PARIS METROPOLE Fonte: www.parismetropole.fr Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 1 Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 2 1. Carta d’identità Nome: Paris Métropole Sito web ufficiale: http://www.parismetropole.fr Creazione: il 10/6/2009 viene istituita, in forma di Syndicat mixte d’Etude, Paris Métropole, su iniziativa volontaria degli enti locali che ad essa aderiscono, esito di un processo avviato all’inizio del decennio dal Comune di Parigi. Bilancio 2013: le risorse dipendono dalle quote versate dagli enti aderenti: il 24% è versato dai comuni, il 17% dalle forme di intercomunalità(EPCI), così anche dalla città di Parigi (17%) e dalla Regione Ile‐de‐ France (17%); il 25% dai dipartimenti. Le quote sono versate dai comuni in ragione di 0,15 euro per abitante e 0,10 euro per EPCI, con un meccanismo di ponderazione basato sulle capacità finanziarie dei membri. Può avvalersi anche di altre risorse; 1 milione di euro è il capitale di partenza. N. enti aderenti: 149 Comuni [Comuni tot: 1281 in Ile‐de‐France], 45 associazioni intercomunali, 8 dipartimenti, 1 regione (vedi immagini sotto); ognuno ha diritto ad un voto; la durata è limitata al perseguimento degli obiettivi, che possono essere modificati nel tempo. L’estensione/modifica del perimetro è sottoposta all’approvazione del comitè syndical, che approva con maggioranza qualificata dei voti espressi in ciascun collegio. Fonte: www.parismetropole.fr • Territorio: 2 546 kmq [su 12000 kmq totale Ile‐de‐France] N. Abitanti: 9,3 milioni [88% del totale della agglomerazione parigina] Forma di governo: forma di cooperazione volontaria, in attesa di Legge nazionale, attualmente in discussione; allo stato delle cose si può aderire e anche ritirarsi, senza vincoli significativi. È gestita da un presidente, un Comitè Syndacal e un Bureau (vedi 2.1 Modello). Competenze: non ha competenze definite per legge, trattandosi di un associazione volontaria; si propone però prioritariamente di produrre conoscenza per costruire progetti e politiche di valenza metropolitana. Ha identificato 4 assi prioritari di lavoro, sia a sfondo strategico che operativo: “développement et solidarité, déplacements, logement et projets métropolitains” cioè sviluppo, mobilità, casa e progetti di rilevanza metropolitana. Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 3 Presidente 2. Modello istituzionale Comitè Syndical • FUNZIONE: organo esecutivo; prepara ed esegue le deliberazioni del Comitè syndical; può delegare ai suoi vice‐presidenti, anche’essi eletti con le stesse regole. • ELEZIONE: eletto a maggioranza assoluta dal Comitè syndical, dura in carica un anno – non rinnovabile ‐ a rotazione. • FUNZIONE: prende le decisioni rilevanti rispetto agli obiettivi del Syndicat. • DECISIONE: adotta, a maggioranza semplice, il regolamento interno che definisce il funzionamento degli organi statutari; delibera a maggioranza qualificata dei due terzi dei voti; voto palese e in caso di parità il voto del presidente assume valore decisivo. • ELEZIONE: è composto dai rappresentanti di ciascun membro; ogni membro ha un voto e un delegato, designato dalle assemblee deliberanti; è amministrato da un comitato che è composto dall’insieme dei membri, si riunisce almeno tre volte all’anno; è convocato dal presidente o su domanda del Bureau o di 2/ 3 dei suoi membri e delibera se in presenza di quorum (metà dei delegati presenti). Bureau Comitè des Partneires Directeur • FUNZIONE: assiste il presidente nella gestione del Syndicat; si riunisce su richiesta del presidente. • DECISIONE: delibera a maggioranza qualificata dei due terzi dei voti; voto palese e in caso di parità il voto del presidente assume valore decisivo. • COMPOSIZIONE: eletto dal Comitè Syndical; comprende comunque un rappresentante della regione, uno della città di Parigi, uno di ciascuno dei dipartimenti e un numero di rappresentati dei comuni e delle EPCI almeno pari al numero dei rappresentanti della regione e dei dipartimenti più uno. Presidente e vicepresidenti sono eletti in seno al Comitè Syndical, che vota ogni anno la composizione del Bureau e le prerogative del Bureau. I rappresentanti dei comuni e delle EPCI sono eletti a scrutinio uninominale ad un turno dai delegati dei membri. Si rinnova di anno in anno e il mandato è rinnovabile. • FUNZIONE: istituito dal Comitè Syndical per lavorare su questioni di rilevanza del Syndicat; comprende di diritto Chambres consulaires, consorzi, organismi e enti pubblici che gestiscono servizi metropolitani; associazioni collettive; può comprendere sindacati, scuole, rappresentanti del mondo economico e civile FUNZIONE: Funzione esecutiva e operativa di supporto al presidente Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 4 3. Processo 3. 