PIA FONDAZIONE DI CULTO E RELIGIONE CARD. G. PANICO
Polo Didattico Formativo
Università degli Studi di Bari
sede Corsi in Scienze Infermieristiche e Fisioterapiche
Somministrazione
Farmaci
Docente:
Dott.ssa : Suor Filomena Nuzzo
ANNO ACCADEMICO - 2014/2015
1
La somministrazione della terapia vede come principale responsabile
l’infermiere, anche se la prescrizione viene fatta da un medico.
E’ necessario eseguire una valutazione clinica del malato per accertarsi
della presenza di segni / sintomi propri di fenomeni allergici o indicativi
di uno stato di salute che controindica l’esecuzione della terapia
( per esempio, farmaci antipertensivi a un malato con quadro di shock).
E’ bene accertarsi che i farmaci da impiegare siano stati correttamente
conservati e non risultino scaduti.
Un aspetto molto importante riguarda il rispetto delle norme di ASEPSI che devono
accompagnare la pratica terapeutica nella somministrazione dei farmaci dalla preparazione
alla conseguente somministrazione.
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Occorre infatti :
lavarsi sempre le mani prima di praticare qualsiasi tipo di terapia;
disinfettare il tappo di gomma dei flaconi prima dell’introduzione dell’ago;
evitare di contaminare l’ago toccandolo con qualsiasi oggetto o superficie;
evitare di contaminare le pastiglie con le nostre mani;
evitare di contaminare la parte interna dello stantuffo delle siringhe;
usare, per le iniezioni, un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante
per preparare la cute e uno asciutto per massaggiare.
L’infermiere è tenuto , inoltre, a indicare la mancata somministrazione
di farmaci, specificandone la motivazione.
Qualora la prescrizione medica venga valutata incongrua, incompleta o pericolosa
è bene chiedere ulteriore conferma e se ciò non fosse possibile, l’infermiere può
assumersi la responsabilità di sospendere la specifica prescrizione terapeutica,
salvo contattare tempestivamente il medico per sottoporgli il caso.
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Precise responsabilità sono a carico dell’infermiere riguardo
all’assunzione dei farmaci.
I farmaci da somministrare non possono essere lasciati sul
comodino, ma è opportuno accertarsi che il malato li assuma così
come prescritto dal medico, per favorire l’espletamento dell’azione
terapeutica e per evitare inspiegabili mancati miglioramenti clinici
nonostante la terapia.
Il rifiuto da parte del malato di assumere la terapia fa insorgere il
più delle volte, rabbia e indignazione nel personale medico e
infermieristico come a sottolineare il mancato riconoscimento
degli sforzi compiuti per favorire la guarigione. In realtà il
comportamento del malato può denunciare uno stato di sofferenza
e di non accettazione nei confronti della malattia.
In questi casi l’infermiere deve essere disponibile e attento a
comprendere la reazione del malato e soddisfare pienamente i
bisogni a volte non espressi
4
L‘Infermiere, durante lo svolgimento di ciascun turno di lavoro, è
chiamato a dedicare molto tempo alla terapia farmacologica.
Il primo obiettivo che ci si deve porre quando viene eseguita la terapia è
quello di garantire la sicurezza degli assistiti. Per prevenire errori nella
somministrazione dei farmaci, che potrebbero condurre a incidenti gravi
e / o mortali, uno strumento concreto di aiuto a disposizione degli
infermieri è la cosiddetta regola delle sei G :
• giusto paziente;
• giusto farmaco;
• giusta dose;
• giusta trascrizione dei dati;
• giusto orario;
• giusta via di somministrazione;
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Somministrazione di Farmaci :
uso TOPICO
via ORALE
via INTRADERMICA
via SOTTOCUTANEA
via INTRAMUSCOLARE
Preparazione di Farmaci da somministrare per via
ENDOVENOSA
Collaborazione per la somministrazione di Farmaci
per via ENDOVENOSA
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Farmaci ad uso topico in gocce
Questo gruppo comprende gocce nasali e gocce
auricolari
Le gocce nasali sono costituite da soluzioni sterili pronte
all’uso, provviste di un contagocce per dosare con precisione
il prodotto in base alle singole necessità.
Il flaconcino contagocce è di uso strettamente personale.
