LE SENTENZE DI CORTE D’APPELLO E CASSAZIONE Un piano di rientro da 360 milioni “Il dissesto dell’ Ordine Mauriziano è stato causato dalla Regione” È la cifra del piano predisposto dalla Fondazione Ordine Mauriziano e approvato dal tribunale. Già pagato il 78% della somma, soprattutto per forniture ospedaliere Svolgeva funzioni di tesoreria e ha sempre anticipato le spese ALBERTO GAINO Una raffica di sentenze - una della Corte d’appello torinese, due della Consulta - rivoluzionano lo scenario e i contenuti dei rapporti fra la Fondazione Ordine Mauriziano (Fom), da una parte, e Regione Piemonte e Azienda sanitaria ospedaliera (Aso) Ordine Mauriziano dall’altra. Con in mezzo Unicredit che pure in appello ha ottenuto il riconoscimento di quasi 58 milioni di euro che la Regione dovrà versare alla banca. La sentenza È pur vero che il collegio presieduto da Paolo Prat ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado riconoscendo una corresponsabilità della banca nella misura del 50 per cento che ha avuto come ricaduta la riduzione, per una decina di milioni, dei crediti di Unicredit verso la Regione. Per Fom, invece, chiamata in causa anche in questa sede dai legali della giunta Cota, c’è stata una totale liberazione da ogni addebito. Anzi. Scrivono i giudici: «E’ pacifico che l’entità dei finanziamenti previsti nel budget allegato alla convezione quadro approvata con delibera di giunta del 30 dicembre 1999, pari a 130 miliardi di lire per ogni anno da 1999 al 2003 (senza considerare le attività di ematologia, cardiochirurgia e della struttura di Candiolo), non è mai stata corrispo- sta. Ne è conseguito un minor introito per l’Ordine Mauriziano, quantificato in 390 milioni di euro nel biennio 2000-2002». Storia da riscrivere La sentenza precisa: «E’ innegabile che i limiti di finanziamento regionale all’attività sanitaria dell’ordine, attività che ha continuato ad essere effettuata con le stesse modalità antecedenti all’ottobre 1999, siano stati determinati per il suo dissesto e quindi per la sua impossibilità di far fronte alle posizioni debitorie verso i fornitori e la banca». L’istituto di credito svolgeva le funzioni di tesoreria per l’Ordine e ha continuato ad anticipare stipendi e altre spese vitali agli ospedali mauriziani. I giudici hanno stabilito che ci fu un fatto illecito da parte della Regione nei confronti dell’Ordine Mauriziano cui è subentrata Fom ereditandone i debiti e non gli ospedali. Ora si può sostenere che il dissesto di un ente così importante anche per storia e patrimonio culturale fu provocato dalla Regione Piemonte. Debiti capovolti Il «piano di soddisfazione» dei creditori predisposto da Fom e approvato dal tribunale è di circa 360 milioni di euro e ha sinora consentito di pagare il 78 per cento delle somme dovute soprattutto per forniture ospedaliere. Per ottenere questo risultato Fom ha venduto gran parte del patrimonio immobiliare dell’Ordine e non può più contare sui rendimenti delle terre (2,5 milioni di euro l’anno). Alla luce della sentenza è da pensare che possano essere valutate azioni di rivalsa contro la Regione, nei cui confronti Fom vanta altri crediti. La Consulta A cominciare dai canoni di locazioni mai pagati per gli ospedali mauriziani di Lanzo e Valenza e finire con i 30 milioni di prestazioni non saldate e richiesti altra causa in corso. Fu una ormai risalente sentenza della Corte Costituzionale a «restituire» la proprietà dei due ospedali all’Ordine. Adesso altre due decisioni della Consulta rincarano la dose. «La prima si è occupata dei debiti del periodo “limbo” di 2 mesi e mezzo, fra fine 2004 e inizio 2005, quando venne costituita dalla Regione l’azienda ospedaliera Ordine Mauriziano (di corso Turati). La Corte Costituzionale ha definito illegittime le norme che potevano imputare i costi a Fom. La seconda pronuncia ha ritenuto che fu legittimo non attribuire alla Fondazione i beni ospedalieri di corso Turati ma limitatamente a quelli strumentali all’esercizio dell’attività sanitaria (reparti, laboratori, sale operatorie). Qualora l’Aso Mauriziano dovesse trasferire l’ospedale si può ritenere che l’intera area fra corso Rosselli, corso Re Umberto resti a Fom. llaa RReeppuubbbblliiccaa MERCOLEDÌ 30 GENNAIO 2013 TORINO ■ VIII CRONACA Regione, per l’affaire Mauriziano una nuova grana da 80 milioni Sentenza