Percorsi Religiosi & Culturali Il Lago Maggiore Il lago Maggiore (o Verbano) posto a 194 metri sul livello del mare, è per superficie il secondo d'Italia con 212 Kmq, una larghezza massima di 12 Km e 66 di lunghezza in direzione Nord-Sud. Il suo perimetro costiero è di circa 170 Km. La profondità massima è di 370 metri, mentre la media è di circa 175 metri. Il lago è di origine glaciale. Le sponde a Est sono in Lombardia, quelle a Ovest in Piemonte, mentre la parte a Nord fa parte della confederazione elvetica. Il suo maggiore emissario e, contemporaneamente, immissario è il fiume Ticino. La particolare configurazione fisica e paesaggistica del lago, la presenza di rilievi e colline che lo riparano dai rigori nordici e fanno mite il clima, l'esistenza di affluenti come il Ticino, che consentì la navigazione collegando la Pianura Padana con il Centro Europa, hanno favorito e incrementato lo stanziamento dei popoli sul lago. La storia degli insediamenti sul Maggiore risale alla preistorica civiltà di Golasecca (Età del Ferro), e prosegue attraverso i Celti, e i Romani che fecero della zona la XI Regione augustea. Nel Medioevo ci fu l'importante organizzazione ecclesiastica delle pievi, seguita dalle lotte tra i casati dei Visconti e dei Torriani per il controllo del lago, sino al definitivo affermarsi dei Borromeo, a all'arrivo degli Svizzeri, nel cinquecento, sulla sponda settentrionale. Nel settecento la sponda occidentale fu attribuita ai Savoia e quella orientale al dominio austriaco sotto il quale rimase, salvo il ventennio napoleonico, sino alle guerre risorgimentali. Nell'ottocento si affermò la vocazione turistica, con grande sviluppo di ville, parchi, e grandi alberghi. Informazioni Navigazione Laghi: P.le Baracca, 1- 28041 Arona (NO) [email protected] Tel. 0039 0322 46651 Fax 0039 0322 249530 Prenotazioni: Tel. 0039 0322 233200 Fax 0039 0322 249530 [email protected] Colosso di San Carlo: Lago Maggiore - Città di Arona Se vi fermate a chiedere informazioni alla gente del posto, domandate del "Sancarlùn" (San Carlone). E' infatti così che gli abitanti di Arona si rivolgono familiarmente a questa statua dalle dimensioni impressionanti, vero simbolo della città. Notevole è il significato di questa imponente e maestosa opera che voleva rendere omaggio al beneamato Santo concittadino, rappresentandone il "gigantismo" nella fede. Sembra accogliere la gente con aria benevola ed allo stesso tempo severa: con la testa leggermente china il Santo benedice la sua città natale alzando la mano destra, mentre la mano sinistra regge il grosso codice degli atti della chiesa milanese. Venne costruita dal 1614 al 1697 su progetto di Giovanni Battista Crespi (detto il Cerano), godendo del generoso contributo del Cardinale Federico Borromeo. Consiste in un'anima in muratura ed in tralicci di ferro e legno, ricoperti da lastre di rame, ma il capo e le mani sono in bronzo: 23,40 metri di altezza sopra gli 11,70 del piedistallo granitico fanno di questa statua una tra le più grosse al mondo. E' possibile accedere al suo interno salendo per una scalinata che conduce fino alla possente testa, punto di vista d'eccezione sopra un incantevole panorama. Altezza della statua a parte, infatti, non si deve tralasciare il fatto che essa sorga su una collina che dona una magnifica visuale aperta sopra il Lago Maggiore, la sponda lombarda e l'orizzonte incorniciato dalla linea continua ed irregolare delle montagne. In origine si voleva trasformare il colle in un "Santa Montagna" dedicato al Santo, con una Via Crucis ispirata agli episodi significativi della sua vita e culminante proprio con l'opera colossale. Purtroppo varie vicissitudini (peste, carestie, guerre) ne impedirono la realizzazione completa: furono edificate soltanto tre cappelle, una chiesa ed un seminario (oggi istituto scolastico). Nella chiesa (sec. XVII), maestoso e sobrio edificio barocco, è stata ricostruita per desiderio dei fedeli la "Camera dei Tre Laghi", vale a dire quella stanza della Rocca aronese dove il 2 Ottobre 1538 nacque il Santo, chiamata così perché nella sua versione originale possedeva tre finestre con tre diverse viste del lago. Ai lati dell'altare, in armadietti a muro con ante lignee scolpite, sono custodite reliquie del Santo, il calco del volto dopo la morte e tessuti intrisi del suo sangue, raccolto durante l'imbalsamazione. Degni di nota, poi, sono gli affreschi del Giussani, una pala d'altare del sec. XVII attribuita a Camillo Procaccini, un modellino ligneo del Duomo di Milano ed un'autentica portantina usata dal Sancarlùn. Ufficio informazioni: Piazzale S. Carlo - 28041 Arona (NO) Tel. 0039 0322 249669 Apertura e Orari dal 17 marzo al 4 ottobre – 8:30-12:30 14:00-18:30 dal 5 ottobre al 4 novembre – 8:30-12:30 14:00-17:00 periodo invernale 9:00-12:30 14:00-17:00 solo sabato-domenica e giorni festivi Dove Mangiare: “Ristorante San Carlo” via Verbano, 4 – 28041 Arona (NO) Tel. 0039 0322 45315 www.hotelristorantesancarlo.it Chiuso Lunedì. Santa Montagna: centro di spiritualità e di accoglienza. Il centro della Santa Montagna situato sul colle San Carlo di Arona è stato fondato nel 1980 ad opera di Padre Giulio Manera, frate cappuccino. La villa attuale ospitante la fondazione è quanto sopravvive dell’antico convento seicentesco, soppresso dalle leggi napoleoniche e venduto all’asta dopo il 1810. Gli acquirenti succedutesi negli anni, secondo le loro esigenze civili, hanno sostanzialmente modificato la struttura conventuale distruggendone il patrimonio antico per un aspetto di una villa ottocentesca. Dopo il 1980, con immane sforzo e sacrificio la comunità ha ridato valore alla proprietà e restaurato la casa. Oggi, il centro, è il cuore pulsante di vita sul Colle San Carlo. La comunità francescana della santa Montagna è un insieme di iniziative esistenziali e di azioni sociali necessarie a ricreare la dignità del Colle anticamente voluto come luogo sacro esaltante la vita e l’operato di San Carlo. Impegnata soprattutto nel centro, la comunità si adopera affinché l’area del colle San Carlo diventi punto rilanciato di aggregazione umana in cui si possa goderne le ricchezze monumentali, storiche, ambientali e spirituali. Il Centro spirituale della Santa Montagna è un cuore pulsante di vita e spiritualità ininterrotta da tanti anni. L’accoglienza che la comunità offre, rientra nel carisma stesso della comunità: un gioioso dovere nei confronti del prossimo, a cui spetta il diritto di condividere e partecipare dei beni della comunità: spirituali, umani, materiali. Il Centro ha una sua spiritualità ed una sua particolare esperienza di vita cristiana condivisibile. Ai frequentatori del Centro sono proposti percorsi ed itinerari di recupero della vocazione cristiana nei giovani ed adulti e mirata formazione di vita di fede. Esiste un piccola foresteria nella quale per un periodo medio lungo, persone che desiderano prendere parte alla vita della comunità possono essere ospitate. I ritmi incalzanti della vita e le crescenti ansie della gente del nostro tempo alimentano il bisogno e la necessità di recuperare il senso e la ragione di vivere. Anche le molteplici frantumazioni dei rapporti interpersonali pongono in ricerca di relazioni costruttive, edificanti, rasserenanti e pacificanti il corpo e lo spirito. Il luogo è di impatto piacevole ed incantevole. La ricchezza spirituale della comunità che anima il Centro, si incontra con la bellezza dell’ambiente in posizione panoramica di notevole pregio. Tutto ciò fa percepire serenità e pace. La partecipazione alla vita della comunità e la condivisione degli spazi e della sua spiritualità accentua il senso di benessere e di riposo del corpo e dell’anima. Gli ideali della comunità, il suo stile di vita perfettamente armonizzato con l’ambiente in cui essa è presente, rende il centro potenzialmente idoneo ad offrire nuovi orizzonti per una rinnovata comprensione del rapporto uomocreazione incentrato sulla verità di Cristo Gesù e confermata dalla testimonianza dei Santi Francesco e San Carlo Borromeo. La comunità francescana della Santa Montagna, che vive nel centro di spiritualità omonimo, prende da Maria l’ispirazione e l’ insegnamento per essere comunità evangelica a servizio di Dio e al prossimo. Grande e intensa la devozione e l’amore a Maria, la Madre di Gesù che è la Salvezza dell’umanità. Verso di Lei costantemente è rivolto lo sguardo di fede. Il suo titolo è: “Nostra Signora della Santa Montagna” Madre della Salvezza e dell’Amore, è la protettrice della comunità e del centro di spiritualità. L’Icona originaria, manufatto artistico proveniente dal Sud della Spagna, rappresentante la Madonna con il Bambino, giunse nella casa di preghiera nel 1984. Fu un dono fatto a Padre Giulio Manera da parte di una famiglia francese residente a Toulon. Un dono fatto di cuore a seguito di una grazia che i coniugi Goffinon ricevettero e con il quale intesero esprimere il loro ringraziamento a Dio. Grande fu lo stupore del Padre Giulio quando si trovò davanti all’immagine sacra. Corrispondeva alla Madonna che le venne in sogno alla vigilia della sua Ordinazione Sacerdotale a dicembre del 1977! Riconobbe nell’Icona un segno della tenerezza e della premura di Maria verso l’Opera della Santa Montagna che aveva già cinque anni di vita e che era costata tante fatiche, ma soprattutto stava entrando in una fase delicata. Molte persone infatti, anche di nobili istituzioni, stavano osteggiando l’Opera che dava copiosi frutti di bene. L’arrivo dell’Icona fu letto come un segno della volontà di Dio di affidare l’Opera e la sua comunità alla premurosa maternità di Maria. Il credente riconosce Gesù come Signore! E’ il titolo a Lui dato all’indomani della Risurrezione di Gesù da parte degli apostoli e dei discepoli animati dallo Spirito Santo. Di fatto la comunità, contemplando Maria partecipe della Gloria del Suo Figlio e nostro Redentore, ama riconoscerla come Signora. Questo motiva il titolo di ‘Nostra Signora” della Santa Montagna. L’icona, presenta nella cappella del Centro, è molto