Ambasciata d’Italia CANBERRA Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Settembre 2004 Anno IV – Fascicolo III Ufficio dell’Addetto Scientifico Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia CANBERRA Settembre 2004 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Settembre 2004 Sponsored by: I Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA II Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Introduzione Oggi la conoscenza scientifica e le risorse umane qualificate rappresentano fattori di crescita strategici, e il mondo della ricerca e delle universita’ e’ sempre piu’ esposto a nuovi quesiti . Nell’attuale momento di grandi mutamenti sia nazionali che internazionali la ricerca costituisce una risorsa che deve esere correttamente utilizzata e valorrizzata. Infatti, le universita’ e le istituzioni di ricerca sono spesso soggette a richieste miranti ad una loro differente e maggiore presenza esterna, non solo come attori della promozione della cultura e del progresso scientifico e tecnologico, ma anche come attori che possono sostenere lo sviluppo economico e fornire servizi avanzati. Le universita’ sono considerate luoghi previlegiati dove le risorse umane vengono formate; risorse che sono diventate cruciali per la competitivita’ delle industrie e la promozione di nuovi settori. Non sempre la ricerca si traduce in trasferimento tecnologico e, quindi, in un concreto vantaggio per le imprese; cio’ non tanto per problemi di qualita’ intriseca quanto per scarsa capacita’ di sfruttare i risultati dal punto di vista economico e commerciale. In Italia, cosi’ come in Australia, questa difficolta’ e’ dovuta sia a carenza del lato delle offerte che del lato della domanda. Infatti, vi e’ da registrare per il sistema della ricerca di entrambi i paesi una consolidata attitudine a sviluppare ricerca fondamentale o di base (con una scarsa capacita’ di dialogo con il mondo imprenditoriale) e, nello stesso tempo, i due sistemi produttivi sono caratterizzati da una alta presenza di piccole e medie imprese sul territorio, la maggior parte delle quali operano in settori tradizionali dell’industria. Non e’, quindi, sempre facile identificare in modo puntuale la domanda di ricerca che queste imprese raramente riescono a definire in modo chiaro, perche’ le conoscenze e le tecnologie di cui hanno bisogno sono sempre piu’ estranee alla cultura specifica dei settori in cui operano e perche’ le loro stesse piccole dimensioni costituiscono spesso una barriera all’acquisizione diretta di queste tecnologie e competenze. Nello stesso tempo, il prodotto della conoscenza, qualora non utilizzato dal sistema produttivo, non puo’ rimanere in “magazzino” e dovra’ collocarsi sul mercato, pena l’obsolescenza, e pertanto deve esseci un adeguato sistema tale da garantire un ritorno all’ente pubblico che l’ha generato. Le piccole e medie imprese necessitano di trasferimento di conoscenze scientifiche e tecnologiche per mantenere la loro competitivita’ sui mercati e questo, dato le limitate risorse, non puo’ che giungere dalle universita’ e dai centri di ricerca pubblici. Il sistema della ricerca nazionale non puo’ continuare ad essere sostenuto prevalentemente da finanziamenti pubblici (vedasi la spesa in R&D di entarmbi i paesi rispetto la media OECD) ma dovra’ trovare nelle imprese private una forma di finanziamenti aggiuntivi. Pertanto diventa fondamentale il dupplice intervento dei governi: rendere disponibile un’adeguata “struttura” scientifico-tecnologica di supporto e, nello stesso tempo, favorirne una rapida e diffusa utilizzazione. In tale contesto, entrambi i Paesi si sono orientati ad individuare soluzioni che risultano un compromesso tra le seguenti due posizioni: −Valorizzare il contributo della ricerca pubblica al processo d’innovazione in senso piu’ “generale’, attraverso la capacita’ di risolvere problemi complessi e di porne di nuovi. Pertanto porre maggiore attenzione alla formazione delle risorse umane (ricercatori, studenti e docenti) e al consolidamento delle competenze di ricerca che possono attrarre anche investimenti dall’estero. III Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA −Rafforzare l’orientamento “imprenditoriale” del sistema della ricerca pubblica, attraverso l’intensificazione dell’impegno nel trasferimento tecnologico, la semplificazione e l’accelerazione del processo di creazione d’imprese “accademiche”, intensificazione del contatto diretto con le imprese, l’incremento dell’attivita’ di ricerca su commessa (attraverso bandi ad hoc a livello regionale) e di concessione di licenze; In Italia, in generale, l’analisi dei brevetti del settore pubblico non e’ particolarmente sviluppata in quanto solo nell’ultimo decennio il numero dei brevetti ha assunto una importanza equivalente a quello delle pubblicazioni scientifiche nella valutazione dell’efficienza della ricerca, mentre in Australia ci sono diversi rapporti che consentono un piu’ preciso monitoraggio. Nelle tabelle successive sono evidenziati i dati piu’ recenti sul numero dei brevetti depositati a livello internazionale che danno un idea dell’attivita’ di ricerca applicata sviluppata in Italia e e in Australia. Tabella 1 Brevetti europei ed americani concessi ad Enti pubblici di ricerca italiani nel periodo 1982-1999 (Fonte Piccalunga e Patrono 2000) European U.S. Patent Totale Patent Office Office CNR 63 121 184 ENEA 39 30 69 Universita’ La Sapienza Roma 2 4 6 Universita’ di Parma 3 3 6 Scula Superiore Sant’Anna di Pisa 2 3 5 Politecnico di Torino 2 2 Universita’ Cattolica di Milano 1 1 Universita’ di Genova 1 1 Universita’ di Siena 1 1 Universita’ di Napoli 1 1 Totale 111 165 276 Tabella 2 Brevetti americani concessi ad Enti pubblici di ricerca australiani nel periodo 1984-1998 (Fonte ARC – Investing our Future) 1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998 CSIRO 52 57 139 248 Governo Australiano (Commonwealth) 52 24 10 86 Telstra 13 13 Australian Atomic Energy Commission 3 2 5 Research Laboratories of Australia 2 3 5 Australian Telecomunication 3 3 Commission Meat Research Corp. 6 6 Australian Nuclear S&T Organization 2 3 1 6 Other Australian Gov Organization 10 12 12 34 Other Coassignees 12 10 20 42 Totale 136 108 204 448 IV Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Tabella 3 Brevetti americani concessi ad universita’ (*) australiane nel periodo 1984-1998 (Fonte ARC – Investing our Future) 1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998 University of Melbourne 5 23 33 61 University of New South Wales 34 13 11 58 University of Sydney 4 10 19 33 Australian National University 5 11 21 37 University of Queensland 6 7 10 23 Monash University 5 2 7 14 Flinders University of South Australia 4 1 4 9 University of Western Australia 6 4 10 Totale 63 73 109 245 (*) Le Universita’ Australiane sono enti autonomi che ricevono finanziamenti pubblici per la ricerca e la formazione. Dalle tabelle su esposte si evince come la cultura del “pervenire al brevetto”, dopo la fase della ricerca, sia piu’ diffusa negli enti pubblici di ricerca australiani rispetto a quelli italiani e questo aspetto risulta piu’ pronunciato nell’ambiente universitario. Di fatto le universita’ australiane sono piu’ esposte al libero mercato, il numero degli studenti (circa il 14% provengono dal Sud Est Asiatico), delle pubblicazioni scientifiche e dei brevetti sono elementi vitali per la loro immagine e sopravvivenza. Il problema australiano e’ che tali brevetti non sempre vengono sfruttati dall’industria nazionale e pertanto costituiscono si’ un patrimonio del kow-how del paese ma, questo, non viene del tutto sfruttato in “casa”. In Italia, al fine di consentire in futuro un piu’ facile approccio al brevetto del risultato di ricerca, sono in atto modifiche e snellimenti nelle procedure per l’ottenimento dei brevetti (consolidamento del brevetto europeo ed introduzione del brevetto comunitario) soprattutto da parte degli enti pubblici di ricerca. Va registrato comunque, che nella maggior parte dei casi italiani, le invenzioni brevettate sono il risultato di progetti finalizzati del MIUR o operativi nell’ambito dei Programmi Quadro Europei. Pertanto, la decisione di brevettare e’ legata soprattutto al raggiungimento di risultati positivi dal punto di vista scientifico tecnologico e, raramente, a seguito di contatti con imprese che hanno manifestato un interesse all’invenzione. Rimane, tuttavia, aperta una questione etico-istituzionale, oltre che commerciale, che le istituzioni pubbliche di ricerca dovranno affrontare in futuro, ovvero ricercare l’equilibrio tra exploration ed exploitation, tra risultati da diffondere e risultati da proteggere, tra incentivi alla ricerca finalizzata e alla ricerca fondamentale o di base. Pertanto, oltre a pensare a strategie su come aumentare il numero di brevetti nazionali, ci sarebbe da porsi la domanda cosa brevettare e cosa pubblicare e, piu’ in generale, come impostare una vera politica della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica nazionale. Nicola Sasanelli Addetto Scientifico V Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Introduction Today’s scientific knowledge and qualified human resources represent strategic growth factors, and the world of research and universities is increasingly exposed to new challenges. In a moment of great national and international changes, research represents a resource which has to be used and valued correctly. Universities and research institutions are often required to have a different and stronger external presence, not only to promote culture and scientific-technological progress, but also to sustain the economic development and provide advanced services. Universities are considered privileged places for the formation of human resources, which have become crucial for companies’ competitiveness and for the promotion of new sectors. Research does not always mean technological transfer and therefore a concrete advantage for companies; the cause is not the intrinsic quality, but rather the scarce capacity to apply the results to economic or commercial uses. In Italy, as in Australia, this problem is due to a lack of offer and demand. The research systems of both countries possess a consolidated attitude to develop fundamental or basic research (with a scarce capacity of communicating with the entrepreneurial world) and, at the same time, the two productive systems are characterised by a strong presence of small and medium sized companies on the territory, the majority of which operate in traditional industrial sectors. Therefore, it is not always easy to identify the research demand, which these companies rarely manage to define clearly in time. This is because the knowledge and technologies they need are more and more alien to the specific culture of the sectors in which they operate and because their small dimensions often represent a barrier to the direct acquisition of these technologies and competence. At the same time, the product of knowledge, when not used by the productive system, cannot remain in the “store” and will have to be put on the market, otherwise it will remain obsolete. Therefore, there must be an adequate system, able to guarantee a profit to the public organisation which generated it. Small and medium sized companies need continuous transfer of scientific knowledge and technologies to maintain their competitiveness on the markets and, considering the limited resources, such transfer can only come from universities and public research centres. The national research system cannot always be sustained by public funding (see the R&D expenditure of both countries compared to the OECD average) but it will have to seek a form of additional funding in private companies. Therefore, a double intervention of the governments becomes fundamental: to provide an adequate scientific-technological “structure” of support and, at the same time, to facilitate a rapid and widespread use. In this context, both countries are oriented towards solutions which represent a compromise between the two following positions: −To value the contribution of public research to the process of innovation in a more “general” sense, through the capacity of solving complex problems and creating new ones. This means to pay more attention to the formation of human resources (researchers, students and teachers) and to the consolidation of research competence which can mean additional funding from abroad. −To improve the “entrepreneurial” orientation of the public research system, by strengthening the commitment for technological transfer, simplifying and accelerating the process of creation of “academic” companies, intensifying the VI Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA direct contact with the companies, increasing research activities on order (through announcements at regional level) and through the emission of patents; Generally, the analysis of patents in the public sector is not particularly developed in Italy. Only in the last ten years the number of patents has become as important as scientific publications in evaluating the efficiency of research, whereas in Australia there are various reports allowing a more precise control. The following charts show the most recent data on the number of patents claimed at international level, which give an idea of the applied research activity developed in Italy and Australia. Table 1 European and American Patents released to Italian public research Organisations the period 1982-1999 (Source Piccalunga and Patrono 2000) European U.S. Patent Patent Office Office CNR 63 121 ENEA 39 30 University La Sapienza of Rome 2 4 University of Parma 3 3 Sant’Anna Advanced Institute of Pisa 2 3 Polytechnic of Turin 2 Catholic University of Milan 1 University of Genoa 1 University of Siena 1 University of Naples 1 Total 111 165 during Total 184 69 6 6 5 2 1 1 1 1 276 Table 2 American Patents released to Australian public research Organisations during the period 1984-1998 (Source ARC – Investing our Future) 1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998 CSIRO 52 57 139 248 Australian Government (Commonwealth) 52 24 10 86 Telstra 13 13 Australian Atomic Energy Commission 3 2 5 Research Laboratories of Australia 2 3 5 Australian Telecommunication 3 3 Commission Meat Research Corp. 6 6 Australian Nuclear S&T Organization 2 3 1 6 Other Australian Gov Organization 10 12 12 34 Other Coassignees 12 10 20 42 Total 136 108 204 448 VII Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Table 3 American Patents released to Australian universities (*) during the period 1984-1998 (Source ARC – Investing our Future) 1984-89 1989-93 1994-98 1984-1998 University of Melbourne 5 23 33 61 University of New South Wales 34 13 11 58 University of Sydney 4 10 19 33 Australian National University 5 11 21 37 University of Queensland 6 7 10 23 Monash University 5 2 7 14 Flinders University of South Australia 4 1 4 9 University of Western Australia 6 4 10 Total 63 73 109 245 (*) Australian Universities are independent organisations, which receive public funds for research and education. From the charts above, it is clear how the culture “to obtain a patent”, after the research phase, is more widespread among the Australian public organisations than in the Italian ones, and this aspect is more visible in the academic environment. Australian Universities are more exposed to free market. The number of students (about 14 % come from South East Asia), scientific publications and patents are vital elements for their image and survival. The problem in Australia is that such patents are not always exploited by the national industrial sector and therefore they represent a heritage of the national know how, which is not however exploited “at home”. In Italy, in order to allow an easier approach to the patent after research results, changes and streamlining of the procedures for obtaining patents are underway (consolidation of the European patent and introduction of the community patent) especially on behalf of public research centres. It has to be noted, however, that in the majority of Italian cases, patented inventions are the result of projects funded by the MIUR or part of European Framework Programs. Therefore, the decision to release patents is linked to the achievement of positive results in scientific and technological terms. This is rarely due to contacts with companies showing interest in the invention. There is, however, an ethical-institutional and commercial question, which public research institutions will have to face in the future: to seek the balance between exploration and exploitation, between results to promote and results to protect, between incentives to applied research and basic or fundamental research. Therefore, besides thinking about strategies on how to increase the number of national patents, it would be important to wonder what should be patented and published and, more generally, how to plan a true policy of national scientific research and technological innovation. Nicola Sasanelli Scientific Attache’ VIII Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA IX Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA X Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Bollettino della Comunita’ Scientifica in Australasia Settembre 2004 Direttore responsabile: ing. Nicola Sasanelli Responsabile e coordinamento editoriale: dott.ssa Alessandra Iero Comitato di Redazione: dott. Bob Brockie – Victoria University dott. Michael Cantoni – University of Melbourne dott.ssa Anna Maria Fioretti – CNR Padova dott. Stefano Girola – University of Queensland dott. Guido Governatori – University of Queensland dott.ssa Lynne Hunter – Delegation of the European Commission to Australia and New Zealand dott. Bruno Mascitelli – Swinburne University dott.ssa Daniela Rubatto – Australian National University dott.ssa Marilena Salvo - Australian National University dott.ssa Alessandra Warren - Australian National University Traduzioni a cura di: Enrico Zorzella XI Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Ambasciata d’Italia in Canberra Ufficio dell’Addetto Scientifico Comitato di Redazione 12 Grey Street DEAKIN ACT 2600 Tel. (+61) (2) 6273 3333 Fax (+61) (2) 6273 2406 http://www.scientific.ambitalia.org.au/ [email protected] ISSN 1446 - 9588 Il Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia si basa sul libero apporto dei ricercatori. Per tale motivo gli autori se ne assumono interamente la responsabilità. The Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia is based on the free contribution of researchers. For this reason, the authors take on full responsibilities. XII Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Sommario EVENTI Promossi dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Canberra pag. 1 Forum scientifico italo-australiano in ACT “Una serie di seminari per presentare e discutere le collaborazioni scientifiche tra Italia e Australia” pag. 5 IT-AU Science Forum in the ACT “A seminar series to present and discuss scientific collaboration between Italy and Australia” pag. 8 Luciano Lombardo Forum scientifico italo-australiano in ACT: Scienze matematiche, scienze dell'informazione ed ingegneria pag. 11 IT-AU Science Forum in the ACT: Mathematical sciences, information sciences and engineering seminar pag. 12 Lilia Ferrario Forum scientifico italo-australiano in ACT: Astronomia e Astrofisica pag. 13 IT-AU Science Forum in the ACT: Astronomy and Astrophysics pag. 14 Marilena Salvo Forum scientifico italo-australiano in ACT: Scienze della Terra pag. 15 IT-AU Science Forum in the ACT: Earth Sciences pag. 17 Daniela Rubatto Il National ICT Australia avvia una nuova filiale in societa` con l’Universita` di Melbourne ed il Governo del Victoria pag 19 National ICT Australia Establishes Victoria Node in Partnership with the University of Melbourne and Victorian Government Clare MacDonald, Annette McLeod XIII pag 21 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA La siccita’ australiana ed il Protocollo di Kyoto pag 23 The Australian drought and the Kyoto Protocol pag 25 Nicola Sasanelli, Alessandra Iero Econofisica: un nuovo strumento per investigare i mercati finanziari pag 27 Econophysics: a new tool to investigate financial markets pag 31 Tiziana Di Matteo, Enrico Scalas, Michele Tumminello L’Australia si candida per ospitare il 34° congresso geologico internazionale a nome dell’intera Oceania pag 35 Australia bids for 34th international geological congress on behalf of Oceania region pag 37 La prevalenza e le caratteristiche peculiari dei disturbi mentali in un gruppo di italoaustraliani richiedenti il “counselling” psicologico: una lettura psicodinamica pag 39 A psychodynamic study of the prevalence and peculiar features of mental disorders in a cohort of Italian-Australians undergoing counselling pag 47 Carmelo Pollicina Una finestra sulla Commissione Europea A window on the European Commssion Lynne Hunter pag 57 pag 61 Una finestra sull’economia A window on the Economics Bruno Mascitelli pag 65 pag 67 La scienza: una finestra aperta sulla cultura Science: a window open on culture Stefano Girola pag 73 pag 77 XIV Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio dell’Australasia La gravita’ a Gingin pag 83 Journey in the Academic and Research world of Australasia Gravity at Gingin pag 87 Alessandra Iero Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio italiano Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA) del CNR Journey in the Academic and Research world of Italy The Institute for Electromagnetic Sensing of Environment (IREA) of CNR Anna Maria Fioretti pag 95 pag 103 Notizie flash dal mondo delle riviste tecnico-scientifiche Australiane ü Attualità pag 115 • Protezione per il deserto antartico. • L’Università del Queensland a capo della pedologia mondiale ü Ricerca, Sviluppo e Innovazione pag. 116 • Come evitare di svegliarsi durante le operazioni chirurgiche • Operazioni cardiache robotizzate • Non e’ piu’ necessario distruggere il fotone per osservarlo! ü Nuove Tecnologie e Nuovi materiali • Rivoluzionario polimero per la riparazione delle ossa • Nuovo cemento high-tech, piu’ leggero e piu’ forte ü Information Technology • pag. 117 pag. 118 Un programma per velocizzare le simulazioni al computer XV Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ü Sanità pag. 119 • Legame tra le malattie cardiache e le infezioni cutanee • Legame tra autismo e problemi alla nascita • Un metodo statistico per la cassificazione della leucemia linfoblastica acuta ü Ambiente pag. 120 • Il DNA dei delfini • Il platypus ha sensori elettrici • Frumento resistente alle erbe infestanti • Alghe simbiotiche potrebbero salvare i coralli • Non piu’ targhette per i pinguini • Depositi glaciali della Nuova Zelanda per la ricostruzione del clima • Le automobili che utilizzano gas inquinano ancora ü Spazio pag. 123 • Andrew Prentice sopravvive ad un incontro con phoebe! • I mostri quasar vivono in umili case • Server intasati dal transito di Venere News from the Italian technical-scientific journal ü Current Affairs pag. 131 • The Noah’s Ark of Cultural Heritage • News from: International Whaling Commission's annual meeting. • Buon appetito: Russian cosmonauts on a Mediterranean diet • e-Commerce will help rationalise pharmaceutical costs ü Research, Development, Innovation • The wind and wave atlas for the Mediterranean Sea XVI pag. 134 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ü New Technologies - New Materials • Satellites aiding disaster relief • Satellites are tracing Europe's forest fire scars pag. 135 ü Medicine • pag. 137 A new test for screening toxic compounds is a good alternative to animal experimentation. • Vaccine nips breast cancer in the bud • Italian research links diet with endometriosis risk • Weight loss, lifestyle changes associated with improved sexual function in obese men with erectile dysfuntion. • InterAcademy medical panel moves to Trieste • One glass of CNR wine drives the doctor away • New vaccines from plants ü Environment and Earth Science pag 140 • Oldest Antarctic ice core reveals climate history • Clouds, atmospheric pollution and climate ü Space pag. 134 • An Exo-Solar Planet candidate discovered by an Italian Group. • Old galaxies in the young universe: Very large telescope unravels new population of very old massive galaxies Programma delle Conferenze scientifiche in Australasia pag. 143 Principali siti Web pag. 145 XVII Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA XVIII Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA EVENTI Promossi dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia in Canberra [email protected] September 2004 - May 2005, Canberra Italy-Australia Science Forum in the ACT: “A seminar series to present and discuss scientific collaboration between Italy and Australia” ARIA-Canberra together with the Scientific Office of the Embassy of Italy, and DEST, with the endorsement of the Delegation of the European Commission, the Australian National University, CSIRO, the University of Canberra and FEAST aims to inform the scientific community on the Italian system and the avenues for collaborations between Italy and Australia. Each seminar will take place in the Department involved in the presentation. The Department involved in the Seminars and their dates are the following: September 2nd 2004: ANU Mathematical Sciences Institute, Host Dr Lilia Ferrario October 20th or 27th 2004: ANU Research School of Astronomy and Astrophysics at Mt. Stromlo, Host Dr Marilena Salvo December 1st 2004: ANU Research School of Earth Sciences, Host Dr Jörg Hermann February 23rd 2005: CSIRO Land and Water, Host Dr Vittorio Brando March 16th 2005: ANU Department of Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences and Engineering, Host Dr Tomaso Aste and Dr Tiziana Di Matteo May 18th 2005: University of Canberra Ecochemistry Laboratory, Host Prof Bill Maher Contact: Luciano Lombardo, [email protected] 8-10 November 2004, Brisbane Transgenerational inheritance of epigenetic modifications to the genome: potential implications for health and disease The genetic code (genome or DNA) of both animals and plants contains the template of genes that underpin all functions associated with life. Epigenetic modification of the genome refers to a level of control that is superimposed on the genome and which can influence the expression of genes. A common example of epigenetic modification involves the methylation of DNA at specific sites on the genome which results in gene inactivation (silencing). Hence, epigenetic modification determines whether genes are expressed or repressed. The normal epigenetic status of the genome for a particular organism is inherited and is vital for the temporal and spatial expression and repression of genes during differentiation, growth and development. As differentiation proceeds, different tissues assume a tissue-specific epigenetic status that reflects the function of that tissue or organ. Changes to the normal epigenetic status of cells can result in aberrant expression of genes which in some circumstances can be a precursor to cancer. Abnormal changes in epigenetic status acquired during life, and which are non-lethal, are usually corrected during the formation of gametes and therefore are not passed onto the next generation. Recent evidence suggests that abnormal epigenetic modifications acquired during life can in some circumstances be inherited. If this is confirmed as a general principle 1 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA then it would have enormous implications for the fundamental understanding that inheritance operates exclusively through the transmission of genes from one generation to the next. During the conference world experts will review the latest information on mechanisms of epigenetic modification of the genome and transgenerational inheritance of abnormal epigenetic changes. Contact: Prof Michael D’Occhio, email: [email protected] 8-10 November 2004, Brisbane Workshop on marine parks in Italy and Australia: a comparison of research and management methods In Italy, Marine Protected Areas (MPA) have recently been the focus of a particular attention from both the scientific community and the environmental agencies, leading to the institution of a total of more than twenty national MPA, distributed along the entire peninsula. The first two marine protected areas were officially instituted in middle eighties, but the process undertook a strong accelerations during the nineties. This process has involved a considerable part of the Italian marine scientific community to deal with new and complex problems such as site identification, habitat, community and biodiversity assessment, as well as the appropriate methodologies to address them. In 2001, central environmental agencies have launched an interdisciplinary research project (AFRODITE) aimed at the study of the above mentioned problems in all the Italian MPAs. The results so far available have pointed out a number of scientific and management issues that deserve closer scrutiny. In this frame, it is considered of the utmost utility the confrontation and critical analysis of the Italian experience with that gained in other natural and social contexts. It is clear that Australia in one of the most promising grounds where to performe a confrontation and critical exercise, due to its well established MPA patrimony and the experience related to research, planning and management issues. Contact: Prof Ron Jonstone, email: [email protected] 2005 6-11 February 2005, Canberra ISPET IV: “Advanced techniques applied to petrological problems” Aims: Teach young researches how advanced analytical and experimental techniques can be used to understand geological processes; Increase capabilities of students to tackle complex problems through multidisciplinary, innovative and unconventional approaches; Practical sessions on analytical and experimental facilities to provide insight into data collection and processing ; Provide a stimulating environment for discussion among participants and a fertile ground for future collaboration. Structure of the Seminars: The School is addressed to student at graduate level, with priority for students from partner institutions. A limited number of students (~30) will 2 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA interact with lecturers (10-15), mainly from the partner institutions, who will give presentations and guide practical sessions. A field excursion may follow the Seminar. Topics covered might include: Ion microprobe dating of accessory phases, In situ trace element analysis, The role of trace elements in high temperature processes, Spectroscopy (Infrared and Synchrotron) applied to petrology, Stable isotopes, Thermochronology, Experimental petrology Venue: Research School of Earth Sciences, The Australian National University Contacts: Dr Daniela Rubatto, email: [email protected] Italian Australian Workshop on Food Safety The workshop will explore the following themes: Improved crop protection systems based on biological control methods for safer low input production systems; Toxigenic fungi and their products in the food chain; Fungal Biodiversity; Molecular tools for contamination diagnosis; Improvement of the reliability and the speed of diagnosis is a key for safety of plants and plant products; Bio-Contaminants: analytical and detection methods; Mediterranean–Australian trading of agro products: contamination problems and risks; Quarantine protocols; GMO co-existence analysis; Environmental risk and impact of the introduction of alien species; Characterization of genetic resources as a strategy for the preservation of plant biodiversity; Underutilized crop species in the management of sustainable agriculture. Contacts: [email protected]; [email protected], [email protected] 3 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 4 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Forum scientifico italo-australiano in ACT “Una serie di seminari per presentare e discutere le collaborazioni scientifiche tra Italia e Australia” Luciano Lombardo Il forum scientifico italo-australiano e’ una nuova inziativa di ARIA-Canberra, patrocinato dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Canberra, dall’Australian National University, dall’Universita’ di Canberra, dal CSIRO, dalla Delegazione della Commissione Europea, dal DEST, da FEAST e dal National Europe Centre. Tale iniziativa si propone, attraverso una serie di seminari, di presentare e discutere le collaborazioni scientifiche tra Italia e Australia al fine di promuovere le attivita’ di ARIA e stimolare ulteriormente la cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Australia in aree tematiche gia’ “mature”. I seminari inoltre vogliono espandere il network esistente di ricercatori all’interno di ciascuna disciplina e possibilmente creare dei nuovi interessi in altre discipline, in modo tale da rafforzare la cooperazione. Una delle finalita’ di ARIA-Canberra e’ inoltre, tramite questo evento, di informare la comunita’ scientifica sulla cooperazione bilaterale che coinvolge universita’ e centri di ricerca situati in ACT. L’iniziativa e’ considerata fondamentale poiche’ da un lato raccoglie il follow-up di collaborazioni precedenti e dall’altro fornisce l’opportunita’ di discutere gli obiettivi nazionali grazie al coinvolgimento dei principali decisori attivi nella promozione della cooperazione bilaterale, quali il Department of Education, Science and Training (DEST), l’Ambasciata d’Italia, la Commissione Europea e le universita’ e i centri di ricerca italiani e australiani. ARIA-Canberra sta diventando un elemento importante nella promozione della cooperazione tra Italia e Australia facendo tesoro del suo recente passato. E’ questa la prima associazione dell’iniziativa ARIA a livello nazionale dell’Ambasciata d’Italia, istituita il 19 luglio 2002 per promuovere la cooperazione scientifica tra Italia e Australia. ARIA-Canberra e’ stata ufficialmente lanciata a Canberra il 26 novembre 2002, dall’Ambasciatore d’Italia SE Dino Volpicelli, presso la sua residenza, alla presenza del Ministro per la Scienza australiano On Peter McGauran MP. L’Associazione e’ un ente il cui comitato comprende due membri ex-officio, rappresentativi degli interessi di ciascun governo. I membri sono principalmente giovani ricercatori operanti nelle istituzioni dell’ACT (ANU, UC, CSIRO e ADFA); tuttavia l’associazione e’ aperta a chiunque sia interessato alla cooperazione nella ricerca tra Italia e Australia. Questa iniziativa inoltre, ha spronato l’istituzione di altre associazioni ARIA, che attualmente sono state fondate in Western Australia, Victoria, New South Wales, South Australia e Queensland. L’obiettivo di ARIA-Canberra e’: “promuovere, incoraggiare, facilitare e amministrare attivita’ promozionali concernenti con la ricerca scientifica, tecnologica e le scienze sociali, tra universita’ e centri di ricerca dell’ACT e dell’Italia”. Lo scorso anno l’Associazione ha ricevuto fondi dal DEST e dal Governo Italiano al fine di contribuire alle seguenti attivita’: −Il Workshop “Ecotoxicological tools for environmental management”; −Il workshop Italo-Australiano “Future directions in Spectroscopy and Imaging with Synchrotron Radiation”; 5 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA −Il Workshop Trilaterale “Analysis and Applications”; −Il Workshop sui nuovi marteriali; −Il Bollettino della Comunita’ Scientifica in Australasia. Oltre a gestire i fondi relativi alle succitate attivita’, il comitato e i membri sono stati coinvolti in una serie di attivita’ promozioinali, tra le quali: −Il lancio dell’Associazione presso la residenza dell’Ambasciatore gia’ citato; −Il lancio del libro sulla medicina preventiva presso l’Italo-Australian Club da parte del Dr Anthony Mariani dell’Italian Medical Society, Melbourne; −L’incontro nazionale dei presidenti di ARIA, tenutosi a Canberra alla presenza di SE l’Ambasciatore Dino Volpicelli e il Ministro della Scienza On. Peter McGauran MP, finalizzato a sviluppare una strategia nazionale. Le associazioni costituiscono il network ideale per raccogliere e disseminare le informazioni relative alla ricerca di base, alla ricerca applicata e al trasferimento tecnologico da e verso universita’ e centri di ricerca di ciascuno stato australiano e l’Italia. L’iniziativa piu’ recente, il Forum scientifico italo-australiano (il cui programma dei seminari e’ qui a seguire), fornisce un utile punto di discussione per procedere ulteriormente verso questi obiettivi. Settembre 2004-Luglio 2005 - PROGRAMMA 8 settembre 2004: presentazione ufficiale dei seminari presso il National Europe Centre alla presenza si SE l’Ambasciatore d’Italia Dino Volpicelli e del Ministro della Scienza australiano On Peter McGauran, MP. 9 settembre 2004: Matematica, Scienze dell’Informazione e Ingegneria ANU Mathematical Sciences Institute A cura di: Dr Lilia Ferrario, [email protected] 20 ottobre 2004: Astronomia e Astrofisica ANU Research School of Astronomy and Astrophysics at Mt. Stromlo A cura di: Dr Marilena Salvo, [email protected] 1 dicembre 2004: Scienze della Terra ANU Research School of Earth Sciences, Building 61, Mills Road, Jaeger seminar room A cura di: Dr Jöerg Hermann, [email protected] 23 febbraio 2005: Terra e Acqua CSIRO Land and Water A cura di: Dr Vittorio Brando, [email protected] 16 marzo 2005: Fisica ANU Department of Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences and Engineering A cura di: Drs Tomaso Aste and Tiziana Di Matteo, [email protected] 18 maggio 2005: Chimica Ambientale University of Canberra Ecochemistry Laboratory A cura di: Prof Bill Maher, [email protected] 6 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Luglio 2005: Valutazione dei seminari e pianificazione per il futuro A cura di: Dr Greg Tegart [email protected] Indirizzo web: www.scientific.ambitalia.org.au/aria/aria_act/seminars.htm Dr Luciano Lombardo President ARIA-Canberra Testo originale in inglese 7 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA IT-AU Science Forum in the ACT “A seminar series to present and discuss scientific collaboration between Italy and Australia” Luciano Lombardo The IT-AU Science Forum is a new initiative of ARIA-Canberra and is endorsed by the Scientific Attaché of the Embassy of Italy; the Australian National University; the University of Canberra; the CSIRO; the Delegation of the European Commission; DEST; FEAST and the National Europe Centre. This initiative delivers “A seminar series to present and discuss scientific collaboration between Italy and Australia” with the aim of promoting ARIA activities and leveraging further scientific and technological cooperation between Italy and Australia in already “mature” thematic areas. The seminars would expand the existing network of researchers within those disciplines and hopefully create a spill-over into other disciplines in order to strengthen cooperation. An ARIA-Canberra focus throughout this event is to inform the scientific community about the bilateral collaborations which involve universities and research centres located in the ACT. The initiative is considered fundamental in that on one side it brings together the follow up of previous cooperation activities and on the other side provides an opportunity to effect synergy with national objectives through involvement with the principal decision makers concerned with promoting bilateral cooperation such as the Department of Education, Science and Training (DEST), Embassy of Italy, European Commission and Italian and Australian universities and research centres. ARIA-Canberra is now becoming an important stakeholder in promoting collaboration activity between Italy and Australia by building on its past history. It is the first association, incorporated on 19 July 2002, of a national ARIA initiative by the Italian Embassy to promote scientific collaboration between Italy and Australia. ARIA-Canberra was officially launched in Canberra on 26 November 2002 at the Italian Ambassador’s residence by His Excellency, Dino Volpicelli in the presence of the Hon Peter McGauran MP, and Minister for Science. It is an incorporated entity with a Board including two ex-officio members representing the interests of the respective governments. The members are mainly young researchers active in ACT Institutions (ANU, UC, CSIRO, ADFA), however, the association is directed to anybody interested in Italy-Australia research co-operation. This initiative has provided the momentum for other ARIA associations which have now been incorporated in WA, Victoria, NSW, SA and Queensland. The ARIA-Canberra objective is: “to promote, encourage, facilitate and administer promotional activities pertaining to scientific research, technology and social science between universities and research centres of ACT and Italy”. The Association received funding last year from DEST and the Italian Government to help support the following activities: −Workshop on Ecotoxicological tools for environmental management −Italo-Australian workshop on Future directions in Spectroscopy and Imaging with Synchrotron Radiation −Trilateral Workshop on Analysis and Applications 8 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA −Workshop on New Materials −Bulletin of the Italian Scientific Community in Australasia In addition to managing funding for the above activities the Board and members have been involved in organising a number of promotional events including: −the launch of the Association at the Ambassador’s residence mentioned earlier −a book launch at the Italo-Australian Club, Canberra, of the publication Preventive Medicine by Dr Anthony Mariani of the Italian Medical Society, Melbourne −a national meeting of ARIA presidents in Canberra in the presence of His Excellency, Dino Volpicelli and the Hon Peter McGauran MP, and Minister for Science to develop a national strategy. The Associations are the ideal network for collecting and disseminating information related to basic research, to applied research and technology transfer from and to universities as well as public and private research centres of each Australian State and Italy. This latest initiative by ARIA-Canberra, the IT-AU Science Forum (seminar schedule attached), provides a useful discussion point in further advancing these objectives. September 2004-July 2005 - SCHEDULE September 8th: Official launch event at the National Europe Centre, at the presence of the Ambassador of Italy HE Dino Volpicelli and the Australian Minister for Science the Hon Peter McGauran MP. September 9th 2004: Mathematics, Information Sciences and Engineering ANU Mathematical Sciences Institute Host Dr Lilia Ferrario, [email protected] October 20th 2004: Astronomy and Astrophysics ANU Research School of Astronomy and Astrophysics at Mt. Stromlo Host Dr Marilena Salvo, [email protected] December 1st 2004: Earth Sciences ANU Research School of Earth Sciences, Building 61, Mills Road, Jaeger seminar room Host Dr Jöerg Hermann, [email protected] February 23rd 2005: Land and Water CSIRO Land and Water Host Dr Vittorio Brando, [email protected] March 16th 2005: Physical Sciences ANU Department of Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences and Engineering Hosts Drs Tomaso Aste and Tiziana Di Matteo, [email protected] May 18th 2005: Ecochemistry University of Canberra Ecochemistry Laboratory Host Prof Bill Maher, [email protected] 9 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA July 2005 Evaluation of the seminar initiative and planning for the future Host Dr Greg Tegart [email protected] Website address: www.scientific.ambitalia.org.au/aria/aria_act/seminars.htm Dr Luciano Lombardo President ARIA-Canberra Original manuscript in English 10 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Forum scientifico italo-australiano in ACT: Scienze matematiche, scienze dell'informazione ed ingegneria Lilia Ferrario Data: Giovedi' 9 Settembre 2004, ore 16:00 Localita’: Research School of Information Sciences and Engineering, Incrocio tra North Road e Daley Road, Edificio No 115, The Australian National University Le collaborazioni scientifiche tra l'Australia e l'Italia nei settori di Scienze Matematiche, Scienze dell' Informazione ed in Ingegneria sono sempre state molto intense. In alcuni di questi campi risalgono all'inizio degli anni 70. Alcune delle universita' coinvolte in tali collaborazioni sono: l’Australian National University, l’University of New South Wales, l’Universita' di Firenze, l’Universita' di Pisa, la Scuola Normale Superiore di Pisa, l’Universita' di Napoli, l’Universita' di Ferrara. Attivita' di cooperazione scientifica tra queste universita' sono estremamente frequenti. Scienziati Australiani visitano regolarmente universita' Italiane dove vengono spesso invitati ad offrire corsi di studio nella loro area di ricerca e lo stesso accade a scienziati Italiani che visitano centri di ricerca in Australia. Recentemente (3-7 Febbraio 2003) matematici italiani, australiani e di Taiwan hanno organizzato un congresso intitolato ``Congresso Trilaterale di Analisi Matematica ed Applicazioni'' tenutosi a South Darras nel New South Wales, in parte sponsorizzato dall' Ufficio Scientifico dell' Ambasciata Italiana a Canberra. Inoltre grazie agli accordi bilaterali tra Università Australiane e quelle della regione Campania, due giovani matematici australiani, finanziati dalla Regione Campania (iniziativa organizzata dall' Assessorato Ricerca Scientifica e Tecnologica rappresentato dal Prof. Luigi Nicolais), si recheranno in Italia, mentre un ricercatore italiano verra' a lavorare in Australia presso l'Istituto di Scienze Matematiche dell'ANU. Altri programmi di collaborazione tra Universita' e centri di ricerca in Italia ed Australia nei campi di Scienze Matematiche, Scienze dell'Informazione ed Ingegneria verrano discussi nel corso del nostro seminario. Programma: Dr Lilia Ferrario: Presentazione dei ricercatori attivi nell’attivita’ di cooperazione tra i due Paesi. Prof. John Richards (Direttore del RSISE, ANU): Collaborazioni nel campo delle Scienze dell' Informazione ed Ingegneria. Prof. Alan Carey (Direttore del MSI, ANU): Collaborazioni nel campo delle Scienze Matematiche. Prof. Neil Trudinger (MSI), che ha 30 anni d'esperienza collaborativa con ricercatori Italiani, discutera' gli scambi scientifici bilaterali tra la Regione Campania e l'Australia. Dr Lilia Ferrario Department of Mathematics Mathematical Sciences Institute The Australian National University Ph: +61 2 612 50346 Email: [email protected] 11 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA IT-AU Science Forum in the ACT: Mathematical sciences, information sciences and engineering seminar Lilia Ferrario Date: Thursday September 9th, 2004, 4pm Location: Research School of Information Sciences and Engineering, Cnr North and Daley Road, Building No 115, The Australian National University Italo-Australian collaborations in mathematical sciences and engineering have always been strong and go back to at least the 70s. Some of the universities involved are: the Australian National University, University of New South Wales, Universita' di Firenze, Universita' di Pisa, Scuola Normale Superiore di Pisa, Universita' di Napoli, Universita' di Ferrara. Scientific exchanges between these universities are frequent. It is common for Australian scientists to be invited to visit Italian universities and whilst there to give lectures and courses in their area of expertise and viceversa. Recently (3-7 February 2003) scientists from Italy, Australia and Taiwan organised the ``Trilateral Workshop on Analysis and Applications'', held in South Darras (NSW), which was co-sponsored by the Office of the Scientific Attaché of the Italian Embassy in Canberra. Furthermore, thanks to the bilateral agreement between Australian Universities and the Regione Campania (initiative organised by the Assessorato Ricerca Scientifica e Tecnologica through Prof. Luigi Nicolais), two young Australian mathematicians will visit Italy sponsored by Regione Campania and a young mathematician from Campania will come to Australia to work at the ANU Mathematical Sciences Institute. Several collaborative projects among universities and research centres in the field of mathematical sciences, information sciences and engineering will be highlighted in the course of this seminar. Schedule: Dr Lilia Ferrario (host): Introduction of the researchers involved in