PERUGIA IN GIALLO 2009
Indagine sul poliziesco italiano
a cura di Maurizio Pistelli e N orberto Cacciagli a
DONZELLI EDITORE
Indice
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3
Questo volume è stato pubblicato con il contributo di:
Dipartimento di Culture comparate dell'Università per Stranieri di Perugia
Assessorato alle Attività culturali e Politiche giovanili del Comune di Perugia
© 2012 Donzelli editore, Roma
Via Mentana 2b
INTERNET www.donzelli.it
E-MAIL [email protected]
ISBN 978-88-6036-708-2
Introduzione
di Maurizio Pistelli
<<Questo giallo non s'ha da scrivere>>.
Pregiudizi estetici e censure morali nel romanzo d'indagine italiano
di Maurizio Pistelli
13
Un «noir>> per la provincia che cambia
di Elvio Guagnini
21
Fra caponatine e anolini: il cibo nei gialli di Camilleri e Varesi
di Alberto Sorbini
29
Giallo come Milano. Quattro generazioni della scrittura poliziesca
per la città lombarda
di Bruno Brunetti
39
«Un mistero simile non può rimanere inesplorato>>: indagini, colpi di scena
e qualche parodia nel teatro poliziesco di Guglielmo Giannini
di Paolo Quazzolo ;o..
49
Perché la letteratura gialla ha tanto successo?
Norberto Cacciaglia
55
Sciascia e il «giallo pirandelliano>>: l'investigatore nel labirinto del contesto
di Giovanni Capecchi
67
Che nessuno tocchi Salieri! Riflessioni sull' «assassinio>> di Mozart
di Stefano Ragni
79
«Non mi pigli per il gomito, Principessa!>>, esclamò il palicaro ...
L'impasto linguistico nel Sette bello di Alessandro Varaldo
di Patrizia Bertini Malgarini e Ugo Vignuzzi
VI
87
Il set della morte. Le diverse e complicate declinazioni
del giallo «storico»
di Giulio Leoni
93
Introduzione
Scrivere fiction nell'epoca dei telegiornali noir
di Maurizio Pistelli
di Piero Colaprico
101
La Storia come coautrice nei thriller storici
di Lorenzo Beccati
105
Verità vo cercando
di Alessandro Perissinotto
111
Gocce di sangue sul pentagramma
di Fabio Melelli
117
N o te d'Argento
di Antonio Tentori
119
«Profondo giallo». La musica nel nuovo film di Argento
di Marco Werba
Appendice
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125
Migranti, crimini, romanZI
147
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di Fulvio Pezzarossa
ii
Gli autori
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Giunto alla sua seconda edizione, Perugia in giallo si conferma appuntamento
primo piano nell'ambito di una sempre più necessaria rilettura critica del romanzo d'
dagine italiano di ieri e di oggi.
La manifestazione a cadenza biennale, che trova la sua sede principale presso l'U
versità per Stranieri del capoluogo umbro (ma che in realtà coinvolge l'intera città, ,
teatro del Pavone alla libreria Feltrinelli), ruota infatti su una serie di incontri che, p1
mossi dal Dipartimento di Culture comparate dello stesso ateneo, vedono per due gio
critici, scrittori, registi cinematografici - in altre parole esperti del settore - interrogan
riflettere proprio su questo discusso genere, in passato assimilato inequivocabilment
una cultura di mero consumo e rivolta alle masse. Sgombrato il campo da una serie
persistenti luoghi comuni, primo fra tutti la presunta pochezza artistica (parlare della P'
sibilità di imbattersi in un buon romanzo d'indagine equivaleva fino a qualche tempo
ce lo ricorda molto bene Chesterton, a sostenere «l'esistenza di un diavolo buono>>)
giallo - etichetta da intendersi qui nella sua massima elasticità, come un arcipelago cap;
di abbracciare svariate scritture, tendenti peraltro a ibridarsi con altrettante diverse tipo
gie narrative - ha invece sempre più acquisito una sua acclarata dignità letteraria, imi
n endosi altresì come fenomeno editoriale per antonomasia degli ultimi decenni. Un '
ploit, questo, che non accenna minimamente a ridimensionarsi, come stanno lì a dirr
strare l'elevato numero di nuovi autori proposti ci a getto continuo dall'industria cultu
le, insieme alla definitiva consacrazione di quelli già fattisi notare nel recente passato.
Anche l'editoria nostranà non accenna a mollare la presa: ecco quindi il consolidarsi
successo di innumerevoli collane di narrativa criminale, unito al dilagare di tali romanzi
cui per l'appunto viene finalmente riconosciuta quella complessità temati ca e stilistica, p
supposto indispensab"tre per poter essere ammessi nei territori stessi della letteratura t<
court. Ma c'è dell'altro: in una società dominata da messaggi audiovisivi- con un'inevi
bile disaffezione nei confronti dell'oggetto libro - è proprio la struttura incentrata su tra
ricche di suspense, mistero, indagine a risultare uno dei pochi strumenti narrativi ancor;
grado di catturare e avvincere il lettore. Alla costante rivalutazione del romanzo d'indag
(in particolare ci si riferisce a quello italiano) hanno di certo poi concorso la sempre m
giare ricchezza e pluralità delle storie narrate, un impianto strutturale complesso e calib
to, soluzioni stilistico-formali decisamente più innovative e meno schematiche. Il risult
finale sono testi che presentano ormai in molti casi una qualità letteraria così prorompe
da rendere irrilevante la loro appartenenza o meno a uno specifico genere.