Usato da altre persone, anche familiari, potrebbe costituire
un veicolo di infezione.
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Le gocce auricolari contengono il principio attivo in soluzioni
acquose o alcoliche. Contengono un contagocce che permette di
calcolare con precisione la dose da somministrare in base all’età del
soggetto e all’intensità del disturbo.
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Consigli pratici
• Lavare le mani e piegare la testa in modo da rivolgere verso l’alto l’orecchio
in cui introdurre le gocce.
• Evitare che il beccuccio del contagocce tocchi l’orecchio o altre superfici.
• Applicare il numero di gocce consigliato, rimanendo con la testa piegata per
almeno un minuto.
• Inserire delicatamente nell’orecchio una striscia di garza auricolare o un
batuffolo di cotone per evitare che il farmaco fuoriesca.
• Asciugare, dopo l’uso, la punta del beccuccio con una garzina.
• Richiudere accuratamente il flacone dopo l’uso.
• Annotare sulla confezione la data di apertura perché la validità può ridursi a
soli 15-30 giorni.
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Farmaci ad uso oftalmico
Per l'applicazione nell' occhio, si utilizzano soluzioni o sospensioni
contenenti uno o più principi attivi (colliri e bagni oculari) e
pomate oftalmiche.
I colliri e i bagni oculari sono soluzioni sterili che agiscono sulla
mucosa della congiuntiva. Queste soluzioni vengono in genere fornite
in flaconcini contagocce che permettono una posologia precisa e
personalizzabile in base alle necessità individuali.
Lo svantaggio può essere che alcuni soggetti, anziani o disabili,
possano incontrare difficoltà nel conteggio esatto delle gocce.
È bene non usare colliri usati da altri: ognuno dovrebbe avere il
proprio. Quando è possibile è bene usare colliri monodose che
garantiscono la massima igiene perché il contenuto viene utilizzato
una sola volta e da una sola persona.
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Consigli pratici
• Dopo aver lavato le mani, inclinare la testa all’indietro e far cadere nella parte inferiore
dell’occhio le gocce, nella quantità indicata dal medico, senza superare le dosi
consigliate.
• Dopo la somministrazione chiudere delicatamente l’occhio per circa un minuto,
esercitando una lieve pressione sull’angolo interno. Questo impedisce o riduce
l’assorbimento del collirio per via generale, limitando la sua azione al solo occhio ed
evitando effetti indesiderati.
• Non instillare mai un collirio quando si portano lenti a contatto, soprattutto
se morbide. Queste ultime, infatti, potrebbero assorbire i principi attivi contenuti nel
collirio. In questi casi è raccomandabile togliere la lente, instillare il collirio e attendere
almeno 5 o 10 minuti prima di indossare nuovamente la lente.
• Dovendo usare due o più colliri, è consigliabile un intervallo di almeno 5 minuti tra
un’applicazione e l’altra.
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• Evitare che il beccuccio del collirio tocchi l’occhio e richiudere accuratamente la
confezione ogni volta che lo si usa.
• È consigliabile annotare sulla confezione la data di apertura. La validità dei colliri dopo
l’apertura è molto breve (15-30 giorni).
Le pomate oftalmiche sono colliri in pomata. Questa formulazione garantisce una
permanenza più prolungata dei farmaci sulla mucosa della congiuntiva e una maggiore
protezione locale.
Consigli pratici
• Spremere una striscia di pomata di circa 1cm (se non diversamente indicato) nella
parte inferiore dell’occhio, poi chiudere delicatamente l’occhio per almeno 1-2
minuti. Non sfregare l’occhio con le dita.
• Durante l’applicazione evitare che il beccuccio della confezione tocchi l’occhio.
• Come per i colliri, la validità delle pomate oftalmiche una volta aperto il tubetto è di
soli 15-30 giorni. È consigliabile pertanto annotare sulla confezione la data di
apertura.
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TERAPIA ORALE
MATERIALE NECESSARIO
 Schede di terapia
 Farmaci prescritti (confezione originale, misurini e contagocce)
 Bicchieri monouso
 Cucchiai di diverse dimensioni
 Contenitore per riporre cucchiai, misurini e contagocce
 Siringhe monouso, forbici e arcella
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TERAPIA ORALE
AZIONE (1°parte)
1.
