VASCULITI 1 Cosa Sono ? Definizione: Le Vasculiti sono caratterizzate da un processo infiammatorio che interessa la parete dei vasi sanguigni che conduce ad alterazioni del flusso ematico e ad un danno dell'integrità del vaso. I vasi coinvolti possono essere di diverso tipo o calibro con conseguenze su uno o più organi o apparati. Le sindromi cliniche che ne derivano sono per lo più conseguenza dell'ischemia tissutale, del danno vasale e dell'infiammazione sistemica con febbre, anoressia e calo ponderale. 2 STORIA -1801 Heberden descrisse il caso di un bambino di 5 anni -1837 venne definito lo stesso quadro da Schöenlein -1874 venne definita la porpora di Schöenlein-Henoch (HSP) -1852 Rokitansky descrisse il quadro anatomo-clinico della poliarterite nodosa -Nel 1903 la descrizione di Osler della vasculite in corso di Lupus eritematoso sistemico ingenera le prime difficoltà diagnostiche in quanto il quadro è nettamente distinto da quello della HSP e PAN conosciute in precedenza. -1908 Takayasu descrisse una ischemia retinica derivante da un danno vasculitico dei grossi vasi e che ora porta il nome di arterite di Takayasu. -1936 Klinger descrive il primo caso di granulomatosi di Wegener -1937 Behçhet descrive la vasculite che porta il suo nome -1948 Zeek per primo parla di vasculiti da ipersensibiltà -1951 Churg e Strauss delineano una sindrome simile alla PAN con ipereosinofilia. 3 CLASSIFICAZIONE Man mano che il numero delle sindromi vasculitiche aumentava si ravvisava la necessità di criteri classificativi per poterle distinguere le une dalle altre. In assenza di di test specifici di laboratorio i primi tentativi di classificazione furono basati fondamentalmente sulle dimensioni dei vasi interessati. Nel 1990, dopo uno studio durato 10 anni, l'American College of Rheumatology propose i suoi criteri classificativi per le vasculiti primitive. In questo studio le vasculiti secondarie ad altre malattie (Lupus, Artrite Reumatoide, Crioglobulinemia) non furono considerate dal momento che esse erano, sia da un punto di vista clinico che per le caratteristiche sierologiche facilmente distinguibili dal gruppo delle vasculiti idiopatiche. 4 Un anno dopo, nella Chapel Hill Consensus Conference, usando criteri istopatologici basati sulle dimensioni dei vasi interessati venivano riclassificate le vasculiti. Il risultato più evidente di questo lavoro fu l'identificazione di una nuova entità chiamata Poliangioite microscopica (MP). Come la PAN essa può interessare i vasi di piccolo e medio calibro ma, a differenza di questa, può coinvolgere anche le arteriole e come la granulomatosi di Wegener può interessare polmoni e rene e condividere alcuni particolari markers sierologici: gli ANCA (antibodies to neutrophil cytoplasmic antigens). 5 CLASSIFICAZIONE DELLE VASCULITI Vasculiti dei grossi vasi Arterite temporale a cellule giganti Arterite di Takayasu Vasculiti dei vasi di medio calibro Poliarterite nodosa Malattia di Kawasaki Vasculiti dei vasi di piccolo calibro Vasculiti di piccolo calibro associate ad ANCA Poliangioite microscopica Granulomatosi di Wegener Sindrome di Churg-Strauss Vasculiti ANCA associate indotte da farmaci 6 Vasculiti da immunocomplessi dei piccoli vasi Porpora di Schonlein Henoch Crioglobulinemia Vasculite lupica Vasculite reumatoide Vasculite della sindrome di Siogren Vasculite orticarioide ipocomplementemica Malattia di Behcet Sindrome di Goodpasture Vasculite da immunocomplessi indotte da farmaci Vacsulite da immunocomplessi indotta da infezioni Vasculiti dei piccoli vasi paraneoplastiche Vasculiti indotte da disordini linfoproliferativi Vasculiti indotte da disordini mieloproliferativi Vasculiti indotte da carcinomi 7 GENERALITA’ CLINICHE La potenziale ubiquitarietà del danno anatomo-patologico trova corrispettivo nella vasta gamma di quadri clinicopatologici estrinsecati nel corso di queste affezioni; fra i più frequenti ricordiamo: perdita di peso, anemia, febbre, artrite, dolori addominali con o senza emorragie gastrointestinali, mono o polinevriti, insufficienza cardiaca ed infarto, asma, infiltrati polmonari, emottisi, infarto splenico, miopatia, pancreatite, dolori testicolari, disfunzione del sistema nervoso centrale. 