anno 6 - n. 5 - 5 febbraio 2015 trebicchieri Il settimanale economico del Gambero Rosso pinot grigio, il nuovo prosecco? RICERCA Quanto influiscono le emozioni sull'acquisto di un vino? A lezione di neuromarketing pag.5 EXPO Esplode e si smonta il caso Verdicchio. Ma è polemica sull'inglese maccheronico del sito pag.7 RUSSIA La crisi del rublo travolge l'import di vino. Il gruppo Rusimport dichiara fallimento pag.9 OCM Gli effetti positivi della promozione. La risposta di Grandi Marchi alla Corte dei Conti Ue pag.10 ESCLUSIVO Pronta la doc interregionale Pinot Grigio. Nuova operazione del Nordest pag.12 Crescita a +5% per i Vini Piceni grazie ai bianchi. Pronto uno studio sul Pecorino Bollino di qualità per i prodotti d'Abruzzo. L'idea parte dal settore vitivinicolo a cura di Gianluca Atzeni così come è forte l'esigenza di accrescere il livello medio Una terra di rossi dove le maggiori soddisfazioni arrivano dei prezzi delle tre denominazioni, oggi a 4 euro a bottidai bianchi. Il comprensorio del Piceno, con oltre 1.500 glia. L'auspicio del Consorzio è arrivare a 5 euro, sfrutettari vitati, sta attraversando una congiuntura positiva tando gli effetti positivi della promozione estera, per la determinata nel 2014 da Pecorino e Passerina (all'interquale si prevede una spesa superiore a 2 milioni di euro, no della Doc Falerio e della Docg Offida), ben apprezzatra fondi Ocm Paesi terzi e Psr. "I nostri produttori" sottoti sui mercati esteri, dove è venduto in media il 60% della linea Falcioni "hanno avuto la lungimiranza di puntare sugli produzione complessiva (Usa, Canada, Germania, Scanautoctoni. Vogliamo portare avanti il legame territorio-vitigni". Al dinavia, Cina e Russia), pari a 9,4 milioni di bottiglie. Di punto che entro metà anno sarà pubblicato un volume queste, oltre 6,2 milioni sono a firma delle aziende del di studi sul Pecorino, per illustrare l'origine marchigiaConsorzio vini Piceni, presieduto da Angela Velenosi, na (picena in particolare) di questo vitigno. L'Abruzzo è con 35 aderenti tra cui due cantine sociali, che portano i avvertito. Altro step: entro marzo, in vista di Vinitaly e soci a quota 500. "Sul fronte vendite, cresciamo mediamente del Prowein, è in uscita un vademecum sulle caratteristiche 5% annuo" spiega a Tre Bicchieri il direttore Armando sensoriali dei vini, sulle orme di quanto fatto dall'Istituto Falcioni "e notiamo un positivo ringiovanirsi della base sociale: il marchigiano tutela vini, con cui si condivide gran parte ricambio generazionale c'è e va nella direzione del miglioramento delle iniziative promozionali (e sarà così anche a Expo). delle produzioni e dell'ampliamento dell'offerta, con forme moderne "Vogliamo presentarci al mondo con un'identità ben precisa" condi ospitalità". Cresce anche il biologico, oggi al 40% degli clude Falcioni "perché il brand Marche funziona". aderenti al Consorzio, e il nu- vini piceni in cifre mero di aziende HL VINO QUINTALI (tre cantine hanIMBOTTIGLIATO RIVENDICATI no chiesto l'ade- DENOMINAZIONE 2013 ETTARI BOTTIGLIE ANNATA 2013 sione). Resta tutSOCI TOTALE SOCI TOTALE SOCI TOTALE SOCI TOTALE tavia ancora una 3059245 1165536 1575049 18110 8741 11813 2263841 OFFIDA DOCG 13401,2 buona fetta di 71988 24453 40756 6259503 10432505 3260482 5434136 ROSSO PICENO 43192,74 vino rivendicato 2361164 1786030 2413555 22118 13395 18102 1747261 16367,08 (40%) ma non FALERIO 72961,02 112.215 46590 70671 10270605 15852913 6212048 9422739 i m b o t t i g l i a t o ; TOTALE Parte dal vino l'idea di riunire sotto un unica associazione i migliori prodotti dell'agroalimentare abruzzese. L'iniziativa, che sarà presentata al Vinitaly, è dell'Associazione "è Abruzzo" che ha tra i fondatori 15 imprese, unite da rapporti di amicizia, che in poco tempo hanno già raccolto l'adesione e l'interesse di alcuni importanti brand locali della pasta, dell'olio e del settore caseario, fino (è un auspicio) a quello alberghiero. "L'obiettivo" spiega a Tre Bicchieri la presidente Adriana Galasso (Terre dei Beati) "è fare promozione dei migliori prodotti regionali, con alti standard qualitativi. La filiera deve essere abruzzese al cento per cento e per garantirlo ci sarà, da un lato, un'autocertificazione della stessa azienda, dall'altro un panel esterno che certificherà ogni settore". Un bollino segnerà il rispetto dei criteri di eccellenza. L'Associazione è autofinanziata e ogni produttore contribuisce con una quota standard. Nel solo settore vino, si contano i nomi di Torre dei Beati, Cirelli, Illuminati, Cataldi Madonna, Fattoria La Valentina, Ulisse, Emidio Pepe, Valentini, Tenuta Terraviva, Tiberio, I Fauri, Nicodemi, De Fermo, Gentile, Valle Reale. Nessun finanziamento regionale per l'associazione, che ha un consiglio direttivo di 7 membri: "Non cerchiamo una partecipazione pubblica" sottolinea Galasso "anche se siamo aperti al contributo di tutti". Nel 2012, la Regione (assessore Febbo) presentò il marchio di qualità per l'agroalimentare regionale. Ma se i privati si sono mossi da soli è segno che qualcosa non è andato come previsto. – G. A. Abruzzo, il distretto del