Modulo di
Psicologia Sociale e dei Gruppi
Insegnamento di Psicologia Sociale e di Comunità
Antonio Nocera
Corso di Laurea in Scienze dell’educazione
A.A. 2011/2012
A difesa del sé: affrontare stress e
fallimenti
Qualunque cosa contraddica il senso della nostra
identità e delle nostre sensazioni può indurci a
mettere in dubbio le nostre impressioni su noi
stessi.
Tre tipi di eventi sono particolarmente minacciosi:
• i fallimenti
• le incongruenze
• i fattori di stress
[email protected]
Lo stress
Lo stress è un’esperienza assai comune e ad
innescarlo possono essere degli accadimenti
indesiderati, ma anche avvenimenti voluti e
attesi; ciò che accomuna è il fatto che
l’esperienza, piacevole o spiacevole essa sia,
richieda un qualche tipo di adattamento o
aggiustamento da parte del soggetto.
Lo stress
Lo stress è un esperienza soggettiva.
Emerge da una valutazione (appraisal) tra la
percezione delle risorse a disposizione
(tempo, capacità, interessi, aiuti, strumenti …)
e la percezione delle condizioni ambientali
(richieste esterne, eventi, condizioni ecc …);
nasce quindi, dal rapporto tra soggetto e
ambiente di inserimento.
Lo stress
Secondo quanto evidenziato, lo stress
emergerebbe, da una valutazione (chiamata da
Lazarus, appraisal, 1966) tra le risorse percepite
a e la percezione delle condizioni ambientali.
… è importante sottolineare che il confronto
avviene tra tra domanda percepita e capacità
percepita; ciò per evidenziare quanto sia
importante per l’individuo la valutazione
cognitiva (cognitive appraisal) della potenziale
fonte di stress e della sua capacità di farvi fronte.
Lo stress
Le richieste ambientali e gli eventi, a cui le
definizioni fanno riferimento, sono considerate
le fonti di stress e possono avere natura fisica
(come la fame, la deprivazione di sonno, una
temperatura non adeguata, l’esposizione a
vibrazioni elevate, il rumore eccessivo e turni di
lavoro prolungati, soprattutto se distribuiti nelle
fasce orarie notturne) o natura psicologica
(come eventi traumatici, accadimenti della vita,
difficoltà e conflitti).
Lo stress
Considerando significativo il ruolo della
valutazione cognitiva si introduce l’importanza
della grande varietà di componenti che fanno
capo alle differenze individuali; tali differenze
sono state per lungo tempo attribuite a fattori
non modificabili dalla persona come, ma
recentemente si è affermata la convinzione di
poter sviluppare alcune abilità che hanno una
diretta relazione con le capacità di fronteggiare lo
stress.
Lo stress
Le capacità di fronteggiamento (definite strategie
di coping) sono sia cognitive (problem-focused
coping) che emotive (emotion-focused coping) e
possono essere descritte come gli sforzi
cognitivi e comportamentali dell’individuo
finalizzati a gestire le richieste interne o esterne
della “transazione” tra individuo e ambiente.
Coping deriva dall’inglese To cope, letteralmente
“far fronte”, “tener testa a”.
Lo stress
Buona parte delle conoscenze scientifiche dello
stress derivano dalle ricerche di Selye (1936).
Selye introdusse, negli anni Trenta, la Sindrome
Generale di Adattamento descrivendola
come “una risposta generale aspecifica a
qualsiasi richiesta (demand) proveniente
dall’ambiente”.
Lo stress
Alla demand l’organismo risponde
fondamentalmente in due modi:
1. con adattamenti psichici, emotivi e
comportamentali
2. attraverso adattamenti dei principali sistemi di
controllo dell’organismo (Ormonale,
Vegetativo, Immunologico e Muscolare)
… il tutto è finalizzato a non soccombere alle
pressioni ambientali.
allarme
adattamento
esaurimento
fase a
fase b
fase c
SGA
La prima fase, nominata di "allarme",
caratterizzata da una serie di cambiamenti
fisici, prodotti dall’attivazione del sistema
nervoso simpatico (e quindi dagli ormoni
rilasciati nel sangue che accelerano il
metabolismo il quale libera energia) e da
un’attivazione psico-emotiva con aumento
dello stato di allerta e tensione emotiva.
SGA
La seconda fase, nominata di "resistenza", mette in atto
un complesso programma, sia biologico che
comportamentale, che ci aiuta a resistere a sostenere
l’interazione con gli stimoli ambientali.