Lavaggio delle mani.
2.
Preparazione del farmaco e del materiale necessario.
3.
Informare il paziente e accertarsi della sua identità
chiamandolo per nome e cognome.
4.
Valutare il livello di collaborazione.
5.
Accertare la prescrizione medica.
6.
Preparare il farmaco direttamente nella stanza del paziente.
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TERAPIA ORALE
AZIONE (2°parte)
7.
Preparare il farmaco da somministrare.
Forme liquide:
• svitare il coperchio e appoggiarlo con la parte interna rivolta
verso l’alto;
• con il misurino prelevare la dose di farmaco prescritta;
• richiudere il flacone;
• versare il contenuto del misurino in un bicchiere e riempirlo
fino a un terzo con acqua fresca.
Forme solide:
• evitare di toccare il farmaco con le mani;
• deporre il farmaco in un apposito contenitore o in un
quadratino di garza.
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TERAPIA ORALE
AZIONE (3°parte)
8.
Spiegare lo scopo del farmaco al paziente
9.
Prima della somministrazione del farmaco verificare eventuali
accertamenti (pressione arteriosa, glicemia)
10. Aiutare il paziente a mettersi in posizione seduta.
11.
Restare con il paziente fino all’assunzione della terapia.
12. Risistemare il paziente nella posizione iniziale.
13. Smaltire i rifiuti e riordinare il materiale utilizzato.
14. Lavarsi le mani.
15. Effettuare le opportune registrazioni.
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INIEZIONE INTRADERMICA
La via intradermica non trova specifiche applicazioni nell’ambito della
somministrazione dei farmaci. Il derma, responsabile della robustezza
cutanea, è scarsamente percorso da vasi sanguigni con la conseguenza
di garantire un lento assorbimento dei liquidi iniettati. Pertanto, questa
sede viene utilizzata per l’esecuzione di test allergici, come per esempio
la reazione alla tubercolina , e terapie desensibilizzanti
(si intende una terapia nei confronti dei vari allergeni…)
Nel derma l’iniezione deve essere eseguita seguendo precise norme:
la quantità di liquido somministrabile deve essere al massimo di
1 ml;
si deve cerchiare con una penna il punto di inoculazione;
si deve evitare di scegliere zone cutanee che presentano lesioni o
alterazioni del colorito.
Di norma si utilizzano le stesse siringhe e aghi impiegati nella
somministrazione sottocutanea
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INIEZIONE INTRADERMICA
SEDE
SEDE
•
•
•
•
•
Superficie volare dell’avambraccio
Superficie dorsale dell’avambraccio
Superficie dorsale del braccio
Zona antero-superiore del torace
Zona scapolare
INIEZIONE INTRADERMICA
MATERIALE NECESSARIO
 Dispositivi per la somministrazione .(siringhe, aghi)
 Farmaci / sostanze da iniettare.
 Garze / cotone , soluzione disinfettante.
 Guanti in lattice.
 Documenti di prescrizione.
 Documenti di registrazione.
INIEZIONE INTRADERMICA
AZIONE (1°parte)
1.
2.
3.
4.
Lavaggio delle mani.
Preparazione del farmaco / sostanza.
Descrivere la procedura al paziente.
Identificare il sito idoneo alla somministrazione.
5.
6.
7.
8.
Far assumere al paziente una posizione confortevole.
Indossare i guanti.
Disinfezione del sito.
Impugnare la siringa (come una penna) con la mano dominante,
togliere il cappuccio dell’ago e inserirlo - tenendo la cute tra il
pollice e l’indice della mano non dominante - nel derma con
un’angolazione di 10°-15° per la lunghezza pari alla punta dell’ago
medesimo.
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INIEZIONE INTRADERMICA
AZIONE (2°parte)
10. Non aspirare e iniettare lentamente il farmaco.
11. Estrarre l’ago e non sfregare o massaggiare. (in caso di
fuoriuscita di sangue tamponare con cautela).
12. Smaltire in modo corretto i presidi utilizzati.
13. Far riassumere al paziente la posizione desiderata.
14. Togliere i guanti e lavarsi le mani.
15. Registrare la procedura.
16. Ispezionare il sito e osservare il paziente frequentemente
almeno per i primi 30 minuti dalla somministrazione.
