Sc ww a ri c w. a la lap gr au atis sa su .eu CO PI A GR AT U ITA ERO 19 M U N 3 O ANN A A T S I V R E T INT N A GR N O S N BE j più british il d aliana t i o i d a della r r o l co he c e I l’ e sc i n u a i l ta o c o l gi età i , n 8 u e , l 3 n e li 4 t g a 1 e t t a e tu a d re 8 t C 1 s i fe emp i a d a l t l i s a ul a è s n s u s o g r e l i a al ti: m o i i c c t e M t I sp mora osì? u o t r Un inna ato c e p st INDICE 4 8 12 16 20 22 26 30 32 36 40 42 GREEN Intervista Grant Benson P4 Viaggi Saint Morritz P8 Natura Parco naturale dello Stelvio P 12 Animali Aquila Reale P 16 Sport Roberto Carnevali P 36 Sport minori Red Bull Kronplatz Cross P 40 Pesca La trota Fario P 42 Salute e benessere Sviluppare la resilienza P 44 Games I Coloni di Catan P 46 RED BLUE 2 44 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 71 YELLOW Arte Chagall P 48 Casa&Design Rosso Magenta P 50 Speciale Carnevale P 52 Eventi Mostra tema della notte di Vicenza P 54 La pausa comica Pausa Cinema P 56 PINK ANNO 3 N.18 Rivista on-line gratuita DIRETTORE RESPONSABILE Pasquale Ragone DIRETTORE EDITORIALE Laura Maria Gipponi GRAFICA E IMPAGINAZIONE Simone Coppini DIREZIONE | REDAZIONE | PUBBLICITA’ n o s n e B t n a r G INTERVISTA pirata dell'epoca, trasmettevamo da una barca ancorata nel Mediterraneo in acque internazionali perciò non si incappava nella legislazione di alcun Paese. Da lì trasmettevamo in tutto il medio oriente, in particolare in Israele, alternando musica che sceglievamo noi con il parlato. 4 Inglese di nascita, italiano d'azione. È Grant Benson, DJ da oltre trent'anni e voce della radiofonia italiana ed internazionale dagli anni '80. Il suo background è variegato, tanto quanto l'attività che svolge al momento. In che anno hai cominciato a fare radio? Professionalmente nel 1981 [appena maggiorenne, ndr]. Tra gli anni '80 e '90 ci fu una radio al largo di Tel Aviv che si chiamava The voice of peace: si trattava di una emittente propagandistica che aveva come scopo dichiarato la promozione della pace attraverso la musica. Sono stato per sei mesi a bordo di The Voice of Peace, infatti, come le radio A proposito di radio Pirata, puoi parlarci della tua esperienza a bordo di Radio Caroline? Caroline è tutto un altro discorso [e qui il suo tono vagamente canzonatorio diventa serio: sta per parlare di una pietra miliare della storia della radio, ndr]. Radio Caroline è stata fondata nel 1964 da un imprenditore irlandese, Ronan O'Rahilly, all'epoca attivo nel mondo dei locali musicali londinesi. O'Rahilly voleva promuovere a livello radiofonico Georgie Fame ma, in quegli anni, la BBC [monopolista nel mercato britannico fino agli anni '80, ndr] non voleva passare la musica pop nonostante in quegli anni la cultura pop stesse esplodendo. Per aggirare il problema della liberalizzazione delle radio, O'Rahilly ancorò in acque internazionali una nave attrezzata con apparecchiature per la radiodiffusione e dal largo trasmettevamo verso la Gran Bretagna sulle frequenze di Radio Caroline. Radio Caroline ha iniziato negli anni '60: da quel Si può affermare che tu sia l'unico in Italia ad aver fatto il DJ da Radio Caroline? Sì, credo proprio di sì. Come sei arrivato in Italia? Anni fa in Liguria vicino a Bordighera. Stiamo parlando del 1982 e di Radio Nova: si trattava di una radio che trasmetteva dall'Italia alla Francia, in particolare sul Principato di Monaco che all'epoca era ovviamente pieno di anglofoni, e stavano cercando qualcuno che parlasse proprio in inglese. Ero da poco tornato da Israele e ho cercato di mantenere l'abbronzatura [scherza, ndr]. Poi alla fine dell'esperienza con Radio Nova sono tornato in Inghilterra per Radio Caroline. Da quanti anni fai radio in Italia e per quali emittenti? Primo assaggio di Italia, quindi, l'ho avuto nell'82 in Liguria dove mi sono fermato fino all'83. Poi nell'85 su richiesta di quella che all'epoca era Rete 105 (ora 105) sono tornato in Italia: era il periodo della british invasion culturale e soprattutto musicale e quindi in quel periodo cercavamo qualcuno che fosse del luogo. Poi fino WWW.LAPAUSA.EU/GREEN momento ci furono una valanga di imitazioni e la BBC cercò in diversi modi di farla chiudere, ma Radio Caroline è andata avanti fino agli anni '90. Io sono stato a bordo dall'83 all'85, diciamo che è stato come coronare un sogno. Ero già fan della radio e di Caroline in particolare, ma non era una vita facile: eravamo nel Mare del Nord e trasmettere dava un'enorme soddisfazione perché eravamo liberi di scegliere la musica. Ci pensavamo mille volte prima di scegliere la scaletta di brani per riempire le ore di musica. Richiedeva un certo impegno: sapevamo che Caroline era molto ascoltata perché da un lato non c'erano radio commerciali quindi l'ascolto reale era tremendo, dall'altro la ribellione della gioventù rendeva ancora più appetibile la situazione. Era come il frutto proibito, e noi avevamo l'aria di fuorilegge. 5 INTERVISTA al '98 ho lavorato tra 105 e RTL 102.5, quindi mi sono spostato a Basilea in Svizzera e da 7 anni sono tornato in Italia sulle frequenze di Radio Number One [dove conduce il programma “Gli Inaffidabili” dalle 9 alle 12 con Luca Viscardi, ndr] 6 Pendolare dalla Svizzera: pro e contro A Radio Number One abbiamo due studi, uno a Bergamo e uno a Milano. Quando sono a Bergamo mi fermo in città, quando sono a Milano faccio il pendolare ma i nostri studi sono piuttosto vicini alla stazione centrale: faccio pendolarismo transnazionale, ma è ben servito. Quali progetti stai seguendo? Ovviamente l'aspetto “pubblico” della radio è solo la punta dell'iceberg, è sicuramente quello più conosciuto ma non l'unico. Mi occupo di prodotti musicali e di programmazione ad esempio per Radio Express a Los Angeles, Still Digital in Canada e mi occupo di consulenza musicale. Poi c'è Music 100.9 la radio trasmessa nel Principato di Monaco con musica non stop. Torni spesso in Inghilterra? Sì adesso sì, almeno una volta al mese. Torno spesso perché negli ultimi anni le distanze si sono molto accorciate, una volta lo facevo una volta ogni sei mesi anche per questioni di costi, adesso con i voli low cost è più facile, veloce ed economico. A volte mi chiedono dove abito e ci devo pensare: sono spesso in macchina ed è un riflesso subconscio riflettere prima di rispondere. WWW.LAPAUSA.EU/GREEN Cosa preferisci dell'Italia e cosa dell'Inghilterra? Beh facile [ride, ndr]! Le donne per l'Italia! Mi mancano i pub inglesi! 7 : Z T I R R O M T N I A S N I , I T S U G I I T T U T R PE I N O I G A T S E L E T TUT spesi o s i t a t n ghi inca o u l a r t , e ur dal r e o z m z i a l v s g i e p l outique b a sulle A z , i n c a s c a a d v e Una dide pist n a c , o p uropeo. e e nel tem t n e m uisita sapore sq VIAGGI di Maria Solinas [email protected] 8 Poco distante dal confine italiano si trova una delle località preferite per le vacanze d’inverno: Saint Moritz, un gioiellino incastonato tra le Alpi, verde smeraldo nella bella stagione e brillante come un diamante quando ricoperto di neve. St. Moritz è un comune svizzero del Canton Grigioni di circa cinquemila abitanti, numero che aumenta vertiginosamente in corrispondenza delle ondate turistiche. Uno dei modi più gettonati per raggiungere St. Moritz, e sicuramente il più affascinante, è il viaggio a bordo del Trenino Rosso Bernina Express: le splendide carrozze rosse, in stile retrò, sono ormai diventate Patrimonio dell’Umanità e ogni giorno trasportano i turisti lungo la tratta tra Tirano, St. Moritz e Coira. Dai finestrini del treno il paesaggio scorre veloce e, come frame cinematografici, si susseguono distese verdissime di prati alpini, torrenti scintillanti, laghi cristallini, vette innevate, villaggi fiabeschi e animali al pascolo; straordinaria è la vista dal Viadotto Landwasser, un ponte di pietra altro sessantacinque metri che si innalza sul torrente omonimo, nel Cantone dei Grigioni. L’aspetto che senza dubbio attira la maggior parte dei visitatori a St. Moritz è lo sport invernale; è nato infatti tra queste montagne, nel 1864, il turismo invernale come lo conosciamo oggi, grazie a Johannes Badrutt, fondatore di St. Moritz e allora proprietario del lussuoso Kulm Hotel St. Moritz: la scarsa frequentazione dell’Hotel nella stagione invernale portò Badrutt a promettere ai suoi ospiti inglesi che anche in inverno avrebbero trascorso le loro giornate a St. Moritz in maniche corte. Increduli e certi di vincere, gli inglesi accettarono la scommessa, ma presto capirono che Badrutt era nel giusto: il freddo WWW.LAPAUSA.EU/GREEN secco di St. Moritz non ostacolava il sole, che riusciva a scaldare (e addirittura ad abbronzare) anche durante l’inverno; fatto ritorno in patria, gli inglesi diffusero la notizia e, da allora, le camere del Kulm Hotel St. Moritz sono occupate trecentosessantacinque giorni all’anno. È proprio questa una delle caratteristiche più apprezzate del luogo: il cosiddetto “clima champagne”, con il suo freddo secco e il sole che brilla, anche se nevica. Tra dicembre 2014 e aprile 2015 nella valle dell’Alta Engadina si festeggia il centocinquantesimo anniversario della nascita del turismo invernale: celebrazioni, eventi e gare sportive riusciranno sicuramente a rendere ancora più vivace e coinvolgente una vacanza in queste zone. St. Moritz non è una località di spicco soltanto per quanto riguarda le piste da sci, ma è anche meta turistica esclusiva, glamour e di tendenza; da anni infatti buona parte del jet set internazionale si ritrova tra le vie della città alpina per trascorrere 9 VIAGGI una piacevole settimana bianca, tra eleganti aperitivi, passeggiate per le vie illuminate, sguardi alle vetrine dei negozi alla moda e notti in alcuni degli hotel più lussuosi d’Europa. Tra i vari locali in città, il Corviglia Ski Club, frequentato negli anni trenta da personaggi quali Jacques Cartier, Coco Chanel e Edoardo Agnelli, è aperto solo ai soci e ad un ristrettissimo numero di ospiti; meno limitante, ma più movimentato e “rustico” è il ristorante La Baracca. Per una cena speciale vale la pena recarsi invece a La Marmite, dove, a duemilacinquecento metri d’altezza, si può gustare caviale e bere champagne; 10 in alternativa al caviale si può scegliere di assaggiare ottima carne arrostita al Clavadatsch, che con la sua terrazza panoramica offre una serata indimenticabile. Chi si volesse dedicare alla cultura può visitare il Museo Segantini e la Chesa Futura, condominio ideato dall’architetto Sir Norman Foster in cui tecnologia e armonia con la natura si combinano alla perfezione. Infine, per concludere in bellezza, o per meglio dire in dolcezza, è d’obbligo un salto al Café Hanselmann, un’antica pasticceria dove assaporare l’autentico gusto di questi luoghi incantati. Bianco, verde, azzurro e marrone. Sono questi i colori che potrete ammirare a bordo del Bernina Express. Questo il nome del famoso Trenino Rosso del Bernina. E da qui la quantità di rosso che caratterizza il paesaggio. Il Bernina Express è una meravigliosa esperienza di viaggio da Tirano a Saint Moritz. La gita si può svolgere in qualunque momento dell’anno, nel periodo invernale occorre proteggersi dal freddo (si scende diversi gradi sotto zero) ma il paesaggio è magicamente trasformato dalla neve. Ineguagliabile la gita in inverno quando il Trenino Rosso viene dotato di una pittoresca trivella usata per bucare letteralmente i muri di neve che ostacolano il percorso del mezzo. Bianco è ovviamente il colore della neve, verde dei tanti alberi sempreverdi che popolano le Alpi, azzurro dei diversi specchi d’acqua ghiacciati nel periodo invernale e il marrone è quello delle poche aree brulle. Non importa quando effettuate questa esperienza: raggiungere la lussuosa Saint Moritz a bordo del mitico Trenino Rosso del Bernina è una gita che si vuole ripetere. WWW.LAPAUSA.EU/GREEN E rosso. Tanto rosso. 