È un trionfo così straripante quello arriso al poliziesco nazionale che merita di ess
evidenziato anche mediante la diffusione di alcuni dati a dir poco significativi: nel nos
paese, nel1994 ad esempio, erano stati pubblicati complessivamente 167 testi gialli, di
solo 11 italiani (pari al sette per cento), mentre nel2009 la quota di tali scrittori passa a
Allegato B
Attestato di due infermieri
Noi sottoscritti infer~ieri d_i professione dichiariamo in faccia a Dio e agli uomini che nell'inverno de! 1823 fummo ch1~man fer _la ~o.stante cura ed assist~nz~ de_l cav. Sali eri, maestro di cappella d~ll !.R. corte, e che fmo ~a pnn~1p10 della lunga malattia d1 cui soffre tuttora, non lo abbiamo mai ~bb_andonato u~ solo IStante, m modo che quando l'uno si allontanava, l'altro rimanesse
presso d1 lm per custodia. Attesti_amo inoltre c?e in vista della sua debolezza non era permesso a
n~ss_u~o d1 vederlo fuor che a_ n?~ e al_ suo medico; non es~endo l~ci~o neppure alla di lui famiglia
d1 vis!tarlo. In conseguenza d1 ciO ass!Cunamo, sopra nch1esta, d1 d1re: se era vero che il predetto
cav. Salzerz abbza detto durante la sua malatt_za dz aver avvelenato il celebre compositore Wolfgang
Mmç~rt?_ Sul nostro on?ree sulla nost:a cos~1enza, di non aver giammai udito il ripetuto Salieri dire cto, ne fare la benche m1mma menzwne d1 cosa alC).ma che vi si riferisse.
In conferma di ciò sottoscriviamo noi il presente scritto.
Vienna, il25 giugno 1824.
Giorgio Rosenberg, infermiere
Amedeo Porsche, infermiere presso il signor Salieri, Maestro di cappella di Corte.
Il dotto Rèirhik, medico curante attuale di Sali eri, conferma l'esposto nel suddetto attestato dei due infermieri assistenti".
N. B.
, ''.La più esauriente e.aggiornata ese~esi della morte di Mozart è quella di Cari Bar, Mozart: Krankheit, Tod,
B<grabnzs, m «Schnftenre1he der Internauonalen Suftung Mozarteum», Kassel1996, Salisburgo 1972 2•
«Non mi pigli per il gomito, Principessa!», esclamò il palicaro ...
L'impasto linguistico nel Sette bello di Alessandro Varaldo
di Patrizia Bertini Malgarini e Ugo Vignuzz{
Sul tuo scrittoio c'erano dei volumi gialli: t'annunziai a bruciapelo che avevo l'idea d'un romanzo poliziesco. Drizzasti le orecchie, buon sintomo per un editore, e mi chiedesti il titolo. Il
primo che mi venne in mente:- Il Sette Bello.
Così Alessandro Varaldo nella famosa lettera dedicatoria A Arnoldo Mondadori del
settembre 1930': effettivamente da questo momento termina quella che con Maurizio
Pistelli2 può essere definita la preistoria del poliziesco italiano e ne comincia la storia3 • È
infatti il savonese Varaldo 4 il primo autore italiano a cimentarsi nella scrittura di un romanzo nella collana dei Libri gialli della Mondadori; (nella quale erano comparse sino
ad allora traduzioni dall'inglese )6 •
•:· Nell'unicità di una concezione comune, la parte iniziale (fino a «La ricerca dell'insolito [... }• escluso) e relative note pertengono a U. Vignuzzi; la parte successiva (da «La ricerca dell'insolito[ ... ]» in poi) con le relative note
pertiene a P. Bertini Malgarini.
'La lettera è riportata anche in M. Pistelli, Un secolo in giallo. Storia del poliziesco italiano (1860-1960), Donzelli, Roma 2006, p. 266, n. l (citiamo dall'ed. or., A. Varaldo, Il sette bello, A. Mondadori, Milano 1931, p. 6 [ringraziamo l'amico M. Pistelli che ci ha generosamente prestato il volume]); il volume «ebbe tre ristampe e vendette
sulle quarantamila copie, un vero best-seller se rapportato alle tirature dell'epoca» (M. Tropea, Presentazione alla
ristampa nei «Gialli Italiani Mondadori», 1977, p. 6; un'altra ristampa, con un'importante prefazione, Alessandro
Varaldo, primo "giallista» italiano, di F. De Nicola, è quella di Genova, De Ferrari, s.i.d. [2007]).
1 Pistelli, Un secolo in giallo cit., p. 3; cfr. P. Bertini Malgarini - U. Vignuzzi, La lingua del giallo all'italiana tra
mimesi e tradizione, in Perugia in giallo 2007. Indagine sul poliziesco italiano, a cura di M. Pistelli c N. Cacciagli a,
Donzelli, Roma 2009, pp. 77-92: 79.
