ISSN 1970-7428 Anno VI Numero 3/2011 Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue SIdP, attualità e futuro in parodontologia Attualità in implantologia Il XV Congresso sarà frequentabile anche on line Dental Market Focus On EDITORIA E WEB www.dentaljournal.it Dott. ALBERTO FONZAR 3 PRIMA PAGINA L ’ i n t e r v i s t a Verso la parodontologia del prossimo futuro Dottor Fonzar, è possibile individuare un filo conduttore in tutta l'attività della Società scientifica in questi anni? Senza dubbio la qualità e l'attenzione rivolta all'aggiornamento professionale. In SIdP riteniamo che il contatto diretto tra i relatori e il pubblico rimanga un fattore imprescindibile. I corsi e i congressi residenziali sono ancora un mezzo di comunicazione e di insegnamento privilegiato, a nostro avviso tuttora il sistema di aggiornamento con maggiori potenzialità formative. Allo stesso tempo però ci siamo preparati per rispondere al cambiamento e alle nuove esigenze della professione, adottando anche sistemi innovativi di comunicazione. E poi c’è un altro filo conduttore di cui andiamo particolarmente fieri: la Società collabora proficuamente da tanti anni con molti diversi sponsor, ma ha sempre saputo mantenersi libera e indipendente. Come si coniugano allora più di trent'anni di tradizione SIdP con le mutate esigenze degli odontoiatri e con i nuovi modi di fare comunicazione e aggiornamento? La tradizione della Società scientifica si coniuga oggi con le nuove tecnologie. Già da un paio d'anni SIdP ha infatti attuato due iniziative parallele: mi riferisco alla registrazione audio e video degli eventi formativi con possibilità di consultazione online, modalità direttamente collegata alla formazione a distanza. In questo modo per i partecipanti è possibile rivedere tutte le relazioni dei corsi e accedere alla piattaforma Fad per ottenere i crediti Ecm. Una modalità di aggiornamento che consente non solo la consultazione dei contenuti via web, ma anche la possibilità di ricevere un alto numero di crediti, numero che gli eventi residenziali ad alta partecipazione non sono più in grado di garantire. L'obiettivo è proprio quello di conciliare il sistema tradizionale dell'aggiornamento, basato sulla partecipazione diretta, con il sistema di formazione a distanza per l'assegnazione del punteggio Ecm. Un altro aspetto importante dell'evoluzione delle attività di SIdP è senza dubbio l'apertura a conoscenze di settori della medicina apparentemente distanti ma allo stesso tempo necessarie nella pratica clinica di tutti noi. Tramite gli ultimi due progetti - Periomedicine e Stili di Vita - abbiamo aperto ad altre categorie mediche, dai farmacisti ai pediatri, dai medici di medicina generale ai cardiologi. Grazie a questi progetti, inoltre, abbiamo attuato una diffusione più capillare dell'informazione, organizzando conferenze non solo nelle grandi città ma su tutto il territorio nazionale. Il congresso di quest'anno sarà in parte proiettato verso la professione del futuro. Quali certezze abbiamo sulla parodontologia di domani? È molto difficile dare una risposta precisa a questa domanda, ma credo che la parodontologia del domani andrà sempre più verso metodiche e procedure conservative in termini biologici, con una crescente attenzione al rapporto costo-beneficio delle terapie. Le procedure, le proposte terapeutiche, non andranno più considerate solo sulla base della loro efficacia clinica intrinseca, ma dovranno confrontarsi più che in passato con il concetto di efficienza e quindi con la reale applicabilità in una percentuale importante della popolazione. Probabilmente il futuro ci riserverà la possibilità di ripristinare l’integrità di tessuti che hanno subito dei danni grazie a fattori di crescita specifici o alle cellule staminali: è il concetto della cosiddetta “biochirurgia”, molto in auge negli Stati Uniti, dove alcuni fattori di crescita sono già disponibili sul mercato. In Europa l’atteggiamento è più prudente, ma naturalmente la SIdP guarda con grande attenzione a queste procedure innovative. SIdP sta puntando molto sulla parte culturale, vera e propria mission della Società scientifica. Può darci un'anteprima dei contenuti del programma che caratterizzerà la sua presidenza? Le attività culturali della nostra Società scientifica seguono, nell'arco di ogni biennio di presidenza, un argomento che viene sviluppato in maniera organica e completa. Assieme alla Commissione culturale ho lavorato alla programmazione per il biennio 2012-2013, che avrà come obiettivo quello di riportare il paziente al centro del percorso terapeutico: non più quale procedura è migliore in assoluto, ma quale è migliore in quella data situazione clinica e in quel dato paziente. Titolo del prossimo congresso sarà allora "La terapia parodontale e implantare nella società che cambia: l'eccellenza clinica sostenibile". Intendo focalizzare l'attenzione sul paziente quale protagonista assoluto dei nostri processi decisionali e di considerare quindi quale eccellenza non il massimo risultato possibile in sè, ma il massimo possibile in quel determinato Paolo Pegoraro [email protected] Italiche strategie di lungo termine Approccio conservativo, attenzione al rapporto costo-beneficio delle cure e terapie di ultima generazione: questi gli ingredienti della professione di domani e del programma culturale SIdP per il prossimo biennio Si tiene in questi giorni a Bologna (da giovedì 24 a sabato 26 marzo) il Congresso Internazionale della Società Italiana di Parodontologia (SIdP) dal titolo "Parodontologia e implantologia 2011: quale futuro?". Senza dubbio uno degli eventi più attesi e seguiti della specialità, capace di richiamare oltre 2.000 partecipanti ogni edizione, che quest'anno presenta un'importante novità: "La novità dell'impianto congressuale sono le sessioni video - ci aveva spiegato nelle scorse settimane Luca Francetti, Presidente SIdP -, introdotte con lo scopo di fornire, accanto a puntuali informazioni sull’evoluzione delle conoscenze scientifiche, indicazioni pratiche per il loro utilizzo nell’attività clinica quotidiana". Una capacità di rinnovarsi che senza dubbio è una delle componenti di attrattiva del Congresso, che però va ben oltre questo aspetto. Italian Dental Journal ha incontrato Alberto Fonzar, Presidente eletto SIdP per il biennio 2012-2013, per cercare di comprendere quali sono i motivi che fanno della Società scientifica una delle più seguite e apprezzate dagli odontoiatri italiani. EDITORIALE paziente. Non tutti i pazienti hanno la stessa disponibilità di tempo, di denaro e spesso nemmeno le stesse motivazioni. Alcune delle procedure che utilizziamo oggi sono senza dubbio efficaci dal punto di vista clinico, ma spesso per ottenere risultati di eccellenza devono essere eseguite da mani esperte e a costi talvolta molto elevati. È un'eccellenza, quindi, riservata prevalentemente a un ristretto numero di pazienti. Senza far venire mai meno la ricerca del migliore trattamento possibile, dobbiamo oggi guardare alla sostenibilità e reale applicabilità delle cure. E questo significa analizzare le opzioni terapeutiche alla luce della tipologia del paziente, della sua capacità di spesa, delle sue richieste, aspettative e necessità. Un tema che sarà il filo conduttore anche dei corsi monotematici. Nel 2012 ci occuperemo del "Trattamento parodontale del paziente che pone dei vincoli: come coniugare estetica e funzione, come prevenire e trattare le complicanze e gli insuccessi". Stesso tema per il trattamento implantare. Nel 2013 cambieremo poi tipologia di paziente, e ci occuperemo di trattamento parodontale e implantare del paziente esigente, analizzando anche in questo caso estetica e funzione, prevenzione e trattamento delle complicanze e degli insuccessi. Un programma dunque che sposta l'attenzione dall'odontoiatra al paziente e dall'eccellenza della tecnica alla sua reale applicabilità... L'obiettivo è proprio quello di spostare il centro dell'attenzione dall'odontoiatra al paziente, che è il vero protagonista del piano di trattamento. Vorrei che il collega avesse più frecce al proprio arco per poter scegliere la terapia più efficace per quel determinato paziente. Chi vorrà seguire il programma culturale SIdP nel 2012 e nel 2013 troverà risposta a tante delle domande che costantemente ci poniamo nella nostra pratica clinica quotidiana. E tutto questo, secondo tradizione SIdP, con l’indispensabile supporto della letteratura scientifica internazionale. Andrea Peren Molti si sono stracciati le vesti sulla riforma GelminiTremonti, che affosserebbe la scuola pubblica a favore di quella privata. La tendenza, se può consolare, è la medesima in molti Paesi d’Europa: si contengono i costi dell’istruzione pagata dal contribuente, incentivando le restanti scuole. A ben guardare, però, in Italia potrebbe trattarsi di un’avveduta strategia interministeriale - all’incrocio del Ministero dell’Economia con quelli dell’Istruzione e dell’Industria - e vi spiego perché. Da almeno un decennio in Italia è in atto un significativo processo di accentuazione dell’overeducation, ovvero di “eccesso di istruzione” rispetto alla domanda di lavoro qualificato espressa dalle imprese. Conseguita la laurea, si svolgono attività non adeguate alle competenze acquisite. L’eccesso di offerta di lavoro qualificato dipende essenzialmente dalla bassa crescita e duttilità delle imprese italiane. È chiaro che in un Paese nel quale non si produce innovazione - se non per rare eccezioni - il finanziamento della ricerca scientifica è solo un costo, al quale le nostre imprese neppure riescono a far fronte reclutando dall’estero manodopera qualificata. Per conseguenza, negli ultimi anni schiere di giovani ricercatori, non trovando nulla da fare, sono stati costretti a emigrare in altri Paesi: per esempio negli Stati Uniti, dove i nostri ragazzi guadagnano bene mettendo a frutto le loro competenze e creando progetti su cui l’industria è pronta a investire. In altri termini, gli americani non spendono nulla per la scuola pubblica, però pagano bene chi fa ricerca in modo egregio (giovani italiani ma anche francesi, russi, cinesi). In questo modo potenziano il proprio settore industriale, foraggiandolo con progetti freschi e innovativi. Progetti partoriti da cervelli in fuga, “allevati” per anni a costo di centinaia di milioni di euro da Paesi che hanno investito su di loro e sulla loro preparazione. Non male la strategia Usa: si sa che gli americani che se lo possono permettere vanno a trascorrere i loro ultimi splendidi inverni dalle parti di Miami, confortati dalle cure d’eccellenza dei medici cubani che il regime castrista ha provveduto di un’ottima istruzione ma ai quali non ha dato grandi speranze di carriera. Da noi, la nostra Sicilia avrebbe potuto diventare la Florida d’Europa se avessimo provveduto l’isola di un apparato sanitario adeguato. Ingegneri italiani che qui a stento insegnerebbero materie tecniche alle medie inferiori progettano le strategie produttive di linee industriali nordamericane, così come giovani genetisti spagnoli trovano impiego nelle new.co. biotech di Silicon Valley e dintorni. A questo punto il nostro Ministro dell’Economia avrà ben comunicato a quello dell’Istruzione che, non prevedendosi a medio termine particolari sviluppi industriali nel nostro Paese (si prevede anzi che pure l’industria tenda ad emigrare), tanto vale non far regali ad altri e non dissipare soldi ed energie nel coltivare giovani talenti. Noi, che abbiamo esportato nel passato minatori e manovali, più di recente ottimi cervelli e molti dirigenti d’alto rango, oggi abbiamo forse in animo di ritornare all’Italietta agreste delle canzoni dei nostri nonni: pizza e mandolino anziché biotecnologie, insomma. Ma, perlomeno, risparmiando soldi. E i fortunati che faranno studi d’eccellenza negli atenei privati? Se ne andranno comunque all’estero, come del resto è inevitabile. Ma viviamo nell’epoca della globalizzazione, e un appartamento nell’Upper West Side, in fondo, vale molto di più di tanti nostri bei paesaggi. 4 FOCUS ON Addio alla carie? Solo una speranza L’enzima responsabile della placca è stato osservato da molto vicino nei laboratori dell’Università di Groningen, suscitando una speranza per la sconfitta della carie, speranza alimentata dalle nuove conoscenze acquisite dai ricercatori L ’articolo è ostico fin dal titolo: “Crystal structure of a 117 kDa glucansucrase...” eppure ha conquistato le pagine della stampa generalista; parla dei risultati di uno studio condotto da ricercatori che si occupano di chimica, biofisica e cristallografia ma l’interesse principale è stato espresso dagli odontoiatri. Il fatto è che l’annuncio si presta a facili entusiasmi, perché fa balenare la possibilità di un salto di qualità nella lotta contro la carie, tale da relegarla “tra le cose del passato”, come scrive Science Daily. Lo studio in questione è stato condotto nei Paesi Bassi, all’Università di Groningen, è stato coordinato dai professori Bauke Dijkstra e Lubbert Dijkhuizen ed è stato recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Vujicic-Zagar A, Pijning T, Kralj S, López CA, Eeuwema W, Dijkhuizen L, Dijkstra BW. Crystal structure of a 117 kDa glucansucrase fragment provides insight into evolution and product specificity of GH70 enzymes. Proc Natl Acad Sci Usa. 2010 Nov 30). I ricercatori olandesi hanno studiato l'enzima glucansu- crasi dal batterio Lactobacillus reuteri, sono riusciti a decifrarne la struttura e il meccanismo funzionale. Questo enzima è responsabile della placca che aderisce ai denti, dunque la sua conoscenza potrebbe portare a identificare sostanze in grado di inibirlo: basterebbe aggiungerle ai dentifrici - o forse persino ai biscotti! - e addio carie. Ora che l’interesse per la notizia si è certamente risvegliato, è meglio abbandonare i toni da scoop con cui le - poche - notizie scientifiche vengono generalmente presentate sui quotidiani e lasciar parlare gli stessi autori dello studio: esordiscono ricordando “che la carie e la malattia parodontale sono tra le più comuni infezioni batteriche che colpiscono gli esseri umani” e ricordano che “la connessione causale tra carie e assunzione di zuccheri nell’alimentazione è ormai una conoscenza acquisita”. Le origini della carie Dijkstra e colleghi si addentrano poi nelle modalità biochimiche con cui questo avviene. La fermentazione dei carboidrati, da parte dei batteri orali che formano la placca, produce acidi che causano la dissoluzione del fosfato di calcio dello smalto dentale. In aggiunta, lo zucchero presente negli alimenti serve come substrato per l’enzima glucansucrasi dei batteri, che produce alfa-glucani, dei polisaccaridi che facilitano la formazione del biofilm e potenziano in modo determinante l’adesione dei batteri stessi allo smalto. È questa la ragione per cui la glucansucrasi è stata posta come bersaglio di potenziali farmaci anti-carie. Anche se sono già state studiate numerose sostanze, nella speranza che riescano a inibire l’enzima, non ne è stata ancora scoperta nessuna abbastanza specifica e priva di effetti avversi. Il professor Dijkhuizen ha così spiegato le difficoltà incontrate: "fino a questo momento, la ricerca non ha prodotto i risultati sperati, perché le sostanze studiate 5 inibivano sia l'enzima glucansucrasi che l'enzima digestivo amilasi, che è presente nella saliva ed è necessario per degradare l'amido". La chiave in un enzima Per combattere il nemico, si sa, bisogna conoscerlo bene. In questo caso, la chiave si è rivelata la cristallografia a raggi X, una tecnica sperimentale che si sta affermando come strumento potentissimo nello studio delle proteine (vedi box a fianco). Grazie alla tecnica cristallografica, gli studiosi olandesi sono stati in grado di determinare la struttura tridimensionale della glucansucrasi e questa conoscenza è stata la base necessaria per conoscerne in dettaglio i meccanismi di funzionamento. L’enzima svolge due azioni: prima di tutto scin- DENTAL PRESS de il saccarosio in due zuccheri più semplici, il fruttosio e il glucosio e utilizza poi quest’ultimo per costruire una lunga catena