TACCUINO Introduzione dell’Elenco analisi di laboratorio a partire dal 1° luglio 2009 Quali i cambiamenti e come si intende procedere? Care Colleghe, Cari Colleghi, Anche in questi primi mesi dell’anno l’OMCT ha dovuto far fronte a molteplici tematiche di politica sanitaria come per esempio il nuovo regolamento per il numero di concordato e splitting /art. 55a LF LAMal/, lo riuscito sciopero del 1. Aprile 2009 e la vigilanza sulla solita problematica dell’economicità delle cure per elencare solo le più importanti. Grazie al contributo e al sostegno dell’Ufficio presidenziale e del consiglio direttivo abbiamo affrontato tutte queste tematiche con animo deciso e spirito propositivo e non sono mancati i risultati positivi per noi tutti, ma considerata l’importanza che ha avuto nei mesi scorsi la revisione dell’Elenco delle analisi di laboratorio, ci permettiamo di dare spazio ai dettagli che riguardano questo aggiornamento attraverso il testo redatto dal Vice presidente della FMH Dr. Ernest Gähler, che ringrazio per il prezioso lavoro svolto, e tradotto dal nostro segretariato. Il nuovo elenco introduce una tassa di presenza e alcuni supplementi che in parte verranno garantite solo a titolo transitorio. In seguito alle preannunciate dimissioni del Ministro della Salute Pascal Couchepin, l’OMCT nonostante sia contrario a questa revisione ha deciso di sospendere lo sciopero amministrativo così come la Società Svizzera di Medicina Generale e gli Ordini Romandi alfine di auspicare una ripresa di dialogo costruttivo con il successore di Couchepin e l’Ufficio Federale di Sanità Pubblica. Viste le misure di risparmio in discussione a livello delle camere federali e la successione in Consiglio Federale prevediamo un altro autunno caldo per la sanità svizzera e per le nostre giuste rivendicazioni. Per quanto concerne l’Ordine vi informiamo che a partire dal 1. settembre 2009 la nostra sede si trasferirà ufficialmente a Mezzovico in Via Cantonale presso lo stabile QI. Ulteriori precisazioni seguiranno. Viste le misure di risparmio in discussione a livello delle Camere Federali e la successione in Consiglio Federale si prevede un autunno caldo per la sanità svizzera e la difesa della nostra professione. A nome dell’Ufficio Presidenziale e del Consiglio Direttivo vi auguro una “rigenerante” pausa estiva in vista delle nuove sfide professionali. Franco Denti, Presidente OMCT Il 1° luglio 2009 l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), nonostante le forti critiche legate a questa revisione, ha introdotto il nuovo Elenco della analisi di laboratorio (EA). Purtroppo il modello tariffale „Point-of-Care“ elaborato e promosso dalla FMH non è stato considerato (vedi Bollettino FMH/SAEZ 2009; 90:7, pag. 238). Il Vicedirettore dell’UFSP afferma che questo modello tariffale non rispetti le condizioni poste dalla LAMal. Queste dichiarazioni si scontrano con la perizia giuridica redatta su mandato della FMH dal Signor Eugster. Come mi comporto? Disobbedienza: Dai nostri accertamenti giuridici emerge come una fatturazione basata sul vecchio Elenco della analisi di laboratorio oppure basata sul modello tariffare Point-of-Care non sia conforme alla legge, anzi sia punibile penalmente. Noi non intendiamo mettere in atto dei provvedimenti che penalizzano i pazienti. Informazioni dell‘UFSP Peter Indra, Vicedirettore dell’UFSP, in occasione di una conferenza stampa tenutasi all’inizio di marzo 2009 ha presentato in termini pratici l’applicazione del nuovo Elenco delle analisi di laboratorio: il valore del punto a partire dal 1° luglio 2009 sarà di Fr. 1.-, al quale si aggiunge una tassa di presenza (variabile: 1 TP per analisi ematologiche e 2 TP per analisi chimiche; si aggiungono inoltre 4 TP per consultazione e per giorno) e un valore supplementare di Fr. 1.- fino al 31.12.2011 (quale misura transitoria). Indra ha inoltre sostenuto che tre analisi al giorno per consultazione medica sono sufficienti per coprire i costi di laboratorio, anzi ha sostenuto che il medico “ci guadagna”, mentre per le altre analisi può invece far capo ai laboratori specializzati. Guida all’utilizzo del nuovo elenco Tutte le posizioni delle analisi verranno rinumerate e a queste verranno aggiunte delle nuove posizioni. Le analisi eseguite nell'ambito delle cure di base sono suddivise in Analisi comprese nelle cure di base in senso stretto (Elenco parziale 1 ed Elenco parziale 2, la cui suddivisione è unicamente tariffale e concerne esclusivamente i laboratori negli studi medici) e un Elenco ampliato per i medici specialisti, che oltre alle analisi riguardanti le cure di base in senso stretto potranno effettuare ulteriori analisi di laboratorio. La novità principale riguarda il calcolo e la fatturazione delle prestazioni in base alle analisi effettuate – oltre alle specifiche prestazioni sono stati aggiunti una serie di supplementi: • una tassa di presenza per giorno e per paziente; • un supplemento transitorio per prestazione; • un supplemento per prestazione a dipendenza del tipo di analisi effettuata. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 259 TACCUINO Nella tabella sottostante vengono riepilogati i supplementi amministrativi e la loro denominazione: Posizione nuova Denominazione Limitazione 4707.00 Tassa di presenza per il laboratorio del gabinetto medico, per paziente con consultazione comprese le analisi di laboratorio e per giorno; applicabile soltanto se gli esami di laboratorio sono eseguiti nel proprio laboratorio del gabinetto medico come diagnosi in presenza del paziente Limitazione: cumulabile con le posizioni 4707.10 e 4707.20 supplementi per analisi con e senza suffisso C, fino a un massimo di 24 punti per incarico: ugualmente applicabile se gli esami di laboratorio sono eseguiti per il proprio bisogno o su incarico esterno da laboratori d’ospedale e da officine di farmacisti per incarico anche applicabile per analisi di laboratorio per il proprio bisogno tramite laboratori (d'ospedale) 4707.10 Supplemento per ogni analisi con suffisso C; applicabile soltanto in relazione con la tassa Limitazione: cumulabile con le di presenza di cui alla posizione 4707.00 se gli esami di laboratorio sono eseguiti nel proprio posizioni 4707.00 laboratorio del gabinetto medico e come diagnosi in presenza del paziente tassa di presenza e 4707.20 supplemento per analisi anche applicabile in relazione con la tassa di presenza di cui alla posizione 4707.00 se gli senza suffisso C, fino a un esami di laboratorio sono eseguiti per il proprio bisogno o su incarico esterno da laboratori massimo di 24 punti d’ospedale e da officine di farmacisti anche applicabile per analisi di laboratorio per il proprio bisogno tramite laboratori (d'ospedale) 4707.20 Supplemento per ogni analisi senza suffisso C; applicabile soltanto in relazione con la tassa di presenza di cui alla posizione 4707.00 se gli esami di laboratorio sono eseguiti nel proprio laboratorio del gabinetto medico e come diagnosi in presenza del paziente; anche applicabile in relazione alla tassa di presenza di cui alla posizione 4707.00 tramite laboratori d'ospedale se gli esami di laboratorio sono eseguiti per il proprio bisogno o su incarico esterno e da officine di farmacisti, anche applicabile per analisi di laboratorio eseguite su incarico esterno 4708.00 Supplemento transitorio, per analisi Limitazione: cumulabile con le posizioni 4707.00 tassa di presenza e 4707.10 supplemento per analisi con suffisso C, fino a un massimo di 24 punti Limitazione: Valevole dal 1.7.2009 al 31.12.2011 Esempi Analisi di laboratorio seguita da una consultazione medica Analisi di laboratorio senza consultazione medica Posizione TP Denominazione Posizione TP Denominazione 1356.00 2.5 Glucosio, sangue/plasma/siero 1396.00 8 Emoglobina, determinazione manuale 4707.00 4 4708.00 1 Supplemento transitorio, per analisi 4707.10 4708.00 2 1 Tassa di presenza per il laboratorio nello studio medico Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1363.00 17.8 Emoglobina glicosilata (HbA1c) 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi • La fatturazione delle analisi di laboratorio avviene conteggiando: la tassa di presenza (1 x al giorno e per paziente), i supplementi legati a suffissi in funzione della tassa di presenza e il supplemento transitorio. 260 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TACCUINO Due consultazioni mediche effettuate lo stesso giorno, con analisi di laboratorio Check-up con analisi di laboratorio e consultazione medica 1. Consultazione medica Posizione TP Denominazione Posizione TP Denominazione 1666.00 1 Velocità di eritrosedimentazione, prelievo di sangue escluso 1372.00 10 Emogramma III 4707.00 4 4707.00 4 4707.20 4708.00 1 1 Tassa di presenza per il laboratorio nello studio medico Supplemento per ogni analisi senza suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 4707.10 4708.00 2 1 Tassa di presenza per il laboratorio nello studio medico Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1230.00 2.5 Colesterolo, totale 1245.00 10 Proteina C-reattiva (CRP), qn 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1731.00 2.8 Trigliceridi 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1410.00 3.2 Colesterolo HDL senza precipitazione separata 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1020.00 2.5 Alanina-amminotransferasi (ALAT) 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1093.00 2.5 Aspartato-amminotranserasi (ASAT) 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1509.00 2.5 Creatinina, sangue/plasma/siero 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1738.00 2.8 Urati 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1739.00 20 Stato urinario, 5-10 parametri, determinazione del contenuto urinario corpuscolare 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1207.00 3.2 Bilirubina, totale 4707.10 4708.00 2 1 Supplemento per ogni analisi con il suffisso C Supplemento transitorio, per analisi 1371.00 9 Emogramma II 4708.00 1 Supplemento transitorio, per analisi 1479.00 2.8 Potassio, sangue/plasma/siero 4708.00 1 Supplemento transitorio, per analisi 1406.00 2.5 Urea, sangue/plasma/siero 4708.00 1 Supplemento transitorio, per analisi 2. Consultazione medica 1372.00 10 Emogramma III 4708.00 1 Supplemento transitorio, per analisi 1245.00 10 Proteina C-reattiva (CRP), qn 4708.00 1 Supplemento transitorio, per analisi La tassa di presenza può essere fatturata solo una volta al giorno e per paziente. Per questo motivo nella seconda consultazione medica non può essere fatturata la tassa di presenza per analisi di laboratorio. Considerato inoltre che i supplementi dovuti ai suffissi vengono conteggiati in funzione della tassa di presenza, per la seconda consultazione decadono anche questi supplementi. In sintesi • Il supplemento transitorio 4708.00 può essere calcolato per ogni analisi; questa misura resterà in vigore fino al 31.12.2011. • La tassa di presenza 4707.00 può essere calcolata 1x per paziente al giorno, se le analisi di laboratorio vengono effettuate nello studio medico e vi è una consultazione medica. • La tassa presenza e i supplementi 4707.00 /4707.10 /4707.20 possono essere conteggiati fino ad un massimo di 24 punti tariffali. La tassa presenza 4707.00 e i due supplementi relativi ai suffissi 4707.10 und 4707.20 possono essere conteggiati fino a raggiungere un massimo di 24 punti tariffali. Per questo motivo nelle ultime tre analisi i supplementi relativi ai suffissi decadono. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 261 TACCUINO Monitoraggio • L’UFSP introdurrà un sistema di monitoraggio per individuare eventuali conseguenze dovute all’introduzione del nuovo Elenco delle analisi di laboratorio e interverrà di seguito ponendo dei correttivi, qualora dovessero emergere degli scostamenti sostanziali. • Gli obiettivi precisi e il concetto alla base di questa revisione emergeranno solo in seguito alla sua adozione. Noi ci impegneremo affinché questo tipo di monitoraggio sia debitamente attento agli aspetti di natura pratica. • Noi elaboreremo un sistema di monitoraggio interno alla FMH, capace di differenziare il monitoraggio nel rispetto dei principi alla base del nostro concetto. Questo sistema necessita di essere ancora messo a punto per poi essere introdotto. Conclusioni • L’Elenco della analisi di laboratorio entrerà in vigore il 1o luglio 2009, nonostante contenga ancora delle carenze importanti. L’UFSP è a conoscenza di questo fatto. Noi abbiamo ripetutamente segnalato all’UFSP i gravi errori presenti nell’Elenco, ciò nonostante l’UFSP insiste nel volerla introdurre il prossimo 1° luglio 2009. • Il nuovo Elenco delle analisi di laboratorio non rispetta le condizioni fissate dalla LAMal (prestazioni efficaci, appropriate, economiche e incentrate sugli obiettivi). Le evidenti ingiustizie che ne derivano sono inaccettabili e non possono essere corrette da modifiche a corto termine. • Se l’introduzione del nuovo Elenco delle Analisi (EA) verrà realmente accompagnato da un sistema di monitoraggio obiettivo, affioreranno molto presto le carenze del nuovo tariffario introdotto oltretutto in modo precipitoso. „Packen wir es an und machen das für uns Beste daraus”. (Cerchiamo di affrontare il tutto traendone il meglio per noi). Dr. Ernst Gähler Vicepresidente FMH Anton Prantl, Dipl. Masch. Ing. Presidente, Direzione Cassa dei Medici Dr. Roman Fried Associazione Controllo della qualità 262 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 SEZIONE SCIENTIFICA LA CHIRURGIA DEL CANCRO DELL’ESOFAGO Aggiornamento sul tema e analisi dell’esperienza dell’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli A. Guerra, P. Gertsch Servizio di Chirurgia, Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli Riassunto Nel presente articolo si passeranno in rassegna, in modo succinto, i tumori maligni dell’esofago. Diversi aspetti verranno analizzati con lo scopo soprattutto di fare il punto sulla diagnostica e la terapia, sempre più multimodale, frutto di una presa a carico multidisciplinare. Patologia spesso diagnosticata ad uno stadio avanzato o in pazienti compromessi sul piano generale, raramente può essere sottoposta dall’inizio ad un intervento curativo. Un tasso di mortalità e complicanze postoperatorie alte, associate a una probabilità di sopravvivenza a 5 anni bassa, sottolineano la gravità del problema. Diverse novità e progressi sono avvenuti negli ultimi anni, allo scopo di migliorare la qualità di vita e la prognosi. Accanto a quanto si trova nella letteratura, verrà presentata l’esperienza dell’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli in quest’ambito. Dal fatto che nel 1995 sono state importate a Bellinzona delle competenze particolari nel campo della chirurgia dell’esofago, ne è ri- sultata una concentrazione progressiva di questi interventi in questo ospedale. Dei centri di competenze sono inoltre stati definiti dall’Ente Ospedaliero Cantonale, in tal modo che questa statistica corrisponde più o meno a quella dell’intero cantone. Quanto qui riportato completa la presentazione fatta nell’ambito della formazione dell’OMCT il 15.10.2008. Si spera possa essere di aiuto al medico per meglio comprendere la problematica dei propri pazienti affetti da questa neoplasia. Introduzione Le malattie dell’esofago che comportano una terapia eventualmente chirurgica sono i tumori (benigni o maligni), i traumi come le lesioni da caustici, le rotture iatrogene e la rottura spontanea (Booherave), i diverticoli, l’acalasia, le ernie iatali e la malattia da reflusso gastro-esofageo. I tumori di questo segmento dell’apparato digerente rimangono associati ad una cattiva prognosi sia per il numero esiguo di pazienti che può essere trattato a scopo curativo, sia per un alto tasso di mortalità e morbilità legati all’intervento, che per la ridotta sopravvivenza a lungo termine. Il pre- sente lavoro vuole fare il punto su questa patologia, sottolineando eventuali novità e mostrare ciò che è possibile fare nel nostro cantone. I tumori maligni dell’esofago Epidemiologia Essi rappresentano l’ottava neoplasia maligna per frequenza al mondo e la sesta causa di morte per cancro. La ripartizione tra uomini e donne è di 4:1 con una predilezione per la VI-VII decade di vita. L’incidenza globale è di 4/100000 abitanti/anno ma in Russia, Turchia, Cina e Giappone essa raggiunge i 40/100000 abitanti/anno. In Europa (Fig. 1), questa varia tra 2 e 12 casi per 100000 abitanti/anno. Dal registro dei tumori del Canton Ticino si evidenzia che nel periodo 1996-2007, la diagnosi di neoplasia esofagea è stata posta 279 volte su un totale di 19664 tumori (esclusi quelli della cute). La ripartizione tra i sessi evidenzia una netta predominanza nell’uomo con il 77% contro il 23% di donne colpite. Fattori di rischio Gli studi hanno permesso di annoverare i fattori di rischio principali correlabili al cancro dell’esofago. Tra di essi primeggiano il tabacco, l’alcool (per il carcinoma squamocellulare) e soprat- Fig. 1: Incidenza in Europa del cancro dell’esofago. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 263 SEZIONE SCIENTIFICA tutto la loro associazione. Altri fattori sono uno stato nutrizionale carente, la tilosi (carcinoma nel 95% dei casi prima dei 65 anni), la sindrome di Plummer-Vinson (carcinoma esofago e orl nel 10% dei casi), l’acalasia (carcinoma nel 15% dei casi dopo 20 anni), le lesioni caustiche (carcinoma nell’1-7% dei casi dopo 40-50 anni) e l’esofago di Barrett. Quest’ultimo è il risultato nel tempo dei cambiamenti della mucosa dell’esofago dovuti al reflusso gastro-esofageo cronico (acido e biliare). L’epitelio squamoso si trasforma in epitelio tipo cardias e quindi in metaplasia intestinale. Questa caratterizza l’esofago di Barrett. In esso possono apparire delle displasie più o meno invasive e infine dei focolai di carcinoma. Il rischio di passaggio dalla metaplasia intestinale al carcinoma è quantificabile in 0.5-1% per anno, tra il 5 e il 10% oltre i 10 anni e tra il 18 e il 36 % oltre i 50 anni. Talvolta una persona può trovarsi ad avere un carcinoma su esofago di Barrett senza aver mai avuto dei disturbi da attribuire a un’esofagite da reflusso. Sintomi Il tumore dell’esofago si manifesta classicamente con disfagia, sicuramente il sintomo più frequente, dapprima episodica poi costante, all’inizio per i solidi e tardivamente anche per i liquidi. Talvolta la scialorrea (mancato deflusso salivare nello stomaco), il rigurgito, una broncopolmonite ad ingestis, del dolore in sede epigastrica e/o retro sternale dovuto a reflusso gastroesofageo e/o infiltrazione delle radici nervose, un’emorragia grave (rara); un’anemia per il più frequente continuo stillicidio, un fetore ex ore (per ristagno di alimenti con colliquazione del tumore), un calo ponderale e la raucedine e/o disfonia per infiltrazione del nervo ricorrente possono essere associati al cancro dell’esofago ed esserne la loro manifestazione. 264 TRIBUNA MEDICA TICINESE Fig. 2: Classificazione TNM. Fig. 3: Classificazione in stadi. Tipi e localizzazione Due sono i principali tipi di neoplasie dell’esofago, il carcinoma squamocellulare e l’adenocarcinoma. Il primo rappresentava l’85% dei casi negli anni ’60 ma nei decenni seguenti la sua 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 frequenza è diminuita e attualmente si constata un rapporto del 50%. Il carcinoma squamocellulare si localizza soprattutto nell’esofago prossimale mentre l’adenocarcinoma predilige l’esofago distale. SEZIONE SCIENTIFICA Gli studi istologici e clinici hanno permesso di differenziare la neoplasia della giunzione eso-gastrica in tre gruppi (Classificazione di Siewert, 1987): il tipo I che è l’adenocarcinoma su esofago di Barrett che sorge tra 1 e 5 cm sopra la linea zeta; il tipo II o carcinoma del cardia vero tra 1 cm sopra e 2 cm sotto la linea zeta; il tipo III che è il carcinoma sottocardiale che va tra i 2 e i 5 cm sotto la linea zeta. Classificazione Come per altri tumori, anche nel caso della neoplasia dell’esofago si è definita l’estensione della malattia secondo la classificazione TNM (Fig. 2) e secondo lo stadio (Fig. 3). Bilancio Di fronte ad un paziente che presenta un sintomo correlabile ad una patologia dell’esofago, il primo esame diagnostico è l’eso-gastroscopia abbinata alla biopsia di eventuali lesioni riscontrate. Una volta confermata la neoplasia occorre eseguire un bilancio d’estensione della stessa. A questo scopo abbiamo a disposizione la Tac toraco-addominale, l’endosonografia dell’esofago, la pet-ct. Una broncoscopia è indicata nel caso di adenocarcinoma dell’esofago sopracarenale e in tutti i casi di carcinoma squamocellulare. Inoltre, con tale istologia, conviene escludere la presenza di altri tumori sincroni nell’intera sfera ORL. La tappa seguente, di fronte ad un tumore resecabile, è quella di eseguire un bilancio d’operabilità del paziente con una valutazione polmonare e cardiologica, associata eventualmente ad altri esami specialistici. Qualora si sospetti di non poter utilizzare lo stomaco per rimpiazzare l’esofago asportato, una colonoscopia s’impone per accertarsi dell’integrità dell’organo e della sua attitudine allo scopo. Al termine del citato bilancio si trova che circa il 50% dei pazienti hanno una neoplasia dell’esofago non resecabile e che il 30% dei pazienti non sono operabili per motivi internistici. Questo porta a solo al 20% i pazienti che vengono sottoposti all’intervento. Procedere Ogni paziente, a cui si diagnostica un tumore maligno dell’esofago, deve poter approfittare di una discussione multidisciplinare che sfoci in una proposta di chirurgia primaria oppure di terapia oncologica. Quest’ultima può essere una terapia neoadiuvante (preoperatoria), una radio-chemioterapia a scopo curativo, una radio-chemioterapia a scopo palliativo o seguire un altro schema. L’indicazione attuale alla terapia oncologica è funzione dello stadio della malattia e della localizzazione del tumore. Si differenzia tra terapia curativa e te- rapia palliativa. Un trattamento multimodale è caldamente consigliato per un cancro localmente avanzato (T3, T4, N1). Esistono nella letteratura numerosi algoritmi che spesso variano a seconda del centro. La chirurgia L’intervento e le vie d’accesso Classicamente si tratta di un’esofagectomia associata a una linfadenectomia. A seconda della situazione si procede a un’esofagectomia totale che può essere eseguita per via transiatale o transmediastinica (laparoscopia/tomia + cervicotomia sin) (Fig. 4), oppure transtoracica con triplo approccio (toracoscopia/tomia destra + laparoscopia/tomia + cervicotomia sin) o doppio approccio (laparoscopia/tomia + toracoscopia/tomia destra) (Fig. 5). Fig. 4: Esofagectomia totale per via transiatale (approccio addominale e cervicale sinistro). 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 265 SEZIONE SCIENTIFICA un segmento d’intestino, il che richiede delle anastomosi vascolari con tecnica microchirugica. Fig. 5: Esofagectomia totale per via transtoracica (approccio addominale e toracico destro). Fattori decisionali che influenzano il tipo di intervento da eseguire Per quanto riguarda il tumore, assume una certa importanza il tipo istologico (adenocarcinoma: approccio doppio; Ca squamocellulare: approccio triplo), la localizzazione (1/3 prossimale, medio, distale), la presenza di adenopatie mediastiniche patologiche agli esami preoperatori (approccio anche toracico). Per quel che riguarda il paziente, il rischio operatorio globale deve essere preso in considerazione, qualora troppo alto, l’approccio toracico andrebbe evitato. Il tipo di intervento utilizzato influenzerà i risultati a corto e a lungo termine (Fig. 6). Le complicanze dell’intervento La mortalità postoperatoria globale varia tra il 3%1 e il 10% delle esofagectomie. In una metanalisi recente questa è, in un collettivo di 17395 pazienti, del 8.8%2. In uno studio che include 70756 pazienti3, la mortalità a 30 giorni è del 4.9% e quella ospedaliera del 8.8%. Il tasso di complicanze postoperatorie globale è del 50.7%2 e comprende 7.3% di fistole3 oltre che stenosi, lesioni del nervo ricorrente, ischemia, chilotorace, ecc. La mortalità postoperatoria dell’esofagectomia, come per altri interventi maggiori, è funzione del numero d’interventi eseguiti all’anno dal chirurgo4 e nella struttura (Fig. 7). Fig. 6: Risultati dell’esofagectomia per carcinoma in funzione del tipo d’intervento eseguito. In altre situazioni ci si limita a un’esofagectomia parziale abitualmente con un approccio singolo (laparoscopia/tomia o toracotomia sinistra). L’esofago resecato sarà sostituito con 266 TRIBUNA MEDICA TICINESE lo stomaco (gastroplastica), il colon (coloplastica) o il digiuno (digiunoplastica). Eccezionalmente si può essere obbligati a ricorrere ad un trapianto libero di 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 Il periodo postoperatorio Dopo l’intervento, il risultato istologico definitivo dovrà essere discusso nell’ambito di un colloquio multidisciplinare, al fine di valutare della necessità di un’eventuale terapia oncologica adiuvante (chemioterapia, radioterapia). In letteratura si trovano dei tassi di so- SEZIONE SCIENTIFICA pravvivenza a 1 anno del 62.7%3 e a 5 anni del 27.9%3. Questi sono funzione del TNM, dello stadio (Fig. 8), del tipo istologico, della localizzazione, del tipo d’intervento, del tipo di resezione, dell’esperienza dell’equipe, di eventuali trasfusioni di sangue, della terapia oncologica associata e delle comorbilità. A lungo termine L’evoluzione dei pazienti operati per neoplasia dell’esofago è caratterizzata dall’apparizione di un certo grado di malnutrizione5 con a 6 mesi il 63.7% dei pazienti che perdono più del 10% del BMI preoperatorio e il 20.4% più del 20%. Uno studio sulla qualità di vita6 mostra che questa è peggiore che quella della popolazione standard per quel che riguarda il ruolo e la funzione sociale ma anche per la presenza di maggiore stanchezza, diarrea, perdita dell’appetito, nausea e vomito. Questi risultati sono analoghi a 6 mesi e a 3 anni dopo la chirurgia senza mostrare quindi un ulteriore peggioramento. Fig. 7: Mortalità postoperatoria per alcune operazioni in funzione del numero di interventi all’anno eseguiti dal chirurgo. Controlli Dopo una terapia curativa è consigliato eseguire degli esami clinici ogni 36 mesi nei primi 3 anni e degli esami paraclinici in funzione dei disturbi o del protocollo terapeutico. In casi specifici si può discutere una sorveglianza endoscopica del moncone esofageo rimasto in sede (se presenza di un Barrett), degli esami orl e delle broncoscopie. Dopo una terapia palliativa, l’interesse di praticare degli esami clinici e degli esami complementari è limitato ai pazienti in cui appaiano dei disturbi. Recidiva La recidiva dopo chirurgia di un tumore esofageo può essere anastomotica, loco-regionale o a distanza. In questo caso, in funzione del tipo di recidiva, della sintomatologia, dello stato generale del paziente e delle cu- Fig. 8: Tasso di sopravvivenza a 5 anni del cancro dell’esofago in funzione dello stadio e del TNM. re avute precedentemente si può proporre una ripresa chirurgica, della radioterapia, radio-chemioterapia, chemioterapia, delle dilatazioni con even- 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 tuale posa di stent, oppure se la situazione non permette altre soluzioni, un trattamento di supporto. TRIBUNA MEDICA TICINESE 267 SEZIONE SCIENTIFICA Esperienza ORBV Dal 1995, la maggior parte dei pazienti del Ticino affetti da una neoplasia operabile dell’esofago, sono stati trattati all’ospedale San Giovanni di Bellinzona, primariamente dal chirurgo responsabile ma anche, dal 2004, con insegnamento ed assistenza ad un chirurgo già formato, in modo di allargare le competenze del team dell’ospedale. Considerata la concentrazione, si può dire che questo studio rappresenta l’esperienza cantonale È studiato il periodo che decorre dal 12.12.1995 al 13.09.2008 (12 anni e 9 mesi). Il collettivo è di 68 pazienti, di cui 11 donne (16%) e 57 uomini (84%), con un’età media di 64.1 anni (42-84). Nel 74% dei casi, i pazienti sono stati operati di prima intenzione, nel 21% dopo una chemioterapia e nel 5 % dopo una radio-chemioterapia neoadiuvante. Nel 74% dei casi, si è proceduto a un’esofagectomia transiatale (laparotomia e cervicotomia sinistra), nel 9% dei casi a una laparo-toracotomia, nel 13% dei casi a un approccio triplo (laparotomia, toracotomia destra, cervicotomia sinistra) mentre per il 4% rimanenti si è eseguita una procedura diversa. Nel 93% degli operati, l’organo utilizzato per la ricostruzione è stato lo stomaco, nel 3% il colon e nel 4 % il tenue. Complicanze e mortalità Nei primi 30 giorni dopo l’intervento, 46 su 68 pazienti (67.6%) hanno sviluppato una complicanza, per un totale di 66 complicanze (in media 1.4 complicanza per paziente). Nove pazienti (23.2%) hanno dovuto essere rioperati e in totale 3 (4.4%) sono deceduti. Durante la degenza il numero totale di pazienti con complicanze è stato 47 (69.1%) con 11 reinterventi e una mortalità globale di 4/68 (5.9%). In 3 268 TRIBUNA MEDICA TICINESE Fig. 9: Curva attuariale di sopravvivenza a 60 mesi dei pazienti operati per cancro dell’esofago all’ORBV (secondo Kaplan-Meier). pazienti la causa del decesso è stato un problema cardiaco mentre nel 4° paziente più fattori sono intervenuti. Tra le complicanze chirurgiche più frequenti troviamo le fistole anastomotiche (17 paz., 25%), la paralisi di una corda vocale (6 paz., 8.8%), il chilotorace (2 paz., 2.8%) mentre tra quelle mediche le polmoniti (11 paz., 16.2%), l’ARDS (3 paz., 4.4%), l’infarto miocardico (4 paz., 5.9%), il delirium tremens (4 paz., 5.9%) e l’embolia polmonare (2paz., 2.9%). Le complicanze tardive sono riferite a 64 pazienti e sono rappresentate innanzitutto dalle stenosi anastomotiche insorte in 20 pazienti (31.2%). Esse hanno motivato l’esecuzione di 7.2 dilatazioni in media per paziente, per un totale di 120 gesti endoscopici e un numero di dilatazioni per paziente da 1 a 19. L’esame istologico dei resecati ha dimostrato trattarsi di adenocarcinoma nel 57% dei casi (38 paz.), di carcinoma squamocellulare nel 41% dei casi (28 paz.), di melanoma in 1 caso e infine di un adenocarcinoma di tipo gastrico. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 In 2 pazienti la neoplasia era localizzata nel terzo prossimale dell’esofago, in 17 casi nel terzo medio, in 42 nel terzo distale. Nei 7 pazienti rimanenti si trattava di tumori del cardia. La durata media della degenza è stata di 27.8 giorni (limiti 0-98), nettamente superiore a ciò che si trova nella letteratura (2-3 settimane). Dopo discussione multidisciplinare, 17 pazienti su 64 (26.5%) saranno sottoposti a una terapia adiuvante (14 chemioterapie, 3 radio-chemioterapie) mentre per i rimanenti (47/64 = 73.5%) si proporranno solo dei controlli. Risultati a lungo termine Dei 26 pazienti su 64 (40.6%) che hanno sviluppato una recidiva, 13 (la metà) sono stati sottoposti a una terapia palliativa. Al momento in cui lo studio è stato chiuso, si nota che dopo un follow up medio di 37 mesi, 33 paz. su 68 (48.5%) sono deceduti e 35 (51.5%) sono vivi, senza segni di recidiva tumorale nell’88.6% e con segni di recidiva nell’11.4%. Per i 33 pazienti deceduti, in 4 (12.1%) SEZIONE SCIENTIFICA la causa è da attribuire all’intervento, in 23 (69.7%) a una progressione della malattia tumorale, in 4 (12.1%) ad altri motivi, mentre per i 2 pazienti rimanenti (6.1%) le informazioni carenti non permettono di porre delle conclusioni. Il tasso di sopravvivenza attuariale (Fig. 9) secondo il metodo di Kaplan-Meier, senza differenziazione in funzione del TNM o stadio, evidenzia un 40% di pazienti vivi a 5 anni dall’intervento. Valutazione dei nostri risultati Il numero d’interventi per anno eseguiti a Bellinzona è relativamente basso (5-6) ma, malgrado ciò, quando si paragonano i risultati ottenuti con quelli che si riscontrano nella letteratura specialistica, si osserva che la mortalità postoperatoria è bassa. Al contrario abbiamo un tasso di complicanze alto rappresentate soprattutto da fistole (25%) e stenosi cervicali (31.2%). Di conseguenza la durata della degenza è lunga (27.8 giorni contro 2-3 settimane della letteratura). Il tasso di sopravvivenza è lo stesso che si riscontra in letteratura. I risultati concernenti la mortalità postoperatoria e la sopravvivenza a lungo termine ci incitano a continuare su questa strada ma dobbiamo cercare di migliorarci diminuendo il tasso di complicanze e quindi la durata del soggiorno in ospedale. Osservazioni Un’analisi accurata della letteratura ci permette di evincere alcune osservazioni utili a questo scopo: • Le fistole anastomotiche eso-gastriche a livello cervicale sono spesso seguite da stenosi che necessiteranno delle dilatazioni. Il rischio che una anastomosi diventi insufficiente dipende dal procedimento utilizzato. Attorno agli anni 19982000, diversi autori tra cui Collard7, hanno descritto, per la confezione delle anastomosi cervicali eso-gastrica, una tecnica semimec- Fig. 10: Risultati dell’esofagectomia videoassistita (toracoscopia e laparoscopia). canica (con l’ausilio di una suturatrice lineare) al posto della tecnica puramente manuale. Quest’accorgimento ha permesso di diminuire dal 27.0% al 12.7% il tasso di fistole (con durata media della degenza che passa da 15 a 10 giorni) e dal 55.1% al 31.3% quello delle stenosi8. • L’esofagectomia eseguita con l’approccio transtoracico è gravata da un tasso di complicanze postoperatorie, da una durata di soggiorno in cure intense e da una durata media della degenza maggiori che con l’approccio transmediastinico (9). • Le anastomosi intratoraciche sono più pericolose poiché, anche se il rischio che si complichino da una fistola è la metà di quello delle anastomosi cervicali (6.1 contro 13.9%), il tasso della loro mortalità è nettamente superiore (16.6 contro 11.7%)10. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 Novità Novità nella terapia Negli ultimi anni, sempre più autori hanno iniziato a utilizzare l’approccio mini-invasivo nell’intervento di esofagectomia. I lavori finora pubblicati hanno dimostrato certi vantaggi a corto termine come una diminuzione delle perdite di sangue, della durata del tempo toracico, della durata del soggiorno in cure intense, della degenza11 e per alcuni pure della mortalità (Fig. 10) con gli stessi risultati oncologici a lungo termine11. I protocolli descritti per arrivare all’esofagectomia sono multipli12 e possono contemplare laparoscopia + toracotomia destra, laparoscopia + cervicotomia sinistra, toracoscopia destra + laparoscopia + cervicotomia sinistra (Fig. 11). Interessante è apparso l’accesso toracoscopico destro in decubito prono che si è dimostrato vantaggioso rispetto alla toracotomia in termini di gestione della ventilazione meccanica intra-operatoria13, diminuzione dei TRIBUNA MEDICA TICINESE 269 SEZIONE SCIENTIFICA Di fronte ad un Barrett si possono oggi giustificare varie opzioni e ci sono sempre più centri specializzati dove, a seconda della situazione, si propone una terapia ablativa endoscopica, una mucosectomia endoscopica o eventualmente un’esofagectomia in caso di displasia severa. Degli studi sono attualmente in corso sia per precisare le indicazioni, sia per valutare le differenti tecniche (per esempio: ablazione tramite radiofrequenza con HALO system). Fig. 11: Esempio di algoritmo con la laparoscopia. tempi di degenza, diminuzione delle complicanze postoperatorie. Oltre a questi vantaggi bisogna citare la visione amplificata, il polmone escluso dalla traiettoria degli strumenti, una dissezione, linfadenectomia ed emostasi accurate, una riduzione del dolore postoperatorio, dei rischi tromboembolici e delle infezioni polmonari. Un’altra grande novità è la scoperta dell’importanza della risposta metabolica (pet-ct) del tumore a una chemioterapia14. Nei casi di adenocarcinoma dell’esofago localmente avanzato, resecabile, si esegue una Pet-ct al giorno zero, seguita da chemioterapia. Al giorno quindici, si ripete la Pet-ct. Qualora su questo secondo esame si riscontrasse una diminuzione dell’attività metabolica superiore del 35%, una continuazione della chemioterapia si giustifica poiché ciò corrisponde a una risposta istopatologia buona che porterà a un aumento della sopravvivenza. Qualora invece la diminuzione dell’attività metabolica fos- 270 TRIBUNA MEDICA TICINESE se inferiore del 35%, non avrebbe alcun senso continuare con la chemioterapia a causa di una risposta istopatologia mediocre o assente. In questo caso risulta quindi indicato procedere all’intervento. Novità nella prevenzione Terapia dell’esofago di Barrett A tutt’oggi è ben noto che un polipo del colon possa degenerare in cancro. Il rischio per un polipo di diametro superiore a 1 cm è di circa il 0.58% per anno. Per prevenire l’adenocarcinoma, si consiglia di asportare tutti i polipi dell’intestino. A livello dell’esofago, abbiamo una situazione analoga con un rischio di passaggio da un esofago di Barrett a un adenocarcinoma dello 0.5% per anno. Ciò significa che bisognerebbe trattare la metaplasia intestinale dell’esofago alla stessa stregua dei polipi del colon. Ciò è però complicato dal fatto che non tutte le esofagiti da reflusso e quindi gli esofagi di Barrett sono sintomatici. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 Montaggio antireflusso Oltre che a trattare il Barrett, conseguenza di un reflusso cronico, ci si chiede se questo non può essere evitato con una chirurgia che prevenga il reflusso. Anche in quest’ambito il mondo scientifico è stato ed è ricco di proposte. Da contrapporre alla classica fundoplicatio, dal 2000 sono apparse delle metodiche endoluminali-endoscopiche 15,16 di diminuzione del calibro del lume, con radiofrequenza (Stretta) o con iniezione locale di sostanze (Gatekeeper, Enteryx, Plexiglas) ed infine di sutura (EndoCinch, NDO Plicator, Esophyx, Wilson-Cook endoscopic suturing device). Alcune di queste metodiche sono state abbandonate per i risultati insoddisfacenti mentre altre, favorite dai progressi tecnici, sono nate e sono in corso di validazione (plicatura endoscopica Medigus). A metà strada tra le tecniche endoluminali e la fundoplicatio si può situare lo sfintere magnetico esofageo (Torax Medical Inc.), posizionabile per via laparoscopica, probabilmente la novità più recente nel settore. Nei prossimi anni avremo sicuramente delle risposte sull’utilità ed efficacia di questi mezzi. Conclusioni La cura delle neoplasie rappresenta sicuramente la parte più difficile e pesante della chirurgia dell’esofago. Una stadiazione clinica accurata del SEZIONE SCIENTIFICA carcinoma è essenziale prima di programmarne la terapia. La chirurgia, che è uno degli elementi della strategia terapeutica multimodale (da discutere nell’ambito di un colloquio multidisciplinare), deve essere riservata ai casi in cui la malattia rimane confinata al pezzo asportato per avere una resezione R0. In realtà solo una piccola parte dei pazienti (circa il 20%) affetti da questa neoplasia potrà essere sottoposta all’intervento. Gli altri pazienti hanno un tumore non resecabile o hanno delle comorbilità che li rendono inoperabili. L’esofagectomia è gravata da tassi di morbilità e mortalità postoperatorie elevati ma la concentrazione degli interventi in centri specializzati permette un miglioramento dei risultati. Alcuni accorgimenti (tecnica chirurgica delle anastomosi, approccio mini-invasivo) si stanno dimostrando efficaci nel diminuire le complicanze e migliorare il confort a corto termine mantenendo invariata la prognosi a lungo termine. Nonostante i progressi, la terapia della neoplasia dell’esofago è associata a un tasso di sopravvivenza basso. In Ticino, la casistica del periodo analizzato, è in linea con i dati della letteratura per quel che riguarda mortalità postoperatoria e tasso di sopravvivenza. Per le complicanze, troppo frequenti i casi di fistola e stenosi anastomotiche, dei correttivi dovranno essere introdotti nella procedura. Nella prevenzione del carcinoma esofageo, il futuro potrebbe essere rappresentato dalla terapia dell’esofago di Barrett e del reflusso gastro-esofageo. Adriano Guerra, Philippe Gertsch Servizio di Chirurgia, Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli Un ringraziamento particolare per l’aiuto va a: Andrea Bordoni, Alessandra Spitale: Registro tumori cantone Ticino Alessandra Franzetti: Servizio Radioterapia IOSI, ORBV Philippe Froment, Riccardo Vandoni, Marco Toderi, Ramon Pini, Bora Vasilev, Luca Deabate: Servizio Chirurgia, ORBV Bibliografia 1 Gertsch P, Vauthey JN, Lustenberger AA, Friedlander-Klar H. Long-term results of transhiatal esophagectomy for esophageal carcinoma. Cancer 1993; 72: 2312-2319 2 Connors RC, Reuben BC, Neumayer LA, Bull DA. Comparing outcomes after transthoracic and transhiatal esophagectomy: a 5-years prospective cohort of 17395 patients. J Am Coll Surg 2007; 205: 735-40 3 Jamieson GG, Mathew G, Ludemann R, Wayman J, Myers JC, Devitt PG. Postoperative mortality following oesophagectomy and problems in reporting its rate. Br J Surg 2004; 91: 943-947 4 Birkmeyer JD, Stukel TA, Siewers AE, Goodney PP, Wennberg DE, Lucas FL. Surgeon volume and operative mortality in the United States. N Engl J Med 2003; 349: 211727 5 Martin L, Lagergren J, Lindblad M, Rouvelas I, Lagergren P. Malnutrition after oesophageal cancer surgery in Sweden. Br J Surg 2007; 94: 1496-1500 6 Djärv T, Lagergren J, Blazeby JM, Lagergren P. Long-term health-related quality of life following surgery for oesophageal cancer. Br J Surg 2008; 95: 1121-1126 7 Collard JM, Romagnoli R, Goncette L, Otte JB, Kestens PJ. Terminalized semimechanical side-to-side suture technique for cervical esophagogastrostomy. Ann Thorac Surg 1998; 65: 814-7 8 Kondra J, Ong SR, Clifton J, Evans K, Finley RJ, Yee J. A change in clinical practice: a partially stapled cervicale esophagogastric anastomosis reduces morbidity and improves functional outcome after esophagectomy for cancer. Dis Esophagus 2008; 21: 422-9 9 Hulscher JB, et al. Extended transthoracic resection compared with limited transhiatal resection for adenocarcinoma of the esophagus. N Engl J Med 2002; 347: 16621669 12 Bonavina L, Bona D, Binyom PR, Peracchia A. A laparoscopy-assisted surgical approach to esophageal carcinoma. J Surg Res 2004; 117: 52-7 13 Laface L, Agosteo E, Bona D, Nencioni M, Bonavina L. Effetti fisiologici del decubito prono con ventilazione monolume in corso di esofagectomia toracoscopica. Comunicazione al 110° congresso nazionale della società italiana di chirurgia, 2008 14 Lordick F et al. PET to assess early metabolic response ad to guide treatment of adenocarcinoma of the oesophagogastric junction : the MUNICON phase II trial. Lancet Oncol 2007; 8: 797-805 15 Pearl JP, Marks JM. Endolumenal therapies for gastroesophageal reflux disease: are they dead? Surg Endosc 2007; 21: 1-4 16 Chen D, Barber C, McLoughlin P, Thavaneswaran P, Jamieson GG, Maddern GJ. Systematic rewiew of endoscopic treatments for gastro-oesophageal reflux disease. Br J Surg 2009; 96: 128-136. 10 Peracchia A, Bonavina L, Bona D, Pagani M, Bona S. Evolution of anastomotic techniques in oesophageal surgery: experience at the Milan University Department of Surgery. Chir Ital 2004; 56: 307-12 11 Smithers BM et al. Comparison of the outcomes between open and minimally invasive esophagectomy. Ann Surg 2007; 245: 232-240 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 271 SEZIONE SCIENTIFICA ADDOME ACUTO Approccio clinico per il medico pratico A. Pelloni, V. Cvitkusic Nonostante gli sviluppi tecnologici e le modalità diagnostiche a disposizione della medicina contemporanea, l’addome acuto rimane una sfida sia per medici che per chirurghi. L’addome è considerato una scatola chiusa, impenetrabile ed incomprensibile. È frequentemente causa di consultazioni, di esami e di ricoveri. Di fronte all’incognita della diagnosi ed al dispendio di risorse s’impone un rigoroso approccio dell’addome acuto, rapido ed efficace. Introduzione L’addome acuto non è un’entità clinica ben definita. Il termine addome acuto racchiude una serie di condizioni cliniche che possono richiedere un intervento chirurgico in urgenza. Il medico evidenzia al letto del malato una costellazione di sintomi e di segni, patognomonici di una patologia acuta nella cavità addominale, di fronte la quale deve riconoscere il quadro clinico del paziente (Figura 1). Durante la prima visita si esegue una sintesi, dalla quale dipende il successivo l’iter diagnostico e terapeutico. Con l’esperienza il medico potrà decidere di procedere a una laparotomia o ad esami complementari, sospettando un’affezione non chirurgica. Il medico dispone anche, quando la situazione non è chiara, del ricovero del paziente per osservazione. L’approccio dell’addome acuto è clinico, dando così importanza al dolore addominale ed alla sua interpretazione. Addome acuto e dolore addominale Il dolore addominale può insorgere senza antecedenti medico-chirurgici né sintomi premonitori, oppure rappresentare l’esacerbazione di dolori cronici. In alcune situazioni, in particolare nei pazienti anziani, il dolore può essere minimo o addirittura assente, mentre il quadro clinico è caratterizzato da altri sintomi, come inappetenza, nausea, vomito, febbre, ecc. La sensibilità al dolore deriva dall’innervazione del peritoneo che è formato da due strati, uno viscerale e uno parietale. Entrambi sono in continuità, ma hanno un’innervazione separata e differente. Lo strato viscerale ricopre gli organi e riceve l’innervazione dal sistema autonomo (simpatico e parasimpatico), mentre quello parietale dal sistema somatico. Il dolore viscerale è sentito dal paziente come uno spasmo profondo, mal localizzabile, al quale non può abituarsi. È la conseguenza di stimoli come stira- mento, torsione, schiacciamento, ischemia e irritazione chimica. Il dolore viscerale è a volte accompagnato da sintomi del sistema neuro-vegetativo e da contrazioni volontarie della muscolatura addominale. Il dolore si proietta nelle aree di distribuzione segmentaria delle fibre sensitive, secondo l’origine embrionale. Questo spiega l’irradiazione alla spalla destra della colica biliare e l’irradiazione all’inguine ed al testicolo di quella renale (Figura 2). In altre parole il dolore viscerale non è risentito dal paziente dove c’è l’organo malato. Il dolore somatico origina dalle strutture della parete addominale. Contrariamente a quello viscerale è acuto e ben localizzabile dal paziente. Si accompagna da una contrattura involontaria della muscolatura addominale, meglio definita come difesa. Il dolore somatico è causato da taglio, stiramento e irritazione chimica o infiammatoria, e si proietta esattamente dove c’è la patologia. La distinzione tra i due tipi di dolore non è puramente accademica, ma trova riscontro nella diagnosi differenziale e all’esame clinico. Con l’evoluzione della malattia dal peritoneo viscerale a quello parietale, i sintomi cambiano da Fig. 1: Approccio all’Addome Acuto 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 273 SEZIONE SCIENTIFICA viscerali a somatici. All’esame clinico, inizialmente blando, appare il peritonismo. Questo è definito da dolore alla pressione, difesa (contrattura involontaria della muscolatura addominale) e dolore al rilascio. Il peritonismo è riproducibile, dalla tosse e dal movimento. L’esempio classico che riproduce quanto detto sopra è l’appendicite acuta. Questa inizia con un dolore viscerale localizzato all’epigastrio e in peri-ombelicale. Il paziente lo indica con il palmo della mano e scompare dopo circa 18-24 ore. Successivamente appare un dolore somatico, che aumenta col trascorrere del tempo. In effetti si sviluppa un flemmone dell’appendice che causa un l’irritazione e un peritonismo localizzato. Questa costellazione clinica è sufficiente per porre l’indicazione all’appendicectomia. Se si mette l’evoluzione della sintomatologia dell’appendicite acuta su un grafico, si capisce l’importanza della ripetizione nel tempo della valutazione clinica (Figura 3). Nelle prime ore il dolore è viscerale, con esame blando, e la diagnosi differenziale rimane aperta. Successivamente si riscontra un dolore di tipo somatico con peritonismo e la diagnosi diventa chiara. Questa evoluzione temporale deve essere presa in considerazione al momento della consultazione nello studio medico. La durata dall’inizio della sintomatologia dolorosa influenza l’interpretazione della clinica e dei risultati degli esami di laboratorio. Anche nella presentazione clinica della colecistite acuta su litiasi presenta il medesimo cambiamento di dolori dal tipo viscerale a quello somatico. L ’evoluzione della patologia vede instaurarsi dapprima l’ostruzione della cistifellea da parte del calcolo, seguita dalla distensione e dal processo infiammatorio delle pareti. Inizialmente appare un dolore violento di tipo viscerale, poi subentra quello somatico con peritonismo. Il dolore viscerale è risentito all’epigastrio con irradiazione a destra, mentre quello somatico sotto il 274 TRIBUNA MEDICA TICINESE Fig. 2: Aree di proiezione del dolore viscerale Fig. 3: Evoluzione clinica di un’appendicite acuta bordo costale destro con segno di Murphy positivo. Contrariamente alle precedenti la diverticolite acuta del colon-sigma ha una presentazione differente, come ad esempio la rottura di una cisti ovarica funzionale. La malattia inizia direttamente con una reazione infiammato- 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 ria, secondaria all’infezione batterica, attorno al diverticolo (infezione peri-diverticolare). Non esiste un dolore di tipo viscerale, ma il paziente presenta direttamente un dolore di tipo somatico. Con il processo infettivo si sviluppa un peritonismo. In alcune situazioni, se l’ansa del sigma è molto lunga e giun- SEZIONE SCIENTIFICA ge fino alla fossa iliaca destra il dolore può mimare un’appendicite. In questo caso però l’inizio dei dolori è direttamente in fossa iliaca destra e manca la fase del dolore viscerale. In antri casi l’ansa appoggia sulla vescica. La clinica inizia con dolori sovra pubici e sintomi irritativi della vescica. Addome acuto e contesti clinici specifici (peritonite, perforazione ed occlusione) Il termine addome acuto è vago, ma comprende delle entità cliniche meglio definibili e più precise. Queste si possono riconoscere in contesti clinici specifici, quali la peritonite, la perforazione e l’occlusione intestinale. Più rari sono l’ischemia mesenterica e la rottura di un aneurisma dell’aorta addominale. La peritonite La peritonite è un’entità clinica, basata su anamnesi ed esame del paziente. Una volta conclamata si manifesta con dolore somatico e peritonismo (dolore, difesa e rilascio). La peritonite può essere localizzata o diffusa (addome ligneo). La prova oggettiva della peritonite è costituita dalla presenza di pus, di fibrina o di altri liquidi nella cavità peritoneale. È la risposta infiammatoria del peritoneo ad un’aggressione chimica (succo gastrico, bile, sangue, feci, ecc) o batterica. La peritonite infettiva primaria è rara ed implica l’identificazione di un solo ceppo infettivo senza cause specifiche. Il più sovente si riscontra in pazienti con cirrosi o dialisi peritoneale. La peritonite secondaria è conseguente alla contaminazione da parte di batteri del tubo digestivo. Si deve saper riconoscere questa entità e reagire di conseguenza: richiedere esami (ricordarsi dei valori epatici, pancreatici, e Quick), sostituire i fluidi (terzo spazio, vomito), iniziare un’antibioterapia a largo spettro, eseguire ECG (escludere aritmie cardiache) e radiografie. Se il paziente con chiara indicazione operatoria giunge con questi esami, la sua gestione chirurgica è ac- Fig. 4a: Donna di 85 anni con dolori in alto a dx, peritonismo e segno di Murphy +. La sonografia evidenzia una cistifellea normale. La TAC mostra liquido ed aria retro-peritoneale, attorno duodeno. Alla laparotomia vi è un ascesso di un diverticolo del duodeno con perforazione e peritonite. Fig. 4b: Uomo di 62 anni con dolori addominali blandi, PCR e leuco +++ e una terapia con steroidi per tumore polmonare. La TAC mostra una perforazione con diverticolite. Alla laparotomia vi era una peritonite purulenta diffusa. celerata. Se invece la valutazione clinica non è chiara, il medico ospedaliero dispone della TAC. Quest’esame ha rivoluzionato la diagnostica nell’addome acuto, aiutando nella diagnosi clinica e differenziale, nella valutazione dei pazienti con compromissione im- 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 munologica o con estese neoplasie (Figura 4a, 4b e 4c). La perforazione La perforazione del tubo digestivo si definisce dal riscontro d’aria libera sotto le cupole diaframmatiche alle radiografie TRIBUNA MEDICA TICINESE 275 SEZIONE SCIENTIFICA Fig. 4c: Uomo 51 anni con dolori lancinanti a sx e peritonite. Ha un tumore polmonare metastatico. Vi è un ileo ed una perforazione alla TAC. Alla laparotomia vi era un impianto metastatico con necrosi e perforazione, accompagnato da peritonite purulenta. convenzionali. L’addome è disteso e timpanico, con un dolore diffuso alla palpazione e con pochi rumori intestinali. Il paziente non sta bene, grigiastro, presenta delle difficoltà respiratorie ed iniziali segni di shock. Riferisce un dolore improvviso diffuso a tutto l’addome. L’approccio diagnostico e terapeutico è il medesimo della peritonite. Occlusione intestinale (ileo meccanico) Il paziente con occlusione intestinale può consultare quando il quadro clinico è ormai