Liceo della comunicazione Istituto Santa Caterina SVILUPPO DELLA TECNICA, DELLA TATTICA E DELLA TECNOLOGIA DEI MATERIALI NELLO SPORT DELL’ERA OLIMPICA MODERNA CANDIDATA SONIA TENTO opzione sportiva Classe V PREMESSA La scelta è ricaduta su questo argomento in virtù del fatto che noto somiglianze a livello coreografico e musicale con lo sport che pratico, ossia la ginnastica ritmica. Mi è capitato di vederlo durante le trasmissioni televisive sulle Olimpiadi invernali del 2006. È stato quello il momento in cui ho cominciato a seguire il pattinaggio trovandolo interessante e coinvolgente. Ho notato infatti eleganza, armoniosità dei gesti, delle figure accompagnate da basi musicali come avviene in modo simile nel mio sport. La composizione dell’esercizio è inoltre studiata con accuratezza su passi di danza. Forse è questo l’unico sport che racchiude al suo interno non solo il gesto atletico ma anche l’armonia, la musicalità, l’interpretazione, la teatralità, lo spettacolo. Una disciplina unica e affascinante che negli anni trasforma gli atleti e li porta a essere anche attori. A rendere ancora più spettacolare questo sport contribuisce l’eleganza e l’originalità dei costumi studiati di volta in volta sulla base del messaggio che si vuole trasmettere. Sono quindi arricchiti di voulant, paillettes, swarosky che danno lucentezza aumentando l’effetto suggestivo degli esercizi. Un altro motivo della mia scelta è dovuto al fatto che a livello nazionale è uno sport ancora poco conosciuto come la ginnastica ritmica. È difficile infatti reperire documentazioni e informazioni perché a livello di mass media è poco pubblicizzato e divulgato. È questa una difficoltà che ho riscontrato nell’elaborazione del mio lavoro in quanto esistono pochi e rari libri che non si possono trovare neppure in biblioteca. Ho ricercato perciò il materiale su internet dove, con stupore, ho trovato poco contenuto; mi sono quindi rivolta ad un appassionato di pattinaggio il quale è riuscito a fornirmi uno dei pochissimi libri esistenti intitolato “ Pattinaggio artistico e danza sul ghiaccio”. In conclusione l’obiettivo della mia scelta è quello di parlare di questo sport per suscitare l’interesse delle persone con la speranza che si diffonda ulteriormente e che venga data maggiore considerazione a questa disciplina così completa ed emozionante. INTRODUZIONE. Ho impostato la mia area di progetto riguardante il pattinaggio artistico sul ghiaccio attraverso accurati studi e ricercando diverse fonti per reperire il più possibile nozioni e fotografie sullo sport. Il lavoro è organizzato in quattro capitoli riguardanti la storia, lo sviluppo tecnico, lo sviluppo tecnologico e le sue componenti di base. Essi sono disposti in un percorso logico-analitico ed hanno al loro interno sotto-capitoli. INDICE INDICE...................................................................4 ...........................................................................5 STORIA...................................................................1 Nascita del pattinaggio come necessità, divertimento e arte.........................................................1 Nascita del pattinaggio come sport..........................1 Le associazioni e le prime competizioni a livello nazionale, europeo, mondiale ed olimpico............................1 STORIA...................................................................2 Nascita del pattinaggio come necessità, divertimento e arte.........................................................2 Nascita del pattinaggio come sport..........................2 Le associazioni e le prime competizioni a livello nazionale, europeo, mondiale ed olimpico............................3 SVILUPPO TECNICO.....................................................5 Nascita e sviluppo del pattinaggio di figura.................5 Elementi tecnici basilari......................................5 Pattinaggio artistico..........................................5 Danza sul ghiaccio. ...................5 ...........................................................................5 SVILUPPO TECNICO.....................................................6 Nascita e sviluppo del pattinaggio di figura.................6 Elementi tecnici basilari......................................8 Pattinaggio artistico.........................................15 Danza sul ghiaccio. ..................31 SVILUPPO TECNOLOGICO.............................................35 Funzionamento delle palestre e delle relative modifiche dell’area di pattinaggio: ghiaccio e campo di gara.....35 Evoluzione dei pattini........................................35 Evoluzione nell’abbigliamento................................35 SVILUPPO TECNOLOGICO.............................................36 Funzionamento delle palestre e delle relative modifiche dell’area di pattinaggio: ghiaccio e campo di gara.....36 Evoluzione dei pattini........................................37 Evoluzione nell’abbigliamento................................39 COMPONENTI DI BASE...............................................41 Programmazione degli allenamenti..........................41 Studio dei gesti, dei movimenti tramite il balletto, la coreografia...............................................41 COMPONENTI DI BASE...............................................42 Programmazione degli allenamenti..........................42 Studio dei gesti, dei movimenti tramite il balletto, la coreografia...............................................45 STORIA. Nascita del pattinaggio come necessità, divertimento e arte. Nascita del pattinaggio come sport. Le associazioni e le prime competizioni a livello nazionale, europeo, mondiale ed olimpico. 1 STORIA. Nascita del pattinaggio come necessità, divertimento e arte. Il pattino è stato utilizzato per spostarsi su superfici ghiacciate sin dagli albori della civiltà umana. I primi pattini erano di osso e potevano assomigliare vagamente ai pattini di una slitta. I pattini metallici risalgono approssimativamente al 200 D. C. In Olanda i pattini erano molto usati come comodo mezzo di locomozione per spostarsi sui canali ghiacciati. L’ Olanda fu la patria del pattinaggio artistico, grazie a un’invenzione che cambiò la storia del pattinaggio: la lama metallica con due fili. Fu possibile eseguire archi di cerchio su un solo piede e assumere posizioni più gradevoli, più aggraziate e più artistiche. Questo modo di pattinare piacque immensamente e divenne nel tempo uno degli svaghi preferiti dalla popolazione. I mercanti olandesi affascinavano la folla pattinando sul fiume; vennero organizzati giochi ed esibizioni che contribuirono a far nascere questo passatempo in Inghilterra, Paese in cui il pattinaggio visse la sua adolescenza e iniziò il suo sviluppo in senso moderno. Gli inglesi pur prestando attenzione all’eleganza delle posizioni e alla grazia, cercarono di dare una base scientifica al pattinaggio e descrissero per primi le regole e la tecnica alla base dei vari esercizi. Il primo regolamento di pattinaggio fu scritto solo nel 1784, ma l’applicazione delle regole risale sicuramente a molti anni addietro. Dall’Inghilterra il pattinaggio si diffuse in Germania e in Francia. Nel frattempo il pattinaggio si stava diffondendo in America. Nel Nuovo Mondo questo passatempo si diffuse velocemente nei cinquant’anni successivi. L’americano Bushnell nel 1850 brevettò un sistema per fissare la lama alla calzatura in modo saldo e sicuro in modo da consentire l’esecuzione di esercizi mai tentati prima. Verso la metà dell’Ottocento comparve sulla scena americana un personaggio che rivoluzionò il modo di pattinare: era lo statunitense Jackson Haines, un ballerino che pose le basi del pattinaggio moderno, il pattinaggio come arte. In Austria il nuovo stile incantò. Haines ballava sul ghiaccio il valzer, le marce, le mazurche, le quadriglie; usava posizioni e movimenti del balletto. Nell’ Europa della prima metà dell’Ottocento il pattinaggio artistico era un passatempo ormai diffuso e veniva praticato dalle classi più abbienti, soprattutto in Olanda, Francia, Inghilterra e Germania. Nascita del pattinaggio come sport. Nella seconda metà dell’Ottocento in Europa si affermarono due diverse scuole: quella inglese e quella viennese. 2 Gli inglesi si interessarono sempre più all’ aspetto tecnico del pattinaggio. Nella seconda metà dell’Ottocento in Inghilterra aveva preso piede anche il pattinaggio a squadra. Il numero di pattinatori in ogni squadra poteva variare da uno a nove, anche se la squadra perfetta era formata da quattro componenti. Questa attività, richiedendo tecnica, precisione, simmetria e inventiva nello scegliere i disegni e le sequenze di figure, fu determinante nello sviluppo tecnico di questo sport. L’Inghilterra fu anche la patria del pattinaggio in coppia, “mano nella mano”. Anche questa disciplina contribuì molto allo sviluppo tecnico del pattinaggio e pose le basi per le future coppie di artistico. La squadra viennese, all’opposto di quella inglese, era aperta all’arte, alla musica, alla danza e all’ espressività; si può dire che venne fondata dall’americano Haines. I viennesi non capivano come si potesse fare a meno della musica quando si pattinava. Il pattinaggio era arte, gioia di vivere; non era più solo un passatempo, era diventato uno spettacolo. Questi due stili rimasero tenacemente legati ai loro canoni sino al 1940 circa, quando si cominciò ad avviare una giusta mediazione tra le due scuole e si definirono le posizioni e lo stile tipico del pattinaggio moderno e agonistico. Le associazioni e le prime competizioni a livello nazionale, europeo, mondiale ed olimpico. Il 1° febbraio 1879 venne fondata la prima federazione nazionale: quella inglese ma il pattinaggio artistico venne incluso soltanto due anni dopo. Nel 1892, in Olanda, a seguito di un congresso internazionale, fu fondata la Federazione Internazionale Sportiva, l’attuale International Skating Union (Isu). Negli anni seguenti le gare si articolarono su tre prove distinte: le figure obbligatorie, la figura libera e il pattinaggio libero. La figura libera assunse definitivamente la caratteristica del pattinaggio continuo, ovvero di un disegno eseguito su un unico piede. Con il termine di pattinaggio libero si indicò una serie consecutiva di vari elementi collegati tra loro. Nel 1891 la Federazione tedesca e austriaca riunite, organizzarono ad Amburgo i primi Campionati d’Europa. Successivamente nel corso di un Congresso del 1895 l’Isu decise di allargare il campionato a tutte le nazioni in cui il pattinaggio era praticato; in seguito a questa decisione nel 1896, a San Pietroburgo, si svolsero i primi Campionati del Mondo, che furono poi organizzati annualmente in varie città con la sola eccezione dei periodi bellici. Intanto, dal 1902, il pattinaggio si diffondeva anche nel mondo femminile. Nel frattempo, infatti, spuntava un nuovo astro, colei che trasformò radicalmente il pattinaggio artistico: la grande Sonja Henie. Impressionò il mondo intero per la bellezza dello stile e per la sublimazione del movimento sul ghiaccio, più che 3 prestazioni atletiche e difficoltà di contenuto. Il pattinaggio con lei divenne leggenda; una forma di spettacolo e di arte e il numero di pattinatrici aumentò a dismisura. Riuscì a creare programmi con una vera coreografia e finalmente i programmi liberi non erano più solo una rassegna di difficoltà tecniche collegate da qualche movimento. Sonja era più veloce di tutte le altre sue rivali, fece della velocità un elemento fondamentale del pattinaggio, che trasformò definitivamente in spettacolo e arte; attrasse i media. In quegli anni si stava affermando anche il pattinaggio in coppia. Questa nuova specialità venne inclusa nei Campionati del Mondo solo nel 1908. In quel periodo i due partner si tenevano semplicemente per mano ed eseguivano all’ unisono gli elementi tipici del pattinaggio individuale. L’Austria amò particolarmente questa disciplina e furono proprio gli austriaci ad inventare in primi elementi caratteristici del pattinaggio in coppia: le spirali e le piroette. Risalgono a quegli anni anche i primi sollevamenti. Nel 1937 fu organizzato il primo Campionato Nazionale inglese di danza sul ghiaccio. Nel 1952 per la prima volta i Campionati del Mondo furono aperti a questa bellissima specialità, che divenne sport olimpico nel 1976. La seconda guerra mondiale ferì mortalmente il pattinaggio in Europa dove solo la danza sul ghiaccio si mantenne su alti livelli; veniva praticata soprattutto in Inghilterra, dove le piste erano state risparmiate dai bombardamenti; mentre nel secondo dopoguerra trionfarono gli atleti americani. Negli anni Cinquanta anche il gigante sovietico si svegliò dal lungo sonno e i suoi pattinatori si presentarono sulle scene internazionali. Da allora si sono imposti in ogni disciplina. Furono eccellenti soprattutto nella danza sul ghiaccio e nelle coppie di artistico. I russi hanno portato l’arte nella coppia. Avendo raggiunto un altissimo livello tecnico, hanno potuto dedicarsi all’aspetto musicale, coreografico ed artistico dei programmi. Anche nella danza riuscirono a creare un nuovo stile, un nuovo modo di pattinare: i programmi non erano semplici balli da sala trasferiti sul ghiaccio in modo accademico e con regole ferree ma splendidi balletti, caratterizzati da una nuova creatività, dalla novità di posizioni non ancora esplorate, permeati dalla forte personalità degli atleti, dalla loro passione, dal dramma. Danza sul ghiaccio appunto. In Italia infine la danza sul ghiaccio cominciò a diffondersi nel 1949. Fu, però soprattutto il concorso internazionale che si svolse a Milano nel febbraio del 1951, in occasione dei Campionati del Mondo, che entusiasmò alcuni pattinatori italiani, tanto che il 9 ottobre dello stesso anno fu fondato il primo club di danza in Italia. La scuola italiana di danza è di ottimo livello e i nostri pattinatori sono sempre stati ai vertici delle classifiche mondiali. Il successo maggiore è stato ottenuto da Barbara Fusar Poli in coppia con Maurizio Margaglio. 