molecolare. Si riteneva che siti diversi dell’enzima fossero deputati alle due diverse funzioni, ma l’analisi 3D ha mostrato che nello stesso sito attivo si concentrano entrambi i meccanismi. Si è confermata poi la supposizione che già si temeva: le strutture cristalline di glucansucrasi e amilasi sono praticamente identiche e probabilmente sono strettamente connesse dal punto di vista evolutivo. La buona notizia è che ora conosciamo il bersaglio con un dettaglio non immaginabile prima; la cattiva è che dovremo preparare armi capaci di colpire obiettivi estremamente specifici. R. T. Il commento dell’esperto Risultati interessanti, ma è complesso tradurli in un principio attivo Per poter valutare meglio la notizia ci siamo rivolti a Filippo Graziani, ricercatore universitario in chirurgia odontostomatologica presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Pisa e Honorary Clinical Lecturer presso l’University College di Londra. Professor Graziani, qual è l’importanza della ricerca olandese? Il lavoro dei ricercatori olandesi è sicuramente importante in quanto è essenziale conoscere la struttura cristallografica dell’enzima glucansucrasi. La glucansucrasi - o meglio la sua azione - riveste infatti un ruolo fondamentale nella genesi della carie e in particolare nel metabolismo dei carboidrati sulla superficie dentaria. La carie è una patologia dei tessuti dentari in cui l’assunzione di zuccheri ha un ruolo cruciale. La fermentazione di questi stessi da parte dei batteri della placca produce un ambiente acido capace di avviare la dissoluzione del calcio fosfato nello smalto. Le glucansucrasi batteriche hanno poi un’azione determinante nella patogenesi delle prime fasi dell’adesione del biofilm batterico tramite la produzione di α-glucani polisaccaridici dagli zuccheri assunti nella dieta. Per questo le glucansucrasi batteriche possono essere dei target ideali nel disegnare nuovi strumenti terapeutici. Conoscere la loro struttura correttamente ci permette di ipotizzare anche un sistema per disattivarle. È dunque giustificato l’ottimismo che ha accompagnato la pubblicazione dei risultati? Sinceramente l’entusiasmo è comprensibile e necessario ad ogni progresso della conoscenza dei meccanismi etiopatogenetici. Tuttavia è probabilmente esagerato, dato che a livello sanitario l’impatto di questa scoperta in termini di riduzione d’incidenza di carie è ancora lungi da essere realizzato. Sarebbe necessario ideare inizialmente un agonista o qualche sistema per disattivarla e successivamente, dopo tutte le necessarie fasi iniziali di accertamento della sua sicurezza, si dovrebbe finalizzare con dei trial clinici. Solo un trial clinico, infatti, potrà validare o anche negare l’efficacia di un nuovo prodotto. In poche parole: se questi risultati hanno un impatto clinico pratico lo potremo dire solo con il tempo e con molte risorse. In particolare non dobbiamo dimenticare che i risultati di questa ricerca evidenziano che la glucansucrasi ha, di fatto, una struttura molto simile all’enzima amilasi. Ciò complica ulteriormente l’eventuale Filippo Graziani produzione di un principio attivo inibente, poiché sarà necessaria una buona selettività strutturale di quest’ultimo per non inibire anche le amilasi. Da ultimo non possiamo sottovalutare che non conosciamo ancora le funzioni di certi enzimi batterici. Sicuramente dei trial clinici dovrebbero valutare anche l’eventuale impatto negativo di un’eccessiva inibizione dell’enzima glucansucrasi. Alcune riviste non specialistiche hanno poi addirittura riportato un possibile impatto di questa scoperta sulla prevenzione della parodontite. Credo che queste siano considerazioni esageratamente ottimistiche. Potremo arrivare un giorno alla sconfitta della carie? Non vorrei apparire pessimista ma sinceramente non credo. Ritengo che la sconfitta di patologie multifattoriali quali la carie e anche la parodontite siano ben lungi a venire. Difatti, bloccare un anello della catena non vuol necessariamente dire sconfiggere la patologia. Non dimentichiamoci “l’intelligenza” dei batteri del cavo orale e soprattutto la fine organizzazione ed efficacia di un biofilm complesso come la placca batterica orale. Spesso bloccare una via non impedisce alle rapide mutazioni batteriche di trovare una soluzione. Certo le patologie del cavo orale sarebbero debellabili bloccando completamente il primum movens e perciò sterilizzando il cavo orale... obiettivo logicamente impossibile. Una futura soluzione potrebbero essere le terapie probiotiche laddove si vadano a immettere batteri “innocui” che competano con i batteri patogeni in termini di substrati che li nutriscono. Tuttavia una buona educazione sanitaria, sia sociale che professionale, può ridurre drasticamente l’incidenza di queste patologie e credo che debba essere sempre l’obiettivo terapeutico per eccellenza in odontoiatria. Renato Torlaschi E se trovassimo un vaccino? La possibilità di liberarsi definitivamente dalla carie potrebbe venire da un vaccino. Ormai da decenni, periodicamente, vengono diffusi annunci di scoperte che però, per il momento, dimostrano soprattutto che i ricercatori ci stanno lavorando. La Planet Biotechnology ha brevettato un anticorpo sintetico contro lo Streptococcus mutans: battezzato CaroRx, si lega in modo specifico al batterio maggiormente responsabile della carie e gli impedisce di aderire alla superficie del dente. A più riprese ne era stata annunciata l’imminente commercializzazione, ma il prodotto è ancora oggetto di trial clinici; in ogni caso, più che un vaccino, andrebbe considerato come un coadiuvante anti carie. Una diversa linea di ricerca ha condotto l’americano Jeffrey D. Hillman a sviluppare una versione geneticamente modificata dello Streptococcus mutans. Il nuovo batterio non ha la capacità di produrre l’acido lattico che dissolve lo smalto ed è stato creato per competere con la flora batterica nativa e arrivare a sostituirla. Segnaliamo infine l’annuncio dato, circa un anno fa, dal dottor Marco Ventura dell’Università di Parma, dove il suo team ha sequenziato il genoma del Bifidobacterium dentium. “La nostra ricerca - dichiarò all’Ansa Marco Ventura - è ora concentrata sulle modalità di formazione della carie, specialmente nei bambini. Utilizzeremo il batterio come una sorta di marcatore molecolare che permetta di monitorare lo sviluppo delle carie legato alla sua presenza”. È solo un primo passo, ma la conoscenza dell’interazione del Bifidobacterium dentium all’interno della comunità batterica orale è la base che forse renderà possibile realizzare molecole - e quindi prodotti - a cui il batterio non sopravvive. Cristallografia a raggi X per studiare le proteine Questa tecnica sperimentale sfrutta il fatto che i raggi X sono diffratti dai cristalli. Dagli spettri di diffrazione, i cristallografi riescono a realizzare mappe di densità elettronica, ossia immagini delle molecole che formano il cristallo ingrandite circa cento milioni di volte. L’elaborazione al computer delle mappe permette di vedere, con un dettaglio altrimenti impossibile, la struttura tridimensionale delle proteine: e si sa che le proteine costituiscono i principali target farmacologici. Dalla cristallografia di proteine si ricavano diversi tipi di informazioni. L’obiettivo principale è la determinazione di strutture ancora sconosciute, premessa essenziale per gli approfondimenti successivi. È poi possibile studiare i meccanismi enzimatici e analizzare le interazioni tra enzimi e ligandi, ossia quelle molecole o porzioni di molecole in grado di interagire con i recettori e di produrre una certa risposta fisiologica. Grazie a queste sue caratteristiche, la cristallografia di proteine viene già utilizzata nei laboratori in cui si elaborano i nuovi farmaci; può ad esempio chiarire il meccanismo d’azione dei principi attivi a livello molecolare oppure accelerare il percorso dei ricercatori, permettendo di riconoscere certe strategie improduttive, di evitarle e di procedere alla sintesi chimica solo dei composti più promettenti. 6 DENTAL PRESS Aumentare l’efficenza clinica con l'implant coordinator zione specifica per sviluppare una strategia di marketing finalizzata al practice building, organizzare la gestione della documentazione anche ai fini della prevenzione del contenzioso, organizzare la modulistica per la gestione dei rapporti tra i vari membri del team implantare - chirurgo, protesista, odontotecnico -, padroneggiando la conoscenza delle procedure implanto-protesiche e della componentistica, per occuparsi anche degli ordini dei materiali. Delegare a questa nuova figura la presentazione del piano di trattamento e la gestione del flusso delle informazioni consente al chirurgo di operare al meglio, concentrandosi solo sull'aspetto clinico dell'intervento Quella dell'implant coordinator è una figura senza dubbio in ascesa. All'estero, soprattutto in studi di grandi dimensione o in cliniche ospedaliere, tutto ciò che ruota attorno all'intervento di riabilitazione implantare viene affidato a una persona altamente competente, che sgrava di fatto il chirurgo da tutto il percorso - importantissimo - che va dalla presentazione del piano di trattamento al paziente fino al reperimento dei materiali per sostenere l'intervento. A illustrarci il ruolo e le competenze di questa nuova figura professionale è la dottoressa Francesca Bianchi, odontoiatra che ha frequentato corsi postlaurea Stati Uniti, realtà di cui conosce molto bene le dinamiche, a partire proprio dal recente sviluppo della figura dell'implant coordinator. Dottoressa Bianchi, sempre più spesso si sente parlare, soprattutto negli Stati Uniti, della figura dell’implant coordinator. Di che cosa si tratta? È vero, in un numero sempre crescente di congressi di implantologia sono proposti corsi satellite per la formazione di implant coordinator. Si tratta di una nuova figura professionale di raccordo tra il paziente e lo studio, il cui obiettivo è quello di coordinare tutte le fasi del trattamento implantoprotesico, dall’arruolamento del paziente implantare alla raccolta della documentazione di follow-up. Una tra le prime volte in cui in Italia se ne è parlato nell’ambito di un congresso nazionale è stato nel 2008, in occasione del congresso della Società Italiana di Chirurgia 7 La dottoressa Francesca Bianchi, laureata in odontoiatria e protesi dentaria, ha frequentato corsi post-laurea negli Stati Uniti, dove l’implant coordinator si sta affermando come figura di supporto al chirurgo implantare Orale e Implantologia (Sicoi), grazie all’intervento del dottor Jeff Ganeles e della sua implant coordinator, Linda Reichmann. Quali i compiti specifici dell'implant coordinator? I compiti dell’implant coordinator includono la preparazione di brochure e materiale illustrativo da fornire ai pazienti, l’illustrazione del piano di trattamento implantare e dell’onorario con relative modalità di pagamento, l’organizzazione della sequenza degli appuntamenti, la corretta documentazione dei casi, il coordinamento di lavori scientifici implantari e la gestione dei rapporti con i verificatori per gli studi multicentrici. Infine egli si occupa della comunicazione con il laboratorio e con i fornitori. Quale categoria si identifica meglio nel profilo professionale di implant coordinator? L’implant coordinator si interfaccia con il paziente, il chirurgo implantare, il protesista, il laboratorio odontotecnico e i fornitori. Un’assistente di studio odontoiatrico che abbia ricevuto una formazione specifica in tema di comunicazione, gestione e marketing da abbinare all’esperienza in campo clinico e mostri una particolare inclinazione alla gestione del paziente risulta pertanto essere la figura più adatta a svolgere le mansioni di implant coordinator. Questa nuova figura professionale deve conoscere tutti gli aspetti tecnici dell’implantologia, per essere in grado di spiegare le procedure con linguaggio semplice e per poter comunicare con tutti i membri del team implantare. Deve inoltre avere capacità di comunicazione e doti di empatia, per essere in grado di cogliere le preoccupazioni dei pazienti, sapere discutere gli aspetti economici del trattamento proposto ed avere inoltre conoscenze di gestione e marketing. L’implant coordinator deve ricevere una forma- La “rete” dell’implant coordinator: questa figura professionale ha il compito di interfacciarsi con tutti gli attori che partecipano alla terapia implantare Ritiene che nella realtà italiana possa trovare spazio questa figura professionale? Quali vantaggi porta? Nell’ambito di grandi strutture a vocazione prevalentemente implantare il rapporto costi/benefici depone senza dubbio a favore dell’istituzione della figura dell'implant coordinator. Innanzittutto, la responsabilità in carico ad un’unica figura professionale dell’intero percorso che si snoda dalla spiegazione delle alternative terapeutiche all’organizzazione degli appuntamenti, dietro indicazioni del chirurgo implantare, fino alla gestione del magazzino e alla raccolta della documentazione clinica, permette una migliore gestione di tutto il processo. Attraverso tecniche di patient profiling, strategie di presentazione efficace del preventivo, conoscenza delle domande più frequenti e di risposte adeguatamente strutturate, l’implant coordinator deve essere in grado di FOCUS ON aumentare l’accettazione dei piani di trattamento proposti. La presenza di una figura dedicata di riferimento permette allo stesso tempo all’implantologo di delegare gli aspetti non strettamente clinici e al paziente di ricevere un supporto qualificato, rendendo più efficace la pratica implantare. Deve essere sottolineato che l’implant coordinator non formula diagnosi né piani di trattamento, ed è compito del chirurgo implantare investirlo del ruolo di tramite affinchè acquisisca agli occhi dei pazienti l’autorevolezza per discutere e coordinare diversi aspetti dell’iter implantare, sempre nel rispetto delle competenze professionali. Come sappiamo dalla nostra esperienza quotidiana, se da una parte alcune tipologie di pazienti si sentono più a loro agio ad esporre dubbi e timori ad esempio alle assistenti oppure a discutere gli aspetti finanziari con la segretaria, dall’altra alcuni rifiutano di interfacciarsi con figure diverse da quella, ad esempio, del titolare dello studio, al quale desiderano potersi sempre rivolgere anche per questioni irrelevanti e che potrebbero senz’altro essere discusse con altri collaboratori. Da qui la necessità che i pazienti percepiscano la figura dell’implant coordinator non come ostacolo che si interpone a un contatto diretto tra loro e il clinico, ma come un tramite competente, organizzato ed estremamente disponibile. Paolo Pegoraro Vantaggi e svantaggi dell’introduzione della figura dell’implant coordinator nello studio odontoiatrico Una soluzione alternativa al rialzo di seno Gli impianti pterigo-mascellari rappresentano un’alternativa poco nota al rialzo del seno mascellare: una soluzione complessa dal punto di vista chirurgico ma che promette grandi vantaggi per il paziente. Oggi si valutano i primi dati di follow-up “L’impianto pterigoideo è nato come alternativa all’intervento di rialzo del seno mascellare nelle riabilitazioni del mascellare posterosuperiore atrofico. Sfruttando l’ancoraggio osseo nelle lamine pterigoidee e garantendo l’utilizzo del pilastro di resistenza omonimo, diventa un’arma di trattamento in più di cui un professionista può avvalersi”. Sono i presupposti di una tecnica ancora poco conosciuta e di un corso che il dottor Mauro Cerea tiene ormai da qualche anno, rivolto principalmente a implantologi già esperti. Italian Dental Journal ha incontrato il dottor Cerea per comprendere potenzialità e limiti di questo approccio chirurgico da lui ideato. Dottor Cerea, com’è nata l’idea di questa metodica chirurgica? L'impianto pterigomascellare nacque nel 1995 da una collaborazione - tuttora in corso - con il dottor Paolo Ferdeghini, collega e amico. Abbiamo voluto cercare un’alternativa al rialzo del seno mascellare nei casi di forte atrofia postero-superiore Mauro Cerea 8 FOCUS ON del mascellare, specie se