venerata dalle migliaia di fedeli frequentatori del Centro di Spiritualità. Numerose le grazie elargite. La santa effige mariana continua ad ispirare e ad animare la preghiera fiduciosa verso il Suo Figlio. La festa di Nostra Signora della Santa Montagna, viene celebrata alla terza domenica di Luglio di ogni anno con la liturgia propria della Madonna del Monte Carmelo. Riprodotta in tre formati, l’Icona è presente sulle pareti domestiche e in tanti luoghi di culto un po’ ovunque. In Italia e all’estero. Così, la grazia che si sperimenta nel Centro di Spiritualità, si diffonde, per mezzo di Maria nelle famiglie e in tanti luoghi di lavoro. Appuntamenti: Giorni Feriali ore 07:30 Lodi mattutine ore 08:00 Santa Messa Ogni Sabato ore 16:00 Preghiera di intercessione e guarigione ore 17:30 Santa Eucarestia Ogni Domenica ore 16:00 Preghiera di lode e insegnamento ore 17:30 Santa Eucarestia Informazioni: Santa Montagna: centro di spiritualità ed accoglienza Villa Picco – via Verbano, 3/A – 28041 Arona (NO) Tel. 0039 0322 242479 Fax 0039 0322 46431 www.santamontagna.it [email protected] Chiesa dei Santi Martiri (o San Graziano): Città di Arona Ogni anno il 13 marzo, in occasione del "Tredicino", caratteristica festa di Arona, le spoglie dei santi Fedele, Corpoforo, Graziano e Felino vengono esposte alla venerazione popolare. Si tratta di una tradizione che si protrae da secoli e che vuole celebrare in questo giorno, oggi come nel lontano 1576, la restituzione agli aronesi di una parte delle reliquie di questi martiri, concessa da San Carlo Borromeo dopo che lo stesso ne aveva ordinato il trasferimento a Milano, suscitando all'epoca un'ondata emotiva di proteste da parte dell'intera popolazione. Peccato che nel tempo si sia perduta un'usanza tipica dell'occasione, che consisteva nel regalare fiori finti o i primi fiorellini della primavera da portare sui cappelli o appuntare sugli abiti, forse in segno di augurio per l'ormai prossima bella stagione. La chiesa di San Graziano è di origine medievale e in passato era annessa a un monastero fondato nella seconda metà del sec. X, i cui resti si possono ancora oggi ammirare nell'attiguo edificio che ospita gli uffici municipali. Nel corso dei secoli è però stata più volte ristrutturata, al punto da vedersi ribaltare la fronte, fino a divenire l'attuale struttura che si presenta con una graziosa facciata barocca e con suggestive pareti quattrocentesche costituite da blocchi squadrati di serizzo, ordinatamente disposti. All'interno son custodite diverse opere d'arte: il marmoreo altare maggiore con bassorilievi raffiguranti i Martiri (sec. XV); una pala capolavoro di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, risalente al 1480 circa e raffigurante la Madonna in trono con i Dottori della Chiesa e i quattro Santi Martiri; suggestive vetrate istoriate, tra cui spicca quella del 1502 collocata nella cappella di San Carlo, raffigurante i martiri Graziano e Felino; una bella statua di S. Ambrogio in un'altra cappella laterale, attribuita a un anonimo scultore lombardo del primo sec. XVII. In una teca foderata con pregiato tessuto serico settecentesco, poi, sono conservate alcune reliquie di San Carlo, tra cui il suo pastorale. Tornando all'esterno non si possono non notare la bella fontana del 1852 nella piazzetta antistante, e sul retro la Cappella-Ossario Beolchi, notevole espressione del barocco lombardo (sec. XVII) che colpisce per le affascinanti inferriate floreali in ferro battuto e qualche affresco ancora leggibile. Collegiata di Santa Maria: Città di Arona Questa ampia chiesa del XV secolo, dall'aspetto così sobrio, rappresenta uno dei più insigni monumenti cittadini per l'architettura, le opere d'arte e le vicende storiche che la contraddistinguono. Sicuramente già presente nell'antico borgo di Arona nel XIII secolo, fu consacrata nel 1488 e intitolata alla Vergine Nascente, ma venne completata solo all'inizio del Seicento, subendo anche radicali interventi di ristrutturazione e rifacimento nel corso del XIX secolo. In essa sono custodite numerose opere di grande valore. In fondo alla navata sinistra si trova lo stupendo Polittico della Natività (1511) dell'illustre Gaudenzio Ferrari, un capolavoro di sei pannelli dipinti, disposti su due registri entro una ricca cornice in legno intagliato, dipinto e dorato. Nelle cappelle laterali si trovano tele del sec. XVII dedicate ad episodi della vita della Vergine ed attribuite a Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone. In fondo alle navate laterali, rispettivamente nella cappella a destra ed in quella a sinistra, vi sono un affresco attribuito a Giovanni de Campo (metà sec. XV) ed una suggestiva tela di Andrea Appiani (sec. XVIII), in seguito pittore ufficiale della corte di Napoleone. Adiacente alla parte settentrionale della Collegiata, inoltre, vi è la Canonica, edificio quadrangolare con cortile e portici a due piani, fatta erigere dal cardinale Federico Borromeo nel 1608 e che oggi ospita una raccolta di interesse archeologico e artistico: are votive, un sarcofago di età romana, un'iscrizione paleocristiana, lapidi, sculture di età rinascimentale, frammenti di affreschi. Ufficio Informazioni: Via San Carlo, 2 -28041 Arona (NO) Tel. 0039 0322 243601 [email protected] Santuario di San Salvatore: Città di Massino Visconti Il luogo è davvero mistico, avvolto da un manto boschivo di faggi e betulle attraverso i quali i raggi del sole filtrano a illuminare tenuemente gli edifici che formano il complesso religioso. Dal piazzale si domina il lago e anche la splendida vista panoramica probabilmente ha favorito nei secoli la vocazione monastica del posto. Intorno all'anno Mille furono i Benedettini a costruire per primi un'abbazia, un edificio a una sola navata con un'abside corrispondente all'attuale cappella di sinistra della chiesa. Nel 1400 arrivarono gli Agostiniani, che portarono il culto per la Madonna della Cintura e che si stabilirono qui per più di due secoli, fino a quando subentrarono alcuni eremiti inviati dal parroco di Massino. L'attuale complesso architettonico si presenta come un edificio irregolare, probabilmente sia per la pendenza che ha costretto in uno spazio limitato la costruzione della chiesa, sia per i continui rimaneggiamenti susseguitisi nel tempo. La fondazione dei primi edifici fu opera di religiosi che, intorno all’anno 1000, si insediarono sul monte Biviglione (dalle grandi betulle). Qui vi eressero un piccolo cenobio e una chiesa dedicata al Salvatore che diede poi il nome al monte. Le modifiche e gli ampliamenti successivi furono eseguiti dai monaci agostiniani, giunti per volontà dei Visconti verso la fine del XV secolo. Il nucleo più antico è costituito dalle absidi da celebrazione con i tetti di pietra poste su livelli diversi. Alle due inferiori si accede scendendo la “scala santa”, mentre quella mediana comunica con il cenobio. Il campanile, la sacrestia e la navata maggiore ortogonale sono degli ultimi anni del XVII secolo.Degne di nota sono anche le due cappelle, una con affresco del XV secolo, poste sul piazzale antistante la chiesa e recentemente restaurate, di cui quella dedicata a Sant'Uguccione conserva affreschi del XV secolo. Altri affreschi di pregio si possono ammirare nelle altre due cappelle del santuario, raggiungibili scendendo la "scala santa" utilizzata dai monaci per le celebrazioni: quella del XII secolo dedicata a San Quirico e quella del XIII secolo di Santa Maria Maddalena (oggi detta di San Gioacchino e Sant'Anna). All'interno della chiesa sono custoditi un reliquario di Santi e una serie innumerevole di ex voto. Informazioni: Associazione Turistica Proloco di Massino Visconti Via Ing. Viotti, 2 – 28040 Massino Visconti (NO) Tel. e Fax. 0039 0322 219713 [email protected] Dove Mangiare: “Trattoria San Salvatore” Monte San Salvatore – 28040 Massino Visconti (NO) Tel. 0039 0322 219301 [email protected] Chiuso Lunedì e Domenica Sera. Santuario del Crocifisso: Città di Boca Maestoso tempio in stile neoclassico realizzato dal grande architetto Alessandro Antonelli, che durante la sua straordinaria carriera professionale non dimenticò mai la sua terra d'origine e i luoghi dove trascorse la sua giovinezza. Sorge isolato e lontano dal centro del paese, circondato da boschi rigogliosi e colline coltivate a vite, laddove un tempo si trovava una cappella edificata per custodire il dipinto del Divino Crocifisso, raffigurazione di un Angelo che raccoglie nel calice il sangue zampillante dal costato di Gesù e, in basso, di due figure che ricordano i defunti. Questa semplice rappresentazione era oggetto di devozione per i viandanti, devozione che aumentò verso la metà del 1700 quando alla sacra immagine venne attribuita la guarigione di un bambino epilettico e la liberazione di un mercante assalito dai ladri. Il conseguente afflusso di fedeli richiese la costruzione di una prima chiesa, che ben presto risultò ancora insufficiente ad accogliere una folla sempre maggiore. Si giunse pertanto alla decisione di realizzare l'attuale grandiosa opera, la cui costruzione si protrasse dal 1822 al 1917, non senza numerosi ostacoli e peripezie. Il santuario si presenta con una facciata in buona parte coperta da un imponente porticato, a cui si accede tramite un'ampia scalinata. Varcando la soglia si è accolti da una grande volta a botte di 17 metri di corda, sostenuta da un solo ordine di colonne. Ancora oggi meta di frequenti pellegrinaggi, il complesso architettonico avrebbe dovuto essere ancora più maestoso, e comprendere la costruzione ai lati del piazzale di foresterie, abitazioni e oratori per accogliere il clero richiamato al Santuario per gli esercizi spirituali. Purtroppo gli esigui mezzi finanziari a disposizione, essenzialmente costituiti dalle offerte dei pellegrini, non consentirono la piena realizzazione del progetto. Informazioni: via San Francesco D’Assisi, 31- 28010 Boca (NO) Tel. e Fax 0039 0322 87142 Dove Mangiare: Ristorante “Ori Pari” Via Partigiani, 9- 28010 Boca (NO) Tel. 0039 0322 87961 Chiuso