8 CRITERI DIAGNOSTICI GENERALI La diagnosi è spesso difficile, e sovente l’affezione resta misconosciuta sino al momento della compromissione renale, che rappresenta un importante punto di orientamento nell’ambito di una patologia più aspecifica, con interessamento poliorganico. Tale sintomatologia di tipo sistemico non è tuttavia costante, e non infrequentemente le manifestazioni renali costituiscono l’unica espressione clinica ben caratterizzata della malattia.Una vasculite sistemica va sospettata in tutti i casi di nefropatia associata ad una patologia extrarenale, con manifestazioni cliniche sia di carattere generale che a carico di altri organi ed apparati, più frequentemente la cute, le articolazioni, la muscolatura schelettrica e cardiaca, i nervi periferici, l’apparato respiratorio e quello 9 gastroenterico. Dal punto di vista laboratoristico le anomalie più frequenti sono la velocità di eritrosedimentazione elevata, l’anemia spesso di tipo emolitico microangiopatico, la leucocitosi con neutrofilia. L’ipergammaglobulinemia è frequente. Di riscontro meno comune invece: riduzione del complemento, positività del fattore reumatoide, presenza di crioglobuline. Una positività degli ICC viene riferita con incidenza differente nelle varie casistiche, in rapporto anche alle tecniche impiegate; per quanto più frequente nelle fasi floride della malattia non sembra tuttavia costituirne un affidabile indice di attività. 10 Tra gli esami strumentali particolarmente utile è l’arteriografia, che può evidenziare, sopprattutto nella panarterite macroscopica, dilatazioni aneurismatiche delle arterie renali, epatiche e mesenteriche. Sia nelle fasi precoci che in quelle tardive l’evidenza dell’aneurisma può tuttavia mancare, o perchè ancora è in via di formazione oppure perchè, come può avvenire nelle forme di lunga durata di trattamento, è spontaneamente regredito in evoluzione fibrosa. Spesso importante è l’accertamento nefrobioptico, per quanto non sempre consente di evidenziare le caratteristiche lesioni vasculitiche, specie se la lesione è a carico dei vasi più grossi. La biopsia cutanea, muscolare o mucosa, purchè eseguita in aree con segni di lesione, può fornire utili risultati. 11 PATOGENESI Ci sono prove sempre più evidenti che gli ANCA hanno un effetto patofisiologico sui neutrofili e sui monociti e potrebbero giocare un ruolo diretto nella patogenesi delle vasculiti ANCA associate. Le ipotesi che postulano un ruolo patogenetico per gli ANCA devono spiegare come gli ANCA sono in grado di interagire “in vivo” con antigeni target che sono sequestrati nel citoplasma dei leucociti. I due maggiori antigeni la proteinasi 3 e la mieloperossidasi non sono espressi sulla membrana dei leucociti quiescenti e quindi non sono in grado di interagire con gli ANCA. Nella preparazione della risposta infiammatoria, i macrofagi e i neutrofili circolanti potrebbero essere attivati ad un più alto livello di reattività da proinfiammatori come certe citochine (IL-1, TNFalfa, IL-8, TGF-beta) prodotti batterici (LPS). 