bilaterale. Prendemmo spunto da una pubblicazione di un collega americano che citava la possibilità dello sfruttamento implantare delle zone retrotuberali. Il nostro lavoro è consistito nella realizzazione di un protocollo chirurgico-protesico ripetibile e standardizzabile, nonché nello sviluppo di un follow-up trasversale multicentrico in collaborazione con diversi specialisti. Come mai avete avvertito questa necessità? Il rialzo di seno con prelievo autologo, soprattutto se dalla cresta iliaca, aveva e ha tuttora - un’alta morbilità associata a una scarsa commerciabilità nell’ambito della libera pro- fessione, oltre a una non sicura predicibilità della qualità e quantità dell'osso neoformato. Non nego di aver più volte utilizzato tale tecnica, ma ci siamo chiesti se ne potesse esistere un’altra, meno invasiva, realizzabile ambulatorialmente, con minori sequele postchirurgiche e che garantisse un follow-up soddisfacente. In cosa consiste questo tipo di impianto e quali sono le sue particolarità? L'impianto pterigoideo ha una lunghezza media di 18 mm, inclinato di circa 45° sul piano sagittale e 15° su quello lateromediale, che a partenza dal tuber mascellare interseca le lamine ossee della fossa pterigoidea (fig. 1). Ci può spiegare in breve come viene posizionato l’impianto? to dell'impianto, in un tempo medio di intervento di 20 minuti. La tecnica consiste nello sfruttare un pilastro di resistenza dello scheletro facciale, in cui fisiologicamente si scaricano le forze durante i cicli di masticazione con i denti naturali. L'impianto, a partenza intra-orale con corpo e apice nel pilastro, permette di trasferire i carichi direttamente al pilastro, saltando denti e osso alveolare. La tecnica quindi non è di tipo ricostruttivo, ma vicariante soltanto la funzione e non l'anatomia delle strutture perdute. In anestesia locale, viene scheletrizzata la tuberosità del mascellare, una volta identificati i reperti anatomici orali ed extraorali si provvede al posizionamen- Quando è indicato l’impianto pterigoideo? L'indicazione è nelle ricostruzioni implanto-protesiche delle edentulie posteriori del mascellare atrofico, duvute sia a perdita ossea verticale del processo alveolare proprio, sia alla fisiologica pneumatizzazione del seno mascellare. FOCUS ON lasso protesico verticale in sede posteriore e in presenza di ottavi superiori inclusi. Le controindicazioni relative sono invece le stesse dell'implantologia in generale. Qual è la diffusione attuale degli impianti pterigo-mascellari? Fig. 1 Ci può invece descrivere le situazioni in cui non è indicato? Tra le controindicazioni assolute c’è il posizionamento non predicibile in pazienti dopo interventi tipo Le Fort I; non è inoltre indicato in caso di col- 9 La tecnica purtroppo, ad oggi, è relativamente poco diffusa, vuoi per la delicatezza delle strutture anatomiche adiacenti, vuoi per il pensiero dominante che vede nella ricostruzione antrale la panacea delle atrofie mascellari (figg. 2, 3, 4 e 5). Quali le ultime novità nella definizione degli impianti e della tecnica chirurgica? In collaborazione con il reparto Ricerca e Sviluppo Biotec (vedi box a pagina 8, ndr) è stato messo a punto, su nostro disegno, un impianto espressamente dedicato a questa metodica (figg. 6 e 7). Stiamo ora ultimando il follow-up richiesto per la commercializzazione, così da poter proporre, durante il 2011, un kit chirurgico-protesico al fine di avvicinare l'implantologo già esperto a questa tecnica. Sempre in collaborazione con la Biotec, presso presti- RIALZO DI SENO VS IMPIANTO PTERIGOIDEO Due tecniche a confronto Fig. 2 A cura del dottor Mauro Cerea RIALZO DI SENO: I VANTAGGI Possibilità di inserire più impianti Congruità tra asse implantare e asse protesico Procedura maggiormente documentata e universalmente accettata Lontananza di strutture anatomiche vascolo-nervose importanti dal campo operatorio Indicazione assoluta nella monoedentulia RIALZO DI SENO: GLI SVANTAGGI Fig. 3 Procedura chirurgica complicata e con relative possibilità di successo Tempi di protesizzazione più lunghi Due tempi operatori se tecnica con impianti differiti Due sedi operatorie se tecnica con prelievo autologo Complicanze in sede di prelievo Rare complicanze sinusali (1:500 circa) Anestesia generale per prelievo autologo extraorale Difficile predicibilità della qualità dell’osso neoformato Rimaneggiamento dell’innesto a distanza Sconsigliato in pazienti forti fumatori IMPIANTO PTERIGOIDEO: I VANTAGGI Tempi operatori ridotti Anestesia locale Minori complicanze post-operatorie Tempi standard di protesizzazione Alte possibilità di successo Un sito operatorio IMPIANTO PTERIGOIDEO: GLI SVANTAGGI Fig. 4 Tecnica chirurgica complessa, intervento a semicieco in strutture extraorali Presenza di strutture vascolo nervose importanti (arteria mascellare interna, arteria palatina discendente, nervo palatino) Necessità di coinvolgere elementi naturali in quanto pilastro distale di ponte Fig. 5 Gli impianti sul mercato e i corsi di formazione Fig. 6 L’azienda Biotec (www.bioteconline.com) ha sviluppato grazie al lavoro clinico del dottor Mauro Cerea una linea implantare specifica per questo approccio chirurgico. Con sede a Povolaro di Dueville, in provincia di Vicenza, Biotec è un'azienda molto attiva e innovativa, esempio della ricchezza della nostra industria odontoiatrica. Oltre a proporre una gamma di prodotti intesi a soddisfare al meglio le reali esigenze del settore implantologico, l’azienda non trascura l’aspetto formativo. BTK Academy Biotec organizza infatti corsi di implantologia - base e avanzati - e giornate di chirurgia implantare con interventi in diretta. I corsi vengono organizzati in collaborazione con enti nazionali e accreditati ECM. Per informazioni: Ufficio formazione Biotec - Tel. 0444.361251 Fig. 7 giose sedi estere, è allo studio un progetto che possa prevedere una seduta chirurgica su cadavere e una su vivente - cosa estremamente innovativa - con la possibilità, a fine corso, di un tutoraggio, da noi tenuto, presso l'ambulatorio del corsista, in modo da rendere più affidabili e predicibili i primi casi che il collega si appresta a svolgere come primo operatore. Esistono dati di follow-up? Il follow-up a nostra disposizione ha il vantaggio di essere numericamente rilevante nel numero di casi trattati, circa 1.000, ma deficitario nel numero degli operatori, solo due… I fallimenti da mancata osteointegrazione sono circa il 3%, mentre i fallimenti sotto carico protesico sono meno dell’1%. Con il dottor Ferdeghini abbiamo per primi pubblicato in Italia i nostri dati, nel 1997. Da allora, in collaborazione con diverse ditte italiane ed estere abbiamo partecipato a corsi e congressi, riscuotendo ampi consensi per la brillante risoluzione clinica di casi che diversamente avrebbero comportato al paziente un iter ben più lungo e indaginoso. Siamo tuttora convinti, come lo eravamo allora, che l'impianto pterigoideo rappresenti una valida alternativa alle tecniche usuali di implantologia avanzata; ha sicuramente una curva di apprendimento abbastanza ripida che scoraggia il neofita, di contro risulta particolarmente commercializzabile nella libera professione per i bassi costi biologici pagati dal paziente. Renato Torlaschi Bibliografia essenziale sugli impianti pterigo-mascellari • M.Cerea, P.Ferdeghini. Impianto pterigoideo. Dental Cadmos. 15/97. 96-102 • R.Celletti e coll. Valutazione istologica di impianti osseointegrati ricostruiti in occlusione funzionale nonassiali utilizzando pilastri angolati. Rivista internazionale di parodontologia e odontoiatria ricostruttiva. Vol. 15. Num.6.1995.563-573 • S. L. Graves.L'impianto nella lamina pterigoidea:una soluzione per ripristinare il mascellare posterosuperiore.Rivista internazionale di parodontologia e odontoiatria ricostruttiva.Vol 14.Num 6.1994.513-523 • Krogh Phj.Anatomic and surgical considerations in the use of osseointegrated implants in the posterior maxilla. Oral Maxillofac Surg Clin North Am 1991 • Del Fabbro M and coll.Systematic review of of survival rates for implants placed in the grafted maxillary sinus. Int J Periodontics Restorative Dent 2004.24.565-577 • Mish CE, Judy KW. Classification of partially edentulous arches for implant dentistry.Int J Oral Implantol 1987.4(2).7-13 • Tatum H Jr Maxillary and sinus implant reconstructions. Dent Clin North Am 1986.30.207-229 • Lazzara RJ. the sinus elevation procedure in endosseous implant therapy. Curr Opin Periodontal 1996; 3.178-183 10 DENTAL PRESS 11 DENTAL PRESS La struttura di DentalAcademy È online DentalAcademy, il portale dei casi clinici Pubblicare la propria esperienza sotto forma di caso clinico, condividere con i colleghi i successi (e, perché no, gli insuccessi) del proprio lavoro, mettersi in gioco e confrontarsi con le opinioni di altri professionisti: tutto questo è DentalAcademy, il nuovo portale di casi clinici online realizzato da Italian Dental Journal. La grafica del sito web è ben strutturata, restando sempre intuitiva: a sinistra c’è l'elenco delle categorie cliniche in cui sono suddivisi i casi clinici raccolti, a destra tutte le funzionalità del portale. Al centro della pagina, i casi clinici pubblicati di recente. Una serie di funzionalità completano il portale: ricerca per autore, titolo, parole chiave; la possibilità di iscriversi alla newsletter, l’accesso all’area riservata, che verrà presto implementata con la pubblicazione di video chirurgici. Il progetto Il portale DentalAcademy è un progetto di Real Life Medicine (RLM) che si pone come obiettivo la costituzione della più grande raccolta di casi clinici in odontoiatria. Implementato grazie ai contributi degli utenti, valorizza l’osservazione dei casi clinici come evidenza di prima linea in grado di offrire elementi preziosi per prendere decisioni mediche. DentalAcademy è aperto a tutti, nel senso più ampio: non solo è possibi- www.dentaljournal.it L’ULTIMO CASO CLINICO PUBBLICATO IN ORDINE DI TEMPO le consultare i casi clinici e commentarli (per questa funzionalità occorre registrarsi compilando un veloce form), ma si può anche pubblicarli. Anzi è proprio questo il cuore del progetto, la partecipazione attiva della comunità odontoiatrica italiana, chiamata a implementare questa architettura web con i suoi contenuti. Pubblicare un caso è molto semplice: si invia tutto il materiale alla redazione di DentalAcademy seguendo le caratteristiche elencate nel box in questa pagina e, dopo un periodo molto breve, il caso viene caricato e pubblicato su w w w. d e n t a l j o u r n a l . i t , occupando le prime posizioni in home page. La partecipazione Come abbiamo detto DentalAcademy promuove, grazie alla possibilità di commentare i casi clinici, il confronto di opinioni e punti di vista differenti. Un'esperienza certamente nuova per molti, poco avvezzi a pubblicare sulle riviste patinate i casi clinici trattati studio. Anche perché, diciamolo chiaramente, il buon vecchio case report trova sempre meno spazio tra le pagine delle riviste scientifiche. Su www.dentaljournal.it, invece, di spazio ne abbiamo quanto ne vogliamo. E aspettiamo i tuoi casi clinici. Griffin, l'Editore “ La possibilità di partecipare alla community di DentalAcademy è aperta a tutti “ Nasce sul web il progetto di un database professionale di case report di consultazione immediata per l’odontoiatra ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Anyone can join! L’ELENCO DELLE CATEGORIE IN CUI SONO CATALOGATI I CASI CLINICI DI DentalAcademy LA BARRA DEI MENÙ E IL CAMPO PER EFFETTUARE RICERCHE ALL’INTERNO DEL PORTALE WORK IN PROGRESS Nelle settimane di marzo la Redazione di DentalAcademy è impegnata a caricare una grande mole di casi clinici. Torna spesso a trovarci, il portale è in continuo aggiornamento! LE ISTRUZIONI DETTAGLIATE PER INVIARE ALLA REDAZIONE I TUOI CASI CLINICI L’ELENCO DEGLI AUTORI CHE HANNO GIÀ PARTECIPATO AL PROGETTO PUBBLICANDO I LORO CASI CLINICI I TUOI CASI CLINICI su DentalAcademy Ogni medico specializzato in odontoiatria e protesi dentaria, ogni laureato o studente in odontoiatria e protesi dentaria e ogni medico chirurgo maxillo-facciale può pubblicare un caso clinico da lui trattato. L’Editore si riserva il diritto di non pubblicare i contenuti che riterrà non idonei al progetto DentalAcademy. Il materiale necessario Un testo di descrizione del caso clinico e del suo trattamento, di massimo 2.000 battute spazi inclusi (circa 300 parole) Da 1 a 12 immagini cliniche, numerate e ognuna con didascalia Per la pubblicazione del caso clinico e del tuo profilo come autore, inoltre, ci servirà ricevere: nome e cognome, qualifica, foto (facoltativa) INVIARE IL MATERIALE A [email protected] Per ulteriori informazioni: Griffin Editore - Tel. 031.789085 Dr.ssa Silvia Zanfrini - Dr. Andrea Peren ACCEDENDO ALL’AREA RISERVATA, POTRAI GUARDARE IN STREAMING ALCUNI VIDEO CHIRURGICI 12 CHECK POINT DENTALevidence A cura di Alberto Pispero Odontoiatra Specialista in Chirurgia Orale Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Medicina, chirurgia e odontoiatria Ospedale San Paolo, Unità di patologia e chirurgia orale, Direttore: prof. Antonio Carrassi [email protected] Review della letteratura internazionale Una neoformazione della mucosa geniena ? G O iunge alla nostra osservazione una paziente di 70 anni in buono stato di salute generale lamentando la comparsa di una neoformazione della regione retro commissurale di sinistra. La neoformazione non è dolente ma è visibile a livello cutaneo e mucoso e crea un fastidioso ingombro in particolare durante gli atti masticatori. All’esame obiettivo la lesione appare rilevata sia sul versante cutaneo che Fig. 1 quello mucoso. La consistenza è lievemente aumentata e non determina l’insorgenza di una sintomatologia dolorosa. Comprimendo con i pollici la superficie cutanea ed evertendo il labbro in modo da apprezzare in visione diretta la mucosa geniena, si osserva un'area di aspetto grigiastro al centro della lesione. Le dimensioni sono di circa due centimetri. Si decide di effettuare un ago aspirato per verificarne il contenuto. La procedura evidenzia la presenza di materiale ematico. L’aspirazione del liquido determina la scomparsa della lesione. A distanza di sue settimane la paziente ritorna con lo stesso tipo di lesione. Fig. 2 FAI LA TUA DIAGNOSI In base alla descrizione del caso clinico e alle immagini proposte, prova a formulare una diagnosi che spieghi la natura della lesione. Le risposte inviate all’autore via e-mail ([email protected]) saranno pubblicate sul prossimo numero e saranno oggetto di discussione per la soluzione del quesito. Fig. 3 RISPOSTA Una lesione osteolitica ! I l controllo a distanza di tempo della lesione non da esito favorevole rispetto al miglioramento del quadro clinico. Il collega che ha provveduto ad effettuare le terapie canalari degli elementi 33, 34 e 35 non ha apprezzato una riduzione dell’area di osteolisi mandibolare. Decide pertanto di inviare alla nostra osservazione la paziente suggerendo la risoluzione chirurgica del quadro clinico. La paziente si presenta per la visita solo qualche anno dopo che il collega ha suggerito il trattamento e non è stato possibile mettersi in contatto con quest’ultimo per capire se la vitalità dei denti fosse assente in tutti e tre gli elementi prima della terapia. La lesione appare asintomatica ben delimitata dalle corticali ossee, gli elementi dentari coinvolti risultano ben trattati da un punto di vista endodontico e la paziente è in ottime condizioni di salute generale. Si decide pertanto di asportare la lesione per effettuare un’analisi istologica. L’esame radiografico evidenzia la vicinanza oltre che degli apici degli elementi dentari anche del fascio vascolo nervoso alveolare inferiore. La corticale del nervo risulta interrotta all’interno della lesione fino allo sbocco del canale in corrispondenza del foro mentoniero. L’incisione primaria deve quindi tenere conto di queste caratteristiche anatomiche ed è effettuata all’interno del solco e alla base delle papillle degli elementi 33, 34 e 35. Si effettuano due incisioni di scarico, la prima mesialmente al canino e