Martedì. Ristorante “La Lampara” Via Valazza, 72 – 28010 Baraggia di Boca (NO) Tel. 0039 0322 866978 [email protected] Il Rubino Cantine e La Cantina dei Santi. città di Romagnano Sesia & Ghemme La Cantina dei Santi e' ciò che rimane dell'Abbazia Benedettina di San Silvano, fondata intorno al 1008 D.C. Le mura risalgono all'undicesimo secolo mentre gli interni dell'edificio preservano una delle più importanti serie di affreschi della provincia di Novara. Questi dipinti del quindicesimo secolo, rappresentano alcune scene tratte dalla Bibbia ed alcuni episodi inerenti la vita di Re Davide. I dipinti ora colorano le etichette delle bottiglie della linea Ca' dè Santi. Inizialmente l'edificio fu utilizzato dai monaci come sala capitolare; successivamente, a causa delle leggi napoleoniche contro i beni della chiesa, venne acquistato dalla famiglia Curioni e trasformato in cantina. La Storia, le radici sono quelle delle Cantine Brugo di Romagnano Sesia, acquisite da Il Rubino Cantine e rilanciate secondo un nuovo modo di intendere la comunicazione vinicola dall'imprenditore ghemmese Alfredo Bertaccini. Il Rubino nasce nel 1998 e rappresenta una delle realtà in costante sviluppo, che in meno di tre anni ha costruito un potenziale produttivo che consta di 16 ettari di vigneto (in grado di far fronte a tutte le produzioni "classiche" delle Colline Novaresi, dalle D.O.C.G. "Gattinara" e "Ghemme" alle altre D.O.C.). Nel corso del 2002 sono state prodotte e commercializzate 130 mila bottiglie. Cura dei vigneti, controllo della filiera produttiva e l'impegno a offrire un prodotto di assoluta qualità, sono le linee guida di una filosofia vincente e costruttiva. A ciò va ad unirsi una grande strategia di immagine, una differenziazione dei prodotti in piu' "linee di mercato" e la volontà di aprirsi a nuovi canali di comunicazione. Un modus agendi che si e' rivelato vincente e che è già stato premiato con importanti riconoscimenti del pubblico e della critica (ultimo, soddisfacente premio e' stato il Duja D'Or che ha confermato, per il secondo anno consecutivo, il Ghemme Ca' dè Santi quale grande vino del territorio). Oggi Il Rubino Cantine sta crescendo come grande frontiera del vino italiano: dalla Cantina di Romagnano Sesia, il prodotto raggiunge i più importanti mercati europei e mondiali oltre che la rete commerciale nazionale e i più quotati locali di ristorazione del Nord Italia (compresi quelli gestiti direttamente dal gruppo stesso). I vini sono eredi di una tradizione antica: e così pure le etichette che li accompagnano, testimoni, nella linea Ca' dè Santi, di una storia ancor oggi celata nell'antica Cantina dei Santi di Romagnano Sesia e raccontata dagli affreschi che, appunto, le bottiglie tramandano. Informazioni: Sede: via Garibaldi, 20 - 28074 Ghemme (NO) Tel: 0039 0163 841742/3 Cantine e affinamento: via Mazzini, 35 - 28078 Romagnano Sesia (NO) Tel. 0039 0163 833108 Fax 0039 0163 831200 www.ilrubino.net - [email protected] Il Rubino è anche: Il Rubino Wine Bar Enoteca Via Garibaldi, 20-28074 Ghemme (NO) Tel. 0039 0163 841742 Chiuso il lunedì Ristorante Antico Ricetto Piazza Castello, 11 - 28074 Ghemme (NO) Tel. 0039 0163 841030 Chiuso il lunedì Ristorante Pizzeria I Ronchi Via Papa Giovanni XXIII, 13 - 28074 Ghemme (NO) Tel. 0039 0163 840170 Chiuso il mercoledì Bar Enoteca La Rotonda Via Papa Giovanni XXIII, 43 - 28074 Ghemme (NO) Tel. 0039 0163 841871 Chiuso il lunedì Abbazia Benedettina dei Santi Nazario e Celso & Santuario della Madonna della Fontana La data della fondazione si può fissare tra il 1040, anno indicato approssimativamente dal canonico Michele Giulino, ed il 1053, anno della morte del Vescovo Riprando. Proprio Riprando fu il fondatore assieme ai fratelli Adalberto e Guido, conti di Biandrate, al nipote conte Ottone ed alle rispettive mogli. Era presente un castello dove sorse il monastero e probabilmente già esisteva la chiesa dei santi Nazzaro e Celso. Il culto dei santi si era diffuso dopo il ritrovamento dei loro corpi ad opera di S. Ambrogio a Milano verso la fine del IV secolo. I temi del servizio divino e della brevità della vita, presenti nel documento di fondazione, si inquadrano nel contesto della regola di S. Benedetto. La costruzione dell'abbazia va inquadrata nella politica delle fondazioni private monastiche condotta dagli esponenti della nobiltà laica del secolo XI, per la quale il controllo piuttosto stretto sul monastero era usuale. E' estremamente difficile definire l'importanza dell'abbazia e quantificare l'estensione delle sue proprietà. Inoltre non sappiamo fondamentalmente nulla riguardo all'"ordo monasticus", cioè alla vita spirituale condotta dai monaci. Presso l'abbazia esisteva un "hospitalis" per viandanti e pellegrini il quale era dotato di autonomia: ciò dimostra che S. Nazario era posta lungo una strada di pellegrinaggio, probabilmente ad un punto importante di sosta. Dobbiamo ricordare inoltre l'esistenza delle celle, ovvero strutture indipendenti e distaccate dal monastero maggiore atte all'amministrazione dei beni distanti dall'abbazia. Per la loro importante funzione erano amministrate da un funzionario agli ordini dell'abate, detto "prior", "rector" o "praepositus". Tuttavia per ottenere tale titolo occorreva sicuramente un diploma imperiale; è veritiero pensare ad una intercessione operata dai conti di Biandrate. La chiesa originaria è visitata nel 1619 dal Vescovo Goria. "Visitavit ecclesiam Ste Marie in finibus loci vulgo dicta la Madonna della fontana del Dovese eoquod sub altari oritur fons aque nitide" (Visitò la chiesa di Santa Maria entro i confini del luogo san Nazzaro - volgarmente detta la Madonna della Fontana del Dovese in quanto sotto l'altare nasce una fonte di acqua limpida). Il cascinale Devesio sorge ancora oggi nei pressi. Alla devozione della Madonna affissa al rovere già registrata nel 1591 si aggiungono ora valori e sentimenti mistici di risonanza più vasta e profonda, legati alla civiltà agricola padana e alla sua ricchezza idrica nascente anche dalla linea dei fontanili. In questo ambito la sacralitì battesimale cristiana nobilita con verità di fede i miti animistic4 magici, che conferiscono valore "lustrale" e vitalistico alle fonti naturali. Ne è prova il fatto che dal '600 la Madonna della Fontana è luogo di devozione, di culto e di pellegrinaggio interessante un ampio è ricco comprensorio agricolo. Da una preziosa relazione del 1773 del Vicario perpetuo di San Nazzaro, Gojo, in occasione della Visita Pastorale del Vescovo di Vercelli Costa d'Arignano, si apprende che la chiesa, proprietaria anche di "grotte, cantine e solai" nel castello-rustico annesso all'Abbazia, che vengono affittati al miglior offerente, è ampiamente autosufficiente grazie a quel reddito, alle elemosine e alla questua che il "romito" è autorizzato a esercitare nei paesi vicini al di fuori della parrocchia. In tal modo è possibile pagare la messa domenicale, al servizio dei grandi cascinali circostanti, a un cappellano che tradizionalmente è un padre francescano del convento di Biandrate. Il suono delle campane è autorizzato, oltre che a mattino, mezzodì e sera e alle messe, anche in segno di allegrezza "quando arrivano le processioni solite de vicini Popoli", evidentemente frequenti. La chiesa quale oggi vediamo corrisponde esattamente alla relazione del 1773 che la descrive "fabbricata in sito con sua ragione con alquanto andamento all'interno", ben sottolineando la logica architettonica e dinamica, fra maturo barocco e classicismo, dello spazio interno tripartito, convergente sull'altare della tabella con la Madonna e della fonte. La dice "chiesa quasi Nuova", in quanto in effetti era stata ricostruita sulla precedente del 1752-68. Solo lo stupendo altare marmoreo i posteriore, del 1782, ma certamente arricchisce ed orna una precedente struttura analoga, a sua volta erede dell'altare originario ai cui piedi scaturiva la fonte. Infatti la relazione del 1773 parla gii delle tre aperture d'accesso al fontanile, quella sotto l'altare e le due laterali, lamentando anzi l'umidità che da queste due si diffonde all'interno, mentre per i fedeli poteva essere sufficiente il quarto sbocco, all'esterno a destra dell'ingresso (che ancora oggi esiste). La soluzione finale dell'altare classico-barocco i di grande bellezza: allo stupendo paliotto in pietre dure sul davanti, con la sigla di Maria Vergine e le due cornucopie dell'abbondanza, corrisponde sul retro la cancellata rococò incorniciata in marmo che dì accesso alla fonte, anch'essa con la sigla di Maria, capolavoro del ferro battuto. Informazioni: Abbazia Santi Nazario e Celso Via A. Barbavara, 8 -28060 San Nazzaro Sesia (NO) Santuario della Madonna della Fontana S.P. 16 direzione Villata – 28060 San Nazzaro Sesia Tel. 0039 0321 834073 Associazione amici dell’abbazia Oppure Comune Tel. 0039 0321 834131 [email protected] Dove Mangiare: “L’Osteria del Peggiore” Via Vittorio Emanuele III, 1 28060 San Nazzaro Sesia (NO) Tel. 0039 0321 834214 Cell. 0039 340 8602425 Chiuso Lunedì e Martedì. “Ristorante La Badia” via Roma, 57 28060 San Nazzaro Sesia (NO) Tel. 0039 0321 834180 Chiuso Lunedì. A pochi passi da Biandrate – Vicolungo! www.vicolungooutlets.com; [email protected] Tel. 0039 0321 835032 Fax 0039 0321 835690 Chiesa di San Colombano: città di Biandrate La parrocchiale dedicata a San Colombano, già citata nel 1146, divenne sede di "collegiata". Dell'antica chiesa romanica rimane ben poco: l'atrio a quattro campate con volte a crociera, l'ultima delle quali risale a un periodo posteriore (XIV secolo). Gradevoli sono le decorazioni in cotto che adornano i capitelli delle semicolonne con elementi naturalistici. Da segnalare sono, inoltre, le quattro formelle in cotto provenienti dall'edificio romanico, che rappresentano fiere e una sirena con due code. Meritano rilievo particolare le scene del Giudizio Universale, datato 1444, che riempie la parete della terza campata: purtroppo parte di questo affresco è rovinato, soprattutto nella zona in cui è raffigurato l'Inferno. Sulla