12 L’attivazione risulterebbe nell’espressione di piccole quantità di costituenti dei granuli sulla superficie cellulare dove sono in grado di interagire con gli ANCA. Una volta che i PMN sono attivati, sono in grado di interagire con gli ANCA “in vitro” esitando nella piena attivazione che si manifesta con la degranulazione ed il burst respiratorio. Una tale attivazione ANCA-indotta “in vivo” risulterebbe in una infiammazione vascolare. 13 L’ipotesi patogenetica sin qui descritta, in particolare la necessità di un evento che “inizializzi” i neutrofili permettendo agli ANCA di reagire con i loro antigeni target, è confortata da alcune caratteristiche cliniche delle vasculiti ANCA-associate. Poco prima che si manifestino i sintomi e i segni della vasculite circa il 90% dei pazienti descrive una sindrome “flu-like”. Questo potrebbe rappresentare un’infezione virale del tratto respiratorio superiore o un’altra malattia che causa un aumento delle citochine circolanti, che stimolerebbero neutrofili e monociti, e che, in pazienti in cui sono presenti gli ANCA, potrebbe precipitare in una vasculite necrotizzante. Se viene dimostrato il ruolo patogenetico degli ANCA, queste scoperte potrebbero portare ad un nuovo trattamento più efficace e mirato. 14 Gli ANCA, identificati da Davies nel 1982 in pazienti con glomerulonefrite necrotizzante segmentaria, rappresentarono un importante passo in avanti nella comprensione della patogenesi delle vasculiti. Dal 1985 al 1989 una serie di studi documentarono che questi anticorpi erano diretti verso la proteinasi-3 contenuta nei granuli azzurrofili dei neutrofili, conferivano alle cellule una diffusa colorazione citoplasmatica (C-ANCA) ed erano estremamente sensibili (80-90%) e relativamente specifici (98%) per la GW. Anche il siero di pazienti con altre vasculiti (ma anche altre malattie) può contenere ANCA ma in genere in un pattern perinucleare (P-ANCA). Infatti il 50% dei casi di MP sono C-ANCA positivi ma il rimanente è positivo per i P-ANCA. 15 La specificità antigenica di questi ultimi è costituita dalla mieloperossidasi, un altro enzima contenuto all'interno dei granuli dei neutrofili. Dal momento che i P-ANCA possono essere positivi in numerose altre patologie anche non vasculitiche come la colite ulcerosa, l'artrite reumatoide, la malattia di Crohn, l'epatite autoimmune, il valore predittivo positivo di questo pattern è più basso di quello dei C-ANCA. 16 TEST ANCA Le tecniche di valutazione della presenza di ANCA nel siero di un paziente sono principalmente due: - immunofluorescenza (IF) -immunoenzimatica (ELISA) 17 IMMUNOFLUORESCENZA Storicamente è il primo test che è stato utilizzato per la valutazione degli ANCA. Si testa il siero nel paziente su di un citocentrifugato di PMN, ottenuti da un donatore sano, fissati in etanolo, o formaldeide. Il substrato lo si può ottenere nel seguente modo oppure in commercio esistono vetrini già preparati. 18 ALLESTIMENTO DEL SUBSTRATO -10 ml di sangue eparinizzato diluito 1:2 con PBS. -Eseguire una stratificazione su gradiente di FICOLLHYPAQUE (3ml di Ficoll + 4 ml di sangue diluito). -Centrifugare per 20 minuti a 1400 giri. -Con una pipetta Pasteur aspirare l'anello di granulociti ( posto all'interfaccia con il sangue). -Eseguire due lavaggi con PBS, centrifugando a 2500 giri per 10 minuti. -Eseguire l'emolisi ponendo in provette “vacutiner” 1,5 cc di H2O e 0.5 cc di sospensione; agitare vigorosamente la provetta per 2', riempire velocemente la provetta con soluzione fisiologica e centrifugare per 7' a 2200 giri. 19 Al pellet aggiungere 0.5 cc di fisiologica e poi 1,5 cc di H2O, agitare per 1 min e ricentrifugare, oppure raccogliere tutti i pellet ottenuti e ripetere il procedimento di emolisi. Lavare il pellet finale e lavare due volte con soluzione fisiologica. Risospendere in un piccolo volume di fisiologica. Contare le cellule. (Su ogni vetrino ne verranno poste 100000-200000 cellule/100ml). Per esempio, se ho 800 cellule/mm3, queste equivarranno a 80000 cellule/100 ml, per cui per concentrarle centrifugo ed elimino il surnatante in eccesso. . 