In questa fase le persone si riprendono dall’allarme
iniziale e tentano di affrontare lo stressor; i sintomi
fisici caratterizzanti la fase di allarme scompaiono e
sembra tutto sotto controllo, ma è solo un’apparenza
ingannevole poiché, nello sforzo di resistere, si
consumano ancora risorse psicologiche e fisiche.
SGA
Se lo stress perdura si raggiunge...
...la terza fase, nominata di "esaurimento" che
rappresenta purtroppo il fallimento dei tentativi
attuati dai meccanismi difensivi per realizzare una
risposta adeguata agli stimoli ambientali.
Questa fase determina inconsapevoli alterazioni
permanenti; l’organismo perde la capacità di
adattarsi in modo funzionale agli stimoli ambientali,
mantenendo una risposta ormai inadeguata che
predispone allo sviluppo di malattie anche croniche
interessanti sia la sfera fisica che psicologica.
Eustress e Distress
La distinzione fra le tipologie di stress “cattivo” e
“buono” risale (ancora) a Selye che chiamò
distress (dis: cattivo, morboso), il primo ed
eustress (eu: buono, bello), il secondo.
Lo stress è positivo quando uno o più stimoli
allenano la capacità di adattamento psicofisica
individuale. L’eustress è quindi una forma di
energia utilizzata per poter più agevolmente
raggiungere un obiettivo.
Eustress e Distress
“La completa libertà dallo stress è la morte.
Contrariamente a quanto si pensa di solito, non
dobbiamo, e in realtà non possiamo, evitare lo
stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace
e trarne vantaggio imparando di più sui suoi
meccanismi, e adattando la nostra filosofia
dell’esistenza a esso”
(Selye)
Lo stress
Una situazione potenzialmente stressante non
è però necessariamente causa di stress: un
lavoro pesante, un incarico di responsabilità,
un’attività lunga e protratta per molte ore
giornaliere, non sono condizioni sufficienti per
indurre la comparsa di sintomi di disagio.
Risulta significativo e determinante il ruolo
della persona e delle strategie di
fronteggiamento nel mediare il processo.
Lo stress
Sono state condotte numerose ricerche per
evidenziare il ruolo e l’importanza delle
differenze individuali nella gestione efficace
delle richieste ambientali, tra le più citate:
• alcune caratteristiche di personalità (la competitività,
l’ambizione, l’aggressività,l’ostilità e la necessità di riconoscimento sociale);
•
•
•
•
l’autostima;
l’autoefficacia percepita;
l’affettività negativa;
la percezione di controllo.
Gli effetti del sé: dirigere pensieri,
sentimenti e comportamento
Una volta che il concetto di sé sia stato costruito
entra in gioco l’ormai noto principio del
conservatorismo e diventiamo molto meno
aperti alle nuoce informazioni sul sé.
Le persone con un concetto di sé instabile
tendono ad avere una scarsa autostima e
un’elevata reattività emozionale agli eventi
quotidiani (Campbell, 1990).
[email protected]
Gli effetti del sé: dirigere pensieri,
sentimenti e comportamento
Una volta che sappiamo cosa pensare di noi
stessi, la conoscenza di sé diventa resistente al
cambiamento prodotto da nuove informazioni.
Allo stesso tempo la conoscenza di sé comincia
a regolare molti aspetti importanti della nostra
esistenza, in particolare le emozioni e i
comportamenti.
[email protected]
Le emozioni
Le emozioni contrassegnano i momenti più
significativi della nostra vita e ci segnalano
che qualcosa di importante sta accadendo.
(Zajonc, 1998).
[email protected]
Emozione e cognizione
Oggi l’opinione prevalente è che le emozioni siano
causate da valutazioni cognitive di un oggetto o di
un evento rilevante per il sé (Arnold, 1960; Frijda, 1986;
Weiner, 1985).
Una valutazione cognitiva è l’interpretazione di un
evento comprendente sia le cause dell’evento sia
l’influenza che questo ha sul sé. Differenti
valutazioni della stessa situazione possono
produrre emozioni diverse.
[email protected]
Le emozioni
Shaver e coll. (1987) hanno condotto uno studio volto ad
esplorare le categorie delle emozioni; trovando 6
categorie di base:
•AMORE
•GIOIA
•SORPRESA
•COLLERA
•TRISTEZZA
•PAURA
Ordinarono queste sei emozioni di base su tre
dimensioni: QUALITA’, POTENZA E ATTIVITA’.