Italo-Australian collaborations. Prof. John Richards (Director of the RSISE, ANU): Collaborations in the area of Information Sciences and Engineering. Prof. Alan Carey (Dean of the MSI): Collaborations in Mathematical Sciences. Prof. Neil Trudinger (MSI), who has a 30 years experience in Italo-Australian collaborations, will talk on the Regione Campania - ANU scientific exchanges. Dr Lilia Ferrario Department of Mathematics Mathematical Sciences Institute The Australian National University Ph: +61 2 612 50346 Email: [email protected] 12 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Forum scientifico italo-australiano in ACT: Astronomia e Astrofisica Marilena Salvo Data: Mercoledi' 20 ottobre 2004, h.17:00 Localita’: ANU, Research Schoool of Astronomy and Astrophysics, Osservatorio di Mt.Stromlo, via Cotter Road, Weston Creek, Duffield Lecture Theatre Contesto: L'Osservatorio di Mt.Stromlo sta sostituendo le attrezzature distrutte nell'incendio del 18 gennaio 2003 con nuovi strumenti all'avanguardia della tecnica, e le industrie e l'esperienza italiana potrebbero portare un contributo significativo a questo processo. La Research School of Astronomy and Astrophysics, tuttavia, gia'prima degli incendi collaborava con istituzioni italiane. L'Australia ha una lunga storia di collaborazione con l'Italia su progetti di astrofisica. La base italo-francese di Dome-Concordia ha ospitato in varie occasioni scienziati australiani e la loro attrezzatura per osservazioni polari in vari campi dell'astrofisica. Attivita': la Research Schoool of Astronomy and Astrophysics collabora con l'European Research and Training Network per lo studio delle Supernovae di Tipo Ia, che costituiscono uno degli strumenti piu'potenti attualmente in grado di ottenere risultati in cosmologia. L' Universita'del New South Wales a Sydney ha in corso collaborazioni con il CNR italiano in Antartide e ha suggerito che alcune delle risorse a disposizione dell'astronomia australiana vengano convogliate in questo settore. Programma: Marilena Salvo: introduzione e presentazione Prof. Brian P. Schmidt (RSAA-ANU) "Collaborando con l'European Research and Training Network for the Study of Type-Ia Supernovae" Prof. Peter Mc. Gregor (RSAA-ANU) "Nuovi strumenti per Mt.Stromlo" Dr.Paolo Calisse (University of New South Wales) "Astronomia in Antartide" Marilena Salvo R.S.A.A. - The Australian National University Mt.Stromlo Observatory, Cotter Rd, 2611 Weston, ACT, Australia Ph:+61 2 6125 8914 Fax:+61 2 6125 0260 Mobile:+61 0415 418 335 Email: [email protected] Web: http://www.mso.anu.edu.au/~salvo/ 13 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA IT-AU Science Forum in the ACT: Astronomy and Astrophysics Marilena Salvo Date: Wednesday October 20th 2004, 5pm Location: ANU, Research Schoool of Astronomy and Astrophysics, Mt. Stromlo Observatory, Cotter Road, Weston Creek, Duffield Lecture Theatre Background: Mt.Stromlo Observatory is in the process of replacing the equipment lost in the bushfires on January 18, 2003 with new, state-of-the-art facilites and the Italian industry and expertise might be of valuable help in this undertaking. The Research Schoool of Astronomy and Astrophysics, however, was already collaborating with Italian institutions before the fires. Australia has a long story of collaboration with Italy on astrophysics projects in Antarctica. The French-Italian base Dome-C has hosted several times Australian scientists and their equipment for polar observations in various fields of Astrophysics. Activities: the Research Schoool of Astronomy and Astrophysics is collaborating with the European Research and Training Network for the Study of Type-Ia Supernovae, one of the major tools to investigate cosmology today. The University of New South Wales in Sydney has ongoing projects in collaboration with the Italian CNR in Antarctica and has suggested that some of the Australian resources for Astronomy be invested in new ones. Seminar schedule: Marilena Salvo: introduction and presentation Prof. Brian P. Schmidt (RSAA-ANU) "Collaborating with the European Research and Training Network for the Study of Type-Ia Supernovae" Prof. Peter Mc. Gregor (RSAA-ANU) "New instruments for Mt.Stromlo Observatory" Dr.Paolo Calisse (University of New South Wales) "Astronomy in Antarctica" Marilena Salvo R.S.A.A. - The Australian National University Mt.Stromlo Observatory, Cotter Rd, 2611 Weston, ACT, Australia Ph:+61 2 6125 8914 Fax:+61 2 6125 0260 Mobile:+61 0415 418 335 Email: [email protected] Web: http://www.mso.anu.edu.au/~salvo/ 14 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Forum scientifico italo-australiano in ACT Scienze della Terra Daniela Rubatto Data: Mercoledi 1 dicembre 2004, 4pm. Localita’: ANU, Research School of Earth Sciences, Mills Road Jaeger Seminar Room Background: Le scienze geologiche costituiscono una delle aree principali di ricerca in Australia, guidate sia dal desiderio di capire il mondo in cui viviamo, che dalla necessità di migliorare lo sfruttamento delle risorse naturali del paese. Scienze della Terra all’ANU (la Research School of Earth Sciences ed il Dipartimento di Earth and Marine Sciences) è tra i migliori centri di geologia nel mondo ed offre una straordinaria concentrazione di esperti e laboratori analitici. Questo profilo attrae in continuazione visitatori accademici sia nazionali che internazionali. L’Italia è un importante controparte nelle Scienze della Terra con una lunga tradizione in dettagliati studi di terreno. Questo è in parte alimentato dalla vicinanza di Alpi-Appennini, la catena montuosa attiva più studiata al mondo. Attività: Scambi di carattere scientifico tra la Research School of Earth Sciences (RSES) ed i numerosi dipartimenti di scienze geologiche italiani sono sempre stati fertili ed esiste un continuo scambio di studenti e visitatori accademici. Ricercatori da importanti dipartimenti italiani quali Padova e Genova hanno trascorso brevi periodi all’RSES per usare le infrastrutture quali il laboratorio di petrologia sperimentale, la microsonda ionica SHRIMP ed il LA-ICPMS. Ultimamente queste visite hanno coinvolto anche studenti di dottorato. I ricercatori dell’RSES hanno spesso visitato l’Italia per lavoro di terreno nelle Alpi con l’assistenza di colleghi italiani. Il quarto Seminario Internazionale di Petrologia (ISPET IV) sul tema “advanced techniques applied to petrological problems” si svolgerà all’RSES nel febbraio 2005. Questa scuola superiore internazionale mira a aumentare la capacità degli studenti di affrontare problemi complessi usando approcci multidisciplinari, innovativi e nonconvenzionali. Durante la scuola gli studenti frequenteranno lezioni e sessioni pratiche su tecniche analitiche e sperimentali con lo scopo di comprendere la collezione, il calcolo e l’interpretazione dei dati. Attualmente si sta considerando la possibilità di instaurare un dottorato di ricerca in Scienze della Terra diviso tra l’Università di Padova e l’ANU. Contenuto dei seminari. Membri dell’organico dell’RSES presenteranno collaborazioni e progetti ARC (Australian Research Council) esistenti che coinvolgono colleghi italiani. Verranno messi in evidenza i vantaggi di collaborare con i centri italiani, i metodi di finanziamento e la forme migliori di collaborazione. Il Prof. Gordon Lister presenterá il progetto Episodicity during orogenesis che include una intensa collaborazione in tettonica con università del nord Italia. Il Prof. Sptephen Cox illustrerà la collaborazione sulle zone di faglia Alpine con un team italo-francese-svizzero. L’Addetto Scientifico all’Ambasciata Italiana, Nicola Sasanelli presenterà i progressi riguardanti l’organizzazione del dottorato bilaterale tra l’Università di Padova e l’ANU . 15 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Un rappresentante del comitato organizzativo dell’ISPET IV presenterà una relazione sulle premesse e sul programma della scuola. Membri dell’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata Italiana, del DEST e della Commissione Europea saranno presenti per dare informazioni su possibili fondi per la collaborazione quali le Borse Marie Curie per giovani ricercatori, e per discutere altri temi rilevanti. Dr Daniela Rubatto Dep. of Earth and Marine Sciences The Australian National University Canberra 0200, ACT Australia Tel: ++61 2 6125 0563 office Email: [email protected] 16 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA IT-AU Science Forum in the ACT: Earth Sciences Daniela Rubatto Date: Wednesday December 1st 2004, 4pm. Location: ANU, Research School of Earth Sciences, Mills Road Jaeger Seminar Room Background: Geosciences are a prime area of scientific research in Australia driven by the intrinsic human need to understand the world we live in, and the necessity to improve the management of the country natural resources. Earth Sciences at ANU (the Research School of Earth Sciences and the Department of Earth and Marine Sciences) is among the best geoscience centres in the world and offers an outstanding concentration of expertise and analytical facilities. This curriculum continuously attracts national and international academic visitors. Italy is a strong partner in geosciences with a long tradition in detailed field studies. This has been partly nurtured by the vicinity of the Apennines-Alps, the most intensively studied active mountain belt in the world. Activities: Scientific exchanges between the Research School of Earth Sciences (RSES) and the numerous Italian geoscience departments have always been fertile and there is continuous exchange of students and visiting academics. Researchers from premier Italian departments such as Padova and Genova have been spending short periods at the RSES to use facilities such as the experimental petrology laboratory, the SHRIMP ion microprobe and the LA-ICPMS. Lately, these visits have also included PhD students. Researchers from RSES have often visited Italy for field-work in the Alpine region guided by with Italian colleagues. The fourth International Seminar of Petrology (ISPET IV) on “advanced techniques applied to petrological problems”, will be held at the RSES in February 2005. This international School aims to increase the capabilities of students to tackle complex problems through multidisciplinary, innovative and unconventional approaches. During the school students will attend lectures and practical sessions on analytical and experimental facilities to provide insight into data collection, processing and interpretation. The possibility to establish a shared PhD degree in Earth Sciences between the University of Padova and the ANU is currently under consideration. Seminar content: RSES faculty members will present exiting collaborations and ARC projects involving Italy researchers. The advantages of collaborating with Italian centres, the funding schemes used, and the preferred form of collaboration will be emphasized. Prof. Gordon Lister will present his project on “Episodicity during orogenesis“, which includes a strong collaboration with north Italian universities on Alpine tectonics. Prof. Stephen Cox will illustrate the collaboration with an Italian-French-Swiss team on fault zone in the Alps. The progresses on the joint Earth Science degree between the University of Padova and the ANU will be discussed by the Scientific Attaché’ of the Embassy of Italy, Nicola Sasanelli. 17 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA A representative of the organisation committee of ISPET IV will report on background and program for the School. Members of the Scientific Office of the Embassy of Italy, DEST and European Commission will be present to inform on funding opportunities, such as the Marie Curie Fellowship for young scientists, and to discuss relevant issues. Dr Daniela Rubatto Dep. of Earth and Marine Sciences The Australian National University Canberra 0200, ACT Australia Tel: ++61 2 6125 0563 office Email: [email protected] 18 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Il National ICT Australia avvia una nuova filiale in societa` con l’Universita` di Melbourne ed il Governo del Victoria Clare MacDonald, Annette McLeod Il National ICT Australia (NICTA), centro di eccellenza in tecnologie dell’informazione e comunicazioni, e l’Universita` di Melbourne, annuciano un accordo con il Governo del Victoria per avviare una filiale di NICTA nello Stato del Victoria. Il nuovo centro avrà sede presso l’Università di Melbourne, la quale contribuirà, sia con ricercatori di livello interrnazionale che con locali per i laboratori, un finanziamento di 20 milioni di dollari Australiani per coprire la durata di cinque anni. Per la durata dello stesso periodo, NICTA ha l’intenzione di investire 25 milioni di dollari Australiani. NICTA aspira a consolidare il laboratorio del Victoria al fine di renderlo un centro di ricerca per tecnologie dell’informazione e comunicazioni con piu` di 80 ricercatori e dottorandi entro la fine del 2006. Le parole del presidente del NICTA, Neville Roach, sono state: “Il bando dimostra l’intenzione di NICTA di diventare un istituto di dimensione nazionale. L’aggiunta del nodo del Victoria alle attuali attivita` nel New South Wales e nell’ACT (Australian Captial Territory) rappresenta un passo significativo nei programmi di NICTA per estendersi in tutta l’Australia.” Inoltre: “L’Universita` di Melbourne opera ad altissimo livello in campo internazionale nell’area delle tecnologie dell’informazione e comunicazioni, con particolari competenze in reti ottiche e reti di sensori. L’aggiunta di queste competenze eccezionali rinforza l’obiettivo di NICTA e la capacita` di influire positivamente sulll’economia dello stato del Victoria e dell’Australia.” Nel bando rilasciato alla fine di giugno, il Governo del Victoria dichiara l’intenzione di contribuire con 8 milioni di dollari Australiani al nuovo centro di ricerca. Le parole del presidente del NICTA a riguardo sono state: “Il contributo significativo del Governo Victoriano dimostra un forte impegno verso tecnologie dell’informazione e comunicazioni in quanto costituiscono mezzi per generare beni. Inoltre, riconosce NICTA come il centro di eccellenza preminente dell’Australia in queste tecnologie.” Il rettore, Professore Kwong Lee Dow, dell’Universita` di Melbourne accoglie la costituzione della filiale di NICTA nell’Universita` dicendo: “Siamo sicuri dei vantaggi che le nostre competenze possono offrire oltre al valore che NICTA aggiungerà ai nostri programmi didattici e di ricerca” Il programma di ricerca iniziale del nuovo laboratorio sara` strettamente legato al ARC (Australian Research Council) Centro Speciale per Ultra-Broadband Information Networks (CUBIN), gestito dal Professor Rod Tucker, un ARC Federation Fellow dell’Universita` di Melbourne. Altri programmi di ricerca riguarderanno reti di sensori, elaborazione delle informazioni ed gestione di reti, in quanto sono coerenti con le nuove sfide prioritarie di NICTA: Da Dati a Conoscenza e Reti Wireless Sicure. La filiale di NICTA nello stato del Victoria creera` un centro di eccellenza nella verifica di reti ottiche. Un nuovo laboratorio chiamato “Terabit Networking 19 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Laboratory” (TNL) e` stato progettato per essere la vetrina di tecnolgie sviluppate da NICTA ed un punto di riferimento per interazioni industriali. “La costituzione del TNL e` fondamentale nell’ottica delle attivita` di NICTA,” sono state le parole del presidente. “Inoltre, essendo nel Victoria, questo laboratorio ci colleghera` con un’industria vivace che offrira` molte opportunità di collaborazione.” La filiale NICTA del Victoria e` attualmente operativa. Il diretore è il Professor Rob Evans, Cattedra di Telecomunicazioni nel Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell’Università di Melbourne. Il Prof. Evans porta competenze approfindite in reti di sensori, sistemi di controlli automatici ed elaborazione dei segnali. Cos’e` NICTA? National ICT Australia (NICTA) e` un laboratorio nazionale con lo statuto di creare il preminente centro di eccellenza Australiana in tecnologie dell’informazione e comunicazioni. NICTA continua a far crescere competenze di ricerca, didattica e commercializzazione nel settore per la produzione di beni nazionali. NICTA e` finanziato dal Dipartimento di Comunicazioni, Informatica ed Arti del Governo Australiano ed dal Australian Research Council tramite i programmi di “Backing Australia’s Ability” e “ICT Centre of Excellence.” NICTA e` sostenuto dai membri: Governo del Australian Captial Teritory (ACT); Universita` Nazionale Australiana (ANU); Dipartimento di Sviluppo Statale e Regionale del New South Wales; Universita` del New South Wales; e dai soci: Universita` di Sydney, Universita` di Melbourne ed Governo del Victoria. Per ulteriori informazioni si prega di mettersi in contatto con gli autori Clare MacDonald Communications Manager NICTA Tel: +61 2 92094743 Cel: +61 414 580 025 Annette McLeod Research Officer Dept Electrical & Electronic Engineering The University of Melbourne Tel: +61 3 8344 7079 E-mail: [email protected] 20 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA National ICT Australia Establishes Victoria Node in Partnership with the University of Melbourne and Victorian Government Clare MacDonald, Annette McLeod National ICT Australia (NICTA), Australia’s centre of excellence in Information and Communications Technologies (ICT) and the University of Melbourne today announced an agreement with the Victorian Government to set up a Victorian NICTA Node. The Node will be based at the University of Melbourne, which will make an in-kind and cash contribution of up to $20 million over five years. This comprises world-class research talent and premises for the Laboratory. NICTA plans to invest over $25 million in that same period. NICTA aims to build the Victorian Laboratory into a fully operational ICT research facility with over 80 researchers and PhD students by the end of 2006. Mr Neville Roach, NICTA Chairman, said, “Today’s announcement demonstrates NICTA’s mission to become a truly national institution. The addition of Victoria to the existing operations in New South Wales and the Australian Capital Territory is a significant step in NICTA’s plans to extend its reach across Australia. “The University of Melbourne has world-class ICT research talent, particularly in the areas of optical networking and sensor technologies. The addition of this exceptional research expertise further strengthens NICTA’s research agenda and ability to deliver significant economic impact for Victoria and Australia.” In an announcement released today, the Victorian Government outlined that it would be contributing $8 million to the research centre. “The Victorian Government’s significant contribution demonstrates its strong commitment to ICT as an enabler for generating wealth,” said Mr Roach. “It also recognises NICTA as Australia’s preeminent ICT research centre of excellence.” University of Melbourne Vice-Chancellor Professor Kwong Lee Dow welcomed the establishment of the NICTA Laboratory at the University. “We are confident that as well as benefiting from the University’s ICT research and development strengths the Laboratory’s research will give add-on value to our teaching and research programs,” he said. The Laboratory’s initial program will be closely linked to the Australian Research Council’s Special Research Centre for Ultra Broadband Information Networks (CUBIN), directed by the University of Melbourne Federation Fellow Professor Rod Tucker. Other programs will include research into sensor networks, networking technologies, information processing and network management, which play a key role in NICTA’s recently launched Priority Challenges: From Data to Knowledge and Trusted Wireless Networks. 21 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA As part of the Victorian facility NICTA will build a landmark capability in optical networking verification. The planned Terabit Networking Laboratory (TNL), will serve as a showcase for NICTA technologies and a focus for industry interactions. “Establishing the TNL is fundamental to the use-inspired focus of NICTA’s research activities,” said Mr Roach. “More broadly, this facility in Victoria will closely connect us to a vibrant industry which provides many opportunities for collaboration.” The NICTA Laboratory is immediately operational. It will be headed by Professor Rob Evans, Chair of Telecommunications in the Department of Electrical and Electronic Engineering at the University of Melbourne who brings to NICTA extensive experience in sensor networks, control systems and signal processing. About NICTA National ICT Australia (NICTA) is a national laboratory with a charter to build Australia’s pre-eminent centre of excellence for information and communication technology. NICTA is building capabilities in ICT research, research training and commercialisation in the ICT sector for the generation of national wealth. National ICT Australia is funded by the Australian Government’s Department of Communications, Information Technology and the Arts and the Australian Research Council through Backing Australia’s Ability and the ICT Centre of Excellence program. NICTA is supported by its members: The Australian Capital Territory Government; The Australian National University; NSW Department of State and Regional Development; The University of New South Wales; and its partners The University of Sydney, University of Melbourne and the Victorian Government For further information please contact the authors Clare MacDonald Communications Manager NICTA Tel: +61 2 92094743 Cel: +61 414 580 025 Annette McLeod Research Officer Dept Electrical & Electronic Engineering The University of Melbourne Tel: +61 3 8344 7079 E-mail: [email protected] 22 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA La siccita’ australiana ed il Protocollo di Kyoto Nicola Sasanelli, Alessandra Iero L’attuale siccita’ australiana ha provocato negli ultimi anni un danno economico rilevante generando una riduzione annua della crescita economica nazionale dell’1% (Ref. Articolo pag.65). Il continente australiano e’ soggetto ai fenomeni di siccita’ a causa della sua collocazione geografica, trovandosi proprio al di sotto della cintura subtropicale di alta pressione, ed offre all’intero territorio una zona di aria stabile e secca. Gli estremi settentrionali e meridionali della nazione beneficiano di precipitazioni piuttosto regolari grazie all’influenza del Mar dei Coralli e del Mar di Tasmania, sussistendo per converso nel resto del continente un sistema di precipitazioni scarse e sporadiche. Normalmente la siccita’ delle aree interne ha cause diverse; nelle zone orientali e settentrionali la siccita’ viene influenzata dal fenomeno del cosidetto “El Niñomeridionale” mentre, in alcuni casi, come nel 1914 e nel 1994, il medesimo fenomeno ha interessato l’intero paese. La siccita’ risulta inoltre piu’ dannosa quando un periodo lungo di precipitazioni al di sotto della media e’ seguito da uno o due anni di situazione molto arida, come nei casi del “Federation drought” dalla fine degli anni 1890 fino al 1902, e il periodo 1991-95. Dal 1965 il Bureau of Metereology ha attivato il Drought Watch Service, un servizio dedicato al monitoraggio della siccita’ che tramite la misura giornaliera delle precipitazioni su rete nazionale studia le relazioni esistenti tra la mancanza di precipitazioni e la severita’ della siccita’. Il Bureau inoltre partecipa e contribuisce ai programmi mondiali di monitoraggio del clima all’interno della World Meteorological Organization (WMO). Negli ultimi anni l’Australia e’ stata investita da fenomeni di siccita’ piu’ frequenti e piu’ severi, dovuti, anche sulla base delle ricerche realizzate all’interno del principale Centro di ricerca nazionale CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Organisation), agli effetti del cambiamento climatico terrestre provocato dai gas serra. Dal 1990 la periodicita’ dei fenomeni di siccita’ ha indotto il Governo di Canberra a considerare tale evento parte integrante del clima australiano e quindi gli interventi finanziari pubblici a favore dei produttori agricoli danneggiati dalla siccita’ sono previsti esclusivamente in caso di calamita’ naturali. Il governo australiano ha intrapreso specifiche iniziative per promuovere l’attivita’ futura di ricerca nel settore energetico, ambientale e dei cambiamenti climatici, direttamente attinenti al fenomeno della siccita’. L’ultimo Programma Nazionale per la Ricerca, Backing Australia’s Ability 2, per il periodo 2004-2010, prevede un finanziamento di circa 248.3 milioni di A$ per progetti nell’ambito delle scienze ambientali e per lo studio di nuove strategie e misure da adottare in funzione dei cambiamenti climatici. In particolare, 30.7 milioni di A$ saranno destinati allo studio delle principali cause, della natura e della periodicita’ degli eventi connessi al cambiamento climatico e 178 milioni di A$ saranno disponibili per finanziare progetti nell’ambito dell’Australian Greenhouse Office quali: Greenhouse Gas Abatement Program, the Alternative Fuels Conversion Program e the Renewable Remote Power Generation Program. 23 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Inoltre, attraverso il piano strategico decennale recentemente presentato dal Primo ministro John Howard, il settore energetico beneficiera’ in particolare delle seguenti ulteriori tre iniziative: - il “Solar Cities” program, una sperimentazione condotta su vasta scala, della durata di cinque anni, per l’utilizzo dell’energia solare nelle case australiane, con un contributo totale da parte del Governo di 75milioni A$; - il “Securing Australia Energy Future”, che, con un finanziamento di 500milioni A$ in 10 anni, mira a promuovere le tecnologie a basso contenuto energetico. Il programma offrira’ un sussidio di $1 per ogni $2 spesi per incentivare l’utilizzo di energia solare ed eolica; - lo stanziamento di 134 milioni A$ per iniziative destinate ad accelerare lo sviluppo di metodi e tecnologie per l’utilizzo dell’energia solare e eolica. Tali inziative e finanziamenti mirano a bilanciare, agli occhi dell’opinione pubblica, la posizione del Governo Australiano nei confronti del Protocollo di Kyoto. Il Governo, infatti, rimane fermo nella sua posizione di non voler firmare il Protocollo sia perche’ lo stesso non impone alcun limite di emissione ai paesi in via di sviluppo che rappresentano, secondo il Governo Australiano, i maggiori produttori di gas serra e soprattutto per salvaguardare un interesse economico immediato. Come noto nel 2000-01 (fonte IEA/OECD) la produzione primaria di energia nazionale (circa 15.237 pj) era costituita per il 60% da combustibili fossili (50% carbone e 10% petrolio), il 30% da uranio e circa l’8% da gas naturale con una forza lavoro nel settore energetico di circa 120.000 addetti e un ritorno economico in esportazione di 24 miliardi di dollari australiani. Inoltre, sempre nel 2000-01, il consumo nazionale per la produzione di energia elettrica si attestava su circa 2173 pj cosi ripartita per fonte primaria: Carbone 77,2%; Petrolio 1,3%; Gas Naturale 12,6%; Idroelettrico 8,1%; Rifiuti e biomasse 0,8%. Appare quindi evidente la dipendenza dell'Australia dal carbone (77,2%) e dai combustibili fossili in generale (91,1%) per la generazione di energia elettrica; ed e’ in questa dipendenza che si giustifica la posizione negativa sul Protocollo di Kyoto da parte del Governo australiano. L’opinione pubblica e’ divisa sulla posizione del Governo, particolarmente dopo l’orientamento favorevole della Russia al Protocollo di Kyoto, in quanto si chiede se sia giusto continuare a sostenere una posizione contraria al Protocollo per un beneficio a breve termine e perdere di vista la salvaguardia dell’ambiente e le eventuali ingenti perdite economiche legate a fenomeni derivanti dal cambiamento climatico quali la siccita’. Inoltre, l'assenza dell'Australia dal protocollo di Kyoto danneggia le stesse imprese australiane che investono in fonti di energia rinnovabili, escludendole dai sistemi di crediti ed incentivi previsti dallo stesso. Dr Nicola Sasanelli Dott.ssa Alessandra Iero 24 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The Australian drought and the Kyoto Protocol Nicola Sasanelli, Alessandra Iero The present Australian drought has provoked a considerable economical damage, generating an annual decrease of the national economic growth of 1% (Ref. Article pag.67). The Australian continent is affected by droughts because of its geographical position. It is located underneath the subtropical belt of high pressure and it offers to the entire territory an area of dry and stable air. The northern and southern extremes of the nation receive quite regular rainfall thanks to the influence of the Coral Sea and the Tasman Sea, while the rest of the continent is characterised by scarce and sporadic rains. Usually, the drought of inland areas has different causes; in the eastern and northern areas the drought is influenced by the so called “El Niño-meridionale” phenomenon. In some cases, such as in 1914 and in 1994, the same phenomenon affected the whole country. The drought is even more dangerous when a long period of rainfall below the average is followed by one or two years of extreme dryness, as in the “Federation drought” at the end of 1890’s until 1902 and during the period 1991-95. Since 1965 the Bureau of Meteorology has activated the Drought Watch Service, a service dedicated to the monitoring of the drought which, through the daily measurement of rainfall on national scale, studies the relationships between the lack of rainfall and the drought’s severity. The Bureau also participates in and contributes to worldwide monitoring programs of the World Meteorological Organisation (WMO). In the last few years Australia has been invested by more frequent and sever phenomena of drought due, according to some studies carried out at the main national research Centre CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation), to the effects of the Earth’s climate changes, caused by greenhouse gases. Since 1990, the series of droughts has led the Canberra Government to consider this phenomenon an integral part of the Australian climate and therefore, public financial interventions in support of agricultural producers damaged by the drought are provided exclusively in case of natural disasters. The Australian government has undertaken specific initiatives to promote future research activities in the energy, environmental and climate changes sectors, directly linked to the phenomenon of drought. The latest National Research Program, Backing Australia’s Ability 2, for the period 2004-2010, includes funding around 248,3 million A$ for projects in environmental science and for the study of new strategies and measures to adopt for climate changes. In particular, 30,7 million A$ will be assigned for the study of the main causes, the nature and periodicity of events linked to climate change and 178 million A$ will be available to fund projects regarding the Australian Greenhouse Office such as: Greenhouse Gas Abatement Program, the Alternative Fuels Conversion Program and the Renewable Remote Power Generation Program. 25 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA In addition, through the ten-year strategic plan recently presented by the Prime Minister John Howard, the energy sector will benefit in particular from the following additional initiatives: “Solar Cities” program, a five-year experimentation conducted on large scale, for the use of solar energy in Australian houses, with a Government’s total contribution of 75 million A$; “Securing Australia Energy Future” which, with a funding of 500 million A$ in 10 years, aims at promoting low energy-content technologies. The program will offer a subsidy of $1 for each 2$ spent for encouraging the use of solar and wind energy; allocation of 134 million A$ for initiatives aimed at accelerating the development of methods and technologies for the use of wind and solar energy. These initiatives and funds aim at balancing, in the eyes of public opinion, the position of the Australian Government towards the Kyoto Protocol. The Government is not willing to sign the Protocol. Firstly, it does not establish any limit of emission to developing countries, which represent, according to the Australian Government, the main producers of greenhouse gas. Secondly, it guarantees an immediate economic interest. As people know, in 2000-01 (source IEA/OECD) the national primary production of energy (about 15.237 pj) was constituted for 60% of fossil fuels (50% coal and 50% oil), 30% of uranium and about 8% of natural gas, with a workforce in the energy sector of about 120.000 employees and a profit from exports of 24 billion Australian dollars. In addition, in 2000-01 the national consumption for the production of electrical power was about 2,173 pj, divided as follows in terms of primary sources: Coal 77.2%, Oil 1,3%; Natural Gas 12,6%; Hydroelectrical 8,1%; Waste and biomasses 0,8%. It is evident that Australia depends on Coal (77.2%) and fossil fuels in general (91%) for the production of electrical power; this dependence is what makes the Australian Government so reluctant towards the Kyoto Protocol. Public opinion is divided about the Government’s position, particularly after Russia’s favourable orientation towards the Kyoto Protocol, as people are asked whether it is right to keep supporting a position against the Protocol for a short-term benefit and ignore the environment’s safeguard and the possible huge economical losses due to phenomena linked to climate change such as the drought. In addition, the exclusion of Australia from the Kyoto protocol would damage the Australian companies investing in renewable energy sources, excluding them from the credit and incentive systems offered by the protocol. Dr Nicola Sasanelli Dott.ssa Alessandra Iero 26 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Econofisica: un nuovo strumento per investigare i mercati finanziari Tiziana Di Matteo, Enrico Scalas, Michele Tumminello La relazione tra fisica ed economia ha una storia lunga e interessante. Nel passato importanti economisti si sono ispirati ai principi della fisica attratti dal successo della teoria newtoniana e della meccanica statistica. Recentemente, a partire dalla metà degli anni '90 del secolo scorso, si sta assistendo a un rinnovato interesse dei fisici per alcuni importanti problemi di statistica finanziaria. Da questo interesse è nata l'econofisica, una nuova disciplina che applica i metodi della meccanica statistica e della dinamica non lineare alla realizzazione di modelli macroeconomici e all'analisi dei mercati finanziari [1]. I mercati finanziari costituiscono un tipico esempio di sistema complesso dove le fluttuazioni dei prezzi, apparentemente casuali, sono il risultato dell'interazione di un elevato numero di agenti (gli operatori del mercato) [2]. Dunque, i mercati finanziari possono essere studiati utilizzando gli stessi paradigmi concettuali sviluppati in meccanica statistica per lo studio dei sistemi complessi. Inoltre, nell'ambito delle scienze economiche e sociali l'analisi dei mercati finanziari si presta maggiormente ad una trattazione matematica rigorosa. In Italia ci sono vari gruppi di ricerca che si sono occupati e tuttora si occupano di econofisica; si tratta di ricercatori provenienti prevalentemente dall'ambito della meccanica statistica e della fisica dei sistemi complessi [3]. In seguito a un trasferimento di competenze dall’Italia ora anche in Australia, presso l’Australian National University (ANU) in Canberra, è attivo il gruppo di ricerca di T. Di Matteo, T. Aste e S. T. Hyde. I tre ricercatori partecipano, insieme a E.S., a un progetto di Ricerca Strategica finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano e dedicato alla Dinamica di altissima frequenza dei mercati finanziari. A questo progetto interdisciplinare partito nel luglio del 2003 e della durata di tre anni partecipano sette unità di ricerca italiane. I temi di ricerca in econofisica sono molteplici e non è possibile, in questa breve nota, dare conto di tutti gli sviluppi. Pertanto, ci limitiamo ad alcuni argomenti di notevole interesse sia per l’intera comunità sia per i nostri rispettivi gruppi di ricerca [1,4,5]. Molti dei primi lavori sono stati dedicati o ispirati al problema della determinazione dei prezzi delle opzioni. All’inizio degli anni settanta F. Black, M. S. Scholes e R. C. Merton ricavarono un’equazione differenziale di tipo diffusivo per determinare i prezzi delle opzioni [6]. Questi autori considerarono un portafoglio di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, valute) e di opzioni definite su di essi e imposero che tale portafoglio fosse privo di rischio, ovvero che risultasse indipendente da qualsiasi variabile stocastica. Alla base della loro formulazione, vi era l’ipotesi che l'andamento dei prezzi del titolo sottostante l’opzione seguisse un moto browniano geometrico con un termine di deriva costante. Per questo lavoro, Scholes e Merton furono insigniti del premio Nobel per l'Economia nel 1997. Black (scomparso nel 1995) non ricevette il premio Nobel non essendo quest' ultimo un premio alla memoria. Successivamente però, nell'agosto - settembre del 1998, i due nobel sono stati coinvolti nella crisi dell' hedge fund da loro costituito insieme a John Meriwether: Long Term Capital Management. Le ipotesi del modello di Black, Scholes e Merton (BS/M) sono poco corrispondenti alla realtà. In particolare, la volatilità (la deviazione standard degli incrementi percentuali di prezzo del titolo sottostante) e il tasso di interesse privo di rischio sono 27 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA assunti costanti. Tuttavia, nella pratica finanziaria, l’ipotesi di indipendenza dal tempo di queste variabili porta a errori di valutazione economicamente significativi. Inoltre l’assunzione che i ritorni dei prezzi siano distribuiti in modo normale è stata messa in discussione dalle analisi più recenti eseguite su dati di mercato ad alta frequenza che mostrano le cosiddette "code grasse" nelle distribuzioni dei ritorni [1,5,7]. In base alle considerazioni precedenti, già da anni, alcuni autori hanno apportato variazioni più o meno significative al modello BS/M [4,8,9]. Oltre alla ricerca di modelli per la valutazione dei derivati finanziari e di metodi di ottimizzazione per l'allocazione dei portafogli [10] (area di maggiore interesse per le istituzioni finanziarie), un altro campo in forte sviluppo riguarda lo studio empirico dei cambiamenti di prezzo di beni scambiati in un mercato finanziario. Alcuni studi si focalizzano sulla forma della distribuzione di probabilità delle variazioni dei prezzi, altri sulle proprietà statistiche dei momenti di vario ordine della distribuzione, altri ancora sulle proprietà di correlazione delle serie temporali finanziarie e, infine, alcuni lavori si occupano di modelli fenomenologici dei dati ad alta frequenza [1,4,5,11-16]. Come già sottolineato, un mercato finanziario presenta numerose caratteristiche dei cosiddetti sistemi complessi, ovvero sistemi aperti le cui componenti interagiscono tra loro in modo non lineare e in presenza di una retroazione. Le regole che governano il mercato sono abbastanza stabili e l’evoluzione temporale del sistema è continuamente controllata, cosicché vaste banche dati sono accessibili alla comunità scientifica. Per questo oggi si è in grado di sviluppare modelli statistici e verificarne l’efficienza empiricamente. In questo ambito generale si inquadra un notevole numero di risultati scientificamente rilevanti tra cui il fatto che i cambiamenti di prezzo di beni finanziari siano ben descritti da una distribuzione stabile di Lévy, un processo stocastico che obbedisce a una formulazione generalizzata del teorema del limite centrale. Un processo la cui distribuzione ha code a legge di potenza, nel limite diffusivo, converge a un processo la cui distribuzione è una legge stabile di Lévy. Il secondo momento della distribuzione (volatilità) risulta infinito e numerosi lavori empirici sono stati svolti al fine di verificare questa ipotesi. Tuttavia la distribuzione dei ritorni risulta avere varianza finita. Quindi il modello di Lévy stabile è stato corretto. Tra le più interessanti proposte vi è quella di considerare processi di Lévy troncati, in modo da descrivere correttamente le proprietà di scala dei ritorni ma in accordo con la necessità di una volatilità finita della distribuzione [1, 9]. Un’altra area di interesse riguarda lo sviluppo di modelli teorici in grado di descrivere le proprietà statistiche globali di un mercato finanziario, che potrebbero costituire uno strumento di grande interesse ad esempio nella scelta di un portafoglio a basso rischio o nell’indagine delle cause e degli effetti delle crisi dei mercati finanziari. In questo ambito riveste un ruolo di rilievo lo studio di correlazioni all’interno di un mercato finanziario [17-19]. La scoperta di correlazioni di ordine elevato nelle variazioni di prezzo ha reso necessaria una riconsiderazione di molti aspetti dati per assodati. Un altro tema di sicura rilevanza scientifica riguarda lo studio delle analogie e delle differenze fra la dinamica dei prezzi di un mercato finanziario e alcuni processi fisici come la turbolenza e i sistemi ecologici e biologici [1,4]. Ricordiamo anche studi che analizzano l’efficienza economica di organizzazioni complesse come multinazionali, università o perfino nazioni. Da sottolineare ad esempio l’analisi delle proprietà statistiche dei tassi di crescita delle imprese e delle distribuzioni del reddito di nazioni e aziende [20]. 28 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA In conclusione va segnalato che molti degli argomenti di cui si sono occupate e si occupano le studiose e gli studiosi di econofisica sono dibattuti da molto tempo anche in altri campi di ricerca, incluse la matematica finanziaria, l’econometria e la finanza quantitativa. Secondo chi scrive, solo in seguito a una fruttuosa contaminazione tra queste discipline si potrà giungere a una sintesi armoniosa in grado di dare origine a teorie largamente condivise sui sistemi complessi e di descrivere adeguatamente la realtà economica e sociale. Note e riferimenti bibliografici [1] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, An introduction to Econophysics (Cambridge University Press, Cambridge, 2000). [2] T. Lux and M. Marchesi, Scaling and criticality in a stochastic multi-agent model of a financial market, Nature 397 (1999) 498-500. [3] Per una panoramica sui gruppi attivi in Italia e altrove nel campo dell'econofisica e per un'idea dell’attività' di ricerca si possono consultare i tre siti seguenti: www.econophysics.org, www.unifr.ch/econophysics e lagash.dft.unipa.it. [4] J. P. Bouchaud, and M. Potters, Theory of Financial Risks (Cambridge University Press, Cambridge, 2000). [5] M. M. Dacorogna, R. Gençay, U. A. Müller, R. B. Olsen and O. V. Pictet, An Introduction to High Frequency Finance (Academic Press, San Diego, CA, 2001). [6] F. Black and M. S. Scholes, The Pricing of Options and Corporate Liabilities, Journal of Political Economics 81 (1973) 637-659. Robert C. Merton, Optimum Consumption and Portfolio Rules in a Continuos-Time Model, Journal of Economic Theory 3 (1971) 373-413. [7] T. Di Matteo, E. Scalas, M. Airoldi, On pricing of interest rate derivatives, Physica A 339 (2004) 189; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401445). [8] J. P. Bouchaud and D. Sornette, The Black--Scholes option pricing problem in mathematical finance: generalization and extensions for a large class of stochastic processes, Journal de Physique 1 France 4, 863-881 (1994). [9] W. Schoutens, “Lévy processes in finance” (Wiley, Chichester UK, 2003). [10] M. Marsili, S. Maslov and Y. -C. Zhang, Dynamical optimization theory of a diversified portfolio, Physica A 253 (1998) 403-418. [11]T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Scaling behaviors in differently developed markets", Physica A 324 (2003) 183-188. [12] T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Long term memories of developed and emerging markets: using the scaling analysis to characterize their stage of development", Journal of Banking & Finance (2004) in press; acceptance date February 2004. [13] G. Cuniberti, M. Raberto and E. Scalas, Correlations in the bond-future market, Physica A 269 (1999) 90-97. [14] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, Scaling behavior in an economic index, Nature 276 (1995) 46-49; Econophysics: Scaling and Its Breakdown in Finance, Journal of Statistical Physics 89 (1997) 469-479. [15] E. Scalas, Scaling in the market of Futures, Physica A 253 (1998) 394-402. [16] E. Scalas, R. Gorenflo, F. Mainardi, “Fractional calculus and continuous-time finance, Physica A 284 (2000) 376-384. [17] R. N. Mantegna, Hierarchical structure in financial markets, Eur. Phys. J. B 25 (1999) 193197; G. Bonanno, N. Vandewalle and R. N. Mantegna, Taxonomy of Stock Market Indices, Phys. Rev. E 62 (2000) R7615-R7618. [18] T. Di Matteo and T. Aste, "How does the Eurodollar Interest Rate behave?", (cond-mat 0101009), International Journal of Theoretical and Applied Finance, vol. 5, No.1 (2002) 107122. [19] T. Di Matteo, T. Aste and R. N. Mantegna, "An interest rates cluster analysis", Physica A 339 (2004) 181; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401443). 29 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA [20] T. Di Matteo, T. Aste and S. T. Hyde, "Exchanges in complex networks: income and wealth distributions", Nuovo Cimento (2004) in press; acceptance date October 2003; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0310544). Glossario Derivati: i derivati sono strumenti finanziari il cui valore dipende dal prezzo di un’attività sottostante. Per attività si intendono altri strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, valute), o merci (ad es. Il petrolio e il grano). Esempi di derivati sono i futures e le opzioni. Futures: sono contratti in cui due parti si impegnano a comprare o a vendere un’attività a una certa data futura, per un dato prezzo fissato al momento della stipula. Opzioni: esistono due tipi di opzioni: call e put. Un’opzione call conferisce al portatore il diritto (ma non l’obbligo) di comprare un’attività a una certa data (opzione di tipo europeo) o entro una certa data (opzione di tipo americano) per un prezzo fissato al momento della stipula. Un’opzione put dà invece il diritto di vendere un’attività. Ritorni: sono gli incrementi percentuali del prezzo di un titolo. Volatilità: è la deviazione standard della serie temporale dei ritorni. Dr Tiziana Di Matteo Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences, Australian National University, 0200 Canberra, Australia. Dr Enrico Scalas Dipartimento di Scienze e Tecnologie Avanzate, Università del Piemonte Orientale, Corso Borsalino 54, I--15100 Alessandria, Italy. Michele Tumminello Dipartimento di Fisica e Tecnologie Relative, Università degli Studi di Palermo, Viale delle Scienze, I-90128, Palermo, Italy. 