapezoidale, come risulta dall'incrocio delle diagonali (tratteggiate nella Fig. 3), e rappre sentacosì il punto focale dell'intero nucleo 2. Ma non solo: se si tracciano gli assi di direzione e simmetria del nucleo 4, si vedrà che t converge esattamente su P; Slmilmente, su Ρ si dirige anche l'asse longitudinale m delle Terme, che taglia esattamente la colonna angolare di NW del pe ristilio, e cade poi a circa un metro da Ρ (uno spostamento che si potrà spiegare come una leggera imprecisione ο un frutto del desiderio di non mutare l'orientamento delle Terme rispetto all'analogo impianto pree sistente) x. Inoltre, esattamente su Ρ cade l'asse z, che unisce l'angol o SW del cortile d'ingresso 2 col punto centrale della porta del vesti bolo 7 sfiorando un angolo della vasca quadrata e un lato del sacello 9. In P, dunque, convergono in qualche modo tutti i nuclei della Villa; infine, un cerchio descritto scegliendo come centro Ρ e come raggio la distanza da esso al fondo dell'abside 33 sfiora l'esedra meridionale (C) dell'aula triloba 48 e il pilastro occidentale dell'arco d'ingresso 1, passand o, infine, per l'ambiente 46 delle Terme, e contenendo così al suo interno tutte le parti essenziali della Villa: di essa Ρ può esser descritto come il centro d'irradiazione. Poiché d è il principale asse di simmetria e direzione nel senso E-W, il suo incontro con m, secondo un angolo di 30° ca., fa leggere le Terme come una « prosecuzione » verso W del nucleo centrale della Villa (sul significato della decorazione a mosaico delle sale 42 e 46, v. infra, risp. C Vili e IX) ; mentre l'incrocio in Ρ dell'asse trasversale t con e (entrambi grosso modo N-S) da al nucleo peristilio ovoidale 47-aula triloba 48 il significato di una struttura « parallela » alla sequenza peristilio 8-corridoio 25-aula absidata 32-33. Questa analogia è confermata e accresciuta dal comune ritmo ascendente di c/d (da 2 a 7; da 8 a 25; da 25 a 32/33) e r (da 8 a 58; da 47 a 48), che si presentano perciò, in un certo senso, come assi alternativi, in una costruzione il cui rigore sembra garantito dall'esatto cadere di t (_]_ r) su P, e la cui controparte è la sequenza d iscendente delle Terme (da 8 a 40; da 40 a 42). II. 1. La forma irregolare del cortile d'ingresso non consente di raccoglierne la descrizione intorno a una struttura semplice e univoca; ma accanto ai punti già notati (coppia di assi a e b che s'incontrano nel centro della vasca quadrata, asse ζ dall'angolo SW al centro P), vanno ricordati la disposizione dell'asse a 1 Ibidem, pp. 169 ss. PER L 'INTERPRET AZIO NE DI PIAZZA ARMERINA 883 secondo la parallela ate l'allineamento dell'arco 1 sulla parete Ν delle stan ze50-52, secondo la parallela (y) all'asse r. Questo allineamento determina la disposizione della vasca quadrata e delle colonne, secondo uno schema rigoroso, che esclude solo la colonna α (corrispondente, sul lato E, all'apertura del vesti bolo 7: Fig. 4) e la coppia γ-δ che sono allineate, con β, sulla parallela al muro frontale dell'ambiente 5, e dunque agli assi men delle Terme. 1 ~""CV'7r' Fig. 4 - Principali linee di struttura del nucleo 1 rapportate AI NUCLEI 3 E 4. 884 SALVATORE SETTIS Questo primo nucleo della Villa (nucleo 1 nella distinzione di cui swpra) è unito al centro dell'intero complesso, P, dall'asse z. 2. Il peristilio trapezoidale 81 è governato, come si è visto, dalla coppia di assi d-e; ma nessuno dei due è percorribile se non con lo sguardo, e la di stribuzione nelle varie stanze della Villa avviene invece, com'è ovvio, lungo i lati del quadriportico. Nella direzione W-E, corrispondente a d, il percorso reale può compiersi sulle due ali Ν e S del peristilio, rispettivamente secondo d2 e d3 (Fig. 5), la cui funzione alternativa rispetto ade evidenziata dalle due scale terminali, simmetricamente disposte rispetto a quella centrale. Oltre il « corridoio » 25, d non solo conserva, spostandosi di 4° secondo d1 per raggiungere il fondo del l'abside 33, la posizione dominante — indicata anche dalla scalinata d'accesso all'aula absidata 32 — , ma assume anche la funzione di asse direzionale magg iore. Ad esso si affiancano, rispettivamente negli «appartamenti» A e B, gli assi feg, dei quali l'ultimo è messo in serie con gli assi minori paralleli g1 e g2. Nella direzione S-N, corrispondente ad e, il percorso si compie sulle ali W ed E del peristilio, secondo e1 ed e2, che fungono da assi di distribuzione rispettivamente verso la zona occidentale e meridionale e quella orientale della Villa, e1 conduce chi abbia oltrepassato il vestibolo 7 verso l'ambulacro 40 delle Terme, verso il cortile triangolare che precede la «piccola latrina» 41, e infine verso la scaletta che da accesso all'area 58, e dunque al peristilio ovoidale 47 con l'aula triloba 48 e le adiacenze. Nell'ala orientale del peristilio 8, la distr ibuzione non avviene secondo l'asse e2, che si presenta subito come secondario: le tre scale e la doppia fila di colonne spostano il visitatore nel corridoio 25, il cui asse h è, rispetto ad e2, non solo una sorta di epanalessi, ma, per la misura dilatata (v. infra, Β IV f), il suo prolungarsi nelle esedre 26 e 27 e la ricchezza della decorazione musiva, ne rappresenta come una proiezione accresciuta. Come d rispetto a d1, anche h rispetto alla parallela ad e è deviato di circa 4°; della sua funzione di distribuzione secondo gli assi d, f , g si è appena detto: va solo aggiunto che, paralleli ad esso, corrono, l'uno sulla prosecuzione del l'altro, f1 e g3, assi di distribuzione degli «appartamenti» A e B. Questo nucleo 2 è tutto organizzato intorno al centro del peristilio 8 e della Villa, P. 1 Che la sua forma irregolare sia dovuta a « trascuratezza da parte del l'architetto nel prendere bene le misure » (G-. Lugli, art. cit., p. 45) non saprei credere. Noto poi qui che alla base maggiore del trapezio (sul lato N) corrisponde un numero di stanze (11-21) maggiore che sul lato S (22-24). Ma a S, alla base minore del trapezio corrisponde un maggior sviluppo degli ambienti: Γ« ap partamento » Β rispetto a quello A, la maggior lunghezza, a partire dall'aula absidata, della porzione meridionale del « corridoio » 25, l'aula triloba 48 con le adiacenze. Quest'ultimo settore bilancia compositivamente, sull'altro lato dell'asse d, l'allungarsi verso W delle terme, ma si oppone ad esse per la di rezione verso E e perché costruito secondo una sequenza ascendente anziché discendente (v. infra). PER l'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA g 3 885 20, Fie:. 5 - Principali linee di struttura del nucleo 2. 3. La pianta dell'ambulacro 40, che segna il passaggio alle Terme, è un trapezio irregolare, il cui centro visuale è segnato (Fig. 6) dall'incrocio dell'asse direzionale e1 (cfr. la fig. 5) con l'asse direzionale 1, determinato dall'apertura e dalla scala verso il corridoio 42. L'asse 1 corre parallelo all'asse centrale (di simmetria e direzione) delle Terme, m; ad esso corrisponde, sul lato S, l'asse η del secondo ingresso delle Terme, dal cortile 2 attraverso le stanze 5 e 6. SALVATORE SETTI S 886 Perpendicolari a m sono gli assi ο (42) — ρ (43-44) — q (46), dove ρ e q sembrano costruiti come ripetizione di o, asse longitudinale dell'ambiente 42, del quale il tepidarium 46 ripete la forma biabsidata, che sembra riecheggiare, più in piccolo, quella del « corridoio » 25 (infra, C VIII-IX). Questo nucleo 3 è legato al centro Ρ della Villa dal suo asse principale, m. 0 2 10 20 1 Fig. 6 - Principali linee di struttura del nucleo 3. PEU L INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 887 4. La struttura del gruppo 47-55, più semplice, è determinata dall'incrocio degli assi r ed s, che evidenzia la funzione dominante dell'aula triloba 48 (Fig. 7). L'asse principale di simmetria secondo la linea W-E, r, non è destinato al percorso, che si compie lungo le due ali del porticato ovoidale, secondo (r1)e (r2). . 0 2 Ό 20 Fig. 7 - Principali linee di struttura del nucleo 4. 888 SALVATORE SETTIS Nella direzione N-S, all'asse s corrisponde il diametro u dell'esedra 49; fra i due, e parallelo ad entrambi, si colloca l'asse t, che divide a metà il peri stilio ovoidale 47, fungendo in pari tempo da asse di distribuzione verso gli ambienti accessori 51 (da cui si entra in 50 e 52) e 54 (da cui si entra in 53 e 55). Questo nucleo 4 è raccordato al nucleo 1 dalla disposizione di r secondo la parallela alla linea y (supra, Β II 1). La prosecuzione di t incontra esatt amente il centro della Villa, P. III. Posto in pianta sulla base minore del piazzale trapezoidale che pre cede l'ingresso, l'arco onorario 1, a tre fornici scanditi da sei colonne, prean nunzia il ritmo ternario che è una delle norme compositive della Villa. Nel nucleo centrale 2 (fig. 5) all'incrocio di assi d _[_ e corrispondono rispettiv amente d2-d3 ed e1-e2, portando a tre il numero degli assi in ciascuna direzione. La distribuzione da e1 avviene verso tre direzioni (l'ambulacro 40, il vestibolo 7 e l'area 58); da e2 verso le tre scale che portano al corridoio 25. Qui, il sistema ternario si ripete in senso W-E partendo da h, che va interpretato, si è detto, come epanalessi accrescitiva di e2, secondo i tre assi f-d1-g _J_ h; e ancora, neu'« appartamento » B, partendo da i3, secondo i tre assi é1-é-é2 _L é3· Nelle Terme (nucleo 3: fìg. 6), l'asse dominante m è affiancato da due assi minori paralleli (l,n), che corrispondono ai due ingressi del « corridoio » 42. Per pendicolari a m, corrono i tre assi trasversali o,p,q. Nel nucleo 4 (fìg. 7), all'asse maggiore r corrispondono i due percorsi laterali (r1), (r2); perpendicolari a r cor rono i tre assi trasversali s,t,u. La tripartizione dell'aula triloba 48 nelle esedre A, B,C è echeggiata, all'estremità opposta di r, dalla larga esedra 49, a tre nicchie. Infine, alla serie di tre ambienti (37-35-39), dei quali quello settentrionale (37) con pianta rettangolare, e gli altri due absidati, all'estremità SE della Villa, corrisponde una serie di tre ambienti (46 a-b-c: calidarium), dei quali quello settentrionale a pianta rettangolare e gli altri due abridati, all'estremità op posta NW; in ambo i casi, a questa tripartizione corrisponde un'interruzione dell'asse direzionale, e una sua deviazione verso due ingressi laterali, paralleli e simmetrici. Ritmi ternari segnati da coppie di colonne scandiscono (Fig. 8), come per anafora dell'entrata tripartita attraverso l'arco 1, l'atrio a forcipe del vestibolo 7 e gli ingressi degli ambienti principali della Villa: intorno al peristilio trapezoi dale 8, le st. 19 e 22, nell'« appartamento » B, la st. 35; ma ad accrescere solen nità a questa formula si aggiunge solo due volte, nell'aula absidata 32/33 e nell'aula triloba 48, la direzione ascendente attraverso scalinate che ospitano, nei due casi, le colonne. Una coppia di colonne fiancheggia l'abside 33; coppie di pilastri segnano l'ingresso alle absidi A,B,C dell'aula triloba 48, ripetendo anche qui la formula dell'ingresso nell'aula. In una costruzione così rigorosa, al ritmo ternario dell'insieme, alla costruzione di ciascun nucleo secondo una coppia di assi perpendicolari che si incontrano, ο dei quali uno converge, nel centro P, alla funzione di e come limite inferiore della zona « d'apparato » della Villa corrispon dono rispettivamente: importanza compositiva dell'arco d'ingresso; s equenze alternative (per epanalessi) 7-8-25-32/33 secondo d e [58->]-49- PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 02 IO 889 20, Fig. 8 - Ritmi ternari e sequenze ascendenti. Gli asterischi segnano LA PRESENZA DI COPPIE DI COLONNE Ο DI PILASTRI; UN DOPPIO ASTERISCO INDICA CHE LA COPPIA DI COLONNE È POSTA AL SOMMO DI UNA SCALA; IL TRIPLO ASTERISCO, L'ARCO D'INGRESSO. Le FRECCE INDICANO SCARTI DI LIVELLO SUPERATI MEDIANTE SCALE. 890 SALVATORE SETT] S 47-48 secondo r; epanalessi di e2, parallelo ad e, in h, e del lato orientale del peristilio 8 nel « corridoio » 25. Ciascuno di questi punti va trattato separatamente. IV a) Arco. Se anche il mosaico detto deìVadventus non desse al vestibolo 7 una sua particolare solennità (v. infra, C II), l'accesso alla Villa è reso assolutamente singolare, rispetto ai modelli correnti, dalla presenza dell'arco onorario a tre fornici 1, che introduce al cortile 2. ïfon conosco, né so che alcuno abbia richiamato, altri esempi di ville romane, di questo ο di altri tempi, che accolgano il visitatore con un arco onorario. Noël Duval x ha evocato genericamente esempi di case ο ville con ingresso tripartito: ma il salto semantico fra porta tripartita e arco con colonne è troppo grande perché lo si possa dare per scontato, senza giustificazioni né loci paralleli; tanto più che le doppie fontane che decorano questo arco appartengono a una precisa tradizione decorativa di archi trionfali e onorari 2 e non, per quel che so, di porte tripartite. Queste fontane « gianiformi », secondo un tipo rappresentato in case ostiensi 3, preannunciano le due vasche semirotonde della fontana cen trale 10 (alle quali un preciso confronto si trova nella casa delle Muse 1 Nel suo intervento al colloquio su La mosaïque greco -romaine, Paris, 1963, pp. 310 s., riprodotto anche in H. P. L'Orange, Likeness and Icon, cit., pp. 202 s. L'importanza dell'arco di Piazza Armerina è stata sottolineata spe cialmente da H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., pp. 14 e 35, l'autore dell'articolo Triumphbogen in BE, VII A, 1939, cc. 373 ss. 2 Arco costruito sul Campidoglio da Scipione l'Africano nel 190 a.C: Liv. XXXVII, 3,7, cfr. Gr. Spano, L'arco trionfale di P. Cornelio Scipione Afri cano, in Mem. Accad. Line, s. Vili, III, 1950, pp. 173 ss.; archi di Germanico e «di Caligola » a Pompei: Gr. Spano, ibidem; arco di Caracalla a Volubilis: C. Domergue, L'arc de triomphe de Caracolla à Volubilis, in Ann. Ec. Prat. Haut. Et., 1963/64, pp. 288 ss., spec. p. 290 s.; per la proposta di E. Maass, Ein Si egesbrunnen Domitians, in Die Tagesgötter in Born und den Provinzen, Berlin, 1902, pp. 64 ss., vedine la valutazione di Gì. Grisanti Tedeschi, II ninfeo del l'acqua Giulia e i ed. Trofei di Mario, Roma, 1975. 3 Domus delle Colonne: N. Neuerburg, L'architettura delle fontane e dei ninfei nell'Italia antica, Napoli, 1965, p. 189 nr. 126; domus del Protiro: N. Neuerburg, ibidem, p. 193 nr. 134. Dello stesso tipo è a Ostia la fontana dietro il piazzale della Vittoria: N. Neuerburg, ibidem, p. 195, nr. 136. Di queste e delle altre fontane ostiensi pubbliche e private si è occupata L. Rosini, in un articolo in corso di stampa. Un confronto planimetrico della Villa di Piazza Armerina con case ostiensi è stato fatto da N. Neuerburg, Some Considerations on the Architecture of the Imperial Villa at Piazza Armerina, cit. PER L'inTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 891 ad Althiburus in Tunisia l) e, come quelle rispetto alla fontana e al suo centro P, contribuiscono a dare all'arco unità (secondo il suo asse longi tudinale) e solennità; la modesta decorazione a mosaico che corre sopra le vasche esterne (un fregio di anitre e fiori) non lascia sospettare la ri cchezza dell'interno della Villa; ma tutta la decorazione della parte su periore è perduta (Figg. 9-10). b) Doppia sequenza ascendente secondo gli a s s i d e d r. Abitazioni a doppio peristilio sono rare, ma non raris sime: la casa di Thamugadi (sec. Ill d.C.) che si chiama a confronto ne è un buon esempio (Fig. 11) \ Ma qui i due peristili sono disposti lungo lo stesso asse, entrambi in funzione dello stesso triclinio (tablinum nella pianta); a Piazza Armerina la divergenza dei due assi d e r, e l'incontro in Ρ degli assi trasversali t ed e, fa del peristilio ovoidale 47, come si è detto, una struttura alternativa rispetto al peristilio principale 8; l'aula triloba 48 si presenta perciò come alternativa all'aula absidata 32-33. In questa, una statua di Èrcole dominava dall'alto della nicchia di (Da H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1073) Pig. 9 - Veduta esterna dell'arco d'ingresso. 1 R. Rebuiïat, Maisons à peristyle d'Afrique du Nord. Répertoire de plans publiés, in MEFRA, 81, 1969, pp. 658 ss., spec. p. 679 nr. 2. 2 Ibidem, p. 678 nr. 11. Per la datazione: S. Germain, Les Mosaïques de Timgad. Etude descriptive et analytique, Paris, 1969, p. 85. 892 SALVATORE SETTIS Illustration non autorisée à la diffusion (l'ut. FutultLU L' ηιυηι nr. miti) Fi«·. IO - Veduta interna dell'arco d'ingresso. fondo 1; in quella, miti erculei erano trattati nei pavimenti musivi (infra, C X). Proprio il confronto con esempi solo in apparenza simili da a questa conduplicatio compositiva il valore e la forza di un άπαξ. e) L'aula triloba è stata invocata 2 come peculiarità icono grafica dell'abitazione di un sovrano; ma la pianta trif oliata tende ad 1 H. P. L'Orange, II palazzo di Massimiano Erculeo di Piazza Armerina, in Studi in onore di Aristide Galderini e Roberto Paribeni, III, Milano-Varese 1956, pp. 593 ss. (anche in Likeness and Icon, cit., pp. 168 ss.). 2 P. es. H. P. L'Orange, Likeness and Icon, cit., p. 163. H η α E α m ■ Ι J Illustration ■υnon autorisée à la diffusion ι YUA. Fig. 11 - Casa di Thamugadi a due peristili. 894 SALVATORE SETTIS assumere solo più tardi un significato preciso in tal senso, e compare invece in più d'un esempio privato 1, mentre il portico ricurvo è un topos dell'architettura domestica 2. Va piuttosto osservato, preliminarmente, che la funzione dell'aula triloba e dell'aula absidata non può essere la stessa. L'epanalessi della stessa formula (peristilio + aula) invita a considerare ciascuna delle due sequenze come un'unità funzionale a se stante; la posizione dominante dell'aula absidata, a considerarla come l'ambiente principale, destinato al ricevimento, e attribuendo all'aula triloba la funzione di fastoso tri clinio: ma questa conclusione sarebbe troppo debole senza conferme esterne. La prima ci può essere offerta dal palazzo del Dux ripae a DuraEuropos (Figg. 12-13) 3, che si può datare al primo venticinquennio del sec. Ill d.O.: qui, un porticato a pilastri che s'affaccia su una larga ter razza serve da asse di distribuzione verso una serie di ambienti, fra i quali subito si distinguono l'aula absidata centrale 2 e, a un'estremità della terrazza, l'aula triloba 21-64. Di queste, l'aula absidata è stata interpretata dagli scavatori come a dining room, che era probabilmente insieme a domestic shrine, mentre nell'aula triabsidata it may have been . . . that public business was conducted 4; ma, in mancanza di prove precise, è forse da preferirsi l'interpretazione dello Swoboda 5, che vede nell'aula absidata la sala di rappresentanza del palazzo; l'aula triabsidata può esser stata un triclinio, e/o una sala per spettacoli, dato che i nomi di alcuni attori erano graffiti in una delle stanze che danno sul corridoio 62 6. 1 I. Lavin, The House of the Lord. Aspects of the Role of Palace Triclinia in the Architecture of Late Antiquity and the Early Middle Ages, in Art Bull., XL, 1962, pp. 1 ss.; cfr. J. Christern, Zum Verhältnis von Palasttriklinium und Kirche, in Istanb. Mitt., XIII/XIV, 1963/64, pp. 108 ss.; della villa di Desenzano citata dal Lavin a p. 4 nt. 32, pianta in A. Boethius-J. B. Ward-Perkins, Etruscan and Roman Architecture, Harmondswortli, 1970, p. 534. 2 I. Lavin, art. cit., p. 9; per sigma, S. Settis, «Esedra» e «ninfeo» nella terminologia architettonica del mondo romano, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, I, 4, Berlin-New York, 1973, pp. 661 ss., spec. pp. 677 e 734 s. 3 M. I. Eostovtzeff, A. E. Bellinger, F. E. Brown, C. B. Welles, The Pal ace of the Dux Ripae and the Dolicheneum, New Haven, 1952 (= The Excavations at Oura-Europos, Preliminary Report, TX, 3), pp. 1 ss. 4 Op. cit., p. 78 s. 5 K. M. Swoboda, Palazzi antichi e medioevali, in Boll. Centro St. per la st. delVarchit., XI, 1957, pp. 3 ss., spec. pp. 10 s. — Va sottolineato che ce rtamente a triclinio era adibito il maggiore degli ambienti che danno sul pe ristilio 1, la st. 28 (The Palace of the Dux, cit., p. 75). 6 Op. cit., pp. 30 ss. PER L'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA Illustration non autorisée à la diffusion 895 ο vi Pi s Ω <Η < Illustration non autorisée à la diffusion (Da Dura-Europos, Prel. Rep., IX, 3) Fig. 13 - Veduta ricostruttiva del Palazzo del «Dux ripae » a DuraEuropos DAL LATO VERSO l'EuFRATE. PER L'INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 897 Egualmente, due aule, una absidata e una triloba, si affacciano sul peristilio del ed. Palazzo di Teodorico a Ravenna 1 (Fig. 14), probabil mentedell'inizio del VI secolo: ma qui la funzione dell'aula triloba è definita dalla decorazione musiva del suo pavimento: nel riquadro cen trale, Bellerofonte e la chimera sono circondati da otto riquadri che con tengono le Stagioni e putti che sorreggono due ghirlande e due tabulae ansatae con iscrizioni; l'unica conservata dice: 8ume quod autumnus quod ver quod bruma quod aestas alternis reparant et toto creantur in orbe. Alludendo ai temi della decorazione figurata (le Stagioni coi loro frutti, Bellerofonte cacciatore) 2, quest'iscrizione assicura che l'aula triloba di Eavenna era adibita a triclinio, riservando all'aula absidata la principale funzione d'apparato. Un'analoga conduplicatio e ripartizione di funzioni è infine nella villa di Diocleziano a Spalato (Fig. 15) 3, dove sul corridoio A s'affacciano l'aula absidata B, con funzioni di sala d'apparato, e il triclinio C, la cui complessa pianta appare come un'elaborazione e variatio di quella trifoliata degli esempi precedenti. Esame interno della struttura della Villa di Piazza Armerina e con fronti iconografici definiscono dunque concordemente la funzione del l'aula triloba come triclinio 4, dell'aula absidata come sala « d'apparato ». 1 N. Duval, Que savons-nous du Palais de Théodoric à Ravenne?, in MEFB, 72, 1960, pp. 337 ss.; Idem, Le problème de V architecture antique au basempire {à propos du Palais de Théodoric), in Atti del VI Congresso Internazionale di Archeologia classica, II, Roma, 1961, pp. 407 ss.; B. Thordeman, Was wissen wir von dem Palatium zu Bavennaf, in Acta Archaeol., XXXVII, 1966, pp. 6 ss.; ν. anche C. Caroli, Note sul Palatium e la Moneta Aurea a Ravenna, in Felix Ravenna, s. IV, VII/VIII, 1974, pp. 131 ss. — Per gli scavi, G. Ghirardini, Gli scavi del palazzo di Teodorico a Ravenna, in Mon. Ant. Accad. Line, XXIV, 1916, pp. 737 ss. — L'analogia con Piazza Armerina era già stata osservata da altri: I. Lavin, art. cit., p. 8 sg. 2 G. Grhirardini, art. cit., spec. pp. 785 ss. — Per l'interpretazione del Bellerofonte di questo mosaico come prototipo del cacciatore, F. W. Deichmann, Ravenna. Geschichte und Monumente, I, Wiesbaden 1969, p. 126 (cfr. p. 103); come Victoria dell'imperatore, S. Hiller, Bellerophon. Ein griechischer Mythos in der römischen Kunst, München, 1970, pp. 85 ss. 3 H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., pp. 34 ss., ha sviluppato un largo confronto fra Spalato e Piazza Armerina; per la bibliografìa sul Palazzo di Diocleziano, si rimanda alle opere citate ivi e qui sotto, alla nota 1, p. 901. 