Scuola Superiore Medico-Tecnica Locarno Formazione tecnico in analisi biomediche Lavoro di diploma Genotipizzazione tramite PCR di ceppi di Staphylococcus aureus agenti della mastite bovina Autore: Patrick Carinci Laboratorio: Laboratorio di microbiologia applicata, Bellinzona Responsabili: Demarta Antonella e Caminada Annapaola 2013 2 Sommario Sommario ............................................................................................................................ 3 Riassunto / Abstract ............................................................................................................. 4 1. Introduzione .................................................................................................................. 5 1.1 La mastite ...............................................................................................................5 1.2 Il principale agente eziologico ................................................................................. 5 1.3 La mastite da stafilococco nei bovini ...................................................................... 7 1.4 Obiettivo .................................................................................................................8 2. Materiale e metodi .........................................................................................................9 2.1 Ceppi batterici ......................................................................................................... 9 2.2 Scongelamento campioni ....................................................................................... 9 2.3 Estrazione ...............................................................................................................9 2.4 PCR ........................................................................................................................ 9 2.5 Elettroforesi .......................................................................................................... 11 2.6 Analisi dei dati....................................................................................................... 12 3. Risultati e discussione ................................................................................................. 12 4. Conclusioni .................................................................................................................. 18 5. Ringraziamenti ............................................................................................................ 18 6. Bibliografia .................................................................................................................. 19 7. Allegati ........................................................................................................................ 20 7.1 Skim Milk .............................................................................................................. 20 7.2 Metodica Instagene .............................................................................................. 21 3 Riassunto / Abstract La mastite bovina è una patologia infettiva della mammella che causa seri problemi alla produzione lattea e, di conseguenza, grosse perdite economiche per l’allevamento. Il principale agente eziologico della patologia è lo S. aureus, un batterio asporigeno a forma di cocco, Gram-positivo appartenente alla famiglia delle Staphylococcaceae. Il batterio produce delle tossine chiamate leucocidine che distruggono la membrana cellulare e possono danneggiare i tessuti che producono il latte portando alla formazione di ascessi e tessuto cicatriziale nella mammella, occludendo i dotti lattiferi. Vi sono diversi sotto-tipi di S. aureus, ognuno caratterizzato da un proprio genotipo. Uno studio ha dimostrato che esiste un’associazione tra il genotipo e la virulenza e la contagiosità del ceppo; ogni infezione richiederebbe quindi delle misure di intervento specifiche in relazione al sotto-tipo dell’agente infettivo. Lo scopo del lavoro è stato di mettere a punto la metodologia di genotipizzazione, basata sull’amplificazione tramite PCR delle sequenze intergeniche localizzate tra i geni 16S e 23S dell’rDNA, e di tipizzare dei ceppi di S. aureus, frutto di prelievi svolti tra il 2011 e il 2012 in Canton Ticino. Il confronto con stipiti di riferimento