30 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Econophysics: a new tool to investigate financial markets Tiziana Di Matteo, Enrico Scalas, Michele Tumminello The relationship between physics and economics has a long and interesting history. Outstanding economists of the past explicitly inspired their work to the principles of Newtonian physics and statistical mechanics, attracted by the success of these theories. However, despite the existence of many problems of common interest, the interaction between statistical physicists and economists has never been strong. The situation changed only recently, in the late nineties, when physicists and economists started talking to each other more and more frequently and a new interdisciplinary research field emerged: the term econophysics was created in order to outline the contribution of a new approach based on physical point of view in dealing with financial problems. The new field of econophysics applies the powerful methods of statistical physics and non linear dynamics to macroeconomic modeling and financial market analysis [1]. Financial markets represent a typical example of complex system where the price changes, apparently random, are the result of interactions among a high number of agents (the market operators) [2]. Therefore, financial markets can be studied using the same concepts developed in statistical physics for the study of complex systems. In addition, within economical and social sciences, a good and strict mathematical investigation can be performed in the analysis of financial markets. In Italy there are several research groups which have dealt and are currently dealing with econophysics; they include researchers mainly from the field of statistical physics and of complex systems studies [3]. Following a recent transfer of competence from Italy to Australia, at the Australian National University (ANU) in Canberra there is the research group of T. Di Matteo, T. Aste and S. T. Hyde actively working on econophysics. The three scientists, together with E.S., are participating in the Italian Strategic Project: "High frequency dynamics of financial markets" funded by the Italian Ministry of Education, Research and Technology. Seven Italian research units are participating in this interdisciplinary project which started on July 2003 and it will last for three years. There are various research activities and different approaches in the field of econophysics and this brief contribution is not designed to review all the works done in this rapidly developing area. Rather, this note offers an introduction that is sufficient to allow the reader to be aware of this new multidisciplinary field. Therefore, we here report only some of several interesting research subjects, in particular the research we are carrying on in our groups [1, 4, 5]. In the literature, many of the early works were dedicated to or inspired by the options pricing problem. In the early seventies, F. Black, M. S. Scholes and R. C. Merton made a major breakthrough in the pricing of stock options by developing what has become known as the Black-Scholes model [6]. These authors considered a portfolio of financial products (shares, obligations, currencies) and options defined on these underlying assets requiring this portfolio be risk less, that is independent from any stochastic variable. At the base of their formulation there was the hypothesis that stock prices are performing a geometric Brownian motion, with a constant drifting term. In 1997, the importance of the model was recognized when Scholes and Merton were awarded the Nobel prize for economics. Sadly, Fischer Black died in 1995, otherwise he also would undoubtedly have been one of the recipients of this prize. 31 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The hedge fund Long Term Capital Management, which included Scholes and Merton as partners, was founded with the principles of this model. We all know what happened next. In August and September 1998, the fund lost $4.5 billion, and had to be bailed out by its 14 biggest counterparties. The hypotheses of Black, Scholes and Merton’s model (BS/M) hardly correspond with what is observed in real data. In particular, the volatility (standard deviation of price changes) and the risk-free interest rate are considered constant. However, in the financial practice, the hypothesis of time independence of these variables leads to economically relevant incorrect evaluations. In addition, the assumption that prices’ returns were distributed in a normal way was challenged by the most recent analyses carried out on high frequency market data, showing the so called “fat tails” in the distributions of returns [1, 5, 7]. For some years now, according to the previous considerations, some authors have applied more or less significant variations to the BS/M model [4, 8, 9]. Besides the research on models for valuating pricing of a derivative product (when some of the assumptions of the BS/M model are relaxed) and methods for portfolio selection and its dynamical optimization [10] (area of major interest for financial institutions), another field in rapid development is the empirical study of price changes of a financial asset. Some studies focus on the shape of the distribution of price changes, others on the statistical properties of the higher-order moments of the distribution, others on the properties of the time correlation of a financial series and finally on phenomenological models for high frequency data [1, 4, 5, 11-16]. As previously noted, a financial market exhibits several features of the so called complex systems, that are open systems in which many subunits interact nonlinearly in the presence of feedback. The governing rules in financial markets are quite stable and the time evolution of the system is continuously monitored, so that large databases are accessible to the scientific community. This is why today we are able to develop statistical models and empirically verify their efficiency. In this general framework, there are relevant results concerning the financial price changes described by a Lévy stable distribution, a stochastic process which obeys to a generalised formulation of the central limit theorem. A process in which the probability distribution has power law tail converges in the diffusive limit to a process with a Lévy stable distribution. The second moment of distribution (volatility) is infinite and several empirical works have been carried out in order to verify this hypothesis. Therefore, Lévy stable model has been corrected. One of the most interesting proposals is that of considering truncated Lévy processes, in order to describe the scaling relations of returns together with a finite volatility [1,9]. Another area of interest is the development of theoretical models to describe the global statistical properties of a financial market, which could represent an important instrument for example in the choice of a low risk portfolio or in the investigation of causes and effects of financial markets’ crises. In this context, the study of correlations inside a financial market has a fundamental role [17-19]. The discovery of high-order correlations in price changes led to a reconsideration of many obvious aspects. Another relevant research area concerns the study of analogies and differences between price dynamics in a financial market and such physical processes as turbulence and biological and ecological systems [1, 4]. There are also studies that analyse the economic performances of complex organizations such as multinationals, universities and even nations. For example, we 32 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA should mention studies of the income distribution of firms and of the statistical properties of their growth rates [20]. In conclusion, it should be noted that many subjects broached by researchers of econophysics have been debated for a long time also in other research fields, including financial mathematics, econometrics and quantitative finance. In our opinion, only following positive contacts between these disciplines we will reach a complete summary able to generate largely shared theories on complex systems and adequately describe the social and economical reality. Notes and references [1] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, An introduction to Econophysics (Cambridge University Press, Cambridge, 2000). [2] T. Lux and M. Marchesi, Scaling and criticality in a stochastic multi-agent model of a financial market, Nature 397 (1999) 498-500. [3] References to the econophysics research literature in Italy and elsewhere are given in the following web pages: www.econophysics.org, lagash.dft.unipa.it and www.unifr.ch/econophysics. [4] J. P. Bouchaud, and M. Potters, Theory of Financial Risks (Cambridge University Press, Cambridge, 2000). [5] M. M. Dacorogna, R. Gençay, U. A. Müller, R. B. Olsen and O. V. Pictet, An Introduction to High Frequency Finance (Academic Press, San Diego, CA, 2001). [6] F. Black and M. S. Scholes, The Pricing of Options and Corporate Liabilities, Journal of Political Economics 81 (1973) 637-659. Robert C. Merton, Optimum Consumption and Portfolio Rules in a Continuos-Time Model, Journal of Economic Theory 3 (1971) 373-413. [7] T. Di Matteo, E. Scalas, M. Airoldi, On pricing of interest rate derivatives, Physica A 339 (2004) 189; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401445). [8] J. P. Bouchaud and D. Sornette, The Black--Scholes option pricing problem in mathematical finance: generalization and extensions for a large class of stochastic processes, Journal de Physique 1 France 4, 863-881 (1994). [9] W. Schoutens, “Lévy processes in finance” (Wiley, Chichester UK, 2003). [10] M. Marsili, S. Maslov and Y. -C. Zhang, Dynamical optimization theory of a diversified portfolio, Physica A 253 (1998) 403-418. [11]T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Scaling behaviors in differently developed markets", Physica A 324 (2003) 183-188. [12] T. Di Matteo, T. Aste and M. M. Dacorogna, "Long term memories of developed and emerging markets: using the scaling analysis to characterize their stage of development", Journal of Banking & Finance (2004) in press; acceptance date February 2004. [13] G. Cuniberti, M. Raberto and E. Scalas, Correlations in the bond-future market, Physica A 269 (1999) 90-97. [14] R. N. Mantegna and H. E. Stanley, Scaling behavior in an economic index, Nature 276 (1995) 46-49; Econophysics: Scaling and Its Breakdown in Finance, Journal of Statistical Physics 89 (1997) 469-479. [15] E. Scalas, Scaling in the market of Futures, Physica A 253 (1998) 394-402. [16] E. Scalas, R. Gorenflo, F. Mainardi, “Fractional calculus and continuous-time finance, Physica A 284 (2000) 376-384. [17] R. N. Mantegna, Hierarchical structure in financial markets, Eur. Phys. J. B 25 (1999) 193197; G. Bonanno, N. Vandewalle and R. N. Mantegna, Taxonomy of Stock Market Indices, Phys. Rev. E 62 (2000) R7615-R7618. [18] T. Di Matteo and T. Aste, "How does the Eurodollar Interest Rate behave?", (cond-mat 0101009), International Journal of Theoretical and Applied Finance, vol. 5, No.1 (2002) 107122. [19] T. Di Matteo, T. Aste and R. N. Mantegna, "An interest rates cluster analysis", Physica A 339 (2004) 181; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0401443). [20] T. Di Matteo, T. Aste and S. T. Hyde, "Exchanges in complex networks: income and 33 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA wealth distributions", Nuovo Cimento (2004) in press; acceptance date October 2003; also available at the LANL arXiv (cond-mat/0310544). Glossary Derivative: an instrument whose price depends on, or is derived from, the price of another asset. Examples of derivative are futures and options. Futures: a contract that obligates the holder to buy or sell an asset at a predetermined delivery price during a specified future time period. . Options: there are two kinds of options: call and put. A “call” option gives the holder the right (but not the obligation) to buy an activity on a certain date (European option) or within a certain date (American option) for a price arranged at the moment of the agreement. A “put” option, instead, gives the right to sell an activity. Returns: the percentage gain or loss for a mutual fund in a specific time period. Volatility: The variation of movements in a security's price. Usually expressed by the standard deviation of the probability distribution of the logarithm of the security's price over one year. Dr Tiziana Di Matteo Applied Mathematics, Research School of Physical Sciences, Australian National University, 0200 Canberra, Australia. DR Enrico Scalas Dipartimento di Scienze e Tecnologie Avanzate, Università del Piemonte Orientale, Corso Borsalino 54, I--15100 Alessandria, Italy. Michele Tumminello Dipartimento di Fisica e Tecnologie Relative, Università degli Studi di Palermo, Viale delle Scienze, I-90128, Palermo, Italy. Original text in italian. 34 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA L’Australia si candida per ospitare il 34° congresso geologico internazionale a nome dell’intera Oceania Anna Maria Fioretti AUSTRALIA 2012 – in occasione del 32° Congresso Internazionale (IGC) a Firenze 20-28 Agosto 2004 – verrà promosso l’invito da parte dell’Oceania (che comprende Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e le nazioni delle isole del Sud Pacifico), ad ospitare il 34° IGC a Brisbane, nell’Agosto 2012. Verranno messe in evidenza 10 valide ragioni per cui il prossimo IGC debba tenersi a Brisbane: 1. Geologia unica ed affascinante: L’Oceania possiede caratteristiche geologiche uniche – dai minerali più antichi alle prime forme di vita sulla Terra, dai vulcani attivi alle barriere coralline. L’Australia, situata sulla più instabile placca tettonica, possiede un equilibrio geologico e antichi paesaggi che contrastano con le falde attive nelle regioni di Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea e con le numerose piccole isole vulcaniche. Sul confine meridionale dell’Oceania, l’Antartide racchiude in sè la chiave di lettura per comprendere i cambiamenti climatici. 2. Forti comunità geoscientifiche: La geoscienza della regione è stimolata da due fattori principali: affrontare le sfide della società e la sete di conoscenza per soddisfare il bisogno di comprendere il mondo in cui viviamo. Rafforzata dalla sua ampia gamma di caratteristiche geologiche e da un notevole numero di risorse, l’Oceania possiede una comunità geoscientifica forte ed intraprendente, che sta conducendo ricerche in tutte le discipline d’interesse per lo IUGS. L’Australia e la Nuova Zelanda in particolare, hanno prodotto eccellenti scienziati in materie geologiche, che hanno dato un notevole contributo a livello internazionale. La Commissione di Geoscienza Applicata del Sud Pacifico (SOPAC) facilita il coordinamento regionale. 3. Ampia gamma di visite su campo: numerosi siti dalle caratteristiche uniche e di notevole interesse culturale ed archeologico verranno esplorati attraverso ricerche su campo, che comprenderanno tutti gli stati australiani, le due isole della Nuova Zelanda, la Papua Nuova Guinea ed una serie di piccole isole del Sud Pacifico. E’ inoltre previsto un volo sopra l’Antartide. 4. Promozione degli obiettivi dello IUGS: AUSTRALIA 2012 ospiterà numerose conferenze di interesse generale, specialistico e a tema, che copriranno gli interessi di tutte le associazioni dello IUGS e metteranno in evidenza la geoscienza regionale. Il tema Unearthing our Past and Future porterà avanti l’iniziativa dello IUGS Planet Earth. Il Congresso comprenderà un’importante “Mostra Geologica”, una serie di partecipazioni comunitarie ed attività educative, e un solido programma di supporto per permettere la partecipazione di importanti geoscienziati. 5. Eccellenti credenziali organizzative: Una Commissione Preliminare dell’IGC molto solida e preparata si è notevolmente impegnata nell’organizzare una valida candidatura per il 34° IGC. Questo gruppo di importanti geoscienziati continuerà a contribuire all’organizzazione di AUSTRALIA 2012 e verrà allargato per comprendere tutti gli aspetti principali della geoscienza della regione. Gli australiani hanno un’ottima reputazione nell’organizzare eventi internazionali ospitali e di successo, fra cui le magnifiche Olimpiadi del 2000 e l’International Rotary Congress di Brisbane nel 2003. 35 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 6. Accessibile, economico e sicuro: L’Australia e la Nuova Zelanda sono paesi politicamente stabili, sicuri ed ospitali. Brisbane ha un eccellente accesso internazionale e bassi costi per alloggi, cibo e trasporti di buona qualità. Questi fattori, accanto ad una ragionevole tassa di iscrizione, faranno sì che la spesa totale per i delegati provenienti dalla maggior parte dei paesi dell’emisfero boreale, comprese le tariffe aeree internazionali, non sarà più alta rispetto a molti meeting della stessa durata vicini a casa. Brisbane offre la possibilità di visitare la Grande Barriera Corallina, bellissime spiagge, foreste pluviali, l’entroterra australiano, la stupenda Nuova Zelanda e le isole tropicali del Sud Pacifico. 7. Un caldo benvenuto: Brisbane è una città ospitale in rapida crescita, pur mantenendo un’immagine di tranquillità. Il tempo in agosto è bellissimo – giorni di sole con temperature attorno ai 25°C. I paesi all’interno della regione estenderanno a lor volta il caldo benvenuto e l’ospitalità ai delegati dell’IGS che partecipassero a visite su campo. 8. Luogo di interesse mondiale: Il moderno e versatile Brisbane Convention and Exhibition Centre è un eccellente complesso all’avanguardia, nella zona culturale e di divertimento dell’affascinante South Bank, un piacevole percorso lungo il fiume che conduce al distretto d’affari centrale e agli hotel della città. E’ il centro convegni più famoso d’Australia e si colloca fra i primi 10 al mondo. 9. Aspetti sociali e culturali diversi ed interessanti: Questa è una regione del mondo nuova e stimolante. E’ ricca dal punto di vista scenico e le sue culture aborigene e del Sud Pacifico contrastano con lo stile di vita dell’emisfero boreale. E’ un’opportunità unica per conoscere una parte del mondo veramente esotica. 10. E’ giunta l’ora: AUSTRALIA 2012 è in linea con il principio di rotazione regionale. Saranno passati 36 anni da quando Sydney ha ospitato il precedente IGC nella regione. L’adempimento del nuovo Piano Strategico per le Geoscienze australiano nel corso dei prossimi anni rappresenta un’ottima opportunità per aumentare il supporto ed il coordinamento al fine di assicurare un IGC memorabile e di grande successo a Brisbane. AUSTRALIA 2012 è appoggiato dal Governo australiano attraverso una sovvenzione da parte dell’Innovation Access Programme, un’iniziativa del Backing Australia’s Ability, ed inoltre dal governo statale del Queensland. Dr Anna Maria Fioretti Versione originale in inglese 36 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Australia bids for 34th international geological congress on behalf of Oceania region Anna Maria Fioretti AUSTRALIA 2012 –– a pavilion at the 32nd International Congress (IGC) in Florence 20-28 August 2004 –– will promote the invitation on behalf of the Oceania region (encompassing Australia, New Zealand, Papua New Guinea and the South Pacific island nations), to host the 34th IGC in Brisbane, August 2012. It will highlight 10 compelling reasons why the next available IGC should be held in Brisbane: 1. Fascinating and unique geology: The Oceania region encompasses an almost continuous geological record – from the oldest dated minerals and earliest signs of life on Earth to active volcanoes and coral reefs. Situated within the fastest moving crustal plate, Australia’s geological stability and ancient landscapes contrast with the active plate boundary setting of New Zealand, Papua New Guinea and the numerous small volcanic islands. On the southern boundary of Oceania, Antarctica holds the fundamental keys to understanding climate change. 2. Strong geoscience communities: Geoscience in the region is motivated by two main factors: meeting societal challenges and a thirst for new knowledge to satisfy a need to understand the world we live in. Underpinned by its diverse range of geological features and a major resources sector, Oceania has a strong and proactive geoscience community, which is conducting research across all of the disciplines of interest to IUGS. Australia and New Zealand, in particular, have produced many eminent geoscientists who have made considerable contributions internationally. The South Pacific Applied Geoscience Commission (SOPAC) facilitates regional coordination. 3. Diverse range of field trips: An extensive range of unique sites of major geological and cultural interest will be on offer through field trips covering all Australian states, both the North and South islands of New Zealand, Papua New Guinea and a range of small South Pacific islands. An overflight of Antarctica is also planned. 4. Furthering IUGS objectives: AUSTRALIA 2012 will have a wide range of general, special and topical symposia, covering the interests of all IUGS associations and highlighting regional geoscience. The theme, Unearthing our Past and Future, will carry forward IUGS’ Planet Earth initiative. The Congress will have a major GeoExhibition, a range of community involvement and education activities, and a strong support program to enable worthy geoscientists to attend. 5. Excellent organisational credentials: A very strong and proven IGC Preparatory Committee has put a lot of effort into preparing a strong bid for the 34th IGC. This group of eminent geoscientists will continue for the organisation of the AUSTRALIA 2012, and will be enlarged to encompass all major geoscience interests in the region. Australians have a strong reputation for organising highly successful and friendly international events, including the “best ever” Olympics in 2000, and the International Rotary Congress in Brisbane in 2003. 37 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 6. Accessible, affordable and safe: Australia and New Zealand are politically stable, safe and hospitable countries. Brisbane has excellent international access and low costs for good quality accommodation, food and transport. These factors, and a reasonable registration fee, mean that the total cost for delegates coming from most northern hemisphere countries, including international airfares, will not be any higher than for many meetings of similar duration closer to home. Brisbane is the gateway to the Great Barrier Reef, beautiful beaches, rainforests, the Aussie outback, beautiful New Zealand and the tropical South Pacific Islands. 7. A warm welcome awaits: Brisbane is a welcoming city that is growing rapidly, while retaining its relaxed image. Its weather in August is superb – sunny days with temperatures around 25oC. Countries through the region will likewise extend friendly welcomes and hospitality to IGC delegates participating in field visits. 8. World class venue: The modern and flexible Brisbane Convention and Exhibition Centre is an excellent state-of-the-art venue in the attractive South Bank cultural and entertainment precinct, a pleasant stroll across the river from the central business district and city hotels. It is Australia’s most awarded convention centre, and ranks in the top 10 worldwide. 9. Interesting and diverse social and cultural features: This is an exciting, new world region. It is scenically rich, and its Aboriginal and southwest Pacific cultures and heritage contrast with anything that can be experienced in the northern hemisphere. This is a once in a lifetime opportunity to experience a truly exotic part of the world. 10. It’s time: AUSTRALIA 2012 is in line with the regional rotation principle. It will be 36 years since Sydney hosted the only previous IGC in the region. The implementation of Australia’s new Strategic Plan for the Geosciences over the next few years presents an excellent opportunity to maximise support and coordination to ensure a highly successful and memorable IGC in Brisbane. AUSTRALIA 2012 is supported by the Australian Government through a grant from the Innovation Access Programme, a Backing Australia’s Ability initiative, and the Queensland state government. Dr Anna Maria Fioretti Original manuscript in English 38 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA La prevalenza e le caratteristiche peculiari dei disturbi mentali in un gruppo di italo-australiani richiedenti il “counselling” psicologico: una lettura psicodinamica Carmelo Pollicina Premessa: considerazioni generali sul background socio-economico-culturale degli italo-australiani L’immigrazione degli italiani in Australia ebbe uno dei suoi periodi di massima espressione tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni settanta del ventesimo secolo. Le regioni maggiormente rappresentate in tale processo migratorio furono soprattutto la Sicilia e la Calabria, seguite via via da quelle altre regioni nelle quali il livello di disoccupazione era più alto. Alla condizione di disoccupazione spesso si associava un basso livello di istruzione formale dell’immigrato. Pertanto, si può ben intuire come l’immigrato italiano in Australia di quel tempo portasse con se una forte motivazione di rivalsa nei confronti di una società che l’aveva quasi costretto all’allontanamento dalle sue radici. La carenza d’istruzione (ed in molti casi lo scarso sviluppo di capacità critica e di autoconsapevolezza) veniva inoltre compensata da un approccio più dogmatico e spesso superstizioso verso quei fenomeni psicosociali che rimanevano per l’immigrato inspiegabili. Relativamente alto era pure il suo livello di dipendenza prima dai familiari e poi dal campo. Ciò chiaramente conduceva a scarsi livelli di autonomia personale sia nella capacità di prendere decisioni in proprio che di formulare opinioni personali. Questo spesso portava ad un alto livello di suggestionabilità e creduloneria. In linea con quanto appreso dai genitori, l’immigrato di allora era anche munito di un forte senso del dovere, del sacrificio e del senso di valore proprio dato dall’impegno profuso nel lavoro. Il senso del dovere, del sacrificio e della famiglia era altresì rinforzato in lui dalle influenze religiose di appartenenza, cioè il cattolicesimo. Così come la sua moralità sessuale era fortemente condizionata da pregiudizi religiosi nei quali la funzione sessuale della donna era ancora molto legata alla funzione procreativa, ed il piacere del sesso era ancora prerogativa squisitamente maschile. Allora risulta chiaro come eventuali pulsioni di piacere venissero represse o negate dalle donne di quella cultura per evitare di essere inondate da vissuti di colpa e dal successivo bisogno di espiazione. Il detto cristiano “donna partorirai con gran dolore, uomo lavorerai con gran sudore” dava vita ad una divisione dei ruoli in cui la donna si assumeva l’onere della crescita dei figli basata fortemente sulla rinuncia di sè e soprattutto sulla rinuncia delle sue pulsioni (soprattutto all’autoaffermazione e al dominio), mentre l’uomo restringeva il suo campo d’azione ad un ruolo più da sostentatore della sua famiglia (che lo poneva in una posizione di maggiore dominanza ed autonomia rispetto alla moglie). La mancanza d’autonomia economica della donna di allora, inoltre, rafforzava la posizione di netta dipendenza dal marito sia per la sua sopravvivenza che per quella dei figli. Ciò causava una notevole sperequazione di potere, col marito che la faceva da padrone a livello decisionale e la moglie che si sentiva costretta a sottostare ed obbedire ai suoi voleri. L’integrazione degli immigrati italiani di prima generazione nel tessuto culturale australiano è stata parziale. Sebbene gli immigrati avessero assimilato, attraverso gli 39 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA anni, parte del modo di essere e di vivere degli australiani, hanno comunque mantenuto idée, atteggiamenti e valori più tipici dei luoghi e dei tempi di provenienza; idee, atteggiamenti, e valori che magari oggi non esistono più in Italia, e che moriranno definitivamente anche qui in Australia con il passaggio alle generazioni successive. Insomma, per molti italiani d’Australia è come se il tempo si fosse fermato 50 anni fa, al momento della loro partenza per quella immensa e lontana landa chiamata Australia. Arrivarono qui pieni di insicurezze ma con un bagaglio colmo di speranze. S’imposessarono delle loro case che trasformarono quasi in oggetti transizionali rappresentativi della loro madre terra e del paese natio, con i loro mobili di dubbia replica di quanto possedevano i “ricchi baroni” dei loro paesi in tempi remoti, con le loro cantine piene di vini da loro prodotti in base ad antiche usanze, con i piatti ed i dolci tipici dei loro paesi d’origine. La casa divenne, per l’italo australiano, tante cose: da simbolo di rivalsa, ad oggetto transizionale rappresentativo del paese e della casa natia, a tana nella quale rifugiarsi a fronte delle minacce di un mondo esterno vissuto a volte come ostile, a fonte e garanzia di immensa sicurezza sia economica che affettivasociale. Con l’avvicinarsi degli anni ’80, l’immigrazione degli italiani in Australia declinò quasi del tutto, lasciandoci adesso con un popolo ed una sotto-cultura che sta progressivamente muorendo e che presto potrebbe scomparire per sempre. Le influenze culturali nell’espressione dei disturbi mentali L’identità etnica di appartenenza, oltre allo status sociale, è un aspetto importantissimo nell’espressione del malessere psichico delle persone; essa è elemento fondamentale nell’esperienza sia soggettiva (il modo in cui la persona “vive” il suo malessere psichico e “come” lo manifesta) che collettiva (il modo in cui gli altri appartenenti allo stesso gruppo etnico percepiscono il suo disturbo) di ogni forma di disturbo mentale. Infatti, studi in materia di “malattie legate alla cultura” hanno evidenziato come certi disturbi (o manifestazioni di essi) vengono riscontrati soltanto in alcune culture o gruppi etno-specifici. Alcuni studiosi di tali disturbi li hanno addirittura considerati come vere e proprie “sindromi legati alla cultura”, mentre altri si sono limitati a rilevarne la maggiore frequenza epidemiologica e basta. La considerazione che la cultura è una matrice nella quale operano influenze biologiche, sociali, e psicologiche porta invariabilmente a ritenere che anche i disturbi mentali sono intrinsecamente legati alla cultura. Tipici esempi di quanto si va affermando in questo articolo sono l’anoressia nervosa, i cui sintomi appaiono strettamente legati alle aspettative estetico-culturali della società industriale occidentale moderna in base alle quali l’adolescente femmina (soprattutto) avverte il bisogno spasmodico di mantenere basso il peso corporeo e snella la sua forma, e il koro, di influenza asiatica, in base al quale l’uomo può manifestare l’ossessiva paura che il suo pene si ritiri nell’addome, causandone poi la morte. Va anche considerato che le specifiche culture cambiano con l’evolversi dei tempi. Infatti, nella cultura occidentale si è notato come le manifestazioni di conversione isterica come mezzo alternativo di comunicazione del malessere psicologico siano progressivamente diminuite col passare dei secoli ed in concomitanza sia con la crescita del grado d’istruzione generale della gente che con la diminuzione della loro creduloneria. Un tipico esempio di quanto sostenuto è dato dal fenomeno di isteria collettiva chiamata tarantulismo che era alquanto frequente nell’Italia meridionale del quattordicesimo e quindicesimo secolo, e che via via andò a scomparire nel tempo. Per quanto riguarda l’oggetto della presente indagine, cioè la frequenza e le caratteristiche peculiari dei disturbi mentali nella popolazione italo-australiana, 40 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA bisognerebbe tener presente che i clinici australiani che non hanno familiarità con le sfumature della cornice culturale di riferimento dei pazienti italo-australiani esaminati, possono erroneamente giudicare come psicopatologiche quelle normali variazioni di comportamento, convinzioni o esperienze peculiari della cultura di appartenenza degli stessi. Tanto per citare alcuni esempi di quanto qui sostenuto, i clinici australiani spesso hanno difficoltà a considerare come normali molti atteggiamenti di interdipendenza tra i vari membri di una famiglia di immigrati italiani, così come spesso considerano altamente patologica l’eccessiva dipendenza e l’iperprotezione dei genitori italo-australiani nei confronti dei figli e viceversa. Studio epidemiologico di un sotto-gruppo della popolazione italo-australiana Il campione di questo studio comprendeva pazienti che avevano richiesto (o erano stati inviati per) consulenza psicologica all’Autore di questo studio; i pazienti di ambo i sessi erano di età compresa tra i 36 e 76+ anni; tutti erano italo-australiani di prima o seconda generazione. Il prevalente livello socio-culturale di appartenenza oscillava tra il basso ed il mediobasso (considerando il grado d’istruzione dei partecipanti come fattore principale di valutazione). Del campione totale di 95 partecipanti, 35 erano maschi e 60 femmine. La Tabella 2 riporta la distribuzione di tutto il campione per sesso e per fasce d’età. Pazienti totali (N) = 95 (60 Femmine; 35 Maschi) Fascia d’Età Maschi Femmine 36-45 46-55 56-65 66-75 76+ 12 (34.28%) 8 (13.33%) 4 (11.43%) 7 (11.68%) 11 (31.43%) 11 (18.33) 8 (22.86%) 17 (28.33%) 0 (0%) 17 (28.33%) N =95 (pazienti totali) 35 (100%) 60 (100%) Tab. 2 - Distribuzione dei pazienti oggetto di questo studio per sesso e fascia d’età Risultati piu rilevanti e relative inferenze La seguente tabella mostra la frequenza totale e la distribuzione in base al sesso dei principali disturbi mentali dei pazienti inclusi in questo studio: Disturbo Qualsiasi disturbo d’ansia Fobia semplice Fobia sociale Agorafobia Disturbo generalizzato d’ansia Disturbo da panico Disturbo ossessivocompulsivo Disturbo post-traumatico Maschi Femmine Totale 14 (40.0%) 29 (48.3%) 43 (45.3%) 3 (5.0%) 2 (3.3%) 3 (3.2%) 2 (2.1%) 3 (8.6%) 1 (2.9%) 8 (13.3%) 3 (5.0%) 11 (11.6%) 4 (4.2%) 5 (14.3%) 3 (5.0%) 8 (8.4%) 41 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA da stress Qualsiasi disturbo dell’umore Depressione Schizofrenia Psicosi non-affettiva Disturbo da somatizzazione Disturbo da personalità antisociale Anoressia nervosa Disturbo cognitivo grave (incluso demenza senile) 5 (14.3%) 10 (15.7%) 15 (15.8%) 22 (62.9%) 7 (20.00%) 14 (40.0%) 46 (76.7%) 15 (25.0%) 14 (23.3%) 2 (3.3%) 68 (71.6%) 22 (23.2%) 28 (29.5%) 2 (2.1%) 6 (10.0%) 6 (6.3%) 2 (3.3%) 2 (2.1%) 7 (11.7%) 8 (8.4%) 1 (2.9%) Tab. 3 - Frequenza totale e distribuzione in base al sesso dei principali disturbi mentali dei pazienti oggetti di questo studio. Sulla base di questi risultati si possono fare le seguenti inferenze: 1) Il 63.2% di tutti i pazienti sono femmine, mentre il 36.8% sono maschi Un numero significativamente maggiore di donne ricorre alle cure specialistiche di tipo psicoterapico; ciò potrebbe indicare una maggiore propensione nelle donne a discutere dei propri problemi, ed una maggiore consapevolezza di essi. Si potrebbe ipotizzare che gli uomini o presentano migliori meccanismi di “coping” rispetto ai propri problemi, o utilizzano i meccanismi di “negazione”, “repressione”, e/o di “minimizzazione” più frequentemente delle donne. 2) La distribuzione dei pazienti oggetto di questo studio per sesso e fascia d’età presenta un andamento diverso nei due sessi Un’analisi della distribuzione del campione per sesso e fascia d’età indica che: −la distribuzione delle femmine ha seguito un andamento più lineare di quello dei maschi, quasi indicando una maggiore richiesta di consulenza psicologica con l’avanzamento dell’età da parte delle stesse; −la distribuzione per fasce d’età nei maschi è stata più “erratica”, evidenziando due “picchi” di richiesta nella fascia di età compresa tra i 36 – 45 anni e tra i 5665 anni. −non ci sono state richieste nella fascia dei maschi di età 76+ anni. Questi dati potrebbero lasciar supporre che: −le femmine ricorrono sempre più alle cure psicoterapiche via via che perdono le loro autonomie; −i maschi adulti più giovani del campione presentano più problemi di disturbo mentale. Un’analisi più ravvicinata delle tipologie di disturbi trattati, infatti, dimostrerebbe che molti pazienti maschi nella fascia d’età compresa tra i 36-45 anni sono figli celibi affetti da schizofrenia o da altre gravi patologie mentali e che presentavano nella loro anamnesi familiare un rapporto di profonda e patologica interdipendenza con la figura materna; −la diminuita richiesta di trattamento psicoterapico da parte degli uomini nella fascia d’età compresa tra i 46-55 anni potrebbe essere spiegata con i meccanismi di negazione e minimizzazione altresì rilevati ai punti 1) e 11); 42 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA −la mancanza di pazienti maschi di età superiore ai 75 anni è probabilmente dovuta anche alla maggiore mortalità dei maschi rispetto alle femmine in questa fascia d’età. 3) I disturbi d’ansia compaiono nel 45.3% dei casi, mentre i disturbi dell’umore compaiono nel 71.6% dei casi Sebbene gli studi sulla popolazione normale indichino una frequenza maggiore di disturbi d’ansia rispetto a quelli dell’umore nella popolazione generale, pare che gli italo-australiani ricorrono alle cure psicoterapiche più in presenza di “gravi” disturbi mentali; una spiegazione potrebbe risiedere nella considerazione che gli italoaustraliani hanno la tendenza a non discutere dei loro problemi psichici se essi sono di lieve entità, quasi ad avvalorare il detto che “I panni sporchi si lavano in famiglia”; un’altra spiegazione potrebbe trovarsi nella considerazione che la popolazione oggetto di questo studio era costituita da persone di età media elevata e, quindi, più esposta a condizioni fisiche invalidanti e, quindi, alla depressione; 4) Le femmine presentano disturbi d’ansia con frequenza maggiore (48.3 contro 40.0%) rispetto ai maschi di questo campione Come per alcuni aspetti della depressione (dalla quale differisce per tanti altri meccanismi), i disturbi d’ansia sottenderebbero, dal punto di vista psicodinamico, un conflitto intrapsichico tra i desideri inconsci sessuali o aggressivi provenienti dall’Es e le corrispondenti minacce di punizione da parte del Super-io. In tal senso, l’ansia verrebbe intesa come un “segnale” della presenza di un pericolo nell’inconscio. I risultati della presente indagine potrebbero, pertanto, far supporre che le donne italoaustraliane oggetto di questo studio presentino una maggiore difficoltàrispetto agli uomini di “presa di coscienza” delle loro pulsioni sessuali ed aggressive. È come se avvertissero le tensioni derivanti dalle loro pulsioni interne ed allo stesso tempo li rifiutassero per condizionamenti culturali. 5) Tra i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo è stato più frequente tra i maschi (14.3%) che tra le femmine (5.0%) ebbene le statistiche relative alla popolazione generale indichino che il disturbo ossessivo-compulsivo è equamente distribuito tra maschi e femmine, nel campione di questo studio i maschi hanno presentato una prevalenza maggiore rispetto alle femmine. Considerata la funzione “protettiva” (contro la disintegrazione psicotica) dei ritualismi che spesso caratterizzano questo disturbo, si potrebbe ipotizzare che questo disturbo si presenta con frequenza maggiore tra i maschi italo-australiani che tra le femmine perché i maschi italo-australiani tendono a comunicare meno i loro problemi e conflitti delle femmine (come avvalorato anche dai risultati dei punti 1), 10), e 11). È interessante notare come Nemiah (1988) abbia considerato il disturbo ossessivocompulsivo come “regressione difensiva” in base alla quale il paziente che ne è affetto tende a ritirarsi dalla posizione edipica per regredire lungo la via dello sviluppo psicosessuale alla fase anale (assumendone molte delle caratteristiche e dei comportamenti tipici); inoltre, egli ha ritenuto che ciò accadesse in alternativa alla “rimozione” dell’impulso originale mediante conversione della stessa energia in sintomi somatici (come avviene nell’isteria). Pertanto, alla luce di questa ipotesi, si potrebbe inferire che gli uomini del campione preso in esame tendono a gestire il proprio malessere psicologico derivante dal conflitto edipico con meccanismi di “annullamento” dell’ansia (tipici del disturbo 43 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ossessivo-compulsivo), mentre le donne tenderebbero più a scotomizzare la stessa ansia attraverso manifestazioni più di tipo isterico (come avvalorato dai risultati del punto 10). 6) Le femmine presentano disturbi dell’umore con frequenza maggiore rispetto ai maschi di questo campione (76.7% contro 62.9%) I disturbi affettivi o dell’umore coinvolgono una molteplicità di fattori eziologici, compresi eventi stressanti di natura psicologica, interpersonale, biologica, ed ambientale. Inoltre, appare accertato che precoci eventi esistenziali possono dar origine ad un’aumentata vulnerabilità a vari tipi di “stressor” ambientali. In considerazione di ciò, e considerato che il substrato educativo-culturale delle femmine del campione di questo studio in molti casi ha impedito la gratifica di molte significative pulsioni personali (sessuali, all’autoaffermazione, al dominio, per citare alcune tra le più importanti), si potrebbe ipotizzare che le femmine di questo studio abbiano presentato una maggiore “vulnerabilità psichica” dei maschi ai vari eventi o condizioni di vita stressanti. Questo risultato andrebbe “letto” insieme a quelli dei punti 7) e 8) che evidenziano una frequenza maggiore di schizofrenia tra i maschi (soprattutto quelli piu giovani) ed una maggiore di depressione tra le femmine; in tal senso, parrebbe che i fattori eziologici in ciascun caso siano ben diversi, con una maggiore presenza di fenomeni di interdipendenza madre-figlio come elemento patogeno nei maschi, e maggiore impedimento alla libera espressione della propria pulsionalità nella patogenesi psichica femminile. 7) Il disturbo per il quale gli italo-australiani ricercano maggiormente le cure specialistiche di tipo psicoterapico è la “schizofrenia” (nel 29.5% dei casi totali) Al di là dell’alta componente biologica (Schulsinger et al., 1988), la predisposizione genetica attivata da fattori intrapsichici ed interpersonali (Robbins, 1992) starebbe alla base della formazione di questo grave disturbo; situazioni o condizioni di vita che creano stati di grave insicurezza personale rientrerebbero tra tali fattori. In tal senso, Freud infatti ritenne che la schizofrenia fosse la risposta ad un’intensa frustrazione e al conflitto con altre persone (cosa che spesso accade agli immigrati). Tale risposta prenderebbe forma di “regressione” dalle relazioni oggettuali (col mondo esterno) a uno stadio evolutivo autoerotico. Come ritenne Frieda Fromm-Reichmann (1950), le persone affette da schizofrenia sono fondamentalmente sole e non riescono a superare la loro insicurezza e la loro sfiducia verso gli altri. L’analisi della storia personale dei pazienti considerati in questo studio evidenzia tre principali fattori scatenanti o precipitanti del loro disturbo: −la grave insicurezza affettiva che può essere generata dalle condizioni di vita dell’emigrato −la grave insicurezza data da un rapporto di patologica dipendenza dei figli nei confronti dei genitori (soprattutto dei figli maschi nei confronti delle loro madri) −i gravi sensi di colpa da parte di persone che presentano notevoli ambivalenze rispetto alla gratifica delle loro pulsioni sessuali, aggressive, all’autoaffermazione, e al dominio (nel caso di questo studio, soprattutto donne). Si può ben intuire come tutti questi fattori riuscirebbero a creare un vissuto di grave insicurezza nelle persone che li sperimentano. 44 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 8) L’incidenza di schizofrenia tra i maschi di questo campione (40.0%) e quasi doppia di quella delle femmine (23.3%) Il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) indica un’incidenza lievemente maggiore di schizofrenia negli uomini che nelle donne nella popolazione generale. In questo studio, invece, tale incidenza è quasi del doppio. L’analisi del “come” i pazienti siano giunti a richiedere la consulenza psicologica potrebbe meglio spiegare i motivi di questo rsiultato. Infatti, nel caso dei maschi, molti di loro non hanno fatto richiesta diretta di consulenza ma sono stati inviati o dai loro genitori (spesso da una madre esasperata per la condizione del figlio) o dallo psichiatra curante. Nel caso delle donne, invece, spesso la richiesta di consulenza è stata fatta dallo psichiatra curante. Una possibile spiegazione per questo risultato potrebbe risiedere nella “vergogna” che molti uomini italo-australiani hanno di avere una moglie affetta da un simile disturbo. Una più approfondita analisi delle dinamiche intrafamiliari delle pazienti femmine affette da schizofrenia indicherebbe che spesso i contenuti dei loro “deliri” lasciano supporre dinamiche di coppia nelle quali il marito tenderebbe ad esasperare i vissuti di grave insicurezza delle mogli attraverso condotte ed atteggiamenti di “disempowerment” nei confronti delle stesse. Alla succitata “vergogna” si aggiungerebbero anche i sensi di “colpa” dei mariti che, a livello più o meno conscio, sanno di aver reso le proprie mogli iperdipendenti da loro. Pertanto, l’evitamento da parte di alcuni mariti di qualsiasi forma di terapia psicologica per le mogli gravemente insicure potrebbe servire a mascherare le colpe frutto dei loro atteggiamenti eccessivamente dominanti e della loro omertà. 9) L’incidenza di depressione, in tutte le sue forme, è maggiore tra le femmine (25.0% in totale) che tra i maschi (20.0% in totale) Nell’esame delle implicazioni di questo risultato bisognerebbe tener presente che buona parte della popolazione di questo studio è di età media superiore ai 50 anni e di livello socio-culturale basso. Questa considerazione è importante perchè permette all’Autore di questo studio di supporre che, vista la cultura e la mentalità d’origine di molte donne prese in esame, esse siano state influenzate da una ideologia preesistente in base alla quale “la donna vive non per se stessa ma per il marito ed i figli” (quello che Arieti nel 1977 definì come “teoria dell’altro dominante”). Nel fare ciò, la donna si avvale molto del meccanismo di “introiezione” (che le permetterebbe di gratificare in modo vicario molti dei suoi bisogni). Questo atteggiamento di base pone la donna in una posizione di impotenza relativamente alla gratificazione di molti suoi reali bisogni, non essendo la stessa neanche in grado di immaginare o accettare quadri di riferimento alternativi. Pertanto, si potrebbe ipotizzare che molti degli atteggiamenti “passivo-aggressivi” di queste donne, così come molte delle loro condotte di “rivolgimento contro il sè”, non siano altro che tentativi di distruzione dell’ “altro dominante ed introiettato”. In parole semplici, questo risultato sembrerebbe frutto di una mentalità in base alla quale la donna è stata maggiormente condizionata alla “rinuncia” di molte sue pulsioni (sessuali, aggressive, all’autoaffermazione, e al dominio), favorendo invece una forma di gratifica più vicaria e sostitutiva mediante l’introiezione dei bisogni delle altre persone significative nella sua vita (marito e figli). Un’altra chiave di lettura per la maggiore frequenza della depressione nelle donne italo-australiane potrebbe risiedere nella spiegazione più generale che gli uomini coniugati e mai divorziati (condizione preponderante in questa indagine) tendono ad 45 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA avere tassi di depressione più bassi rispetto alle donne con figli, come rilevato da Tansella e De Girolamo nella loro indagine del 2002. 10) Tra i casi considerati, solo le femmine hanno presentato disturbi da somatizzazione (nel 10.0% dei casi), ed anoressia nervosa (nel 3.3% dei casi) Le femmine di questo studio tendono a “somatizzare” i problemi psichici più dei maschi. La psicosomatizzazione e l’anoressia nervosa possono entrambi essere considerate come meccanismi isterici e di “comunicazione alternativa”. Questi risultati avvalorano quanto discusso ai punti 1) e 11) in quanto avvalorano la tesi della “propensione” nelle donne a comunicare in qualche modo il proprio malessere psichico. 