POLITICHE DEL LAVORO a.a. 2013/14 Prof.ssa Marina Capparucci Le politiche occupazionali e del lavoro… …sono interventi mirati ad attivare l’offerta di lavoro, incrementare l’occupazione, ridurre la disoccupazione, controllare la distribuzione del reddito ai fini antinflazionistici. Preliminare all’analisi delle politiche e dei loro potenziali effetti è lo studio di come funziona il MERCATO DEL LAVORO Fondamentali sono, dunque, alcuni richiami alla “descrizione” del mercato del lavoro e alle chiavi teoriche che ce ne spiegano i meccanismi di funzionamento IL MERCATO DEL LAVORO ..è quel luogo immateriale dove si manifesta la domanda (espressa dagli imprenditori) e l’offerta (espressa dai lavoratori) del principale fattore produttivo*: il lavoro (misurato in termini di ore di lavoro o numero di lavoratori). Su tale mercato viene così a determinarsi il “prezzo” di scambio (salario) dell’attività lavorativa *gli altri fattori produttivi sono la terra e il capitale IL MERCATO DEL LAVORO…. ….costituisce l’oggetto principale d’indagine dell’ECONOMIA DEL LAVORO, poiché le problematiche legate …. -all’OCCUPAZIONE (totale, ma anche nelle componenti giovanile, femminile, territoriale, immigrata, diversamente qualificata, ecc…) - alla DISOCCUPAZIONE (anch’essa declinata per le diverse componenti), - alla DISTRIBUZIONE DEL REDDITO (nella determinazione dei salari di “mercato” e in quelli fissati per contrattazione sindacale) ….risentono comunque delle dinamiche e della struttura della domanda, dell’offerta e del prezzo di scambio della forza lavoro Mentre la TEORIA ne studia il funzionamento, la STATISTICA ne dà la dimensione quantitativa Dal punto di vista statistico • - la DOMANDA = numero di lavoratori (o ore di lavoro) richiesti dalle imprese: si traduce in OCCUPAZIONE per la parte di domanda soddisfatta; ma può esserci una parte coincidente con “posti vacanti”,che sono quelli non ancora coperti da lavoratori • -l’OFFERTA = FORZE di LAVORO = occupati + disoccupati • - il PREZZO = SALARIO o COSTO DEL LAVORO La ne o i z a u sit na a i l ita OCCUPATI E DISOCCUPATI definizioni * Per essere considerato occupato un individuo tra i 15 e 64 anni deve aver svolto almeno un’ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento * Per essere considerato disoccupato un individuo tra i 15 e 64 anni deve aver svolto almeno un’azione di ricerca nelle 4 settimane precedenti e deve essere disposto a lavorare entro le 2 settimane successive. La domanda, l’offerta e lo scarto tra le due possono essere misurati attraverso alcuni indicatori che consentono di effettuare confronti nel tempo e nello spazio (tra paesi e aree geografiche); essi sono: •Il Tasso di attività : indicatore dell’offerta di lavoro = •Forze di lavoro/popolazione in età lavorativa (15-64 anni di età) Il Tasso di occupazione: indicatore della domanda di lavoro (al netto dei posti vacanti) = occupati/ popolazione in età lavorativa Il Tasso di disoccupazione: indicatore dell’eccedenza relativa dell’offerta sulla domanda = disoccupati/forze di lavoro Il prezzo del lavoro, è in genere riferito al salario (oppure al costo del lavoro) medio di un’economia ne o i az a u sit lian La ita DOMANDA-OFFERTA E DISOCCUPAZIONE nel 2013 la popolazione in Italia era = a circa 60 milioni di abitanti, di cui 20 milioni non in età lavorativa+ 40 milioni in età lavorativa FORZE DI LAVORO = offerta di lavoro Di cui (Tasso di Attività =63,5%della popolazione 15-64) Di cui son o occupati OCCUPAZIONE (22.300.000 circa) ( Tasso di Occup.= 55,4% della popolazione in età lavorativa) + D I S O C C U P A Z I O N E 25.500.000 si offrono 0 00 ono . 00 ffr 5 . io 14 n s no Tasso di inattività = 36,5% della popolazione in età lavorativa Tasso di disoccupazione = 12,5% delle forze di lavoro 3.200.000 In Italia T.O. è di circa 7 punti inferiore alla media UE per le donne di circa 12 punti, per i giovani 14 punti, per gli anziani 10 punti INDICATORI statistici DEL MERCATO DEL LAVORO Italia 2013 Popolazione = 60 milioni Forze di lavoro = 25 milioni (occupati = quasi 23 milioni + disoccupati = circa 3 milioni) • • • T.A.= FL/ POP. (15-64) rapporto tra forze di lavoro (occupati +disoccupati) e popolazione di 15 – 64 anni di età T.O. = OCC/ POP. (15-64) rapporto tra occupati e popolazione di 15-64 anni di età T.D. = DISOC./FL rapporto tra disoccupati e forze di lavoro FORTI DISPARITA’ DI GENERE 64% (m.74% - f.54%) 57% (m.67% - f.47,5%) 12,5% m.12%- f.13% Più di 20 punti % si differenziano i T.O. del Nord da quelli del Sud; questo con T.D. più che doppio rispetto al Nord FORTI DISPARITA’ TERRITORIALI Le disparità occupazionali… • …tra le componenti di genere permangono anche a parità di territorio: ma se al Nord le differenze tra uomini e donne sono di circa 8 punti percentuali, al Sud la distanza è di più di 20 punti %; • Le lavoratrici del Nord vantano Tassi di occupazione molto simili a quelli degli uomini del Sud! • Le donne – pur essendo mediamente più istruite degli uomini- abbandonano il mercato del lavoro soprattutto nelle classi di età centrale (soprattutto dopo la maternità). LE DIFFERENZE TERRITORIALI Geographical areas 2008 Men Women 2009 Men Women 2010 Men Women 2011 Men Women Employment rate North Center South Total 76,2 73,0 61,1 70,3 57,5 52,7 31,3 47,2 74,5 72,1 59,0 68,6 56,5 52,0 30,6 46,4 73,8 71,4 57,6 67,7 56,1 51,8 30,5 46,1 73,8 70,7 57,4 67,5 56,6 51,7 30,8 46,5 2,9 4,6 10,0 5,5 5,2 8,2 15,7 8,5 4,5 5,7 10,9 6,8 6,4 9,2 15,3 9,3 5,1 6,6 12,0 7,6 7,0 9,0 15,8 9,7 5,0 6,7 12,1 7,6 6,8 8,9 16,2 9,6 21,5 23,4 32,0 25,6 39,3 42,6 62,8 48,4 21,9 23,4 33,7 26,3 39,6 42,7 63,9 48,9 22,1 23,5 34,4 26,7 39,6 43,1 63,7 48,9 22,3 24,2 34,5 26,9 39,2 43,2 63,2 48,5 Unemployment rate North Center South Total Inactivity rate North Center South Total Il TASSO DI ATTIVITA’ : già nell’offerta esistono forti differenze di genere che si attenuano nel tempo, ma che oggi sono ancora distanti (circa 20 punti%) 2013 74 2013 54 Minore partecipazione femminile soprattutto nelle classi di età