4 Ad essa si riferisce forse una frammentaria iscrizione che mensiona una porticus in relazione a un triclinium: A. Carandini ed altri, MEFRA, 83, 1971, cit., p. 252 e flg. 115. 898 SALVATORE SETTIS Illustration non autorisée à la diffusion M. . . _.^___^_ „______ {Da Mon. Ant. Accad. Lincei, XXIV, 1916) Fig. 14 - Pianta del cd. « Palazzo di Teodorico » a Ravenna. PER L INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 899 50 (Da H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1973) Fig. 15 - Pianta del Palazzo di Diocleziano a Spalato. La collocazione dell'aula triloba a fianco della villa a peristilio ha determinato, poiché andava rispettata la formula secondo cui al triclinio si accede da un peristilio antistante, l'aggiunta del peristilio ovoidale 47, che perciò ripete, variandone la forma, quello trapezoidale 8, come mostra anche la stretta affinità tematica della decorazione musiva (infra, C VI); 900 SALVATORE SETTIS la scelta della forma ovoidale è giustificata dal desiderio di un agile rac cordo coi tre semicerchi della pianta dell'aula 48. d) Aula absidata1. Non sarà inutile ricordare che alla di scus ione del significato di quest'ambiente ha molto nuociuto il fatto che il Lugli lo ascrivesse all'ultima fase costruttiva della Villa, distan ziandolo di almeno quarant'anni dal peristilio 8. Quest'ipotesi, che già il L'Orange e altri avevano respinto in base a considerazioni topografiche e iconografiche, è stata ora dimostrata definitivamente erronea dai saggi stratigrafici diretti da Andrea Carandini 2. La perfetta contemporaneità del peristilio 8 e dell'aula absidata 32/33, così stabilita una volta per tutte, mostra che ha ragione il Kaehler di dire 3 che l'intera pianta della Villa fu immaginata in funzione di questo ambiente grandioso, posto al culmine dell'asse principale E-W (d) e a un livello marcatamente più alto del peristilio (Fig. 16) e di tutte le altre parti della Villa. L'importanza di questo ambiente nella struttura dell'insieme è d iret amente mostrata anche dal fatto che esso è l'unico ad avere un pa vimento di lastre marmoree 4, concepito certo come più nobile e austero, e probabilmente più costoso, ornamento dei mosaici a figure che popo lavano per il resto l'intera villa; mentre mosaici figurati, di cui pochissime tracce si son trovate, ornavano qui (e per quel che si sa solo qui) le pareti della sala 5. Una statua di Èrcole, parzialmente recuperata (Fig. 17) 6 sovrastava dalla nicchia di fondo l'intera aula, richiamando i soggetti erculei del pavimento musivo dell'aula triloba 48 (infra, C X): anche la comune presenza di Èrcole e l'analoga decorazione dei peristili anti stanti rendono ciascuna di queste due aule una conduplicatio dell'altra 7. 1 Per « aula », B. Tamm, Aula Regia, αυλή and Aula, in Opuscula K. Kerényi, Stockholm, 1968, pp. 135 ss. 2 MEFBA, 1971, cit., pp. 156-157 ss. 3 Die Villa des Maxentius, cit., p. 17. 4 A. Carandini ed altri, MEFBA, 1971, cit., p. 154 e figg. 5 ss. 5 H. Kaehler, Oie Villa des Maxentius, cit., p. 13. 6 Sopra, p. 892, nt. 1. 7 M. Cagiano de Azevedo, in Bend. Pontif. Accad., XL, 1967/68, p. 140, ha negato il significato cerimoniale dell'aula absidata sulla base del confronto con due esempi, il palazzo del Dux della Lybia Pentapolis ad Apollonia in Ci renaica e la villa di Avitacum. Ma nel primo caso si tratta di un monumento databile attorno al 500 (R. Goodchild, A Byzantine Palace at Apollonia, in Antiquity, XXXIV, 1960, pp. 246 ss.), dove manca la sequenza ambulatiobasilica, e dove per di più il carattere di residenza ufficiale di un altissimo fun zionario imperiale da alla sala basilicale proprio un chiaro significato cerimo- PER TV INTERPRET AZIONE DI PIAZZA ARMERINA 901 Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Fototeca Unione nr. 3937) Fig. 16 - DlSLIVELLO FRA IL PERISTILIO 8 E L'AULA ABSIDATA 32/33. e) La rota di porfido che si trova al centro dell'abside 33 (Fig. 18) è stata letta come sicuro segno dell'appartenenza della Villa a un imperatore x, poiché il porfido era prescritto dal cerimoniale per il niale; nel secondo, disponiamo solo di una descrizione di Sidonio Apollinare (ca. 433-487), che usa la parola basilica, ma a proposito di un contesto archi tettonico che, come tale, ci sfugge del tutto: mentre un'interpretazione icono grafica di un edificio non può farsi sui nomi di volta in volta dati ai suoi amb ienti, ma solo sull'edificio stesso, ο su una sua ricostruzione compiuta e at tendibile. 1 Spec. Η. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., pp. 18 e 43. 902 SALVATORE SETTIS (Da H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1973) i£. 17 - Testa di Èrcole dall'aula absidata 32/33. PER L INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 903 {Da H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1973) Fig. 18 - «Rota» di porfido nell'abside 33. solo uso dei sovrani 1. Contro questa inter pretazione, il Pensabene 2 ha sottolineato con ragione la larga possibilità del commercio e dell'uso del porfido da parte di privati. Tuttavia, ciò che più importa per stabilire la funzione della rota porfìretica non è solo il materiale di cui essa è fatta, ma, con esso, la forma e la collocazione (seb bene l'oro sia oggi largamente commerciato e usato, un triregno d'oro in una chiesa cattolica lo penserò sempre in qualche modo destinato a un papa). Poiché tutte le altre rotae di porfido note dalla tradizione let teraria ο conservate sono riconducibili a un uso originariamente imper iale, una tale interpretazione, per la rota di Piazza Armerina, non può essere respinta senz'altro: ma va riconsiderata all'interno di un'interpretazione generale della Villa. /) La sequenza ascendente 8-25-32/33 va interpretata come una radicale evoluzione di tipologie presenti nell'architettura pri vata contemporanea. Il confronto con la villa di Portus Magnus in Al- 1 R. Delbrück, Antike Porphyrwerke, Berlin-Leipzig, 1932, p. 28; Α. Α. Vasiliev, in Dumb. Oaks Pap., IV, 1948, 3 ss. 2 In MEFRA, 1971, cit., pp. 223 s. 904 SALVATORE SETTIS geria (Fig. 19), costruita nel III secolo d.C. 1 mostra la presenza di el ementi comuni: il vestibolo rettangolare (V) che sporge dal muro di con torno del peristilio, l'ambiente H che, emergendo simmetricamente dal lato opposto, culmina l'asse maggiore della villa, lo spazio trasversa lmente interposto fra peristilio e stanza di fondo (a Piazza Armerina il « corridoio » 25, a Portus Magnus una sorta di cortile a Τ con colonne e fontane, Q nella fig. 19). Ma proprio il parallelo con Portus Magnus aiuta ο t 4 t * yo m (Da S. Gsell, Monuments de l'Algérie, 1901) Fig. 19 - Pianta delia villa di « Portus Magnus ». 1 E. Kebuft'at, art. cit., p. 675 nr. 1; I. Lavin, art. cit., fig. 1. PER I/INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 905 a comprendere il diverso carattere della Villa di Piazza Armerina. Prima di tutto, quello che abbiamo chiamato genericamente 1'« ambiente di fondo » a Portus Magnus è, in accordo con le formule correnti, un tricli nio, funzione che a Piazza Armerina, come si è visto, sembra riservata piuttosto all'aula triloba 48, mentre 1'« ambiente di fondo » (aula absidata 32-33) resta adibita a un diverso uso, cerimoniale ο d'apparato. Inoltre, nell'esempio algerino lo spazio Q si presenta come un'estensione del peristilio, ed è infatti posto al suo stesso livello; a Piazza Armerina il « corridoio » 25, sopraelevato sensibilmente rispetto al peristilio (Fig. 16) e raggiungibile da questo mediante tre scalinate, organizzato in funzione del passaggio non solo verso l'aula 32/33, ma anche gli « ap partamenti » A e B, chiuso alle estremità da due ampie esedre, ornato di una decorazione musiva di straordinaria ampiezza e ricchezza icono grafica, acquista una sua precisa, indiscutibile autonomia. Per interpretare la funzione e il significato del « corridoio » 25, ogni successiva osservazione deve partire dal fatto, già notato supra (Β II 2), che esso si presenta come un'epanalessi del lato orientale del peristi lio 8. Detto altrimenti, il lato orientale del peristilio 8 bastava da solo come asse di distribuzione versi gli « appartamenti » A e Β e l'aula absidata 32/33; il « corridoio »25 è di per sé una ripetizione « inutile » *, ma d'altronde sicuramente intenzionale: che, proprio per questo, induce a cercarne il significato. Heinz Kahler ha già proposto, e largamente discusso, un confronto fra la Villa di Piazza Armerina e il Palazzo di Diocleziano a Spalato (Fig. 15) 2: qui, l'aula basilicale Β (le cui dimensioni sono press'a poco uguali a quelle dell'aula 32/33 di Piazza Armerma) è stata correttamente identificata da Noël Duval 3 come la « sala d'apparato » della residenza di Diocleziano, il cui carattere cerimoniale non può esser messo ragione volmente in dubbio, nonostante sia stata concepita come abitazione di un imperatore « dimissionario » ; ma che, pur rifiutando di esercitare di- 1 Che il problema del dislivello potesse esser risolto altrimenti, è osserva zione certamente superflua. 2 Loc. cit. alla nt. 34. 3 Le « palais » de Diocletien à Spalato à la lumière des récentes découvertes, in Bull. Soc. Antiq. de France, 1961, pp. 76 ss., spec. pp. 98 ss.; Idem, La place de Split dans Γ architecture antique du Bas-Empire, in Urbs, IV, 1961-62, pp. 67 ss.; cfr. anche T. Marasovic, Gli appartamenti dell'Imperatore Diocleziano nel suo palazzo a Split, in A età Inst. Rom. Norv. ad archaeol. et art. hist, pert., IV, 1969, pp. 33 ss.; per le scoperte più recenti, Idem (con altri), Diocletian'' s Pal ace, Report on Excavations in Southeast Quarter, I, Split, 1972. 906 SALVATORE SETTIS rettamente il potere, fu fino alla fine circonfuso di quell'aura sovraumana che spettava a chiunque avesse rivestito la porpora, e perciò onorato sulle monete come senior Augustus lm. la natura divina del principe romano non poteva perdersi interamente col solo deporre la suprema dignità dello Stato, e il mausoleo imperiale di Spalato (30 nella fìg. 15), simmetricamente rispondente all'area templare D-E-F, ne è la test imonianza migliore2: non enim a te recessit Imperium, come dice il paneg irista a Massimiano: anch'egli, come Diocleziano, imperator aeternus3. A Spalato, la basilica Β si affaccia sul lungo corridoio A, che da pure ac cesso al triclinio C (su cui cfr. supra, Β IV e): la formula corridoio Aaula Β è dunque analoga alla sequenza « corridoio » 25-aula 32/33 a Piaz zaArmerina. Modello più ο meno diretto di questa formula può esser stato il più breve corridoio (2-3 nella Fig. 20) davanti alla « basilica » (4), ali'« aula regia » (5) e al « larario » (6) del Palazzo di Domiziano sul Palatino (Fi gura 20) 4. Ma il confronto fra il Palatium romano e la villa di Spalato è più immediato: solo in questi due casi (non a Piazza Armerina), il cor ridoio è « indipendente » dall'area centrale dell'edifìzio, alla quale tutti gli ambienti che s'affacciano sul corridoio volgono le spalle. Nel Palazzo di Domiziano, l'architetto Eabirio, con questa disposizione delle stanze, riuscì a conservare la tradizionale preminenza del triclinio (13 nella Fi gura 20) fra gli ambienti che s'affacciano sul peristilio (10): una norma che si sarebbe dissolta se sul peristilio si fosse affacciata 1'« aula regia », più grande del triclinio, come avviene invece nel « Palazzo delle Oolon- 1 In gen., spec. W. Ensslin, RE, XIV A, 1948, ce. 2490 ss. Come mi fa osservare W. Seston, è importante a questo proposito la dedica di Carnuntum (CIL, III, 4413 = Dessau 659) dove i due imperatori « dimissionari » sono associati ai quattro « in carica » nello stesso omaggio a Mitra. 2 II significato cerimoniale del Palazzo di Spalato non può esser dubbio, anche se alla sua corretta interpretazione ha lungamente nuociuto l'inesatta identificazione della zona cerimoniale nell'area del peristilio Gì, del vestibolo H e del passaggio I: un'interpretazione che si può considerare del tutto superata dopo gli studi di N. Duval. Non so se ha ragione M. Cagiano de Azevedo, art. cit. sotto alla nt. 58, p. 276, di supporre che nel Palazzo di Spalato soggiornasse dal 475 al 480 l'imperatore Nepote. 3 I luoghi in Ensslin, art. cit. sopra alla nt. 1. 4 W. L. Macdonald, The Architecture of the Roman Empire, New HavenLondon, 1965, pp. 52 ss.; Β. Tamm, Auditorium and Palatium, Stockholm, 1963, pp. 206 ss.; le osservazioni di Gr. De Francovich, II palazzo di Teodorico a Ravenna, Roma, 1970, pp. 26 ss., nulla tolgono all'evidente unità funzionale e semantica di ambulatio, colonnata ο no, e sale retrostanti. PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 907 (Da W. L. Macdonald, The Architecture of the Roman Empire, 1965) Fig. 20 - Pianta del Palazzo di Domiziano sul Palatino. 908 SALVATORE SETTIS ne » di Tolemaide, di discussa cronologia (Fig. 21), dove sul peristilio 5 si fronteggiano il triclinio 11 e la sala basilicale 19 1. Il progetto di Eabirio mantiene la formula tradizionale; ma al tempo stesso, allineando le sale di rappresentanza 4-5-6 lungo il lato ΪΓΕ, offriva alla domus del principe la vista sull'area sottostante e una facciata splendida e solenne: chi la guardasse dal basso, sapeva che a quella facciata, quae vertice sidera pulsai (Mart. Vili, 36, 11) corrispondevano le stanze dove il sovrano appariva in tutta la maestà del suo potere. Il rapporto strutturale fra « aula regia » 5 e triclinio 13 2 potrebbe anch'esso esser descritto, rico rrendo al linguaggio retorico, come conduplicatio ο epanalessi: l'ambiente « in più » rispetto alla norma (che prevedeva il solo triclinio) è giustificato dalla funzione pubblica del dominus di quella casa, e tuttavia rende necessaria un'elaborazione e un adattamento della formula tradizionale. Il corridoio 2-3 che ne risulta serve al tempo stesso per distribuire il pas saggio verso i tre ambienti 4-5-6 che vi si affacciano; ma il suo rapporto con 1'« aula regia » 5 sembra aver creato — poiché il Palatium romano fu per ogni residenza ufficiale ovvio e perdurante modello — una formula nuova e in qualche misura cogente. Il parallelo con Spalato è il primo che viene alla mente; esso implica che le strade colonnate che s'incontrano al centro della villa di Diocleziano siano lette come un modulo alternativo, e in certa misura equi valente, a un peristilio 3 (Fig. 15). Sul corridoio A si affaccia tutta la zona propriamente residenziale della villa, che è così isolata e distinta dal resto; il corridoio distribuisce il passaggio ai vari ambienti, e al tempo stesso offre ai visitatori la vista sul mare e un comodo e piacevole luogo di sosta in attesa di essere ricevuti nell'aula Β 4. Ancor più vicino al modello romano è il palazzo del Dux ripae a Dura Europos (Figg. 12-13; supra, Β IV e), dove, come si è già visto, una serie di stanze, fra cui un'aula absidata e un'aula triloba, voltano le spalle al peristilio e si aprono su un corridoio in vista dell'Eufrate; come a Spalato, questo espediente separa la residenza del dominus dal 1 E. Rebuft'at, in MEFBA, 86, 1974, pp. 466 s., dà bibliografia e riassunto della questione. 2 Gr. Wataghin Cantino, La Domus Augustana. Personalità e problemi dell' architettura flavia, Torino, 1966, pp. 69-70 s. 3 La sequenza 4-5-6 va interpretata come un braccio della via colon nata reso più monumentale (N. Duval, artt. citt.). 4 Per la tradizione delle ville a portico con vista sul mare, spec. A. Boethius, The Golden House of Nero. Some Aspects of Roman Architecture, Ann. Arbor, Mieli., 1960, pp. 100 ss. MEFRA 1975, 2. ο 60 910 SALVATORE SETTIS resto dell'edifìcio. Egualmente, su un corridoio con vista sul Eeno si aprono, voltando le spalle al peristilio, le stanze di rappresentanza del palazzo imperiale di Colonia, costruito da Costantino poco dopo il 309 (Fig. 22) *; in forma ridotta, la stessa formula si ripresenta nel palazzo di Porto Palazzo nell'isola dalmata di Meleda, non lontano da Spalato, probabilmente del V secolo (Figg. 23-24) 2. La formula usata a Piazza Armerina (aula absidata volta verso il peristilio) risponde, a differenza degli esempi citati or ora, alla norma più diffusa e corrente nella tipologia delle case a peristilio. Questa dispo sizione evita l'isolamento degli ambienti intorno all'aula absidata dal Illustration non autorisée à la diffusion KÖLN KAISERPALAST. 4 JAHRH (Dal Boll. Centro Stud. Stor. Archit., XI, 1957) Fig. 22 - Pianta del lato verso il Eeno del Palazzo imperiale di Colonia. 1 K. M. Swoboda, The Problem of the Iconography of Late Antique and Early Medieval Palaces, in Journ. Soc. Archit. Hist., XX, 1961, pp. 78 ss., spec, p. 86; scavi e interpretazione: Ο. Doppelfeld, in Germania, XXXIV, 1956, pp. 83 ss. 2 M. Cagiano de Azevedo, II Palatium di Porto Palazzo a Meleda, in Tardo Antico e Alto Medio Evo. La forma artistica nel passaggio dall'Antichità al Medio Evo, Eoma, 1968 (= Acc. Naz. Line, Probi, att. di se. e di cult., quad. nr. 105), pp. 273 ss. (Da Palladio, IX, 1959) Fig. 23 - Pianta ricostruita del palazzo di Porto Palazzo a Meleda (Mljet). (Da Palladio, IX, 1959) Fig. 24 - Veduta ricostruttiva del palazzo di Porto Palazzo a Meleda (Mljet), dal lato verso il mare. 912 SALVATORE SETTIS resto della Villa, e limita la vista da tutte le stanze più importanti al solo spazio del peristilio: ma di isolare una zona dalle altre non c'era b isogno in una residenza non-urbana, il cui luogo, tutto raccolto entro una Valletta, fu scelto senza la preoccupazione di offrire ai suoi abitanti una vista « scenografica ». La formula è analoga a quella usata a Eavenna nel « Palazzo di Teodorico » (Fig. 14; supra, Β IV e) 1, dove però l'accesso alle due aule è direttamente dal peristilio, senza un corridoio intermedio, e senza dislivelli e sequenze ascendenti. Più vicino è il « palazzo » scavato in anni recenti a Fishbourne nel Sussex (Figg. 25-26) 2, non lontano dalla costa della Manica, e apparte nuto assai probabilmente a Tiberius Claudius Gogidubnus, che era in Britannia rex e legatus Augusti. Nella sua fase iniziale (ca. 75 d.C), il « palazzo » è organizzato intorno a un vasto peristilio, occupato da un giardino che lascia libero al centro un viale corrispondente al principale asse di direzione, dal vestibolo all'aula absidata; la funzione cerimoniale di quest'ultima è resa evidente non solo dalla sua posizione, ma anche dalla particolare solennità della facciata tetrastila, raggiungibile mediante una scala d'accesso, di fronte alla quale era collocata una statua, pro babilmente di un imperatore. Proprio per dare a quest'aula e alle adia cenze una posizione preminente, il lato W del peristilio è alquanto sopra elevato, e perciò raggiungibile solo mediante la scaletta centrale, ο le due altre laterali; le siepi del giardino sono arretrate su questo lato quel tanto che basta per renderlo percorribile tutt'intorno. Non ancora chia rita è la funzione del corridoio biabsidato alle spalle della sala princi pale3, una conduplicatio del corridoio anteriore, che probabilmente, offrendo a molte stanze un accesso supplementare, migliorava il sistema distributivo della vasta residenza. L'aula absidata è isolata dal resto delle stanze da due corridoi di eguale larghezza, che collegano in pari tempo il peristilio con Vambulatio biabsidata: un altro particolare che unisce Fishbourne a Piazza Armerina, e del resto anche a Spalato. Come a Fishbourne, anche nel Pretorio di Lambesi, costruito dopo il 267, il quarto lato del peristilio è sopraelevato e da accesso a una serie di ambienti (Fig. 27), dei quali il principale è certo la sala absidata C, 1 Cfr. la nt. 32. 2 B. Cunliffe, Fishbourne. A Roman Palace and its Garden, London, 1971; la descrizione dell'area occidentale, che qui più interessa, è alle pp. 76 ss. 3 Interpretato poco persuasivamente come «ippodromo» da B. Cunliffe, op. cit., p. 101. PER L'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA ini Of 913 SOUTMUN CAftOIN lATHt (Ώα Β. Cunliffe, Fishbourne, 1971) Fig. 25 - Pianta del palazzo (di Cogidubno?) a Fishbourne, Sussex. probabilmente destinata al culto imperiale x ; una forma semplificata dello stesso impianto è il ed. Tempio delle Insegne a Palmira (Fig. 28), 1 F. Rakob e S. Storz, Die Principia des römischen Legionslager in Lambaesis. Vorbericht über Bauaufnahme und Grabungen, in Rom. Mitt., LXXXI, 1974, 253 88. 914 SALVATORE SETTIS di probabile età tetrarchica1: anche qui, la sala absidata è il punto cu lminante dell'asse direzionale maggiore, e la sua funzione dominante è evidenziata dalla grande scala d'accesso; come la sala absidata di Lambesi, anche questa doveva avere destinazione cultuale nel campo mili tare dioclezianeo. (Ώα Β. üunliffe, Fishbourue, l'.)71) Fig. 26 - Veduta assonometrica del palazzo (di Cogidubko?) A FlSHBOURNE, SUSSEX. 1 Sulla discussa datazione, da ultimo M. Gawlikowski, Le temple palmyrénien. Etude d'épigraphie et de topographie historique, Warszawa, 1973 (= Palmyra, VI), pp. 106 ss. PER L INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 915 Ν Ο 30~ 60" (Da L. Leschi, Etudes d'épigraphie, d'archéologie et d'histoire africaines, 195 7) Fig. 27 - Pianta del Pretorio dell'accampamento di Lambesi. SALVATORE SETTIS 916 Illustration non autorisée à la diffusion ~·»**««**«n> — _ "" S::::s:=ssss::.... ^_ (Da Palmyra, VI) Fig. 28 - Pianta del c.d. « Tempio delle Insegne » a Palmira. Un confronto di altra natura offre un monumento isolato nella sua imponenza, la basilica di Treviri (Fig. 29) x. Sebbene sia malnota la na1 W. Keusch, Die kaiserliche Palastaula (« Basilika »). Archaeologischhistorischer Beitrag, in Die Basilika in Trier. Festschrift zur Wiederherstellung, PER l'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 917 tura del suo collegamento col complesso palaziale, questo edifìcio di età costantiniana va richiamato in questo contesto per il corridoio che fa da vestibolo all'aula basilicale: un vero e proprio nartece, un el emento architettonico che si trova in basiliche private, come p. es. nella prima metà del IV secolo quella di Giunio Basso (Fig. 30) 1, e che pren derà grande sviluppo nell'architettura basilicale cristiana 2. Qui, di norma il peristilio (atrium) che precede la basilica si svolge su quattro lati quando Illustration non autorisée à la diffusion (Da Riv. 1st. Naz. Archcol. e St. d. Arte, n.s., XI -XII, 1963) Fig. 29 - Pianta dell'Aula Palatina di Treviri. 