il cui genotipo era conosciuto, ha permesso di caratterizzare i ceppi di origine ticinese e di allestire una “ceppoteca” comprendente 31 ceppi di riferimento per 31 genotipi diversi. L’analisi della distribuzione dei genotipi ha evidenziato che gli S.aureus del genotipo B, considerato il più patogeno ed il più contagioso, erano presenti in 7 Aziende agricole ticinesi. Altri genotipi particolarmente frequenti sono stati i genotipi A, P e R. Questo lavoro ha permesso di allestire la genotipizzazione di S. aureus, agente della mastite nei bovini, nel Laboratorio di Microbiologia Applicata che potrà essere utilizzata per indirizzare eventuali interventi preventivi e terapeutici in modo mirato. Bovine mastitis is an infectious disease of the breast that causes serious problems for milk production and, consequently, large economic losses to livestock holders. The main causative agent of the disease is S. aureus, a Gram-positive, asporogenic coccal bacterium belonging to the family of Staphylococcaceae. The bacterium produces toxins called leukocidin that destroy the cell membrane and can damage the tissues that produce milk, leading to the formation of abscesses and scar tissue in the breast, occluding the milk ducts. There are different sub-types of S. aureus, each with its own genotype. One study showed the association between genotype and virulence and contagiousness; each infection would therefore require specific intervention measures adapted to the infectious agent sub-type. The purpose of this study was to develop the methodology for genotyping, based on the amplification of intergenic sequences located between the 16S and 23S rDNA genes, and to type S. aureus strains isolated between 2011 and 2012 in Canton Ticino. The comparison with the reference strains whose genotype was known, allowed to characterize the strains of Ticino origin. Moreover, thanks to this work we now have a database of 31 reference strains for 31 different genotypes. Analysis of the distribution of genotypes showed that S. aureus genotype B, considered the most pathogenic and most contagious, were present in 7 Farms in Ticino. Other particularly frequent genotypes were genotypes A, P and R. This work has allowed us to set up the genotyping of S. aureus, agent of mastitis in cattle, in the Laboratory of Applied Microbiology, which can be used to guide any preventive and therapeutic interventions in a targeted manner. 4 1. Introduzione 1.1 Lamastite La mastite è una patologia infettiva della mammella, condizionata da due fattori importanti: 1. l’animale stesso , quindi la razza, l’ordine di parto, lo stadio di lattazione, il livello produttivo e le caratteristiche morfologiche. 2. le condizioni di allevamento che comprendono l’igiene dell’allevamento, la presenza o meno delle lettiere, condizioni e manutenzione della mungitrice e il corretto svolgimento della procedura di mungitura. Questa malattia è causata da diversi tipi di microrganismi per la maggior parte batteri, ma è possibile anche avere mastiti causate da micoplasmi, lieviti, alghe e virus [1]. Questi microrganismi vivono sull’animale stesso e infettano la mammella penetrando nel dotto del capezzolo causando un infiammazione. Vi sono due tipi di mastiti, quelle cliniche e quelle subcliniche; le prime sono riconoscibili macroscopicamente in quanto causano anomalie alla mammella e/o al latte, mentre le seconde non possono essere diagnosticate senza la ricerca in laboratorio dei microrganismi patogeni [1]. La mastite nei bovini è un problema diffuso a livello mondiale ed è responsabile della maggior parte delle perdite economiche negli allevamenti [2]. 1.2 Ilprincipaleagenteeziologico Lo Staphylococcus aureus è un batterio asporigeno a forma di cocco, Gram-positivo appartenente alla famiglia delle Staphylococcaceae. È un anaerobo facoltativo e generalmente è β-emolitico. È riconosciuto come il principale agente eziologico della mastite dei bovini [2] ed è uno dei più comuni batteri che causano infezioni opportunistiche. La patogenicità di questi batteri è dovuta a diversi fattori quali: 1. Proteine di superficie che favoriscono la colonizzazione dei tessuti dell’ospite 2. Proteine che favoriscono la diffusione dei germi nei tessuti dell’ospite (leucocidina, chinasi, ialuronidasi) 3. Fattori di superficie che inibiscono la fagocitosi (capsula, proteina A) o che aumentano la loro sopravvivenza nei fagociti (catalasi, carotenoidi) 4. Produzione di enzimi che interferiscono con la risposta immunitaria dell’ospite (coagulasi, proteina A) 5. Produzione di tossine che danneggiano le membrane delle cellule eucariotiche (emolisine, leucotossine, leucocidine, ….) 