volta centrale dell'atrio si trova l'effigie del Cristo Pantocratore con le simbologie dei Quattro Evangelisti. Studi approfonditi portano ad avanzare l'ipotesi che gli affreschi siano opera di Giovanni de Campo. Al di sopra del portico, nel XIV secolo fu eretto lo scurolo contenente le reliquie del patrono del paese, San Sereno, vescovo di Marsiglia, che secondo la tradizione mor" in questa zona al ritorno da un pellegrinaggio a Roma ai tempi di Papa Gregorio Magno. Il campanile che affianca la parrocchiale è stato edificato nel 1819, ad opera dell'ingegnere vercellese Vincenzo Sassi, ed è alto 45 metri. Madonna della Preiera: Il Santuario della Madonna della Preiera fu edificato nel XVIII secolo laddove esisteva una piccola edicola votiva risalente, con tutta probabilità, al XV secolo, fuori dal centro abitato. La costruzione è a navata unica, di forme semplici; l'ingresso è preceduto da un portico. All'interno, l'ancona dell'altare maggiore consta di una statua raffigurante la Vergine. Chiesa di Santa Caterina: La chiesa dedicata a Santa Caterina è stata edificata nei primi anni dell'Ottocento ed è in stretto rapporto con l'omonima confraternita. é a navata unica e le sue forme architettoniche esterne sono di gusto neoclassico. All'interno, di buona fattura, sono le statue lignee che rappresentano la Santa, collocate una sopra l'altare maggiore e l'altra all'interno dell'ancona sopra l'altare dedicato alla Santa. Informazioni: San Colombano: Piazza della Chiesa, 6 – 28061 Biandrate (NO) Tel. 0039 0321 838286 Comune di Biandrate: Piazza Cesare Battisti, 12 – 28061 Biandrate (NO) Tel. 0039 0321 83122 Fax 0039 0321 838219 [email protected] Sacro Monte di Varallo Sesia Patrimonio dell’UNESCU Il Sacro Monte sorse per iniziativa del Beato Bernardino Caimi, che, di ritorno dalla Terra Santa (alla fine del 1400), volle ricreare in piccolo i luoghi della Palestina. Al progetto settant'anni più tardi si interessò anche S. Carlo Borromeo, che diede nuovo impulso all'opera e la denominò "Nuova Gerusalemme". Il complesso degli edifici, una cinquantina è stato costruito nel corso di un paio di secoli. Ogni cappella rappresenta, con affreschi (circa 4.000 figure) e con gruppi di statue (circa 400), scene della vita di Gesù e di Maria. Fra gli artisti più importanti che hanno lavorato a Varallo c'è Gaudenzio Ferrari, che collaborò con il fondatore ad avviare il S. Monte: sua è la grandiosa cappella della Crocifissione. Il S. Monte di Varallo, per la bellezza del luogo, per le sue testimonianze di fede e di arte, costituisce un monumento unico nel suo genere. In questo sito potrete ammirare le fantastiche cappelle che sono il vanto di Varallo selezionando i bottoni sul lato del sito potrai visitare le 43 cappelle. La basilica del sacro monte fu voluta nel 1614, sotto gli auspici del vescovo di Novara, Venerabile Carlo Bascape, e venne finanziata dal nobile cavaliere pavese Agostino Beccaria e dalle offerte dei pellegrini. Realizzata a poco a poco su disegni di Bartolomeo Ravelli e di Giovanni d'Enrico (1614), fu terminata nel 1713 con una facciata di linee molto semplici. La facciata attuale è sorta negli anni 1891-1896 per h munificenza dei coniugi Costantino e Giulia Durio e su disegno dell'arch. Giovanni Ceruti di Valduggia.Il portale di bronzo è tra i capolavori che maggiormente si ammirano appena giunti alle soglie della Basilica. I vari pannelli che gli danno risalto rappresentano alcuni episodi della Sacra Scrittura simbolicamente riferentisi alla Madonna.A Lei infatti e' dedicata la Basilica. Fu disegnata dall'arch. Giovanni Cerutì. Lo modellò Leone Antonini di Vocca, e lo fuse Giovanni Lomazzi di Milano.Da qualche anno, il Comune di Varallo ha messo di nuovo in funzione la funivia. Per questo motivo ha proibito di accedere al Sacro Monte con i pullman. Il viaggio, portata massima 15 persone, dura solo due minuti e costa: per i gruppi composti da almeno 20 persone, esclusi i bambini sino a 6 anni che viaggiano gratis, 2 euro per andata e ritorno con una gratuità ogni 20; per gli altri il costo del biglietto di andata e ritorno è di 2,50 euro a persona. Un solo viaggio andata o ritorno costa 1,5 euro a persona esclusi i bambini sino a 6 anni che viaggiano gratis. La funivia è in funzione con ORARIO ESTIVO (ora legale) a partire dalle ore 09,00 fino alle 18,00 e prolungata alle ore 19,00 nei giorni di sabato, domenica e festivi. Nel PERIODO INVERNALE (ora solare) il servizio è attivo dalle ore 09,00 alle ore 17,00. Informazioni: Sacro Monte Di Varallo: Tel. 0039 0163 51131 Fax 0039 0163 54454 [email protected] Ufficio turistico: corso Roma, 38 – 13019 Varallo Sesia (VC) Tel. 0039 0163 564404 Fax 0039 0163 53091 Dove Mangiare: Osteria “Muntisel” via Fiume,1- 13019 Varallo Sesia (VC) Tel. 0039 0163 52155 [email protected] Chiuso Lunedì. Ristorante “Sacro Monte” Località Sacro Monte, 14 – 13019 Varallo Sesia /VC) Tel. 0039 0163 54254 Fax 0039 0163 51189 [email protected] Chiuso Lunedì. Colle Rosmini: città di Stresa Lungo le pendici della montagna che declina gradualmente verso le sponde del lago, circondato da un bel parco che offre una deliziosa visuale aperta sopra il Golfo Borromeo, si incontra il grande complesso del Collegio Rosmini. Fu istituito nel 1836 per benemerita donazione di Anna Maria Bolongaro, donna pia e facoltosa, legata al filosofo da un profondo sentimento di amicizia e desiderosa di dare al paese una scuola con principi cristiani. Utilizzato da subito come sede per il noviziato, l'edificio divenne Convitto per i bambini delle classi elementari, sviluppandosi nel tempo fino a divenire l'attuale Centro di accoglienza a carattere religioso, culturale e formativo. Su un suo lato si può visitare la Chiesa del SS. Crocifisso, meta obbligata per chi volesse rendere omaggio al filosoforeligioso. Nella cripta, infatti, sono custodite le sue spoglie mortali (1797-1855), instancabilmente vigilate dalle statue dei santi che vissero sulle sponde del Lago Maggiore. In una cappella laterale è collocato il monumento funebre, opera dello scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891), che raffigura l'abate nel marmo, inginocchiato in meditazione su un libro dischiuso. Di fronte, invece, si trova il sarcofago del poeta e sacerdote rosminiano Clemente Rebora (1885-1957). A maggiore conferma del segno lasciato da Rosmini, poi, vale la pena segnalare che, lungo una stradina (Via Manzoni) che collega questo colle al centro di Stresa, è possibile trovare un monumento realizzato nel 1932 dallo scultore Pietro Canonica: un omaggio agli incontri stresiani tra il Rosmini ed Alessandro Manzoni, sinceramente legati da reciproca stima ed affetto, per anni dediti alle loro intense riflessioni di fronte alla magnificenza del panorama lacustre. Le isole Borromee. Nelle acque di Stresa e Baveno, il Lago Maggiore conserva tre gioielli naturali che la mano dell’uomo ha reso ancora più preziosi, l’ Isola Bella e l’ Isola Madre, che formano il complesso chiamato delle Isole Borromee e l’Isola dei Pescatori. Servite dalla Navigazione Lago Maggiore e da numerosi motoscafisti privati, sono da sempre meta irrinunciabile per i turisti che le affollano durante la stagione ufficiale, tra aprile e ottobre. Isola Bella: Edificati a partire del 1632, il Palazzo ed i Giardini dell'Isola Bella, costituiscono la più importante attrattiva del Lago Maggiore. La visita al Palazzo Borromeo, consente di ammirare al piano terreno ed al piano nobile numerose sale riccamente arredate con sfarzi di ogni genere. Attigui al Palazzo, i Giardini alti 37 metri (con 10 terrazze), dove si trovano piante di ogni specie e provenienza Fino a circa il 1630 l'Isola Bella (allora chiamata Inferiore per opposizione all'Isola Superiore, oggi detta dei Pescatori), era costituita essenzialmente da un lembo di terra e roccia abitata da pescatori. Le prime opere edilizie furono avviate da Giulio Cesare Borromeo (1593-1638), ma ad una vera e propria campagna di acquisizioni si dedicò Carlo III (1586-1652) che diede il via ai primi interventi concreti e volle chiamarla Isabella in onore della moglie Isabella D'Adda. I veri artefici della trasformazione dell'isola furono i figli, il Cardinale Giberto III (1615-1672), e in particolare Vitaliano VI (1620-1690), che migliorarono e innovarono il primitivo progetto del padre. Palazzo e giardini vennero concepiti come un'unica entità di grande impatto scenografico: l'isola prese la forma di un immaginario vascello con la villa edificata nella parte più stretta a settentrione (ponte di prua) e il giardino nella parte più ampia della zona meridionale (ponte di poppa). Nella realizzazione di questa visione si succedono, dalla metà del Seicento fino a metà Ottocento, importanti architetti come Giovanni Angelo Crivelli, Filippo Gagnola, Carlo Fontana e, più in qua nei secoli, Giulio Galliori, Cosimo Morelli, Giuseppe Zanoia, Luigi Canonica. Dopo secoli di lavoro il Principe Vitaliano X Borromeo Arese (1892-1982) terminerà il Palazzo con la costruzione del Salone Grande (1948-1952), della facciata settentrionale e del grande molo all'estremità superiore dell'isola (1948-1958) L’Isola Pescatori: Fu la prima delle isole ad essere abitata, e costituisce ora più che mai, con le sue caratteristiche viuzze tortuose uno dei luoghi più romantici del lago. La chiesetta dell'isola dedicata a S. Vittore risale all'inizio del XI secolo. L'Isola è chiamata anche Superiore rispetto all’Isola Inferiore, oggi nota come Isola Bella dalla quale è separata da un breve specchio d’acqua (tra le due c'è il minuscolo isolotto, poco più di uno scoglio, La Malghera). E' occupata quasi interamente da un antico, rustico, villaggio, dalle viuzze strette e tortuose, che sfuma nella bella passeggiata della punta settentrionale dell'isola. Dell'arcipelago è l'isola più popolana, ma non per questo priva di attrattiva. Anzi tutto il fascino Il paesino sta proprio nella sua riposata grazia di paese tipicamente lombardo, abitato da gente laboriosa e frugale, ancora in parte dedita alla pesca. Da questa