9. Dez. 1956, Trier 1956, pp. 11 ss.; Idem, Die Aula Palatina in Trier, in Ger mania, XXXIII, 1955, pp. 180 ss.; M. Wightman, Roman Trier and the Treveri, London, 1970, pp. 103 ss. 1 E. Nash, Pictorial Dictionary of Ancient Borne, New York- Washington, 19682, I, p. 190; cfr. anche Κ. Krautheimer, The Constantinian Basilica, in Dumb. Oaks Pap., XXI, 1967, pp. 115 ss., spec. p. 126 e nt. 30; Gr. Becatti, Scavi di Ostia, VI, Roma, 1969, pp. 182 ss. 2 Per l'uso più antico del termine, dati in H. Lietzmann, BE, XVI 2, 1935, e. 1772. Sul nartece, la trattazione più ampia è quella di A. K. Orlandos, Ή ξυλόστεγος παλαιοχριστιανική βασιλική της μεσογειακής λεκάνης, Atene 1952» pp. 130 ss. 918 SALVATORE SETTIS (Da E. Nash, Pictorial Dictionary of Ancient Rome, 1968%) Fig. 30 - Pianta della basilica di Giunio Basso. manca il nartece, su tre quando esso è presente: il nartece i sostituisce ', dunque, il quarto lato àeWatrium. Ma talvolta il nartece può unirsi a un quadriportico, come nella basilica di Panormos a Creta (V secolo) x: questa ridondanza compositiva, anche se non diventa mai norma cogente, è ben spiegata dall'autonoma funzione liturgica del nartece come luogo di sosta e di attesa rispetto allo spazio propriamente sacro della basi lica 2. Che una funzione in qualche modo simile potesse avere il nartece delle basiliche civili, non so se si possa dirlo con altrettale certezza: ma non è difficile pensarlo come il luogo deputato per chi attendesse comun que di entrare nella basilica, per rispettare un ordine di precedenza ο perché chi doveva riceverlo non vi aveva preso ancor posto 3. 1 N. E. Platon, 'Ανασκαφή εν Πανορμω Μυλοποτάμου Κρήτης, in Πρακτ. Άρχ. Έτ., 1948, pp. 112 ss.; altri esempi di quadriportico unito a nartece da C. Delvoye, s.v. Atrium, in Reallex. z. byz. Kunst, I, 1966, ce. 422 ss., spec. ce. 429 s. 2 Sulla funzione del nartece v. spec, le considerazioni di T. F. Matthews, The Early Churches of Constantinople: Architecture and Liturgy, Philadelphia, Pa., 1971, pp. 125 ss. — L'imperatore bizantino si fermava nel nartece di S. Sofìa ad aspettare il patriarca che gli veniva incontro, a riceverlo: Const. Porphyr., Lib. de cerim., I, 10,1 = P.G., CXII, e. 269. 3 II cerimoniale di ammissione alla presenza dell'imperatore bizantino prevedeva un preciso ordine di precedenza: l'imperatore riceveva per primo il patriarca, stando in piedi; quindi si metteva in trono, e riceveva tutti gli PER L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 919 II grande corridoio di Piazza Armerina divide con la Basilica di Treviri la caratteristica di essere notevolmente più lungo della facciata dell'aula a cui da ingresso: e, come a Treviri, le sue dimensioni sono giu stificate dalla funzione, non di solo nartece x, ma anche di asse di distr ibuzione (a Treviri anche verso gli spazi ai lati della Basilica, a Piazza Armerina anche verso gli « appartamenti » A e B). Che un corridoio po tesse dare accesso a zone di diversa funzione, e insieme rivestire un pre ciso carattere cerimoniale, lo aveva insegnato prima di tutto il Palatium romano; e tanto più evidente era questa funzione quando il corridoio fosse — come a Fishbourne, come nei campi di Lambesi e Palmira — Ν (DaandR. Byzantine Kranthcimcr, Architecture, Early Christian 1965) Fig. 31 - Pianta della basilica di Epidattro. altri, che frattanto «facevano anticamera»: Const. Porphyr., Lib. de cerim., I, 14 = P.G., CXII, cc. 307 ss. Le incertezze nella lettura del Palazzo di Costantinopoli mi hanno trattenuto dallo sviluppare qui un confronto con esso: sia però almeno richiamata la simile sequenza peristilio — « antechamber » «apsed hall» (D. Talbot Rice, The Great Palace..., 2nd Eep., Edinburgh, 1958, p. xxiv fig. 1). * 1 II termine è stato occasionalmente già usato per Piazza Armerina: p. es. H. P. L'Orange, Likeness and Icon, cit., p. 170. 920 SALVATORE SETTIS sopraelevato rispetto al resto dell'ediflzio. Ma la formula di Piazza Armerina e Treviri, col nartece allungato, corrisponde puntualmente a una precisa tipologia della più antica architettura basilicale cristiana, diffusa specialmente in Grecia: è il ed. « nartece alla greca » che si allunga, dopo Vatrium, davanti alla basilica, dando accesso anche ad altri ambienti: così p. es. nella basilica di Epidauro, della fine del IV secolo (Fig. 31), in quelle di Nicopoli d'Epiro (basilica A, sec. V: Fig. 32), e in numerosi altri esempi, dei quali ricorderò qui solo quello di Afendelli (Lesbo), dove il nartece ripete esattamente la forma di quello di Treviri (Fig. 33) 1. A Piazza Armerina, le misure eccezionali del corridoio-nartece non sono il frutto solo di immediate necessità funzionali: basta a mostrarlo il prolungarsi del corridoio, verso ~N, di circa 12 metri oltre l'ultimo pas saggio utile, verso F« appartamento » A 2. Il nartece 25 non è dunque solo una conduplicatio del lato orientale del peristilio 8, ma una conduplicatio enfatica, poiché la misura del nartece, senza le esedre ter minali, è, senza necessità, il doppio (60 metri) di quella del lato corr ispondente del peristilio (30 metri). Che questo esclamativo raddoppia mento di misura non sia casuale, lo mostra con eloquenza un altro par ticolare della progettazione della Villa: Fasse c (Fig. 3), come lo si per cepisce venendo dal cortile 2, misura, dall'ingresso a forcipe al fondo dell'aula absidata, m. 89, cioè il doppio dell'asse di direzione r del nucleo 4 (peristilio ovoidale 47 -aula triloba 48), come lo si percepisce all'ingresso dal passaggio 58: m. 44,50 dal diametro dell'esedra 49 al fondo dell'aula triloba. Anche qui, il raddoppiamento di misura si aggiunge a un'epanalessi compositiva, come a sottolinearne enfaticamente il significato: in en trambi i casi, la zona caratterizzata dalla formula nartece-aula basilicale absidata risulta — per le due epanalessi, per i due raddoppiamenti di misura; e ancora per il ritmo ascendente del percorso secondo l'asse prin cipale — l'area dominante di tutta la Villa; ai due estremi di quel per corso, l'arco onorario d'ingresso (1) e 1'ομφαλος porfiretico nell'abside 33, due Tiapax nell'architettura privata, invitano anch'essi a considerare l'architettura della Villa di Piazza Armerina come un unicum iconografico. 1 Per tutto ciò, si veda spec. Gr. A. Sotiriou, Αϊ χριστιανικού Θήβοα της Θεσσαλ ίαςκαι α'ι παλαιοχριστιανικαί βασιλικαί της Ελλάδος, Atene, 1931, pp. 198 ss. (Epidauro), 206 (Nicopoli d'Epiio, Basilica A), 189 (Afendelli); A. K. Orlandos, op. cit., loc. cit. e passim (sull'esedra di Afendelli, p. 137), che offre vari altri esempi di « nartece alla greca ». 2 La misura è presa, inoltre, senza contare l'esedra 26. PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 921 (Da Ο. Α. Sotiriou, Ai χριστιανικού Θήβαι..., 1031) 32 - Pianta della basilica A di Nicopoli d'Epiro. 922 SALVATORE SETTIS (Da G. A. Sotiriou, Αϊ χριστιανικαί Θήβα'...., 1031) Fi«·. 33 - Pianta della basilica di Afendelli (Lesbo). PER L'INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA C - Stile e programma iconografico 923 della decorazione musiva I mosaici di Piazza Armerina sono stati, e più ancora devono essere, studiati da alcuni punti di vista strettamente connessi: 1) modi e tempi della posa in opera (divisione in « squadre di la voro », cronologia interna dei mosaici) x; 2) modelli ο «cartoni» usati per le singole composizioni; 3) cultura figurativa e stile delle maestranze all'opera (sulla loro provenienza ο educazione africana c'è ampio e generale consenso; ma questo problema non sarà qui neppure sfiorato); 4) programma iconografico. Quest'ultimo punto è l'unico che possa offrire dati ο suggerimenti per l'identificazione del primo proprietario della villa ο almeno della sua condizione sociale; mentre di nessun significato appare a tal riguardo, nonostante le osservazioni di A. Carandini 2, l'esistenza di mosaici di eguai livello stilistico altrove, p. es. nell'ormai famosa « villa del Tellaro », scoperta e scavata da Giuseppe Voza 3. È chiaro infatti che le me desime maestranze avranno operato, a richiesta, al servizio di chiunque potesse pagarle, portando seco in ogni caso la medesima cultura figura tivae identici moduli stilistici; mentre radicalmente può esser mutato il programma iconografico che, in quanto suggerito dal committente ο da qualcuno a lui vicino, può fornire indicazioni sulle sue intenzioni e la sua condizione sociale. II primo problema è se i mosaici di Piazza Armerina possono essere nati da un progetto unico, ο no (per considerazioni sulla durata dei lavori di posa, v. supra, A), poiché profonde differenze stilistiche sono state da tutti riscontrate fra il gruppo di mosaici dei nuclei 2 e 3 (« villa a peri stilio » e terme) e quello del nucleo 4 (aula triloba e peristilio ovoidale). Ma se, come pare, i due gruppi sono stati eseguiti nello stesso torno di tempo, queste differenze stilistiche (attribuibili a diversità sia di modelli 1 H. Kahler, Die Villa des Maxentius, cit., pp. 25 s.; spec. A. Carandini, Appunti sulla composizione del mosaico della « Grande Caccia » della Villa del Casale a Piazza Armerina, in Dial, di Arch., IV, 1970, pp. 120 ss. 2 MEFBA, 1971, cit., p. 149. 3 Gr. Voza, Mosaici della « Villa del Tellaro », in Un quinquennio di attività archeologica nella provincia di Siracusa, Siracusa,, 1971, pp. 78 ss. con le tavv. XXIII-XXIV; Idem, in Archeologia nella Sicilia sud -orientale, Napoli, 1973, pp. 175 ss. con le tavv. LVII-LIX. 921 SALVATORE SETTIS sia di maestranze x) non possono da sole condurre a escludere che il com mittente avesse disposto per la sua Villa un coerente progetto di deco razione musiva. L'appartenenza, ο no, dei due gruppi a un programma iconografico comune potrà essere decisa 2 dalla maggiore ο minor coerenza di significato dei temi mostrati nell'uno e nell'altro; poiché l'uso contem poraneo di due registri stilistici diversi è ricorrente nella tradizione arti stica romana: 1'« ara di Domizio Enobarbo » ne è un esempio sicuro e famoso 3. È dunque legittimo tentare una lettura dei mosaici di Piazza Armerina che, connettendo gli uni agli altri i soggetti della decorazione, li unifichi lungo il filo di un comune discorso. I. A parte, e preliminarmente, va trattato un primo gruppo di mos aici « di genere », che hanno una relazione semplice e immediata con la sola stanza che li ospita, senza che possa essere ravvisato un loro qualsiasi richiamarsi al resto della decorazione musiva. Tali sono innanzitutto le stanze con motivi geometrici (cfr. la fìg. 2) inoltre, la maggior parte degli ambienti raccolti intorno al peristilio 8 (lati Ν e S) e buona parte della zona termale. Intorno al peristilio 8, le stanze intercomunicanti 11-12 e la st. 14 (con mosaici geometrici) vanno interpretate come accessorie alla cucina 13. Agli angoli NE e SE, due gruppi di stanze a decorazione geometrica (rispettivamente 20-21 e 23-24) si presentano come ambienti di servizio rispetto agli « appartamenti » A e B4; va aggiunto che la più tarda sovrap posizione, nella st. 24, del troppo famoso mosaico delle « ragazze in bi kini » suggerisce una sua mutata destinazione, alla quale può forse rife rirsi anche il frammento di statua trovato nella st. 23 5. Nella st. 5 la de corazione geometrica del pavimento era completata — come doveva accadere assai più spesso di quanto gli scavatori non abbiano visto — da una statua (Afrodite) posta nell'abside, a fronteggiare chi vi entrasse dal cortile 2 6. 1 Per tutti, H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., pp. 30 ss. 2 Nella campagna del 1970 (A. Carandini ed altri, in MEFBA, 1971, cit., p. 153) non si sono fatti saggi nell'area dell'aura triloba e del peristilio ovoidale; tuttavia, dall'esame dei materiali ceramici provenienti dai vecchi scavi (ibidem, pp. 205 s.) si ricava per quest'area della Villa un'immagine cro nologica non dissimile da quella della zona più accuratamente e recentemente scavata. 3 R. Brilliant, Non-periodic Styles and Roman Eclecticism, in Roman Art from the Republic to Constantine, London, 1974, pp. 197 ss. 4 H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., p. 15. 5 G. V. dentili, in Not, 8c, 1950, p. 320. 6 G. V. Gentili, La villa imperiale di Piazza Armerina, Roma, 19542, p. 22. PER l'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 925 La decorazione geometrica della st. 29 include cesti di frutta, che inducono a interpretarla come « sala da pranzo » dell'« appartamento » A x. Nel cubicolo dello stesso « appartamento », 30, una coppia di amanti è circondata da personificazioni delle Stagioni e da maschere teatrali2; analoga è la sequenza degli ambienti 17 (Stagioni)-18 (eroti pescatori) 3, e in un certo senso anche i symplegmata della st. 16, una serie (forse sei) di scene di ratto (non necessariamente « delle Sabine », come vorrebbe il Kahler) 4, precedute, nella st. 15, da un mosaico a figure quasi inter amente perduto. Stagioni (30) Stagioni (17) ÎÎÎ (15) *■ > ► amanti (30) eroti pescatori (18) symplegmata (16). In ciascuno di questi gruppi, la decorazione è centrata su un tema in qualche modo erotico; quando ad esso si uniscono le Stagioni, esse ind icheranno P« eternità dell'amore » 5. Eroti pescatori popolano anche i pavimenti delle st. 34 e 43: questo tema, che per la frequente presenza nei repertori contemporanei faci lmente decade in pura decorazione, è richiamato nel primo caso dalla scena marina della st. 35 (Arione), nel secondo dalla destinazione del l'ambiente (frigidarium delle terme, con annessa la piscina 44); ma al tempo stesso richiama gli eroti vendemmianti della st. 51, a cui fanno simmetrico riscontro ancora eroti pescatori nelle st. 53 e 55. Ma la lotta di Eros con Pan nella st. 36 (non a caso adiacente al portico 34) collega questo tema alle scene infantili dell'« appartamento » B, e induce a ve dervi qualcosa di più che un soggetto di genere (infra, C X g). A temi « termali » e « sportivi » sono dedicati i mosaici delle terme. 1 Fotografìa p. es. in H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., tav. 34. 2 Fotografia p. es. in H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., tavv. 35-36. 3 Fotografie p. es. in H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., tavv. 19 abc, 46 a. 4 H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., p. 15. 5 Per il significato delle Stagioni come tema di « vittoria sul tempo », v. infra, C X t; una composizione simile mostra un mosaico di Pesaro (ad An cona), dove le Stagioni circondano il gruppo di Leda col cigno-Giove: G. M. A. Hanf mann, The Seasons Sarcophagus in Dumbarton Oaks, Cambridge, Mass., 1951, II, p. 146 nr. 117 e fig. 86 (sec. II d.C). Un gruppo di quattro stagioni può essere bene assimilato a un'acclamazione ad multos annosi (cfr. E. H. Kantorowicz, Laudes Begiae. A Study in Liturgical Acclamations, and Mediaeval Ruler Worship, Berkeley-Los Angeles, Cal., 1958, p. 20). MEFRA 1975, 2. 61 926 SALVATORE SETTIS La stanza di passaggio 40 presenta il « corteo termale » 1 di una dama accompagnata da dne figli e due servitori; l'ambiente 43 (frigidarium) eroti pescatori e tiaso marino al centro e scene di spogliatoio nelle esedre; la sala quadrata 45 una scena sportiva. Nessun resto di decorazione è conservato nel calidarium 46 a-b-c; delle due sale oblunghe, ' corridoio ' 42 e tepidarium 46, sarà detto più avanti (C Vili e IX). II. L'inizio della sequenza cerimoniale maggiore secondo l'asse d-d1 è segnato dal vestibolo 7, decorato con un mosaico che rappresenta un gruppo di persone in atto di salutare il dominus che giunge alla Villa: non dunque propriamente un adventus, il cui schema iconografico include il personaggio che arriva 2. Ad accoglierlo e onorarlo sono, nella parte conservata (Fig. 34), un vecchio che regge il candelabro, e potrebbe es sere un lampadarius 3, e dei giovani, alcuni dei quali portano ramoscelli, e sembrano acclamare: William Seston pensa che si possano caratteriz zare come Angustiarli 4. Una così ricca e festosa accoglienza indica nel dominus della Villa un personaggio di altissimo rango, ma forse non ne ces ariamente un imperatore: è stata affermata l'esistenza di vere e pro prie cerimonie di adventus privati, esemplati su quelli del principe 5. III. Quattro ambienti vanno considerati insieme per la loro dispo sizione, simmetrica a due a due, rispetto al peristilio 8. Sono: a) le stanze 29 e 35; b) le stanze 19 e 22. Per i temi della decorazione, appaiono invece accoppiate le stanze 22 e 35 (lato S) e le stanze 19 e 29 (lato N). 1 E. Barbier, La signification du cortège représenté sur le couvercle du cof fret de « Projecta », in Cah. Archéol., XII, 1962, pp. 7 ss., spec. pp. 22 ss.; ivi è anche un esame dell'architettura delle terme di Piazza Armerina, per la quale cfr. anche G. Lugli, Contributo alla storia edilizia, cit., pp. 66 ss. 2 Gr. Koeppel, Profectio und Adventus, in Bonn. Jahrb., CLXIX, 1969, pp. 130 ss. — Sulla scena, H. P. L'Orange, The Adventus Ceremony and the Slaying of Pentheus as Represented in two Mosaics of about A.D. 300, in Late Classical and Medieval Studies in Honour of A. M. Friend jr., Princeton, 1955 pp. 7 ss. (anche in Likeness and Icon, cit., pp. 174 ss.); Idem, Nuovo contributo, cit., p. 92. 3 Hug, BE, XII, 1, 1924, c. 569; De Euggiero, Biz. Epigr., IV, 357 s. — Per il significato, A. Alföldi, Die Ausgestaltung des monarchischen Zeremoniells am römischen Kaiserhofe, in Böm. Mitt., XLIX, 1934, pp. 1 ss., spec. pp. Ill ss. 4 Cfr. Α. Alföldi, art. cit., p. 82. Questo punto sarà sviluppato in un pros-, simo articolo di William Seston, che ringrazio per le indicazioni datemi in an ticipo. 5 H. Stern, Le Calendrier de 354. Etude sur son texte et sur ses illustrations, Paris, 1953, pp. 136 ss., richiamato da Ν. Duval, loc. cit. a p. 890, nt. 1. PER L INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 927 Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Fototeca Unione nr. 3974) Fig. 34 - La Villa di Piazza Armerina dal vestibolo 7 prima della COPERTURA PROTETTIVA DEGLI AMBIENTI. 928 SALVATORE SETTIS La st. 22 contiene il mosaico di Orfeo (Fig. 35) che doma con la forza del canto gli animali terrestri, la st. 35 quello di Arione (Pig. 36) che doma U. Làll »ri ri. (Ώα G. V Gentili, La villa eroulia di Piazza Armerina, 1059) Fig. 35 - Disegno d'insieme del mosaico di Orfeo (sala absidata 22). PER L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 929 (Da G. V. Gentili, La villa erculia di Piazza Armerina, 19.59) Fig. 36 - Disegno d'insieme del mosaico di Arione (sala absidata 35). 930 SALVATORE SETTIS con la forza del canto gli animali marini. La st. 22 conteneva anche una fontana quadrata e, su una base nell'abside, una statua di Apollo Liceo *·. La st. 29 è decorata con cesti di frutta, la st. 19 con la ed. « Piccola Caccia », che include la cattura di cervi, l'uccisione di cinghiali lepri e uccelli, un sacrificio a Diana e un pasto all'aria aperta (Fig. 37) che r icorda la descrizione di Philostr., Imag., 3 2. Le bestie uccise, e la consu mazione del pasto, apparentano questo ambiente alle frutta offerte entro cesti nella st. 29; come nel mosaico del triclinio del «Palazzo di Teodor ico » (supra, Β IV e), ai prodotti della terra è unito il tema della caccia. Il sacrificio campestre introduce il motivo della pietas che, con identica iconografia e analoga funzione compositiva, di alternativa ed equilibrio rispetto alle scene di caccia, compariva nel tondo adrianeo « attualizza to », in anni non lontani, dall'inserimento nell'arco di Costantino 3: ma non per questo avrà ragione il L'Orange 4 di considerare questa icono grafia cone tipicamente imperiale; un sacrifìzio a Diana si unisce a scene di caccia in numerosi esempi di sicura destinazione non -imperiale: basti per tutti un mosaico di Lillebonne (Fig. 38) 5. Il soggetto della « Piccola Caccia » richiama evidentemente il « cata logo di animali » del peristilio 8 (infra, C VI) e la « Grande Caccia » del « corridoio » 25 (infra, C VII), che è piuttosto una serie di catture di animali; a questi temi fanno riscontro le rappresentazioni di Arione e di Orfeo, che ottengono la vittoria sugli animali della terra e del mare non con trappole od armi, ma con la musica6: due temi, per analogia di composizione e di significato, spesso associati 7. E, poiché la conoscenza musicale era assimilata alla sapienza in genere 8, questi temi mostrano 1 G. V. Gentili, in Not. Se, 1950, pp. 326 s con la fig. 27. 2 Per la tradizione iconografica che associa banchetto e caccia in monu menti funerari, cfr. F. Cumont, Recherches sur le symbolisme funéraire des Ro mains, Paris, 1942, pp. 437 ss. 3 P. Ruysschaert, Interprétation synthétique de V Arc de Constantin, in Bend. Pontif. Accad., XXXV, 1963, pp. 79 ss. i Un sacrificio imperiale nei mosaici di Piazza Armerina, in Scritti di storia dell'arte in onore di Edoardo Arslan, Milano, 1966, pp. 101 ss. (anche in Likeness and Icon, cit., pp. 184 ss.). 5 L. Guerrini, in Enc. Arte Ant., I, 1968, p. 322 s.v. Amor; altri mosaici e monumenti con lo stesso soggetto elenca D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton, N.J., 1947, pp. 236-240. 6 H. Stern, La mosaïque d'Orphée de Blanzy-les-fismes, in Oallia, XIII, 1955, pp. 41 ss., spec. pp. 63 ss. 7 A. Carandini, Ricerche sullo stile. . ., cit., p. 43. 