Antropologia - Lezione 16^ Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato” continua… Dal medioevo fino al XIII sec. Due tendenze: 1) La creazione è l’inizio della storia della salvezza ( = Scuola di S. Vittore) 2) La filosofizzazione-cosmologizzazione della tesi della creazione: la questione diventa l’origine delle cose da Dio ( = Scuola di Chartres) Con l’ingresso di Aristotele in teologia tornano le questioni di confronto con i sistemi filosofici greci Questo approccio, formalizzato ed irrigidito nella teologia scolastica, porta alla perdita del primato cristologico Pietro Lombardo - II Libro delle Sentenze Spostamento delle questioni (rispetto a patristica) c’è un solo Creatore del tempo, contro l’eternità del mondo di Aristotele e di tutte le cose, visibili e invisibili è il solo che crea le cose dal nulla: - distinzione tra il facere (il demiurgo è un artifex) e il creare: “Platone ha raccomandato la sua anima a colui che l’ha fatto (factori), ma Pietro ha raccomandato la sua a colui che lo ha creato (creatori) = questa formula è di Bonaventura Dio crea liberamente per bontà e non per necessità, perché vuole comunicare la sua beatitudine ad altri esseri diversi da lui: Poiché tale beatitudine è partecipabile solo attraverso l’intelligenza, Dio ha creato la creatura ragionevole (angelo ed uomo), “capace di cogliere il sommo bene mediante l’intelligenza, di amarlo cogliendolo, di possederlo amandolo e di goderne possedendolo”. Il Laterananese IV (1215) contro i catari (o albigesi): linea spiritualistica, che condannava la malvagità della materia c’è un solo principio creatore, nonostante la diversità in Dio delle tre persone, che con la sua onnipotenza ha creato de nihilo, all’origine del tempo (ab initio temporis):si afferma la temporalità della creazione le creature spirituali e corporee = si insiste sulla bontà di tutta la creazione, che si estende sia alle realtà spirituali che alle materiali l’origine morale e non ontologica del male (già Abelardo che attribuiva a Dio la responsabilità diretta del male) Dal sec. XIII alla fine del Medioevo Recupero del tema teologico della creazione nelle Summae Le TEORIE dell’Exitus – reditus (Tommaso) Uscita delle creature dal loro principio e loro ritorno a tale principio Egressus – regressus (Bonaventura): usa il vocabolario dell’emanazione: emanatio, processio, diffusio, exitus, fluxus, senza il minimo equivoco, perché radica la teologia della creazione nella vita trinitaria: - La creazione è dovuta alla bontà divina (il principio dionisiano del “bene diffusivo di sé”) - Ma una bontà che decide liberamente di comunicarsi e che non sarebbe meno buona se non si comunicasse = è salvaguardata la sovranità della iniziativa creatrice divina che è la stessa della economia salvifica, di cui la creazione è il primo momento e la condizione costante. L’approccio è teologico (anche se lo strumentario è filosofico): l’emanazione della totalità di ciò che esiste a partire da Dio è ciò che noi chiamiamo creazione Ma questa emanazione non è una spinta iniziale di cui la Causa si disinteresserebbe, ma dà l’avvio ad una dinamica del ritorno (circulatio, regiratio), che Dio vuole a tal punto che s’incarna per consentirla. (cfr Tommaso, I Sent) Sviluppi singolari di Bonaventura: “Tutta la macchina del mondo è stata prodotta nell’essere da un solo principio sovrano, nel tempo e dal nulla” (Breviloquium). Ex tempore: un inizio dal nulla = l’eternità di un mondo creato è contraddittoria La Scrittura parla della creazione solo in vista della riparazione: la creazione è fatta per condurre a Dio: il mondo è come un libro nel quale risplende la Trinità creatrice. Le cose create sono anzitutto: vestigia = tracce del Creatore (umbrae – resonantiae – picturae – simulacrae - spectacula) e bisogna saper passare dal segno al significato. Sviluppi singolari di Tommaso d’Aquino 1) La radicalità della contingenza delle creature • La non eternità del mondo è conosciuta attraverso la rivelazione • Un mondo eterno sarebbe in ogni caso un mondo creato: ogni mondo possibile è contingente • La durata