'«In Italia l'anno di nascita ufficiale del nuovo genere letterario rimane per molti il 1929, data della prima uscita della famosissima collana mondadoriana, contraddistinta dalle inconfondibili copertine gialle» (Pistelli, Un secolo in giallo ci t., p. 97).
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'Si vedano gli importanti contributi di F. De Nicola, Alessandro Varaldo, inventore del giallo (rosa) italiano, in
Id., Dal bes t seller all'oblio. Scrittori figuri nella letteratura italiana, Mari etti, Genova 1992, pp. 29-51 (dello stesso,
Vara/do, il giallo e i manoscritti d'archivio, in Il giallo degli anni Trenta, Atti del Convegno di Trieste 1985, Lint,
Trieste 1988, pp. 163~75; Varaldo e l'«undecimo comandamento»: non annoiare, introduzione all'ed. di A. Varaldo,
Alla ricerca d'un tesoro, a cura di F. De Nicola, Ecig, Genova 1989, pp. 7-37; nonché la prefazione citata alla nota 1).
5 «Varaldo pubblicò undici libri gialli (tre dei quali erano costituiti da raccolte di racconti gialli) e fu il primo
scrittore italiano che si cimentò in questo genere, del quale attuò una radicale italianizzazione, introducendo ambienti e personaggi di casa e relegando semmai gli stranieri nel ruolo di colpevoli [... ].Nel nuovo genere Varaldo
aveva in realtà riportato, pur entro schemi mutati, le stesse caratteristiche della sua narrativa precedente: scrittura
facile e cattivante, vicende mosse ma non serratissime, rispetto dei buoni sentimenti, distacco dall'attualità» (De
Nicola, Varaldo, il giallo ci t., p. 166; si veda anche p. 168; su Varaldo, si veda pure L. Rambelli, Storia del "giallo"
italiano, Garzanti, Milano 1979, pp. 31-46 ).
5 Sull'impasto linguistico del Sette bello conJ>articolare riguardo agli innesti dialettali, si veda U. Vignuzzi ~ P.
Bertini Malgarini, Scrittura noir e dialetto: l'«efjetto Roma», in Per Muzio. Scritti in onore, a cura di F. Onorati,
Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli, Il Cubo, Roma 2009, pp. 303-14: 304-7; P. Bertini Malgarini- U. Vignuzzi, La dialettalità nel «giallo all'italiana»: naturalismo o espressionismo?, in Storia della lingua italiana e dialettologia, a cura di G. Ruffino e M. D'Agostino, Asli (Associazione per la Storia della Lingua Italiana), Centro di Studi
Filologici e Linguistici Siciliani, Palermo 2010, pp. 233-48: 234-5.
L'IMPASTO LINGUISTICO NEL SETTE BELLO DI ALESSANDRO VARALDO
PATRIZIA BERTINI MALGARINI E UGO VIGNUZZI
81
80
energica. Mi dissi: come libero cittadino puoi appena vivacchiare, come studente invece sci ricco .
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Come sl. e avuto p m v o te. ~o .o ' er la ricostruzione della storia lingmstlca d~l
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desto impegno intcllett_ual_c ed_ una scr:t~~~-a ~~l~~:~~nte
celebri luoghi letterari>>; anche se, _come nl~~-a selmpd~
nonché dal rccupcro ~-h stilcn~n ~e~~n_r: ~~~~~-od_
l lettore della borghcsÌ,l per sentirsi coi~~tderato p tu co_ to ~
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quanto non fosse in realta», Varaldo stesso liroml:fa~ a(,
ll'' 1ejito Alla ricerca di un tesoro, SI veda Vmaldo e
raldo, inventore cit., PP· 41-2;_con p,lrtil:O are n Cttml:nto a ll
.
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l'"undecimo comancL1mento» ctt., P~· 31_-2à. .
. ffettivamcnte i manoscritti rivclanc: una s~nttura dt getto.' pro~
,: «Quanto <llla stesura vera c propna__ et tesn: e_
l,
oco numerose, spesso tmmcdtate [:--J_;_n~n. nyua~
babilmcnte impetuosa l... J. Le cnrrczwm sono ~~~ri~)t~hel:~S~zfoni dci protagonisti[ ... ], ma aspetti stthsnct e esbsi·
dano quasi mai le vicende narr,at~ e _ncppu_rc ,c~:r~l ~ . ~ f 1 ~ie e nel sostituire vocaboli scritti di getto, ~;a pr~, a-
da
di '-]Ui una certa cura ncll ehmmare npctt.~tom '~ caco t" "loai1d.Ito" per "aangstcr"; "arma da fuoco per re~
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· "fd ata per amante ,
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bilmente inopp;mum (al cse11mpiO ' 1 ~~z~i rilevi che gangster è datato dal NOELI al1932).
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E ripresi l'Università interrotta dalla guerra.
Oggi, a meno di trentacinque anni, ho già due lauree: legge e lettere, e mi avvio tranquillamente alla terza, medicina. Se durante la strada troverò una fruttuosa occupazione mi fermerò, altrimenti farò lo studente vita natura! durante. Poiché per uno studente cinquanta lire al giorno sono
più che sufficienti. Giudicatene: stanza otto lire, pasti quindici lire, lavatura e stiratura due lire, accantonamento per il guardaroba c la biancheria quindici: mi restano dieci lire al giorno per i piccoli bisogni, che non ho.