11 NATURA E L A N O I Z A N O C R A IL P O I V L E T S O L DEL 12 IL PARCO Il parco nazionale dello Stelvio nasce negli anni Trenta ed è uno dei più antichi e famosi parchi naturali italiani. Attualmente viene amministrato da un consorzio costituito da tre comitati di gestione: quello lombardo, quello trentino e quello altoatesino. Si estende su una superficie di 130.700 ettari che comprende ghiacciai, boschi, laghi glaciali, torrenti, zone riservate alla coltivazione e all’allevamento, paesi e villaggi. La natura, pressoché incontaminata, si alterna agli interventi che l’uomo compie, dagli antichi masi alle moderne reti stradali e alle nuove risorse tecnologiche impiegate per ricavare e produrre energia. Escursionismo, sci alpino, fotografia, studio e ricerca o anche semplicemente curiosità e passione per la montagna sono gli stimoli principali che spingono le persone a conoscere questo patrimonio naturale e culturale. DOVE SI TROVA Occupa la parte più settentrionale-orientale della Lombardia e quella più occidentale del Trentino Alto Adige. Nel cuore delle Alpi Centrali e della zona più ricca di parchi protetti d’Europa, confina a nord con il Parco Nazionale Svizzero e a sud con il Parco Regionale dell’Adamello (vicino al Parco Naturale dell’Adamello-Brenta). A est si trova il Parco Naturale di Tessa mentre a ovest si estendono il Parco di Livigno e il Parco della Valdidentro. Il parco inoltre include le province di Bolzano, Brescia, Sondrio e Trento. FLORA Alla varietà morfologica del territorio corrisponde una varietà di flora e fauna. Le specie più diffuse di alberi sono: l’abete rosso, l’abete bianco, la betulla, il larice comune, l’ontano bianco e quello nero, il pino cembro, il pino mugo e il pino silvestre. Inoltre ci sono anche i fiori che incantano gli appassionati durante le escursioni: stelle alpine, viole, gigli, botton d’oro e moltissimi altri. FAUNA Per quanto riguarda il mondo animale, mammiferi e uccelli sono i più numerosi e i più apprezzati. Si possono incontrare cervi, caprioli, camosci, stambecchi volpi, scoiattoli, lepri, lupi e orsi, mentre tra gli uccelli è possibile avvistare la maestosa aquila reale (LINK ARTICOLO), il picchio, il corvo imperiale, il gufo e molti altri. CULTURA Nonostante la natura sia la protagonista assoluta del parco, anche la cultura possiede un ruolo importante. Arte e storia pullulano all’interno dei centri storici dei paesi, dei castelli, delle chiese, delle abbazie e dei musei sparsi sul territorio. WWW.LAPAUSA.EU/GREEN SCOPI Il parco viene istituito nel 1935 con lo scopo di salvaguardare il paesaggio ai piedi del monte Ortles e del monte Cevedale. Per una quarantina d’anni il parco protetto occupava 96.000 ettari, a partire dal 1977 ha iniziato ad espandersi, conquistando le dimensioni attuali. Un altro obiettivo è quello di promuovere un turismo responsabile, affinché venga conosciuta e visitata con assoluto rispetto un territorio alpino di straordinaria bellezza e cultura. 13 ALCUNE REGOLE… Rispetta i divieti di transito ed evita di usare inutilmente l’automobile. All’interno del Parco è vietato il campeggio libero. Riporta con te i rifiuti. Rispetta la quiete del Parco. Collabora a mantenere e proteggere gli ecosistemi, i luoghi di nidificazione e le fonti alimentari, evitando di arrecare disturbo e di provocare danni. Puoi ammirare, ma non raccogliere i minerali ed i fossili. L’accensione dei fuochi viene punita severamente. Non danneggiare le attrezzature del parco, che servono a fornire informazioni e ad assicurare riposo e ricreazione. NATURA Non abbandonare i sentieri segnati. 14 E L A E R A L I U Q L’A ANIMALI CHI È L’aquila reale è l’uccello rapace più maestoso e fiero. L’aspetto regale e l’abilità nel cacciare hanno reso l’aquila reale un volatile temuto e rispettato all’interno del regno animale e non solo. Il nome greco aquila chrysaetos significa “aquila d’oro”, dal momento che la sua testa castana presenta anche dei riflessi dorati. Appartiene alla famiglia Accipitridae, sottofamiglia Aquilinae e al genere Aquila. 16 COME È FATTA Mediamente è alta 80 centimetri, la coda misura 30 centimetri e l’apertura alare è di 2 metri. Può pesare dai 3 ai 6,5 chilogrammi e la femmina è più grande del maschio. L’aquila reale ha una struttura robusta. Le ali lunghe e ampie sono sfrangiate alle estremità e rendono l’animale inconfondibile. La testa è sporgente e il becco è forte e ricurvo. È ricoperta di piume fino alle dita, che sono brevi ma con grandi artigli. Il colore del piumaggio varia in base all’età: un pulcino è biancastro, un esemplare giovane è bruno con macchie bianche sulle ali e con una coda bianca e nera, infine un adulto è di colore marrone scuro con riflessi dorati. La vista è il senso più sviluppato, superiore a quella dell’uomo nel captare e mettere a fuoco i movimenti e nel distinguere la nitidezza dei colori. In condizioni ideali, un’aquila reale è in grado di percepire i minimi movimenti di un coniglio a oltre due chilometri di distanza. COME SI RIPRODUCE A marzo, una favolosa danza occupa il cielo: è il rituale dell’accoppiamento delle aquile. Voli rovesciati, inseguimenti in volo, giri della morte e scambi di prede sono i segnali del corteggiamento. La riproduzione, invece, avviene a terra. Il primo uovo viene deposto e dopo 5 giorni ne esce un secondo. Una volta terminati i 45 giorni di cova, durante i quali il maschio si assenta per procurare cibo, avviene la schiusa. Solamente un pulcino sopravvive, quello che si impossessa di tutto il cibo. L’aquilotto spicca il primo volo dopo due mesi e mezzo e a sei mesi d’età diventa indipendente. A cinque anni l’aquila è adulta e in grado di costituire una propria famiglia. Il maschio e la femmina restano insieme e sono fedeli per la vita, la quale ha una durata di 20 anni circa. WWW.LAPAUSA.EU/GREEN COSA MANGIA Mammiferi, uccelli e rettili. L’aquila reale è una temibile cacciatrice, a volte la coppia si divide i compiti: uno insegue la preda radente al suolo mentre l’altra si butta in picchiata sul malcapitato mammifero. Nel menu preferito dal rapace vengono inclusi: roditori, lepri, marmotte, conigli, scoiattoli e fagiani, pernici, galli cedroni, quaglie e infine serpenti, tartarughe e ramarri. Le prede vengono uccise con gli artigli oppure sfracellate sulle rocce, poi vengono portate nel nido per essere consumate. L’aquila di 6 kg è in grado di sollevare e trasportare un animale pesante 4,5 kg. Quando si tratta di creature più grosse, come le volpi e gli agnelli, l’aquila si limita ad ucciderle e a nutrirsene a terra. Poi ci sono le azioni di bloccaggio, che vengono effettuati sui lupi e i caprioli. La dieta viene anche integrata con le carogne, vittime dell’inverno. 17 DOVE SI TROVA In Europa, in Asia e nella parte settentrionale di America e Africa. Oggi è presente solo sulle montagne, ma secoli fa abitava anche nelle pianure e nelle foreste. In Italia si può osservare sugli Appennini, sulle Alpi e sui rilievi della Sardegna e della Sicilia. I nidi vengono costruiti sulle pareti rocciose, in nicchie inaccessibili, ma situate in punti più bassi rispetto all’altitudine di caccia, così da evitare la fatica di risalire con la preda tra gli artigli ANIMALI QUALI SONO LE SUE ABITUDINI L’aquila reale va a caccia, costruisce più nidi e controlla il proprio territorio. Ogni coppia vive e domina uno spazio che va all’incirca dai 50 ai 200 kmq. Una volta al giorno viene compiuto un volo lungo i confini per segnalarli alle altre aquile. Molte sono le aquile che tendono a spostarsi verso zone più calde. 18 WWW.LAPAUSA.EU/GREEN PERCHÉ SE NE PARLA Simbolo di fierezza, nobiltà e divinità, l’aquila reale è stata il simbolo di Zeus, del Sacro Romano Impero, di Napoleone, degli stati dell’Europa dell’est, di Mussolini, di Hitler, degli Stati Uniti d’America e anche dell’evangelista Giovanni. Anche oggi continua la tradizione di utilizzare questo splendido animale come immagine simbolica, nonostante la reputazione negativa acquisita a causa dei regimi totalitari. L’aquila reale viene protetta ma non è ancora scampata al pericolo di estinzione. Gli elementi chimici con i quali viene a contatto e il bracconaggio sono le minacce più comuni, quindi è bene conoscere e rispettare la vita di questo rapace. 