Montepulciano a +8% di export nel terzo trimestre 2014 L'Umbria cambia le regole: ok al trasferimento dei diritti fuori regione Il distretto del vino Montepulciano cresce nel terzo trimestre 2014 rispetto al dato generale che segna un -10,8% per l'export nei cinque distretti industriali regionali. Il dato emerge dal consueto "Monitor dei distretti industriali dell'Abruzzo" di Intesa Sanpaolo per Banca dell'Adriatico. In particolare, pesa il crollo dell'export dell'abbigliamento sud abruzzese (-57%), quello del distretto della pasta di Fara (-2,7%), mentre sono positivi i numeri per vini del Montepulciano (+8%), mobilio abruzzese (+12,8%) e abbigliamento nord abruzzese (+0,6%). "Il distretto dei vini del Montepulciano che risulta in questo trimestre il migliore tra i distretti vitivinicoli italiani e il primo tra quelli abruzzesi" ha detto il dg di Banca dell'Adriatico, Roberto Dal Mas "è riuscito a raggiungere un livello di export superiore a quello conseguito nel periodo pre-crisi". L'Umbria apre per la prima volta alla possibilità di trasferire i diritti di reimpianto originati da estirpazione ad aziende al di fuori del territorio regionale. L'obiettivo della modifica alla norma, spiega l'assessore all'Agricoltura, Fernanda Cecchini, è "tutelare il valore economico dei diritti in possesso delle aziende umbre", che rischierebbe di essere compromesso con il passaggio al sistema delle autorizzazioni dal 1 gennaio 2016. La Regione accoglie così gli inviti delle rappresentanze regionali di Confagricoltura, Cia, Confcooperative-Fedagri e Anca Legacoop. Negli ultimi anni i diritti di reimpianto rilasciati alle aziende agricole regionali a seguito di estirpazione non sono stati tutti utilizzati e sono in eccesso rispetto alle richieste di acquisto di altri produttori umbri. Un surplus di circa 300350 ettari (soprattutto Igt e vini comuni, rispetto a DocDocg) conferito nella riserva della Regione, a cui spetta il nulla osta finale. Anteprima Amarone vende 2 mila biglietti. In Gdo prezzi in risalita e il Ripasso fa discutere Fonti: Università di Verona; Inea Oltre duemila biglietti venduti (al costo di 30 euro), tre mila presenze complessive e un'annata giudicata a cinque stelle. Il bilancio di Anteprima Amarone 2015 lascia soddisfatto il Consorzio vini Valpolicella che ha già fissato al 30-31 gennaio 2016 la data del prossimo evento, ma lascia (e non è una novità) anche strascichi polemici. Il 2 tema stavolta è il Ripasso: Bruno Trentini, dg di Cantina di Soave (tra i maggiori produttori di questa tipologia), prende posizione in merito alle polemiche sollevate dalla provocazione del direttore di Cantina di Negrar, Daniele Accordini, che aveva invitato i produttori a riflettere su un Amarone condannato a produrre per il Ripasso, aprendo L'Amarone all'estero e in Gdo quindi a un percorso non interQuota Var. prezzo dipendente per Continente Quota Paese relativa medio in gdo questi due rossi. UE 66% Germania 28% 2% "Ritengo fuori luo11% Danimarca 19% go" dice Trentini 17% -7% Svizzera "discutere di evenEXTRA UE 34% Canada 43% / tuali modifiche al 42% 5% Usa disciplinare del Ri5% / Cina passo. Cambiare la NEWS tradizione e produrre di più in funzione del mercato non è un buon servizio al prestigio della denominazione". E, a proposito di mercati, sono 12.759.505 le bottiglie di Amarone vendute nel 2014 e 12.649.600 quelle che debutteranno da quest'anno (per l'80% all'estero). Nella gdo, i prezzi medi risultano in aumento del 7% nel primo semestre 2014, secondo un'indagine dell'Università di Verona, che tuttavia non ha reso noto quale sia il prezzo medio in euro registrato nel canale di riferimento. Dato mancante (forse non comunicato per non alimentare ulteriori discussioni?), che non aiuta a capire l'andamento reale in valore di quest'eccellenza della Valpolicella. – G. A. Gambero Rosso 2015 Vini d’Italia L’eBook con tutti i TreBicchieri 2015 IN REGALO PER TE! SCOPRI DI PIÙ 3 Aumento giacenze e calo dei consumi fanno scendere il clima di fiducia nel quarto trimestre I deludenti risultati della campagna produttiva 2014/2015 fanno precipitare l'indice del clima di fiducia dell'industria vitivinicola italiana nel quarto trimestre 2014, segnando uno dei picchi più bassi degli ultimi tre anni. Secondo il panel Ismea (basato su 1.300 imprese alimentari), il pessimismo dell'ultima parte dell'anno è spiegabile con l'aumento delle giacenze e con la caduta delle attese di produzione, motivata da fattori stagionali. La crescita delle scorte risul- Fonte: Ismea clima di fiducia 2012-2014 ta influenzata a sua volta dall'andamento dei consumi sul mercato nazionale che, da gennaio a novembre, segna un calo del 2%, a fronte di una spesa a -0,2%. Una congiuntura negativa che è in controtendenza rispetto all'umore più sereno (indice da -4,9 punti a -0,4) registrato da tutte le industrie alimentari italiane. In parallelo, Ismea ha sondato l'andamento generale del fatturato 2014, concentrando poi l'analisi sui mercati esteri. In un clima generale che vede il mercato domestico in calo sul 2013 e una positività sul fatturato estero, il panel