Colpisce, sin dalle prime frasi, l'alternanza tra il passato prossimo di non sono stato e
il remoto di Non ne fui": l'uso del passato prossimo in apertura assoluta potrà essere
spiegato col fatto «che l'azione designata dal p[assato] p[rossimo] è sentita come vicina
non tanto da un punto di vista cronologico quanto da un punto di vista psicologico»
(L. Serianni, p. 570 con rinvio a XI, 378); non meraviglia però l'uso del passato remoto
che lo stesso Serianni rileva essere «di regola nella prosa narrativa - anche di scrittori
settentrionali e "anche nei romanzi più realistici e di tono più dimesso" (Marchesi 1983,
p. 222)» 12 • Per di più l'anafora in variatio su non sono stato! Non ne fui trova una sorta
di ripetizione poco dopo in serenamente, più serenamente; e, a livello lessicale, noteremo per il primo, sì, per intanto, si ridusse (e addirittura l'ironico l'anno di grazia 1920)
ecc. Ma già sul piano della macrosintassi si registra una prevalente linearità", che porta
addirittura alla ipotattica «assoluta» Perché io so che è vera[ ... ], con un <<effetto-pausa»
senz'altro rafforzativo e asseverativo. Giovanni Révere prosegue con un'interrogazione
fittizia rivolta a se stesso, costruita come una sorta di pezzo di bravura in climax temario, seccamente conclusa da Mi pro·verÒ 14 • Più sotto, da rilevare, in una lingua che tutto
sommato ambisce alla medietas, mio padre ma poi morte del babbo, e, in un contesto
che vorrebbe essere ironico, <<non aver tanto da scialare».
Non sorprendono più di tanto, allora, su questo sfondo di lingua <<media>> preziosismi quali l'aggettivazione aulicamente premessa al determinato, in contesti nei quali l'anastrofe non sembra motivata da alcuna ragione intrinseca 15 , come avviluppata in un
" Nella valutazione delle scelte linguistiche di Varaldo si dovrà tener conto anche della sua protratta esperienza
di autore di teatro (ben tr4Ata lavori), c in particolare del coevo Il tappeto verde (dramma J?Oliziesco per cui si veda
Pist_elli, Un secolo in gidllo ci t., pp. 117-22, e anche p. 169 dove si nota: «Stando alla data dz pubblicazione riportata
sul! ulnma pagma del Sette bello - 15 marzo 1931 - SI scopre che questa corncrdc m rnanrcra sorprendente con lo
stesso giorno della prima rappresentazione teatrale dc Il tappeto verde»). A questa intensa attività si affiancano interventi «teorici» come l'art. Dramma e romanzo poliziesco, sempre del1932 (si veda Piste !li, ibid. c cfr. Dc Nicola.
Alessandro Varaldo ci t., p. 9, n. 17). Per il teatro giallo del periodo, si veda P. Quazzolo, Delitti in palcoscenico. La
commedid poliziesca italiana de/1927 al 1954, Carnpanotto, Udine 2000.
" L. Serianni, Italiano, con lo collab. di A. Castelvecchi, glossario di G. Patata, Garzanti, Milano 1997 (già
Utet, con il titolo Grammatica italiana: italidno comune c lingua letteraria, Torino 1988), XI, 380, p. 329.
11 Per cui, cfr. E. Testa, Lo stile semplice. Discorso e rom,rnzo, Einaudi, Torino 1997 (tra le <<forme e soluzioni
che, solidificatesi nella scrittura narrativa della tradizione, aYevano orn1ai raggiunto un alto tasso di stercotipìan la
<<costruzione di sequenze lineari e coordinative, che un'opinione corrente ma non del tutto fondata assume come
caratteristiche del parlato», pp. 30 · 1). Per un interessante riscontro in Landolfi, si veda 1\1. D ardano, Leggere i mmanzi. Lingua e strutture testuali da Verga a Veronesi, Carocci, Roma 2008, pp. 178-83, anche con esempi di dipendenti «assolute» del tipo di quella a testo (in questo caso introdotta da Giaccbé).
"Gli spogli della LIZ indicano inequivocabilmcntc la letterarietà, soprattutto otto-noveccntesca, della forma.
15 Sulla posizione dell'aggettivo si confronti, in generale, 1'v1. N espor, Il sintagma aggettiv,rle, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di L. Renzi, I, La frase. I sintagmi nominale c preposizionale, il Mulino, Bologna 1988, pp. 425-41; e si tenga conto di quanto osservato da Luca Serianni: «Quando un aggettivo qualificativo
precede il nome, esso indica di solito una maggiore soggettività di giudizio di chi parla o scrive, una particolare enfasi emotiva o ricercatezza stilistica»; cioè, in casi come i neri occhi, «gli stessi aggettivi, oltre a qualificare i nomi
cui si riferiscono, mettono in risalto una tal quale volontà di elaborazione stilistica (come ad cscinpio nella lingua
poetica) di chi parla o scrive" (Serianni, Itafi,mo cit., v, 29, p. 142).