conclamato. I crampi sono cessati e l’abbondante vomito ha diminuito la pressione intra-addominale. Nonostante il miglioramento sintomatico le lastre evidenziano i classici livelli. Se il consulto avviene prima, dolori e vomito sono ancora intensi, ma le radiografie sono poco esplicite. Oltre a dipendere dal momento in cui si consulta, il quadro clinico dell’ileo meccanico dipende anche dal livello dell’occlusione. Più alta è l’occlusione più il paziente vomita, meno si distende l’addome e più tardi s’interrompe il transito intestinale. Al contrario, se l’ostacolo è molto distale, il gonfiore prevale sui sintomi di vomito, dolori e l’interruzione dell’attività peristaltica è precoce. In un ileo il peritonismo è un segno di sofferenza ischemica. Bisogna 276 TRIBUNA MEDICA TICINESE prestare molta attenzione alle occlusioni distali (colon sinistro). Quando l’occlusione è prossimale, il paziente consulta rapidamente a causa di una clinica esplosiva, mentre in quelle distali tutto è blando e lento. Inizialmente la diagnosi può sfuggire e il paziente giungere con perforazioni su ischemia del colon destro da dilatazione. Gli esami sono quelli abituali. Nell’addome acuto è opportuno eseguire regolarmente valori epatici e pancreatici. Anche la terapia segue lo schema abituale con anti-dolori, infusione per ristabilire un volume circolante sufficiente e l’equilibrio elettrolitico. In casi particolari s’intraprende una protezione da infezione, mentre l’aspirazione naso-gastrica è di regola. Il primo approccio è identico per ogni occlusione. In seguito si differenzia tra occlusione in addome già operato e in addome vergine. Nel primo caso si suppone la presenza di aderenze o di briglie. Nel secondo, anche se briglie e aderenze spontanee sono presenti in circa il 5% della popolazione, la causa è spesso una stenosi neoplastica o infiammatoria che deve essere operata. In effetti, l’indicazione chirurgica in caso d’ileo dipende dall’evoluzione e dalla causa. Nei pazienti con aderenze o briglie, il chirurgo decide di intervenire nelle seguenti situazioni: 74 LUGLIO7AGOSTO 2009 1 Sospettando una sofferenza ischemica intestinale o una perforazione (peritonismo) 2 In presenza di un aggravamento clinico o di dolori incontrollabili 3 Assenza di miglioramenti con trattamento secondo le regole dell’arte. In queste situazioni o di fronte a un paziente mai operato è indicato spesso eseguire un TAC (Figura 5). Se ad esempio l’evoluzione non è favorevole, la presenza di un salto di calibro o di un volvolo aiuta il chirurgo nella sua decisione. In un addome vergine la TAC è importante per la ricerca di una stenosi o di una neoplasia. Fig. 5: utilità della TAC nella valutazione di un ileo meccanico SEZIONE SCIENTIFICA Addome acuto in paziente con compromissione immunologica In questi pazienti l’anamnesi e l’esame clinico possono essere falsati dal fatto che malattia e terapie alterano i sintomi e i segni. I medicamenti di questi pazienti possono anche modificare la stessa presentazione della malattia addominale. Si identificano in questo gruppo i pazienti trapiantati, i pazienti trattati per malattie immunologiche, i pazienti che hanno ricevuto chemioterapie, i pazienti affetti da AIDS, ecc. È importante ricordarsi che in questo contesto esistono delle patologie proprie dei pazienti immuno-suppressi, come le coliti da CMV. Non bisogna però dimenticare che possono sviluppare anche le classiche patologie. Ad ogni modo l’approccio deve essere molto aggressivo e suggeriamo di eseguire immediatamente una TAC. Conclusione Diamo uno sguardo sull’approccio dell’addome acuto da parte del medico pratico (Figura 6). Facendo adagiare il paziente si inizia l’anamnesi. Questa deve definire con precisione e metodica l’inizio, il carattere, la localizzazione, l’intensità, i cambiamenti del dolore, e la presenza di altri sintomi. Il dolore somatico, conseguente ad una peritonite localizzata o diffusa, è esacerbato dal movimento e dalla tosse. Il paziente non si muove e respira superficialmente. Se si chiede al paziente di tossire, presenta un dolore acuto e preciso, dovuto all’irritazione peritoneale. Questo evita un approccio troppo aggressivo al momento che si inizia l’esame dell’addome. Si ricerca il dolore alla pressione, la presenza di una difesa e il dolore al rilascio. Lo sguardo al paziente identifica i segni di gravità, in particolare se la patologia ha iniziato ad avere ripercussioni sullo stato generale del paziente. Con la prima valutazione è importante identificare segni di una ipovolemia, di uno stato settico o emorragico. Con la sintesi si valuta la situazione. Se è blanda si può prescri- Fig. 6: Approccio all’addome acuto nello studio medico vere una terapia sintomatica e controllare successivamente il paziente. Se la situazione è più preoccupante, riconoscendo una peritonite o un’occlusione, si indirizza il paziente per un ricovero. Dr. med. Angelo PelloniI*, FMH Chirurgia, Spec. Chirurgia Viscerale & Dr. med. Velimir Cvitkusic**, FMH Medicina Generale, Medicina d’Urgenza Ospedaliera SSMUS *Reparto di Chirurgia, **Pronto Soccorso Clinica Santa Chiara Via Franscini 4 6600 Locarno [email protected] Bibliografia Martin RF, Rossi RL. The Acute Abdomen. Surg Clin N Am 1997;77(6):1227—43 De Gowin EL, De Gowin RL. L’esame diagnostico al letto del malato. Edizione italiana. Ed. Francesco Vallardi, Milano 1972. Sandler AN. Pain Control in the postoperative periode. Surg Clin N Am 1999, volume 79(2). Sawywers JL, Williams LF. The Acute Abdomen 1998;68(2):233-470. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 277 SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole UNA MASSA DELLA MAMMELLA SINISTRA CRESCIUTA VELOCEMENTE B. Bühler, V. Ratti, U. Perriard, E. Cauzza, A. Lombardi, S. Suriano, E. Zucca Fig. 1: Massa della mammella sinistra con cute violacea e desquamata. L’aspetto clinico non è specifico Una donna di 83 anni senza antecedenti clinici di rilievo presenta gonfiore e una massa della mammella sinistra insorta nel corso degli ultimi due mesi. Alla palpazione la lesione è dura, mal delimitata, non è dolente ed infiltra la cute che appare di colore violaceo e parzialmente desquamata (Figura 1). La paziente è in buone condizioni generali, non è febbrile e non lamenta calo ponderale. Linfonodi ascellari ipsilaterali ingranditi sono palpabili. L’esame ecografico della mammella evidenzia una lesione polilobata del diametro approssimativo di 10 cm. Viene eseguita una mammografia (Figura 2) che conferma la presenza di una massa espansiva omogenea della mammella sinistra del diametro di circa 10 cm con infiltrazione ed edema sottocutaneo e ispessimento della cute. La diagnosi differenziale comprende un carcinoma infiammatorio della mammella ma anche neoplasie di altro tipo. L’ipotesi di una mastite è per contro poco probabile in considerazione dell’età avanzata della paziente, del decorso relativamente prolungato e dell’assenza di lesioni infiammatorie cutanee, dolori e febbre. A B Fig. 2: A: La mammografia evidenzia una massa di circa 10 cm nella mammella sinistra. B: mammella destra 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 279 SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole Un’agobiopsia mediante tru-cut della lesione permette di stabilire la diagnosi di linfoma diffuso a grandi cellule B (Figura 3). Analisi successive rilevano emoglobina: 13,9 g/dl; leucociti: 6,8 G/l; trombociti: 157G/l; VES 40 mm/hr; proteina C-reattiva 58 mg/l, LDH: 1304; beta2-microglobulina 5,3 mg/l. L’esame PET-CT evidenzia lesioni multiple e confluenti FDG-captanti in sede mammaria a sinistra con adenopatie ascellari, infra-/retroclaverari e lungo la catena mammaria interna sinistra (Figura 4). La biopsia osteomidollare e l’agospirato midollare escludono un interessamento da parte di un processo linfoproliferativo. Il trattamento standard dei linfomi diffusi a grandi cellule B in stadio avanzato comprende l’uso combinato dell’anticorpo monoclonale Rituximab (che riconosce il recettore CD20 presente in modo specifico sulla superficie dei linfociti B) e della polichemioterapia con ciclofosfamide, vincristina, adriamicina e prednisone, secondo uno schema noto come RCHOP che viene ripetuto ogni 2-3 settimane per 6 cicli. Vista l’età avanzata in questa paziente è stato dapprima instaurato un pretrattamento (“Vorphase”) con Vincristina e Prednisone che ha portato ad una iniziale riduzione della massa neoplastica. La settimana successiva è stata proseguita la terapia utilizzando lo schema mini-CEOP (una variante dello schema CHOP sviluppata per ridurne la tossicità nei pazienti anziani). Questo trattamento è tuttora in corso, il primo ciclo è stato molto ben tollerato e ha portato ad una ulteriore chiara riduzione della lesione mammaria le cui dimensioni sono diminuite di almeno un terzo. I linfomi primitivi della mammella sono rari e rappresentano meno del 0,5% di tutti i tumori maligni della mammella, meno del 1% dei linfomi maligni e circa il 2% dei linfomi non- 280 TRIBUNA MEDICA TICINESE Fig. 3: A: Linfoma diffuso a grandi cellule costiuito da un “tappeto” di blasti. B: espressione di marcatori specifici per la linea B (CD20) Hodgkin extranodali1,2,3. Essi sono definiti dalla presenza di un processo linfoproliferativo nella ghiandola mammaria in assenza di malattia sistemica o di precedente diagnosi di linfoma in sede extra-mammaria. L’interessamento di stazioni linfonodali ipsilaterali viene considerato ancora accettabile per la diagnosi di linfoma primitivo della mammella. Per motivi clinici tuttavia molti preferiscono usare criteri meno rigidi e considerare un linfoma come primitivamente extranodale quando al termine delle procedure di stadiazione la componente linfonodale è minima (meno del 25%) mentre quella extranodale (in questo caso la massa mammaria) è clinicamente dominante (>75%)4. Usando questo approccio pragmatico la nostra paziente può ben essere considerata come affetta da un linfoma primitivamente originato nella mammella. L’eziologia rimane sconosciuta e finora non sono stati identificati fattori di rischio. È tuttavia probabile che esista una complessa interazione tra lo stroma mammario e il linfoma come sottolineato dalla possibilità di manifestazione sincrona bilaterale oppure metacrona in sede contralaterale. Clinicamente i linfomi mammari si manifestano con massa palpabile con crescita rapida, non aderente alla pa- 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 rete toracica oppure alla cute. L’aspetto clinico non è tuttavia sufficientemente caratteristico per distinguere un linfoma da altre neoplasie. L’accertamento bioptico con agobiopsia deve essere preferito all’agoaspirato per esame citologico dal momento che permette una caratterizzazione precisa dell’istotipo della lesione grazie anche alla possibilità di utilizzare tecniche di immunoistochimica oppure, se necessario, di biologia molecolare. Un esame mammografico oppure un’ecografia mammaria hanno elevata sensitività diagnostica ma sono poco specifici. Il ruolo della risonanza magnetica è controverso mentre l’esame con PET-CT può risultare molto utile per osservare il decorso della malattia. Le conoscenze scientifiche a proposito dei linfomi primitivi mammari sono state per lungo tempo limitate dal numero esiguo di casi riportati in letteratura. Inoltre l’evoluzione della diagnostica e del trattamento nel campo delle malattie linfoproliferative rende ardua l’interpretazione di studi che riportano dati di pazienti diagnosticati anche sull’arco di 30 anni. Recentemente studi multi-istituzionali e prospettici hanno tuttavia permesso di acquisire nozioni più precise e di evidenziare alcune peculiarità di questi linfomi2. In questo contesto il linfoma SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole A B Fig. 4: A e B: Esame PET-CT evidenzia lesioni multiple e confluenti FDG-captanti in sede mammaria a sinistra con adenopatie ascellari, infra-/retroclaverari e lungo la catena mammaria interna sinistra. diffuso a grandi cellule B (DLBCL: diffuse large B-cell lymphoma) rappresenta l’istotipo più frequente (7080%) seguito dal linfoma follicolare (10-13%) e il linfoma della zona mar- ginale (circa 8-10%).5 Altri istotipi quali linfoma di Burkitt o linfomi a cellule T sono ancora più rari. Il DLBCL mammario insorge in pazienti anziani (età media 64 anni). Nel 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 25-30% dei pazienti i linfonododi ipsilaterali sono coinvolti mentre una manifestazione bilaterale nei due seni è riportata solo nel 5% dei casi. Meno del 5% dei pazienti lamentano sintomi B. Le modalità di trattamento del linfoma mammario riportate in letteratura sono molteplici e riflettono in parte l’evoluzione e la diversificazione del trattamento dei linfomi di alto grado in genere negli ultimi 20 anni. La mastectomia o la tumorectomia non offrono alcun vantaggio terapeutico e addirittura possono essere controproducenti a seguito di complicanze post-operatorie. Un trattamento chemioterapico comprendente antracicline combinato con radioterapia locale comprendente i linfonodi ipsilaterali sembra offrire i risultati migliori con sopravvivenza globale a 5 e 10 anni di 75% e 65% rispettivamente. Il ruolo della radioterapia della mammella controlaterale per prevenire recidive è controverso e potrebbe essere superfluo se i pazienti vengono trattati con una chemioterapia ottimale. Le recidive si manifestano oltre che nella mammella, nel sistema nervoso centrale e in altre sedi extranodali mentre sono rare in stazioni linfonodali. In particolare alcuni autori hanno riportato tassi di recidiva elevati a livello del sistema nervoso centrale e suggerito che una profilassi intratecale possa essere indicata. Quest’ultimo aspetto rimane tuttavia molto controverso e non esistono attualmente dati sufficientemente convincenti a favore o contro questo tipo di profilassi. In base ai dati pubblicati finora la prognosi del DLBCL mammario appare peggiore del DLBCL linfonodale. Negli ultimi anni numerosi studi hanno mostrato che terapie mirate con anticorpi monoclonali migliorano sensibilmente la prognosi dei linfomi a cellule B di alto grado linfonodali. È molto probabile che queste terapie TRIBUNA MEDICA TICINESE 281 SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole possano essere efficaci anche nei linfomi mammari e che la prognosi di quest’ultimi in futuro non si discosti sensibilmente da quella dei linfomi dello stesso istotipo insorti primitivamente nei linfonodi. B. Bühler1, V. Ratti1, U. Perriard2, E. Cauzza3, A. Lombardi4, S. Suriano5, E Zucca1 1 Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, Bellinzona e Locarno 2 Istituto Cantonale di Patologia, Locarno 3 Servizio di radiologia e centro di senologia della Svizzera Italiana, OSG, Bellinzona 4 FMH ginecologia ed ostetricia, Locarno 5 Servizio di medicina nucleare, OSG, Bellinzona Bibliografia 1 Ryan G, Martinelli G, Kuper-Hommel M, et al. Primary diffuse large B-cell lymphoma of the breast: prognostic factors and outcomes of a study by the International Extranodal Lymphoma Study Group. Ann Oncol. 2008; 19:233-241. 2 Jeanneret-Sozzi W, Taghian A, Epelbaum R, et al. Primary breast lymphoma: patient profile, outcome and prognostic factors. A multicenter rare cancer network study. BMC Cancer 2008; 8:86 3 Aviles A, Delgade S, Nambo J, et al. Primary breast lymphoma: results of a controlled clinical trial. Oncology 2005; 69:256-260 4 d'Amore F, Christensen BE, Brincker H, et al. Clinicopathological features and prognostic factors in extranodal non-Hodgkin lymphomas. Danish LYFO Study Group. Eur J Cancer. 1991;27:1201-1208. 5 Martinelli G, Ryan G, Seymour JF, et al. Primary follicular and marginal-zone lymphoma of the breast: clinical features, prognostic factors and outcome. A study by the International Extra-nodal Lamphoma Study Group, submitted Corrispondenza: PD Dr E Zucca IOSI/OSG Bellinzona 282 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB Il Journal Club di questo mese è stato curato dal Reparto di Medicina Interna dell’Ospedale Civico di Lugano ESPOSIZIONE AD ANTIPSICOTICI E RISCHIO DI ISCHEMIA CEREBRALE STUDIO SELF CONTOLLED CASE SERIES Ian J. Douglas, research fellow, Liam Smeeth, Professor of clinical epidemiology Dipartimento di Epidemiologia e salute Pubblica, Scuola di Igiene e Malattie tropicali di Londra BMJ 2008; 337: a 1227 Riassunto/Adattamento: Dr. med. M. Odorico Capo Clinica Medicina Interna Ospedale Civico di Lugano Introduzione La pericolosità degli antipsicotici e la loro supposta capacità d’indurre ischemia cerebrale è materia di dibattito ormai da anni. Nel 2002, la Health Canada e la Jannssen-Ortho, è la ditta che produce il risperidone (Risperdal®), emanarono un “important drug safety information” col quale allertarono i medici prescrittori della pericolosità del farmaco in questione che, sulla base di evidenze limitate, era considerato causa di eventi avversi cerebrovascolari. Trascorsero due anni e lo United Kingdom’s Commitee on Safety of Medicines sconsigliò l’utilizzo degli antipsicotici atipici nei pazienti dementi mentre la European Pharmacovigilance Working Party giunse nel 2006 a postulare che esistevano alcune deboli evidenze che i farmaci antipsicotici aumentassero il rischio di stroke ma non né rinvenne alcuna che questo fosse maggiore per gli atipici rispetto ai tipici. Scopo L’intento degli autori è dimostrare eventuali fattori di confondimento capaci di inquinare la relazione tra l’uso di antipsicotici e l’aumento del rischio di stroke. Inoltre vogliono verificare se il rischio di stroke tra antipsicotici tipici ed atipici muta e se questo è maggiore nei pazienti dementi. Pazienti e metodi La selezione ed il reclutamento dei pazienti è avvenuto nell’ambito della popolazione del General Practice Reserch Database. Quest’ultima è una banca dati fondata nel 1987 che raccoglie informazioni provenienti da 400 differenti ambulatori di medicina generale del Regno Unito e che coinvolge oltre 6 milioni di pazienti. Hanno incluso solamente pazienti che avevano subito uno stroke e la prescrizione di almeno un antipsicotico entro e non oltre il 31 dicembre 2002. Il disegno dello studio ha seguito i canoni del “self controlled case series” che è derivato dal metodo di coorte, si basa sul confronto intrapersona ma sempre nell’ambito di una popolazione in cui ogni individuo ha sia l’outcome che la cura oggetto d’analisi. Hanno determinato il rischio calcolando il rapporto tra la frequenza di stroke accaduti nel corso del periodo d’esposizione al farmaco e quella negli altri periodi di osservazione (rate ratio) eliminando così gli elementi di confondimento indotti dalle caratteristiche che variano tra gli individui come la fragilità biologica ed i fattori di rischio per malattie vascolari. Hanno inoltre identificato e classificato le prescrizioni dei farmaci ed i tempi della posologia. Tra gli antipsicotici tipici le più prescritte sono state le fenotiazine, le hanno assunte 5153 pazienti, mentre tra gli atipici il più popolare è stato il risperidone assunto da 729 pazienti. 