Bambini di qui venuti da altrove: alcuni concetti chiave Trauma migratorio Vulnerabilità Resilienza Età a rischio La posizione paradossale Esperti della lingua per gli adulti In scacco scolastico o/e comportamentale per i servizi che li segnalano Gli effetti perversi Inversione generazionale (genitorializzazione) Squalifica dell’autorità genitoriale Squalifica dell’autorità istituzionale Conflitti di lealtà Gli effetti perversi (2) Contestazione di tutti i modelli educativi: quelli della famiglia d’origine e quelli della società di accoglienza Gli effetti perversi (3) Turbe comportamentali e sintomi linguistici Irrigidimento istituzionale e familiare Repressione Marginalizzazione e identificazione del ragazzo con figure/modelli/gruppi marginali L’area scuola- apprendimento è spesso un’area fragile per i bambini e ragazzi in difficoltà dal punto di vista relazionale: questo spesso si traduce in conflitti e difficoltà nel rapporto con operatori ed educatori molta energia psichica è rivolta altrove (preoccupazioni per i genitori, difficoltà familiari, situazioni precarie, difficoltà di adattamento..etc..). Nel processo di insegnamento apprendimento si intrecciano la dimensione cognitiva e quella affettiva relazionale. Apprendere è un atto di fiducia (verso gli altri e verso se stessi) bambini e ragazzi in difficoltà possono mettere in atto diverse strategie di difesa: nascondere gli errori, non parlare quando non si capisce, copiare sempre o lasciare il foglio in bianco, imparare solo a memoria- paura dell’imprevisto, rigidità e forme di controllo: si perdono se gli esercizi non sono uguali al libro o alla spiegazione dell’insegnante, negare gli errori- arroganza anche di fronte all’evidenza, non accettare aiuti o suggerimenti, nascondere le difficoltà distogliere lo sguardo dell’adulto con atteggiamenti seduttivi o impersonando dei ruoli (ad es disturbando) atteggiamento verso l’errore: l’errore è vissuto in maniera negativa, come evento umiliante e da evitare si confonde la valutazione scolastica con quella personale Problemi di autostima: La scuola ci sottopone a giudizi e valutazioni continue e questo può mettere in difficoltà chi si svaluta ha un’identità fragile ed ha poca stima di sé Alcuni tendono ad evitare il giudizio: non fanno i compiti lasciano le verifiche in bianco si sottraggono a qualunque domanda… Altra possibilità è costruirsi un’identità forte in alternativa o in opposizione a quella scolastica (ad es. a me non interessa andare bene a scuola perché sono figo tutti mi rispettano etc…) identità fragili: difficile la costanza e la continuità dello studio storie scolastiche fallimentari: carenze che si accumulano di anno in anno e che diventa difficile affrontare- fuga o negazione per sfuggire alla paura Osservo il bambino (osservare significa conoscere e non giudicare) in che occasioni mi crea problemi? il ragazzo/a: come si relaziona con se stesso (abbigliamento, igiene, cura vs trascuratezza) relazione coi compagni (coi pari coi più piccoli coi più grandi) relazione con gli operatori- con l’autorità relazione coi materiali con l’ambiente scolastico- come sono i suoi quaderni? Decentramento: come si sente? Cosa sta provando e pensando? Provate a leggere la situazione anche dal suo punto di vista e non solo dal vostro Osservo me stesso/a Che reazioni emozioni sentimenti mi suscita stare con quel bambino? Come mi sento in questa relazione? Quali sono i miei punti di forza e in cosa mi sento in difficoltà? Punti di forza e punti di debolezza Sia a livello scolastico che relazionale. Fare ipotesi (riflessione personale, in gruppo, supervisione) Strategie d’azione Si lavora per prove ed errori non è detto che un metodo funzioni sempre; l’importante è sapere perché si fa quel che si fa. Non avere fretta: le relazioni sono dei processi. Non è necessario risolvere tutto subito