11) Le femmine richiedono sostegno psicologico per un grave disturbo cognitivo (esempio, la demenza senile) con frequenza molto maggiore dei maschi (11.7% contro 2.9%) Questo risultato sembrerebbe dare supporto al risultato più generico del punto 1). La maggiore richiesta di aiuto psicologico da parte delle donne potrebbe indicare che esse sono meglio disposte a comunicare i loro problemi rispetto agli uomini che, invece, sono più portati a “minimizzare” o addirittura “negare” i loro problemi psico-fisici. Infatti, se si considera quanto sosteneva Weiner (1991) da un punto di vista psicodinamico, la perdita delle facoltà mentali associata a un grave disturbo cognitivo quale, ad esempio, la demenza progressiva potrebbe dar luogo ad un processo regressivo all’interno dell’Io in base al quale la persona affetta potrebbe far ricorso a meccanismi di difesa molto primitivi quali la “proiezione” ed il “diniego”. La maggiore ricerca, quindi, di sostegno psicologico da parte delle femmine affette da un grave disturbo cognitivo rispetto ai maschi, indicherebbe un minor uso di questi due meccanismi da parte delle stesse rispetto alla controparte maschile. Dott. Carmelo Pollicina (Ph.D) Psicologo (Co.As.It. – N.S.W.) Tel: (02) 95640744 Fax: (02) 95696648 Email: [email protected] Nota: La presente e` una versione sintetica del documento originale. Chi volesse una copia integrale puo` farlo estraendola dal sito dell’ufficio Scientifico 46 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA A psychodynamic study of the prevalence and peculiar features of mental disorders in a cohort of Italian-Australians undergoing counselling Carmelo Pollicina Premise: general considerations on the social-economical-cultural background of the Italian-Australians The immigration of Italians into Australia had one of its periods of maximum expression between the late forties and early seventies of the twentieth century. The Italian regions mostly represented in this migratory process were mainly Sicily and Calabria, followed by all those other regions where the level of unemployment was highest. The condition of unemployment was often accompanied by a low level of formal education of the immigrant. Therefore, one can well understand how the Italian immigrant in Australia carried with him a strong compensatory motivation towards a society that had nearly forced him/her to leave his roots. Furthermore, Poor education (and in many cases the poor development of critical judgment and self-awareness) was compensated by a more dogmatic and often superstitious approach towards those psychosocial phenomena that the immigrant found unexplainable. Dependence first upon the extended family and then upon others in general was quite high too. Clearly, this lead to low levels of personal autonomy both in decisionmaking and in formulating personal opinions. This would often lead to high levels of suggestibility and gullibility. In line with parental teachings, the immigrant of those times had a strong sense of duty, of self-sacrifice, and of self-value based upon the commitment afforded to his/her work. The sense of duty, of self-sacrifice and of family was further reinforced by his religious influences, i.e. Catholicism. Sexual morality was also heavily conditioned by the religious prejudice whereby a woman’s sexual function was strongly connected with her procreation one, and that the pleasure of sex was a solely male prerogative. It therefore seems clear how eventual pleasure drives would be repressed o denied by women of that culture in order to avoid being inundated by guilt feelings and by the subsequent need for expiation. The Christian saying “woman you will give birth with great pain, man you will work with great sweat” paved the way for a role division in which the female would assume the responsibility of child-rearing based strongly upon self-renunciation and above all upon the renunciation of her drives (especially those for self-affirmation and domination), while the male restricted his role to that of being a provider for his family (that placed him in a position of greater control and autonomy with respect to his wife). Furthermore, the lack of financial autonomy by the housewife of those days reinforced her position of marked dependence upon her husband for both her own survival and that of their children. This situation gave rise to a marked inequality of power, with the husband being the master of decisions and the wife his subordinate and forced to second his wants and needs. The integration of first generation Italian migrants into the Australian culture was partial. Although the immigrants had through the years assimilated part of the way of being and of living of the Australians, they did however maintain those ideas, attitudes, and values more typical of their places and times of origin; ideas, attitudes, and values that perhaps no longer exist in Italy today, and that will also surely die here 47 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA in Australia with the dawn of new generations. In brief, it is as if for many ItalianAustralians time has remained still to what it was 50 years ago, at the moment of their departure for that great and distant land called Australia. They arrived here full of uncertainties but with a baggage full of hope. They took possession of their homes that they transformed into quasi-transitional objects representing their motherland and their home town, with furniture dubiously replicating that of the “rich barons” of their towns in days gone by, with their cellars full of wines self-produced according to ancient customs, and with food and pastry recipes typical of their home towns. For the Italian-Australian the home became many things: a symbol of revenge (towards their past), a transitional object representing their home town and the house they lived in as children, a lair in which to seek refuge from the perils of an outside world that at times seemed hostile, a fountain and certain guarantee of both financial and socio-affective security. With the dawn of the eighties, the immigration of Italians into Australia nearly totally declined, leaving us with a people and a sub-culture that is slowly dying and that could soon disappear forever. Cultural influences in the expression of mental disorders The ethnic identity of origin, besides social status, is a major contributor to the expression of people’s psychological malaise; it is a fundamental element in both the subjective experience of each form of mental disorder (how a person “experiences” his/her malaise and the “way” he/she displays it) and the collective one (how other members of the same ethnic group perceive his/her disorder). In fact, studies conducted on “culture-bound disorders” have shown how certain disorders (or their manifestations) are found only in certain cultures or ethno-specific groups. Some experts have even considered them as being real “culturally bound syndromes”, while others have limited themselves to solely evidencing their epidemiological frequency. The view that culture is a matrix in which biological, social, and psychological influences operate, invariably leads to the conclusion that mental disorders are intrinsically connected with culture too. Typical examples of what is being stated in this article are anorexia nervosa, whose symptoms seem to be strictly connected with the aesthetical-cultural expectations of modern western industrial society according to which the female teenager (mainly) has the spasmodic need to keep her weight low and her body in shape, and koro, of Asian influence, according to which a man may present the obsessive fear that his penis will withdraw into his abdomen, subsequently causing his death. It must also be said that specific cultures change in time. In fact, in western culture it can be seen how manifestations of hysterical conversion as an alternative means of communication of psychological malaise have progressively diminished over the centuries owing to both the growth in people’s general education and the concomitant decrease in their suggestibility. A typical example of this is the phenomenon of mass hysteria called tarantulism that was rather frequent in southern Italy in the fourteenth and fifteenth centuries, and that gradually declined to the point of disappearance in time. For what concerns the objective of the present investigation, i.e. the frequency and the peculiar features of mental disorders in the Italian-Australian population, one must consider that Australian clinicians unfamiliar with the cultural nuances of ItalianAustralians may mistakenly consider as pathological those normal variations in behaviour, beliefs or particular experiences typical of the latter’s cultural background. A typical example of this can be seen in the fact that many Australian clinicians do not 48 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA consider as being normal many attitudes of interdependence between the various members of an Italian immigrant family, just as they often consider highly pathological the excessive dependence and hyper protection that Italian-Australian parents display towards their children and vice versa. Epidemiological study of an Italian-Australian population sub-group The sample of this study included clients that had requested (or had been referred for) psychological counselling with the Author of this study; the clients belonging to both genders ranged in age between 36 and 76+ years; all were first or second generation Italian-Australians. Their prevalent socio-cultural level was between low and medium-low (considering educational level as the main factor of assessment). Of the 95 total participants, 35 were male and 60 female. Table 2 shows the distribution of the entire sample by gender and age group. Total Clients (N) = 95 (60 Female; 35 Male) Age Group Male Female 36-45 46-55 56-65 66-75 76+ 12 (34.28%) 8 (13.33%) 4 (11.43%) 7 (11.68%) 11 (31.43%) 11 (18.33) 8 (22.86%) 17 (28.33%) 0 (0%) 17 (28.33%) N =95 (total clients) 35 (100%) 60 (100%) Table. 2 - Distribution of clients of this study according to gender and age group. Most important results and relative inferences The following table shows the total frequency and distribution according to gender of the main mental disorders of the clients included in this study: Disorder Any anxiety disorder Simple phobia Social phobia Agoraphobia Generalized anxiety disorder Panic disorder Obsessive-compulsive disorder Post-traumatic stress disorder Any mood disorder Depression Schizophrenia Non-affective psychosis Somatization disorder Male 14 (40.0%) Female 29 (48.3%) Total 43 (45.3%) 3 (5.0%) 2 (3.3%) 3 (3.2%) 2 (2.1%) 3 (8.6%) 1 (2.9%) 8 (13.3%) 3 (5.0%) 11 (11.6%) 4 (4.2%) 5 (14.3%) 3 (5.0%) 8 (8.4%) 5 (14.3%) 22 (62.9%) 7 (20.00%) 14 (40.0%) 10 (15.7%) 46 (76.7%) 15 (25.0%) 14 (23.3%) 2 (3.3%) 6 (10.0%) 15 (15.8%) 68 (71.6%) 22 (23.2%) 28 (29.5%) 2 (2.1%) 6 (6.3%) 49 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Anti-social personality disorder Anorexia nervosa Severe cognitive disorder (including senile dementia) 1 (2.9%) 2 (3.3%) 2 (2.1%) 7 (11.7%) 8 (8.4%) Table 3 – Total frequency and distribution by gender of the main mental disorders of the clients in this study. The following inferences can be made on the basis of these results: 1) 63.2% of all clients were female, while 36.8% were male A significantly higher number of women sought specialized treatment in psychotherapy (or counselling); this could indicate a greater inclination in women to talk about their problems, and a greater awareness of them. It could be hypothesized that men either possess better “coping” mechanisms with regard to their problems, or use mechanisms of “denial”, “repression”, and/or “minimization” more frequently than women. 2) The distribution of clients in this study by gender and age group presents a different pattern for the two sexes An analysis of the distribution of the sample by gender and age group reveals that: −the distribution of females followed a more linear pattern than that of males, possibly indicating a higher request for psychological counselling with increase in age by females; −the distribution by age group in males was more “erratic”, featuring two “peaks” of request in the 36-45 and 56-65 age groups; −there were no requests in the 76+ male age group. These results suggest that: −females seek counselling more frequently as they lose their autonomies; −the younger adult males of the sample present more mental disorder issues. A closer analysis of the types of disorders treated, in fact, shows that many male clients included in the 36-45 age group were single children affected by schizophrenia or by other severe mental pathologies and that presented a family history in which they had a deeply pathological interdependence relationship with their mother; −the diminished request for psychotherapeutic treatment by the men in the 46-55 age group could be explained with the denial and minimization mechanisms evidenced in points 1) and 11); −the lack of male clients aged over 75 is probably due to the higher mortality of males with respect to females in this age group. 3) Anxiety disorders appear in 45.3% of cases, while mood disorders appear in 71.6% of them Although studies on the general population indicate a higher frequency of anxiety disorders than mood disorders, it seems that Italian-Australians seek psychotherapeutic treatment in the presence of more “severe” mental disorders; an explanation could be that Italian-Australians tend not to discuss their psychological problems if they are of minor importance, lending support to the saying that “you 50 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA don’t wash your dirty linen in public”; another explanation could be that the average age of the people included in this study was rather high and, therefore, more prone to physically invalidating conditions and thus to depression. 4) The females presented anxiety disorders with a higher frequency than the males in the sample (48.3% versus 40.0%) From the psychodynamic point of view, as for certain aspects of depression (from which it differs for many other mechanisms), anxiety disorders might subtend an intrapsychic conflict between the unconscious sexual and aggressive desires deriving from the Id and the corresponding punishment threats from the Super-Ego. In this sense, anxiety would be considered as a “sign” of a peril at an unconscious level. The results of the present investigation could, therefore, suggest that the ItalianAustralian women in this study present greater difficulty than their male counterparts in “being consciously aware” of their sexual and aggressive drives. It is as if they feel the tensions coming from their inner drives but at the same time refuse them because of cultural conditioning. 5) Among the anxiety disorders, the obsessive-compulsive one appeared more frequently in males (14.3%) than in females (5.0%) Although statistics in the general population indicate that the obsessive-compulsive disorder is equally distributed between males and females, the males of this study presented a higher prevalence than females with respect to this disorder. Considering the “protective” function (against psychotic disintegration) of the ritualisms that are typical of this disorder, one may hypothesize that this disorder is more frequent in male Italian-Australians than female because these males tend to communicate less than the females their problems and conflicts (as validated by the results in points 1), 10), and 11). It is interesting to note how Nemiah (1988) considered the obsessive-compulsive disorder as a “defensive regression” according to which the affected client tends to withdraw into an Oedipus position, regressing along the psychosexual development path to the anal phase (assuming many of its typical features and behaviours); furthermore, he held that this happened in alternative to the “removal” of the original impulse through the conversion of the same energy into somatic symptoms (as occurs in hysteria). Therefore, in the light of this hypothesis, one may infer that the men considered in this sample tended to manage the psychological malaise deriving from the Oedipus conflict by using “annulment” of anxiety mechanisms (typical of the obsessivecompulsive disorder), while women tended to somatize the same anxiety through typically more hysterical manifestations (as evidenced by point 10). 6) The females in this sample presented mood disorders with a higher frequency than males (76.7% versus 62.9%) Affective or mood disorders involve many aetiological factors, including stressful events of psychological, interpersonal, biological, and environmental natures. Furthermore, it seems certain that early existential events can lead to an increased vulnerability to various environmental “stressors”. In the light of this consideration and considering that the educational-cultural substratum of the females in this sample prevented the gratification of many of their significant personal drives (sexual, self-affirmation, domination, to mention some of the most important), it could be hypothesized that the females in this study presented 51 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA a higher “psychological vulnerability” than males to various stressful events and life conditions. One should “read” this result together with points 7) and 8) that give evidence for a higher frequency of schizophrenia in males (especially in the younger ones) and a higher one of depression in females; it would seem that the aetiological factors in each case are quite different, with a greater presence of mother-son interdependence phenomena as the pathogenic element in males, and a greater hindrance of the free expression of personal drives in the female psychological pathogenesis. 7) The disorder for which Italian-Australians most seek psychotherapeutic specialist treatment is “schizophrenia” (in 29.5% of total cases) Beyond the biological component (Schulsinger et al., 1988), genetic predisposition activated by intrapsychic and interpersonal factors (Robbins, 1992) could be at the origin of this severe disorder; the situations that create states of severe personal insecurity could be part of these factors. In this sense, in fact, Freud held that schizophrenia was a reaction to an intense frustration and to a conflict with other people (which is often the case with migrants). This reaction would take the form of a “regression” from object relations (with the external world) to an autoerotic developmental stage. According to the view of Frieda Fromm-Reichmann (1950), people affected by schizophrenia are fundamentally lonely and are unable to overcome their insecurity and their mistrust towards others. Analysis of the personal history of the clients considered in this study provides evidence for three main triggering or precipitating mechanisms for their disorder: −severe affective insecurity that may be generated by a migrant’s condition of life −severe insecurity caused by a pathological rapport of dependence by children towards their parents (especially of sons towards their mothers) −severe guilt feelings experienced by people who present a marked ambivalence toward the gratification of their sexual, aggressive, self-affirmation, and domination drives (particularly the women in this study). It is easy to understand how all these factors could succeed in creating a feeling of severe insecurity in the people that experience them. 8) The incidence of schizophrenia among the males of this sample (40.0%) is nearly double than that of the females (23.3%) The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV-TR) indicates a slightly higher incidence of schizophrenia among men than among women in the general population. In this study, however, such an incidence was nearly double. The analysis of “how” the clients came to request psychological counselling could better explain the reasons for this result. In fact, for what concerns the males, many of them did not make a direct personal request for counselling but were instead referred either by their parents (often by a mother exasperated by her son’s condition) or by the treating psychiatrist. On the other hand, the request for the counselling of the females was often made by the treating psychiatrist. A possible explanation for this result could lie in the “shame” that many Italian-Australian husbands feel for having a wife affected by such a disorder. A deeper analysis of the intra-family dynamics of the female clients affected by schizophrenia reveals that, often, the content of their “delusions” suggested dynamics within the couple in which the husband tended to exasperate feelings of severe 52 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA insecurity in his wife by adopting “disempowering” behaviours and attitudes towards her. Besides the abovementioned “shame”, it seems that husbands also experienced “guilt” feelings in the knowledge that, at varying levels of consciousness, they had rendered their wives hyper dependent upon them. Therefore, the avoidance by husbands of having their profoundly insecure wives undergo any form of psychological therapy could serve the purpose of hiding the guilt caused by their excessively domineering attitudes and their subsequent conspiracy of silence. 9) The incidence of depression, in all its forms, is higher among the females (25.0% in total) than among the males (20.0% in total) When examining the implications of this result, one should keep in mind that the majority of the population of this study had an average age above 50 years and a low socio-cultural level. This is an important consideration because it allows the Author of this study to assume that, in virtue of the culture and the mentality of origin of many of the women considered, they had been influenced by a pre-existing ideology according to which “a woman lives not for herself but for her husband and children” (what Arieti in 1977 defined as “theory of the dominant other”). In doing so, the woman avails herself of the mechanism of “introjection” (that would allow her to satisfy many of her needs in a substitutive way). This basic attitude places the female in a position of impotence with respect to the gratification of many of her real needs, she herself being unable to imagine or accept alternative ways of thinking or being. Therefore, it could be assumed that many of these women’s “passive-aggressive” attitudes, similarly to many of their “self-aggressive” behaviours, are nothing else but an attempt to destroy the “dominant and introjected other” within themselves. In simple words, this result appears to be the fruit of a mentality by which the female has been conditioned to “renounce” many of her drives (sexual, aggressive, for selfaffirmation, for domination), favouring instead a more substitutive form of gratification through the introjection of the needs of the other significant people in her life (husband and children). Another interpretation for the higher frequency of depression in Italian-Australian women could more generally be that married and never divorced men (preponderant in this study) tend to present lower levels of depression than women with children, as shown by Tansella and De Girolamo in their 2002 investigation. 10) Among the cases considered, only females presented somatization disorders (in 10.0% of cases), and anorexia nervosa (in 3.3% of cases) The females of this study tended to “somatize” their psychological problems more than their male counterparts. Psycho somatization and anorexia nervosa could both be considered as being hysterical mechanisms of “alternative communication”. These results give value to what has been discussed in points 1) and 11) because they lend support to the view that women have a greater “propensity” to communicate in many ways their psychological malaise. 11) Females require psychological support for severe cognitive disorders (e.g. senile dementia) with a much higher frequency than males (11.7% versus 2.9%) This result seems to lend support to the more generic result of point 1). The higher request by women for psychological help could indicate that they are better prepared than men to communicate their problems; men, on the other hand, are more apt to “minimize” or even “deny” their psycho-physical problems. 53 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA In fact, in the light of Weiner’s (1991) psychodynamic views, the loss of mental faculties accompanying a severe cognitive disorder such as, for example, progressive dementia could give rise to a regressive process within the Ego according to which the affected person could resort to very primitive defence mechanisms such as “projection” and “denial”. Therefore, the higher request for psychological support by those women affected by a severe cognitive disorder could indicate a lesser use of these two mechanisms by them with respect to their male counterparts. Dr. Carmelo Pollicina (Ph.D) Psychologist (Co.As.It. – N.S.W.) Tel: (02) 95640744 Fax: (02) 95696648 Email: [email protected] Note: This is a summary of the original document (in Italian). You may download the original version extracting it from the relevant site in this Bollettino. 54 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA THE VENETO REGION Veneto Region is one of the most dynamic areas in Italy and Europe. Its unemployment rate amounts to 3,7% while the European average rate is 7,5 %. The regional economy is based on a very special entrepreneurial attitude and, in consequence, on a large number of Small and Medium Enterprises: about 447.000 companies, that is 1 company every 10 inhabitants Veneto Region produces about 15% of total Italian export while its GDP and population are near 8%. There are many industrial clusters such as: Textile & clothing, Wood & furniture, Shoes (elegant and sporty), Tanning industry, Electro-mechanics, Eyeglasses, Marble working, Gold and silver working, Artistic glass, Wine and Agro – food, Industrial machinery, and many others. R&D and Innovation are basic for regional economic growth. To foster these factors Veneto Government set up Veneto Innovazione in 1991. Veneto Innovazione is the regional agency promoting the collaboration between Research and Enterprises. Its stockholders are the Veneto Region, the Regional Enterprise Unions, the Veneto Union of the Chambers of Commerce, and the four Veneto Universities. Veneto Innovazione is also in charge to promote and to co-ordinate the regional participation in the Sixth European Framework Programme on Research and Technological Development. So it will be considered very important to find international partnerships, both scientific and economic, with third countries in Australia and Asia. For further information please contact: VENETO INNOVAZIONE SPA REGIONE DEL VENETO c/o VEGA SCIENCE & TECHNOLOGY SEGRETERIA REGIONALE AFFARI GENERALI PARK Via della Libertà 5/12 Cannaregio, 168 Palazzo Sceriman 30175 MARGHERA VE - ITALIA Tel. + 39 041 5093023 Fax +39 041 5093078 30123 VENEZIA - ITALIA Tel. + 39 041/2792701 Fax +39 041/2792785 e-mail: [email protected] http://www.regione.veneto.it e-mail: [email protected] http://www.venetoinnovazione.it 55 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA THE VENETO RESEARCH & INNOVATION SYSTEM High educational system 4 Universities –2 in Venice, Padua, Verona; 24 Faculties –Economics, Law, Medicine and Veterinary Medicine, Literature and Foreign Languages, Chemistry, Science & Mathematics, Pharmacy, Agricultural Science, Engineering, Architecture, Psychology, Political Sciences, Statistics; University Centres: Venice International University – studies on management, learning , and environment. University Consortium for Chemistry in the Environment Consorzio Venezia Ricerche - projects on new materials, ICT, and cultural heritage. Consorzio Padova Ricerche - projects on industrial automation, ICT, and telecommunication. Public Research structures CNR - National Research Council; ENEA - Italian National Agency for New Technology, Energy& Environment; INFM - National Institute for the Physics of Matter; INFN - National Institute for Nuclear Physics; GLASS EXPERIMENTAL STATION. VENETO AGRICOLTURA – Regional Agency for Innovation & Agriculture ARPAV - Regional Agency for Environment CORILA – Centre for Venice Lagoon Science and Technology parks VEGA - Venice STP; Galileo - Padua STP; STAR - Verona SP. Industrial SMEs and handcrafts Associations Confindustria del Veneto; FederVeneto API; Confartigianato del Veneto; CNA Veneto. Innovation Centres Politecnico Calzaturiero for the shoe industry Certottica for the eyeglasses industry Ritex for Proofs for textile Thetis for marine technology Venezia Tecnologie Eurobic Dolomiti – business innovation centre Eurobic Adriatico - business innovation centre Polesine Innovazione Tecnologia & Design for Rapid prototyping CERT for proofs on wood and textile for furniture Treviso Tecnologia Centro Produttività for patent searches Verona Innovazione for training courses Tecnopadova for design VENETO IS ALL THAT AND MUCH MORE……………… 56 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Una finestra sulla Commissione Europea A cura di Lynne Hunter Una struttura per la Collaborazione – Una valutazione dei Nuovi Strumenti del 6° Programma Quadro ARTICOLO 130f del Trattato sugli stati dell’Unione Europea: La Comunità si propone l'obiettivo di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell'industria della Comunità, di favorire lo sviluppo della sua competitività internazionale e di promuovere le azioni di ricerca ritenute necessarie ai sensi di altri capitoli del presente trattato. A tal fine essa incoraggia nell'ambito della Comunità le imprese, comprese le piccole e le medie imprese, i centri di ricerca e le università nei loro sforzi di ricerca e di sviluppo tecnologico di alta qualità; essa sostiene i loro sforzi di cooperazione, mirando soprattutto a permettere alle imprese di sfruttare appieno le potenzialità del mercato interno grazie, in particolare, all'apertura degli appalti pubblici nazionali, alla definizione di norme comuni ed all'eliminazione degli ostacoli giuridici e fiscali a detta cooperazione. I vari Programmi Quadro hanno rappresentato l’attuazione di questi obiettivi. FP6 è stato sviluppato per avviare il processo della creazione dello Spazio Europeo per la Ricerca (SER). La oramai famosa dichiarazione al Meeting del Consiglio di Lisbona, che entro il 2010 l’Europa dovrebbe mirare “a divenire l’economia più competitiva e dinamica al mondo basata sulla conoscenza, capace di crescita economica sostenibile con professioni migliori e più numerose e una maggior coesione sociale”, auspicava anche politiche migliori per la Società dell’Informazione e della RTD. La valutazione intermedia dei Nuovi Strumenti contenuta nel FP6 è stata presentata al Consiglio il 3 Luglio. Questo resoconto è stato atteso con ansia mentre la prima parte della preparazione del 7° Programma Quadro è già in corso e si credeva che questa valutazione avrebbe avuto un ruolo chiave nella formulazione del FP7. Ed e’ quello che si è infatti verificato. La Commissione di Esperti con il compito di svolgere la valutazione era guidata dal Dott. Ramon Marimon, ex Segretario di Stato per la Scienza e la Ricerca in Spagna. Il resoconto ha prodotto 12 raccomandazioni, alcune delle quali dovranno essere attuate durante il corso del FP6 ed altre verranno incorporate nel FP7. In generale, il Resoconto ha mostrato che i Nuovi Strumenti sono “un potente mezzo per promuovere la ricerca collaborativa all’interno del SER” e che dovrebbero continuare nel FP7. Tuttavia, il resoconto sottolinea che “molti aspetti della progettazione e della realizzazione” devono essere migliorati. Dalle numerose interviste ai coordinatori di progetti finanziati e non, è emerso che molti di essi non avevano compreso gli strumenti o gli obiettivi che tali strumenti dovevano raggiungere. Il resoconto pone inoltre la questione che, legando certi strumenti a certi bandi, si incoraggiano alcuni consorzi ad adattare le loro proposte in modo da avere maggiori probabilità di ricevere fondi. Qualcuno ha suggerito che, anziché essere la Commissione a specificare quali strumenti debbano essere adottati per un particolare progetto, sarebbe meglio che essa specificasse “il portfolio di 57 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA strumenti disponibili e gli obiettivi strategici”. Sarebbero poi i ricercatori a stabilire quali Strumenti siano più appropriati per raggiungere gli obiettivi. C’è stato un chiaro equivoco nel ritenere che gli Strumenti sarebbero stati molto ampi. Questo fattore è stato sottolineato durante tutte le presentazioni iniziali del FP6. “Massa Critica” è stata la frase ricorrente e questo ha portato i ricercatori a creare consorzi “artificialmente grandi” credendo che, per citare Oscar Wilde, nulla ha più successo dell’eccesso! Tuttavia gli intervistati hanno affermato chiaramente che “progetti e consorzi più grandi” sia non riducono la competizione fra i gruppi di ricerca e sia non necessariamente stimolano il rischio in ambito scientifico. Si è ritenuto inoltre che le problematiche legate alla proprietà intellettuale risultano più complesse nei consorzi più grandi. Tali questioni ed i problemi che ne derivano sono emerse lungo tutto il corso della gestione di tali colossi. Sembra che la decisione di creare progetti più grandi abbia causato una perdita di flessibilità e semplificazione, due questioni che il FP6 avrebbe dovuto sollevare. Nonostante l’idea di strutturare e rafforzare lo Spazio Europeo per la Ricerca, al fine di minimizzare progetti molto simili ed aumentare le forze, sia stata chiaramente compresa e applaudita, “l’integrazione durevole”, pre-requisito delle Reti di Eccellenza (NoE) è risultata troppo difficile da definire, attuare e valutare. I loro obiettivi a lungo termine sembravano richiamare una bassa partecipazione da parte dell’industria e delle Piccole e Medie Imprese (PMI) – destinatari chiave nel FP6. In molti casi, le istituzioni non erano disposte a cooperare a lungo termine “considerando che esse sono ‘in competizione”. In futuro, le NoE dovrebbero essere ridimensionate per accogliere consorzi più piccoli e per essere più flessibili in termini di tempo. Lo strumento chiave del FP6 è il Progetto Integrato (IP), creato per favorire la conoscenza e per determinare il limite della competitività. Questi obiettivi sembravano corrispondere ad un bisogno reale. L’enfasi sulla misura era percepita come controproducente, poiché IP più piccoli potevano realizzare gli stessi obiettivi. In questo caso, tuttavia, sarebbe davvero difficile distinguere fra un IP ed un Progetto Specifico Mirato nell’ambito della Ricerca (STREP). Un obiettivo chiave degli IP è assicurare che vi sia “flessibilità nello sviluppo dei consorzi” al fine di aumentare la potenziale partecipazione. Ciò non significa che gli STREP debbano essere eliminati. In realtà sono stati gli strumenti principali del FP5 e dovrebbero continuare ad essere un importante strumento nel FP7. Tuttavia, nella prima parte del FP6, i Nuovi Strumenti hanno beneficiato della maggior parte dei fondi lasciando ben poco agli STREP. Purtroppo è noto che gli STREP sono particolarmente adatti “a piccoli produttori come le PMI, i piccoli team, o le società dei nuovi Stati Membri”. Un’altra caratteristica fondamentale degli STREP è che possono rappresentare il trampolino di lancio per i ricercatori, preparandoli a fare il “grande salto” verso gli IP e le NoE. Il problema nel finanziare progetti “più grandi ma meno numerosi” è che i gruppi di ricerca già avviati su un determinato binario vengono condizionati, così come le ricerche con obiettivi “già accettati”. “I gruppi di ricerca emergenti tendono ad essere esclusi”. L’obiettivo di raggiungere il 3% delle spese del PIL nella RTD non può essere raggiunto solamente attraverso ciò che è collaudato. L’accesso a gruppi di ricerca emergenti deve essere facilitato ed incoraggiato, altrimenti essi verranno semplicemente trascinati fuori rotta. Il resoconto ha consigliato che “come principio generale, i migliori gruppi di ricerca e le aziende più innovative dovrebbero essere 58 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA attratte dai FP, poiché devono svolgere un ruolo di primo piano nello strutturare lo SER”. Nel FP6 si mirava ad una partecipazione delle PMI del 15%. Il primo bando mostra una partecipazione del 13%, che è buono ma non abbastanza. Le PMI, avendo un elevato tasso di assunzione e di crescita, devono necessariamente essere uno dei principali partecipanti nell’ultima parte del FP6 e nel FP7 per raggiungere il traguardo del 3%. La partecipazione delle PMI nelle NoE avendo IP molto grandi è virtualmente impossibile, ma con una certa flessibilità nella misura e nella durata dei futuri IP, ciò potrebbe essere positivo. Una possibilità sarebbe incoraggiare l’idea di “IP condotti dalle PMI e dagli STREP”. La partecipazione dei nuovi Stati Membri – solo il 7% - è stata deludente ma totalmente comprensibile. Il costo elevato della preparazione di una proposta, l’accesso ad informazioni importanti, l’immagine e la capacità di gestione al fine di coordinare i grandi progetti sono stati dei deterrenti per tutti i ricercatori, eccezion fatta per i più determinati. Nonostante il resoconto abbia riconosciuto che i Nuovi Strumenti hanno creato ulteriori barriere per gli Stati Membri, esso ha ribadito che “l’eccellenza” deve comunque rimanere il criterio primario. E’ stato importante che “sostenere i gruppi emergenti, le PMI e i gruppi dei Nuovi Stati Membri non è visto come un ulteriore criterio di valutazione da essere soddisfatto in tutti i progetti”. Le ultime tre raccomandazioni del resoconto riguardano i fondi, la valutazione e le procedure amministrative del FP6. Come preannunciato, molti ricercatori hanno ritenuto che il costo per presentare la proposta fosse troppo alto. Molti hanno inoltre avuto l’impressione che il processo di valutazione non fosse né trasparente né consistente nell’ambito delle varie priorità tematiche. Valutatori diversi hanno dato interpretazioni diverse su “eccellenza” ed “integrazione” delle NoE. Una combinazione di limitazioni dei budget, l’uso dei Nuovi Strumenti e le opportunità limitate per particolari temi di ricerca hanno fatto sì che “il vincitore si assicurasse l’intero budget”, non considerando l’eccellenza di altre proposte e team. Un’interessante statistica emersa dal resoconto è che la percentuale di collaborazioni destinate a continuare, nonostante non abbiano avuto successo nei processi della Comunità Europea, è molto alta. “Il 57 % dei consorzi creati nel contesto di proposte senza successo continuerà in qualche modo. Questo è un effetto incoraggiante del processo applicativo”. La procedura di valutazione divisa in due parti non è stata sufficientemente preparata o pienamente sfruttata e si è avuta l’impressione che ciò potesse portare ad una riduzione dei costi della preparazione della proposta. Il feedback sui risultati della valutazione è stato molto deludente. La maggior parte dei ricercatori ha ritenuto che una pagina di feedback non rispecchiava la quantità di sforzi e risorse utilizzate nel preparare le applicazioni delle proposte. Tale processo non ha fatto emergere alcuna critica costruttiva che avrebbe permesso di migliorare la prossima proposta. Anche quando sono state utilizzate delle udienze, i ricercatori hanno dichiarato che il processo era troppo rigido per suscitare un dialogo vero e costruttivo. C’erano inoltre alcuni dubbi riguardo alla qualità dei cosiddetti esperti in molti campi e al “bisogno di valutatori appositamente preparati con abbastanza tempo a disposizione per valutare proposte molto lunghe e complesse”. 59 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA A destare maggior preoccupazione è forse il segnale che, nonostante il ruolo chiave dei Programmi Quadro della ricerca europei, non vi siano ancora abbastanza fondi al fine di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi. Il resoconto afferma che “I primi segnali mostrano che il potenziale effetto moltiplicatore e federativo del Programma Quadro non vienea attuato con i Nuovi Strumenti”. Ciò vale soprattutto per le NoE. I progetti che sono stati valutati positivamente ma non approvati per mancanza di fondi perdono i loro investimenti. Il resoconto raccomanda la necessità non solo di aumentare i fondi disponibili, ma anche di allargare i legami con altre fonti di investimento come i fondi strutturali, la Banca Europea degli Investimenti (EIB) o i programmi Nazionali. La Procedura di Valutazione deve essere migliorata aumentando la trasparenza, l’efficienza e la qualità del feedback. Inoltre, per tutti coloro che hanno avuto a che fare con una Proposta di un Programma Quadro, “le procedure amministrative e le regole finanziarie dovrebbero essere notevolmente semplificate ed ulteriormente migliorate per permettere una maggiore efficienza e flessibilità nel mettere in atto strumenti di partecipazione”. I Nuovi Strumenti hanno beneficiato del 77% dei fondi a disposizione e nonostante il quadro soprastante possa sembrare negativo, i Nuovi Strumenti sono unanimamente considerati molto importanti e utili per raggiungere gli obiettivi del SER. Tuttavia, vi sono alcune difficoltà iniziali ed è compito di questa valutazione parziale permettere al sistema di essere ritoccato e migliorato. Il Dott. Mitsos, Direttore generale della RTD, ha sottolineato che la Commissione ha già migliorato parecchi aspetti. ‘La seconda parte è stata molto più chiara e i contrasti molto minori’ ha dichiarato il Dott. Mitsos. Il Resoconto è ora nelle mani della Commissione che darà una risposta ufficiale al Dott. Marimon. Tuttavia, sembra che la Commissione abbia già preso in considerazione alcune delle raccomandazioni e stia apportando qualche modifica. Vale la pena fare un’osservazione. Da nessuna parte nel resoconto, nei grafici o nel testo ho riscontrato cenni sulla partecipazione internazionale e neppure sulle opinioni dei ricercatori dei Nuovi Strumenti. Poiché l’inaugurazione del FP6 ha sottolineato il bisogno e il desiderio di una maggiore e più stretta collaborazione internazionale con i gruppi di ricerca europei, è un peccato che questo aspetto mancasse da ciò che altrimenti sarebbe stata una completa ed onesta valutazione del Programma Quadro. Lynne Hunter Adviser Delegazione della Commissione Europea in Australia e Nuova Zelanda 60 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA A window on the European Commission Lynne Hunter A Framework for Collaboration – An Evaluation of the New Instruments of the 6th Framework Programme ARTICLE 130f of the Treaty on the European Union states: 1. The Community shall have the objective of strengthening the scientific and technological bases of Community industry and encouraging it to become more competitive at international level, while promoting all the research activities deemed necessary by virtue of other chapters of this Treaty. 2. For this purpose the Community shall, throughout the Community, encourage undertakings, research centres and universities in their research and technological development activities of high quality; it shall support their efforts to cooperate with one another, aiming, notably, at enabling undertakings to exploit the internal market potential to the full, in particular through the opening up of national public contracts, the definition of common standards and the removal of legal and fiscal obstacles to that cooperation The various Framework Programs have been the implementation of these objectives. FP6 was designed to start the process towards creating the European Research Area (ERA). The now famous declaration from the Lisbon Council Meeting that by 2010 that Europe should aim “to become the most competitive and dynamic knowledgebased economy in the world, capable of sustainable economic growth with more and better jobs and greater social cohesion” also called for better policies for the Information Society and RTD. The mid term evaluation of the New Instruments contained within FP6 was presented to the Council on 3rd July. This report has been anxiously awaited as the first stage of preparation for the 7th Framework Programme is already underway and it was expected that this evaluation would play a key role in the formulation of FP7. This is indeed the case. The Expert Panel charged with carrying out the evaluation was headed up by Dr. Ramon Marimon, a former State Secretary for Research and Science in Spain. The report came up with 12 recommendations, some of which are to be implemented during the life of FP6 and some of which will be incorporated into FP7. Overall the Report showed that the New Instruments are “a powerful means to foster transnational collaborative research in the ERA” and should continue into FP7. However, the report points out that “many design and implementation aspects” need to be improved. It became clear from the many interviews with successful and unsuccessful project coordinators that many of them had not understood the instruments or the objectives the instruments were expected to achieve. The report also raises the concern that prescribing certain instruments to certain calls is encouraging some consortia to adapt their proposals so that they have what they perceive to be a higher chance of receiving funding. One suggestion was that instead of the Commission specifying which instrument should be used for a particular project, they would be better to specify “the portfolio of instruments available and the strategic objectives”. It would then be up to the researchers to state the Instrument they felt would be most appropriate to achieve the objectives. 61 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA There was a clear misunderstanding that the New Instruments were to be exceedingly large. Indeed this factor was stressed in all the early presentations on FP6. “Critical Mass” was the catch phrase and this has led to researchers constructing “artificially large” consortia in the belief that, to quote Oscar Wilde, nothing succeeds like excess! In fact the respondents were quite clear that “bigger projects and consortia” do not result in reduced competition among research groups, nor will they necessarily stimulate scientific risk taking. Intellectual property issues were also deemed to be more complex with larger consortia. The issues of size and the problems associated with it filtered all the way through to the management of such leviathans. It seems that the decision to build bigger projects has resulted in a loss of flexibility and simplification, two issues which FP6 was supposed to address. Although the idea behind structuring and strengthening the European Research Area in order to minimise duplication and build on strengths was clearly understood and applauded, the “durable integration” prerequisite of the Networks of Excellence (NoE) was judged too hard to define, too hard to meet and too hard to evaluate. Their long term objectives seemed to result in poor participation by industry and Small and Medium Sized Enterprises (SMEs) – key target groups in FP6. In many cases institutions were unwilling to cooperate on a long term basis “given that they are ‘competitors”. NoEs in future should be scaled down to include smaller consortia and to be more flexible in terms of timing. The key Instrument in FP6 is the Integrated Project (IP) designed to achieve knowledge creation and creating the competitive edge. By and large they were seen as corresponding to a real need. Again the emphasis on size was perceived to be counterproductive since smaller IPs could achieve the same objectives. However, if this was to be the case, it would prove hard to differentiate between an IP and a Specific Targeted Research Project (STREP). A key objective for IPs is to ensure that there is “flexibility in developing the consortia” in order to increase the potential for participation. This is not to say that STREPS should be eliminated. Quite the opposite. They were the major instrument in FP5 and should continue to be a major instrument in FP7. However under the first calls of FP6, the New Instruments have taken the bulk of the funding leaving much less for STREPS. This is unfortunately given that STREPS are particularly suitable “for smaller players such as SMEs, small teams, as well as actors from the new Member States”. Another key attribute of STREPS is that they can act as a stepping stone for the researchers, preparing them for access into the “big game” of IPs and NoEs. The problem with funding “larger but less” projects is that a bias is created towards research groups who already have a proven track record and towards “well accepted” objective driven research. “Emerging research groups tend to be excluded”. The goal of reaching 3% of GDP spending on RTD cannot be reached using only the tried and true. Access to emerging research groups has to be facilitated and encouraged or they will simply be driven further off shore. The report recommended that as “a general principle, the best research groups and the most innovative firms should be attracted to the FPs since they must play a leading role in structuring the ERA”. The target for SME participation in FP6 was 15%. The first calls show a participation rate of 13% which is good but not good enough. With a high proportion of employment and growth stemming from the SME sector, it is imperative for the 3% 62 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA goal that this group is a major player in the remainder of FP6 and FP7. SME involvement in NoEs and very large IPs is virtually impossible but if flexibility in the size and duration of future IPs is achieved then this could be beneficial. One possibility would be to encourage the idea of “SME-led IPs and STREPS”. Participation from the new Member States – only 7% - was disappointing, but entirely understandable. The high cost of preparation of a proposal, access to relevant information, image and management capacity in order to coordinate the large projects all serve to dissuade all but the hardiest of researchers. Although the report acknowledged that the New Instruments had resulted in additional barriers to the Member States, it reiterated that “excellence” must still remain the first criterion. It was important that “supporting emerging groups, SMEs and groups from New Member States is not seen as an additional evaluation criterion to be satisfied within all projects”. The last three recommendations of the report deal with the funding, the evaluation and the administrative procedures of FP6. Not unsurprisingly, many researchers felt that the cost of submitting the proposals was too high. Many also felt that the evaluation process was neither transparent nor consistent across the various thematic priorities. Different evaluators had different interpretations on the “excellence” and “integration” of NoEs. A combination of budget restraints, the use of the New Instruments and limited opportunities for particular research topics resulted in the “winner taking out the entire budget” notwithstanding the excellence of other proposals and teams. One interesting statistic to come from the report was that the proportion of partnerships that are likely to continue, despite being unsuccessful with the EC’s processes, is quite high. “57% of consortia created in the context of unsuccessful proposals would continue in one form or another. This is a high additionality effect of the application process”. The facility of a two stage evaluation procedure had not been sufficiently prepared or fully exploited and it was felt that this could result in a reduction in costs of proposal preparation. There was considerable dissatisfaction with the feedback on evaluation results. Most researchers felt that a one page feedback hardly gave credence to the amount of time effort and resources that went into preparing proposal applications. The process did not allow for any constructive criticism that could be used to improve on the next proposal. Even where hearings were used, the researchers felt that the process was too rigid to result in real and constructive dialogue. There was also some doubt about the quality of the so called experts in several fields and the “need for evaluators to be properly trained and to have sufficient time to evaluate very long and complex proposals”. Perhaps more worrying than anything else is the signal that despite the key role of the Framework Programmes in EU research, enough funds are still not being generated in order to achieve our ambitious goals. The report states that “The first signs are that the potential multiplier and federating effect of the Framework Programme is not being realised with the New Instruments”. This is particularly the case for NoEs. Projects which have been highly evaluated but not retained through budget constraints lose their investment. 