la seconda a due centimetri di distanza dal premolare. Lo scollamento a tutto spessore permette di evidenziare il forame mentoniero che è isolato e protetto. Si procede quindi con una osteotomia di accesso alla lesione. L’asportazione della corticale ossea superficiale permette di apprezzare l’aspetto della parete della lesione che risulta di colorito biancastro. La compressione della parete evidenzia una scarsa resistenza e il contenuto appare di aspetto cheratinico. L’asportazione della lesione risulta particolarmente complessa, a causa dell’e- siguo spessore della parete e della presenza degli apici dentari. Dopo la rimozione del contenuto le pareti ossee sono curettate in modo energico al fine di rimuovere eventuali residui della lesione. L’anatomopatologo effettua una diagnosi di tumore odontogeno cheratocistico. Questa lesione un tempo classificata come una cisti può originare in qualsiasi zona nelle ossa mascellari e prende origine dalla lamina dentale. Si osserva con maggiore frequenza fra la seconda e la terza decade di vita con una certa predilezione per il sesso maschile nella regione mandibolare del corpo e del ramo. In circa il 7% dei pazienti che ne sono affetti si possono apprezzare cisti multiple e in circa la metà di questi la lesione rientra in un quadro più complesso, la sindrome di Gorlin-Goltz. Si tratta di lesioni benigne ad aggressività locale e ad alta probabilità di recidiva. Si consiglia un’asportazione radicale con energico curettagge delle pareti osee, e se non sono presenti strutture anatomiche a rischio all’interno della cavità ossea si possono effettuare toccature con il liquido di Carnoy. In alternativa, ma riguarda solo i casi molto complessi, si rende necessaria la sezione in blocco della porzione ossea. Quest’ultimo è l’unico trattamento in grado impedire la recidiva della lesione, che risulta essere tra il 5 e il 62%, ma il suo utilizzo è molto limitato dall’elevato grado di invasività e distruzione che ne consegue. I controlli dovranno essere frequenti per i primi anni e si renderà necessario intervenire in caso di recidive. I lettori che anche in questo numero hanno risposto numerosi hanno fornito una diagnosi di cisti radicolare. Da un punto di vista radiografico non ci sono dubbi che le probabilità di trovarsi di fronte ad una cisti radicolare sarebbero state elevatissime, ma al momento della visione diretta della lesione era subito chiaro che l’aspetto della parete e la consistenza del contenuto facevano propendere per una diagnosi molto più simile a quella fornita dell’anatomopatologo. CHECK POINT PUBBLICATO DENTAL JOURNAL 2/2011 AL SU ITALIAN Fig. 1: immagine radiografica della lesione Fig. 2: incisione primaria Fig. 3: scollamento a tutto spessore e isolamento del nervo mentoniero Fig. 4: osteotomia di accesso Fig. 5: trazione della parete cistica Fig. 6: cavità ossea residua Fig. 7: pezzo operatorio EVIDENCE BASED MEDICINE Malattia parodontale e parti pretermine Questa rubrica aveva già trattato (Italian Dental Journal 1/2007), l’associazione tra malattia parodontale e complicanze della gravidanza, descrivendo i risultati di un trial randomizzato pubblicato sul New England Journal of Medicine, che non era stato in grado di dimostrare l’efficacia di scaling e root planing nel ridurre la frequenza dei parti pretermine o di altre complicanze della gravidanza. A distanza di quattro anni torniamo sull’argomento, con qualche dato (qualcuno direbbe con qualche evidenza) in più. L'associazione ormai accertata Per i pochi che non lo sapessero, da ormai 15 anni la malattia parodontale è indicata come un fattore di rischio per i parti pretermine e altri problemi della gravidanza, quali basso peso alla nascita, aborto spontaneo e pre-eclampsia. Questa convinzione si basa su studi epidemiologici che hanno mostrato quanto la malattia parodontale sia più frequente tra le donne interessate da queste complicanze, mentre i meccanismi indicati come possibili responsabili di tale associazione si baserebbero sul rilascio di citochine pro-infiammatorie da parte dei tessuti parodontali malati, causa di alterazioni a carico dell’unità feto placentare o, alternativamente, su ripetute batteriemie di origine parodontale a cui seguirebbe una cascata di processi di natura infiammatoria responsabili delle complicanze citate. Su tali premesse, in molti hanno suggerito che il trattamento elettivo della malattia parodontale, scaling e root planing appunto, potesse essere un’ottima maniera per intervenire con efficacia su un problema tutt’altro che trascurabile, dal momento che le nascite premature rappresentano tra il 5 e il 7% delle nascite in Europa e oltre il 10% negli Stati Uniti, sono responsabili del 70% delle morti neonatali e del 75% della morbilità neonatale, oltre a rappresentare un importante onere finanziario per le casse dei sistemi sanitari nazionali o terzi paganti. È questo il motivo per cui diverse assicurazioni sanitarie statunitensi offrono trattamenti parodontali gratuiti a tutte le gravide, contando sul risparmio legato al conseguente calo di complicanze del parto. Qualche dubbio dalle ultime ricerche Queste assicurazioni potrebbero però ricredersi leggendo i risultati della revisione sistematica pubblicata sul numero dell’8 gennaio 2011 del British Medical Journal (e che potete scaricare gratuitamente da ww.bmj.com). Gli autori, grazie ad una accurata ricerca tra tutto quanto è stato pubblicato sull’argomento, hanno individuato 11 trial randomizzati in cui la frequenza di complicanze tra donne gravide con malattia parodontale sottoposte a scaling e root planing veniva confrontata con quelle di con donne gravide e con identica malattia parodontale, che non ricevevano alcun trattamento. Il numero complessivo di gestanti arruolate era superiore a 6.500 e grazie ad una tecnica detta meta-analisi, che permette di accorpare più studi sufficientemente simili tra loro analizzandoli come se fosse un unico grande trial, i ricercatori greci sono arrivati a risultati molto interessanti sotto diversi punti di vista. Intanto la conclusione, nelle parole degli autori: "Il trattamento della malattia parodontale con scaling e root planing nelle donne gravide non ha un effetto significativo sull’incidenza di parti prematuri […] neonati sotto peso, nati morti o aborti spontanei”. Dal punto di vista della futura mamma, del curante (e delle assicurazioni) questo è senz’altro l’aspetto più importante, dal momento che nega con fermezza quanto precedentemente creduto. Gli autori sottolineano che ciò non significa una controindicazione alla terapia causale nelle gravide, che anzi dovrebbero evitare di trascurare la propria salute orale durante i mesi che precedono il parto. Esistono inoltre aspetti degli studi inclusi nella revisione che non possono essere ignorati: la definizione di malattia parodontale utilizzata, che è diversa da un trial e l’altro (e spesso piuttosto sfuggente) e la mancata verifica dell’efficacia del trattamento (gli studi inclusi non dicono se scaling e root planing abbiano determinato un miglioramento della malattia parodontale). L’altro risultato che merita una riflessione riguarda la qualità della ricerca. Infatti questa revisione sistematica è l’aggiornamento di un lavoro svolto con metodi identici e pubblicato dai medesimi autori solo due anni prima, ma che forniva indicazioni diverse, quasi opposte. La qualità degli studi fa la differenza Che cosa è successo in questi due anni? Che sono stati portati a termine altri studi simili, ma caratterizzati da campioni più grandi e metodi più rigorosi, mentre i primi trial pubblicati su cui si basava la prima metanalisi, erano di dimensioni e qualità inferiori e quindi più a rischio di errori. Come dimostrato dall’analisi pubblicata su BMJ che divide gli studi secondo la qualità: i benefici del trattamento parodontale sono presenti solo nel gruppo di livello inferiore (vedi grafico in questa pagina). I risultati di questa revisione sistematica non Effetto del trattamento parodontale sulla frequenza di nascite pretermine. Nel riquadro rosso i singoli studi (il quadratino è il risultato e la linea è l’intervallo di confidenza) e il risultato complessivo (rombo) degli studi di qualità inferiore. Nel riquadro verde gli studi di qualità superiore. Il rombo in fondo rappresenta il risultato complessivo di tutti gli studi. mettono in dubbio l’associazione tra malattia parodontale e complicanze della gravidanza, anche perché non era negli scopi, ma di sicuro solleva qualche dubbio su di un loro collegamento diretto. Si aggiunga che un’altra revisione sistematica, che questa volta analizzava proprio gli studi epidemiologici che avevano indagato l’associazione, aveva mostrato grande cautela sulle pur positive conclusioni, alla luce di un’analisi in cui il legame, ancora una volta, era tanto più debole quanto migliore era la qualità degli studi. Conclusioni? Non tutti gli studi sono uguali e anche un’etichetta come “trial randomizzato” nasconde differenze molto importanti in termini di qualità e, di conseguenza, validità. Giovanni Lodi Università degli Studi di Milano 14 DENTALevidence DENTALevidence COUNSELING Fumo e salute orale: dalla parte del paziente Quando si parla di counseling anti-fumo (dall’inglese to counsel, consigliarsi, consultare), spesso si pensa subito ai diversi approcci da mettere in pratica per sostenere e orientare i pazienti a uno stile di vita senza tabacco. Un articolo proposto dal British Dental Journal, invece, si propone di capire quanto i pazienti conoscano i problemi della bocca legati al fumo e quanto siano disponibili a ricevere informazioni dal proprio dentista. Gli autori hanno inviato, nel giugno del 2006, a 27 studi odontoiatrici del Nord dell’Irlanda, un questionario da somministrare ai pazienti, con gli obiettivi specifici di constatare il livello di consapevolezza delle conseguenze del fumo sulla salute generale e orale, valutare l’attitudine da parte dei pazienti di riconoscere il ruolo del proprio dentista nel counseling anti-tabagismo e infine analizzare la predisposizione dei soggetti fumatori nel seguire questi suggerimenti. Sulla base di 255 questionari, l’analisi statistica ha rivelato come gli effetti del fumo sulla salute generale fossero ben conosciuti dal campione in esame, mentre le conseguenze del fumo sulle condizioni della bocca fossero meno note. Di queste, venivano riportate con maggior frequenza conseguenze “estetiche e sociali”, quali “macchie dentali” e “alito cattivo”, con un numero ancora troppo elevato di pazienti che affermava di non sape- re se il fumo potesse provocare “patologie gengivali” (16%), ritardo nella guarigione delle ferite (33%) e cancro orale (12%). Secondo gli autori, il tumore alla bocca ad oggi non è ancora sufficientemente percepito come reale pericolo, nonostante le recenti campagne di prevenzione, anche se, paragonando questi risultati con i dati di uno studio del 2006, le persone a conoscenza del legame “fumo-cancro orale” sono passate ad essere dal 62% all’85%. La maggior parte dei pazienti ha mostrato un’elevata propensione a riconoscere il ruolo del dentista quale parte integrante del counseling anti-fumo: il 69% ha rivelato che proverebbe a smettere se il dentista glielo suggerisse e addirittura l’81% cessereb- FARMACOLOGIA Zolfo organico per i disturbi temporo-mandibolari be di fumare se il dentista gli mostrasse almeno un effetto del fumo sulla propria bocca. Alla luce di questo, gli odontoiatri dovrebbero informare con chiarezza, costanza e fermezza i pazienti fumatori circa questi pericoli, soprattutto ponendo l’accento sul rischio incrementato di malattia parodontale, di carcinoma alla bocca e di ritardo nella guarigione delle ferite dopo procedure chirurgiche. Mostrare, direttamente e quanto prima, gli effetti negativi del fumo sulla bocca degli stessi pazienti fumatori può rivelarsi una buona motivazione alla cessazione. Questo studio dimostra quanto potenziale di successo sia in mano ai dentisti nell’orientare e sostenere i propri pazienti all’astensione dal fumo: opportunità da non perdere per migliorare la salute orale (e non solo) di tutta la comunità. Elena Varoni Terrades M, Coulter WA, Clarke H, Mullally BH, Stevenson M. Patients' knowledge and views about the effects of smoking on their mouths and the involvement of their dentists in smoking cessation activities. Br Dent J 2009;207(11):E22; discussion 542-3. IGIENE ORALE Sistema antipigmentazione per la clorexidina Fin dagli anni Settanta sono note le proprietà della clorexidina quale biguanide antisettico nel ridurre la formazione di placca e lo sviluppo di gengivite. La clorexidina è tra le più diffuse, studiate e conosciute molecole con efficacia antibatterica a bassa tossicità. Presenta effetti indesiderati per lo più locali e reversibili che vanno dal colore giallobrunastro delle superfici dentali, del dorso linguale, delle protesi e delle ricostruzioni fino all’alterazione del gusto e alle molto più rare erosioni della mucosa orale. Effetti, tuttavia, in grado di diminuire la compliance del paziente. La pigmentazione degli elementi dentali rimane l’effetto secondario più noto, il cui meccanismo di insorgenza è ancora dibattuto, chiamando in causa processi sia di metabolizzazione dei carboidrati e delle proteine che di deterioramento del principio attivo stesso, con un ruolo concausale dei cromogeni presenti nella dieta abituale del paziente (tè, caffè e bevande gasate). Pertanto è stato introdotto in alcuni collutori alla clorexidina un sistema volto a prevenire questa conseguenza indesiderata: l’Anti Discoloration System (Ads), composto da acido ascorbico e sodio metabisolfito. Sono pochi gli studi in letteratura che hanno verificato l’effettiva capacità di questo nuovo prodotto nel diminuire la colorazione dei tessuti dentali senza perdere la propria efficacia clinica. Due interessanti studi sono stati condotti, rispettivamente, su un campione sano e un campione di pazienti con parodontite cronica, entrambi composti da 15 soggetti. L’obiettivo era di valutare l’efficacia antiplacca e la capacità di ridurre/eliminare la pigmentazione degli elementi dentali di un collutorio allo 0,2% di Anche se il suo nome pare suggerire il contrario, il metilsulfonilmetano (Msm) non è un medicinale né un prodotto di sintesi, ma una forma naturale dello zolfo organico, presente negli alimenti più comuni. Con i suoi composti, l’Msm fornisce la gran parte dello zolfo che si trova negli esseri viventi. E lo zolfo, che è il quarto minerale più abbondante nel nostro corpo, svolge alcune funzioni essenziali: in particolare, aumenta la permeabilità delle cellule evitando l’accumulo di sostanze tossiche nei muscoli e nelle articolazioni. Si spiega in questo modo la sua capacità di alleviare certe sintomatologie dolorose. Estremamente solubile, l’Msm viene in larga parte eliminato dagli alimenti con il lavaggio e la cottura e ormai da molti anni viene somministrato in forma di integratori per far fronte ad artrite degenerativa, mal di schiena cronico, dolori muscolari e post traumatici, tendiniti, borsiti e infiammazioni. Un recente studio italiano, pubblicato sull’Italian Journal of Maxillofacial Surgery, mostra per la prima volta l’efficacia dell’Msm nell’affrontare certi disturbi temporomandibolari. Questa articolazione è soggetta a osteoartrosi, responsabile di dolori e rigidità alla mandibola, che ostacolano l’apertura della bocca nelle attività quotidiane più comuni. Il trattamento è per lo più di tipo sintomatico, affidato a farmaci analgesici o antinfiammatori, a esercizi di mobilizzazione o ad apparecchi che riducano i carichi articolari. Quattro clorexidina dotato di Ads. In entrambi gli studi i soggetti sono stati divisi in due gruppi: il primo ha utilizzato per 15 giorni e due volte al giorno il collutorio tradizionale (senza Ads), mentre il secondo applicava, con le stesse modalità, il collutorio test (con Ads). Dopo un periodo di wash-out di 15 giorni, viceversa, il gruppo 1 utilizzava il collutorio test e il gruppo 2 quello tradizionale, per altri 15 giorni. Alla fine di ogni ciclo, venivano valutati indici di placca, di