8 F. Cumont, Recherches, cit., p. 300 e passim; H. I. Marrou, Μουσικός άνήρ. Etude sur les scènes de la vie intellectuelle figurant sur les monuments funé raires romains, Grenoble, 1938. PER L'INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 931 (Da G. V. Gentili, La villa erculia di Piazza Armerina, 2959) Kg- 37 - Disegno d'insieme del mosaico della « Piccola Caccia » (sala 19). la « cultura » che assoggetta la forza bruta. Le bestie selvagge sono fr equente metafora delle passioni umane: basti richiamare il famoso passo di Lattanzio {Div. Inst. I 9,5 ss.) in cui le vittorie di Èrcole su bestie e mostri sono paragonate alle vittorie dell'uomo sulle proprie passioni, in 932 SALVATORE SETTIS {Da S. Reinach, Répertoire des Peintures grecques et romaines, 1922) Fig. 38 - Particolare di un mosaico di Lillebonne. se ipso inclusae ferae 1. Perciò, in un testo del V secolo, gli Apoftegmi di 8. Antonio, si dirà che le virtù dello spirito possono « dare potere sulle bestie selvagge » 2. Il parallelismo, che vuoi essere quasi equivalenza, di Orfeo con le venationes del circo è già in Varrone (B.B. Ili, 13; cfr. Mart., de sped., 21); i due temi sono significativamente accoppiati in una pisside eburnea del IV secolo, conservata a Bobbio (Figg. 39-42) 3, dove accanto a scene di caccia troviamo un Orfeo che ammansisce non solo tigri e leoni e scim mie, ma anche esseri umani solo a metà, come un Pan, un tritone e un centauro, che incarnano meglio d'ogni altro la ferinità dell'uomo 4. In questa pisside, fra gli animali che ascoltano il canto di Orfeo è un grifone: questo animale favoloso, insieme con la fenice, ritorna a Piazza Armerina non solo nel corteggio di Orfeo, ma anche nel « corridoio » della « Grande Caccia » {infra, C VII). IV. Le st. 29 e 35 rappresentano gli ambienti centrali dei due « ap partamenti» A e B. Alla st. 29 introduce il vestibolo 28, alla st. 35 il portico semirotondo 34, il cui mosaico presenta un soggetto (Eroti pe scatori), di cui si è già detto {supra, C I; cfr. infra, C X g). Tutti gli altri ambienti dell'« appartamento » Β hanno a protagonisti dei bambini; la sola eccezione è il mosaico della st. 36, che si presenta, per la collocazione e per il significato, come pendant del pavimento della st. 28. Le st. 28 e 36, entrambe con funzione di vestibolo, simmetricamente contrapposte ai lati dell'aula absidata, vanno dunque interpretate in1 D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, loc. cit., 2 Ν. Devilliers, Antonio il Grande, padre dei monaci, trad, ital., Torino, 1973, p. 104. 3 I. Furlan, in Venezia e Bisanzio (catalogo della mostra di Venezia, Pa lazzo Ducale, giugno -settembre 1974), Venezia, 1974, nr. 3. Ho potuto avere le fotografie grazie all'interessamento di Bianca Candida. 4 Per la vittoria di Orfeo su Pan, cfr. spec. J. B. Friedman, Orpheus in the Middle Ages, Cambridge, Mass., 1970, pp. 75 ss. PER I/INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 933 sieme. La st. 28 è decorata con la scena di Ulisse che da da bere a Polifemo (Fig. 43) ι, vincendo con l'astuzia e col vino la forza bruta del Ciclope. La st. 36 contiene la scena della lotta fra Eros e Pan (Fig. 44) 2, un soggetto il cui significato (vittoria della πανουργία, calliditas, del pic- Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Civici Musei Veneziani) Fig. 39 - Pisside eburnea di Bobbio: scene di caccia. 1 Per la tradizione iconografica, H. Lavagne, Le nymphée de Polyphème de la Domus Aurea, in MEFE, 82, 1970, pp. 673 ss., spec. pp. 699 ss.; cfr. anche C. Mango, in Dumb. Oaks Pap., XVII, 1963, p. 68. 2 Per la tradizione iconografica, Β. Neutsch, Das Epigrammenzimmer in der « Gasa degli Epigrammi » zu Pompeji und sein Wandbild « Eros im Bingkampf mit Pan», in Jahrb. d. Deutsch. Archaeol. Inst., LXX, 1955, pp. 153 ss., spec. pp. 164 ss.; P. Saronio, in: G. Becatti ed altri, Baccano. Villa romana. I mosaici, Roma, 1970, pp. 42 ss. 934 SALVATORE SETTIS colo Eros sulla cieca δύναμις di Pan, il dio selvaggio che Nonn., Dionys., XL Vili, 498 chiamerà δύσερως), assicurato da un epigramma 1, lo assi mila strettamente alla vittoria di Ulisse, l'eroe per eccellenza astuto, sul selvaggio Polifemo: 28: Ulisse vince 36: Eros vince Polifemo Pan con l'astuzia II collegamento del tema di Ulisse e Polifemo con quello di Eros e Pan e di entrambi con temi « musicali » è già nella Villa dei Severi a Bac cano 2. Le due vittorie di Ulisse e di Eros sono dunque della stessa natura Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Civici Musei Veneziani) Fig. 40 - Pisside eburnea di Bobbio: animali e mostri accanto a Orfeo. 1 L'epigramma è riportato da B. Neutsch, art. cit., p. 166. 2 Gr. Becatti, Baccano, cit., pp. 80 s. PER L'INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 935 di quelle di Arione e di Orfeo; perciò altrove Orfeo può trionfare col suo canto anche su Pan (supra, C III). Eipetuto e variato insieme, lo stesso tema ritorna dunque più volte intorno al peristilio 8: st. 28: Ulisse vince 36: Eros vince Polifemo Pan 35: Arione vince le bestie marine 22: Orfeo vince le bestie terrestri 8,19,25: uomini vincono bestie selvagge con l'astuzia con la musica con l'astuzia (catture) con la forza (uccisioni) Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Civici Musei Veneziani) Fig. 41 - Pisside eburnea di Bobbio: Orfeo. SALVATORE SETTIS 936 II sistema di rispondenze di questo gruppo di stanze (0 III-IV) può es sere perciò raccolto nello schema seguente: mediante vittoria su esseri ferini = passioni mediante la musica 35,22 [Arione, Orfeo] /' l'astuzia 28,36 [Ulisse, Eros] l'astuzia 25 [cattura di animali me diante stratagemmi] la forza 19,8 [caccia, trofei di caccia] Questo programma sembra concepito in funzione della sequenza nartece 25-basilica 32/33: la basilica è posta infatti in mezzo agli amb ienti 28«— >36, accoppiati per il significato, e così il nartece fra gli amb ienti 35-^ —^22; la « Piccola Caccia » della st. 19 non è solo un'« Illustration non autorisée à la diffusion ne^. Civici Musei Veneziani) Fig. 42 - Pisside eburnea di Bobbio: Orfeo, Pan, animali. PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA AÊMERlNA 937 (Da G. V. Gentili, La villa ereuJia di Piazza Armerina, 1950) Fig. 43 - Disegno d'insieme del mosaico di Ulisse e Polifemo (st. 28). ne » dei trofei del peristilio 8, ma, per la disposizione simmetrica, assicura il collegamento col tema di Orfeo (cfr. supra, Figg. 39-42) della st. 22, che fa da cerniera, άπο κοινού, fra i pavimenti della st. 35 (Arione) e 19 (« Piccola Caccia »). V. Nell'« appartamento » A, i soggetti dei mosaici pavimentali indi cano nel vestibolo 28 (Ulisse e Polifemo) un pendant della st. 36 (supra, C IV), nelle st. 30-31 (stagioni, maschere teatrali, amanti), un cubiculum (supra, C I), nella st. 29 (cesti di frutta) un ambiente destinato ai pasti (supra, C I). 938 SALVATORE SETTIS (Ζ>α G. V. Gentili, La villa crculia di Piazza Armerina, 1059) Fig. 44 - Veduta d'insieme del mosaico di Eros e Pan (st. 36). Nell'« appartamento » Β, i soggetti dei mosaici delle st. 37, 38 e 39 possono essere interpretati come « parodie infantili » di altrettanti temi rappresentati nella Villa: i partecipanti all'agone musico della st. 39 (Fig. 45) l sono dichiarati seguaci del vicino Arione (35) e di Orfeo (22); il circo dei bambini (Fig. 46) della st. 38 ripete, in una forma iconografica particolarmente rara di cui si hanno esempi solo in mosaici a Volubilis e a Cartagine 2, il Circo dell'ambiente 42 (infra, C Vili); la caccia dei bambini (Fig. 47) della st. 37 la « Piccola Caccia » della st. 19 3 (schemi 1 Sul tema, R. Stuveras, Le Putto dans Vari romain, Bruxelles, 1969, pp. 104 s. 2 R. Hanoune, Trois pavements de la maison de la course de chars à Car thage, in 3IEFB, 81, 1969, pp. 219 ss., spec. pp. 242 ss.; cfr. R. Stuveras, Le Putto, cit., pp. 57 ss. e 96 ss. 3 Sul tema, J. W. Salomonson, La Mosaïque aux chevaux de I 'antiquarium de Carthage, La Haye, 1965, pp. 32 ss.; R. Stuveras, Le Putto, cit., pp. 102 ss. — Si noti che, nella « Piccola Caccia », la caccia al cinghiale e la caccia alla lepre, poste l'una sull'altra, formano una precisa unità compositiva (v. Fig. 37); ora, PER l'inTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 939 (Da G. V. Gentili, La, villa erculia di Piazza Armerina, 1059) Fig. 45 - Disegno d'insieme del mosaico dell'« agone musico » (st. 39). 940 SALVATORE SETTIS (Da (!. V. (U tifili, La villa crculia di Piazza Armerina, 7959) Fie1. 46 - Veduta d'insieme del mosaico del « circo dei bambini » (st. 38). (Da O. V. Gentili, La villa erculia di Piazza Armerina, 1959) Fio·. 47 - Veduta d'insieme del mosaico della « caccia dei bambini » (st. 37). PER l'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 941 iconografici come quelli della st. 37 — bambini in fuga davanti ad ani mali innocui — saranno all'origine dell'iconografia medievale dell'Acci dia, in un'interpretazione banalizzante di questo vizio) x. La ripetuta presenza di bambini ο eroti come protagonisti dei mosaici pavimentali ha indotto alcuni a interpretare questo come 1'« apparta mento» dei bambini 2: un'ipotesi difficilmente sostenutile, se solo si pensa che esso ha dimensioni quasi doppie dell'« appartamento » A, che sarebbe stato riservato ai genitori, ai padroni della Villa. Ma soprattutto: i temi infantili delle st. 37, 38 e 39 si connettono agli altri soggetti dello stesso « appartamento », e in particolare alla lotta di Eros e Pan della st. 36, poiché vincitore ne sarà il fanciullo Eros 3; la scena della st. 36 è inoltre parallela a quella dell'agone musico (39), per la comune presenza di una mensa con premi (oggetti e denaro). Infine, una tenue connes sionefra 1'« appartamento » Β e quello A è rappresentata dai giochi in fantili che sono, in quest'ultimo, sulla soglia dell'alcova 31 4. Parodie infantili, si è detto sopra: e nella scherzosa rappresen tazione della « caccia dei bambini », ad esempio, si è tentati di vedere nulla di più che una bonaria illustrazione, davvero, di stanze destinate ai fanciulli. Ma questo stesso tema, unito a quello del « circo dei bambini », lo ritroviamo in un monumento contemporaneo, dove ogni intenzione scherzosa ο parodica sarebbe fuori luogo, il fregio del mausoleo di Diocleziano a Spalato 5, e del resto anche nella scultura funeraria e in opere di stile e destinazione elevata, come il portale milanese di S. Aquilino 6. Temi, dunque, che possono essere « seri », e corrispondere semmai, attraverso la mutata età e dimensione dei protagonisti, a una sorta di attenuazione dei soggetti trattati. A Spalato, questa attenuazione dipen deràdalle piccole dimensioni e dalla posizione del fregio (in alto), a Piaz zaArmerina, dalla volontà di offrire, nell'« appartamento » B, un nella « caccia dei bambini », lo schema della caccia al cinghiale è riadoperato tal quale per la caccia alla lepre, quasi fosse una sorta di « citazione incrociata ». 1 E. Mâle, L'Art religieux du XIIIe siècle en France, Paris, 1931, pp. 124 s. e figg. 65-67. 2 H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., p. 16. 3 Per l'identificazione, abituale, di Eros con bambini, rimanderò soltanto a F. Cumont, Recherches, cit., p. 316. 4 Figura in H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., tav. 35. 5 S. McNally, The Frieze of the Mausoleum at Split, in Studies Presented to G. Μ. A. Hanfmann, Mainz, 1971, pp. 101 ss. Eccellenti fotografie in J. e T. Marasovic, Dioklecijanova Palaëa, Zagreb 1968, taw. 54 ss. 6 C. Albizzati, Un portale di età romana a Milano, in Cron. d'Arte, Vili, 1937, pp. 53 ss.; A. Calderini-C. Gerra, in Storia di Milano, I, Milano, 1953, pp. 541 ss. MEFRA 1975, 2. 62 942 SALVATORE SETTIS « riepilogo » — ma in forma attenuata: allusione, non ripetizione — dei principali temi della decorazione musiva della Villa. Più nobile e sontuoso dell'« appartamento » A è questo per la pianta, che ripete un tipo abituale 1, e specialmente per il piccolo portico a D (34), che con ferisce alla sala di Arione (35) maggior rilievo. E, parallelamente, i temi della decorazione vi appaiono connessi fra loro secondo precise linee di significato; e precise linee di significato sembrano legarle al resto della Villa. Queste due reti di riferimenti possono rappresentarsi come segue: a. Biferimenti interni 35 Arione 37 caccia (forza) vittoria sulle passioni [premi] 36 Pan cd Eros (astuzia) 34 eroti marini 39 gara musica t t 38 gara circense β. Eiferimenti esterni 34(eroti marini) -> 18,43,53,55(eroti marini) e inoltre 35(Arione) 36(Eros e Pan) e inoltre 39(gara musica) 35(Arione) 22(Orfeo) 36(Eros e Pan) 28(Ulisse e Polifemo) e inoltre 34(eroti marini) 37(caccia) 39(gara musica: [premi]) e inoltre 36(Eros e Pan) 37(caccia) 8,19,25(cacce,trofei) e inoltre 39(gara musica) 38(gara circense) 42(Circo) 22(Orfeo, Apollo Liceo) e inoltre 38(gara circense) 39(gara musica) 35(Arione) 36(Pan ed Eros [premi]) Particolare rilievo meritano le molteplici connessioni del tema del portico 34, eroti pescatori che sembrerebbero a tutta prima un sog getto puramente « di genere », ma si legano invece ai temi di tutte le stanze adiacenti (cfr. supra, C I e spec, infra, C X g): alla st. 36 per la comune presenza di Eros, alla st. 35 per la comune ambientazione nel 1 A. W. van Buren, Laurentinum Plinii minoris (Ep. II, 17), in Bend. Pontif. Accad., XX, 1943/44, pp. 166 ss., spec. pp. 173 ss. PER I.'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 943 mare; l'adiacenza al « circo dei bambini » della st. 38, infine, ripete la coppia 42 (Oirco)-43 (eroti pescatori) nelle terme; all'architettura delle terme è poi richiamo nelle due stanze 37 e 39, rettangolare e absidata come, rispettivamente, 46 α e e. Questa molteplice rete di rispondenze induce a vedere nell'« appar tamento » Β quello abitato dai padroni della Villa: che dai pavimenti di quelle stanze trovavano echeggiati, in forma sì attenuata, ma proprio perché allusiva più pregnante, i solenni temi della decorazione della loro Villa. VI. Il peristilio trapezoidale 8, il passaggio 58 e il peristilio ovoi dale 47 hanno un soggetto comune: protomi di bestie nel primo caso entro corone vegetali (Fig. 48), nel secondo e nel terzo sorgenti da girali e racemi (Fig. 49). Esso sembra più giustificato nel peristilio 8 1, dove le protomi possono apparire come trofei di caccia, anticipazione di quello che è mostrato nella « Piccola Caccia » della st. 19 e del destino, nell'anfi teatro,delle bestie catturate nel nartece 25 {infra, C VII), e infine a immediato contrasto coi mansueti animali intorno a Orfeo nella st. 22. Nel passaggio 58 e nel peristilio 47 il ritorno del tema, sia pure in forma diversa, appare però giustificato non solo dalla variata simmetria col peristilio 8 (supra, Β IV b), ma anche per la connessione con le rappre sentazioni erculee dell'aula triloba (infra, C X), poiché Èrcole è, almeno dal tempo di Commodo, prototipo del cacciatore e del venator nell'anfi teatro(8.H.A., Gomm., 8,5). Le protomi ferine sono dunque in certo modo sullo stesso piano dei simboli delle fatiche di Èrcole sparsi nel campo quadrato centrale dell'aula triloba (infra, C X a). L'associazione fra fatiche di Èrcole e giochi dell'anfiteatro è del resto già nei sarcofagi2; un bestiarius può perciò essere rappresentato come Èrcole 3, e le fatiche di Èrcole ripetendo gli schemi iconografici correnti per le cacce nell'anfi teatro 4. Le protomi ferine dei due peristili si presentano dunque, in stretta connessione coi temi che decorano altri ambienti della Villa, come una 1 Un primo esame delle norme compositive del mosaico del peristilio e degli animali che vi sono rappresentati fa A. Carandini, in MEFBA., 1971, cit., pp. 234 ss. 2 H. P. L'Orange, Nuovo contributo, cit., p. 101 e tav. XL c. 3 J. Aymard, Essai sur les chasses romaines, Paris, 1951, p. 547. 4 A. Grenier, Hercule et les théâtres gallo-romains, in Rev. Et. Ane, XLII, 1940 (= Mélanges d'études anciennes offerts à Georges Badet), pp. 636 ss. 944 SALVATORE SETTIS Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Fototeca Unione nr. 39 OH) Fig. 48 - II lato meridionale del peristilio 8. sorta di « catalogo di animali » 1Ì non immediatamente giustificato da un tema mitico (Arione, Orfeo) ο cinegetico (« Grande » e « Piccola Cac cia»), ma più gratuitamente dispiegati, come a premessa di quelli. VII. La grande « Caccia » del nartece 25 offre il più vasto repertorio che l'antichità ci abbia tramandato di catture di animali: il fatto che le bestie vengano prese vive, senza eccezioni (le armi sono usate 1 Per i temi che comportino un « catalogo di animali », cfr., in gen., J. M. C. Toynbee, Animals in Roman Life and Art, London, 1973, pp. 284 ss. PER L INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 945 (Ώα H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1973) Fig. 49 - Particolare del mosaico del peristilio ovoidale 47. solo a scopo difensivo), costringe a interpretare questa « Grande Cattura di animali », come tutti han detto, in funzione dei giochi dell'Anfiteatro romano. Un'interpretazione di questo vastissimo mosaico non può farsi senza aver individuato, come si è cominciato a fare 1, le modalità con cui le varie bestie sono catturate, e la relativa tradizione cinegetica e icono grafica. Seguendo la direzione obbligata di lettura dalle estremità verso il centro, e cominciando dall'estremità Ν (cioè da sinistra per chi arriva dal peristilio 8), troviamo all'inizio (Fig. 50 sett. 1) 2 una complessa cat tura della pantera con esca e trappola, secondo modalità tipiche della 1 G. Daltrop, Die Jagdmosaiken der römischen Villa bei Piazza Armerina, Hamburg- Β erlin 1969. In generale sulla « Grande Caccia », ν. Α. Carandini, Appunti sulla composizione del mosaico detto « grande caccia » della villa del Cas ale a Piazza Arm,erina, in Dial, di Arch., IV, 1970/71, pp. 120 ss. 2 La divisione in settori, che ha lo scopo di rendere più comoda la lettura e la citazione del mosaico, è alquanto diversa da quella del Kaehler (Die Villa des Maxentius, cit., p. 27) e del Carandini (in Dial, di Arch., IV-V, 1970-71, p. 134). La « divisione del lavoro » notata dal Carandini non esclude, ovvia mente, la progettazione unitaria (« disegno preparatorio ») del mosaico: con tutte le simmetrie compositive che si verranno via via notando, si può indicare uno spunto ulteriore, l'anafora di un gesto (la destra enfaticamente tesa in fuori) nei settori 9-10-11. 946 SALVATORE SETTIS Mauretania (Ael. H.A. XIII, 10) 1. Segue, lacunosa in basso, una caccia a un capride, condotta da alcuni cavalieri (sett. 2); un felino spia da dietro un cespuglio alcune antilopi in corsa. Nel settore successivo (3), in alto un guerriero sembra pronto a difendersi da un leone accovacciato, mentre in basso un largo squarcio di palude fa da sfondo alla cattura di un cin ghiale. In contrasto coi paesaggi boscosi dei precedenti, nei settori 4 e 5 la parte alta della fascia è occupata da ville e case che si alternano a basse dune alberate di palme e cipressi. A questo paesaggio più « urbanizzato » corrisponde, in basso, il trasporto di alcuni animali: nel ben munito carro tirato da buoi del sett. 4 dovremo immaginare la pantera, nella cassa e nel fardello affidati nel sett. 5 a coppie di portatori un'altra bestia e un cinghiale, individuato dallo schema iconografico, identico nella « Piccola Caccia », e del resto comunissimo. La cassa corrisponde agli scalini fra l'aula absidata e P« appartamento » A; in basso, vi è rappresentata una scena singolare: un funzionario, dal ricco costume e dal bastone a fungo, alza la frusta su un servitore che, con la sinistra levata e la destra al petto, sembra al tempo stesso ritrarsi Impaurito e promettere ubbidienza. Nel sett. 5, inoltre, alcuni schiavi portano due struzzi (la cui cat tura non è rappresentata) e un'antilope sulla nave che occupa il sett. 6, e che contiene già due casse per bestie selvagge. Tutt'intorno alla nave (vele e remi sono indicati con cura), il mare è mostrato da frequenti onde a zig-zag verdastri, alternate a polipi e pesci; in alto, al di sopra della nave, il paesaggio terrestre dei settori 1-5 s'interrompe, per poi riprendere nel sett. 7. Il viaggio per mare non è rappresentato: la prua della nave è mostrata già sull'approdo d'arrivo, dove da una passerella simile alla prima vengono sbarcati uno struzzo e una pesante cassa tra sportata da quattro servitori. Il mare s'interrompe per quasi tutto il sett. 7, per riprendere nel sett. 8: in questo intervallo, la parte alta della fascia è di nuovo occupata da indicazioni di paesaggio terrestre. La pas serella di discesa della nave del sett. 6 s'incontra quasi con quella della nave che viene dal sett. 8; al di sopra della larga V formata dalle due passerelle, è un frammentario gruppo di cinque figure umane (di cui almeno due « funzionari » con berretto pannonico e bastone a fungo), che accolgono e avviano, con fruste, due elefanti (ricostruzione a Fig. 51). È questa dunque la zona dove bestie di ogni provenienza vengono sbar cate e custodite fino alla loro esibizione nell'anfiteatro di Eoma: la « terra fra i due mari » è l'Italia; il rilievo dato agli elefanti fa venire alla mente 1 H. P. L'Orange, Nuovo contributo, cit., pp. 76 ss.; G. Daltrop, op. cit., p. 26. (Da G. V. Gentil , La vil a erculia di Piaz a Armerina, 1959) » « - Fig. 50 Disegno d'insieme del mosaico del a Grande Cac ia con le due esedre terminali. Γ PER L INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 917 che essi, in attesa di essere esibiti, venivano trattenuti a Laurento, a cura di un procurator ad elephantos * : i « funzionari » potrebbero dunque essere procuratores imperiali preposti alla fornitura di bestie per gli spet tacoli romani 2. Questa scena, in cui alti funzionari ed elefanti sono rap presentati insieme, corrisponde non solo al punto di raccolta delle bestie, ma anche, esattamente, all'ingresso all'aula basilicale absidata 32/33 (i ndicato dalla freccia nella Fig. 50); l'esclusivo risalto dato agli elefanti non può non far pensare al loro costante significato di θηρία βασιλικά, (Da H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, 1973) Fig. 51 - Ricostruzione della scena del sett. 7. usati per l'iconografia del trionfo e dell'apoteosi imperiale3: poiché era l'imperatore a offrire al popolo gli spettacoli dell'anfiteatro, e l'elefante, prima di ogni altro animale, poteva simboleggiare la munificentia del principe (Fig. 52). Da questo punto in poi, la direzione delle scene e l'organizzazione simmetrica dello spazio inducono a far ripartire la lettura dall'estremità S 1 CIL, VI, 8583 = Dess. 1578: D(is) M(anibus). Ti(berio) Claudio Spe datovi Aug(usti) lib(erto) procurator^) Formte Fundis Oaietae, procurator^) Laurento ad elephantos, Cornelia Bellica coniugi b(ene) m(erenti). L'iscrizione, perduta, è nota solo da una copia del Quattrocento: perciò se ne può fissare solo, nel nome del liberto imperiale, un terminus post quern. Per le carriere dei procuratori imperiali, P. R. C. Weaver, Famila Caesaris. A Social Study of the Emperor's Freedmen and Slaves, Cambridge, 1972, pp. 267 ss. 2 Cfr. J. M. C. Toynbee, Animals, cit., p. 47. 3 S. Settis, in Par. d. Pass., XXIII, 1968, pp. 55 ss.; J. M. C. Toynbee, Animals, cit., pp. 50 ss.; cfr. la nt. 3 di p. 953. 