63 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The report recommends that it is necessary not only to increase the funds available but to increase the links with other sources of funding such as the structural funds, EIB or National programmes. The Evaluation Procedure is to be improved increasing transparency, efficiency and better feedback. And of no surprise to anyone who has ever had anything to do with a Framework Proposal, “Administrative procedures and financial rules should be significantly simplified and further improved to allow more efficiency and flexibility in implementing participation instruments” The New Instruments accounted for 77% of the funds available and although the above synopsis might seem negative, there was broad consensus that the New Instruments were highly relevant and likely to contribute in the long run to the objectives of the ERA. However, there are some teething troubles and it is the objective of this mid-term evaluation to allow the system to be tweaked and improved. Indeed, Dr. Mitsos, Director General for RTD has emphasised that the Commission has already improved things in many regards. 'The second call was much clearer and the opposition much less,' said Dr Mitsos. The Report is now in the hands of the Commission who will make an official response to the Dr. Marimon. However, it would seem that the Commission has already taken on board at least some of the recommendations and is making some reassessment. One observation might be worth making. I could find no mention anywhere in the report either within the graphs or in the text of international participation or indeed of international researchers’ perceptions of the New Instruments. As the launch of FP6 emphasised to a great extent the need and the desire for greater and closer international collaboration with European research teams, I think it is unfortunate that this aspect was missing from what was otherwise a very comprehensive and honest appraisal of the Framework Programme. Lynne Hunter Adviser Delegation of the European Commission to Australia and New Zealand July 04 64 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Una finestra sull’economia A cura di Bruno Mascitelli La sicitta’ Australiana, un grave danno economico per l’esportazione dei prodotti agricoli L’attuale situazione di siccita’ australiana e’ ritenuta una delle piu’ gravi registrate nell’ultimo secolo. Dai dati rilevati dall’Australian Bureau of Statistics (ABS), l’ultima siccita’ e’ costata al settore agricolo australiano il 71.6% dei suoi introiti negli ultimi anni. La produzione agricola nell’anno finanziario 2001-02 ha registrato un fatturato di 22.119 milioni di dollari australiani (ovvero il 2.3% del PIL nazionale) mentre nell’anno 2000-01 esso e’ stato di 21.647 milioni di A$ (3.2 % del PIL) con una riduzione della crescita economica nazionale di circa l’1%. Figura 1 Grafico dell’esportazione dei prodotti agricoli Come si evince dalla Figura 1, se ci riferiamo a gli ultimi dati rilevabili dall’ABS, nel 2003 l’esportazione dei prodotti agricoli e’ diminuita del 23% rispetto al 2002 con una perdita complessiva di circa 6.7 miliardi di Dollari Australiani (3.8 miliardi di Euro) in un solo anno. In particolare, la Tabella 1 mostra una perdita di circa 2.3 miliardi A$ nell’esportazione dei cereali, di 642 milioni nell’esportazione delle carni e circa di 2.6 miliardi per prodotti in generale proveniente dal settore agricolo. 65 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Tabella 1 Perdita nell’esportazione dei principali prodotti agricoli Esportazione dei prodotti Cereali Grano Orzo Riso Carne Bovino Altre carni Altri Prodotti Caseari (latte, formaggio etc.) Frutta Cotone Verdura fresca Agricoli Totale 2002 milioni A$ 5959 4136 1002 159 5951 4132 1732 13462 2882 2002 milioni A$ 3651 2415 542 91 5310 3609 1595 10864 2069 Differenza % -39 -42 -46 -43 -11 -13 -8 -19 -28 738 1256 709 360 914 397 -51 -27 -44 29211 22559 -23 L’economia australiana dipende in misura rilevante dal settore agricolo, con la conseguenza che nei casi di grave siccita’, l’intero sistema economico subisce gravi danni. L’agricoltura e l’allevamento sono ovviamente i primi settori a risentirne, e i settori su cui si verifica un danno diretto; inoltre, il rischio di danno ambientale, soprattutto per la perdita di vegetazione e per l’erosione del suolo, ha implicazioni negative a lungo termine per il settore agricolo. Infatti a tale riguardo, l’area nazionale destinata all’attivita’ agricola e’ diminuita dai 462.2 milioni di ettari del 1997 (ovvero circa il 60.1% dell’area nazionale) ai 447 milioni di ettari del 2002 (ovvero circa il 58.1% dell’area nazionale). Tuttavia la siccita’ comporta anche degli effetti indiretti che possono essere suddivisi in due categorie: la prima comprende gli effetti sulle industrie “a valle” del settore agricolo, come i trasporti, le vendite all’ingrosso e la produzione di beni derivati dall’agricoltura; la seconda attiene agli effetti multipli generati dal ridotto valore della produzione agricola e delle industrie ad essa collegate. Al momento anche settori come quello bancario considerano la siccita’ come elemento di rischio, in quanto le stesse attivita’ finanziarie, fonti di reddito particolarmente nelle zone rurali, vengono anche’esse colpite. Nicola Sasanelli Alessandra Iero 66 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA A window on the Economics Bruno Mascitelli The Australian drought, a serious economic damage for the export of agricultural products The current Australian drought situation is considered one of the worst registered in the last century. From the data collected by the Australian Bureau of Statistics (ABS), the latest drought has cost the Australian agricultural sector 71% of its revenues during the last years. The agricultural production in the financial year 2001-02 registered a turnover of 22,119 million Australian dollars (that is 2.3% of the national GDP) whereas in the year 2000-01 it was 21,647 million A$ (3.2% of GDP) with a reduction of the national economic growth of 1%. Figure 1 Graph of agricultural products’ exportation 67 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA As can be noted in Figure 1, referring to the last data obtained by ABS, in 2003 agricultural products’ exportation has decreased 23% compared to 2002, with a total loss of 6.7 billion Australian Dollars (3.8 billion Euros) in just one year. In particular, Table 1 shows a loss of about 2.3 billion A$ in the export of cereals, 643 million in the export of meat and 2.6 billion for general products coming from the agricultural sector. Table 1 Loss in exportation of the main agricultural products Products exportation Cereals Wheat Barley Rice Meat Bovine Other meat Other products Dairy (milk, cheese etc.) Fruits Cotton Fresh vegetables Total agricultural products 2002 million A$ 5959 4136 1002 159 5951 4132 1732 13462 2882 738 1256 709 2002 million A$ 3651 2415 542 91 5310 3609 1595 10864 2069 360 914 397 Difference % -39 -42 -46 -43 -11 -13 -8 -19 -28 -51 -27 -44 29211 22559 -23 The Australian economy largely depends on the agricultural sector. When extreme droughts occur, the entire economic system is heavily damaged. Agriculture and breeding are obviously the first sectors to be affected and to experience a direct damage; besides, the risk of environmental damage, especially for the loss of vegetation and for soil erosion, has negative long-term consequences for the agricultural sector. Indeed, the national area dedicated to agricultural activities has decreased from 462.2 million hectares in 1997 (60.1% of the national area) to 447 million hectares in 2002 (58.1% of the national area). However, the drought has also some indirect effects which can be divided into two categories: the former includes the effects on the industries linked to the agricultural sector such as transportation, wholesale and production of goods obtained from agriculture; the latter refers to the multiple effects generated by the reduced value of agricultural production and the industries connected to it. At the moment, sectors such as banking consider the drought as a risk, because financial activities, sources of salary especially in rural areas, are also affected. Nicola Sasanelli Alessandra Iero 68 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA NEW DIRECTIONS IN SCIENCE IN WESTERN AUSTRALIA – MICROELECTRONICS & MICROPHOTONICS Dr Geoff Gallop, Premier of Western Australia and the State’s first ever Science Minister, believes that an energetic science sector generates more jobs, tests new frontiers and expands the State’s export potential into the future – driving economic growth for Western Australia (WA). State investment in scientific research is through the Centres of Excellence (COE) in Science and Innovation Program, co-ordinated by the Office of Science and Innovation (OSI), which aims to encourage, catalyse or leverage opportunities to expand and enhance Western Australia's science and innovation capability and performance. Currently, 40 COE’s are supported and operate in a wide variety of fields, including geochemistry, nanotechnology, hydrometallurgy, the environment, telecommunications and genetic analysis. Three of these Centres have recently been established in the field of microelectronics. The WA Centre for Semiconductors, Optoelectronics and Microelectronics (WACSOM) was established with State investment in 2003, to undertake fundamental and applied research into advanced microelectronic, optoelectronic and photonic materials, devices and systems, and micro-electromechanical systems (MEMS). Located in the School of Electrical, Electronic and Computer Engineering at The University of Western Australia (UWA), the Centre is lead by Professor Lorenzo Faraone. WACSOM undertakes world-leading research in the areas of compound semiconductor device design, simulation, fabrication and characterisation. The group has wide ranging capabilities in the area of high performance infra-red sensors, ultraviolet sensors, highspeed high-power electronics, MEMS and atmospheric electro-optic propagation. Current areas of research include: § Design and simulation of compound semiconductor devices § Simulation and modelling of atmospheric electro-optic propagation § Design, fabrication and characterisation of single-wavelength and multi-spectral infrared photon detectors and arrays § Characterisation and modelling of AlGaN/GaN-based semiconductor materials and devices for high-speed, high-power electronic devices § Design and characterisation of AlGaN-based ultraviolet sensors § Development of novel techniques for characterisation of compound semiconductor device structures § Design, modelling, fabrication, and characterisation of MEMS for photonic applications. Major resources and facilities include a 250m2 clean room nanofabrication facility recently upgraded with an extensive suite of semiconductor electrical characterisation equipment, optical characterisation equipment, semiconductor modelling and device simulation packages. For more information, see www.ee.uwa.edu.au/~mrg The Electron Science Research Institute, located at Edith Cowan University’s Joondalup campus, is equipped with state-of-the-art computing and research facilities. It houses the Centre of Excellence for Microphotonic Systems (CMPS), and the National Networked Tele-test Facility (NNTTF), both of which receive State investment, as well as the Centre for Very High Microelectronic Systems (VHMS). The Director of the Institute is Professor Kamran Eshraghian. 69 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The NNTTF provides engineering, pre-production test and characterisation services. NNTTF is accessible through the web with leading edge capabilities addressing the most complex testing and IP validation challenges such as mixed signal and high-end digital integrated circuit technologies as well as other emerging technologies. NNTTF’s charter is to enable start-ups, fabless companies and integrated device manufacturers to access specialised capabilities without making a huge investment in very expensive capital equipment. See http://nnttf.ecu.edu.au/ Microphotonics is predicted to be the technology of choice for next-generation reconfigurable, large-scale optical networks. CMPS creates the strategic and applied research base integrating Photonics and Microelectronics as intelligent systems, underpinning an advanced industry sector for WA. The Institute has teamed with Universities in the UK, Germany, Israel and Korea to provide an unparalleled Microphotonics capability. VHMS was established in 1995 to research very high-speed microelectronic VLSI systems. With expert personnel, quality equipment and excellent formal contacts with overseas research organisations, the Centre has access to state of the art fabrication processes whenever circuit fabrication is required. Projects include Smart Imager Technology, being the development of electronic systems that are modelled on human visual systems and the neural networks of the human brain. The sensors do not merely act as eyes but classify the visual information as well. The Imager operates just like a regular camera, with the addition of smart processing capabilities. More information about the Institute and Centres is available from www.ecu.edu.au/research/ The WA Telecommunications Research Institute (WATRI) a Joint Venture Agreement between Curtin University of Technology and the UWA, is an Institute of Excellence in communications, networking and electronics development in areas of importance to industry. Led by CEO Professor Kevin Fynn and Research and Program Director Professor Antonio Cantoni, WATRI provides an interface between university-based telecommunications activities and external business, government and community groups. It aims to ensure that Australian businesses have access to both fundamental technology and research and development capability in the areas of telecommunications and electronic systems. Particular emphasis is placed on supporting industry implementation of telecommunications and electronic technologies to maintain their competitiveness in this global sector. Further details are available from www.watri.org.au/ For more information please contact: Dr Bruce Hobbs, Chief Scientist and/or in Italian to Dr Joseph Patroni, Manager - Science Capability Development, Office of Science and Innovation Department of Premier and Cabinet, Government of Western Australia Governor Stirling Tower, 197 St. George’s Terrace PERTH WA 6000 Tel: +61 8 9222 9888 Fax: +61 8 9222 8888 Email: [email protected] More information about the COE program is available at: www.scienceandinnovation.dpc.wa.gov.au/ 70 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Conference Announcement Pacific Rim Conference in Nano Science Broome, Western Australia 7-11 September 2004 Nanotechnology, the creation of new devices based on materials fashioned at the nanoscale, has huge potential for wealth creation. This has been recognised by governments and there is now very significant investment in nanomaterials and the creation of nanotechnologies worldwide. This conference provides a unique opportunity to bring together scientists from all over the world to consider developments in the sciences underpinning nanotechnology. Principal Aims of the conference -To bring together the leading academic and industrial researchers in the experimental and theoretical nanosciences. -Showcase the role of computational science underpinning and enabling innovations. -To consider specific applications of nanotechnology. Nanoscience is strongly multidisciplinary and the conference will reflect this diversity with contributions from physics, chemistry, biology and engineering. The conference will provide a forum for jumpstarting international collaborations. Speakers will come from Australia, Japan, China, the USA and Europe. Speakers N Quirke, Imperial College, London M Lu, University of Queensland, Australia T Becker, Universitat Ulm, Ulm J Gale, Curtin University, Australia C Amatore, Universite de Paris, France F Caruso, University of Melbourne, M Sastry, National Chemical Laboratory, Australia India K Kaneko, Chiba University, Japan M Pettitt, University of Houston, USA P Cummings, Vanderbilt University, USA S Chou, Princeton University, USA A Fuchs, Universite de Paris Sud, France M Y Simmons, University of NSW, F Stellacci, MIT, USA Australia B Todd, Swinburne University of T Turney, CSIRO Nanotechnology Technology, Melbourne Centre, Australia I Snook, RMIT, Melbourne, Australia D Evans, Australian National University P McCormick, University of Western J Patroni, Chief Scientist, WA Australia, Australia K Y Chan, University of Hong Kong, J Schulte, Asia Pacific Nanotechnology HK Forum, Australia G Parkinson, Curtin University, Australia To get more information about the Pacific Rim Conference in Nano Science, register or to see the complete program, please visit the conference website http://physchem.ch.ic.ac.uk/broome/ The conference proceedings will be published in the international journal Molecular Simulation 71 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 72 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA La scienza: una finestra aperta sulla cultura A cura di Stefano Girola The Day after Tomorrow divide gli scienziati Recentemente pochi film hanno suscitato tante reazioni da parte degli scienziati quanto l'ultimo blockbuster diretto da Roland Emmerich, che descrive con effetti spettacolari un’ipotetica catastrofe planetaria provocata dal cosiddetto “global warming”. A suscitare pareri discordi non sono state solamente le ipotesi scentifiche di cui il film si fa portavoce, ma anche il messaggio esplicitamente politico indirizzato alla leadership degli Stati Uniti. In sostanza, il film è basato sull’ipotesi che il riscaldamento planetario, provocando lo scioglimento della calotta polare, libererà ingenti quantità di acqua dolce negli oceani. Ciò modificherà l’equilibrio dovuto alla salinità marina ed interromperà il flusso della Corrente del Golfo, precipitando l’emisfero boreale in una nuova era glaciale. Tutto questo potrebbe essere scongiurato se i paesi altamente industrializzati, Stati Uniti in primis, adottassero misure urgenti per ridurre drasticamente l’emissione nell’atmosfera dei gas responsabili dell’ “effetto serra”. Nelle scene finali del film il vice-presidente degli Stati Uniti, impersonato da un attore assai rassomigliante a Dick Cheney, viene costretto alla fine a recitare dal Messico – dove si trova come profugo- un amaro mea culpa per non aver ascoltato in tempo i moniti degli scienziati e per aver anteposto gli interessi nazionali americani al bene del pianeta. Anche se non nominato direttamente, il riferimento alla mancata ratificazione del Protocollo di Kyoto da parte dell’amministrazione Bush, appare molto evidente. Le ipotesi scientifiche su cui si basa Emmerich possono essere ricondotte a varie fonti. Innanzitutto agli studi di Wallace Broecker, che lavora presso il “Lamont-Doherty Earth Observatory” della Columbia University. Broecker è stato il primo ad aver identificato il legame tra le correnti oceniche ed i bruschi cambiamenti climatici. Inoltre, studiando il fondo degli oceani, vari sedimenti lacustri e fossili, Broecker dimostrò una decina di anni fa che nel passato “Earth’s climate system changed frequently and often within the span of a lifetime; the shifts had global consequences” (The Australian, 26 Maggio 2004). Fino ad allora era opinione comune fra i geologi che i cambiamenti climatici accadessero lentissimamente, nel corso di millennarie ere geologiche. Nella stessa occasione in cui Broeker presentò i suoi studi ad una comunità scientifica turbata dalle nuove scoperte, William Tanner della Florida State University mostrò come anche nelle condizioni relativamente miti successive all’ultima era glaciale, i livelli del mare sono aumentati e diminuiti frequentemente e rapidamente. Come sintetizzato dall’esperto scientifico del quotidiano The Australian Leigh Dayton, “in one such event, about 8000 years ago, sea levels rose and fell by 30m in less than four centuries. If that occurred today every seaport would be inundated in The Day after Tomorrow style”. Anche uno studio allarmante presentato agli inizi di quest’anno dal Pentagono sarebbe fra le fonti che avrebbero ispirato Emmerich. Questo studio avvertiva che in caso di interruzione della Corrente del Golfo gli Stati Uniti “could be in the deep freezer within 15 years”. 73 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Le reazioni scettiche alle ipotesi raffigurate da Emmerich non si sono fatte attendere. In particolare è stata sottolineata, da parte anche dello stesso Broecker, l’impossibilità che un cambiamento climatico drastico possa verificarsi nel giro di poche settimane. Tuttavia queste critiche non hanno tenuto conto, a mio giudizio, del fatto che un regista si deve basare prima di tutto su criteri narrativi e drammatici, anche quando affronta tematiche di carattere scientifico. È il tema centrale del film che va giudicato, ossia il legame tra la responsabilità umana ed i cambiamenti climatici, non tanto i modi cinematografici con cui esso è stato rappresentato. Dopo che negli anni ‘90 sono stati resi pubblici i risultati dell’ “Intergovernmental Panel on Climate Change” (IPCC), il più grande consesso di studiosi del clima terrestre mai riunitosi, la maggioranza della comunità scientifica sembra concordare che siamo attualmente in presenza di un mutamento climatico dagli esiti incerti. Tuttavia su un’altra delle conclusioni dell’IPCC, ossia il forte peso che il fattore umano avrebbe in questo fenomeno, non c’è affatto un’opinione condivisa. Si tratta di una questione altamente delicata, in quanto porre l’accento o meno sulla responsabilità degli esseri umani porta a valutare in modo completamente diverso l’importanza di quei trattati internazionali che dipendono da scelte politiche, in particolare il Protocollo di Kyoto. Fra coloro che tendono a ridimensionare le responsabilità umane nell’incremento del riscaldamento planetario vi è Andrew Weaver della canadese University of Victoria. Weaver ha sostenuto nell’edizione di aprile di Science che l’inclinazione dell’asse orbitale terrestre avrebbe assai maggiore importanza nel determinare i cambiamenti climatici. Nello smontare la tesi proposta da Emmerich, Weaver rassicura che “It’s safe to say that global warming will not lead to the sudden onset of a new ice age”. Tra i principali critici del film vi è anche Bjorn Lomborg, direttore dell’Istituto di Valutazione Ambientale che ha sede a Copenhagen ed autore del libro The Skeptical Environmentalist (Cambridge University Press, 2001). Lomborg in particolare critica coloro che vedono nella ratifica degli accordi di Kyoto un viatico per la salvezza del pianeta. Egli sostiene che mettere in pratica le decisioni di Kyoto costerebbe 150 miliardi di dollari l’anno e rinvierebbe il riscaldamento planetario di soli 6 anni entro il 2100. Su The Australian del 27 Maggio, Lomborg ha scritto che “For the cost of implementing Kyoto in just one year, we could permanently provide clean drinking water and sanitation to everyone on the planet. Yet it is unlikely that Emmerich will cast Brad Pitt creating sewerage systems in Kenya for his next glamorous movie”. Le divisioni fra la comunità scientifica sono emerse anche nel corso di un convegno tenutosi il 18 ed il 19 luglio di quest’anno a San Rossore, in provincia di Pisa. Insieme a molti scienziati hanno preso la parola anche Romano Prodi e Al Gore. Le posizioni estreme, tra i cui poli oscilla la comunità scientifica, erano rappresentate al convegno da Edward Goldsmith, fondatore della rivista Ecologist e da Richard Lindzen, professore del Mit di Boston (V. Repubblica, 19 Luglio 2004). Il primo ha dichiarato che “presto avremo condizioni climatiche che non si sono mai verificate negli ultimi 45 milioni di anni”. Dopo aver ipotizzato che le temperature medie si alzeranno di 8 gradi in questo secolo, Goldsmith ha indicato le possibili soluzioni: bloccare subito la deforestazione e diminuire l’emissione di gas nocivi: “I tempi di recupero del nostro pianeta sono lenti. L’anidride carbonica che stiamo producendo resterà nell’atmosfera per almeno un secolo e mezzo”. La replica di Lindzen è stata di segno totalmente contrario: “La teoria della pericolosità del fattore umano dipende dalla nostra ignoranza sugli effetti dei fattori che influiscono sul clima. Il Protocollo di Kyoto non eviterà i cambiamenti climatici, perché ci sono sempre stati”. 74 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Recentemente, anche in Australia vi sono state discussioni sull’impatto che i cambiamenti climatici potrebbero avere su questa nazione, il cui governo si rifiuta di ratificare gli accordi di Kyoto. Le previsioni del principale Ente scientifico nazionale sui futuri cambiamenti climatici australiani sono elencate nel sito web del CSIRO (v. www.dar.csiro.au/publications/gh_faq.htm). In sostanza, in futuro vi saranno più giorni estremamente caldi e meno giorni freddi. Nella maggior parte dell’Australia, entro il 2070 le temperature medie aumenteranno probabilmente fra 1 e 6 gradi Celsius. Il riscaldamento e i cambiamenti nelle precipitazioni piovose non saranno uniformi, anche se generalmente si prevede che l’Australia sarà una nazione sempre più “secca” e arida. Il biologo e autore Tim Flannery si è soffermato, in un discorso a Sydney nel maggio di quest’anno (v. The Courier Mail, 26/5/04) sul sud-ovest del Western Australia, riconosciuta come “one of the world’s first climate change regions”. In questa regione, infatti, negli ultimi 30 anni la piovosità annuale è diminuita del 20%, mentre l’acqua raccolta dai bacini artificiali di Perth è calata da 340 a 160: un calo di quasi il 50%! Il risultato di questi cambiamenti, così come previsto da Flannery ha evocato paure profondamente radicate nella psiche degli abitanti del più arido fra i continenti: “Perth might become the world’s first ‘Ghost metropolis’ ”. Infine, sono stati recentemente pubblicati in Australia i risultati di uno studio del “Cooperative Research Centre for Greenhouse Accounting”. Il CRC ha sede a Canberra ed è stato fondato nel 1999 come “unincorporated, independent collaborative research and development venture between nine prominent Australian institutions” (v. www.greenhouse.crc.org.au). Il comunicato diramato dagli scienziati del CRC durante il loro raduno annuale nel giugno di quest’anno può essere interpretato come una sintesi degli estremi opposti fra cui si divide la comunità scientifica nel valutare le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. Da un lato vi si afferma risolutamente che “the climate change is real. It is already occurring. It will continue. The make-up of the atmosphere has been changed by the activities of people. Since the industrial revolution carbon dioxide concentrations have risen 30 per cent and they are still rising rapidly…Other human activities causing ozone depletion and pollution in the form of airborne microscopic particles have also changed the atmosphere”. Tuttavia, questi studiosi hanno avanzato un’ ipotesi tanto affascinante quanto rassicurante (almeno per coloro che non hanno dormito più dopo aver visto The Day after Tomorrow). Ossia, secondo il centinaio di scienziati del CRC, il nostro pianeta sarebbe capace di controbilanciare i disastri provocati dagli esseri umani. Essi hanno notato infatti un incremento globale dell’umidità che non sarebbe dovuto a maggiori precipitazioni, ma ad una riduzione dell’evaporazione causata dall’aumento della nuvolosità. Studiando il comportamento e la crescita delle piante in zone diverse del pianeta, questi scienziati hanno concluso che “the increased cloudiness of the world allows plants to photosynthetise more effectively”. Insieme ad altri fattori, questa fotosintesi più efficiente “removes large amounts of the greenhouse gas carbon dioxide from the atmosphere”. Come si vede, le opinioni degli esperti su un tema tanto vitale coprono un’ampia gamma, capace di disorientare anche i “profani” più volenterosi. Un vero rompicapo, che rende assai appropriata la domanda che si è posto Leigh Dayton: “If scientists disagree on the greenhouse effect, how do laymen find the truth?” (The Inquirer, 1920 June 2004). Forse il merito principale del film di Emmerich è proprio quello di aver stimolato l’interesse dell’opinione pubblica verso un fenomeno sinora discusso quasi esclusivamente a livello politico o accademico. Infine, al di là del suo esplicito appello pseudo-scientifico, è forse una immagine quella che racchiude il messaggio profondo di questo film. In una delle scene finali, due 75 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA austronauti osservano la Terra dallo spazio. Nell’emisfero boreale un’imponente macchia bianca si staglia sul blu degli oceani e dell’atmosfera. I due sembrano sgomenti, ma anche commossi, davanti alla bellezza ed alla fragilità del pianeta. Uno dei due abbozza una carezza verso la Terra. Sembra che gli astronauti che nel secolo scorso osservarono per la prima volta la Terra dal cielo provarono una sensazione simile e dovettero forse riflettere, per dirla con Dante, su “quest’aiuola che ci fa tanto feroci”, o su “questo oscuro granel di sabbia, il qual di terra ha nome”, secondo il Leopardi de La Ginestra. Anche Al Gore, a San Rossore Di Pisa, commentando una foto della Terra scattata dalla sonda Galileo ha affermato: “La Terra è l’unica casa che abbiamo, dobbiamo mantenere la giusta prospettiva e aver ben chiaro qual è la posta in gioco”. Stefano Girola School of History, Philosophy, Religion and Classics University of Queensland [email protected] 76 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Science: a window open on culture Stefano Girola Scientists divided on The day after tomorrow Recently, few movies have attracted so much the attention of scientists as the latest blockbuster directed by Roland Emmerich, which describes with spectacular effects a hypothetical planetary catastrophe provoked by the so called “global warming”. The different opinions are related not only to the movie’s scientific hypothesis, but also to the explicit political message addressed to the United States’ leadership. The movie is based on the hypothesis that planetary warming, causing the melting of the polar icecap, will bring huge quantities of freshwater into the oceans. This will modify the equilibrium of marine salinity and interrupt the flux of the Gulf Stream, throwing the northern hemisphere into a new glacial era. All this could be avoided if the technologically developed countries, especially the United States, adopted urgent measures to drastically reduce the emission of gases responsible for the “greenhouse effect” in the atmosphere. In the final scenes of the movie, the United States vice-president, played by an actor who looks like Dick Cheney, is finally obliged to apologise from Mexico – where he is living as a refugee – for not having listened in time to the scientists’ warnings and having placed America’s national interests above the world’s welfare. Even if it is not mentioned directly, this is evidently referred to the fact that the Bush administration has not ratified the Kyoto Protocol. The scientific hypotheses which Emmerich’s movie is based on can be linked to various sources. Firstly to Wallace Broecker’s studies, who works at the Columbia University’s “Lamont-Doherty Earth Observatory”. Broecker has been the first to identify the relationship between the ocean streams and sudden climate changes. Besides, by studying the oceans floor, various fossils and lake sediments, Broecker demonstrated about ten years ago that in the past the “Earth’s climate system changed frequently and often within the span of a lifetime; the shifts had global consequences” (The Australian, 26 May 2004). Up to then, earth scientists believed that climate changes occurred extremely slowly, during millenary geological eras. When Broecker presented his studies to a scientific community concerned about the latest discoveries, William Tanner of Florida State University showed that, also in the relatively mild conditions following the last glacial era, sea levels increased and decreased frequently and rapidly. As summarised by Leigh Dayton, scientific expert for the newspaper The Australian, “in one such event, about 8000 years ago, sea levels rose and fell by 30m in less than four centuries. If that occurred today every seaport would be inundated in The Day after Tomorrow style”. Also a very alarming study presented by the Pentagon at the beginning of this year would be among the sources having inspired Emmerich. This study warned that, if the Current Stream were interrupted, the United States “could be in the deep freezer within 15 years”. Sceptical reactions to Emmerich’s hypotheses were immediate. In particular, Broecker himself emphasised that a drastic climate change within a few weeks is unlikely to happen. In my opinion, however, this criticism did not consider that a director has to use drama and fiction criteria first, even when he or she is dealing with scientific subjects. It is the movie’s central theme that has to be judged, in other words the relationship between human responsibility and climate changes, and not the movie techniques used to represent it. After presenting the results of the “Intergovernmental Panel on Climate Change” (IPPC) in the ‘90s, which has been the biggest workshop of earth climate scientists ever held, the 77 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA majority of the scientific community seems to agree that we are currently facing a climate change with uncertain consequences. The IPCC concluded that the human factor might have a strong influence on this phenomenon. This opinion is nonetheless very controversial. It is a very delicate matter because, when considering the degree of human responsibility, there are completely different ways to deal with the importance of those international treaties which depend on political choices, the Kyoto Protocol in particular. Andrew Weaver from the Canadian University of Victoria is among those who believe that humans are only partially responsible for the increase of global warming. Weaver explained in the April edition of Science that the Earth’s orbital axis would have a much greater impact in determining climate changes. Refusing Emmerich’s hypothesis, Weaver reassures that “It’s safe to say that global warming will not lead to the sudden onset of a new ice age”. The movie was also criticised by Bjorn Lomborg, director of the Environmental Assessment Institute in Copenhagen and author of the book The Skeptical Environmentalist (Cambridge University Press, 2001). In particular, Lomborg criticises those who see in the ratification of the Kyoto’s agreements a way to save the planet. He argues that the application of Kyoto’s decisions would cost 150 billion dollars a year and would postpone planetary warming to only 6 years by 2100. On The Australian of 27th May, Lomborg wrote that “For the cost of implementing Kyoto in just one year, we could permanently provide clean drinking water and sanitation to everyone on the planet. Yet it is unlikely that Emmerich will cast Brad Pitt creating sewerage systems in Kenia for his next glamorous movie”. The divisions between scientific communities emerged also during a conference held on the 18th and 19th July this year in San Rossore, Pisa. Next to many other scientists, also Romano Prodi and Al Gore expressed their opinion. The extreme positions, with the scientific community in the middle, were represented at the conference by Edward Goldsmith, founder of the review Ecologist and by Richard Lindzen, professor of Boston’s Mit (see Repubblica, 19th July 2004). The former declared that “we will soon have climate conditions which have never occurred in the last 45 million years”. After having forecast that average temperatures will increase by 8 degrees Celsius this year, Goldsmith indicated possible solutions, such as blocking deforestation immediately and decreasing the emission of harmful gases: “Earth’s recovering time is slow. The carbon dioxide that we are producing will remain in the atmosphere for at least a century and a half”. Lindzen’s reply was totally in contrast: “The theory of human factor’s dangerousness depends on our ignorance about the effects of the factors influencing the climate. The Kyoto Protocol will not prevent climate changes, because these have always existed”. Recently, also in Australia there have been discussions on the impact that climate changes might have on the nation, with its government refusing to ratify Kyoto’s agreements. The CSIRO, main National scientific organisation, made predictions on future climate changes in Australia (see www.dar.csiro.au/publications/gh_faq.htm). In the future there will be more extremely hot days and less cold days. By 2070, in most parts of Australia temperatures will probably increase from 1 to 6 degrees Celsius. Global warming and rainfalls’ variations will not be uniform, even though Australia is predicted to be a much “dryer” and arid nation. The biologist and writer Tim Flannery, in a speech given in Sydney this year in May (see The Couriel Mail, 26/5/04), discussed the south-west of Western Australia, known as “one of the world’s first climate change regions”. In this region, in the last 30 years annual rainfall has decreased 20%, whereas the water collected by Perth’s artificial basins has decreased from 340 to 160 gigalitres: a drop of almost 50%! As predicted by Flannery, the 78 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA result of these changes evoked extremely rooted fear among the people living in the driest continent: “Perth might become the world’s first ‘Ghost metropolis’”. Lastly, the results of a study carried out by the “Cooperative Research Centre for Greenhouse Accounting” have recently been published in Australia. The CRC is located in Canberra and was founded in 1999 as “unincorporated, independent collaborative research and development venture between nine prominent Australian institutions” (see www.greenhouse.crc.org.au). The announcement made by CRC scientists during their annual meeting this year in June can be interpreted as a compromise between the two opposites dividing the scientific community in evaluating causes and effects of climate changes. One the one hand scientists firmly believe that “the climate change is real. It is already occurring. It will continue. The make-up of the atmosphere has been changed by the activities of people. Since the industrial revolution carbon dioxide concentrations have risen 30 per cent and they are still rising rapidly… Other human activities causing ozone depletion and pollution in the form of airborne microscopic particles have also changed in the atmosphere”. However, these researchers have proposed a fascinating and reassuring hypothesis (at least for those who have not slept any more after seeing The day after tomorrow). In other words, according to a hundred of CRC scientists, our planet would be able to counterbalance the disasters provoked by human beings. They noted a global increment of humidity which would not be due to increasing rainfalls, but to a decrease of evaporation caused by more consistent cloud formation. By studying plants’ behaviour and growth in different areas of the planet, these scientists concluded that “the increased cloudiness of the world allows plants to photosynthesise more effectively. Together with other factors, this more efficient photosynthesis “removes large amounts of the greenhouse gas carbon dioxide from the atmosphere”. As can be noted, experts’ opinions on such a vital subject vary considerably, disorientating even the most eager “layperson”. It is a real dilemma, which makes the question asked by Leigh Dayton very appropriate: “If scientists disagree on the greenhouse effect, how do laymen find the truth?” (The Inquirer, 19-20 June 2004). Emmerich’s movie has effectively drawn public attention to a phenomenon which so far has only been discussed at academic or political level. Lastly, besides its explicit pseudo-scientific warning, what contains the deep message of this movie is maybe an image. In one of the final scenes, two astronauts observe the Earth from the space. In the northern hemisphere a huge white spot stands over the oceans and the atmosphere. The two seem dismayed, but also moved, in front of the planet’s beauty and fragility. One of them seems to caress the Earth. It seems that the astronauts that last century observed the Earth from the sky for the first time had similar feelings towards, as Dante wrote, “questa aiuola che ci fa tanto feroci” or “questo oscuro granel di sabbia, il qual di terra ha nome”, according to Leopardi in La Ginestra. Also Al Gore, in San Rossore Di Pisa, commenting a picture of the Earth taken by the Galileo’s probe, said: “The Earth is the only thing we have, we have to keep the right prospective and understand very well what the risks are”. Stefano Girola School of History, Philosophy, Religion and Classics University of Queensland [email protected] 79 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 80 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA For more information on cooperation between Italy and Australasia, visit www.scientific.ambitalia.org.au 81 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 82 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio dell’Australasia A cura di Alessandra Iero La gravità a Gingin Per 20 anni, nel corso degli anni ‘80 e ’90, l’Università del Western Australia ha sviluppato e messo in funzione un’antenna ad onde gravitazionali a massa risonante, chiamata Niobe. Questo detector consisteva nel pezzo di niobio raffreddato a temperature criogeniche più grande al mondo. Il detector ha battuto numerosi record ed ha operato quasi ininterrottamente dal 1993 al 1997 e di nuovo nel 2001. Assieme ad altri 3 detector sviluppati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Italiano e ad un altro della Louisiana, ha posto nuovi limiti alla forza di gravità dei segnali onda, ma nonostante qualche falso allarme, nessun segnale è apparso. I risultati finali sono stati pubblicati nel 2003. La mancanza di segnali non è stata una vera e propria sorpresa: ci ha semplicemente detto che la natura non è stata così gentile da fornirci un numero inaspettato di buchi neri nella nostra galassia. La vera scoperta è che abbiamo imparato a costruire alcuni nuovi e stupendi dispositivi…in particolar modo oscillatori in zaffiro ed isolatori di vibrazioni. Nel 1990 il gruppo della UWA ha preso l’importante decisione di perfezionare la tecnica per il rilevamento di onde gravitazionali con interferometro laser. Questa tecnologia aveva anche bisogno delle nostre tecniche di isolamento delle vibrazioni, altrimenti sarebbe stata molto diversa. Necessitava di un grande congegno isolato per ospitare il lungo interferometro di riferimento. Abbiamo avviato collaborazioni con gruppi australiani, soprattutto con il progetto italiano VIRGO a Cascina, nei pressi di Pisa e con un progetto simile chiamato LIGO, sviluppato da Caltech e MIT negli USA. Negli ultimi 4 anni, una zona isolata ed incontaminata a circa un’ora di macchina da Perth, fra Yanchep e Gingin, è stata trasformata in un centro scientifico unico. All’inizio la si considerava un luogo ideale per AIGO, l’Osservatorio Gravitazionale Internazionale Australiano. Da allora si è sviluppata non solo in un centro che appoggia la ricerca di onde gravitazionali, ma anche in un centro pubblico di formazione chiamato Gravity Discovery Centre. AIGO si è sviluppato sotto gli auspici del Consorzio Australiano per l’Astronomia Gravitazionale (ACIGA), che coinvolge UWA, ANU, l’Università di Adelaide, Monash, ECU il Centro per l’Ottica di Precisione del CSIRO. Il Discovery Centre è stato sviluppato dalla Gravity Discovery Centre Foundation, con la maggior parte dei fondi provenienti dall’industria e dal business. In tutto 100 individui hanno messo a disposizione la propria esperienza per creare un centro scientifico stimolante. Il centro è progettato per promuovere la fisica ed anche per mostrare che la scienza è parte di un insieme molto più grande che comprende l’ambiente, l’universo e l’arte. L’idea dell’intero Gravity Discovery Centre a Gingin è nata quando il premier exdeputato del WA Hendy Cowan ha suggerito al suo personale che ci dovevano essere più benefici per il WA che solo “una banda di cervelloni che sgobbano nel bush!” Il sogno dei fisici era di creare un detector di onde gravitazionali nell’emisfero australe, necessario a trasformare la schiera mondiale di detector in un autentico telescopio omnidirezionale a onde gravitazionali. Ma si desiderava inoltre contribuire 83 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA all’educazione scolastica e, in modo più ampio, mettere un’infrastruttura al servizio del WA ed della regione di Gingin. Recentemente, in una sola settimana quasi 500 studenti hanno visitato il centro partecipando a lezioni dal magnetismo alle onde, dai “ripugnanti esseri striscianti” all’astronomia solare. Ulteriori informazioni sul GDC visitando il sito www.gdc.asn.au Detector di onde gravitazionali nel mondo La ricerca di onde gravitazionali è gradualmente aumentata negli ultimi 30 anni. Ciò che era iniziato come ricerca individuale da parte di un eccentrico fisico, il defunto Joseph Weber, si è trasformato in un campo che dispone di miliardi di dollari di fondi e che finalmente sembra sicuro di permettere il rilevamento di onde gravitazionali nell’immediato futuro. Il detector LISA a base spaziale in progettazione, un interferometro laser con una capacità di 5 milioni di km, possiede una sensibilità limitata dal rumore prodotto dalle onde gravitazionali...l’ammasso confuso di segnali dalle sorgenti prolifiche nella banda da 100 microhertz. I moderni detector terrestri che i ricercatori stanno mettendo a punto (LIGO negli USA, VIRGO e GEO in Europa) non saranno così fortunati. Al livello attuale di sensibilità hanno solo poche probabilità di captare segnali conosciuti. Tuttavia, quando vengono applicate ad essi delle tecniche avanzate, con un aumento della sensibilità pari a 10 fold, saranno in grado di captare sorgenti prolifiche conosciute…nell’ordine di una all’ora ed una al giorno. Centinaia di fisici nel mondo stanno lavorando verso questo emozionante obiettivo. AIGO a Gingin e il Consorzio Australiano che lo dirige, è attualmente impegnato nello sviluppo di alcuni aspetti fondamentali di questa tecnologia. Il progetto High Optical Power a Gingin Il primo obiettivo di AIGO è lo sviluppo di tecniche per permettere ad una potenza laser nell’ordine di 1MW di essere utilizzata negli interferometri sensibili. Tale potenza deve essere sviluppata attraverso la risonanza con una potenza di ~100W. Il bisogno di potenza nasce poiché la sensibilità è data direttamente da costanti campionarie fotoniche. Più fotoni significano migliori costanti campionarie e meno rumore. Lavorare a tali livelli di potenza causa però tutta una serie di problemi, come ad esempio il pericolo di intense radiazioni. (Abbiamo utilizzato laser a infrarossi con una lunghezza d’onda di 1micron). Il primo problema tecnico è il riscaldamento termico delle lenti… le distorsioni ottiche come i miraggi che sorgono a causa del riscaldamento delle lenti da parte della luce laser assorbita. Il secondo problema è la pressione della radiazione. A 1MW la forza della radiazione sugli specchi è di pochi millinewton. Ma la forza agisce solamente sulla larghezza nanometrica della risonanza ottica. Ciò provoca uno sbalzo paragonabile ad un salto dal trampolino! Gli effetti dello sbalzo ottico possono far divenire le cavità ottiche altamente instabili. Il nostro obiettivo è innanzitutto creare gli sbalzi ottici ed in seguito imparare a controllarli. In maggio sono iniziati i primi esperimenti a Gingin. Gli esperimenti ad alta potenza vengono condotti in stretta collaborazione con il progetto statunitense LIGO. Il Dott. Bram Slagmolen è lo scienziato a capo del progetto e la maggior parte dei membri del gruppo sono molto impegnati sul luogo in vari modi. Recentemente il Dott. Mark Barton, uno scienziato del progetto LIGO proveniente da Caltech, ha dedicato due mesi contribuendo agli esperimenti di Gingin. La maggior parte dell’apparecchiatura è ormai completa. 