1 CONTESTO Il caso di Parigi è stato definito da molti osservatori locali in termini di “eccezione” nel contesto francese, per due tipi di ragioni: (1) per la persistente rilevanza del ruolo dello stato, attore primario dei processi e delle politiche urbane; (2) per una antica tradizione di isolamento politico nei confronti dei comuni contermini; (3) per il persistere dell’assenza di una forma istituzionale tesa ad affrontare i problemi di governo metropolitano. Da un lato infatti Parigi, città capitale, ha a lungo stentato a vedere riconosciuta la propria autonomia dallo Stato, dall’altro ha a lungo faticato ad avviare relazioni di tipo cooperativo con la più ampia regione urbana di cui è parte. Nel corso dell’ultimo decennio però Parigi è stata al centro di una serie di operazioni significative, che l’hanno qualificata come un vero e proprio laboratorio di riflessione sulla governance metropolitana. • la città di Parigi elegge il proprio sindaco a differenza di altri comuni francesi solo dal 1877 (L 15.12.1975). A sua volta la città (L31.12.1982) è stata divisa in 22 arrondisséments (a loro volta articolati in 121 consigli di quartiere), ognuno dei quali governato da un maire, che ha alcune competenze ‐ soprattutto sui servizi e funzioni di rilevanza locale ‐ ed esercita parere consultivo su alcuni temi, tra i quali l’urbanistica; il sindaco della città è eletto da e all’interno del consiglio municipale, che è eletto sulla base di liste elettorali d’arrondissément. • La città di Parigi è l’unica in Francia ad essere anche Departément: il sindaco di Parigi è anche infatti presidente del Conseil Général e il Conseil De Paris è al tempo stesso Conseil municipal e Conseil Général. • La città di Parigi è parte della Regione dell’Ile‐de‐France, istituita nel 1976 e eletta a suffragio universale: oltre al Dipartimento‐Città di Parigi (75) ne fanno parte i tre dipartimenti della cosiddetta piccola corona Hauts‐de‐Seine (92), Seine‐Saint‐Denis (93) e Val‐de‐Marne (94) e i quattro dipartimenti della “grande couronne”: Seine‐et‐Marne (77), Yvelines (78), Essonne (91) et Val‐d’Oise (95). La regione ha diverse competenze, attribuitele dalla legge sul decentramento, tra le quali l’urbanistica, i servizi, la cultura, l’ambiente, la casa, la coesione sociale, ma ha relativa autonomia. A partire dal 2006, in ritardo rispetto a tutte le altre regioni, ha acquisito la competenza sul trasporto: dal 2006 presiede infatti lo STIF Syndicat des transports d’Île‐de‐France e gestisce l’organizzazione del trasporto pubblico, anche se RATP e SNCF (le principali aziende di trasporto pubblico locale e nazionale sono ancora presiedute dallo Stato). La regione ha anche il compito di elaborare lo SDRIF, lo schema di sviluppo regionale, che contiene scelte strategiche per lo sviluppo territoriale, e che deve però essere approvato dallo Stato. Nell’ultimo decennio in questo senso si è aperto un forte contenzioso tra Regione e Stato. • Nonostante nel corso del novecento diverse riflessioni siano state fatte sulla città e sul rapporto con la regione urbana di cui è parte, anche dopo le leggi degli anni novanta che hanno rinnovato l’architettura istituzionale francese favorendo processi di decentramento e cooperazione, Parigi si presentava all’inizio del XXI secolo come l’unica grande città a non avere rinnovato il proprio assetto istituzionale secondo le modalità definite a livello nazionale (le due più grandi città, dopo Parigi, Lione e Marsiglia, hanno infatti da tempo istituito degli organi di governo metropolitano di secondo livello). • Infine, dal punto di vista del contesto politico, è bene ricordare come il novecento sia stato caratterizzato a lungo da una forte contrapposizione tra la città centrale ‐ tradizionalmente abitata da classi medie e governata da una coalizione conservatrice ‐ e una cintura di comuni contermini, la cosiddetta “cintura rossa”, abitati prevalentemente da operai e governati spesso dal partito comunista. Dall’altra, lo stesso secolo è stato caratterizzato da uno sforzo da parte del governo centrale teso a contrastare la forte concentrazione a Parigi delle grandi funzioni strategiche ed economiche. In questa direzione una serie di provvedimenti ha cercato di a favorire il decentramento di poteri e funzioni a livello locale, con esiti non sempre significativi: le leggi del 1995 e del 1999 hanno aperto comunque una nuova stagione di cooperazione intercomunale, supportata anche da provvedimenti che spingono i comuni a produrre piani intercomunali. Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 5 3. 2 PROCESSO Con l’elezione a sindaco nel 2001 di Bertrand Delanoë, in corrispondenza della quale viene nominato Assessore alle relazioni con le collettività territoriali Pierre Mansat, si inaugura una nuova stagione di riflessione metropolitana, in cui la questione del governo metropolitano ri‐entra in agenda. Con una serie di operazioni culturali e comunicative da un lato, dall’altro con la discussione di temi e progetti di respiro metropolitano, l’Assessorato alimenta un percorso anche di natura istituzionale, che porta nel 2006 alla istituzione di una «Conférence métropolitaine de l’agglomération parisienne», che il 25 giugno 2008 si trasforma in «Assises de la métropole» e nel giugno del 2009 in “syndicat d’études” Paris Métropole, un organo di natura volontaria, che ha il compito di dibattere e cercare soluzioni per problemi di natura metropolitana. Vi aderiscono in prima battuta 93 comuni. Di fatto il processo avviato da Pierre Mansat si appoggia su diversi fronti: i. la costruzione di una nuova cultura di cooperazione metropolitana, basata su alcune attività di riflessione e studio, di comunicazione pubblica e di eventi: nell’ottobre 2001 viene inaugurata una newsletter intitolata ExtraMuros, che simbolicamente propone nel titolo, un nuovo approccio ai rapporti tra Parigi e gli altri enti locali, giocando proprio sul superamento dei confini proposti dalle mura. Dall’altro negli anni successivi una serie di esposizioni e di seminari ospitati al Pavillon de l’Arsenale, un urban center creato nel 1998, propone nuove letture urbane (2002: «Exposition Territoires Partagés, l’archipel métropolitain»; 2003: Ciclo di conferenze «Paris a l’horizon 2025»; 2007: «Paris/ Banlieues, conflits et solidarités, historiographie, anthologie, chronologie 1788‐2006»; 2006: «Paris en Île‐de‐France. Histoires communes»; 2008: «Périphérique et tramway»). Negli ultimi due anni, la città di Parigi si è fatta promotrice anche di due conferenze internazionali dedicate alla discussione accademica sul tema, candidandosi come ambito qualificato di riflessione e studio a livello europeo. ii. A partire dal 2002 si è aperto un percorso di coordinamento progettuale e di partenariato sperimentale, con i comuni o i dipartimenti confinanti su progetti o temi di rilevanza metropoltiana: si avvia cioè una stagione di sperimentazione fondata su protocolli di cooperazione che portano a quello che si può efficacemente definire in termini di «un agir en termes métropolitain» (Pierre Mansat, Esprit, 2010). Concentrandosi su tre temi territoriali, le porte di Parigi, il phériphérique, il tramway de Marechaux, Parigi inaugura un nuovo corso d’azione a partire da alcuni territori di progetto di fatto intercomunali e che superano i confini della città, fisicamente e simbolicamente. Avvia infatti qui occasioni di pianificazione di carattere intercomunale e strategico per la più ampia regione urbana. iii. Nel mentre, anche grazie al percorso messo in campo per la revisione del piano urbano, nell’ottica di riaprire il dialogo progettuale, l’Assessorato inaugura un secondo cantiere, di tipo istituzionale, costituendo nel luglio del 2006 la «Conférence métropolitaine de l’agglomération parisienne», che il 25 giugno 2008 si trasforma in «Assises de la métropole» e prende la forma di un ‘syndicat mixte’, il cui statuto è stato depositato il 5 novembre 2008. Il 10 giugno 2009 è stata inaugurata Paris Métropole; in forma di ‘syndicat d’études’ a cui hanno aderito 93 comuni, un organismo teso a dibattere e cercare soluzioni per problemi di natura metropolitana; • In questi stessi anni un numero consistente di strutture intercomunali si è andato costituendo come effetto delle leggi sul decentramento degli anni novanta (1995, 1996): in una regione come l’Ile‐de‐ France in cui tradizionalmente la cooperazione intercomunale era rimasta molto debole, al 2008 si erano costituite in poco tempo 105 nuove strutture di cooperazione intercomunale. 