948 SALVATORE SETTIS del nartece. Qui, nel sett. 14 si incontra la figura sinora più enigmatica dell'intera decorazione musiva della Villa: un grifone che si avventa su una gabbia dentro la quale è imprigionato un uomo. Subito a sinistra, una tigre si lancia su una sfera in cui è riflessa, rimpicciolita, la sua im magine: è una caccia alla tigre che S. Ambrogio (Exam. 6,4) e Claudiano (de rapt. Pros. Ill, 265) descrivono puntualmente1: mentre i tigrotti appena catturati vengono trasportati su una nave da veloci cavalieri, l'attenzione della madre viene di stratta da sfere di vetro che le vengon fatte rotolare ai piedi: rispecchian dosi in esse, la tigre crede di scorgere nella propria immagine ridotta quel ladi un figlio, e perciò s'arresta un attimo prima di riprendere l'insegu imento,lasciando così al cacciatore il tempo di rifugiarsi sulla [sua nave (come qui si vede nel sett. 13). Questo stratagemma di caccia era descritto anche in un'opera del V secolo, il περί ζώων Ινδικών di Timoteo di Ga (Da B. M. Coins, IV) za: qui si trova, come solo assai di recente ha visto Chiara Settis-FruFig. 52 - Moneta di Antonino Pio. goni, anche una puntuale descrizione della caccia al grifone (da esca serve un uomo chiuso in una gabbia), proprio come la vediamo a Piazza Armerina 2. Nel testo di Timoteo — una sorta di Bestiario — , la caccia alla tigre e quella al grifone sono im mediatamente giustapposte, come a Piazza Armerina: segno indubbio che la redazione del programma iconografico della « Grande Caccia » av venne sul filo di repertori — testi e/o immagini — di cinegetica; e del resto, ad accomunare la tigre ed il grifone è anche la loro comune coll ocazione nella lontana e favolosa India, che giustifica insieme lo strava gante espediente per catturare i tigrotti e l'inserimento del grifone, unico animale fantastico fra le tante bestie reali catturate qui 3. 1 W. Seston, in Bull. Soc. Ant. de France, 1952/53, p. 152; J. M. C. Toynb ee,Animals, cit., pp. 72 sg.; spec. C. Settis Frugoni, art. cit. alla nota seguente. 2 C. Settis Frugoni, II grifone e la tigre nella « Grande Caccia » di Piazza Armerina, in corso di stampa in Cahiers Archéologiques; ivi, dati e confronti per la tradizione letteraria e iconografica della caccia alla tigre e al grifone. Non solo su questo punto, la discussione con mia moglie mi è stata per questo lavoro preziosa. 3 Per la collocazione indiana del grifone, v. C. Settis Frugoni, Historia Alexandri elevati per griphos ad aerem. Origine, iconografia e fortuna di un tema, PEK L'INTERPRETAZIOXE DI PIAZZA ARMERINA 949 Tanto nel sett. 14 che nel sett. 13, la parte alta della fascia a mosaico è occupata, come di solito, da notazioni « di paesaggio », piante e belve, che ambientano le scene sottostanti in una zona lontana e selvaggia; la nave del sett. 13 è posta in uno specchio d'acqua che non è però forse un mare, poiché le sue onde non raggiungono (come invece nei sett. 6 e 8) il bordo superiore: cavaliere e nave sono piuttosto, sul filo di una precisa tradizione iconografica, un prolungamento necessario della « tigre allo specchio ». Gruppi di bestie selvagge che assalgono antilopi sono ancora nella metà superiore del sett. 12, dove due cacciatori armati di lancia e scudo si additano, quasi immobili, una preda possibile; in basso; tre uomini stanno accudendo a un pesante carro-gabbia, che probabil mente trasporta proprio il grifone: due cavalieri armati di tutto punto (uno dei quali addita la gabbia) sembrano precederlo, scortandolo verso l'imponente vecchio del sett. 11, protetto da due guardie del corpo (una delle quali addita anch'essa il carro-gabbia), una figura che per la sua caratterizzazione nobile e ricca di dettagli è stata quasi concordemente interpretata come quella del dominus della Villa. In alto, il sett. 11 è occupato dall'unica scena in cui una bestia venga ferita: è un leone che aveva ferito un uomo, e solo per questo, nella « Grande Cattura di ani mali », esso viene colpito di lancia: non rappresentazione di una caccia dunque, ma piuttosto « scena di genere », come i gruppi di leoni e pantere che assalgono qua e là antilopi e gazzelle. Da 11 a 14, il mosaico è dedi cato dunque essenzialmente alla caccia della tigre e del grifone: a quest'ul timo è data un'importanza preminente, se ad accoglierlo si muove il vecchio del sett. 11. Che esso sia il dominus, non saprei crederlo: il costu me non si distingue da quello dei « funzionari » della « terra fra i due mar i»; e inoltre a lui corrisponde simmetricamente, nella metà Ν del nartece 25, il funzionario che frusta lo schiavo nel sett. 5. In ambo i casi, sembra trattarsi piuttosto di ufficiali preposti alla cattura delle bestie: se questo del sett. 11 ha un così nobile e pensoso aspetto, sarà forse piuttosto per il dono rarissimo e prezioso che sta per ricevere in consegna (ma per mandarlo, come tutto il resto, a Eoma) x. Il sett. 10 è occupato da un « paesaggio nilotico », una palude (la Maeotis palus o una delle paludi del Delta), in cui vengono catturati un ippopotamo e un rinoceronte; nel sett. 9 un capride, un bisonte (entrambi con le corna rese inoffensive da una protezione di sughero ο legno), una Roma, 1973, pp. 25 ss. (Il ruolo del grifone nella tradizione iconografica del mondo classico). 1 C. Settis Frugoni, II grifone e la tigre, cit. 950 SALVATORE SETTIS tigre e un cammello sono avviati all'imbarco sulla nave del sett. 8; già sulla passerella d'entrata è un elefante. Come nel sett. 6, il mare occupa l'intera fascia a mosaico con le sue onde piccole e fitte, animate in basso da pesci; sulla passerella di sbarco nella « terra fra i due mari » (sett. 7) è un felino. A questa prima lettura, due norme compositive vanno riconosciute e indicate: prima di tutto, le scene di cattura si svolgono quasi sempre nella parte bassa della fascia figurata, mentre la parte alta offre piuttosto uno « sfondo » occupato prevalentemente da notazioni di paesaggio e scene di genere; esso s'interrompe solo due volte, per i due mari che ci rcondano la terra centrale, dove tutte le bestie convergono da destra e da sinistra. La seconda norma è l'organizzazione simmetrica della composiz ione,che la connette puntualmente all'architettura. Centro di tutto è la « terra fra i due mari », che corrisponde esattamente alla basilica 32/33; rispetto ad esso, la metà destra del nartece è circa 10 metri più lunga della metà sinistra; ciò nonostante, è facilmente riconoscibile una ge nerale struttura che si può rappresentare come segue (P indica « pae saggio », F « funzionario ») : Basilica t PPPPP PPPPP PPPP PPPP PPPP PPPP PPPP TE ERA TEERA PALUDE TERRA MARE di MARE TERRA PALUDE TERRA F SBARCO F FF(F) peristilio Due volte su tre, i funzionari accolgono animali- veicolo di apoteosi (ele fanti, grifone). Ma l'interpretazione di questo mosaico non può farsi senza aver considerato le figure (due personificazioni geografiche) delle esedre ter minali. L'esedra 26 ospita — secondo l'eccellente interpretazione del Carandini 1 — la Mauretania, caratterizzata da una lancia, un leopardo e un orso. Più complessa è l'interpretazione della meglio conservata ese dra 27: qui l'iconografia appare elaborata partendo dalle figure di Africa sulle monete contemporanee (dove, dall'età di Massimiano in poi, alla tradizionale cornucopia si era sostituita, come qui a Piazza Armerina, 1 Bicerche, cit., p. 48; Dial, di Arch., I, 1967, p. 104; IV/V, 1970/71, p. 130. ΙΈΒ L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 951 la zanna di elefante x); ma la mancanza del leone e l'accumulo di attributi più orientali (la tigre certamente, la fenice probabilmente alludono al l'India 2, l'elefante è del tipo con orecchie piccole, dunque non africano ma indiano 3) inducono a vedere in questa figura non tanto l'Africa (e nemmeno l'Asia 4), quanto piuttosto l'India 5. Ma la cattura della pantera del sett. 1, immediatamente vicina alla Mauretania dell'esedra 26, è ambientata, come si è visto, in Mauretania; mentre la cattura della tigre e del grifone dei sett. 13 e 14 sono sicur amente immaginate in India, e perciò poste accanto all'India dell'esedra 27. All'estremità sinistra del grande nartece 25 corrisponde dunque l'Occi dente (Mauretania), all'estremità destra l'Oriente (India); la terra cen trale, fra i due mari, è l'Italia, come si è visto. Si può andar oltre: la pa lude del sett. 10 è, si è detto, un « paesaggio nilotico », e perciò giusta mente posto a oriente rispetto all'Italia; la palude del sett. 3, dunque nella metà « occidentale », non è una generica palude, da servire come sfondo ovvio ed opportuno per la caccia al cinghiale 6; ma, per la collo cazione assolutamente simmetrica al « paesaggio nilotico », ad eguai di stanza dal centro della composizione, dev'essere una palude determinata, una di quelle che gli antichi geografi collocavano all'interno della costa africana: molto probabilmente il lacus Tritonis, a S di Lambesi e Hadrumetum, e famosissimo nell'antichità 7: una delle diciture della Tabula Peutingeriana lo mette a confronto con la palude Meotide 8. Al simmetrico convergere verso il centro della composizione del grande nartece, cor risponde dunque l'arrivo in Italia di bestie di ogni genere, convogliate 1 L. Rocchetti, in Enc. Arte Ant., I, 1958, p. 108. 2 Per la versione indiana del mito della Fenice, v. spec. R. van den Broek, The Myth of the Phoenix according to Classical and Early Christian Traditions, Leiden, 1972, pp. 147 ss. e 305 ss.; sul significato della fenice, cfr. anche E. H. Kantorowicz, The King's Two Bodies, Princeton, N.J., 1957, pp. 388 ss.; M. Walla, Der Vogel Phoenix in den antiken Literatur und der Dichtung des Laktanz, Diss. Wien, 1969. 3 J. M. C. Toynbee, Animals, cit., pp. 16 s. 4 Così H. P. L'Orange, Nuovo contributo, cit., p. 93. 5 Già H. Kaehler, Die Villa des Maxentius, cit., p. 33. 6 In gen., J. Aymard, Essai sur les chasses, cit., pp. 301 ss. 7 Windberg, BE, VIII A 1, 1939, ce. 305 ss. 8 Segni. VII, 5 (il lacus Tritonis è spostato sotto i montes cyrenei): Hic lacus Tritonnm. Hit montes subiacent paludi simili Meotidi, per quem (da cor reggersi certo in quam) Nilus transit. Cfr. A. e M. Levi, Itineraria pietà. Cont ributo allo studio della Tabula Peutingeriana, Roma, 1967, p. 20 nt. 7 (non necessaria mi sembra la spiegazione che di questa dicitura da il Windberg, art. cit., c. 311, 11. 65 ss.). 952 SALVATORE SETTIS da Occidente e da Oriente; a suggerire la complessa organizzazione che era dietro questa colossale e continua fornitura per gli spettacoli del l'Anfiteatro, portatori e schiavi non bastavano: ad essi si aggiungono i funzionari imperiali (procuratoresi) dei sett. 7 (Italia) e, simmetricamente, 5 (Occidente) e 11 (Oriente). La caccia ο la cattura di animali è soggetto perfettamente ovvio nel mosaico pavimentale di una villa di campagna 1, e del resto in ogni programma iconografico che voglia essere celebrativo della virtus di un uomo ο di un principe (p. es. nel mausoleo di Centcelles, probabilmente di Costante 1 2 ; e, parallelamente, è abbastanza frequente che lo sfondo di una scena (p. es. nilotica 3) si trasformi, per l'indicazione sommaria di città e monti e fiumi, in un « paesaggio semigeografico » 4. Ma quello di Piazza Armerina è l'u η i e ο caso in cui le singole scene di cattura di animali siano disposte su uno sfondo paesistico che va inteso come spazio geografico che copre il mondo dalla Mauretania all'In dia,secondo una lettura che è suggerita sia dalle personificazioni nelle esedre terminali, sia dall'ordine in cui sono disposte le bestie catturate, sia infine da alcune notazioni di carattere espressamente « cartografico »: i due mari ai lati dell'Italia (rispettivamente sett. 6 e 8), le due zone pa ludose (sett. 3 e 10), la distinzione, negli « sfondi» offerti nella metà su periore della fascia, di terre selvagge — dove lo « sfondo » è solo vegeta zione: sett. 1-3 e, simmetricamente, 11-14 — e terre abitate, indicate da veloci rappresentazioni di edifici (sett. 4-5 e, simmetricamente, 9-10), che si possono assimilare alle « vignette » in uso presso gli antichi carto grafi 5. 1 T. Précheur-Canonge, La Vie rurale en Afrique romaine d'après les mo saïques, Paris, s.d. (ma 1962), pp. 16 ss., da un elenco di cacce nei mosaici afri cani; efr. anche I. Lavin, The Hunting Mosaics of Antioch and their Sources, in Dumb. Oaks Pap., XVII, 1963, pp. 179 ss.; J. W. Salomonson, La Mosaïque aux chevaux, cit., pp. 26 ss. 2 T. Hauschild, H. Schlunk, Vorbericht über die Arbeiten in Centcelles, in Madr. Mitt., II, 1961, pp. 119 ss.; H. Schlunk, Bericht über die Arbeiten in der Mosaikkuppel von Centcelles, in Adas 8vo Congr. Arq. Crist.. Barcelona, 1972, pp. 459 ss. 3 In gen., L. Foucher, Les mosaïques nilotiques africaines, in La Mosaïque greco -romaine, cit., pp. 137 ss., e la bibliografìa ivi citata. 4 A. e M. Levi, Itineraria pietà, cit., pp. 44 ss. — Si può ricordare l'antica tradizione di dare uno sfondo ' cartografico ' a scene di battaglia nella pittura trionfale: Liv. XLI, 28 Sardiniae forma erat atque in ea simulacra pugnarum pietà (a. 177/6 a.C). 5 A. e M. Levi, Itineraria pietà, cit., pp. 33 ss. e 65 ss. PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 953 « Grande Cattura di animali » e rappresentazione « cartografica », dalla Mauretania all'India, con centro sull'Italia: su questi due piani di lettura va tentata, congiuntamente, l'interpretazione del pavimento musivo del nartece 25. H. P. L'Orange ha indicato il significato di questo grandioso dispiegamento di animali catturati per l'anfiteatro romano: un'esalta zione della potenza dell'imperatore, che offre al popolo di Roma omnia ex toto orbe terrarum (ammalia) (8.H.A., Ant., 10,8-9) 1, manifestando così la sua munificentia. Accanto alla rappresentazione di cacce e catture di animali nelle più lontane province, l'annessione della fauna (tigre, elefante indiano, il mitico grifone) di paesi posti oltre i confini dell'Impero è topos encomiastico che implica la devozione e il timore dei sovrani e dei popoli non direttamente soggetti a Roma, p. es. i Persiani: rex Me Persarum . . . offert (all'imperatore romano) interim varia miracula, eximiae pulchritudinis feras mittit, amicitiae nomen impetrare contentus (Paneg. II = 10 [a. 291], 10,7); ipse Me rex (dei Persiani) . . . turn legatione mittenda, gemmis sericoque praebendo, ad hoc triumphalibus beluis in tua esseda suggerendis, etsi adhuc nomine foederatus, iam tarnen tuis cultibus tributarius est (Paneg. XII = 2 [a. 389], 22,5). È dunque insieme evocato un altro tema dei Panegyrici: l'eco delle imprese dell'imperatore suscita anche nei popoli più lontani un rispettoso timore, talché persino AetMops et Indus intremuit in seguito a un'impresa di Costanzo Cloro in Egitto (Paneg. IV = 8 [a. 297], 5,2; cfr. 20,4). Perciò 1'« avorio Barberini » (Fig. 53) mescolerà un elefante, un leone e una tigre ai Barbari che por tano donativi al sovrano 2: l'esibizione e lo spreco delle bestie nell'Anfi teatro offriva così, su un colorito scenario, un'eloquente misura della potenza del principe. Gli elefanti, triumphales beluae 3, e il grifone, vei colo di apoteosi4, mostrati con grande evidenza (i primi al centro, nella « terra fra i due mari », davanti all'aula absidata 32/33; il carro col grifone catturato esibito e segnato a dito da un cavaliere e da una guardia del corpo nella mossa scena dei sett. 11-12) sembrano ancora rinviare a l 'ambito dell'ideologia imperiale: non è forse un caso che un grifone com paia egualmente nel mosaico di caccia del Palazzo di Costantinopoli 5, quasi che neppure quel mitico animale, che la tradizione collocava ai 1 2 e tav. 3 u. Lit. 4 5 H. P. L'Orange, Nuovo contributo, cit., pp. 92 sg. A. Grabar, T/Empereur dans Vari byzantin, Strasbourg, 1936, pp. 48 ss. IV. F. Matz, Der Gott auf dem Elephantenwagen, in Abhandl. Akad. Wise, Mainz, 1952, 10, pp. 717 ss. C. Settis Frugoni, op. cit. sopra a pag. 948, nt. 3. H. P. L'Orange, Nuovo contributo, cit., pp. 94 s. e tav. XXXIV b. 954 SALVATORE SETTIS Illustration non autorisée à la diffusion (Da A. Grabar, L'età d'oro di Giustiniano, 1966) Fig. 53 - «Avorio Barberini » (Parigi, Museo del Louvre). PEB l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 955 confini del mondo, potesse sottrarsi al flusso impetuoso e inarrestabile delle Cacce imperiali. Ma è piuttosto lo sfondo « cartografico » di questa « Grande Cattura di animali » che, andando ben al di là di un'ambientazione paesaggistica, costituisce un assoluto unicum iconografico 1. Stesa nel lungo corridoio ai piedi della dominante aula absidata, la « mappa » delle terre da cui provengono gli animali dell'Anfiteatro fa pensare alle parole del Paneg irista: come l'imperatore, il dominus di Piazza Armerina è posto in tarn arduo . . . fastigio, ex quo véluti terras omnes et maria despìciat (Paneg. II = 10 [a. 291], 3,3): poiché, sin dall'orbi» pictus di Agrippa, una carta geografica, offrendo — dispiegate ed evidenti — le conoscenze degli uomini sul mondo, sembra quasi assicurare a chi la possiede ο ne ordina l'esecuzione una sorta di dominio sulle zone rappresentate. Perciò, una carta geografica è dono adatto a un imperatore, Nerone ο Giuliano l'A postata 2, ο può essere da un imperatore, Teodosio (Ι ο II?), commissio nata ed a lui dedicata con versi solenni 3; perciò Mettio Pompusiano, che aveva una carta geografica del mondo dipinta nella propria casa, ο su una pergamena di sua proprietà, fu proprio per questo — non meno che per un oroscopo che gli prediceva l'impero — esiliato e poi messo a morte da Domiziano 4. In anni non lontani dal mosaico di Piazza Ar1 Gli esempi di mosaici di caccia posti prima di una « sala d'apparato » in case africane, richiamati da J. W. Salomonson, La Mosaïque aux chevaux, cit., p. 26 nt. 1, e poi da A. Carandini, Appunti sulla composizione, cit., p. 123, varranno perciò come precedenti di Piazza Armerina, non come loci paralleli. 2 Carta dell'Etiopia offerta a Nerone: Plin., N.H., XII, 19; lettera di Giuliano ad Alipio per ringraziarlo dell'invio di una carta geografica: Iulian., Ep. XXIX ed. Bidez. 3 Conservati da un monaco irlandese, Dicuil, autore nell'825 di un pre zioso Liber de mensura orbis terrae (cfr. M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, 1, München, 1911, pp. 647 ss.). Nell'ed. di G. Parthey (Berlin, 1880), i passi dov'è menzionato il lavoro cartografico dei missi di Teo dosio sono alle pp. l11 ss·, 510 Si·; alle pp. 19-20 i versi di dedica: Hoc opus egregium, quo mundi summa tenetur, / aequora, quo montes, fluvii, portus, fréta et urbes / signantur, cunctis ut sit cognoscere promptum, / quidquid ubique latet, clemens genus, inclita proles, / ac per saecla pius, totus quem vix capii orbis, / Theodosius princeps venerando iussit ab ore / confici, ter quinis aperti cum fasbicus annum. / Supplices hoc famuli, dum scribit pingit et alter, / mensibus exiguis, veterum monumenta secuti, j in melius reparemus opus culpamque priorem / tullimus ac totum breviter comprendimus orbem; / sed tarnen hoc tua nos docuit sapientia, princeps. 4 Suet., Dom. 10,3: interemit . . . Mettium Pompusianum, quod habere imperatoriam genesim vulgo ferebatur (cfr. Vesp. 14,3) et quod depictum orbem 956 SALVATORE SETTIS merina, un retore di Autun, chiedendo che una carta del mondo fosse posta nei portici della rinnovata scuola della sua città, sottolineava il valore esortativo delle carte geografiche: videat... iuventus et cotidie spectet omnes terras et cuncta maria et quicquid invietissimi principes urbium, gentium, nationum aut pietate restituunt, aut virtute devineunt aut terrore defigunt {Paneg. V = 9 [a. 298], 20 sg., spec. 20,2): poiché la rap presentazione geografica delle regioni del mondo va guardata come il teatro delle imprese imperiali. Perché questi temi abbiano trovato posto a Piazza Armerina, po trebbe dirlo solo la biografia, e l'intenzione, del primo proprietario della Villa. Vili. La corsa di quadrighe nel Circo Massimo che decora l'oblunga st. 42 (Fig. 54) x è la più elaborata e complessa rappresentazione che di questo soggetto ci abbia lasciato l'arte antica 2. La cura con cui sono distinte, dal colore dei vestimenti degli aurighi, le quattro fazioni fa ricordare il loro ricorrente significato come allegoria delle stagioni e del fluire circolare del tempo3, e dunque apparenta questo tema alle Sta gioni delle st. 30 e 17 (supra, C I), dove la connessione con temi erotici indicava 1" eternità dell'amore ' (per il significato delle Stagioni come tema di « vittoria sul tempo », infra, C X i). I tre templi (di Eoma, di Giove, di Èrcole) posti nella testata set tentrionale del Circo 4 non vogliono offrire una puntuale collocazione topografica, ma piuttosto evocare presenze familiari (come il Circo, come l'Anfiteatro) della lontana Urbs, con un tono celebrativo che ricorda da vicino quello del Panegirista di Massimiano dell'anno 289: Felix . . . Roma . . . quae nunc sine dubio praesentiam vestri (sdì. Diocletiani et Maximiani) sibi ftngit . . . invocando Statorem Iovem Herculemque Victo- terrae in membrana. . . cir cumferret; la stessa notizia in Case. Dio LXVII, 12,4, che però vuole la carta εν τοις τοϋ κοιτώνος τοίχοις έγγεγραμμέυη. Sul perso naggio, cfr. Lamberts, in BE, XXI, 2, 1952, e. 2424. 1 G. V. Gentili, Le gare del circo nel mosaico di Piazza Armerina, in Boll. d'Arte, XLII, 1957, pp. 7 ss. 2 M. P. Tambella, in G. Becatti ed altri, Baccano, cit., 78 sg. nt. 30, con bibl. 3 A. Frazer, The Cologne Circus Bovi; Basileus Helios and the Cosmic Hippodrome, in Essays Lehmann, cit., pp. 105 ss.; cfr. i testi offerti da F. Cumont, Monuments et mystères de Mithra, II, Bruxelles, 1896, pp. 68 ss.; P. Wuilleumier, in MEFB, 43, 1926, pp. 184 ss.; cfr. poi spec. G. M. A. Hanfmann, The Season's Sarcophagus, cit., I, pp. 159 ss. 4 G. V. Gentili, Le gare del circo, cit., fig. 22. MEFRA 1975, 2. to 63 958 SALVATORE SETTIS rem (Paneg. II = 10,13,1-4) x. Un tempio di Hercules Victor — che vi era rappresentato, come a Piazza Armerina, con la clava — era dav vero presso il Circo Massimo; il tempio di Giove del mosaico potrebbe anche essere quello del Capitolium, e l'iconografia di Giove col fulmine è stata adottata certo per simmetria con l'Èrcole armato di clava. Il tempio di Roma, posto al centro dei tre, ha nell'iconografia contempora nea la funzione di richiamare Vaeternitas e la félicitas della prima città dell'Impero e del mondo 2. Scene di circo sono abbastanza frequenti nei mosaici e altrove 3, e più d'una volta l'identificazione col Circo Massimo è, come a Piazza Armerina, suggerita da esplicite indicazioni, delle quali la più caratteriz zante è forse la statua della Magna Mater sul leone posta sulla spina. Ma, ancora una volta, a Piazza Armerina incontriamo un assoluto tiapax iconografico: questa statua vi è mostrata sì, ma di spalle (Fig. 55): un fatto, questo, per quel che so, perfettamente unico nella tradizione iconografica antica, che ovviamente mostrava sempre il volto degli dei, e che ricorre a rappresentazioni di spalle solo quando una figura faccia parte di un gruppo. Questo hapax non può essere senza significato. Il confronto col rilievo di Foligno (Fig. 56) 4 rende sicuro che questa stra narappresentazione, unendosi a una generale inversione della scena del Circo, aveva la funzione di obbligare lo spettatore proveniente dal peri stilio 8 a considerare che il punto di vista della scena di circo corrispon deva, nel Circo romano, al lato del Palatino 5. Chi venisse dalla zona res idenziale della Villa, arrestandosi un momento sulla soglia fra il vesti bolo 40 e la sala del Circo, 42, guardando dall'alto la corsa di qua drighe, si trovava, rispetto a questa, nella posizione di chi guardasse gli spettacoli del Circo Massimo dalla loggia imperiale. La scelta di uno dei due lati lunghi del Circo sarebbe stata infatti senza significato, e non avrebbe condotto a elaborare un unicum iconografico come la Magna 1 II richiamo è già in G. V. Gentili, Le gare del circo, cit., p. 27 nt. 67. 