Gianfranco Paris Ugo Fangareggi Boxe LE CASTE DELLE CASTE Appunti per una biografia d’autore “UNA RAGIONE PER VIVERE...” Julio César Chávez Jr. Pugilato antico per un giovane campione - pag. 4 - ANNO XXVII n° 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 - pag. 14 - - pag. 5 - MONDO SABINO euro 1,10 GRATUITO Spedizione in Abbonamento Postale -45% - Art. 2 Comma 20/B L. 626/96 - Filiale di Rieti Il Giornale del Centro Italia - Periodico Indipendente Solo una Rieti Virtuosa può sconfiggere il Cemento... cemento, sempre più cemento! L’ultima trasmissione intitolata Presa diretta, in onda domenica scorsa su RAI TV3 mi fornisce lo spunto per riparlare della politica urbanistica del comune di Rieti. Il conduttore ha preso in esame tre esempi in campo nazionale: l’isola d’Ischia, la città di Cosenza e la città di Reggio Emilia. Tre esempi emblematici di come la politica urbanistica posta in essere dai comuni italiani sia analoga in tutto il territorio nazionale, sia se governato da amministratori che si dichiarano di appartenere al centro destra che da quelli del centro sinistra. Cambiano gli strumenti, ma la musica è sempre la stessa! L’isola d’Ischia è un caso da raccapriccio. Una delle perle del Mediterraneo, celebrata da poeti e frequentata fin dai tempi degli antichi romani per le sue acque salutari, vede ridotte le sue coste ad un agglomerato di cemento, in molti casi incompiuto, che deturpa gli angoli più belli delle sue coste, con case che in alcuni casi occupano addirittura la spiaggia e che, quando arriva l’alta marea, l’acqua salmastra inonda il RIETI - P.LE MELVIN JONES 1-2-3 0746.204026 - 270314 - 80219 Un provvedimento dal termine improprio «SVUOTACARCERI» RADIOGRAFIA DEL LUNGO E TRAVAGLIATO PARTO a cura di Valeria Centorame La Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto legge 'svuotacarceri' con 420 sì, 78 no e 35 astenuti. Idv e Lega hanno confermato il no, via libera da parte di Pd, Pdl e Udc. Il ricorso al voto di fiducia era stato annunciato ieri dal governo in Aula: una scelta determinata dai tempi stretti per la conversione, che rischiavano di far scadere il decreto (il termine era il 20 febbraio) e dall'ostruzionismo messo in atto dalla Lega che già da martedì aveva costretto l'aula a una seduta notturna per il gran nu- - segue a pagina 2 - pianterreno e gli scantinati. In uno degli scantinati di un albergo è stato sistemato l’archivio del comune di Forio che raccoglie tutte le domande dei condoni, regalati dal Parlamento italiano agli abusivi, che attendono di essere prese in considerazione per la sanatoria. Migliaia di domande che non possono essere evase per mancanza di personale e anche perché l’architetto che le deve esaminare subisce periodicamente delle minacce. Ma non basta. Un abusivo, interrogato dal cronista, per difendersi ha riferito che proprio sopra la sua casa c’era una villetta, indicandola alle telecamere, costruita da un [email protected] Prefetto della Repubblica, accanto alla quale ce n’è un’altra costruita da un familiare di Mastella. Sono rari i luoghi delle tantissime coste dell’isola immuni da brutture e incompiute di ogni tipo. A Cosenza le cose sono ancora peggiori. Cosenza è la città dove completò il suo ministerio ecclesiastico l’arcivescovo Trabalzini, dopo aver lasciato da vescovo la città di Rieti. Qui è stata posta in essere una politica tesa a favorire lo spopolamento del centro storico a favore della valorizzazione urbanistica della periferia che, da agricola, è stata trasformata da zona urbana ad alta intensità [email protected] abitativa. Ma non solo, è stata consentita la realizzazione di un grosso centro commerciale con annessi dell’indotto sotto una collina ad alto rischio di frane perché situata in una zona di facile accesso. Tutte le colline circostanti, bellissime dal punto di vista paesaggistico, sono state invase da migliaia di case che ne hanno snaturato la bellezza e la funzione. Il discorso del centro storico merita una particolare riflessione. Il centro storico di Cosenza, come la maggior parte dei centri storici delle città italiane, come ad esempio Rieti, è molto bello e rappresenta la memoria storica dello sviluppo della nostra cultura. In qualunque parte d’Europa ci si rechi, i centri storici delle città sono oggetto di particolari cure e rappresentano una forte occasione di sviluppo dell’economia turistica. Quando nel 1970 fu approvata la legge sui suoli, la cosiddetta legge del repubblicano Bucalossi, essa pre - segue a pagina 3 - [email protected] 2 ATTUALITÀ MONDO SABINO Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 «SVUOTACARCERI» a cura di Valeria Centorame mero di iscritti a parlare. Questa norma, che estende il tempo dai precedenti 12 mesi a 18, "si calcola che interesserà 3.500 detenuti che dovrebbero lasciare il carcere, solo dopo una decisione del giudice che valuterà la pericolosità sociale". Vediamo allora di capire meglio e più approfonditamente di cosa si tratta e quali saranno gli effetti di questo decreto legge, partendo dalla sua nascita. La storia inizia da molto lontano, con la presentazione da parte dei radicali di una mozione sulle carceri approvata dalla Camera dei Deputati in data 12 Gennaio 2010 che riporto qui nella parte in cui «impegna il Governo a» e per la cui attuazione l'On. Rita Bernardini ha effettuato insieme ad altri un lungo sciopero della fame. Tra i vari punti la mozione sulle carceri presentata alla Camera dei Deputati dalla radicale Rita Bernardini ha impegnato il Governo ad attuare una profonda riforma delle norme sulla esecuzione delle pene prevedendo, tra l’altro: 1) l’applicazione della detenzione domiciliare quale strumento centrale nell’esecuzione penale relativa a condanne di minore gravità anche attraverso l’attivazione di serie ed efficaci misure di controllo a distanza dei detenuti; 2) il rafforzamento delle sanzioni penali alternative alla detenzione intramuraria, a partire dalla estensione dell’istituto della “messa alla prova”, previsto dall’ordinamento minorile, anche nel procedimento penale ordinario, prevedendone l’applicabilità non solo alle pene edittali minime”. Entrambi questi passaggi della mozione, come gli altri sono stati approvati a larghissima maggioranza sia alla Camera che al Senato, previo parere favorevole espresso dal Governo, da tutti i gruppi parlamentari (Lega, Pdl, Udc, Italia dei Valori e Pd). Dopodichè il Governo presenta il disegno di legge A.C. 3291 (Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova). Il provvedimento governativo, nella sua formulazione originaria, sposava (in linea di massima) le citate disposizioni contenute nella mozione sulle carceri radicale. Sebbene il DDL non facesse altro che tradurre in norme di legge gli impegni assunti da maggioranza ed opposizione con l’approvazione della mozione sulle carceri, appena approdato in Commissione Giustizia della Camera (8 aprile 2010) il disegno di legge viene sottoposto ad un fuoco incrociato di critiche da parte della Lega, dell’Italia dei Valori, del Partito Democratico e di una parte consistente del Popolo della Libertà, i quali si oppongono con forza alla richiesta del Governo di trasferire l’esame del provvedimento in sede legislativa. Contro questo atteggiamento ostruzionistico Rita Bernardini decide di intraprendere, insieme ad altri compagni e dirigenti radicali, un secondo sciopero della fame durato quasi un mese. L’iniziativa non violenta dei radicali non riesce purtroppo ad evitare il mancato trasferimento del disegno di legge alla sede legislativa, passaggio che avrebbe invece comportato un suo più spedito esame ed una sua più celere approvazione. Il tiro al bersaglio aperto da maggioranza e opposizione (con l’ovvia esclusione dei radicali) contro il provvedimento governativo, spinge il Presidente del Consiglio dei Ministri a preannunciare, con dichiarazione datata 16 aprile 2010, la presentazione di un decreto legge per sbloccare la situazione di stallo che si è venuta a creare in Commissione Giustizia. Il ddl svuota-carceri, duramente criticato dalla Lega e dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, cambia volto: il governo praticamente lo riscri ve in toto presentando tre emendamenti in commissione Giustizia alla Camera che cancellano l’automatismo per cui ai detenuti a cui resta un anno di pena è concesso di scontarla a domicilio. A decidere quindi se consentire la detenzione domiciliare sarà il magistrato di sorveglianza. Il disegno di legge Alfano, impropriamente definito “svuota-carceri”, viene svuotato nei suoi contenuti essenziali. Grazie anche a questa modifica il provvedimento sarà quindi destinato ad avere un impatto limitatissimo sui drastici numeri del sovraffollamento carcerario, in quanto saranno esclusi dal suo raggio di operatività tutti quei condannati (soprattutto extracomunitari) sprovvisti di domicilio “idoneo” o di collegamenti con il territorio o tutti quei detenuti comunque ritenuti socialmente pericolosi dal magistrato di sorveglianza perché magari recidivi (e saranno moltissimi). Difatti dalla sua attuazione la legge 199, chiamata impropriamente «svuotacarceri» dell'allora Guardasigilli Alfano ha prodotto questo risultato. Fonte «Senato.it» al 31/12/2010 il numero totale dei detenuti era pari a 67.961, il 31/12/2011 era pari a 66.897. E siamo quindi arrivati al parto del nuovo provvedimento sul quale il Governo ha oggi chiesto ed ottenuto la fiducia. Ma ci sono gli stessi paletti e non molte differenze con il precedente, tranne per il fattore tempo. Si è aumentata da 12 a 18 mesi la parte finale della pena da poter scontare agli arresti domiciliari. E si è ridotto da 96 a 48 ore il tempo che un presunto reo deve attendere prima che un giudice decida se in carcere deve andarci oppure no, in attesa del processo. Il decreto prevede, tra i punti qualificanti, il ricorso prima ai domiciliari, in seconda istanza alle camere di sicurezza e solo in maniera residuale in carcere, per gli arrestati in flagranza per reati di competenza del giudice monocratico (con l’esclusione di furto in appartamento, scippo, rapina ed estrorsione semplici) ed entro le 48 ore dal fermo, in attesa dell’udienza di convalida; il prolungamento da 12 a 18 mesi del fine pena che si può scontare ai domiciliari, e la chiusura, entro il 31 marzo del 2013, degli Ospedali psichiatrici giudiziari. Si stima che con questo provvedimento usciranno dai 3 ai 4.000 detenuti in un anno. I detenuti in esubero sono invece oltre 20.000 ad oggi (e si continuerà ad arrestare nel frattempo). Ora ci si chiede: Perchè si chiama «svuotacarceri» se di fatto non svuota proprio nulla? Perchè viene fatta demagogia parlando di «resa dello Stato"? se di fatto è lo stesso Stato a non rispettare le leggi ed a trattenere illegalmente più persone di quanto sia possibile per legge? Le prigioni italiane in realtà potrebbero ospitare non più di 45.654 reclusi, quindi anche una riduzione di circa 4 mila detenuti non riuscirà né a modificare né a migliorare sensibilmente la situazione di intollerabile sovraffollamento. Proprio ieri l’Italia è stata condannata dal Tribunale dei diritti dell’uomo a risarcire con 10 mila euro un detenuto nel carcere di Parma, malato di cancro alla prostata: costui, ha denunciato in aula la deputata radicale Rita Bernardini, “non solo non viene curato per il male che lo aggredisce, ma vive intrappolato nella sua sedia a rotelle perché inevitabilmente circondato da barriere architettoniche”. La situazione carceraria è obiettivamente drammatica: secondo i radicali, che da tempo propongono come - segue dalla prima pagina unica soluzione possibile il ricorso all’amnistia, nel 90% delle prigioni l’affollamento è letteralmente insopportabile. I reclusi in media sono costretti a vivere, per oltre 23 ore al giorno, in una superficie di circa due metri quadrati in media a testa. I suicidi sono stati 65 nel 2011, cui si sono aggiunti altri 1.137 tentativi di suicidio; gli atti di autolesionismo sono stati 5.703. I morti in cella per suicidio negli ultimi 10 anni sono stati 1.023 in totale, per il 63% detenuti in attesa di giudizio. Sappiamo da dati certi che «"il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa ha un tasso di recidiva molto basso (circa il 28%), mentre chi la sconta in carcere torna a delinquere con una percentuale del 68%» Quindi sappiamo anche che il carcere non crea sicurezza. Uno dei dati più sconcertanti inoltre è che per il 42% i detenuti nelle nostre carceri sono in attesa di giudizio e la metà di loro verrà riconosciuta INNOCENTE. Questi ultimi non avendo una pena definitiva, non potranno neanche usufruire del pannicello caldo chiamato «Svuotacarceri», che risposta siamo in grado di dare noi alle migliaia di innocenti dietro le sbarre? MONDO SABINO Periodico Autorizzazione Tribunale di Rieti nª 1 dell’11/02/1986 Direttore Responsabile Gianfranco Paris Redattore Capo Guido Benedetti Grafico e Illustratore Braille Gamma S.r.l. Casa Editrice B.I.G. srl 02100 Rieti, Via delle Acque, 1 Tel. 0746/485732 Fax 0746/274159 Stampa Braille Gamma S.r.l. Centro stampa digitale via Salaria per L’Aquila, km 91 S. Rufina di Cittaducale, 02010 (RI) tel. 0746 696164 fax 0746 607049 Stampato il 22 - 02 - 2012 Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 ATTUALITÀ MONDO SABINO 3 Solo una Rieti Virtuosa può sconfiggere il Cemento... cemento, sempre più cemento! - segue dalla prima pagina - vedeva che tutti i comuni si dotassero di un piano regolatore prima e di un piano particolareggiato poi per mettere mano ad una intensa campagna di potenziamento del patrimonio urbanistico cittadino. Questa norma è stata totalmente, o quasi, disattesa e anche quando è stato redatto il piano regolatore non è stato fatto il piano particolareggiato che avrebbe dovuto stabilire nei dettagli come intervenire. Ho vissuto direttamente questa tragedia urbanistica a Rieti dove, pur essendo stato affidato l’incarico di redigere il piano particolareggiato, non fu redatto perché i sindaci che vennero dopo quella amministrazione preferirono bloccare la città a favore dei tanti palazzinari iscritti ai vari partiti, ed in qualche caso finanziatori, che invece avevano comprato i terreni circostanti il perimetro cittadino. Così il centro storico di Cosenza oggi è in pieno abbandono. A Cosenza l’amministrazione è appannaggio del centro destra. Il sindaco, una donna, ha mostrato molta insofferenza alle domande del cronista. Abbiamo visto delle immagini veramente squallide e vie completamente abbandonate, senza abitanti e senza vita. Di recente ho rivisto Palermo dopo 50 anni, stessa situazione, anzi peggio perché a Palermo niente è concesso se non si fa parte di certi ambienti. Sembra impossibile che dopo tanto tempo nulla sia accaduto. Il centro storico di Rieti ha subito la stessa sorte, ma si è salvato (si fa per dire) a causa del terremoto che ha messo in moto un processo di ristrutturazione a prescindere dal piano particolareggiato e per via di qualche piano di ristrutturazione pilotato sempre dagli stessi palazzinari, mentre ai privati non viene concesso niente. Il risultato è comunque lo stesso perché da punto di vista della vita economica e sociale il centro storico di Rieti è praticamente quasi morto. Non ci sono più negozi, né attività artigianali che erano l’anima pulsante della Rieti dello scorso secolo, molte le case disabitate e abbandonate. Il terzo esempio trattato da Presa diretta è quello di Reggio Emilia, amministrazione comunale guidata dal centro sinistra. Anche qui stessa situazione. Abbiamo sentito il sindaco dichiarare che è bene consentire a chi vuole abbandonare la coltivazione dei terreni di trasformarli in terreni da urbanizzare per due motivi, primo perché si crea lavoro e secondo perché i palazzinari portano soldi al comune con gli oneri di urbanizzazione. Così anche nella “civilissima” padania si applicano gli stessi metodi del resto d’Italia e il processo di cementificazione assorbe implacabilmente terreni agricoli seminando il panorama paesaggistico d’Italia di brutture e degradando i centri storici e i terreni. A Rieti l’opera di cementificazione è stata recentemente potenziata dal consiglio comunale con la delibera di approvazione dei Piani Integrati, fortissimamente voluta dall’assessore all’urbanistica, che sarà probabilmente il prossimo candidato sindaco del centro destra reatino alla carica di sindaco. Con la scusa di sanare le tre zone ex industriali degradate del centro cittadino, la delibera consente la presentazione di progetti di cementificazione di tutte le altre poche zone cittadine distribuite a macchia d’olio intorno al centro. Ma mentre le zone ex industriali dovranno essere prima bonificate, e quindi molto probabilmente rimarranno così come sono per altri decenni in attesa di tempi per maggiori facilitazioni, le altre zone verranno a brevissimo invase da case e negozi destinati a rimanere sfitti, atteso che la città di Rieti, anziché aumentare la popolazione, la diminuisce. Per fortuna che in Italia non la pensano tutti così. C’è qualcuno che si oppone non a parole ma con i fatti, come documentato sempre da Presa diretta. Infatti il sindaco di Colorno Marco Boschini che, insieme al sindaco di Cassinetta Domenico Finiguerra, ha costituito l’Associazione dei comuni virtuosi, ha deciso di non concedere terreni agricoli alla urbanizzazione del cemento, convinto che il vero bene dei suoi amministrati si fa conservando il patrimonio naturale alla collettività rifiutando il finto benessere della cementificazione. Seguendo esempi di questo genere, Fara Virtuosa prima, e Rieti Virtuosa dopo, sono nate sullo slancio di queste idee e per realizzare le premesse perché nella pubblica amministrazione prevalgano a breve, o a lunga scadenza, queste linee di azione politica concreta. Una ragione di più perché i cittadini si organizzino a difesa dei loro beni naturali contro ogni effimera speculazione che porta utili solo a pochi e danni a tutta la collettività. Gianfranco Paris 4 ATTUALITÀ MONDO SABINO Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 LE CASTE DELLE CASTE di Gianfranco Paris Considerazioni a margine del decreto sulle liberalizzazioni Foto mepradio C’è in atto in Italia una guerra al governo Monti da parte degli Ordini professionali per l’abolizione della tariffe professionali previste dalla “tariffe” approvate dagli Ordini stessi. Si tratta di una norma che tende a sottrarre le parcelle al semilibero arbitrio che le determina in base a minimi e massimi di ampia fascia discrezionale e al controllo dei membri dei consigli degli ordini che quantificano il valore dell’opera svolta con valore di definitività. C’è poi nel decreto un’altra norma fortemente innovativa. Essa prevede che il professionista debba rilasciare a richiesta un preventivo della attività che andrà a svolgere indicandone la complessità e quantificando in denaro la prestazione che andrà a percepire, e le modalità dello incasso a cominciare dall’anticipo. Questa norma ha il chiaro scopo di sottrarre l’utente della prestazione dal rischio, molto spesso reale, di spiacevoli sorprese di fronte alle quali non ha difesa alcuna. Per gli enti pubblici che conferiscono parcelle c’è l’obbligo di richiedere almeno tre preventivi, ma la cosa non pare ancora definitiva. Nell’art. 9 del D.L. 24/1/2012 n. 1 ci sono altre modifiche, ma per ora mi limito ad esaminare solo queste due grandi novità. Sono iscritto all’Albo degli avvocati dal 1965 e scrivo per esperienza vissuta. I miei colleghi vedono come fumo negli occhi queste due innovazioni. Io dissento profondamente da loro. La selezione degli avvocati in questi ultimi anni soffre di un tentativo massiccio di sbarramento da parte di coloro che sono già iscritti agli albi. Tale sbarramento viene esercitato con ferreo controllo attraverso gli esami che sono diventati difficilissimi per coloro che, pur avendo predisposizione e capacità, non hanno santi nel paradiso delle varie baronie sparse in tutta Italia. Gli iscritti si tutelano con la tariffazione obbligatoria e con il controllo delle parcelle, senza che fin dall’inizio il cliente possa capire niente di quel che accadrà alle sue tasche nel corso della vertenza. Quando uno straniero, sia esso un privato, una assicurazione, un ente pubblico o privato ecc.. che debba affrontare la giustizia in Italia ti affida l’incarico, ti chiede regolarmente un preventivo. Conosco la cosa per esperienza diretta. Il nostro sistema è quasi unico in Europa. Non conosco ciò che accade nel resto del mondo, ma da quello che si vede nei film ed è descritto in letteratura pare che americani, cinesi ecc..siano più vicini agli altri stati europei che a noi. A questo punto mi piace spiegare perché io sono favorevole al governo Monti citando fatti che succedono nel mio Foro, perché solo con i fatti concreti si può capire bene la filosofia che le ispirano e l’impatto concreto di norme astratte come quelle previste dall’art. 9 del D.L. 24/1/2012 n.1. E’ di questi giorni la notizia, apparsa su il Messaggero di Rieti, che un membro del nostro consiglio dell’Ordine ha ottenuto una considerevole somma di denaro dalla Amministrazione provinciale di Rieti per un ricorso al TAR del Lazio. Non è mia intenzione mettere bocca sulla somma ricevuta e sul valore della attività svolta. Non mi riguarda. Mi riguarda invece come cittadino e lavoratore il modo come qui da noi vengono conferiti gli incarichi ed il sistema di liquidazione che Monti intende abrogare. La Provincia di Rieti, come del resto il Comune e gli altri enti locali, affidano gli incarichi al buio. Deliberano un modesto acconto e poi attendono la parcella finale. La parcella finale viene redatta dal professionista e vistata con il parere di congruità dal consiglio dell’ordine. Di norma in questi ultimi anni ogni due anni si sviluppa una lotta serrata tra varie cordate di avvocati per la conquista del Consiglio dell’Ordine. Le cordate sono spesso costituite da colleghi iscritti a partiti politici che conoscono bene i metodi praticati in quel settore per riuscire ad entrare nei vari organi direttivi. Poi nei due anni che seguono molto spesso nelle delibere di incarichi di Provincia, Comuni, Ater ec.. compaiono nomi di avvocati che sono membri del consiglio dell’ordine e anche contemporaneamente assessori, consiglieri comunali ecc.. Nel caso di Berlusconi i partiti della sinistra hanno parlato per quasi due decenni di conflitto di interessi, nel nostro caso una tale commistione tra politica e incarichi professionali come la vogliamo chiamare? Collusione di interessi? Il bello è che alcuni di questi oggi in politica si candidano a rappresentare il nuovo. Se invece gli enti pubblici dovessero richiedere tre preventivi per poter affidare un incarico ad un avvocato, a meno che si verifichino cordate, pur sempre possibili, come accade negli appalti, si verificherà comunque una notevole bonifica nel settore. E soprattutto si avvierà quella liberalizzazione che consentirà ai più bravi di emergere e non ai più aggreppiati di ingrassarsi, come accade da una ventina d’anni a questa parte. Il rumore contro il decreto Monti non proviene dalla base delle centinaia di migliaia di iscritti, ma da coloro che li controllano attraverso gli ordini professionali. UNA CASTA NELLA CASTA. E’ per questo che queste sovrastrutture vanno abolite come chiedono a gran voce da decenni i Radicali. Ora mi aspetto che l’Ordine al quale appartengo mi sottoponga a procedimento disciplinare. L’ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI NIKOLAJEVA Anche quest’anno l’anniversario della Battaglia di Nikolajeva 1941- 43 è stato celebrato come di consueto presso il Giardino dei Caduti sul fronte russo sito in Roma sulla via Cassia (Tomba di Nerone) la quarta domenica del mese di gennaio. Anima della manifestazione è stato ancora Lui, l’artigliere Al- pino Silvano Leonardi che, con la costanza e lo spirito dello Alpino, è riuscito a far apporre in quella località il monumento a tutti i caduti nella campagna di Russia dell’ultima guerra mondiale finanziato da tutte le Regioni italiane. Nella foto: il monumento ricoperto dai berretti di tutte le Armi che parteciparono all’evento. Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 CINEMA E CULTURA Ugo Fangareggi Appunti per una biografia d’autore “Una ragione per vivere...” Nel 1971 continuai con: “Gli fumavano le colts, lo chiamavano Camposanto” western spaghetti di Giuliano Carnimeo con Gianni Garko che all’epoca andava alla grande; ero truccato da messicano con una parlata improbabile e facevo copia con un collega del quale ora nn so più nulla, può essere che sia fuggito in Messico per aver usato il metodo Stanislavskij o per la vergogna di aver fatto il film. Seguì un altro discreto film: “Anche se volessi lavorare che faccio”, di Flavio Mogherini con Ninetto Davoli, io facevo un prete, Ninetto era simpaticissimo e la discrezione del regista, che ne veniva dal grande successo che ha lanciato R. Pozzetto in: “Per amare Ofelia”, proverbiale. Era stato Vicario a consigliare al produttore di prendere Flavio come regista perkè era il suo scenografo e ne conosceva le qualità. Un altro film spaghetti al quale ho partecipato è: “Posate le pistole reverendo” di Leopoldo Savona con Mark Damon. Fu proprio lui a chiamarmi per una particina ke davvero nn ricordo quale fosse se nn rivedendo il film; e a proposito di rivedere, devo affermare che certi film dovrebbero essere rivisti a distanza di tempo per poterli giudicare meglio, ne ho avuto prova, e poi erano le discussioni, ke i signori di “Film Critica”, rivista iper intellettuale che distingueva i “film” dal “Cinema”, per le quali si facevano le 2 di notte dopo, naturalmente, aver visto un film. Tutte cose per le quali “valeva la pena vivere”. E nel 1972 partii per l’ Almeria a girare con la regia di Tonino Valeri, grande amico e aiuto di Sergio Leone, il film western da quest’ultimo prodotto: “Una ragione per vivere una ragione per morire”. Esperienza unica e fa- tica immane con cavalli, pistole, cadute, cavalcate insomma: “Fango sudore e polvere da sparo” tanto per rendere l’idea citando il bellissimo film di Dick Richards del 1972. Bud Spencer, Telly Savallas, il grandissimo James Coburn, il maestro d’armi Benito Stefanelli l’altro grande aiuto regista Tony Brandt, questo era il “personale addetto ai lavori” con il quale ho avuto a ke fare. Gran divertimento e grande esperienza. Devo rubare una cosa splendida ke ho appreso in kesti giorni a proposito