infiammazione gengivale e di pigmentazione. Dai dati ottenuti è emerso come non vi fosse una differenza statisticamente significativa tra i due tipi di collutori negli indici di placca e di infiammazione gengivale, confermando la capacità del collutorio test di preservare l’effetto antibatterico della clorexidina. Dall’altro lato veniva riportata invece una minor pigmentazione delle superfici dentali da parte proprio del collutorio con Ads. Per entrambi i collutori, il grado di colorazione aumentava all’aumentare dei giorni di utilizzo. In ogni caso, valutare oggettivamente il grado di pigmentazione e cercare di quantificare la differenza di colore tra due elementi dentali richiede l’impiego di strumentazioni adeguate (ad esempio spettrofotometro a rifles- sione o colorimetro a contatto intraorali), impiegate in effetti solo nello studio sui soggetti sani. L’utilizzo di apparecchiature appropriate, che oggettivino l’effettiva riduzione della pigmentazione, e la conduzione di studi clinici controllati randomizzati che coinvolgano un numero più ampio di soggetti, sono indispensabili per confermare i dati fin’ora ottenuti. Tuttavia non va dimenticato come, ad oggi, la clorexidina sia considerata il gold standard degli agenti antiplacca e la pigmentazione dei tessuti orali una conseguenza reversibile e del tutto innocua, che può essere rimossa con la sospensione del prodotto e/o con una corretta igiene professionale e domiciliare. Elena Varoni Bernardi F, Pincelli MR, Carloni S, Gatto MR, Montebugnoli L. Chlorhexidine with an Anti Discoloration System. A comparative study. Int J Dent Hyg. 2004;2(3):122-6. Solís C, Santos A, Nart J, Violant D. 0.2% chlorhexidine mouthwash with an Anti Discoloration System versus 0.2% chlorhexidine mouthwash. A prospective clinical comparative study. J Periodontol 2010 Jul 27. studiosi di Torino e Cagliari (T. Castroflorio, M. Di Giosia, G. Turatti e M. Giordano) hanno avuto l’idea di verificare l’efficacia dell’Msm nel contrastare i sintomi di osteoartrosi all’articolazione temporo-mandibolare. Lo studio - randomizzato e controllato in doppio cieco - è stato condotto su 30 soggetti suddivisi in modo casuale nei classici due gruppi, di studio e di controllo. Tutti hanno ricevuto un trattamento iniziale antidolorifico a base di naproxen per due settimane e, durante tutto il follow-up, un trattamento odontoiatrico standard comprendente terapia comportamentale, esercizi fisici e bite stabilizzatore. A 15 soggetti del primo gruppo è stato inoltre somministrato il composto di zolfo in combinazione con l’estratto naturale di un albero, la Boswellia Serrata, in una dose unica giornaliera assunta durante il pasto principale per 22 settimane: l’integratore utilizzato, l’Artrosulfur (Laborest Italia SpA), forniva 5g al giorno di Msm. I risultati sono stati indubbiamente positivi e i benefici dell’Msm sono risultati evidenti. I punteggi ottenuti secondo la scala Vas per la misurazione del dolore sono stati simili nei due gruppi, ma coloro che sono stati trat- tati con l’Msm hanno recuperato livelli di funzionalità decisamente migliori, con un sensibile aumento della massima apertura mandibolare. Inoltre, la diagnosi effettuata dopo 24 settimane sulla base delle immagini Mri ha confermato miglioramenti superiori a quelli ottenuti nel gruppo di controllo per quanto 15 riguarda lo spessore della cartilagine. Renato Torlaschi Castroflorio T, Di Giosa M, Turatti G, Giordano M. Effects of methylsulfonymethane and Boswellia serrata extracts in TMJ degenerative disorders: a clinical and MRI pilot study. It J Maxillofac Surg 2010; 21:123-32. 16 DENTALevidence DENTALevidence IGIENE ORALE Percorso evidence-based per strisce sbiancanti Le pubblicazioni dei risultati degli studi scientifici sulle più autorevoli riviste internazionali hanno generalmente un piccolo paragrafo simile, qualunque sia l’argomento dello studio: in esso gli autori dichiarano l’assenza di conflitti di interessi. Nella sua corrispondenza sul Journal of Evidence-Based Dental Practice di marzo 2010, invece, Robert W. Gerlach dichiara esplicitamente la sua appartenenza a una delle più grandi multinazionali, la Procter&Gamble. L’articolo è però molto interessante per- ché il ricercatore americano, che è anche professore associato alla Tufts University School of Dental Medicine di Boston, nel presentare le numerose evidenze scientifiche ottenute sulla sicurezza ed efficacia delle strisce sbiancanti al perossido di idrogeno, permette di gettare uno sguardo sul complesso iter di trial clinici che oggi accompagnano l’immissione sul mercato di un prodotto in ambito sanitario. Il professor Gerlach sottolinea che i controlli evidencebased “giocano un crescente ruolo critico nel costruire quell’insieme di informazioni sulla cui base vengono prese le decisioni cliniche in odontoiatria”. Ne emerge la necessità di controllare dati sempre più complessi. “Come è ben esemplificato dallo sviluppo delle strisce sbiancanti, un processo informato di decision making richiede evidenze inclusive, consistenti e atipiche. Oltre che per le applicazioni dirette di un prodotto, questi controlli possono essere utili anche per associazioni professionali, autorità governative e altre organizzazioni sanitarie che a loro volta influenzano i comportamenti clinici quotidiani”. Ma cosa si intende per inclusive, consistenti e atipiche? L’inclusività risponde alla domanda: “le evidenze sono davvero integrate?” Nel progettare gli studi di controllo delle strisce sbiancanti, i ricercatori si sono innanzitutto proposti di verificarne il profilo di sicurezza sulla più ampia popolazione possibile, essenziale in ogni caso e particolarmente critico per un prodotto nuovo e destinato a un’ampia distribuzione. Il ricorso a criteri di inclusione semplici e uniformi ha consentito un’analisi integrata dei diversi studi effettuati. La prima delle analisi ha integrato i risultati di 13 trial clinici che hanno coinvolto complessivamente 607 soggetti, dai 10 ai 74 anni. Solo indagini estese a un campione molto ampio PARODONTOLOGIA Terapia antibiotica sistemica contro la malattia parodontale possono permettere di rilevare eventuali effetti collaterali poco frequenti. Cruciali per le verifiche di sicurezza, queste analisi integrate possono dire molto anche sull’efficacia del prodotto studiato. Nel caso specifico, si è scoperto che l’età e il colore dei denti prima dell’applicazione delle strisce hanno un’influenza sul risultato finale, che risulta più soddisfacente in individui giovani e con una colorazione non troppo marcata. Evidenze di questo tipo hanno riflessi anche sulle decisioni di marketing e costituiscono l’input per gli studi successivi – che sulle strisce sbiancanti sono state dozzine, per un campione totale di diverse migliaia di partecipanti. Un’altra necessità è di valutare la consistenza dei vari studi. In Florida è stata condotta una meta-analisi su un periodo lungo circa cinque anni. Gerlach spiega che “poiché le date e i soggetti sono stati i soli elementi variabili da uno studio all’altro (mentre trattamento, criteri di inclusione e metodi sono stati identici), questa meta-analisi ha fornito una prospettiva unica… e le variazioni tra uno studio e l’altro hanno evidenziato risultati in termini di sbiancamento che si discostavano tra loro di meno del 2%”. Ci sono infine le evidenze atipiche, che forniscono indicazioni preziose in circostanze particolari. Il programma di ricerche sulle strisce sbiancanti ne fornisce alcuni esempi. Sono stati portati avanti studi su speciali fasce di popolazione (bambini, adolescenti, pazienti con xerostomia) e su soggetti che hanno sperimentato un utilizzo prolungato del prodotto. Per inciso: in entrambi i casi i casi le strisce al perossido di idrogeno si sono mostrate ottimamente tollerate ed efficaci. Lo garantisce Robert W. Gerlach, che indipendente non è, ma senza dubbio documenta molto bene le proprie affermazioni. Giampiero Pilat Gerlach RW. Clinical trials, case studies, and oral care R&D: inclusivity, consistency, and other atypical evidence. J Evid Based Dent Pract 2010 Mar;10(1):10-2. IMPLANTOLOGIA Successo implantare con carico immediato e carico precoce Un interessante studio italiano ha guadagnato le pagine del numero autunnale dello European Journal of Oral Implantology. È firmato da Matteo Capelli della Clinica Odontoiatrica dell’Istituto Ortopedico Galeazzi, Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Marco Esposito, Francesco Zuffetti, Fabio Galli, Massimo del Fabbro e Tiziano Testori. Il dottor Capelli propone il resoconto di uno studio randomizzato multicentrico che mette a confronto gli impianti a carico immediato non occlusale con quelli a carico precoce nei pazienti parzialmente edentuli. Effettuato su 52 pazienti randomizzati in cinque cliniche private del nord Italia, non evidenzia la superiorità di una tecnica rispetto all’altra ma piuttosto serve a documentare il fatto che in entrambe “le complicazioni sono rare e tessuti perimplantari stabili possono essere mantenuti per almeno cinque anni intorno agli impianti”. Cinque anni sono stati infatti gli anni di followup, dopo che su 25 pazienti si è intervenuti con un carico immediato - restauro provvisorio entro le 48 ore dal posizionamento dell’impianto, che per circa due mesi non è stato sottoposto a contatto occlusale - mentre sugli altri 27 si è proceduto con la metodica del carico precoce, in cui il provvisorio è stato applicato dopo un periodo iniziale di guarigione di circa due mesi. I restauri definitivi sono stati posizionati otto mesi dopo l’impianto. Come spiega Matteo Se in medicina il trattamento con farmaci antibiotici appare logica risposta a una patologia ad eziologia batterica, per la malattia parodontale, nonostante il ruolo causale di accumulo sovra e sottogengivale di placca e tartaro, le prove di efficacia non sono così certe. E se già è oggetto di discussione il ruolo della terapia antibiotica in associazione alla terapia meccanica (ablazione del tartaro e levigature radicolari), ancora più discusso (e confuso) è il miglior protocollo terapeutico da seguire. Ai quesiti del clinico che si appresta a trattare un paziente con malattia parodontale hanno tentano di rispondere Herrera e colleghi in una revisione sull’argomento. È possibile che la terapia antibiotica sistemica funzioni senza che il biofilm venga prima disgregato? Ossia, sono proprio necessari ablazione e levigature radicolari in aggiunta alla terapia farmacologica? Molte pubblicazioni hanno evidenziato come il biofilm, sottile strato di batteri quale è la placca, sia una struttura altamen- te organizzata, presentando in vitro una resistenza maggiore agli antibiotici rispetto agli stessi batteri in forma planktonica (dispersi). A tal punto che alcuni autori hanno suggerito di individuare la concentrazione minima inibente degli antibiotici proprio contro i batteri organizzati in biofilm, esigenza rimasta inesaudita a causa della la mancanza di un metodo standardizzato per condurre questo tipo di test. Sulla base di tal genere studi, l’utilizzo di antibiotici sistemici in monoterapia non è raccomandabile, dal momento che, solo se associati con le terapie meccaniche di disgregazione del biofilm, hanno mostrato una certa efficacia. Gli antibiotici di supporto dovrebbero essere somministrati in aggiunta alla fase iniziale di ablazione e levigature oppure alla successiva fase chirurgica? Le evidenze che rispondono a questo quesito sono molto scarse; viene citato un solo studio comparativo in cui la terapia di supporto con tetracicline ha dimostrato una certa utilità nella terapia di parodontiti aggressive soprat- Capelli, “lo scopo primario dello studio era di verificare l’efficacia del carico immediato e del carico precoce in pazienti parzialmente edentuli, ma è stata anche valutata la stabilità nel tempo dei tessuti perimplantari”. E i risultati, come si diceva, sono stati buoni: la perdita dell’osso marginale perimplantare è stata mediamente di 1.2 mm, mentre nei tessuti molli non si sono prodotte recessioni visibili. La progressione della perdita ossea ha seguito uno schema identico nei due gruppi studiati. Nei primi due mesi la perdita è stata di circa 0.5 mm; a otto mesi dalla baseline la media è stata approssimativamente di 1 mm; altri 0.1 mm nei sei mesi successivi fino ad arrivare a 1.2 mm al controllo effettuato a cinque anni. Si è avuto un solo caso di fallimento, due mesi dopo il posizionamento, in un paziente appartenente al “gruppo carico immediato” e l’impianto fallito è stato sostituito con successo con un altro impianto dopo sei mesi di guarigione. Si è registrata anche una sola complicazione, che è stata classificata come “perimplantite iatrogena”: durante la cementazione del ponte definitivo, il cemento in eccesso non perfettamente rimosso ha avviato un processo di distruzione ossea intorno a due impianti, avvenuto in un periodo in cui il paziente aveva interrotto le regolari visite di controllo. La lesione è stata trattata con successo con una terapia rigenerativa e la salute peri-implantare si è poi mantenuta fino al controllo finale, cinque anni dopo l’inserimento dell’impianto. Il successo complessivo, con l’ottima efficacia dimostrata per entrambe le tecniche di carico immediato e carico precoce, è rafforzato dal fatto che i ricercatori hanno adottato una metodologia rigorosa: i pazienti sono stati randomizzati e l’allocazione nei gruppi è stata nascosta ai clinici incaricati dei controlli. R. T. Capelli M, Esposito M, Zuffetti F, Galli F, Del Fabbro M, Testori T. A 5-year report from a multicentre randomised clinical trial: immediate non-occlusal versus early loading of dental implants in partially edentulous patients. Eur J Oral Implantol. 2010 Autumn;3(3):209-19 tutto quando associata al trattamento iniziale non chirugico. Abilità dell’operatore e tempistica della terapia antibiotica sono elementi che possono influire sull’esito clinico? Le risposte della letteratura sono da interpretare in modo molto cauto, mancando anche qui evidenze dirette. La qualità della fase di ablazione e levigature ed il periodo in cui prescrivere il farmaco sembrano senz’altro influenzare l’esito clinico: i migliori risultati vengo- no riportati in riferimento all’utilizzo di amoxicillina più metronidazolo e azitromicina, quando gli operatori sono esperti e la rimozione di placca e tartaro dell’intera cavità orale viene effettuata in unico giorno. Questi studi suggeriscono, ancora una volta, come gli antibiotici siano più efficaci quando il biofilm è non è più aggregato, consigliandone la prescrizione immediatamente terminata la terapia meccanica. Accertate le limitazioni degli studi considerati (fortemente eterogenei tra loro, con fattori addizionali difficilmente controllabili, come il controllo della placca da parte dei singoli soggetti), gli autori concludono come gli antibiotici sistemici possano avere un ruolo nel trattamento delle parodontiti. Per lo meno sotto specifiche condizioni cliniche, tenendo conto delle antibioticoresistenze che possono nascere da un loro utilizzo estensivo e senza dimenticare la seppur rara possibilità di effetti avversi individuali. Fattori che non possono essere non tenuti in considerazione e che portano a consigliare questa terapia di supporto solo in quei casi di parodontite aggressiva, cronica con essudato purulento e/o refrattaria alle semplici procedure meccaniche. Non ultimo, se si decide per la cura antibiotica di appoggio, essa dovrebbe essere impiegata sotto condizioni ottimali per cercare di ottenere i risultati migliori e, quindi, iniziandola immediatamente al completamento della terapia meccanica (abla- 17 zione e levigature), che, a sua volta, dovrebbe essere conclusa nel minor periodo di tempo possibile (preferibilmente entro una settimana) e con un livello qualitativo adeguato. Elena Varoni Herrera D, Alonso B, León R, Roldán S, Sanz M. Antimicrobial therapy in periodontitis: the use of systemic antimicrobials against the subgingival biofilm. J Clin Periodontol. 2008;35(8 Suppl):45-66. Deas DE, Mealey BL. Response of chronic and aggressive periodontitis to treatment. Periodontol 2000. 