20 Nella citocentrifuga porre 100 ml della sospensione così concentrata, evidenziare l'alone sul vetrino con penna vetrografica e porre in alcool assoluto per 5' a +4°C, e lasciare poi asciugare. (A questo punto si può conservare il vetrino in frigo a +4°C per 1-2 settimane). All’ANCA eventualmente legato ai PMN si aggiunge un anticorpo anti Ig marcato con fluoresceina 21 Possono essere messi in evidenza 3 pattern: - fluorescenza citoplasmatica finemente granulare, allora si parlerà di c-ANCA. Risultano avere una positività di questo tipo i sieri di pazienti con Granulomatosi di Wegener e questi ANCA risultano essere diretti contro la proteinasi 3. - fluorescenza perinucleare, allora si parlerà di p-ANCA in cui l’antigene più frequente è la mieloperossidasi. -atipico 22 Utilizzando G.N., fissati in etanolo, quale substrato cellulare per la rilevazione di p-ANCA in IF, si ottiene, in caso di positività, un quadro di fluorescenza perinucleare. Questa immagine fluoroscopica è dovuta al processo di fissazione con etanolo che rompe le membrane lisosomiali, liberando le MPO (proteine basiche a carica positiva che migrano verso la membrana nucleare, caricata negativamente). L’utilizzo della formaldeide al posto dell’etanolo, determina una fissazione in situ delle varie strutture cellulari, senza alterare le membrane lisosomiali: in queste condizioni i c-ANCA e i p-ANCA determinano una fluorescenza granulare citoplasmatica, del tutto identica. 23 A complicare l’interpretazione dei quadri fluoroscopici, si aggiunge l’eventuale presenza di Ab specifici per il nucleo dei G.N., che danno lo stesso quadro di fluorescenza dei pANCA. Per questo motivo, diversi autori propongono l’utilizzo contemporaneo di G.N. fissato in etanolo ed in formaldeide. 24 Il terzo pattern di lettura, ANCA atipico, ha una fluorescenza citoplasmatica atipica ,sono stati descritti nel siero di pazienti affetti da artrite reumatoide e sindrome di Felty. Alcuni dei patterns fluoroscopici descritti ricordano i cosiddetti GS-ANA; molti di questi autoanticorpi risultano diretti verso antigeni citoplasmatici come la lattoferrina e perciò andrebbero considerati come veri e propri ANCA. Una positività degli ANCA atipici si trova nel 50-80% dei sieri dei pazienti con Morbo di Crohn. Pazienti affetti da altre malattie intestinali acute o croniche sono generalmente negativi. 25 Proteinasi 3 (PR3) L’antigene riconosciuto dalla maggior parte dei sieri c- ANCA positivi è la PR3, una serin proteasi dei granuli azzurrofili o primari. La PR3 è stata di recente sequenziata e clonata ed è risultata essere una glicoproteina di 228 aminoacidi, identica alla p29b, una proteina ad attività antibiotica recentemente descritta, ed alla mieloblastina, una proteina promuovente la crescita delle cellule mieloidi. L’enzima è lievemente cationico, ha attività proteolitica ed è fisiologicamente inibito dalla alfa1-antitripsina. 26 Gli anticorpi umani diretti contro la proteinasi 3 sembrano riconoscere determinanti conformazionali della molecola. L’epitopo o gli epitopi in questione sono localizzati a livello o vicino al ”dominio” dove risiede l’attività catalitica della molecola, dal momento che gli A NCA anti-PR3 interferiscono con l’inattivazione dell’enzima da parte delle antiproteasi, ma risulta anche in una inattivazione della PR3 stessa. 