della morte di “Cita” la scimmia di Tarzan; l’attore che interpretava “Piccolo” nella serie, alla domanda cosa gli era rimasto dell’esperienza nei film con J.Weissmuller, risponde ke risplendeva ed emanava una luce cosi’ forte, tanto da averne assorbita un bel po’. E a me è successo la stessa cosa, da tutti i “personaggi” con i quali ho avuto a ke fare nel mio lavoro, ho assorbito parte della loro luce (intesa come esperienza di lavoro ed esperienza di vita). Il viaggio in Marocco con Adolfo Lastretti un collega irrequieto ma pieno di poesia e’ kello ke ha coronato tutto il film. Con 2 giorni di pausa abbiamo preso il traghetto x Melilla e dopo, con l’affitto di un’auto ci siamo inoltrati per 100 km a sudovest, verso Midar in mezzo al kasi deserto e con soste nei vari “loki” con tè alla menta (crede) o almeno a noi sembrava tale. Dopo trattative e viaggio di ritorno... il finale della storia, (faccio come Dumas), alla prossima, intanto omaggiamo Jimmi. Saluti auguri e buon mare e... Monti. Ugo Fangareggi MONDO SABINO 5 RICORDO DI ANTONIO (TONINO) CECCARELLI, UN POETA IN VERNACOLO DI VALORE Il 17 marzo ricorrerà il sedicesimo anniversario della scomparsa di “Tonino” Ceccarelli, autore di numerose opere in vernacolo reatino, che ha scritto e ha fatto rappresentare al teatro Vespasiano “ La fattura” una commedia in vernacolo in tre atti, opera che riscosse molto successo. Il poeta si era affermato per aver condotto anche numerose trasmissioni sia televisive che radiofoniche sulla cultura sabina. Tra le opere in vernacolo si possono ricordare: Contropilu, Pilu e Contropilu, la Rietina commedia, Lu Terminale dell’Immortalità, l’Avvocato de li Cenciusi, le Bucoliche, opera pubblicata postuma sul testo Virgiliano. In realtà quest’ultima fu la sua opera prima, tradotta in versi rimati quando era ancora studente del liceo. La poesia dialettale di Antonio Ceccarelli, come si rileva nell’opera “ Contropilu” è una raccolta di quartine e di stornelli dialettali. Ciò che colpisce è la sua forma metrica, che subito, si pone al di fuori della tradizione classica, ossia quella del sonetto. Ceccarelli fa uso della quartina, che maneggia con sapiente equilibrio, anche nei lunghi componimenti (In Natale de Grecce, Lu Natale de lu ’mbriacu, A Mammema grecciana, ’N chiesa, lu” Bacterium coli” a grecce) come anche nei brevi (Rem- pianti). Nelle sue quartine, si evidenzia una armonia che non è facile raggiungere, e che nelle sue successive raccolte affina sempre più. Questo mette in risalto la sua singolare predisposizione per la poesia. Ciò che emerge nelle quartine Ceccarelliane è il suo modo “nuovo” di poetare, proponendo il dato poetico sotto forma di racconto narrazione, con finale moralistico. Numerose sarebbero le quartine da ricordare, ma una di queste “la questione di Cipro ‘ista da Peppe e ‘n chiesa” appare alquanto attuale: «Io saccio solu che quarziasi guera è stata sembre ‘n giru de quattrini... e fra ’n congressu e l’andru...sottotera ce finisciu li pori sordatini» Ceccarelli che si ispirò molto al Trilussa, conclude che forse è meglio «Passà la sera dentro a ‘na cantina fra ‘n fiascu rusciu e ‘n piattu de crastatu e‘na bella braciola pecorina». Un Ceccarelli moralista tutto da leggere e da riscoprire, un poeta che si scontra contro una società pudrita e corrotta. Roberto Iacoboni 6 ATTUALITÀ MONDO SABINO Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 RECENSIONE ALCUNE OSSERVAZIONI SULLE LIBERALIZZAZIONI E SULLE RIFORME FISCALI INTRODOTTE DAL GOVERNO MONTI La liberalizzazione delle attività di vendita stradale al minuto di carburanti, della vendita dei giornali e dei periodici, dei servizi di taxi insieme alla eliminazione delle tariffe minime dei professionisti ed all’introduzione di nuovi ordinamenti professionali vengono concepite dagli organi di governo e dalle forze politiche di maggioranza come un impulso alla diminuzione dei costi reali per gli utenti ed all’aumento dell’occupazione. Lo scrivente ha calcolato, con riferimento alla zona urbana di Roma, i redditi ritenuti congrui dall’Agenzia Entrate da tassisti e gestori di distributori stradali di carburanti. Con Gerico 2011 si ottengono i seguenti risultati: - Tassisti => Ricavi congrui = Euro 29.850,00 con un reddito di Euro annuo corrispondente di Euro 24.400,00 (al netto dell’IRPEF e dell’IRAP non supera Euro 21.000,00 ); - Distributori Stradali di Carburanti => Ricavi congrui = Euro 272.000,00 di prodotti soggetti a ricavo fisso ed Euro 8.300,00 per servizi vari. Reddito annuo corrispondente = Euro 16.720,00 (al netto dell’IRPEF e dell’IRAP non supera Euro 16.000,00). È necessario, inoltre, sottrarre dagli importi netti suindicati l’ammontare dei contributi INPS dovuti alle gestioni artigiani e commercianti (circa Euro 3.000,00 annui). Il tassista medio operante a Roma, pertanto, potrà disporre di circa 18.000,00 Euro annui mentre il distributore di carburanti di circa 13.000,00 Euro annui. I relativi redditi mensili ammontano circa ad Euro 1.500,00 e ad Euro 1.083,00. Considerando che in provincia e nei centri minori gli stessi sono più bassi almeno del 20%, la libera- lizzazione citata non produrrà nei rispettivi mercati né significativi ingressi di nuovi operatori né apprezzabili riduzioni di prezzo per gli utenti in quanto gli imprenditori presenti si trovano già in situazione di marginalità. Non è migliore la condizione di mercato degli avvocati la cui concentrazione in Italia è la più alta d’Europa (circa uno ogni 280 abitanti) per cui non è ipotizzabile una significativa riduzione delle tariffe. Il notariato ha difeso energicamente le proprie esclusive riuscendo, con l’ipotetico aumento della pianta organica, ad evitare di condividere alcune competenze con gli avvocati e con gli altri professionisti. L’aumento del numero delle farmacie potrà produrre nuovi posti di lavoro solamente nei centri urbani maggiori atteso che in provincia e nelle aree rurali l’attuale utile lordo delle vendite non consente un incremento degli addetti in ciascun punto vendita. L’introduzione dell’ACE, cioè dell’esenzione da imposta sulle società di un rendimento del 3% sui maggiori investimenti realizzati dall’inizio alla fine di ciascun anno non è in grado di apportare significative riduzioni del peso fiscale in quanto l’aliquota IRES è del 27,5% e dall’ultima analisi della Banca Mondiale emerge che gli investimenti delle aziende italiane negli ultimi anni sono diminuiti del 16% mentre i mezzi propri si sono ridotti del 20%. L’IRAP, nonostante le pressanti richieste di abrogazione avanzate dal mondo degli operatori economici ed i dubbi di costituzionalità , ha subito una modesta riduzione per mezzo di detrazioni aggiuntive da calcolare sul costo del lavoro. Con un attuale peso fiscale e contribuito italiano stimato dalla stessa Word Bank nel 68,6%, il rilancio della crescita può avvenire solamente attraverso un taglio drastico e strutturale della spesa pubblica e di quella previdenziale cui deve seguire una immediata rilevante riduzione del prelievo fiscale e contributivo. Tale incidenza di prelievo è molto vicina al 70% quale limite ipotizzato da vari economisti americani perché abbia efficacia la Teoria di Laffer sui benefici di una flat tax (aliquota unica tendenzialmente bassa); l’ammontare del debito pubblico (oltre 1.800 miliardi Euro ) e la crisi finanziaria e speculativa in atto, tuttavia, non consentono neanche riduzioni transitorie del gettito fiscale senza una corrispondente contrazione della spesa. Per evitare di subire le conseguenze di un incremento degli interessi sui titoli pubblici e di peggioramenti nei rating degli stessi gli organi di governo sono stati costretti a provvedimenti tampone e l’ondata speculativa è stata frenata con l’aiuto dei massicci acquisti effettuati dalla Banca Centrale Europea e dalla Banche nazionali. Il debito pubblico potrebbe essere ridotto attraverso la creazione di un fondo di gestione mobiliare ed immobiliare che dovrebbe essere sottoscritto, per lo più, da cittadini ed imprese italiane (soluzione che è allo studio degli organi di governo). Ciò impone, tuttavia, una decisa azione di valorizzazione del patrimonio immobiliare ed una nuova allocazione di buona parte delle partecipazioni statali strategiche. Enrico Maria Ubertini Vincenzo Masi FORANO TRICOLORATA Il contributo di un paese di Sabina all’Unità Nazionale 1798-1870 Edizioni della BIG – 2011 “Ognuno scrive una sua Storia che non sempre corrisponde alla Storia imparata a scuola” è riportato nel risvolto di copertina di questo libro. Ebbene, sì, la riflessione immediata che scaturisce alla conclusione della sua lettura induce la mente del lettore ad una reminiscenza delle cognizioni scolastiche e la curiosità di conoscere, con dovizia di particolari, come andarono veramente le cose e soprattutto quello che è realmente accaduto e quello che il “sistema” ha voluto far conoscere, o almeno “come” ha voluto tramandare i fatti. La storia, lo sappiamo, è spesso un condensato di realtà “addomesticate al potere” e di “convenienti versioni” che cervelli sicuramente intelligenti hanno dato in pasto al popolo senza timori di un’immediata rimostranza da parte di chi non ha i mezzi e le cognizioni precise per controbattere il “volere”: ebbene, un attento lavoro di revisione e di approfondimento porta in certi casi a “scoperte” inaspettate troppo a lungo “coperte” o almeno “diluite ad arte” per non turbare più di tanto la coscienza umana. Oppure – e ciò appare ancora più tragico – si eliminano particolari e situazioni che possono apparire “scomodi” a chi gestisce o ha gestito in epoche diverse l’evolversi degli eventi. Questo libro di Vincenzo Masi costituisce un autentico gioiello storicoculturale che colma un vuo- to finora ignorato da buona parte della gente, inclusi esperti e ricercatori che raramente si addentrano nelle realtà locali per illustrare e diffondere quanto avvenuto sul posto in occasione di eventi epocali. L’Unità d’Italia, in massima parte, nell’area geografica della Bassa Sabina è contornata da aneddoti e fatti tramandati il più delle volte da nonno a nipote (neanche da genitore a figlio perché raramente si assiste ad una situazione di tal genere) con abbondanza di leggende e dicerie sconfinate spesso dalla realtà all’immaginazione, accompagnata magari da interpretazioni che ben poco hanno di storico. Nel libro si parla di Forano, della sua storia, dei suoi personaggi in relazione al periodo epocale suddetto: già questo costituisce un documento prezioso che soprattutto le giovani generazioni dovrebbero accogliere come un prezioso ed insostituibile regalo per conoscere e comprendere il passato; ancor di più stimola curiosità ed interesse il commento dell’Autore con precisazioni e citazioni di documenti alcuni dei quali, nel corso degli anni, sono andati dispersi e difficilmente ne sarebbe restata traccia senza il lavoro portato avanti da Masi con paziente ed encomiabile dedizione. Altrettanto interessante si rivela il “Censimento della popolazione di Forano al 1860” riprodotto in appendice. Un’opera, dunque, che va a colmare un vuoto storico: un tassello importante che arricchisce il territorio sabino e tutti coloro che “amano sapere” immergendosi in una fase temporale che ha trasformato la nazione. L’Unità d’Italia, non a caso, è nata anche dagli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita dei piccoli paesi. Renato Leti Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 OMAGGIO A LUIGI MELILLI ATTUALITÀ MONDO SABINO 7 IN FILA...STROCCA PER LA CITTÀ Descrizione e storia dei monumenti di Rieti – Prima parte (da una pubblicazione del Centro E.N.A.I.P. Rieti e Scuola elementare “L. Minervini” di Rieti) Nel 1984-85 la Scuola elementare L.Minervini, che all'epoca si chiamava Scuola elementare S.Lucia avviò un processo di coinvolgimento degli alunni a cimentarsi nell'arte e nel sociale che realizzarono una prima mostra-mercato di pittura su stoffa fatta dagli alunni, compresi gli handicappati, il cui ricavato fu destinato all'acquisto di suppellettili per l'Ospedale Geriatrico reatino e degli ospiti del Ptocomio Manni. L'esperienza era guidata dal direttore didattico Luigi Melilli sempre aperto a tutto quanto di stimolante veniva dalla società civile, che per tutti gli anni novanta è stato anche collaboratore di Mondo Sabino, e realizzata da un gruppo di volenterosi insegnanti. Poco dopo, dalla collaborazione con l'ENAIP nacque l'iniziativa di coinvolgere gli alunni, pazienti e operatori psichiatrici nella redazione di una guida della città di Rieti in filastrocca, redatta dagli alunni con l'aiuto delle loro maestre. Collaborarono alla iniziativa le insegnanti Boscardni, Fabi, Marinelli, Petrucci, Rosati e Bruna Candidi. Vi collaborò anche Francesco Rinaldi. Ne venne fuori una guida interessantissima che condensa con semplicità la descrizione dei monumenti e la loro storia. Ma per meglio apprezzarla godetevi intanto il capitolo dedicato alla Fontana dei delfini. LA FONTANA DEI DELFINI e lì fu eretta la prima fonte che raccoglieva l'acqua del monte. Quella fontana fu poi trasformata, da altri architetti fu progettata: il primo disegno fu di Tumani ed il secondo di Vincentini. Nella piazza principale c'è una fonte ottagonale con