19 TELEFILM di Francesco Cianciarelli [email protected] 20 Originata da una serie televisiva israeliana, Be Tipul, che ha avuto remake in numerosi paesi tra cui gli USA (In Treatment di Rodrigo Garcia), questa versione italiana è andata in onda su Sky nel corso del 2013, con un ottimo impatto sul pubblico. Attualmente, è stata realizzata una seconda stagione che vedremo a breve: è stata infatti annunciata per l’inizio del 2015. Una delle particolarità della serie si basa sulla scansione degli episodi: il soggetto narrativo, infatti, è incentrato rigidamente sulle sedute settimanali di uno psicoanalista, in modo tale che ogni puntata (da 25 minuti) consiste in una seduta. Quattro puntate riguardano le sedute dal lunedì al giovedì (con gli stessi quattro pazienti che di volta in volta procedono la terapia raccontandoci nuovi dettagli della loro vita e del loro subconscio), mentre il venerdì è il giorno in cui l’analista diventa paziente, sottoponendosi a sua volta all’analisi psicoanalitica. La stagione si conclude dopo sette settimane, essendo quindi composta da 35 puntate. L’operazione italiana è di altissimo livello, affidata alla regia delicatissima di Saverio Costanzo e all’avvincente fotografia di Vladan Radovic. Ad aiutarli c’è il cast, composto da attori di enorme bravura, capaci di dare vita e corpo a personaggi proprio viso, trattandosi di episodi interamente registrati nello studio di uno psicoanalista, luogo in cui, per antonomasia, si parla e si ascolta. Il mondo esterno è, infatti, puramente evocato dai dialoghi e dalle emozioni dirompenti dei personaggi. Tuttavia la serie non corre alcun rischio di “claustrofobia”, anzi s’impone decisamente con la sua drammaturgia da camera, con la sua sapiente messa in scena della parola, a costruire delle storie umane estremamente appassionanti e reali. WWW.LAPAUSA.EU/RED estremamente variegati e profondi, a partire da Sergio Castellitto, che interpreta lo psicologo protagonista, impressionante per messa a fuoco di ogni gesto e di ogni piano di ascolto. Tutto questo avviene per sottrazione: la regia accompagna sapientemente i lunghi dialoghi che costituiscono il corpo delle puntate, sottolineando i passaggi fondamentali accarezzando con la telecamera i dettagli di un viso e di una mano. Gli attori, allo stesso modo, fanno un uso magistrale soprattutto della voce e delle espressioni del 21 LIBRI , e n o i p m a C l i e o t i d n Il Ba e i r e r b i l e l l e d o t l a s s all’a 22 Il bandito e il campione. Potrebbero chiamarli così, anche se campioni - sul campo da calcio lo sono stati entrambi, in maniera differente. Il secondo ha vinto tutto: scudetti, coppe italiane e internazionali, perfino una coppa del mondo da capitano della sua nazionale. Inoltre, viene inserito in tutte le liste dei più forti atleti di sempre. Il «bandito», dal canto suo, pur avendo segnato gol a raffica e vinto alcuni trofei in Italia, non prese parte a quei Mondiali del 1982 (per una scelta tecnica che allora sembrava inammissibile) e il suo nome, nell’ultimo decennio, è un po’ caduto nell’oblio. Si parla di Dino Zoff, portierone di Juventus, Napoli, Udinese, Mantova e nazionale (sì, è lui che ha sollevato la coppa del mondo con la fascia la braccio, in quella notte di Madrid) e Roberto Pruzzo, bomber di Roma e Genoa (uno da 138 reti in serie A con la sola maglia giallorossa) «bandito» dalle memorie calcistiche. Entrambi sotto Natale, hanno lanciato in libreria le loro autobiografie, seppur con contenuti molto differenti, quasi opposti. Il «campione», Zoff, ha pubblicato Dura solo un attimo, la gloria, storia di un vincente che non si è mai montato la testa e che dalla vita (almeno quella sportiva) ha avuto tutto: successo, vittorie, denaro - non dirlo sarebbe ipocrisia - e soddisfazioni personali. Dall’altra parte, Pruzzo ha sfornato Bomber, che accanto ai sorrisi dovuti al pallone, mette in luce soprattutto i lati negativi di un uomo che non ha saputo gestire il successo e che ancora di Luca Romeo [email protected] WWW.LAPAUSA.EU/RED di più ha sofferto gli insuccessi, uno su tutti la mancata convocazione ai Mondiali del 1982, dopo che in campionato era stato il capocannoniere. Ma andiamo con ordine. Nato nel 1942, Zoff ha compiuto un lavoro quasi sconvolgente: non capita spesso, infatti, di leggere l’autobiografia di uno sportivo (non me ne voglia la categoria) e rimanere così colpiti dalla bellezza dei pensieri e dalla scorrevolezza della scrittura. L’ex numero uno della Juventus regala un volume fatto di aneddoti legati alla giovinezza, vissuta nella semplicità delle campagne friulane e storie di calcio che affascinano il lettore. Ricche, tra le altre cose, di spunti pseudo-filosofici: leggendo Dura solo un attimo, la gloria non può mancare una matita o un quadernetto per appuntare alcuni aforismi da ricordare. «Spesso i miracoli servono per mascherare un errore», tra i tanti. L’altra faccia (baffuta) della medaglia è un Pruzzo nato tredici anni più tardi rispetto al collega e che se sconvolge, non lo fa certo per lo stile di scrittura, quanto per la durezza di diverse dichiarazioni. La fragilità di Bomber è nelle righe amare in cui si parla di inadeguatezza al mondo, di un carattere introverso e debole, che spesso incontra «un uomo nero che a volte mi viene a trovare». Arriva addirittura a scrivere: «Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai co..., ma poi accadono quelle cose che ti fanno pensare che è più forte lo spirito di sopravvivenza». Perché la gloria, anche quella dei bomber, dura solo un attimo. Zoff insegna. Quelle dei due ex calciatori sono biografie particolarmente interessanti. La prima perché dimostra la forza dell’umiltà di un atleta realizzato, la seconda perché ti sbatte in faccia la debolezza di un giocatore che con la vita sta ancora lottando, come faceva in campo. Giusto per non dare tutto per scontato. Intanto, parafrasando un brano di Francesco De Gregori, il «bandito» e il «campione» sono in libreria. E dopo i trionfi sportivi degli anni Ottanta, a metà di questi anni Dieci si ricomincia a parlare di loro. 23 O M I T N I t n e l a V an S MODA Se piace ad entrambi i partner regalatelo senza timori: ma se non siete assolutamente certi un intimo raffinato è sempre la scelta più indicata. Qualche idea? Lasciatevi ispirare da quanto presentato nel Salone Internazionale della Lingerie di Parigi su cui si sono abbassati i riflettori lo scorso 26 gennaio. Partiamo da Marjolaine Lingerie, che nel corso dell’expo è stata nominata stilista dell’anno. Stampe floreali su sottovesti dal taglio squisitamente orientale: una sorta di Fujiko con il colbacco circondata da un’ambientazione scandinava. Seducente e mai volgare la donna Marjolaine oscilla costantemente tra una lolita e una geisha. 26 Natale, ultimo dell’anno e San Valentino sono tre ottime occasioni per regalare l’intimo. Rosso preferibilmente. Non c’è bisogno di scadere nel volgare per trasformare una donna in una donna sexy: basta una scelta elegante e vedrete ogni donna rifiorire. Ma anche ogni uomo, a pensarci bene. Elegante. Questa è la parola chiave. Per evitare incomprensioni: il latex non è elegante. WWW.LAPAUSA.EU/RED Il salone parigino si struttura in sei aree in cui i brand sono stati distribuiti. Due spiccano tra gli altri: • BEAUTIFUL LEGS: TIGHTS, HOSIERY, AND SOCK BRANDS Calze protagoniste, perché su un bel paio di gambe spiccano anche le calze. Basti pensare alla recente pubblicità con protagonista Julia Roberts. Maculate o invisibili, parigine o collant, la gamba e la calza in tutte le sue declinazioni sono in primo piano. • SUPER HEROES: 100% MEN’S BRANDS Un uomo, anche con un fisico mediocre, sta bene con un bell’intimo. Il boxer, più o meno aderente, più o meno corto, più o meno colorato si adatta ai fisici degli uomini “normali”. I super heroes proposti in fiera possono permettersi anche gli slip più aderenti. Anche niente, forse! Scherzi a parte, molti marchi famosi promuovono intimo, calze e pigiami dai materiali ricercati. L’uomo è sempre più edonista. 27 Due i trend presentati per la prossima stagione: • IDEAL Il cliente di questo mercato è sempre più informato. Sempre più esteta. Per questo il filone raccoglie le proposte più glamour rivolte ad un pubblico attento all’eccellenza della sensualità tanto nei materiali quanto nei colori. MODA • ULTRA GREEN Leggerezza, colore e eco-compatibilità. Questi gli elementi del filone che sono dettati da elementi basic per il giorno e colori acidi/fluo per la notte. Stile minimal, invece per l’abbigliamento dedicato al tempo libero. Basico o pregiato, monocromatico o a stampa animalier, l’intimo è, per definizione, intimo. Personale. Il gusto, più della comodità, guida le nostre scelte. In fatto di materiali, di colori, di stili. Ma soprattutto per stupire, noi stessi e (soprattutto?) chi può vedere sotto i vestiti. 28 Tutte le foto sono state gentilmente offerte da Salon International de la Lingerie 2015 © Angels’Sea Studio – De Groot – Le Fur – Rustuel … o t a n g e d s i d o o t Ama ! ! o t a r o m a n n I ’ l l e d o n r o è il Gi di Elena Degl’Innocenti [email protected] SAN VALENTINO quando durante la sua prigionia nella Torre di Londra scriveva alla moglie, definendola “mia dolcissima Valentina”. Nell’800 l’abitudine di inviare messaggi d’amore iniziò ad essere vista come un’occasione d’affari ed alcuni imprenditori statunitensi cominciarono a produrre i biglietti su scala industriale, dando un impulso decisivo allo sviluppo della festività. 30 Anche quest’anno, il 14 febbraio, molti si preparano a festeggiare San Valentino, giornata tra le più chiacchierate e controverse dell’anno, ma riconosciuta da tutti come il Giorno degli Innamorati. Eppure di romantico questa festa aveva ben poco, almeno in origine; pare infatti che derivi dai Lupercalia romani, un rito carnale e promiscuo in onore del Dio Lupercus, patrono della fertilità. Fu probabilmente per cristianizzare tale festività pagana che nel 496 Papa Gelasio dedicò il 14 Febbraio a San Valentino, martire tra i primi cristiani a cui vennero attribuiti miracoli d’amore. Anche la consuetudine di inviare le “Valentine”, i tipici messaggi d’amore, ha origini antiche. Promotore fu Carlo d’Orleans nel XV secolo, cioccolatini agli uomini, siano essi fidanzati, amici o colleghi di lavoro; chi riceve in dono il cioccolato ha poi l’obbligo un ricambiare un mese dopo, regalando del cioccolato bianco, nel giorno definito White Day. Ovunque nel mondo, poi, le cene al lume di candela sono un vero must. Ed i single? Non si disperino, almeno qui in Italia. Il 15 Febbraio si festeggia San Faustino, festa dedicata a chi è in cerca dell’anima gemella. Per loro, si organizzano serate a tema e speed date, appuntamenti lampo… Per potere, chissà, festeggiare San Valentino magari già dall’anno successivo! WWW.LAPAUSA.EU/RED Una festa che si celebra quasi in tutto il mondo, diversificandosi secondo le peculiarità dei vari paesi, ma con l’amore come denominatore comune. Negli Stati Uniti San Valentino è anche simbolo di affetto e amicizia, e tutti si scambiano biglietti, anche i bambini, che decorano a mano i propri. In Spagna gli innamorati si regalano una rosa rossa, il simbolo della passione per eccellenza, mentre in Thailandia si tiene usualmente la maratona del bacio, dove le coppie tentano di battere il record mondiale del bacio più lungo – oltre le 32 ore! In Giappone è usanza invece che le ragazze regalino 31 i r a r r e F Dinvoallino a spasso un ca a t t i c a l per MOTORI di Maurizio Gussoni [email protected] 32 “Le cose fatte per amore sono al di là del bene e del male”, diceva Nietzsche. E per amore si fa davvero tutto, si cambia idea, si ricambia e si sostiene di essere sempre stati della medesima idea. Così fece, tanti anni fa, Enzo Ferrari. E lo fece proprio per amore. Per amore del suo figlio primogenito, Dino. Un figlio speciale, in gamba sotto ogni punto di vista. Un figlio che smentiva il classico teorema che vede le discendenze dei grandi padri non all’altezza dei genitori. Giovane ingegnere, fu portato via al commentatore nel ‘56, quando aveva solo 24 anni. Ma in quel pochi anni di vita, Dino, era riuscito a gettare le basi della Ferrari di domani. Basi che erano assolutamente opposte a quelle che intendeva suo padre. Enzo Ferrari, più volte, aveva enunciato due concetti e li aveva indicati come cardini della progettazione delle proprie vetture. Il primo era: “anche i carri sono tirati dai buoi e non spinti, quindi un’automobile deve avere il motore davanti”. Il secondo, ancora più inamovibile, era: “le Ferrari sono, per definizione, a 12 cilindri”. Ma, a dispetto del grande padre, il giovane figlio, in anticipo sui tempi di almeno una decina d’anni, si mise al lavoro in totale controtendenza. Il risultato: un motore a sei cilindri a V di 65 gradi (quindi dagli ingombri ridotti) ed i disegni di una barchetta da corsa con il motore posizionato in posizione centrale, quindi non davanti. Dopo la sua morte, che fu per commendatore un dolore infinito che si portò poi nella tomba, Enzo Ferrari volle molto per ricordare il figlio. Creò la fondazione scientifica Dino Ferrari che studia ancora oggi la distrofia, il male di Dino. E, addirittura, mise in produzione una vettura che lo ricordava: la Dino 206 GT, ma che era davvero figlia dei progetti del giovane ingegnere. La linea fu opera di Pininfarina, una delle più belle automobili mai disegnate. Il motore, appunto, era posizionato al centro in posizione trasversale. Quindi una bancata di cilindri guardava l’anteriore ed una il posteriore. Poi ci fu da risolvere il problema della trasmissione. Ma alla Ferrari, quella di allora, di influenze torinesi ce ne erano ancora poche. Quindi, con la maestria meccanica propria del cavallino rampante, fu inventata una terna di ingranaggi in cascata che portava il moto dall’albero motore al primario del cambio. il peso ridotto, la rallentavano in modo quasi violento. Ma il vero punto di forza era la tenuta di strada. Il motore centrale, l’altezza da terra appena superiore al metro e la facilità d’inserimento in curva, complice il muso anteriore molto corto, la fecero diventare veramente imbattibile sulla strada. D’altra parte tanto era stato preso dal progetto della Dino 206 da corsa che aveva dato la paga sui circuiti di tutto il mondo a tante, tante blasonate vetture. La Dino 246, prodotta anche in versione targa con il tettuccio in vinile asportabile (indicata in listino come GTS) aveva degli interni estremamente eleganti, anche se di disegno totalmente sportivo. E si capiva subito che era una vera Ferrari, infatti la componentistica degli interni, sedili compresi, derivava in buona parte dalla splendida berlinetta 12 cilindri Daytona. Il modello fu subito accaparrato da una clientela di giovani e di professionisti emergenti. Perché proprio quella linea, un po’ da prototipo e che WWW.LAPAUSA.EU/RED Quest’ultimo fu posizionato sotto il motore, con il differenziale autobloccante subito all’uscita del secondario del cambio, creando così una sorta di tutt’uno meccanico dal quale uscivano solo i due semiassi che trasmettevano alle ruote la notevole potenza. La Dino 206 fu prodotta solamente per un anno, dal ‘68 al ‘69. Poi la Ferrari mise le mani su questo modello che iniziava ad essere amato anche della clientela e lanciò la successiva vettura di enorme successo: la Dino 246 GT. E iniziò il mito di una delle Ferrari più prodotte nella storia che rimase in listino, purtroppo, solo dal ‘69 al ‘73. Nacque subito come Ferrari d’accesso, quasi una baby Ferrari. Ma quando i clienti si misero al volante di quei 195 cavalli cattivi, su una scocca che pesava appena 1.100 chili, capirono che non era così. Infatti, era capace di accelerazioni degne di una Ferrari e di una velocità massima che toccava i 245 all’ora, ma con qualche ritocco ai carburatori si superavano facilmente i 250. In più era fornita di quattro eccellenti freni a disco che, complice 33 MOTORI richiamava la mitica 250 Le Mans, non era certo adatta agli anziani austeri commendatori dell’epoca. Per questo tanti rampolli delle famiglie più in vista corsero a prendersene una, mettendosi in chiara competizione estetica e stradale con altri rampolli tra i quali dilagava la moda della Porsche 911 S. Stessa cilindrata, stessa potenza. Ma quello che fece della Dino una vera automobile fu, forse per la prima volta, la grande capacità di adattamento della meccanica di una sportiva al traffico quotidiano. Era noto che i classici sei carburatori doppio corpo, tipici delle Ferrari a 12 cilindri, dopo un po’ di coda e qualche semaforo rosso, iniziavano a litigare fra loro. Ma il motore della Dino era diverso. Anche questo alimentato da una batteria importante di carburatori, tre a doppio corpo, ma gli incroci delle valvole ed il sistema di alimentazione la rendevano molto più docile e meno desiderosa delle regolazioni dei meccanici. Infatti, le Dino si incontravano molto facilmente sulle strade e non, come spesso accadeva alle sorelle maggiori, solo davanti ai bar di moda ed alle discoteche à la page. Invece la beata gioventù potevano usare la Dino senza patemi sui classici tragitti del bel vivere, da Roma al Circeo, da Milano a Forte dei Marmi ed a Cortina. O, perché no, per andare la sera al ristorante o in discoteca. In più, i rampolli viaggianti, potevano godersi la tenuta di strada da vettura da corsa sui curvoni 34 della Cisa o sui ciechi tornanti della Serravalle. In tutta sicurezza, visto che le scodate arrivavano in alto. Molto in alto. Insomma, Dino Ferrari in soli 24 anni è riuscito a far capire di essere in gamba, ma anche di avere un carattere d’acciaio, degno del padre. Era un giovane in controtendenza: non solo aveva sfidato le convinzioni tecniche del genitore, il più illustre costruttore di auto del mondo, ma addirittura era in controtendenza (non con il padre) anche in politica. Figlio della terra emiliana, nota per la tradizione tutta di sinistra, Dino Ferrari era al contrario. Era tutto a destra. Tanto è vero che chiese - ed ottenne - di essere sepolto... in camicia nera. Ma anche il destino ha deciso di rendergli omaggio, forse colpito da tanto carattere e da tanta sfortuna. Oggi, una Dino Ferrari, pur essendo un modello costruito in migliaia di esemplari vale un sacco di quattrini. Nelle aste internazionali i 500 mila euro per una di queste vetture non si vedono nemmeno. E la tendenza è tutta in aumento. Ma, se anche Enzo Ferrari ha dovuto un po’ violentare se stesso e mettere in produzione quella macchina tanto strana, ma che tanto gli ricordava il figlio, ha fatto qualcosa che ha lasciato per sempre il ricordo del grande amore che ebbe per Dino. Il che, per un padre, anche se famoso, è oltre il massimo di quanto potesse desiderare. O L O V A O R I IL T passione a n u a m , t lo uno spor non so di Roberto Carnevali [email protected] Il tiro a volo: uno sport, o meglio una passione indelebile che scorre nel mio sangue dall’età di dodici anni, ancor oggi più viva che mai. SPORT Gli sport nella nostra nazione sono tanti, e tutti elevati al massimo denominatore. Il motivo è semplice: siamo un Paese dove ancora si crede in determinati valori che ci rendono unici. Qualsiasi attività sportiva è capace di esaltare i nostri cuori, di trasmettere un messaggio puro e trasparente. E l’Italia in questo è regina. 36 Il tiro a volo, nato con il grande Carlo Sala, pioniere indimenticabile, ha portato la nostra Nazione ad essere la principale vetrina e la principale fonte di esperienza da imitare in tutto il mondo. Grandi quantità di vittorie, di successi e grandi personaggi da Albino Crocco, Giorgio Rosatti, Vincenzo Raffaelli, Amilcare e Gianni Bodini, Luciano Giovannetti, Ennio Mattarelli, Angiolino Bosio, Gigi Rossi, Franco Bornaghi, Liano Rossini, Angelo Scalzone, Silvano Basagni. Per arrivare ai grandi Marco Venturini, Albano Pera e Daniele Cioni (i tre toscanacci, gli Attila del campo) fino ai giorni nostri con Giovanni Peliello, Massimo Fabbrizi, Valerio Grazini, Jessica Rossi e tantissimi altri (occorrerebbe una giornata per elencarli tutti). Grandi nomi che hanno fatto di questa passione una tradizione di alto livello, a Il tiro a volo significa, a prescindere dalle innumerevoli vittorie sul campo, aggregazione, comunità, valori di civiltà diverse, ma unite sotto un unico fine, sotto una grande famiglia. È una coesione granitica di altri valori ben più importanti a prescindere dai numeri e dalle medaglie; è trasparenza, amicizia, unione di tanti valori morali e civili. In Italia questo sport vanta più di quattrocento impianti, sparsi in tutte le regioni. Dal piccolo campetto a conduzione familiare, per arrivare ai grandi sodalizi, fiore all’occhiello in tutto il mondo. E dai piccoli campetti di periferia nascono con il tempo i nostri grandi personaggi che ci rappresentano nel mondo, orgoglio di una Nazione che ancora crede nello sport. Il bello del tiro a volo è che lo si può praticare a qualsiasi età, con la stessa intensità e lo stesso entusiasmo. Sognare e lasciare spazio alla libertà rende unico questo sport e ti fa vivere una vita all’insegna degli spazi aperti e dei sani principi. Amare questo sport, significa amare con la stessa intensità anche noi stessi. WWW.LAPAUSA.EU/BLUE dimostrazione della grande maestria di cui l’Italia può vantarsi. 37 Il Team di Roberto Carnevali: SPORT ASD Tiro a Volo San Guido Gualdo Tadino La Società ha ampliato e ristrutturato l’Impianto sportivo di San Guido nel 1996 e da allora, nonostante alcune difficoltà anche normative, mantiene alta la propria attività agonistica. Gli atleti della Società hanno collezionato numerosi successi a livello si nazionale che internazionale (1° posto e tre 2° posto al Campionato Italiano delle Società Fossa Olimpica - un 5° posto al Campionato Mondiale di Fossa universale a squadre - un 9° posto al Campionato Europeo di fossa universale a squadre - quattro 1° posti Campionato Italiano Fossa Olimpica individuale). Una nota di merito con orgoglio a Marcello Tittarelli pluricampione a livello Italiano, Europeo e Mondiale, componente della squadra Olimpica Italiana alle Olimpiadi di Atlanta 1996. Attuale detentore ineguagliato a livello Mondiale del fantasmagorico record di 150 bersagli colpiti su 150 lanciati. Attualmente la Società vanta oltre 40 soci praticanti e 120 soci sostenitori. 