5 Fig. 1: I fattori di virulenza di Staphylococcus aureus (da: http://textbookofbacteriology.net/staph_2.html) Questo batterio è anche conosciuto per essere una delle maggiori cause delle infezioni nosocomiali, ovvero le infezioni che vengono acquisite all’interno di una struttura ospedaliera. Gli S. aureus possono essere tipizzati tramite diversi metodi. I metodi fenotipici di tipizzazione sono via via stati rimpiazzati da metodi genotipici basati sul DNA quali il PFGE, il MLST, o sull’amplificazione del DNA come l’amplificazione di DNA polimorfico [4]. Tra questi ultimi, l’amplificazione tramite PCR delle sequenze intergeniche 16S-23S del rDNA ha dimostrato di possedere un ottimo potere discriminante, confrontabile al PFGE che è considerato uno dei metodi “gold standard” di tipizzazione degli S. aureus. Il principio del metodo si basa sul fatto che i geni per gli RNA ribosomali nei procarioti sono presenti in regioni che contengono nell’ordine il 16S rRNA, il 23S e il 5S con degli spazi tra i vari geni [6]. Queste regioni sono ripetute più volte sul cromosoma batterico; i geni 16S, 23S e 5S sono relativamente uguali in ogni regione ripetuta mentre gli spazi tra i vari geni non essendo codificanti possono variare di lunghezza . Amplificando dalla fine del 16S all’inizio del 23S si ottiene un certo numero di amplificati, corrispondente al numero di regioni complete (operoni) ripetute sul cromosoma, di lunghezza variabile e caratteristici di ogni genotipo. Fig. 2: Raffigurazione dell’operone rDNA. Le frecce indicano la posizione dei primers utilizzati per l’amplificazione tramite PCR della regione intergenica 16S-23S 6 1.3 Lamastitedastafilococconeibovini Gli S. aureus producono diverse tossine tra cui quelle chiamate leucocidine che distruggono le membrane cellulari e possono danneggiare direttamente i tessuti che producono il latte. I leucociti si dirigono verso l’area dove è in corso l’infiammazione per tentare di combattere l’infezione. Inizialmente il batterio danneggia i tessuti che rivestono il capezzolo e il dotto lattifero portando alla formazione di tessuto cicatriziale. In seguito i batteri si spostano verso l’altro attraverso i dotti fino ad arrivare alle ghiandole mammarie creando degli ascessi all’interno di esse. Questo permette di evitare che l’infezione continui a propagarsi ma allo stesso tempo permette al batterio di non essere rilevato dal sistema immunitario. Gli ascessi inoltre impediscono all’antibiotico di raggiungere il batterio e questo è il motivo per cui la risposta primaria al trattamento è debole [3]. Durante l’infezione la distruzione delle ghiandole mammarie e delle cellule duttali causa una diminuzione della produzione di latte. Queste cellule danneggiate possono combinarsi con leucociti e ostruire i condotti di latte, causando la formazione di ulteriore tessuto cicatriziale e occlusione dei dotti diminuendo ancora maggiormente la produzione di latte. I dotti si possono riaprire in un secondo momento, ma questo causa il rilascio del batterio verso altre zone della ghiandola mammaria, causando la formazione di ulteriori ascessi che possono assumere dimensioni notevoli ed essere rilevabili come grumi all’interno della mammella [3]. Le conseguenze di una mastite sono diversificate da caso a caso; sicuramente vi è innanzitutto una diminuzione della produzione lattea nonché un decadimento della qualità del prodotto, questo causa importanti perdite economiche all’allevamento [2]. Le mastiti infettive possono essere causate da sottotipi di S. aureus (genotipi) che differiscono in relazione al loro potere patogeno ed alla loro contagiosità. I risultati della ricerca svolta da Fournier e collaboratori [4] hanno evidenziato una notevole associazione sia tra i genotipi e i geni di virulenza che tra le proprietà epidemiologiche e patogene dello stafilococco aureo. Così nei bovini il genotipo B è correlato ad un alta contagiosità e patogenicità; solitamente quando è presente si diffonde facilmente all’intero allevamento, mentre gli altri genotipi restano più frequentemente limitati a singoli bovini [4][5]. Di conseguenza, sarebbe auspicabile intervenire negli allevamenti in cui si verificano casi di mastite in modo differenziato sia per quanto riguarda la prevenzione che il trattamento [4]. 