tre schizzi da ogni parte sulla bella opera d'arte: quattro busti rovinati nella vasca collocati, coi delfini antichi e belli, da cui sgorgano zampilli. Poi nel centro a degradare, una colonna esagonale: che un bel calice sostiene con le teste di leone. Dalle bocce dei felini altra acqua sui delfini. Una vasca piccolina sopra un'altra colonnina, manda giù come capelli altra serie di zampilli. Da colonne e un'inferriata tutt'intorno è recintata, come fosse la regina della nostra cittadina: la fontana dei Delfini è un incanto pei reatini! STORIA Nel 1600 un noto architetto fece un progetto per l'acquedotto. L'acqua del Cantaro dai Cappuccini giunse alla Piazza pei cittadini, In un successivo rifacimento, nella metà dell'ottocento, da Fiore Paris fu rinnovata e poi dal Galli fu completata: con vasche e tritoni fu quindi abbellita perché la piazza si era ingrandita. Qualcuno dice che fu anche spostata ma nella piazza comunque è restata. fino a quando del tutto smontata fu perfino dimenticata. Fu più tardi riesumata e alla Rotonda collocata Poi di nuovo rispostata nella piazza è ritornata, dove è ancora testimone di una bella tradizione. In onore di Pietro Faustini: il Garibaldi di Terni TERNI - È stata scoperta ieri mattina a largo Villa Glori la nuova targa viaria che accanto al nome tradizionale, largo Villa Glori appunto, riporta l’indicazione già via Pietro Faustini, il Garibaldi di Terni. Iniziativa voluta dall’associazione garibaldina Faustini e dalla terza circoscrizione. Presenti alla cerimonia rappresentanti del comitato promotore il sindaco Di Girolamo e l’assessore Malatesta. Presenti anche molte scolaresche e interessati all’evento. Tutto perfettamente riuscito, mancava solo una mano di bianco a pulire il muro dove è stata apposta la lapide. Subito dopo il corteo si è spostato in via Narni dove la rotonda è stata intitolata sempre a Pietro Faustini, di nobile famiglia ternana, carbonaro e massone, era stato sempre in prima fila nelle attività cospirative e insurrezionali contro il regime oppressivo dello Stato pontificio. Garibaldino della prima ora, aveva ospitato il Generale nella sua casa all’indomani della fuga da Caprera e prima della partenza per Mentana. 8 CULTURA MONDO SABINO Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 LA GUERRA IN SABINA Un libro di Antonio Cipolloni che ci riporta al tragico periodo della Repubblica di Salò Recensione di Luciano Tribiani con intervista all’Autore L’ultimo lavoro di Antonio Cipolloni, cioè “La guerra in Sabina” ed. Celori Terni 2011, è una preziosa opera di documentazione e ricerca storica sugli avvenimenti accaduti in ogni comune della provincia di Rieti da quel fatidico 8 Settembre 1943, denominato giorno dell’armistizio, a quel radioso 12 Giugno 1944, chiamato anche giorno della liberazione del nostro territorio dall’oppressione nazifascista. Un periodo relativamente breve, poco più di 9 mesi, ma molto denso di avvenimenti che hanno tracciato un solco significativo nel sentiero della storia sabina. Avvenimenti intrisi di sangue e di lacrime, di sofferenze e di sacrifici, di atti eroici e di passiva sopportazione, di azioni di sublime carità umana e di tradimenti e vigliaccherie, di uccisioni, di vendette, di massacri, di deportazioni, di bombardamenti, di rastrellamenti, di imboscate, di ostaggi, di rapine, di devastazioni, di sabotaggi e di atti di guerriglia : insomma di tutto ciò che può declinare l’odioso vocabolario della guerra e della sopraffazione e violenza dell’uomo sull’uomo. D. Sig. Cipolloni perché ha sentito il bisogno di scrivere un libro che certamente non assomiglia ad un tascabile? R. Innanzitutto mi presento per quello che orgogliosamente sono, cioè un cattolico, un cattolico non fazioso, e nello spirito di questa appartenenza religiosa ho voluto descrivere gli avvenimenti di quel periodo storico sotto un profilo diverso restituendo alla verità molti meriti che appartengono ai militanti cattolici. La Resistenza in Italia non appartiene solo alla sinistra ma è un patrimonio condiviso anche con i cattolici, che ebbero modo di ribellarsi alle atrocità dei nazi-fascisti e soprattutto fornirono un contributo enorme per alleviare pene e sofferenze di coloro i quali furono le vittime dei soprusi tedeschi. Avrei dovuto pubblicare il libro almeno 30 anni fa, ma è stata tanta e tale la mole di documentazione che dovevo studiare e di in- terviste che dovevo sistemare che sono occorsi tanti anni prima di assestare e ricostruire decentemente la verità storica. Ho voluto pubblicare un’opera che analiticamente e meticolosamente raccogliesse tutti documenti rintracciabili, anche di fonte tedesca, riguardante quel periodo che il giornalista e scrittore Pietro Pileri ha chiamato Anno zero. Ho voluto riportare tutte le testimonianze raccolte tramite interviste alle persone coinvolte direttamente o informate sui fatti di allora. Infine ho voluto tracciare il profilo storico della rinascita di tutti i comuni della provincia di Rieti in mezzo a mille difficoltà, soprattutto economiche. D. Lei prima ha accennato al contributo rilevante di solidarietà e di eroica fortezza d’animo dei cattolici reatini. Le chiedo di citare il protagonista cattolico più significativo per lei. R. Senza dubbio il Vescovo Benigno Luciano Migliorini, che viene ricordato meglio altrove, cioè in Alta Italia, piuttosto che dalle nostre parti. Il vescovo Migliorini ebbe il grande merito di aver dato precise disposizioni al clero di prestare assistenza indistintamente a tutti coloro i quali erano sottoposti alle vessazioni e alle angherie dei nazifascisti e perciò in tante occasioni si schierò contro i tedeschi e contro il prefetto di Rieti Ermanno Di Marsciano, il quale molto spesso si spinse ben al di là dei compiti specifici a lui assegnati nella repressione della Resistenza. Furono evitate tante atrocità e tante rappresaglie nei confronti della popolazione per merito dell’intervento diretto del vescovo. D. Fra tanti episodi in cui fu coinvolto il Vescovo quale ricorda come emblematico del suo carattere. R. Certamente la circostanza in cui maggiormente trapelò il suo carattere volitivo, da excappellano militare abituato alla trincea, fu l’energica opposizione manifestata di fronte alla imposizione del Prefetto affinchè i preti esortassero i giovani ad arruolarsi nella nuova repubblica di Salò. Monsignore emanò precise disposizioni a tutti i parroci dall’astenersi da quella imposizione. Non solo, egli aveva espressamente ordinato di ospitare, proteggere e difendere gli sbandati ed i prigionieri feriti ed assistere spiritualmente e concretamente quanti erano in difficoltà, specialmente sui monti. Alcuni parroci cercarono di salvare i loro parrocchiani offrendosi essi stessi al martirio pur di evitare fucilazioni o deportazioni. D. In quell’oceano di orrori, lei ricorda 2000 vittime in stragi, fucilazioni, e bombardamenti. A questo punto chiedo qual è l’episodio più raccapricciante in cui si manifesta più che mai la ferocia nazista. Prontamente egli risponde che senza dubbio fu l’eccidio del Tancia sul quale egli stesso ha condotto uno studio di ricerca storica particolarmente documentato. Ma il tono della voce cambia bruscamente e si fa strada una profonda commozione come chi dopo tanto tempo mostra una terribile ferita che non riesce a rimarginarsi. R. Donne e bambini furono barbaramente trucidati. Non fu il risultato di una deplorevole legge di guerra cinicamente applicata ma il pro- dotto di una ferocia insensata e gratuita che non sarà mai possibile giustificare minimamente. La mattina del giorno 7 Aprile 1944, era un Ve n e r d ì Santo, i tedeschi effettuano un rastrellamento per scovare partigiani in zona Gallo e Casali del Tancia. Ammazzano 3 anziani ultrasettantenni e prendono come ostaggi donne, anziani e bambini, che vengono segregati nella locale chiesetta di Sant’Angelo. D. Perché riprendersela con persone inermi e inoffensive? R. Furono presi e trattenuti con l’accusa di essere fiancheggiatori di bande parti- giane. Ma quei pastori non avevano nulla a che fare con i partigiani che si erano accampati sulla collina di Sant’Erasmo, ai casali Ferri, con un avamposto situato di fronte ai casali Tancia. Quelle famiglie subivano sistematicamente razzie di bestiame e di generi alimentari da parte sia dei nazifascisti sia dei partigiani stessi. Poco prima del tramonto, dopo aver visto le loro case date alle fiamme e dopo aver subito violenze ed angherie da parte dei loro aguzzini, vengono trucidati con agghiacciante freddezza e senza alcuna pietà. I caduti, in numero di 15, erano 5 donne di cui una incinta di sette mesi, una bambina di 2 anni, 2 bambini di 4 e due di 6, un bambino di 9 anni ed una bambina di 11, una giovane di 18 e la zia, più un vecchio infermo di 78 anni. Tutte vittime innocenti di una vendetta criminale eseguita da soldati assassini che non vo- Recensione Antonio Puddu L’ORTO DEGLI ALVEARI Bastogi – 2011 Il profumo, il vento, i colo- senza concedere tregua. ri, la gente, il sogno: tutto si Èla vita, è la storia, non c’è ritrova in questo “orto di scampo: illusioni e sogni vita” dove l’immaginazione compongono un mosaico lascia il posto alla realtà ricco di tasselli a tinte forti perché una penna magica dove ogni personaggio ascome quella di Antonio sume forma e voce, dove Puddu regala al lettore nulla avviene per caso, sensazioni che apparten- dove un “destino” comungono a storie di vita. Storie que assegna spazi, gioie e che da un paese della Sar- dolori. Ecco, una domanda degna evadono verso oriz- insorge a fine lettura: dozonti lontani cercati e te- mina la speranza o la mamuti, amati e odiati, ab- ledizione? Non ha imporbracciati e respinti; rincor- tanza, basta sapere che in se infinite fatte proprie da quell’orto un alveare di epigenerazioni diverse, acco- sodi ha originato una pormunate da ideali di uomini zione ed un’essenza di e donne comunque salda- mondo insostituibile ed initi tra di loro da vincoli di mitabile. Rimane, e non sangue tramandati nel cor- sbiadirà, la forza dei coloso degli anni. E’ un cam- ri della vita: un quadro o mino di vita che si susse- uno specchio? Ambedue, gue da un capitolo all’altro risponde prepotentemente e che si assapora passo la voce interiore di chi legdopo passo: dall’infanzia al- ge e ama perdersi, oggi più l’adolescenza, dalla matu- che mai, tra la certezza del rità alla vecchiaia tra un’im- passato e l’incognita del fumensità di episodi e sen- turo. sazioni che, da sempre, Renato Leti volano via inesorabilmente Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 EVENTI CULTURALI IN SABINA TORRI IN SABINA “Associazione Istituzione Teresiana Italia” in collaborazione con il Centro di Approfondimento Culturale “Umberto Pennacchioni” Santuario di Vescovio (Torri in Sabina) Centro di Spiritualità “G. Marchetti” Incontri nell’ambito della formazione Artistico-Letteraria curati da Marco Testi docente e critico letterario. Sabato 24 Marzo ore 16,30 - Amore come fuga e ritorno in Le avventure di un uomo vivo di Chesterton Sabato 14 Aprile ore 16,30 - La rinuncia all’amore terreno e al mondo di Clemente Rebora Sabato 16 Giugno ore 16,30 - Ancora d’amore e morte: l’amore impossibile del Giardino dei Finzi Contini di Bassani. POGGIO MIRTETO “Associazione Amici del Museo” Incontri del Sabato - Ciclo di Conferenze – Sala Farnese ore 18.00 10 Marzo - Invecchiamento cellulare e invecchiamento umano - Relatore: Ettore Meccia, ricercatore Istituto Superiore di Sanità 24 Marzo - Cosa sappiamo dell’uomo Gesù. Il problema delle fonti storiche - Relatore: Emanuela Prinzivalli, ordinario di storia del Cristianesimo e delle Chiese - Università “la Sapienza” Roma 14 Aprile - Dee madri centro italiche. La Venere di Poggio Mirteto, divinità arcaica o falso storico. - Relatore: Dario Del Bufalo, architetto, specialista in antichità classiche. 