relativo al comparto vino ha registrato in tutto il 2014 fatturati positivi sia sul mercato nazionale, sia estero con performance migliori dei Paesi extra Ue rispetto a quelli europei. Dal focus generale emerge, infine, che un'impresa alimentare su tre ha incontrato lo scorso anno difficoltà di commercializzazione, soprattutto per la necessità di mantenere prezzi di vendita alti a fronte di un aumento dei costi di produzione. Cantina Tollo, boom di vendite tra settembre e dicembre Cantina Tollo chiude l'esercizio 2013/2014 (31 agosto) con un fatturato in flessione a 38 milioni di euro, rispetto ai 46 milioni del 2012/2013, ma con una netta ripresa nel periodo settembre-dicembre che fa registrare un +8,7%. L'azienda abruzzese, presieduta da Tonino Verna (foto), aumenta nel quadrimestre anche il numero di bottiglie commercializzate (+9,1%) e i litri venduti (+8,2%). Bene i biologici, coltivati su 237 ettari degli oltre 3 mila complessivi, a cui da quest'anno si aggiungono i 250 ettari tutti in territorio abruzzese del nuovo socio Nicola Cirulli. vini&scienza. LE NEUROSCIENZE, UNA NUOVA PROSPETTIVA PER IL MONDO DEL VINO “Se amiamo un alimento è perché la sua immagine sensoriale è associata nella nostra memoria ad una sensazione di piacere” ed ancora a proposito degli aromi di un vino: “Il gusto è nella testa.” Come affermava Fischler nel suo “Manger Magique”, non esiste per determinati gruppi di persone un cibo buono o cattivo, ma solo un cibo buono per pensare. Si chiama sinestesia questa percezione di sensazioni ed emozioni sensoriali. Nella Recherche, Proust evoca attraverso il profumo delle madeleine, i ricordi delle sua infanzia felice. Una strana terra di nessuno al confine tra la realtà e la fantasia. Colori, suoni, odori si fondono in miriadi di combinazioni diverse. Facili capire quali possano essere gli sviluppi e le applicazioni nel campo enologico, per esempio sull’impatto che ha l’ambiente (inteso come l’intorno di un vino, il contesto ad esempio paesaggistico, le etichette, il rumore, etc) sull’apprezzamento di un vino. In particolare ci si aspetta un grande contributo delle neuroscienze cognitive attraverso lo studio delle immagini restituite dalla risonanza magnetica funzionale (IRMf), la magnetoencefalografia ed elettroencefalografia per valutare l’attività celebrale nel corso di una degustazione, associata ai diversi livelli di apprendimento. Anche la neurofisiologia e la neurobiologia molecolare permettono d’analizzare a livello cellulare l’attività metabolica dei neuroni. Queste informazioni sono diventate da una decina di anni la base delle strategie di neuromarketing negli Stati Uniti, relativamente alle reazioni del cervello assorto nel suo subcosciente, nella valutazione degli stimoli della pubblicità, nel memorizzare i prodotti che ci accingiamo ad acquistare, nella risposta all’ingestione di alcuni prodotti alimentari. Esemplare è stata la reazione ad esempio del cervello valutata alla IRMf in termini di soddisfazione, degustando un vino associato a diversi prezzi. La risposta delle immagini analizzate evidenzia nessun piacere se il vino costa 5 $, un piacere moderato se lo stesso vino è associato ad un prezzo di 10 $ ed un piacere molto marcato associato al prezzo di 50$, soprattutto se la valutazione viene effettuata prima di quella associata al prezzo di 10$. Attilio Scienza Ordinario di Viticoltura Università degli Studi di Milano Come vendere una bottiglia? Lo spiegano i neuroscienziati alla Fondazione Mach a cura di Gianluca Atzeni Se il vino racconta una storia si vende più facilmente, meglio se è ben vestito e ancor più se si presenta in un contesto capace di emozionare. Ma si tratta di un mondo poco esplorato perché, come spiega a Tre Bicchieri il presidente della società di ricerca Neurexplore, Giuliano Trenti, "il 90% delle persone che lavorano nelle aziende non ha la consapevolezza di cosa significhi lavorare con le neuroscienze", disciplina che nel mercato mondiale vede operative una cinquantina di aziende, quattro delle quali in Italia. "Le nostre ricerche ed esperienze 4 NEWS sul campo dicono che un approccio del genere portato notevoli benefici in termini di fatturato", sottolinea Trenti. Ma quali sono alcuni dei principi di questo metodo? "Ad esempio, offrire al cliente un approccio emozionale fa aumentare la disponibilità a pagare per acquistare lo stesso prodotto anche del 50%. Ecco perché, nel raccontare una storia, è importante individuare gli elementi con impatto positivo sul sistema nervoso. Attenzione però a non mercificare l'oggetto, perché avrebbe effetti negativi", avverte Trenti. "Nel caso del vino abbiamo visto che anche la stessa percezione organolettica dipende da aspetti del cervello che sono collegati alle emozioni, ben prima dell'assaggio. Questo significa che il prodotto diventa più buono e più desiderabile". È chiaro che occorre tenere conto dei contesti culturali in cui vengono veicolati i messaggi sul vino. E qui packaging e allestimento dei punti vendita (o di un sito internet) sono determinanti: "Possiamo disegnare la migliore etichetta ma è tutto inutile se si sbaglia contesto", così come "è in una visita in cantina è fondamentale far sì che il cliente si emozioni da subito. Il primo impatto è decisivo per un'esperienza positiva e per predisporre il cervello all'acquisto. E molto dipende dal contatto umano: chi spiega e racconta deve trasmettere passione e coinvolgere, altrimenti si fanno dei danni". Insomma, un po' più di neuromarketing nel vino non guasterebbe. E, sul tema, la Fondazione Mach ha organizzato tre seminari di approfondimento (6, 13 e 14 febbraio) chiamando a raccolta gli esperti italiani del settore. 