4 SVILUPPO TECNICO. Nascita e sviluppo del pattinaggio di figura. Elementi tecnici basilari. Pattinaggio artistico. Danza sul ghiaccio. 5 SVILUPPO TECNICO. Nascita e sviluppo del pattinaggio di figura. L’apporto tecnico degli inglesi fu determinante per lo sviluppo delle figure obbligatorie, considerate l’essenza del pattinaggio artistico. Tracciare figure sul ghiaccio divenne un’arte, che gli inglesi chiamarono “figuring” e poi “figure skating”, “pattinare tracciando figure”. Le moderne figure obbligatorie, chiamate anche “figure di scuola”, nacquero quando sui cerchi furono inseriti dei “becchi” o “turns” che permettevano di girarsi e di cambiare filo e/o direzione pur continuando a pattinare sullo stesso piede. Intanto il pattinaggio diventava uno sport agonistico: venivano organizzate le prime gare, gli atleti si confrontavano ed erano giudicati da una giuria. Nelle gare del 1880 venne introdotta una nuova prova, chiamata “figura libera”, che consisteva in una serie di esercizi in sequenza tra cui trottole, compassi, salti. Il disegno non era fissato da alcuna regola e il pattinatore doveva dimostrare la sua inventiva, la sua originalità e il suo progresso. Dalle figure ebbe origine il cosiddetto “pattinaggio continuo”: il pattinatore doveva disegnare una figura complessa contenente fili, becchi e altre difficoltà, rimanendo sempre su un piede e doveva avere abilità tecnica e ideativa. Furono create figure sorprendentemente belle e originali. L’importanza della musica era stata enfatizzata dall’americano Haines e a Vienna, in occasione delle gare veniva chiamata una banda per suonare mentre gli atleti pattinavano. Dal 1911 la musica divenne parte integrante del pattinaggio e la sua interpretazione un importante elemento valutativo. Nella seconda metà dell’Ottocento le figure internazionali del pattinaggio artistico videro in ogni modo prevalere la componente tecnica su quella espressiva, rovesciando così i valori che questo sport aveva avuto nella prima metà del secolo. Questa tendenza si tradusse nella prevalenza delle figure obbligatorie sul giudizio complessivo delle prove. Dall’inizio del Novecento si stava progressivamente sviluppando una nuova disciplina: la danza sul ghiaccio, che a quei tempi significava soprattutto l’adattamento al ghiaccio dei balli da sala. Sino agli anni Venti la danza sul ghiaccio non era ancora uno sport e non esistevano le gare: si ballava per divertimento e per moda. Fu in Inghilterra che la danza sul ghiaccio si sviluppò enormemente. Si affermò che lo sport favorito doveva diventare la più pura e sana espressione della “gioia di vivere”, perché il pattinaggio è vita, movimento di ampio respiro, armonia di figure e musicalità in ogni traccia lasciata sul ghiaccio. E la musica è danza: per questo fu battezzata “danza sul ghiaccio”. 6 La tecnica doveva essere caratterizzata da fluidità ed eleganza, nonché dalla massima scorrevolezza della coppia sul ghiaccio in modo che vi fosse continuità di pattinaggio senza interruzioni. Alla coppia era richiesto un notevole senso del ritmo, molto affiatamento, temperamento e personalità per l’interpretazione della musica. Dal 1896 il pattinaggio artistico assunse la forma articolata su due sole prove: figure obbligatorie ed esercizio libero. In tutte le competizioni nazionali ed internazionali venivano eseguite sei figure obbligatorie e un programma di pattinaggio libero. Il risultato della gara veniva calcolato sommando i punteggi ricevuti nelle figure obbligatorie e nel pattinaggio libero. Con l’evoluzione del pattinaggio nel 1967, il congresso dell’Isu stabilì che le due parti della competizione dovessero avere lo stesso peso. Nel 1971 il numero delle figure obbligatorie da eseguire in gara fu ridotto da sei a tre e nel 1973 venne introdotta una terza parte nella gara, il programma corto. Il pattinaggio corto, la cui durata non doveva allora superare i due minuti, era composto di sei elementi di pattinaggio libero, salti, piroette e passi, stabiliti annualmente dalla federazione internazionale e pattinati su una musica scelta dal pattinatore. Nel 1988 il congresso dell’Isu adottò la storica decisione di abolire definitivamente le figure obbligatorie a partire dal 1991. La battaglia per raggiungere questo traguardo è durata ben 21 anni, ma l’eliminazione delle figure obbligatorie è stata l’evento più importante nella storia del pattinaggio artistico degli ultimi trent’anni, e il merito di questo successo va ascritto soprattutto a Sonia Bianchetti Garbato, rappresentante italiana all’Isu per il pattinaggio artistico per 25 anni, dal 1967 al 1992, avendo intuito sin da allora che il futuro e la popolarità del pattinaggio artistico dipendevano unicamente dalla spettacolarità, dalla bellezza e dal fascino del pattinaggio libero. Le figure venivano comunque utilizzate in modo libero allo scopo di dare risalto ad un tema o messaggio che si voleva comunicare. Figure di grandi atleti che hanno potuto trasformare questo sport in una bellissima forma d’arte. Uno sport dove il pattinatore può “liberare” se stesso e dove può trovare una fantastica possibilità di espressione e una totale libertà creativa. Soprattutto uno sport che vive per la musica e dalla musica trae la sua ragione di esistere. Elementi tecnici basilari. Pattinare bene significa scivolare; significa acquistare velocità con poche spinte e mantenere l’equilibrio; significa saper utilizzare il proprio corpo e averne padronanza. Il pattinaggio è velocità, è mancanza di attrito. Quando la postura e la tecnica sono corrette, l’attrito sul ghiaccio è minimo. 7 Il pattinaggio significa muoversi con grazia e armonia continuità di linee, quelle disegnate sul ghiaccio dalla lama e quelle prodotte nello spazio dal movimento di tutto il corpo, evitando contratture e posture forzate o innaturali. Il pattinaggio è musica. Senza la musica questo sport non potrebbe esistere; perderebbe la forza della sua espressività. È la musica che dà un senso all’ insieme degli elementi e alla loro successione in un programma. Il pattinaggio è arte. È comprensione della musica e sua interpretazione attraverso un linguaggio raffinato, elegante, armonico. Il pattinaggio è sport. È sport di enorme difficoltà, richiede temperamento e costanza, forza e resistenza e richiede doti atletiche notevoli. Se è vero che il pattinatore deve essere aggraziato ed elegante, è altrettanto vero che deve essere veloce e tonico e che dal suo pattinaggio deve emergere energia. Il pattinaggio è uno sport, ma con qualcosa in più. Questo qualcosa in più è proprio la sua componente artistica. Il pattinaggio è spettacolo, è costumi, è show, è teatralità, è integrazione con il pubblico. Il gran pattinatore, come il grande artista, riesce ad emozionare il suo pubblico. REGOLE GENERALI. Piegamento per spingere. Bisogna piegare le ginocchia prima di qualsiasi spinta avanti o indietro. I piedi sono paralleli e solo la lama con cui si esegue la spinta deve rimanere sul ghiaccio; l’altra deve essere sollevata qualche millimetro dalla superficie. Scivolamento. Per ottenere una buona scivolata, bisogna che solo una breve porzione della lama prenda contatto con il ghiaccio, e più precisamente quella centrale quando si pattina indietro, e quella central-posteriore, quando si pattina avanti. Posizione delle anche. Le anche devono essere tenute in modo da non spezzare mai la linea del corpo. In particolare l’anca della gamba libera deve essere sempre sostenuta. Gambe. La punta del piede della gamba che non appoggia sul ghiaccio (gamba libera) deve essere aperta e tirata. Spinta. La spinta deve sempre essere ottenuta dal movimento di un ginocchio che si tende; esso trasmette sul ghiaccio attraverso il filo esterno o interno della lama la pressione necessaria per potersi muovere. Curve. Per curvare (pattinando avanti o indietro, sia sul filo esterno sia interno) bisogna inclinare la lama sul ghiaccio dal lato verso cui si vuole curvare, e inclinare il corpo all’interno della curva. LA SPINTA E LA PATTINATA AVANTI E INDIETRO. La spinta permette di ottenere velocità pattinando su un solo piede. Nella spinta avanti, come per quella all’ indietro, si riconoscono quattro fasi: 8 • • • • piegamento; spinta; scivolamento e mantenimento della posizione; riavvicinamento dei piedi. Disegno sul ghiaccio della pattinata avanti e indietro. Tendenzialmente, il disegno risulta essere a lisca di pesce, anche se il pattinatore deve cercare di spingere e di scivolare in modo da andare diritto e non diagonalmente. È possibile, durante il riavvicinamento dei piedi, andare leggermente sul filo esterno per riuscire a mantenere il peso del corpo sulla gamba che pattina e che successivamente spingerà. LE CURVE (I FILI). Quando un pattinatore si muove, per la maggior parte del tempo, disegna sul ghiaccio archi di cerchio più o meno profondi. Bisogna quindi saper curvare. Per fare ciò sono necessari esercizi specifici detti <<balancè>> o <<archi>>. Durante questi esercizi si passa alternativamente da una curva destra a una sinistra e da un piede all’altro. Durante l’avanzamento lungo una curva, sul pattinatore agisce una forza definita <<momento angolare>>: essa è la risultante di una forza lineare che determina la progressione in linea retta e di una rotatoria, che invece spinge il pattinatore a ruotare. Sta al pattinatore mediante l’inclinazione del corpo, determinare la profondità della curva e controllare la spinta rotatoria. La possibilità di eseguire una curva su un solo piede e su un filo chiaro, dipende proprio dalla capacità di controllare il momento angolare, e quindi da una buona tecnica di base. Ci sono quattro tipi di archi: • archi esterni avanti; • archi interni avanti; • archi esterni indietro; • archi interni indietro. Arco esterno avanti. La lama e il corpo vanno inclinati verso l’interno della curva e nel momento in cui si riuniscono i piedi si dovrà avere l’accortezza di inclinarsi ancora di più per evitare di ruotare. Le anche e le spalle saranno perpendicolari alla curva. 9 Durante il piegamento per la spinta successiva, non si dovrà cambiare il filo se non durante la spinta che ovviamente avverrà con il filo interno. Quindi: • piegamento; • spinta; • scivolamento con lama e corpo inclinati; • riavvicinamento dei piedi e inclinazione ulteriore del corpo. Arco esterno indietro. Le spalle e le anche sono chiuse durante le quattro fasi e la testa guarda all’ indietro, verso l’ interso dell’ arco. La lama e il corpo devono essere inclinati verso l’interno della curva. Durante la fase di riavvicinamento dei piedi dovrà avere la cortezza di inclinarsi maggiormente verso l’interno della curva. Solo durante il piegamento della spinta successiva si prepareranno la spalle per la spinta. Quindi: • piegamento, tenendo le spalle chiuse e la testa rivolta all’ interno dell’ arco spinta; • scivolamento, con la lama e il corpo inclinati e con la spalle e le anche chiuse; • riavvicinamento e inclinazione ulteriore del corpo; • inizio del piegamento successivo, ruotando la spalle e la testa per prepararle alla nuova spinta; • piegamento completato avendo le spalle pronte per la nuova spinta; • spinta. Arco interno avanti. Come per la spinta avanti abbiamo quattro fasi: • piegamento; • spinta; • scivolamento e mantenimento; • riavvicinamento dei piedi. Si devono posizionare a piedi a T, con il piede sinistro davanti. Si effettua il piegamento, tenendo le anche e le spalle perpendicolari alla direzione da prendere. Bisogna eseguire una spinta dal filo interno della lama destra. Mentre si trasferisce il peso sul piede sinistro bisogna dirigersi a destra, pattinando su un arco di cerchio. La lama e il corpo devono essere inclinati verso l’interno del cerchio. Deve esserci una linea continua dalla linea al piede. Alla fine del movimento, la gamba che ha spinto dovrà essere tesa a formare un angolo di circa 45° con la superficie del ghiaccio. Il piede libero, con la punta aperta e tesa, sarà sulla verticale della traccia sul ghiaccio. Il ginocchio della gamba che pattina è piegato come prima della spinta. Bisogna guardare in avanti. All’ incirca a metà dell’arco, mantenendo il piegamento della gamba 10 sul ghiaccio, si porterà la gamba libera da dietro a davanti, in modo che il tallone del piede destro sia appena più avanti della punta del sinistro. Durante questo movimento il piede destro striscia contro il sinistro e la gamba destra si piega per poi ridiscendersi. A questo punto si riavvicinano i piedi e, contemporaneamente, si estende la gamba destra, senza irrigidirla. Si è pronti ora ad un nuovo piegamento. La spinta successiva dovrà essere effettuata aprendo la punta del piede sinistro. Arco interno indietro. All’inizio del piegamento e dell’arco bisogna eseguire una torsione del busto tale per cui le spalle risultino aperte rispetto alla curva da seguire. Si guarda all’indietro, dalla parte del piede che pattinerà. Si esegue la spinta indietro e alla fine di essa le spalle devono essere aperte, il piede della gamba libera deve trovarsi sulla traccia dell’arco, la testa deve guardare indietro e la gamba sul ghiaccio deve essere piegata. A metà circa dell’arco bisogna eseguire una serie di movimenti in modo perfettamente coordinato: • dapprima si ruota la testa, dall’esterno all’interno della curva; • quando la testa ha quasi terminato il suo movimento, la gamba libera deve andare a posizionarsi dietro al tallone del piede che pattina. Durante il movimento dal davanti al dietro, i piedi devono strisciare e devono rimanere paralleli uno all’altro; • mentre la gamba libera si muove, quella portante, che era piegata, comincia a estendersi. Il movimento delle due gambe deve avvenire simultaneamente; • nello stesso tempo la spalle ruotano da una posizione aperta a una chiusa e diventa parallele alla curva. A questo punto si è pronti per un nuovo piegamento dal lato opposto, da effettuarsi al termine dell’arco. COME GIRARSI: I BECCHI. Per girarsi dall’avanti all’indietro o viceversa, si utilizzano alcune figure che vengono chiamate <<becchi>>. Si possono distinguere due categorie di becchi: • quelli mediante i quali il pattinatore si gira rimanendo sullo stesso piede; • quelli mediante i quali, girandosi, cambia piede. Questi sono più propriamente dei <<passi>>. I becchi del primo tipo sono: • il tre; • il controtre; • la vende (o volta); • la controvende (o controvolta). 