centrali Ore di lavoro offerte LA MATERNITA’ COSTITUISCE ANCORA MOTIVO DI ALLONTANAMENTO DAL Md.L. Sui TASSI DI ATTIVITA’ incide anche la SCOLARITA’: le donne tendono a proseguire di più gli studi (rispetto agli uomini) e hanno risultati migliori, sia nel completare gli studi che nella votazione In Italia i tassi di attivita’ e di occupazione sono bassi anche per l’alta presenza dell’economia sommersa: Le stime variano, ma indicano comunque valori superiori a quelli degli altri paesi europei Stima dell’economia sommersa tramite il model approach – Schneider F. In Italia il tasso di irregolarità è pari a circa il 12% degli occupati e al 17% del PIL secondo l’ISTAT Ma le stime variano… e n o zi a u llo o t i s live ari a L a nit mu o c IL CONFRONTO EUROPEO nel 2012 • Rispetto alla media comunitaria l’Italia presenta: • T.A. più bassi (63.5% contro 72% circa); Alta inattività • T.O. più bassi (57% contro 64% circa) • T.D. lievemente più alti (11% contro 10.5% circa) • La differenza apparentemente lieve dei T.D.è dovuta al fatto che la scarsa offerta (T.A. bassi, a causa del sommerso e dello scoraggiamento) non rivela tutta la potenziale disoccupazione e la gravità del sottoutilizzo di forza lavoro TAB. 3 TASSI DI ATTIVITA’ per genere ed età – 2010 T.A. paesi UE – anni 2000-2010 TASSI DI OCCUPAZIONE EU - 2010 Nel 2012 il T.O. in Italia = circa 57% nell‘UE 28 = circa 64% Per il 2010 la SEO (Strategia Europea per l’0ccupazione) prevedeva un target del 70% tot.; 60% femm.; 50% anz. T.O.tot. 73 71 75 72 65,6 68 73 69,5 75 57 64 Solo 5 paesi avevano raggiunto tutti gli obiettivi SEO nel 2010 DK, GER, OL,SV,NO. Austria, Portogallo, Finlandia e Regno Unito vicini al target, ITALIA lontana In Italia il più basso T.O. giovani (19% contro 33% UE) UE27 T.O. giovani T.O.anziani T.Disocc. T.D. giovani. TASSI DI OCCUPAZIONE per genere ed età Poche, in Italia, soprattutto le donne nelle classi di età estreme Giovani NEET di 15-29 anni per sesso nei paesi UE, anno 2010, % +3.2% dal 2007 al 2010 1/ 3 sono disoccupati, 2/3 inattivi Fonte: ns elaborazione su Eurostat online database. Cresce il fenomeno dei NEET N E E T r a te s a m o n g y o u th in O E C D c o u n tr ie s P e rc e n t a g e o f p o p u la t io n a g e d 1 5 -2 4 , a 2 0 0 7 Q 1 -2 0 1 1 Q 1 b 2007 Q 1 2011 Q 1 N LD 3 .8 4 .1 D N K 4 .4 5 .7 S W E 6 .9 6 .8 A U T 7 .1 6 .8 S V N 6 .9 7 .4 F IN 7 .8 8 .6 N O R 7 .8 9 .2 D E U 9 .2 9 .5 C Z E 1 5 .1 1 1 .0 P O L 1 0 .7 1 1 .1 A U S 9 .7 1 1 .4 F R A 1 0 .1 1 2 .0 P R T 1 3 .7 1 2 .8 E U 27 1 1 .5 1 3 .2 G B R 1 1 .7 1 3 .4 H U N 1 1 .8 1 3 .8 1 1 .7 1 4 .4 1 2 .1 1 4 .8 1 2 .5 1 6 .0 1 5 .4 1 6 .4 IR L 1 0 .1 1 7 .6 E S P 1 1 .7 1 7 .6 G R C 1 5 .7 1 8 .2 IT A 1 6 .1 1 9 .5 T U R 3 8 .4 3 0 .2 Circa 1/5 dei giovani non studia e non lavora N Z L U S A B E L O E C D N o te : C o u n tr i e s a r e s h o w n i n a s c e n d i n g o r d e r o f t h e N E E T r a t e i n 2 0 1 1 Q 1 . a) O E C D , E U 27 and e u ro a re a (1 7 ) a re w e ig h t e d a v e ra g e s . O E C D in c lu d e s c o u n t r ie s ( e x c lu d in g C h ile , I s r a e l, J a p a n a n d K o r e a ) . b ) 2 0 0 7 Q 2 - 2 0 1 1 Q 2 f o r A u s t r a lia , 2 0 0 7 Q 2 - 2 0 1 1 Q 1 f o r S w it z e r la n d a n d , 2 0 1 1 S o u rc e : O E C D e s t i m a te s b a s e d o n n a ti o n a l l a b o u r f o r c e s u r v e y s . 30 Il ruolo dell’istruzione sui tassi di attività (T.A.) e di occupazione (T.O.) Sui T.A. : •un maggior tasso di scolarità può diminuire i tassi di attività giovanili Ma….. …..poi, in un periodo successivo, aumenta il tasso di occupazione nell’età centrale e quindi il T.A. globale .. Nella struttura occupazionale italiana È ALTA LA QUOTA DEI POCO QUALIFICATI, mentre la QUOTA DI LAUREATI è molto più bassa della media comunitaria Tassi di occupazione per titolo di studio I T.O. dei più istruiti sono in Italia i più bassi rispetto a tutti gli altri paesi UE PART-TIME anno 2010 CONTRATTI A TERMINE anno 2010 Dispersione dei Tassi di occupazione regionali (coefficienti di variazione dei T.O. regionali) pop. 15-64 anni età- anni 2005 e 2010 L’Italia ha la dispersione più elevata –e per di più aumentata negli anni della crisi- dei tassi di occupazione regionali I paesi con minore dispersione territoriale hanno più elevati tassi di occupazione totale TASSI DI DISOCCUPAZIONE UE - 2011 IL SALARIO • • • • • • • COSTO DEL LAVORO (CL)– Cuneo contributivo= differenza tra CL e RL ONERI SOCIALI (OS)= in % CL __________________ RETRIBUZIONE LORDA (RL)- Cuneo fiscale e IMPOSTE DIRETTE= Contributivo = differenza tra CL e ___________________ RN in % CL RETRIBUZIONE NETTA (RN) IL SALARIO • • • • • • • COSTO DEL LAVORO (CL)– ONERI SOCIALI (OS)= ______________prelievo per FORMAZIONE RETRIBUZIONE LORDA (RL)IMPOSTE DIRETTE= ___________________ RETRIBUZIONE NETTA (RN) 100 31,5 0,5 68 15,4 52,6 Costo del lavoro, prelievo fiscale e contributivo – anno 2010 In Italia il peso del cuneo contributivo e fiscale… è elevato rispetto alla media europea, ma in altri paesi dove è anche più alto, il tasso di occupazione è superiore a quello dell’Italia (rigidità con bassa e non esclusiva influenza sulla domanda di lavoro) comunque • alcune aliquote potrebbero essere ridotte e parte del prelievo spostato su altre fonti di reddito • poichè • la relativa maggiore incidenza del prelievo contributivo sul costo del lavoro viene indicata tra le cause determinanti dell’ampia area del lavoro sommerso IL COSTO DEL LAVORO PER UNITA’ DI PRODOTTO CLUP • Ai fini della competitività internazionale ciò che è rilevante non è tanto avere un costo del lavoro basso, ma una produttività elevata : è importante cioè avere un basso costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP= costo del lavoro/ produttività media del lavoro) • Germania, Regno Unito e Francia, ad esempio, hanno un costo del lavoro superiore a quello dell’Italia, ma un livello e una dinamica della produttività superiori a quelli italiani IL COSTO DEL LAVORO VIENE RAPPORTATO ALLA PRODUTTIVITA’ (per