7 1.4 Obiettivo Il problema della mastite bovina negli ultimi anni è diventato sempre più rilevante anche nel nostro Cantone e ci è sembrato importante il poter disporre di un metodo di tipizzazione che permettesse di indirizzare gli interventi preventivi e terapeutici. Lo scopo di questo lavoro è stato la genotipizzazione di ceppi di S. aureus tramite amplificazione delle sequenze localizzate tra i geni 16S e 23S dell’rDNA , adattando alle metodiche in uso nel Laboratorio di Microbiologia Applicata il procedimento descritto da Fournier et al. [4]. Sulla base di stipiti di S. aureus il cui genotipo era conosciuto e gentilmente messi a disposizione dal Dr. Graber (Università di Berna), si è voluto analizzare i ceppi isolati in Ticino tra il 2011 ed il 2012 per valutare la diffusione dei diversi genotipi sul nostro territorio e per allestire una “ceppoteca” a cui fare riferimento nelle eventuali richieste di tipizzazioni future. 8 2. Materiale e metodi 2.1 Ceppibatterici Sono stati analizzati 104 ceppi di S. aureus prelevati tra il 2011 e il 2012 in Ticino e 31 ceppi utilizzati come riferimento per i genotipi gentilmente messi a disposizione dal Dr. Graber (Università di Berna, Svizzera). I ceppi sono stati conservati in Skim Milk a -80°C. (Skim Milk: allegato 1) 2.2 Scongelamentocampioni I campioni sono stati scongelati sul terreno Agar Sangue e in seguito incubati 24 ore a 37°C. 2.3 Estrazione Il DNA è stato estratto dai ceppi utilizzando la metodica InstaGene™ della ditta Bio Rad, leggermente modificata (sono stati eliminati i primi due passaggi che consistevano nella centrifugazione di una colonia batterica risospesa in acqua sterile). Questa metodica si basa sull’utilizzo di una matrice che lega i prodotti della lisi cellulare che interferiscono con la PCR, dopo aver semplicemente riscaldato a 95°C i ceppi per permetterne la lisi. Metodica InstaGene™ modificata: ‐ Mettere 200 µl di InstaGene™ Matrix in una provetta Eppendorf “Safe-Lock” ‐ Con un ansa sterile prelevare una piccola quantità batterica dalla piastra Agar Sangue e aggiungere alla matrice. ‐ Incubare 10 minuti a 95°C ‐ Centrifugare 10 minuti a 10'000 rpm ‐ Conservare il campione in congelatore fino allo svolgimento della PCR (Metodica originale InstaGene: Allegato 2) 2.4 PCR Questo lavoro utilizza l’amplificazione tramite PCR delle sequenze intergeniche (intergenic space) localizzate tra i geni del 16S e quelli del 23S rDNA. Si utilizzano dei primers localizzati sulla parte terminale del 16S (il forward) e sulla parte iniziale del 23S (il reverse) (vedi Fig. 2) 9 La PCR è stata eseguita secondo la metodica messa a punto da Jensen et al. [6] ed applicata da Fournier et al. [4] senza modifiche. Tabella 1: Primers utilizzati (sintetizzati dalla ditta Microsynth AG, 9436 Balgach, Svizzera) Primers Sequenza G1 STAU 5’-GAA GTC GTA A AGG-3’ L1 STAU 5’-CAA GGC ATC CAC CGT-3’ Tabella 2: Mix per la reazione d’amplificazione Componente Quantità Concentrazione finale Buffer 10X 2.5 µl 1X dNTP (10 mM) 0.5 µl 200 µM 0.75 µl 0.3 µM 0.75 µl 0.3 µM HotStarTaq 0.125 µl 2.5 U/reazione DNA 2.5 µl ≤1 µg/reazione H2O 17.875 µl Volume totale 25 µl Primer G1 STAU (10 µM) Primer L1 STAU (10 µM) Indagini preliminari non riportate nel presente lavoro, avevano mostrato che concentrazioni troppo elevate di DNA compromettevano la reazione PCR. Ogni campione di DNA è quindi stato diluito 1/10 prima di venir aggiunto al mix di reazione di amplificazione. 