attività nasce la fama ben solida dei piatti di pesce, che si possono gustare nelle numerose trattorie, tutte con rilassante vista sul lago. Isola Bella ed Isola Madre formano il complesso chiamato delle Isole Borromee, in quanto di proprietà dell’omonima famiglia che diede i natali all’illustre San Carlo Borromeo. Dove Mangiare: “Ristorante Belvedere” Isola dei Pescatori 28838 Stresa Tel. 0039 0323 32292 Fax 0039 0323 30685 [email protected] Aperto da Marzo a Novembre. Solo nei mesi di Marzo e Ottobre chiuso il martedì. Isola Madre: È la più grande delle Isole Borromee e la più caratteristica per l'atmosfera raccolta, silente, incantata: un giardino di piante rare e fiori esotici nel quale vivono in piena libertà pavoni, pappagalli e fagiani d'ogni varietà creando il fascino di una terra tropicale. L'Isola Madre è particolarmente famosa per la fioritura di azalee, rododendri, camelie, ma anche per i pergolati di glicini antichissimi, l'esemplare più grande d'Europa di Cipresso del Cashmir di oltre duecento anni,le spalliere di cedri e limoni, la collezione di ibiscus, il Ginkgo biloba. Informazioni: Ufficio Turistico città di Stresa: Piazza Marconi, 16 – 28838 Stresa (VB) Tel: 0039 0323 30150 Fax 0039 0323 31308 [email protected] Eremo di Santa Caterina: Lago Maggiore Abbarbicato sulla roccia a strapiombo in uno dei punti più profondi del Verbano, l’Eremo è un complesso monastico di tre edifici risalenti ai secoli XIII-XIV. Fu fondato dal Beato Alberto Besozzi di Arolo che fece un voto a S. Caterina d'Alessandria durante un naufragio e che si ritirò qui in una grotta per 35 anni a condurre vita eremitica. Durante una pestilenza nel 1195 fece costruire il sacello. Nel secolo XIV era abitato da una comunità di monaci Agostiniani, ai quali nel 1379 subentrarono i Romiti Ambrosiani e successivamente nel 1649 i Carmelitani. Dal 1970 l’ Eremo è proprietà della Provincia di Varese. Dal 1986 al 1996 è stato retto da una comunità Domenicana, oggi è passato agli Oblati Benedettini. Numerosi i cicli pittorici entro e fuori le mura della chiesa, che coprono un periodo che va dal XIV al XIX secolo. Arte e storia si integrano splendidamente in un quadro naturale dei più suggestivi, quasi una balconata che si protende verso le isole Borromee. L’ Eremo si può raggiungere dal piazzale sovrastante, ricco di ampi parcheggi, scendendo una comoda e pittorica scala di 268 gradini o via lago salendone un’ottantina. Grazie alla Provincia questo prezioso patrimonio storico-artistico sta ritornando al suo antico splendore. Nella sala capitolare è esposta una preziosa documentazione fotografica che illustra l’impegnativo intervento di restauro fatto dalla Provincia, la quale inaugura qui ogni anno il suo programma di concerti estivi con una serata indimenticabile. Informazioni: via Santa Caterina, 5 – 21038 Leggiuno (VA) Tel. 0039 0332 647172 Fax 0039 0332 649113 Orari: MARZO Tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00 DA APRILE AD OTTOBRE Tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18.00 DA NOVEMBRE A FEBBRAIO Chiuso nei feriali Aperto Sabato, Domenica e nelle Festività dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00 Santa Messa la Domenica e nelle Festività alle ore 16.30 DAL 23 DICEMBRE AL 6 GENNAIO Tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00 - Visite di gruppo solo su prenotazione Sacro Monte : Città di Ghiffa Patrimonio dell’UNESCO Da Verbania-Pallanza proseguire lungo la statale 34 in direzione Svizzera fino a Ghiffa, a 8 km. Il Sacro Monte è posto in una magnifica posizione dominante il Lago Maggiore a quota 360 metri slm. Un complesso barocco incompiuto che si rifà alla concezione borromeica ed ai modelli architettonici dei Sacri Monti di Orta e di Varese. Il Sacro Monte è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e fa parte della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte della S.S. Trinità di Ghiffa. Il nucleo più antico è costituito dal Santuario dedicato alla SS. Trinità, costruito sulle mura di un antico Oratorio risalente ai secoli XII - XIII, oggetto di successivi rimaneggiamenti. L'Oratorio, pur così modesto, doveva essere meta di frequenti pellegrinaggi..Cappella dell'Incoronazione di Maria. La cappella dell'Incoronazione della Beata Maria Vergine, la prima ad essere edificata, fu costruita nel 1647 per volontà della famiglia Canetta di Ghiffa, come si deduce dal cartiglio posto sul portale di ingresso. A pianta ottagonale, l'aspetto di maggiore rilievo è rappresentato dal pronao, che per le sue proporzioni ed eleganza è l'elemento di maggior rilievo architettonico destinato a colpire il visitatore. All'interno, otto nicchie semicircolari contengono altrettante figure policrome in terracotta rappresentanti profeti e dottori della Chiesa. Infine, l'abside ospita la composizione policroma in terracotta che propone il tema trinitario dell'Incoronazione di Maria Vergine. La seconda cappella, di San Giovanni Battista, fu innalzata con ogni probabilità anteriormente al 1659. Si tratta di un'opera a pianta centrale con un pregevole porticato anulare. L'anonima statuaria all'interno si riferisce al battesimo di Gesù nel fiume Giordano per opera di Giovanni Battista. Un aspetto curioso della cappella è dato dalla presenza, sotto all'edificio, di una cisterna scavata nella roccia, utilizzata in passato per raccogliere l'acqua piovana con cui dissetare i pellegrini. In seguito, nell'Ottocento, la cisterna venne utilizzata dai macellai di Ghiffa come ghiacciaia mista a neve per la conservazione delle carni. La cappella di Abramo è la più recente: a pianta cruciforme, risulta singolare ed inedita. All'interno, si trova la rappresentazione mediante statuaria di autore ignoto che configura il Patriarca Abramo in adorazione di tre angeli rappresentanti la Trinità. Nella riserva il sentiero natura "SEGNI SULLA PIETRA" porta a scoprire alcune tra le più interessanti testimonianze dell'antropizzazione antica di questo territorio. Alcuni massi incisi presenti lungo il percorso possono essere ricollegati a primitivi insediamenti, posizionati in funzione dello sfruttamento agro-pastorale del Monte Cargiago; l'itineriario è allestito con NOVE PANNELLI ESPLICATIVI. Tempo di percorrenza 1, 5 h. Il sentiero natura, denominato "UNA RISERVA NEL VERDE", è dislocato nella porzione nord orientale della Riserva. Inizia dall'area attrezzata in località Ronco di Ghiffa per salire al percorso vita e ridiscendere alla cappelletta della Madonna del Porale. Dalla cappelletta del Porale una variante panoramica con un buon dislivello in salita porta, lungo le falde del Monte Cargiago, sino a punti panoramici nei pressi del laghetto delle Streghe.L'itineriario è allestito con OTTO PANNELLI ESPLICATIVI. Tempo di percorrenza: circa 2,5 h. Un apposito percorso è segnalato per le persone diversamente abili. Informazioni: ENTE di GESTIONE della RISERVA NATURALE SPECIALE del SACRO MONTE della SS.TRINITA' di GHIFFA Via SS. Trinità, 48 - 28883 Ghiffa (VB) Tel. 0039 0323.59870 - Fax 0039 0323.590800 [email protected] oppure Tel. 0039 0323.1975525-306 Dove Mangiare: “Trattoria La Canfora” Corso Belvedere, 127 – 28823 Ghiffa (VB) Tel. 0039 032359402 Fax 0039 0323 52728 [email protected] Chiuso Mercoledì “La taverna del mago”Viale Azari, 94 -28922 Verbania Pallanza (VB) Tel. 0039 0323 505444 [email protected] Chiuso lunedì sera. A pranzo aperto solo su prenotazione. Santuario Madonna del Boden : Città di Ornavasso Seguire da Stresa la statale 33 e una volta giunti a Gravellona Toce proseguire verso nord in direzione di Ornavasso, a 5 km. Entrati in paese arrivare fino al ponte sul torrente e prendere a sinistra costeggiando l’argine e imboccando la strada che conduce al Santuario, distante circa 3,5 km. Da Verbania-Pallanza la statale 34 in direzione Gravellona Toce, imboccare la A26 verso Ornavasso, prendere la prima uscita e proseguire in paese. Il Santuario della Madonna dei miracoli, detta del Boden, sorge a 475 metri in posizione dominante sul paese e sulla piana del Toce, su una fascia pianeggiante (nel locale dialetto tedesco walser Boden significa pianoro) circondato da fitti boschi di castagno. La sua origine, narra la leggenda, è legata all'episodio miracoloso che il 7 settembre 1522 vide protagonista la pastorella Maria Della Torre che, addormentatasi mentre pascolava il gregge, si risvegliò a notte inoltrata circondata da una luce vivissima al fondo di un precipizio dove ritrovò gli armenti accanto ad una cappelletta dedicata alla Vergine. La voce del miracolo si diffuse ben presto nei dintorni e nel 1530, in piena epoca della Controriforma fu dato inizio alla costruzione del Santuario che ebbe successivi ampliamenti e abbellimenti. Dalla sacrestia si accede alla raccolta di ex-voto, un tempo appesi alle pareti della chiesa e ora collocati in due ampie sale adiacenti l'abitazione del custode, che costituisce un documento di estremo interesse per la ricostruzione del sentimento religioso della popolazione e degli stili di vita nel tempo. Il numero complessivo di ex-voto del Boden è di 1147, il 40 % dei quali anteriori al Novecento. Dal Santuario si dipartono sentieri e carrozzabili che entrano nel cuore della valle di Ornavasso. Lungo la carrozzabile che dal Santuario riporta ad Ornavasso si incontra la mulattiera del Forte di Bara che in circa venti minuti di tranquilla passeggiata porta alle fortificazioni della Linea Cadorna. Informazioni: Tel. 0039 0323.1975525-119 oppure “Distretto Turistico dei Laghi “Corso Italia, 18 – 28838 Stresa (VB) Tel. 0039 0323 30416 Fax 0039 0323 934335 [email protected] oppure “Comunità Montana Valle Ossola“ Via Romita 13bis – 28845 Domodossola (VB) Tel. 0039 0324 226611 Fax 0039 0324248236 [email protected] Dove Mangiare: “Antica Trattoria del Boden” via Al Boden, 48 – 28877 Ornavasso (VB) Tel. 0039 0323 836654 “Ristorante Lago delle Rose” via Pietro Iorio, 28877 28877 Ornavasso (VB) Tel. 0039 333 9829810 “Ristorante Italia” via Alfredo di Dio, 107 – 28877 Ornavasso (VB) Tel. 0039 0323837124 La Cascata del