82
PATRIZIA BERTINI MALGARINI E UGO VIGNUZZI
rosso impermeabile, un plausibile pretesto (p. 10) 16, sino a prendo i. miei pasti in una pie~
cola pulita famigliare trattoria dietro Piazza Cola d~ Ri~nzo"- e sia. pure da p~rt~ dr chr
dichiara di possedere due lauree e mezza e può qumdr permettersr esclamazwm come
Numi!"; in altri casi è la scelta di un'aggettivazione non ovvia" a produrre iuncturae
letterariamente elevate, come nel passo descrittivo in cui elementi di registro sosten~t~
si mescolano e reagiscono intenzionalmente (ironicamente, come si è detto) ad altn dr
vistosa colloquialità:
ecco il Biondi che urla sotto il cielo tenero", dinanzi alle acque lente, minacciando col pugno l' Augusteo che nulla ne poteva.
-Dite quel che volete: nella. vita non ~'è che l'avventura!" ,
, . .
.
.
Lo ~ardai celando un s'?r.nso da sch1afh._ Me la hgu.ravo lav,ventura·· d1. Bwnd1 col battaghc:ne, la b1c1cletta, Il circolo uffJcJah, la preparaziOne per gh esam1, l annuano m1htare cc:mpulsato d1~
speratamente. Sì, l'avventura! L'amico mion fissava il cielo tenero verso Monte Mano e 1 c1press1
celebri" e un volo d'areoplani" che pareva un triangolo d1 gru" (p. 11; nostn 1 sottohneat1).
La scelta per un'aggettivazione che, sia nella collocazione sia s~l piano seJ_Tiantico (~~­
corativo cameriere", pacifica porta, e anche gelate parole), appare m usuale, nsulta deciSIva per la resa della carica ironica di un passo che c~lmina_in un'imma~ine. ~i gusto <<barocco>> giocosamente costruita sfruttando una termmologra pseudo-soentrftca (mercurzo
e l'alta temperatura dello stupore che causa la rottura del vetro del termometro):
La sorpresa del decorativo cameriere fece salire il mercurio fino a rottura del vetro dello stupore, quando sentì alla pacifica porta del suo padrone pronunciar le gelate parole (p. 55).
'"Negli spogli della uz, (il l qualche l un) pretesto plausibile una volta in Verga e tre volte in D'Annunzio (e
invece plausibil pretesto in Alfieri).
.
.
.•
. .
.. . .
"«Tipica della lingua poetica e della prosa d'arte è l'accumulaziOne d1 tre o pm aggettiVI quahf1cattv1 per coordinazione asindetica» (Serianni, Italiano cit., v, 41; per l'assenza d1 segn: mterpunton nella terna aggettivale, Sl veda
B. Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Laterza, Roma-Ban 2003, pp. 81~2, 133); Sl veda anche capeglz
grigiastri scarmigliati e radi[ ... ] gli occhi ancora aperti, vitrei, sanguzgm (p.44; ~apeglz ancora a p. 60: «pl.letterano
e pop. tosc.», secondo il dizionario De Mauro, Parav1a-Bruno Mondadon, Milano 2000); attento preaso e rapzdo
infermiere ancora in Alla ricerca (p. 115).
.
.
"Rimarcato ironicamente con Mi tennero 1 numzla santa mano sul capo (p. 11).
.
"Analogamente, nel romanzo successivo, Le scarpette rosse (Mondadori, Milano 1931), nell'avvio del cap. I Sl
registrano due volte melanconic? rabarbaro, e, poco oltre, centenanc:- vt~la e capo[ ... ] mesto e c~nfuso; e an~o~a carni ambrate alabastrine, p. 43; e m Il segreto della statua (Mondadon, M1lano 1936), una bella rzbotta magguuola, p.
12, brusco acciottolio, p. 13, e ancora coloro che nell'anteguerra professavano fe rosse teorte, p. 36. .
"Negli spogli della uz, antecedenn m Pascoh, La mra sera, v. JO,e m D Annun~10, Terra vergme, 21.
"Avventura sembra essere la parola ch1ave d1 tutto 1l racconto: s1 veda nelle pagme conclus1ve del romanzo «E
adesso narriamo tutta la storia, poco interessante, che fu origine dell'avventura» (p. 224), e soprattutto, nelle ulnme
battute, la frase dello stesso commissario Bonichi, «Quando avrò per le mam un affare a gtrandola, p1eno d1 sorprese e di avventure, vi chiamerÒ» (p. 238).
" In corsivo nel testo.
.
2.' Con il possessivo posposto, come in gli amià miei (p. 12), e, prima, alla tavola nostra (p. 11), ma '~venne 1l
cameriere a chiederci se permettevamo che la signorina sedesse alla nostra tavola» (p. 1O; qu1 pure «Fu COSi che diventò la nostra commensale»).
"Anche in questo caso la fonte più prossima è d'Annunzio (l/piacere, l. m).
,
.
.
" Per il dizionario De Mauro (Paravia-Bruno Mondadon, Milano 2000), areoplano e vanante popolare d1 aeroplano (come areoporto di aeroporto); nelle ristampe successive aeroplani (di nuovo, nelle Scarpette rosse, areoplano, ma poco prima aeroplano, p. 13).