2290 (34%) pazienti hanno avuto un solo periodo di esposizione, 2406 (35%) tra due e cinque e 2094 (31%) sei o più. L’età media in cui è avvenuta la prima esposizione a qualsiasi farmaco antipsicotico era 80 anni e quella in cui è accaduto il primo stroke 81. A 1423 pazienti era stata posta la diagnosi di demenza prima che accadesse lo stroke. Di questi 1212 hanno ricevuto solo antipsicotici tipici, 85 solo quelli atipici ed il periodo d’osservazione era sovrapponibile in entrambi i gruppi. Il rate ratio dello stroke calcolato confrontando il periodo d’esposizione a quello di non esposizione, in tutti i pazienti selezionati cui è stato prescritto almeno un antipsicotico è 1,73 (95% intervallo di confidenza1,601,87). Durante il solo periodo d’esposizione diviene 1,69 (1,55-1,84) per i tipici e 2,32 (1,73-3,10) per gli atipici. È 3,50 (2,97-4,12) nei pazienti con diagnosi di demenza in terapia con antipsicotici e diviene 1,41 (1,291,55) in quelli non affetti da demenza. Solo per i malati dementi il rate ratio è 3,26 (2,73-3,89) se sono in terapia con antipsicotici tipici e 5,86 (3,01-11,38) se curati con gli atipici ma divengono rispettivamente 1,40 (1,26-1,54) e 1,90 (1,36-2,65) se il calcolo è fatto nel gruppo di malati non dementi. Risultati Hanno identificato 6790 pazienti, 4353 erano donne, cui dal gennaio del 1988 al dicembre del 2002 è stato prescritto almeno un farmaco antipsicotico, e che sono rimasti preda di almeno uno stroke. 5885 di loro ha ricevuto solo l’antipsicotico tipico, 456 solo l’atipico mentre 449 li ha ricevuti entrambi. Discussione L’uso di qualsiasi antipsicotico espone chi l’assume ad un maggior rischio di stroke indipendentemente dai differenti fattori di rischio cardiovascolare del paziente. L’utilizzo di quelli atipici l’aumenterebbe ulteriormente ed i pazienti affetti da demenza sembrano correre un rischio ancor più elevato che è dirittura doppio rispetto a 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 283 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB coloro che non lo sono. Quindi l’uso di questi farmaci, quando possibile, dovrebbe essere evitato. I punti di forza dello studio sono rappresentati dal disegno sperimentale che è meno soggetto ad interferenze e problemi di confondimento degli studi caso-controllo e di coorte. L’aver escluso i dati successivi al 2002 allorché sono emerse le prime allerte sull’associazione tra l’uso di antipsicotici atipici e lo stroke nonché la scelta di un campione assai rappresentativo e di ampia dimensione. Un potenziale limite potrebbe derivare dalla qualità dei dati clinici riportati nella banca dati: in oltre l’85% dei casi, gli stroke sono stati registrati con un codice che non specificava il sottotipo. Ciò nonostante, il rate ratio in un sottogruppo di 233 pazienti con stroke emorragico, esposti agli antipsicotici è stato 1,14 (0,71-1,84), indicando che l’effetto dei farmaci potrebbe essere limitato agli stroke non emorragici. Commento Questo studio, valido e ben strutturato, conferma quanto si suppone ormai da anni. L’uso di antipsicotici negli anziani, ancor più se dementi, è prodigo di effetti cerebrovascolari avversi e la loro prescrizione deve essere contenuta da rigide indicazioni e soprattutto in assenza di soluzioni terapeutiche alternative. Rammento che FDA (Food and Drug Administration) nel maggio 2008 ha pubblicato un comunicato stampa mediante il quale ha esteso il rischio di aumento della mortalità nei pazienti anziani affetti da demenza a tutta la classe degli antipsicotici, sia tipici che atipici con l’obbligo per le aziende farmaceutiche d’inserire questi effetti nella scheda tecnica del farmaco. 284 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB LO STUDIO JUPITER: PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE PRIMARIA TRAMITE TERAPIA CON STATINA IN PAZIENTI CON PROTEINA C REATTIVA ELEVATA Ridker PM et al. for the Jupiter Study Group. Rosuvastatin to Prevent Vascular Events in Men and Women with Elevated C-Reactive Protein. N Engl J Med 2008;359:2195-2207. Riassunto/Adattamento: Dr.ssa med. Tanja Schmidhauser, Ospedale Regionale di Lugano, 6903 Lugano [email protected] Introduzione Le linee guida attuali riguardanti la prevenzione primaria nell’ambito di malattie cardiocircolatorie (infarto miocardico acuto, evento ischemico cerebrale e mortalità cardiovascolare), raccomandano la prescrizione di un trattamento ipolipemizzante orale con statina in pazienti ad alto rischio (diabete mellito, dislipidemia severa, riscontro di patologia vascolare). I dati ci suggeriscono però che la metà degli eventi cardiovascolari (infarto miocardico e stroke) si manifestano in pazienti apparentemente sani, con livelli lipemici (colesterolo LDL) al di sotto della soglia che necessiterebbe un trattamento farmacologico. Studi recenti hanno dimostrato che il livello di proteina C reattiva ultrasensibile risulta essere un marker indipendente del rischio cardiovascolare e che un trattamento con statina in pazienti sani, con malattia coronarica stabile e con sindrome coronarica acuta è efficace anche perché riduce l’attività flogistica. Scopo L’intento è quello di accertare se una prescrizione di rosuvastatina (20 mg/die) in pazienti sani con livelli di colesterolo LDL non qualificanti per un trattamento farmacologico secondo le linee guida internazionali, ma con un tasso di proteina C reattiva ultrasensibile elevato, favorisca una riduzione della prima manifestazione di eventi cardiovascolari maggiori, paragonata ad una somministrazione placebo. Pazienti e Metodologia Trattasi di uno studio multicentrico (1315 centri in 26 nazioni), randomizzato, in doppio-cieco, placebocontrollato e analizzato secondo il principio del “intention-to-treat”. Sono stati arruolati 17'802 pazienti (su 89'890 analizzati) nel periodo fra il 4 febbraio 2003 ed il 15 dicembre 2006. I criteri d’inclusione comprendono un’età uguale o superiore ai 50 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, l’assenza di una malattia cardiovascolare in anamnesi, un livello di colesterolo LDL inferiore a 3.4 mmol/l e di trigliceridi inferiore a 5.6 mmol/l, nonché un dosaggio della proteina C reattiva ultrasensibile maggiore di 2 mg/l. Vengono esclusi i pazienti già trattati con statina, in trattamento ormonale postmenopausale, con disfunzione epatica e/o renale, diabetici, con dosaggio elevato di CK, con ipertensione arteriosa malcontrollata, con ipotiroidismo non adeguatamente sostituito, con pregressa problematica neoplastica recente e pazienti con diagnosi di malattia infiammatoria, nonché in trattamento immunosoppressivo cronico. Quale outcome primario viene considerato l’avvento del primo evento cardiovascolare maggiore, definito come infarto miocardico acuto non fatale, evento ischemico cerebrale 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 non fatale, ospedalizzazione per angina instabile, procedura di rivascolarizzazione arteriosa o decesso per malattia cardiovascolare accertata. Gli end point secondari comprendono gli eventi sopraelencati, unitamente al decesso indipendente dall’eziologia. Risultati Le caratteristiche basali in entrambi i gruppi sono equiparabili. Il valore mediano di colesterolo LDL nel gruppo trattato con statina a 12 mesi è pari a 1.4 mmol/l (50% più basso del gruppo placebo; P<0.001), quello della proteina C reattiva ultrasensibile pari a 2.2 mg/l (37% più basso del gruppo placebo; P<0.001). L’effetto risulta essere persistente durante tutta la durata dello studio. Al termine del periodo di studio, interrotto dal comitato etico perché chiaramente a favore del trattamento (follow-up mediano 1.9 anni, followup massimo 5 anni), 142 primi eventi cardiovascolari maggiori sono stati registrati nel gruppo trattato, rispetto a 251 nel gruppo placebo (hazard ratio per rosuvastatina 0.56; 95% CI, 0.46-0.69; P<0.0001). Si osserva inoltre una riduzione degli eventi cardiovascolari presi singolarmente nel gruppo trattato: per l’infarto miocardico acuto fatale o non fatale si riscontra 0.17 eventi per 100 persone/anno (0.37 nel gruppo placebo; P=0.0002 ); per lo stroke 0.18 vs 0.34 (P=0.002); per gli interventi di rivascolarizzazione o angina instabile 0.41 vs 0.77 (P<0.00001) e per gli end point combinati 0.45 vs 0.85 (P<0.00001). Questi dati valgono anche per tutti i sottogruppi analizzati, compresi i pazienti tradizionalmente considerati a basso rischio secondo le linee guida internazionali, i quali hanno dimostrato un beneficio simile rispetto ai TRIBUNA MEDICA TICINESE 285 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB pazienti con fattori di rischio cardiovascolare classici. Gli eventi avversi sono simili nel gruppo trattato con rosuvastatina e nel gruppo placebo (1352 and 1377, rispettivamente; P=0.60), compreso lo sviluppo di miopatie. Non vengono inoltre riscontrate differenze riguardo alla comparsa di debolezza muscolare, peggioramento della funzione renale e/o epatica, nonché insorgenza di alterazioni ematologiche. Si osserva per contro una maggior segnalazione da parte dei medici coinvolti di diabete nel gruppo trattato con statina (270 vs 216 nel gruppo placebo; P=0.01). Discussione In questo trial randomizzato di pazienti apparentemente sani con elevati livelli di proteina C reattiva ultrasensibile, la somministrazione di rosuvastatina riduce in modo statisticamente significativo l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori, malgrado un lipidogramma normale all’inizio dello studio ed in modo indipendente dagli altri fattori classici di rischio cardiovascolare. Analizzando i dati in letteratura, si riscontra che gli studi precedenti sul trattamento ipolipemizzante orale con statine, hanno riportato una riduzione del rischio cardiovascolare pari a 20% con la riduzione assoluta di 1 mmol/l di colesterolo LDL. Riportando questi dati allo studio JUPITER, la riduzione dell’avvento di eventi cardiovascolari avrebbe dovuto essere circa il 25%. In realtà lo studio evidenzia una riduzione del rischio maggiore del 50%, senza registrare un disparità dei fenomeni avversi, tranne un minimo ma significativo incremento delle segnalazioni di diabete mellito da parte dei medici curanti, dato peraltro già descritto in precedenti analisi con pravastatina, simvastatina ed atorvastatina. 286 TRIBUNA MEDICA TICINESE Commento Lo studio JUPITER ha sicuramente rilanciato la discussione sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari in toto e soprattutto ha posto alcuni quesiti che risultano essere difficili da affrontare: – Dobbiamo modificare il nostro atteggiamento nei confronti dei pazienti apparentemente sani e quindi utilizzare nella nostra pratica quotidiana la proteina C reattiva ultrasensibile come predittore aggiunto di rischio cardiovascolare? – Quali sono i vantaggi socioeconomici nel considerare un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare nello screening di routine, con conseguente prescrizione di un trattamento farmacologico a lungo termine rispetto alla prevenzione dei costi globali delle malattie cardiovascolari? Sono questioni che sicuramente andranno affrontate in futuro, in base anche ad ulteriori studi che dovranno valutare gli aspetti di politica sanitaria e di costo-beneficio per il paziente e per tutta la società. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB FARMACI: NEWS 2009 Riassunto/Adattamento: Dr med. Gianluca Vanini FMH medicina interna, immunologia clinica e allergologia Capo Servizio allergologia e immunologia clinica ORL Ospedale Civico, Via Tesserete 46 CH-6903 Lugano Tel. +41 91 811 63 88 Fax + 41 91 811 60 45 [email protected] Trattamento perioperatorio con ß-bloccanti: il trial POISE Numerosi trial di piccole dimensioni (con ≤ 200 pazienti) hanno, in passato, suggerito che i ß-bloccanti potessero diminuire gli eventi avversi perioperatori di tipo cardiovascolare nei pazienti ad altro rischio sottoposti a chirurgia non cardiaca. Recentemente tuttavia questo dogma è stato messo in discussione da vari gruppi di esperti. La necessità di evidenze più convincenti a sostegno di questa pratica ha portato all’organizzazione di un trial internazionale randomizzato di ampie dimensioni, lo studio POISE (PeriOperative Ischemic Evaluation Study); i risultati del quale sono stati pubblicati nel 20081. Nello studio sono stati arruolati 8000 pazienti in lista di attesa per intervento di chirurgia non cardiaca che presentavano fattori di rischio per complicazioni perioperatorie di tipo cardiovascolare. I pazienti sono stati sottoposti a trattamento con metoprololo a rilascio prolungato (100 mg) o placebo; il trattamento è iniziato da 2 a 4 ore prima dell’intervento e continuato per un mese. Nonostante l’incidenza a 30 giorni di infarto del miocardio non fa- tale sia stata significativamente più bassa nel gruppo in trattamento rispetto al gruppo placebo (3.6% vs 5.1%), nel gruppo trattato con metoprololo sono state significativamente più alte sia la mortalità per tutte le cause (3.1% vs 2.3%) sia l’incidenza di stroke (1.0% vs 0.5%). In parte, questi eventi avversi sono stati mediati da una più alta incidenza di ipotensione arteriosa e/o bradicardia nel gruppo metoprololo rispetto al placebo. Nessun sottogruppo ha chiaramente beneficiato del trattamento. POISE ha quindi incrinato gli attuali convincimenti sul trattamento perioperatorio con ß-bloccanti. I sostenitori dello studio ritengono che gli svantaggi del trattamento perioperatorio con ß-bloccanti siano più rilevanti rispetto al beneficio derivante da un più basso rischio di infarto del miocardio non fatale. Al contrario, chi critica lo studio POISE sostiene che la dose di metoprololo somministrata fosse troppo alta e che il trattamento con ß-bloccanti dovrebbe essere iniziato molto prima dell’intervento e non durante la fase strettamente perioperatoria. Bibliografia 1 Study Group. Effects of extended-release metoprolol succinate in patients undergoing noncardiac surgery (POISE trial: a randomised controlled trial. Lancet 2008; 371:1839-47. Prevenzione dell’ictus ischemico ricorrente Aspirina (ASA), aspirina più dipiridamolo, o clopidogrel vengono spesso impiegati per prevenire lo stroke ricorrente. Nel trial PRoFESS (sponsorizzato dal produttore della combinazione aspirina/dipiridamolo), randomizzato in doppio cieco, più di 20.000 pazienti (età media, 50 anni) con storia recente di stroke ischemico hanno ricevuto una combinazione fissa di ASA (250 mg) più dipiridamolo a rilascio prolungato (200 mg) due volte al giorno o clopidogrel (75 mg) una volta al giorno. Durante un follow-up medio 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 di 2.5 anni, lo stroke ricorrente è comparso nel 9% dei riceventi il trattamento combinato e nell’8.8% dei pazienti trattati con clopidogrel, una differenza non significativa. L’incidenza dell’outcome composito secondario (stroke, infarto del miocardio, o decesso per cause vascolari) è stata del 13.1% in entrambi i gruppi. Un’incidenza lievemente superiore di emorragie si è verificata nel gruppo aspirina più dipiridamolo rispetto al gruppo clopidogrel (4.1% vs 3.6%), ma l’incidenza dell’endpoint composito di stroke ed emorragia maggiore è stata simile nei due gruppi. Più probabile l’interruzione della terapia oggetto di studio nei pazienti che ricevevano il trattamento combinato rispetto ai trattati con clopidogrel1 . In precedenza si è sempre ritenuto che la combinazione aspirina più dipiridamolo fosse superiore ad ASA da sola, mentre il clopidogrel mostrava benefici soltanto marginali rispetto ad ASA. Lo studio PRoFESS (il primo confronto diretto tra i due regimi terapeutici) è stato disegnato per determinare la superiorità di aspirina più dipiridamolo rispetto a clopidogrel per la prevenzione dello stroke ricorrente, ma ha fallito in questo obiettivo. Nel complesso, i due regimi sembrano ugualmente efficaci. Inoltre, questo studio non risponde alla questione se uno dei due regimi è sostanzialmente superiore ad ASA da sola. Usando una tecnica chiamata “network metanalisi” (nella quale trial diversi vengono analizzati insieme), degli editorialisti hanno concluso che aspirina più dipiridamolo potrebbe essere solo lievemente superiore a clopidogrel da solo, mentre il clopidogrel potrebbe essere minimamente superiore ad ASA da sola2. Bibliografia 1 Sacco RL.,Diener HC, Yusuf S, et al. Aspirin ad extended-release dipyridamole versus clopidogrel for recurrent stroke. N Engl J Med 2008; 359: 1238-51. 