11 Ogni becco può essere eseguito sul filo esterno o su quello interno e può essere avanti o indietro. Pertanto esistono 16 tipi diversi di becchi su un piede. I passi sono: • in Mohawk; • il Choctaw. I becchi si definiscono <<avanti>> o <<indietro>>, <<esterni>> o <<interni>>, in base alla curva di entrata. Per esempio, se il pattinatore pattina sul filo esterno avanti, il becco sarà <<esterno-avanti>>. Il tre, il controtre e il Mohawk si eseguono pattinando su un solo cerchio, ovvero l’arco di preparazione e quello di uscita sono sullo stesso cerchio mentre la vende, la controvende e il Choctaw si eseguono pattinando su due differenti cerchi. La punta del tre guarda il centro del cerchio immaginario su cui si sta pattinando. La punta del controre guarda all’esterno del cerchio su cui sta pattinando. La punta della vende guarda all’interno del cerchio di preparazione del becco stesso. La punta della controvende guarda all’esterno del cerchio di preparazione del becco (ovvero guarda verso il centro di uscita del becco). Nel tre e nel controtre, girandosi, il pattinatore cambia filo (passa, per esempio, dal filo esterno avanti a quello interno indietro o dal filo esterno indietro a quello interno avanti). Il cambio di filo dovrebbe avvenire alla sommità del becco, ovvero nel momento in cui si cambia direzione, dall’ avanti all’ indietro o viceversa. Nella vende e nella controvende, girandosi, si rimane sullo stesso filo. Le tracce di entrata e di uscita dovrebbero toccarsi alla sommità del becco. Oggi le figure obbligatorie non esistono più, eppure è ancora essenziale saper eseguire i becchi con padronanza e facilità: essi, infatti, sono indispensabili elementi tecnici basilari del pattinaggio. Il pattinatore deve utilizzarli per girarsi e per cambiare direzione, in modo da rendere il suo pattinaggio più difficile e nello stesso tempo più piacevole e armonico, evitando monotone e interminabili rincorse fra i vari elementi. L’esecuzione di un becco è sottoposta ad alcuni principi di carattere generale: 1. La parte iniziale di qualsiasi becco è chiamata <<entrata>>. In questa, prima della rotazione la lama modifica la sua traiettoria, poiché viene forzata a pattinare in un arco di raggio molto inferiore a quello su cui stava pattinando. La forza principale che ne è responsabile è generata dalla rotazione delle spalle, la quale spinge la lama a ruotare fino al momento in cui diventa parallela alle spalle stesse. 2. Per entrare nel becco, oltre alla rotazione delle spalle si deve estendere la gamba che pattina (l’estensione è necessaria per diminuire la pressione esercitata dalla lama sul ghiaccio); 12 3. L’uscita del becco avviene per un movimento di controrotazione delle spalle. Questa controrotazione impedisce alla lama di proseguire nella sua traiettoria e nella sua direzione e crea una forza che <<tira>> il corpo in direzione opposta. 4. Il grado d’inclinazione del corpo determina il tipo e le dimensioni del becco: • nel tre e nel controtre il corpo rimane all’ interno del cerchio, sia in entrata sia in uscita; • prima della vende e della controvende il corpo è inclinato verso il cerchio sul quale si pattina l’entrata del becco; sull’apice del becco il corpo modifica la sua inclinazione all’interno del cerchio di uscita. Il Mohawk. È un passo con cui ci si gira e poiché si usano entrambe le gambe, la stabilità e il controllo delle posizioni risultano abbastanza semplici. Nel Mohawk, girandosi, si cambia piede ma si rimane sullo stesso filo. Nel Mohawk interno si passa,per esempio, dal filo interno destro al filo interno indietro sinistro; in quello esterno dal filo esterno avanti a quello esterno indietro. Ci sono due categorie di Mohawk: quelli chiusi e quelli aperti. In quelli chiusi l’entrata del passo <<guarda>> il centro del cerchio di entrata; in quelli aperti il contrario. Il Mohawk chiuso ha quindi il disegno di un tre; quello aperto di un controtre. I Mohawk sono usati molto comunemente, sia nelle sequenze di passetti, sia come passi di connessione, che di preparazione dei salti. Il Choctaw. È un passo con cui ci si gira, e con cui si cambia contemporaneamente piede e filo. Come per i Mohawk ci sono due categorie di Choctaw: quelli chiusi e quelli aperti. Il Choctaw chiuso ha il disegno di una vende; quello aperto di una controvende. I Choctaw sono passi usati molto comunemente nella danza e dovrebbero essere utilizzati più spesso anche nel pattinaggio artistico per rendere più movimentate le sequenze di passi, le rincorse e la connessione fra gli elementi stessi. IL TWIZZLE. È una rotazione di uno o più giri che avviene su un solo piede e che deve essere eseguita molto rapidamente. La rotazione non deve avvenire sul posto, altrimenti sarebbe assimilabile ad una piroetta, e deve essere tanto veloce da non poter distinguere i becchi che si effettuano. I Twizzle possono essere eseguiti in avanti o indietro, sul filo interno o su quello esterno. Calcolando le varie possibilità, vi sarebbero otto diversi tipi di Twizzle. 13 La gamba libera, durante la rotazione, può essere tenuta di fianco o può essere incrociata davanti o dietro. Per poter eseguire dei Twizzle corretti tecnicamente, è importante controllare il ritmo di entrata: prima di girare, le braccia devono essere aperte e la gamba sul ghiaccio non troppo piegata; durante la rotazione le braccia devono essere chiuse e la gamba portante quasi tesa. Nulla vieta però che un Twizzle possa essere girato con braccia aperte e gamba sul ghiaccio piegata: ciò che importa è avere il giusto ritmo. È fondamentale anche che il corpo sia lievemente inclinato dalla parte della gamba portante durante la rotazione e che il ginocchio non molleggi per non diminuire la velocità di rotazione. SGAMBATA AVANTI. È un movimento durante il quale la gamba libera viene portata in alto, davanti al piede che pattina. Può essere effettuata sia pattinando sul filo esterno sia su quello interno. SGAMBATA ESTERNA AVANTI. È la più utilizzata. Si parte da una spinta esterna avanti; il ginocchio sul ghiaccio è piegato e la gamba libera è tesa dietro. Si porta il peso sulla coda del pattino e si comincia a portare davanti la gamba libera tenendola tesa, fino a quando non arriva, dopo aver strisciato contro l’altra, a essere alzata almeno di 45° davanti al corpo. Durante questo movimento, la gamba sul ghiaccio viene progressivamente tesa. La posizione delle spalle varia a seconda del passo che si è eseguito prima della sgambata o che si effettuerà dopo. CHASSÈ. È un passo combinato durante il quale il piede libero viene posto di fianco a quello che pattina. Quest’ultimo viene quindi sollevato di qualche centimetro dal ghiaccio, diventando piede libero. CHASSÈ INCROCIATO. È uno Chassè nel quale il piede libero è posto sul ghiaccio incrociandolo dietro al piede che pattina, se si sta pattinando in avanti, o davanti, se si sta pattinando indietro. CROSS ROLL. È un passo che può essere effettuato sia avanti che indietro; viene eseguito sul filo esterno e disegna sul ghiaccio una linea a serpentina. Mentre si esegue un arco esterno, il piede libero viene portato dal dietro al davanti (o viceversa nel Cross roll indietro), sino a incrociare quello che pattina, e viene appoggiato qualche centimetro oltre la lama di quest’ultimo, di nuovo sul filo esterno, pronto a eseguire un altro arco esterno. Durante l’azione, le spalle devono rimanere ferme, perpendicolari alla direziona in cui si pattina. 14 Concludendo si può, senza dubbio, notare che i passi di base del pattinaggio sono veramente moltissimi. Un pattinatore dovrebbe essere in grado di utilizzarli tutti e di combinarli, per costruire sequenze innovative, originali e artistiche. Dovrebbe essere capace, soprattutto, di utilizzare questi passi per collegare tra loro i salti, le piroette e gli altri elementi tecnici, cosicché il programma diventi un insieme armonico e continuo di figure e di movimenti. Il PATTINAGGIO ARTISTICO e la DANZA SUL GHIACCIO sono specialità molto diverse tra loro. L’artistico è, tra le due, la disciplina più atletica. Come il salto è l’emblema dell’artistico individuale, i sollevamenti con estensione completa delle braccia dell’uomo e i salti lanciati sono gli elementi che caratterizzano la coppia di artistico. Nella danza non ci sono i salti e anche i sollevamenti sono diversi, dal momento che all’uomo non è permesso estendere completamente le braccia e alzare la partner sopra la sua testa. Nonostante ciò, anche la danza è una disciplina che richiede notevoli doti atletiche, resistenza, e grandi capacità tecniche. La coppia di danza, sviluppa maggiormente passi di grande difficoltà, prese e sollevamenti originali, destrezza nel movimento del corpo e, soprattutto, senso del ritmo della musica. Una coppia di artistico e una di danza sono immediatamente distinguibili da chiunque. Eppure, artistico e danza hanno un’anima comune cioè la tecnica di base del pattinaggio, la spinta, l’uso dei fili, il modo di girarsi; alcuni passi e alcune prese. Ma è anche molto di più, è qualcosa di più profondo, qualcosa che va al di là dell’elemento tecnico specifico: artistico e danza sono accomunati dall’essere sport e arte. Pattinaggio artistico. FIGURE CARATTERISTICHE. L’ ANGELO. L’angelo è una figura derivata dall’arabesque del balletto classico. Per eseguirlo bisogna abbassare il busto in avanti e alzare la gamba libera dietro, ad un’altezza superiore a quella del fianco. Ovviamente le posizioni assunte devono essere gradevoli e artistiche: il busto deve sempre essere inarcato e le spalle morbide, così come le braccia, le mani e la testa, che possono essere tenute nelle più varie posizioni. Il busto può 15 essere più o meno basso, da un posizione quasi parallela al ghiaccio, sino a essere quasi eretto. Più la gamba libera viene sollevata, più l’angelo diventa spettacolare e artisticamente gradevole. La gamba libera in genere è estesa, ma può anche essere piegata al ginocchio; il piede deve essere teso. L’angelo può essere pattinato in avanti o indietro; è in ogni caso importante essere su un filo chiaro e profondo. Le posizioni, infine, dovrebbero essere mantenute per un tempo sufficientemente lungo. Un angelo ben eseguito, oltre ad avere uno spettacolare effetto coreografico, è anche un elemento tecnico di una certa difficoltà, soprattutto quando viene pattinato su fili profondi e quando le posizioni sono <<da manuale>>. Dal classico angelo, in cui la gamba libera è sollevata dietro, sono derivate infinite varianti, nelle quali la gamba libera viene tenuta di fianco, davanti, o in spaccata e possono essere combinate tra loro, in modo da eseguire sequenze originali e spettacolari. LA LUNA. È una figura spettacolare e artistica, che viene pattinata su due piedi, ruotati di 180° l’uno rispetto l’altro e tenuti sulla stessa linea. Come per l’angelo, è richiesta una notevole elasticità e flessibilità articolare. Anche se si può eseguire sul filo interno, la luna più spettacolare è quella pattinata sull’esterno. Nella luna interna il corpo è inclinato in avanti, mentre in quella esterna è inclinato indietro. Le gambe devono essere divaricate, le ginocchia ben tese e, soprattutto bisogna essere su un filo profondo. Le braccia possono essere tenute in qualsiasi posizione, purché sia artistica, morbida e rilassata. Più il corpo è inclinato, più l’esercizio diventa spettacolare. LA INA BAUER. È un’altra figura caratteristica e di grande effetto