"Qui la fonte è il Pascoli di Myricae (In cammino, v. 24).
.
.
" L'aggettivo decorativo, spesso preposto, appare particolarmente apprezzato da Varaldo m contesn del genere: si vedano gli esempi di seguito allegati: in Le scarpette rosse, l'mtendente, d decoratzvo Calpumzo (p. 27), Il decorativo portiere (p. 239); in La gatta persiana, il terzo giallo della sene del Comm1ssano Bomch1 apparso nel 1933
(si cita dalla rist. Mondadori, Milano 1977) un alto quadrato decorativo servo (p. 58; e ancora assente, decoratzvo,
impenetrabile, p. 62, sempre riferito allo stesso; qUi pure un prelato decoratiVO, p. 162).
L'IMPASTO LINGUISTICO NEL SETTE BELLO DI ALESSANDRO VARALDO
83
La ricerca dell' «insolito» porta il nostro Varaldo ad associare per la sua imponenza
(«gloriosa») una costruzione allora piuttosto recente, il Palazzo di Giustizia (alla romana «Palazzaccio», collocato nei pressi di Castel Sant'Angelo sulle rive del Tevere), alla
mitica reggia di Odino sospesa tra le nuvole (o meglio, al tempio con questo nome fatto
costruire da Ludovico I di Baviera, quasi come tempio della Giustizia):
La grande massa del Palazzo di Giustizia, gloriosa, parea librata nelle nubi come un Walhalla
(p.21)".
Analogamente, sul piano del lessico, forme rilevate" impreziosiscono talora30 il tessuto di una prosa che non può non definirsi pretenziosa:
Avevo posata la mano sull'orlo del letto accanto all'altra mano inerte, che non vi gravava. Ad
un tratto, perché il soffice sostegno cedeva, le mani si toccarono. Era calda, liscia, dolce al tratto la
piccola mano della malata: non distaccai la mia. Il morbido sentimento che mi percorreva le vene
s'accentuò: [ ... ] non pensavo, mi abbandonavo alla sensazione che si facea sempre più acuta. Ma
che fu spezzata all'improvviso da un prèmito" leggero delle dita femminili sul dorso della mia mano (p. 164);
in questa stessa direzione, la preferenza per a malgrado": La pietà umana è un sentimento prepotente che vince ogni più gelido egoismo, e si svela a malgrado ogni contrario istinto (p. 66); Allegro, a malgrado la corsa formidabile che il bersagliere per certe
sue ragioni speciali gli aveva riservato come dono ospitale (p. 238). Sulla medesima linea si possono far rientrare forme come stoccatore e soprattutto palicaro: <<reagì prontamente vedendosi accanto il conte Lampugnani ammanettato. Il palicaro parea quasi
invecchiato di anni in pochi minuti>> (p. 217); il GDLI registra i due valori di «bizant.
scudiero appiedato>> e di <<gagliardo, valente>>, nessuno dei quali è congruente con il
nostro testo; soccorre però l'impiego che Varaldo fa del termine nel successivo Le
scarpette rosse: nella descrizione di Archibaldo Riccoboni, <<aggiungete due lunghissi"La prima attestazione di Walhalla in italiano risale al1895 (dizionario De Mauro cit.). Nel passo cit. si rilevi
anche parea, ancora alle pp. 22, 68 (accanto a pareva ad esempio p. 19): «tra Otto e Novecento, converrà rilevare la
buona tenuta dell'imper~o senza labiodentale in ambienti paraletterari» (L. Serianni, Introduzione .alla lingua
poetica italiana, Carocci, Roma 2001, p. 185); assai notevole che ancora nel testo ms d1 Alla ncerca gh imperfetti
senza labiodentale siano largamente presenti: volgea (p. 52), parea (p. 69, ma pareva, pp. 95, l 08), avea (pp. 95, l 07
ma aveva, pp. Ili, 116 ),facea (p. 106 ma faceva, pp. Il O, 130), sapea (p. 106 ), dove a (p. 120 ma poteva e doveva, p.
125; e ancora voleva, pp. 107, 110).
'''Così una forma quale meccanico per «autista» (presente a es. in Le scmpette rosse, pp. Il, 15, 17 ecc.) risale a
D'Annunzio ("V'è in Francia chi dice mecaniàen. D'Annunzio dice meccanico» Panz. Dzz. 1935 s.v. chauffeur Cl t.
da NDELI, s. v. àuto); per altro registriamo chauffeurs nel Sette bello (p. 217) e ne Le scarpette rosse (p. 87).
1 ~ Col risultato, spesso, di un'inconsapevole comicità.
" Della forma si hanno due riscontri in Faldella (uz).