2 Kent DM, Thaler DE. Stroke prevention. Insights from incoherence. N Engl J Med 2008; 359: 1287-9. TRIBUNA MEDICA TICINESE 287 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB Effetti della terapia inalatoria sulla mortalità da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) I corticosteroidi per via inalatoria e i ßagonisti a lunga durata d’azione diminuiscono la mortalità nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)? Lo studio TORCH (sponsorizzato dall’industria farmaceutica) ha cercato di rispondere a questa domanda. Lo studio ha incluso 6000 pazienti con BPCO (FEV1 < 60% del valore predittivo; e reversibilità con salbuterolo < 10% del valore di FEV1 predittivo). I pazienti sono stati randomizzati a ricevere per due volte al giorno la terapia con salmeterolo più fluticasone, salmeterolo da solo, fluticasone da solo o placebo1,2. L’end point primario, mortalità per tutte le cause a tre anni, è stato inferiore con la terapia combinata piuttosto che con placebo (12.6% vs 15.2%), ma la differenza ha presentato una significatività statistica borderline (P=0.052). La mortalità con salmeterolo da solo (13.5%) ha presentato un valore di mezzo tra i valori osservati con la terapia combinata e placebo, ma la mortalità con fluticasone da solo (16%) è stata moderatamente più alta rispetto alla mortalità con placebo. Analogamente, la terapia combinata e il salmeterolo da solo - non il fluticasone da solo- hanno diminuito l’ incidenza di ospedalizzazioni dovute a esacerbazione di BPCO. Tutte e tre le terapie attive funzionano meglio del placebo per la prevenzione di esacerbazioni di BPCO e, tra le tre, la migliore terapia risulta quella combinata. Un esito inaspettato è stato l’incidenza maggiore di polmonite nei gruppi trattati con steroidi rispetto ai gruppi in trattamento con solo salmeterolo e placebo. Purtroppo, questi risultati non hanno favorito una conclusione semplice. La combinazione steroide più ß-agonista è stata più vicina ad una diminuzione significativa della mortalità e delle inci- 288 TRIBUNA MEDICA TICINESE denze di esacerbazioni e ospedalizzazioni. Per quanto riguarda le monoterapie, il bilancio complessivo di benefici e rischi è stato più favorevole con il salmeterolo piuttosto che con il fluticasone. Si tratta comunque di un risultato degno di nota per i pazienti affetti da BPCO, poiché è l’opposto del dogma solitamente accettato per l’asma, in cui non si raccomanda la monoterapia con ß-agonisti a lunga durata d’azione. Infine da sottolineare, che lo studio TORCH non ha incluso un farmaco anti-colinergico a lunga durata d’azione, che diminuisce l’incidenza di esacerbazione ma non è mai stato valutato in uno studio a lungo termine sulla mortalità. Secondo una nuova linea guida per la BPCO pubblicata di recente dall’American College of Physicians, i medici dovrebbero prescrivere una monoterapia di mantenimento un ß-agonista a lunga durata d’azione, un anti-colinergico a lunga durata d’azione o un corticosteroide per via inalatoria - per i pazienti con BPCO e FEV1 < 60% del valore atteso3. Inoltre gli stessi autori delle linee guida propongono di optare per la terapia combinata steroide/ß-agonista, e citano lo studio TORCH a sostegno di questa raccomandazione. Bibliografia 1 Calveley PMA, et al. Salmeterol and fluticasone propionate and survival in chronic obstructive pulmonary disease. N Eng H Med 2007; 356: 775-89. 2 Rabe KF. Treating COPD. The TORCH trial, P values, and the dodo. N Engl J Med 2007; 356: 851-4 3 Qaseem A, et al. Diagnosis and management of stable chronic obstructive pulmonary disease: a clinical practice guideline from the American Colege of Physicians. Ann Intern Med 2007; 147: 33-8 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di farmacoterapia Flash di farmacoterapia è una rubrica della TMT gestita sotto la responsabilità del Servizio di consulenza sui farmaci e Centro regionale di farmacovigilanza del Canton Ticino. L’informazione è indipendente dall’industria e mirata a migliorare le conoscenze sull’utilizzo di farmaci nella pratica quotidiana. INDAGINE SU ISOTRETINOINA E PROBLEMI PSICHIATRICI Nel Canton Ticino, Falò, la trasmissione della RTSI in data 9.11.2006 e 20.12.2007 ha suscitato particolare interesse e qualche preoccupazione nella popolazione e presso le autorità riguardo alla sicurezza dell’isotretinoina: da qui lo stimolo ad approfondire l’argomento. Su mandato del Dipartimento della Sanità e della Socialità il Centro regionale di farmacovigilanza ha svolto un’indagine conoscitiva sulla problematica delle reazioni psichiatriche legate all’uso dell’isotretinoina in Ticino. R. Bertoli, A. Cerny Introduzione L’isotretinoina è un composto retinoide derivato dalla vitamina A, indicato per il trattamento di alcune gravi forme di acne (per esempio, acne nodulare o conglobata o acne con rischio di cicatrici permanenti) refrattarie a cicli adeguati di terapia standard con antibatterici sistemici e di terapia topica. Nel 1983 è stato messo sul mercato svizzero il primo preparato orale di isotretinoina (Roaccutan®); nel frattempo sono usciti diversi generici. L’isotretinoina è nota per essere altamente teratogena: l’utilizzo e la prescrizione di questo farmaco sono sottoposti, pertanto, a severe disposizioni di sicurezza a livello internazionale. Per queste ragioni l’isotretinoina è omologata soltanto per il trattamento dell’acne nelle forme che risultino più gravi e che si siano dimostrate resistenti alle terapie standard: viene in considerazione, quindi, come ultima opzione. Sono note anche diverse reazioni avverse a livello mucocutaneo, oftalmico, muscolo-scheletrico, epatico, cambiamenti del profilo lipidico nel plasma. Fonte di grande controversia sono, inoltre, le reazioni avverse descritte per questo farmaco in ambito psichiatrico, come depressione, cambiamento comportamentale e suicidio. Scopo L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di fornire un approfondimento sul controverso tema dei problemi psichiatrici in rapporto all’uso dell’isotretinoina e, inoltre, quello di sensibilizzare gli operatori sanitari, invitandoli a fare un’attenta e corretta prescrizione del farmaco, a seguire i pazienti dal punto di vista psichiatrico prima, durante e dopo il trattamento con isotretinoina e, infine, a raccogliere dati e opinioni da parte di medici con esperienza specifica nell’utilizzo di questo farmaco. Metodo Ai medici pediatri, psichiatri e dermatologi del Cantone Ticino è stata inviata una lettera che spiegava lo scopo dell’indagine con un questionario con 5 domande di carattere generale. Si chiedeva anche di indicare, pure retrospettivamente, eventuali casi di pazienti che avessero presentato problemi psichici collegati all’uso dell’isotretinoina in modo da poterli sottoporre alla valutazione delle autorità competenti (Centro svizzero di farmacovigilanza, Swissmedic). Risultati Dei quasi 300 formulari inviati ne è rientrato il 19%, per cui è stato necessario procedere ad un secondo invio che ha portato ad un tasso di risposta complessivo del 35%. È poi stato fatto un terzo richiamo. Su 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 suggerimento dell’associazione Roakne il questionario è stato inviato, oltre che ai dermatologi, pediatri e psichiatri, anche ai medici generalisti e internisti del nostro Cantone: su circa 500 formulari inviati ne sono rientrati solamente 31 (tasso di risposta del 6%). Il tasso di risposta per i dermatologi, pediatri e psichiatri ha raggiunto il 38%. Su un totale di 145 risposte raccolte, 27 provengono da dermatologi (18.6%), 53 da psichiatri (36.5%), 34 da pediatri (23.4%), 16 da internisti (11%) e 15 da medici generalisti (10.3%). Alla prima domanda “Dalla sua esperienza clinica, tra i suoi pazienti, la problematica psichiatrica legata all’uso dell’isotretinoina è rilevante?”, la maggioranza (53.1%) ha risposto “per nulla” (grafico 1). Alla seconda domanda, se in base all’esperienza dei medici risultava che vi fossero colleghi che prescrivono l’isotretinoina senza considerare in maniera adeguata gli eventuali problemi legati alla sfera psichiatrica, il 37.9% ha risposto “no”, seguito da un 19.3% che risponde “pochi”, 17.2% “alcuni”, 6.9% “abbastanza”, 2.8% “molti” e il 15.9% si è astenuto dal rispondere (grafico 2). Grafico 1: Domanda: Dalla sua esperienza clinica, tra i suoi pazienti, la problematica psichiatrica legata all’uso dell’isotretinoina è rilevante? TRIBUNA MEDICA TICINESE 289 SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di farmacoterapia 290 Grafico 2: Domanda: Secondo lei, in base alla sua esperienza, le risulta che vi sono medici che prescrivono l’isotretinoina senza prendere in considerazione in modo adeguato gli eventuali problemi legati alla sfera psichiatrica? Grafico 4: Domanda: Secondo lei è necessaria una maggiore attività divulgativa e d’informazione riguardo una corretta prescrizione del farmaco nel rispetto di una corretta indicazione e delle misure di sicurezza preposte? Grafico 3: Domanda: A livello internazionale e svizzero la prescrizione e l’uso d’isotretoinoina soggiacciono a delle particolari misure di sicurezza per evitare che il farmaco, visti i ben noti problemi di teratogenicità, venga assunto da parte di donne incinta. A suo modo di vedere, l’autorità sanitaria, nell’intento di migliorare continuamente la comunicazione dei rischi inerenti l'isotretinoina a medici, farmacisti e pazienti, dovrebbe prevedere misure più severe anche per quanto concerne la problematica psichiatrica Grafico 5: Domanda: L’isotretinoina in forma perorale è stata omologata per il trattamento di gravi forme d’acne come acne nodulare, acne conglobata o acne con rischio di cicatrici permanenti, refrattarie sia alla terapia topica che a cicli standard di terapia con antibatterici sistemici. Tuttavia in letteratura viene discusso l’impiego di questa sostanza anche per altri problemi dermatologici. Lei prescrive il farmaco al di fuori delle indicazioni registrate e fa un uso offlabel del farmaco? Alla domanda se l’autorità sanitaria, nell’intento di migliorare continuamente la comunicazione dei rischi inerenti l'isotretinoina a medici, farmacisti e pazienti, dovrebbe prevedere misure più severe anche per quanto concerne il risvolto psichiatrico, il 30.3% ha risposto “è necessario”, il 22.8% “eventualmente utile”, il 15.9% “poco utile”, l’11% “inutile” , il 10.3% “abbastanza utile” e il 9.7% si è astenuto (grafico 3). Alla domanda: “Secondo lei è necessaria una maggiore attività divulgativa e d’informazione riguardo ad una esatta prescrizione del farmaco nel rispetto di una corretta indicazione e delle misure di sicurezza preposte?” il 31.7% ritiene necessaria una maggiore attività divulgativa, il 20.7% la ritie- TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 ne eventualmente utile, il 19.3% abbastanza utile, l’11% poco utile, il 10.3% inutile e il 6.9% si è astenuto (grafico 4). Infine alla quinta domanda se l’isotretinoina viene prescritta al di fuori delle indicazioni di registrazione, e quindi uso off-label, l’82.1% ha risposto “mai”, il 2.1% “poco”, il 6.2% “a volte”, il 2.7% “abbastanza”, 1.4% “sempre” e il 5.5% si è astenuto dal rispondere (grafico 5). Le risposte raccolte sono state anche analizzate per categoria medica. Nel complesso le risposte seguono lo stesso trend per le varie categorie mediche. Per quanto concerne invece la terza domanda, circa l’utilità di misure più restrittive, queste sono giudicate inutili soprattutto dai dermatologi, mentre psichiatri, internisti e generalisti le ritengono necessarie. Dalla quinta domanda, come ci si poteva aspettare, risultano soprattutto i dermatologi che prescrivono il farmaco off-label. Nello spazio del formulario dedicato alle osservazioni nessuna di queste conteneva criteri e dati sufficienti – secondo i requisiti necessari per la segnalazione spontanea in farmacovigilanza – per essere elaborate e segnalate come caso di reazione avversa all’autorità competente in materia (Centro svizzero di farmacovigilanza di Swissmedic). Discussione e conclusione Per la maggior parte dei medici che hanno partecipato all’indagine la problematica psichiatrica legata all’uso d’isotretinoina non è rilevante. Non sembrano, o solo in minima parte, esservi medici che non prendono in considerazione in modo adeguato la sfera psicologico-psichiatrica al momento della prescrizione dell’isotretinoina. Una maggiore attività divulgativa e d’informazione riguardo ad una corretta prescrizione del farmaco e l’applicazione di misure più severe anche per quanto concerne la problematica psichiatrica SEZIONE SCIENTIFICA - Flash di farmacoterapia da parte dell’autorità sanitaria è ritenuta per la maggior parte dei medici da “eventualmente utile” a “necessaria”. L’uso off-label non risulta un problema sulla base dei risultati raccolti. Questo dato è rassicurante. Tuttavia è noto che l’isotretinoina viene impiegata anche per forme di acne non conformi alle indicazioni omologate (acne non grave o come trattamento di prima scelta). Inoltre sembra venga usato con finalità estetiche per ridurre la lucidità della pelle. In queste situazioni il rapporto fra rischio-beneficio può risultare negativo. Numerosi segnali indicano una possibile relazione fra assunzione dell’isotretinoina e problemi psichiatrici: la maggior parte di essi si ricava da casi singoli o serie di casi pubblicati in letteratura oppure da casi raccolti dalle autorità sanitarie. Gli studi clinici che hanno esaminato la possibile associazione sono pochi. È possibile trovare un piccolo numero di studi osservazionali che hanno cercato di evidenziare fattori suggestivi per una correlazione causale tra isotretinoina e depressioni o comportamenti suicidali. Recentemente è stato pubblicato un nuovo studio osservazionale “case-crossover” che riporta per la prima volta una correlazione statisticamente significativa tra isotretinoina e depressione (J Clin Psychiatry. 2008; 526-32). Un limite di questo studio è il numero esiguo di pazienti inclusi, inoltre sono necessari ulteriori studi per riuscire a confermare questa relazione. La maggior parte dei lavori pubblicati evidenzia che una relazione di causalità fra l’uso di isotretinoina e la depressione e il suicidio potrebbe esistere; ma per il momento non è dimostrata. Visto però che “mancanza di evidenza” non corrisponde a “evidenza di mancanza”, si raccomanda ai medici di essere prudenti nella prescrizione del farmaco e di informare compiutamente pazienti e genitori della possibilità che questi effetti collaterali si possano pre- sentare. Medici e farmacisti sono tenuti a segnalare ai centri di farmacovigilanza i casi di sospette reazioni avverse a Roaccutan o suoi generici. I risultati di questa indagine non hanno potuto fornire dati certi a supporto di un nesso di causalità tra l’uso di isotretinoina e le problematiche psichiatriche, ma sono comunque utili per sottolineare l’importanza di un’adeguata e necessaria informazione ai medici sul corretto uso di questi preparati e sull’informazione necessaria da fornire ai pazienti. R. Bertoli1, A. Cerny2 1 Servizio di consulenza sui farmaci e Centro regionale di farmacovigilanza, Ospedale Regionale di Lugano, Lugano 2 Servizio di medicina interna, Clinica Luganese di Moncucco, Lugano 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 291 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 40 L. Mazzucchelli Storia clinica Un uomo di 83 anni presenta lesione nodulare ulcerata della cute del capo del diametro di circa 4 cm, cresciuta nel corso delle ultime settimane (Figura A). Clinicamente si sospetta un melanoma, un carcinoma squamocellulare oppure un carcinoma basocellulare. Si procede ad exeresi chirurgica. All’esame istologico si osserva una neoplasia dermica ulce- rata (Figura B) a cellule fusate (Figura C) e, soprattutto in profondità, a cellule epitelioidi (Figura D). L’epidermide non è infiltrata dal tessuto neoplastico. Le cellule neoplastiche sono caratterizzate da importanti atipie nucleari e dalla presenza di numerose figure mitotiche atipiche. Sono assenti segni di crescita angioinvasiva e d’invasione delle guaine perineurali. A B C D Indica la diagnosi corretta: a b c d e 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 fibroxantoma atipico dermatofibrosarcoma protuberans melanoma a cellule fusate leiomiosarcoma cutaneo metastasi cutanea di carcinoma polmonare TRIBUNA MEDICA TICINESE 293 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Fibroxantoma atipico Commento Il fibroxantoma atipico (sinonimi: sarcoma indifferenziato pleomorfo; istiocitoma fibroso maligno superficiale) insorge tipicamente nella cute di persone anziane, prevalentemente in zone esposte al sole e quindi soggette ad importante danno attinico. Le localizzazioni più frequenti sono capo e collo, tempie, orecchie, naso e guancie. Raramente il fibroxantoma atipico può insorgere nelle dita di pazienti giovani. L’esposizione a raggi, solari oppure nel contesto di radioterapia, sono fattori predisponenti. Quest’ipotesi è sostenuta dalla non rara associazione con altre lesioni post-attiniche quali il carcinoma squamocellulare e il carcinoma basocellulare e dalla presenza di mutazioni che insorgono tipicamente dopo esposizione a raggi ultravioletti. L’incidenza di una precedente radioterapia varia da 5 a 50% a seconda degli studi ed il tempo di latenza è maggiore di 10 anni come per la maggior parte di altri tumori solidi radio-indotti. Clinicamente il fibroxantoma atipico appare come un nodulo oppure un’ulcera del diametro di circa 2 cm di carattere aspecifico. Raramente la diagnosi corretta viene posta prima dell’exeresi chirurgica. La lesione insorge nel derma superficiale o profondo e si può estendere nelle parti limitrofe del tessuto adiposo sottocutaneo senza tuttavia coinvolgere fascie profonde oppure muscolatura striata. Poichè attualmente non esiste un marcatore specifico per questa lesione la diagnosi istopatologica viene posta dopo aver attentamente considerato tutte le diagnosi differenziali (Tabella 1) e, se possibile, escludendo lesioni di aspetto morfologico simile con l’ausilio di tecniche immunoistochimiche. In particolare il fibroxantoma atipico non deve essere confuso con il melanoma 294 TRIBUNA MEDICA TICINESE Lesioni benigne Cicatrice iperplastica Nevo melanocito a cellule fusate Nevo ceruleo Pseudotumore infiammatorio Istiocitoma fibroso epitelioide Istiocitoma fibroso cellulato Xantogranuloma Neurotecoma cellulato Reticuloistiocitoma Tumore a cellule granulari Leiomioma PEComa Lesioni a comportamento indeterminato Tumore a cellule granulari primitivo Istiocitosi a cellule di Langerhans Tumore infiammatorio miofibroblastico Neoplasie maligne Melanoma desmoplastico (a cellule fusate) Dermatofibosarcoma protuberans Fibroxantoma atipico Sarcoma delle guaine neurali periferiche Leiomiosarcoma Angiosarcoma epitelioide Sarcoma epitelioide Carcinoma squamoso a cellule fusate Tumore a cellule granulari maligno Carcinoma a cellule di Merkel PEComa maligno Sarcoma a cellule detritiche follicolari Malattia linfoproliferativa cutanea Sarcoma di Kaposi anaplastico/pleomorfo Tumore fibroistiocitico plessiforme Sarcoma sinoviale monofasico Metastasi cutanee di carcinoma a cellule fusate Tab. 1: Diagnosi differenziale di lesioni dermiche a cellule fusate desmoplastico (a cellule fusate) che in alcune circostanze può non esprimere i classici marcatori di differenziazione melanocitica (proteina S-100, HMB45, MelanA). In questi casi è importante esaminare attentamente l’epidermide adiacente alla lesione che di solito risulta essere infiltrata dal melanoma ma non dal fibroxantoma atipico. 