3. Processo (II) • Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 6 3. Processo (III) • • A partire dal 2007 lo Stato torna a fare ipotesi relative all’assetto istituzionale di Parigi e della regione urbana parigina: il presidente Sarkozy infatti annuncia in quegli anni l’intenzione di proporre un disegno di legge in materia di governo metropolitano, lamentandone l’assenza nel contesto parigino. Nel 2010, viene approvata la loi 3 juin 2010, relativa a Grand Paris, che prevede la creazione di poli economici strategici attorno a Parigi e la messa in opera di una rete di trasporto pubblico intesa a legare questi poli ai principali nodi di accessibilità quali aeroporti, stazioni Tgv e il centro di Parigi. La legge istituisce inoltre la Société du Grand Paris, ente pubblico incaricato di concepire e realizzare una metropolitana a guida automatica nella periferia di Parigi. In questa occasione la legge non affronta però di fatto le richieste formulate dagli enti locali di dotare il contesto di nuovi organi di governo. A supporto di questa operazione, il presidente Sarkozy negli stessi anni annuncia la preparazione di una «legge quadro sulla organizzazione della regione parigina» e l’apertura di una consultazione internazionale sul futuro di Parigi. Si apre un concorso di idee in due fasi, destinato a team multidisciplinari coordinati da architetti ai quali si chiede di riflettere congiuntamente sul futuro di Parigi e sulle sfide proposte dal protocollo di Kyoto. Tra gli slogan che hanno accompagnato il processo, la frase «prima il progetto e poi la governance» indica l’intenzione di lasciare spazio alla immaginazione dei team, per poi passare al ‘come’, alle soluzioni istituzionali e organizzative. I progetti, elaborati da 10 team, sono stati presentati pubblicamente nel marzo 2009 e messi in mostra alla Citè de l’Architecture. L’iniziativa ha avuto vasta risonanza pubblica e alla prima fase è seguita l’istituzione dell’Atelier International Grand Paris, costituito nel febbraio 2010 per volontà del presidente della Repubblica, in forma di “groupement d’intérêt public” (GIP), con l’obiettivo di approfondire gli studi condotti nella prima fase, produrre nuova conoscenza e divulgare e radicare un approccio metropolitano. Nel tempo la situazione generale è mutata e così anche il carattere di tale GIP: dal giugno 2011 esso vede l’associazione paritetica dello Stato (Ministère de la Culture et communication, Ministère de l’Egalité des territoires et du logement, Préfecture de Paris et d'Ile‐de‐France) con gli enti locali (Ville de Paris,Région Île‐de‐ France, Syndicat Paris Métropole e l’Association des maires d’Île‐de‐France). Dal 2011 il consiglio di Amministrazione è presieduto da Pierre Mansat. Il direttore generale Bertrand Lemoine, dispone del supporto del conseil scientifique composto dalle 15 équipes d’architetti che hanno partecipato al bando « Grand Paris: pour une métropole durable» lanciato nel dicembre 2011. L’ultimo anno, a seguito delle elezioni presidenziali, ha visto un cambiamento di rotta da parte del livello centrale nell’affrontare la questione Grand Paris, con una maggiore convergenza tra il processo avviato da Paris Métropole e le aspirazioni dello stato. Il neo presidente Holland ha infatti annunciato la propria intenzione di dotare Parigi di strumenti d’azione appropriati per la condizione metropolitana che la contraddistingue; ha individuato in Paris Métropole, lo strumento, che già associando circa 200 enti locali, può assumere questo ruolo. L’iniziativa si iscrive in un cahier di riforme strategiche che intende sostanziare l’idea di un nuovo modello francese, uno sforzo consistente di modernizzazione dell’azione pubblica, che mette al centro politiche del lavoro, politiche per i giovani, coesione sociale e competizione economica. In questa prospettiva per garantire a Parigi la capacità di raggiungere i risultati attesi, i comuni di 300.000 abitanti nella piccola corona e di 200.000 abitanti nella