della Consulta: dovrà pagare i fornitori DIEGO LONGHIN ER i conti della Regione e della Sanità si prospetta un salasso di quasi 80 milioni di euro. Il tutto a causa di due sentenze, una della Consulta, l’altra della Corte di Appello di Torino. Definita una volta per tutte la proprietà dei muri dell’ex ospedale Mauriziano: il complesso Umberto I è della Regione. Così ha deciso, con un altro pronunciamento, la Corte Costituzionale. La Consulta ha definito che è la Regione a dover pagare le forniture dell’Ospedale Mauriziano nel cosiddetto “periodo limbo”: i 2 mesi e sette giorni, a cavallo tra il 2004 e il 2005, tra lo scioglimento dell’Ordine Mauriziano e la nascita dell’azienda ospedaliera in capo alla Regione. Per l’esattezza tra il 23 novembre 2004 ed il 31 gennaio 2005. Il che vuol dire che sul groppone dell’Umberto I e, indirettamente dell’assessorato alla Sanità, ricadranno poco meno di 20 milioni di spese che la Regione aveva cercato di evitare e di scaricare sulla Fondazione Ordine Mauriziano. A definire la questione, sol- P 20 MILIONI 60 MILIONI UMBERTO I Sono quelli che la Regione dovrà pagare ai fornitori per il “periodo limbo” tra il 2004 e il 2005 Andranno a Unicredit che per la Consulta fu danneggiata dal declassamento dell’ospedale La Regione sarà proprietaria dell’ospedale torinese non di quelli di Lanzo e di Valenza I punti levata dalla Corte di Appello di Torino, è stata la Corte Costituzionale con una pronuncia, la numero 277, dello scorso dicembre che dichiara incostituzionale un comma della legge finanziaria del 2007 in cui si L’ospedale Umberto I di Torino esclude che l’azienda sanitaria Ordine Mauriziano succeda all’Ordine negli obblighi verso i creditori dopo lo scioglimento dell’Ordine stesso. Le spese e i conti nei confronti dei fornitori, circa 20 milioni, sono quindi a carico della Regione. A questo si aggiunge una sentenza in secondo grado a Torino che dà ragione a Unicredit, tesoriere dell’ospedale ai tempi dell’Ordine. La banca vanta un’esposizione di quasi 60 milioni di euro. Anche in secondo grado è stata confermata la tesi, sostenuta dallo studio Di Chio per Unicredit, secondo cui l’Ordine Mauriziano era un cliente solvibile per Il caso LTRE 35 mila firme contro la chiusura dell’Emodinamica all’ospedale San Luigi di Orbassano: le ha consegnate ieri al Consiglio regionale il responsabile della struttura, evidenziando la necessità di annullare parte della delibera che prevede la chiusura del laboratorio, perché «il piano sanitario classifica il San Luigi ospedale di riferimento per il territorio ovest di Torino, mentre privarlo dell’Emodi- O “Salvate l’emodinamica” Petizione con 35 mila firme namica significa declassarlo togliendogli potenzialità». Intanto ieri l’assemblea regionale ha deciso di non discutere in aula della chiusura del reparto del nosocomio di Orbassano, rinviando la delibera in com- missione. Una scelta criticata dal consigliere regionale Mauro Laus (Pd): «Riaprire il dibattito in Commissione, oltretutto rimandandolo di dieci giorni, è una presa in giro per sabotare la discussione. La verità è che non si vuole salvare il laboratorio di Orbassano». Sul tema ieri è intervenuto anche il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: «La Regione Piemonte riveda la scelta di chiudere i reparti di emodinamica di Moncalieri e San Luigi, ascolti i territori e le amministrazioni. Il localismo non è negativo: in sanità spesso significa servizi sul territorio. Gli sprechi da tagliare sono altri». l’istituto di credito. E l’insolvenza sarebbe nata dalla decisione della Regione, nel ‘99, di declassare l’ospedale, indebolendo la struttura. Quindi è la Regione che deve intervenire per coprire lo scoperto. E’ andata meglio per piazza Castello sulla questione muri dell’Umberto I. Con una seconda pronuncia, la 263, sempre di dicembre, la Consulta ha dipanato del tutto il problema proprietà dell’Ospedale Umberto I. Appartengono alla Regione e non alla Fondazione Ordine Mauriziano. Una pronuncia differente a quelle già espresse dalla Consulta in passato riguardo altre strutture, come i presidi di Lanzo e Valenza: in questo caso la Corte aveva deciso che la proprietà dei muri è in capo alla Fondazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA llaa RReeppuubbbblliiccaa MERCOLEDÌ 30 GENNAIO 2013 TORINO ■ VIII CRONACA