21 Aprile - La Cipresseta Subspontanea di Salisano. Un gioiello storico-forestale, turistico e paesaggistico nel parco della memoria dei Monti Sabini 12 Maggio - Flaiano uomo e critico cinematografico. Ricerca per la tesi di laurea - Relatore: Alessandra Pepe. V. M. MARI O/E MONTI? MARI O MONTI, oppure MARI E MONTI? Ancora il dilemma non è sciolto. Rimessi alquanto in carreggiata i conti, Il baratro ha evitato; dunque, … assolto, Oprato se dei redditi ha taglieggio / Esoso e, rinvio delle pensioni. Ma lo sviluppo ancora io non veggio, Ovvero per la crescita le opzioni. Non sarà che non … sonci differenze Tra Mario Monti e Silvio … Burles-conti: Il secondo, un campione d’insolvenze, il primo, un sognator di MARI E MONTI? Ovvero: A me dispiace dire queste cose, che paiono persino permalose. Mario Monti, il nostro Presidente, è persona avveduta e competente. Da privati interessi motivato non è, com’era, invece, un beneamato, grande imprenditore; ma la tema è che di lui più grande sia il problema. LA TEMA CHE QUI VIENE ACCENNATA SPERIAMO CHE SIA PRESTO SBUGIARDATA. Gabriele Ricciardi CULTURA levano accettare la definitiva sconfitta ormai imminente. D. Di fronte ad un così efferato eccidio non ci fu un’inchiesta o almeno un atto di condanna anche se formale? R. Da parte tedesca assolutamente no; anzi i reparti che parteciparono al rastrellamento furono premiati con la Croce di guerra di II classe e nel loro rapporto, firmato anche da alti ufficiali della Wermacht, scrissero di aver giustiziato 18 banditi e aver distrutto notevoli quantità di munizioni ed esplosivi che sarebbero stati nascosti nelle abitazioni distrutte dai nazi-fascisti nella frazione Gallo ed Osteria Tancia. Menzogne adatte solo a ripulire una coscienza sporca e perversa ed anche G. Schreiber, uno dei massimi esperti tedeschi di storia militare, ricostruisce lo scenario della furia omicida delle truppe tedesche, alimentata da spirito di vendetta riversata barbaramente su gente comune ed inerme, aggiungendo che comunque l’uccisione di bambini in qualsiasi circostanza deve essere considerata un assassinio. Infine anche da parte delle autorità italiane incominciando dal Capo della Provincia di Rieti , Ermanno di Marsciano, non solo vi fu un colpevole e compiacente silenzio, ma addirittura cercarono di insabbiare ogni cosa, sperando che il tempo avvolgesse nell’oblio quella immane tragedia, vergogna del genere umano. D. Ma la lotta di liberazione per la sabina fu anche una reazione armata e militarmente organizzata o si ridusse soltanto a scontri episodici scatenati da puri atti di prepotenza e sopruso? R. I gruppi di partigiani che operarono nelle nostre montagne ebbero sempre contatti, anche se, indiretti con il Corpo Italiano di Liberazione. Le cellule di Morro Reatino e Rivodutri, di Poggio Bustone e Leonessa ebbero sempre contatti con la brigata Gramsci e quindi con il comitato di liberazione dell’Umbria, così come i gruppi operanti nella Bassa Sabina ebbero contatti con i centri logistici di Roma. D. Chi erano i partigiani sparpagliati sulle nostre montagne e scarsamente collegati fra loro? R. I partigiani non furono certamente banditi o assassini o MONDO SABINO comuni criminali come definiti dai nazifascisti, ma soldati, ufficiali del Regio esercito che invece di tornarsene a casa, preferirono combattere contro quelli che ritenevano invasori. Furono anche sbandati, fuggiti dai campi di prigionia nazisti, renitenti alla leva, imposta dalla Repubblica Sociale, e per questo ricercati e, se rintracciati, sarebbero stati severamente puniti per lo più con la deportazione nei lager tedeschi. Molti furono gli atti di sabotaggio organizzati e tesi a danneggiare le truppe di occupazione come ad esempio interi depositi di armi e munizioni fatti saltare a Poggio Mirteto scalo. D. A proposito di quegli atti di sabotaggio ho letto nel suo libro che i partigiani organizzarono un sabotaggio per fermare il treno che trasportava gli Ebrei del ghetto di Roma diretto nei campi di concentramento tedeschi. Dovevano far saltare un tratto di linea ferroviaria lungo il quale sarebbe dovuto passare il treno. Che cosa andò storto in quella circostanza in cui più che mai non avrebbero dovuto fallire? R. Come ho riportato e documentato nel libro, fu una semplice ed incredibile fatalità : un partigiano, che trasportava l’esplosivo occorrente per far saltare i binari, inciampò mentre correva lungo la linea ferroviaria cadendo in terra e generando un gran frastuono che mise in allarme le sentinelle tedesche le quali mandarono alla malora il piano che era stato ben congegnato. D. Sono passati quasi settanta anni da quel periodo, ma che cosa ricorda della ricostruzione all’indomani della liberazione, quale fu secondo lei il “pensiero dominante” di allora, tanto più che il filosofo Vattimo dice che adesso viviamo in una epoca caratterizzata dal “pensiero debole” ed il filosofo Garimberti afferma che si vive immersi in un totale “nichilismo mentale” che ci portiamo dietro come un ospite inquietante. Qual era la sfera emozionale collettiva di quel periodo? R. Un profondo senso ed una decisa volontà di riscatto, uno spirito di rivalsa dalle umiliazioni, dalla miseria, dagli orrori di una guerra che in 9 quanto tale distrugge gli uomini fisicamente e moralmente. C’era una gran voglia di fare a tutti i costi, c’era la voglia di ripristinare quei valori che sembravano demoliti dall’odio del conflitto, c’era la voglia di voltare pagina definitivamente ed iniziare un nuovo capitolo nel cammino della storia umana. Attualmente lamento purtroppo anche un certo lassismo nel mondo cattolico; mi piacerebbe un cattolicesimo più risoluto e determinato adesso più che mai perché c’è il bisogno prepotente di ripristinare quei valori morali che ora sono troppo deboli. Un mondo cattolico militante così come in tante circostanze si mostrò nel periodo storico che ho preso in esame dove la parola d’ordine imperante era la solidarietà, l’aiuto disinteressato verso il prossimo sofferente anche a costo della propria vita. Gli episodi contenuti nel libro di Cipolloni ci insegnano che, attraverso l’algebra della sofferenza che viene patita dagli esseri umani, quando sussiste una deriva della morale comune universale, quando c’è la disattivazione della responsabilità individuale, allora si ripiomba nella barbarie. Ogni lacrima ed ogni sofferenza insegna ai mortali una verità, ma ci insegna anche per dirla con le parole di Shakespeare che “come arrivano lontano i raggi di una piccola candela, così splende una buona azione in un mondo malvagio”, ed il libro di Cipolloni menziona numerosi atti eroici che non si possono dimenticare. E’ un libro che bisognerebbe avere nella nostra biblioteca privata tra quelli che si leggono più spesso e volentieri da parte di chi soprattutto si interessa di ricerca storica o vuole semplicemente mantenere viva la memoria. Grazie ancora ad Antonio Cipolloni per aver realizzato “una storia di popolo”, come propriamente l’ha definita Mons. Lorenzo Chiarinelli, per aver restituito alla memoria “il vissuto della gente che presenta il carattere della solidarietà”. Egli ha raccolto tanti episodi che ci fanno riflettere anche perché non possiamo pianificare il nostro futuro se non conosciamo bene le sofferenze e le tribolazioni da cui provengono i nostri padri. 10 MUSICA MONDO SABINO Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 ILLUSTRI SCONOSCIUTI LUCIANO GENTILE, ALIAS JEAN Un giovane talento sabino stroncato dalla malasorte È una calda giornata di settembre del 1964, Luciano Gentile, Lucianino il cantante per tutti noi, aveva approfittato di un breve spazio libero dagli impegni per fare visita alla cara nonna paterna ed agli zii Dario, fratello del padre e sua moglie Lucia, i quali con il loro usuale sorriso sono ben felici di aggiungere come sempre posti in più a tavola. Ma chi fra tutti manifesta gradimento per tale presenza sono due suoi giovanissimi ammiratori: Sergio, figlio della zia Lucia, sorella di mio padre, ed io. Lucianino dopo alcuni anni di gavetta musicale, benché non ancora ventenne, poteva a tutti gli effetti considerarsi una giovane promessa nel mondo della musica leggera, la sua apparizione di qualche settimana prima ad una trasmissione Rai, condotta da Mike Buongiorno, lo aveva elevato a personaggio pubblico ed ai nostri occhi come un vero e proprio idolo, tanto che quando ci regala la sua immagine impressa nel cartoncino della casa discografica, approfittiamo della sua assenza per "rubarne molte altre". Siamo negli anni sessanta, la televisione è ancora appannaggio di poche famiglie, per ancora decine di anni rigorosamente in bianco e nero e con solo due canali. Potete immaginare il clamore per un piccolo paese come Poggio Moiano vedere in televisione un concittadino! Sergio ed io incantati dai suoi racconti, un mondo per noi lontano e sconosciuto quanto ambito, gli studi televisivi, le "sbirciatine" alle ballerine mentre si cambiavano gli abiti, le sale di registrazioni, le feste a casa degli amici, alcuni famosi. Cosa potevamo fare noi se non sognare!!! Non avevamo in quel periodo altro svago la sera che riunirci in "comitiva" nei posti consueti all'aperto, per cantare parlare, giocare o solamente godere nello star vicino al soggetto dell'innamoramento attuale. Quella sera "la comitiva", più nu- Luciano Gentile (Jean Luk) merosa del solito, si raduna nei pressi del villino "della sora Filicetta" appena fuori il paese e qui tutti seduti sul marciapiede ad ascoltare Luciano con la sua inseparabile chitarra. Ci fa sentire, oltre al successo del momento “Torno a pregare” (di Mogol - Daniels), alcuni brani che avrebbe di lì a poco dovuto incidere, uno in particolare bellissimo, “A casa del sole”, la versione Italiana di un successo di Eric Burdon end the Animals, brano ai primi posti nelle classifiche Americane ed Inglesi, "The house of rising sun". I nuovi brani sono bellissimi, ma preferivo i suoi brani incisi precedentemente anche se poco apprezzati dal pubblico, brani incisi anni prima con la Fonit (aveva già all'attivo sei incisioni, sei dischi 45 giri) con i nuovi ritmi americaneggianti, rock end roll e twist, siamo nell'epoca del mitico Elvis. Lo stile di Luciano, il suo modo di cantare e di ballare lo avrei rivisto poi nel Celentano, in Little Tony, in Bobby Solo. Il giorno seguente Luciano riparte, non tornerà mai più a Poggio Moiano, non fece in tempo a registrare le nuove canzoni, altri lo fecero per lui. Un destino crudele spezzò la sua vita e la sua carriera due mesi dopo. Tornando da una festa in casa di amici, la sua macchina si schiantò sul viadotto che da piazza Gondar collega Montesacro. Luciano non aveva compiuto ancora venti anni. A distanza di pochi mesi stesso atroce destino per il fratello di Mina Alfredo Mazzini, in arte Geronimo. Luciano nasce a Roma il 29 aprile del 1945, suo padre Renato ha una piccola azienda che produce liquori, una simile è a Poggio Moiano (Liquorificio Sabino) gestita dal fratello Dario. Papà Renato desidererebbe il figlio più piccolo in azienda dopo gli studi assieme agli altri due fratelli Mario e Romolo. Luciano ama e rispetta i genitori, non trascura la scuola, ma non può rinunciare alla sua grande passione; è troppo attratto dal mondo della musica. A soli 15 anni forma il suo primo gruppo, The Little Boy, si esibisce in un teatro di viale Libia. Luciano Gentile al canto e chitarra, Lucio Maniscalchi al basso e Stefano Mercanti alla chitarra solista. Arriva il primo ingaggio, una tournée di avanspettacolo nell'Italia meridionale. Luciano parte con la sua chitarra ed un carico di speranze superando enormi discussioni con i genitori. Dopo cinque giorni torna con il resto del gruppo in treno a proprie spese, dei sol- di promessi neanche l'ombra, la prima "fregatura". L'esperienza negativa e quel senso di rimorso verso i genitori lo lega per un breve periodo al ruolo di bravo studente, ma dura poco. Viene la seconda opportunità: un dirigente della Fonit (nota casa discografica Americana) lo vuole a Milano. Luciano ha l'opportunità di incidere il suo primo 45 giri, ma soprattutto di frequentare le nuove giovani promesse della musica leggera Italiana. Milano, come per la moda, anche per i giovani talenti è una vetrina importante e unica. Dalla lontana America una nuova musica approda anche in Italia, un chitarrista grassoccio Bili Haley lancia un nuovo genere "Rock and Roll", una musica dal ritmo che ti possiede, ti fa ballare anche se non ne hai voglia. Luciano in Italia è uno dei primi musicisti del nuovo sound, con lui a Milano Clem Sacco (parente di Elio e le storie tese), Fausto Denis (ora Leali), Baby Gate (poi Mina), Celentano, Gaber. Il piccolo ragazzo biondino a solo 17 anni non immagina certo che tra i suoi colleghi alcuni diverranno dei veri e propri idoli ma, benché giovanissimo, sente di potercela fare, ha tutte le carte in regola, voce particolare, estesa, si Il primo disco della Fonit presta bene al nuovo sound, ottimo chitarrista. Artisticamente scelgono per lui un nome inglese Jean Luk e forma il suo secondo gruppo “Carletto end his dreames”. Ne ha di stoffa quel ragazzo, un leader nato. Come poteva papà Renato tenerlo a bada! In due anni incide sei 45 giri, dodici canzoni, alcune da lui scritte, le vendite non sono esaltanti anzi diciamolo chiaramente, sono dei fiaschi. Ma giudicando con il senno del poi, come poteva essere il contrario? La musica del tempo ha i suoi idoli in Claudio Villa, Nilla Pizzi, Luciano Taglioli, il nuovo genere musicale è apprezzato solamente da una esigua parte dei giovani. Chi ha la mia età si ricorderà anche tra i giovani lo spartiacque fra chi li rappresentava "con sobrietà", i quattro ragazzi di Liverpol, I Beatles, ragazzi sempre ben vestiti, acconciatura dei capelli ben curata a caschetto, portamento da bravi ragazzi e chi dei giovani ne rappresentava con i Rolling Stones l'euforia, la passione, l'eccentricità, l'irrequietezza, stili meno sobri (come va di moda dire ora). Luciano dei Beatles ha l'acconciatura dei capelli, niente jeans, sempre con la sua cravattina ma per il resto, musicalmente parlando, è una pietra rotolante. Quanto arduo per una casa discografica scommettere sui nuovi generi, promuovere "gli urlatori" come Jean Luk. Non c'è molta attenzione, né da parte della critica tantomeno del pubblico: tanto impegno e poche le soddisfazioni, ma la passione è un fuoco inarrestabile. Luciano crede in quello che fa, non si risparmia, aspetta solo il momento giusto, ha carattere quel ragazzino! Un imprenditore gli prospetta una tournée in Polonia, non può rifiutare, parte con il suo gruppo. L’entusiasmo