27 La PR3 è presente sia nei monociti che nei granulociti e appare precocemente nella differenziazione monomieloide. La PR3 viene rilasciata dai neutrofili attivati tramite un processo che comporta la fusione delle membrane dei granuli azzurrofili con le membrane cellulari. Quando i neutrofili sono pre-attivati, per esempio con una piccola dose di TNF-alfa, la PR3 viene traslocata sule membrane cellulari diventando disponibile all’interazione con il corrispettivo anticorpo. 28 Ab anti mieloperossidasi La MPO è un enzima di 130 Kd contenuto nei granuli azzurrofili dei GN e dei monociti che, in presenza di H2O2 e di alogeni, catalizza l’alogenazione (clorurazione o iodinazione) delle proteine di parete dei batteri. L’epitopo riconosciuto dai sieri di pazienti con MPO-ANCA è presente sulla molecola nativa di 130 Kd e non sulle catene isolate dopo denaturazione e/o riduzione a 65, 43 e 15 Kd. I p-ANCA anti MPO riconoscono un epitopo che non fa parte del sito attivo dell’enzima, come è dimostrato dalla mancata inibizione enzimatica della MPO da parte di IgG anti-MPO. 29 Anche la MPO dei PMN, come già descritto peer la Pr3, viene traslocata e presentata in membrana in conseguenza dell’attivazione di PMN, potendo quindi interagire con MPO-ANCA. Le MPO con carica positiva, possono interagire con le membrane cellulari in generale e con le membrane basali del glomerulo. Il sistema MPO-H2O2-alogenuri è responsabile direttamente del danno tissutale sia attraverso la generazione di ac. Ipocloroso che di radicali cloraminici. Inoltre l’ac. Ipoclorico induce l’attivazione di collagenasi e gelatinasi. 30 Altri antigeni Diversi sieri, che producono prevalentemente un pattern perinucleare o patterns atipici su granulociti fissati in etanolo, non contengono in realtà anticorpi anti MPO o anti PR3. E’ ormai stato dimostrato che alcuni di questi sieri contengono anticorpi verso altri costituenti dei granuli dei neutrofili. In particolare, sono stati descritti autoanticorpi contro la lattoferrina e il lisozima, che sono componenti dei granuli specifici, contro l’elastasi e la catepsina G, che sono altre due serin-proteasi presenti nei granuli azzurrofili e verso la beta-glicuronidasi, la BPI e l’azurocidina, altri costituenti degli stessi granuli. 31 Inoltre, è stata riportata l’esistenza di anticorpi diretti verso componenti citosoliche dei neutrofili quali l’alfa enolasi. Alcuni Autori hanno riportato la presenza di lattoferrinaANCA nel 45% dei casi di vasculite reumatoide, altri la presenza di pANCA e/o GS-ANA a specificità antigenica non nota nel 30% circa dei pazienti con AR. 32 ELISA I test ELISA sono necessari per permettere di analizzare rapidamente un elevato numero di sieri, per una migliore quantificazione degli anticorpi, oltre che per determinarne la specificità antigenica. I primi tests in fase solida per il dosaggio degli ANCA utilizzavano estratti citoplasmatici. Ovviamente tali preparazioni non erano in grado di differenziare tra i vari ANCA. Un grosso passo avanti è stato compiuto con l’identificazione della Pr3 come principale antigene cANCA e della MPO come importante antigene pANCA e dello sviluppo delle loro tecniche di purificazione. Gli antigeni possono venire purificati utilizzando la cromatografia d’affinità utilizzando anticorpi monoclonali anti-Pr3, o con una colonna di orange A, reverse phase HPLC, a scambio ionico e gel cromatografia. 33 In genere l’IF correla abbastanza bene con i test in fase solida per quel che riguarda la positività dei sieri, meno bene per quel che riguarda i titoli anticorpali. Circa il 90% dei campioni cANCA positivi in IF è positivo per la Pr3 nei test ELISA; tale percentuale sarebbe del 95% nel caso di un utilizzo di un capture ELISA con un particolare anticorpo monoclonale anti Pr3. Uno o più epitopi della Pr3 potrebbero venire perduti durante il processo di copulazione della Pr3 alla plastica. 