Regione, per l’affaire Mauriziano una nuova grana da 80 milioni Sentenza della Consulta: dovrà pagare i fornitori DIEGO LONGHIN ER i conti della Regione e della Sanità si prospetta un salasso di quasi 80 milioni di euro. Il tutto a causa di due sentenze, una della Consulta, l’altra della Corte di Appello di Torino. Definita una volta per tutte la proprietà dei muri dell’ex ospedale Mauriziano: il complesso Umberto I è della Regione. Così ha deciso, con un altro pronunciamento, la Corte Costituzionale. La Consulta ha definito che è la Regione a dover pagare le forniture dell’Ospedale Mauriziano nel cosiddetto “periodo limbo”: i 2 mesi e sette giorni, a cavallo tra il 2004 e il 2005, tra lo scioglimento dell’Ordine Mauriziano e la nascita dell’azienda ospedaliera in capo alla Regione. Per l’esattezza tra il 23 novembre 2004 ed il 31 gennaio 2005. Il che vuol dire che sul groppone dell’Umberto I e, indirettamente dell’assessorato alla Sanità, ricadranno poco meno di 20 milioni di spese che la Regione aveva cercato di evitare e di scaricare sulla Fondazione Ordine Mauriziano. A definire la questione, sol- P 20 MILIONI 60 MILIONI UMBERTO I Sono quelli che la Regione dovrà pagare ai fornitori per il “periodo limbo” tra il 2004 e il 2005 Andranno a Unicredit che per la Consulta fu danneggiata dal declassamento dell’ospedale La Regione sarà proprietaria dell’ospedale torinese non di quelli di Lanzo e di Valenza I punti levata dalla Corte di Appello di Torino, è stata la Corte Costituzionale con una pronuncia, la numero 277, dello scorso dicembre che dichiara incostituzionale un comma della legge finanziaria del 2007 in cui si L’ospedale Umberto I di Torino esclude che l’azienda sanitaria Ordine Mauriziano succeda all’Ordine negli obblighi verso i creditori dopo lo scioglimento dell’Ordine stesso. Le spese e i conti nei confronti dei fornitori, circa 20 milioni, sono quindi a carico della Regione. A questo si aggiunge una sentenza in secondo grado a Torino che dà ragione a Unicredit, tesoriere dell’ospedale ai tempi dell’Ordine. La banca vanta un’esposizione di quasi 60 milioni di euro. Anche in secondo grado è stata confermata la tesi, sostenuta dallo studio Di Chio per Unicredit, secondo cui l’Ordine Mauriziano era un cliente solvibile per Il caso LTRE 35 mila firme contro la chiusura dell’Emodinamica all’ospedale San Luigi di Orbassano: le ha consegnate ieri al Consiglio regionale il responsabile della struttura, evidenziando la necessità di annullare parte della delibera che prevede la chiusura del laboratorio, perché «il piano sanitario classifica il San Luigi ospedale di riferimento per il territorio ovest di Torino, mentre privarlo dell’Emodi- O “Salvate l’emodinamica” Petizione con 35 mila firme namica significa declassarlo togliendogli potenzialità». Intanto ieri l’assemblea regionale ha deciso di non discutere in aula della chiusura del reparto del nosocomio di Orbassano, rinviando la delibera in com- missione. Una scelta criticata dal consigliere regionale Mauro Laus (Pd): «Riaprire il dibattito in Commissione, oltretutto rimandandolo di dieci giorni, è una presa in giro per sabotare la discussione. La verità è che non si vuole salvare il laboratorio di Orbassano». Sul tema ieri è intervenuto anche il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: «La Regione Piemonte riveda la scelta di chiudere i reparti di emodinamica di Moncalieri e San Luigi, ascolti i territori e le amministrazioni. Il localismo non è negativo: in sanità spesso significa servizi sul territorio. Gli sprechi da tagliare sono altri». l’istituto di credito. E l’insolvenza sarebbe nata dalla decisione della Regione, nel ‘99, di declassare l’ospedale, indebolendo la struttura. Quindi è la Regione che deve intervenire per coprire lo scoperto. E’ andata meglio per piazza Castello sulla questione muri dell’Umberto I. Con una seconda pronuncia, la 263, sempre di dicembre, la Consulta ha dipanato del tutto il problema proprietà dell’Ospedale Umberto I. Appartengono alla Regione e non alla Fondazione Ordine Mauriziano. Una pronuncia differente a quelle già espresse dalla Consulta in passato riguardo altre strutture, come i presidi di Lanzo e Valenza: in questo caso la Corte aveva deciso che la proprietà dei muri è in capo alla Fondazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA