L’arte del descrivere 1- Bibliografia essenziale 2- La vocazione cartografica dell’arte olandese 3- L’arte della cartografia 4- Riflessioni a margine 5- Non che cosa ma se Francesco Micelli 17.4.13 Bibliografia essenziale • 1- S. Alpers, Arte del descrivere. Scienza e pittura nel Seicento olandese, Torino 1984 • 2- F. Farinelli, La crisi della ragione cartografica, Torino 2009, • 3- Dibattito su La geografia del XXI secolo Roma Società Geografica Italiana, 22 giugno 2010 pp.116-125 ( cfr. “Riv. Geogr. It.”) • 4- P.Descargues, Vermeer, Milano 2012 • 5- M. Foucault, Le parole e le cose, Milano 1985 La vocazione cartografica dell’arte olandese • Il testo della Alpers andrebbe letto per intero, ma qui si tratta solo il capitolo sulla cartografia olandese (A., pp. 195-276) • Seicento olandese = cartografia e pittura in stretto rapporto. In comune paradigma conoscitivo: il sapere passa per il rappresentare • Commento a L’arte della pittura di J. Vermeer (1666) (A., p.195) L’arte della pittura • 1- Carta geografica dominante • 2- Giovane donna: Clio, musa della storia • 3- La tenda come introduzione • 4- La firma Ver-meer • 5- Descriptio (oltre il lampadario) • Si possono distinguere carte geografiche e dipinti? Griglie cartografiche e griglie prospettiche • 1- Il cartografo si considera anche artista (A. p.200) • 2- Conoscenza e decorazione coincidono • 3- Cartografia, in Olanda, forma di pittura (A., p.208) • L. Battista Alberti non associa pittura a visione: il “quadro” è una finestra con un osservatore, non una superficie come la carta geografica (A., p.249) Alpers conclude… • Paesaggi e cartografia sono legati nei Paesi Bassi del Seicento da una comune idea del disegnare • Nella pittura olandese è il territorio e non gli abitanti a prendere la scena • Paesaggi cartografici: descrivere è questione grafica non retorica (A.,p.253) (A., p. 255) (A., p.257) • (Non esiste un piano intermedio tra soggetto e oggetto come in Italia, ma matematica trasformazione olandese della sfera terrestre in piano) L’arte della cartografia • Farinelli commenta lo stesso dipinto soffermandosi anzitutto sulla tenda:regno del fluido. Svelare implica il tatto prima della vista (F., p.117) • Tenda e raffigurazioni su tavola: descrizione di una descrizione cioè … teoria ( F., p.118): • Cartografia può esser forma di pittura? • Polemica con Alpers … Clio bendata e sguardo cieco del pittore, perché “noi non percepiamo il mondo, lo tiriamo fuori dal nostro intimo, tabula incisa dalle origini” (F., p. 119) • Il quadro di Vermeer procede dall’ombra alla luce secondo il modello conoscitivo lebiniziano (F., p.121) Riflessioni a margine Gianna Gigliotti, a Roma, si sofferma sull’ Arte della pittura di Vermeer quando Farinelli rovescia l’interpretazione di Svetlana Alpers secondo la quale la pittura comprenderebbe la cartografia. La riflessione prende le mosse da altro manifesto dell’arte pittorica: Las Meninas di Velasquez. Nel dipinto il modello di ragione, che secondo l’analisi di Foucault entrerebbe in crisi, potrebbe invece sconfessare i caratteri onnipervasivi della cartografia. Le prove addotte da John Sheider dimostrano infatti che l’immagine dei sovrani Filippo e Marianna non è speculare, che rifletterebbe invece una “dimensione interiore” del potere regale. La descrizione “cartografica” dovrebbe riconoscere, accanto alle ragioni della mappa, altre ragioni trasformando la cartografia in uno dei modi in cui il mondo ci è dato, modo che sarebbe arricchito da altre e diverse forme di intuizione. Una crisi della cartografia, da questa angolatura, non sarebbe pertanto in atto, né secondo Gigliotti parrebbe auspicabile. Non che cosa,ma se • La replica romana di Farinelli a proposito della sua Critica della ragion cartografica, diventa puntigliosa solo nel caso di Vermeer, artista cui ha concesso nel testo una delle tre eccezioni al ritmo delle due pagine per argomento. • Sostiene l’originalità e ricchezza della propria (raffinata) interpretazione e rivendica l’efficacia del suo riferimento a Leibniz. • Se il quadro è rappresentazione del sistema conoscitivo leibniziano per cui la conoscenza è sempre tratta dal proprio intimo, l’interpretazione della Alpers sarebbe infatti superata senza tuttavia che altre forme di conoscenza siano necessariamente negate.