zona densa, sono tenuti a organizzarsi in forme di cooperazione intercomunale entro il 31 dicembre 2015. Nello stesso spirito, il progetto prevede il rafforzamento della cooperazione attraverso la creazione, entro il 1 gennaio 2016 della "Métropole de Paris", intesa come strumento necessario per rafforzare in particolare i programmi di pianificazione e le politiche per la casa, con l’obiettivo di creare almeno 70.000 nuovi alloggi all’anno. Si prevede l’istituzione di un consiglio, composto dal sindaco di Parigi e dai presidenti delle nuove grandi strutture di cooperazione intercomunale; il presidente sarà eletto da e all’interno del consiglio. Allo scopo di coordinare le proprie azioni con la regione, si prevede l’istituzione di una conferenza metropolitana, che riunirà oltre al consiglio della Métropole, i presidenti della regione e dei dipartimenti. La Métropole avrà come perimetro l’area urbana definita come zona densa dall’INSEE, un’area che concentra il 90% della popolazione dell’Ile‐de‐France e circa 10 milioni di abitanti. Dovrebbe elaborare uno "schéma métropolitain de l'habitat et de l'hébergement", composto da"un plan climat énergie" per il controllo della sostenibilità delle nuove edificazioni e un"un plan de l'urgence sociale" con obiettivi di coesione sociale. Le politiche per la casa non le saranno completamente trasferite, ma avrà una vera e propria delega e delle risorse fiscali specifiche. Potrà inoltre deliberare l’avvio di "opérations d'aménagement d'intérêt métropolitain" per le quali, al posto dello Stato, riconoscerà le autorizzazioni a procedere; sosterrà inoltre les collectivités locales" sul tema della casa e dei servizi, con specifici finanziamenti. Il progetto prevede che la regione elabori uno "schéma régional du logement", che dovrà però essere approvato dalla Métropole. Quest’ultima godrà di "fonds d'investissement métropolitain" e di "fonds de solidarité di 60 millions d'euros" come fondo di riequilibrio tra dipartimenti ricchi e poveri. Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 7 4. 1 GEOGRAFIE DI COOPERAZIONE INTERCOMUNALE Nel caso parigino si ritiene utile fornire alcune indicazioni relative non tanto alle competenze della forma di governance metropolitana in atto, essendo questa una forma debole, né entrare nello specifico dettaglio di quella prevista (di cui pure sopra si è accennato), essendo ancora il disegno di legge in discussione. Appare invece significativo da un lato ricostruire il quadro a geografia variabile della governance nel territorio dell’Ile‐ de‐France, dall’altro evidenziare temi e questioni che hanno visto l’attivazione di forme di cooperazione intercomunale. 4. Altre forme di cooperazione (I) Fonte: IAU, 2012 L’intreccio complesso di istituzioni descritto nella prima parte di questa scheda (1 Regione, 7 dipartimenti più Parigi città dipartimento) si somma infatti alle forme di cooperazione intercomunale attivate a partire dalle leggi sul decentramento degli anni novanta (si vedano sopra le mappe). Di particolare rilevanza in questo senso sono le communautèes d’agglomerations (EPCI) a fiscalità propria, che riuniscono diversi comuni e svolgono una importante funzione di integrazione e cooperazione; bisogna ricordare infatti che la legge urbanistica prevede che tali strutture elaborino veri e propri piani intercomunali. Due leggi recenti (L2010‐1563; L2012‐281) hanno introdotto l’obbligo per tutti i comuni dei dipartimenti della grand couronne di aderire a forme di intercomunalità: il processo è gestito dai dipartimenti che hanno istituito Schemi dipartimentali di cooperazione intercomunale (SDCi); quest’obbligo non vale per i comuni della prima corona. Tale quadro viene completato da diverse istituzioni e enti che hanno importanti ruoli decisionali e operativi, rispetto ad alcuni temi e questioni: il SOREQA, Societè de requalification des quartiers anciens (creata da Parigi e Plaine Commune); lo STIF (Syndicat des Trasports d’Ile de France), che coordina e finanzia i trasporti pubblici ed è sotto il controllo della Regione Ile‐de‐France, forniti da RATP e SNCF che rimangono in larga parte coordinati dallo Stato; il SEDIF (SyndIcat des Eaux d’Ile de France), al quale appartengono 142 comuni tranne Parigi e che fornisce loro l’acqua; il SYCTOM (il Syndicat Intercommunal de traitement