non è al massimo, ma dopo la prima serata si accorge che il suo spettacolo Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 MUSICA MONDO SABINO 11 LUK, ALIAS LUCIANO VIERI di Adriano De Cupis piace, anche troppo a giudicare da quanto riesce a “gasare “ i ragazzi . Tanto è il successo dei giorni seguenti tanti sono i danni subiti dal locale, la sua musica eccita la gioventù, l’indice di gradimento è grande, ma grandi sono anche i danni, tanto da far desistere l’impresario nel proseguire gli spettacoli. Così un giornalista su “Musica e dischi 1963” sui concerti di Varsavia “Si è esibito il giovane cantante Jean Luk, gli applausi tributatigli, tali da fargli concedere più bis, sono le più evidenti prove del successo raggiunto da Jean che ha portato all’entusiasmo come e forse di più dei suoi più noti colleghi”. Al rientro Jean Luk incide altri due brani, da lui scritti (So romantic e Little rock), sempre con la Fonit U.S.A. Studia per migliorare la tecnica con il suo strumento preferito la chitarra, ma si esercita anche con il basso, batteria e pianoforte, addirittura con il clarinetto. Siamo nel 1963 quando Radaelli lo vuole al Cantagiro (youtube Luciano Vieri). Luciano gira tutta l’Italia con il brano “Saraghina twist” che viene utilizzato nel film di Federico Fellini (Otto e mezzo). Il Cantagiro tocca le piazze di tutta Italia, ma quella musica non può andar bene al pubblico delle “piazze”. Come tutti i precursori ne paga lo scotto. Ma Luciano non si arrende, anzi queste sconfitte temprano e fortificano sempre di più la sua personalità. Un incontro importante quello con Nico Fidenco ed il produttore Durante, convinti ambedue delle potenzialità di Luciano scommettono sul suo destino artistico. A breve lo convincono a cambiare casa discografica e con essa il nome artistico, Jean Luk diviene Luciano Vieri, la sua nuova casa la R.C.A. (A.R.C per i giovani talenti). Trovano per lui un pezzo dalle tonalità canore adatte alle sue corde vocali, niente più urletti, ma una melodia tutta italiana con un crescendo che ti entra dentro, il testo (udite, udite gente!!) è di un certo Mogol, non è ancora denco con “Con te sulla spiaggia”, Rita Pavone con “Alla mia età”, The Primitives (Mal) con “Yeeeeeh!”, Enzo Jannacci con “Vengo anch’io, no tu no”, Edoardo Disco “Compilation anni ‘60 - volume 1” della R.C.A. famoso, lo diverrà soprattutto in seguito in coppia con Lucio Battisti, altro Sabino cresciuto all’ombra della Madonnina. Il brano di Luciano (Torno a pregare) dalle prime settimane si piazza nelle classifiche di vendita e in 15 giorni supera le 10 mila unità, il lato b del 45 giri (Ho un amico) viene tradotto e cantato in Francia da Sylvie Vartan (Avec moi). (n.d.r. Anni fa la R.C.A ha prodotto un L.P., disco al vinile, contenente 12 canzoni). I migliori pezzi degli anni sessanta, fra le 12 canzoni figura “Torno a pregare” di Luciano Vieri in compagnia di Morandi con “In ginocchio da te”, Silvie Vartan con “Irresistibilmente”,The Rokes con “È la pioggia che va”, Luigi Tenco con “Un giorno dopo l’altro”, Lucio Dalla con “Il cielo”, Nico Fi- Vianello con “Il peperone”, Jimmy Fontana con “La nostra favola”. Ah mitici anni sessanta!!!! Per Luciano comincia una nuova vita, dopo tante delusioni ed amarezze finalmente arriva il successo. Fa sfoggio della sua voce trasformata ed adattata al nuovo sound, “Ray Charles e Little Richard sono i miei idoli ma la mia voce non somiglia a nessun’altra perché è tutta impostata un’ottava sopra” - diceva Luciano appena diciottenne. Tra i suoi sostenitori c’è Gino Paoli e Michele, i quali lo abbracciano dopo una sua apparizione in un programma televisivo, anche il sanmarimese Little Tony, tornato in Italia dopo una felice parentesi londinese, si unisce al gruppo dei sostenitori, ormai i fischi del can- tagiro, delle canzoncine urlate per Lucianino sono solo un vecchio ricordo. Papà Renato ha le lacrime agli occhi quando vede sul palco quel figlio biondo, ce l’ha fatta! Arriva il successo e con esso ottimi guadagni, una tranquillità anche in famiglia per una azienda che stenta a decollare. Si susseguono per Luciano una serie di incontri con la casa discografica la quale ha già pronte per lui una serie di incisioni di successi americani. La R.C.A ormai sa di avere qualche cosa di prezioso tra le mani un binomio favoloso Luciano Vieri Mogol. Non si perde tempo, business is business. Iniziano le registrazioni, sono programmati per Luciano cinque dischi; oltre alla “Casa del sole”, un altro successo americano tradotto nella nostra lingua “Non mi pentirò”, seguiranno “Le hai detto che ti amo”, e “Come soffrirò quando piangerò”. Ma Luciano è anche autore, tira fuori dal cassetto alcuni suoi brani che altri incideranno, Nico Fidenco con “Aspetto qualcuno”, e “Se vorrai restare” da un cantante esordiente Luigi Chiocco. Tutto sembra volgersi al meglio, Lucianino tra i suoi impegni volentieri trova spazio per le visite alla cara nonna Pierina a Poggio Moiano. Tutti lo vogliono.......... una sera come tante a casa di un suo amico, bella festa, sorrisi balli, brindisi, ma è tardi, la sua ragazza deve rientrare in orario e Luciano, non lo sa, ma ha un appuntamento con un destino infame. Dopo aver accompagnato la sua ragazza, “la Signora dal manto nero” lo ha aspettato su quel viadotto delle Valli, la sua macchina si schianta, con essa le sorti, le speranze, la carriera di una giovane stella del firmamento musicale, Luciano aveva solo 19 anni. Di lui Mario De Luigi ha scritto nel libro “L’industria discografica” “Luciano Vieri è ancora oggi un punto di ri- ferimento del rock italiano”, Mario Galdieri su Tutto musica “La morte gli ha rubato il successo”. Luciano è stato un pioniere del Rock, molto, tanto, avrebbe potuto dare, commercialmente, il cambio della casa discografica è stata un’ottima scelta. Il suo primo approccio musicale, quella musica quel genere tanto bistrattato all’inizio della sua giovane carriera, dopo tanti anni esploderà in una miriade di personaggi creando un vero e proprio filone musicale, Luciano lo aveva anticipato, sicuramente ne sarebbe divenuto un leader. Voglio chiudere con un ricordo di tanti anni fa in Argentina. Ero presente alle prove di Nicola di Bari nel teatro Colon di Buenos Aires. Preparava uno dei tanti spettacoli in programma nel Sud America, rimasi sconvolto sentendolo suonare il brano di Lucianino al pianoforte durante una pausa, “Ma come fai a conoscere questo brano” gli dissi sbigottito, “un gran bel pezzo Torno a pregare, cantato da un grande, purtroppo scomparso”, mi rispose. Oggi Luciano avrebbe avuto 67 anni, la sua è stata una breve carriera, breve ma quanto basta per collocarlo tra i grandi (sconosciuti). Discografia 45 giri 1962 The girl whith her dog - Tell me baby - Fonit Jean Luk 1962 Let’s dance the twist You are my love Fonit Jean Luk 1962 Dado di miele - Al fuoco - Fonit Jean Luk 1963 Una stella nella mano - Anna Twist - Fonit Jean Luk 1963 Little Rock - So Romantic - Fonit Jean Luk 1963 Saraghina twist - Odio quelle che sognano Fonit Jean Luk 1964 Torno a pregare - Ho un amico - A.R.C. Luciano Vieri 12 ATTUALITÀ MONDO SABINO VALLE DEL TEVERE TEMPI MODERNI LA CHIAMANO TUTELA DEL PAESAGGIO Alcuni anni fa alla Regione Lazio s’inventarono una legge che “doveva” tutelare il paesaggio delle colline che si affacciano sulla valle del Tevere. Una soluzione a dir poco saggia, che avrebbe dovuto evitare un’espansione edilizia indiscriminata; ma così non è stato. In passato, per costruire una pur modesta struttura abitativa bastavano diecimila metri quadrati di terreno (un ettaro). La legge regionale, portò a tre ettari la superficie minima per edificare, riducendo al minimo le abitazioni di nuclei familiari singoli; l’opposto di quello che aveva fatto in maniera molto più intelligente la Regione Toscana. Ma, se si sono ridotte all’osso le strutture unifamiliari, si è permesso ai singoli Comuni di prevedere nei piani regolatori, la costruzione di grossi agglomerati edilizi. Sono sorti così dei nuovi paesi a fianco di quelli esistenti, che nella maggior parte dei casi, hanno innescato un forte aumento della popolazione e che, in alcuni, è addirittura raddoppiato. Tutto questo ha creato degli squilibri preoccupanti nelle infrastrutture. Infatti, gli acquedotti comunali non sono più in grado di far fronte alla richiesta idrica delle nuove utenze, le cabine elettriche non sopportano l’aumentato carico di energia, mentre i modesti depuratori, non sono più in grado di filtrare i liquami fognari. Un discorso a parte merita la megastruttura commerciale della “Outlet” posta quale enorme decoro multicolore ai piedi della verde mole del Soratte. Per costruirla, è stata spianata un’intera collina spostando migliaia di metri cubi di terreno. Il paesaggio è stato completamente stravolto, non solo dalla struttura commerciale ma anche dalle migliaia di Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 metri quadrati di terreno occupati dalle aree di parcheggio e dal labirinto di strade e rotatorie. Per fortuna che si è evitato di costruire il polo intermodale, poi spostato a Passo Corese, che sarebbe dovuto sorgere nell’adiacente piana del Tevere e che prevedeva un parco ferroviario di cinquanta binari e un movimento di duemila tir giornalieri, nel qual caso il disastro sarebbe stato totale. Mi è stato riferito che su una collina dirimpettaia alla megastruttura commerciale, cadente nel Comune di Stimigliano, c’è un’azienda agricola di sette ettari, gestita da una giovane imprenditrice, che coltiva viti e olivi. Alla stessa, la Soprintendenza per i beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, ha vietato di costruire un locale, di qualche decina di metri quadrati, per il ricovero delle attrezzature e dei prodotti dell’azienda, per il considerevole impatto ambientale che la struttura comporta. Qualcuno ha suggerito alla giovane imprenditrice di prendere in affitto, anche se dista alcuni chilometri, un locale presso la megastruttura commerciale del Soratte. Eppure, considerando quando era accaduto sulla riva opposta del fiume – area Soratte – dove l’impatto ambientale era del tutto inesistente, avevamo pensato che alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio: direttori, funzionari e impiegati, fossero tutti “non vedenti”, uscieri compresi. Ma non è così. Costoro riescono a vedere la pagliuzza nell’occhio dell’agricoltore e non vedono la trave nell’occhio delle grandi società. Vincenzo Masi Legatoria “La Reate” Via Picerli, 23 - 02100 RIETI Tel. 0746/48.25.98 SE TRE MONTI ERANO TROPPI, ANCHE UNO BASTA E AVANZA Da quando s’è insediato il nuovo governo tecnico, sembrava che per uscire dalla crisi economica bastava affrontare il problema pensioni e tutto si sarebbe risolto. Innalzare l’età pensionabile a sessantasette anni è abbastanza facile sulla carta, come se la maggioranza dei lavoratori, fosse composta di impiegati e insegnanti. Ci volevano dei cattedratici della Bocconi per tenere un operaio sessantasettenne a una catena di montaggio, o per mandare un carpentiere della medesima età su un ponteggio a trenta metri da terra, o, ancora, un muratore a riparare un tetto. E cosa faranno fare per i restanti sette anni, ai conducenti dei servizi pubblici e gli autisti di tir, ai quali tolgono la patente a sessant’anni? Italici misteri. Ora siamo alle prese con la liberalizzazione delle “caste”. I tassisti, sembra, siano una vera piaga; basterebbe aumentare le licenze e il “caso Italia” sarebbe risolto. Della casta dei politici e dei parlamentari con i loro innumerevoli privilegi nessuno ne parla. Un notaio intervistato in tivù, al quale chiedevano se quella dei notai era una casta, ha dato una risposta molto esauriente; ha detto: “Perché un notaio è un notaio”. L’ho trovata intelligentissima. Qualche giorno fa, il mio vicino di casa, un pensionato ultraottantenne con seicentotrenta euro di pensione mensile, ha dovuto rimandare indietro il gasolio da riscaldamento che aveva ordinato, in quanto il fornitore non accettava il pagamento in contanti, perché l’importo superava, di poco i mille euro. “M’ha dittu de pagà co’ l’assegni”. Mi ha spiegato l’anziano signore: “li pigliavo de mi’ moglie prima che se morisse”. Pensando che si trattasse degli assegni familiari per coniuge a carico. Quella poi, della tracciabilità dei pagamenti è stata veramente una bella trovata. Ve li immaginate, le migliaia, o meglio, i milioni di pensionati costretti ad aprire un conto corrente per poter riscuotere la pensione? Una vera goduria per le banche e comprensibilissimi disagi per i cittadini. Pensate a queste persone, tanto avanti con gli anni, alle prese con gli assegni e la tenuta del conto? Quanti dovranno ricorrere a un commercialista? Ecco, quella dei commercialisti è una categoria da liberalizzare. Parlando, in piazza, con alcuni pensionati che percepiscono otto - novecento euro al mese, dicevano che era stato loro suggerito di aprire comunque un conto, perché con i prossimi aumenti, le loro pensioni, avrebbero superato la soglia dei mille euro. Con i tempi che corrono, ve li immaginate quali vistose maggiorazioni potranno arrivare a questi disgraziati? Altri misteri italici. Ora veniamo alle ricevute fiscali che si sarebbero potute