Il museo come laboratorio per i sensi e la creatività La percezione degli stimoli Gli stimoli esterni ci permettono di individuare una realtà al di fuori dei nostri confini. I limiti e le nostre aperture verso il mondo sono opportunità di scoperta fuori ma anche dentro di noi. L’aumento e la valorizzazione della “fisicità” ci guida come una bussola nelle scelte materiali ma anche spirituali. Si sente, si ascolta, si tocca, si vede attorno a noi delimitando uno spazio magico e mentale. Ma quali sono i sistemi che la natura ha selezionato, abilmente, per aiutarci nella scoperta? Fino a che punto l’evoluzione si è spinta per valorizzare i sensi identificandoli più specializzati a seconda delle specie? Un itinerario attraverso i nostri sensi ci conduce e ci guida verso un mondo di comunicazioni del corpo e con il corpo. Donatella Isidori Il corso "Il museo come laboratorio per i sensi e la creatività" si è delineato fin dal primo incontro come un'occasione di approfondimento delle conoscenze scolastiche e della persona. Alle lezioni di biologia sulla struttura e il funzionamento degli organi di senso, tenute dalla prof.ssa Donatella Isidori, si sono alternate lezioni di educazione museale e psicologia della fruizione museale, tenute dalla dott.ssa Alba Trombini. Il corso faceva parte di un progetto più ampio chiamato "Adolescenti e musei", che ha visto la sua conclusione nel convegno "MUSEI GIOVANI idee, progetti e passioni", il 24 novembre 2006 a Modena. Gli incontri si sono tenuti presso il M.A.R. di Ravenna e ci è stato possibile visitare il museo. Abbiamo riflettuto sulle opere presenti e analizzato le nostre sensazioni da un punto di vista singolare e innovativo: "al museo per pensare, per creare, per sentire, per immaginare il futuro e per crescere". L'arte, presentata in questo modo, si è rivelata come un mezzo di indagine interiore. L'uomo di fronte all'opera d'arte infatti proietta su di essa le sue aspettative, le sue gioie e i suoi dolori, caricandola di significati e di riflessioni. Inoltre, come ci insegna la filosofia sensista, l'individuo, prima di potersi aprire alla conoscenza del mondo, deve sviluppare il sensus sui, la coscienza di sé, della propria interiorità e di quello che gli risulta più caro. L'esperienza di questo corso, che si è rivelata attenta all'intera persona, senza tralasciarne alcun aspetto, è risultata un modo stimolante e proficuo per la nostra crescita spirituale. Giuseppe Alfonso Giovanni Maria Zanirato Rambaldi classe 3A Museo come scoperta di noi, la più grande opera d’arte “Il museo come divertimento”. Questo è il titolo di un articolo di giornale che ho letto pochi giorni fa e che ha riportato alla mia mente l’esperienza del museo e della creatività. Non è stato un corso come gli altri: è stato piacevole perché spontaneo, nato da un gruppo, da ‘noi’. È stata un’esperienza straordinaria: non nel senso di ‘bellissima’ o meravigliosa, ma straordinaria perché realizzata diversamente dal solito. È stato importate capire come apprezzare un museo, ma soprattutto come apprezzare noi stessi cambiando e migliorandoci. Abbiamo osservato il museo in modo diverso: è stato tutto diverso, insolito. Non ero mai stata così capace di osservare un’opera d’arte e riuscire a capire tante cose di me, di noi, e di come apprezziamo e viviamo la vita. È stato un bel percorso. Abbiamo lavorato tanto insieme. Abbiamo imparato tanto. E, sebbene tutto sia scaturito da un’opera d’arte o un artista in generale, in noi è nato un nuovo modo di riflettere, di pensare, di agire per noi stessi e per il nostro bene. Abbiamo imparato che nella nostra mente ci sono tante voci e che, volenti o nolenti, bisogna ascoltarle una ad una, passo dopo passo; abbiamo capito che dobbiamo ‘scavare’ a fondo nella nostra mente e nei nostri pensieri, tenere quelli giusti e scartare quelli inutili e negativi; abbiamo capito che se si vuole qualcosa basta crederci, perché se ci credi tutto è possibile. Non sono cose da poco; affatto. Credo che, più che un corso, sia stato l’inizio di un “cammino” che, se affrontato con la giusta disposizione, si renderà molto utile per le nostre esperienze: amicizie, relazioni, ostacoli, gioie e dolori. In questo momento abbiamo dato inizio ad un nuovo progetto di noi, di noi come persone, e dobbiamo portarlo avanti applicando al meglio tutti gli insegnamenti ricevuti per maturare quella che è la nostra persona. Più che insegnamenti sono trucchi, piccoli trucchetti che come dei maghi dobbiamo iniziare a gestire per fare della nostra vita un’intera magia. Il mago fa della sua esibizione ciò che vuole: se vuole far uscire dal cappello una colomba,ci riesce; se vuole indovinare la posizione di una carta dal mazzo, ci riesce. È perché non dovremmo riuscirci noi? Il mago fa delle sue esibizioni uno spettacolo. Anche noi dobbiamo fare della nostra vita una spettacolo, ma uno spettacolo di successo. E se per noi successo vuol dire felicità allora che felicità