5 Con quali bollicine ha brindato il neo-presidente Sergio Mattarella? eno memorandum 7 febbraio Milano Food&Wine Festival Milano Congressi www.foodwinefestival.it fino al 9 febbraio 8 febbraio Identità Golose Milano www.identitagolose.it fino al 10 febbraio È il Trentodoc Ferrari il vino scelto da Sergio Mattarella per il primo brindisi da Presidente della Repubblica, nel giorno del suo insediamento al Colle. Nei calici Ferrari Perlé Rosé per il nuovo inquilino del Quirinale e Ferrari Perlé Nero per gli altri due presidenti del Senato (on. Pietro Grasso) e della Camera (on. Laura Boldrini). 13-14 febbraio Buy Wine il workshop B2B di Toscana Promozione Fortezza da Basso Firenze 14 febbraio Sorgentedelvino LIVE Castello di Agazzano (Piacenza) fino al 16 febbraio 14 febbraio Anteprima Chianti Firenze dalle 13 alle 19.30 supervisione editoriale Massimiliano Tonelli coordinamento contenuti Loredana Sottile [email protected] hanno collaborato Gianluca Atzeni, Gianguido Breddo, Andrea Gabbrielli, Attilio Scienza foto Florian Andergassen (copertina), Mark Smith progetto grafico Chiara Buosi, Maria Victoria Santiago contatti [email protected] | 06.55112201 pubblicità direttore commerciale Francesco Dammicco | 06.55112356 [email protected] resp. pubblicità Paola Persi | 06.55112393 [email protected] 6 NEWS 15 febbraio Anteprime dei Consorzi toscani Hotel Baglioni Firenze 15 febbraio Anteprima Vernaccia di San Gimignano San Gimignano (Siena) fino al 16 febbraio 17 febbraio Chianti Classico Collection Stazione Leopolda Firenze fino al 18 febbraio 18 febbraio Anteprima del Nobile di Montepulciano Montepulciano (Siena) fino al 19 febbraio 18 febbraio Vini d'Italia Tour Gambero Rosso Londra 20 febbraio Benvenuto Brunello Chiostro Museo Montalcino (Siena) fino al 23 febbraio 21 febbraio Live Wine Salone internazionale del vino artigianale Palazzo del Ghiaccio Milano fino al 23 febbraio Expo-polemiche. Il consigliere Bucciarelli scivola sul Verdicchio Probabilmente il consigliere regionale delle Marche Raffaele Bucciarelli (Pdci-Prc) non è particolarmente avvezzo al vino, visto che si è dovuto scomodare il presidente regionale Gian Mario Spacca per ricordargli che Angela Velenosi, tra le tante etichette, produce anche Verdicchio. Bucciarelli, infatti, aveva presentato un'interrogazione in Consiglio Regionale (la n° 1923) per sapere "con quali criteri sono stati scelti i Testimonial delle Marche nel Mondo ad Expo 2015", lamentando la mancanza di produttori di Verdicchio. E sarebbe stato in effetti un clamoroso autogol. Invece "Bucciarelli ha preso un grosso granchio" ha sottolineato Spacca, ricordando che la Regione ha proposto a Padiglione Italia, a cui spetta la decisione finale, storie e imprenditori di tutto il territorio. Tra i nomi chiamati a rappresentare il territorio nel racconto delle identità italiane a Expo ci sono Moreno Cedroni (ristorazione), Enrico Loccioni (domotica), Francesca Petrini (olio), Vincenzo Spinosi (pasta), Angela Velenosi (vino), Orietta Varnelli (liquori) e Iginio Straffi (cartoons), a cui si sono aggiunti Piero Guidi (pelletteria) e Roberta Fileni (carni bio). – G. A. Expo, il sito bocciato in lingue straniere 22 febbraio Gradito l'abito rosso 2015 Hotel Westin Europa & Regina Venezia dalle 11 alle 19 22 febbraio Vini ad Arte e Anteprima Romagna Sangiovese riserva Faenza (Ravenna) fino al 23 febbraio 23 febbraio Anteprima Sagrantino Montefalco (Perugia) fino al 24 febbraio 1 marzo Terre di Toscana Una Hotel Versilia Lido di Camaiore (Lucca) fino al 2 marzo Ancora polemiche su Expo. L'ultima in ordine di tempo è quella riportata dal Corriere della Sera qualche giorno fa sugli strafalcioni grammaticali scovati nelle versioni del sito in inglese e in francese: consecutio temporum sballate, costruzioni di frasi arrovellate, accenti gravi invece che acuti, italianismi, e così via. Tanto da far pensare all'utilizzo del traduttore automatico di Google. Ipotesi smentita dai vertici di Expo che hanno subito provveduto alla correzione o rimozione degli errori più evidenti. Tra questi, la poco fluida, “Not only is it an exhibition but also a process”. Dove processo starebbe per esperienza? O ancora “Grand event” o “partecipating”. E non hanno saputo fare di meglio i traduttori francesi. Lo sconto sul biglietto d’ingresso diventa “un remise”, invece di “une remise”. E la lista potrebbe continuare. Certo non sarà una concordanza in più o in meno a decretare la buona riuscita dell'evento, ma attenzione ai biglietti da visita con cui ci