coreografico. Come la luna, viene eseguita su due piedi, ruotati di 180° l’uno rispetto all’altro. Una gamba è davanti e l’altra dietro, e i piedi sono su due linee parallele. Poiché la gamba davanti è sul filo esterno o su due fili e quella dietro sull’interno, la Ina Bauer non può essere pattinata su un arco, ma solo in linea retta. Il busto è inarcato indietro. Più le gambe sono divaricate e più il busto è inarcato, più l’esercizio acquista 16 spettacolarità. Per una buona esecuzione è necessaria, anche in questo caso, una grande mobilità articolare. IL COMPASSO. Mentre si esegue un filo esterno indietro, si appoggia sul ghiaccio, dietro la gamba portante, la punta del piede libero, in modo che possa fare da perno attorno al quale viene a ruotare il piede che pattina. Questo disegna una curva a spirale che si chiude sempre più sino all’arresto della rotazione. Quando il compasso viene eseguito ad alta velocità, quando il piede libero viene trascinato sul ghiaccio per un certo tempo, prima che la punta, agendo da perno, blocchi la scivolata, e quando il ginocchio è molto piegato, la figura diventa particolarmente interessante. Il compasso, oltre a poter essere utilizzato nelle sequenze di movimenti e di passi, è soprattutto parte di un importante esercizio di coppia, chiamato <<spirale della morte>>. I SALTI. PRINCIPI GENERALI DI TECNICA. I salti sono gli elementi più caratteristici e spettacolari del pattinaggio artistico. I salti tipici del pattinaggio artistico hanno due caratteristiche principali: • il corpo del pattinatore rimane eretto e il suo asse verticale è perpendicolare al ghiaccio; • si ruota attorno all’ asse verticale. Si effettua una rotazione nei salti semplici, due nei doppi, tre nei tripli e così via. Normalmente si ruota in senso antiorario; i pattinatori mancini ruotano invece in senso orario. I salti devono avere una loro armonia, un loro ritmo e una loro eleganza naturale. Nel salto si susseguono queste fasi: • la preparazione; • la partenza; • la fase di rotazione in volo; • l’atterraggio. La preparazione. Tutti i salti partono dalla curva, pattinando su un arco di cerchio, ovvero su un filo. In questa fase, definita <<preparazione>>, il pattinatore assume quelle posizioni specifiche che gli consentono di staccarsi dal ghiaccio e di ruotare. Quanto più la preparazione è breve, tanto più il salto acquista valore. Il salto deve essere eseguito ad una velocità elevata. 17 La partenza e lo stacco del salto. Al momento della partenza il pattinatore deve controllare tutte le forze che intervengono nel salto stesso, ovvero quella propulsiva lineare, quella rotatoria, quella diretta in alto e quella di gravità. La forza propulsiva lineare dipende dalla velocità con cui si pattina; quella rotatoria è determinata dall’inclinazione del corpo durante l’arco di preparazione del salto e da una serie di movimenti coordinati della testa, delle braccia e della gamba libera al momento dello stacco. La forza verso l’alto è creata dall’improvvisa estensione della gamba, della caviglia e del piede portante e del <<lancio>> della gamba libera e delle braccia. Alla partenza il baricentro si sposta sulla punta della lama, che fa da perno e da <<molla>> di lancio, conferendo al salto ulteriore altezza ed energia. Quindi: • tutti i salti sono di fatto <<partiti>> dalla punta della lama; • il numero di rotazioni effettive in aria è sempre inferiore a due nei salti doppi, a tre nei salti tripli e a quattro nei quadrupli; • anche nei salti partiti indietro, lo stacco non avviene esattamente dal dietro, ma dopo che il corpo ha effettuato una parte di rotazione sul ghiaccio, di circa 45-60°. Un salto è però tecnicamente corretto quando, nonostante la rotazione a terra, dà l’impressione di staccare perfettamente dal filo. Quando si ruota per più di 45-60° prima di staccarsi dal ghiaccio, si ha l’impressione che il pattinatore freni al momento della partenza, con conseguente perdita di energia propulsiva di velocità e che il salto sia innaturale, forzato, senza ritmo e mancante di una parte di rotazione. Si tratta di un errore tecnico che diminuisce il valore del salto. La fase di rotazione. Un salto deve essere alto e lungo. Durante la rotazione: • le braccia devono essere raccolte sul corpo con le mani congiunte sul torace e i gomiti in basso, a circa dieci centimetri dal corpo; • le gambe devono essere estese dolcemente; • la gamba sinistra deve essere incrociata sulla destra e i piedi devono rimanere vicini; • la testa deve essere girata verso la spalla sinistra; • il corpo deve essere perpendicolare al ghiaccio. La posizione durante la rotazione è identica in tutti i salti. Solo i pattinatori molto esperti, nei salti più facili, possono permettersi di tenere le braccia in pose originali e artistiche, senza sbilanciarsi. Se si desidera aumentare il numero di rotazioni bisogna: • aumentare l’altezza del salto; 18 • aumentare la velocità di rotazione del salto e quindi aumentare la velocità e la forza di chiusura delle braccia e della gamba libera. Durante la rotazione, le spalle e le anche devono rimanere sullo stesso piano, il busto e la testa devono essere eretti. L’atterraggio. Appena prima dell’atterraggio bisogna bloccare la rotazione aprendo velocemente le braccia e la gamba libera. Tutti i salti vengono atterrati sul filo esterno indietro della gamba destra, con un rapidissimo e immediato passaggio dalla punta alla porzione più anteriore della lama. Al momento dell’atterraggio la gamba deve essere molto piegata ed estendersi, poi, gradualmente; la gamba libera deve essere estesa indietro, con la punta del piede rivolta in basso e all’esterno; il busto deve essere inarcato e morbido, leggermente proteso in avanti per contrastare l’impatto sul ghiaccio e la velocità; la sua inclinazione in avanti deve essere uguale all’inclinazione al movimento della partenza; le braccia devono essere aperte per mantenere l’equilibrio e il sinistro deve essere un po’ in avanti per contrastare la spinta rotatoria; le spalle devono essere rilassate. La testa deve essere morbida e alta e si deve guardare in avanti. Se le posizioni sono tecnicamente corrette, il pattinatore riesce a controllare l’arrivo e rimanere su un filo esterno indietro ampio e profondo. La curva della partenza e quella dell’atterraggio devono avere lo stesso raggio e la velocità all’atterraggio deve essere mantenuta. Una volta atterrato, il pattinatore deve estendere gradualmente il ginocchio e proseguire in modo continuato e senza interruzioni verso altre difficoltà. CLASSIFICAZIONE E NOMENCLATURA DEI SALTI. I salti vengono chiamati <<semplici>>, <<doppi>>, <<tripli>> o quadrupli>> in base al numero di rotazioni. I salti caratteristici del pattinaggio artistico sono: • il Salchow; • il Toe-loop; • il Rittberger (o loop); • il Flip; • il Lutz; • l’Axel Paulsen. 19 A eccezione del Toe-loop e del Flip, il nome del salto è quello del pattinatore che lo ha inventato. Ciò che differenzia un salto da un altro è la partenza. Infatti, la posizione durante la rotazione e l’atterraggio è uguale in tutti i salti. Anzitutto bisogna distinguere i salti <<puntati>> da quelli partiti direttamente dalla lama; nei primi il pattinatore si aiuta nello stacco del salto con la punta del piede libero. I salti <<puntati>> sono: • il Toe-loop; • il Flip; • il Lutz. I salti partiti direttamente della lama di un solo pattino sono: • il Salchow; • il Rittberger; • l’Axel. Oltre a osservare se vi sia o no la puntata, è fondamentale guardare il filo su cui avviene la partenza: vi sono infatti salti patiti dal filo esterno indietro e altri salti partiti dal filo interno indietro. Vi è un unico salto partito dall’avanti: l’Axel. Proprio per questo motivo il suo numero di rotazioni è superiore a quello di tutti gli altri salti ed è il più difficile dei salti semplici. I salti partiti dal filo esterno indietro sono: • il Toe-loop; • il Lutz; • il Rttberger. I salti partiti dal filo interno indietro sono: • il Flip; • il Salchow In tutti i salti, a eccezione del Lutz, il senso di rotazione della preparazione è lo stesso della rotazione in volo: si dice che disegnano un <<tre>>; solo il Lutz, in cui preparazione e rotazione in volo avvengono in due direzioni opposte, rispettivamente oraria e antioraria, disegna una controvende esterna. LE COMBINAZIONI E LE SEQUENZE DI SALTI. I salti possono essere eseguiti in combinazione oppure in sequenza. In una combinazione non ci deve essere alcun passo né alcun cambio di piede fra i salti, che devono susseguirsi direttamente. Il piede di atterraggio di un salto è anche quello di 20 partenza del successivo. In una combinazione bisogna che i salti inseriti abbiano lo stesso ritmo, la stessa velocità e la stessa altezza. Nelle sequenze è possibile inserire passi o altri saltini di connessione fra i vari salti. Anche in questo caso, più del numero di salti eseguiti, è importante la loro qualità e il loro ritmo. L’AXEL. È stato inventato dal pattinatore norvegese Axel Paulsen nel 1882, che lo eseguì per la prima volta durante la prima gara internazionale svoltasi a Vienna. Tecnica di esecuzione. Il metodo più comune per preparare l’Axel consiste nell’eseguire un Mohawk interno destro, in senso antiorario, tramite il quale ci si trova sul filo interno sinistro. Si cambia filo e si passa sul filo esterno indietro destro. In questa fase la spalla sinistra deve essere indietro, quella destra avanti e si deve guardare nella direzione in cui si sta pattinando, ovvero sopra il braccio sinistro. Con un passo, ci si gira in avanti, sul filo esterno sinistro; la testa deve rimanere ferma. Si deve, infatti, guardare avanti; la rotazione del capo verso la spalla sinistra deve essere effettuata proprio al momento dello stacco, per favorire la rotazione, e mai prima, altrimenti il busto ruoterebbe in anticipo rispetto al bacino e alle gambe. Il corpo deve essere inclinato verso il centro del cerchio su cui si sta pattinando e non ci deve essere alcuna angolatura a livello del bacino. Mentre ci si gira, la gamba libera deve rimanere vicina a quella portante. Quando si è sul filo di partenza, ovvero sull’esterno avanti sinistro, il corpo deve essere leggermente inclinato in avanti. La spalla sinistra è davanti e il mento alto; il busto è inarcato e si inclina in avanti mentre il ginocchio sinistro si piega sempre di più. Le braccia si abbassano un po’ e la gamba libera è estesa dietro, sulla traccia. Da questa posizione ci si prepara, con una serie di movimenti continui e sincronizzati, allo stacco verso l’alto. Entrambe le braccia vengono portate dietro e in basso, quindi si muovono in avanti e verso l’ alto sino all’ altezza delle spalle. Mentre le braccia si muovono all’indietro, il ginocchio portante si piega ancora di più, per accumulare l’energia necessaria per lo scatto. La gamba libera viene portata in avanti in linea retta e deve rimanere tesa. L’ultima parte della lama a staccarsi dal ghiaccio è la punta. Una vota in aria bisogna incrociare la gamba sinistra sulla destra e raccogliere le braccia. Si prepara quindi l’atterraggio che deve avvenire sul filo esterno indietro. Se si atterra sul filo interno significa che durante la preparazione il corpo o il busto erano inclinati all’esterno del cerchio o che al momento dell’atterraggio il fianco destro non è stato controllato ed è stato lasciato <<cadere>> in basso oppure che l’azione di sgancio della gamba libera e di apertura delle braccia non è stata abbastanza decisa e veloce. 