del mondo? Una durata indefinita non ha nulla in comune con l’eternità del Creatore che non comporta successione (a differenza delle cose create che si sostituiscono per riproduzione = ad es. le generazioni umane) 2) La definizione della creazione come “relazione” l’essere creato è contingente proprio perché è relativo, cioè esiste solo in forza della relazione col Creatore: la creazione è la relazione delle cose al loro Principio, senza tale relazione l’essere creato è nulla “la creatura non ha altro essere se non quello che le è donato; lasciata a se stessa e considerata in se stessa, essa è nulla; il nulla le è più naturale dell’essere” (Ia IIae, q. 109) “non c’è creazione continua: una sola e medesima azione divina crea e conserva nell’essere una creatura che esiste solo in forza del suo costante rapporto con Dio (semper refertur ad Deum)” Con ciò la creatura esiste pienamente, dato che Dio da l’essere incessantemente e con sovrabbondanza: togliere alle creature, consistenza, autonomia, perfezione è fare un affronto al Creatore (CG III,69) La Riforma Melantone (più tradizionale): la creazione è fatta per trovare dappertutto le tracce di Dio: è fatta per mostrare Dio Lutero: inflessione esistenziale della fede nella creazione (taglio antropocentrico – e biblico!): • Credere che la creatura non può far nulla con le proprie forze = dipendenza totale dal Creatore • Dio mi trae senza sosta dal nulla • Ognuno di noi è una parola o una sillaba del linguaggio divino “Il Padre mediante il suo Verbo dice se stesso e la creatura” (influsso di Bonaventura) I tempi “moderni” Sempre più lontani dalla prospettiva storico salvifica della patristica e si introduce una progressiva razionalizzazione del discorso teologico sulla creazione: Già Giovanni Scoto Eriugena: De divisione naturae (865) cerca di tradurre la fede biblica in modelli scientifici Ma è Francesco Bacone (1620): svolta epocale col connubio scienza (esperimento-metodo) e tecnica Consente di interpretare la natura conforme alle sue leggi e “la vittoria dell’arte sulla natura” Nuova correlazione scienza e prassi: il dominio sulla creazione (dato da Dio all’uomo e perso nel peccato originale) viene ristabilito. La “redenzione” (liberazione dalle conseguenze del male) viene dalla fede nel progresso (= salvezza è intramondana!) Sec. XVII-XVIII Il tema sfugge ai teologi: disinteressati ad esso impoverimento della teologia della creazione la creazione è disarticolata dalla storia della salvezza è uno dei preamboli della fede: delle verità accessibili con la sola ragione umana rientra nella filosofia (Leibniz – Malebranche - Cartesio). Ecco alcuni esempi: Leibniz: le monadi nascono attraverso folgorazioni continue della Divinità; Dio è la “ragione sufficiente” che spiega l’esser-ci delle cose contingenti (Egli è la “source de l’être”) W. Paley: teologia naturale, costruita sulla “causalità”: la fisica-metafisica della “prima mossa” • non c’è orologio senza orologiaio • la natura, con l’universale adattamento dei mezzi ai fini, non può non avere un Ideatore intelligente • c’è una Causa del mondo perfettamente adeguata al suo effetto = un Architetto del mondo ma non un Creatore del mondo tale causa assicura una efficienza fabbricatrice (una cosmologia che porta delle prove dell’esistenza di Dio) ma non ha valore teologico: non è più il Dio creatore e Padre di Gesù ma un deus otiosus (necessitato ad entrare in azione solo se i processi naturali mostrano qualche smagliatura: Newton) Critica degli stessi filosofi alla categoria di causa: M. Heidegger: denuncia la tendenza della teologia cattolica sulla creazione a razionalizzare: a Dio non si può applicare il ragionamento della scienza meccanica: la categoria della causa prima e del primo motore non è di alcuna utilità E dei teologi di tutte le confessioni cristiane: K. Barth (evangelico): “una causa suprema non ha nulla in comune con il Padre onnipotente confessato dalla fede cristiana” J. Ratzinger (cattolico): “specie quando la categoria di causa è usata in base al suo funzionamento intramondano” S. Bulgakov (ortodosso): “la