2 A. Grabar, L'Empereur, cit., pp. 217 ss. 3 C. Anti, in Festschrift für Rudolf Egger, I, Klagenfurt, 1952, pp. 189 ss.; I. Lavin, in Dumb. Oaks Pap., XVII, 1963, pp. 250 s.; M. P. Tambella, loc. cit. sopra a p. 956, nt. 2; papiri: V. Bartoletti, in Enc. Arte Ant., V, 1963, p. 946 nrr. 12 e 17. 4 G. V. Gentili, Le gare del circo, cit., fig. 10 e p. 11. 5 L'osservazione è stata con troppa timidezza avanzata dal Gentili, Le gare del circo, cit., p. 8. La statua della Magna Mater emerge fra tutte quelle poste sulla spina non solo per le dimensioni, ma anche perché tutte le altre sono rese come silhouettes antitetiche a due a due, senza rilievo e in colore uniforme. PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 959 Illustration non autorisée à la diffusion (Dal Boll. d'Arte, XL/7, /957) Fig. 55 - La « Magna Mater » vista di spalle, sulla « spina » del Circo Massimo. Mater di spalle, se si fosse pensato a uno spettatore comune, che poteva sedere indifferentemente in qualsiasi punto delle gradinate x. L'unione di un circo a una sontuosa residenza non è né nuova né sorprendente in età tardo-antica: in anni certo non lontani da questi, Massenzio includeva nelle grandiose costruzioni elevate in pochi anni lungo la via Appia un circo, la cui relazione con la villa suburbana del- 1 Se il Circo è mostrato dallo stesso lato in monete di Traiano e di Caracalla, è per ricordare lavori di rifacimento compiuti da quegli imperatori sul fianco verso il Palatino: cfr. M. Pensa, L'architettura traianea attraverso le emis sioni monetali coeve, in Atti CeSOIB, II, 1969/70, pp. 237 ss., spec. pp. 257 ss. 960 SALVATORE SETTIS Illustration non autorisée à la diffusion (Dai 'αού. d'Arte, XLii, iì/òy) Fig. 56 - Le gare del Circo Massimo nel rilievo di Foligno. l'imperatore ripeteva puntualmente il modello Palatino /Circo Massimo; e un circo è costante elemento di tutte le residenze imperiali di questo periodo (palazzo Sessoriano a Boma, Treviri, Milano, Salonicco, Antiochia, Costantinopoli (Fig. 57) x; probabilmente anche Aquileia 2). Se il modello romano (Fig. 58) viene tante volte ripetuto (e la coscienza di quest'imi tazioneè esplicitamente affermata, per Treviri, in Paneg. VII = 6 [a. 310], 22,5 video circum maximum aemulum, eredo, Romano), non sarà solo per la sua autorità, ma soprattutto per il valore simbolico che vengono ass umendo le gare del circo nell'ideologia del potere imperiale, come allegoria della perpetua vittoria del principe 3. Non dissimile era l'intendimento di Commodo, quando volle un anfiteatro presso la sua villa di Lanuvio, ut domi bestias interficeret {S.H.A., Comm., 8,5). A Piazza Armerina, la costruzione di un circo non era concepibile, poiché manca una città vicina (come a Spalato): e, come a Spalato nel Mausoleo (supra, C V), il Circo vi è soltanto evocato. Ma qui, di più, la collocazione rispetto alla Villa e l'abnorme raffigurazione della Magna Mater di spalle, rammemorando « allusivamente » agli abitanti della Villa e ai loro ospiti e visitatori un elemento fìsso dell'iconografia delle case imperiali, sembrano voler assimilare in qualche modo questa nobile e ricca residenza di campagna al Palazzo romano dei Cesari. 1 Per tutto ciò, A. Frazer, The Iconography of the Emperor Maxentius' Buildings in via Appia, in Art Bull., XLVIII, 1966, pp. 385 ss. 2 V. Scrinari, in Enc. Arte Ant., I, 1958, p. 514. 3 A. Grabar, L'Empereur, cit., pp. 62 ss. PER L INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA CIO.CUS 961 V Δ Q. Ι Δ Ν U S \ Illustration non autorisée à la diffusion IMPERIALI Fig. 57 Via sulla - Piante COI Appia. CIRCHI: schematiche 3. Antiochia. 1. PALAZZO 7. costantinopoli. che 4.illustrano SeSSORIANO. Milano. (Χ)α Art Bull., 5.la2.Salonicco. relazione XLVIII, VlLLA 1966) DI dei 6.MaSSENZIO Treviri. Palazzi IX. L'oblunga sala 46, simmetrica a quella del Circo per forma e collocazione, è decorata con frammentari resti di figure (Fig. 59), quasi Illustration non autorisée à la diffusion Fig. 58 - II « Palatium » e il Circo Massimo nel plastico del Museo de PER l'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA AKMERINA 963 Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Fototeca Unione nr. 3943) Fig. 59 - Veduta d'insieme del « tepidarium » 46 con resti del mosaico PAVIMENTALE (SONO VISIBILI GLI ATLETI CON SCUDO E FIACCOLA). del tutto inediti1 e nient'affatto studiati, che comprendono una sorta di lampadedromia. Come a Piazza Armerina, anche in altri monumenti, enumerati dal Giglioli 2, i corridori portano lo scudo oltre che la fiaccola. 1 Una foto da G. V. Gentili, Le gare del circo, cit., p. 16 flg. 12; ma è solo un particolare. Descrizione sommarissima in Gr. V. Gentili, La villa erculia di Piazza Armerina. I mosaici figurati, Milano, 1959, p. 12. 2 La corsa della fiaccola ad Atene, in Bend. Accad. Lincei, s. V, XXXI, 1922, pp. 315 ss.; Idem, Lampadedromia, in Arch. Class., Ill, 1951, pp. 147 ss.; cfr. ancora R. Patrucco, Lo sport nella Grecia antica, Firenze, 1972, pp. 124 ss.; P. E. Arias, in Ant. Kunst. XVII, 1974, pp. 121 s. 964 SALVATORE SETTIS In età romana sono note lampadedromie in onore dell'imperatore: in Attica {CI. A. Ili, 1096: a. 112 d.C.) e a Napoli (Stat., Sito. IV 8,45). Ogni possibile interpretazione simbolica deve partire dalla frequente metafora di cui il migliore esempio offre Lucrezio (II, 77: in ... brevi spatio mutantur saecla animantium, et quasi cursores vitai lampada tradunt) ; ma a Piazza Armerina la vicinanza coi soggetti termali e « sportivi » delle st. 43 e 45 spinge piuttosto a interpretarlo come un soggetto soltanto agonistico. Andrà ricordato in questo contesto che Pirrone di Elide, pittore prima che filosofo, aveva dipinto nel ginnasio della sua città λαμπαδιστας μετρίως έχοντας (Diog. Laert. IX, 61). Ma soprattutto: per quel che è dato di vedere in loco, non tutta la decorazione della sala 46 era occupata dalla lampadedromia: potevano assai probabilmente trovarvi posto, accanto ad essa altre gare 1, come sembrano indicare anche le scene di preparazione alle gare che decorano l'antistante vestibolo 45 2. In ogni caso, la simmetria col Circo della sa la 42 è sufficiente a giustificare la congettura che la sala 46, di forma analoga, fosse destinata a rappresentare gare compiute nello Stadio. La lampadedromia greca si svolgeva, per quel che ne sappiamo, per le strade delle città3: ma, nella forma in cui la vediamo a Piazza Armerina, coi corridori armati di scudo, essa sembra piuttosto un adattamento delle antiche corse di opliti, che si correvano negli stadi, e dove l'arma più costantemente presente è proprio lo scudo 4. Sparsi indizi di una tal corsa, con fiaccole ed armi, si hanno nel mondo greco (ma non se ne conosce il nome antico) 5 ; la rappresentazione più importante ne è certamente un mosaico romano di Villa Albani, di quasi certa provenienza urbana, del quale manca uno studio particolare e qualsiasi plausibile classificazione cronologica (Fig. 60) 6. Il Circo e l'Anfiteatro, e probabilmente anche lo Stadio, affollati e rumorosi centri della vita urbana, trovano così un loro posto nella sol itudine rurale di Piazza Armerina. 1 II certamen eapitolinum era ancora celebrato al principio del TV secolo: Gr. Wissowa, BE. Ili, 2, 1899, cc. 1528 ss.; le gare atletiche si svolgevano nello stadio di Domiziano. 2 Fotografia di G-. V. Gentili, La villa erculia, cit., tav. IV. 3 H. A. Harris, Sport in Greece and Rome, London, 1972, p. 33. 4 R. Patrucco, Lo sport, cit., pp. 97 s. 5 Cfr. J. Pouillox, Lampadédromies thasiennes, in Mélanges d'archéologie et d'histoire offerts à Charles Picard, Paris, 1949, II, pp. 847 ss., spec. pp. 851 s. 6 Non studiato in particolare, per quel che so: conosco solo la bibliografia, tutta assai antica, data da Gr. Q. Giglioli, in Arch. Glass., Ill, 1951, cit., p. 161 nt. 4; il disegno è riprodotto anche da J. Pouilloux, art. cit., p. 851 fig. 4. PER L INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 965 X. a) A parte va considerata l'aula triloba 48 coll'antistante peri stilio ovoidale 47 {supra, C VI) e le stanze adiacenti 50-55 (infra, C X g). Come si è detto, gli animali del peristilio 47 e del passaggio 58 si connet tono direttamente a quelli del peristilio 8, ma al tempo stesso preparano il tema del riquadro centrale dell'aula triloba: una sorta di catalogo f igurato, purtroppo largamente lacunoso, degli avversar! di Èrcole (Fig. 61), (Da Baumeister, Denkmäler, / 2) Fig. 60 - Disegno di un mosaico di Villa Albani con lampadedromia. che vengono mostrati sparsi, morti ο morenti, come su un campo di bat taglia hostium strage completus (Paneg. VII = 6 [a. 310], 6,3). Sono vi sibili il leone nemeo, Gerione tricorpore, l'idra di Lerna, il toro di Mar atona, la cerva cerinitide, Cerbero, il serpente delle Esperidi, ma soprat tutto i cavalieri Bistoni e le loro feroci cavalcature: un tema, questo, che occupa da solo metà del riquadro, e nei punti di maggior rilievo, presso i quattro angoli e nella fascia centrale che corre fra le esedre A e C. La rappresentazione degli avversari di Èrcole come allusione alle sue fatiche non è senza altri esempi: un mosaico di Cartama, uno di Acholla, un rilievo di Acarne; segni raccorciati di alcune Fatiche si ac- 966 SALVATORE SETTIS (Da G. V. Gentili, La villa erculia di Piazza Armerma, 1059) Fig. 61 - Disegno d'insieme del riquadro centrale del pavimento A MOSAICO DELL'AULA TRILOBA 48. compagnano alla completa rappresentazione di altre su alcuni sarcofagi1. Ma la grande preminenza data, fra le imprese di Èrcole, ai caval ieri Bistoni, è un altro degli hapax iconografici di Piazza Armerina, tanto più che nel ciclo delle Fatiche questa è una delle più raramente rappre- 1 Cartama: M. Floriani Squarciapino, Fatiche d'Ercole, in Arch. Glass., Χ, 1958, pp. 106 ss., spec. p. 107; Acholla: G.-Ch. Picard, Deux sénateurs r omains inconnus, in Carthago, IV, 1953, pp. 121 ss., spec. p. 125; Acarne: Gr. Daux, in Bull. Corr. Hell, LXXXIV, 1960, p. 656; sarcofagi: C. Kobert, Die antiken Sarkophagreliefs, III, 1, Berlin, 1897, nrr. 126 e e 131. PER l'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 967 sentate 1, e lo è di solito in gruppi di poche figure (si contrappongono a Èrcole una ο due cavalle, raramente tre ο quattro, e solo talvolta Diomede), rispetto ai quali l'iconografia di Piazza Armerina è un notevolis simo ampliamento, offrendo la rappresentazione di gran lunga più vasta e ricca che di questo mito si abbia. Assolutamente insolito è il rilievo dato ai cavalieri, che appaiono qui i veri avversari di Èrcole; la tradizione iconografica e mitica, che gli contrapponeva piuttosto le cavalle antropofaghe, appare quindi « superata » (anche perché i cavalli, dovunque ciò sia visibile, sono di sesso maschile: cfr. Lact., Div. Inst. I 9,2 equos féroces). Che proprio questa sia (solo a Piazza Armerina) la più impor tante fra le fatiche di Èrcole, andrà spiegato. b) Le tre fasce rettangolari che segnano il passaggio dal riquadro centrale alle esedre sono occupate da altrettante coppie di miti, caratterizzati (come le vicine rappresentazioni delle esedre Β e C e del riquadro centrale) dall'assenza dei loro protagonisti divini. Nella fascia settentrionale (Fig. 62) sono O. V. Gentili, La villa erculia di Piazza Armerina, 1959) Fig. 62 - Disegno d'insieme del mosaico dell'esedra A dell'aula triloba 48. 1 F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensage, Marburg/Lahn, I9602, pp. 141 s.; Idem, Denkmälerlisten zur griechischen Heldensage, I, Mar burg/Lahn, 1971, pp. 144 ss. 968 SALVATORE SETTIS sentate due metamorfosi, di Dafne e di Ciparisso, in perfetta rispon denza alla scena dell'adiacente esedra A, dove Èrcole è coronato di alloro, e fra gli alberi alle sue spalle è un cipresso (cupressus horizontalis ο maschile, usato per coprire la vite: Plin., Ν .II. XVI, 141 *): correnti simboli, questi due alberi, il primo di vittoria, il secondo di immortalità. Nella fascia orientale (Fig. 63) sono mostrati Andromeda (chi ha pensato al mito di Esione, che ha identica iconografia, lo ha fatto per collegare ad Èrcole questa scena; ma ciò non è necessario, perché nessuno dei miti di queste fasce si connette ad Èrcole; (Da G. V. Gentili, La villa eroulia di Piazza Armerina, 1959) Fig. 63 - Disegno d'insieme del mosaico dell'esedra Β dell'aula triloba 48. ad Andromeda fa pensare se non altro la maggior diffusione del mito e delle immagini relative) ed Endimione: dunque, due esempi di metamorfosi di uomini in stelle, ο di immortalità astrale, a contrasto coi sovrastanti giganti dell'esedra B, poiché la loro lotta contro gli dei era stata υπέρ αύτοϋ αί&έρος (Nonn., Dionys., II, 362; Andromeda εντός 'Ολύμπου, ibidem, XXV, 123). Ι miti della fascia meridionale (Fig. 64) sono quasi interamente distrutti; ma i pochi resti (foglie di vite, testa di animale: un toro?)2 permettono di congetturare 1 Cfr. H. O. Lenz, Botanik der alten Griechen und Römer, Gotha, 1859, p. 372. 2 Descrizione in CI. V. Gentili, in Not. 8c, 1950, p. 308. PER LINTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 969 almeno un'integrazione, quella della metamorfosi di Ampelos, che avrebbe con l'adiacente esedra C (Licurgo e Ambrosia) un rapporto analogo a quello riscontrato fra le altre due fasce e le rispettive esedre. Impossibile è invece, data la completa mancanza di resti, indicare la seconda scena, assai probabilmente un'altra metamorfosi, che doveva essere rappresentata qui (che fossero due, si può dedurlo con certezza dalla simmetria con le altre due fasce); si può solo velocemente suggerire che Kissos («edera») sarebbe perfe ttamente al suo posto qui, anche perché la sua metamorfosi è trattata insieme con quella di Ampelos da Nonno di Panopoli (Dionys. X, 178 ss. e 401 ss.); si tratta tuttavia di un soggetto rarissimo nelle arti figurative 1. Il carattere di queste tre « predelle » 2 è sì dunque decorativo, come si è sempre ripetuto; ma la scelta dei soggetti non è gratuita, e appare anzi condi- (Da G. V. Gentili, La villa eroulia di Piazza Armerina, 1060) Fig. 64 - Disegno d'insieme del mosaico dell'esedra C dell'aula triloba 48. 1 Conosco solo un vaso citato da E. Joly, in Enc. Arte Ani., IV, 1961, p. 364. 2 Questo termine è usato, ad altro proposito, da R. Brilliant, Roman Art, cit., p. 143 (di questo libro si vedano le pp. 135 ss.: Fields of Interior Design: the Floor). 970 SALVATORE SETTIS zionata dal rapporto coi miti delle esedre adiacenti, e da precise rispondenze strutturali: a Ν due metamorfosi in piante che simboleggiano la vittoria e l'im mortalità, vicino a un'incoronazione trionfale di Èrcole che ne indica l'intr oduzione fra gli Immortali; a S due metamorfosi (forse) in piante dionisiache, vicino a una vittoria di Bacco; a E due metamorfosi in astri, vicino ai Giganti che han tentato la conquista del cielo. Non dissimilmente, un poeta potrebbe, descrivendo un paesaggio ο un mito, fare ad alcuni degli elementi che lo costituiscono, per analogia ο per con trasto, veloci, eleganti allusioni eziologiche (cfr. p. es. Nonn., Dionys., II, 80 egg·)· c) Nell'esedra settentrionale A è mostrato Èrcole (Fig. 62), in una composizione purtroppo assai mutila, ma dove è ben riconoscibile, come tutti han visto, l'apoteosi dell'eroe, rappresentata, contro l'abitudine, nella forma di un'incoronazione. La scena non è stata ancora compiuta mente spiegata, e le esegesi che se ne sono date *■ non sono state sinora appoggiate a puntuali paralleli iconografici. Lo schema deriva dirett amente da quelli in uso per le scene di premiazioni di atleti (p. es. un ri lievo ateniese) 2, e già per questo si presentava come adatto a indicare nell'apoteosi dell'eroe il premio di tante vittorie; ma il precedente icono grafico più immediato è nei tipi monetali in cui l'imperatore viene coro nato prima dal Senato 3, poi da un dio, che può essere lo stesso Èrcole in emissioni di Massimiano 4. Lo schema si ritrova anche nell'arte monum entale, come nel riquadro della volta dell'arco di Traiano a Benevento, dove l'imperatore è coronato da Victoria5; ma sulla linea della formula presente a Piazza Armerina si collocano specialmente alcune scene, in cui alla coppia coronatore-coronato si aggiunge una terza figura che tocca la mano ο il braccio al coronato: così prima di tutto nel grande fregio dell'arco di Costantino, dove Roma guida l'imperatore coronato da Victoria (Fig. 65), così in una moneta dove Caracalla e Geta, 1 Spec. Gr. V. Gentili, La villa erculia, 1959, cit., p. 30; G. Manganaro, in Arch. Class., XI, 1959, pp. 246 s.; H. P. L'Orange, Likeness and Icon, cit., 174 ss. e passim,; Idem, Nuovo contributo, cit., pp. 96 ss. — La scena è ovvia mente citata e brevemente commentata in moltissimi altri studi su Piazza Armerina. 2 F. Castagnoli, in Boll. Comm. Arch. Com. Borna, LXXI, 1943/45, pp. 20ss. estr. Cfr. uno schema analogo, di incerta esegesi, in una pittura della cat acomba di Pretestato: P. Testini, Le catacombe e gli antichi cimiteri cristiani di Eoma, Bologna, 1966, tav. IV di fronte a p. 256. 3 R. Brilliant, Gesture and Bank, cit., p. 87 flg. 2.86. 4 Idem, ibidem, p. 203 fig. 4.110, cfr. fig. 4.105. 5 F. J. Hassel, Der Trajansbogen in Benevent, Mainz, 1966, tav. 33,1. (Da R. Bianchi-Bandinelli, Roma. L'a Fig. 65 - Particolare del grande fregio dell'arco di Cost 972 SALVATORE SETTIS coronati da Èrcole e da Bacco, si stringono la mano nello schema della Concordici Augustorum (Fig. 66) x. La corona di alloro, anche quando è usata per un principe, lo indica come vincitore, e solo indirett amente rappresenta il suo potere politico 2; e anche un Hercules Victor può essere incoronato da Victoria su monete di Commodo 3. Per quanto sia ancora impossib ile identificare con certezza i due personaggi semisdraiati alle estre mità della scena dell'apoteosi, chi incorona Èrcole non può essere che Giove4, e il personaggio cinto da un perizoma di pelle di pantera che lo introduce alla presenza del padre prendendolo per il braccio potrebbe essere lo stesso Bacco5: il suo gesto « di introduzione » è noto e usato sin dal sesto secolo a.C. 6, e si continua nell'iconografia paleo cristiana delle scene di introduzione al Paradiso 7 ; la sostituzione di (Da β. μ. coins, ν) Dioniso alla più frequente Atena Fig. 66 - Moneta del 211 d.C. ca. nella funzione di presentare Èrcole a Giove è assai antica, e si conti nua in età romana 8. Del resto, la conclusione della carriera terrestre di Èrcole, evocata attraverso le Fatiche, nel paradiso dionisiaco è abituale: 1 H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the British Museum, V, London, 1950, p. 407 nr. 232 e tav. 60,3. 2 A. Alföldi, in Rom. Mitt., L, 1935, cit., pp. 19 ss. 3 J. Aymard, Essai sur les chasses romaines, cit., p. 542. 4 Eracle riceve una corona da Zeus: p. es. J. D. Beazley, Attic Red Figure Vase Painters, Oxford, 19632, p. 832 nr. 30. (In gen., P. Mingazzini, Le rappre sentazioni vascolari del mito deW apoteosi di Herakles, in Meni. Accad. Line, s. VI, I, 1925, pp. 413 ss., spec. 449 ss.) Val la pena di richiamare i templi di Èrcole e Giove nel mosaico del Circo (supra, C Vili). 5 Così Gr. V. Gentili, La villa erculia, 1959, cit., p. 30, senza argomenti. 6 P. es. Journ. Hell. Stud., LU, 1932, tav. 5 a; cfr. G. Neumann, Gesten und Gebärden in der griechischen Kunst, Berlin, 1965, p. 61 flg. 28. 7 A. Grabar, Christian Iconography. A Study of its Origins, Princeton, 1968, figg. 32-33. 8 J. D. Beazle3% Attic Black-Figure Vase Painters, Oxford, 1956, p. 151 nr. 12; cfr. K. Schauenburg, in Gymnasium, LXX, 1963, pp. 17 s.; per l'età romana, p. es. Eeinach, Rep. Rei., Ill, 30. PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 973 si ricordino qui soltanto la « tavola Albani » e un tessuto copto dell'Ermitage x. Che l'apoteosi di Èrcole a Piazza Armerina sia un'apoteosi dioni siaca, lo mostra con eloquenza la sostituzione, del tutto non canonica, della pelle di pantera all'abituale λεοντή: ancora un unicum iconografico (per quel che so) 2, del quale andrà cercata una spiegazione. La formula iconografica dell'i ncoronazione trionfale di Èrcole assume così il significato di un'apoteosi dionisiaca dell'eroe. d) L'esedra meridionale C, simmetrica a quella del trionfo di Èrcole, è decorata con la vittoria di Bacco sull'empio Licurgo (Fig. 64), un tema largamente rappresentato su sarcofagi, rilievi e specialmente mosaici 3, ma che appare a Piazza Armerina in una versione particolarmente ricca ed elaborata. Eispetto agli schemi più semplici e diffusi, la scena di Piazza Armerina appare come un ampliamento caratterizzato dalla presenza, intorno al gruppo centrale di Licurgo e Ambrosia, di figure del corteo dionisiaco, e soprattutto dalla violenta e deliberata contrapposizione di Licurgo a una Menade, nell'opposto e simmetrico gestire delle destre levate, a brandire la bipenne quella di Licurgo, un'asta quella della Me nade. Il gesto della Menade è dedotto dalla tradizione iconografica dei temi della virtus imperiale — del principe come debellator Jiostium, che combatte contro un nemico ο contro una belva 4 — e rappresenta, nella serie delle rappresentazioni del mito, un hapax evidentemente elaborato per mettere nel massimo risalto il significato trionfale della vit toria del dio sul suo empio avversario. Per la ricchezza e la vastità della composizione, la Licurgia di Piazza Armerina può esser paragonata sol tanto al fregio délV adyton del tempio di Bacco a Baalbek 5, dove però 1 Tavola Albani: A. Sadurska, Les Tables iliaques, Warszawa, 1964, pp. 83 ss.; tessuto copto: P. Romanelli, in Mem. Accad. Pontif., X, 1971, p. 212 fig. 15; K. Weitzmann, in Art Bull., LV, 1973, pp. 6 s. Cfr. P. Mingazzini, art. cit., pp. 465 ss. 2 Probabilmente su una pelle di pantera si riposa Eracle in un vaso ate niese del IV sec. a.C, nonostante H. Metzger, Les Représentations dans la c éramique attique du IVe siècle, Paris, 1951, p. 224, n. 56, parli di « peau de lion ». 