2010;53:154-66. 19 EDUCATION&MEETING NEWS Conservativa e protesi, quale confine? Due discipline strettamente connesse cercano un punto di equilibrio nel meeting congiunto dell'Accademia Italiana di Conservativa e dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica Nelle giornate del 15 e 16 aprile, nella cornice del Palazzo dei Congressi di Riccione, è in programma un congresso che vede la collaborazione di due importanti società scientifiche del panorama odontoiatrico del nostro Paese, l’Accademia Italiana di Conservativa (Aic) e l’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (Aiop). L’evento riunisce il Meeting Mediterraneo Aiop e il Corso di aggiornamento Aic. Il titolo scelto per il congresso è: “Conservativa e protesi: esiste un confine?” e si riferisce alla più classica tra le dispute che sembrano dividere la materia e la professione odontoiatrica. Odontoiatria conservativa e protesica perseguono davvero finalità contrapposte? Dove possono incontrarsi? Qual è lo stato attuale del dialogo tra le due discipline? Lo abbiamo chiesto al dottor Maurizio Zilli, Presidente Aiop, che presiederà il congresso di Riccione insieme con il Presidente Aic, il dottor Adamo Monari, e con l'odontotecnico Stefano Petreni, dirigente Aiop. "In realtà le due discipline non perseguono finalità contrapposte - spiega Maurizio Zilli - anzi, l’una e l’altra sono strettamente connesse. Grazie infatti alle recenti innovazioni nel settore dell’odontoiatria restaurativa, materiali, tecniche di lavorazione e adesione, abbiamo a disposizione ulteriori opzioni terapeutiche che ci permettono di ottenere un risultato funzionale ed estetico con approcci molto più conservativi. Ad esempio, oggi è possibile restaurare porzioni di elementi dentari con ceramiche ad elevata resistenza senza la necessità di effettuare una preparazione completa dell’elemento per una corona totale convenzionale; se poi questo approccio viene applicato alla gran parte dei denti di un paziente ecco che il caso diventa una riabilitazione protesica". Dottor Zilli, focalizziamoci sul congresso. A chi è rivolto, quali sono i suoi obiettivi e in che modo si intende realizzarli? Il congresso è rivolto sia ai giovani che ai professionisti più esperti che abbiano l’interesse di approfondire questo moderno approccio restaurativo basato sulla massima preservazione delle strutture biologiche dento-parodontali. È fondamentale che i giovani abbiano ben chiara l’importanza di salvare gli elementi naturali, in un periodo in cui vanno molto di moda gli impianti come sostituti delle radici naturali. Mantenere e restaurare i denti naturali dovrebbe essere il primo obbiettivo dell’odontoiatra, anche da un punto di vista etico, considerando le aspettative di vita del paziente di oggi. Questo congresso è indice del buon rapporto tra le Società scientifiche: un esempio isolato o esiste un confronto continuativo? Sono già alcuni anni che l’Aiop organizza eventi assieme ad altre società. L’interazione tra le Società scientifiche è fondamentale e lo sviluppo di un tema comune analizzato da diversi punti di vista dà sempre origine a eventi stimolanti. Nel congresso si parlerà di “confine tra tecniche dirette e tecniche indirette”. Quanto contano gli aspetti estetici nel determinare questo confine? Viviamo in un’epoca in cui un sorriso piacevole e naturale viene sempre più richiesto dai nostri pazienti. Una sostanziale modifica dell’aspetto estetico richiede prevalentemente un intervento di tipo protesico mediante l’utilizzo di corone o faccette in ceramica. La terapia conservativa “convenzionale” è in gran parte indirizzata alla correzione di piccoli difetti estetici quali ad esempio fratture di porzioni di elementi, lesioni cariose o restauri incongrui. Al di là degli aspetti estetici, contano probabil- mente di più gli aspetti strutturali degli elementi nel definire questo confine; la compromissione di una grande quantità di sostanza coronale o la necessità di effettuare ricostruzioni con perni intracanalari rappresentano delle indicazioni alla completa ricopertura dell’elemento con una corona protesica per garantire una buona prognosi nel tempo. Si tratterà poi di “conservativa e protesi: è la stessa occlusione?”. Qui il titolo può sembrare provocatorio… In effetti il titolo è volutamente provocatorio e sottolinea la necessità da parte del clinico di prestare la massima attenzione all’aspetto occlusale. La macchina masticatoria funziona allo stesso modo, sia che venga restaurata con piccole correzioni conservative, che attraverso una riabilitazione protesica estesa. Molto spazio verrà dato ai materiali. Quali sono le novità più importanti in questo ambito? I nuovi materiali per il restauro protesico, assieme alle nuove tecnologie di lavorazione Cad-Cam, rappresentano i settori in cui l’innovazione in campo odontoiatrico è più marcata. I nuovi materiali e le relative tecnologie di utilizzo contribuiscono a un’ulteriore fusione delle due discipline grazie alla pos- sibilità di preservare maggiore sostanza dentale residua e di mantenere in molti casi la vitalità pulpare e l’integrità del supporto parodontale. Grazie ai nuovi materiali il moderno approccio protesico è molto più conservativo. In assoluto le novità più importanti sono rappresentate dall’introduzione dei restauri monolitici in disilicato e zirconio e dalla possibilità di realizzare strutture protesiche complesse metal-free. C’è una conoscenza diffusa e sufficiente dell’odontoiatria conservativa da parte dei colleghi implantologi ? L’implantologia ha veramente rivoluzionato il piano di trattamento in odontoiatria consentendo di ripristinare una masticazione fissa nei pazienti portatori di protesi mobile e di rimpiazzare elementi mancanti senza la necessità di preparare i denti sani con risultati funzionali ed estetici impensabili fino a pochi anni fa. Gli implantologi sono giustamente concentrati sulle tecniche diagnostiche, sugli aspetti chirurgici, e sulle procedure che consentono una riduzione dei tempi operativi come gli impianti post-estrattivi o il carico immediato. Tuttavia è fondamentale che l’euforia del titanio non comporti l’estrazione di elementi che potrebbero essere mantenuti. L’aspetto più importante è però, al di là delle tecniche e metodiche operati- Conservativa e protesi: esiste un confine? 15-16 aprile Riccione, Palazzo dei Congressi Per informazioni: Promo Leader Service Congressi Tel. 055.2462201 - Fax 055.2462270 [email protected] www.aiop.com - www.accademiaitalianadiconservativa.it Nuovi orizzonti in odontoiatria restaurativa I nuovi materiali e le moderne tecniche adesive, pur integrando le metodiche tradizionali, hanno contribuito a sviluppare un approccio meno invasivo che, se per definizione è proprio del conservatore, tale dovrebbe essere anche per il protesista: questo sarà l’argomento del Corso di aggiornamento precongressuale di venerdì 15 aprile, tenuto da due tra i più autorevoli esperti in materia, i fratelli Pascal e Michel Magne. Maurizio Zilli ve utilizzate, è un altro: se vogliamo che tutti gli individui possano preservare nel tempo la propria dentatura, non restaurata o restaurata, è fondamentale che venga loro effettuato un accurato controllo dell’igiene orale professionale e domiciliare, determinante sia per ridurre l’insorgenza e la recidiva della carie e della malattia parodontale che per migliorare la prognosi dei nostri restauri. Vorrei concludere sottolineando che il termine “confine” è un termine provocatorio perché in realtà non esiste alcun confine tra nessuna delle discipline odontoiatriche: ogni disciplina è volta ad un obiettivo comune che è quello di garantire la salute, la funzione e l’estetica dei pazienti. Renato Torlaschi Memorial Carlo Merlini Nella giornata di sabato 2 aprile la Società Italiana di Chirurgia Orale e Implantologia (Sicoi) e l'Istituto Stomatologico Italiano (Isi) daranno vita a Milano al Memorial Carlo Merlini, un evento focalizzato sul tema delle linee guida in chirurgia orale ambulatoriale. Tema affascinante quanto impegnativo, verrà ampiamente dibattuto da relatori e clinici di primo piano afferenti all'Istituto milanese e alla Società scientifica, rappresentate dal Presidente Sicoi Andrea Edoardo Bianchi e dal Presidente Isi Roberto Borloni, che daranno il via ai lavori. Dopo la presentazione del corso da parte di Luca De Micheli, Direttore scientifico dello Stomatologico, e i saluti di Carlo Fossati, Presidente della Fondazione Isi e di Luigi Paglia, Segretario culturale Andi Milano-Lodi, si entrerà nel vivo delle relazioni. Si partirà con la sessione moderata da Amedeo Zerbinati e Maurizia Macchi, aperta dalla relazione di Matteo Chiapasco sulla conoscenza dell’anatomia per minimizzare le complicanze in chirurgia orale ambulatoriale e in implantologia. A seguire Cristian Coraini parlerà dell'allungamento di corona clinica quale tecnica chirurgica fondamentale per il successo restaurativo. Toccherà poi ad Achille Bassetti, che parlerà della chirurgia dei denti inclusi, per poi passare la parola a Marco Roghi, esperto di chirurgia laser dei tessuti molli orali. Nel pomeriggio la seconda sessione, moderata da Matteo Chiapasco e Maurizio Mazza. Subito la parola a Jason Motta Jones sulla chirurgia piezoelettrica al servizio della chirurgia orale ambulatoriale e poi a Pierluigi Nannei, che spiegherà qual è il confine tra chirurgia ambulatoriale e chirurgia in narcosi in ambiente protetto. La relazione successiva sarà di Pietro Fusari e avrà per titolo "Come gestire ambulatorialmente le principali complicanze iatrogene del seno mascellare”. Infine, Marco Piasente presenterà l’evoluzione del trattamento ortodontico-chirurgico nei pazienti dismorfici. Per informazioni MV Congressi Tel. 0521.290191 - Fax 0521.291314 [email protected] 20 EDUCATION&MEETING NEWS Congresso Nazionale Collegio Docenti Dal 14 al 16 aprile le Università degli Studi di Firenze e Siena organizzeranno il Congresso Nazionale dei Docenti di discipline odontostomatologiche, il cui tema sarà "La ricerca scientifica in odontostomatologia: evidenze e controversie". "La ricerca, che rappresenta il motore di tutte le discipline mediche, verrà proposta nei suoi aspetti più significativi con le certezze dovute ai risultati della letteratura scientifica, con i dubbi e le controversie che fanno parte dell’evoluzione della scienza" ha dichiarato il professor Giovan Paolo Pini Prato, Direttore della Sezione di Sanità Pubblica dell'Università di Firenze e Direttore della SOD di Odontoiatria dell'Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze. "Il Congresso vedrà riunite le presentazioni dei risultati di ricerca scientifica e clinica delle diverse Scuole nazionali ed avrà la partecipazione di alcune delle più significative Società scientifiche specialistiche della disciplina, quali Sicmf, Sicoi, Sido, Sidoc, Sidp, Sie, Sio, Sioi, Siopi, Sipmo" ci ha spiegato la professoressa Gabriella Pagavino, Presidente del Corso di Laurea Specialistica in odontoiatria e protesi dentaria dell'Università di Firenze. Particolare enfasi sarà riservata alle relazioni presentate dai più giovani colleghi e alla sessione dei poster, tradizionalmente ricca di lavori scientifici eseguiti con la collaborazione degli studenti e dei laureandi della Facoltà. "Il Congresso coincide inoltre con l’importante sinergia inter-ateneo fra le Università di Siena e di Firenze che si è realizzata con la costituzione di un Corso di ricostruzione tridimensionale Giovan Paolo Pini Prato Gabriella Pagavino Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria unico federato - ha dichiarato il professor Marco Ferrari, Direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche ed Oftalmologiche e Presidente del Corso di Laurea Specialistica in odontoiatria e protesi dentaria dell'Università di Siena -. In nuovo soggetto istituzionale costituisce il terzo Polo odontoiatrico italiano per numerosità di studenti e docenti, e costituisce un riferimento per la comunità odontoiatrica internazionale per la sua notevole produttività scientifica". Per informazioni Promo Leader Service Congressi Tel. 055.2462201 - Fax 055.2462270 www.collegiodocentiodonto2011.com [email protected] L'azienda Butterfly Italia ha organizzato per la giornata di sabato 14 maggio, presso il Poliambulatorio Odontostomatologico S. Apollonia di via Adamello 1 di Lazzate (MI), un interessante corso di ricostruzione tridimensionale con griglie in titanio, che sarà tenuto dal dottor Salvatore Longoni. Il programma della giornata Salvatore Longoni prevede, dalle 9, la discussione sull’aumento verticale della cresta e ricostruzione tridimensionale, accennando inoltre ai materiali e alle tecniche. Particolare attenzione si riserverà all’utilizzo delle griglie in titanio nella ricostruzione mascellare. A seguire, un intervento videoregistrato illustrerà le metodiche di ricostruzione tridimensionale con griglia nella mandibola. Nel pomeriggio, spazio al tema degli interventi di rimozione di una griglia con inserimento impianti; sarà disponibile un intervento videoregistrato con istruzioni per l’esercitazione pratica. Alle 16, infine, esercitazioni pratiche su modello animale. "La ricostruzione ossea tridimensionale deve essere eseguita al fine di garantire una sufficiente quantità di tessuti duri e molli attorno agli impianti, per incrementare i risultati estetici e di sopravvivenza degli impianti a lungo termine - ci ha spiegato Longoni -. Il Corso ha lo scopo di valutare sia clinicamente che radiograficamente queste situazioni cliniche, al fine di progettare per alcuni casi ricostruzioni tridimensionali mediante l’utilizzo di griglie in titanio, quale mezzo di barriera tra il materiale innestato e i tessuti molli. Il programma della giornata prevede l’analisi dei materiali da utilizzare e le tecniche chirurgiche più appropriate per conseguire un risultato predicibile, incluse le eventuali complicanze derivanti da queste tecniche" ha concluso il relatore. Per informazioni Butterfly Italia srl Tel. 02.95335246 Ultradent Forum Ultradent Products Inc, azienda leader nel campo dello sbiancamento dentale, organizza per il 2011 un programma di corsi di aggiornamento su questo specifico trattamento odontoiatrico, basato sull'utilizzo della completa linea di prodotti Opalescence. Molto ampia la parte pratica dei corsi, per permettere ai partecipanti di acquisire non solo le conoscenze teoriche ma anche le competenze tecniche di tutte le fasi operative del trattamento. 