creazione non soltanto non è inclusa, ma in un certo senso è esclusa dall’idea della causalità, in quanto, mentre la creazione è personale, la causa e il movimento sono meccanici e impersonali”. Il rapporto con Dio è dello stesso ordine delle relazioni umane, tanto più vere e vitali quanto meno seguono una logica strumentale Esempio: perché Michelangelo ha creato la Pietà? Non c’è nessuna causa che possa spiegare la creatività dell’artista al di fuori del fatto che egli è un artista. In lui è il mistero della sua arte. XIX secolo Ancora campo aperto alla filosofia, specie agli idealismi romantici di Shelling e Hegel: La creazione: è una caduta dell’Assoluto o nell’Assoluto una scissione creatrice in Dio il dispiegamento dialettico dell’idea Sono “teologie deteologizzate” (Pryzwara), a rischio di panteismo, specie per una confusione dello Spirito di Dio con lo spirito, cioè con quello dell’uomo In seguito la teologia resta spiazzata per due fattori: - i nuovi problemi posti dalla esegesi critica della Bibbia - e dalla teoria dell’evoluzionismo entrambi comportano la messa in discussione di Gn 1-3 XX secolo Finora la teologia della creazione è il “sagrato dei gentili” nel quale la teologia naturale ha libero corso (K. Barth) Ri-teologizzare il tema della creazione: La creazione è un’azione divina che inaugura la storia della salvezza, è presupposto all’alleanza, il suo fondamento esterno (come è possibile l’alleanza?) è prodotta per rendere possibile l’alleanza L’alleanza costituisce il fondamento interno della creazione (perché Dio ha creato) Restituire alla creazione il suo senso religioso Il tema della creazione nel Magistero Consideriamo il punto di arrivo rappresentato dal Concilio Vaticano I (Dei Filius - 1870) che dà una definitiva sistemazione alle affermazioni del magistero precedente Retroterra problematico: Le correnti: naturalismo del rinascimento idealismo hegeliano materialismo marxista (la materia ha la capacità di organizzarsi, ma anche di “farsi”, fino a produrre figure più elevate e progredite) confluiscono nelle cosmovisioni moderne dell’emanatismo e del monismo, che insidiano la trascendenza dell’opera creatrice divina Questo unico vero Dio, non per aumentare o conquistare la propria felicità, ma per manifestare la sua perfezione attraverso i beni che comunica alle creature, in forza della sua bontà e onnipotenza e con la decisione più libera, ha prodotto dal nulla all’inizio del tempo i due mondi, lo spirituale e il corporale (DS 3002) Affermazioni fondamentali del Vaticano I: Dio ha creato: ad Dei gloriam liberrimo consilio ex nihilo et in tempore Ad Dei gloriam: il fine della creazione ( dunque “il motivo”) Contro: la posizione classica, già sostenuta da Lessio = la gloria di Dio è l’onore che deriva a Dio dalla adorazione delle creature; quindi Dio avrebbe creato per avere degli adoratori la posizione semirazionalista di Günther e Hermes = Dio non può aver creato per la sua gloria (sarebbe egoismo), ma solo per la felicità delle creature (che non può essere strumentalizzata neppure dalla gloria di Dio) Il Concilio riafferma che la creazione è «ad Dei gloriam» per indicare il fine della creazione. Nella spiegazione della teologia successiva la dimostrazione partiva: - dal tema biblico di Dio come fine di tutte le cose - precisava che Dio non è il fine della creazione nel senso che Egli possa trarre vantaggio dalle creature. L’intuizione preziosa di questa teologia è quella che bisogna partire da una teologia della «gloria di Dio»; di fatto poi sviluppava tale nozione secondo un andamento filosofico tale nozione considera Dio come uno che merita lode, risolve la gloria nei termini di una impostazione etica invece va ripresa la prospettiva biblica circa la «gloria» = la gloria è l’essere stesso di Dio, nascosto, in quanto si rivela e si rivela nel suo santuario, nella storia, in Gesù Cristo, nei cristiani la creazione si identifica con la gloria nel senso che la creazione costituisce la manifestazione del Dio creatore. per cui, da un lato, la creazione è comunicazione dell’essere trinitario (e della sua bontà e beatitudine) e, dall’altro, non vi è possibilità di distinguere tra gloria di Dio ed essere degli uomini cfr. Ireneo da Lione: “la gloria di Dio è l’uomo vivente, la visione di Dio è la gloria dell’uomo” “Dio non ha bisogno dell’uomo, ma lo crea per avere qualcuno cui donare i propri benefici” Tommaso: “è la stessa cosa dire che Dio ha creato ogni cosa per se stesso e che crea le creature per se stesse” Differenza tra: • La gloria cosiddetta oggettiva che si esprime semplicemente nell’essere di tutte le creature (Sal 18: i cieli narrano la gloria di Dio) • E la gloria formale o soggettiva che si realizza per mezzo delle creature intellettuali. L’uomo, rispetto alla glorificazione di Dio, svolge un’attività di mediazione (sacerdozio regale): tramite lui, capace di espressione cosciente, tutta la creazione glorifica Dio “L’esistenza di Israele e del cristiano è un’esistenza cultica, che si esprime nella lode” (G. von Rad) La libertà e la gratuità della creazione: Il tema della libertà della creazione viene elaborato in opposizione alle varie forme di gnosticismo per mettere in evidenza la contingenza (dal verbo contingere = un accadere non necessario = “può essere ma potrebbe anche non essere”) della creazione come frutto di un atto libero di Dio Libertà in senso ampio = nel ritenere libero Dio nella creazione, sia quanto all’atto della creazione (libertas exercitii), sia quanto alla modalità della creazione, una volta che abbia deciso di creare (libertas specificationis). Il tema della gratuità della creazione: essa termina alla comunicazione dell’essere di Dio: “il mondo è una explicatio charitatis Dei” (Ratzinger), un dono puro della sua benevolenza, che non è spinta né dalla necessità naturale di Dio di creare per perfezionare il suo essere, né da determinazione alcuna (interna o esterna) in questa linea la creazione condivide la caratteristica della gratuità e soprannaturalità della Predestinazione la libertà-gratuità della creazione più che salvare una filosofica indipendenza di Dio, mette in luce che, nell’alleanza, Dio comunica veramente se stesso, cioè una vita che è tipica di Dio, indisponibile per qualunque altro essere: se si trova in un altro essere, c’è per un libero dono di Dio. La creazione «dal nulla» dice l’opposizione del pensiero cristiano ad ogni idea di preesistenza della materia (cf i vari dualismi del pensiero greco) se la creazione è la comunicazione che Dio fa di se stesso, è chiaro che da nient’altro che non sia lui stesso Dio è condizionato nella creazione in termini positivi la creazione dal nulla esprime la radicale signoria e incondizionatezza di Dio sul creato (tutto è da Lui) e la totale disponibilità e apertura del creato a Dio (tutto è per Lui). La creazione «nel tempo» dice l’opposizione del pensiero cristiano ad ogni concezione della creazione intesa come necessaria (ab eterno) Ciò non significa il sorgere della creazione in un certo punto del tempo è incongruo parlare di un prima/dopo l’atto creativo (necessita al nostro immaginario mentale) perché prima della creazione non esistono momenti = il tempo è creato insieme con le cose create Già Agostino: “non est mundus factus in tempore, sed cum tempore” “Nel tempo” dice origine più che inizio = significa il radicale «dipendere», «essere originato», «avere un principio» da parte della realtà creata rispetto a Dio, dunque la radicale contingenza delle creature Recupero della tesi di Tommaso d’Aquino • La non eternità del mondo e il suo inizio temporale = conosciuti attraverso la rivelazione • Un mondo eterno sarebbe in ogni caso un mondo creato: ogni mondo possibile è contingente • La durata del mondo? Una durata indefinita non ha nulla in comune con l’eternità del Creatore che non comporta successione (a differenza delle cose create che si sostituiscono per riproduzione = ad es. le generazioni umane) Così sembrano doversi intendere i vari documenti del Magistero: il Lateranense IV contro il manicheismo medievale (DS 800); il Vaticano I contro i vari sistemi panteistici dell’epoca (DS 3002); l’Humani Generis