valutare il costo del fattore rispetto al relativo rendimento) Costo del lavoro Produttività del lavoro Fra Ger Ita Fra Spa Ger Ita Spa 150 150 140 140 130 130 120 120 110 110 100 100 90 90 1998 2000 2002 2004 2006 2008 1998 2010 2000 2002 2004 2006 2008 2010 Settore manifatturiero - Indice 1998 = 100 Elaborazioni REF Ricerche su dati Bls Settore manifatturiero - Indice 1998 = 100 Elaborazioni REF Ricerche su dati Bls 23 Fonte: CNEL Carlo Dell’Aringa La domanda, l’offerta e il prezzo • • • • definiti in termini statistici attraverso i tassi di occupazione, tassi di attività, livello di salario medio dell’economia vengono determinati da diverse variabili. Il peso delle stesse su ciascuna componente del mercato viene individuato in modo diverso a seconda delle TEORIE I PARADIGMI TEORICI SERVONO A COMPRENDERE A) quali sono le variabili che rispettivamente determinano la domanda, l’offerta e il prezzo del lavoro– e quindi che possono causare disoccupazione (quando l’offerta è maggiore della domanda, dato un certo livello di salario), definendone la natura (disoccupazione frizionale, congiunturale o ciclica, s trutturale….)…. • B) quali interventi si richiedono per sanare i diversi tipi di disoccupazione e i fenomeni ad essa connessi (disparità occupazionali –di genere, di età, territoriali- emigrazione, lavoro sommerso…)…. QUESITO di fondo nel ripercorrere le chiavi di lettura teoriche: La flessibilità dei salari consente di ridurre la disoccupazione? Quesito: tutte le teorie confidano nella flessibilità salariale per riassorbire la disoccupazione? La risposta nel PERCORSO dell’analisi teorica • 1) I meccanismi concorrenziali e la distribuzione conflittuale nella visione dei classici (mercato e contesto storico-sociale) • 2) L’equilibrio con disoccupazione “volontaria” nell’approccio neoclassico (mercato e produttività marginale) 3) Le rigidità “nominali” e la disoccupazione “involontaria” in Keynes (insufficienza della domanda effettiva) 4) Le imperfezioni di mercato e le rigidità salariali nei modelli microfondati (istituzioni e vincoli alla concorrenza perfetta) CHIAVI DI LETTURA DEL MERCATO DEL LAVORO CLASSICI A.Smith (1776) D.Ricardo (1817) C.Marx (1867)… KEYNESIANI da Keynes: Teoria generale…(1936) NEOCLASSICI L.Walras (1877) A.Marshall(1890) V.Pareto (1906) A.Pigou (1933) ….. CLASSICI • Il LAVORO è il “fattore produttivo” per eccellenza: senza il suo apporto gli altri due fattori (terra e capitale) non sono in grado –da soli- di realizzare un prodotto • Il CAPITALE, combinato con il lavoro, ne aumenta la capacità produttiva (in quanto al suo interno contiene attività lavorativa passata; esempio: un macchinario è stato costruito grazie ad altro lavoro impiegato e può essere utilizzato solo attraverso lavoro) • La TERRA (o una proprietà immobiliare) è il terzo fattore necessario per realizzare un’attività di produzione, ma anche questo necessita del lavoro per dare origine ad un prodotto da scambiare sul un mercato dei beni Secondo i CLASSICI ° L’offerta di lavoro è rigida: tutti si offrono “a prescindere”dal livello di salario ° La domanda di lavoro è decrescente al crescere del salario: a parità di “fondo salari”, se il salario aumenta gli imprenditori domanderanno meno lavoratori ° Il salario di mercato può variare a seconda di come varia la domanda e l’offerta di lavoro, ma il suo valore tende a stabilirsi intorno al salario “naturale” che riflette, in ogni perio do storico e ambiente geografico, il relativo “salario di sussistenza” ° la disoccupazione dipende soprattutto dal processo di sostituzione del capitale al lavoro (disoccupazione tecnologica) ed è sempre di tipo involontario (dal momento che i lavoratori sono disponibili a lavorare a qualsiasi salario): Tale disoccupazione potrebbe essere sanata se una eventuale crescita della domanda dei beni (la cui produzione richiederebbe più lavoro) riuscisse a compensare la riduzione di occupati provocata dal ProgressoTecnologico. La FLESSIBILITA’ del SALARIO secondo i Classici non è necessaria e sufficiente per raggiungere la piena occupazione • una condizione I meccanismi concorrenziali (secondo i quali, quando l’offerta > della domanda il salario tende a scendere) fanno sì che il salario di mercato (misurato in termini “reali”, cioè in rapporto al prezzo dei beni) tenda verso il valore della sussistenza. Di fatto l’offerta è quasi sempre > della domanda o per fattori demografici (aumento popolazione/immigrazione) o per disoccupazione causata dalla sostituzione del lavoro con capitale. • Gli imprenditori potrebbero reimpiegare i profitti realizzati ampliando la produzione e l’occupazione; ma è necessario che • A) ci sia una sufficiente domanda di beni (altrimenti “crisi da sovrapproduzione”) • B) si realizzi comunque un saggio di profitto positivo NEOCLASSICI A.C.Pigou V.Pareto • Ogni fattore produttivo (lavoro, capitale e terra) ha una sua produttività specifica che si può misurare nel modo seguente, ad esempio: • per il lavoro: si osserva di quanto varia il prodotto finale quando si impiega una unità (o una quantità molto piccola) di lavoro in più, “ferma rimanendo la quantità degli altri fattori impiegati” (produttività –o rendimentomarginale del lavoro) L’OFFERTA DI LAVORO: Approccio Microeconomico • Il lavoratore nell’offrire lavoro vàluta, da un lato, quanto tempo libero cedere in cambio di salario (effetto sostituzione), dall’altro l’utilità di cedere tempo libero contro un salario che gli consente di consumare beni (effetto reddito). • Se il salario aumenta, il lavoratore può reagire -offrendo più ore di lavoro: in tal caso prevale l’effetto “sostituzione”, poiché, partendo da un livello di salario basso, il suo incremento stimola il lavoratore a ridurre tempo libero per offrire maggior lavoro (Funzione crescente rispetto al salario) - oppure riducendo le ore di lavoro offerte: ciò avviene quando il salario è talmente alto da consentire un consumo di beni (effetto “reddito”) tale da non incentivare l’aumento ulteriore di lavoro offerto, preferendo anzi godere di maggior tempo libero (Funzione con tratto decrescente rispetto al salario) L’OFFERTA DI LAVORO: strumenti analitici • E’ possibile rappresentare graficamente il modo in cui un lavoratore decide di offrire ore di lavoro: - Sull’asse delle ascisse si indicano le ore di tempo libero (riducendo le quali si offrono via via più ore di lavoro) - Si rappresenta sull’asse delle ordinate il livello di consumo che un determinato reddito (dato dal salario per le ore di lavoro + il reddito non da lavoro) consente di effettuare - Si ipotizza che ciascuno goda di un livello minimo di reddito non da lavoro (V) che consenta consumi minimi anche senza lavorare (in assenza di tale reddito V=0) - Si rappresentano il vincolo di bilancio curve di indifferenza (retta con pendenza data dal salario) (che rappresentano i diversi livelli di utilità) e le L’OFFERTA DI LAVORO: effetti possibili di un aumento del salario a) Il lavoratore aumenta le ore di tempo libero: Si riduce l’offerta di lavoro (accade soprattutto se il salario aumenta partendo da livelli alti: tratto alto e decrescente della funzione di offerta) EFFETTO REDDITO b) Il lavoratore riduce le ore di tempo libero: aumenta l’offerta di lavoro (accade soprattutto se il salario aumenta partendo da livelli bassi: tratto più basso e crescente della funzione di offerta) EFFETTO SOSTITUZIONE Fonte: BORJAS, Economia del lavoro, Brioschi 2009 Aumenta il salario: il nuovo punto di equilibrio può essere • A) a DESTRA rispetto al precedente –effetto reddito- se il lavoratore “preferisce” ridurre le ore di lavoro, dando maggior valore al tempo libero: ciò accade quando l’incremento del salario è molto elevato o si parte da un livello di salario già elevato (parte alta della curva di offerta). • B) a SINISTRA –effetto sostituzione- se il lavoratore “preferisce” aumentare le ore di lavoro, quando il tempo libero ha minor valore del reddito che si può percepire in più: ciò accade soprattutto quando l’incremento ha luogo partendo da livelli bassi di salario (parte alta della curva di offerta) Offerta di lavoro – La curva di offerta di lavoro Prevale l’effetto reddito Aumenta il tempo libero Si riduce il tempo libero Prevale l’effetto sostituzione La curva d’offerta di lavoro descrive la relazione tra il salario e le ore di lavoro. Per i salari inferiori al salario di riserva (10€) un soggetto decide di non lavorare. Per i salari superiori a 10€, ci si offre invece sul mercato del lavoro. Nel segmento rivolto verso l’alto della curva di offerta di lavoro, gli effetti di sostituzione (scambio tra ore di lavoro e tempo libero) sono più forti all’inizio; nel segmento rivolto all’indietro gli effetti reddito (per il consumo di beni) finiscono per dominare. Fonte: BORJAS, Economia del lavoro, Brioschi 2009 LA DOMANDA DI LAVORO: Approccio Microeconomico • Gli imprenditori nel domandare ore di lavoro o numero di lavoratori valutano tre variabili fondamentali - a) il salario reale (salario nominale –o monetario- in rapporto al livello dei prezzi) - b) la produttività del lavoro (prodotto totale in rapporto alle ore lavorate o al numero di lavoratori9 - c) la domanda dei beni (La quantita di prodotto richiesto dal mercato) Secondo i Neoclassici L’offerta di lavoro cresce -al crescere della popolazione o dell’immigrazione (spost. della funzione a destra) -al crescere del salario reale (w/p, spost. lungo la curva) • La domanda di lavoro cresce -al diminuire del salario reale (w/p, supposto = alla produttività marginale di breve periodo, cioè con capitale invariato), -all’aumentare della produttività del lavoro nel lungo periodo (mutata la quantità del capitale: P’L aumenta, spostamento della funzione a destra) - all’aumentare della domanda dei beni (spostamento a destra) Tutti i lavoratori che si offrono a salari superiori a quelli di equilibrio (a destra di Ne) e che non sono perciò occupati (poiché la funzione di domanda segna il “limite” di salario “compatibile con una data produttività del lavoro”) debbono considerarsi disoccupati volontari La disoccupazione potrebbe eliminarsi facendo sì che il mercato sia lasciato libero di operare secondo il meccanismo della “flessibilità” salariale (l’eccesso di offerta dovrebbe far scendere il salario così che la domanda possa riassorbire il lavoro in eccesso) we Ne La FLESSIBILITA’ del SALARIO secondo i Neolassici è una condizione necessaria e sufficiente per raggiungere la piena occupazione • I meccanismi concorrenziali (secondo i quali, quando l’offerta > della domanda il salario tende a scendere) fanno sì che il salario di mercato (misurato in termini “reali”, cioè in rapporto al prezzo dei beni) tenda verso il valore di equilibrio (o di market clearing): la disoccupazione è volontaria perché si suppone che i lavoratori si offrano a salari> di quelli di equilibrio • Laddove esistano “rigidità” di mercato che impediscano al salario di scendere in presenza di disoccupazione (se, quindi il salario è fissato al di sopra di quello ritenuto di equilibrio, come nelle spiegazioni dei modelli “microfondati”) è necessa rio e sufficiente rimuovere tali rigidità affinchè si arrivi alla piena occupazione • • E’ però altrettanto necessario che esista flessibilità dei prezzi sul mercato del capitale e su quello dei prodotti LE POLITICHE OCCUPAZIONALI di sostegno alla domanda aggregata: l’insegnamento di Keynes KEYNES •Keynes scrive la Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta nel 1936, dopo la Grande Depressione (scarsa domanda di beni, scarsa produzione, alta disoccupazione…) •considera il salario non solo come un “costo del lavoro” ma anche come reddito spendibile: sostiene che una “flessibilità” verso il basso dei salari non è una garanzia sufficiente affinchè aumenti l’occupazione e la produzione offerta: è necessario che le prospettive di (le aspettative degli imprenditori circa la) crescita della domanda effettiva (consumi, investimenti, spesa pubblica, esportazioni al netto delle importazioni) siano