10 La reazione di amplificazione è stata svolta utilizzando il cycler AB Applied Biosystems Veriti 60 seguendo il ciclo seguente: Tabella 3: Schema della reazione PCR Fase Temperatura Tempo Attivazione polimerasi 95°C 15 minuti Denaturazione 94°C 1 minuto - - 55°C 7 minuti - - Estensione 72°C 2 minuti Estensione finale 72°C 10 minuti Raffreddamento 4°C Ramp Annealing Ramp 27 cicli 2.5 Elettroforesi Gli amplificati sono stati fatti migrare in gel di agarosio all’ 1.5% aggiungendo come colorante il GelRed della ditta Biotium (10 µl in 100 ml). Gli amplificati (8 µl di amplificato e 3 µl di Loading buffer) vengono fatti migrare per circa 45 minuti a 100V. Ogni gel è caricato contemporaneamente con 8 campioni e due marcatori di taglia posizionati alle due estremità. Tabella 4: Schema di preparazione del gel Materiale Quantità Agarosio in polvere 0.6 g Tampone TBE 1X 40 ml GelRed 4 µl 11 2.6 Analisideidati Una volta effettuata l’elettroforesi viene effettuata una foto del gel agli UV. Fig. 3: Risultato di una delle elettroforesi (2 marker e 8 campioni) Le immagini delle corse elettroforetiche sono importate nel programma BioNumerics versione 7.0 (Applied Maths, Belgio) che permette la normalizzazione dei profili, la loro digitalizzazione ed il loro confronto. Per la normalizzazione, il profilo delle bande dei marcatori di peso molecolare viene utilizzato come profilo di riferimento in modo da uniformizzare tutti i profili dei ceppi anche se fatti migrare in gel differenti. Dopo la normalizzazione, ogni ceppo viene associato al proprio profilo, confrontato con tutti gli altri e raggruppato con profili simili. 3. Risultati e discussione L’amplificazione delle sequenze localizzate tra i geni 16S e 23S dell’rDNA è stata effettuata su 135 ceppi di S. aureus, di cui 31 già genotipizzati dal Dr. Graber e pertanto utilizzati come riferimento per il genotipo, e 104 isolati in Ticino tra il 2011 ed il 2012 in 25 Aziende agricole. In Figura 4 sono riportati i profili dei ceppi analizzati già raggruppati in profili simili; ogni gruppo, per quanto possibile, comprende un ceppo di riferimento tipizzato da Dr. Graber. 12 Fig. 4: Profili elettroforetici dei ceppi analizzati e confronto con i ceppi di riferimento. 13 14 ND: Non determinato 15 Tabella 5: Suddivisione dei genotipi per Azienda agricola Azienda Agricola Numero ceppi analizzati Genotipi riscontrati (N° ceppi per genotipo) A.Z. 1 K (1) A.G. 9 A (1), B1 (4), B3 (1), C (1), L1 (2) A.B. 3 B (2), T (1) B.R. 1 O (1) B.G. 1 B1 (1) C.P. 1 K1 (1) D.G. 19 A (16), A1 (1), E (1), ND (1) F.F. 1 O (1) G.A. 3 A (3) G.L. 2 A (1), B (1) G.M. 1 Y (1) G.E. 2 A (1), B (1) G.U. 2 A (1), E (1) L.C. 5 B (3), C (1), P (1) L.A. 1 R (1) M.P. 1 Y (1) M.D. 4 B (1), R (1), ND (2) P.M. 1 B (1) P.D. 32 B (22), P (9), T (1) P.G. 1 ND (1) R.R. 6 R (5), S (1) R.O. 2 I1 (2) S.M. 1 A (1) S.B. 1 1 (O) V.T. 3 T (2), Y (1) ND: Non Determinato 16 I 104 ceppi di S. aureus sono stati isolati in 25 Aziende agricole ticinesi. Non ci è purtroppo dato di sapere se si tratta di campionamenti singoli (1 per capo di bestiame) o ripetuti nel tempo sullo stesso animale. Non disponiamo neppure delle informazioni sullo stato di salute o sulla diagnosi delle bestie campionate. La nostra tipizzazione ha permesso di mettere in evidenza 15 genotipi diversi e di determinare la loro distribuzione nelle varie aziende. Per 4 dei 104 ceppi analizzati non è stato possibile determinare il genotipo in quanto il profilo ottenuto non correlava con nessun profilo di riferimento, e sono stati denominati con ND. Il 36.5% dei ceppi apparteneva al genotipo B, che viene considerato il più patogeno e più epidemico. Questo genotipo è stato riscontrato in 7 aziende. In particolare, nell’azienda P.D. sono stati isolati 32 ceppi in totale, di cui 22 appartenevano a questo genotipo. Il genotipo A è riscontrato nel 24% dei ceppi e risulta anch’esso particolarmente diffuso essendo stato isolato in 7 aziende. Nell’azienda D.G. i ceppi del genotipo A rappresentavano quasi la totalità dei ceppi analizzati. In ordine d’importanza seguono i genotipi P (9.6% dei genotipi) e R (6.7%). Quest’ultimo è stato riscontrato in 3 aziende, mentre il genotipo P è stato reperito unicamente nell’azienda P.D. 17 4. Conclusioni Questo lavoro ha permesso di genotipizzare 104 stipiti di S. aureus, agente della mastite nei bovini e isolati in Canton Ticino, tramite la messa a punto nel Laboratorio di Microbiologia Applicata dell’amplificazione per PCR delle sequenze intergeniche localizzate tra i geni 16S e 23S dell’rDNA. Applicando questo metodo ai ceppi ticinesi si è potuto constatare che il genotipo B, considerato il più patogeno e contagioso, era molto diffuso anche in Ticino. Inoltre grazie a questo lavoro ora disponiamo di una banca dati contenente 31 ceppi di riferimento per 31 genotipi diversi. Con questo lavoro è stato approntato un metodo di tipizzazione di ceppi di S. aureus agenti di mastite nei bovini che permetterà di indirizzare gli interventi preventivi e terapeutici in maniera mirata. 