{c DE \\ Per ciò che riguarda le dottrine sull'anima tramandate ci dai nostri predecessori può bastare quanto si è detto (l). Riprendiamo ora di nuovo la strada come dall'inizio, cercando di determinare che cos'è l'anima e qual è il suo concetto più generale (2). Noichiamiamo un certo genere di enti sostanza, e diciamo sostanza in unprirno senso la materia, la quale di per sé non è qualcosa di detE:~trrljnat();.inun secondo la forma e la specie, in virtù della qualepreCis1lJl1ente si parla di qualcosa di determinato; e in un terzo senso,:c:ilc()mpostodi queste due (3). La materia poi è potenza e la f0rIIla'lltto, e l'atto si dice in due sensi: o come la conoscenza, o comer~9wessa (4). . . Ora sostanzesembranòèssere sopr.attutto"t.~.~~11~~1tr~·es~I:.sPeci§l"" l. Nel I libro. 2. Per il rapporto tra il "concetto generale" dell'anima e le sue facoltà specifiche -+ testo 2. 3. Aristotele richiama qui i diversi significati del termine "sostanzaf',applicando uno dei procedimenti metodici alllipiù COllWlÌ. Sul concetto di sostanza; vedi unità TL -: 4. Vedi nota 5; < . Lafilosofia nella Grecia classica ~Z9YelliJla'f'iiFali, gia"cché questi sono i principi di tutti gli altri. Tra I corpi naturali; poi, alcuni possiedono la vita ed altri no; chiamiamo vita la capacità di nutrirsi da sé, di crescere e di deperire. Di conseguenza ogni corpo naturale dotato di vita sarà sostanza, e lo sarà precisamente nel senso di sostanza composta. Ma poiché si tratta proprio di un corpo di una determinata specie, e cioè che ha la vita, l'anima non è il corpo, giacché il corpo non è una delle determinazioni di un sostrato, ma piuttosto è esso stesso sostrato e materia. Necessariamente dunque ~ma~èios~a, nehe..nsQcne"è~fonna di IùnLCOI:p.Q..nafitral~che ha a vita in potenza. Ora talesostanza è atto, e pertanto l'anima è atto del corpo che s'è detto.:-fut~, poi, si dice in d~o-come-la--cnnoscenza-o c--mi'le"'1'eserciziodi essa, ed è :cm~e l'anim~atto nel senso in cui 1<Fè la conoscenzqs-Difatti "esIstenza sia dél sonno-c-he-della""Vegliaimplica quella dèll'anima, Ora la veglia è analoga all'uso della: conoscenza, mentre il sonno al suo possesso e non all'uso, e primo nell'ordine del divenire rispetto al medesimo individuo è il possesso della conoscenza (5). Perciò l'anima è l'atto primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza. ~-ta:le'"Corpo è TIenoc~è-dotatodJorga@ (6). (Organi sono andie le parlidel1e piante, ma estremamente semplici. Ad esempio la foglia è la protezione del pericarpo e il pericarpo del frutto, mentre le radici corrispondono alla bocca, in quanto l'una e le altre prendono il nutrimento) (7). ~d!!!!.<J!!.e si-devemdica'1'e~una--c-anrtteri----u ptica comune aa ogni sj>.eCIe:atanIma.'si ~che e~sa è ~',att~PJimo d~ l!!!-corp2....!Ulturale dotato di orgaSPertanto non c e bisogno di cercare se l'anima e il corpo formano un'unità, allo stesso modo che non v'è da chiedersi se formano un'unità la cera e la figura né; in generale, la materia di un data cosa e ciò cbe ha per sostrato tale materia (8). [...] S'è dunTIe detto~e~Slf;ale.,_ch~c~s'è fanima: essaè sos~a ,nel ~nso di forma,~v~ l essenza di un determinato coTR9. toSI se uno strumento, aa esempio una scure, fosseun-corpo naturale, la 596 5. Aristotele distingue qui atto "primo" e atto "secondo" mediante il ricorso all'analogia con la conoscenza, distinta a sua volta in "possesso" della conoscenza e "uso" della conoscenza. Il pO~5e;::;Odella conoscenza precede il suo uso, è "primo" rispetto a esso (naturalmente, in entrambi i sensi, la conoscenza è atto in relazione alla pura potenzialità di conoscere). Ora l'anima è atto "primo" del corpo in quanto "principio", condizione delle sue funzioni vitali, sia che esse si esplichino effettivamente, per esempio nella percezione sensibile (come nella veglia), sia che esse non vengano esplicate (come nel sonno). 6. Il tratto distintivo del "corpo dotato di vita in potenza" rispetto agli altri corpi naturali viene qui individuato nella dotazione di organi, nel suo essere organikòn. 7. La precisazione consiste nel fatto che anche i vegetali, se li si osserva attentamente, appaiono dotati di organi come gli altri viventi, e possono quindi essere "in-formati" dall'anima (in questo caso, dalla facoltà vegetativa, che presiede alla funzione nutritiva). L'analogia tra bocca e radici presuppone una accurata analisi della fisiologia di organi morfologicamente molto diversi tra loro. Si osservi, infine, come "foglia" e "pericarpo" vengano spiegati finalisticamente, in rapporto al fine di proteggere, rispettivamente, il pericarpo e il frutto. 8. L'analogia stabilita .tra la relazione animacorpo e quella figura-cera documenta efficacemente il convincimento della inscindibile unitarietà dell'organismo vivente. UNITÀ12 / H De anima. AristoteIe sua essenza sarebbe di essere SCUle, e quest'essenza sarebbe la sua anima. Tolta questa essenza, la scure non esisterebbe più se non per omonimia. Nel nostro esempio si tratta però soltanto di una scure. In effetti l'anima non è l'essenza e la forma di un corpo di quella specie (9), ma di un determinato corpo naturale, che ha in se stesso il principio del movimento e della quiete Ciò che s'è detto si deve applicare anche alle parti corporee. Se infatti l'occhio fosse un animale, la sua anima sarebbe la vista ,giacché questa è la sostanza dell'occhio, sostanza in quanto forma (mentre l'occhio è la materia della vista). Se quest'essenza vien meno, non c'è più l'occhio se non per omonimia, come l'occhio di pietra o dipinto (Il). Ora ciò che vale per una parte bisogna estenderlo all'intero corpo vivente (12). uo), da Aristotele, L'anima, TI, 1,412 a l-h 23, tr. di G. Movia, Loffredo, Napoli 1979. 9. Cioè di un prodotto dell'arte. lO. Mentre la scure, infatti, necessita cheFattitudine a tagliare venga messa in atto da chi la usa, gli esseri animati "hanno in sé il principio del movimento e della quiete", caratteristica che li accomuna, peraltro, a tutti i corpi naturali. Il. Aristotele vuoI dire che una volta eliminata l'essenza, cioè rispettivamente l'anima e la vista, non si può parlare di "animale" e di "occhio", se non come si dice "occhio" di un occhio di vetro o dipinto. che non è un vero occhio, ma può essere definito occhio solo per omonimi a, cioè per il fatto che con un nome uguale si definiscono due cose in realtà diverse. 12. \lediante un procedimento analogico le considerazioni svolte a proposito del rapporto tra vista e occhio, vengono estese anche al rapporto tra l'anima e lintero animale. 597