des ordures menageres), comprende 4 dipartimenti e 180 comuni. Va infine ricordato come una serie di progetti strategici finanziati dallo stato disegni geografie intercomunali, quali ad esempio CDT (Contrat Development territoriale), le OIN (Operation d’interet National); dall’altro come il quadro normativo sulla pianificazione richiede ai comuni di elaborare piani intercomunali (SCOT o INTERSCOT Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 8 4. Altre forme di cooperazione (II) Fonte: IAU, 2012 Nel corso degli ultimi dieci anni, infine, sono stati avviati dalla città di Parigi e dai comuni dell’area densa, una serie di cantieri di cooperazione su territorio (con i diversi dipartimenti) e su tema (il ripensamento del boulevard peripherique; il tema della casa, la riqualificazione delle porte di Parigi, nodi di interscambio tra città e comuni contermini, la valorizzazione e riqualificazione dei canali dell’Ourcq e Saint Denis, e dei Bois de Boulogne e de Vincennes). Questi progetti hanno costituito dei veri e propri cantieri di sperimentazione di una cultura e consuetudine alla cooperazione metropolitana. Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 9 4. Altre forme di cooperazione (III) Fonti: APUR, 2011 IAU, 2012 Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 10 PARIS METROPOLE: IL CONSOLIDARSI DI UNA CULTURA DI COOPERAZIONE METROPOLITANA 1. Dieci anni di maturazione per la costruzione di una cultura di cooperazione metropolitana. 5. Questioni Il caso si presenta come un interessante e intenso processo di costruzione di una cultura di cooperazione metropolitana. L’idea di avviare forme, politiche e progetti di cooperazione metropolitana da una parte, traguardando sul lungo periodo dall’altra alla eventuale costituzione di una forma di governance metropolitana basata sulla adesione volontaria degli enti locali, costituisce una risposta specifica alla complessità del contesto parigino, un punto di forza e al tempo stesso per altri versi la sua persistente fragilità. I dieci anni che hanno condotto gli enti locali ad aderire a Paris Métropole sono stati caratterizzati necessariamente da conflitti e empasse, ma nel frattempo, anche attraverso la organizzazione di eventi destinati alla riflessione e ad occasioni di dibattito pubblico, capace di coinvolgere cittadini, amministrazioni e i vari attori pubblici e privati, si è andata stratificando e consolidando l’idea condivisa della necessità di una governance metropolitana. Il caso evidenzia la necessità di costruire un processo istituzionale a partire dal più ampio coinvolgimento pubblico da un lato, dall’altro di puntare alla costruzione di una nuova istituzione anticipando e sperimentandone meccanismi e principi. In questo senso la convergenza dell’ultimo anno tra Paris Métropole e intenzioni dello stato centrale, mostra un riallineamento significativo in questo senso e apre spazi più chiari di consolidamento di una esperienza che fino ad ora è rimasta piuttosto fragile ed esposta a tensioni, sia interne che esterne. 2. Cooperazione intercomunale, pianificazione e politiche metropolitane: una prospettiva strategica comune Il caso esemplifica in modo chiaro la stretta interazione tra la questione generale della cooperazione intercomunale, quella della pianificazione spaziale e delle politiche pubbliche. In particolare, leggendo il caso nel quadro più generale di riforme che ha contraddistinto il contesto francese, si coglie la forza di un ampio disegno di riorganizzazione delle istituzioni locali, che mette in stretta relazione il ridisegno degli enti locali con la riorganizzazione degli strumenti di pianificazione e il disegno delle politiche pubbliche. Al tempo stesso appare importante evidenziare come localmente la forma di governance metropolitana messa in cantiere, abbia fin dall’inizio lavorato ad identificare i temi e i progetti considerati di rilevanza strategica per il contesto metropolitano. l’attivazione sperimentale di forme di cooperazione su temi quali quello delle politiche per la casa, ha aiutato a costruire un cantiere al tempo stesso strategico e operativo. Dipartimento Architettura e Studi Urbani (Politecnico di Milano), a cura di Valeria Fedeli 11 Riferimenti principali 6.Riferimenti APUR, Regards croisés. 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