sia, se invece vuol dire amore che amore sia, qualsiasi cosa voglia dire…che così sia. L’importante è crederci, credere in noi stessi e avere ciò che vogliamo come obiettivo. Un po’ d’impegno, di fiducia e il resto vien da sé…: sono questi gli ingredienti per la magia ‘perfetta’. Silvia Cilli Classe 3B In occasione del Convegno “Museigiovani” è stato realizzato il progetto “Adolescenti e musei” curato da Alba Trombini che ha coinvolto classi di alcuni istituti superiori: liceo scientifico Tassoni ( IV G), Istituto d’arte A. Venturi (V D), Istituto professionale Corni di Modena (V O), Liceo Classico Dante Alighieri di Ravenna (III A e III B) e liceo scientifico Ricci Curbastro di Lugo (III L). Una vera sorpresa* E’ abbastanza raro che il pubblico a cui viene dedicata una giornata di studi sia presente in sala e partecipi attivamente al dibattito. E’ quanto è successo a Modena in occasione di un Convegno dedicato alla relazione fra giovani e musei. Ciò che più ha colpito gli intervenuti al Convegno Musei Giovani, proposto lo scorso 24 novembre dalla Provincia di Modena sul tema della complessità dei rapporti fra adolescenti e musei, è stata la qualità della partecipazione e dell’attenzione mostrata dagli oltre cento studenti di scuole superiori che hanno assistito alle relazioni della sessione mattutina. Provenivano da città e da istituti diversi, così come differenti erano i motivi per cui si trovavano lì, ma ciascuno di questi ragazzi ha contribuito a creare un’atmosfera di allegra concentrazione e di autentico dialogo. Le battute non sono mancate (a un certo punto è partito anche un accenno di ola) e, nonostante fosse un pò mitigato dalla presenza in platea di quasi quattrocento persone, il tono dei loro interventi sul palco ha mantenuto intatto il sapore del loro universo, del loro linguaggio. Non erano obbligati a partecipare al Convegno, per alcuni era giornata di Assemblea generale, dunque di “festa”. Altri, venendo da fuori, avevano dovuto prendere e pagarsi chi il treno, chi la corriera... Ma erano lì. Forse per vedere se era vero che sarebbero stati ascoltati, o forse per testare la nostra promessa di parlare di loro “con” loro. Sapevano che avremmo parlato della loro esperienza, del loro mondo, ma come l’avremmo fatto? Saremmo stati onesti nelle nostre valutazioni? Sapevano che i loro elaborati prodotti lungo tutto l’anno precedente sarebbero stati messi in mostra, ma con quale esito? Si avvertiva che erano lì per qualche altro motivo, forse eravamo riusciti ad attivare anche la parte più sana del loro naturale desiderio di protagonismo. Al termine delle relazioni degli esperti, dunque dopo qualche ora di monologhi ascoltati con attenzione sorprendente, una decina di questi ragazzi - scelti dalle rispettive classi come voce di un pensiero condiviso – sono saliti sul palco per raccontare a tutti i presenti chi sono “realmente” gli adolescenti di oggi, perchè non sentono una particolare motivazione a frequentare i musei, di cosa hanno bisogno per cominciare a farlo. Sono emerse alcune indicazioni interessanti. Il tema della morte, ad esempio. Per sua natura il museo lo evoca, ma noi addetti ai lavori lo affrontiamo sempre un po’ frettolosamente, dandolo per scontato o sottovalutandone l’impatto sulle personalità in formazione. E’ vero che i nostri ragazzi vivono immersi nella rappresentazione della morte (in tv, sui giornali, nei videogiochi...), ma in questa forma la morte rimane lontana, come se riguardasse sempre qualcun’altro. Al museo, invece, l’invisibile e la fissità coinvolgono inesorabilmente e direttamente: chi entra, a un qualche livello di coscienza, avverte all’istante il suo richiamo. E attorno ai sedici anni questo proprio non piace. E’ poi emerso il tema dell’ascolto, del valore educativo di un museo che sappia anche ascoltare ciò che queste giovani menti hanno da dire in risposta a ciò che vedono, a ciò che sentono alla presenza delle espressioni altrui. E ancora, il tema della scelta del linguaggio museale, di una comunicazione capace di trasmettere tutta l’energia, l’entusiasmo e il travaglio emotivo e razionale che accompagna ogni atto creativo dell’uomo. Adolescenti e musei... Per quanto noi adulti, educatori e specialisti di vari ambiti disciplinari, cerchiamo di entrare nel loro mondo e penetrare il loro pensiero, non possiamo e non riusciamo a farlo chiusi nel nostro sapere o convinti di aver solo da dare (conoscenza ed esperienza). Per più di un anno ho lavorato con molti di questi ragazzi in laboratori che avevano semplicemente lo scopo di iniziare a riflettere insieme sul senso dei musei per i giovani e ho avuto più volte la fortuna di stabilire un contatto, non senza una certa dose di fatica e frustrazione. E ho capito che c’è solo un modo per arrivare a quel risultato: autentica accoglienza, autentico ascolto. Alba Trombini Responsabile Scientifico Convegno MuseiGiovani *Articolo apparso su Museo Informa, Anno XI, n°28/marzo 2007