3 Per la tradizione iconografica, ν. spec. E. Coche de la Ferté, Le verre de Lycurgue, in Mon. Piot, XL Vili, 1956, pp. 131 ss.; P. Bruneau-C. Vatin, Lycurgue et Ambrosia sur la nouvelle mosaïque de Délos, in Bull. Corr. Hell., XC, 1966, pp. 391 ss.; per il significato del mito, v. R. Turcan, Les Sarcophages romains à représentations dionysiaques, Paris, 1966, pp. 451 ss. 4 R. Brilliant, Gesture and Bank, cit., spec. pp. 143 e 181 ss. 8 C. Picard, Les frises historiées autour de la cella et devant Vadyton, dans le temple de Bacchus à Baalbek, in Mélanges syriens offerts à M. René Dussaud, I, Paris, 1939, pp. 319 ss. MEFRA 1975, 2. C4 974 SALVATORE SETTIS non è mostrato il combattimento, ma l'abbattersi al suolo di Licurgo, e per di più la scena è inserita, senza particolare risalto, in un largo tiaso dionisiaco. e) I cavalieri Bistoni uccisi dalle frecce di Èrcole (supra, C X a) sono in stretto collegamento con la scena dell'esedra orientale B, i Giganti uccisi anch'essi dalle frecce di Èrcole (e di altri dei (Fig. 63): qui, come nel riquadro centrale, l'eroe non è rappresentato, ma sono mostrati, con la morte dei suoi avversari, gli effetti della sua forza prodigiosa: Ipse creditur et Gigantas interemisse cum caelo propugnaret quasi virtus deorum, . . . impiam gentem deos negantem et ideo aestimantem deos pellere de caelesti sede voluisse (Macrob., Saturn., I 20,8). I Giganti di Piazza Armerina sono anguipedi, com'è quasi sempre nella tradizione iconografica e lette raria tardo-antica (questo particolare è sempre sottolineato dagli autori dei Panegyrici: cfr. infra, D IV): Horum pedes in draeonum volumina desinebant, quod significat nihil eos rectum, niìiil superum cogitasse, totius vitae eorum gressu atque processu in inferna mergente (Macrob., ibidem, I 20,9). Perciò, a immediato contrasto, la sottostante predella mostra Andromeda ed Endimione, a cui gli dei, soli padroni del cielo, hanno concesso di abitarvi per sempre (supra, C X b). Della rappresentazione dei Giganti morenti senza i loro avversari si può indicare un precedente in un sarcofago vaticano x ; i divini arcieri vi potevano esser forse rappresentati sul coperchio, come in un sarcofago che ha sulla cassa la teoria dei Mobidi feriti, sul coperchio le piccole, allusive figure di Apollo e di Diana 2; i Giganti feriti compaiono soli anche in una povera stele del Bardo 3 e, non saprei se in dipendenza da modelli antichi, in una miniatura trecentesca che illustra il passo di Boezio (de cons, philos. Ili, pr. 12, 24 Weinb.) in cui la loro sconfitta è ricordata a dimostrare che la forza bruta nulla può contro il cielo 4. Questa esedra costituisce sicuramente il culmine del programma ico nografico dell'aula triloba. Il suo carattere preminente sulle altre risulta prima di tutto dalla sua posizione, a conclusione dell'asse maggiore che dalla fontana 49 si spinge attraverso il cortile recinto dal peristilio ricurvo; che poi l'intera decorazione fosse concepita per esser letta lungo questo asse, cioè da W a E, lo mostra senza lasciar dubbi la disposizione delle 1 2 3 4 Paris, F. Vian, Répertoire des gigantomachies, Paris, 1951, nr. 61, tav. XVIII. Enc. Arte Ani., V, 1963, p. 525 flg. 673. F. Vian, op. cit., nr. 56 e tav. XVIII. P. Courcelle, La Consolation de philosophie dans la tradition littéraire, 1967, p. 190 e tav. 108,2. PER L'INTERPRETAZIUNE DI PTAZZA ARMERINA 975 figure nel riquadro centrale, che è subordinata a quella dei Giganti del l'esedra B, mentre alle figure delle esedre A e C sono subordinate solo le predelle sottostanti (Fig. 67). Inoltre, che vi sia una progressione in cre scendo da W a E lo mostra anche il fatto che a coronamento della serie degli Avversari di Èrcole nel riquadro centrale è rappresentato, simmetri camente affiancato da due Bistoni, il leone nemeo, la più famosa vittima di Èrcole e primo nella serie canonica delle Fatiche (anche perché amov della λεοντή di cui Èrcole era vestito: ma nell'esedra A egli porta invece una pelle di pantera!). /) La decorazione dell'aula triloba è stata di norma interpretata come un'esaltazione di Èrcole. Ma dovrà allora pur fare meraviglia che a Bacco sia dato, nell'economia della decorazione, altrettanto rilievo che ad Èr cole, che pure è protagonista esclusivo, coll'esibizione dei suoi avversari sconfìtti, del riquadro centrale. Ma soprattutto: il luogo deputato per l'apoteosi dell'eroe — se veramente a sua sola gloria era destinato questo programma iconografico — era piuttosto l'esedra centrale B, che per ragioni di composizione architettonica e decorativa è la principale delle tre (supra, C X e): il fatto che questa contenga invece i Giganti feriti richiede una spiegazione. Le scene delle esedre A e C si presentano come simmetriche per il significato: Èrcole incoronato come vincitore, e per questo ammesso a l 'Olimpo; Bacco vincitore di un empio avversario x. La pelle di pantera che porta Èrcole, se non anche la figura di Bacco che lo introduce alla presenza di Giove (supra, C X e) rendono più stretto questo collegament o, ponendo in immediata relazione le due figure divine. La gigantomachia dell'esedra Β dev'esser stata concepita com il coronamento dell'intera decorazione dell'aula triloba, e deve dunque riferirsi από κοινοϋ alle due esedre A e B. Èrcole e Bacco sono entrambi avversari dei Giganti, e strettamente uniti nell'età tardo-romana come modelli di virtus 2; la dedica del tempio di Èrcole e Bacco a Eoma sotto Settimio Severo (Cass. Dio LXXVI 16,3) aveva reso canonica e abituale la coppia divina 3. Nella propaganda se- 1 Nel tempio di Dioniso Eleutereo ad Atene, un ciclo di affreschi che nar ravano una sorta di biografia del dio includeva Dioniso che introduce Efesto al cielo e la punizione di Licurgo: Paus. I 20,3. 2 R. Turcan, Les sarcophages, cit., pp. 470 s. e passim. 3 A. Alföldi, in Rom. Mitt, L, 1935, cit., pp. 153 s.; cfr. A. Tocchi, II culto seculare dei gemini e i tipi monetari severiani con Bacco ed Èrcole, in Hiv. It. Num., LVIII, 1956, pp. 3 ss. 976 SALVATORE SETTIS PEE I-'lNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 977 veriana, i due numi tutelari di Leptis erano stati presentati, con Merc urio, come i principali trionfatori dei Giganti, sui rilievi del tempio ed. della gens Septimia a Leptis x. E se Nonno di Panopoli (XXV, 176 sgg.) svaluterà le fatiche di Èrcole in paragone alle imprese di Bacco, la gigantomachia si offriva dunque da sé come punto culminante di un program ma che volesse esaltare insieme le due divinità, come compagni nella lotta e campioni di una stessa virtus. Fra tutte le imprese della vicenda terrena di Èrcole, la sua parte cipazione alla battaglia contro i Giganti viene assumento un particolare rilievo almeno a partire da Apollodoro (Biblioth. I, 35): questa versione del mito, secondo cui agli dei era necessario, per vincere i Gi ganti, l'aiuto di un mortale, che fu Èrcole, è accolta e utilizzata dal pa negirista di Massimiano dell'anno 289 (Paneg. II = 10, 4,2): Hercules Iovem . . . terrigenarum bello laborantem magna victoriae parte iuvit probavitque se non m a g i s a dis accepisse e a el u m qu a m eis de m reddidisse: un'impresa che il panegirista ha buon gioco nel comparare a quelle di Massimiano, « discendente » di Èrcole; analo gamente, in Paneg. Ili = 11 [a. 291], 3,4, la vittoria di Giove sui Giganti è ricordata in un contesto che si riferisce al giovio Diocleziano. Ma se Èrcole « ha reso il cielo agli dei » partecipando alla gigantomachia (esedra B), la sua introduzione all'Olimpo (esedra A) diventa quasi un obbligato rendimento di grazie: come Andromeda, come Endimione (predella dell'esedra B: supra, C X b), anche Èrcole viene ammesso al cielo dagli dei ; ma dopo averglielo « restituito ». La sua figura, che per l'origine mortale pare meno nobile di quella di Dioniso, raggiunge attra verso il richiamo alla sua funzione nella gigantomachia, alla sua trionfale coronazione e introduzione nell'Olimpo, piena dignità divina: che anche un mortale — lo sapevano bene i sudditi degli imperatori di Roma — poteva esser detto divino in vita per le sue imprese e l'altissima dignità della carica; ed essergli decretato, dopo morte, il rango di divus. g) Come si è già detto, l'apoteosi di Èrcole dell'esedra A è un'apot eosi dionisiaca {supra, C X e). Temi dionisiaci dominano le stanze adia centi al peristilio ovoidale 47: eroti vendemmianti (st. 51: Fig. 71), un tema ripreso qui dall'esedra C dell'aula triloba, e continuato nell'adia cente st. 52 da una scena di pigiatura dell'uva. La decorazione delle st. 50 e 54 è perduta; le st. 53 e 55 ospitano degli Eroti pescatori, un tema che 1 M. Floriani Squarciapino, Sculture del Foro severiano di Leptis Magna, Koma, 1974, pp. 27 ss., nr. E 4. 978 SALVATORE SETTIS collega questo gruppo di ambienti alle st. 18 e 43 e al portico semirotondo 34 (supra, C I e IV- V); e, per la sua collocazione simmetrica alle stanze degli amorini vendemmianti e della pigiatura dell'uva, va considerato in qualche modo « equivalente » a quelli. Pur non contenendo nessun elemento specificamente bacchico, questo tema è infatti per così dire attirato — lo ha mostrato il Turcan 1 — nell'ambito dionisiaco, come opportuna celebrazione di una felicità tutta terrena, che può perciò essere evocata per sé, o, se le immagini ornano un sarcofago, prefigurare le beatitudini dell'aldilà. L'uso del tema degli amorini pescatori nelle st. 53 e 55, che non lascia dubbi sul loro carattere meno accentuatamente, ma pur r icon sciblmente dionisiaco, autorizza a leggere tendenzialmente in questo senso anche gli amorini pescatori delle st. 18, 34, 43: tanto più che fra gli spettatori della lotta di Eros con Pan della st. 36 sono una Menade e un Sileno con pelle di pantera. Nella sala di Arione (35), il cantore marino è caratterizzato come bacchico dalla presenza di pantere marine e dal ripetuto uso di pelli di pantera. Anche l'episodio di Ulisse e Polifemo della st. 28 (supra, C IV) ha un preciso carattere dionisiaco 2; infine, come simbolo dionisiaco e non erculeo va sicuramente interpretata la foglia d'edera che ricorre in nu merosi punti significativi del mosaico 3: quando Èrcole ne è ornato (non a Piazza Armerina), è di un Èrcole bacchico che si tratta, e un imperatore che se ne incoroni si assimila con ciò a Dioniso 4. L'edera è inoltre l'ornamento principale del pavimento della « cappella » 9, posta subito di fronte al vestibolo (con funzioni di larario?). h) Una lettura complessiva dei mosaici dell'aula triloba li mostra subito legati da un preciso programma iconografico, che si configura innanzitutto in una serie di nessi tematici binari (chiamo D il riquadro centrale): I. Α-B: «Non si conquista il cielo con la forza (come i Giganti), ma con la virtù (come Èrcole; cfr. Andromeda, Endimione) ». B-C: «Così (come i Giganti, come Licurgo) finiscono i nemici degli dei ». 1 R. Turcan, Les Sarcophages, cit., pp. 585 ss. 2 H. Lavagne, in MEFR, 82, 1970, cit., p. 712; per il tema « il vino gli istinti selvaggi », indicazioni in R. Turcan, Les Sarcophages, cit., p. 444 3 G. Manganare, in Arch. Class., XI, 1959, pp. 247 s. 4 Olck, BE, V, 2, 1905, c. 2844, 11. 59 s.; C. Picard, in Rev. Archéol., 1953, pp. 96 ss.; per l'edera in riferimento a un imperatore, A. Alfòldi, in Mitt. L, 1935, cit., p. 123. doma nt. 1. XLI, Barn,. PER L'INTERPRETAZIOXE DI PIAZZA ARMERINA 979 Α-C: Seguaci di Dioniso, che agiscono e vincono in nome del dio (le menadi contro Licurgo) ο sono premiati da lui (Èrcole). IL Α-D: Èrcole e le sue imprese. B-D: «Le frecce degli dei (in particolare di Èrcole) colpiscono i loro nemici (cavalieri Bistoni, Giganti) ». C-D: Nemici di Bacco (Licurgo), di Èrcole (i 12 avversari delle Fa tiche. Gli spazi BCD sono unificati da un elemento comune, l'assenza del pro tagonista divino della scena (gli dei in B, Bacco in C, Èrcole in D). Iso lata è l'esedra A, dove sono invece Èrcole e Giove, e probabilmente anche Bacco; isolata anche perché, dovunque essa ricorra nei nessi binari sopra descritti, il nesso è non per affinità, come negli altri casi, ma per contrasto con l'altro soggetto rappresentato. Come negli ambienti raccolti intorno al peristilio 8 (supra, C III-IV), il tema ricorrente è la vittoria di alcuni personaggi « positivi » su alcuni « negativi » : B: (Dei) C: (Bacco) D: (Èrcole) -> -> -> Giganti Licurgo Bistoni e altri avversari. L'esedra A rappresenta i vincitori di queste battaglie: ma il tema non è più una vittoria, ma un trionfo e un'apoteosi; il programma è su questo lato, come dire?, « sbilanciato», trapassa dalla lotta compiuta ο in corso al premio della già conseguita vittoria. i) Gli studi di Franz Cumont e di altri dopo di lui (da ultimo il Turcan) ci hanno abituato a considerare i temi dionisiaci ed erculei come un sog getto tipicamente funerario. Ma, se per un uomo comune la morte è la sola occasione perché ne vengano celebrate le virtù — in un'elogio fu nebre, un'iscrizione ο un sarcofago — , gli stessi miti e gli stessi simboli potevano ugualmente bene essere adoperati per l'encomio di un vivo: purché il suo rango giustificasse il paragone con Èrcole e con Bacceo. Le stesse comparazioni e le stesse metafore 1 che trovano così frequente posto nella letteratura encomiastica possiamo dunque aspettarci di ri- 1 Sulla natura del rapporto fra mito e metafora, v. R. T. Christiansen, Myth, Metaphor and Simile, in Myth. A Symposium, ed. by T. A. Sebeok, Bloomington, Ind., - London, 19682, pp. 64 ss. 980 SALVATORE SETTIS trovarle, tradotte in immagini (e dunque lasciando implicito l'altro te rmine di paragone: che, evidente al pubblico contemporaneo dalla sicura conoscenza del contesto, dev'essere da noi restituito ricostruendo quel contesto il meglio che si può: il «patto con l'osservatore» potrà allora essere stipulato una seconda volta), in un programma iconografico con cepito — come un panegirico — a lode ed esortazione di un uomo al quale un encomio ο un panegirico potessero essere indirizzati. La simbologia « funeraria » va perciò sempre intesa 1 come giocata su due piani strettamente complementari: la vittoria sulla morte, e dun que l'eternità, e il compenso dei meriti (μουσική ο virtus, dementia, pietas, concordici . . . ) acquistato in terra. Le decorazioni dei sarcofagi non vanno dunque viste come un ciclo separato e chiuso, ma piuttosto come un ricco repertorio di soggetti che trovano contemporanea circolazione — e ana logo significato — in monumenti eretti per i vivi. È il caso delle Stagioni: come ha mostrato assai bene il Turcan 2, il tema è usato nell'arte trionfale (dove il contesto ne mostra il significato: dominio dell'imperatore sul l'eterno fluire del tempo, garanzia di perpetua félicitas e pace) e in quella funeraria (dove il significato è: vittoria sul tempo, « vita eterna ») 2. Duo sunt quae summum ducem faciunt, summa virtus summaque fé licitas (Paneg. XII = 2 [a. 389], 6,1): e se la virtus è soprattutto nelle guerre e nelle cacce, ad esse assimilabili 3, la félicitas, a partire da Traiano, è per dir così la formula dionisiaca di cui si veste la pax romana, una pace che è tale perché riesce a dominare i nemici senza l'uso delle armi. Onde a somma lode di Diocleziano e di Massimiano potrà dirsi che essi vinsero i loro nemici non armis non exercitu, ma felicitate sola (Paneg. Ili = 11 [a. 291], 18,1). A Piazza Armerina, i mosaici dell'aula triloba cadono sotto il segno della virtus di Èrcole e di Bacco, ma nessuno dei due numi è rappresentato mentre combatte; Èrcole lo è solo mentre viene incoronato per le sue vittorie, e ne riceve immortalità. La virtus di Èrcole è dunque come pre supposta, e richiamata dal « catalogo degli avversari » del riquadro cen trale; la virtus di Bacco ricordata attraverso una vittoria ottenuta dai 1 E le interpretazioni del Cumont lette non senza le osservazioni di A. D· Nock, Sarcophagi and Symbolism,, in Am. Journ. Arch., L, 1946, pp. 140 ss. 2 E. Turcan, Les Sarcophages, cit., pp. 593 ss.; Gr. Μ. Α. Hanfmann, The Seasons Sarcophagus, cit., I, pp. 163 ss. (The Emperor and the Seasons) e 185 ss. (The Seasons in Sepulchral Iconography). 3 P. es. D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, cit., pp. 340 s. PER L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 981 suoi seguaci per volere del dio (esedra C); la virtus di entrambi, come compagni di lotta, evocata attraverso la teoria di Giganti morenti (ese dra B); poiché l'imperatore romano, dirà di se stesso Giuliano, è posto dal dio al posto di Èrcole e di Dioniso, φιλοσοφοϋντες ομού τε και βασιλεύοντες και πασαν σχεδόν της έπικολαζούσης κακίας άνακαθαφόμενοι γης τε καί θάλατταν (ep. ad Themist., 253 C; cfr. Liban., Or. XV, 36: Giuliano ζηλωτής di Èrcole1). Ma anche le venationes nell'anfiteatro, evocate dalla « Grande Cat tura di animali », sono un tema di virtus, chiamato più volte a paragone delle fatiche di Èrcole (supra, C VI); le bestie feroci sono, come il g igante Tifone, selvaggi avversari dell'Olimpo (Nonn., Dionys. II, 250 sgg.; cfr. Timoth. Gaz. p. 9, 25 Haupt). Infine, l'interpretazione morale delle fatiche di Èrcole come vittoria sulle passioni 2 le apparenta strett amente alla vicenda di Orf eo 3 e a quella di Ulisse (Sen., Dial. II, 2,2: Vlixes et Hercules . . . invicti laborious et contemptores voluptatis et victores omnium terrarum) perciò, Ulisse che doma Polifemo con l'astuzia e col vino trova posto, nel Digenis AJcsitas, fra i temi caratteristici della decorazione di un Palazzo 4. I temi della decorazione di Piazza Armerina possono trovarsi variamente mescolati nella rimeditazione sul mito che occupa tanta parte dell'ultima cultura antica: la vittoria di Ulisse su Polifemo può essere paragonata da vicino alle fatiche di Èrcole (Petr., Satyr., 48,7); e in un passo di Claudiano (de rapt. Proserp., II, praef., 1 ss.) è lo stesso Orfeo che canta le imprese di Èrcole come liberatore della silva Bistonia dal suo sanguineus rex; ma il nome di questo re è stavolta non Diomede, ma L i e u r g ο (cfr. infra, D IV). E, proprio perché l'interminabile varietà dei miti viene via via come dissolvendosi in interpretazioni simboliche generalizzanti e ripetitive, an che Bacco può essere rappresentato come trionfatore degli animali feroci (p. es. in un mosaico di Sarsina, del III secolo d.O.: Fig. 68) 5; e, sim metricamente contrapposto ad Èrcole che combatte contro le cavalle 1 Cfr. A. D. Nock, in Journ. Bom. Stud., XLVII, 1957, p. 122. 2 J. Aymard, Essai sur les chasses, cit., pp. 519 s.; M. Simon, Hercule et le christianisme, Paris, s.a., pp. 78 ss. 3 Cfr. K. Schefold, Herakles, Orpheus und die Musen, in Θεωρία, Fest schrift für W. II. Schuchhardt, Baden-Baden 1960, pp. 209 ss. 4 A. Grabar, L'Empereur, cit., pp. 93 s. 5 G. V. Gentili e altri, Sarsina. La città romana, il museo archeologico, Faenza, 1967, pp. 56 ss. — In gen., R. Turcan, Les Sarcophages, cit., pp. 465 e 554 ss. 982 SALVATORE SETTIS (Da G. V. Gentili ed altri, Sarsina..., 196 7) Fig. 68 - Mosaico di Sarsina. antropofaghi, accompagnarsi a complesse scene di caccia, in un grande piatto, anch'esso di Sarsina (Fig. 69) 1. XI. Riguardata nel suo complesso, la decorazione della Villa mostra la sconfitta di una serie di avversari selvaggi, ottenuta ora con la virtus, ora felicitate sola. Gli animali che popolano i due peristili formano agli altri temi una sorta di introduzione e di sfondo: su di esso si situano da 1 Gr. V. Gentili, Le ceramiche invetriate romane di Sarsina, in I problemi della ceramica romana di Ravenna, della Valle padana e delValto Adriatico, Bo logna, 1972, pp. 177 ss., spec. pp. 189 ss.; la cronologia proposta dall'A. (età adrianea) sembra abbisognare di un'attenta verifica. PER L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 983 Illustration non autorisée à la diffusion (Da I problemi della ceramica romana di Ravenna..., 1072) 69 - Disegno d'insieme del bordo e delle anse di un grande piatto IN CERAMICA INVETRIATA, TROVATO A SaRSINA. 