tali giustificare una maggiore produzione e, quindi, una maggiore domanda di lavoro ***la diminuzione dei salari potrebbe accrescere l’occupazione solo se agisse riducendo il saggio di interesse e aumentando gli Investimenti e/o non comprimendo i Consumi (i prezzi dei beni dovrebbero però scendere nella stessa misura della riduzione dei salari) Secondo KEYNES alla flessibilità dei salari sarebbe preferibile la flessibilità del saggio di interesse Keynes prefigura: •Una offerta di lavoro in larga parte elastica (la maggior parte dei lavoratori si offrono allo stesso salario contrattuale) e solo una piccola parte si offre in misura maggiore se il salario cresce (off. Permanente + off. Fluttuante) •Una domanda di lavoro che dipende: No Disoccup. Invol. w - dal salario reale e dalla produttività marginale, oltre che dalla domanda di beni Nd •Un “equilibrio di sottoccupazione”, cui corrispon- de una disoccupazione involontaria: i disoccupati sarebbero disponibili a lavorare al salario di equili brio, ma l’insufficienza della domanda “effettiva” di beni (C+I+G+E-M)impedisce di espandere la produzione e l’occupazione. N In caso di disoccupazione da carenza di domanda per espandere l’occupazione è necessario che l’intervento pubblico sostenga la domanda di beni o direttamente (+ spesa corrente, + investimenti pubblici), oppure indirettamente, agendo sulle variabili che incidono sui consumi e/o sugli investimenti e/o sulla domanda estera (esportazioni) La flessibilità del salario (riduzione in caso di disoccupazione) non è una condizione necessaria e sufficiente per accrescere l’occupazione i w LM N i A o w IS o Y Y w' N o d Y o o d N' e o o Y B C Y N e N o L’EQUILIBRIO SUL MERCATO DEI BENI E DELLA MONETA genera un determinato libello di reddito domandato, cui gli imprenditori rispondono adeguando il volume di produzione (beni e servizi offerti/PIL) , al quale corrisponde un determinato volume di occupazione i w LM N i A o w IS o Y Y w' N o d Y o o d N' e o o Y B C Y N e N o Effetti possibili di una riduzione salariale su tutti i mercati e sull’occupazione a) Riduzione del salario nominale: la curva di offerta si sposta in basso momentaneamente l’occupazione aumenta b) “Se” i prezzi si riducono (a parità di margini di profitto), la curva di domanda si sposta a sinistra, riportando l’occupazione al punto di partenza (con salario reale e occupazione inalterati (ma occorre verificare se i prezzi sono diminuiti nella stessa misura dei salari) c) La diminuzione dei prezzi cambia l’equilibrio sul mercato della moneta: si riduce la domanda di moneta necessaria per le transazioni e aumenta quella a scopo speculativo: la maggiore domanda di titoli, a parità di offerta degli stessi, ne aumenta il prezzo (il valore attuale) e ne riduce il rendimento (saggio di interesse) Md = Mt ( p, y ) + MS ( i ) d) “Se” non ci troviamo nella “trappola della liquidità” (troppa moneta offerta), la riduzione del saggio di interesse potrebbe far crescere gli investimenti (la domanda effettiva), la produzione e l’occupazione: questi effetti sono però “incerti” (dipendono anche dalle possibili variazioni della propensione al consumo e dall’efficienza marginale del capitale) La flessibilità (riduzione) dei salari potrebbe comportare un aumento dell’occupazione solo se • La propensione al consumo (c) • Il saggio di interesse (i) • L’efficienza marginale del capitale (r)….. …variano in modo tale da stimolare rispettivamente I CONSUMI e/o gli INVESTIMENTI …ma lo stesso risultato potrebbe ottenersi aumentando l’offerta di moneta: secondo Keynes una Politica monetaria flessibile potrebbe essere preferibile ad una Politica salariale flessibile (piu complesso e socialmente meno accettabile ridurre il salario “medio” dell’economia ) i w LM N LM’ i A o w IS o Y Y w' N o d Y o o d N' e o o Y B C Y N e N o INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE e LA POLITICA DEI REDDITI • Nel 1958, A.W.H. Phillips pubblicava uno studio che documentava una relazione negativa tra il tasso di variazione dei salari e il tasso di disoccupazione in UK dal 1861 al 1957 “la curva di Phillips”. • La relazione fu poi verificata anche tra (tasso di variazione dei prezzi) inflazione e tasso di disoccupazione (Samuelson e Solow) Curva di PHILLIPS Curva di PHILLIPS I politici esprimono delle preferenze nel trade-off tra disoccupazione e inflazione Nella curva A i policy maker A preferiscono ridurre più disoccupazione anche a costo di una maggiore inflazione (laburisti) Nella curva B prevale l’obiettivo di contenimento dell’inflazione (conservatori) B Il tasso naturale di disoccupazione Negli anni ’70 la nozione di una curva di Phillips stabile va in crisi: secondo alcuni economisti un trade - off di lungo periodo non aveva un senso teorico, la curva diventa verticale => esiste un tasso di disoccupazione d’equilibrio: tasso naturale di disoccupazione (persiste indipendentemente dall’inflazione). FONTE: Zanetti, Economia Curva di Phillips “verticale” • • • Secondo verifiche della curva di Phillips per gli anni settanta, essa è risultata spostata a destra (più inflazione e più disoccupazione), e in molti casi più “verticalizzata”: A spiegazione si ipotizza che, nella fissazione dei salari, gli operatori siano condizionati dalle aspettative inflazionistiche (adattive, razionali..): ne deriva inefficacia delle politiche occupazionali Se la disoccupazione è di natura “strutturale” le politiche monetarie espansi ve possono accelerare l’in flazione senza poter ridurre la disoccupazione (inefficaci) N.A.I.R.U TASSO DI DISOCCUPAZIONE CHE NON ACCELERA L’INFLAZIONE È quel tasso di disoccupazione che include solo la disoccupazione frizionale e strutturale, ma non quella congiunturale Disoccupazione “frizionale” è quella sperimentata per brevi periodi e dovuta al tempo neces sario per il “normale” passaggio dallo status di disoccupato a quello di occupato (valori intorno al 2%) Disoccupazione “strutturale” è quella dovuta a -Squilibri qualitativi nella struttura