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INIEZIONE INTRADERMICA
RISCHI
•
Reazioni allergiche
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L'insulina
L'insulina è un ormone proteico secreto da specifiche “zone”
del pancreas (isole di Langerhans) che agisce sul fegato,
stimolando la formazione di glicogeno e inibendo la conversione
di sostanze diverse dai carboidrati in glucosio; l'insulina
promuove anche la diffusione del glucosio attraverso le
membrane cellulari e stimola la sintesi e l'immagazzinamento
dei grassi nelle cellule adipose.
La secrezione dell'insulina è regolata dalla concentrazione di
glucosio nel sangue. In una persona non affetta da diabete,
l'insulina prodotta dal pancreas viene distribuita durante la
giornata secondo un criterio molto semplice: essa viene prodotta
ogni qualvolta il fisico lo richiede.
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Quando la concentrazione di glucosio è alta, come dopo un
pasto, il pancreas rilascia l'insulina; quando la glicemia
diminuisce, la secrezione di insulina si riduce.
In particolare si può dire che essa viene liberata in una quantità
definita "basale" (per permettere al fegato di produrre il
glucosio utile alle funzioni fisiologiche) ed in una quantità
superiore in prossimità dei pasti.
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Tipi di insulina
Vi sono diversi tipi di insuline: rapida, intermedia e protratta.
Insulina rapida
L'insulina rapida viene di solito utilizzata immediatamente prima dei
pasti principali, in quanto agisce entro 15-30 minuti dall'iniezione.
La sua azione può essere vista graficamente come una curva in rapida
salita (entro 15-30 minuti appunto) che raggiunge l'apice entro le 3 ore
successive e si esaurisce entro le 6-8 ore.
Insulina intermedia
L'insulina ad azione intermedia ha invece la caratteristica di durare
molto più a lungo, iniziando la sua azione dopo circa 90 minuti dal
momento dell'iniezione, raggiungendo il picco massimo dopo 4-6 ore
ed esaurendosi 12-20 ore dopo.
Viene usata per combattere l'iperglicemia del mattino, provocata dalla
liberazione di zuccheri da parte del fegato subito dopo il risveglio;
inoltre costituisce una buono base di insulinizzazione per tutta il resto
della giornata.
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Insulina protratta
La sua azione è molto ritardata (inizia circa dopo 180 minuti dalla
somministrazione), raggiunge l'apice circa 6 ore dopo, e si esaurisce dopo
circa 24-30 ore.
Le insuline possono essere mescolate tra loro e successivamente iniettate.
Bisogna però avere l'accortezza di iniettarle subito, in quanto col passare
del tempo, le loro peculiarità possono modificarsi dopo la miscelazione.
Questo è dovuto alla loro particolare composizione chimica: per esempio
l'insulina rapida, fissandosi con lo zinco dell'insulina protratta, potrebbe
rallentare notevolmente il suo effetto. A tal proposito va sottolineato che
esistono alcuni tipi di insulina messe in commercio già miscelate, in
modo da ridurre le possibilità di errore nei dosaggi ed eliminare le
possibilità di contaminazione dell'insulina, causate dall'uso dello stesso
ago durante la fase di miscelazione.
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INIEZIONE SOTTOCUTE
Somministrazione dell'insulina
Vi sono diversi apparecchi per la somministrazione dell'insulina:
siringa; penna; micronfusore; iniettore. Dal punto di vista
dell'efficacia, delle dosi, e dei tempi di risposta, non esistono
differenze significative tra i diversi tipi. La differenza sostanziale
sta nella facilità e comodità d'uso.
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Siringa
Si usano siringhe da insulina (40 UI/ml) graduate direttamente in UI.
Le siringhe possono essere usate più di una volta, purché si usino le
seguenti precauzioni:
ricoprire l'ago dopo ogni uso con l'apposito cappuccio;
riporre la siringa in luogo fresco (+4°C);
non usarla più di tre volte;
non usarla oltre 12 ore dalla precedente iniezione;
non toccare mai l'ago con le dita o altri oggetti non sterili.
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Non usare mai siringhe utilizzate da altri, nemmeno se amici o
parenti in quanto i rischi di infezione (AIDS, epatite) sono altissimi.