[email protected]
I livello: Le risposte fisiologiche
L’aspetto più importante delle risposte
emotive è quello fisiologico; i cambiamenti
più netti e noti sono quelli che
accompagnano il sentimento della paura.
Le reazioni fisiologiche a uno stimolo che
incute paura sono il risultato del sistema
nervoso simpatico e di un ormone:
l’epinefrina.
[email protected]
II livello: Il comportamento espressivo
Darwin (1872) pubblicò un libro in cui descriveva in
dettaglio le espressioni facciali delle emozioni degli
animali e degli esseri umani con lo scopo di
dimostrare che le espressioni facciali dell’uomo
erano innate, universali e che traevano origine da
quelle animali.
Nella tradizione razionalistica del secolo
l’emozione era considerata come un disturbo del
comportamento razionale.
[email protected]
II livello: Il comportamento espressivo
A Darwin ad oggi sono state proposte molte
ricerche sull’universalità delle emozioni facciali.
Ekman e Friesen (1968) mostrarono con i loro
studi come molte espressioni potevano essere
riconosciute in ogni cultura.
Vi sono altri comportamenti espressivi che
possono palesare le emozioni: la postura, i
gesti, la voce, il trasalimento o i comportamenti
volontari.
[email protected]
Riconoscimento ed espressione delle emozioni
Il riconoscimento
delle emozioni del
viso: è innato (ereditario),
universale (transculturale) e
basato sulle abilità
dell’emisfero destro (studi di
lesione cerebrale e di
neuroimmagine)
Le emozioni
primarie espresse
dal viso: tristezza e
felicità, sorpresa, rabbia,
paura/ansia e disgusto.
L’amigdala e l’ipotalamo
sono implicati nel
riconoscimento di rabbia e
paura/ansia. I nuclei della
base (caudato e putamen) e
la corteccia dell’insula (che
include la corteccia
gustativa) sono implicate nel
riconoscimento del disgusto
Fig. 10.7 di Carlson, Psicologia fisiologica, Piccin, 2003
III livello: Le rappresentazioni cognitive
Le emozioni trovano rappresentazione
anche nella consapevolezza o coscienza
soggettiva.
[email protected]
Il primato nelle risposte emotiva: risposte fisiologiche,
espressioni o rappresentazioni cognitive?
Che cosa viene prima: la rappresentazione
cognitiva della paura o l’attivazione
fisiologica e il comportamento espressivo?
[email protected]
Il primato nelle risposte emotiva: risposte fisiologiche,
espressioni o rappresentazioni cognitive?
James e Lange (1890)
Secondo questa teoria i cambiamenti corporei
vengono prima e come risultato di questi
cambiamenti si ha paura. Secondo questa teoria
uno stimolo che suscita un’emozione, provoca
innanzitutto una reazione fisiologica ed
espressiva; questa viene percepita come
emozione.
[email protected]
STIMOLOEMOTIGENO
EMOTIGENO
STIMOLO
PATTERN FISIOLOGICO TIPICO
SENSAZIONE CONSAPEVOLE DELL’EMOZIONE
RISPOSTA EMOTIVA
JAMES-LANGE, 1890
DATI A SOSTEGNO DELLA TEORIA DI JAMES-LANGE
Hohmann (1966) intervistò pazienti con danni spinali
(a livello sacrale, lombare, toracico e cervicale) sulla
differenza di intensità tra emozioni esperite prima e
dopo l’incidente
I risultati indicano che tanto più è grave il grado di
infermità prodotto dalla lesione tanto maggiore è la
diminuzione delle sensazioni di paura e odio
Questi dati, in conclusione, sostengono l’idea che per
provare emozioni sia necessario avere delle indicazioni
sulle reazioni fisiologiche che hanno luogo nel proprio
corpo
Il primato nelle risposte emotiva: risposte fisiologiche,
espressioni o rappresentazioni cognitive?
Cannon e Bard (1927)
Secondo questa teoria i cambiamenti corporei associati agli stati
emotivi hanno luogo troppo lentamente per poter essere la
causa delle emozioni; in secondo tali cambiamenti hanno luogo
anche in altre situazioni senza produrre emozioni.
Secondo Cannon e Bard quando viene percepito uno stimolo
emotigeno, il talamo invia impulsi al sistema nervoso simpatico e
alla corteccia cerebrale. Le risposte sono quindi simultanee.
La moderna neurofisiologia non conferma tale ipotesi.
[email protected]
Scarica

modulo di Psicologia Cognitiva del Linguaggio