detrarre, incentivando così i consumatori a richiederla per ogni acquisto o prestazione. L’ex ministro Visco, in una intervista apparsa sul settimanale, l’Espresso della scorsa settimana affermava che l’Italia è la nazione dove si detrae moltissimo, molto più degli altri paesi europei e anche più degli Stati Uniti. Vedo che c’è cattiva informazione non solo nei ministri in carica ma anche negli ex. Infatti, Visco non sa che negli Stati Uniti, non solo, detraggono le ricevute fiscali ma anche le spese di viaggio per recarsi al lavoro. O forse Visco si riferiva non alle detrazioni dei lavoratori dipendenti ma a quelle permesse a imprenditori e professionisti, che rinnovano annualmente le auto o fanno figurare l’acquisto di attrezzature o di beni magari con false fatture. Su questo posso dargli ragione. E giacché si parla di Stati Uniti, in quel paese chi non paga le tasse va in galera, in Italia gli evasori sono stati fino a oggi incoraggiati dall’ex presidente del consiglio. Ma quello che ha fatto sorridere molti, è stato il blitz di capodanno a Cortina da parte della guardia di finanza. Non facevano prima a controllare i registri automobilistici per ritrovare i possessori nullatenenti di bolidi di lusso. Infine la cosa per nulla divertente è stata, sempre a Cortina, l’intervista a una signora impellicciata, mandata in onda sul tiggì uno, alla quale era stato chiesto, che ne pensava dell’attuale crisi. È costei ha candidamente risposto: Ma perché c’è la crisi. La frase m’è suonata come quella pronunciata da Maria Antonietta di Francia voleva dare le briosce al popolo che non aveva pane. Di lì a poco scoppiò la Rivoluzione. Vincenzo Masi Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 POLITICA MONDO SABINO 13 Spazio autogestito da Sabina Radicale QUANDO PER FARE CAMPAGNA ELETTORALE CI VUOLE UN VERO INVESTIMENTO FINANZIARIO Mentre i partiti fanno fronte comune per sostenere Monti nelle scelte impopolari di “lacrime e sangue” per i cittadini italiani, scelte che LORO non avrebbero mai neanche potuto pensare per non perdere il consenso elettorale,si sono arricchiti con il finanziamento pubblico, prima, poi dopo il referendum che li aveva aboliti, con il rimborso per le spese elettorali arrivando ad ottenere ancora più denaro dallo stato, prelevandolo dalle tasche di quei cittadini ai quali tra non molto chiederanno il loro voto alle prossime elezioni. Insomma per la partitocrazia non esiste investimento migliore che le elezioni dove, sia che vincano o perdano continueranno ad accumulare nei loro forzieri milioni dei nostri euro e se sono anche fortunati siederanno anche su poltrone comodissime e remuneratissime con privilegi e vantaggi immondi ed immorali mascherando il loro intento nel dirci che lavorano per il bene dell’Italia e dei suoi abitanti. Ecco come siamo arrivati a questo punto. Fonte: Notizie radicali Tra spese e contributi un guadagno del 389 per cento 579 milioni spesi in campagne elettorali dal 1994 al 2008, 2 miliardi e 253 milioni ricevuti dallo Stato nello stesso periodo. Lo “spread” tra uscite e entrate impoverisce le casse pubbliche e arricchisce le casse dei partiti. E secondo uno studio dei Radicali, realizzato sui numeri della Corte dei conti, lo spread in questione aumenta a partire dal 2004 e si impenna in misura esponenziale dal 2008. La causa: due leggine: la prima fa passare il contributo da 4.000 lire a 5 euro per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali; la seconda dispone la continuità del “rimborso” elettorale anche quando le Camere vengono sciolte. Parlare di rimborso è improprio, naturalmente: i soldi spesi per la campagna elet- torale tornano con un interesse del 389%! I blitz partitocratici con cui sono state modificate a poche settimane dal voto le leggi elettorali per le Politiche del 2006 e le Europee del 2009,hanno determinato, oltre alla restrizione artificiale della rappresentanza politica, la spartizione tra cinque partiti (PDL, Lega, Pd, IdV e Udc) del 94% dei finanziamenti pubblici erogati sotto forma di truffaldini rimborsi elettorali. Rimborsi che sono cresciuti, dai 47 milioni di euro del 1994 ai 300 milioni del 2009. Il 6 agosto il giornalista Eduardo De Blasi in prima pagina su Il Fatto quotidiano dimostra come un'eventuale caduta del Governo Berlusconi e il ricorso ad elezioni anticipate non eviterebbe una spesa di più di 100.000.000 agli italiani. Infatti, secondo la legge in vigore dal 2006 (legge n. 51) i partiti percepiscono i rimborsi elettorali a prescindere dalla durata effettiva della legislatura. Secondo i calcoli di De Blasi: "Se dal 2006 al 2010 ogni anno ci si è dovuti sobbarcare la spesa di quasi 100 milioni di euro (99.929.149,14 ogni anno) per finanziare le strutture politiche rappresentate nella XV legislatura, dal 2008 e fino al 2012 si dovranno comunque pagare ai partiti che contano eletti in Parlamento i rimborsi elettorali della tornata politica che ha dato vita alla XVI: sono 100.618.876,18 euro l’anno (503.094.380,90 quelli complessivi riconosciuti sui cinque anni), cui si sommano i rimborsi, sempre milionari, dovuti per le consultazioni regionali ed europee. Da quando è iniziato il governo Berlusconi, solo per i rimborsi elettorali delle politiche, sono stati spesi 600 milioni di euro. E il calcolo non tiene conto dei duecento milioni, che, volenti o nolenti, si dovranno sborsare. Una cuccagna." Le mani della partitocrazia frugano nelle tasche degli ita- liani da oltre 30 anni. I partiti hanno cambiato nome, il "finanziamento pubblico" anche, ma il movimento radicale resta l'unica organizzazione politica ad essersi sempre opposta a questa truffa. Il giornalista del Fatto Quotidiano ricordava il quesito referendario promosso nel 1993, attraverso il quale il 90,3 per cento dei cittadini votanti si espresse a favore dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Ma quell'iniziativa referendaria non fu nè la prima nè l'ultima iniziativa. Nel 1974, con l'approvazione di tutti i partiti tranne i liberali, entra in vigore la Legge n. 195, la prima a istituzionalizzare, a carico dello Stato, il sostentamento delle strutture dei partiti piuttosto che il sostegno all’iniziativa politica. Tale legge riconosceva i contributi ai partiti rappresentati in Parlamento, penalizzando quindi le nuove formazioni politiche. I finanziamenti pubblici vennero giustificati come una risposta agli scandali per tangenti emersi nel 1965 con il caso Trabucchi e nel 1973 con lo scandalo petroli. È il periodo in cui i Radicali lavorano ai primi 8 referendum della storia repubblicana. Quello contro il finanziamento pubblico ai partiti è uno dei due quesiti che arriva ad essere sottoposto alla volontà dei cittadini (insieme a quello per l'abrogazione della Legge Reale). L’11 giugno 1978 gli elettori sono chiamati al voto per l’abrogazione della Legge 195/74. Il referendum non passa, ma la percentuale dei voti favorevoli è molto alta, il 43,6%. I promotori sostenevano che lo Stato dovesse favorire tutti i cittadini attraverso i servizi, le sedi, le tipografie, la carta a basso costo e quanto necessario per “fare politica”, non per garantire le www.sabinaradicale.it strutture stesse dei partiti: queste dovevano essere autofinanziate dagli iscritti e dai simpatizzanti, in modo trasparente. Nel 1981 vengono introdotte le prime modifiche, con la legge 659. L’ostruzionismo parlamentare radicale volto a bloccare l’istituzione dell’indicizzazione dei finanziamenti e ad ottenere maggiore trasparenza dei bilanci dei partiti, fa si che il testo approvato pur prevedendo il raddoppio dei finanziamenti pubblici, includa anche il divieto per i partiti e per i politici (eletti, candidati o aventi cariche di partito) di ricevere finanziamenti dalla pubblica amministrazione, da enti pubblici o a partecipazione pubblica. Il finanziamento pubblico ai partiti viene abolito nell’aprile del 1993. Nonostante l'ampia vittoria referendaria a dicembre dello stesso anno viene “aggiornata” la legge e i rimborsi elettorali iniziano a chiamarsi contributo per le spese elettorali. Il 27 marzo 1994 si svolgono le elezioni: il rimborso è erogato in un’unica soluzione per un ammontare complessivo nella legislatura, tra Camera e Senato, di 47 milioni di euro. Nel 1997, con la legge “Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici”, si reintroduce il finanziamento pubblico ai partiti: ciascun contribuente può destinare una quota pari al 4 per mille dell'imposta sul reddito, al finanziamento dei movimenti e partiti politici, senza poter indicare a quale partito. La data per l’erogazione in favore dei partiti viene fissata entro il 31 gennaio di ciascun anno. E' proprio nell'estate del 1997 che i radicali danno vita a una serie di iniziative con cui, in banconote da 10.000 timbrate, restituiscono i soldi del loro rimborso ai cittadini. Nel giugno 1999, viene emanata una nuova legge, “Nor- me in materia di rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e referendarie”: un vero e proprio finanziamento pubblico, trattandosi solo di un teorico rimborso elettorale, che non ha alcuna attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. I fondi sono 4 oltre a quello previsto per le consultazioni referendarie: uno per la Camera, uno per il Senato, uno per le elezioni al Parlamento europeo e uno per le elezioni regionali. Il fondo si costituisce in occasione della consultazione elettorale e si eroga in rate annuali; in caso di scioglimento anticipato della legislatura si interrompe l’erogazione. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa ammonta a 193.713.000 di euro. A luglio 2002 viene emanata la legge recante “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”. Il fondo diventa annuale, ma almeno sopravvive la norma che prevede l’interruzione dell’erogazione in caso di fine anticipata della legislatura rispetto alla naturale scadenza. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa passa da 193.713.000 di euro a 468.853.675 euro. Il 26 febbraio 2006, con la legge n. 51 l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale. Così si consuma l'ennesima strage di legalità e di diritto in Italia: il voto referendario viene dimenticato e i cittadini, di Governo in Governo, di legislatura in legislatura, continuano a pagare per qualcosa che non vogliono. Gia Benedetti BOXE 14 SPORT MONDO SABINO JULIO CÉSAR CHÁVEZ JR PUGILATO ANTICO PER UN GIOVANE CAMPIONE Chávez Jr con il padre. Julio César Chávez Jr., soprannominato JC Jr, (Culiacán, 16 febbraio 1986), è un pugile messicano, figlio del leggendario Julio César Chávez. Nome completo Julio Cesar Chavez Carrasco, nasce il 16 Febbraio 1986 a Culiacan nella provincia di Sinaloa in Messico. Pugile guardia destra, potente e capace di far male con entrambe le mani. Debutta sul ring il 26 settembre 2003, a soli 17 anni, al Parque Revolucion nella sua città natale Culiacàn contro Jonathan Hernandez, vincendo per Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 decisione unanime in 4 round. Per il suo quinto match da professionista viene scelto un palcoscenico d’onore, dove hanno combattuto tanti grandi campioni del pugilato, come l’hotel-casinò MGM Grand di Las Vegas, dove sconfigge con decisione unanime in 4 round Oisin Fagan. Nel dicembre 2005 Chavez jr. aveva già combattuto 23 match vincendoli tutti (18 per KO) quando affronta Carlos Molina, che lo costringe al pareggio sulle 6 riprese, destando più di qualche polemica. Lo affronterà di nuovo nel febbraio suc- cessivo vincendo per majority decision sempre sulle 6 riprese. Il 09 Giugno del 2007 affronta Grover Wiley al Madison Square Garden di New York, pugile che in precedenza aveva affrontato e sconfitto nel suo ultimo match da pro suo padre. Il match intitolato “Venganza de sangre” finisce con la vittoria del giovane Chavez per KO alla terza ripresa. Il primo titolo arriva a soli 20 anni, quando si aggiudica il titolo mondiale giovanile dei superwelter versione WBC sconfiggendo Jermaine White per KO al quarto round. Il 9 febbraio del 2008, sconfiggendo per KO all’ottavo round José Celaya, si aggiudica il titolo continentale delle Americhe dei Superwelter versione WBC. Il 28 marzo 2009 fa suo il titolo latino dei superwelter versione WBC sconfiggendo ai punti con decisione unanime Luciano Leonel Cuello. Dopo 7 anni di professionismo e 40 match disputati il giovane campione ha la possibili- B O RT O N E A R R E D A Mobili Via O. Di Fazio n. 48 - RIETI - 0746 483756 tà di ottenere una “title shot”, cambia allenatore ed entra a far parte dei pugili allenati da Freddie Roach. Si nota subito come il giovane messicano sia migliorato nella velocità e nella tecnica. Il 26 giugno 2010 all’Alamodome di San Antonio affronta il pugile americano di origine irlandese John Duddy sconfiggendolo ai punti con decisione unanime e aggiudicandosi il titolo Silver dei pesi medi versione WBC. In quella stessa serata a suo padre viene reso l’onore alla sua carriera presentandolo prima dei due contendenti. Il 4 giugno 2010 affronta allo Staples Center di Los Angeles l’imbattuto tedesco Sebastian Zbik, campione del mondo in carica dei pesi medi versione WBC. Si aggiudica (forse immeritatamente ndr) il match al termine delle 12 riprese ai punti per majority