21 IL SALCHOW. È stato inventato dal pattinatore svedese Ulrich Salchow, che lo eseguì per la prima volta nel 1901. Tecnica di esecuzione. Il Salchow viene partito dal filo interno indietro del piede sinistro. Ci sono vari metodi per prepararlo, il più comune dei quali è eseguire un tre esterno avanti. All’entrata del tre il braccio sinistro deve essere davanti, quello destro di fianco, il ginocchio sinistro piegato e la gamba libera estesa dietro sulla traccia. Le spalle e le braccia cominciano a ruotare in senso antiorario e si prepara il tre. All’uscita del becco il ginocchio sinistro viene nuovamente piegato, il braccio destro dietro, quello sinistro davanti e la gamba libera dietro. La parte iniziale dell’arco deve essere molto ampia, quasi diritta; le posizioni devono essere bloccate per un attimo, durante il quale non deve esserci alcuna rotazione. Le braccia, le spalle e la testa riprendono quindi a ruotare in senso antiorario e il movimento rotatorio deve essere <<guidato>> dalla testa, che dopo il tre, deve girarsi a guardare sopra la spalla sinistra. La gamba libera passa davanti. Il ginocchio si piega ulteriormente, l’arco interno indietro su cui si pattina diventa sempre più stretto e il suo raggio di curvatura diminuisce sempre di più. Durante questa fase è importantissimo sostenere il fianco destro, non lasciandolo cadere in basso. A questo punto si è pronti per lo stacco: le braccia sono portate dietro e in basso per poi essere lanciate, insieme alla gamba libera, davanti e in alto; il ginocchio sinistro si estende; il peso viene trasferito sulla punta e le forze create imprimono la rotazione al corpo, che, al momento dello stacco, si troverà <<affacciato>> all’ esterno e in avanti, nella direzione del volo. IL TOE-LOOP. L’americano Tommy Litz è stato il primo a eseguire il triplo Toe-loop, in occasione dei Campionati del Mondo a Dortmund, nel 1964. Tecnica di esecuzione. Il Toe-loop è considerato il salto più facile tra quelli puntati. Vi sono due tipi di preparazione: la prima inizia 22 con un tre interno avanti sul piede destro, la seconda con un tre esterno avanti e con successivo cambio di piede. Dal momento in cui il pattinatore si trova sul filo esterno indietro del piede destro, deve eseguire un ampio arco, prima che la punta della gamba libera faccia presa sul ghiaccio. In questa fase il braccio sinistro deve essere davanti. Le anche devono essere parallele alle spalle e il peso perfettamente sopra l’anca e la gamba destra. Lo sguardo deve essere rivolto in avanti. Le spalle e le anche cominciano a ruotare in senso antiorario, sino a diventare parallele al piede che pattina. Il braccio sinistro, al momento dello stacco, viene a trovarsi dietro. Durante questa rotazione, le braccia vengono portate in basso, per poter essere lanciate e la gamba portante viene ulteriormente piegata. La gamba libera è stesa dietro e si prepara a puntare con la punta del piede in modo da avere un contatto breve ed elastico con il ghiaccio. Lo stacco del salto deve avvenire dal filo esterno indietro destro e la puntata deve trovarsi sulla destra della traccia di partenza. Al momento dello stacco il corpo è <<affacciato>> in avanti e all’esterno, lo sguardo è in avanti e alla gamba libera è impresso un movimento in alto, in avanti e all’esterno del cerchio su cui si sta pattinando. La posizione in volo è quella comune in tutti i salti. L’atterraggio avviene sul filo esterno indietro del piede destro, con il ginocchio ben piegato. La gamba libera è tesa dietro, un po’ all’esterno del cerchio e, insieme alle spalle e alle braccia, blocca la rotazione. Quando la curva di arrivo è uguale a quella di partenza, il salto può essere ripetuto in combinazione. IL RITTBERGER. Fu inventato da Werner Rittberger nel 1910. Tecnica di esecuzione. Ci sono vari modi per trovarsi sul filo di partenza di questo salto, ovvero sull’esterno indietro. Si può eseguire un tre esterno avanti con successivo cambio di piede sulla gamba destra, un tre interno avanti, un Mohawk, o numerosi altri passi. Ciò che più conta, per una buona riuscita del salto, è imparare a controllare la rotazione del corpo prima dello stacco. Mentre si pattina sul filo esterno dietro destro, le braccia rimangono estese e parallele alla direzione della scivolata. Il braccio destro è dietro e quello sinistro davanti. Il peso deve essere esattamente sopra la gamba destra; le anche e le spalle devono trovarsi allo stesso livello e parallele al ghiaccio perchè se non vengono sostenute, il baricentro si sposta sulla coda del pattino. Riuscirà molto difficile controllare la rotazione e l’atterraggio. La gamba portante è flessa; il piede libero è di fianco al destro e si sposta sino a incrociarlo davanti; l’anca sinistra è aperta e le cosce sono vicine. La gamba sinistra può rimanere sollevata dal ghiaccio, oppure può pattinare. È importante però che il peso del corpo sia completamente sulla 23 gamba destra e che la sinistra, al momento dello stacco, sia già incrociata davanti alla destra e sollevata dal ghiaccio. Il corpo è leggermente proteso in avanti, il busto inarcato e il mento alto. Le braccia vengono progressivamente abbassate, per esser lanciate al momento dello stacco. Mentre le ginocchia si piegano, il tronco ruota in senso antiorario e le braccia vengono portate nella posizione che assumeranno durante il volo. Al momento dello stacco, il corpo è <<affacciato>> all’esterno e in avanti. Solo se i movimenti sono ritmici e coordinati, il salto avrà un’altezza e una lunghezza ottimali. La posizione in volo e l’atterraggio sono comuni a tutti i salti. IL FLIP. L’invenzione di questo salto viene attribuita a Bruce Mapes, un pattinatore degli anni Venti, che passò al professionismo verso il 1930. Tecnica di esecuzione. Sono vari i modi per trovarsi sul filo di partenza di questo salto, ovvero sull’interno dietro sinistro. Quando ci si trova sul filo interno indietro, la gamba libera deve essere stesa dietro sulla traccia e il ginocchio portante piegato. Il corpo è inclinato in avanti e il busto inarcato; il braccio sinistro è davanti e quello destro indietro. La posizione ricorda quella del Salchow e, infatti alcuni chiamano il Flip <<Salchow puntato>>. La punta del piede destro viene appoggiato in modo deciso sul ghiaccio. Nello stesso momento, con movimenti sincronizzati, il ginocchio sinistro si distende, il braccio sinistro passa dietro e il destro davanti, compiendo anche un movimento verso il basso e di nuovo in alto, nella posizione di chiusura. Nel momento in cui le braccia passano di fianco al corpo, la testa viene ruotata a sinistra, in modo che guardi sopra la spalla. Il passaggio delle braccia e il movimento della testa generano la forza rotatoria per eseguire il salto, che porta il corpo ad <<affacciarsi>> al momento dello stacco, all’esterno del cerchio di preparazione. La puntata si trova alla destra del filo di partenza, ad una distanza pari alla lunghezza della lama. La posizione in volo e l’atterraggio sono comuni agli altri salti. IL LUTZ. Fu inventato da Alois Lutz, che lo eseguì per la prima volta nel 1913. Tecnica di esecuzione. Per eseguire correttamente il Lutz, bisogna avere un buon ritmo e una buona sincronia di tutti i movimenti. 24 Durante la preparazione si pattina sul filo interno dietro sinistro, in senso orario. La spalla e il braccio sinistro sono dietro. Si guarda all’interno dell’arco. Il piede destro è sollevato davanti a quello sinistro. La testa e le spalle ruotano in senso orario, sino a che il braccio destro passa dietro, il sinistro davanti e la testa guarda dietro, ma all’esterno. Durante il passaggio delle braccia, anche la gamba libera viene portata dietro, passando vicina all’altra. Mentre avviene il passaggio della gamba libera, il ginocchio sinistro comincia a piegarsi sempre più. La gamba destra si estende dietro per puntare, nello stesso momento, come avviene nel Flip, il braccio destro ripassa davanti e quello sinistro dietro, abbassandosi e poi rialzandosi nella posizione di chiusura. La testa ruota in senso antiorario, andando a guardare sopra alla spalla sinistra. Il movimento della testa e delle braccia imprime al corpo una forza rotatoria, per cui il tronco comincia a ruotare. Le spalle e le anche diventano parallele alla traccia e il corpo è <<affacciato>> all’esterno e in avanti. In questo momento avviene lo stacco dal ghiaccio. La posizione in volo e l’atterraggio sono comuni agli altri salti. LE PIROETTE. La piroetta, chiamata anche <<trottola>>, è un esercizio in cui il pattinatore ruota attorno al suo asse verticale. Per riuscire a girare senza difficoltà, il baricentro deve cadere in una porzione della lama posta al di sotto della articolazione metatarso falangea. Da un punto di vista pratico, il pattinatore deve pensare di ruotare facendo perno su un punto; in realtà, ruotando su un breve segmento della lama, ovvero sul filo interno indietro nelle piroette avanti e sul filo esterno indietro nelle piroette indietro, si disegnano sul ghiaccio dei piccoli cerchi. Una piroetta tecnicamente corretta deve essere veloce e centrata, ovvero l’asse deve rimanere fermo e i piccoli cerchi disegnati sul ghiaccio devono essere uguali e sovrapposti l’uno all’altro altrimenti diventa impossibile mantenere la velocità e controllare l’equilibrio. Le posizioni devono essere eleganti, armoniche, plastiche e ottenute senza apparente difficoltà. Una bella piroetta ha un notevole valore tecnico ma anche un grande impatto coreografico. Il senso di rotazione delle piroette è lo stesso di quello dei salti. Nella maggior parte dei casi i pattinatori ruotano in senso antiorario. CLASSIFICAZIONE delle piroette. Per catalogare le piroette possiamo anzitutto dividerle in: 25 • piroette avanti; • piroette indietro. Ogni piroetta avanti o indietro può essere eseguita nelle tre posizioni base: alta, bassa o angelo. Quando il pattinatore ha maturato una certa esperienza e ha imparato a ruotare facilmente nelle posizioni base, potrà variare le posizioni stesse, inventare mille varianti sul tema, creare con il proprio corpo nuove posizioni, cambiare piede durante la piroetta e combinare fra loro più posizioni. Avremo pertanto le: • piroette combinate; • piroette con cambio di piede. In un gruppo a parte sono da considerare le piroette saltate. Le piroette alte più caratteristiche sono la <<incrociata>> e la <<rovesciata>>. La piroetta incrociata. È spesso utilizzata come parte finale delle piroette avanti. La piroetta rovesciata. Per il suo grande impatto coreografico è ora diventata obbligatoria nel programma corto femminile. Quanto più la testa e il busto vengono reclinati all’indietro, tanto più la piroetta acquista valore. Una variante è la <<rovesciata laterale>>: l’inclinazione del capo avviene sul fianco corrispondente alla gamba libera, essa è però un po’ meno coreografica perchè non lascia grande spazio all’uso delle braccia. La piroetta bassa. È stata eseguita per la prima volta da Jackson Haines nel 1863. Da allora molto si è argomentato sulla corretta posizione della piroetta bassa ma ciò che conta è che ci sia una angolazione di almeno 90° della gamba portante. Ciascuno adatterà a sé la posizione bassa che più gli si addice, in base anche alla sua struttura fisica. La gamba libera può essere più o meno tesa, purché venga mantenuta una bella e solida estensione dell’arco della caviglia e della punta del piede. Durante il cambio di piede, non si dovrebbe cambiare l’angolazione del ginocchio. La posizione delle braccia è lasciata all’inventiva del pattinatore. La piroetta angelo. Essa ha, nelle diverse lingue, nomi differenti. La posizione è derivata dall’arabesque del balletto classico. È fondamentale che la gamba libera sia alta, estesa ed extraruotata e che il piede sia il più possibile esteso. Il busto deve sempre essere inarcato. La posizione delle braccia è lasciata alla libera creatività del pattinatore. Anche nella piroetta angelo con cambio di piede la difficoltà è costituita dal cambio. Tale passaggio deve essere eseguito mantenendo la posiziona del busto parallelo al ghiaccio, flettendo e poi estendendo la gamba durante la traslocazione. 26 La piroetta combinata. È obbligatoria sia nel programma corto che nel libero. Nel programma corto devono essere presenti le tre posizioni di base. Una piroetta combinata bene eseguita deve prevedere tanti cambi di posizione sul primo piede di rotazione quanto sul secondo. Il tocco di originalità dato da una mano magistralmente aperta o chiusa sulla nota o il movimento del capo o la flessione del ginocchio o l’uscita in avanti anziché indietro, possono fare di una piroetta combinata un piccolo capolavoro. Le piroette saltate sono la combinazione di un salto con una piroetta e il salto costituisce l’inizio della piroetta stessa. Vi sono cinque diverse piroette saltate: • il flying camel; • il flying camel atterrato in posizione di piroetta bassa, chiamato <<death drop>> in inglese; • il flying sit; • il flying sit con cambio di piede all’atterraggio; • la butterfly. Durante il salto, il pattinatore deve assumere la posizione angelo nel flying camel e nella death drop, e la posizione bassa nel flying sit e nel flying sit con cambio di piede. Le prime quattro piroette devono essere chiaramente partite dalla punta, dopo aver pattinato un arco esterno avanti, senza alcuna preliminare rotazione sul ghiaccio. L’atterraggio deve sempre avvenire in una chiara posizione di piroetta bassa, tranne che nel flying camel, dove il pattinatore deve essere in posizione angelo. Solo nel flying sit non si cambia piede di atterraggio. La trottola bassa che segue il salto è eseguita sul filo interno indietro del piede sinistro. Nel flying camel, nella death drop e nel flying sit, cambio piede, il piede di partenza e quello di atterraggio sono diversi. Dopo l’atterraggio si effettuerà quindi una piroetta indietro, sul filo esterno indietro del piede destro. La rotazione deve sempre seguire immediatamente l’atterraggio. La death drop, tra le piroette saltate, è la più spettacolare, e soprattutto gli uomini sono maestri nella sua esecuzione. L’errore più comune di queste piroette è proprio costituito dalla mancanza di altezza del salto e dal fatto che il pattinatore non assume in aria la posizione richiesta. Il pattinatore esperto non incontra grande difficoltà nell’ esecuzione di queste piroette. Un’altra piroetta saltata molto eseguita ultimamente è la butterfly, e il nome già descrive quella che deve essere la posizione durante il volo. Inizialmente la butterfly veniva usata come elemento acrobatico, principalmente dagli uomini, alla fine del libero di gara e lo stacco per il salto veniva eseguito dai due piedi. Come quelle avanti, le piroette indietro possono essere eseguite nelle tre posizioni di base: alta, bassa e angelo, e in tutte le loro varianti. 