Si consiglia l'uso di siringhe usa e getta, che garantiscono un'elevata
sicurezza igienica e – poiché di materiale plastico - sono resistenti
agli urti e facilmente usabili in ogni condizione. Le siringhe
attualmente in commercio, presentano numerosi vantaggi rispetto
alle precedenti: non hanno spazio morto, riducendo la possibilità di
formazione di bolle d'aria; hanno ago fisso e particolarmente sottile e
acuminato; il pistone è perfettamente aderente alle pareti della
siringa.
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L'iniezione dell'insulina, va eseguita possibilmente in zone del
corpo sempre diverse, soprattutto quando si usano terapie di tipo
intensivo (3-4 iniezioni giornaliere), in modo da non sensibilizzare
eccessivamente la zona dell'iniezione o creare lipo-ipertrofie.
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Penna
La penna, o stiloiniettore, è un sistema molto semplice e comodo
da usare e trasportare. Per questi motivi è adatto in particolar
modo ai bambini. È fatto come una penna la cui ricarica è la fiala di
insulina (flacone formato penfil), e la punta è l 'ago della siringa.
I vantaggi che offre sono molti:
la quantità di insulina viene impostata con estrema semplictà:
(si imposta su un selettore numerico);
è di dimensioni ridotte;
è estremamente robusta;
esistono modelli di diverse forme e colorazioni.
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Iniezione con penna
 Aprire la penna e disinfettare la parte dove andrà inserito il nuovo ago;
 Inserire l'ago nella penna;
 Predisporre un'iniezione di 2 unità;
 Espellere le due unità dopo aver tolto il cappuccio di protezione dell'ago;
 Predisporre le unità desiderate per l'iniezione;
 Procedere all'iniezione.
Prima di procedere all'iniezione, disinfettare la cute nel punto di iniezione.
L'iniezione va praticata in profondità avendo cura, se si usa una siringa, di
mantenere un'inclinazione di 45° rispetto alla pelle.
Tenendo la cute tra indice e pollice, affondare l'ago fino in fondo, iniettare
l'insulina,allentare la pressione sulla cute ed estrarre l'ago. Disinfettare
premendo leggermente la cute per impedire eventuali fuoriuscite di insulina.
Non massaggiare la zona.
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Preparare l'iniezione con la penna
La penna si presenta come una comune penna stilografica ed è
costituita, oltre che dallo strumento, da un ago (che deve essere
sostituito a ogni uso) e da una ‘cartuccia’ preriempita con insulina,
facile da inserire (1). Come si usano le penne?
Per prima cosa si applica il nuovo ago (2), poi, ruotando la ghiera posta
all’estremità (3), si seleziona la quantità desiderata.
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Premendo un pulsante, una goccia di insulina apparirà sulla punta dell’ago
accertando che non esistono interruzioni al flusso del farmaco(4).
Questa operazione deve essere fatta tenendo la penna rivolta verso l’alto e
all’altezza degli occhi. A quel punto si tratta solo di detergere il sito scelto per
l’iniezione (5).
L’iniezione vera e propria avviene semplicemente premendo un pulsante (6).
Ad ogni iniezione è necessario servirsi di un nuovo ago sterile. Con la penna
si possono utilizzare solamente le cartucce di insulina già pronte e non si
devono effettuare miscelazioni.
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Microinfusore
E' un apparecchio di dimensioni ridotte, costituito da una pompa di
precisione che, su comando di circuiti elettronici miniaturizzati,
inietta sottocute 24 ore su 24 le dosi d' insulina programmata.
Normalmente viene portato alla cinta ed è alimentato da una piccola
batteria. L'ago è costantemente inserito. Viene utilizzato
prevalentemente quando il controllo metabolico non è realizzabile
tramite le solite 3-4 iniezioni giornaliere, in particolare in gravidanza
ed in occasione di interventi chirurgici. Normalmente viene quindi
utilizzato in ambiente ospedaliero.
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Il microinfusore è uno strumento dotato di un computer
programmabile, un motore di precisione, un pistone e una
cartuccia che contiene insulina.