84 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Esperimenti di Supporto a Gingin Sono in corso molti esperimenti per appoggiare le attività a Gingin. All’UWA è stato sviluppato un isolatore di vibrazioni completo ed un grosso team sta lavorando per testare e controllare il sistema. L’ultimo ostacolo importante è stato superato in maggio ed ora gli isolatori della stazione di Gingin possono essere completati ed installati. Crediamo di avere il miglior sistema di isolamento al mondo, ma solo gli esperimenti finali possono confermarlo. Il Dott. Chunnong Zhao ed il Sig. John Jacob hanno completato il sistema assieme ai loro team. Grazie a dei controller digitali avanzati per l’elaborazione di segnali hanno permesso a dei complessi sistemi meccanici di essere controllati digitalmente. Un altro sforzo importante compiuto dal Dott. Ju Li riguarda lo sviluppo di masse allo zaffiro sperimentali ed i loro sistemi di sospensione silenziosi. Abbiamo sviluppato metodi per valutare le proprietà ottiche di masse allo zaffiro sperimentali da $50.000. Una stretta collaborazione con i progetti europei VIRGO e GEO è stata molto importante per questo lavoro. Con VIRGO stiamo sviluppando nuovi processori di segnali digitali più veloci, meno rumorosi e che possiedono algoritimi dai sofisticati controlli, che risulteranno particolarmente importanti quando saremo alle prese con i problemi relativi alle instabilità ottiche dovute agli sbalzi. Un altro progetto riguarda il design, il perfezionamento ed il collaudo di sistemi per masse criogeniche sperimentali. L’uso della criogenica è l’unico sistema conosciuto per eliminare il problema delle sbalzi termici. L’associazione giapponese TAMA è stata la prima a cimentarsi con questa teconlogia. Ora il gruppo dell’UWA, con il suo ampio bagaglio riguardante l’isolamento criogenico delle vibrazioni per Niobe, sta sviluppando unità criogeniche di visualizzazione dei dati per un’attrezzatura criogenica sperimentale che la VIRGO sta costruendo. Molti altri esperimenti di ricercatori permettono lo sviluppo di tecniche in laboratorio all’UWA, che verranno in seguito utilizzate a Gingin. Altre parti importanti dei loro progetti riguardano l’analisi del rumore sismico, il perfezionamento delle fonti di onde gravitazionali e la ricerca sull’analisi dei dati. Tale lavoro è condotto dal Dott. David Coward e dal Dott. Ron Burman. Meeting sulla programmazione di AIGO In aprile, i leader dei più importanti progetti mondiali sulle onde gravitazionali si sono recati a Gingin per incontrare i membri dell’ACIGA al fine di pianificare il futuro di AIGO. I due giorni di meeting hanno suscitato enorme entusiasmo ed un ampio consenso. Interventi importanti sono stati effettuati dal Professor Adalberto Giazotto, portavoce della Collaborazione VIRGO, dal Professor Jim Hough del progetto anglotedesco GEO e dal Professor Stan Whitcomb, vicedirettore di LIGO. Il Dott. Nicola Sasanelli, l’addetto scientifico italiano, ha partecipato attivamente al meeting. Il primo giorno dell’incontro verteva sulla schiera mondiale dei detector di onde gravitazionali. La necessità di un detector per l’emisfero australe è stata ribadita dai partecipanti internazionali e Gingin è considerato il luogo ideale per questo detector. Il detector dell’emisfero australe non solo aumenta la sensibilità ed il numero delle risorse a cui accedere, ma accresce notevolmente anche la risoluzione direzionale del telescopio ad onde gravitazionali su scala mondiale. E’ stata inoltre discussa la recente emozionante scoperta di una doppia pulsar, poiché l’esistenza di un singolo sistema aumenta notevolmente la certezza di rilevare onde gravitazionali con rilevatori di onde gravitazionali avanzati. Durante il meeting è stato stipulato un accordo per la Collaborazione italo-australiana sull’astronomia delle onde gravitazionali. Una serie di nuove collaborazioni sono state pianificate nelle aree fra cui laser, misurazioni quantiche e criogenica. 85 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Il secondo giorno del workshop è stato dedicato alla ricerca sulla tecnologia delle onde gravitazionali. Sono state trattate numerose ricerche e si sono create molte nuove opportunità di collaborazione fra tutti i partecipanti. Si è trattato del primo meeting scientifico tenutosi presso il Gravity Discovery Centre. Il meeting ha attratto un flusso continuo di visitatori, venuti per vedere il GDC. Ciò ha dimostrato chiaramente l’interesse del pubblico verso le nostre ricerche sulla gravità. I nostri colleghi oltreoceano erano esterrefatti dal GDC a dagli oggetti esposti: “Incredibile! E’ qualcosa di unico al mondo!” ha esclamato un fisico. Il Gravity Discovery Centre E’ difficile descrivere il GDC in un solo paragrafo. Il tetto svettante della Discovery Gallery possiede un murale di 20 metri lungo una delle pareti, opera del benamato artista e tecnico dell’UWA Len Zuks. Molti oggetti esposti sono sculture che riguardano la gravità, lo spazio curvo, i buchi neri e la relatività. Un giardino ad ovest ospita “l’albero scudo”…un enorme albero di Natale che centinaia di anni fa era usato per produrre scudi. All’esterno c’è una Bobina Temporale di 1 Km che permette di ascoltarsi 4 secondi nel passato. Altri magnifici oggetti esposti comprendono una stupenda antenna ad onde, un modello in scala di 1 Km del sistema solare e una torre di 18 metri del Pendolo di Foucault. Ad est c’è il Southern Cross Cosmos Centre, che ospita 8 telescopi fra cui il più grande telescopio pubblico in Australia. In nostri levitatori mostrano metodi di levitazione magnetica, idrodinamica e ionica. Questi sono solo alcuni esempi. In maggio, durante il nostro primo mese di piena attività, 900 studenti hanno visitato il centro partecipando a lezioni dal magnetismo alle onde, dai “ripugnanti esseri striscianti” all’astronomia solare. Il centro è strutturato per promuovere la fisica, ma anche per mostrare che la fisica e la scienza fanno parte di un insieme molto più grande che comprende l’ambiente, l’universo e l’arte. Il centro è costruito in modo da essere sostenibile dal punto di vista ambientale e da avere un impatto ridotto grazie all’energia solare passiva, al raffreddamento a terra dell’acqua e alla luce naturale. Nel 2004 una Torre Pendente di ferro verrà installata presso il GDC per permettere agli studenti di ripetere il famoso esperimento di Galilei che ha sancito la nascita del metodo scientifico. La torre sarà grande quanto la torre di Pisa, ma fatta di ferro e con robuste e stabili fondamenta. Offrirà inoltre ai visitatori eccezionali vedute della vasta pianura costiera dalle colline fino all’oceano indiano. Grazie a questa torre e alla collaborazione scientifica con il progetto AIGO, l’intero centro scientifico di Gingin continuerà a celebrare i forti legami culturali fra Italia ed Australia. Si ringrazia il Professor David Blair, School of Physics, UWA, 35 Stirling Highway, Crawley WA, 6009 , Email: [email protected], che ha gentilmnte fornito il testo. 86 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Journey in the Academic and Research world of Australasia Alessandra Iero Gravity at Gingin For 20 years through the 80’s and 90’s the University of Western Australia developed and operated a resonant mass gravity wave antenna, dubbed Niobe. This detector consisted of the world’s largest piece of niobium cooled to cryogenic temperatures. The detector achieved several records, and operated almost continuously from 1993 to 1997 and again in 2001. With 3 other detectors operated by Italian Istituto Nazionale di Fisica Nucleare and another in Louisiana, it set new limits on the strength of gravity wave signals, but despite a few false alarms, no signals appeared. Final results were published in 2003. The lack of signals was not really a surprise: it merely told us that nature was not so kind as to provide us with an unexpected number of black holes in our galaxy. What we did discover was how to make some beautiful new devices…especially sapphire oscillators and vibration isolators. In the 1990 the UWA group made the strategic decision to embark on the laser interferometer technique of gravity wave detection. This technology also needed our vibration isolation techniques but otherwise was very different. It needed a large isolated facility to house a long baseline interferometer. We set up collaborations with groups across Australia especially with the Italian VIRGO project at Cascina, near Pisa, and with a similar project called LIGO operated by Caltech and MIT in the USA. Over the past 4 years an isolated piece of pristine bush land about one hour’s drive from Perth, between Yanchep and Gingin, has been developed into a unique science centre. It was first conceived as an ideal site for AIGO, the Australian International Gravitational Observatory. Since then it has developed into a centre that not only supports gravitational wave research, but also a public education centre called the Gravity Discovery Centre. AIGO has been developed under the auspices of the Australian Consortium for Gravitational Astronomy (ACIGA), which combines UWA, ANU, the University of Adelaide, Monash, ECU and the CSIRO Centre for Precision Optics. The Discovery Centre has been developed by the community based Gravity Discovery Centre Foundation, with most funds coming from industry and business donors. All told almost 100 individuals have brought special expertise to create a most exciting science centre. The centre is designed to promote physics and also to show that science is part of a much bigger whole which encompasses the environment, the universe, art and science. The concept for the entire Gingin Gravity Discovery Centre emerged when the WA ex-deputy premier Hendy Cowan suggested to his staff that there had to be more benefit to WA than just “a mob of boffins beavering away in the bush!” The dream of the physicists was to create the southern hemisphere gravity wave detector that was needed to turn the world array of detectors into a true omni-directional gravitational wave telescope. But the demand was that we also contribute to school education and provide a facility that would contribute to WA and to the Gingin region in a much broader way. Recently in one week nearly 500 school students visited the centre taking 87 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA education modules from magnetism to waves, nasty creepy crawlies to solar astronomy. You can read more about the GDC at www.gdc.asn.au Gravity Wave Detectors Worldwide The quest to detect gravity waves has been gradually hotting up for the last 30 years. What began as one-man research by an eccentric physicist, the late Joseph Weber, has grown into a field that commands funding on the billion dollar scale and which at last looks certain of detecting gravity waves in the foreseeable future. Indeed, the planned space based detector LISA which will be a 5 million km laser interferometer has its sensitivity limited by gravity wave noise….the confused clutter of signals from the prolific sources in the 100 microhertz band. The present terrestrial detectors which are being tuned up (LIGO in the USA, VIRGO and GEO in Europe) will not be so lucky. At their present sensitivity they only have a small chance of detecting known signals. However when advanced techniques are applied to them, giving them a 10fold improvement in sensitivity, they will detect prolific known sources…somewhere between one per hour and one per day. Hundreds of physicists around the world are working towards this exciting goal. AIGO at Gingin, and the Australian Consortium which runs it, is currently working to develop some of the key aspects of this technology. The Gingin High Optical Power Project The first goal of AIGO is to develop techniques to allow laser power of the order of 1MW to be utilised in sensitive interferometers. This power is to be built up by resonance from an injected power of ~100W. The need for power arises because sensitivity is set directly by photon statistics. More photons translate into better statistics and less noise. But to work at such high power levels introduces a whole new suite of problems, not the least being the hazard of such intense radiation. (We use infrared lasers at 1micron wavelength). The first technical problem is thermal lensing….optical distortions like mirages which arise because of the heating of lenses by absorbed laser light. The second problem is radiation pressure. At 1MW the radiation force acting on the mirrors is a few millinewtons. But the force acts only over the nanometer width of the optical resonance. This translates into a spring which is comparable to a trampoline spring! The optical spring effects can cause optical cavities to become wildly unstable. Our goal is first to create the optical springs and then to learn how to control them. In May the first optical experiments began at Gingin. The high power experiments are being done in a close collaboration with the US LIGO project. Dr Bram Slagmolen is the project scientist, and most members of the group are spending substantial time on site helping in various ways. Recently Dr Mark Barton, a LIGO scientist from Caltech spent two months working at Gingin helping to get the experiments going. Most of the equipment is now completed. Gingin Support Experiments Many experiments are underway to support the Gingin developments. At UWA a complete vibration isolator has been developed and a big team is working on testing and controlling the system. The last major hurdle was overcome in May so that now the isolators for the Gingin facility can be completed and installed. We believe we have the best isolation system in the world but only the fully operating experiments can verify this. Dr Chunnong Zhao and Mr John Jacob and their team have been completing the system and using advanced digital signal processing controllers to 88 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA enable the extremely complex mechanical systems to be controlled digitally. Another major effort led by Dr Ju Li is in the development of sapphire test masses and their low noise suspension systems. We have developed methods of evaluating the optical properties of the $50,000 sapphire test masses. Close collaboration with the European VIRGO and GEO projects has been very important to this work. With VIRGO we are developing new digital signal processors which allow faster, lower noise and have sophisticated control algorithms, which will be especially important when we start grappling with the problems of optical spring instabilities. Another project is the design, modelling and testing of systems for cryogenic test masses. The use of cryogenics is the only known way of eliminating the problem of thermal springs. The Japanese TAMA collaboration was the first to embark on this technology. Now the UWA group, with its strong background of cryogenic vibration isolation for Niobe, is developing cryogenic read out systems for a cryogenic test facility being constructed by VIRGO. Several other PhD experiments allow techniques to be developed in the lab at UWA and then utilised at Gingin. Other important parts of the project are the analysis of seismic noise, gravitational wave source modelling and data analysis research. This work is led by Dr David Coward and Dr Ron Burman. AIGO Planning Meeting In April leaders of the major gravity wave projects in the world came to Gingin to meet with ACIGA members to plan the future for AIGO. The 2 day meeting created enormous enthusiasm and a very clear consensus. Particular contributions were made by Professor Adalberto Giazotto, spokesperson of the VIRGO Collaboration, Professor Jim Hough from the British German GEO project and Professor Stan Whitcomb, deputy director of LIGO. Dr Nicola Sasanelli, Italian Science Attaché participated closely in the meeting. The first day of the meeting focused on the worldwide array of gravity wave detectors. The need for a southern hemisphere detector was emphasised by the international participants, and Gingin was shown to be near the optimum location for this detector. The southern hemisphere detector not only increases sensitivity and the number of accessible sources, but it also greatly increases directional resolution of the world wide gravity wave telescope. The recent exciting discovery of a double pulsar was also discussed because the existence of this single system alone greatly increases the certainty of gravity wave detection by advanced gravity wave detectors. During the meeting an Italy-Australia Collaboration agreement in gravitational wave astronomy was drafted. A range of new collaborations were planned in areas including new lasers, quantum measurement and cryogenics. The second day of the workshop was devoted to gravity wave technology research. This covered a huge range of research, and opened a lot of new collaborative opportunities between all of the participants. This was the first scientific meeting to take place at the Gravity Discovery Centre. During the meeting a steady stream of visitors arrived to look at the GDC. This vividly demonstrated the public interest in our gravity research. Our overseas colleagues were astonished by the GDC and the exhibits on show: “Wow! There is nowhere like this anywhere in the world” one physicist was heard to say. 89 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The Gravity Discovery Centre It is difficult to describe the GDC in one paragraph. The high soaring roof of the Discovery Gallery has a 20 meter mural across one wall by UWA’s much loved artist and technician Len Zuks. Many exhibits consist of sculptures which relate to gravity, curved space, black holes and relativity. A courtyard at the west focuses on the shield tree…a huge Christmas tree which hundreds of years ago was used to cut shields. Outside is the 1km Time Coil which allows you to hear yourself 4 seconds in the past. Other outside exhibits are a wonderful wave cable, a 1km scale model of the solar system and the 18meter Foucault Pendulum tower. To the east is the Southern Cross Cosmos Centre which houses 8 telescopes including the largest publicly available telescope in Australia. Our levitators display magnetic, hydrodynamic and ion drive methods of levitation. These are just a few samples. In May, our first month of full scale operation, 900 school students visited the centre taking education modules from magnetism to waves, nasty creepy crawlies to solar astronomy. The centre is designed to promote physics but also to show that physics and science is part of a much bigger whole which encompasses the environment, the universe, art and science. The centre is designed to be environmentally sustainable, to have low impact using passive solar power, ground water cooling and natural light. In 2004 a steel Leaning Tower will be installed at the GDC to allow students to repeat Galileo’s famous experiments which heralded the birth of the scientific method. The tower will be of comparable size to the tower at Pisa, but made of steel, and with robust stable foundations. It will also allow visitors dramatic views over the vast coastal plain from the hills to the Indian Ocean. Through this tower, and the scientific collaboration with the AIGO project, the entire science centre at Gingin will continue to celebrate the strong cultural links between Australia and Italy. We are pleased to thank Professor David Blair, School of Physics, UWA, 35 Stirling Highway, Crawley WA, 6009 , Email: [email protected], who kindly wrote this manuscript. 90 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ARIA – Associations for Research between Italy and Australasia The Associations ARIA are non-profit Association aiming to: − encourage and promote research, − encourage, promote, facilitate and manage cooperative research in science, technology and social science between Australasia, in particular Universities and Research Centres, and Italy, − facilitate the exchange of ideas, information, know-how and researchers. The Associations have their origin in the activities promoted by the Scientific Attache' of the Embassy of Italy in Canberra and was set up by groups of researchers and scientists of Italian origin living and working in the Australian Institutions. ARIA are a point of contact for establishing scientific cooperation between Australia and Italy as well as a forum for the exchange of information. They offer a much more effective means of collaboration which represents the needs of both the Italian and Australian governments. The members of all ARIAs are connected through e-groups. More details available on the website: http://www.scientific.ambitalia.org.au/aria/arias.htm ARIA-Canberra - Contact points Medical and Health Sciences Alessandra Warren, ANU, email: [email protected] Biological Sciences Dr Flavia Pellerone, ANU, email: [email protected] Economics, Commerce and Political Science Dr Massimiliano Tani, ADFA, email: [email protected] Prof Franco Papandrea, University of Canberra, [email protected] Physical and Mathematical Sciences Dr Tomaso Aste, ANU, email: [email protected] Dr Lilia Ferrario, ANU, email: [email protected] Environmental Sciences Dr Vittorio Brando, CSIRO, email: [email protected] Earth Sciences Dr Daniela Rubatto, ANU, email: [email protected] 91 email: Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ARIA-NSW – Contact Points Health (telecare) amd ICT Prof. Branko Celler, NSW University, email: [email protected] Arts, Society, Culture and Performance, A/Prof. Tim Fitzpatrick, University of Sydney, email: [email protected] Environmental (Nuclear Waste Disposal) Mr. Michael LaRobina, ANSTO, email: [email protected] Environmental (Ocean and coastal sediment) Dr. Xia Wang, ADFA, email: [email protected] Molecular Biology and Genomics A/Prof. R. Cavicchioli, UNSW, email: [email protected] Biotechnology Prof. Bruce Milthorpe, UNSW, email: [email protected] Manufacturing Prof. Eddie Leonardi, UNSW, email: [email protected] ICT Dr. Maurice Pagnucco, UNSW, email: [email protected] Environment A/Prof. Alberto Albani, UNSW, email: [email protected] ARIA-South Australia – Contact Points Medical Sciences Prof. Marcello Costa, Flinders University, email: [email protected] Dr. Giuseppe S. Posterino, The University of Adelaide, email: [email protected] Agriculture and Environmental Sciences Dr Enzo Lombi, CSIRO, email: [email protected] Engineering and Energy Dr Daniel Rossetto, Energy SA, email: [email protected] Molecular Biology Dr Tina Bianco-Miotto, Hanson Institute, email: [email protected] Humanities and Migration Prof. Desmond O'Connor, Flinders University, email: [email protected] Innovation and Commercialisation Dr Antonio Dottore, The University of Adelaide, email: [email protected] 92 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ARIA-Victoria – Contact Points Medical, Biological and Health Sciences Prof. Mauro Sandrin, Austin Research Institute, e-mail: [email protected] Dr. Francesca Walker, Ludwig Institute for Cancer Research, e-mail: [email protected] Dr. Cristina Morganti-Kossman, Monash University, e-mail: [email protected] Economics, Commerce and Political Science Prof. Pasquale Sgro, Deakin University, e-mail: [email protected] Mr. Bruno Mascitelli, Swinburne University of Technology, e-mail: [email protected] Engineering, Physical and Mathematical Sciences Dr. Michael Cantoni, University of Melbourne, e-mail: [email protected] Dr. Leone Spiccia, Monash University, e-mail: [email protected] Environmental and Agricultural Sciences Dr. Tony Patti, Monash University, e-mail: [email protected] Humanities and Social Sciences A/Prof. Rita Wilson, University of Melbourne and Monash University, e-mail: [email protected] ARIA-WA – Contact Points Prof Tony Cantoni, University of Western Australia, email: [email protected] 93 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 94 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio italiano A cura di Anna Maria Fioretti Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA) del CNR L'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA) è stato fondato nel 2001 nell'ambito della razionalizzazione della rete degli Istituti di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). L'Istituto nasce dall'unione di due Reparti di altrettanti Istituti del CNR che da anni conducono ricerche sul telerilevamento, la diagnostica dell’ambiente e del territorio, nonché sul controllo del rischio ambientale, con particolare riferimento a quello elettromagnetico. Essi sono il Reparto di Elettromagnetismo e Bioelettromagnetismo dell'ex Istituto di Ricerca per l'Elettromagnetismo e Componenti Elettronici (IRECE) di Napoli e il Reparto di Telerilevamento dell'ex Istituto di Ricerca per il Rischio Sismico (IRRS) di Milano. Il personale dell'Istituto e' composto da 20 ricercatori e tecnologi, 10 tecnici e amministrativi, e 14 collaboratori scientifici a contratto (dottorandi, borse di studio, assegnisti di ricerca, ecc.). L'idea di mettere insieme le competenze e le esperienze maturate e consolidate nei due Istituti, sia in ambito nazionale che internazionale, ha trovato forte stimolo nella accresciuta attenzione per le tematiche ambientali riscontrata negli ultimi anni presso vari soggetti. Il monitoraggio dell’ambiente è affidato sempre più spesso all’utilizzo di sensori in grado di produrre dati e informazioni sul territorio sempre più accurate. L’elaborazione, gestione ed interpretazione dei dati viene poi realizzata attraverso consolidate metodologie che consentono di valutare lo stato dell’ambiente prevedendone i possibili sviluppi e, per taluni fenomeni, gli eventuali effetti sui sistemi biologici. Il programma scientifico dell’Istituto mira a coprire in modo coerente e integrato gli aspetti fondamentali del Telerilevamento e della Diagnostica Elettromagnetica, per quanto attiene allo sviluppo e consolidamento di metodologie e tecniche per l’acquisizione, l’elaborazione, la fusione e l’interpretazione dei dati, nonché gli aspetti biologici ed esposimetrici del controllo del rischio elettromagnetico. L’Istituto dispone di una notevole capacità di autofinanziamento grazie alla sua presenza in numerosi progetti nazionali ed internazionali che lo annoverano tra i collaboratori di Università, Ministero Università e Ricerca, ENEA, Protezione Civile, INGV, Agenzia Spaziale Europea ed Italiana, Unione Europea, Enti locali ed altri centri di ricerca pubblica e privata nazionali e stranieri. Le attività dell’Istituto riguardano ricerche di base e applicate, trasferimento tecnologico, divulgazione e formazione. In particolare, le attività di ricerca dell'Istituto riguardano i seguenti settori: 1. telerilevamento passivo nell’ottico; 2. telerilevamento attivo a microonde; 3. diagnostica elettromagnetica; 4. modellistica dei processi di interazione elettromagnetica; 5. trattamento ed integrazione di dati spaziali multisorgente; 6. valutazione dell’esposizione e degli effetti biologici associati ai campi elettromagnetici 7. divulgazione e formazione 95 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 1. Telerilevamento ottico Le attività individuate in questo tipo di linea di ricerca sono di due tipi: −Monitoraggio ambientale da telerilevamento −Cartografia tematica Monitoraggio ambientale da telerilevamento L'attività di ricerca è rivolta al controllo dell'ambiente e del territorio mediante l'utilizzo delle informazioni acquisite da aereo e da satellite nello spettro ottico dal visibile fino all'infrarosso termico. Le potenzialità di visione sinottica, di analisi multispettrale e iperspettrale, di ripresa multitemporale ben si prestano alla individuazione e mappatura di fenomeni che sono variamente distribuiti nel territorio e presentano delle specifiche dinamiche temporali. L'attività consiste nella pianificazione delle campagne aeree e nell'acquisizione dei dati da satellite per lo studio di fenomeni sia su scala locale che globale. Il monitoraggio dei fenomeni che si sviluppano con un'alta variabilità temporale su scale continentali, come nel caso della mappatura delle superfici bruciate per diversi ecosistemi tropicali, si basa sull'uso delle immagini del satellite Spot Vegetation in grado di ricoprire giornalmente tutto il globo. La ricerca si inserisce nel progetto GBA-2000 (Global Burnt Area) del JRC/EC (Ispra) che si propone di mappare le aree bruciate a scala globale per l'anno 2000. L'area studiata è il continente africano a nord dell'equatore. La metodologia sviluppata si basa sull’uso di reti neurali Multi-Layer Percepron (MLP) per produrre le mappe giornaliere delle aree bruciate per tutta l’Africa tropicale a nord dell’equatore. Ulteriori ricerche sono in corso per meglio quantificare l'influenza della bassa risoluzione spaziale sull'accuratezza delle mappe tematiche. Attualmente l’IREA è coinvolto in un Progetto Integrato dal titolo “Geoland” nel quadro dell’iniziativa GMES (products & services, integrating Earth Observation monitoring capacities to support the implementation of European directives and policies related to land cover and vegetation) per le tematiche di copertura del suolo e vegetazione. Nell’ambito dello studio dei fenomeni con alta dinamica temporale ma su scala locale, quali l’inquinamento dovuto alla fioritura di alghe potenzialmente tossiche e ad anomali sviluppi di vegetazione sommersa in ambienti litoranei e di acque interne, è stato studiato il caso del lago di Garda. Questo lago ha costituito un interessante banco di prova per valutare le potenzialità dei sensori ottici satellitari (Landsat, MERIS, Hyperion) e aviotrasportati (MIVIS, DAIS, ROSIS) nella stima dei principali macrodescrittori di qualità dell'acqua (es. clorofilla) mediante approcci empirici e fisicamente basati sviluppati nel corso di diversi progetti di respiro sia nazionale che internazionale. Un altro ambito applicativo dello studio dei fenomeni con alta dinamica temporale ma su scala locale, è costituito dal monitoraggio delle coperture nivali e glaciali in ambiente alpino. Esempio di tale studio è il progetto GLASNOWMAP (GLAcier and SNOW MAPping information Service), finanziato dall’ESA nell’ambito del programma DUP (Data User Programme) il cui obiettivo è lo sviluppo e il consolidamento di metodologie di analisi con integrazione dei dati acquisiti da satelliti con diverse caratteristiche di risoluzione e di dati geografici multisorgente, dati da campagne al suolo, dati topografici per la mappatura e il controllo della dinamica stagionale e interannuale delle superfici nivali e glaciali. Obiettivo del lavoro è la stima della risorsa idrica disponibile in ambiente montano attraverso lo studio della dinamica dello scioglimento del manto nevoso. 96 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Cartografia Tematica L’obiettivo di questa attività di ricerca è di definire una normativa per la produzione di cartografia tematica da dati telerilevati (a tutt’oggi inesistente) che consenta la stesura di capitolati d’appalto e quindi di collaudi del prodotto da parte di enti, committenti e cartografia tematica. 2. Telerilevamento attivo a microonde Le attività sul telerilevamento attivo a microonde sono nate nell’IRECE alla fine degli anni ottanta e si sono concentrate sull’uso di sistemi Radar ad Apertura Sintetica (SAR). Inizialmente la ricerca si è incentrata sulle problematiche legate alla elaborazione (focalizzazione) dei dati grezzi registrati dai sensori SAR ed ha portato allo sviluppo di algoritmi innovativi. In aggiunta alle attività sulla focalizzazione, si sono poi sviluppate progressivamente anche quelle legate all’elaborazione dei dati SAR interferometrici. Gli algoritmi messi a punto sono stati applicati dapprima per la valutazione della topografia della superficie terrestre. In tale ambito un notevole successo ha avuto il primo esperimento di interferometria in banda X dallo spazio realizzato in collaborazione con l’Ente Spaziale Tedesco (DLR) durante la missione shuttle SIR-C/ X-SAR del 1994. Successivamente è stata messa a punto una catena di elaborazione completa, sviluppata con algoritmi originali, che consente di generare modelli digitali del terreno a partire dai dati acquisiti dai sistemi ERS dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Sempre nell’ambito delle ricerche sulla interferometria SAR, e’ stata poi studiata ed applicata con successo una tecnica di interferometria SAR differenziale (DIFSAR) per la valutazione “su scala centimetrica” delle deformazioni della superficie terrestre. E’ inoltre recente lo sviluppo di un algoritmo di elaborazione dei dati interferometrici denominato SBAS, dall'acronimo inglese Small Baseline Subsets, che consente di seguire l’evoluzione temporale dei fenomeni di deformazione con una precisione di qualche millimetro all’anno. Grazie all’utilizzo della tecnica SBAS sono state individuate le deformazioni della struttura del Vesuvio/Monte Somma; ciò ha consentito di migliorare la comprensione delle caratteristiche del vulcano. In linea con gli avanzamenti della tecnica di analisi degli spostamenti che prevede l’elaborazione di un dataset di immagini relative alla stessa scena, le attività in corso riguardano lo sviluppo di nuove tecniche di elaborazione di dati SAR su orbite multiple. E’ innanzitutto proseguita l'attività sull'interferometria SAR differenziale. In tale ambito è stato perfezionato e ulteriormente validato l’algoritmo SBAS, precedentemente messo a punto, utilizzando dati di verità a terra e dati SAR acquisiti dai sensori ERS-1 ed ERS-2 ed ENVISAT dell'ESA. In tale ambito, sono stati perfezionati gli algoritmi di filtraggio del rumore dovuto ai disturbi atmosferici; tali algoritmi si basano sulle caratteristiche di correlazione spaziale ed incorrelazione temporale dei disturbi. Grazie a tali osservazioni è possibile, pertanto, stimare il segnale di deformazione (segnale utile). Tali attività sono state in parte finanziate dall'Agenzia Spaziale Italiana e dal Gruppo Nazionale di Vulcanologia (GNV) e sono state effettuate in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Politecnico di Milano ed il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena (California); molto rilevanti sono state anche le attività svolte nell'ambito del progetto internazionale MINERVA finanziato dall'ESA che prevede la messa a punto di un dimostratore per il monitoraggio delle deformazioni dell'area Flegrea mediante tecniche DIFSAR; in tale contesto il gruppo 97 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA dell'IREA ha elaborato con successo i dati acquisiti dal sensore ASAR a bordo del satellite ENVISAT dell'ESA, dimostrandone, fra i primi, le capacità interferometriche. Sempre nell'ambito delle attività di elaborazione dei dati DIFSAR è stato effettuato un ulteriore sviluppo della tecnica SBAS; tale approccio è particolarmente importante in ambito urbano in quanto consiste nell'utilizzare i dati SAR a piena risoluzione spaziale (circa una decina di metri) per individuare i punti che manifestano una deformazione residua rispetto a quella media della zona. In questo caso la deformazione misurata può essere attribuita a strutture coerenti all'interno della cella di risoluzione (quali strutture antropogeniche) che sono soggette a movimento diverso da quello di insieme del terreno. Gli esperimenti condotti con dati ERS-1 ed ERS-2 relativi all'area urbana di Napoli hanno dimostrato l'efficacia della tecnica messa a punto. In tale contesto è stata iniziata una attività di integrazione delle misure SAR in un sistema geografico informativo (GIS) che rappresenta un elemento essenziale per semplificare l'accesso e la piena fruizione delle misure di deformazione calcolate dal radar. La ricerca in tale ambito ha consentito la creazione di un GIS dettagliato della città di Napoli ed ha richiesto lo sviluppo di software avanzato. Inoltre, è in fase di studio una nuova tecnica che consente l'integrazione di misure puntuali nell'algoritmo di inversione multipla differenziale allo scopo di migliorare la qualità delle ricostruzioni delle mappe storiche di deformazione. Misure puntuali possono, infatti, essere disponibili attraverso strumenti tradizionalmente utilizzati nell'ambito della geodesia tra i quali il GPS o mediante l'applicazione di tecniche SAR differenziali con scatteratori permanenti che, per la loro stessa natura, si limitano alla ricostruzione della storia deformativa di singoli punti. E' stato poi avviato uno studio sulla elaborazione di dati DIFSAR acquisisti da piattaforme aerotrasportate. In tal caso è stato analizzato, su dati simulati, l'effetto delle deviazioni della piattaforma da traiettorie rettilinee percorse con moto uniforme, valutando in particolare l'impatto di errori non compensati sull’ accuratezza di fase delle immagini SAR. In collaborazione con la Società ORBISAT in Brasile è iniziata, inoltre, la sperimentazione dell’applicazione della tecnica interferometrica differenziale repeat-pass al sensore da aereo ORBISAR in banda X. 2. Diagnostica elettromagnetica Il gruppo di Diagnostica Elettromagnetica dell’IREA nasce nel 2001 con l’obiettivo di ampliare e completare le competenze dell’Istituto nell’ambito delle tecniche avanzate per il monitoraggio ambientale e svolge le sue attività di ricerca nell’ambito della tomografia a microonde e della sensoristica in fibra ottica. Tomografia a microonde La tomografia a microonde è una tecnica di diagnostica in grado di determinare le proprietà morfologiche e fisico-chimiche dell’interno di una struttura, grazie all’opportuna elaborazione del campo elettromagnetico generato dall’interazione della struttura in esame con una radiazione elettromagnetica investigante nota. Le intrinseche caratteristiche di non invasività e non distruttività di tale tecnica la rendono particolarmente attraente in numerosi contesti applicativi, che spaziano dalla diagnostica di strutture antropiche alla rilevazione e caratterizzazione di oggetti e strutture sepolti, o in generale per quelle applicazioni nelle quali l’accesso diretto all’obiettivo dell’indagine è precluso. 98 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Sensoristica in fibra ottica Le tecniche di diagnostica basate sull’utilizzo di sensori in fibra ottica rivestono già da tempo una particolare importanza nell’ambito del monitoraggio non invasivo. I sensori in fibra ottica hanno, infatti, piccole dimensioni e basso costo, sono immuni alle interferenze elettromagnetiche, sono ideali per costruire reti di monitoraggio molto estese e sono meccanicamente e chimicamente compatibili con molti materiali. Tuttavia, i sensori in fibra comunemente usati non consentono una misura puntuale dei parametri di interesse. Ciò rappresenta una difficoltà allorché si voglia monitorare una grandezza con elevata risoluzione su lunghe distanze. In questo caso, possono essere infatti necessari anche migliaia di sensori che devono essere interrogati con complesse reti di multiplexing, con un conseguente aumento del costo e della complessità del sistema di monitoraggio. Queste limitazioni possono essere superate sviluppando un diverso tipo di sensori, chiamati “sensori distribuiti”, che consentono di effettuare misure con continuità spaziale su tutta la lunghezza della struttura di interesse. Questo tipo di sensori sta già trovando applicazioni nell’ambito del monitoraggio a lungo termine delle deformazioni e nella valutazione del danno post-sismico su ponti, dighe ed edifici storici. Integrazione di sensoristica in fibra e tomografia a microonde La disponibilità di metodologie innovative relative alle due diverse tecniche oggetto delle attività di ricerca della sezione Diagnostica Elettromagnetica, ha suggerito lo sviluppo di una tecnica integrata che sia in grado di rispondere alle esigenze presenti nella gran varietà di applicazioni di diagnostica non invasiva, in cui è necessario ricorrere a differenti tecniche complementari, ciascuna delle quali in grado di fornire un particolare tipo di informazione. In particolare, l’integrazione che si vuole perseguire ha come obiettivo lo sviluppo di un monitoraggio multi-scala, dal momento che le tecniche sopra descritte sono capaci di fornire informazioni su diverse scale spaziali (locale/globale). Ciò consente di garantire la capacità di monitorare una struttura con continuità spaziale (ed eventualmente temporale), identificando la presenza di eventuali anomalie mediante la sensoristica in fibra ottica, ed allo stesso tempo ottenere informazioni quantitative ad elevata risoluzione circa tali anomalie mediante il georadar. Tale integrazione ha forti ricadute applicative nel caso in cui si sia interessati al monitoraggio non invasivo di grandi strutture di interesse pubblico (quali grandi edifici, viadotti stradali, dighe) per le quali, ai fini di ridurre e prevenire i rischi, c’è bisogno di monitorare la struttura in modo continuo e puntuale. 4. Modellistica dei processi di interazione elettromagnetica Le attività legate a questo tipo di linea di ricerca sono di due tipi: −Modellistica dei processi di scambio fra superfici naturali −Metodologie di calibrazione/validazione di dati telerilevati Modellistica dei processi di scambio fra superfici naturali L'obiettivo principale nello studio della modellistica dei processi radiativi è quello di migliorare la capacità di estrarre dalle osservazioni spettrali e direzionali ottenute dalle diverse piattaforme (satellite, aereo, terra), i parametri biogeofisici che caratterizzano le superfici naturali, quali i corpi d'acqua e la vegetazione terrestre, attraverso l'inversione di modelli di trasferimento radiativo. L'attività prevede la pianificazione ed acquisizione di dati telerilevati, di campo e da aereo, indirizzati alla messa a punto di metodologie per l'estrazione dei parametri biofisici e geofisici che caratterizzano 99 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA l'interazione della radiazione con le superfici naturali. Negli ultimi anni, in particolare, gli studi si sono rivolti alla vegetazione e all’acqua, utilizzando dati iperspettrali aerei e satellitari combinati alla modellistica fisica del trasferimento radiativi. hNell’ambito dello studio della vegetazione, questa modellistica è rivolta soprattutto alle colture agricole (risaie) e ai pascoli alpini, allo scopo di determinare parametri biofisici (es. biomassa) e stimare gli scambi di acqua e carbonio con l’atmosfera. Nell’ambito invece dell’ecologia delle acque, le applicazioni sono rivolte alla determinazione delle concentrazioni dei macrodescrittori (es. fitoplancton) secondo un approccio fisicamente basato. Metodologie di calibrazione/validazione di dati telerilevati L’attività mira alla messa a punto di sistemi e strumenti specifici, dedicati a misure in campo di radianza per il monitoraggio ambientale. In particolare, sono stati realizzati strumenti e sistemi per l’acquisizione di dati e di firme spettrali in condizioni di illuminazione differente ai fini della creazione di librerie spettrali di superfici naturali. A tale scopo vengono organizzate delle periodiche campagne di misura a terra con opportuna strumentazione in coincidenza di rilevamenti da aereo e da satellite. Parte dell’attività è dedicata alla realizzazione di sistemi e di strumenti specifici per le osservazioni iperspettrali e multi-direzionali. Uno degli ultimi apparecchi prodotti è un goniometro da campo per misure multidirezionali iperspettrali, interamente progettato e realizzato all'interno dell'istituto. 5. Trattamento ed integrazione di dati spaziali multisorgente Per la soluzione di problemi di monitoraggio dell’ambiente e del territorio è spesso necessario valutare dati eterogenei provenienti da fonti diverse. In questo ambito l'attività di questa linea di ricerca si è focalizzata, sia dal punto di vista metodologico che applicativo, principalmente su tre temi: classificazione di immagini telerilevate multispettrali e iperspettrali integrazione di dati geografici multisorgente, quali immagini telerilevate multispettrali e iperspettrali, dati SAR, cartografia, topografia e mappe tematiche sistemi informativi geografici Classificazione di immagini telerilevate Esempio di tale studio è il progetto IGMS (Italian Glacier Monitoring From Space), finanziato dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) che si propone la definizione di una metodologia per il monitoraggio dei ghiacciai alpini. In questo ambito vengono sviluppati e valutati diversi algoritmi per l’individuazione di particolari zone dei ghiacciai che presentano condizioni di prevalente mistura, quali le zone di confine tra ghiacciaio e rocce e tra neve e ghiaccio. Integrazione di dati multisorgente L’utilizzo di dati provenienti da fonti diverse per ottenere una più accurata rappresentazione della realtà territoriale e per la soluzione di problemi di monitoraggio complessi viene affrontato mediante lo studio e la definizione di schemi di rappresentazione della conoscenza e tecniche di fusione di dati basati su logiche non standard (logica fuzzy, teoria di Dempster-Shafer). Questi strumenti teorici permettono di mimare la speciale capacità umana di prendere decisioni in domini complessi caratterizzati da incertezza e imprecisione. Le metodologie messe a punto sono state sperimentate in vari campi di applicazione nell'ambito del monitoraggio del rischio ambientale (incendio, frane e inquinamento). 