Toce: Città di Formazza Ciò che ha determinato la notorietà e la fama della Val Formazza insieme allo spettacolo delle montagne che che l'attorniano è stata certamente la cascata del Toce. "La Più Bella , la più poderosa fra le cascate delle Alpi", un salto d'acqua di 143 metri per un fronte massimo, alla base, di 60 metri. Sulla sommità un fantastico punto d'osservazione è il balconcino in legno proteso sopra il salto d'acqua. Sulla Sommità, sorge il celebre albergo costruito nel 1923 e progettato in stile Decò dall'architetto Piero Portaluppi, uno dei massimi esponenti dello stile architettonico. A fianco di questa storica struttura sorge anche una chiesetta dedicata alla Madonna della Neve, risalente al 1621. Il Toce e la sua acqua non sono solo elemento di forte caratterizzazione del paesaggio formazzino: la forza idrica sfruttata a fini elettrici. È anche la più grande ricchezza della valle. Attualmente le acque del Toce vengono raccolte nel bacino di Morasco, a monte della cascata, e tramite una galleria e una condotta forzata raggiungono la centrale di Ponte dell'Enel per essere utilizzate nella produzione di energia elettrica. La Mano dell'uomo ha piegato la natura al proprio servizio ma nel contempo ha fatto una vittima illustre: la cascata del toce, per intuibili esigenze produttive, è visibile nella sua maestosità solo per brevi periodi nel corso dell'anno. Nella Scheda Tecnica ad inizio pagina sono indicati periodi ed orari in cui poter godere della maestosità della cascata nel suo pieno vigore. Informazioni: Località Frua - Strada Statale n.659 – 28863 Formazza (VB) Ufficio Turistico Pro Loco Formazza Tel. 0039 0324.63059 [email protected] Apertura: dal 7 giugno al 14 settembre tutti i giorni feriali dalle 11.30 alle 13.30 tutti i festivi dalle 10.30 alle 16.30 dal 9 al 22 agosto: dalle 10.30 alle 16.30 dal 15 al 28 settembre tutti i martedì i giovedì e i sabati dalle 11.30 alle 13.30 tutte le Domeniche dalle 10.30 alle 16.30 Dove Mangiare: “Ristorante Cascata del Toce” Frazione Cascata – 28863 Formazza (VB) Tel. 0039 0324 63013 Chiuso Martedì. “Ristorante Le Alpi” Frazione Cascata – 28863 Formazza (VB) Tel. 0039 0324 63209 cell. 0039 339 1495026 Chiuso Mercoledì. Le Terme di Premia. La sorgente di acqua calda di Premia Terme, è stata rinvenuta in località Longia nel Comune di Premia, agli inizi degli anni novanta nel corso di una indagine geologica per lo studio di un nuovo impianto idroelettrico. La presenza di questa sorgente di acqua calda è documentata da una bolla di Papa Paolo IV del 1556 in cui viene identificato il confine a sud con il "rivo dell'acqua calda".In quella zona infatti erano presenti un inconsueto canneto e dei vapori che si sprigionavano durante i periodi più freddi. La gente del posto utilizzava quell'acqua per gli usi più diversi:l'abbeverata delle bovine, nel periodo successivo al parto quando è maggiormente temibile l'insorgenza della polmonite,per la macerazione della canapa e per il lavaggio dei panni. Le acque della nuova sorgente sgorgano ad una temperatura superiore ai 40° C, sono classificate ipertermali e hanno contenuto solfato calcico con un residuo fisso a 180° di 1414 mg/litro. Particolarmente indicate nelle crenoterapie inalatorie dei bronchitici cronici,nelle patologie di tipo infiammatorio delle alte vie aeree superiori,in particolare nelle flogosi faringolaringee e naso-sinusali e, più in generale, in diversi stati patologici delle vie aeree superiori. Le acque della sorgente di Premia sono anche indicate nelle affezioni dell'apparato ginecologico (lavande vaginali),nella balneoterapia per le affezioni articolari ad impronta infiammatoria cronica e nelle vasculopatie,ma soprattutto nelle cure in ambito dermatologico per la presenza di numerosi oligominerali,essenziali per l'integrità ed il metabolismo della cute,suffragate dall'ottima tollerabilità dell'acqua sia a livello cutaneo che oculare. Avendo caratteristiche reidratanti,le acque sono anche indicate per la cura di ustioni o cicatrici e contrastano i processi di invecchiamento della pelle. L'effetto lenitivo e detergente dell'acqua è inoltre utile nelle forme di eczema irritabile,di eczema generalizzato,di rosacea e di psoriasi. Un'azione specifica dell'acqua in esame è dovuta al potere tampone proprio delle acque bicarbonate; per questo motivo patologie cutanee quali seborrea,acne ed orticaria cronica risentono favorevolmente dei trattamenti a base di bagni. Con decreto del Ministero della Sanità n. 3038 e n. 3037, in data 18.05.1998, è stato autorizzato l'utilizzo dell'acqua per la terapia inalatoria e per la balneofangoterapia.Con D.P.G.R. n° 80 del 18.03.1999 la Regione Piemonte ha conferito la concessione di sfruttamento delle acque termali al Comune di Premia. Informazioni: “Terme Premia” Località Cadarese, 46 – 28866 Premia (VB) Tel. 0039 0324 617210 Fax 0039 0324 617914 Numero Verde 800135876 [email protected] [email protected] www.premiaterme.com Orari: Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:30; Venerdì e Sabato dalle 10:00 alle 21:00. Chiuso il Lunedì. Dove Mangiare: “ Ristorante Monte Giove” Via Statale, 31 Frazione Cadarese – 28866 Premia (VB) Tel. 0039 0324 617145 Fax 0039 0324 607979 [email protected] Sacro Monte Calvario: Città di Domodossola Patrimonio dell’UNESCO Seguire da Stresa la statale 33 o da Verbania - Pallanza la statale 34 in direzione Gravellona Toce, a 12 km. Qui imboccare la A26SS33. Percorrerla fino all’uscita di Domodossola, a 30 km. Seguire le indicazioni per Sacro Monte del Calvario. Il complesso che costituisce il Sacro Monte Calvario di Domodossola è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO dal 2003. Ubicato sul colle di Mattarella a sud della città di Domodossola, è costituito dalle quindici cappelle della Via Crucis e indicazioni per Sacro Monte del Calvario. Il complesso che costituisce il Sacro Monte Calvario di Domodossola è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO dal 2003. Ubicato sul colle di Mattarella a sud della città dell’UNESCO dal 2003. Ubicato sul colle di Mattarella a sud della città di Domodossola, è costituito dalle quindici cappelle della Via Crucis e dal Santuario del SS. Crocifisso, posto alla sommità del colle. Realizzato progressivamente a partire dall’idea di due frati cappuccini risalente al 1656, ricevette notevole impulso dalla venuta del Beato Antonio Rosmini nel febbraio del 1828, che vi fondò l’Istituto della Carità. L’ultima cappella, la III, fu eretta nel 1907. Con l’avvento di Rosmini e dei suoi figli spirituali, le parrocchie ripresero a salire in processione al Sacro Monte, che tornò ad essere luogo di preghiera e di pace per eccellenza in Ossola. Dopo la morte del fondatore, avvenuta nel 1855, i rosminiani ottennero di acquistare l’intero masserizio del Calvario, ampliarono la casa settecentesca adibita agli esercizi spirituali e il resto dell’antico edificio. L'artista più famoso che lavorò alla realizzazione di questo complesso fu Dionigi Bussola, scultore milanese, che emerge tra gli artisti dei Sacri Monti nella seconda metà del Seicento per le sue capacità plastiche e scenografiche. Sovrintende alla Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario un Ente apposito che offre un servizio di UFFICIO TURISTICO e VISITE GUIDATE condotte da personale qualificato; si possono visitare i giardini del Sacro Monte anche nella parte solitamente chiusa al pubblico, con gli orti dei Padri Rosminiani, i resti del Castello di Mattarella e il complesso barocco del Sacro Monte, ricevendo informazioni storiche, artistiche e naturalistiche. Informazioni: “Ente di Gestione della Riserva Naturale Speciale Sacro Monte Calvario di Domodossola” Borgata S.M. Calvario, 5 - 28845 Domodossola (VB) Tel. 0039 0324 241976 Fax. 0039 0324 247749 [email protected] oppure Tel. 0039 0323.1975525-112 Dove Mangiare: “Ristorante La Locanda del Pozzo“ Corso Fratelli di Dio, 14 – 28845 Domodossola (VB) Tel. 0039 0324 240579 [email protected] Chiuso Lunedì. “Hosteria La Fontana” via Bonomelli, 18 – 28845 Domodossola (VB) Tel. 0039 0324 47490 Chiuso Lunedì. Chiesa San Gudenzio : Città di Baceno Seguire da Stresa la statale 33 o da Verbania-Pallanza la statale 34 in direzione Gravellona Toce, a 12 km. Qui imboccare la A26-SS33. Percorrerla fino oltre Domodossola in direzione Sempione e poi imboccare la statale 659 della Valle Antigorio e Formazza. 20 Km a nord di Domodossola, nel comune di Baceno si può ammirare la chiesa di San Gaudenzio. Romanico, gotico e barocco vi si fondono, a testimonianza dei ripetuti interventi architettonici sull’edificio. La primordiale cappella, attestata nel sec. XI, si trovava tra l'attuale affresco della crocifissione, il campanile e l'ultimo pilastro della navata di sinistra, con facciata ad ovest. Fra il XII e il XIII secolo fu ampliata ricevendo quella parte che oggi è la navata centrale (comprese le due navatelle) e la facciata romanica compresa fra le due lesene. Fu anche riorientata nord-sud per esigenze di spazio. Nel 1326, ove era situato l'accesso alla primitiva cappella, il chierico Signebaldo de Baceno figlio di Giacomo eresse la cappella della Madonna. Verso la fine del XV secolo fu dato inizio ai lavori per la costruzione delle navate laterali in stile Gotico, e contemporaneamente ebbe inizio la stesura degli affreschi che furono completati solo nel 1542 con la grande Crocifissione sulla parete di destra del presbiterio. A partire dall'ultima decade del Cinquecento il Barocco venne ad aggiungersi al Romanico ed al Gotico in interventi di ulteriore abbellimento. Un sistema di illuminazione elaborato a computer permette una visione artistica notturna particolarmente suggestiva. Informazioni: via Marconi, 51 – 28861 Baceno (VB) Tel.0039 0324 62045 Fax. 0039 0324 242215 [email protected] - Visite di gruppo su prenotazione. Dove Mangiare: “Ristorante Antica Baceno” via Roma,26 – 28861 Baceno (VB) Tel. 0039 0324 627706 Chiuso martedì e mercoledì sera. “Ristorante Vecchio Scarpone” via Roma, 48 – 28861 Baceno (VB) Tel. 0039 0324 