21 Corsi Stomatologico Italiano L'Istituto Stomatologico Italiano organizza durante tutto l'anno una serie di corsi serali monotematici per l'aggiornamento dell'odontoiatra, affrontando tematiche che abbracciano tutte le branche della specialità. Sede dei corsi è la struttura che ospita l'Istituto, in via Pace 21 a Milano. Martedì 29 marzo (dalle 19.45 alle 23.00) Manifestazioni orali delle Malattie a trasmissione sessuale Prof. Rolando Crippa, Prof. Marco Cusini L’argomento tratterà dei temi riguardanti le patologie delle mucose orali in relazione alle malattie sessualmente trasmesse. In particolare si farà riferimento all’esame obiettivo del cavo orale e ai prelievi diagnostici. Saranno presi in considerazione l’eziologia, la patogenesi, la diagnosi e i principi terapeutici con particolare riferimento all’utilizzazione delle metodiche laserassistite per le biopsie e l’escissione chirurgica delle neoformazioni. Giovedì 7 aprile (dalle 19.45 alle 23.00) Chirurgia guidata: impianti a sezione ridotta o rigenerazione ossea? Metodiche a confronto verso la risoluzione clinica Dr. Riccardo Scaringi La riabilitazione implantare di zone edentule in pazienti con ridotta disponibilità ossea pone diversi quesiti e problematiche. Le tecniche rigenerative richiedono costi biologici ed economici maggiori, ponendo il clinico nella condizione di scelta anche sulle tempistiche procedurali. Si rende necessaria la valutazione di tecniche alternative e l'uso di impianti a diversa sezione in modo da poter garantire la stessa predicibilità nei risultati. Giovedì 28 aprile Applicazioni cliniche dei materiali compositi nel moderno piano di trattamento ricostruttivo Prof. Paolo Ferrari Le più recenti evoluzioni dei sistemi adesivi smalto-dentinali e dei materiali compositi hanno completamente rivoluzionato l’approccio terapeutico dei processi cariosi dei settori anteriori e posteriori oltre al recupero morfofunzionale di elementi gravemente compromessi. I materiali resinosi compositi moderni, sempre più evoluti, permettono oggi di eseguire restauri adesivi nel rispetto della forma, anatomia e funzione con notevoli risultati anche dal punto di vista estetico, contribuendo in larga misura al progressivo abbandono dei materiali metallici tradizionali. La maggiore affidabilità delle tecniche endodontiche moderne incrementa ulteriormente la possibilità di recupero a lungo termine di elementi anche gravemente compromessi. Il punto di partenza è senza dubbio la conoscenza approfondita delle caratteristiche fisico-chimiche e biomeccaniche delle strutture dentarie residue, che devono indirizzarci nella scelta del materiale da restauro. Quali sono le indicazioni dei compositi diretti ed indiretti nei settori posteriori? Verranno inoltre analizzate le possibilità di applicazione dei materiali adesivi nelle ricostruzioni post endodontiche. Per informazioni Istituto Stomatologico Italiano Sig.ra Manuela Pessina Tel. 02.54176.224 - Fax 02.54176.297 [email protected] - www.isimilano.eu Summer School 2011 Tra gli argomenti affrontati nella parte teorica, la tipologia delle discromie (pigmentazioni intrinseche ed estrinseche), le tecniche di sbiancamento domiciliare e professionale, la durata e il mantenimento del trattamento di sbiancamento, la prevenzione della sensibilità dentinale, il consenso informato e le strategie di marketing. Le esercitazioni pratiche saranno invece focalizzate sulla costruzione della mascherina personalizzata e sullo sbiancamento professionale alla poltrona. L’Ultradent Forum si svilupperà nel corso dell'anno in una serie di appuntamenti su tutto il territorio nazionale. Per informazioni Ultradent Italia Numero Verde 800.830.715 [email protected] Prevenzione e odontoiatria di comunità: sono queste le due tematiche principali della Summer School, una cinque giorni dedicato a odontoiatri, igienisti dentali e pediatri organizzata dal Centro di Collaborazione OMS per l’Epidemiologia e l’Odontoiatria di Comunità di Milano. Anche quest’anno la sede del corso sarà il il Polo Parco Tecnologico Porto Conte Ricerche di Capo Caccia ad Alghero (SS), che ospiterà l'incontro dal 20 al 24 giugno. Le giornate del corso sono divise tra lezioni ex cathedra e lavori di gruppo, in modo che i partecipanti possano applicare la didattica a situazioni simulate della realtà operativa quotidiana. I partecipanti inoltre possono essere ospitati all’interno del centro ricerche dove alloggiano i relatori, in modo da favorire un proficuo scambio di opinioni. Tra i temi discussi ci saranno il problema delle erosioni dentali, tema attuale ed epidemiologicamente rilevante; l’approccio psico-comportamentale al paziente affetto da disabilità e l’applicazione di metodiche preventive mirate; la presentazione e l’approfondimento delle recenti Linee Guida Ministeriali di prevenzione e terapia dedicate al piccolo paziente oncologico. Per informazioni è possibile contattare la professoressa Laura Strohmenger: tel. 02.50319000 - [email protected] EDUCATION&MEETING NEWS Simposio Internazionale Sido A Roma, nelle giornate di venerdì 1 e sabato 2 aprile, la Società Italiana di Ortodonzia (Sido) ha organizzato un simposio internazionale dal titolo "Stabilità ed efficienza: chiavi per una fondazione solida come la roccia". Un evento nato dalla collaborazione con l'Alexander Foundation, come ci ha spiegato il professor Claudio Chimenti, Presidente Sido: "Ogni due anni l’Alexander Foundation organizza un simposio internazionale al quale sono presenti in qualità di relatori i più importanti opinion leader dell’Alexander Discipline nel mondo. Durante il meeting questi ortodontisti - provenienti da Bulgaria, Cina, Italia, Giappone, Sud America e Turchia - dimostreranno come questa disciplina ha influenzato la qualità dei loro trattamenti e il successo del loro lavoro". IL CORSO PRECONGRESSUALE Giovedì 31 marzo si terrà inoltre un interessante corso precongressuale che si occuperà di analizzare le linee guida per ottenere la stabilità e l'armonia estetica facciale. Il Corso sarà tenuto dal dottor R. G. Wick Alexander, professore clinico di ortodonzia presso l'Università del Texas, l’Università di New York e il Baylor College di odontoiatria, conosciuto a livello internazionale per la sua innovazione nelle procedure di ortodonzia, ideatore della Alexander Discipline, utilizzata da ortodontisti di tutto il mondo. Lysle Johson, accademico di ortodonzia, dice che “non c’è accordo sugli obbiettivi finali“ in ortodonzia. David Turpin, editor dell’AJO, si domanda: “siamo pronti per incominciare a stilare delle linee guida?". "Dopo 100 anni, come specialità, non è forse giunto il momento di fare un salto in avanti e stabilire delle linee guida per i trattamenti ortodontici? - si chiede Claudio Chimenti -. Per quanto ci siano delle eccezioni alle regole, noi sappiamo in realtà cosa funziona e cosa non funziona". Chimenti spiega che nel valutare un argomento così ampio come quello riguardante le linee guida al trattamento ortodontico per la stabilità a lungo termine dobbiamo, prima di tutto, capire che l’ortodonzia è in parte un’arte così come una scienza. I parametri di crescita scheletrica e la collaborazione possono essere influenzati dall’ortodontista; comunque un controllo assoluto di questi fattori non è possibile. L’argomento da trattare allora è "Quali sono i fattori che possono essere controllati per migliorare il trattamento e la stabilità?”. Per informazioni Meeter Congressi srl Tel. 06.32651425 - Fax 06.3235574 www.meeter.it - [email protected] 22 FATTI&PERSONE ORTODONZISTI E CHIRURGHI MAXILLO-FACCIALI A CONFRONTO SUI QUADRI DISGNATICI COMPLESSI Dalle parole del professor Damaso Caprioglio, il racconto di un’intensa giornata di lavori organizzata dall'Università degli Studi di Milano L'Università degli studi di Milano ha ancora una volta saputo offrire un tocco di magistralità e di alta qualità scientifica. Il professor Giampietro Farronato, Direttore della Scuola di ortognatodonzia dell'Università degli Studi di Milano, degno allievo del suo maestro - il professor Ennio Giannì, che la fondò nel 1975, seconda Scuola in Italia dopo la prima fondata a Cagliari dal professor Paolo Falconi -, ha saputo sapientemente organizzare un convegno sui quadri disgnatici complessi: dalla ricerca alla clinica. Erano presenti le quattro società più importanti del settore: la Società Italiana di Ortodonzia Prechirurgica (Sidop) presieduta dal dottor Umberto Garagiola, la Società Italiana di Chirurgia Ortognatica (Sicort) presieduta dal professor Sandro Pelo, la Società Italiana di Chirurgia Maxillo-facciale (Sicmf) presiedura dal dottor Paolo Ronchi e la Società Italiana di Chirurgia Odontostomatologica (Sidco) presieduta dalla professoressa Carmen Mortellaro. Insomma era presente il gotha ortodontico e chirurgico italiano, per cui si può ben definire un vero parterre de roi. Oltre 300 congressisti, moltissimi giovani specialisti e specializzandi attenti, precisi e silenziosi per tutte le otto ore dell'intensa ma affascinante giornata scientifica. Hanno aperto il Convegno il saluto della professoressa Antonella Polimeni, Presidente del Collegio dei Docenti di Odontoiatria, che ha sottolineato l'intenso lavoro svolto per il riconoscimento a livello europeo delle scuole di specialità, il fondamentale ruolo dell'Università nell'educazione continua e la grande efficacia dei rapporti inter e multidisciplinari che si possono cogliere in questo convegno. Il professor Franco Santoro, Direttore del dipartimento di scienze chirurgiche ricostruttive e diagnostiche dell'Università di Milano, si è detto fiero e soddisfatto della grande capacità organizzativa del professor Farronato e della sua Scuola, che torna ad onore per tutta quella milanese. Ha pure portato il saluto del professor Enrico Gherlone, Presidente eletto del Collegio dei Docenti, impegnato a Roma con la sua altra prestigiosa carica di responsabile dell'area odontoiatrica presso il Ministero della Salute. Si sono poi alternati sul palco il dottor Valerio Brucoli per l'ordine dei medici di Milano, la professoressa Ersilia Barbato referente dei docenti in ortognatodonzia, il professor Claudio Chimenti presidente Sido, ognuno con rimarchevoli apprezzamenti sull'importanza e validità del Convegno. Infine il professor Ennio Giannì, decano di tutti i docenti che io chiamo sempre "Lo studente", perchè non finisce mai di stupire e anche d’essere invidiato per il suo entusiasmo, la sua energia, la vitalità e freschezza, per il dinamismo che sa infondere in chi lo ascolta e per la sua estrema giovinezza d'animo e di spirito. Il professor Giannì si è detto emozionato, di provare grande soddisfazione e di esprimere la più profonda ammirazione per il suo ex allievo, il professor Giampietro Farronato, per aver saputo organizzare questo incontro di alto livello e per le scelte tematiche difficili e stimolanti. Occorre superare la mentalità di chi è ottuso, ha detto Giannì, cioè di quelli che parlano molto, ma non risolvono mai problemi. LE RELAZIONI AL CONVEGNO Le relazioni in programma hanno visto alla ribalta i nomi più prestigiosi sia della chirurgia maxillo-facciale che dell'ortognatodonzia italiana; i moderatori avevano nomi altrettanto famosi. Erano infatti presenti tutti i più importanti direttori di cliniche e scuole di specialità italiane del settore, illustri primari e ben sei tra presidenti e past president della Sido. Impossibile elencare tutte le relazioni e ne chiedo venia: mi soffermerò su alcune che mi hanno particolarmente interessato. Ha iniziato il professor Roberto Brusati e ho avuto l'onore di presiedere e presentare la sua relazione. Egli oggi rappresenta a livello internazionale un punto di riferimento per l'eccellenza e la notorietà scientifica della sua grande Scuola, che ha saputo creare e sviluppare in oltre 40 anni di clinica, didattica e ricerca. Brusati ha presentato la rotazione antioraria dle piano occlusale: vantaggi e limiti. Questo tipo di intervento è particolarmente indicato e utile nelle ipoplasie mandibolari e si riesce ad incrementare l'altezza facciale posteriore. Mi piace ricordare che su questa tematica il professor Brusati fu il primo a scrivere già nel 1980. Ha sottolineato i problemi tecnici, i pericoli di pseudo artrosi, l'importanza della stabilità a lungo termine e come sia opportuno un breve blocco iniziale intermascellare, mentre la posizione del Pogonion recidiva nel 70 per cento dei casi. Non conviene eseguire l'osteo-distrazione, perchè è un intervento troppo complicato rispetto ai risultati: infatti dopo un anno sono uguali a un normale intervento chirurgico. Il relatore ha parlato delle possibili recidive e dei pericoli del Alcuni dei protagonisti del Convegno: da sinistra i professori Aldo Ruspa, Umberto Garagiola, Giampietro Farronato, Ennio Giannì, Damaso Caprioglio e Aldo Bruno Giannì riassorbimento condilare, sottolineando però come questo evento possa verificarsi anche spontaneamente in casi non trattati. I professori Roberto Deli e Sandro Pelo, dell'Università Cattolica di Roma, hanno parlato del ruolo della terza dimensione nella diagnosi e programmazione terapeutica delle patologie malformative facciali e cranio facciali. Sono state presentate eccellenti ricerche con le Tac 3D ove in questo settore si è ancora privi di piani di riferimento. Deli ha citato giustamente l'importanza fondamentale dell'arte della valutazione clinica citando Feinstein (1967) che parlava di clinimetria. Attraverso un eccellente studio con la fotogrammetria con 5 macchine fotografiche contemporanee e l'uso di scanner fotogrammetrici di 5 fotogrammi contemporanei si riesce a studiare il volto in varie parti usando il "modello speculare". È un sistema che permette di comunicare con gli altri per la valutazione della terza dimensione. Si apre un mondo di grande interesse e di netto miglioramento diagnostico con queste nuove tecniche tridimensionali. Eccellente relazione quella dei professori Piero Cascone e Giorgio Iannetti, Roma La Sapienza, sul trattamento delle anchilosi temporo mandibolari. La Scuola romana è certamente la più perfezionata su questa tematica e la casistica clinico chirurgica presentata è stata di grande eccellenza. Molto commovente e toccante l'intervento su un piccolo neonato con blocco anchilotico temporo-mandibolare, che non avrebbe potuto sopravvivere per impossibilità all'alimentazione se non operato subito con immediato sblocco e possibilità di sopravvivenza. Complimenti agli autori. Ottima impostazione per chiarezza e precisione espositiva e ricca casistica clinica, la relazione del professor Alessandro Silvestri di Roma La Sapienza sul ruolo dell'ortognatodontista nel trattamento di quadri disgnatici complessi, ove l'affiatamento, il dialogo e il coordinamento preciso e continuo con il chirurgo permette di pianificare ed eseguire correttamente la preparazione ortodontica prechirurgica seguita dopo l'intervento dalla finalizzazione. Il professor Aldo Bruno Giannì ha parlato poi del ruolo della chirurgia maxillo facciale nella riabilitazione orale dei casi complessi soffermandosi sulla fondamentale importanza dell'interdisciplinarietà per ottenere risultati validi e stabili nelle alterazioni morfologiche e funzionali del terzo inferiore del viso. Solo il team (chirurgo, ortodontista, implantologo, gnatologo, protesista) potrà dare risultati eccellenti nei casi complessi, dovuti quasi sempore a gravi traumi o demolizioni oncologiche. Eccellente, rigorosa, precisa, e di grande efficacia visiva la presentazione dei casi clinici trattati, tutti ad alta complessità, dalle atrofie totali dei mascellari ai tumori, ove sono stati necessari innesti ossei vasti con prelievi dal perone e a volte con innesti di tessuti molli. Il professor Alberto Laino di Napoli ha parlato di management del caso ortodontico chirurgico border line e delle implicazioni medico legali. La bravura e la lunga esperienza in questo specifico campo dell'oratore ha permesso anche un'interessante discussione coi chirurghi maxillo-facciali, sopratutto sugli aspetti penali e civilistici. Da segnalare ancora le relazioni del professor Lorenzo Favero (Padova) su una nuova metodica per le agenesie degli incisivi laterali superiori, considerata più biologica e stabile: consiste nella mesializzazione dei canini, rimodellati poi in incisivi laterali e ulteriori mesializzazioni dei primi e secondi premolari. In tal modo si mettono poi gli impianti in zone laterali come fossero dei terzi premolari. Il professor Pietro Bracco di Torino ha presentato un caso di estrema difficoltà seguito per dieci anni con una proposta di ricerca e applicazione clinica con l’apparato di sua progettazione; il professor Luigi Chiarini ha presentato la distrazione osteogenetica verso la chirurgia ortognatodontica con le sue possibilità e limiti. Molte altre interessanti relazioni da parte di eccellenti relatori si sono ancora svolte, ma esigenze di spazio non ci permettono di elencarle in extenso. Ha chiuso da par suo l'indomabile professor Ennio Giannì che, dopo una giornata intensa quasi senza sosta, appariva sempre fresco e in grande forma. Egli ha esposto le conclusioni del meeting, complimentandosi prima per l'organizzazione, sottolinenado l'importanza dei giovani del professor Farronato che hanno portato un soffio di novità con la loro giovinezza nel mondo della cultura. Tutte le relazioni sono state di altissimo livello ed hanno portato alla ribalta argomenti complessi, sofisticati, con il fine di aiutare sempre la scienza a vantaggio dell'uomo. Tutto è concesso alla scienza a favore dell'uomo, niente è concesso alla scienza contro l'uomo. Tutta la vita è dinamica bisogna sempre mantenersi aggiornati per raggiungere questi alti obiettivi, bisogna sapere, sapere, sapere e per sapere, sapere, sapere