34 Nel capture ELISA è invece l’anticorpo monoclonale che viene fatto aderire alla micropiastra e la Pr3 successivamente legata al monoclonale, senza un contatto diretto con la plastica. Ancora più complesso è il discorso tra per quel che riguarda i rapporti tra pANCA e e test ELISA. Se esiste una buona correlazione tra p ANCA positivi e MPOELISA nelle casistiche di pazienti affetti da vasculiti primitive, tale corrispondenze sono assenti nelle casistiche costituite da pazienti con collagenopatie o con malattie infiammatorie intestinali croniche, nelle quali gli antigeni bersaglio non sono ancora stati identificati con sicurezza. I test in fase solida per il dosaggio degli anticorpi anti Pr3 e anti-MPO sono stati di recente standardizzati. La disponibilità degli antigeni ricombinanti potrebbe rappresentare una alternativa alla loro purificazione 35 SIGNIFICATO CLINICO DEGLI ANCA Significato diagnostico C-ANCA Dopo la descrizione originale della presenza degli ANCA nella granulomatosi di Wegner, numerosi studi hanno confermato l’elevata sensibilità dei C-ANCA con specificità per la PR3. Tre ampi studi comprendenti più di 200 pazienti hanno dimostrato una sensibilità del 90% per le cosiddette forme generalizzate di granulomatosi di Wegener caratterizzate dalla triade: infiammazione granulomatosa delle vie aeree, vasculite sistemica e glomerulonefrite necrosante focale. La sensibilità si riduce a circa il 50% nelle forme limitate o locoregionali, cioè nei casi in cui i sintomi sono confinati alle sole vie respiratorie. Questi dati si riferiscono a pazienti con malattia in fase attiva. Durante la remissione, generalmente gli ANCA risultano negativi o positivi ad un titolo molto 36 basso. Una positività persistente o intermittente nei pazienti in remissione è un considerevole fattore di rischio per una riacutizzazione. Inoltre, un aumento del titolo anticorpale può non solo predire una riacutizzazione ma può anche aiutare a discriminare una riacutizzazione da una sovrainfezione insorta durante la terapia immunosoppressiva. La specificità dei C-ANCA con attività anti-PR3 supera nella maggior parte degli studi il 95%. 37 Va sottolineato che questo risultato viene ottenuto abbinando l’immunofluorescenza al test ELISA Inoltre anticorpi anti-PR3 si possono ritrovare meno frequentemente (Tab.3), come vedremo in seguito, in pazienti con altre forme di vasculite e in pazienti con glomerulonefrite necrosante pauci-immune; sono invece generalmente assenti nelle seguenti malattie: arterite a cellule giganti (temporale), malattia di Takayasu, sindrome di Kawasaki, poliartrite nodosa classica, porpora di Schonlein-Henoch, vasculite leucocitoclastica cutanea, vasculite crioglobulinemica e malattia di Behcet. 38 C-ANCA (PR3-positivi) si ritrovano in circa il 20% dei pazienti con poliangioite microscopica, nel 20-30% dei pazienti con glomerulonefrite necrosante focale extracapillare pauciimmune, nel 30-40% dei casi di granulomatosi allergica di Churg-Strauss ed in una piccola percentuale di pazienti con sindrome di Goodpasture (Tab.3). La proteina cationica anti-microbica 57 (CAP 57), che è identica alla BPI, è stata descritta quale possibile antigene C.ANCA; comunque meno del 10% dei sieri C-ANCA positivi possiede attività anti-BPI. 39 Un pattern C-ANCA omogeneo (ANCA atipico) è stato osservato in diverse malattie infettive (HIV, endocardite, fibrosi cistica con infezioni croniche sovrapposte, tubercolosi). Questi sieri non riconoscono però nella stragrande maggioranza dei casi la PR3 come bersaglio. Recentemente C-ANCA anti PR3 sono stati descritti in pazienti con amebiasi ed in pazienti con tireopatie trattati con propil-tiouracile. Questi ultimi sviluppano contemporaneamente sia anticorpi contro la MPO e l’elastasi sia segni clinici di vasculite, per una probabile attivazione policlonale autoimmune indotta dal farmaco. 