Con movimenti impercettibili diretti dal computer, il motore fa
avanzare il pistone che spinge lo stantuffo della cartuccia facendo
così fluire l’insulina contenuta nella cartuccia verso un tubicino
flessibile, il catetere. Il catetere termina con un’ agocannula
inserita nel tessuto sottocutaneo, solitamente dell’addome o, più di
rado, dei glutei (parte superiore).
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Seguendo le impostazioni ricevute, il microinfusore infonde
nell’organismo quantità di insulina, anche minime, centinaia di volte
al giorno (20 volte all’ora). In linea di principio il microinfusore è
costantemente collegato all’organismo. Tuttavia è possibile staccarlo
sia per periodi brevi (1-2 ore) sia per periodi lunghi (in questo caso
l’insulina va somministrata con una classica penna). È possibile
anche rinunciare, per un certo tempo o per sempre, alla terapia con
microinfusore e tornare alla terapia multi-iniettiva.
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La parte elettronica è composta da:
• alcuni pulsanti che consentono di accedere ai diversi
menù per eseguire le operazioni;
• un display per visualizzare le scelte e le informazioni;
• due microprocessori (uno dei quali controlla l’altro) che
elaborano le istruzioni, le traducono in impulsi diretti al
motore, e allo stesso tempo rilevano eventuali errori di
funzionamento attraverso centinaia di controlli al minuto.
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MATERIALI DI CONSUMO
I microinfusori richiedono una certa quantità di materiali monouso
(usa e getta). Si tratta delle cartucce (che vanno cambiate almeno una
volta ogni 4-6 giorni e ogni volta che finisce l’insulina), delle
agocannule (che vanno sostituite ogni 2-3 giorni) e dei cateteri (che
vanno sostituiti insieme alla cartuccia o siringa). Cartucce o siringhe,
cateteri, agocannule (e in alcuni casi anche le batterie) sono specifici di
ogni modello.
Il costo di acquisto degli apparecchi e degli accessori è completamente a
carico del Servizio Sanitario Nazionale.
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Conservazione dell'insulina
L'insulina è un preparato particolare, che richiede alcune attenzioni
nella sua conservazione per evitare che essa perda le sue caratteristiche
naturali.
Le confezioni di riserva, vanno tenute in frigorifero tra i +4° C e i +8°
C. L'insulina non deve mai essere portata al congelamento.
Nel caso si debba intraprendere un viaggio piuttosto lungo, si consiglia
di trasportare, se possibile, le insuline di riserva in borse frigo e di non
lasciare mai l'insulina al sole o a temperature sotto lo zero.
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Tecnica dell'iniezione
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Prima di ogni iniezione, eseguire le seguenti operazioni:
 Lavarsi bene le mani;
 Controllare la data di scadenza;
 Controllare il tipo di insulina (rapida, intermedia, ecc.);
Iniezione con siringa
 Disinfettare il tappo del flacone;
 Se si formano bolle d'aria, farle risalire lungo la siringa con piccoli
colpetti del dito, ed espellerle;
 Accertarsi con precisione sull’unità da somministrare.
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Dove e come fare l'iniezione
Per ottenere gli effetti desiderati, l’insulina deve sviluppare la sua azione in un
determinato arco di tempo. Questo avviene solo se il farmaco è iniettato nello
strato di grasso sottocutaneo. Se invece lo supera e finisce nei muscoli,
l’azione dell’insulina sarà imprevedibile, il che si traduce in ipoglicemie o
iperglicemie inattese.
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Lo spessore dello strato sottocutaneo varia da persona a persona e
soprattutto a seconda delle zone del corpo. L’area ideale per iniettare
l’insulina è l’addome, dove il grasso sottocutaneo è distribuito
omogeneamente e dove la densità dei recettori nervosi è ridotta. Spesso
la puntura non viene nemmeno avvertita.
Alcuni bambini o ragazzi preferiscono i glutei, soprattutto nel
quadrante superiore, e le cosce. Nel caso delle braccia invece, lo strato di
grasso è meno presente e si rischia di somministrare l’insulina nel
muscolo. In questo modo la disponibilità di insulina dipende troppo
dall’uso che viene fatto del muscolo e diventa imprevedibile.
Scelto il punto di iniezione, disinfettare la zona con cotone e
disinfettante o con le apposite salviette e asciugarla accuratamente.