100 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Sistemi informativi geografici La gestione di informazioni geografiche è oggi sinonimo di Geographic Information Systems (GIS): questi sistemi hanno infatti modificato, fortemente facilitato e migliorato le applicazioni basate su dati che possono avere riferimenti di tipo spaziale. Tuttavia restano aperte molte prospettive di ricerca, alcune delle quali sono esplorate in questa linea. Particolare attenzione viene attualmente dedicata all’interoperabilità nei sistemi informativi geografici. In questo ambito vengono progettati e realizzati prototipi software che applichino tecnologie standard e open-source per la rappresentazione, lo scambio e la visualizzazione di informazioni spaziali e spazio-temporali. Le tecnologie attualmente utilizzate appartengono alla famiglia XML (GML, SVG, XSLT). Lo scopo è distribuire e condividere in un’architettura client-server dati spaziali in ambiente Internet con caratteristiche di interoperabilità, amichevolezza e flessibilità. Un ulteriore campo di applicazione riguarda la visualizzazione dei fenomeni spaziali che evolvono nel tempo al fine di aumentare la percezione dei cambiamenti. In collaborazione con il Politecnico di Losanna e l’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del CNR, si è definito un metodo basato sulla logica Fuzzy in grado di generare immagini virtuali di fenomeni spaziali la cui evoluzione nel tempo non può essere seguita per mancanza, scarsità o cattiva qualità delle immagini a disposizione. Il metodo effettua una interpolazione temporale non lineare delle immagini disponibili codificando la conoscenza del fenomeno, che può essere incompleta, vaga o incerta, attraverso regole Fuzzy. Gli ambiti applicativi in cui le metodologie relative a questa linea di ricerca sono sperimentate sono numerosi e hanno portato alla realizzazione di alcuni progetti finanziati da Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e da Agenzia Spaziale Europea (ESA). In particolare un campo privilegiato di applicazione è il monitoraggio dei ghiacciai alpini, considerati indicatori importanti del cambiamento climatico in atto e fonte possibile di rischi e di variazioni nella disponibilità della risorsa idrica. Recentemente è stato anche attivato un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano per definire un sistema di supporto allo sviluppo sostenibile nell’area himalayana. Valutazione degli effetti biologici associati all’esposizione ai campi elettromagnetici Il Bioelettromagnetismo è stato oggetto di studio presso l’IRECE a partire dalla fondazione dell’Istituto. La ricerca in bioelettromagnetismo include attività legate alla valutazione degli effetti biologici indotti in colture cellulari di mammifero in seguito a esposizioni a campi elettromagnetici di bassa e di alta frequenza. Tale argomento riveste grande interesse sia per la comprensione dei meccanismi di interazione tra sistemi biologici e campi elettromagnetici non ionizzanti sia per la valutazione dei rischi per la salute dell’uomo legati a tali esposizioni. La sperimentazione riguarda la valutazione degli effetti biologici indotti da esposizioni a campi elettromagnetici. La sperimentazione in bassa frequenza ha riguardato la valutazione degli effetti indotti a carico del corredo cromosomico di cellule di mammifero e dello sviluppo embrionale del riccio di mare. Le esposizioni sono state eseguite al variare della frequenza (da 35 a 100 Hz), con campi magnetici sinusoidali (0.05-1.0 mT), pulsati (1.4-2.5 mT) e campi elettrici ELF alternati (0.5-10 kV/m). La sperimentazione in alta frequenza è stata focalizzata sugli effetti indotti a carico del patrimonio cromosomico di cellule di mammifero e di proteine enzimatiche. Le esposizioni sono state eseguite in guida d’onda, al variare della frequenza (da 7.0 a 10.4 GHz), in onda continua o modulata in ampiezza o frequenza, con valori di 101 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA assorbimento specifico da 1.5 a 100 W/Kg e a diversi tempi di esposizione (da pochi minuti a 1 ora). Anche in questo caso i risultati ottenuti hanno mostrato che in alcune condizioni sperimentali si riscontrano effetti al variare del campione biologico esaminato. La sperimentazione, tuttora in corso, nell’ambito delle frequenze in uso per la telefonia cellulare (900 e 1800 MHz), riguarda la valutazione degli effetti genotossici e di stress ossidativo in colture cellulari di mammifero. Le esposizioni vengono eseguite con differenti modalità (guida d’onda, cella TEM, wire patch cell) e valori di tasso di assorbimento specifico (SAR) compresi tra 0,3 e 10 W/kg. Oltre al segnale GSM completo, vengono anche studiate l’onda continua e i differenti tipi di modulazione associati al segnale GSM. Divulgazione e Formazione Le attività svolte in tale ambito sono di diverso tipo e mirano al duplice scopo di divulgare i risultati delle attività di ricerca presso un pubblico variegato e di diffondere la cultura scientifica del telerilevamento nelle scuole come supporto didattico utile per lo studio dell’ambiente e del territorio. Tra i progetti realizzati, particolare seguito ha avuto TELEA (Telerilevamento per l’Educazione Ambientale) in collaborazione con la Regione Lombardia, che ha portato alla produzione di un manuale sul telerilevamento e di un sito web consultato da studenti ed insegnanti. Attualmente l’IREA collabora anche al progetto CARTELGIS, nell’ambito del programma strategico Scienza e tecnologia nella Società della Conoscenza del Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che mira a ideare e sperimentare percorsi, contenuti e metodologie idonee a far acquisire conoscenza critica e consapevolezza dei problemi ambientali attraverso la lettura geografica e telerilevata del territorio, e a studiare le relazioni tra ambiente antropizzato e naturale per promuovere un approccio globale ai problemi ambientali (sviluppo sostenibile). Si ringraziano Alba L’Astorina e Maria Consiglia Rasulo che hanno gentilmnte fornito il testo. 102 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Journey in the Academic and Research world of Italy Anna Maria Fioretti The Institute for Electromagnetic Sensing of Environment (IREA) of CNR The Institute for Electromagnetic Sensing of Environment (IREA) was founded 2001 as a result of a reorganisation process of the Italian National Research Council (CNR). In it the scientific know how of the departments of two different Institutes of CNR joined: the Bioelectromagnetism and Electromagnetism Research Group (Naples) and the Remote Sensing Research Group (Milan). The staff consists of 20 Researchers, 10 Technicians and Administrative personnell, 14 researches with temporary contracts (fellowship, joung researchers). The scientific program of the new Institute aims to cover in a coherent and integrated way the fundamental aspects of remote sensing and electromagnetic diagnostics, as far as the development and consolidation of methodology and techniques for data acquisition, elaboration, fusion and interpretation are concerned, as well as biological and dosimetric aspects of the electromagnetic risk control. In the last decades, it has increased the use of remote sensing sensors able to operate in different regions of the electromagnetic spectrum for the monitoring and control of the environment. Such use requires the consolidation and development of methods for data elaboration, fusion and interpretation, that allow to estimate the environment condition, in order to foresee possible evolutions and, for some phenomena, the effects on biological systems. The activities of the Institute are carried out in collaboration with various scientific institutions both in Italy and abroad and include basic and applied research, technological transfer and education. In particular, the activities of the Institute concern following sectors: 1. optical passive remote sensing 2. active remote sensing in the microwave band 3. electromagnetic diagnostics 4. modelling of the electromagnetic interaction processes 5. processing and integration of multisource spatial data 6. evaluation of exposure and of biological effects related to electromagnetic fields 7. divulgation and education 1. Optical passive remote sensing The researches in the optical passive remote sensing started at IREA even before the launch of the first satellite for Earth Observation ERTS-1 of NASA in the 70’s. The first applications of optical passive remote sensing, from visible to thermal infrared, regarded the Earth Science studies on geology and vulcanic risk. The researches now deal also with other topics of Environmental Studies for the monitoring of dynamic processes affecting water bodies and vegetation. These researches are considered very important nowaday, due to the increasing importance of Earth Ovservation and in particolar of Remote Sensing (both satellite or airborne) technologies, as strategic methodology for environment monitoring. Research activity in Remote Sensing relies on the skills of remotely sensed image interpretation and requires interdisciplinary expertise, from Geology to Hydrology, Agronomy, Land Planning, Computer Science, Modelling. All the researchers are 103 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA involved in the development and use of Remote Sensing techniques for better understanding the impact of physical, chemical and biological factors contributing to the Earth's dynamics and environment where we live. Two activities of research are carried out within this thematic: −Remote sensing for environmental monitoring −Thematic cartography Remote sensing for environmental monitoring The aim of the research is to monitor the environment and the territory using airborne and satellite remotely sensed data in the optical domain from visible to thermal infrared. Multispectral, hyperspectral and multitemporal characteristics are suited to the detection and mapping of phenomena that are spread on the territory and present specific temporal dynamics. The activity consists in the acquisition of airborne and satellite remotely sensed data in order to analyse and monitor time variable environmental phenomena both on local and global scale. Acquisition platforms and spatial resolution are selected on the basis of the phenomenon under study. For mapping phenomena that show high temporal changes and cover large areas at sub-continental level, such is the case of fires and burned surfaces in different tropical ecosystems, coarse resolution satellite images of the SPOT-Vegetation sensor have been selected, able to cover the entire globe. This research is part of the GBA-2000 (Global Burnt Area) project of the JRC/EC (Ispra) whose aim is to map burnt areas at global scale for the year 2000. Study area covers the tropical Africa North of Equator. The methodology developed is based on the use of a Multi-Layer Perceptron (MLP) neural network whose application in a recursive scheme allows to exploit both temporal and spatial contextual information to extract daily burnt maps of tropical Africa North of Equator.Further efforts have been undertaken to better to quantify the influence of the low spatial resolution on the accuracy of the final thematic map products. At the moment, IREA is involved in an Integrated Project called “Geoland” within the iniziative GMES (products & services, integrating Earth Observation monitoring capacities to support the implementation of European directives and policies related to land cover and vegetation) for land cover and vegetation. A second typology of environmental process on local scale concerning the rapid development of potentially toxic algae bloom and anomalous growth of submerged vegetation in the lakes and coastal zones, is been studied using different data from airborne imaging spectrometry acquired in the early summer over Lake Garda. This lake has revealed an interessant pattern to check the potential of optic satellite sensors (Landsat, MERIS, Hyperion) and airborne (MIVIS, DAIS, ROSIS) to assess the chlorophyll-a concentration in the lake waters. Such activities are supported by national (NINFA, Italian Spatial Agency) and international projects (SALMON funded by European Union and MELINOS, European Spatial Agency). The study of highly dynamic phenomena is also applied at a local scale to the monitoring of snow and ice coverage on the Alps. A case test is the GLASNOWMAP Project (GLAcier and SNOW MAPping information Service), funded by ESA in the Program DUP (Data User Programme), aiming at develop and assess methods of analysis integrating satellite data (at various resolutions) with multi-source geographic data, survey and topographic data. The Project’s results are maps to control the seasonal and interannual dynamics of snowy and icy surfaces. Furthermore, the Project studies a method to assess the water resource available in mountain basins with particular climatic features on the basis of snow melting. 104 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Thematic cartography The project has developed the production of guidelines to supply a handbook of reference, created on the base of the experiences matured in these last decades in the field of the application of the Remote Sensing, for the control quality use of the data for environmental monitoring. 2. Active microwave remote sensing Remote sensing activities started at IRECE at the end of the eighties and were initially focused on active microwave remote sensing, in particular on the use of Synthetic Aperture Radar (SAR) systems. This research was centred on problems related to the processing (focusing) of raw data recorded by the SAR sensors and led to the development of innovative algorithms. Following the SAR data focusing activities, the research moved to the development of interferometric SAR (IFSAR) data processing algorithms. The obtained procedures were firstly applied to the evaluation of earth surface topography. In this context a notable success had the first interferometry experiment in X-band from the space, carried out in collaboration with the German Aerospace Establishment (DLR) during the SIR-C/ X-SAR shuttle mission in 1994. After that, a complete interferometric SAR processing chain, based on original algorithms, has been developed; it allows to generate digital elevation models of the ground from interferometric SAR data pairs acquired by the ERS systems of the European Space Agency (ESA). Within the IFSAR research activities, a differential interferometric SAR (DIFSAR) technique for the evaluation of earth surface deformations “on a centimetric scale” has been studied and successfully applied. One of the first important results achieved in this field has been the detection of the deformation pattern caused by the 1997 Umbria (Italy) earthquake. The results on Napoli urban area have also obtained great prominence (even reported by Science and Time); they highlighted a subsidence effect correlated to the excavation of the subway tunnels. Besides, processing algorithm for DIFSAR data, referred to as SBAS (Small BAseline Subsets), has been developed; it allows to monitor the deformation phenomena evolution in time with an accuracy of few millimetres per year. This approach allows us to minimize the noise effects present on the DIFSAR data via an appropriate processing operation, thus allowing to increase the number of pixels on which a reliable deformation measurement can be achieved. Thanks to this technique, the deformations of the Vesuvio/Monte Somma structure have been detected. This result has permitted to improve the understanding of the volcano characteristics and, again, has aroused a notable interest by both national and international (Science) press. Along the same line concerning the developments for surface deformation analysis, which considers the processing of a dataset relative to the same image, present activities regard the development of new multipass SAR processing techniques . In particular, it has been upgraded and validated the previously developed SBAS algorithm. This activity has been founded by the Italian Space Agency and by the National Volcanology Group, and it has been carried out in cooperation with National Institute of Geophysics and Volcanology, University of Milan and Jet Propulsion Laboratory of Pasadena (California); very relevant have been also the activities carried out within the MINERVA project, founded by the European Space Agency, that is focused on the development of a prototype for monitoring the deformations of the Campi Flegrei caldera via DIFSAR techniques. Another relevant activity has been carried out on the extension of the SBAS approach for urban deformations monitoring. It consists on using high spatial resolution SAR 105 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA data (about ten meters) in order to detect the points that display a residual deformation with respect to the average one of the zone. The measured deformation may be attributed to coherent structures in the resolution cell, like anthropogenic structures. The use of this technique is particularly important because it allows us to monitor single structures and buildings. In this context, some experiments have been carried out on ERS-1 and ERS-2 data relative to the urban area of the city of Napoli, and they confirmed the validity of the approach. It is worth to note that an activity on the integration of the SAR-derived measurements in a GIS has been started; this represents a key element for simplifying the access to the SAR products. In particular, in our case it has been developed a detailed GIS of the city of Napoli that required the implementation of advanced software tools. In addition to this research, we have started a new activity concerning possible application of the DIFSAR technique to data acquired by airborne SAR systems. In particular we have analyzed, on simulated data, the effects of trajectory deviations from an ideal uniform and rectilinear flight track, by evaluating the impact of residual uncompensated errors on the phase accuracy of the resulting SAR images. In cooperation with ORBISAT (Brazil) we have also started the application of the repeat-pass differential interferometric technique to the X-Band ORBISAR airborne sensor. Within the objective of an ASI project, and following an activity started in the 2000 in cooperation with the Politecnico of Milan, we have analyzed the problem of the optimal processing of multipass SAR signals, with respect to the mitigation of spatial decorrelation. Moreover, we have developed a new technique for the tomographic SAR processing data based on multipass acquisition, to recover the 3D scattering properties of the observed scene by exploiting the observation angular diversity. This technique has been first validated on simulated data and then applied to real ERS data. This allowed to obtain 3D imaging, thus extending the observation possibilities of standard SAR systems and allowing to discriminate scattering mechanism at different height that, due to the side looking nature of the sensor and to steep topography variations (urban and mountain areas), are imaged in the same spatial resolution cell in the SAR images. Application of this technique to low-frequency and airborne systems could allow interesting applications to the subsurface imaging. The activity has been carried out in cooperation with the Department of Engineer and Information of the University of Pisa. Finally, it has been investigated a new approach for integrating the information available from isolated points in the conventional DIFSAR approach, in order to improve the performance of the algorithm especially on vegetated areas. In particular we have addressed the problem of building new radar targets with frequency selective response for deformation monitoring applications. 3. Electromagnetic Diagnostics The Electromagnetic Diagnostics Group (EmDG) of IREA was born in 2001, with the aim of enlarging and making more complete the Institute “know how” on advanced techniques for environmental sensing. The main research topics of the EmDG are microwave tomography and fiber optics sensing. 106 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Microwave tomography Microwave tomography is a diagnostic technique which allows to determine morphlogical and physical-chemical properties of the inner part of a probed structrure, through a proper elaboration of the electromagnetic field arisen by the interaction of this structure with a probing (known) electromagnetic radiation. The intrinsic features of non-destructivity and non-invasivity of such a technique make it particularly convenient in several application contests, ranging from the diagnosis of antropic structures to the identification and characterization of buried structures and objects, or even in all those applications wherein one cannot “handle” the probed structure directly. Fiber optic sensor Diagnostic techniques based on fiber optic sensors have been gaining an increasing relevance in non destructive monitoring since many years. As a matter of fact, fiber optic sensors are small sized, slight and robust against electromagnetic interference and aggressive environmental factors. Moreover, they are mechanically and chemically compatible with many materials and are suitable to realize large monitoring networks. However, fiber optic sensors usually provide local measurements of some parameters. This is a problem whenever one is interested in monitoring a parameter with a high resolution over a large distance. In fact, in this case, it is necessary to use even thousands sensors that require sophisticated multiplexing schemes in the interrogation system, with a consequent increasing of the monitoring system complexity and cost. These limitation can be avoided by developing different type of sensors, called “distributed sensors”, which allow to perform spatially continuous measurements over the structure to be monitored. These sensors have been already exploited in long range strain monitoring of bridges, dams and historical buildings. Integration of fiber optic sensing and microwaves tomography Finally, it is worth emphasizing that the availability of novel methodologies developed by the EmDG naturally suggests the introduction of an integrated technique. Such a technique would be indeed capable of fulfilling the requirements of a great variety of non-invasive diagnostic applications, wherein it is necessary to resort to several techniques, each of which devoted to determine a peculiar kind of information. In particular, the integration process that will be pursued is aimed to develop a spatial multi-scale monitoring technique. As a matter of fact, the above described techniques appear to be complementary, since they can give information on different spatial (local/global) scales. Indeed, by means of the fiber optic sensors, one can detect and roughly characterize possible anomalies with space and temporal continuity whereas, exploiting the GPR, one can obtain a quantitative and high resolution information on the region wherein those anomalies have been localized. Therefore, by exploiting the two techniques together, it is possible to monitor a structure of large extent continuously. This is a feature particularly relevant in noninvasive diagnostics of structures of public concern (e.g. great buildings, roads, bridges, dams) for which a continuous and possibly locally detailed monitoring is required in order to reduce and prevent risks. 4. Modelling of the electromagnetic interaction processes Two activities of research are carried out within this thematic: −Modeling of the exchange processes between natural surfaces −Methods for calibration/validation of remote sensing data 107 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Modelling of the exchange processes between natural surfaces This research aims to better understand the capabilities of hyperspectral and directional observations from different platforms (ground, airborne, satellite) to retrieve geophysical parameters that characterise natural surfaces, such as water bodies and terrestrial vegetation, through the inversion of radiation transfer models. The research activity consists in planning and acquiring hyperspectral and directional (satellite, airborne, in situ) measurements in order to develop methodologies that allow to extract the biophysical and geophysical parameters that characterise the interaction between electromagnetic ration with natural surfaces. During the last years studies have focused on vegetation and water bodies, utilizing satellite and airborne hyperspectral data combined with the physical based models within the radiation transfer process. As regards to the study of vegetation, agricultural coltures (rice) and alpine pasture have been analyzed with the aim to determine biophysical parameters and evaluate the carbon and water exchanges between atmosphere and vegetation ecosystems. Within ecological study of water bodies, applications concern the determination of fitoplancton according to a physical approach. Calibration/validation methods for remote sensing The activity aims at setting up methods and specific instrumentation dedicated to field mesurements of radiance for the environmental monitoring and for the realization of instruments and systems for the acquisition of calibration/validation data and spectral signatures in different conditions of illumination for the creation of spectral libraries of natural surfaces. To this aim ground field measurements are periodically performed with suitable instrumentation in coincidence with aerial and satellite overflights, and also for specific targets at high dynamical processes (proximal sensing). Part of the activity was dedicated to the realization of specific instrumentation for hyperspectral and multidirectional observations for specific objectives and purposes, including the use of a goniometer for acquisition of the bidirectional reflectance information by means of portable spectro -radiometers entirely designed and realized by IREA (see figure 6). 5. Management and integration of multi-source spatial data The monitoring of the environment and, in general, the observation of Earth often require heterogeneous data obtained from various sources. In this framework this research line focused on three main themes: classification of multi- and hyper-spectral images from remote sensing integration of multi-source data, such as remotely sensed multi- and hyper-spectral images, SAR data, carthography, topography, and thematic maps geographic information systems Classification of remote sensing images An example is the Project IGMS (Italian Glacier Monitoring from Space), funded by the Italian Space Agency (ASI) and aiming at assessing a methodology to monitor Alpine glaciers through remote sensing. The Project develop and validate different algorithms to localise glacier areas presenting prevailing mixture conditions, such as ice/ground and snow/ice borders. Integration of multi-source data This research issue studies methods to integrate data from heterogeneous sources in order to better represent specific Earth surface conditions and solve complex 108 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA monitoring problems. Knowledge representation schema and data fusion techniques based on non-standard logic (Fuzzy logic, Dempster-Shafer Theory) are applied. These tools allow to mime the human ability of deciding in complex domains characterised by uncertainty and imprecision. Test cases are conducted in various applications regarding environmental risk (fire, landslides, and pollution). Geographic information systems The management of geographic information is associated today to the Geographic Information Systems (GIS), which heavily modified, eased and improved applications based on spatially based data. Nevertheless many research perspectives are still open and some of them are studied in this research line. On main issue is interoperability in spatial information systems. Many software prototypes are designed and developed applying standard and open-source technologies (GML, SVG, XSLT) to represent, exchange and visualise spatial and non-spatial information. The aims are: to distribute and share spatial data in the Internet on a client-server architecture; to obtain data and interaction tools interoperability; to enhance friendliness and flexibility. One further issue is the representation and visualisation of spatial phenomena evolving trough time in order to better understand and perceive changes. In collaboration with the Swiss Federal Institute of Technology (EPFL) in Lausanne (CH) and the Institute IDPA-CNR (Italy), a method has been defined to generate virtual images of spatial phenomena whose evolution through time cannot be followed due to the lacking, scarcity or low quality of available images. The method guides the creation of a non-linear temporal interpolation of these images coding the knowledge on the phenomenon - though incomplete, vague or uncertain – through Fuzzy rules. The applications of this research line are in the framework of many Projects funded by the Italian Spatial Agency (ASI) and the . One main application field is the monitoring of Alpine glaciers, which are considered as one main indicator of climatic change and source of risks and variations in the water availability. One more Project is in course to define a support system for the sustainable development of the Himalayan area; it is funded by the Italian Ministry of Foreign Affairs. 6. Evaluation of biological effects following exposure to electromagnetic field Bioelectromagnetics has been studied at IRECE since its foundation. The study includes activities related to the evaluation of biological effects induced in mammalian cell cultures following exposures to extremely low frequencies and high frequencies electromagnetic fields. There is a growing concern on this topic related either to the comprehention of interaction mechanisms between biological systems and non ionising electromagnetic fields and to the evaluation of the potential adverse effects on human health. The experimental activity is related to the evaluation of biological effects induced by exposures to electromagnetic fields. In particular, the effects due to exposures to extremely low and high frequencies and at frequencies in use for mobile phones (900 MHz-2 GHz) are investigated. Moreover, the evaluation of effects induced following exposures to 100 GHz-10 THz is also carried out since in the last years this spectral range is of great interest for diagnostic and therapeutic purposes. Another field of this activity is related to the teorethical study of both the field distribution inside the exposed biological samples (dosimetry) and the development of techniques for electromagnetic modeling to study and define the fenomena that characterise the interaction between sach radiation and the biological systems. 109 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The experiments on frequencies in use for mobile phones (900 e 1800 MHz), wich is still in progress, is related to the evaluation of genotoxic effects and induction of oxidative stress in mammalian cell cultures. The exposures are carried out following several protocols, (waveguide, TEM cell, wire patch cell) at SARvalues from 0,3 to 10 W/kg. Apart from the GSM signal, continuous wave and several kind of modulation related to the GSM signal are investigate. The induction of oxidative stress has been evaluated in murine fibroblasts (NIH-3T3) and fibrosarcoma cells (L929) following RF exposure in a waveguide system operating at 900 MHz with a GSM signal in presence and in absence of MX, a well known environmental pollutant deriving from chlorination process of surface water. In particular, 2 exposure durations (10 and 30 minutes) and 2 SAR values (0.3 and 1 W/kg) have been tested. Oxidative stress induction has been studied by evaluating Reactive Oxigen Species (ROS) formation and Glutathione (GSH) intracellular content at different harvesting times following RF exposure. Moreover glutathione reductase activity has been studied as one of the key enzymes of cellular oxidative metabolism. Although the evaluation of oxidative stress induction in murine cell lines following exposure to 900 MHz is still in progress, the conditions tested at moment seem to indicate absence of effects following both RF exposure alone and RF exposure in combination with MX. Divulgation and Education IREA divulgation and education activities aim both at disseminating the results of the researches carried out in the Institute and at introducing the scientific approach of Remote Sensing in schools as a valuable educational support for the study of environmental questions. Within the project TELEA (Remote Sensing for Environmental Education) funded by the Regione Lombardia many activities have been carried out in this direction, and a handbook of Remote Sensing and a website for the consultation of students and teachers have been developed. At the moment IREA collaborates to the project CARTELGIS in the framework of the strategic programm Science and Technology in the Knowledge Society funded by the Italian Ministry of Education and Research, aiming at programming and experimenting the use of Remote Sensing principles and methodologies so as to enhance knowledge and awareness among students of all ages and promote a global approach to environmental problems (sustainable development). We are pleased to thank Alba L’Astorina and Maria Consiglia Rasulo, who kindly wrote the manuscript. 110 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA “Con le terre unite alla massa centrale sotto il nome comune di Australasia, dalla Nuova Guinea alla Nuova Zelanda, la superficie emersa in questa parte dell’Oceano Pacifico e’ di pochissimo inferiore a quella dell’Europa” Il geografo Elisee Reclus, Parigi 1889 111 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 112 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Bollettino della Comunita’ Scientifica in Australasia Settembre 2004 Notizie flash dal mondo delle riviste tecnico-scientifiche Australiane 113 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 114 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ATTUALITA’ ü Protezione per il deserto antartico Ad un unico deserto nella zona dell’Antartico, il McMurdo nella Dry Valleys, è stato attribuita lo stato di Specially Managed Area. I 15 mila chilometri quadrati vicini alla Nuova Zelanda hanno affascinato gli scienziati sin dall’inizio del secolo scorso. La decisione è stata presa all’incontro del Trattato Antartico svoltosi a Città del Capo in giugno. Da ora in poi ogni visitatore delle Dry Valley dovrà obbedire a rigide regoli per proteggere la zona da segni che potrebbero durare decenni. La peculiarità della zona è legata ai forti venti che la percorrono e che fanno evaporare i ghiacciai che scendono dalle vicine Montagne Transantartiche. Vaste aree sono completamente desertiche e prive di ghiaccio. Ricerche condotte nell’area includono lo studio della terra primordiale,ed il comportamento della vita in situazioni estreme. Lo stesso stato di protezione è stato garantito a Cape Denison in Tasmania del sud, che contiene le capanne in cui visse l’esploratore antartico Douglas Mawson. Antartic Treaty XXVii Consultative Meeting http://www.ats.org.ar/27atcm/e/index.htm ü L’Università del Queensland a capo della pedologia mondiale Due noti professori della Queensland University sono stati scelti da un pannel internazionale come presidente e vice-presidenti dell’associazione internazionale di pedologia (International Union of Soil Sciences, IUSS). La recente elezione di Roger Swift e Neal Menzies sottolinea il posto prominente che l’Australia, ed in particolare la Facoltà di Risorse Naturali, Agricoltura e Veterinaria all’Università del Queensland, occupano in questa disciplina. L’associazione raggruppa 44 mila scienziati di 140 paesi ed e la più grande nella sua categoria. Il prossimo evento di rilievo per la pedologia in Australia sarà il convegno mondiale che si terra’ a Brisbarne nel 2010. Contact: http://www.uq.edu.au/nravs/ Email [email protected] 115 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA RICERCA, SVILUPPO, INNOVAZIONE ü Come evitare di svegliarsi durante le operazioni chirurgiche Su Lancet del 28 maggio sono stati pubblicati i risultati di un trial condotto in Australia, Nuova Zelanda, Hong Kong e UK sull’uso dell’analisi delle onde cerebrali come indicatori dell’effettivita’ dell’anestesia. Lo studio, che ha monitorato le onde cerebrali utilizzando l’indice bispettrale (BSI) in 2500 pazienti, ha dimostrato di ridurre l’incidenza di risveglio dell’80%. http://www.alfred.org.au/ ü Operazioni cardiache robotizzate I dottori Aubrey Almeida e Randall Moshinsky, della Monash university di Melbourne hanno eseguito le prime operazioni chirurgiche cardiache con l’usilio di robot dell’emisfero sud. Nelle operazioni e’ stato utilizzato il sistema chirurgico robotico da Vinci, che permette di fare delle incisioni di solo 4 cm. Il sistema e’ costituito da un telescopio 3D e due bracci meccanici che vengono inseriti nel paziente attraverso piccole incisioni. Il chirurgo controlla piccoli strumenti alle estremita’ dei bracci meccanici stando ad una console, mentre un secondo chirurgo sta al tavolo operatorio per tutto il tempo. Il sistema da Vinci minimizza l’intrusione nel corpo del paziente, migliorandone e velocizzandone il recupero post-operatorio. Secondo il Professor Julian Smith, capo del Department of Surgery della Monash University, questa tecnologia innovativa apre le porte ad un nuovo istituto transfacolta’ finalizzato all’ulteriore sviluppo di questa tecnologia in Australia. Contact: [email protected] ü Non e’ piu’ necessario distruggere il fotone per osservarlo! Un team presso il Centre for Quantum Computer Technology della school di Physical Sciences dell’Universita’ del Queensland ha messo a punto un metodo per misurare la singola particella di luce, il foto, senza distruggerlo, permettendo loro di investigare il comportamento a livello quantico. I risulati della ricerca sono stati pubblicati dai Drs Geoff Pryde, Jeremy O’Brien, Andrew White, Stephen Bartlett e dal Prof Tim Ralph su Physical Review Letters. Visto che l’aspetto piu’ interessante della meccanica quantistica e’ la propensione del fotone a comportarsi sia come una particella che come un’onda, il team, per misurare il percorso di un fotone ne ha osservato un secondo che trasportava informazione sul primo dopo che i due avevano interagito. I risultati hanno dimostrato che piu’ un fotone si comporta come una particella, meno veniva osservato il comportamento di tipo onda e viceversa. Dr Jeremy O’Brien email [email protected] Dr Geoff Pryde email [email protected] 116 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA NUOVE TECNOLOGIE - NUOVI MATERIALI ü Rivoluzionario polimero per la riparazione delle ossa Ricercatori del CSIRO Molecular Science hanno sviluppato un polimero biodegradabile e biocompatibile che, essendo iniettabile come gel, puo’ essere usato nel corpo umano. Il polimero permette quindi di curare in situ promuovendo la crescita di tessuti e ossa. Tale tecnologia ha quindi molteplici applicazioni come in ortopedia, ortodonzia, nella cura delle ferite e per la riparazione di cartilagini ecc. Il CSIRO e Xceed Biotechnology hanno istituito una compagnia spin-off, la Polymerco Pty Ltd per sviluppare ulteriormente questa tecnologia. David Down, CSIRO Molecular Science, Email: [email protected] ü Nuovo cemento high-tech, piu’ leggero e piu’ forte Ricercatori del CSIRO Novel Materials & Processes con colleghi della CMR Energy Technologies (CMRET), hanno sviluppato una nuova forma di cemento a basso costo e molto leggero, che puo’ abbassare i costi di costruzione e accelerare i tempi. I pannelli denominati HySSIL (High-Strength, Structural, Insulative, Lightweight), vengono fabbricati con un nuovo processo a bassa energia e sono riciclabili. Il Dr Swee Liang Mak che dirige il progetto HySSIL afferma che inoltre la nuova forma di cemento fornisce un isolamento fino a cinque volte superiore al normale ed e’ anche resistente all’impatto e al fuoco. Robert Peile, CSIRO Industry Manager, Email: [email protected] 117 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA INFORMATION TECHNOLOGY ü Un programma per velocizzare le simulazioni al computer Ricercatori della Scuola di Physical Sciences dell’University of Queensland hanno creato il programma “eXtensible Multi-Dimensional Simulator (XMDS)”, che riduce notevolmente il tempo necessario per le simulazioni matematiche. Il programma utilizza una serie di codici standardizzati basati su un piccolo set di istruzioni scritte nel linguaggio XML. Il programma puo’ essere adattato a qualsiasi tipo di simulazione che utilizza funzioni matematiche, e il suo utilizzo rende piu’ facile duplicare le simulazioni effettuate da altri gruppi. XMDS e’ un open-source program, che permette a chiunque di modificarne la struttura ed e’ disponibile gratuita mente sul sito: http://www.xmds.org/ Dr Paul Cochrane email: [email protected], Professor Peter Drummond email [email protected] 118 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA SANITA’ ü Legame tra le malattie cardiache e le infezioni cutanee Un team di ricercatori del Cooperative Research Centre for Aboriginal Health (CRCAH) ha dimostrato sul numero di aprile della rivista Lancet Infectious Diseases che il controllo delle infezioni cutanee nelle popolazioni aborigine diminuirebbe l’elevato numero di malattie del cuore e del fegato. L’evidenza raccolta infatti suggerisce chiaramente che lo streptococco, generalmente associate alle infezioni della gola, si trova anche in casi di infezioni cutanee che sono molto comuni presso le comunita’ aborigine. Infatti il Dr Carapetis afferma che i morsi delle pulci della scabbia fanno si che il batterio entri attraverso la pelle e causi l’infezione che puo’ portare alla febbre reumatica. La febbre reumatica e’ l’inizio di una catena di conseguenze sanitarie, che possono portare a dei danni del fegato noti come glomerulonefrite e la malattia reumatica cardiaca. Le popolazioni indigene australiane hanno infatti i tassi piu’ alti di febbre Dr J Carapetis: [email protected] ü Legame tra autismo e problemi alla nascita Una ricerca, pubblicata recentemente su Archives of General Psychiatry dalla dottoressa Emma Glasson dell’Universita’ del Western Australia, ha collegato lo sviluppo di autismo nei bambini con i problemi di gravidanza e di parto delle madri. Lo studio, che ha coinvolto 465 bambini diagnosticati con autismo dal 1999, 481 loro fratelli e sorelle e un gruppo di controllo selezionato a caso di 1313 bambini non autistici, ha riscontrato che i bambini autistici sono primogeniti, hanno madri piu’ vecchie che hanno avuto complicazioni in gravidanza e durante e dopo il parto. Le complicazioni comprendevano il rischio di aborto, l’induzione del travaglio, l’anestesia epidurale e il parto cesareo per emergenza o per scelta, oltre ad un travaglio della durata minore di un’ora. I bambini che hanno sviluppato l’autismo avevano un basso indice Apgar, un indice di stress fetale. Dr Emma Glasson Email: [email protected] ü Un metodo statistico per la cassificazione della leucemia linfoblastica acuta Statistici del CSIRO Mathematical and Information Sciences hanno sviluppato un nuovo metodo statistico, noto come GeneRave, per classificare la sottospecie pediatrica della leucemia linfoblastica acuta (ALL). Il metodo e’ attualmente in validazione clinica al Children's Cancer Institute Australia for Medical Research (CCIA). I ricercatori hanno utilizzato microarray di dati dell’espressione dei geni e il classificatore ha permesso di riconoscere i casi si ALL con l’utilizzo di solo nove geni, facilitando notevolmente i test diagnostici. Al momento la classificazione della malattia necessita l’esame di biopsie del midollo osseo e i ricercatori stanno pensando di mettere a punto un classificatore che utilizzi campioni disangue. La metodica statistica inoltre ha applicazioni in diagnostica, tossicogenomica e farmacogenomica, permettendo di vagliare il vasto numero di misure delle espressioni geniche che formano il miglior set predittivo. Dr David Mitchell, CSIRO Math. and Information Sciences, Email: [email protected] Dr Glenn Stone, CSIRO Math. and Information Sciences, Email: [email protected] 119 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA AMBIENTE ü Il DNA dei delfini Uno studio del DNA dei delfini, condotto dai ricercatori della Macquarie University di Sydney e pubblicato su Molecular Ecology sostiene che, diversamente da come si riteneva, i delfini maschi sono propensi ad allontanarsi dal luogo di nascita. Lo studio, che e’ stato condotto sui delfini della specie Tursiops aduncus residenti a Port Stephens e a Jervis Bay, circa 200 kilometri a nord e sud di Sydney, ha prelevato un piccolo campione dei delfini ed ha utilizzato lo stesso tipo di test utilizzato per i test di paternita’, per verificare se vi fosse una relazione tra i delfini. I risultati ottenuti hanno dimostrato che le femmine erano piu’ strettamente correlate dei maschi per i quali era anche piu’ probabile che provenissero da un gruppo completamente diverso. Tali risultati sono strettamente correlati con le osservazioni che i delfini maschi si allontanano per interagire con i gruppi vicini. [email protected] [email protected] ü Il platypus ha sensori elettrici La straordinaria capacita’ di questo animale, uno dei simboli australiani, di localizzare prede nel buio del fango è dovuta a sensori elettrici presenti nel becco e cervello che possono identificare i segnali elettrici delle prede, funzionando quindi come radar. Questo è il risultato di una ricerca condotta al Dipartimento di Fisiologia dell’Università di Monash, Melbourne. Nella storia dell’evoluzione, il radar si è sviluppato in due sole categorie di animali: pescecani ed alcuni tipi di pesci a loro affini, ed appunto il platypus e l’echidna. Inoltre il sistema del platypus si avvale anche di recettori tattili, simili a quelli della pelle umana, localizzati nel becco. I segnali elettrici e tattili che il platypus è in grado di percepire sono spesso piu’ sensibili di quello che un uomo può riconoscere. Questo è necessario visto che sott’acqua naso, orecchie ed occhi dell’animale sono chiusi. Dr Uwe Prose, [email protected], ü Frumento resistente alle erbe infestanti Il CSIRO sta sviluppando un tipo di grano con crescita cosi’ veloce che può competere con le erbe infestanti pur mantenendo un’alta produttività. Il controllo chimico e meccanico delle erbe infestanti costa agli agricoltori australiani ben 4 miliardi di dollari l’anno. In prove di campo, in cui i diversi frumenti devono competere con le erbe infestanti, il nuovo tipo di grano ha dimostrato una produttivita’ doppia delle altre specie. Il nuovo ibrido infatti è in grado di fare ombra al suolo, riducendo le erbe infestanti, e preserva l’acqua tramite la riduzione dell’evaporazione. Ha inoltre radici piu’ robuste che raggiungono i nutrienti a profondità maggiore competendo con le erbe infestanti. Lo studio, che ha messo a confronto ben 200 varietà di frumento, ha stabilito che negli ultimi anni la selezione in favore della resistenza ai parassiti e migliore qualità del grano, ha eliminato le qualità 120 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA piu resistenti alle erbe infestanti. Il programma sta ora selezionando le qualità resistenti alle erbe infestanti per produrre una qualità per la grande distribuzione. Dr Greg Rebetzke, CSIRO Plant Industry, 02 6246 5153, [email protected] ü Alghe simbiotiche potrebbero salvare i coralli Un recente studio riportato dalla rivista scientifica Science del 4 giugno, ha stabilito che le alghe simbiotiche potrebbero essere in grado di aiutare il corallo ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Durante lo studio, condotto dall’Australian Institute of Marine Science di Townsville, i coralli in esame hanno favorito le alghe di tipo C rispetto a quelle di tipo D, probabilmente in risposta ai cambi climatici e fisiologici. Coralli in simbiosi con alghe C possono crescere molto piu’ velocemente dei coralli associati ad alghe D. Si ritiene che il favorire le alghe C avvenga proprio nel momento in cui essi si riproducono ed hanno bisogno di piu’ energia. Sfortunatamente le alghe D sono quelle che favoriscono la tolleranza al caldo, suggerendo che il favorire un tipo di alghe rispetto all’altro possa alla lunga avere effetti negativi su altri fronti. Dr Madeleine van Oppen [email protected] Australian Institute of Marine Sciences, http://www.aims.gov.au ü Non piu’ targhette per i pinguini Le targhette di riconoscimento usate per il monitoraggio dei pinguini è per ora sospeso dopo indicazioni che potrebbero addirittura causare la morte dell’animale. A conclusione di una ricerca in corso per determinarne il rischio, il Department of Environment and Heritage australiano potrebbe bandire le targhette (cosiddette flipper banding). La ricerca ha indicato che gli esemplari dotati di targhetta vengono ricatturati solo in parte al contrario di quelli dotati di cip elettronico, un’altra tecnica di monitoraggio, portando a concludere che tali esemplari non sopravvivano alla targhetta. Un gruppo di ricerca francese ha recentemente riportato lo stesso problema in un’altra specie di pinguini. Le targhette erano state introdotte perché consentono a chiunque di contattare il centro di ricerca se un pinguino viene trovato morto. Department of the Environment and Heritage, http://www.deh.gov.au/ ü Depositi glaciali della Nuova Zelanda per la ricostruzione del clima Uno studio di carotaggi di un antico ghiacciaio della Nuova Zelanda hanno rivelato che l’atmosfera piu’ che l’oceano potrebbero essere la causa dei cambiamenti climatici. Uno dei metodi principali per la ricostruzione del clima sono gli isotopi dell’ossigeno e l’analisi delle carote di ghiaccio dell’Antartico e della Groenlandia. L’aria intrappolata nel ghiaccio fornisce informazioni sulla composizione dell’atmosfera nel passato. Ciò che resta non risolto è come, durante i cambiamenti climatici, il calore venga ridistribuito intorno al globo, se lentamente dagli oceani o velocemente dall’atmosfera. L’informazione ottenuta da carote di depositi glaciali alle medie latitudini, come nel caso della Nuova Zelanda appunto, é cruciale per risolvere il dilemma. Il carotaggio ha campionato fanghi risalenti a 4 milioni di anni che coprono 75 glaciazioni. Le glaciazioni in Nuova Zelanda sono avvenute nello stesso periodo di quelle in Antartico, indicando che il cambiamento climatico è stato veloce e dunque guidato dall’atmosfera. 