40 Sebbene i sieri C-ANCA anti-PR3 positivi siano assai rari nei pazienti con malattie infettive, va tenuto comunque conto di questa possibilità e la diagnosi di vasculite ANCA-associata dovrebbe essere sempre confermata istologicamente. C-ANCA e/o PR3-ANCA sono estremamente infrequenti nelle collagenopatie e nelle malattie reumatiche in genere. Per concludere, la presenza di C-ANCA (PR3-ANCA) suggerisce una diagnosi di vasculite, ed in particolare di granulomatosi di Wegener, anche se l’associazione non è assoluta. 41 P-ANCA Mentre la presenza dei C-ANCA (PR3 positivi) è assai suggestiva per una patologia vasculitica (granulomatosi di Wegener o sindromi correlate), non altrettanto si può dire per quanto riguarda i P_ANCA. P-ANCA si possono infatti ritrovare nel siero di pazienti affetti da numerose malattie quali sindromi vasculitiche, collagenopatie e altre malattie reumatiche, malattie infiammatorie intestinali croniche ed epatopatie autoimmuni. Anche in questo caso è fondamentale identificare la specificità antigenica degli ANCA per migliorare il loro potenziale diagnostico (Tab. 3 e 4). 42 P-ANCA (MPO-ANCA) ANCA sono descritti in circa l’80% dei pazienti con poliangioite microscopica, inclusa la sua variante limitata al rene (glomerulonefrite ncrosante focale extracapillare pauci-immune). In queste due patologie si tratta, in circa ¾ dei casi, di P-ANCA con specificità per la MPO. Per contro, MPO-ANCA si trovano solo nel 10-20% dei pazienti con granulomatosi di Wegener ANCA-positivi, che sono nell’80-90% dei casi, come precedentemente ricordato, C-ANCA (PR3-positivi)). MPO-ANCA si trovano anche nel 60% dei pazienti con sindrome di Churg-Strauss ANCA-positivi. 43 Degno di nota è il fatto che anticorpi anti-MPO sono stati descritti del 20-30% dei pazienti con malattia da anticorpi anti-membrana basale glomerulare (GBM) (sindrome di Goodpasture). Come già visto per i C-ANCA, anche i P-ANCA con specificità per la MPO risultano assenti nelle altre forme di vasculite quali le forme a cellule giganti (arterite temporale e malattia di Takayasu), la poliartrite nodosa classica, la sindrome di Kawasaki, la porpora di Schonlein-Henoch, la grioglobulinemia, la malattia di Behcet. 44 I pazienti che presentano sia anticorpi anti-MPO che anticorpi anti-GBM sono più anziani dei pazienti con soli anticorpi antiGBM. In alcuni di questi pazienti si evidenziano dati clinici e istologici che suggeriscono la coesistenza di vasculite sistemica e di malattia da anticorpi anti-membrana basale glomerulare. La prognosi di questi casi sarebbe diversa, in quanto è possibile un recupero della funzione renale anche quando quest’ultima sia gravemente compromessa (casi oligoanurici e/o dialisidipendenti). MPO-ANCA si possono riscontrare in forme di glomerulonefrite necrosante indotte da idralazina, una patologia associata a vasculite dei piccoli vasi ed in pazienti con Lupus Eritematoso Sistemico (LES) indotto dallo stesso farmaco; sono invece generalmente assenti nel LES idiomatico, nell’artrite reumatoide ed in altre collagenopatie quali la sclerosi sistemica progressiva, dove la loro presenza, raramente descritta, si può associare a segni di vasculite. 45 Patogenesi 46 Patogenesi 2 47 C-ANCA e P-ANCA 48