della domanda e dell’offerta di lavoro (mismatch di tipo professionale, settoriale,territoriale …..) , sanabili solo nel medio lungo periodo e con specifiche politi che “strutturali” (sul capitale umano, sui processi di investimento e di sviluppo…) -Imperfezioni e rigidità di mercato: spiegazioni MODELLI MICROFONDATI Negli anni ’90 il dibattito sulla “flessibilità del mercato del lavoro” muoveva dal confrontare la dinamica della disoccupazione negli USA (dove la flessibilità del mercato sembrava riassorbire presto la disoccupazione) e la dinamica della disoccupazione nell’Unione Europea (dove il sistema “istituzionale” sembrava “irrigidire” il mercato del lavoro) Persistenza della disoccupazione europea: “isteresi”… sia negli anni novanta, che ancora oggi SALARI DI EFFICIENZA • Date le “imperfezioni” di mercato (asimmetria informativa sulle capacità produttive dei lavoratori) • Alcuni imprenditori possono trovare più conveniente pagare salari superiori a quelli di mercato: • a) per evitare assenteismo (modello di “shirking” o scanzafatiche) • b) per attrarre i lavoratori migliori (m. di “selezione avversa”) • c) per evitare i costi di rotazione (m. di “turnover”) • d) per gratificare i lavoratori piu produttivi rispetto agli altri (modelli sociologici) . Spiegazioni di tipo “nutrizionale” DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA (w più alto ma deciso dall’imprenditore) SALARIO di EFFICIENZA è quello in cui l’elasticità (variazione %) dello sforzo rispetto al(la variazione% del) salario è pari all’unità JOB SEARCH THEORY La ricerca del lavoro •Imprese differenti offrono differenti opportunità di impiego;i lavoratori non sanno dove sono i posti di lavoro “migliori”: ci vuole tempo per trovarli. • Ogni lavoratore può scegliere fra diverse offerte di diverse imprese I differenziali salariali incoraggiano disoccupato a proseguire la ricerca, finché trova un’offerta migliore. • •Le attività di ricerca aumentano la durata disoccupazione che il lavoratore sopporta per avere un posto di lavoro migliore 77 Fonte:Borjas 2010 JOB SEARCH THEORY Se il disoccupato conosce la forma della distribuzione dell’offerta del salario, sa che: la probabilità che la ricerca gli farà trovare lavoro tra 8€ e 22€ è alta • • la probabilità di avere un lavoro a meno di 8€ o più di 22€ è bassa. Se la ricerca non costasse niente, il lavoratore continuerebbe a bussare a tutte le porte finché non incontra l’impresa che paga il salario di 25€. • In realtà è costosa: ogni volta che il lavoratore cerca lavoro, paga costi di trasporto etc, ma anche un costo opportunità: potrebbe avere lavorato a un salario più basso. • 78 Fonte:Borjas 2010 JOB SEARCH THEORY La distribuzione dell’offerta di salario è la distribuzione di frequenza delle varie offerte disponibili Un lavoratore può ottenere un lavoro che viene pagato da 5€ a 25€ l’ora. 79 JOB SEARCH THEORY • Esistono costi di ricerca che vengono confrontati con i previsti rendimenti, derivanti dal salario che il lavoratore si attende di ricevere: ne scaturisce (laddove cmg=rmg) un salario di riserva (o salario minimo di accettazione) che rappresenta una “rigidità” . Eventuali sussidi possono far crescere il salario di riserva, poiché abbassano costi della ricerca (cmg si sposta in basso) Disoccupazione di tipo “volontario” perché la rigidità salariale è voluta dal lavoratore JOB SEARCH THEORY TEORIA CONTRATTI IMPLICITI • Il salario dovrebbe variare in relazioni alle diverse fasi cicliche (stato della congiuntura più o meno favorevole) . Il lavoratore, avverso al rischio, preferisce contrattare un salario “stabile”, accettando di essere “momentaneamente” disoccupato (o sospeso/cassintegrato) . Ne scaturisce una “rigidità salariale” che aumenta la probabilità di perdere il posto di lavoro (cfr grafico) La disoccupazione è di tipo “volontario” perché la rigidità salariale è decisa dal lavoratore TEORIA CONTRATTI IMPLICITI Riduzione della probabilità di rimanere occupato INSIDER-OUTSIDER • All’imprenditore conviene sostituire un lavoratore interno con uno esterno solo se la produttività del primo – al netto del salario e dei costi di rotazione (assunzione, addestramento e licenziamento) è inferiore alla produttività dell’esterno, al netto del suo salario • I lavoratori interni hanno un salario superiore a quello degli esterni perché hanno produttività maggiore e perché sfruttano il fatto che l’imprenditore non è facilmente disposto a sostenere nuovi costi di turnover per la rotazione dei lavoratori • I lavoratori esterni accetterebbero salari più bassi degli interni, ma rimangono disoccupati dati i costi di turnover di cui si avvantaggiano gli interni Ne scaturisce una disoccupazione di tipo “involontario” INSIDER-OUTSIDER Se gli insiders accettassero lo stesso salario proposto dagli outsider, ci sarebbe piena occupazione Modelli di contrattazione sindacale Non sempre il salario risente, in modo diretto, delle condizioni della domanda e dell’offerta di lavoro: in molti settori dell’economia le condizioni retributive vengono fissate attraverso contrattazione sindacale I modelli teorici considerano due principali situazioni di contrattazione salariale: SINDACATO MONOPOLISTA CONTRATTAZIONE EFFICIENTE Modelli di contrattazione sindacale Curve di isoprofitto Sindacato monopolista Si ipotizza che: • Il sindacato fissi il livello del salario • L’imprenditore vi adegui il livello di occupazione cui corrisponde una produttività del lavoro pari a quel salario richiesto • La funzione di “utilità” del sindacato giace sulla urva di domanda del lavoro Modelli di contrattazione sindacale Funzione di utilità - o indifferenzadel sindacato Contrattazione efficiente Si ipotizza che: - Il sindacato abbia come obiettivi sia l’occupazione che il salario - La funzione di utilità del sindacato giace sulla curva di isoprofitto - I punti di tangenza tra f. di utilità e isoprofitto – paralleli alla curva di domanda- individuano la linea dei contratti efficienti Dai modelli teorici alle verifiche empiriche: IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO… … è rigido o flessibile? ….