Accoglienza: spesso il disagio che questi ragazzi creano in noi è una minima parte di ciò che loro stessi stanno vivendo- rischiamo inoltre di passare il messaggio che li accettiamo solo se sono bravi buoni o perfetti. Porsi obiettivi accettabili e raggiungibili per i ragazzi e per noi stessi (a volte siamo troppo esigenti con noi stessi e questo si traduce in giudizio forte sugli altri) Rafforzare l’autostima: aiutare i ragazzi a riconoscere e usare le proprie doti- partire dai pdf per lavorare sulle carenze Lavorare sul gruppo e non solo sul singolo Dare parole alle emozioni ALCUNI EPISODI CHE POSSONO CAPITARVI: cosa fare e cosa non fare? Bambini sempre in silenzio e in disparte Bambini che intervengono e non lasciano mai spazio agli altri Bambini che disturbano continuamente e sono indisciplinati Bambini agitati- ipercinetici Bambini che fanno i “bulli” e i prepotenti, bambini che tendono ad escludere gli altri Bambini che non lavorano- non fanno nulla- non sono motivati Bambini “nascosti” apparentemente perfetti e autonomi, in realtà carenti su molti fronti Bambini esclusi- presi di mira dagli altri Bambini che disconoscono la vostra autorità- sminuiscono gli operatori Conflitti- litigi- violenze- danni alle cose Per la gestione del gruppo: Il gruppo è uno spazio e un tempo dove ognuno deve poter stare bene Ognuno può dire ciò che pensa ed essere sé stesso- non c’è giudizio sulla persona: si possono criticare i comportamenti ma non la persona in sé Chiarire regole e confini: pochi, ragionevoli, alla portata di tutti Accordo e collaborazione tra operatori Il gruppo è come un organismo: è importante entrare in relazione con ogni bambino ma non perdete uno sguardo globale Momenti rituali Le attività sono mirate a costruire fiducia collaborazione accettazione e ascolto Ogni incidente e avvenimento può essere un’occasione per riflettere su cosa sta succedendo nel gruppo Per la gestione del gruppo: Evitare attività eccessivamente centrate sulla performance Evitate atteggiamenti direttivi impositivi controllanti Non imporre le proprie soluzioni o le proprie visioni del mondo Accettare altri punti vista- dare alternative piuttosto che rimproverare Non sminuire umiliare incolpare Attenzione al potere che si esercita Non negare o sminuire i conflitti: il problema non è litigare ma come si litiga- l’aggressività non è sempre negativa Flessibilità Suggerimenti generali: non prendertela personalmente: il bambino si relaziona al ruolo che interpretate e non tanto a voi come persona non avere fretta: se sei in difficoltà datti il tempo per osservare e valutare, non è necessario risolvere tutto immediatamente tratta bambini e ragazzi seriamente: non avere paura ad affrontare argomenti difficili Tutto si può riprendere e recuperare Ci sono situazioni in cui noi non possiamo fare quasi nulla Le barriere alla comunicazione: (Gordon, “Insegnanti efficaci”) ordinare comandare esigere avvertire minacciare fare prediche, rimproverare, dire cosa si deve o non si deve fare consigliare, offrire soluzioni e suggerimenti redarguire, ammonire, fare argomentazioni logiche giudicare criticare disapprovare biasimare Le barriere alla comunicazione: apprezzare concordare dare valutazioni positive definire stereotipare ridicolizzare interpretare diagnosticare analizzare rassicurare mostrare comprensione consolare incoraggiare fare domande indagare mettere in dubbio controinterrogare eludere distrarre fare del sarcasmo fare dello spirito cambiare argomento Le sette regole dell’arte di ascoltare: (Sclavi, “Arte di ascoltare e mondi possibili”) Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali, se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Le sette regole dell’arte di ascoltare: Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti. Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare l’umorismo vien da sé.