27 Il pattinatore può iniziare la piroetta direttamente dal filo esterno indietro, ma ciò è abbastanza raro. Più spesso la piroetta indietro è la seconda parte di una trottola combinata o di una trottola con cambio di piede: la prima metà è ruotata sulla gamba sinistra e sul filo interno indietro (piroetta avanti) e la seconda metà sul filo esterno indietro. Il cambio di piede può avvenire sotto forma di spinta o salto. Nulla vieta che la prima parte di una piroetta con cambio di piede sia quella indietro e la seconda quella avanti, anche se questo è piuttosto inusuale. Pattinaggio artistico in coppia. L’artistico in coppia è senz’altro la specialità più acrobatica del pattinaggio e, forse, la più difficile. Oltre agli elementi tipici del pattinaggio individuale, la coppia deve saper eseguire le difficoltà specifiche di questa disciplina, che la rendono unica e spettacolare. Nel programma di coppia ci sono le piroette e i salti individuali eseguiti però simultaneamente perché l’unisono è la caratteristica peculiare del pattinaggio in coppia. Unisono vuol dire avere le stesse inclinazioni del corpo; avere la stessa tecnica nel ruotare le piroette alla stessa velocità e con le stesse posizioni e nel saltare allo stesso modo. Ma unisono vuol dire anche avere gli stessi sentimenti, lo stesso modo di sentire e di interpretare la musica, la stessa espressività. Unisono significa perciò essere una cosa sola. È l’unisono che trasforma due individui che pattinano insieme in una vera coppia. Gli elementi tecnici caratteristici del pattinaggio in coppia sono: • i sollevamenti; • i salti lanciati; • le spirali della morte. I SOLLEVAMENTI I sollevamenti tipici delle coppie di artistico hanno due caratteristiche comuni; nel sollevare la partner, l’uomo: 1. deve estendere completamente il braccio o le braccia portanti. 2. Può utilizzare soltanto la presa nella mano sul fianco, sulla vita e all’ascella. Sono vietate le prese sulle gambe, sui piedi, sul collo e sulla testa. Nella maggior parte dei casi il nome del sollevamento deriva, in analogia con i salti, dalla partenza della donna. 28 Un sollevamento si dice doppio, triplo o quadruplo in base al numero di giri che effettua la donna una volta che è stata sollevata. Il grado di difficoltà di un sollevamento dipende dal tipo di presa: quelli con presa all’ascella sono i più facili (grado di difficoltà 1), seguono i sollevamenti con presa alla vita (grado di difficoltà 2), quindi quelli con presa sui fianchi (grado di difficoltà 3) e, infine, quelli con presa mano nella mano (grado di difficoltà 4). Nella pratica, quasi ogni sollevamento ha assunto un <<nome d’arte>>, più breve di quello tecnico, come nel caso del <<Platter>>, del <<Cartwell>>, dello <<Star>> e di molti altri. Fra i sollevamenti con presa alla vita bisogna differenziare quelli in cui la donna rimane perpendicolare al ghiaccio, dal cosiddetto <<platter>> o <<tabletop>>, un po’ più difficile e sicuramente molto più coreografico, nel quale invece assume una posizione inarcata e parallela al suolo. Il sollevamento più classico con presa ai fianchi è quello chiamato semplicemente <<star lift>>, che viene mostrato in fotografia. Fra i sollevamenti mano nella mano i più frequenti sono: • Il Rittberger; • L’ <<hand to hand pressure lift>>. Nel primo, l’uomo e la donna pattinano indietro; la donna è davanti all’uomo e da questa posizione viene sollevata partendo dal filo esterno indietro. Nel secondo l’uomo e la donna pattinano invece uno di fronte all’altro. Una classe particolare di sollevamenti mano nella mano sono i cosiddetti <<lasso lift>>. Sono i sollevamenti più difficili, per il fatto che, durante la salita, la donna deve effettuare una rotazione di mezzo giro. In tutti i sollevamenti, l’uomo dovrebbe iniziare a ruotare immediatamente dopo avere sollevato la donna, senza che vi siano esitazioni o pause per l’assestamento dell’equilibrio. La partner deve essere depositata sul ghiaccio, al termine dell’esercizio, su un solo piede. Mentre nel programma corto il sollevamento deve essere perfettamente conforme alle modalità di esecuzione previste dal regolamento, nel libero è permesso qualsiasi tipo di partenza e di atterraggio. Così, in fase di salita o di discesa, si possono vedere delle capriole o degli avvitamenti e la donna può essere depositata sul ghiaccio in posizioni particolari, purché non vi siano prese proibite. Durante il sollevamento è possibile cambiare presa, in modo da renderlo più difficile ed originale. Il sollevamento più difficile è il lasso con una sola mano. Un sollevamento deve essere veloce; la salita e la discesa devono essere effettuate con grande facilità e senza sforzo; l’uomo deve ruotare senza strappi e senza forzature; la donna deve assumere posizioni aggraziate e armoniose. Il sollevamento, inoltre, deve coprire una lunga distanza sulla pista e, come il salto, dovrebbe essere 29 motivato dalle caratteristiche della musica eseguita. Un sollevamento del tutto particolare è il cosiddetto <<twist>>, obbligatorio sia nel programma corto sia nel libero. L’uomo solleva la donna, le imprime una rotazione e la lascia, per riprenderla alla vita appena prima dell’atterraggio, dopo che ha effettuato due o tre giri. La donna ruota tra le braccia dell’uomo, non deve appoggiarsi a lui durante la discesa e deve essere depositata sul ghiaccio su un piede. Appena possibile, dopo l’atterraggio della donna, anche l’uomo deve pattinare su un piede. Generalmente, la donna effettua una puntata per aiutarsi al momento della partenza. Il coefficiente di difficoltà dipende dal numero di rotazioni. Il doppio Axel twist, nel quale la donna stacca dal filo esterno avanti, senza aiutarsi con una puntata, è considerato molto più difficile del doppio twist puntato e il suo coefficiente di difficoltà è 6. I SALTI LANCIATI. Sono salti in cui l’uomo lancia la donna in fase di partenza, imprimendo così al salto una notevole energia e una grande altezza. La partenza di un salto lanciato è la stessa di un salto individuale. Sono solitamente eseguiti a grande velocità e hanno un effetto spettacolare. La donna deve avere un grande controllo delle posizioni per riuscire ad atterrare in modo naturale; la gamba, per assorbire l’impatto dell’atterraggio, deve essere ben piegata. I salti lanciati più frequentemente eseguiti sono il doppio Axel, il triplo Toe- loop, il triplo Salchow e il triplo Rittberger. È importante considerare la qualità di esecuzione: il salto deve essere partito e atterrato su un piede, deve essere lungo, veloce, armonico, scorrevole ed eseguito senza apparente difficoltà. L’arco di atterraggio deve essere profondo ed ampio. LE SPIRALI DELLA MORTE. Nonostante il funesto nome che portano, questi esercizi sono fra i più eleganti del pattinaggio in coppia. L’uomo esegue un compasso, mentre la donna, tenendo l’uomo per una mano, ruota attorno a lui, su un filo di un pattino, in una posizione <<sdraiata>>, il più possibile parallela al ghiaccio. In base alla direzione e al filo su cui pattina la donna, si distinguono diversi tipi di spirali: quell’esterna indietro, quella interna avanti e quella interna indietro. Esiste anche la spirale esterna avanti, che però pochissime coppie sono capaci di eseguire. Nel programma corto, la donna deve eseguire almeno un cerchio completo dal momento in cui l’uomo ha raggiunto la definitiva posizione di compasso. Nel libero il regolamento è meno vincolante e lascia anche maggiore libertà creativa, per cui si possono vedere entrate e uscite sorprendentemente belle e originali, che fanno delle spirali elementi dal grande impatto visivo e coreografico. 30 Danza sul ghiaccio. La danza è la disciplina che enfatizza maggiormente la bellezza di questo sport. Sottolinea la tecnica utilizzata per il movimento della lama del pattino sul ghiaccio, la fluidità del movimento, la cosiddetta pattinata, e l’affinità tra i due pattinatori nell’interpretare la musica. La danza si focalizza su tre principali prove. La prima, composta da due balli obbligatori, e la seconda, chiamata danza originale, hanno le caratteristiche del ballo da sala. La terza prova è la danza libera, vero e proprio balletto creato su brani musicali scelti dalla coppia, in cui i pattinatori sono liberi di inventare i passi e le posizioni e di esprimere la propria creatività, la propria personalità e la propria fantasia. Le danze obbligatorie. Le danze obbligatorie sono balli con passi e con disegni obbligati, inventati nel corso degli anni da varie coppie. Al termine di ogni stagione agonistica la Commissione Tecnica dell’Isu stabilisce quali danze verranno eseguite nel corso della stagione successiva, e fra esse appena prima di ogni gara ne vengono estratte soltanto una o due. Ogni ballo, inoltre, ha un suo disegno, ovvero una sua <<forma>>, che viene riprodotta dal pattino che esegue sulla pista i passi obbligati. La musica per ogni tipo di danza è sempre la stessa. Ciò significa che tutte le coppie devono eseguire, sulla stessa musica gli stessi passi e lo stesso disegno. La coppia deve dimostrare la sua abilità sia nella tecnica, sia nell’interpretazione. La sequenza di passi che costituisce il ballo deve essere ripetuta da 2 a 6 volte, in base al tipo di danza. La danza originale. La danza originale è un ballo creato sulla musica, orchestrata o cantata, scelta dalla coppia e il cui ritmo è, invece, deciso dalla Commissione Tecnica Internazionale. La musica, per la cui interpretazione bisogna usare in primo luogo i passi più appropriati e il movimento di tutto il corpo ma anche l’espressione del viso, deve sempre essere ben ritmata. La danza originale è costituita da una serie di passi in sequenza, pattinati attorno alla pista, in modo da seguire un senso di rotazione orario oppure antiorario, che deve essere mantenuto per tutta la durata del programma e che non può essere modificato. Sono accettati i cerchi o i semicerchi. I passi utilizzati per la 31 composizione del ballo devono essere difficili e devono essere scelti fra quelli che costituiscono i passi di base del pattinaggio: le vende, le controvende, i tre, i controtre, i Choctaw, i cambi di filo, i twizzle. A volte sono ammessi anche i passi non caratteristici del pattinaggio, ovvero passi che non comportano una scivolata, quali piccoli salti o passetti sulle punte, purché richiesti dal ritmo. Ogni danza originale deve, inoltre, contenere i seguenti elementi, obbligatori per Regolamento: • 2 sollevamenti scelti dalla coppia; • una sequenza di passi originali e difficili, in posizione <<chiusa>>, ovvero in una classica posizione di danza, che attraversi diagonalmente la pista; • una sequenza di passi in linea retta, eseguita al centro della pista, lungo il suo asse maggiore, dove i pattinatori devono eseguire gli stessi movimenti e gli stessi passi, senza però toccarsi; • una serie di twizzle, cioè dei giri su un solo piede eseguiti simultaneamente da entrambi i pattinatori. La danza libera. La danza libera è un programma in cui la scelta della musica è assolutamente libera, così come i passi e i movimenti che si susseguono ad esprimerne il carattere. I pattinatori possono anche creare un tema o una storia, purché siano in grado di esprimerla. Come il programma libero di artistico, anche la danza libera deve essere <<costruita>> in modo da rispettare le direttive emanate annualmente dalla Commissione Tecnica Internazionale. Ogni programma deve essere costruito in modo tale da mantenere un carattere sportivo e atletico e d’altronde, deve mantenere i caratteri tipici di una danza e non deve avere l’aspetto e la costruzione di un programma libero di una coppia di artistico: la scivolata deve sempre essere armoniosa ed elegante; i partner devono staccarsi il meno possibile e non devono dare importanza preponderante ai sollevamenti; devono sempre seguire il ritmo della musica così come devono darne sempre la giusta espressione. La musica, anche se cantata, deve avere sempre un ritmo ben definito. La sola melodia senza ritmo non è permessa dal regolamento internazionale. Le regole da seguire per la costruzione del programma sono contenute nel Regolamento Tecnico della specialità: • sono ammessi tutti i tipi di passi, di giri e di becchi; • la danza deve contenere fili profondi e i passi difficili che dimostrino capacità tecnica e originalità. I passi, i giri e i fili devono essere eseguiti da entrambi i pattinatori; • il valore tecnico di un programma in cui prevalgono chassé e corse è inferiore rispetto a quello di un altro programma che contiene cambi di filo, Choctaw, controtre, vende, controvende, twizzle; 32 • • • sono ammessi tutti i tipi di presa; inoltre, pattinare uno di fronte all’altro è considerato più difficile che pattinare mano nella mano oppure uno di fianco all’altro; il programma deve contenere sollevamenti e piroette specifiche della danza, una sequenza di passi in diagonale, da un angolo della pista a quello opposto, in posizione chiusa e una sequenza di passi circolare della lunghezza della pista; 2 dei 7 sollevamenti permessi e una delle due piroette richieste devono avere le caratteristiche indicate dalle disposizioni annuali della Commissione Tecnica Internazionale. PRESE CARATTERISTICHE. POSIZONE VALZER (O POSIZIONE APERTA). I due pattinatori si trovano uno di fronte all’altro, ad una distanza di circa 15 centimetri. Uno dei due pattina avanti e l’altro indietro. L’uomo tiene la mano destra sulla scapola sinistra della donna, mentre la donna appoggia la sua mano sinistra sulla spalla dell’uomo, appena sotto la sua parte anteriore. Data