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Utilizzare una di queste due tecniche:
Sollevare con due dita ‘a pinza’ un lembo
di pelle ed effettuare l’iniezione nella
plica così formata. Inserito l’ago, allentare
delicatamente la plica.
Fare l’iniezione tenendo la siringa
o la penna obliqua rispetto alla pelle.
Attenzione però: iniezioni troppo
superficiali rischiano di provocare
fuoriuscite di insulina.
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Azione 1°
Azione 2°
Azione 3°
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48
Intramuscolari
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Le iniezioni intramuscolari (IM) consistono
nell'introdurre un farmaco nello spessore dei
muscoli. Le fibre muscolari sono molto
vascolarizzate e dunque il farmaco passa nel
sangue entro pochi minuti e viene assorbito
rapidamente.
50
La zona tipica per le IM è il muscolo del gluteo e in
particolare il quadrante superiore esterno della natica. Il
muscolo del gluteo è piuttosto grosso, e in questa zona si corrono
meno rischi di colpire un vaso sanguigno, un nervo o un osso.
Alcuni preferiscono farsi fare le i. m. nel muscolo del braccio,
ma è una scelta assolutamente da evitare soprattutto se
l'iniezione non è fatta da un professionista: c'è infatti il rischio
di colpire il nervo radiale. Se proprio si vuole fare una IM nel
braccio la zona più sicura è quella del muscolo deltoide,
nella parte superiore del braccio.
51
Siringhe e aghi
Alcuni farmaci vengono venduti in una confezione con una siringa
preriempita (quindi già pronta per l'uso), ma la maggior parte sono
venduti in fiale e bisogna quindi procurarsi siringhe e aghi adatti.
Per le IM si usano siringhe più capienti e con aghi più lunghi e larghi, per
le SC si usano siringhe più piccole con aghi più corti e sottili.
La capienza della siringa, espressa in millilitri, dipenderà dalla quantità
di liquido che dovete iniettare. E' bene che la siringa sia sempre un po'
sovradimensionata, per evitare che lo stantuffo sia quasi completamente
fuori, cosa che rende più scomodo fare l'iniezione. Quindi se per esempio
dovete iniettare 2cc di liquido, vi conviene usare siringhe da 2,5cc.
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Preparare l'iniezione
Prima di qualunque operazione, lavarsi bene le mani in modo da
mantenere tutto in condizioni di sterilità. In particolare bisogna fare
attenzione a non toccare mai l'ago; se l'ago viene a contatto con le mani
o con qualunque cosa che non sia il farmaco, toglierlo e sostituirlo con
un ago nuovo.
Controllare sempre che la confezione del farmaco sia intatta e che il
liquido sia limpido e puro; se è torbido o ci sono impurità non va usato.
Non mescolare mai due farmaci diversi nella stessa siringa( a meno che
non sia stato espressamente prescritto dal medico. )
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La maggior parte dei farmaci deve essere iniettata subito dopo aver
aperto la fiala; non tenere il liquido esposto all'aria per più tempo di
quello strettamente necessario a preparare l'iniezione.
In genere i foglietti illustrativi spiegano bene come preparare il
farmaco per l'iniezione, ma ecco alcune regole di massima.
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Se il farmaco è già pronto per l'uso non c'è da fare altro che aspirare
nella siringa la quantità necessaria VERIFICARE SEMPRE CHE LA
QUANTITA' SIA QUELLA PRESCRITTA DAL MEDICO.
Se il farmaco - come nella maggior parte dei casi - è costituito da due
fiale, una che contiene un liquido e l'altra che contiene una polvere,
bisogna procedere in questo modo: si aspira con la siringa il liquido,
si introduce il liquido nella fiala contenente la polvere, si aspetta
qualche secondo SENZA AGITARE finché non si miscelano (cosa
che spesso avviene istantaneamente) e poi si aspira di nuovo tutto il
liquido.
Spesso si possono unire varie polveri a un solo diluente, in modo da
ridurre la quantità di liquido da iniettare;
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In generale se per preparare l'iniezione si devono miscelare
varie polveri con un liquido, o se per prelevare il liquido si
deve bucare il tappo di gomma di un flacone, è bene alla fine
sostituire l'ago usato per i preparativi con un ago nuovo, per
essere sicuri che l'ago sia sterile e che la punta sia assolutamente
intatta (se l'ago si è spuntato l'iniezione sarà più dolorosa!).