38 39 WWW.LAPAUSA.EU/BLUE : a i l a t I ’ D o r i G o l i a c r Non sol a b s s e n o r o C e D n s a s o r a Pl C z t a l p n o r K l l u B Red di Simone Zerbini [email protected] SPORT MINORI partecipante dovrà impiegare il minor tempo possibile per completare il percorso, al termine del quale lo attenderà un pulsante per aprire il cancelletto per il secondo compagno. Vince la squadra che impiega meno tempo a portare tutti e tre i componenti al traguardo (il risultato finale viene calcolato tramite la somma dei tre tempi singoli). In caso di pareggio fra due squadre, la qualificazione verrà decisa tramite un 1vs1 tra i due atleti più veloci. 40 I giorni 27 e 28 febbraio 2015 in località Plan De Corones (Bolzano) si terrà la quarta edizione del Red Bull Kronplatz Cross, prova di skicross a squadre disputata con un’innovativa ed emozionante formula a staffetta. Dopo il successo riscosso dalle precedenti edizioni, a cui hanno preso parte team dall’Italia, dalla Svizzera, dall’Austria e dalla Francia, si stima che quest’anno i partecipanti ammonteranno a 180 (quindi 60 squadre) tra professionisti e amatori provenienti da tutto il mondo. Nella serata di venerdì 27 si terranno le qualifiche, che sanciranno trenta delle sessanta squadre (tra cui due wild card, Team France vincitore del 2014 e Team Red Bull) che potranno accedere alla fase finale del giorno successivo. La formula della gara è semplice ma divertente e adrenalinica: ogni squadra è composta da tre atleti, maschi e femmine, pro e amatori; il primo WWW.LAPAUSA.EU/BLUE Per non rendere le cose troppo facili, il percorso di un chilometro ricavato dalla pista di Valdaora/ Gassl è stato infarcito di ostacoli, salti, woops, tunnel e curve paraboliche. Iscriversi è un gioco da ragazzi, il materiale richiesto è di facile reperibilità: il casco viene sempre richiesto, come il certificato medico di stato di buona salute e, condizione necessaria, il compimento della maggiore età; la quota d’iscrizione per ogni squadra è di 140 Euro. Nelle passate edizioni hanno preso parte atleti del calibro di Kristian Ghedina e Tomas Kraus, austriaco che vanta in bacheca due Mondiali e quattro Coppe del Mondo di skicross, quindi il divertimento e la competizione sono assicurati. Sono previsti premi per i primi tre classificati. Non vi resta altro da fare che trovare due amici, iscrivervi e prepararvi a due giorni di full immersion spericolata tra la neve! 41 a t o r t a l l a a c s e Pe r a r u t t a c e m o c e e v o d o i r a f a t la tro di Denis Verani [email protected] Nei primi anni di vita si nutre di larve d’insetti, crostacei, piccoli molluschi e insetti terrestri caduti accidentalmente in acqua. Con il passare del tempo si trasforma in un voracissimo predatore, sempre alla ricerca di piccoli pesci e non si esclude cacci esemplari più piccoli della propria specie. PESCA Caratteristiche 42 La trota fario, di cui abbiamo già parlato nel numero 13, è un pesce caratteristico delle acque del nord Italia. Ha un corpo snello, dotato di muscoli potenti che le permettono di resistere alle forti correnti dei torrenti. La bocca è ampia e vorace con la mascella superiore leggermente pronunciata rispetto alla mandibola. I denti di forma uncinata sono disposti su due file irregolari, evidenti nei segni lasciati sull’esca quando riesce a scappare. La trota fario predilige molto le acque fredde e molto limpide, con alta concentrazione di ossigeno. Trova riparo dietro a grossi massi o radici sommerse, lontano da forti correnti, che elegge suo habitat e postazione privilegiata per gli agguati alle sue prede. Cacciatrice instancabile e vorace, è sempre alla ricerca di cibo. Curiosità La livrea solitamente è di colore grigio-verdastro sul dorso, i fianchi e il capo hanno riflessi grigiogiallastri con l’arricchimento di puntini neri e rossi; il ventre assume una colorazione giallognola. La trota fario cambia livrea per mimetizzarsi nell’ambiente in cui vive. Non ama molto la luce del sole e cerca sempre zone ombreggiate. Come si pesca La trota fario è certamente il pesce più insidiato dai pescatori che frequentano le nostre acque attraverso svariate modalità di pesca: pesca al tocco e a spinning sono le più diffuse, ma non dimentichiamo anche a mosca e a struscio, però meno praticate. La pesca al tocco, praticata all’inizio della primavera, è il sistema migliore per insidiare questo salmonide. Richiede pochi e semplici elementi: senza l’ausilio del galleggiante, le uniche cose che servono sono qualche piombino sferico ed un amo. argentate in condizione di poca luce. Bisogna lanciare le esche in prossimità delle zone di caccia con un lancio leggero e preciso, seguito da un recupero lento e ben manovrato. Le zone migliori per trovare le trote sono dietro grossi massi, nelle buche o in prossimità delle correnti di ritorno sotto le cascate. WWW.LAPAUSA.EU/BLUE La montatura è semplice: l’amo viene legato alla lenza madre e al di sopra di questa, ad una distanza di 30 centimetri, vengono fissati i piombini per permettere l’affondamento dell’esca. Questa tecnica richiede che si risalga il torrente e, restando riparati dietro a sassi o piante, si cali l’esca nelle buche o nei tratti più profondi del torrente. La trota è un pesce con una vista formidabile e al minimo rumore o alla minima vibrazione scappa nascondendosi. È necessario fare molta attenzione alla mangiata della trota che verrà segnalata sulla lenza; sarà opportuno aspettare a ferrare non la primo tocco ma al secondo, quando l’esca sarà ormai ingoiata dal pesce. Per lo spinning si utilizzano dei cucchiaini rotanti con piccole palette, la cui colorazione può variare a seconda della limpidezza delle acque: dorate per fondi chiari, bruno ramate per pozze profonde, 43 a z n e i l i s e r a m l u e a r r a t p , i p s u i l r c Svi e r a t n o r f f a r e t p r o o r p s b i l o l l n e u n e a t i v a l l e n e t t i sconf SALUTE E BENESSERE di Matteo Simone [email protected] 44 L’obiettivo di questo testo è illustrare, in maniera teorico e pratico-esperienziale, aspetti inerenti la resilienza e le modalità per svilupparla: fornire strumenti teorico-pratici per stimolare l’autoconsapevolezza e valorizzare le risorse personali e di rete. Si definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress, in generale alle difficoltà della vita. La resilienza permette la ripresa dopo un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo I momenti brutti passano, proprio come quelli una sconfitta; il suo reale significato è “mi piego belli, l’importante è non mollare, avendo fiducia e ma non mi spezzo e mentre mi piego mi preparo”, pazienza, perché con il lavoro i risultati prima o come a dire che il vero campione esce fuori dalle poi arrivano. sconfitte con più voglia di riscattarsi, di far meglio, di migliorare gli aspetti in cui ha mostrato carenza. Michele Fontana Chi è resiliente, infatti, non si lascia abbattere da (pluricampione italiano in pista e nel cross) una sconfitta ma ne esce rafforzato, analizza i propri errori e trova le giuste soluzioni per tornare a vincere. È grazie a questa dote del carattere che si diventa campioni: alcuni la posseggono innata, Impegnatevi per ottenere ciò di cui avete bisogno, e ma la si può coltivare con buoni risultati. quando non riuscite a ottenerlo, ebbene, sorridete e Notevole valore aggiunto del libro sono le tentate ancora, in un modo diverso. prefazioni di Isabel Fernandez e Sergio Mazzei, e l’introduzione di Isa Magli. Sergio Mazzei, William Hart Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work, illustra l’argomento del libro affermando che: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili”. Inoltre spiega come la cultura occidentale può essere limitante: “La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell’emisfero sinistro mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell’emisfero destro ed è per questo motivo che i nostri poteri dell’immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Se pensiamo in un modo, così saremo. La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo consapevoli, non siamo in grado di usarli”. Isabel Fernandez, Presidente Associazione EMDR Italia, afferma che “L’evento traumatico si colloca nel percorso di vita di una persona come una frattura, una linea di demarcazione al di là della quale niente è più come prima.” Interessante è anche l’introduzione a cura della Professoressa Isa Magli: “Lo scorrere delle pagine di questo testo, ricco di argomenti, oggetto di immensa conoscenza culturale, vuoi psicologica, vuoi sportiva, vuoi psicoterapeutica, vuoi sperimentale, non è “de tout le monde” (da tutti): infatti il fruitore è attratto dall’interessamento dei messaggi, dalla consapevolezza di acquisire consigli, a seguito di accadimenti, di indicazioni, di “modi vivendi” che possono completare il suo iter esistenziale. L’approfondimento di momenti sportivi e loro rivolgimenti porterà all’integrità vitale, morale, sociale della persona umana. Emerge l’utilità dello Sport come elemento educativo, tecnico, sociale e ricreativo per valorizzare l’individuo e non solo, ma anche la società”. Che dire! Io ho fatto del mio meglio! Buona lettura. WWW.LAPAUSA.EU/BLUE mi, 45 e t s i u q n o c i d i n n a Vent ’ N A T A C I D I N O I COL di Nicola Guarneri [email protected] GAMES Nel lontano 1995 nasceva il gioco da tavolo più famoso di tutta la Germania: ancora oggi innumerevoli giocatori si sfidano tra i mari e le montagne di Catan. 