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 Un’ulteriore importante diagnosi differenziale è rappresentata dalla variante a cellule fusate e pleomorfe del carcinoma squamocellulare della cute. In queste situazioni è estremamamente importante utilizzare anticorpi diretti contro diverse citocheratine dal momento che i carcinomi a cellule fusate tendono a perdere le carat- SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole teristiche immunofenotipiche degli epiteli squamosi. Una diagnosi istologica corretta non è solo un esercizio accademico ma ha notevole importanza per il trattamento dei pazienti e per la prognosi. Infatti, il fibroxantoma atipico, malgrado sia morfologicamente indistinguibile da un sarcoma pleomorfo di alto grado, è caratterizzato da eccellente prognosi dopo terapia chirurgica. In uno degli studi storici più significativi solo 9 su 140 pazienti hanno sviluppato recidiva locale mentre nessuno ha sviluppato metastasi a distanza. In un altro studio nessuno di 86 pazienti inclusi ha sviluppato recidive locali oppure metastasi. Nella letteratura sono per contro descritti casi di fibroxantoma atipico con decorso sfavorevole. L’infiltrazione del pannicolo adiposo profondo, la presenza di aspetti epiteliodi oppure di crescita angioinvasiva potrebbero essere fattori prognostici sfavorevoli. In ogni caso, a fronte dell’impossibilità di definire l’evoluzione di un fibroxantoma atipico solo sulla base delle caratteristiche istopatologiche, è prudente considerare tali lesioni come potenzialmente maligne. Il concetto di fibroxantoma atipico ha subito una notevole evoluzione nel corso degli ultimi anni. Da alcuni autori viene considerato come la variante superficiale di un sarcoma di alto grado detto istiocitoma fibroso maligno. Sempre secondo questi autori la buona prognosi rispetto all’istiocitoma fibroso maligno è da ricercare nella localizzazione superficiale del fibroxantoma atipico. Studi immunoistochimici indicano che la cellula d’origine sia un fibroblasto e non un istiocita come si pensava originariamente. D’altro lato, proprio a seguito dell’utilizzo più generalizzato di analisi immunoistochimiche a complemento della diagnosi istopatologica, è stato dimostrato che buona parte di istiocitomi fibrosi maligni superficiali o profondi possono essere riclassificati in maniera più appropriata come melanoma, carcinoma squamocellulare, leiomiosarcoma oppure liposarcoma dedifferenziato. In conclusione il fibroxantoma atipico è una lesione cutanea non rara dell’anziano. La diagnosi istopatologica richiede l’esclusione di numerose entità morfologicamente simili con l’ausilio di analisi immunoistochimiche. La prognosi di un fibroxantoma atipico diagnosticato correttamente è eccellente. Sinonimi come sarcoma indifferenziato pleomorfo oppure istiocitoma fibroso maligno superficiale, benché riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) devono essere a nostro avviso evitati in quanto possono dare adito a malintesi e causare una sovratrattamento dei pazienti. L. Mazzucchelli, Istituto Cantonale di Patologia, Locarno Bibliografia Tong LCB, Kamil ZS et al. Non melanocytic mimics of melanoma, part II. Intradermal mimics. J Clin Pathos 2009, 62:290-307 www.burtonhospitals.nhs.uk (da dove è tratta la figura A) Malignant fibrohistiocytic tumors. In Enzinger and Weiss’s Soft tissue tumors, Mosby Elsevier 2008, fifth edition 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 295 RASSEGNA DELLA STAMPA FEDERAZIONE DEI MEDICI SVIZZERI – Nuovo tariffario Definite le regole “Couchepin ha agito in modo arbitrario” Uno studio pe 2 medici part-time Allarme dei “dottori” allo scoccare dell’entrata in vigore delle tariffe delle analisi, volute da Couchepin. “Violati i cardini della LAMal: efficacia e fondatezza delle prestazioni” È pieno di errori, è stato stilato sulla base di calcoli perlopiù arbitrari, se non infondati e che non tengono conto dei progressi compiuti dalle tecnologie mediche, mettendo a repentaglio la qualità delle cure. Alla vigilia della sua entrata in vigore, oggi, la federazione dei medici svizzeri (FMH) puntualizza le lacune del nuovo tariffario, che dovranno adottare tutti i medici che dispongono di un proprio laboratorio e che è stato caldeggiato dal direttore del Dipartimento Federale degli Interni (DFI). Proprio quel Pascal Couchepin che ha rassegnato le sue dimissioni per il 31 ottobre. E a chiedere la testa del radicale vallesano era stato, non da ultimo, proprio il presidente della FMH Jacques de Haller. Pur condividendo che la vecchia lista avesse fatto il proprio tempo, la FMH accusa il DFI di non rispettare i principi prescritti dalla legge sull'assicurazione malattia (LAMal): l'efficacia e quindi indirettamente la stessa economicità delle prestazioni mediche come pure la fondatezza delle tariffe. Oltre il 70% delle tariffe applicabili alle analisi degli interventi di primo soccorso, stando all'FMH, sarebbero state fissate secondo criteri “arbitrari e senza che sia stato possibile verificarli”. I costi delle analisi saranno anche fino a 25 volte inferiori a quelle stabilite dal vecchio elenco, ma in molti casi – continua la FMH – gli uffici di Pascal Couchepin si sono basati sulle attrezzature mediche ormai superate da almeno sette anni. Il DFI starebbe ancora tentando in tutta fretta, a oltre sei mesi dalla pubblicazione del nuovo tariffario, di correggere gli errori più grossolani del suo progetto secondo l'organizzazione dei medici del Paese. Tagliando i costi delle analisi di laboratorio Couchepin intende risparmiare ogni anno 200 milioni di franchi dal 2012. Sono state sottoposte a un tariffario unico tutte e tre le categorie di fornitori di prestazioni (laboratori esterni, laboratori ospedalieri e laboratori di studi medici). I costi dovrebbero così scendere di 100 milioni di franchi all'anno, pari cioè al 10% del volume di fatturazione annuo dei laboratori del settore ambulatoriale. Mattia Cavaliere (“Giornale del Popolo” 01.07.09) Un regolamento per disciplinare la gestione in comune di uno studio da parte di due medici: l'ha approvato ieri il Consiglio di Stato, facendo seguito alla decisione presa lo scorso dicembre dal Gran Consiglio. In quell'occasione il Parlamento aveva prorogato per la seconda volta le disposizioni cantonali di applicazione della moratoria federale, ossia le norme che limitano il numero di fornitori di prestazioni (blocco delle autorizzazioni) ammessi ad esercitare la propria attività a carico dell'assicurazione obbligatoria contro le malattie. II Gran Consiglio aveva però introdotto per la prima volta il principio della gestione comune di uno studio medico (“jobsharing”), lasciando invece al Consiglio di Stato la competenza di definire gli aspetti di dettaglio. Il nuovo regolamento, elaborato dal Dipartimento della sanità e della socialità in collaborazione con l'Ordine dei medici del Cantone Ticino e con santésuisse (l'organo mantello delle casse malati), disciplina modalità e procedura applicabili alle autorizzazioni d'eccezione alla moratoria prevista dalla legge federale sull'assicurazione contro le malattie, nel contesto appunto della condivisione di uno studio medico. Permettendo a due medici di gestire uno studio medico insieme e ognuno a tempo parziale nella medesima categoria o specializzazione, si vuole facilitare l'attività soprattutto delle donne medico e la cessione parziale dello studio, in vista del ritiro dell'attuale titolare. Il nuovo regolamento stabilisce pure i criteri applicabili alla scelta di un medico sulla lista d'attesa in caso di autorizzazione ordinaria o eccezionale. (“Giornale del Popolo” 01.07.09) STATI – “Sì” con deroghe alla proroga della moratoria degli studi medici Generalisti e pediatri liberi Specialisti: stop fino al 2011 Per la terza volta il Parlamento si concede di prolungare una soluzione “transitoria”. Couchepin lancia l’allarme: “I medici sono troppo cari, e saranno sempre di più; ma c’è uno squilibrio sia tra generalisti e specialisti, sia geografico; e molti sono tedeschi, non svizzeri” E siamo alla terza proroga. Introdotto nel 2002, il blocco delle autorizzazioni per l'apertura di nuovi studi medici è stato prolungato nel 2004 e poi ancora nel 2008; ieri il 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 299 RASSEGNA DELLA STAMPA Consiglio degli Stati ha seguito il Nazionale confermandolo per altri due anni, fino al 2011.Tuttavia, nell'attesa, ancora, di una soluzione più confacente, si è cercato di affinare questa soluzione “transitoria”: saranno liberi dal blocco i medici generalisti, di cui si constata un po’ in tutto il Paese una penuria, così come i pediatri. I Cantoni hanno in ogni caso la possibilità di porre delle condizioni per il rilascio di un'autorizzazione, basate ad esempio sul luogo dove il medico intende operare. Nel blocco, infine, vengono inclusi anche gli ambulatori ospedalieri. Philippe Stähelin (PPD) ha cercato invano di convincere i colleghi a bocciare il progetto di moratoria; secondo il turgoviese il blocco degli studi medici non ha portato finora ad alcun vantaggio: non a una diminuzione del numero dei medici (“anzi, in certi Cantoni sono aumentati anche del 40%”); al massimo a una carenza in determinate regioni. Infine il progetto è stato accettato per 23 voti a 8 e 3 astenuti, anche perché, si è chiesto ad esempio l'UDC Alex Kuprecht, “quale altra alternativa abbiamo?” Pascal Couchepin ha invitato ad approvare la proroga in primo luogo poiché essa sottintende la promessa di impegnarsi per trovare una soluzione definitiva. Il ministro della sanità ha poi formulato una diagnosi allarmante. “In Svizzera ci sono troppi medici, e in futuro ce ne saranno ancora di più”. È vero, ha ammesso il consigliere federale, “sono mal ripartiti: sia tra specialisti e generalisti, sia geograficamente”; ma questo è un processo inevitabile: “Il concetto di territorialità vien meno, come già accade per le parrocchie”. Ed è anche vero “che ci sono pochi medici svizzeri”. Dobbiamo ringraziare la Germania, “che ci fornisce tra 5mila e 6mila dottori, la cui formazione ci sarebbe costata tra i 3 e i 4 miliardi. Ogni anno 1000 giovani iniziano a studiare medicina, ma solo 600 concludono: 40% di fallimenti è troppo”. Anna Fazioli (“Giornale del Popolo” 06.06.09) Tassa medica, il governo tira dritto Confermato nel messaggio trasmesso alle Camere il “ticket” di 30 franchi per consultazione “Non ci sono miracoli, idee geniali o soluzioni che permettano di risolvere i problemi: bisogna affrontare la realtà con i mezzi che sono a disposizione”. È con questa sorta di rassegnazione che ieri il consigliere federale Pascal Couchepin ha presentato il messaggio sulle misure urgenti destinate a contenere l'aumento dei costi nell'assicurazione obbligatoria delle cure medico ospedaliere. In effetti, vista la resistenza incontrata da talune di queste sue proposte, come il “contributo” di 30 franchi per consulta- 300 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 zione medica, ora per il ministro si tratta di convincere il Parlamento. Prima di tutto Couchepin deve giustificare la procedura d'urgenza, chiesta affinché le misure possano entrare in vigore il prossimo 1° gennaio per una durata di 3 anni, vale a dire sino alla fine del 2012. “I risultati delle casse malattia relativi all'osservazione del consumo di medicina, mostrano che ci sarà una considerevole perdita del controllo sui consumi e sui costi già da quest'autunno, ma anche l'anno prossimo, se un certo numero di misure non saranno prese”, ha affermato il ministro. Negli anni passati le assicurazioni avrebbero commesso, secondo Couchepin, errori di valutazione nel prevedere l'evoluzione dei costi. E poi è sorto il problema delle riserve, “che sono state mangiate dal cattivo risultato”. Insomma, dice Couchepin, il governo non può stare a guardare questa evoluzione negativa senza far nulla. Le sue proposte le ha fatte, “adesso tocca al Parlamento”. Le misure proposte dal Consiglio federale sono le stesse annunciate il 6 maggio. La prima è l'allestimento di un servizio medico telefonico, a carico degli assicuratori ma indipendente da essi, che permetta a tutti gli assicurati una prima consulenza gratuita. Poi c'è la contestatissima introduzione di un contributo per la consultazione di 30 franchi per le prime sei visite presso un medico o un ambulatorio ospedaliero. In contropartita, il governo offre la riduzione da 700 a 600 franchi della partecipazione annuale massima degli assicurati ai costi. Entro le vacanze estive verrà presentato anche un pacchetto di provvedimenti per contenere il prezzo dei medicinali. Seguono: l'attribuzione al Consiglio federale della competenza di ridurre le tariffe (fino al 10 per cento, ha detto Couchepin) nel caso di un aumento dei costi superiore alla media; l'aumento di 200 milioni nel 2010 del sussidio federale ai cantoni destinato alla riduzione dei premi; il prolungamento da uno a due anni del vincolo contrattuale se l'assicurato sceglie una franchigia superiore a quella minima prevista dalla legge; la conclusione di mandati di prestazioni per i settori ambulatoriali degli ospedali (dove si verificano i maggiori aumenti dei costi); l'obbligo degli assicuratori di fornire mensilmente all'Ufficio federale della sanità pubblica i dati necessari per la vigilanza sui costi. Basterà tutto questo a contenere l'incremento dei costi già nel 2010? “Spetta alle casse malattia fare questi calcoli”, ha risposto Couchepin. Silvano De Pietro (“La Regione” 30.05.09) RASSEGNA DELLA STAMPA NAZIONALE – Bocciata l’iniziativa socialista I manager delle casse malati non saranno esclusi dal Parlamento BERNA (ATS) I manager delle casse malattia non vanno esclusi dal parlamento. Per 104 voti a 61, il Nazionale ha respinto un'iniziativa parlamentare di Jaqueline Fehr (PS/ZH) con la quale si mirava ad estendere anche a queste persone l'incompatibilità tra la funzione dirigenziale assolta e il mandato di deputato. A detta della Fehr, le casse malattia occupano un posto particolare nel nostro panorama politico e sociale. Stando a perizie giuridiche, la casse malattia attive nell'assicurazione di base andrebbero subordinate all'amministrazione federale. I rappresentanti delle casse andrebbero quindi esclusi dal parlamento, come accade già oggi con i funzionari. Secondo la sinistra tale riforma è utile per contrastare con maggiore efficacia l'esplosione dei costi sanitari. La maggioranza del Nazionale ha ribattuto invece che una simile idea contraddice il principio del parlamento di milizia. Se tale riforma andasse in porto, andrebbero esclusi dalle Camere anche i medici o i membri dei consigli di fondazione delle casse pensioni. (“Giornale del Popolo” 22.05.09) Nessuna ricetta miracolo Dibattito urgente al Nazionale sui costi della salute Diversi i rimedi proposti: Verdi e UDC hanno chiesto di congelare per due anni i premi malattia al livello del 2009, PPD e PS di intervenire sui costi dei farmaci e il PLR di privilegiare le reti sanitarie e i medici di famiglia BERNA Il sistema sanitario elvetico è in crisi. Questa la diagnosi unanine formulata mercoledì dai partiti durante il dibattito urgente al Nazionale sui costi della salute. Diverse tuttavia le terapie per porvi rimedio: si va dalla riduzione dei prezzi dei medicinali, al congelamento dei premi delle casse malattia. Tutti questi provvedimenti pretendono di essere più efficaci di un semplice palliativo. “Il sistema sanitario svizzero è un ammalato cronico. Ne combattiamo i sintomi acuti, senza riuscire a guarirlo”, ha riassunto Yvonne Gilli (Verdi-SG). La responsabilità incombe a tutti gli attori del settore sanitario, parlamento compreso, ha ammesso la maggior parte dei deputati che si sono alternati alla tribuna. Essi hanno in sostanza invitato gli ambienti interessati – medici, pazienti, assicuratori – a smet- terla di guardarsi in cagnesco. Sulla base di cinque interpellanze urgenti, una ventina di oratori hanno esposto le proprie ricette di fronte all'annunciato aumento del 1520% dei premi malattia per il 2010. I Verdi e l'UDC hanno in particolare proposto di congelare i premi al livello del 2009 per un periodo di uno o due anni. “Questo provvedimento mi lascia di stucco e porterebbe alla rovina dell'intero sistema”, ha esclamato il ministro della sanità Pascal Couchepin. “Tutto ciò è semplicemente impensabile”, ha