62023 Chiuso Giovedì. Prenotazione obbligatoria. “Ristorante Il Pizzo del Frate” Frazione Foppiano – 28862 Crodo (VB) Tel. 0039 0324 61233 Fax 0039 0324 61040 [email protected] “Ristorante Buongusto” via centro, 67 – 28862 Mozzio di Crodo (VB) Tel. 0039 0324 61680 [email protected] Il Santuario di Re: Città di Re Il paese di Re, antico possedimento dei Borromeo, è collocato a 710 m. s.l.m. e dista poco più di 7 chilometri dalla Svizzera. Il paese è da moltissimo tempo meta di fedeli che da ogni dove giungono a pregare presso il santuario della Madonna del Sangue. Nel luogo dove ora sorge il santuario, si trovava la piccola chiesa parrocchiale di S. Maria, che presentava sulla facciata un dipinto raffigurante la Madonna con il bambino. Si racconta che il 29 aprile del 1494, Giovanni Zuccone, giocatore di piodelle, scagliò una pietra contro l'immagine colpendo in fronte la Vergine: per venti giorni dal dipinto sgorgò sangue. Per questo motivo il vescovo di Novara decise di trasformare la chiesa in santuario; i lavori iniziarono nel Seicento continuando poi nel corso dei secoli. Nel 1922 si lavorò per ultimare la parte che oggi accoglie i fedeli in pellegrinaggio. Artisticamente è fondamentale ricordare l'antica immagine miracolosa della Madonna, appartenuta alla chiesa di S. Maria, ora conservata presso l'altare maggiore di stile barocco costruito interamente in marmo. Sul retro dell'altare un tabernacolo custodisce una porzione del sangue sgorgato dalla fronte della Vergine. Nella parte di basilica più recente spicca la pietra grigia locale, le colonne e le tre navate raffiguranti la Via Crucis. Alla fine del Novecento sono state costruite accanto al santuario la Casa del Pellegrino e la Casa degli Esercizi Spirituali. Informazioni: via Locarno, 4 – 28856 Re (VB) Tel.0039 0324 97016 Fax 0039 0324 97351 Comunità Montana Valle Vigezzo Via Pittore Bel Castro, 1- 28857 Santa Maria Maggiore (VB) Tel. 0039 0324 94763 Fax 0039 0324 95317 [email protected] Dove Mangiare: “Ristorante Le tre rose di Casa Barbieri” via Roma, 6 - 28856 Re (VB) Tel. 0039 0324 97019 – 97114 Fax 0039 0324 97297 [email protected] “Trattoria Fontana Verde” via Locarno, 41 – 28856 Re (VB) Tel. 0039 0324 97057 Lago Maggiore Express Il Lago Maggiore Express vi offre un viaggio indimenticabile in ferrovia e in battello. L’escursione può essere effettuata con partenza da varie località, scegliendo tra due tipi di biglietto con le seguenti possibilità: » biglietto speciale avente validità giornaliera: - fermata intermedia sia sul Lago Maggiore sia in Val Vigezzo o nelle Centovalli; » biglietto speciale avente validità di due giorni: - fermata intermedia sia sul Lago Maggiore sia in Valle Vigezzo o nelle Cento Valli; - eventuale pernottamento in una località lungo il percorso ( il prezzo del biglietto è relativo al solo trasporto); - libera circolazione sul Lago Maggiore. Avrete la possibilità di pranzare a bordo del battello. Viaggerete in Italia e nella parte meridionale della Svizzera, il Ticino. Con la ferrovia delle Centovalli e della Val Vigezzo attraverserete per un’ora e mezzo un territorio selvaggio e romantico, in cui si alternano ponti vertiginosi, ruscelli d’acqua purissima e vigneti, boschi di castagni e villaggi arroccati su pendii. Per tre ore viaggiare col battello attraverso il Lago Maggiore; ammirerete le Isole Borromee, i castelli di Cannero, le Isole di Brissago; rive affascinanti con pittoreschi paesi e cittadine. Informazioni: www.lagomaggioreexpress.com Sacro Monte di Orta: Lago D’Orta Questo Sacro Monte che sovrasta l'abitato di Orta, il lago e almeno due terzi dell'intera regione del Cusio, colpisce profondamente sia per la ricchezza artistica e architettonica del complesso religioso che per l'indescrivibile suggestione che il posto, così armoniosamente bello e singolare, riesce a suscitare su ciascun visitatore. A contraddistinguerlo da tutti gli altri Sacri Monti è lo speciale rapporto tra la natura circostante, lo scenografico panorama lacustre, il verde della vegetazione rigogliosa e le cappelle, tutto accuratamente pianificato dall'ingegno di Padre Cleto da Castelletto Ticino. La sua storia risale a tempi molto lontani. Fin dall'Alto Medioevo, infatti, sorgeva su questo colle (400 m. s.l.m.) la chiesa di San Nicolao, la parrocchia più antica di tutta la riviera orientale, all'interno della quale si venerava l'immagine della Madonna della Pietà, una scultura lignea quattrocentesca, ancora oggi visitabile. Nel 1583 la Comunità di Orta, seguendo l'esempio del Sacro Monte di Varallo e sostenuta dall'abate novarese Amico Canobio, decise di fondarvi un convento e di circondarlo di cappelle dedicate alla vita di San Francesco. Nel 1590 fu così fondato il convento affidato ai Francescani cappuccini e si iniziò anche il rifacimento dell'antica chiesa di San Nicolao. L'anno successivo si avviarono i lavori di costruzione delle cappelle, a cominciare dall'attuale XX, la prima in ordine di fondazione anche se ultima nella rappresentazione del ciclo. Coerentemente con le indicazioni fornite dalla Chiesa nel Concilio di Trento, il complesso religioso doveva fungere da luogo privilegiato di educazione religiosa, in una zona a ridosso dei valichi alpini e quindi esposta ai rischi di infiltrazioni eretiche per opera dei protestanti. Lo scopo era dunque quello di raccontare ai fedeli, per lo più analfabeti, la storia sacra attraverso le immagini descrittive degli affreschi e dei gruppi plastici in terracotta, scene intime e raccolte, scrupolosamente selezionate e verificate da Carlo Bascapé, Vescovo di Novara e principe feudatario della Riviera d'Orta. Tra la fine del Cinquecento e quella del Settecento furono realizzate tutte le 20 cappelle, disposte su un percorso a spirale che sfruttava la costa del promontorio prospiciente il lago; un itinerario guidato dalla vegetazione circostante che consentiva al pellegrino di godere di alcuni momenti di sosta e meditazione all'ombra, per poi affacciarsi sul magnifico scenario offerto dal Lago d'Orta. I diversi artisti che furono coinvolti, da Cristoforo Prestinari al Morazzone, a Stefano Maria Legnai e il Beretta, passando per Dionigi Bussola e i fratelli Nuvolone e Grandi, hanno determinato una evidente commistione di stili artistici, quali il rinascimentale, il barocco, il rococò e il neoclassico. Nel 1980 la Regione Piemonte ha istituito la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte d'Orta, al fine di salvaguardare e valorizzare il considerevole patrimonio artistico e ambientale del luogo. Sul posto sono presenti un ristorante-bar, un'attrezzata area pic-nic, un centro visita e gli uffici della riserva. Informazioni: Uffici della Riserva via Sacro Monte, 628016 Orta San Giulio (NO) Tel. 0039 0322 911960 Fax 0039 0322 905654 [email protected] Dove Mangiare: “Ristoro Olina” via Olina, 40 - 28016 Orta San Giulio (NO) Tel. 0039 0322 905656 Fax 0039 0322 90377 [email protected] In bassa stagione chiuso il mercoledì. “Ristorante Sacro Monte” via Sacro Monte, 5 - 28016 Orta San Giulio (NO) Tel. e Fax 0039 032290220 Chiuso Martedì. [email protected] Lago D’Orta: Isola di San Giulio. Le bellezze artistiche e naturali che fanno dell'isola di San Giulio un unicum nel suo genere, l'ammirazione e la meraviglia che essa immediatamente suscita in tutti i visitatori non bastano a spiegare quella specie di orgoglio misto a venerazione che gli abitanti del Cusio provano nei suoi riguardi. La leggenda narra che quest'isola, distante non più di 400 metri dalla riva di Orta, un tempo era uno scoglio abitato da serpi e terribili mostri (forse simbolo della presenza di eretici ariani), fino a quando nel 390 vi approdò San Giulio: attraversando le acque del lago sopra il suo mantello e guidato nella tempesta dal suo bastone, il Santo fondò una chiesa, nella quale scelse poi di essere sepolto, e trasformò l'isola nel centro di evangelizzazione di tutta la regione. Oggi sappiamo con certezza che sul luogo della primitiva chiesa fondata da San Giulio venne costruita nel IX secolo un'altra chiesa di cui oggi rimane soltanto l'abside maggiore, così come sappiamo anche che agli inizi del X secolo esisteva una struttura fortificata che comprendeva tutta l'isola, il castrum Sancti Iulii (castello di San Giulio). Durante le lotte per la conquista del regno italico essa fu strappata alla chiesa novarese dal re Berengario II la cui moglie, regina Villa, dovette però soccombere all'assedio dell'imperatore germanico Ottone I nel 962. Durante questo assedio nacque Guglielmo da Volpiano, il grande riformatore del monachesimo europeo, che fu tenuto a battesimo dallo stesso imperatore Ottone. Per tutto il Medioevo l'isola fu possesso della Chiesa di Novara e per lungo tempo fu anche il centro della vita civile, religiosa e amministrativa della Riviera d'Orta. Tutti i sovrani e i principi che si susseguirono nel tempo con il loro dominio sul territorio novarese confermarono sempre la giurisdizione del vescovo sul luogo, che divenne meta di numerosi pellegrinaggi. Nel 1842 fu demolito l'antico castello per far posto al nuovo grande seminario (ne esisteva già uno sin dal 1582) e oggi, dell'antica fortificazione, non rimane altro che un tratto delle mura perimetrali. Il turista viene subito accolto sull'isola da una breve scalinata che conduce alla suggestiva basilica romanica, sicuramente la principale attrattiva del posto. La visita prosegue attraverso una stradina che percorre l'intera isola mediante un circuito anulare: è la "via del silenzio e della meditazione", suggestivo connubio tra spiritualità e architettura. Strada facendo si raggiungono l'ottocentesco Palazzo dei Vescovi e l'abbazia benedettina Mater Ecclesiae: in questo affascinante convento di clausura femminile le monache, uniche persone a risiedere stabilmente sull'isola, trascorrono le loro giornate dedicandosi alla preghiera, allo studio, al restauro di antichi e preziosi paramenti sacri, alla confezione delle ostie e alla preparazione del celebre "pane di San Giulio". Gli altri edifici dell'isola, ora