46 Forse nemmeno il suo ideatore, Klaus Teuber, pensava che I coloni di Catan potesse avere un simile successo. Il riscontro con il pubblico è stato immediato, tanto da far vincere a I coloni di Catan ben tre premi nel solo anno 1995 (lo Spiel des Jahres, il Deutscher Spiele Preis e l’Essener Feder). I confini teutonici sono poi stati stretti a I coloni, tanto che l’edizione americana ha poi vinto nel 1996 l’Origins Award come miglior gioco da tavolo fantasy o di fantascienza. Veniamo al gioco in sé: ai giocatori di oggi tutti console e joystick I coloni di Catan potrà ricordare le dinamiche di Age of Empire. si guadagnano punti costruendo città, colonie o strade. Ad ogni turno il giocatore tira due dadi e a seconda del punteggio si pescano più o meno carte risorse. La costruzione di città e colonie passa attraverso la vitale arte del commercio: è proprio l’interazione tra i giocatori, attraverso scambi di risorse ed aiuti reciproci, ad essere il punto di forza di questo gioco da tavolo. Altamente consigliato dai maggiori siti di giochi da tavolo, I coloni di Catan è ancora un gioco attuale e divertente, l’ideale per un momento in compagnia. L’acquisto online è pratico e veloce: potete trovare il gioco in vendita su amazon. it a €24,24, spese di spedizione incluse. Non vi resta che armarvi di carta di credito e... Iniziare a commerciare! WWW.LAPAUSA.EU/BLUE Lo scopo infatti è colonizzare Catan, un’isola il cui territorio si divide tra montagne, colline, pascoli, campi, foreste e anche un deserto (troverete tutto nella scatola). Terminata la preparazione del tavoliere, che non dovrebbe richiedere più di dieci minuti, i giocatori (che possono essere da 3 o 4 con il gioco classico, mentre possono arrivare fino a 6 con l’espansione) sceglieranno a turno un territorio da occupare, posizionando sul vertice di un esagono e una strada collegata alla colonia una delle pedine che simboleggiano le colonie. Al termine del giro ogni giocatore riceverà delle carte con delle risorse a seconda dei territori occupati (per ulteriori dettagli potete visionare questo tutorial). Lo scopo del gioco è arrivare a 10 punti vittoria: 47 7 1 9 1 , a t a i g g e s s a p ll, La a g a h C c r Ma Susanna Tuzza [email protected] ARTE Marc Chagall descriveva così la sua amata: “Il suo silenzio è il mio. I suoi occhi, i miei. È come se Bella mi conoscesse da tanto tempo, come se sapesse tutto della mia infanzia, del mio presente, del mio avvenire…Sentii che era lei la mia donna.” 48 La “Passeggiata” tra Chagall e la sua Bella è un volo tra terra e cielo. È il cammino degli innamorati che vivono le due componenti dell’amore: quella concreta con i piedi per terra e quella spirituale con la testa fra le nuvole. L’amore è realtà e fantasia. L’amore è nello spazio reale della vita di ogni giorno e nel cielo poetico della fiaba. L’amore è testa e cuore. L’amore “terreno” è raffigurato da Chagall che è collocato nel paesaggio campestre e cittadino della sua terra natia. l’Amore “spirituale” è rappresentato da Bella nel cielo. Due “Amori” non scissi, non divisi, non separati, non differenti ma in simbiosi ed uniti per mano. I due amati sono elegantissimi. Rappresentano la personalità e lo stile dei protagonisti ma stanno ad indicare che l’amore è raffinatezza, buon gusto, gentilezza, galanteria, nobiltà. Chagall tiene per mano la sua donna come fanno i bimbi con i palloncini, felice ed attento a non perdere la mano-corda di Bella per paura che il vento la porti via lontano da lui. Se lui non la trattenesse, lei volerebbe in cielo. È indicata l’anima protettiva dell’uomo verso la donna, da non confondere con il concetto di possesso. Infatti l’Artista sottolinea nella passeggiata il grandissimo valore della libertà. L’amore è libertà di passeggiare insieme senza imposizioni, senza precedenze, senza corse, senza spintoni, ma nel rispetto dei due viandanti. Bella, che simboleggia la leggerezza dell’essere in chiave positiva, invita Chagall a volare nell’amore reciproco, ad entrare nel firmamento leggero e fiabesco. Lui la invita a vivere nel quotidiano reale e concreto simboleggiato dalla tovaglietta rossa fiorata con sopra una bottiglia di vino emblema del focolaio domestico . La passeggiata è un volo leggero e vibrante con le ali al cuore e sotto i piedi che rende, come dice lo stesso pittore, “felici, giocosamente, fiabescamente, quasi in maniera irriverente”. 8 3 4 1 18-MERI VINCENTI PER IL 2015 I NU CASA & DESIGN di Gaia Badioni [email protected] 50 Marsala 18-1438 è un colore terroso e intenso, una sfumatura a metà tra il rosso e il marrone “ricco e carismatico” in grado di “soddisfare un’eleganza sofisticata in modo raffinato; Marsala arricchisce la nostra mente, il nostro corpo e la nostra anima, emanando sicurezza e stabilità”. Il direttore esecutivo del PANTONE Color Institute, Leatrice Eiseman, ha definito così il colore che la sua azienda ha eletto come principe dell’anno 2015. Dal 2000 l’azienda statunitense Pantone, sinonimo di una delle più conosciute classificazioni cromatiche, ha scelto un colore come rappresentativo di quell’anno influenzando considerevolmente le tendenze moda e design, data la sua autorevolezza. Così, dal Cerulean (Pantone 15-4020), colore dell’anno 2000, passando per il Sand Dollar (Pantone 13-1106) del 2006 e il Mimosa (Pantone 14-0848) del 2009, quest’anno è la volta del Marsala 18-1438. Questa particolare sfumatura di rosso, definita addirittura “colore anticrisi” per la sua sobrietà e forza, sarà presente nei complementi d’arredo delle nostre case, sarà indossato e anche “truccato”! Sebbene possa sembrare di primo acchito un colore autunnale e relativamente spento, il Marsala, che appartiene alla famiglia dei rossi, in realtà è un colore rassicurante e concreto perché richiama le cromie della terra, nonché un colore vibrante e appagante, proprio come il vino liquoroso, grazie alle sue sfumature luccicanti. Provare a integrarlo nel nostro quotidiano non è impresa difficile, anzi, Marsala è una tonalità che si sposa bene con molte nuances, soprattutto con le cromie nude e calde, con il grigio e con il blu, oltre che con gli intramontabili bianco nero. Nell’ambito dell’interior design troviamo questo colore soprattutto nei complementi d’arredo, in piccoli oggetti in grado di impreziosire l’ambiente come lampade, tessuti e sedute, senza risultare ridondante o pensante. Interessanti sono i paralumi Ikea Nymo in edizione limitata e la seduta intrecciata in quattro nuance di rosso di Maurizio Galante per Driade. Anche le pareti, però, possono essere tinteggiate con questa sfumatura per dare un tono avvolgente APPROFONDIMENTI: IL PANTONE Pantone Inc. è un’azienda statunitense che si occupa principalmente di tecnologie per la grafica, della catalogazione dei colori e della produzione del sistema di identificazione di questi ultimi. Nata negli anni ’60 è divenuta famosa per aver ideato uno standard internazionale di classificazione dei colori mediante un semplicissimo codice, utile per poterli tradurre nel sistema di stampa a quadricromia CMYK. Il Codice Pantone si compone di due campi: il primo costituito da una parola – o numero di due cifre – in riferimento alla famiglia di appartenenza del colore (per il rosso, ad esempio, ci sarà la parola Red o il numero 18), il secondo invece formato da una serie di cifre che ne identificano la gradazione (per il colore Marsala abbiamo il codice 18-1438); in questo modo, il codice è definibile come arbitrario. 1144 colori standard formano il PMS (Pantone Matching System), ai quali si devono aggiungere 2000 colori denominati GOE, inseriti nel sistema nel 2007. Il nome “pantone”, però, viene utilizzato soprattutto dai creativi per definire un particolare tipo di pennarelli professionali, i TRIA; la loro particolarità è l’inchiostro altamente pigmentato in grado di scorrere perfettamente su qualsiasi superficie senza produrre sbavature o perdite di colore. CONSIGLI Per farvi un’idea di quello che Pantone è ed è diventato, consiglio una visita al Concept Store PANTONE UNIVERSE™ di Milano, primo negozio al mondo dall’azienda, inaugurato nel settembre 2011. Attenzione: non adatto ai maniaci dell’ordine cromatico! WWW.LAPAUSA.EU/YELLOW ed elegante all’ambiente e non eccitante come l’usuale rosso, consigliato invece per zone di transito; le stanze più adatte ad accogliere questa cromia sono il soggiorno, la cucina e lo studio, ma lo si può inserire anche in camera da letto, magari facendo attenzione a non dipingere tutte e quattro le pareti. Inoltre, viene anche usato per esaltare i particolari architettonici, come cornici, architravi e stucchi e accostato a mobili laccati. Variante alla tinteggiatura può essere l’utilizzo della carta da parati (retaggio anni ’70 tornato prepotentemente di moda lo scorso anno) con disegni tono su tono che movimentano lo spazio, come la proposta Ferm Living – Fairy Flower. Per i più audaci, questo particolare rosso può essere accostato alle sfumature di giallo, dall’ambra fino all’oro e, nel rispetto della teoria dei colori complementari, a tutte le varianti del verde e del turchese. Proposte, quest’ultime, più adatte alla moda che alla casa, come ci insegnano le recenti sfilate per la stagione P/E 2015, ma comunque declinabili per ogni occasione e contesto. E per chi pensa che questo sia una colore da femminucce, si sbaglia! Basti vedere la cromatura delle auto Infiniti. Parola d’ordine 2015, quindi, è: ubriachiamoci! 51 i r o l o c e e r e h c s ma CARNEVALE di Rachele Donati De Conti 52 Colori, coriandoli, stelle filanti e tanta fantasia! Allegria che contagia piccoli e grandi. Nel periodo a cavallo tra gennaio e febbraio di ogni anno la frase che riecheggia più spesso tra le risate generali è sempre la stessa “A carnevale ogni scherzo vale!” Chi non se l’è sentita dire e chi non l’ha pronunciata almeno una volta? Il Carnevale si declina in modalità diverse e con tradizioni che spaziano dalla sfilata dei carri allegorici alla battaglia delle arance, da maschere locali tipiche fino a personaggi che sono diventati nel corso della storia veri e propri simboli. Come non pensare alla maschera più antica, al variopinto Arlecchino bergamasco? Ogni città e ogni regione ha la sua maschera. Minimo comun denominatore è proprio la maschera che nasconde l’identità, che crea un’atmosfera di mistero e che lascia libero sfogo alle più diverse interpretazioni. La maschera permette, per i giorni di carnevale, di essere qualcun altro, di scherzare, di giocare, di tornare bambini. Si dà spazio ad ogni tipo di travestimento: dai più tradizionali, ai più originali e stravaganti. Chi nasconde solo la faccia, chi si copre più colori e di piume dalla testa ai piedi, chi si lancia in epoche lontanissime e chi riproduce le ultime novità. Broccati, sete e cartapesta, ma anche palloncini e semplici parrucche. E dove andare così agghindati? C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Sicuramente la meta prediletta è Venezia, magica sempre, ma affascinante sotto il campanile di San