la vicinanza del busto, i due gomiti sono piegati e devono rimanere all’altezza della spalla della donna. L’uomo prende con la sua mano sinistra quella destra della donna. Le mani si devono alzare appena sopra la spalla della donna, mentre i gomiti devono rimanere quasi del tutto tesi. La tenuta delle braccia deve essere forte, per non perdere il parallelismo e la frontalità della posizione. POSIZIONE TANGO (O POSIZIONE CHIUSA). È uguale alla posizione valzer, ma i due partner pattinano fianco a fianco. La donna può stare sulla sinistra o sulla destra dell’uomo. È importante mantenere il parallelismo dei fianchi e delle spalle. POSIZIONE FOX. La posizione si ottiene partendo da quella di valzer e facendo ruotare i due partner su loro stessi di 90°, in modo che l’anca destra dell’uomo sia in contatto con quella sinistra della donna. I due partner pattinano nella stessa direzione. POSIZIONE KILIAN. I due partner sono rivolti dalla stessa parte, anca contro anca e l’uomo si trova alla sinistra della donna. Il braccio destro dell’uomo passa dietro alla schiena della donna 33 e la mano si appoggia sull’anca di quest’ultima. Il braccio sinistro della donna è teso e passa davanti il busto dell’uomo, mantenendosi a contatto con esso; i due partner congiungono la loro mano sinistra all’altezza dell’ anca dell’uomo o anche più su, e il gomito sinistro di quest’ ultimo è piegato e ruotato in avanti. Affinché la posizione sia solida, è importante che l’uomo tiri leggermente a sé la donna con il braccio destro. Posizione kilian reverse. È simmetrica alla classica posizione Kilian, dal momento che la donna si trova alla sinistra dell’uomo. Posizione kilian aperta. È simile alla posizione Kilian, la mano destra dell’uomo si porta sull’anca sinistra della donna e il braccio della donna è libero. Posizione kilian incrociata. È simile alla posizione Kilian, ma la mano destra dell’uomo prende quella sinistra della donna. POSIZIONE NELLA MANO. I partner si muovono fianco a fianco,nella stessa direzione, mantenendosi per mano, con le braccia tese. POSIZIONE OMBRA. I partner pattinano uno dietro l’altro nella stessa posizione. 34 SVILUPPO TECNOLOGICO. Funzionamento delle palestre e delle relative modifiche dell’area di pattinaggio: ghiaccio e campo di gara. Evoluzione dei pattini. Evoluzione nell’abbigliamento. 35 SVILUPPO TECNOLOGICO. Funzionamento delle palestre e delle relative modifiche dell’area di pattinaggio: ghiaccio e campo di gara. Il pattinaggio su ghiaccio consiste nello scivolare su una superficie levigata calzando un attrezzo che diminuisca l’attrito della calzatura col terreno. Esso ha, infatti, avuto origine in tutte le regioni caratterizzate da inverni rigidi e lunghi e vaste distese d’acqua ferma ghiacciata. L’Olanda è stato il paese in cui questo sport si è diffuso più precocemente e più ampiamente. Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, pattinare su ghiaccio fu uno svago assai diffuso in tutta Europa. Nello stesso periodo furono fabbricate delle macchine per il ghiaccio, che resero possibile la costruzione di piste ghiacciate e coperte e diedero un grande impulso allo sviluppo e alla diffusione del pattinaggio. La prima pista coperta venne inaugurata in Canada, a Quebec City nel 1858. Il ghiaccio era naturale ma, essendo protetto dal sole e dagli altri agenti atmosferici, si manteneva più a lungo; inoltre, poiché la pista disponeva di un sistema di illuminazione a candele, era possibile pattinare anche di sera. La prima pista coperta con ghiaccio artificiale, inaugurata a Chelsea, in Inghilterra, usava un sistema di refrigerazione ideato da John Gamgee. L’interno della pista era nebbioso e pieno di fuliggine e misurava approssimativamente 12 metri per 9 e disponeva di una galleria per gli spettatori e un apposito spazio per l’orchestra. Da quel momento le piste artificiali si diffusero un po’ ovunque ed erano affollatissime; in Europa tutte le più importanti città ebbero la loro pista di ghiaccio artificiale. La prima pista coperta di dimensioni regolamentari, ovvero di 30 per 60 metri, venne costruita a Milano, in via Piranesi. Ancora oggi perfettamente funzionante, conserva, dopo un intelligente restauro, il suo magico fascino architettonico in stile Liberty, in metallo. Nel 1947 venne prodotta la prima macchina per rifare il ghiaccio: la Zamboni. Fu Frank Zamboni a inventare il veicolo, oggi universalmente usato, per rifare la superficie del ghiaccio. Sino ad allora per ripristinare la superficie erano necessari sei uomini che impiegavano quasi un’ora. 36 Evoluzione dei pattini. I pattini nel corso della storia hanno avuto una notevole evoluzione; i primi, infatti, erano di osso: metacarpi di cavallo, di cervo o di bue, tagliati appena prima dell’estremità articolare e lavorati in modo da arrotondarsi verso il lato appoggiato al calzare, al quale erano legati da stringhe e lacci fatti passare attraverso due fori ricavati nell’osso stesso. I pattini metallici risalgono approssimativamente al 200 dopo Cristo: erano costituiti da una striscia di metallo che, essendo piegata per rivestire il margine libero di un pattino di legno, risultava affilata e tagliente, così da consentire una <<presa>> sul ghiaccio. La lama di legno era fissata alla calzatura con dei lacci. Successivamente il legno venne modellato a forma di zoccolo per contenere il piede e il pattino risultò più fisso alla calzatura. Una prima forma di pattino a lama metallica con due fili fu messa a punto probabilmente in Olanda nel Medioevo. La linea di contatto con il ghiaccio non era più unica: la lama era tagliata in modo da avere due bordi taglienti, uno esterno e uno interno, chiamati <<fili>>. Solo nel 1850, negli Stati Uniti, comparvero i primi pattini interamente metallici, compreso l’attacco. I PATTINI. Ogni pattino è costituito da due componenti: lo stivaletto e la lama, che differiscono moltissimo in base alla specialità. Gli stivaletti e le lame per l’artistico e per la danza sono abbastanza simili, ma presentano pur sempre delle differenze, sviluppatesi nel corso degli anni proprio per adattarsi alle diverse esigenze tecniche delle due specialità. I pattini per gli atleti evoluti, inoltre, indipendentemente dalla specialità, hanno caratteristiche tecniche e costruttive molto superiori a quelle per i principianti. I pattini per atleti evoluti. Lo stivaletto per l’atleta evoluto è costruito ancora oggi artigianalmente; le ditte produttrici sono costantemente aggiornate sulle caratteristiche tecniche di questo sport e sulla sua continua evoluzione proprio per fornire soluzioni all’avanguardia che rispondano sempre meglio alle necessità del pattinatore. Molti anni fa gli atleti italiani non trovavano prodotti validi sul mercato nazionale e acquistavano pertanto pattini di importazione. Da alcuni anni l’Italia è diventata leader mondiale nella produzione artigianale di stivaletti e di lame, e i nostri pattini, sempre più diffusi in campo nazionale, vengono venduti anche all’estero. Lo stivaletto di artistico deve essere abbastanza rigido, per mantenere la caviglia nei momenti di maggiore sforzo, come durante lo stacco e l’atterraggio dai salti. Quello 37 per la danza può essere leggermente più morbido ed è generalmente tagliato nella parte posteriore per consentire un maggior movimento della caviglia e l’estensione della punta dei piedi. La consuetudine vuole che gli uomini indossino calzature nere e le donne bianche, ma ultimamente è diffuso anche il colore beige, che veniva utilizzato in passato solo per gli show. LE LAME. La lama, la parte del pattino che viene applicata sotto la calzatura, è andata incontro a un’evoluzione immensa, sia nella forma sia nel materiale con cui è fabbricata. Negli ultimi vent’anni la punta della lama di artistico è diventata molto più pronunciata, parallelamente alla progressiva realizzazione di tutti i salti tripli; la coda della lama di danza si è accorciata, da quando i passi sono diventati sempre più veloci e complessi. Come gli stivaletti, anche le lame per gli atleti evoluti devono essere costruite artigianalmente. Devono essere leggere ma resistenti; devono essere dure, per ridurre l’ attrito sul ghiaccio. Le lame sono d’acciaio e vengono tranciate da uno stampo. Per poter essere tranciato, l’acciaio deve essere abbastanza dolce; dopo la tranciatura viene temperato sul margine affilato per uno spessore di 5-8 millimetri. La ditta italiana Winner’s ha brevettato una nuova lama, chiamata KE&KE, costruita con una diversa qualità d’acciaio, più duro di quello classico, il quale diminuisce l’attrito sul ghiaccio e consente di pattinare a velocità maggiore, a parità di spinta, di peso e di tecnica. Rispetto a quella di artistico, la lama di danza è leggermente più corta in coda, per evitare che i due partner si urtino durante l’esecuzione dei passi, e più stretta, per rendere più agevole il passaggio da un filo all’ altro. La lama di artistico, invece, è dotata di una dentellatura frontale più pronunciata di quella di danza, proprio per facilitare lo stacco dei salti. La convessità della lama fa sì che solo una sua parte prenda contatto con il ghiaccio, riducendo notevolmente l’attrito: quella centrale-posteriore, quando si pattina in avanti, e quella centrale-anteriore, quando si pattina indietro. È proprio la convessità della lama a permettere di effettuare i cambi di filo, dal momento che, per la loro esecuzione, bisogna spostare il peso del corpo da una porzione all’altra della stessa. 38 Tutte le lame presentano, nella parte a contatto con il ghiaccio, una scannellatura centrale che determina la formazione di due spigoli, definiti <<fili>>, tramite i quali avviene la presa sul ghiaccio; si chiama <<esterno>> il filo posto all’esterno della lama e <<interno>> quello posto sul suo versante interno. I <<fili>> sono la caratteristica essenziale del pattinaggio per la maggior parte del tempo, infatti, mentre si pattina, si prende contatto con il ghiaccio con uno soltanto di essi. Solo quando si avanza in linea retta, si distribuisce il peso su entrambi i fili, ovvero si sta sul <<piatto>> della lama. Evoluzione nell’abbigliamento. Alle Olimpiadi del 1924 la grande Sonja Henie, colei che trasformò radicalmente il pattinaggio artistico, indossò per prima una gonna corta; poteva farlo perché era una bambina, ma fu una rivoluzione. Gli abiti femminili da allora cambiarono completamente: Sonja usò vestiti più attillati e gonne corte, che le permettevano di saltare e di eseguire tutti i movimenti. Sonja cambiò persino il colore dei pattini: quando tutte le donne usavano gli stivaletti neri, come gli uomini, lei li volle beige; e quando la imitarono lei li volle bianchi. Anche i costumi perciò seguono la moda e negli ultimi decenni i tutù molto semplici, con stoffe pesanti e simili a quelle di un normale vestito, hanno lasciato posto a quelli con ricami di paillette e lustrini e a quelli molto leggeri, delicati e aderenti, dove viene dato grande rilievo al gioco di contrasti nel colore e nelle sfumature dei tessuti. Anche gli uomini, che sino a 30 anni fa indossavano costumi con spencer o con giacche e addirittura con la cravatta, sono passati poi alle tute di aspetto più atletico, ai pantaloni con il fondo largo che copriva il pattino e infine a modelli più attillati. Naturalmente, la specialità in cui si raggiunge l’apoteosi dei costumi appariscenti e d’effetto è la danza dove l’essenza stessa dello sport richiede la completa integrazione del pattinatore con la musica e con il costume, affinché l’interpretazione risulti ancora più convincente. La scelta del costume, o per meglio dire dei costumi, che l’atleta indosserà in gara, generalmente uno per ogni esercizio, è di grande importanza e richiede parecchio tempo. Da un punto di vista strettamente tecnico un costume deve: assicurare una totale e completa libertà nei movimenti, cosa che può essere facilmente ottenuta con i moderni tessuti quali la licra; mettere in risalto la linea dell’atleta e non mascherare il suo corpo; 39 rispettare i requisiti del regolamento internazionale che obbliga le donne a indossare un gonnellino e gli uomini a coprire le braccia e a non lasciare troppo scoperto il torace; il costume, inoltre, deve esser dignitoso e non deve richiamare in modo eccessivo lo show e la spettacolarità a discapito del gesto atletico-sportivo. 40 COMPONENTI DI BASE. Programmazione degli allenamenti. Studio dei gesti, dei movimenti tramite il balletto, la coreografia. 