dichiarato. “È come recarsi al supermercato con un carrello colmo di merci per un valore di 100 franchi e volerne pagare soltanto 50, perché il giorno prima la somma degli acquisti raggiungeva questo importo”. Come il PS, il PPD vuole porre l'accento sulla riduzione dei prezzi dei medicinali. “È qui che vi è il maggior margine di manovra”, ha sostenuto Meinrado Robbiani (PPDTI). A suo modo di vedere, “si dovrebbe rivedere i prezzi almeno ogni tre anni, promuovere il ricorso ai farmaci generici e ridurre il prezzo quando è superiore alla media europea”. Queste misure saranno poste in consultazione prima delle vacanze estive, ha garantito Pascal Couchepin. Il consigliere federale proporrà anche una riduzione del 3% del margine sulla distribuzione dei farmaci. “Le farmacie e i medici che procedono alla vendita diretta saranno toccati allo stesso modo”, ha sottolineato. Per Jean Henri Dunant (UDC-BS), volersi concentrare sul prezzo dei medicinali è un falso problema. Tutto ciò rappresenta soltanto l'11% dei costi della salute, contro il 50% per gli ospedali. Il suo collega giurassiano Dominique Baettig ha così difeso la fine delle pestazioni ambulatoriali ospedaliere, eccezion fatta per gli interventi chirurgici. “Al posto di tutto ciò, occorre migliorare la collaborazione tra medici ospedalieri e privati”, ha affermato. Per diminuire i costi ospedalieri, vari deputati hanno plebiscitato la medicina di primo intervento. “Grazie a reti sanitarie e allo sviluppo dei medici di famiglia, si avrà una migliore cura del paziente, con tutti i risparmi che ciò comporta”, ha sottolineato Claude Ruey (PLR-VD), presidente di Santésuisse. “Occorre maggiore concorrenza basata sulla qualità delle prestazioni e non più sulla selezione dei rischi”, ha insistito Pierre Triponez (PLR-BE). Come numerosi altri oratori, egli ha invocato un maggior senso di responsabilità a tutti i livelli. “Durante questo dibattito urgente, non sono avvenuti miracoli. Tuttavia, la lunga discussione ha permesso di mettere a fuoco l'enorme complessità del problema e la determinazione di tutti i partiti nel trovare soluzioni”, ha commentato Couchepin. “Auspico dunque che la buona volontà espressa oggi in questo emiciclo sia seguita da effetti”, ha concluso il ministro della sanità vallesano. (“Corriere del Ticino” 12.06.09) 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 301 RASSEGNA DELLA STAMPA L’Oms: pandemia di A H1N1 La diffusione del virus più della sua gravità all’origine della decisione Ginevra – È pandemia. Di fronte all'inarrestabile diffusione del nuovo virus A H1N1, la Direttrice generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Margaret Chan ha annunciato ieri al mondo di aver deciso di innalzare il livello di allerta alla fase sei, pandemia conclamata. La prima del XXI secolo. “Il mondo è ora all'inizio della pandemia di influenza 2009. Siamo ai primi giorni della pandemia”, ha dichiarato Chan in una conferenza stampa indetta a Ginevra presso la sede generale dell'Oms. La diffusione del virus A H1N1 partito dal Messico dove in aprile sono stati resi noti i primi casi, ha contagiato quasi 30 mila persone in 74 Paesi e ha provocato 144 morti. “È un virus contagioso, che si diffonde facilmente da una persona all'altra e da un Paese all'altro”, ha detto Chan. Ma la severità del virus è attualmente “moderata” e l'Oms continua a non raccomandare la chiusura delle frontiere né la restrizione dei viaggi o i movimenti di merci e servizi. Il passaggio alla fase sei – sulla scala da uno a sei delle fasi di allerta pandemica – non indica un'accresciuta gravità dei casi, ma rispecchia la diffusione geografica del nuovo virus ora presente con alti numeri di infezioni, in particolare nell'emisfero sud, con più di mille casi in Australia e in Cile. “Una caratteristica delle pandemie è la rapida diffusione nel mondo”, ha detto Chan. Tutti i Paesi devono prepararsi ad “osservare casi, o a una loro interiore diffusione, nel prossimo futuro. I Paesi dove lo scoppio del contagio sembra aver raggiunto il picco devono prepararsi ad una seconda ondata di infezioni. I Paesi con nessuno o pochi casi devono restare vigilanti”. Secondo il numero due dell'Oms Keiji Fukuda, il virus della nuova influenza circolerà nel mondo per uno o due anni. “Abbiamo buone ragioni di credere che questa pandemia, per lo meno all'inizio, avrà una severità moderata. L'esperienza insegna che la severità può mutare, in funzione di numerosi criteri, da un Paese all'altro”, ha detto. Per ora la maggioranza dei pazienti guarisce ed il numero di morti resta basso: “Non prevediamo un improvviso balzo nel numero di infezioni fatali o severe”, ha detto Chan. Tuttavia, “non sappiamo come il virus di comporterà nelle condizioni tipiche dei Paesi in via di sviluppo” ed è prudente anticipare un quadro più tetro. In precedenza, la responsabile dell'Oms aveva sottolineato che il mondo non è mai stato così pronto ad affrontare una pandemia di influenza, anche grazie ai preparativi seguiti all'allarme influenza aviaria. Quanto ai vaccini, Chan ha detto che le società impegnate nella produzione del vaccino contro l'influenza stagionale l'avranno presto ultimata e che la capacità massima sarà disponibile per la proANSA duzione di un vaccino pandemico. (“La Regione” 12.06.09) 302 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 NAZIONALE – Niente cure sospese ai morosi. A pagare sarà il Cantone I medici devono prescrivere i farmaci che costano meno La Camera del popolo ha studiato una soluzione per le oltre 200mila persone che si sono viste tagliare la copertura delle casse malati. Luce verde della commissione alla consultazione telefonica. Strada in salita invece per la tassa di trenta franchi a visita BERNA (ATS/RED) La sospensione della copertura delle cure da parte delle casse malattia quando un assicurato non versa i premi dev'essere sostituita da un meccanismo di perseguimento. Ne è convinta la commissione della sicurezza sociale e della sanità (CSSS) del Consiglio nazionale. La decisione di autorizzare dal 2006 gli assicuratori a non più rimborsare le fatture di un paziente in caso di mancato pagamento dei premi ha provocato un'alzata di scudi. Circa 200mila persone sarebbero colpite da una sospensione delle prestazioni. Per attenuare le conseguenze di questa situazione, i Cantoni e l'organizzazione delle casse malattia santésuisse avevano convenuto in ottobre in linea di principio che i primi si assumessero l'85% dell'importo dei premi non pagati. Le trattative sono state tuttavia sospese in febbraio. I servizi del ministro Pascal Couchepin e la Conferenza dei direttori cantonali della sanità hanno riesaminato la questione. II nuovo piano prevede un sistema a cascata che spazia dal richiamo fino al perseguimento dell'assicurato che non versa i premi. Il dossier dovrà essere trasmesso al Cantone interessato, che dovrà assumersi l'85% dei premi non pagati. Quando l'assicurato rimborsa alla cassa malattia tutto o in parte il suo debito, quest'ultima retrocede al Cantone il 50% dei premi arretrati versati dall'assicurato. Risparmi sui farmaci Sempre ieri con 23 voti senza opposizione, i membri della commissione si sono pronunciati a favore di una disposizione supplementare intesa a incoraggiare medici e farmacisti a prescrivere i medicinali meno costosi. Non ci sarà un obbligo. Tuttavia, se per un motivo o un altro venisse prescritto un farmaco più caro, l'assicurazione rimborserebbe solo il 10% della differenza rispetto al preparato identico meno costoso, ha precisato Thérèse Meyer. Si tratta ha aggiunto di un “segnale molto importante”. Consultazione telefonica Con 19 voti contro 7 la commissione ha sostenuto l'idea che gli assicurati possano rivolgersi a un servizio di consultazione telefonico prima di recarsi dal medico. Couchepin aveva suggerito questo servizio quale compensazione RASSEGNA DELLA STAMPA al “ticket” di 30 franchi. La consulenza telefonica è un'opzione promettente – ha sottolineato il presidente della commissione Jurg Stahl (IJDC/ZH) – dato che può ridurre il numero delle consultazioni mediche, che ammonta a circa 45 milioni all'anno. Trenta franchi per visita La tassa di consultazione di 30 franchi proposta da Pascal Couchepin per limitare l'aumento dei costi sanitari non dovrebbe superare lo scoglio della commissione della sicurezza sociale e della sanità (CSSS) del Consiglio nazionale. Secondo Thérèse Meyer (PPD/FR), questa opzione non ha trovato appoggio nel dibattito d'entrata in materia. La CSSS non ha ancora formalmente discusso questa tassa, ma le probabilità che sia accolta sono scarse, vista la mancanza d'entusiasmo manifestata finora, ha indicato Thérèse Meyer. L’esame proseguirà in una prossima seduta, prevista in agosto. (“Giornale del Popolo” 27.06.09) Assicurati morosi, non passa la proposta del Canton Ticino Il Consiglio degli Stati respinge un’iniziativa parlamentare che chiedeva di abrogare l’articolo di legge della LAMal che consente alle casse malattia di sospendere le prestazioni per gli assicurati che non pagano i premi BERNA Con voto unanime, il Consiglio degli Stati ha respinto ieri un'iniziativa parlamentare del canton Ticino, che chiedeva di abrogare l'articolo di legge della LAMal che consente alle casse malattia di sospendere le prestazioni per gli assicurati morosi. Pur riconoscendo la bontà d'intenti dell'iniziativa, la Camera dei Cantoni ha però concluso che questa “non risolve il problema di fondo e riporta semplicemente la situazione a quella antecedente al 2006”, ha detto il friburghese Urs Schwaller (PPD) a nome della Commissione. Quest'ultima intende così dare spazio ad un'altra iniziativa che va nella stessa direzione e su cui stanno lavorando i colleghi del Nazionale in collaborazione coi Cantoni e con il Dipartimento degli interni, il testo in questione sarà discusso in commissione solo il prossimo 26 giugno e dovrebbe prevedere una modifica dell'articolo in questione che chiama in causa i Cantoni. Il problema è noto: oggi circa 200 mila persone in Svizzera, di cui quasi 15 mila in Ticino, non sono in grado di pagare mensilmente i premi malattia. Con l'introduzione della modifica della LAMal del gennaio 2006, le casse malattia possono più facilmente rifiutare di rimborsare chi non paga i premi. Dopo un mancato pagamento nonostante la diffida, gli assicuratori possono infatti sospendere le prestazioni già al momento della richiesta di avviare un procedimento di esecuzione per debiti. In precedenza, invece, pote- vano sospenderle soltanto in presenza di un attestato di carenza beni. I Cantoni non sono tenuti ad assumersi i premi non pagati, tuttavia lo fanno in gran parte in base al diritto cantonale. Di fatto, dal 2006 ad oggi si sono accumulate fatture non onorate per milioni di franchi, che per i soli ospedali ammontano ad oltre 80 milioni. All'inizio dello scorso anno la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS) aveva proposto una soluzione unitaria, valida per tutta la Svizzera, per risolvere il problema delle fatture non pagate, giungendo in ottobre a sottoscrivere con santésuisse un'intesa di massima: le casse malattia si sono impegnate a non più sospendere le prestazioni e i Cantoni ad assumersi forfetariamente l'85% dei pagamenti irrecuperabili dei premi comprovati da un attestato di carenza beni. Come in passato, gli assicuratori dovrebbero continuare ad avviare sistematicamente procedimenti d'esecuzione, e anche in presenza di un attestato di carenza beni il debitore rimane perseguibile durante 20 anni. La differenza fondamentale con il sistema attuale sta nel fatto che in nessun momento le prestazioni saranno sospese. L'accordo è però saltato lo scorso febbraio, per l'impossibilità di trovare un'intesa tra le parti sulla questione del versamento dei sussidi concessi dai Cantoni agli assicurati con reddito modesto. Santésuisse vorrebbe infatti precisare nella legge l'obbligo per i Cantoni di versarli direttamente alle casse malattia per evitare che i soldi siano utilizzati dagli assicurati ad altri fini. Divergenze sono sorte anche attorno alle disposizioni transitorie, in quanto santésuisse chiede di poter continuare a rifiutare il rimborso se il Cantone non si assume l'85% dei premi in attesa che le modifiche di legge entrino in vigore. Infine, le parti non hanno trovato un'intesa per quanto concerne i morosi di cui non è noto il domicilio. Gli assicuratori vorrebbero precisare nella legge che i Cantoni si assumano l'85% dei premi anche per queste persone, per le quali è impossibile ottenere un atto di carenza beni. A seguito di una mediazione di Pascal Couchepin, che ha lanciato nuove consultazioni tra le parti, in marzo è stato trovato un nuovo consenso di principio attorno ad un'iniziativa della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Nazionale. “Il compromesso riprende in parte quello raggiunto precedentemente tra Cantoni e santésuisse, ma con alcune varianti, e sarà discusso per la prima volta in commissione solo a fine mese”, ci dice Urs Hänsenberg, segretario della commissione. “Per il momento gli assicuratori non hanno ancora preso parte alle discussioni, quindi non è stato possibile anticipare i contenuti della nuova iniziativa prima del voto di oggi su quella presentata dal canton Ticino”, prosegue Hänsenberg, secondo il quale la nuova iniziativa potrà essere sottoposta all'esame delle Camere non prima della prossima sessione invernale. Davide Vignati (“Corriere del Ticino” 12.06.09) 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 TRIBUNA MEDICA TICINESE 303 RASSEGNA DELLA STAMPA SANITÀ – La crescita maggiore è negli ospedali Nel 2008 i costi sanitari sono cresciuti del 3,9% BERNA (ATS/RED) Lo scorso anno i costi della salute sono aumentati del 3,9% rispetto al 2007: ogni assicurato ha pagato in media 2973 franchi. Lo ha reso noto l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). L'aumento maggiore si è registrato nel trattamento ambulatoriale degli ospedali (+10,4%), seguono i laboratori (+8,5%) e l'aiuto domiciliare (Spitex +5,5%). Già alla fine del 2007 l'aumento della bolletta sanitaria era stato del 3,8%, praticamente invariato rispetto a fine 2008. L'aumento nel campo del trattamento ospedaliero (degenza), raggiunge solo l’1,5%, tuttavia la voce “ospedale stazionario” rimane la spesa più importante con 696 franchi pro capite (23,4% del totale). I dati non ancora definitivi dei mesi di gennaio e febbraio 2009 sembrano indicare un'ulteriore crescita, più alta in questo settore. Ciò si spiegherebbe con il riporto nel 2009 delle fatture risalenti dell'ultimo trimestre 2008. La spesa per gli istituti medico sociali (+3,0%) e la fisioterapia (+2,6%) ha registrato un aumento inferiore alla media. (“Giornale del Popolo” 21.04.09) Giù il prezzo dei farmaci Raggiunto un accordo per un calo del 10% Le casse malattia si aspettano risparmi per 400 milioni – Ciò dovrebbe consentire una riduzione di due punti percentuali rispetto all’annunciato aumento dei premi Il prezzo dei medicinali rimborsati dalle casse malati dovrebbe diminuire del 10% dal 1 gennaio 2010. Santésuisse e l'industria farmaceutica hanno trovato un accordo di principio su questo obiettivo. “Siamo estremamente soddisfatti di questo risultato”, ha dichiarato ieri Felix Schneuwly, portavoce di Santésuisse. “Non sono noccioline; si tratta della maggiore riduzione mai concessa dall'industria farmaceutica sul prezzo di questi prodotti”. Secondo santésuisse questa diminuzione consentirà di ridurre di due punti percentuali l'aumento dei premi previsto per il 2010. Il rappresentante delle casse malati precisa tuttavia che le parti devono ancora accordarsi sul modo di pervenire a questa riduzione. “Se non ci arriviamo, toccherà all'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) dire l'ultima parola sulla questione”. Santésuisse spera in una ulteriore economia di 100 milioni sui margini concessi ai distributori. Grossisti, farmacisti, ospe- 304 TRIBUNA MEDICA TICINESE 74 LUGLIO/AGOSTO 2009 dali e medici percepiscono attualmente il 15% del prezzo di vendita. “L'UFSP vuole ricondurre questo margine al 12%, è un primo passo nella buona direzione”. Se si aggiungono i ribassi annunciati per le tariffe di laboratorio (200 milioni) e i mezzi medici ausiliari (100) si arriva a un totale di 800 milioni. L'aumento dei premi potrebbe così essere attenuato addirittura del 4%. Prima dell'annuncio di tutta questa serie di provvedimenti, l'UFSP calcolava un aumento medio del 15% a livello nazionale. “La nostra volontà resta quella di mantenere l'aumento sotto la soglia del 10%”, dice Schneuwly. Per riuscirci secondo il portavoce di Santésuisse sono tuttavia necessarie altre misure immediate, “in particolare nel settore ospedaliero ambulatoriale”. (“Corriere del Ticino” 13.06.09) In aumento il numero dei medici negli ospedali Nel 2007 vi lavoravano 18.930 dottori (+2,2%) – Forte incremento per psichiatria e riabilitazione Il numero di medici che lavorano negli ospedali svizzeri è aumentato del 2,2% nel 2007 a 18.930, stando ad una statistica pubblicata ieri dalla Federazione dei medici svizzeri (FMH) e dall'Osservatorio della salute. L'aumento si è fatto sentire soprattutto nelle cliniche psichiatriche (+8,8%) e nei centri di riabilitazione (+8,4%). Il numero di medici attivi negli ospedali universitari è invece diminuito dell'1,6% nel 2007, ma resta comunque ad un livello elevato: 27% del totale (5136 persone). Gli effettivi sono aumentati nella metà dei cantoni, a volte anche di parecchio come a Zugo (+12%) e Lucerna (+11%). In altri, come Neuchâtel (-8,2%) e il Giura (-5,9%), sono diminuite anche a causa delle riforme ospedaliere. La proporzione di donne negli ospedali è leggermente aumentata al 42%. La presenza femminile è sotto la media in tutti i cantoni latini, con una punta minima del 29% nel Giura. I medici stranieri erano il 37%. (“Giornale del Popolo” 29.05.09)