presentiamo. Soprattutto se lo facciamo sul sito di una manifestazione per cui sono attesi almeno 5 milioni di turisti stranieri. Tobbecontinued? Speriamo proprio di no. 7 MELBOURNE MAY 11may OSLO MARCH Vini d’Italia Roadshow 2 march 13 may 3 february trebicchieri Vini d’Italia Vini d’Italia DUSSELDORF FEBRUARY MIAMI 5 february NEW YORK trebicchieri 10 february CHICAGO SYDNEY 14 march trebicchieri APRIL 21april HOUSTON Roadshow trebicchieri IMA TA S TI TAIPEI ECIAL EPR ANT GUANGZHOU IMA TA S TI 15 may BEIJING Roadshow JUNE 1 june EPR ANT VANCOUVER trebicchieri ECIAL SP SP A IMA G N ECIAL RI NTEP MA G EPR ANT trebicchieri 15 january ECIAL A TA S TI TA S TI N Vini d’Italia Vini d’Italia A ECIAL RIM NTEP MOSCOW MUNICH G 26 february 12 june N Vini d’Italia Vini d’Italia april SP COPENHAGEN LONDON Vini d’Italia S ono sanzioni che non piacciono a nessuno, o quantomeno non servono allo scopo per cui sono state emanate. Questo è il pensiero diffuso fra gli italiani che operano in Russia, o con la Russia. A tutti i livelli, si badi bene, anche ai vertici insospettabili! I più ti diranno che chi le ha pensate, di Russia non capisce nulla, altri che hanno fini diversi da quelli palesati, altri ancora che ci stiamo prestando, da servitori sciocchi, a giochi che ci passano sopra la testa. Comunque sia, le sanzioni si sono mescolate ad una serie di altri fattori negativi. Il tasso di cambio dell’euro, continua ad oscillare sopra gli 80 rubli, rendendo i costi dei prodotti importati quasi il doppio dell’autunno. Ma il comico è che il tutto lo stanno pagan- do, le nostre esportazioni, comprese quelle dei nostri vini, che avevano superato indenni le controsanzioni di agosto. È di queste ore la notizia che uno dei più grossi importatori di alcoolici e vini di Russia, il gruppo “Rusimport”, ha presentato istanza di fallimento per cinque delle proprie aziende, tutte quelle impegnate in operazioni di cambi. “Gli ordini effettuati prima di novembre” fa sapere il gruppo “erano considerati in base al corso di 47-49 rubli per un euro, ma dal momento che la gran parte degli importatori ha un pagamento differito, pagare i fornitori per i prodotti già spediti, al cambio di 80 rubli per un euro, è ora cosa impossibile. Inizialmente abbiamo cercato di resistere, bruciando l’utile dello scorso anno. Ora siamo in condizioni di non poterlo più fare, anche perché l'aumento dei tassi di interesse sui prestiti bancari rende impossibile l’eventuale ricorso al credito”. Riferiscono sempre da Rusimport che il segnale di crisi più eclatante è stato un calo della domanda di bevande alcoliche a gennaio, del 50% rispetto allo stesso mese del 2014. Attenzione: non è che i russi abbia ridotto i loro consumi, hanno ridotto quelli di vini ed alcoolici importati... in barba alle sanzioni! In questo scenario si innesta anche la decisione del Governo Russo di fissare per i vini (come già successo nel 2010 con la vodka) un prezzo minimo: questo dovrebbe dare fiato alla produzione interna russa che versa in grave crisi, anche per le numerose falsificazioni. E significa anche che, nel breve periodo, i prezzi più bassi del prodotto interno aumenteranno quasi in sintonia con quelli dell’importato, per effetto della svalutazione del rublo, lasciando inalterata la forbice. *esperto di vino e console italiano a Samara IL MIO EXPORT. Colle di San Domenico – Stefano Violano G 14 january 18 february Roadshow HELSINKI MEXICO CITY TA S TI N Vini d’Italia trebicchieri 9 june G STOCCOLMA SAN FRANCISCO 24 april N 12 january 12 february a cura di Gianguido Breddo* SP JANUARY tour 2015 SP 2015 worldtour 2015 La crisi del rublo travolge anche il vino italiano Vini d’Italia trebicchieri 1. Qual è la percentuale di export sul totale aziendale? Per fortuna c'è l'estero che apprezza la qualità dei nostri vini. La nostra percentuale è sul 50%. 2. Dove si vende meglio e dove peggio. E perché? Come sempre negli Usa, grazie al potere di acquisto del dollaro rispetto a qualche anno fa, mentre differente è il mercato cinese dove ancora non è ben chiaro come vogliano approcciarsi alla cultura del vino italiano. 3. Come va con la burocrazia? Mentre tutti gli altri Paesi hanno la vita facile, qui oggi produrre vino è un impresa ardua perchè dobbiamo stare attenti ai circa 10 organi di controllo e alle loro dinamiche, sottraendo tempo a quello che dovrebbe essere il nostro lavoro. 