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Quando si è aspirato nella siringa tutto il farmaco e si è messo l'ago
definitivo, prima di fare l'iniezione bisogna assicurarsi che il liquido
non contenga bolle: tenendo la siringa con l'ago rivolto verso l'alto,
guardare se ci sono bollicine e, se ci sono, picchiettare con le dita sulla
siringa per farle salire verso l'alto; quindi premere leggermente lo
stantuffo per fare uscire tutta l'aria insieme a qualche goccia di liquido
(non preoccupatevi se in questo modo un pochino di farmaco va perso, i
farmaci da iniettare sono dosati in previsione di questa operazione!).
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Fare un'intramuscolare
 Disinfettare il punto dell'iniezione e aspettare che il disinfettante si
asciughi (se il disinfettante entra insieme all'ago può causare bruciore).
 Impugnare la siringa con la mano dominante come se fosse una penna.
Con un colpo leggero e rapido inserire l'ago nel muscolo a 90 gradi.
Negli adulti di corporatura normale l'ago va inserito tutto, mentre nei
bambini e nelle persone magre non va spinto fino in fondo.
Tirare un pochino indietro lo stantuffo come per aspirare. Se nella
siringa entra del sangue vuol dire che è stata colpita una vena e dunque si
rischia di iniettare il farmaco nelle vene; in tal caso bisogna estrarre l'ago,
disinfettare il punto di iniezione, buttare la siringa con tutto il contenuto,
e ripetere l'iniezione in un altro punto con una nuova siringa e una nuova
dose di farmaco
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 Spingere lentamente lo stantuffo finché non si è iniettato tutto il
liquido.
 Sfilare l'ago rapidamente (più velocemente si sfila, meno dolore si
sente).
 Premere sul punto di iniezione un batuffolo di cotone imbevuto di
disinfettante per fermare l'eventuale piccola fuoriuscita di sangue; è
normale che esca qualche goccia di sangue se l'ago, nell'entrare o
nell'uscire, ha rotto qualche capillare.
 Massaggiare con una leggera pressione la zona per 20-30 secondi per
favorire l'assorbimento del farmaco.
 Al termine buttare tutto nel contenitore ago-box.
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SEDI
MUSCOLO DELTOIDE
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SEDI
DORSOGLUTEALE
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SEDI
VENTROGLUTEALE
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SEDI
RETTOFEMORALE
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EMOGASANALISI ARTERIOSA
E' un esame fondamentale per valutare l'efficienza del sistema
respiratorio. Il campione di sangue può essere prelevato al
lobo dell'orecchio o al dito (emogasanalisi capillare) o da
un'arteria
periferica
del
braccio
o
a
livello
femorale.(emogasanalisi-arteriosa).
Permette il riconoscimento della riduzione di ossigeno o
dell'aumento di anidride carbonica che si verifica
nell'insufficienza respiratoria. E' leggermente più doloroso di
un prelievo venoso, ma fornisce informazioni indispensabili
nei casi di patologia respiratoria di una certa gravità.
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E' un esame che richiede abilità da parte del medico e/o
dell’infermiere e tranquillità da parte del paziente che deve evitare
di allontanarsi bruscamente dall'ago e mantenere una respirazione
normale.
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N.B. Le siringhe per E. G. A. devono essere chiuse
con l'apposito tappino
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Controlli di qualità
L’emogasanalisi, intesa nella totalità delle informazioni fornite
(elettroliti ematici, emoglobina, metaboliti), deve garantire
indicazioni corrette e rapide sullo status del paziente. La necessità
quindi di avere lo strumento sempre pronto all’uso è una
condizione fondamentale per fornire il servizio preposto.
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I moderni emogasanalizzatori, pur appartenendo all’ultima generazione
strumentale, garantiscono un’elevata affidabilità di taratura, ma necessitano
di un sistema di “controllo qualità”, ben noto a tutti gli operatori di
laboratorio, per assicurare un corretto andamento analitico. Per definizione
controllare la qualità in un emogasanalizzatore significa procedere con
l'analisi di campioni noti, con i quali è possibile simulare situazioni
analitiche relative a tutto l’intervallo di definizione (acidosi –
normalità - alcalosi).
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