Marco per il lancio dell’Angelo, in programma quest’anno per domenica 8 febbraio a ricordo dell’omaggio acrobatico che veniva fatto in onore del Doge. E Ivrea? Domenica 15 febbraio le arance la fanno da padrone in una battaglia che si disputa nelle principali piazze della città tra gli equipaggi sul carro e le squadre di arcieri a piedi. Dalla tradizione medievale di lanciare i fagioli, anno dopo anno, la battaglia ha assunto sempre più un carattere spettacolare e goliardico, patrimonio culturale di rilievo. Nel nostro breve viaggio mascherato approdiamo in Versilia per l’altrettanto famoso Carnevale di Viareggio: oltre alle tradizionali sfilate dei carri allegorici, si può visitare il Museo del Carnevale bianchi e rossi, proprio come l’abito di Burlamacco. Il bancone dell’Osteria è decorato con carta di giornale impastata con colla di acqua e farina: la cartapesta, materia prima delle costruzioni dei maestri carristi. E se non ne avete ancora abbastanza, non dimenticate che c’è chi continua il carnevale anche dopo il canonico martedì grasso! Il rito ambrosiano prevede infatti che la Quaresima inizi la domenica successiva e non il mercoledì delle ceneri, quindi se avete ancora voglia di frittelle e lattughe Milano vi allieta il palato e lo spirito ancora per qualche giorno. WWW.LAPAUSA.EU/YELLOW che ripercorre la storia dei 141 anni di sfilate, figuranti e gruppi. Viareggio organizza all’interno della cittadella anche numerosi laboratori sulla lavorazione della cartapesta e sulla creazione delle maschere. E non può mancare un passaggio nella caratteristica Osteria di Burlamacco decorata con i colori tipici della maschera: le pareti nere richiamano il mantello di Burlamacco e accolgono una serie di immagini tipiche del mondo degli hangar, in cui nascono e crescono i giganteschi mascheroni dei carri allegorici, accompagnate da decorazioni con strofe delle canzoni più famose del Carnevale di Viareggio. Il soffitto è a scacchi 53 i t t o n e i t n o m a r t , e Ser a z n e c i V a e r e d r e p n o n a d emozioni EVENTI di Rachele Donati De Conti 54 Una location suggestiva, un tema interessante ed affascinante, autori di altissimo livello e uno stile lineare e molto chiaro. Questi gli ingredienti che permettono di apprezzare a pieno le scelte di Marco Goldin, curatore della mostra “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli egizi al Novecento” allestita all’interno della Basilica Palladiana in pieno centro a Vicenza. Una scala in legno porta ai piani alti della Basilica progettata da Andrea Palladio, architetto che riempie in maniera sublime ogni angolo di Vicenza. La terrazza di questo monumento così importante ospita le sale della mostra tra cui un ingresso dove il visitatore è accolto da pannelli illustrativi e da un cielo stellato che, pur artificiale, lascia senza fiato. Sei sezioni che descrivono in modi diversi e suscitando sensazioni diverse la notte, la luce del crepuscolo e del tramonto, della sera che avanza. La notte non solo come luogo e paesaggio, ma anche come ambito psicologico e interiore. Tanti autori da più noti ai meno conosciuti che confermano la loro fama o lasciano la soddisfazione di nuove scoperte, di nuovi approcci; 115 tra opere e dipinti che attraversano letteralmente la storia dell’uomo dal mondo egizio alla metà del Novecento, e oltre. E un attraversamento del mondo anche dal punto di vista geografico dall’Africa all’Italia, dall’Inghilterra all’America. I pannelli accompagnano il visitatore per tutte la sale della mostra, ma è sufficiente lasciarsi guidare dalle immagini. L’approccio tematico e non cronologico permette anche di “saltare” da un’opera all’altra e di tornare indietro senza perdere nulla delle suggestioni che sprigionano da ogni angolo. L’ultima sezione è il saluto simbolico del curatore che racchiude in queste ultime due stanze il meglio della mostra: corpi deposti, assassinati e accovacciati da Rubens a Cezanne, la luce di Caravaggio che emerge in tutta la sua bellezza in “Marta e Maria Maddalena”, fino alla suggestione tahitiana di Gaugin che ci porta in luoghi lontani. Il percorso di emozioni e suggestioni si conclude con un meraviglioso “Narciso” di Caravaggio e un inconfondibile Van Gogh che nel suo “Sentiero di notte in Provenza” (immagine locandina di tutta la mostra) evoca un mistero che unisce carne e spirito, sotto la magica luce della luna. Vicenza – Basilica Palladiana dal 24 dicembre 2014 al 02 giugno 2015 dal lunedì al giovedì dalle 09.00 alle 19.00 dal venerdì alla domenica dalle 09.00 alle 20.00 Biglietto intero: € 12.00 Prenotazioni e info: tel – 0422/429999 www.lineadombra.it WWW.LAPAUSA.EU/YELLOW Il viaggio in cui Goldin ci accompagna prende avvio dalla notte simbolica della morte e delle sculture ritrovate nelle piramidi egizie, sculture che raccontano ancora tanta vita. Una notte che nella seconda sezione prende vita in scene della vita di Cristo, opere in cui gli artisti si cimentano nella rappresentazione del buio fisico e psicologico da Savoldo a El Greco, fino a Giorgione e Tiziano. La terza sezione è dedicata interamente al secolo serale e romantico per eccellenza, l’Ottocento, in cui la notte raggiunge la sua interpretazione più alta e più completa. Si incontrano i grandi come Monet con “San Giorgio Maggiore” e Van Gogh (un Van Gogh non immediatamente riconoscibile per la verità), ma anche precise espressioni europee come “Città al chiaro di luna” di Friedrich e immagini da oltre oceano come Church e Wyeth. Sezione in bianco e nero la quarta dove emergono gli affascinanti labirinti di Piranesi e le acqueforti di Rembrandt. Klee, Hopper con “Emporio” e gli astratti Rothko e De Stael ci immergono nelle immagini del Novecento. 55 56 LA PAUSA COMICA 57 WWW.LAPAUSA.EU/YELLOW à t i s o i r u o i a C r b feb Il nome del mese deriva dal latino ebruare, che significa "purificare" o "un rimedio agli errori" dato che nel calendario romano febbraio era il periodo dei rituali di purificazione, tenuti in onore del dio etrusco Februus e della Dea romana Febris, riti che avevano il loro fulcro il giorno 14. Tale ricorrenza pagana sembrerebbe poi essere confluita nel culto cristiano tributato in onore a santa Febriona, poi soppiantata da San Valentino. di Rachele Donati De Conti FB: in fondo è difficile farne a meno CURIOSITA’ Ricordando l’Albertone Nazionale! 58 Un tassello importante della storia del cinema italiano e della romanità ha lasciato il palcoscenico della vita il 24 febbraio 2003. Alberto Sordi si è cimentato nei ruoli più diversi dando sempre prova di grande capacità e talento. Un attore davvero a tutto tondo, un esempio di comicità per tutto il cinema mondiale. Non viene voglia di far passare la sua filmografia e lasciarsi trasportare per un po’ su un pianeta parallelo? Buon viaggio! Chi l’avrebbe mai detto che avremmo ad intermittenza benedetto o maledetto il mese di febbraio 2004? Neppure Mark Zuckerberg avrebbe mai immaginato di dare vita ad una realtà virtuale che avrebbe drasticamente ridotto il dialogo famigliare a pranzo e a cena o avrebbe sostituito una pacca sulla spalla e un abbraccio con l’immagine di un pollice alzato. Che avrebbe introdotto nel linguaggio universale i termini like, post, condividi, tagga… E in fondo neppure che poteva prevedere i tanti riavvicinamenti e ricongiungimenti di amici lontani nello spazio e nel tempo e tante relazioni recuperate e fatte rinascere dietro allo schermo di un computer. Benedetto o maledetto, la nostra giornata fatica a prescindere da Facebook! Le donne votano… Ma senza rossetto Muto? Non del tutto… Siamo nel 1936 e Charlie Chaplin guarda per la prima volta con interesse all’aspetto sociale del mondo in cui vive; un viaggio in Europa lo mette di fronte alla reale condizione in cui vivono i senza lavoro e, con la comicità che è sempre stata la sua cifra significativa, mette in scena le vicende complesse della vita di un operaio. Tempi Moderni è uno dei film più conosciuti del regista inglese. Non propriamente muto come tutti i suoi film fino a quel momento, ma caratterizzato dall’intervento della musica e di alcuni effetti sonori. La voce di Chaplin tocca per la prima volta le orecchie degli spettatori sono nella canzone finale del film. È una prima volta molto attesa e che riscuote un certo successo. WWW.LAPAUSA.EU/PINK Il primo giorno del mese di febbraio del 1945 in Italia viene introdotto il suffragio universale con cui viene concesso il diritto di voto alle donne. Cambia radicalmente il modo di vedere la politica e di vivere l’appartenenza alla propria storia. Attraverso anni di alterne vicende a partire da prima dell’unità d’Italia, le donne acquisiscono il diritto ad esprimere la loro preferenze (non possono ancora essere votate, cosa che si raggiungerà solo nel marzo 1946). Un diritto che giunge in un momento cruciale per la storia italiana, nel frangente in cui il popolo italiano è chiamato a decidere tra monarchia e repubblica. Un momento di novità anche rispetto ad aspetti molto pratici: per non lasciare segni di riconoscimento sulle schede, le donne vengono invitate a presentarsi alla cabina elettorale senza rossetto. 