è utile la flessibilità per accrescere l’occupazione? un mercato del lavoro flessibile in genere presenta: 1) Alta variabilità dei salari nel tempo e nei differenziali territoriali e per componenti lavorative (genere ed età) 2) Basso peso del cuneo contributivo nel costo del lavoro 3) Alta quota di lavoratori autonomi ed atipici (a termine e part-time) 4) Alto tasso di worker turnover (rotazione dei lavoratori sullo stesso posto) e job turnover (creazione e distruzione dei posti di lavoro): bassa protezione del posto di lavoro (EPL) 1) La variabilità del salario e i differenziali salariali in Italia negli anni duemila I salari “reali” non mostrano particolari “rigidità”: sono aumentati al di sotto della dinamica della produttività (tranne che negli due anni quando la produttività è nettamente diminuita) e spesso al di sotto della dinamica inflazionistica I differenziali salariali sembrano rispecchiare le diverse posizioni dis/occupazionali (eccedenze relative) delle specifiche componenti (giovani, donne, immigrati…) Evoluzione della spesa per politiche del lavoro (LMP) e del numero di disoccupati. (UE27) 2005-2011 Evoluzione del n. disoccupati per durata della disoccupazione (UE27) 2005-2011 Dal 2008 al 2011 cresce soprattutto la disoccupazione di lungo periodo; quella di breve periodo (congiunturale) inizia a diminuire dal 2009 AUMENTA L’OFFERTA DI LAVORO (TASSI DI ATTIVITA’) MA, DIMINUENDO ANCHE LA DOMANDA (OCCUPATI) LA DISOCCUPAZIONE CRESCE T.A.= Forze di lavoro/Popolazione in età lavorativa c so i D cu ti a p La disoccupazione aumenta soprattutto tra i giovani (15-29 anni); ma la classe di età centrale aggiunge alla riduzione degli occupati un aumento dell’offerta con forte aggravio della specifica disoccupazione Spese per LMP (in % PIL) e tasso di disoccupazione anno 2011 Spese per LMP (in% PIL) per tipo di spesa e tasso di disoccupazione Paesi UE27 - anno 2011 Fonte: CNEL, RAPPORTO 2012-13 OCSE Scarpetta Fonte: CNEL, RAPPORT O 201213 OCSE Scarpetta L’INVESTIMENTO IN CAPITALE UMANO e LE POLITICHE FORMATIVE la decisione di investire in istruzione dipende dal: • profilo retributivo che un individuo si aspetta di ottenere dopo la formazione: tale rendimento (benefici economici dell’istruzione) debbono essere “attualizzati” (riportati al valore che hanno oggi, quando si prende la decisione di investire) * l’ammontare dei costi diretti e indiretti, sostenuti per acquisire istruzione (anch’essi attualizzati) • la probabilità di occupazione , misurata come complemento a 100 del tasso di disoccupazione (1- T.D.) • IN ITALIA GLI INDIVIDUI INVESTONO IN ISTRUZIONE MENO CHE IN ALTRI PAESI INDUSTRIALIZZATI EUROPEI Profilo temporale del rendimento e del costo dell’istruzione un anno di istruzione aggiuntivo conviene quando il beneficio supera i costi reddito del laureato Maggior reddito da lavoro Costi indiretti Costi diretti reddito del diplomato età pensionamento TEORIA DEL CAPITALE UMANO (C.U.): gli individui investono in formazione solo se la sommatoria dei rendimenti previsti dall’impiego del C.U. acquisito, al netto della sommatoria dei costi sostenuti per acquisirlo risulta > 0 (positiva): i valori debbono essere calcolati nella stessa unità di tempo (attualizzati: riportati tutti ad oggi rendimenti e costi riferiti a periodi diversi) benefici costi VF = VA (1+i)n VAN = Σ Benefici (salari futuri)/(1+i futuri) – )n – Σ Costi (diretti e indiretti) /(1+i)n capitalizzazione: VA = VF/(1+i)n attualizzazione: si riportano ad oggi i valori futuri Quando conviene investire in istruzione? Dal punto di vista economico conviene se il VAN (valore attuale netto) dei benefici derivanti dall’investimento, al netto dei relativi costi è positivo (>0) - Occorre inoltre “ponderare” i benefici previsti per la probabilità di ottenerli; moltiplicando cioè la sommatoria dei benefici per (1- T.D. dei laureati) - Anche i costi indiretti (mancati guadagni derivanti dalla rinuncia a lavorare da diplomato) vanno moltiplicati per la relativa probabilità di conseguirli (1-T.D. dei diplomati) Scelta della quantità ottima di istruzione Si* Costo marginale I’ , c’ c’ A Rendimento marginale I’ Si* L’individuo “razionale” sceglierà di istruirsi fino al punto in cui prevede che un anno di scolarità in più gli costerà esattamene quanto gli renderà (cmg = rmg) S L’effetto dell’abilità individuale Costo marginale I’ , c’ c’ B A Si* Rendimento marginale I’ S° S Un individuo più abile avrà minori costi marginali (se la maggiore capacità di apprendere ridurrà il tempo necessario ad acquisire un titolo) e avrà maggiore produttività e più alti rendimenti marginali L’effetto sarà quello di acquisire un maggiore stock di istruzione (S°) L’effetto ricchezza familiare Costo marginale I’ , c’ c’ B C A Si* S’ Rendimento marginale I’ S° S L’individuo più abile se appartiene ad una famiglia non agiata, con “ricchezza limitata” deciderà un livello di istruzione inferiore a quello ottimale (punto B anziché C) consumando S’ di istruzione (anziché S°) poiché la retta verticale indica il limite di reddito disponibile DIFFERENZIALI SALARIALI per titolo di studio secondaria Elab.Isfol secondaria AMMORTIZZATORI SOCIALI: Cassa Integrazione Guadagni FONTE: CNEL Notiziario sul mercato del lavoro. Aprile 2013 CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI FONTE: CNEL Notiziario sul mercato del lavoro. Aprile 2013 FONTE: CNEL Rapporto sul mercato del lavoro 2012-13 I contratti atipici 1)A termine Job Sharing (lavoro ripartito) Job on call (lavoro a chiamata) Lavoro accessorio (prestazioni occasionali di tipo accessorio) Lavoro a progetto Lavoro intermittente Lavoro occasionale Staff leasing (lavoro in affitto) 2) A tempo parziale Job Sharing E' il cosiddetto ''lavoro ripartito'': un contratto atipico che introduce il principio della condivisione del lavoro, secondo il quale due o piu' persone in accordo con il datore assumono ''in solido'' un'unica