DON GIOVANNI BOSCO
La vita
Le opere
Le congregazioni
DON GIOVANNI BOSCO
La vita
Le opere
Le congregazioni
LA VITA
• Nacque il 16 agosto 1815 in una
famiglia contadina poverissima che
vive a Becchi, una frazione di
Castelnuovo d'Asti (oggi ridenominato
Castelnuovo Don Bosco)
Casa della
famiglia di
Don Bosco
LA VITA
• Suo padre morì giovane, a causa di una
polmonite, quando Giovanni aveva solo
due anni. Di lui, dei due fratelli maggiori
e dell’anziana nonna materna si prese
cura la mamma Margherita.
LA VITA
• A nove anni ebbe un sogno
profetico:
due
figure
maestose e luminose, un
uomo e una donna, lo
esortavano a prendere la
guida di una schiera di
ragazzi turbolenti: a tal fine
avrebbe dovuto praticare
l’obbedienza e acquisire la
scienza. Detto questo, al
posto dei ragazzi comparve
un gregge mansueto.
• Dopo quel sogno Giovanni
decise di intraprendere la
via del sacerdozio.
LA VITA
• Nel 1841, giovane prete, arrivò a Torino
e vide come vivevano tanti ragazzi:
molti
vagavano
sbandati,
altri
lavoravano 14 ore nelle filande con una
paga da fame. Allora si impegnò per
aiutarli a migliorare le loro condizioni di
vita e cominciò a fare scuola ai più
intelligenti.
LA VITA
• Nell'aprile 1846 aprì a
Valdocco, in una casa (‘casa
Pinardi’) vicina alla Chiesa
di san Francesco di Sales, il
primo
oratorio,
dove
accoglieva a tempo pieno
tanti giovani senza casa, ne
sfamava
molti
altri
e
provvedeva alla crescita
spirituale di tutti.
• La madre Margherita lo
aiutò vendendo tutto ciò che
possedeva e restandogli
sempre accanto.
LA VITA
• Negli anni si dedicò a varie attività benefiche,
(tra cui due missioni in Argentina), mostrando
straordinarie capacità, al punto da diventare
una figura di rilievo nazionale, consultato
spesso da Papa Pio IX; ma rimase sempre un
persona umile e semplice, vicino ai ragazzi.
LA VITA
• Don Bosco si spense a
Torino il 31 gennaio
1888
• la Chiesa lo dichiarò
Venerabile nel 1907,
Beato nel 1929 e Santo
il 1 aprile 1934
• Il 31 gennaio 1958, il
Papa
Pio
XII,
su
proposta del Ministro
del Lavoro italiano, lo
dichiarò "patrono degli
apprendisti italiani".
LE OPERE
• Nell’estate del 1854 Torino era devastata
dal colera, con migliaia di vittime. Molti
bambini rimasti senza genitori finirono
nel “rifugio degli orfani”. Don Bosco li
portò tutti all’Oratorio e la mamma
Margherita divenne la loro mamma.
LE OPERE
• Nell’oratorio di Valdocco Don Bosco
mise in funzione, uno dopo l’altro, sei
laboratori per insegnare ai giovani
come
diventare
calzolai,
sarti,
legatori,
falegnami,
tipografi,
meccanici.
LE OPERE
• Don
Bosco
visitava
spesso le carceri, dove
erano rinchiusi molti
ragazzi che avevano
rubato
per
fame.
Vivevano in condizioni
degradanti, in celle buie
e umide.
• Lui ascoltava le loro
storie, li consolava e li
rassicurava che quando
sarebbero
usciti,
li
avrebbe aiutati a trovare
un lavoro onesto.
LE CONGREGAZIONI
I Salesiani
Le Suore Salesiane
I Cooperatori
I SALESIANI
• Tra i ragazzi che aiutava
presso
l’oratorio
di
Valdocco,
qualcuno
aveva chiesto a Don
Bosco
di
poter
"diventare come lui". Fu
così che, in quella sede,
egli fondò la "Società
di San Francesco di
Sales”, che darà vita
all'ordine dei Salesiani,
dedicato a istruire e
assistere i giovani.
LE SUORE SALESIANE
• Don Bosco, insieme con
Maria Domenica Mazzarello,
nel 1872 diede vita anche
alla Congregazione delle
figlie di Maria Ausiliatrice,
detta delle Suore Salesiane,
che ha lo scopo di educare,
con il medesimo spirito, la
gioventù femminile.
I SALESIANI COOPERATORI
• Fin
dai
primi
passi
dell'Oratorio,
don
Bosco
pensava a una figura che
facesse parte della famiglia
Salesiana ma che non fosse
legata ad essa da voti o vita di
comunità.
• Così, nel 1875, egli fondò
L’Associazione dei Salesiani
Cooperatori,
laici
che
s’impegnano
nella
stessa
missione giovanile e popolare.
“La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato” . (Don Bosco)
IL MESSAGGIO
Io ero una persona come te. Ho voluto
dare un senso pieno alla mia vita. Con
l’aiuto di Dio ho rinunciato ad avere una
famiglia mia per diventare papà, fratello,
amico di chi non aveva papà, fratelli,
amici. Se vuoi essere come me, andremo
insieme a spendere la vita in una favela
sudamericana, tra i lebbrosi dell’India, o
nella periferia di una città italiana, dove
troveremo tanti poveri, anche se nascosti:
poveri di affetto, di senso della vita,
poveri che hanno bisogno di Dio e di te
per vivere.
IL MESSAGGIO
Ma anche se non ti senti di rischiare la
vita com’ io l’ho rischiata, ti ricordo una
verità importantissima: la vita, questo
grande dono che Dio ci ha dato,
bisogna spenderla, e spenderla bene.
La spenderai bene non chiudendoti
nell’egoismo, ma aprendoti all’amore,
all’impegno per chi è più povero di te.
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