984 SALVATOKE SETTIS un lato gli avversari sconfìtti (bestie uccise ο catturate nella « Grande » e nella « Piccola Caccia », domate dalla musica nelle sale di Arione e di Orfeo; bestie e mostri nel riquadro delle Fatiche; Pan nella st. 36, e, simmetricamente il gigantesco Polifemo nella st. 28; nell'aula triloba, i Giganti e Licurgo); dall'altro i vincitori: cacciatori, Arione, Orfeo, Eros, Ulisse, Èrcole, Bacco. Le due aule (32/33 e 48) che culminano le due sequenze cerimoniali sono unificate dalla presenza di Èrcole: nei mosaici dell'aula 48, mentre l'aula absidata 32/33 accoglieva una statua di Èrcole nella nicchia di fondo. La preminenza di questo ambiente nella generale struttura della Villa da un'importanza eccezionale a quest'unico — ma, certo, prin cipale — frammento rimastoci del suo arredo di figure; ma anche nel l'aula triloba particolarmente importante — perché particolarmente visibile — doveva essere considerata la decorazione musiva, ad ipsum convivii posita adspectum (così nel Paneg. VI = 7 [a. 307], 6,2 ss., di una pittura nel palazzo imperiale di Aquileia; perciò, nella domus romana di Pescennio Mgro, l'immagine del principe, accompagnata da un'iscrizione celebrativa, era posta in trichoro: 8. H.A., Pese. Nig., 12,4). Èrcole vi è rappresentato come pacator terrarum (Paneg. II = 10 [a. 289], 11,6 x), come colui qui terras omnes et nemora pacavit (Paneg. Ili = 11 [a. 291], 3,6; cfr. Sen., Dial. II, 2,2 victor omnium terrarum; i Panegyricî richi amano più volte l'antica epiclesi di Hercules victor: p. es. II = 10 [a. 289], 13,4; III = 11 [a. 291], 3,7 e 13). E poiché di Massimiano può esser detto (Paneg. VI = 7 [a. 307], 8,2) che è figlio di Èrcole aequatis virtutibus, siamo autorizzati a ricordare la formula abituale per l'imperatore a part ire dal sec. Ill d.O., pacator orbis 2. I temi della decorazione musiva della Villa si possono così raccogliere: 22 35 Orfeo Arione -> -> bestie terrestri bestie marine MUSICA MUSICA 28 36 Ulisse Eros -» -> Polifemo Pan ASTUZIA ASTUZIA 25 19 cacciatori cacciatori -> ->■ bestie bestie ASTUZIA FOEZA 48 Β 48 C 48 D (dei) (Bacco) (Èrcole) -> -> Giganti Licurgo Bistoni etc. FOEZA FOEZA FOBZA ) ) 1 Per gli inizi del teina di Èrcole pacator nell'età neroniana, cfr. W. Derichs, Herakles, Vorbild des Herrschers in der Antike, Dise. Köln, 1950, pp. 42 ss. 2 A. Momigliano, in Journ. Bom. St., XXXII, 1942, pp. 62 ss. PER LINTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 985 L'intera decorazione è unificata dal significato dei diversi temi; dalla dominante presenza di Èrcole nelle due aule 32/33 e 48; infine, dalla r icor ente presenza di temi dionisiaci (Fig. 70): edera: 8, 9, 25, 39, 42 pardalis: 35, 36, 48 A, C X Fig. 70 - Distribuzione dei temi dionisiaci 20r nella Villa. Alle zone qua drettate CORRISPONDONO AMORINI VENDEMMIANTI, A QUELLE PUNTEGGIATE AMORINI PESCATORI; LA SOLA PRESENZA DI EROS È RICHIAMATA DA LINEE ORIZ ZONTALI ONDULATE, MENTRE UNA QUADRETTATURA ONDULATA INDICA TEMI INCENTRATI SUL VINO (PIGIATURA DELL'UVA. ÜLISSE E POLIFEMO). LA LETTERA E Ê POSTA NEGLI AMBIENTI DOVE COMPAIA ALMENO UNA FOGLIA D'EDERA. LA LETTERA Π DOVE RICORRA UNA ( PARDALIS », LA LETTERA Δ DOVE DlONISO SIA PRESENTE, DIRETTAMENTE Ο PERCHÉ EVOCATO DA UNA DELLE SUE IMPRESE. SALVATORE SETTIS 986 eroti vendemmianti: 48 C, 51 {eroti pescatori): 18, 34, 43, 53, 55 vino: 28 vittorie di Bacco: 48 B, C Baceoì: 48 A E poiché Èrcole, alità dionisiava stesso metafora sono poste sotto l'eroe maggiore della Villa, viene premiato con l'immort (48 A), tutte le vittorie rappresentate, che sono al tempo della lotta vittoriosa dell'uomo contro le sue passioni, il segno della missione civilizzatrice di Bacco. Illustration non autorisée à la diffusion (Fot. Fototeca Unione nr. 3961) Fig. 71 - Particolare del mosaico con Eroti vendemmianti (st. 51). PER l'iNTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 987 Un programma iconografico centrato sulla félicitas dionisiaca è del tutto comune nell'età a cui appartiene la Villa di Piazza Armerina: ma è assolutamente un unicum l'avervi incluso, coi tre ambienti oblunghi 25 (« Grande Cattura », Anfiteatro), 42 (Circo, [Palatino]), 46 (prob. Stadio), così precisi rimandi ai grandi luoghi di spettacolo di Roma e al palazzo imperiale; unico per complessità dello sfondo «cartografico » è il mosaico del nartece 25; unico per la vastità dei temi e i nessi molteplici che li congiungono, non meno che per gli hapacc sopra notati, che attendono una spiegazione, il programma iconografico dell'aula triloba 48. D - Carattere della Villa, condizione e DEL SUO PRIMO PROPRIETARIO nome ïfell'interpretazione del carattere generale della Villa, sarà data im portanza primaria a tutti gli hapax iconografici — via via notati nel corso della precedente esposizione — che, sommati, ne fanno un unicum nel patrimonio monumentale e figurativo dell'antichità, meritevole per ciò di tutta l'attenzione che gli studiosi le hanno dedicato, ma al tempo stesso di una qualche proposta interpretativa del programma. I. La più importante ed evidente singolarità iconografica dell'a r chitettura della Villa è sicuramente l'epanalessi 8-25-32/33^—> 47/48 (supra, Β IV b-d, f) che, per l'esatto raddoppiamento di misura del primo asse rispetto al secondo, induce a leggere l'aula absidata 32/33 come l'ambiente dominante della Villa, e la successione 1-2-7-8-25-32/33 come la sequenza cerimoniale maggiore. Egualmente, il raddoppiamento di misura di h rispetto a e2 (supra, Β IV f ) porta a vedere nel « corridoio » 25 un ambiente di importanza centrale nella struttura della Villa; il suo collegamento strettissimo — rafforzato da puntuali loci paralleli — con l'aula 32/33 lo fa interpretare come nartece (supra, A IV f). La formula nartece 25-basilica 32/33 appare propria di abitazioni destinate a un personaggio di importanza pubblica: un'interpretazione rafforzata dalla presenza di una sequenza cerimoniale minore 1-2-7-8-58-47-48, caratte rizzata, come la prima, da un ritmo ascendente (ma l'aula absidata 32/33 è posta a un livello superiore rispetto all'aula triloba 48). Alle due estremità della sequenza cerimoniale maggiore, l'arco 1 e la rota porfiretica nell'abside 33 sembrano non lasciar dubbi sull'identi ficazionedello status sociale del primo proprietario della Villa: solo a chi era, ο era stato, ο sperava di essere imperatore poteva addirsi un arco 988 SALVATORE SETTIS onorario; solo in riferimento a imperatori sono testimoniate rotae di porf ido. Questa è l'interpretazione più naturale, e non ha bisogno di essere ulteriormente dimostrata; chi, al contrario, ritenga che il primo proprie tario della Villa fosse un privato, dovrà documentare questa possibilità adducendo a confronto altri casi di ville sicuramente private il cui in gresso sia rappresentato da un arco onorario a tre fornici e con fontane; e/o la cui pianta includa due distinte sequenze cerimoniali ascendenti; e/o una formula nartece/basilica eventualmente evidenziata da due epanalessi compositive a ciascuna delle quali corrisponda un raddoppiamento di misura; e/o che proprio nell'aula basilicale absidata presentino, pro prio nel luogo più adatto per la collocazione di un trono, una rota di porfido. Finché puntuali confronti di tal genere non vengano addotti a sment ita,il solo esame iconografico delle architetture della Villa di Piazza Armerina induce a caratterizzarla come Villa imperiale. II. Come si è detto, il programma generalmente dionisiaco della decorazione musiva della Villa non è affatto inusitato; ma a s olutamente unica è l'evocazione puntuale, nei tre ambienti oblunghi 25, 42, 46 dei maggiori luoghi di spettacolo di Eoma, rispettivamente l'Anfi teatro, il Circo, e (probabilmente) lo Stadio: tre luoghi dove l'imperatore offriva al popolo romano continue occasioni di festa e prove della propria munificentia. Nei due ambienti dove la decorazione è meglio conservata, si sono osservate impressionanti pecularità iconografiche: nella « Grande Cattura » del nartece 25 lo sfondo « cartografico », che resta assolutamente senza paralleli, e sembra alludere al dominio del principe romano sul mondo intero, e l'insistenza sulla cattura del grifone e degli elefanti, animali di apoteosi; nel Circo dell'ambiente 42 la Magna Mater di spalle, che costringe a immaginare lo spettacolo come visto dal Palatino, e per ciò a ritenere equivalente al Palatium la soprastante Villa, tanto più che la formula Palazzo -f Circo è canonica delle abitazioni imperiali del tempo. Anche a Roma, Circo Anfiteatro Stadio circondavano, vertici di un triangolo, la Domus dei Cesari. Il programma decorativo della Villa, adattandosi a chiunque potesse esser detto al tempo stesso Hercules e imperator (Paneg. Ili = 11 [a. 291], 10,5 e 16,2; cfr. Dio Chrys., Or. I, 84: Èrcole βασιλεύς του σύμπαντος ανθρώπων γένους e Liban., Or. XIII, 22, che a proposito di Giuliano l'Apostata parla di « Fatiche del principe »: cfr. infra), può essere assimilato a un panegirico condotto per immagini, dove attraverso l'uso di metafore figurate si lodi, a esaltazione sua e per creare nel visi- PEE L'INTERPRETAZIONE DI PIAZZA ARMERINA 989 tatore quello che si può chiamare un « effetto di sudditanza » 1, il potere di un sovrano su Roma (Palatino, Circo, Anfiteatro, forse Stadio), l'Italia e il mondo dalla Mauretania all'India (sfondo « cartografico » della « Gran de Caccia »), il suo perfetto dominio sulle passioni (bestie, Pan, Polifemo) non meno che sui nemici (Giganti, Bistoni, Licurgo), che lo assimilava alla virtus di Èrcole, sotto il segno della félicitas di Bacco. Con non minore magnificenza di figure un retore del 310 ca. avrebbe potuto affidare alle parole questo compito. III. La statua di Èrcole nell'abside 33 e il programma largamente erculeo dell'aula triloba 48, collocando sotto il segno di Èrcole i due amb ienti più vasti e importanti della Villa, sembrano convenire a un impe ratore Erculeo, se solo si pensa alla data in cui la Villa fu fatta. Massimiano e Massenzio sono le due proposte avanzate, e ampiamente dibat tute. Il Kaehler 2 è il maggior sostenitore della seconda ipotesi, e vede Massenzio nel personaggio di centro del gruppo di funzionari della « terra fra i due mari » (Fig. 51), mentre mantiene l'interpretazione del vecchio del sett. 11 (Fig. 50) come Massimiano, che già molti avevano ripetuto dal L'Orange: ma né Massimiano può essere il funzionario preposto alla cattura delle bestie nella parte orientale del mondo, né Massenzio acco glierle di persona in Italia, per di più con una frusta in mano 3. Un'identificazione sicura del committente e primo proprietario della Villa non è possibile, com'è ovvio, fino al rinvenimento di prove docu mentarie non dubbie. Tuttavia, dal programma iconografico è possibile ricavare almeno un'indicazione: i rimandi al Circo, all'Anfiteatro, forse allo Stadio sono altrettanti richiami a Roma; tanto più da vicino se la relazione del Circo con la Villa vuoi davvero ripetere quella del Circo Massimo col Palazzo imperiale, suggerendo così che il padrone della Villa è in pari tempo l'abitatore del Palazzo. Del resto, un altro tema dei Panegyrici è che Èrcole avesse soggiornato in Palatino iugo (così il Panegir istaa Massimiano dell'a. 289: Paneg. II = 10,2,1), come a legittimare il potere imperiale dei suoi « discendenti » Massimiano e Massenzio. L'unico imperatore dell'età in cui la Villa fu costruita che abbia fatto della propria residenza a Roma un punto cardinale della sua poli- 1 L'espressione è mutuata da Gr. Bodei-Giglioni, Lavori pubblici e occupa zionenell'antichità classica, Bologna, 1974, p. 31, nota. 2 Die Villa des Maxentius, cit., pp. 32 ss. 3 Più ampie considerazioni su questo punto ho svolto nella mia recensione al libro del Kaehler, in Gnomon. MEFRA 1975, 2. 65 990 SALVATORE SETTIS tica è Massenzio, che utebatur urbis maiestate (Paneg. IX = 12 [a. 313], 3,6), onde presentarsi come imperatore legittimo, conservator urbis suae 1 (cfr. aeterna urbs sua GIL, VI, 33856). L'altro polo della politica di Massenzio, l'Africa (conservator Africae suae è detto egli su monete 2; in Africa fu mandata la sua testa dopo la morte: Paneg. X = 4 [a. 321], 32,6), è largamente rappresentata nello sfondo ' cartografico ' del mosaico del nartece 25. Vien fatto di ricordare le coniazioni di Massenzio in cui egli è di fronte a un soldato (consensus exercitus), con Roma e Africa che gli porgono corone 3; superfluo è poi ricordare che Massenzio ripeteva dal padre Massimiano l'ascendenza erculea 4. IV. L'unione della gigantomachia alle imprese di Èrcole e di Bacco doveva essere abituale e canonica, se ricorre, come esemplare elenco di iconografìe sfruttate, e dunque ormai da sostituire con la rappresenta zione diretta delle imprese del sovrano, nel panegirico a Teodosio del 389 (XII = 2, 44,5) 5: vos . . . artifices, vulgata ilia veterum fabularum argu menta despicite, Herculeos l ab or e s et Indicos Liberi triumρΤι ο s et angui pedum bella m ο η s tr or um (cfr. Claudian., de tert. cons. Honor., 115: taceat superata vetustas, herculeos conferre tuis iam desinai actus). Il trionfo indiano di Bacco è la più frequente e famosa rappresenta zione celebrativa del dio e della sua missione civilizzatrice 6: la ricorrenza di soggetti dionisiaci nei mosaici dell'intera Villa fa pensare che, se la « carta del mondo » del nartece 25 arriva fino all'India, è proprio per in cludere il teatro del maggiore trionfo di Dioniso; la Mauretania all'altra 1 J. Maurice, Numismatique constantinienne, I, Paris 1908, p. 172; In gen., Gioag, RE, XIV, 2, 1930, cc. 2457 ss.; D. De Decker, La 'politique rel igieuse de Maxence, in Byzantion, XXXVIII, 1968, pp. 472 ss., spec. pp. 550 ss. 2 C. H. V. Sutherland, The Roman Imperial Coinage, VI, London, 1967, p. 432. 3 Ibidem, p. 401 nr. 4. 4 Da ultima, M. Guarducci, in Mem. Accad. Line, s. VII, XIV, 1972, p. 315; sulla politica religiosa di Massenzio, in gen. D. De Decker, art. cit. e J. Ziegler, Zur religiösen Haltung der Gegenkaiser im 4. Jh. n. Chr., Kalimünz, 1970, pp. 35 ss.: entrambi gli studiosi si riferiscono in particolare alla sua att itudine verso il cristianesimo. Ma anche se avesse ragione il De Decker di pen sare a un Massenzio cristiano, la sua stessa monetazione lo mostra — come poi Costantino — continuatore di culti e iconografìe pagane. 5 II richiamo è già stato fatto da W. Seston, in Bull. Soc. Ant. de France, 1952/53, p. 152. 6 R. Turcan, Les Sarcophages, cit., pp. 441 ss. e passim. PER L'INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 991 estremità, ricordando il giardino delle Esperidi e le colonne d'Ercole % è posta invece sotto il segno di questo eroe, che quasi Africanus inter deos habetur (Lact., Div. Inst., I, 9,1), come Bacco è Indianus: il parall elofra queste due regioni, ai confini del mondo, è topico almeno da Aristotele 2. Alle due estremità del mondo rappresentato nel mosaico del nartece 25 si spinsero dunque, vittoriosi, i due protagonisti del mos aico dell'aula triloba 48: Nord 25-27 Mauretania = Occidente [Èrcole] esedra 26 48 Èrcole trionfatore esedra A Sud India = Oriente [Dioniso] esedra 27 (Dioniso) vincitore esedra C. Ma a Piazza Armerina la vittoria di Bacco rappresentata nell'esedra C dell'aula triloba non è quella sugli Indiani, ma su Licurgo (e per questo l'iconografia dell'episodio viene mutata con l'adozione di moduli « trionf ali »: supra, C X d), una vittoria ottenuta da Bacco non in India, ma in Tracia. Accanto ad essa, il riquadro centrale D, dedicato agli awersari di Èrcole, è popolato dai cavalieri Bistoni, che, con singolarissima novità iconografica, ne occupano larga parte (supra, 0 X a): ma i Bistoni (v. su bito sotto) sono, essi pure, dei Traci; infine, in Tracia è posta dai mitografi la gigantomachia, il tema dell'esedra B. I mosaici dell'aula triloba sono dunque unificati, oltre che dai nessi tematici sopra rilevati (C X h), anche asdV unità di luogo dei miti rappres entati: non diversamente, nella Casa dei Vettii a Pompei, una stanza è decorata con tre pitture — copie di originali di differente età e stile — unificate dal comune luogo degli eventi, Tebe, e dal tema, il favore degli dei messo a contrasto con la punizione di chi agli dei si ribella 3. Anche da questo punto di vista, come dagli altri (C X h), l'esedra A resta isolata: non certo in Tracia avviene l'introduzione di Èrcole fra gli dei. Fra i temi dell'aula triloba, la maggior importanza « tematica » di Èrcole è indicata dalla rievocazione ampia e circostanziata dei suoi awersari; la maggior 1 Cfr. P. Roget, Index de topographie antique du Maroc, Paris, 1938, pp. 47 ss. 2 De caelo, II, p. 298 a, 9-15 Bekk.: διό τους ύπολάμβανοντας συνάπτειν τον περί τας 'Ηρακλείους στήλας τόπον τω περί την Ίνδικήν. . . μή λίαν ύπολαμβάνειν άπιστα δοκεϊν κτλ. Essenziale è in questo parallelo la comune presenza di elefanti, duplici clausos elephantas carcere terras (Manu., Astron., IV, 740). 3 M. L. Thompson, The Monumentai and Literary Evidence for Programm atic Painting in Antiquity, in Marsyas, IX, 1961, pp. 36 ss., spec. p. 46. 992 SALV ΑΤΟΚΕ SETTIS importanza « gerarchica » di Bacco, dal fatto che in suo nome avviene l'ingresso di Èrcole, vestito di pelle di pantera, all'Olimpo. Se la Villa fu fatta costruire da un imperatore, occorre domandarsi il significato della scelta di questa serie di miti in cui avversari traci di Èrcole e di Bacco vengono debellati. Ora, Bistones è usato normal mente dai poeti romani per « traci » x ; Licurgo può esser detto re dei Bistoni (oltre al passo di Claudiano richiamato sopra, CXi, anche In terpol. Serv., V A, III, 14), ed è alleato, contro Dioniso, del gigante Damas (Etym. M. e Steph. Byz. s.v. Δάμας): inoltre, proprio perché re, può essere non solo degno avversario di un imperatore, ma anche para gonato a un imperatore sconfìtto, come farà Libanio, che evoca proprio Licurgo per compararlo sprezzantemente a Costanze II, a tutto vantaggio del suo nemico e vincitore Giuliano l'Apostata (Liban., Or. XVII, 7). Infine, i Giganti sono assimilati agli Indiani, assoggettati da Dioniso, nel poema di Nonno di Panopoli (Dionys. XXXI, 37), e più in generale sono chiamati a confronto coi barbari 2: perciò sono per un imperatore un avversario così appropriato che VHistoria Augusta inventa, fra le crudeli stravaganze di Commodo, che egli debiles pedibus et eos qui am bulare non possent in gigantum modum formavit, ita ut a genibus de pannis et linteis quasi draeones tegerentur, eosdemque sagittis eonfecit (Gomm., 9,6) 3. Questo passo sembra quasi una lettura tendenziosamente letterale di un'immagine dove un Commodo-Ercole colpisse con le sue frecce dei Giganti-barbari: ma la vittoria sui Giganti poteva più esplicitamente essere usata dai Panegiristi come parallelo alle contemporanee imprese militari di Massimiano {Paneg. II = 10 [a. 289], 4,2-3; cfr. Ili = 11 [a. 291], 3,4); e il paragone della gigantomachia con le guerre civili, che evidenzia l'identificazione dell'imperatore con Èrcole, appartiene alla tradizione letteraria latina sin da Lucano 4. La natura serpentiforme dei Giganti, così spesso sottolineata, fa ricordare che proprio in forma di se rpente era rappresentato, secondo la testimonianza di Eusebio (Vita Const. Ill, 3), Licinio sconfitto da Costantino, nel vestibolo del Palazzo di Costantinopoli; sulla linea di questa tradizione si colloca, nella corte 1 Oberhummer, BE, III, 1, 1897, e. 505. 2 Gr. Kleiner, Das Nachleben des Pergamenischen Gigantenkampfes, 105. Beri. Winch. Progr., 1949, spec. pp. 19 ss. 3 Un gigante anguipede orna l'unico spallaccio conservato di un busto di Marco Aurelio dall'Attica (Louvre MA 1161): M. Wegner, Die Herrscherb ildnisse in antoninischer Zeit, Berlin, 1939, pp. 185 s. (ma questo particolare non è visibile nella tav. 30). 4 L. Thompson, in Class. Philol., LIX, 1964, pp. 147ss. PER L'INTERPRETAZIUNE DI PIAZZA ARMERINA 993 bizantina, l'acclamazione « chi ha gettato nel Giordano le teste dei ser penti, getti le teste dei barbari davanti ai vostri piedi! » *. Le imprese militari di Massimiano furono talora commemorate da emissioni monetali col tipo di Hercules pacifer 2; e del resto un paneg irico del 289 (II = 10,2,1), paragonando la vittoria di Massimiano su Carausio a quella di Èrcole su Cerbero (un confronto che Libanio ripeterà per Giuliano l'Apostata: Or. XIII, 28), assicura la possibilità che attra verso le vittorie di Èrcole si alludesse alle reali imprese belliche di un sovrano erculeo. Così, in una serie di monete di Postumo 3, ciascuna delle dodici imprese dell'eroe è accompagnata da un'iscrizione che lo celebra come vincitore con un epiteto tratto, com'era abitudine per il principe romano, dal luogo della vittoria: Herculi Thracio è la scritta delle monete con Èrcole e le cavalle di Diomede 4; e un medaglione di Gordiano III celebra le sue vittorie sui Parti attraverso la rappresentazione delle do dici fatiche, che circondano un Èrcole in riposo 5. Se la Villa fu di Massenzio, il suo nemico trace non può che es sere l'imperatore di Salonicco, Galerio, da lui sconfìtto nel 307; di lui Lattanzio (de mort. pers. 9,3; cfr. 21,5) ricorda la caro ingens et in horrendam magnitudinem diffusa et inlata, secondo un topos che ricorre altre volte per Galerio, e ne riprende uno introdotto per Massimino il Trace da Erodiano e dall' Mistoria Augusta 6: la mostruosa grandezza del corpo va intesa come indicazione esterna della naturalis barbaries di Galerio 1 Const. Porphyr., Lib. de cerini., I, 3 = P.G., CXII, e. 217 B-C; per la descrizione di Eusebio, cfr. A. Grabar, L'Empereur, cit., pp. 43 s. 2 W. Derichs, Herakles als Vorbild, cit., pp. 105 s. 3 P. Bastien, Les travaux d'Hercule dans le monnayage de Postume, in Rev. Num., s. VI, I, 1958, pp. 59 ss. 4 H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Roman Imperial Coinage, V, 2, London, 1933, p. 359, nr. 275. 5 V. M. Brabic, Medaglione di Gordiano III di Adrianopoli (in russo), in Numismatica i Epigrafica, V, 1965, pp. 112 ss. β V. il commento al De mortibus persecutorum di J. Moreau, Paris, 1954, pp. 256 s. — Nella vita di Massimino il Trace neiVHistoria Augusta, la sua buona ο cattiva fama è evidenziata da una serie di soprannomi mitici, la più parte dei quali alludono insieme alla sua forza e alla sua statura gigantesca: 4,9 alii Herculem, alii Achillem, Aiacem alii vocabant; 6,9 alii eum Crotoniatem Milonem, alii Herculem, Antaeum alii vocabant; 8,5 tam crudelis fuit, ut illum alii Cyclopem, alii Scirona, nonnulli Phalarem, multi Typhona vel Gygam vocarent. Al medesimo topos si rifa la descrizione di Firmo nelVHistoria Augusta: 4,1 fuit tarnen . . . statura ingenti . . ., pilosus atque hispidus, ita ut eum plerique p.* Gyclopem vocarent (cfr. H. Lavagne, Le nymphée au Polyphème, cit., 708). 994 SALVATORE SETTIS (Lact., de mort, pers., 9,2). Un panegirista che avesse voluto esaltare la vittoria di Massenzio su Galerio avrebbe avuto buon gioco nell'assimilare lo sconfìtto ai barbari e selvaggi Giganti, ai Bistoni nutritori di cavalle antropofaghe, a Licurgo — anch'egli, un re che aveva sede in Tracia — , che si opponeva alla missione civilizzatrice di Bacco; contrapponendogli, nel segno della félicitas dionisiaca, la cultura di Massenzio, ad honestissimas artes omnibus ingenti bonis natus (Paneg. II = 10 [a. 289], 14,1): poiché Musarum quies dejensione Herculis et virtus Herculis voce Musarum iuvari hornarique debent {Paneg. V = 9 [a. 298], 7,3). Se anche questo sia il programma decorativo della Villa impe riale di Piazza Armerina, occorrerà meditare x. Salvatore Settis 1 Un argomento talvolta usato contro la possibile attribuzione della Villa a Massenzio è la brevità del suo regno: ma va ricordato che sin dalla nascita egli era designato a divenire Cesare (dati e indicazioni sono raccolti da D. De Decker, art. cit., pp. 486 ss.); né la disfatta di Ponte Milvio rientrava, nei pro getti e nelle ambizioni del giovane principe. P.S. — Solo quando questo lavoro era in bozze, ho potuto vedere le osserva zioni che a Piazza Armerina dedica S. Stucchi in una nota del suo Architettura Cirenaica, Roma 1975, pp. 538 ss., n. 1; senza poterne però tener conto. Sulla cronologia della Villa e sul suo rapporto con i mosaici scoperti di recente da G. Voza, è poi da vedersi la comunicazione di A. Di Vita, La villa di Piazza Armerina e L'arte musiva in Sicilia, in Kokalos, 18-19, 1972-73. pp. 251261, coi successivi interventi di G. Manganare e G-. Ch. Picard. A proposito delle nuove ville siciliane, si vedano anche le indicazioni fornite da S. L. Agnello, in Arch. Stör. Siracusano, η. s. I, 1971, pp. 145-147 e II, 1972-1973, p. 101 e s., η. 10.