obbligazione di lavoro. Cio' significa che ciascuno sara' indifferentemente tenuto nei confronti del datore all'esecuzione della stessa prestazione. Il contratto di ''job sharing'' prevede quindi due intestatari, che possono liberamente concordare come ripartirsi gli incarichi e come suddividersi in due o piu' fasce orarie un lavoro a tempo pieno. Job on call (lavoro a chiamata) E' definito anche ''lavoro intermittente''. Il lavoratore si mette a disposizione del datore e aspetta la sua chiamata: la prestazione viene quindi svolta in maniera discontinua e la disponibilita' del prestatore potrebbe essere ricompensata da una sorta di ''indennita’ di disponibilita’'' corrisposta dal datore oltre alla retribuzione per le ore effettivamente lavorate. Una nuova tipologia contrattuale che il Governo intende introdurre nel nostro ordinamento per contrastare formule simili utilizzate spesso in modo fraudolento. Lavoro Accessorio (Prestazioni occasionali di tipo accessorio) Attivita' lavorative di natura meramente occasionale che non superano i 30 giorni all’anno ed i 3 mila euro. Le prestazioni di carattere accessorio vengono incoraggiate come attivita' di assistenza sociale rese a favore di famiglie o enti da parte di disoccupati di lungo periodo o altri soggetti a rischio di esclusione sociale, oppure non ancora entrati nel mercato del lavoro o in procinto di uscirne . Il contratto attiene a particolari prestazioni lavorative quali: piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa la assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con handicap; insegnamento privato supplementare; piccoli lavori di giardinaggio, nonche' di pulizia e manutenzione di edifici e monumenti; realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli; collaborazione con enti pubblici e associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori di emergenza, come quelli dovuti a calamita' o eventi naturali improvvisi, o di solidarieta'. Lavoro a Progetto Si tratta in pratica delle “Vecchie” Co.Co.Co., e può essere definito come rapporto di lavoro personale e senza vincolo di subordinazione, riconducibile a uno o piu' progetti specifici o programmi di lavoro determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordinamento con la organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l'esecuzione della attivita' lavorativa. Part-time (Lavoro a tempo parziale) Lavoro con carico orario inferiore rispetto all’orario normale di lavoro fissato dai CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro). Soggetti interessati: tutti i lavoratori dipendenti senza distinzione di qualifica e settori. Tre le tipologie: * Orizzontale: riduzione giornaliera dell’orario di lavoro rispetto l’orario pieno * Verticale: attività svolta a tempo pieno ma limitata a periodi predeterminati nel corso della settimana\-mese\-anno * Misto: combinazione di part time verticale e orizzontale Lavoro intermittente Il contratto di lavoro intermittente è il contratto mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione lavorativa per lo svolgimento di prestazioni di carattere discontinuo o intermittente secondo le esigenze individuate dai contratti collettiva. Si tratta, in definitiva, di una particolare forma di rapporto di lavoro subordinato dove la prestazione lavorativa non è soggetta a vincoli di orario e all’obbligo di presenza prestabilito. Per i periodi nei quali il lavoratore garantisce la disponibilita' al datore di lavoro in attesa di utilizzazione, è un’indennità detta di disponibilità. Lavoro occasionale Rapporti di lavoro occasionale o discontinuo con uno stesso committente per un periodo che non supera i 30 giorni complessivi nell’anno solare ed il cui compenso non supera i 5 mila euro. Al di sopra dei limiti temporali e reddituali citati si parla di lavoro a progetto. Staff leasing (lavoro in affitto) Lo Staff leasing, o somministrazione di lavoro, è la fornitura professionale di manodopera da parte delle Agenzie per il lavoro. La somministrazione di lavoro, diversamente chiamata lavoro in affitto, riconosce tre attori principali: Somministratore (Agenzie per il lavoro) Utilizzatore (Proprietario di un’ impresa) Lavoratore (lavora presso l’utilizzatore ma è dipendente del somministratore) Per tutta la durata della somministrazione i lavoratori svolgono la propria attivita' nell'interesse nonchè sotto la direzione e il controllo dell'utilizzatore. 3) F L E S S I B I L I T A’ Quote di Part-time e di lavoro temporaneo Alta flessibilità/occ Alta flessibilità/occ. Bassa sicurezza • Z HU UK 25 - 6 IE 17 - 4 Alta sicurezza PO 4 - 7 SE 10 - 27 CZ SK EL FI 5 - 9 3 - 5 IT 14- 13 6 - 11 Bassa flessibilità Bassa sicurezza S I C U R E Z Z A 24 – 9 25 - 17 AT 22 - 9 14 - 16 BE 22 - 9 NL FR 17-13 DE 58 - 11 ES PT DK 46 - 17 21 - 34 11 - 21 Media UE 27 Part time = 19% circa Contratti a termine = 13,5% Bassa flessibilità Alta sicurezza Fonte: Jorgensen & Madsen, 2007/Eurostat-OECD data 4) Tasso di turnover e normative a protezione del posto di lavoro (EPL) • In Italia si contano quasi 66 imprese ogni mille abitanti, valore tra i piu’ elevati d’Europa, a testimonianza soprattutto del prevalere delle imprese di ridotte dimensioni (anno 2008). • Il tasso di imprenditorialita’ – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – e’ pari al 31,3 per cento, valore quasi triplo rispetto alla media europea. E’ quanto emerge dal (report “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” Istat). • La dimensione media delle imprese italiane – circa 4 addetti per impresa – nell’Ue27 e’ superiore soltanto a quella di Portogallo e Grecia. Per quanto attiene alla dinamica demografica delle imprese, in Italia l’indicatore di turnover lordo e’ pari al 14,6 per cento, con valori piu’ elevati nelle regioni meridionali. 4) l’EPL è inferiore alla media europea sia per i lavoratori standard che per i temporanei EPL lavoratori regolari (a) e dei lavoratori temporanei (b) 14 paesi UE 1997-2008 EPL lavoratori regolari EPL lavoratori temporanei