41 COMPONENTI DI BASE. Programmazione degli allenamenti. Per trasformare un programma di gara in una forma di arte servono anni e anni di faticoso allenamento. Le doti di un atleta sono fondamentali per raggiungere livelli elevati; ma niente si ottiene senza il quotidiano esercizio, che deve essere meticoloso, articolato e programmato sin da quando si inizia a pattinare. Ogni elemento deve essere acquisito nel modo corretto, sino dalla semplice spinta avanti. Bisogna allenare i passi, i salti, le piroette; ma bisogna allenare anche il gesto, la postura, l’espressività e persino la musicalità. Bisogna dedicare, quindi, molto tempo all’allenamento degli elementi basilari e strutturali parallelamente al movimento armonico, perché esso è proprio l’essenza più intima di questo meraviglioso sport. Nel corso degli anni il pattinaggio è andato incontro ad una grande evoluzione tecnica ed espressiva e i diversi aspetti che lo caratterizzano, ovvero la forza esplosiva, la potenza, la resistenza, la tecnica, la creatività, l’espressività, l’originalità e il senso estetico hanno raggiunto via via un maggiore equilibrio. Proprio perché questo sport è tanto complesso e richiede elevate prestazioni atletiche e grande capacità interpretativa, l’allenamento deve essere affidato a un’équipe di tecnici, ciascuno dei quali, nell’ ambito di una programmazione specifica, svolge un ruolo ben definito. Per un buon allenamento sono necessari non soltanto l’allenatore, ma anche l’insegnante di balletto, il coreografo, il preparatore atletico, il medico, il fisioterapista e lo psicologo. Come in tutti gli sport, tanto è maggiore il livello dell’atleta e tanto migliori sono i risultati che ottiene in campo internazionale, tanto più diventa necessaria l’assistenza di uno staff completo. L’allenatore è la figura principale, non solo perché il suo ruolo è fondamentale, ma perché, trascorrendo molto tempo con il suo atleta, ne conosce i problemi e le esigenze. Sarebbe un errore gravissimo badare soltanto all’aspetto tecnico e trascurare tutte le altre componenti che concorrono alla costruzione dell’atleta e all’ ottenimento di un’ottima prestazione in gara. Ovviamente, la metodologia d’insegnamento può cambiare in base al fatto che ci si rapporti a bambini o ad atleti evoluti. Quando un insegnante lavora con i bambini deve essere capace di farli divertire; quando invece lavora con ragazzi e con atleti formati deve capirne lo stato d’animo, deve saper sfruttare tutti i momenti positivi, per convogliare l’ energia verso il raggiungimento degli obiettivi proposti. L’allenatore oltre ai vari elementi tecnici deve insegnare al suo allievo come ci si allena, come ci si comporta in gara e come si vince. Deve insegnarli che cos’è la fermezza e la perseveranza; che cos’è l’energia e il vigore e la docilità; deve insegnarli la destrezza e la velocità. Il rapporto, perciò, fra l’atleta e il suo allenatore è davvero molto stretto. L’allenatore ha anche un altro compito fondamentale, ovvero quello di programmare l’allenamento del suo atleta. La capacità di programmazione deve essere parte del suo 42 <<bagaglio culturale>>; senza programmazione l’atleta non cresce e non progredisce. L’allenatore, per esempio, non deve soltanto insegnare il salto, ma deve sapere quanti salti far eseguire durante una sessione di allenamento; che cosa allenare nelle varie sessioni; quando e quanto provare il programma; che cosa fare per aumentare la potenza, la resistenza, lo scatto; che cosa allenare sul ghiaccio e cosa in palestra. I principi su cui si fonda l’allenamento sono: la specificità del carico di lavoro, ovvero la ripetizione continua del gesto e dell’esercizio specifici della disciplina, attuata per condizionare i processi metabolici dai quali dipende la possibilità della loro esecuzione e la <<memoria>> nervosa e muscolare del movimento stesso; la supercompensazione, ovvero la somministrazione di carichi di lavoro atti a stimolare l’organismo a produrre fenomeni di adattamento a livelli superiori di prestazione; il recupero, ovvero il periodo nel quale le sorgenti energetiche esaurite si ricostituiscono a un livello superiore a quello primitivo; la progressione, ovvero la somministrazione di carichi di lavoro via via crescenti in funzione della risposta di adattamento dell’organismo dell’atleta. Non sempre un atleta preparato è capace di gareggiare, perciò, l’allenatore deve insegnare al suo atleta ad allenarsi e sostenere una gara, dando sempre il meglio di sé. In allenamento l’insegnante deve utilizzare la tecnica della simulazione, ovvero deve ricreare situazioni il più possibile simili a quelle di gara. Deve sottoporre il suo atleta ad una pressione fisica, tecnica, emotiva, tattica e psicologica. Con queste premesse risulta evidente che la stesura di un buon programma non è cosa facile. Bisogna sempre considerare che molti aspetti della preparazione vanno curati fuori dal ghiaccio, con l’utilizzo di diverse metodologie che spaziano dallo stretching alle sedute in palestra con l’utilizzo di pesi o di fasce elastiche, alle varie forme di danza, al trampolino elastico e così via. Nella programmazione dell’allenamento stagionale di un atleta si considerano solitamente quattro fasi: periodo preparatorio, da maggio a luglio-agosto; periodo precompetitivo, da agosto-settembre a ottobre; periodo competitivo, da ottobre-novembre a marzo; periodo di riposo e di riposo attivo, in aprile. Nel periodo preparatorio è anche importante migliorare la resistenza. In questo sport avere una buona resistenza significa essere in grado di completare il programma senza stanchezza, mantenendo sino alla fine l’energia e la forza necessaria per saltare e per pattinare. Per aumentare la resistenza si possono praticare varie attività e diversi esercizi: corsa, bicicletta o cyclette per periodi prolungati portando la frequenza cardiaca a livello della soglia anaerobica; pattinate con passetti, fili e movimenti, della durata di 20-30 minuti e di intensità tale da portare la frequenza cardiaca a livello della soglia anaerobica; 43 esecuzione consecutiva di salti, per una durata di 5 minuti; <<interval training>>: consiste in una sequenza di salti, passi e piroette che migliorano la resistenza e abituano l’atleta a eseguire un salto in un contesto. Può essere costituito da stazioni, ovvero serie di esercizi consecutivi con sottofondo musicale, o in ripetizioni di parti del programma. Nel periodo competitivo la concentrazione degli atleti deve essere mantenuta al massimo livello. Negli ultimi anni il periodo competitivo internazionale si è notevolmente allungato ed è importante riuscire a mantenere un buono stato di forma fisica e mentale per almeno cinque o sei mesi. Al termine della stagione agonistica ovvero a fine marzo, dopo i Campionati del Mondo, per gli atleti di alto livello e verso fine aprile per quelli impegnati in campo nazionale, è indispensabile un buon periodo di riposo. La preparazione atletica. Il pattinaggio artistico e la danza sul ghiaccio sono catalogati fra gli sport a più alta componente tecnica e coordinativa e sono assimilabili, sotto questo punto di vista, ai tuffi, alla ginnastica artistica e ritmica, al balletto. La capacità di coordinare con assoluta precisione e tempismo i movimenti degli arti inferiori, superiori e del tronco, è indispensabile per realizzare l’elevato numero di esercizi che il pattinaggio richiede, per lo più in condizione di perenne disequilibrio o, come nel caso del pattinaggio artistico, di salto. Il pattinaggio artistico e la danza su ghiaccio favoriscono lo sviluppo dell’equilibrio, qualità essenziale in questo sport dove, per la maggior parte del tempo, il pattinatore si trova a eseguire esercizi di grande difficoltà e per di più su un solo piede. Risulta evidente che il pattinaggio artistico e la danza sul ghiaccio sono sport veramente completi e formativi sotto il profilo fisico e motorio. Oltre all’equilibrio e alla coordinazione, al pattinatore sono necessarie altre qualità motorie quali l’elasticità muscolare, la mobilità articolare, la forza e la resistenza. L’elasticità 44 muscolare e la mobilità articolare sono essenziali per assorbire il peso all’atterraggio dei salti, per prevenire gli infortuni e per ottemperare al canone estetico richiesto in questo sport: alcuni esercizi che rappresentano l’immagine stessa del pattinaggio quali la luna, l’angelo, la Ina Bauer, la piroetta rovesciata o alcuni particolari sollevamenti che hanno reso celebri alcune coppie di danza o di artistico, sono tanto più belli quanto più flessibile e morbido è il pattinatore che li esegue. Tutti i movimenti e tutte le posizioni richiedono in ogni caso grande elasticità, per essere tecnicamente corretti ed esteticamente gradevoli. Lo stretching ha quindi un’importanza fondamentale e un ruolo primario nel programma di allenamento di un pattinatore. Il pattinaggio richiede una notevole forza, anche se il pattinatore di alto livello non deve mostrare sforzo o fatica nell’esecuzione dei vari esercizi. Tutto deve apparire quasi facile per essere apprezzabile sotto il profilo estetico. Anche le braccia devono essere forti, per il continuo movimento che viene loro richiesto, sia alla partenza dei salti, sia nelle piroette, sia nei vari gesti e movimenti eseguiti per motivi estetici e coreografici. Nella danza e nell’artistico in coppia la forza degli arti superiori deve essere ancora maggiore, per poter eseguire i sollevamenti e i salti lanciati. Un buon allenamento a secco permette di incrementare la forza muscolare. Nella programmazione degli esercizi bisogna tenere presenti alcune regole fondamentali di consequenzialità degli stessi: prima di lavorare sulla forza bisogna aumentare la flessibilità e bisogna irrobustire i tendini; prima di incrementare la forza degli arti bisogna aumentare quella del tronco, sviluppando addominali e dorsali; prima di agire sui muscoli primariamente responsabili del movimento specifico, bisogna intervenire sui muscoli stabilizzatori del movimento stesso. Gli esercizi volti a sviluppare la forza devono essere personalizzati e adatti all’atleta che li esegue. Risultano particolarmente utili gli esercizi che, aumentando la forza di un gruppo muscolare, consentono di migliorare simultaneamente l’equilibrio e la postura. Studio dei gesti, dei movimenti tramite il balletto, la coreografia. Il rapporto tra il pattinaggio e il balletto è davvero molto stretto. Il balletto diventa indispensabile nel programma di allenamento di un pattinatore, poiché contribuisce in modo importante a costruire sin dalle basi il corpo dell’atleta, a rendere naturali e spontanei tutti i movimenti e le posizioni, lo abitua alla precisione del gesto e rende armonico ed elegante il portamento, anche nei passaggi tecnici e difficili. Il balletto è poi importantissimo per sviluppare il senso musicale e l’espressività del pattinatore. 45 Il contatto con la musica e l’incoraggiamento a rispondere al ritmo fin dalla tenera età possono indubbiamente risultare utili in seguito, quando il pattinatore dovrà eseguire velocità, passi e movimenti al ritmo della musica sulla quale dovrà pattinare. Il balletto nel programma di allenamento di un pattinatore, inoltre: insegna a tenere le braccia; aumenta la flessibilità, stabilizza le articolazioni e i legamenti; migliora l’equilibrio; aiuta a percepire in modo completo il corpo e i suoi movimenti; migliora la respirazione e insegna a controllarla. La coreografia è una parte essenziale nella preparazione al pattinaggio artistico in quanto dà agli elementi, ai movimenti e alle figure che il pattinatore inserisce nel suo programma senza la quale il pattinaggio perderebbe il suo significato più profondo, la sua magia, la sua bellezza. Per migliorare la qualità del pattinaggio e la capacità interpretativa si possono inventare anche degli esercizi divertenti da effettuare sul ghiaccio, soprattutto con i più piccoli, quali la improvvisazione coreografica di una musica, oppure la <<sbarra>> sul ghiaccio, ovvero l’esecuzione con i pattini di esercizi di balletto normalmente eseguiti in sala. Il lavoro di un coreografo è quello di <<costruire>> un programma, ovvero di disporre nel periodo di tempo a disposizione del pattinatore i vari elementi in modo tale che ne risulti un insieme compiuto con una sua specificità dettata dalla musica scelta. Il programma deve essere un <<balletto>> in cui gli elementi tecnici diventano parte integrante della coreografia. Il coreografo deve pertanto: scegliere la musica adatta al carattere del pattinatore e spiegarne il significato e la storia; disegnare il programma su carta, inserendo tutte le difficoltà richieste, in base alle capacità tecniche del pattinatore e alle caratteristiche della musica; verificare che il disegno sia vario e che la disposizione degli elementi soddisfi quanto richiesto dal regolamento; inserire movimenti, posizioni, figure per connettere fra loro gli elementi, accertandosi che siano vari e interessanti, che corrispondano alle esigenze della musica, che abbiano un filo conduttore unificante e una motivazione. Lavorare sull’espressività, sullo sguardo, sulla mimica. 46 CONCLUSIONE Il pattinaggio artistico su ghiaccio mi ha affascinata particolarmente in quanto ho potuto considerare le similitudini con lo sport che pratico, il quale non l’ho voluto scegliere perché da me è già abbastanza conosciuto ed ho voluto acquisire nuove cognizioni verso un’altra realtà sportiva accostabile alla ginnastica ritmica. A mano a mano che ricercavo materiale e proseguivo nel lavoro mi sono incuriosita sempre più ed ho capito che è uno sport assai completo in quanto, a differenza di altri oltre a sviluppare una componente atletica ed agonistica, dà la possibilità di esprimersi anche a livello artistico, musicale e creativo permettendo ai pattinatori di manifestare tutto il loro essere e la propria personalità. BIBLIOGRAFIA • • Libro: “Pattinaggio artistico e danza sul ghiaccio” di Paolo Pizzocari, prefazione di Barbara Fusar Poli a cura di Roberto Ghetti. Varie riviste e quotidiani. SITOGRAFIA • Siti internet su Google e Wikipedia. 47