residenze private che in alcuni casi conservano ancora il nome di qualche santo, costituivano un tempo le abitazioni dei canonici: tra le più antiche si segnala la Villa Tallone, dove ogni anno si svolgono prestigiosi concerti di musica classica. Un grazioso ristorante con terrazza sul lago e un negozietto di souvenir completano il quadro delle poche strutture a disposizione dei turisti, ma è d'altro canto proprio questa discrezione a garantire all'isola un'esistenza tranquilla, tale da conservare quell'aura da mistico rifugio dai diversi della vita. Servizio Pubblico Motoscafisti: Piazza Motta – 28016 Orta San Giulio Tel. 0039 333 6050288 [email protected] Basilica di San Giulio :L'attuale costruzione sorge sui resti di un fabbricato del IX sec. eretto a sua volta su un edificio paleocristiano del IV sec. Durante gli assedi dell'imperatore germanico Ottone I nel X sec. la chiesa subì gravi devastazioni che spinsero poi lo stesso imperatore a far erigere un'altra chiesa che incorporasse la superstite abside centrale. A questa struttura vennero in seguito aggiunti il grande campanile (XI-XII sec.) e il tiburio ottagonale (XI sec.), mentre restauri e vari rimaneggiamenti si ebbero durante il XVI e XVII sec. La pianta a croce latina e alcuni elementi decorativi (facciata, tiburio, absidi, campanile, matronei, capitelli, ambone) conservano una tipica fisionomia romanica che per nulla contrasta, ma anzi si fonde armoniosamente con la ricchezza di ornamenti, stucchi e dorature tipici dello stile barocco che caratterizza il magnifico ambiente interno. Gli affreschi che colorano le pareti e i pilastri non sono tutti della medesima epoca e risalgono al periodo compreso tra il Trecento e l'Ottocento: consistono quasi esclusivamente di raffigurazioni di santi e tra gli autori più importanti si segnalano gli allievi di Gaudenzio Ferrari e la famiglia Cagnoli. Nella sacrestia sono conservate sculture lignee policrome, un grosso anello vertebrale fossile appeso nel mezzo della volta (la leggenda vuole che appartenga a uno dei terribili draghi presenti sull'isola e cacciati da San Giulio) e la statua in ferro battuto del "Drago delle Rogazioni", un mostro con le fauci spalancate che fino al 1920 veniva portato in processione nelle campagne per attirare la benedizione divina sui raccolti. L'opera più importante della basilica è però sicuramente il medievale ambone in marmo nero di Oira, località del Cusio dove ancora oggi è attiva la cava; datato agli inizi del XII sec., è composto da quattro colonne che sorreggono il pulpito, e i soggetti del pulpito (i quattro simboli degli evangelisti, il centauro che scocca una freccia contro la cerva protetta da due leonesse, il grifo alato che combatte contro il coccodrillo) riconducono a un significato simbolico legato all'annuncio della Parola di Dio e alla lotta fra il Male e il Bene. Ancora controversa è invece l'interpretazione della figura avvolta nel mantello che si appoggia a un bastone a tau (forse l'abate Guglielmo da Volpiano). Delle quattro colonne, le due frontali sono a fusto liscio e hanno capitelli composito e corinzio, mentre le due posteriori sono coperte di ornamenti in rilievo e presentano capitelli dorico e composito con teste di animali. Al di sotto dell'altare maggiore si trova una suggestiva cripta a cui si accede attraverso due rampe di scale: ricostruita tra il 1697 e il 1710, conserva le spoglie di San Giulio in una pregevole urna di cristallo con fregi in argento; nel sarcofago marmoreo sottostante sono invece custoditi i resti dei Santi Elia, Audenzio, Filiberto e Demetrio. In una piccola stanza della cripta è recentemente stata allestita anche un'esposizione di reperti archeologici di età paleocristiana e altomedievale come parti di un sepolcro, alcune tarsie e una lastra marmorea. Informazioni: Ufficio Informazione Turistica: via Panoramica, 1- 28016 Orta San Giulio (NO) Tel. 0039 0322 905614 Fax 0039 0322 905800 [email protected] Dove Mangiare: “Ristorante San Giulio” via Basilica, 4 -28016 Isola di San Giulio (NO) Tel. 0039 3939 502080 [email protected] Monte Mesma: Città di Ameno. Il Monte Mesma è un colle (576 m. s.l.m.) interamente ricoperto da una lussureggiante vegetazione: sulla sua cima si trovano una chiesa e un convento secenteschi, con un sagrato in cui signoreggia un tiglio secolare; da qui si gode un suggestivo panorama sopra il Lago d'Orta, mentre sullo sfondo si staglia il grandioso Monte Rosa. Per raggiungerlo, oltre che una comoda strada asfaltata, si possono percorrere due caratteristiche Vie Crucis, vale a dire due sentieri selciati con graziose cappellette affrescate, completamente immersi in un bosco prevalentemente di castagni cedui. Qui si respira un senso di grande pace e serenità. Numerose testimonianze rinvenute sul Monte, soprattutto sepolcreti con varie suppellettili, dimostrano che il Mesma fu abitato dall'uomo sin dalla prima età del Ferro (secc.VII-V a.C.), forse da gente celtica giunta fin qui attraverso le Alpi. Altre testimonianze segnalano la successiva presenza di Galli e di legioni romane: all'età romana risale l' antichissimo piccolo ponte che attraversa il torrente Membra, ai piedi del colle, e che si può ammirare ancora oggi. I lavori di costruzione del complesso religioso iniziarono nel 1619 e si protrassero nei decenni successivi. Probabilmente venne riutilizzato il materiale proveniente da un antico castello, ora scomparso, che fino alla metà del sec. XIV dominò la cima di questo promontorio. Da ricordare che gli edifici religiosi furono oggetto di due soppressioni, una napoleonica e l'altra sabauda: le strutture vennero acquisite dal demanio e gli arredi furono dispersi. Fortunatamente, nel 1870 una ricca benefattrice ricomprò l'intero complesso e i terreni circostanti per restituirli ai frati cappuccini che ancora oggi lo abitano. Particolarmente suggestiva è la visita al convento, articolato attorno a due eleganti chiostri contigui, nel secondo dei quali si trova un pozzo che attinge da una enorme cisterna sotterranea, tuttora impiegata per raccogliere le acque piovane. Sulle pareti dei chiostri si possono ammirare diverse meridiane secentesche, alcune delle quali ben conservate. Ambienti di particolare interesse sono l'ex sala del Capitolo delle Colpe, il Refettorio e lo Scaldatoio. Da segnalare è anche la ricca biblioteca con oltre 5000 volumi, che annovera opere di particolare pregio, tra le quali una delle prime edizioni a stampa (1477-78) della Commedia di Dante. Istituito dalla Regione Piemonte nel 1993 come Riserva Naturale Speciale, il Monte Mesma attira tanto i pellegrini quanto gli escursionisti che possono usufruire di comodi sentieri ben evidenziati, corredati da pannelli che segnalano eventi storici e interessanti notizie ambientali; come ad esempio la presenza di una fucina di un fabbro risalente al Settecento, ancora parzialmente riconoscibile, e che utilizzava l'energia dell'acqua convogliata in un grande canale di pietra. Per ulteriori informazioni contattare gli uffici della Riserva: Tel.0039 0322-911960 oppure il convento dei frati Tel. 0039 0322998108 [email protected] Dove Mangiare: Ristorante “Il Fierobecco” Via Carlo Porta, 4 28010 Frazione Lortallo Ameno (NO) Tel. e Fax 0039 0322 998098 [email protected] Chiuso Lunedì sera e Martedì. Luglio e Agosto sempre aperto. Santuario della Madonna del Sasso Dall’altra parte del lago rispetto ad Orta San Giulio, svetta il Santuario della Madonna del Sasso. Da Orta San Giulio imboccare la statale 229 fino a Gozzano e risalire il lago per comoda provinciale fino a Alzo, dove si imbocca la provinciale 49 per Boleto / Madonna del Sasso. Seguire le indicazioni per il Santuario, immerso nel verde e da cui si gode una vista eccezionale sul Cusio, l’Isola di San Giulio e la pianura a sud del Vergante. Il Santuario sorge a 638 metri di altitudine nel comune omonimo di Madonna del Sasso; si affaccia su uno sperone roccioso di granito il quale è stato impiegato come pietra da taglio da tempi immemorabili. Davanti alla chiesa si sviluppa un ampio piazzaletto detto "il balcone del Cusio“ per una superficie di circa 735 mq. Da esso si ammira un panorama sconfinato, dai monti più vicini, ai contorni sfuggenti delle Alpi, in basso si susseguono i ridenti paesi della vallata e in fondo verso sud, quando il cielo è molto limpido, si scorgono Novara, Vercelli e Milano. Uno dei luoghi sacri più spettacolari del Cusio e dell'intera area tra novarese e Verbano Cusio Ossola, edificato tra il 1730 e il 1748 sulla roccia granitica a strapiombo sul lago sottostante. Il santuario sorge sui resti di una cappella tardo medievale, la cui origine è legata a due diverse leggende: secondo la prima ad Ayacardo, un soldato rozzo, tornato da una missione alla rocca di Angera, fu detto che la sua bella moglie, Maria, lo aveva tradito, con un soldato mercenario inglese. Accecato dalla gelosia trascinò la moglie giù dallo sperone. Quando seppe la verità ritornò in cima al sasso. Maria era riuscita ad aggrapparsi ad un ramo, ma quando Ayacardo si sporse per salvarla si lasciò precipitare. L'altra versione della leggenda narra invece che la bella Maria si gettò volontariamente per sfuggire alle insidie dei soldati durante la dominazione spagnola. Nell'interno a croce greca è custodito un grande ciclo pittorico di Lorenzo Peracino. Sull'altare maggiore si può ammirare lo splendido dipinto del 1547 di Fermo Stella da Caravaggio, discepolo di Gaudenzio Ferrari, raffigurante la Deposizione di Cristo. Sull’altare a sinistra c’è l'urna con le ossa ed il sangue di San Donato. Gli abitanti della zona gli innalzarono preghiere nel timore della folgore e della grandine. San Donato, un martire rinvenuto nelle catacombe di San Callisto di Roma, è raffigurato con folta barba, elmo, spada e mantello nell’atto di fermare una folgore che si stava scatenando sul paese. Informazioni: Tel. 0039 0323.1975525-203 Dove Mangiare: “Ristorante Panoramico” Via Frua, 31 28894 Madonna del Sasso (VB) Tel. 0039 0322 981312 Fax 0039 0322 981313 [email protected]