bisogna studiare, studiare, studiare. E questo significa sacrificio. Al professor Giampietro Farronato i complimenti più vivi per aver saputo organizzare questo eccellente convegno ove ognuno dei partecipanti ha potuto apprendere notizie scientifiche di grande interesse e da poter applicare subito nella quotidianità della professione. Una standing ovation al grande Maestro ha chiuso il Convegno. Per i docenti è stato un momento di grande aggregazione interdisciplinare e di affinamento di amicizie e di nuovi progetti di ricerca. Al professor Giampietro Farronato dico solo alla francese “bravo”. Damaso Caprioglio Docente di Etica all'Università di Parma Il caffè riduce il rischio di tumore alla testa e al collo Non è la solita notizia da rivista di bellezza. A dirlo è l'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano: la dottoressa Carlotta Galeone, del Dipartimento di epidemiologia dello stesso Istituto e del Dipartimento di medicina del lavoro dell’Università di Milano, ha vinto il premio per giovani ricercatori intitolato a Giulio Alfredo Maccacaro. Il premio, assegnato durante il 34° Congresso dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, le è stato conferito per la relazione dal titolo: “Consumo di caffè e tè e rischio di tumore alla testa e collo: una pooled analysis di studi del consorzio Inhance (The International Head and Neck Cancer Epidemiology)" (Cancer Epidemiology Biomarkers & Prevention 2010;19:1723-36). La ricerca, basata sull'analisi combinata di nove studi condotti in Europa e America, per un totale di 5.139 casi e 9.028 controlli, ha mostrato che i soggetti che consumavano 4 o più tazze di caffè al giorno avevano un rischio di tumore del cavo orale e faringe ridotto del 39% rispetto ai non bevitori di caffè. “Questo studio - puntualizza Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" conferma che il caffè ha un ruolo favorevole nel contrasto delle neoplasie del cavo orale. Considerando l'elevato consumo di caffè a livello mondiale e l'alta incidenza dei tumori orali, questo effetto favorevole riveste una notevole rilevanza a livello di salute pubblica”. DENTAL MARKET 24 DENTAL MARKET 25 I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti Implantologia Terapia Fotodinamica Igiene Orale Bicon Short Implants Sistema Helbo Linea Aftox L’impianto Bicon può essere definito l’impianto dal design unico: il design a plateau con la struttura lamellare favorisce la generazione di osso di tipo corticale e la vascolarizzazione attorno all’impianto stesso. Questo osso corticale non solo cresce più velocemente, ma garantisce anche grandi capacità funzionali di tipo biomeccanico. La soluzione più interessante e attuale è sicuramente quella degli Short Implants, che Bicon introdusse già nel 1985 con impianti di 8 mm di lunghezza, seguiti dagli Ultra Short presentati per la prima volta con la misura 6.0x5.7 mm. Oggi la recente introduzione dei 5x5 mm e dei 6x5 mm è la conferma che il design implantare collaudato garantisce massima affidabilità. Grazie ai 5 mm di altezza, l’impianto Bicon permette di evitare tecniche di chirurgia espan- siva, additiva o rigenerativa necessarie per ricostruire quantità di osso sufficiente ad accogliere le fixtures. Ciò permette al clinico di poter ampliare le soluzioni chirurgiche, ridurre il rischio di contatto con strutture vitali e garantire comunque un'elevata osteointegrazione, con un risultato clinico duraturo nel tempo. La grande sfida di Bicon è proprio la lunghezza implantare, partendo dalla convinzione che, sempre più frequentemente, la soluzione ideale è rappresentata da un impianto corto. I BICON ITALIA SRL Tel. 06.3223488 - Fax 06.32542056 [email protected] - [email protected] www.bicon.com Parodontite, perimplantite, infezione dei tessuti molli e ossei, carie dentale: sono questi i campi di applicazione della terapia fotodinamica antimicrobica attuabile in studio con il sistema Helbo di Bredent Medical. Si tratta di un protocollo che si basa sulla colorazione della membrana batterica per mezzo di molecole coloranti fotosensibili, che dal fotosensibilizzatore Helbo Blue si diffondono nel biofilm. Successivamente le molecole coloranti vengono attivate dalla luce laser e trasferiscono la loro energia all'ossigeno presente a livello locale. In questo modo si produce ossigeno singoletto altamente aggressivo, che distrugge più del 99% dei batteri presenti nel biofilm. Grazie alla colorazione del biofilm, insomma, viene resa visibile la contaminazione batterica, che viene eliminata grazie alla luce del laser. La luce laser, inoltre, accelera il processo di guarigione dei tessuti ed ha una comprovata azione analgesica. Cospicua e molto solida la letteratura scientifica su questa interessante terapia, che promette il trattamento di numerose patologie odontoiatriche, superando i limiti della pulizia meccanica senza ricorrere alla somministrazione di antibiotici. I BREDENT SRL Tel. 0471.469576 - 0471.469573 www.helbo.de/it - www.bredent.it Italian Dental Journal Anno VI - numero 3 - marzo 2011 Mensile di attualità, informazione, cultura Organo Ufficiale SMOM Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo onlus Direttore responsabile Paolo Pegoraro [email protected] Redazione Andrea Peren [email protected] Consulenza grafica Elena Valli [email protected] Foto Archivio Griffin srl Dall’esperienza più che decennale di Drex Pharma nella ricerca e sviluppo di prodotti cosmetici e medical device nascono Aftox Collutorio, Gel e Gel Fragola, la linea indicata in tutte le lesioni del cavo orale e nei processi infiammatori correlati. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Indicato per tutti i pazienti sottoposti a piccoli interventi chirurgici e in caso di parodontopatie, stomatiti, afte, candidosi, Aftox, grazie alla sua formulazione a base di acido ialuronico e perossido di idrogeno, favorisce la cicatrizzazione delle ferite con conseguente senso di sollievo e riduzione marcata del dolore. Un recente studio pubblicato dall’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Valutazione dell’efficacia antimicrobica di un collutorio a base di acqua ossigenata ed acido ialuronico. Gualtiero Ricciardi, Gianluigi Quaranta, Massimo Milani, Patrizia Laurenti), ha evidenziato come Aftox Collutorio determini rapidamente un’importante e prolungata riduzione della carica batterica del cavo orale (-97% circa). La peculiare formulazione di Aftox lo rende quindi un prodotto adatto per svolgere non solo un’attività cicatrizzante nel post intervento ma anche una rapida azione antisettica nel pre intervento. Aftox non contiene alcol, non brucia e non irrita, anche nei trattamenti prolungati. Aftox Collutorio va utilizzato 2-3 volte al giorno, non diluito (da 5 a 10 ml di prodotto) e senza risciacquare il cavo orale dopo l’uso. I DREX PHARMA SRL Tel. 02.67972201 - Fax 02.67972300 [email protected] - www.drexpharma.it Hanno collaborato in questo numero: Damaso Caprioglio, Giovanni Lodi, Giampiero Pilat, Alberto Pispero, Renato Torlaschi, Elena Varoni PUBBLICITÀ Direttore commerciale Giuseppe Roccucci [email protected] Direttore vendite Stefania Bianchi [email protected] Vendite Manuela Pavan (Agente) Analisi biomolecolari per prevenzione e cura delle parodontiti Sicurezza Univet Medical [email protected] Abbonamento annuale Italia: euro 2,25 Singolo fascicolo: euro 0,25 TIRATURA DEL PRESENTE NUMERO: 20.000 copie EDITORE: Griffin srl P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (Co) www.griffineditore.it - www.dentaljournal.it [email protected] - [email protected] Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Le proposte Univet per il settore medicale sono progettate con caratteristiche tecniche, ergonomiche e funzionali rispondenti alle esigenze di protezione e alle elevate prestazioni che richiede questo ambito lavorativo. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Dichiara altresì di accettare la competenza e le decisioni del Comitato di Controllo e del Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione. Testata associata Stampa Roto3 Industria Grafica SpA Via Turbigo 11/b - Castano Primo (MI) Italian Dental Journal periodico mensile Copyright© Griffin Editore srl Registrazione del Tribunale di Como N. 13/06 del 24.07.2006 Iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione con il n. 14370 in data 31.07.2006 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art 1 comma 1, DCB Milano Taxe Perçue Tutti gli articoli pubblicati su Italian Dental Journal sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi. La linea comprende visiere per laboratorio sovrapponibili ai comuni occhiali da vista, con schermo in acetato termoformato e antiappannante, e occhiali e maschere comodi e leggeri, con lenti intercambiabili e montature anallergiche, estremamente confortevoli e studiate appositamente per un utilizzo prolungato. I modelli con lenti arancio sono studiati per la protezione degli occhi dai raggi ultravioletti fino a 525nm, per proteggere l’operatore in caso di impiego di lampade UV e per il trattamento dei materiali plastici da riempimento dentale. Per la protezione dai raggi X derivati da stumentazioni tra 100 kV e 150 kV, Univet ha progettato dei dispositivi specifici, caratterizzati da lenti e parti laterali ad alto contenuto di piombo e bario, in modo da assicurare un'ottimale protezione degli occhi contro le radiazioni delle strumentazioni a raggi X. I UNIVET SRL Tel. 030.2499411 - Fax 030.2499430 www.univet.it - [email protected] È ormai noto che un gruppo definito di batteri altamente patogeni rappresenta la causa principale delle parodontopatie progressive. La perdita dei denti e un'eventuale impossibilità di implantologia sono drastiche conseguenze di questa patologia, spesso ereditaria. Ma anche lo stile di vita seguito da molte persone (stress, fumo, alcol, scarsa igiene orale) può portare a questo spiacevole e spesso irreparabile problema. Purtroppo i semplici trattamenti meccanici, di per sé, non hanno sufficiente efficacia contro questi batteri particolarmente invasivi. Si rende assolutamente necessario un trattamento mirato con antibiotici. La conoscenza dello spettro batterico è quindi un prerequisito assolutamente indispensabile per la scelta di un adeguato farmaco. Il test micro-IDent è in grado di identificare i 5 più importanti batteri parodontopatogeni con precisione. Per un’analisi ancor più accurata il nuovo test micro-IDent plus rende possibile la determinazione di 6 ulteriori batteri potenzialmente patogeni, arrivando ad un totale di 11, coprendo così in modo completo lo spettro diagnostico. Se vi sono episodi nella storia familiare del paziente è consigliabile utilizzare Geno Type IL-1, un test per la valutazione della predisposizione genetica alla parodontite. In questo modo, grazie a un chiaro quadro diagnostico personale, il dentista saprà fornire una diagnosi e una terapia mirata. L’analisi dei markers patogeni tramite micro-IDent o micro-IDent plus e la determinazione del rischio genetico tramite Geno Type IL-1 sono strumenti importanti per agire in modo immediato e decisivo contro il progredire di questa patologia. I ARNIKA SRL Tel. 02.26880211 - [email protected] DENTAL MARKET 26 Implantologia Igiene Orale Sistema implantare way Meridol Un unico protocollo e un unico kit chirurgico per connessioni protesiche diversificate: è questa, in sintesi, la filosofia way, il sistema implantoprotesico proposto da Geass. CARATTERISTICHE PRINCIPALI La stessa morfologia implantare, di tipo conico, autocentrante e con microfiletto, è stata declinata in tre differenti connessioni: way Milano a connessione interna, way Roma a connessione transmucosa e way Venezia a connessione esterna. In particolare, l'impianto way Roma transmucoso presenta una connessione conica a base ottagonale che consente di operare in un unico tempo chirurgico, senza re-intervenire sui tessuti molli per esporre l’impianto. Way Roma offre un'ottima coesione delle superfici impianto - moncone: crea una connessione stabile e antirotazionale per la componente protesica, in grado di annullare i micromovimenti. A questo si aggiungono flessibilità e precisione di riposizionamento della protesi. Certa inoltre l’ampiezza biologica, grazie alla connessione del moncone al di sopra del livello osseo e alla gestione ottimale dei tessuti molli. In più, versatilità garantita per odontoiatri e odontotecnici, che possono scegliere tra tante proposte protesiche diversificate: protesi cementata, avvitata, fissa, overdenture. Il tutto valorizzato da Synthegra (www.synthegra.it), la prima superficie trattata al laser con caratteristiche biomimetiche, geometria prestabilita e massima pulizia. I GEASS SRL Tel. 0432.669191 - Fax 0432.665323 [email protected] - www.geass.it La gengivite e la parodontite sono causate principalmente dalla placca batterica, ma giocano un ruolo chiave anche la predisposizione genetica e le alterazioni della risposta infiammatoria legate a condizioni sistemiche (diabete, gravidanza) e a stili di vita (fumo, stress, scarsa igiene orale). È dunque estremamente importante, al fine di prevenire l’infiammazione gengivale, effettuare un’anamnesi accurata analizzando non solo i fattori di rischio sistemici ma anche comportamentali. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Grazie al Sistema meridol è possibile ridurre i microrganismi responsabili della malattia parodontale sfruttando le proprietà antibatteriche dell’associazione fluoruro amminico/fluoruro stannoso, messa a punto nel 1985 dalla ricerca Gaba, la cui efficacia è confermata da oltre cento studi scientifici. Si tratta di un complesso semi-stabile che, grazie al fluoruro amminico Olaflur (AmF), permette di stabilizzare il fluoruro stannoso, prevenendone la disattivazione e sfruttandone così le note proprietà antibatteriche. Inoltre, grazie all’azione surfattante del fluoruro amminico, il principio attivo si distribuisce omogeneamente sulle superfici dentali dove le proprietà antibatteriche dei due fluoruri agiscono in maniera sinergica. Il Sistema meridol è composto da collutorio e dentifricio a base di fluoruro amminico/fluoruro stannoso, e dallo spazzolino con setole coniche dalle estremità microfini. I GABA VEBAS SRL Tel. 06.548931 - Fax 06.54893850 www.gaba-info.it Ortodonzia Invisalign Teen Align Technology mette oggi a disposizione degli odontoiatri una nuova soluzione ortodontica progettata in modo specifico per i più giovani e le loro forti richieste di praticità e comfort. Si tratta di Invisalign Teen, indicato soprattutto per i pazienti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, un sistema che prende in considerazione alcuni aspetti tipici della dentatura giovanile, per esempio il fatto che la bocca degli adolescenti è in continuo cambiamento e non tutti i denti permanenti spuntano contemporaneamente, aggiungendo alcuni provvedimenti distintivi rispetto al tradizionale trattamento Invisalign. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Come il tradizionale Invisalign, anche la versione Teen è una soluzione quasi invisibile che utilizza una serie di allineatori trasparenti e removibili creati su misura e che si adattano ai denti esercitando una misurata pressione che li sposta fino a raggiungere la posizione desiderata. Align Technology ha studiato inoltre uno speciale sistema che, attraverso un indicatore che cambia colore con l’uso, permette di monitorare il regolare utilizzo degli allineatori Invisalign Teen. Il sistema prevede delle linguette di arresto dell’eruzione, particolarmente indicate nella cura di dentature giovanili non ancora complete. Grazie a un design speciale queste tab facilitano la crescita dei canini, dei secondi premolari e secondi molari, in modo che il trattamento di riallineamento possa già iniziare durante il cambio dei denti. Altro elemento fondamentale che caratterizza tutti i trattamenti Invisalign è il software ClinCheck che, grazie a un'avanzata tecnologia computerizzata di immagini 3D, consente una simulazione della correzione dei denti in anteprima. I ALIGN TECHNOLOGY INC. www.aligntechinstitute.com www.invisalign.it