"Come notava già Bruno Migliorini, «il vituperatissimo malgrado[ ... ] nel Settecento tende a sostituire il costrutto tradizionale a malgrado di, (St.lin. p. 544); cfr. anche Bertini Malgarini- Vignuzzi, La lingua del giallo all'italiana tra mimesi e tradizione ci t., p. 90, n. 67 (con riferimento alla presenza di a malgrado in Camilleri, p. 85 ): «Il
GDLI, s.v. malgrado' fra gli autori più vicini a noi che hanno impiegato a malgrado registra Carducci (anche a mal
grado, rimotivato, e cfr. D'Annunzio a mal suo grado). Nei testi della LIZ troviamo nella prosa dell'Ottocento (in
poesia si ha solo malgrado, 15 volte) 21 casi di a malgrado (fra i quali 8 occorrenze nel Fermo e Luàa- di contro a
13 di malgrado- e 3 nella Ventisettana- 6 malgrado; quest'ultima forma è la sola presente nella Quarantana), e pOI
Tozzi che usa sempre a malgrado (le occorrenze prosastiche d1 malgrado sono m tutto 99). Notevole che Panzm1
(Dizionario moderno, cit. dal GDL! presumibilmente dall'ed. 1950) segnali che Erroneamente c'è chi scrive a malgrado (un revenant recentissimo di a malgrado in G. Galasso, La Spagna imperiale e il Mezzogiorno, in Id. Alla
periferia dell'impero, Einaudi, Torino 1994, p. 7: «[la dinastia asburgica], a mal~rado del suo titolo e dei suoi diritti
imperiali»)». Nei gialli successivi, in Le scarpette rosse ad esemp1o a p. 59, b1s; m La gatta persrana, p. 118; m Il segreto della statua, pp. 37, 51.
PATRIZIA BERTINI MALGARINI E UGO VIGNUZZI
i baffi sfacciatamente tinti, due baffi da palikaro» (p. 34), e poi <<ripulì con grazia le
trecce da palikaro col moccichino bianco>> (p. 40; cfr. anche p. 92; addirittura palikaro
.1880, p. 223 ecc.). Con ogni probabilità il termine è assunto con riferimento ai combattenti delle guerre d'indipendenza greche che si riteneva fossero caratterizzati dall'avere lunghi baffi neri. In questo senso la forma è una precisa spia del gusto di Varaldo
per forme <<insolite», delle quali gli esotismi - come in questo caso - rappresentano
una componente di spicco.
Ma il gusto per l'esotico, già evidente in quest'ultima forma (c tanto più nella grafia
col -k- dei successivi romanzi), piuttosto consueto in una scrittura che in un modo o nell'altro non troppo si discosta da quella dci romanzi <<d'appendice» (soprattutto <<rosa»),
suggerisce l'impiego di stranierismi meno o più diffusi, acclimatati'' e non: coktail (Il sette
bello, p. 60, sic, in corsivo nel testo, come pure alle pp. 185 ter, 190, 204, 206; solo a p. 208
si ha cocktail, sempre in corsivo); cotillon (p. 185, in corsivo nel testo); <<Troppi dancing,
troppi halls di grandi alberghi» (p. 77)"; jungla (p. 59); <<Un pijama di seta gialla» (p. 57) e
pigiama lilla alla russa in Le scarpette rosse (p. 58)"; in Il sette bello compare anche l'esclamazione all right (p. 78), usata dai protagonisti. Riprende l'originario valore francese
(<<servetta» y·, poi specializza tosi in àmbito teatrale, soubrette <<cameriera» in passi quali
<<La vispa soubrette che apparve sulla soglia avea tutti i caratteri della romana appariscente[ ... ] la souhrette abitava[ ... ]» (Il sette bello, p. 61); anche questa è una tessera ricorrente nel mosaico della prosa varaldiana: <<Venne la vispa soubrette che rispondeva
con un sorriso al nome di Gina>> (Le scarpette rosse, p. 29), fino alla <<vispa cameriera
americana» del Segreto della statua (p. 151).
Come si è cercato di illustrare, Varaldo, anche nella ricerca di quello che abbiamo
definito «insolito», rimane comunque legato a forme legittimate dall'antecedente prosa
letteraria (magari della lingua del teatro); e ciò vale pure quando il nostro autore tenta
aperture alla quotidianità: così per esempio in «Mi ricacciai in casa e la zia Livia mi
trovò in cucina, chiusa la finestra del poggiolo, intenta a una cogoma sul fuoco» (p.
233): cogoma ha sei occorrenze nelle didascalie delle commedie goldoniane nelle quali
ricorre una volta anche poggiolo (che però è attestato con questo valore pure nella prosa
di Dossi e di Camillo Boito; molto più frequente la variante col dittongo da Nievo al
Verga dei Malavoglia, allo stesso Dossi, a Zena, Faldella, Serao, e a D'Annunzio). Del
resto analoghe aperture sul piano sintattico-testuale sono molto contenute: per il Sette
bello possiamo allegare un caso di frase scissa <<Fu pochi momenti dopo che osservai a
" Come siloetta nelle Scmpette rosse p. 194.
''«Cos'è un dmzcing? Un luogo ove le anime destinate alle fiamme dell'Erebo s'avvezzano a poco a poco al calore c alla musica infernali» (1931, Panzini Diz., cit. dal NDF.l.l s.v., che data questa accezione al1923).