4. Ci racconti un aneddoto legato alle sue esperienze all'estero... È stato molto interessante poter conoscere importatori giapponesi nella loro terra durante l'evento Gambero Rosso a Tokyo: mentre qui in Italia sono tutti super seri e attenti ed educati ad una formalità da businessman, nella loro terra sono socievolissimi, ironici, rilassati e dopo qualche sorso di vino, armati di scocche rosse, danno il meglio di loro. 4 june TORONTO trebicchieri PER INFO: [email protected] nel prossimo numero Colle di San Domenico | Chiusano di San Domenico | Avellino |www.cantinecolledisandomenico.it UMBERTO CESARI TM ESTERI 9 Ecco perché investire sulla promozione conviene. La risposta di Grandi Marchi alla Corte dei Conti Europea: in cinque anni il valore delle esportazioni di vino è cresciuto del 45%. Adesso semplificare le procedure gestionali da sinistra: Piero Antinori, Giorgio Dell'Orefice, Alberto Mattiacci a proposito di grandi marchi Ocm e aggregazione. La formula anti-crisi N 2013 il nostro export nel mondo ha raggiunto a valore 5,22 mld di euro e a volume 21,55 mln di ettolitri ed è assai probabile che nel 2014 tali risultati vengano superati. Sono numeri che certificano sia la bontà delle misure previste dall’Ocm Vino sia il valore delle aggregazioni di aziende come nel caso dell’Istituto Grandi Marchi. Quest’ultimo, a dieci anni dalla fondazione, ha investito 60 mln di euro, di cui un terzo di fondi Ue, per sostenere le esportazioni delle 19 aziende associate (vedi box). Con l’arrivo, cinque anni fa, dei fondi per la promozione dell’Ocm, il vino italiano ha spiccato il volo. “È un caso di successo imprenditoriale e amministrativo”, lo definisce Alberto Mattiacci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università La Sapienza di Roma, autore dell’indagine “Racconti dal futuro. Dieci anni di Made in Italy nel mondo per un domani di successi”, presentato a Roma nella sede della Biblioteca Angelica, con l’Istituto Grandi Marchi che lo ha commissionato. el IL SUCCESSONE DEGLI OCM L’analisi dei flussi nel quinquennio 2008-2013 delinea un quadro di crescita che può sintetizzarsi con +45% a 10 promozione valore, +23% a volumi, mentre dal punto di vista strutturale, dal 2001-2013, si registra +100% a valore e un +36% a volumi con gli incrementi a valore che superano quelli a volume. Una crescita che riguarda un po’ tutte le aree di mercato nelle quali però spicca la performance dei paesi extra Ue sia a volumi (+32% circa) che a valori (+50% circa) rispetto all’area Ue. Se nel 2008 le destinazioni Ue erano pari a 1,97 miliardi di euro e 12,37 milioni di ettolitri, nel 2013 sono diventate rispettivamente 2,7 miliardi di euro e 14,78 milioni di ettolitri. Tutto ciò, oltretutto, è avvenuto nel periodo di crisi post 2008 e con un euro forte che in qualche modo ha rallentato i flussi. “In molti mercati siamo diventati il primo Paese esportatore” ha ricordato Piero Antinori, presidente dell’Istituto Grandi Marchi “ma dobbiamo fare ancora molti passi avanti. Basti ricordare che il nostro prezzo medio pur essendo in aumento (Ue 188,96 euro/hl; Extra UE 358,85 euro/ hl) è ancora molto lontano da quello spuntato dai francesi”. Lo studio del prof. Mattiacci si concentra sulle attivi- ›› Export vino italiano nel mondo (2013) Valore 5.223,9 milioni di € Crescita a Valore (2013/2001) +100,2% Volumi 21.556,7 migliaia di ettolitri Fonte: Istituto Grandi Marchi a cura di Andrea Gabbrielli Fanno parte dell’Istituto del Vino Grandi Marchi, Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. Le aziende associate esprimono un fatturato di quasi 500 milioni di euro, di cui il 60% realizzato all’estero, e incidono per il 6,5% sul valore dell’export nazionale. tà prodotte dal 2009 al 2013, da quando cioè l’Istituto è impegnato nei progetti dell’Ocm Vino Promozione. I risultati in diversi casi sono clamorosi, con impennate come il +562% registrato in Brasile e una crescita strutturale dell’export sui mercati globali pari al 41%. Successo anche sul fronte della penetrazione nei mercati, dove si è passati a triplicare il numero di Paesi Terzi coperti, che oggi rappresentano circa il 90% della domanda extra-Ue di vino. Una politica manageriale che secondo quanto rilevato ha determinato da una parte un incremento dei fatturati in Paesi extra-Ue di grandi prospettive – dal +88% in Russia, al + 133% in Cina e il +562% in Brasile - dall’altra un consolidamento dei mercati di sbocco, con ottime performance negli USA (+19%), in Canada (+25%), in Svizzera (+59%) e in Giappone (+79%). Per il presidente dell’Istituto Grandi Marchi: “Da un punto di vista qualitativo ciò che ci contraddistingue è l’aver messo in cantiere, anche con i finanziamenti Ocm, dei progetti di penetrazione e presidio dei mercati, non semplicemente delle operazioni mordi e fuggi”. La ricerca evidenzia come gli investimenti effettuati seguano un modello manageriale di azione, fatto di attività “consumer-oriented” per circa il 60% delle risorse utilizzate e di “market relation” con iniziative dirette agli stakeholder media, d’opinione e commerciali, per circa il 40%. CRITICHE INGIUSTIFICATE Risultano a questo proposito del tutto ingiustificate le critiche (vedi quelle di qualche mese fa della Corte dei Conti europea) che sono state rivolte all’impiego dei fondi: “L’Ocm Vino a nostro avviso ha funzionato egregiamente” dice Mattiacci “e riveste un’importanza fondamentale anche per il futuro. Non si comprende la ragione di certi rilievi recentemente mossi a questo che ci piace definire uno strumento di politica industriale europea”. L’esperienza italiana sull’impiego dei fondi per la promozione è stata largamente positiva e ha portato risultati tangibili alle imprese e al Paese. È una misura su cui bisogna ancora lavorare in termini di messa a punto: basti pensare ad una semplificazione delle procedure gestionali - nel caso dei francesi e degli spagnoli già operante - che di fatto diventa un ulteriore vantaggio competitivo. Oppure l’introduzione di meccanismi selettivi dei player che accedono alla misura, in ragione della loro capacità di usare i fondi su progetti solidi e articolati e ancora la costante verifica dell’impatto di medio termine della misura stessa e il monitoraggio obbligatorio dei singoli progetti. Durante la conferenza stampa romana, l’Istituto Grandi Marchi ha annunciato che durante il prossimo mese di aprile, si terrà un convegno di approfondimento delle tematiche toccate dalla ricerca, rivolto a tutto il settore vinicolo italiano. 