contro quelli che «negano un inizio del mondo e sostengono la creazione come necessaria» (DS 3890). Una considerazione teologica della creazione, come comunicazione di Dio stesso, aiuta a capire l’evidente non-necessità, quindi la contingenza, la temporalità della creazione. W. Kern: la creazione con il suo tempo è ordinata alla storia della salvezza, che ha il suo culmine nella pienezza dei tempi (Gal 4,4) con l’eph’hapax di Cristo La riflessione non è filosofica (eternità o inizio delle cose) ma teologica: la creazione è nella linea dei kairoi Crisi attuale della dottrina sulla creazione? - La sopravvalutazione del tema della salvezza portò a restringere e a impoverire il tema della creazione - Il Dio dell’Esodo opposto al Dio del Genesi: “La creazione, una dottrina pericolosa?” – “Interessarsi della creazione” = Etudes 1981. - Lacuna anche nella catechesi: “Il dogma più trascurato del Credo” (= Ratzinger – 1986) vede bene come ciò comporti una concezione di Dio senza rapporti con la materia, il fatto che il vero nome della natura è creazione, una dimenticanza dell’orizzonte del mondo che ricade in negativo sull’antropologia - Movimenti ecologisti (con eccessi) hanno il merito di aver ricordato l’esistenza del cosmo: funzione critica Attualmente: segni che indicano il cammino verso un migliore equilibrio: 1) Comprensione più esatta dei racconti biblici insegnano CHE Dio è il creatore di tutto ciò che esiste, non intendono insegnare COME l’uomo sia stato creato 2) Attenuazione delle controversie sull’evoluzione Evoluzionismo = teoria dell’origine delle forme viventi mediante l’evoluzione delle forme di vita più elementari verso le forme più perfette e complesse Evoluzionismo conciliabile con la dottrina della creazione (specie l’ominizzazione)? La Scrittura non è un’istanza né a favore né contro un evoluzionismo che non neghi il dogma della creazione e non pretenda esaurire la spiegazione dell’origine dell’uomo È lecito pensare la creazione divina anche come un concorso evolutivo divino, che abilita una creatura ad autotrascendersi dall’interno (non divento “un altro”, ma “un più perfetto”) verso qualcosa di essenzialmente più elevato. Es. l’Humani Generis di Pio XII = lecito discutere l’evol. per l’origine del corpo umano. 3) Superamento degli inutili concordisimi (far combaciare dati biblici-dogmatici e dati scientifici) Unità intellettuale che prenda sul serio la scienza senza farne un’autorità teologica (rischio della doppia verità: positiva materialista e religiosa) Occorre uscire dall’ossessione di un certo tipo di scientificità tipica dei metodi dello scientismo Compito delle scienze: “cercare un principio di spiegazione che non dissolve il mistero delle cose” (Edgard Morin = teorico della filosofia della scienza) 4) Reintegrazione della creazione nella storia della salvezza senza farla scomparire del tutto in essa la creazione è fatta per introdurre in una relazione: “Tu amerai Colui che ti ha creato” (Lettera di Barnaba) Alcune conclusioni sulla teologia della creazione Quattro tesi sintetiche esplicitano la teologia della creazione: La creazione è un “discorso teologico”. La creazione ci parla di Dio è “ad Dei Gloriam”: in questo senso “è” la Gloria di Dio, è manifestazione di Dio nell’altro da sé. Rivela Dio nella sua volontà di comunicare la vita, l’essere, l’esistenza. Non si può, dunque, ridurre ad una “neutro” produrre o fare “qualcosa”. Vedi citazione che segue: Il cammino del mondo verso la pienezza del proprio essere è segnato da tre compimenti: la creazione del mondo dal Padre mediante il Figlio nello Spirito Santo; la sua unione con Dio tramite l’Incarnazione del Figlio inviato dal Padre e compiuta dallo Spirito Santo, che unisce nel Cristo le due nature, quella divina e quella umana, e, in quest’ultima, quella di tutto il mondo «riassunto o concentrato» nell’uomo; e, infine, la trasfigurazione del mondo, cioè la sua definitiva divinizzazione, con la piena trasparenza nei confronti della Sofia divina mediante lo Spirito Santo, mandato dal Figlio da presso il Padre” (S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, 