"Nel Sette bello si registra, sempre nell'ambito degli esotismi relativi all'abbigliamento, berretto basco («passò
un drappello di bimbe tutte bianche, anche nel berretto basco», pp. 156-7), e nella Gatta persiana troviamo sia boina basca (p. 55), sia berretto basco e boina (p. 83), e finalmente il solo basco sostantivato (p. 211): il NDELI data
l'agg. sosr. «copricapo di panno senza tesa e aderente» all93! (Panzini Diz., «con la data 1929; [ ... ]ancora berretto
basco nel1911: F. Dc Roberto»). Nelle Scarpette rosse, in contesti del genere, si ritrova cravache «tipo di frustino»
(come glossa poco più sotto lo stesso autore: ••Lo completavano i guanti chiari da ballo c una cravache col pomo
d'onice candido[ ... ] dopo aver agitato l'inoffensivo frustino[ ... ]», p. 35; a p. 39lo scudiscio dal pomo d'onice). Ne
Il segreto della statua leggiamo '"Era avvolto in uno di quei cappotti impermeabili che si chiamano loden" (p. 49)
"'un leggicro pipistrello da pioggia, di quelli che si chiamavano loden in quei tempi" (p. 151, con probabile riferimento agli anni venti): il N DEL! data al 1928 (L. Pirandcllo) la forma col valore di «cappotto» confezionato con il
tessuto appunto dello stesso nome; nello stesso romanzo
Jc Si veda NDEU s. v.
!!IMPASTO LINGUISTICO NEL SETTE BELLO DI ALESSANDRO VARALDO
85
poca _distanza>• (p. 19), un anacoluto <<Ma voi, amici miei, e voi, Giovanni, specialmente,
che Siete così buono, perché debbo esporvi a un simile pericolo?» (p. 63); nelle Scarpette rosse, nel parlato dt donn~ Mariella <<<:'è Serafina che pensa a tutto» (p. 47) c, nel Segreto della statua, <<questo ~~ serve, a nm» (p. 17- a parlare è il Rosso, il capo-banda)";
e anche per le tmprecazwm, necessarie nel genere, Varaldo ricorre ad alterazioni eufemistiche del tipo di Accipicchia! (Il sette bello, p. 82, -a è datato dal NDELI al 1935), Academpolz! (p. 161; a. 1908), Capperi! (pp. 221-2), Cribbio (p. 177, addirittura datato al
1958), delle quali però va sottolineato il fatto che allo stato attuale delle conoscenze
tranne capperi che risale al Grazzini e forse all'Aretino, le altre forme sono attestate so~
lo_ nel p~im? Novecento. s~i anc~e l'espressi~ne euf.et~istica «Non mi pigli per il gomno, pn_nctpessa» (p. 229)'· 111 un mterrogatono al Vtmmale che, <<con brusca dimestichezza» tl Vzce-C~po ap:e con l'~spressione <<Mettiamo le carte in tavola, principessa».
Cot~~leta la dtversiftc~ta vanetà della prosa varaldiana la presenza del dialetto che,
come s: e avuto m~do. d1 osservare'"' nel. caso di f:scanio Bonichi, non è puramente
esorna~IVa, ma costitutiva del personaggw stesso: msomma non un puro e semplice
omaggw al colore locale che colpisce soprattutto se si considera che Varaldo era savonese e ~he al_ nostro commissario si attribuis~ono termini e frasi in romanesco o più
spesso m _un ztaLzano_ d~ R_oma che app~re parti~olarmentc adeguato al personaggio e al
mzlteu. R1servandoCI .d1 nprendcrc tl dtscorso m altra sede, varrà la pena sottolineare
che la componente dtalettale (non solo romanesca) nei romanzi successivi in anni di
lott~. alla mal erba dialettale, non scema, ma anzi s'incrementa, come ben m~stra tra gli
altn 1l racconto La gatta persiana, apparso nel1933.
Varaldo, primo ~crittore italiano di gialli nella prima collana italiana del genere, appare essere caratten~zato da quelle che saranno le specificità degli autori che proseauiranno questa narrativa: la sua prosa infatti, come s'è detto in avvio, da un lato vuol rimanere comunque agganciata alla tradizione, ma sa anche cogliere clementi realistici
eh~ trovano non di rado nel dialetto il codice espressivo privilegiato; e nel caso dello
scnttore ,savones~ senza trascurat~e però il gusto per l'esotico c l'insolito tipico del romanzo d appendice ~opolare cm Varaldo resta comunque legato.
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Nello ~te_sso contesto, ma in bocca a Nora, per di più infuriata, «C ci sono io, poi, ci sono io che non vi remo
affat,~o quanti Siete e nemmeno quell'odioso da i baffi rossi .._. che si crede ... che si crede ... " (p. 23).
La medcsun,1 espressiOne, con una glossa mterpretatlva, nella Gatta persiana: '"Non mi pigli per il gomito,
come direbbe un mio supenorc ed amico 1 » (p. 149).
.
Y~ S~ veda ~ertir:i Malgarini- U: Vig_nuzzi, _La_ dialettalità nel «giallo all'italiana>> ci t., c, per la caratterizzazione
lmgutstica de!! ambiente del commissano Bomchi, Il romanesco nel gùt!lo all'italiana degli stessi, in «Contributi eli
Filologia del! Italia mediana», XXIV, 20 l O, pp. 175-94 (in p art. pp. 175-9).
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L`impasto linguistico del `Sette bello` di