59 SPAZIO POSITIVO o v i t i s o P o i z a Sp 60 Uno dei principi fondamentali del pensiero positivo è la buona considerazione che abbiamo di noi stessi, cioè la nostra autostima, la fiducia in ciò che siamo e facciamo. Tutto il nostro percorso verso l’atteggiamento positivo nei confronti della vita parte da qui. Ognuno di noi ha dentro di sé le potenzialità e le capacità per fare al meglio non solo ciò per cui è portato, ma anche qualsiasi altra cosa. Spesso però molti di noi non ne hanno la consapevolezza e quindi la loro autostima è così bassa da sentirsi inferiori agli altri e non all’altezza di ogni situazione. Sapete che la parte inconscia della nostra mente è in grado di farci fare cose meravigliose? In sé contiene un potere tanto forte da consentirci di riuscire a realizzare qualcosa anche se consciamente non ne siamo affatto convinti. Non vi è mai capitato in un occasione di emergenza o in un momento in cui dovevate per forza intervenire, di meravigliarvi per essere riusciti ad affrontare e risolvere quel particolare problema? Provate a pensarci e vi accorgerete che ad ognuno di voi almeno una volta è successo. Pensate al momento in cui doveste acquisire la consapevolezza di ciò che siete in grado di fare, come si alzerebbe la vostra autostima! Ed è proprio su questo concetto che voglio portare la vostra attenzione: a credere maggiormente in voi stessi, ad avere fiducia in ciò che potenzialmente potete fare. Uno strumento utile per iniziare ad accrescere l’autostima consiste nello scrivere delle affermazioni, cioè frasi personali create con le vostre parole in cui dialogate con voi stessi Laura Gipponi [email protected] dichiarando le vostre capacità ed esortandovi ad agire con la certezza del buon risultato. Frasi come: “Io mi amo e mi accetto completamente così come sono. Non devo cercare di piacere a qualcun altro; io piaccio a me stessa e questo è quello che conta. Amo me stessa e solo in questo modo posso amare gli altri. Ogni giorno, sotto ogni aspetto la mia vita va sempre meglio. Sono in grado di gestire al meglio tutto ciò che faccio. Sono capace e all’altezza di ogni situazione. Faccio sempre la cosa giusta, nel modo giusto e al momento giusto.” È importante che iniziate a prendere sempre più fiducia in voi stessi giorno per giorno. Scrivete le vostre affermazioni su un quaderno, sul diario, sull’agenda, mettete dei post-it dove potete vederli in ogni momento e leggete le vostre frasi più volte al giorno. Vi accorgerete presto di come inizierete ad incrementare la vostra autostima per iniziare a vivere davvero in modo positivo e sentirvi bene. Laura Gipponi e t r a e c l o La d e design k a c l de CAKE DESIGN di Maria Antonietta Cavallo [email protected] 62 Negli ultimi anni si è diffusa anche in Italia la mania del cake design, che significa, l’arte di decorare torte, cupcake e biscotti con la pasta di zucchero. Per realizzare una torta che sia bella esteticamente, ma anche buona, occorre partire dalla torta stessa. Il primo passo è la base che, nella maggior parte dei casi, è di pan di spagna. Una volta pronta la base, la si lascia raffreddare e poi si procede tagliandola in due o tre strati. Nel frattempo si prepara la bagna, alcolica o analcolica, che servirà per inumidire la torta al fine di renderla morbida. Il pan di spagna può essere riempito con diverse farciture: a seconda dei nostri gusti possiamo usare la crema pasticcera, la crema chantilly e arricchirle con la frutta di stagione. Per far sì che la pasta di zucchero aderisca alla torta occorre ricoprirla con un “collante” e di solito si utilizza una crema al burro o del cioccolato fondente. A questo punto possiamo procedere a stendere la pasta di zucchero, per gli addetti ai lavori la pdz. Per fare questo passaggio bisogna avere un tappetino in silicone e occorre cospargerlo di zucchero a velo in modo che la pdz non si attacchi al piano di lavoro. La pasta di zucchero una volta stesa andrà adagiata, con una mattarello, alla torta. Per realizzare torte a più livelli occorre inserire, tra un piano e l’altro, dei pioli in modo da dare stabilità alla torta. A questo punto possiamo liberare la nostra fantasia, realizzando con la pasta di zucchero qualsiasi cosa, ad esempio un animale, una scarpa, una borsa... Gli strumenti indispensabili nel cake design sono: tappetino in silicone: serve per non far attaccare la pasta di zucchero al tavolo pennello: serve per bagnare la torta in modo da renderla più morbida spatola: si usa per stendere la crema di burro mattarello: in commercio ce ne sono di molte dimensioni e di diversi materiali, ma di solito si predilige quello in silicone. È opportuno averne almeno due, uno grande per ricoprire la torta e uno piccolo per realizzare oggetti di piccole dimensioni smoother: serve per rendere liscia la superficie delle torte ricoperte da pasta di zucchero coppapasta: di varie dimensioni e di varie forme per tagliare la pasta di zucchero attrezzi per modellare: per modellare, scavare, imprimere e tagliare la pasta di zucchero WWW.LAPAUSA.EU/PINK Non occorre essere dei pasticceri per realizzare delle torte artistiche. Con una buona manualità e con questi pochi strumenti possiamo realizzare a casa nostra dei piccoli capolavori. Foto gentilmente concesse da Stefania Carina (aka Candyland) 63 i l g e d o t t o s i R i t a r o m a n n i Desi Roccato [email protected] Preparazione RICETTE Ingredienti 64 Per il riso ½ litro di brodo di pesce 1 noce di burro ½ cipolla 3 cucchiai di olio 1 punta di peperoncino piccante 1 cucchiaio di prezzemolo 150 grammi di riso 1 bicchiere di vino bianco Per il sugo ai gamberetti 1 noce di burro ½ cipolla 1 bicchierino di Cognac 300 grammi tra gamberi e gamberetti 3 cucchiai di olio 3 cucchiai di panna da cucina 3 cucchiaini di salsa di pomodori 1 pizzico di timo In una casseruola, con 2 cucchiai di olio e un po’ di burro, fare imbiondire ½ cipolla insieme ad un pizzico di timo. Aggiungere i gamberetti e sgusciati e lasciare rosolare il tutto per qualche minuto mescolando; quindi, a metà cottura aggiungere il cognac, farlo evaporare e aggiustare di sale continuando a mescolare. Aggiungere ora la panna e il pomodoro e mescolare fino ad ottenere un sughetto dal colore rosato. Accantonare il sugo. In una casseruola abbastanza grande, mettere il resto dell’olio,il burro e ½ cipolla tritata quindi farla imbiondire ed aggiungete il riso. Dopo averlo fatto ammorbidire, bagnare il riso con il vino bianco e farlo evaporare a fuoco vivace. Aggiungere, poco alla volta, il brodo di pesce, il peperoncino, e lasciare cuocere il tutto mescolando di tanto in tanto. Una volta che il riso sarà quasi giunto a cottura, unire il sugo di gamberetti e terminare la cottura. Una volta tolto dal fuoco aggiungere il prezzemolo e regolare di sale. Steso nel piatto, con uno stampo a forma di cuore, il vostro risotto degli innamorati è pronto per essere servito. ARNEIS Uve: 100% Vitigno piemontese originario del Roero, ma diffuso anche in Liguria e Sardegna, deve il suo nome ad una forma dialettale che, se associato a persona o cosa, significa originale, ribelle, scontrosa. Nelle prime citazioni, risalenti al diciannovesimo secolo, è indicato coi nomi di Bianchetta o Nebbiolo Bianco. Alla vista presenta un colore paglierino, più o meno intenso, con riflessi leggermente ambrati. L'odore delicato, fresco ed erbaceo si ritrova al gusto con un sapore asciutto e gradevolmente amarognolo con note erbacee. WWW.LAPAUSA.EU/PINK Servire ad una temperatura tra gli 8 e i 10 gradi. 65 e l o p p Ze Desi Roccato [email protected] 1. LA CREMA Ingredienti per 8 persone IMPASTO: 150gr di farina 90gr di burro 2 cucchiai di zucchero La buccia di 1 limone non trattato 1 pizzico di sale Abbondante olio per friggere RICETTE CREMA PASTICCERA: 3 tuorli 50gr di zucchero ¼ l di latte intero 30gr di farina la buccia di ½ limone non trattato 66 PER LA FINITURA: 30gr di ciliegine candite Versare il latte in una casseruola, aggiungere la buccia grattugiata di un limone, accuratamente lavata ed asciugata, e portare ad ebollizione. Mettere in una terrina i tuorli con lo zucchero, mescolarli con un cucchiaio di legno, amalgamarli bene, quindi aggiungere, poco alla volta, la farina, poi versarvi a filo, attraverso un passino, il latte bollente, sempre mescolando per evitare che si formino grumi. Versare il composto in una casseruola, portare ad ebollizione sulla fiamma moderata continuando a mescolare, poi abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e continuare la cottura per 7-8 minuti mescolando di tanto in tanto. 2. L’IMPASTO Versare in una casseruola ¼ di litro d’acqua e aggiungere 70gr di burro e il sale. Portare il composto ad ebollizione e versate subito tutta la farina. Togliere la casseruola dal fuoco e mescolare energicamente il composto con un cucchiaio di legno. Porre di nuovo la casseruola sul fuoco e continuare la cottura mescolando con il cucchiaio di legno fino a quando l’impasto non si staccherà dalle pareti e dal fondo, formando una palla. Togliere dal fuco e incorporare lo zucchero. Lasciare intiepidire, aggiungere la buccia di limone grattugiata e, uno alla volta, le uova, amalgamando 3. RIEMPIRE LE ZEPPOLE Far friggere le zeppole, poco per volta, in abbondante olio caldo (la carta si staccherà da sola e si dovrà togliere subito), fino a quando avranno assunto un bel colore dorato (20 minuti). Scolarle e adagiarle su un foglio di carta assorbente da cucina. Trasferire la crema pasticcera in una tasca da pasticceria con bocchetta dentellata e distribuitene un mucchietto su ogni zeppola. Adagiare sopra la crema una ciliegina candita divisa in 4. Vino di prelibata qualità, dolce- amaro, ricco di alcool, gustosissimo. Ottenuto da uve passite e poi torchiate nella settimana di Pasqua è detto anche VIN SANTO. I grappoli colti maturi,ma non troppo, vengono appesi, uno ad uno, a delle cordicelle o stesi su graticci in ambienti asciutti e ben arieggiati, avendo cura di togliere gli acini rotti o intaccati dalla muffa .una volta torchiato, il mosto ottenuto,viene lasciato decantare per eliminare, grossolanamente, le parti solide, dopodiché viene fatto fermentare lentamente in botticelle di rovere e acacia. Il 2 Agosto, festa degli uomini, c’è l’ ASSAGGIO DEL NUOVO TORCHIATO, destinato ad un ultimo passaggio in botte, dove rimarrà fino alla primavera successiva quando verrà imbottigliato. TORCHIATO DI FREGONA Colore:dorato carico Sapore: sentori di miele d’acacia o tiglio, frutta secca e note di vaniglia; al gusto si ritrova un perfetto equilibrio tra la componente alcolica, quella acida e quella zuccherina ottenendo quell’effetto “dolce con retrogusto amarognolo” che è il suo principale elemento distintivo. Servito ad una temperatura di 10-12 gradi. WWW.LAPAUSA.EU/PINK perfettamente gli ingredienti. Imburrare alcuni fogli di carta vegetale e tagliarli in tanti quadrati di 7-8 cm di lato. Versare il composto in una tasca da pasticceria con bocchetta liscia e formare, su ogni quadrato, un dischetto di pasta del diametro di circa 4-5 cm e dello spessore di circa ½ cm. Adagiare sul bordo di ogni dischetto un anello di pasta in modo da ottenere tante scodelline. 67 Silvia Guatterini, Crema Inviaci le tue foto a [email protected] 70 Giovanna Mariani, Crema Sul prossimo numero troverete anche… STORIE DI VITA VISSUTA/CITTA’ Istanbul Andiamo alla scoperta dell’unica metropoli mondiale divisa su due continenti: vi presentiamo Istanbul, anche attraverso le parole di chi ci ha vissuto per un anno intero SPAZIO POSITIVO – Giornata internazionale della felicità Come ogni anni il 20 di marzo non c’è posto per i pensieri negativi: è la giornata della felicità, ricorrenza istituita dall’ONU nel 2012 RUNNING – Stramilano Nata nel 1972 da un’idea di Renato Cepparo, la Stramilano arriva quest’anno alla 44° edizione: appuntamento al 29 marzo in Piazza Duomo!