616-7) Precisamente per questo, in seconda battuta, la teologia della creazione si rivela un “discorso soteriologico”: la creazione non è anzitutto una questione cosmologica (l’origine delle cose da Dio). Poiché essa è l’espressione di un Dio di Grazia che dona la Vita e nasce entro un progetto di comunione, si comprende che la creazione è per la Scrittura - il primo passo della storia della salvezza, è l’attuazione storica della predestinazione. “soteriologico” = addirittura “pasquale” Vedi citazione che segue: “Il Golgota non è stato solo eternamente prestabilito al momento della creazione del mondo come evento temporale, ma costituisce anche la sostanza metafisica della creazione. Il «tutto è compiuto» divino, proclamato dalla croce, avvolge l’essere intero, entra in relazione con tutto il creato. Il sacrificio volontario dell’amore sacrificale, il Golgota dell’Assoluto, è il fondamento della creazione. Infatti, «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito», e lo ha mandato «non a giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Il mondo è stato creato dalla croce, eretta da Dio su di sé per amore. La creazione è un atto non solo dell’onnipotenza e della prescienza di Dio, ma anche di un amore che porta al sacrificio” (S.N. Bulgakov, La luce senza tramonto, 208). Entro questo orizzonte si comprende a che livello la teologia della creazione sia anche un “discorso antropologico”: non solo perché entro la creazione si trova quella singolare creatura che è l’essere umano, ma soprattutto perché – secondo il progetto divino – egli è collocato al “centro” del creato. La visione cristiana della creazione è, in questo senso, “antropocentrica”: il mondo è per l’uomo e costui ne determina il senso, la bontà o il fallimento. Evidentemente tale “centralità” non è da intendere in maniera arbitraria e “ab-soluta”. Alla luce della Scrittura e del progetto salvifico, la signoria dell’uomo sul creato può essere intesa solo per derivazione da Dio, rimanendone intrinsecamente determinata. Infine, la dottrina cristiana della creazione non sarebbe completa senza tener conto dell’intrinseca “tensione escatologica” che la anima: la creazione è il punto di partenza, il primo atto della storia della salvezza. Creando il discorso di alleanza di Dio non è “terminato” – potremmo dire – ma semplicemente “iniziato”. Il senso della creazione, infatti, la salvezza del mondo, si rivelerà e si compirà solo nell’escaton, là dove si attuerà pienamente e definitivamente la volontà di comunione del Padre. Vedi citazione che segue: “L’azione della grazia dello Spirito Santo lo prepara ad accogliere la parusia, la quale presuppone la sua glorificazione. La manifestazione del Signore nella gloria, cioè in tutta la potenza dello Spirito Santo, è altresì la trasfigurazione del mondo. Fino a quando il Signore era nel mondo nella sua condizione di servo, l’azione dello Spirito Santo, su di lui riposante, era limitata e si manifestava solamente in connessione al suo ministero nella potenza taumaturgica […]. Ma alla parusia, il Cristo viene nel mondo nella gloria, e questo significa che il mondo entra nella gloria del Cristo. Quantunque passi attraverso il fuoco della trasfigurazione, il mondo non ne è distrutto, poiché possiede una sua refrattarietà: esso non brucia, in quanto nel mondo è presente il Cristo; e se il Cristo è nella gloria, allora anche il mondo è nella gloria. Ora questa glorificazione e questa trasfigurazione del mondo non significano altro che la cessazione della kenosi dello Spirito Santo, che agisce nel mondo ormai in tutta la propria potenza. Questa sua azione «senza misura» è la parusia dello Spirito Santo, che si attua assieme alla parusia del Cristo. Lo Spirito Santo, che alla Pentecoste è disceso nel mondo in una maniera nascosta, alla parusia manifesta in esso tutta quanta la propria potenza e la propria gloria, e non più nelle singole lingue di fuoco su ciascuno degli apostoli, ma nel fuoco della trasfigurazione del mondo” (S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, 607-8).