11 ph wikipedia/Mark Smith Entro la vendemmia 2015 arriverà la nuova Doc interregionale del Pinot Grigio: ecco le posizioni dei consorzi del Triveneto. Operazione simile a quella della Doc Prosecco? Risponde Nicoletto: “Entrambi sono vini nati dal savoir-faire delle Venezie” Dal fenomeno Prosecco al fenomeno Pinot Grigio a cura di Loredana Sottile C i sono modelli ciclici e periodi storici anche nel mercato vitivinicolo e nel posizionamento dei suoi prodotti. Andate e ritorni, spesso decretati da una crescente domanda, altre da un'offerta riveduta e corretta. È quello che è successo col Prosecco qualche anno fa: non frutto del caso ovviamente. Ed è quello che sta avvenendo lentamente – ma non troppo – con il suo degno erede: il Pinot Grigio, ormai un vero globe-trotter. Se nome e fisionomia sono differenti, il baricentro del fenomeno non si è spostato di molto. Siamo nel Nordest Italia: Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. E gli obiettivi, come al solito, sono ambiziosissimi. Il Pinot Grigio diventerà il nuovo Prosecco? Di questo ne riparleremo tra qualche mese, intanto andiamo ai progetti non troppo futuri per il nuovo coniglio venuto fuori dal cilindro Triveneto. L'idea è quella di creare una Doc unica Pinot Grigio che riunisca le tre regioni, la cui produzione rappresenta l'85% del totale nazionale. Nel 2013, la produzione delle tre regioni è stata di circa un milione e mezzo di quin- 12 esclusivo tali d'uva, destinati ad aumentare di circa 800 mila quintali, per un totale di 200 milioni di bottiglie. Si tenga presente che il totale di ettari nazionali a Pinot Grigio è di circa 22 mila. Erano appena 3 mila negli anni '90 e poco più di 10 mila nel 2000. Il Veneto ha la fetta maggiore con circa 10 mila ettari, seguita da Friuli, quasi 6 mila, e Trentino, poco sotto i 3 mila ettari. IL PARALLELO COL PROSECCO “Posso annunciare” dice a Tre Bicchieri il presidente del Consorzio Vini Venezia Giorgio Piazza “che entro la vendemmia 2015 avremo uno strumento idoneo a tutelare e a regolamentare la produzione di Pinot Grigio. Pochi giorni fa l'incontro, promosso dalla Regione Veneto e accolta da Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, per gettare le basi della proposta. Le possibilità sono due: o una Doc a sé stante o inserire la denominazione all'interno di una Doc, come potrebbe essere la Doc Venezia che già raccoglie più province e regioni. L'obiettivo” continua Piazza “è poter gestire il potenziale sul mercato, bloccando la produzione per non far scendere troppo il prezzo. Da considerare che dopo il blocco agli impianti del Prosecco, tutti i produttori si sono lanciati sul ›› Pinot Grigio e adesso ci si ritrova con un eccesso di produzione. Da ultimo l'embargo russo sui prodotti agroalimentari ha fatto sì che frutteti, meleti e quant'altro fossero trasformati in vigneti a Pinot Grigio. Si capisce quindi l'urgenza di intervenire, come allora era avvenuto col Prosecco”. E torna, quindi, il nome Prosecco. Senza dimenticare che proprio Piazza nel 2009 fu uno dei fautori della nascita della denominazione legata a doppio filo al suo territorio. Operazione possibile solo grazie all'estensione dei confini della Doc al paesino di Prosecco (nel Carso) che ne blindò la produzione. “Un'operazione i cui risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti” continua “ma col Pinot Grigio le cose sono più complicate perché si tratterebbe di una doc legata al nome del vitigno e non di una doc territoriale. Non si può, quindi, vincolarla, come fu per il Prosecco. Qua la soluzione è presentarsi insieme sul mercato”. Tutti insieme, quindi, compresi i vicini trentini con cui il consorzio veneto aveva avuto qualche piccolo screzio nei mesi passati in seguito alla costituzione della Doc Venezia (altra operazione di marketing ben riuscita dei soliti abili “commercianti veneti”), accusata di creare confusione rispetto all'Igt delle Venezie. Accusa messa a tacere dall'ultima sentenza del Consiglio di Stato. “Si tratta sempre di lavorare in buona fede” conclude Piazza “ci siamo confrontati, anche in tribunale, e adesso non c'è più nessuna questione in sospeso. Anzi credo che abbiano capito il ruolo della Doc Venezia e quello che potrebbe giocare nella vicenda Pinot Grigio”. QUESTIONE DI TERRITORI Osservazione quella di Piazza, che abbiamo verificato con i diretti interessati, che al momento sono sembrati possibilisti, ma non per questo meno perplessi: “Sicuramente sfruttare la Doc Venezia può essere una strada da seguire” commenta Fabio Piccoli del Consorzio Vini del Trentino “non c'è dubbio sul maggiore appeal che ha oggi a livello internazionale. Ma le domande da porci sono due: il mercato è disponibile ad accettare e ripensare ad una collocazione territoriale del Pinot Grigio? E poi, è possibile garantire un'identità propria di ogni singolo territorio, affidandosi ad una denominazione interregionale? Parlo soprattutto di Friuli e Trentino dove i costi di produzione, ma anche le caratteristiche organolettiche sono legati ad altitudini e suoli differenti dal Pinot veneto. Si potrebbe pensare ad una doc interregionale per elevare la base di collocazione della denominazione. Un po' seguendo il modello francese con ›› 13 PINOT GRIGIO GLERA (PROSECCO) ›› basi di denominazione e poi i singoli cru”. In questo modo potrebbero essere le singole aziende a decidere come collocarsi e quale dicitura usare in etichetta, attenendosi comunque ad un disciplinare unico. Ma Piccoli avverte: “Non siamo comunque favorevoli all'omologazione, alla trasformazione del Pinot Grigio in una semplice commodity, o alla monocoltura. Cosa che il mercato può apprezzare all'inizio, per poi andare alla ricerca di novità. Insomma no al condono stile-Prosecco: presentarsi insieme di sicuro in quel caso ha premiato, ma dopo aver insistito sul nome-prodotto, non si può pretendere che adesso il consumatore capisca la differenza tra Prosecco Doc e Valdobbiadene Prosecco Superiore”. Sull'operazione Pinot Grigio, avanti quindi, ma con moderazione. Tenendo presente che, alla fine dei conti, ad avere un ruolo decisivo sulle trattative in corso saranno soprattutto i grandi gruppi, a cui toccherà rispondere alla semplice domanda: salire o non salire su questo grande treno promozionale che, però, non fa troppe fermate intermedie? Meno dubbi per il presidente del Consorzio delle Doc Friuli Venezia Giulia Pietro Biscontin: “Stiamo procedendo a passi veloci per arrivare al più presto a tutelare il prodotto. Al momento esistono un'infinita di Igt e Doc Pinot Grigio tutti differenti tra di loro. L'idea di base è eliminare le Igt, dove le maglie legislative sono più larghe, e aggiungere - senza eliminare - una Doc interregionale, a quelle già Fonte: Vivai Rauscedo superficie A PINOT GRIGIO (ha) 14 VENETO FRIULI V.G. TRENTINO OLTREPò ALTO ADIGE SICILIA TOTALE esclusivo 2013 2014* 10.160 8.660 5.2905.790 2.7002.900 1.0001.125 700 650 1.0001.050 19.300 21.800* esistenti. Stiamo ancora discutendo sul suo nome. Ovviamente per gestirla sarà necessario un nuovo organo-consorzio delle tre regioni”. Nessuna rivalità, dunque:“Se vogliamo avere la meglio sul mercato,” conclude “dobbiamo essere uniti. Ora si tratta solo di definire le piccole cose”. IL PARERE DI SANTA MARGHERITA In attesa che si arrivi ad una regolamentazione ufficiale, ripercorriamo la storia del Pinot Grigio, partendo da chi, ante litteram, lo “inventò”, vinificandolo per la prima volta in bianco: l'azienda veneta Santa Margherita. “Era il 1961” ricorda Ettore Nicoletto amministratore delegato del gruppo “e la nuova sfida era trovare un vino bianco fresco, fruttato, capace di abbinarsi a una cucina che stava diventando più leggera e moderna. Gaetano Marzotto intuì le potenzialità del Pinot Grigio, così chiese al suo staff di enologi di trovare una soluzione: vinificazione in bianco e una ancora più attenta selezione delle uve”. Poi vennero i successi all'estero, negli Usa in primis, dove sbarcò nel 1979 cambiando i gusti e le abitudini del pubblico americano, a perfect storm (tempesta perfetta), per dirla con Nicoletto. E andiamo al cuore della questione: cosa ne pensa il precursore del Pinot Grigio – così come oggi lo conosciamo – della creazione di una Doc interregionale? “Come Santa Margherita reputiamo importante che il sistema produttivo voglia lavorare ancora di più sulla qualità e sulla valorizzazione del territorio. Lo spirito è costruttivo: si vuole continuare a crescere elevando a denominazione la fascia di produzione attualmente Igt. Le attuali Doc presenti – Alto Adige, Valdadige, Trentino e Collio – manterranno intatta la loro funzione e la loro caratterizzazione al vertice della piramide qualitativa. Ed è un gran bel segnale che tutta la filiera spinga in questa direzione”. Questione numero due: sarà il Pinot Grigio il nuovo Prosecco? Anche su questo Nicoletto ha le idee chiare: “Questi due grandi vini nascono dal savoir-faire delle Venezie, fatto di grandissima dedizione e di coraggio. Il lavoro paga, e questo è valso per entrambi i prodotti. Non è un caso, insomma. Ma la regolamentazione del Prosecco è arrivata per tempo ed esiste una “blindatura” legata a territorio e vitigno. Ora il Pinot grigio del Triveneto punta ad aggiungere un ulteriore tassello qualitativo al suo complessivo disegno”. Fonte: Vivai Rauscedo EVOLUZIONE DELLe SUPERFICI A PINOT GRIGIO e glera IN ITALIA (HA) Un pasto senza vino è come un giorno senza smartphone... ...e l’App Vini d’Italia del Gambero Rosso Abbonati su www.gamberorosso.it/appvini