121 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA James Cook University, http://www.jcu.edu.au, Prof Bob Carter [email protected] ü Le automobili che utilizzano gas inquinano ancora Uno studio condotto dai ricercatori Dr Zoran Ristovski dell’International Laboratory for Air Quality and Health alla Queensland University of Technology, e pubblicato sul numero del 5 maggio della rivista Science of the Total Environment ha dimostrato che le automobili che utilizzano gas naturale emettono particelle ultra sottili e altri inquinanti come il monossido di carbonio esattamente come le automobile a benzina, pero’ emettono meno gas-serra soprattutto se guidate velocemente. I ricercaori hanno utilizzato per gli esperimenti una Ford Falcon Futura del 1999 che inzialmente utilizzava benzina ed e’ stata successivamente modificata per utilizzare o benzina o gas naturale compresso. Il confronto delle emissioni e’ stato condotto prima e fino a tre mesi dopo la modifica dell’automobile. http://www.qut.edu.au/ Dr Zoran Ristovski: [email protected] 122 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA SPAZIO ü Andrew Prentice sopravvive ad un incontro con phoebe! Il 23 giugno 2004, il Progetto Cassini ha annunciato la scoperta di un vasto deposito di diossido di carbonio sulla superficie di Phoebe, il piu'esterno dei satelliti di Saturno, e una stima della densita'di 1.6 g per centimetro cubo per questa antica e malridotta luna. In precedenza, Andrew Prentice della Monash University aveva predetto tre diverse composizioni chimiche e densita'medie di questo oggetto basate sulla sua controversa teoria sull'origine del sistema solare (v.http://www.cspa.monash.edu.au/news.html). Tre opzioni erano necessarie in quanto nessuno sapeva esattamente quale fosse l'origine di questa luna. A differenza degli altri satelliti principali di Saturno, che viaggiano tutti su orbite circolari vicine al pianeta e in una stessa direzione, definita dalla rotazione stessa di Saturno, Phoebe viaggia su un'orbita molto eccentrica e la sua direzione e'opposta alla rotazione del pianeta. Questo suggerisce che questa luna sia stata catturata dal sistema planetario, piuttosto che essersi formata in esso. Secondo il primo modello di Prentice, da lui pubblicato come suo modello ufficiale pre-Cassini, Phoebe si sarebbe condensata da un anello di gas emesso 4 miliardi di anni fa dalla nube primordiale da cui si formo'il Sole. Questo modello e'escluso dai dati della sonda Cassini perche'prevede una densita'troppo bassa e anche perche'non spiega la presenza del diossido di carbonio. Il secondo e il terzo modello discutono la possibilita'che Phoebe si sia condensata molto piu'lontano nel sistema solare di quanto sia oggi. In qualche modo successivamente sarebbe stata mossa dal luogo di origine all'orbita di Saturno. Il secondo modello ipotizza che Phoebe sia un planetesimo proveniente all'orbita di Nettuno, e il terzo che sia affine all'oggetto principale della fascia asteroidale di Kuiper, Quaoar. Entrambi prevedono il diossido di carbonio annunciato oggi dal Progetto Cassini. Ed entrambi ammettono il limite inferiore della densita'osservata. Ma quando pubblico'il terzo modello, Prentice noto'che lo spostamento di Phebe dal freddo ambiente di Quaoar a quello piu'caldo di Saturno avrebbe causato la perdita di tutto il metano ghiacciato superficiale, e che questo avrebbe causato un incremento della densita'media di Phoebe da 1.5 a 1.6 g/cc, proprio il valore trovato dalla sonda Cassini! ü I mostri quasar vivono in umili case I quasar, fari di luce generati da mostruosi buchi neri, abitano in luoghi sorprendentemente umili, secondo un team internazionale di astronomi. I ricercatori, guidati dal Dott.Scott Croom dell'Anglo-Australian Observatory a Sydney, hanno pubblicato i loro risultati nel numero del 1 maggio dell'Astrophysical Journal. I quasar si formano quando gas e altro materiale spiraleggia verso buchi neri massicci e brucia a causa dell'attrito e di altri effetti. Mentre brucia, emette fasci di luce talmente luminosi che possono essere visti attraverso tutto l'universo. Per produrre abbastanza materiale da sostenere un quasar, gli astronomi pensavano che essi si trovassero in galassie molto grandi, forse in una coppia di galassie in collisione. Ma non trovarono nessuna prova di tutto questo. Invece, le galassie erano cosi'piccole che non potevano nemmeno vederle. 123 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA "I quasar sono dalle 50 alle 100 volte piu'brillanti nell'universo primordiale di quanto non siano ora. Ci aspettavamo che questo comportasse una maggiore quantita'di materia, e quindi galassie piu'grandi dietro questi quasar, e magari buchi neri piu'massicci" dice Croon ad ABC Science Online. Ma le galassie dove vivono i quasar sono "deboli", dice Croon, e i buchi neri che formano i quasar potrebbero non essere cosi'grandi o attivi come previsto. Questo indica che nell'universo primordiale c'erano piu'gas e polvere, che nutrivano i quasar al posto delle galassie. I quasar studiati dai ricercatori erano cosi'distanti che ci sono voluti 12 miliardi di anni perche'la loro luce ci raggiungesse. Questo vuol dire che si sono formati solo due o tre miliardi di anni dopo il Big Bang. Allora l'universo era molto diverso, e le galassie avevano piu' gas e altro materiale da bruciare, dice Croon. ü Server intasati dal transito di Venere Un assalto senza precedenti sui server di internet da parte di persone che cercavano di osservare il transito di Venere ha colto i web manager di sorpresa, alcuni hanno dovuto munirsi di supercomputer per gestire il carico. Tre trasmissioni online, una dal CSIRO a Canberra, una dall'Universita'James Cook a Townsville e un'altra dall'Osservatorio di Perth hanno tutte riscontrato un inaspettato livello di interesse. "A un certo punto abbiamo avuto 500 visite al secondo", dice il Dott.Graeme White, dell'Universita'James Cook, che aggiunge che il server della JCU ha avuto tre milioni di visite collegate alla loro trasmissione del transito di Venere. Secondo il CSIRO ci sono state 1.9 milioni di visite sul loro sito, che era ospitato dalla Telstra, e il loro video live e'stato trasmesso a quasi 50000 persone. "E'stato l'evento di video-streaming piu'visto in Australia," dice Darren Osborne del CSIRO. "Sbalorditivo". L'Osservatorio di Perth ha provato a separare il carico spostando meta'delle immagini su un supercomputer altrove ma anche questo non e'risultato sufficiente. "Abbiamo dovuto trasferirci su un altro server perche'il nostro ISP stava crollando sotto il carico," ci ha detto Peter Birch, portavoce dell'Osservatorio. "Una cosa senza precedenti". L'amministratore del network dell'Osservatorio, Simon Dixon, ha stimato che ci siano state tra una e qualche milione di visite sul loro sito e preferirebbe avere un po'di preavviso prima che qualcosa del genere accada di nuovo. Peter Birch e'd'accordo, ma aggiunge "Non penso che gli amministratori del sistema avrebbero creduto che un transito di Venere avrebbe generato milioni di visite". Il problema di trasmissioni web che sovraccaricano i server non e'nuovo. White cita il caso della trasmissione di un eclissi di Sole in cui e'stato coinvolto alla fine degli anni Novanta, e dice che ci sono stati evidenti problemi anche durante l'eclissi totale del 2002. "So che la tecnologia e'buona e che la gente e'interessata. Il vero problema e'che la rete semplicemente non e'grande abbastanza per questo genere di cose." "Questo solleva alcune questioni interessanti riguardo alle trasmissioni web," dice Darren Osborne del CSIRO. "Come si fa ad accontentare tutti? Non e'come con la TV, dove non importa se gli spettatori siano uno o un milione". Per quanto riguarda lo spettacolo in se stesso, le nuvole hanno oscurato parte del transito per coloro che hanno osservato le trasmissioni live da Perth e da Canberra. "Un enorme banco di nubi e'arrivato appena prima dell'inizio del transito," dice Osborne. Ma alla fine le cose si sono sistemate. "Appena prima del tramonto si e'aperto un varco nelle nubi e per il successivo quarto d'ora abbiamo osservato il Sole 124 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA tramontare con Venere davanti ad esso." Le nubi hanno ridotto l'evento della meta'anche a Perth. A Townsville, tuttavia, l'evento e'stato perfetto, dice White. Secondo Osborne non e'chiaro se qualcuno abbia visto l'effetto "black drop", in cui la forma di Venere appare distorta mentre il pianeta lascia il disco del Sole. Alcune teorie suggeriscono che questo potrebbe essere dovuto al fatto che le ottiche sono migliori di quando il transito e'stato osservato per l'ultima volta, 122 anni fa. 125 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 126 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Per le dimensioni e la posizione geografica privilegiata, alla congiunzione dei due oceani, l’Indiano ed il Pacifico, l’Australia occupa un posto strategicamente importante in questa parte del globo terrestre. 127 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 128 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Bollettino della Comunita’ Scientifica in Australasia Settembre 2004 News from the Italian technical-scientific journal 129 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA 130 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA CURRENT AFFAIRS ü The Noah’s Ark of Cultural Heritage Scientists and decision makers are engaged in the task of forecasting the effects of global change over the next 100 years not only on humans, but on historic structures and monuments. Will the temples of Agrigento withstand the effects of sandstorms? Will Prague’s Charles Bridge or central London survive the scourge of increasingly frequent flooding? These are not scenes from an apocalyptic science fiction film, but some of the problems to be addressed by the European project Noah’s Ark, coordinated by the Institute of Atmospheric Sciences and Climate (ISAC) of the Italian National Council for Research (CNR), Bologna (Italy). The project, launched on 24 June, will benefit from the participation of prestigious European institutions and enterprises. Like the Biblical ark, it will collect the mass of environmental data and parameters currently available, to map future scenarios for Europe’s monumental heritage. According to the experts, climate change will bring irreparable damage in its wake, especially to archaeological and historical works exposed to the open air. The project is the first in Europe to deal with the effects of global change on the Cultural Heritage. While today’s experts are concentrating on the effects of air pollution on monuments over the next decade, Noah’s Ark goes beyond this, and not only in time. Its partners will evaluate numerous factors causing the deterioration of artefacts, including future temperature, relative humidity, freeze-thaw cycles, solar radiation, wind speeds associated with rain, concentrations of gases, atmospheric particles, marine salt, pH of rain and biological agents. “By the end of the project, which has a three-year duration and is supported by 1,200,000 Euros of funding from the European Commission, we’ll have at our disposal a Vulnerability Atlas – says Sabbioni – which will indicate the areas at greatest risk”. Finally, guidelines will be published, addressed to all those involved in Cultural Heritage management, providing strategies for adapting to global change over the coming years”. Further information: Coordinator: Cristina Sabbioni of ISAC-CNR, Italy, [email protected] ü News from: International Whaling Commission's annual meeting. The International Whaling Commission's annual meeting closed Thursday July 22nd, with a small but significant victory for countries that want to maintain a ban on commercial whaling well into the future. During the closing moments of the four-day meeting, the IWC put the brakes on what had seemed unstoppable momentum to set a deadline of June 2005 for agreeing new whaling rules which could spell the end to the 18-year-old ban. The scientific committee of the International Whaling Commission also said, in a report this week, that sonar used by the military to spot enemy submarines is to blame for increasing cases of whales being stranded on beaches and dying. The IWC report adds weight to theories that sonar harms the giant sea mammals, a hypothesis that has been disputed by the military and by the oil and gas industry which uses the technology to search for energy reserves. 131 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ü Buon appetito: Russian cosmonauts on a Mediterranean diet In parallel with the DELTA Mission, two Russian cosmonauts on the International Space Station (ISS) - Alexander Kaleri and Gennadi Padalka - will perform the Mediet (Mediterranean Diet) experiment, demonstrating the use of the Mediet food system on board the ISS. The Mediet food, made from top quality Mediterranean products, will serve to demonstrate that the 'fast food' of the 21st century can be delicious and nutritious at the same time. The experiment demonstrates the use of the Mediet food system on board ISS. The system consists of an ergonomic tray, made of aluminium, with five items of Mediterranean food from Italy: dried tomatoes, mature cheese, piadina bread (special Italian white bread), peaches and chocolate. The food is individually packaged for convenient consumption in special space flight qualified transparent plastic bags, and in meal-size portions. It is processed using the High Pressure Processing (4000-6000 atu) technology, which is able to eliminate enzymes and bacteria without altering the properties of fresh food. This new method of preservation provides reliable long-term storage at room temperature, and at the same time allows the food to retain nutritional values, taste, texture and colour. The food inside the bags is either pre-cut into a bite-size pieces (cheese, bread and chocolate), or has such a viscosity that it remains intact in weightlessness: while the cosmonaut picks up a piece with a fork, the rest of the bag content remains in place (tomatoes in oil and peaches in jelly). The Mediet experiment is done within the framework of the European Space Agency commercialisation programme of the International Space Station under a contract between ESA and Federal Space Agency of the Russian Federation. The International Space Centre for Space Applications (IACSA), a R&D consortium of the University of Florence, which is dedicated to space design and architecture, has developed the system. COOP, one of the largest retail chains in Italy, has provided food for the experiment. Further information: European Space Agency [email protected] ü e-Commerce will help rationalise pharmaceutical costs Directive by Italian Ministers Stanca, Sirchia and Tremonti defines national rules for use of e-commerce in pharmaceuticals procurement. Healthcare is taking the ecommerce route to rationalising the cost of pharmaceuticals procurement - which alone accounts for almost €14 billion, or 16%, of the €87 billion available to the National Health Fund. The "State-Regions Conference" gave the green light to a directive drawn up by the Minister for Innovation and Technologies, Lucio Stanca, in concert with Girolamo Sirchia (Minister of Health) and Giulio Tremonti (former Minister for the Economy), which defines rules for the management and maintenance of the drugs classification system for the public sector e-market. "The use of Information and Communication Technologies (ICT)," explained Mr Stanca, "provides a national dimension and greater economic significance to a series of e-markets developed and run by the Regions and local authorities. Until now, this area has been characterised by different procedures and pharmaceuticals classification systems. Uniformity, on the other hand, allows for fuller participation in e-market platforms by suppliers and customers, who have been obliged until now to deal with different sets of rules and procedures." 132 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Mr Stanca added that "a single, national classification will favour the aggregation of demand and reduce the diseconomies caused by the current fragmentation of public sector procurement centres. This will also foster transparent purchasing." http://www.innovazione.gov.it/eng/comunicati/indice_eng.shtml 133 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA RESEARCH, DEVELOPMENT, INNOVATION ü The wind and wave atlas for the Mediterranean Sea Wind and wave long-term climatologies are strongly requested for many different purposes (ship design, coastal protection, design of maritime structures, etc.). Related high-resolution information can only be obtained from the output of the operational meteorological and wave models. However, these results are often biased for several reasons. We have bypassed the problem making a synergetic use of model, satellite and buoy data. The satellite data, large in number, but relatively scarce at each single location, have been used to calibrate the model data available from the archive of the European Centre for Medium-Range Weather Forecasts at a large number of representative points, distributed throughout the Mediterranean Sea at one degree intervals. The calibration coefficients, different from point to point and for wind and waves, have allowed having available ten-year time series of wind and wave parameters, then verified using the buoy data. From the time series extensive statistics have been derived, both at spatial scale and for each single point. The MEDATLAS atlas is available both in paper and CD format. Further Information: Luigi Cavaleri ISMAR, Venice e-mail [email protected] 134 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA NEW TECHNOLOGIES – NEW MATERIALS ü Satellites aiding disaster relief Recent demonstrations have shown how making use of digital processing technology on board satellites can help emergency services share information more effectively during natural disasters. SkyPlexNet is a project funded by ESA Telecom. The technology that has been developed makes it possible to access satellite resources directly and manage the distribution of the multimedia contents to the remote users independently. It is relatively simple, low-cost and avoids the need to centralise data management at one location. A demonstration took place in early June 2004. Using a satellite communications network running SkyPlexNet, the Italian Civil Protection Authorities in Piedmont Italy were able to receive and send information via satellite. They were also able to coordinate operations between a central authority and emergency units based all over the country. The operational system is currently located on off-road vehicles. These vehicles act as production and transmission centres. They are equipped with satellite terminals designed to transmit and receive live images to the Fire Brigade Offices and can also provide broadband communications within the areas of operations. Franceso Rispoli of Alenia Spazio said, "SkyPlexNet allows coverage of the whole of Europe and the Mediterranean basin. It is the first satellite network for emergency applications on a global basis. The next step is to extend this experience to European institutions." Contact person: Dominique Detain, European Space Agency [email protected] ü Satellites are tracing Europe's forest fire scars Last year's long hot summer was a bumper year for forest fires, with more than half a million hectares of woodland destroyed across Mediterranean Europe. So far this year fresh fires have occurred across Portugal, Spain and southern France, with 2500 people evacuated from blazes in foothills north of Marseille. According to the European Commission, each hectare of forest lost to fire costs Europe's economy between a thousand and 5000 Euros. The distinctive 'burn scars' left across the land by forest fires can be identified from space as a specific reddish-brown spectral signature from a false-colour composite of spectral bands from optical sensors in the short wavelength infrared, near infrared and visible channels. A new ESA-backed, Earth Observation-based service is making use of this fact, employing satellite imagery from SPOT and Landsat to automatically detect the 2004 burn scars within fire-prone areas of the Entente region of Southwest France, within the Puglia and Marche regions of Italy and across the full territory of Spain. "To cope with fire disasters, the most affected Departments in the south of France have decided to join forces to ensure effective forest fire protection," explained Nicolas Raffalli of CEREN (http://www.ceren.org/). "Within the Entente region we have an existing fire database called PROMETHEE, which is filled out either by firemen, forestry workers or policemen across the 13 Departments making up the region." 135 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA Current methods of recording fire damage vary greatly by country or region. The purpose of this new service – part of a portfolio of Earth Observation services known as Risk-EOS – is to develop a standardised burn scar mapping methodology for use throughout Europe, along with enabling more accurate post-fire damage assessment and analysis of vegetation re-growth and manmade changes within affected areas. "We want to link up PROMETHEE with this burn scar mapping product from RiskEOS to have a good historical basis of information," Raffalli added. "The benefit is that it makes possible a much more effective protection of the forest." Read more at: http://www.sciencedaily.com/releases/2004/07/040728090806.htm Contact: Mariangela D'AcuntoEuropean Space Agency mariangela.d'[email protected] 136 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA MEDICINE, BIOLOGY AND BIOTECHNOLOGY ü A new test for screening toxic compounds is a good alternative to animal experimentation. The identification of potentially hazardous chemical and physical agents for human health is still a great challenge. However, the identification of non-toxic compounds is a timeand money-consuming process since inexpensive high-throughput assays are not yet available. In addition, research involving living animals conflicts with the personal beliefs of a large strata of the population. Hence there is a need for new strategies aiming at the development of alternative models which reduce the suffering and the number of animals involved in toxicology research. The work performed at the Institute of Biomedical Technologies of the National Research Council of Milan and University of Rome is a step in this direction. In spite of many assays developed in lower organisms, mammalian hepatocytes still represent an obligatory step in the evaluation of toxic compounds. However, their use so far has been restricted to primary cultured hepatocytes which unfortunately must be continuously derived from living animals (or even humans), since their functional activities decline rapidly after a few days under conventional culture conditions. For this reason, the Italian researchers used transgenic technology to developed immortalized hepatocyte cell lines which retain these complex liver functions and showed that, when exposed in vitro to various chemical compounds, they are able to correctly identify the toxic ones. These cell lines will allow a significant reduction in the number of animals sacrificed, a very sensitive issue shared by both public Institutions and pharmaceutical industries. Several clones can be derived from a small number of transgenic mice and can be used for a indefinite number of tests. Moreover, cellular clones with the best features may be selected and different cells (from rat or fish or even humans) could be engineered, to further exploit the potentiality of this approach. Further Information: Paolo Vezzoni [email protected] ü Vaccine nips breast cancer in the bud Preneoplastic lesions, detectable by breast cancer screening, are made up of altered cells that are not themselves cancerous but indicate an increased likelihood that a benign or cancerous tumor may subsequently form. In the March 1 issue of the Journal of Clinical Investigation, Federica Cavallo and colleagues from the University of Turin, Italy, evaluated vaccine strategies for treating neoplastic lesions. The authors designed a combined approach consisting of a primary vaccination with plasmids encoding portions of the oncogenic protein rp185neu and a booster vaccination one week later with cells expressing this protein and also engineered to release IFNgamma. Of mice that received the combined vaccine, 48% remained tumor free for the duration of the study, a significant improvement over untreated mice and mice receiving only the primary vaccine. Both morphologic analysis of the lesions and microarray analysis of gene expression in parallel revealed that the immune reaction halted carcinogenesis and reverted neoplastic lesions to an early stage. This study highlights the potential of a combinatorial approach to vaccination for the prevention and suppression of neoplastic lesions. Further information [email protected] 137 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ü Italian research links diet with endometriosis risk Women may be able to lower their risk of endometriosis by eating more fresh fruit and green vegetables. But, eating red meat and ham appears to increase their risk, according to a study recently published in Europe's leading reproductive medicine journal Human Reproduction. The researchers, from Milan in Italy, have now called for a prospective study to investigate further the possible links between diet and endometriosis. Endometriosis is a painful and distressing condition whereby endometrial tissue, which under normal circumstances is found only in the lining of the womb, develops outside the uterus and attaches itself to ligaments and organs in the abdominal cavity. This tissue responds to the menstrual cycle as though it were still inside the uterus. The repeated growth and disintegration of endometrial tissue in the abdomen can cause bleeding, pain, inflammation, adhesions and infertility. The researchers used interviews and structured questionnaires to compare the medical and reproductive history, lifestyle and diet of over 500 women with clinically confirmed endometriosis with a group of over 500 matched controls with no history of the disease. Lead researcher Dr Fabio Parazzini from the Gynaecologic Clinic of the University of Milan, said: " What we found was that there was a 40% relative reduction in risk of endometriosis in women with higher consumption of green vegetables and fresh fruit. But, for those with a high intake of beef, other red meat and ham, there was an increase of about 80-100 percent in relative risk. (News taken from http://www.eurekalert.org/) Further information: [email protected] ü Weight loss, lifestyle changes associated with improved sexual function in obese men with erectile dysfuntion. Obese men with erectile dysfunction (ED) may be able to improve their sexual function with exercise and weight loss, according to a study in the June 23/30 issue of The Journal of the American Medical Association (JAMA). Erectile dysfunction is an important cause of decreased quality of life in men, and may affect an estimated 30 million men in the United States, according to background information in the article. Katherine Esposito, M.D., of the Center for Obesity Management, Second University of Naples, Italy, and colleagues conducted a study to determine if lifestyle changes designed to obtain a sustained and long-term reduction in body weight and an increase in physical activity would improve erectile function and endothelial (cells lining the inside of blood vessels) function in obese men. "Our data demonstrate that lifestyle changes, including a reduced calorie diet and increased exercise, improve erectile function in obese men and resulted in about onethird of men with erectile dysfunction regaining sexual function after treatment. This improvement was associated with amelioration of both endothelial function and markers of systemic vascular inflammation. Interventions focused on modifiable health behaviors may represent a safe strategy to improve erectile function and reduce cardiovascular risk in obese patients," the authors conclude. Further information: [email protected] 138 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ü InterAcademy medical panel moves to Trieste The InterAcademy Medical Panel (IAMP), a group of 45 medical academies or the medical divisions of science academies from around the world, has announced that it will be moving its secretariat from the US National Institutes of Health in Washington, DC, to the Third World Academy of Sciences (TWAS) in Trieste, Italy. The announcement took place at the headquarters of TWAS. Guy de Thé, cochair of IAMP, stated that move will be completed by the end of this summer. IAMP, which was created in May 2000, seeks to improve global health, especially among the world's poorest nations; build scientific capacity for addressing health-related issues; and provide independent scientific advice to national governments and international bodies for the promotion of health science and health care policy. IAMP is currently assembling the second edition of Disease Control Priorities in Developing Countries, a comparative cost-effectiveness study examining the full range of public health options available to developing countries in addressing their most critical health needs. The first volume was published in 2002 by Oxford University Press. The second volume is being funded in part by the Bill and Melinda Gates Foundation. IAMP will be located adjacent to the InterAcademy Panel on International Issues (IAP), an association of 90 science academies worldwide, which was also established in October 1993. Both organizations will operate under the administrative umbrella of TWAS in Trieste. For additional information: [email protected]. ü One glass of CNR wine drives the doctor away Headache, erythema, prostration after one glass of wine? This is because of the histamine. Now a new research of the Institute of Science of Food Production (ISPA) of the National Council of Research (CNR) of Turin (Italy) is trying to avoid this problem. “By using the proteomic tools” says Maria Gabriella Giuffrida from ISPA-CNR “we are able to identify the enzymes coming from the fermenting flora and responsible for the amine production. We selected some strains of Lactobacillus genus from amine containing wines and we are testing different growth conditions to almost totally block the amine production and its effects on the human health”. It will be possible to apply the results of this research during wine production to obtain a product with unaltered oenological value, but lacking of collateral effects for the health. Further information: [email protected] ü New vaccines from plants European scientists expect to begin human trials using pharmaceuticals grown in genetically modified plants within the next five years. The European Union has awarded 12 million Euro to a network of scientists in 11 European countries and South Africa and the aim is to use plants to produce vaccines and treatments against major diseases including AIDS, rabies, diabetes and tuberculosis. Three Italian research groups at the CNR (Milano), ENEA (Rome) and the University of Verona are involved in this effort. The project will take advantage of basic research conducted during the last 10 years, which has shown the enormous potential of genetically modified plants for the production of vaccines that will be safer for health and much less expensive compared to the current methods of vaccine production. This will be a great advantage for all and especially for developing countries, which often can’t afford current vaccines because of their high costs. Further information: [email protected] 139 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA ENVIRONMENT & EARTH SCIENCES ü Oldest Antarctic ice core reveals climate history Secrets of the Earth's past climate locked in a three-kilometre long Antarctic ice core are revealed this week in the journal Nature. The core from Dome C, high on East Antarctica's plateau, contains snowfall from the last 740,000 years and is by far the oldest continuous climate record obtained from ice cores so far. The ice has been collected in an eight year project by scientists and engineers from 10 European countries, included Italy. Analysis of ice cores shows how temperature changed in the past, but also how the concentrations of gases and particles in the atmosphere varied. The first results confirm that over the last 740,000 years the Earth experienced eight ice ages, when Earth's climate was much colder than today, and eight warmer periods (interglacials). In the last 400,000 years the warm periods have had a temperature similar to that of today. Before that time they were less warm, but lasted longer. By comparing the pattern of this past climate with global environmental conditions today the scientists conclude that, without human influence, we could expect the present warm period to last at least another 15 000 years. The next step in the research is to extract air from tiny bubbles in the ice, and to find out how the atmosphere's composition has varied. Preliminary analyses show that the present carbon dioxide concentration is the highest level seen in the last 440,000 years. By understanding what drove past changes in climate, the scientists expect to improve predictions about future climate. The Dome C drilling is part of the 'European Project for Ice Coring in Antarctica' (EPICA). The team at Dome C endured summer temperatures as low as minus 40ºC at the remote drilling site over a thousand kilometres from the nearest research station. The consortium will continue to drill at the site from December 2004, and hopes to reach the rocks at the base of the ice sheet. There are just 100 metres still to drill, and if all goes well, the team will reach ice over 900,000 years old at the base. Further information: Valter Maggi: [email protected] ü Clouds, atmospheric pollution and climate Clouds are composed of tiny drops of water or ice crystals, a few hundredths of a millimetre in size. Clouds, which are present at anyone time over ca. 60% of the Earth’s surface, are one of the steps of the hydrological cycle and from them falls the water that we drink and that is a fundamental resource for human life. Clouds are also one of the crucial elements of the Earth’s climate system since they cause a cooling of climate which can partially offset the warming caused by carbon dioxide and the other greenhouse gases. These were the subjects of the 14th International Conference on Clouds and Precipitation which was held in Bologna from 19 to 23 July, 2004. Some 500 scientists form 39 different Countries gathered for this quadrennial meeting which is the world forum of all cloud scientists, and the year 2004 represented the 50th anniversary of the Conference. One of the main issues discussed within a special session of the Conference under the auspices of the World Meteorological Organization concerned the suppression of precipitation caused by the increasing injection into the atmosphere of man made particulate matter. This phenomenon is not just seen over large industrialised areas, but also in the Amazon basin when large forest fires are used to clear land for agricultural use. Further Information: [email protected] 140 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA SPACE ü An Exo-Solar Planet candidate discovered by an Italian Group. The search for planets hosting life is one of the major goals of the astronomy of this century. To this purpose, the European Space Agency (ESA) and the NASA have began long term reasearch programs. The first step is the discovery of exosolar planetary systems, and the full understanding of their formation mechanisms. However, detection of exosolar planets requires very sophisticated techniques. It was only in 1995 that a group of swiss astronomers, leadered by Michel Mayor and Didier Queloz announced the discovery of the first planet orbiting around a star different from the Sun. Since then, about one hundred exosolar planets have been discovered. Their often surprising charactaristics require a drastic revision of current theories of planet formation based on the knoweledge of the Solar System alone. Theorists are then eager for new discoveries in order to improve their models, and observers are comepeing to provide adequate data, including size, mass, and distance from the central star for a larger and larger number of planets. Up to now, Italian astronomy was out of this important research field. However, now situation is changing. Thanks to Telescopio Nazionale Galileo, of the National Istitute for Astrophysics (INAF), operating since a few years on the island of La Palma, and of its high resolution spectrograph SARG (built by the Astronomical Observatories of Padua, Catania, Palermo, and Trieste), a group of astronomers of Padua and Catania, leadered by Raffaele Gratton (Padua Observatory, INAF), has found a planet candidate orbiting the star HD219542B. This the first of a hopefully long series for Italy. Investigations by the Gratton group are continuining: since about two years about one hundred stars are observed in order to discover orbiting planets. New exciting results are expected in the few years. Further Information: Dr. Raffaele Gratton [email protected] ü Old galaxies in the young universe: Very large telescope unravels new population of very old massive galaxies Current theories of the formation of galaxies are based on the hierarchical merging of smaller entities into larger and larger structures, starting from about the size of a stellar globular cluster and ending with clusters of galaxies. According to this scenario, it is assumed that no massive galaxies existed in the young universe. However, this view may now have to be revised. Using the multi-mode FORS2 instrument on the Very Large Telescope at Paranal, a team of Italian astronomers have identified four remote galaxies, several times more massive than the Milky Way galaxy, or as massive as the heaviest galaxies in the present-day universe. Those galaxies must have formed when the Universe was only about 2,000 million years old, that is some 12,000 million years ago. The newly discovered objects may be members of a population of old massive galaxies undetected until now. The existence of such systems shows that the build-up of massive elliptical galaxies was much faster in the early Universe than expected from current theory. 141 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA The full text of this Press release with all relevant weblinks and two photos is available at http://www.eso.org/outreach/press-rel/pr-2004/pr-17-04.html 142 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA PROGRAMMA DELLE CONFERENZE IN AUSTRALASIA NEL 2004 September 5-9, 2004, Coastal Zone Asia Pacific conference, Brisbane. Contact :www.coastal.crc.org.au September 12-15, 2004, Hydrogen and Fuel Cell Futures, the transition to sustainable transport energy, Burswood International Resort, Western Australia. Contact: Congress West Pty Ltd, PO Box 1248, West Perth WA 6872, Australia, Tel: +61 8 9322 6906, Fax: +61 8 9322 1734, Email: [email protected], web: www.congresswest.com.au/hydrogen/index.html September 19 – 22, 2004, ISPCAN 15th International Congress on Child Abuse and Neglect, Brisbane Convention & Exhibition Centre, Brisbane, Australia. Secretariat: ICMS Pty Ltd, 82 Merivale Street, South Bank, Queensland 4101, Australia. Tel: +61 7 3844 1138, Fax: +61 7 3844 0909, email: [email protected], web: www.icms.com.au/ispcan2004 September 20 – 24, 2004, International 30th Conference Australian and New Zealand College of Mental Health Nurses, Canberra Convention Centre, Canberra, Australia. Secretariat: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia. Telephone: +61 3 9682 0244, Facsimile: +61 3 9682 0288, email: [email protected], web: www.icms.com.au/anzcmhn2004 September 25-27, 2004, Seagrass www.tesag.jcu.edu.au/seagrass2004/ 2004, Townsville, Australia. Contact: September 27 - 1 October 2004, The 12th Biennial Computational Techniques and Applications Conference, The University of Melbourne, Vic. Contact: Conference Management, Old Physics Building, The University of Melbourne, Victoria Australia Tel: +61 3 8344 6389, Fax: +61 3 8344 6122, Email: [email protected], web: www.conferences.unimelb.edu.au/CTAC2004/index.html September 28 – 2 October 2004, Creating ethical Communities now: footprints, pathways and possibilities, organisesd by the Australian Association for Environmental Education’s 13th biennial Conference, Adelaide, SA. Contact: SAPRO Conference Management, PO Box 187 Torrensville, South Australia 5031, Tel +61 8 8352 7099, Fax +61 8 8352 7088, Email: [email protected], web: http://users.chariot.net.au/%7Eaaee/2004/ October 2 - 5 2004, Global Social Work 2004, Adelaide Convention Centre, Adelaide. Contact: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia, Tel: +61 3 9682 0244 , Fax +61 3 9682 0288,email: [email protected], web: www.icms.com.au/ifsw October 25 - 29, 2004, Ocean Optics XVII Conference, Fremantle, Western Australia. Contact: Trudy Lewis, Lewis Conferences International US LLP, e-mail: [email protected], web: www.oceanopticsconference.org/index.php 143 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA November 9 - 12 2004, 1st National Salinity and Engineering Conference, Burswood International Resort, Perth, Western Australia. Contact: Salinity 2004, c/- Congress West Pty Ltd, PO Box 1248, West Perth WA 6872, Tel: +61 8 9322 6906, Fax: +61 8 9322 1734, Email: [email protected], web: www.congresswest.com.au/salinity2004/index.html November 30 - December 3, 2004, ICCE2004 - International Conference on Computers in Education, Melbourne Exhibition Centre, Melbourne. Contact: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006. Tel: +61 3 9682 0244 , Fax: +61 3 9682 0288, email: [email protected], web: www.icms.com.au/icce2004 December 6-8, 2004, Education And Social Action Conference, University of Technology, Sydney. Contact: email: [email protected] December 6 - 10 2004, SuperSoil 2004, University of Sydney, Sydney, Australia. Contacts ICMS Pty Ltd, 3rd Floor, 379 Kent Street, Sydney, NSW 2000, Australia. Telephone: +61 3 9290 3366, Fax: +61 3 9290 2444, email: [email protected], web: www.icms.com.au/supersoil PROGRAMMA DELLE CONFERENZE IN AUSTRALASIA NEL 2005 January 18th-20th, 2005, Asia Pacific Symposium on Environmental Geochemistry, Perth, Western Australia. http://www.apseg4.curtin.edu.au/, http://www.apseg4.curtin.edu.au Jan 30 - 3 February, 2005, ANZIAM 2005, the Australia – New Zealand Apllied Mathematics Conference, Napier, New Zealand contact Alfred Sneyd, email: [email protected], web: www.math.waikato.ac.nz/anziam05/index.html May 5 - 8 2005, 6th World Congress on Brain Injury, Melbourne Exhibition and Convention Centre, Melbourne. Contact: c/- ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia, Tel: +61 3 9682 0244 , Fax: +61 3 9682 0288, email: [email protected], web: www.icms.com.au/braininjury August 20 - 24 2005, 7th World Congress on Inflammation, Melbourne Exhibition and Convention Centre, Melbourne. Contact: ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia, Tel +61 3 9682 0288, Fax +61 3 9682 0244, email: [email protected], web: www.inflammation2005.com/ September 26-30, 2005, The 49th Annual Meeting of the Australian Mathematical Society, Perth, WA. Contact: Prof. Lyle Noakes, [email protected], web: www.maths.uwa.edu.au/~ams05/index.html 144 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA PRINCIPALI SITI WEB Siti d’interesse scientifico Anglo-Australian Observatory www.aao.gov.au/ AusIndustry www.ausindustry.gov.au\ Australian Antarctic Division www.antdiv.gov.au Australian Institute of Marine Science (AIMS) Australian Nuclear Science and Technology Organisation (ANSTO) Australian Academic and Research Network www.aims.gov.au www.ansto.gov.au/ www.aarnet.edu.au/ Australian Research Council www.arc.gov.au/ Bureau of Meteorology www.bom.gov.au/ CSIRO www.csiro.au/ Cooperative Research Centres www.crc.gov.au Defence Science and Technology Organisation (DSTO) Department of Industry, Tourism and Resources Department of Agriculture, Fisheries and Forestry – Australia www.dsto.defence.gov.au/ www.industry.gov.au/ www.affa.gov.au/ Department of Education Science and Training (DEST) Environment Australia www.dest.gov.au www.ea.gov.au EPA New South Wales www.epa.nsw.gov.au EPA Queensland www.epa.qld.gov.au EPA Western Australia www.epa.wa.gov.au EPA South Australia www.epa.sa.gov.au EPA Northern Territory www.epa.nt.gov.au 145 Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia Ambasciata d’Italia Settembre 2004 CANBERRA EPA Victoria www.epa.vic.gov.au www.feast.org Feast (Forum for European-Australian Science and Technology cooperation) Geoscience Australia Great Barrier Reef Marine Park Authority (GBRMPA) IPAustralia www.ga.gov.au/ www.gbrmpa.gov.au/ www.ipaustralia.gov.au/ Land and Water Australia www.lwa.gov.au/ National Environment Protection Council National Health and Medical Research Council (NHMRC) www.ephc.gov.au/ www.health.gov.au/nhmrc/ National Standards Commission www.nsc.gov.au/ Informazioni generali sull’Australia Australian Bureau of Statistics www.abs.gov.au Australian Federal Government Entry Point www.fed.gov.au Australian Universities www.detya.gov.au/highered/ausunis.htm Principali fonti d’informazione australiane Australian Financial Review www.afr.com.au Sydney Morning Herald www.smh.com.au The Age www.theage.com.au www.theaustralian.com.au The Australian Australian Broadcasting Corporation, Science Programs www.abc.net.au/science 146