decision, diventando così il nuovo Campione del Mondo dei pesi medi versione WBC e divenendo così il primo messica- a cura di Guido Benedetti no di sempre a vincere il titolo mondiale nella categoria dei pesi Medi. Titolo che difende per la prima volta il 19 Novembre del 2011 a Houston sconfiggendo per KO alla quinta ripresa Peter Manfredo jr. Chávez Jr, al di là di come è diventato campione del mondo nel match contro Zbik, si sta dimostrando un ottimo pugile, è ancora giovane, ha una grande personalità, ed è un buon incassatore. I suoi match non di rado diventano delle vere battaglie… insomma la maggior parte delle volte, quando combatte si vede un pugilato di altri tempi, e questo a nostro modesto parere va sempre apprezzato. Alberti Luigi IMPIANTI ELETTRICI Loc. Zoccani - Belmonte in Sabina (RI) Tel. 0765 77161 Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 ATTUALITÀ TRE ARTISTI REATINI CON I LORO PARTICOLARI SCATTI FOTOGRAFICI Mostra fotografica di Alex Giagnoli, Massimo Renzi e Massimo Rinaldi MONDO SABINO 15 SEGNALAZIONE QUESTIONE MORALE E QUESTIONE CIVILE Due libri assolutamente da leggere Da sinistra: Massimo Rinaldi, Gianni Letta, Alex Giagnoli e Massimo Renzi. Gianni Letta, Presidente della Fondazione Flavio Vespasiano, ha fatto visita alla Mostra sul Reate Festival realizzata dai fotografi reatini e allestita nella sala mostre del Comune di Rieti dove si sono potuti ammirare i numerosi scatti realizzati nell’ultima edizione del Reate Festival. In occasione della visita alla mostra i tre fotografi hanno donato una targa ricordo al Presidente della Fondazione Flavio Vespasiano. Alex Giagnoli, Massimo Renzi e Massimo Rinaldi hanno costituito mesi fa un “Coordinamento Fotografi Provincia di Rieti” per portare all’attenzione della città la valenza ar- tistica svolta sul territorio reatino con la loro professione. La mostra, tenutasi dal 23 dicembre 2011 al 15 gennaio 2012, è stata allestita con pannelli fotografici delle dimensioni di 50 x 70 cm mostrando foto della manifestazione del Reate Festival 2011. La mostra è stata visitata da moltissime persone che hanno lasciato la propria firma, esprimendo giudizi positivi, su un registro appositamente predisposto. I tre reporter hanno dimostrato l’originalità con cui sono stati capaci di cogliere particolari sfumature nel realizzare le immagini oggetto della mostra. LA STRADA DI CAMPOSAINO umano e scende pian piano su quelli del dovere, del bene e del male concludendo che “non è vero che tutto è permesso. Non è permesso a nessuna volontà ciò che è ingiusto”. E conclude con un invito a tutti gli italiani a tornare ai sacri principi della nostra cultura umanistica che tanta gloria ha seminato nella cultura mondiale. Solo così potrà essere sconfitta la cultura del tutto è permesso che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro. Ne consiglio la lettura a tutti i lettori di questo giornale che si è sempre ispirato ai medesimi principi. Finalmente qualcuno che richiama tutti noi a por fine alla sbornia di banalità, di finti miti e di arroganza. Un sano bagno di rigenerazione. Roberta de Monticelli - La Questione Morale (E. 14,00) e La Questione Civile (E. 13,50) - Raffaello Cortina Editore - www.raffaellocortina.it G.P. SOLITUDINE I SOLDI PUBBLICI AL SERVIZIO DEI PRIVATI? Un altro caso di inciucio tra destra e sinistra. Committente l'ASI, presieduta dal centro-sinistra; autorizzazione del Comune, sindaco e giunta di destra A distanza di decenni dalla realizzazione del depuratore cittadino in località Camposaino il Consorzio Industriale, a firma del Presidente, chiede ed ottiene dal Comune di Rieti, il Permesso per la realizzazione di una strada che, innestata nella rotatoria (già poco funzionale) ubicata dove Via Molino della Salce si immette sulla provinciale Reopasto, conduce all’impianto di depurazione. Considerato che il traffico dei mezzi diretti al depuratore è assolutamente trascurabile e che l’attuale viabilità garantisce il necessario transito, si ritenne lecito chiedere in sede di Consiglio Comunale, perché, anziché limitarsi eventualmente a migliorare la strada esistente, si dovesse consentire una sproporzionata opera, in variante al Piano regolatore Generale, di eccessiva dimensione, notevolmente costosa e che sicuramente andrà a peggiorare il funzionamento di una rotatoria già problematica. Le risposte della maggioranza e del Settore urbanistica, che comunque ha difeso la proposta, sono state vaghe, e prive di una ragionevole valutazione tecnica; a questo punto si ritenne lecito sospettare che la stra- Ho letto d’un fiato due libri della filosofa Roberta de Monticelli che, a dispetto della professione, sono di una semplicità e di una comprensione fuori dell’ordinario e che dovrebbero essere letti almeno da tutti coloro che hanno frequentato le aule della scuola media superiore. Partendo dal pensiero di Platone, attraverso Kant e Simone Weil, la dotta insegnante alla Università VitaSalute San Raffaele Milano ci fornisce una chiave di interpretazione dei fatti accaduti in Italia dalla seconda metà del secolo scorso fino ad oggi, e suggerisce la strada da intraprendere per risalire la china nella quale siamo sprofondati. Ma lo fa con un linguaggio comprensibile a tutti e con esempi concreti che rendono la lettura facile e piana. Parte dalla analisi del concetto di Giustizia che Ella mette al centro della indagine filosofica del pensiero da da realizzare, con denaro pubblico, potesse avere altri scopi, in quanto il nuovo Piano Regolatore, rende le aree a confine, edificabili, a condizioni che gli interessati realizzino le infrastrutture. Le preoccupazioni, le raccomandazioni e i contributi costruttivi, sono stati al solito ignorati e le richieste disattese in quella seduta di Consiglio Comunale, mentre i dubbi sono stati fugati oggi, con la presentazione di un Programma Integrato che prevede la costruzione di un consistente complesso di edifici il quale si dovrebbe disarticolare intorno alla essenziale e fondamentale strada in costruzione. È evidente a questo punto che si tratta di un caso, fortuito, per la nota proprietà, che prima, in una zona assai improbabile per essere utilizzata come espansione della città, si è vista i propri terreni resi edificabili e oggi ricevere questo assist. E’ possibile, ci chiediamo, che si possa continuare ad amministrare una città, un territorio, una popolazione a colpi di operazioni occasionali e selvagge? Il Consigliere Comunale Gian Piero Marroni Qui, nella stanza solitaria, torno sovente e sogno. E nell’etereo spazio, l’occhio si disperde, in un infinito stellato dove parmi ritrovare il continuo risonare della notturna sinfonia. Luna, che t’alzi dall’ombra, splendi più in alto, cerca il mormorio del fiume che scorre snello tra la Valle e il Monte silenzioso, e pur tanto prezioso in questa nostra amata Terra! Alberto De Angelis L‘artista è un bugiardo capace di mentire anche a se stesso pur di dire la verità Savonari VIAGGI 16 MONDO SABINO El Botanico di Sagra, agosto 2010 El Botanico è un’idea che si inserisce nella storia dell’uomo. Nacque dalla mente di un signore che amava gli alberi e i giardini che somigliavano ai boschi all’inizio del secolo scorso. Non era il giardino di una casa, era un vero e proprio orto botanico all’ombra del quale c’era un deposito di vino e di altri prodotti della rigogliosa natura circostante. C’era anche una piscina ed uno spazio attrezzato per una attività ludica all’aperto. Ma il proprietario abitava altrove, lo usava come luogo utile e ameno allo stesso tempo. Il gusto di vivere all’aperto in luoghi vegetati e rigogliosi viene dall’oriente, dai paesi caldi dove il verde somigliava al paradiso e viverci allietava gli uomini. Forse il fondatore del Botanico di Sagra aveva nel suo DNA qualche ascendenza di quegli arabi che abitarono da quelle parti fino al 1.300 d.C., o forse era uno che aveva viaggiato molto. Fatto sta che El Botanico oggi testimonia con i suoi pini, le sue palme e le altre numerose specie di alberi l’aspirazione alla vita comoda e gradevole che ti invita a rimanerci più che puoi. L’idea di starci per sempre, o meglio fino a che la vita lo consenta, è venuta ad Annì, una francese che ha vissuto in Svizzera e che, quando ha saputo che il proprietario vendeva, ha pensato di trasferirsi in questo luogo per viverci stabilmente. Ma certo non pensava di ritirarsi in un eremo, così pensò di trasformare i locali ivi esistenti facendoli abitabili e aggiungendone altri. Così l’idea primigenia di un signore cha amava vivere in un luogo gradevole, è stata adattata ai nuovi tempi e alle esigenze delle tante persone che durante l’anno si av- VIAGGI Anno XXVII - nº 1 Genn.-Febb.-Mar. 2012 EL BOTANICO www.elbotanicodesagra.com 0034 965587330 0034 609118744 Un'oasi di verde nella costa valenziana vicendano da queste parti, e l’idea di un bosco di piante di varie specie per l’arricchimento di un luogo concepito all’inizio del secolo scorso, dal piacere di un singolo è trasmigrata, grazie ad Annì, in molti. La scoperta di El Bitanico è stata di Gloria e solo ora capisco perché vi ritorna tutti gli anni, perché qui si ha veramente la sensazione di uscire dal mondo della quotidianità, un luogo dove veramente riposarsi e pensare che il mondo può essere anche bello per le persone comuni. Un palazzinaro avrebbe disboscato in quattro e quattr’otto e vi avrebbe realizzato le solite case senza anima della imperante speculazione edilizia. Annì ha conservato l’anima di questo posto e l’ha messa al servizio di coloro che sono in grado di gustarla. Posti così ce ne sono pochi per la gente comune. Se li trovi sono accessibili solo ai grandi ricchi o ai riccastri come quelli che infestano l’Italia di Berlusconi e di Bossi. È soprattutto un modo intelligente di utilizzare le risorse naturali di un luogo senza stravolgerlo inse- gnando come dovrebbe essere il turismo vacanziero intelligente. Ce ne vorrebbero tante di persone come Annì, e in tutta l’Europa, in particolare in Italia! Sagra è uno dei tanti paesini che incorniciano i rilievi montani che compongono il promontorio di Cabo de la Nao che chiude a sud il grande golfo di Valencia. Si tratta di colline che hanno la forma e l’aspetto di montagne vere. Esse guardano il mare, alle loro spalle la Mancha e la sierra Morena. Tra esse e il mare una marea di “giardini” ad agrumeti dipinge verso nord due conche che somigliano tanto alla conca d’oro palermitana. A Denia, sul mare, Capo Sant’Antonio piomba sull’azzurro dei flutti dipingendo un quadro che somiglia tanto al nostro Conero. Il roccione su in alto è di color rossiccio, come le nostre Dolomiti, testimone della sua nascita in fondo al mare con il deposito dei crostacei. Qui a nord di Cabo de la Nao le conche sono due, quella di Pego e quella di Ondara. Due centri urbani che raccolgono tutte le esigenze delle loro zone. Denia e Levca stanno sul mare. Le due conche sono incorniciate da molti paesini e, purtroppo, da tante brutture della speculazione edilizia del dopo Franco. Ci sono dei villaggi anonimi che sono abitati da inglesi in pensione che passano da queste parti molto del loro tempo che rimane. Li si incontrano e li si riconoscono in giro con tutta evidenza. Siamo in Costa blanca in provincia di Alicante, ai confini con la provincia di Valencia. Kilometri e kilometri di spiaggia di sabbia fina protetta dalla dune che, per fortuna, da queste parti sono state protette. Le spiagge sono li- bere, ogni tanto un chiosco per le bibite e gli alcolici, dei quali si fa largo uso. I bagnanti passeggiano su e giù sulla battigia per alternarsi tra l’acqua e la sabbia, ma senza la calca che c’è nelle nostre spiagge ormai al servizio del soldo. Niente chioschi chiassosi né calche di gonzi che per divertirsi devono fare solo “casino”. In spiaggia si sta fino a tardi, dopo il tramonto del sole, l’umidità è relativa e fa piacere rimanere al fresco fino a tarda notte. Al ritorno le cime delle montagne nane disegnano nel cielo terso linee geometriche irregolari del tutto speciali. Alcune somigliano a facce umane distese in orizzontale che guardano il cielo a bocca aperta, come alcune maschere dell’America centrale. Sullo sfondo una luce tersa le mette maggiormente in rilievo. Un tramonto originale e bellissimo, impensabile dove le montagne sono alte e spesso offuscate dalla foschia. All’alba El Botanico si anima di vita canterina. Comincia il gallo di un casolare vicino. Ma ben presto il cocule, le tortorelle e i tanti minuscoli uccelli del luogo cominciano a cercare il cibo trasferendosi da un albero all’altro. Ogni tanto il tonfo leggero di una pigna secca che si stacca dal suo ramo. Un campanellino avverte che la famigliola di caprette di Annì è già alla ricerca di cibo, mentre un venticello sottile che ti accompagna per tutta la giornata si infila tra i rami egli alberi toccandoli con delicatezza come corde di un violino o di un violoncello che mescolano i suoni con sapiente registro naturale. Un sottofondo musicale delicato che ti fa compagnia giorno e notte e che rende ancor più temperata la presenza della vita nel seno del giardino e soffia sui petali dei fiori sparsi qua e là rendendoli tremuli allo sguardo e portatori di variegati colori. Gianfranco Paris