5. Ringraziamenti Ringrazio la Dr.ssa Antonella Demarta e Annapaola Caminada per avermi seguito durante il mio lavoro, aiutandomi e consigliandomi sul come procedere. Ringrazio tutto il team del LMA ed il responsabile Dr. M. Tonolla che hanno animato le mie giornate in laboratorio e che sono sempre stati disponibili ad aiutarmi nel lavoro. Ringrazio la mia famiglia che mi ha supportato durante tutto il percorso di formazione. 18 6. Bibliografia [1] [Online]. Available: http://www.agricolaregina.it/servizi/documenti/mastite.pdf. [Consultato il giorno 11 Gennaio 2013]. [2] [Online]. Available: http://www.vetinweb.it/cm_siv/sites/default/files/RUMINANTI%20‐ %2013%20MASTITE_(S._aureus).pdf. [Consultato il giorno 11 Gennaio 2013]. [3] [Online]. Available: http://pubs.ext.vt.edu/404/404‐229/404‐229.html. [Consultato il giorno 25 Gennaio 2013]. [4] Fournier C., Kuhnert P., Frey J., Miseret R., Kirchhofer M., Kaufmann T., Steiner A., Graber H.U.(2008) «Bovine Staphylococcus aureus: Association of virulence genes,genotypes and clinical outcome» Research in in Veterinary Science, 85: 439‐448. [5] [Online]. Available: http://www.izsler.it/izs_home_page/pubblicazioni/00000806_A1/09___ LO_STAFILOCOCCO_AUREO_NEL_BOVINO.html. [6] Jensen M.A., Webster J. A., Straus N. (1993) „Rapid identification of bacteria on the basis of polymerase chain reaction‐amplified ribosomal DNA spacer polymorphisms” Applied and environmental microbiology, 59 (4): 945‐952. 19 7. Allegati 7.1 SkimMilk Skim Milk • Skim Milk Medium Formula Difco™ Skim Milk Approximate Formula* Per Liter Skim Milk Powder.................................................... 100.0 g *Adjusted and/or supplemented as required to meet performance criteria. Directions for Preparation from Dehydrated Product 1. Dissolve 100 g of the powder in 1 L of purified water. 2. Warm, if necessary, to completely dissolve the powder. 3. Autoclave at 121°C for 15 minutes. 4. Test samples of the finished product for performance using stable, typical control cultures. Procedure Heat the medium in a boiling water bath for 2-5 minutes with caps loosened and cool to room temperature with caps tightened. Inoculate tubes using a calibrated loop or sterile disposable pipet. For the study of anaerobic organisms, sterile mineral oil can be layered over the medium following inoculation. Incubate tubes, with tightened caps for clostridia and loosened caps for other organisms, at 35 ± 2°C and read at intervals for 7 days for growth and reactions. Expected Results Consult an appropriate reference for the expected reactions for specific microbial species.4,5 Limitation of the Procedure Skim Milk Medium supports growth of many microorganisms. Perform microscopic examination and other biochemical tests to identify isolates to the genus and species level, if necessary. 20 7.2 MetodicaInstagene 1 Pick an isolated bacterial colony and resuspend it in 1 ml of autoclaved water in a microfuge tube. 2 Centrifuge for 1 minute at 10,000–12,000 rpm. Remove the supernatant. 3 Add 200 µl of InstaGene matrix to the pellet and incubate at 56 °C for 15–30 minutes. NOTE: InstaGene matrix should be mixed at moderate speed on a magnetic stirrer to maintain the matrix in suspension. The pipet tip used should have a large bore, such as a 1,000 µl pipet tip (Bio-Rad’s catalog # 223-9378). 4 Vortex at high speed for 10 seconds. Place the tube in a 100 °C heat block or boiling waterbath for 8 minutes. 5 Vortex at high speed for 10 seconds. Spin at 10,000–12,000 rpm for 2–3 minutes. 6 Use 20 µl of the resulting supernatant per 50 µl PCR reaction. Store the remainder of the supernatant at -20 °C. Repeat step 5 when reusing the InstaGene DNA preparation. NOTE: It is important to store the prepared sample at -20 °C. * The polymerase chain reaction (PCR) process is covered by U.S. patent numbers 4,683,195, 4,683,202, and 4,899,818 which are owned by Hoffman-La Roche, Inc. and F. Hoffman- La Roche, Ltd. The purchase of this product does not convey a license to use the process covered by these patents. The user of this product to perform PCR must obtain a license from Hoffman-La Roche, Inc 21