Biblioteca Cristiana di eVangelo
Balsamo di Galaad
BALSAMO DI GALAAD
di Lilian B. Yeomans, Dottore in Medicina
INDICE
Capitolo 1 pag. 4
Capitolo 9 pag. 25
Satana ha chiesto di vagliarvi, ma…
«Passiamo all’altra riva»
Capitolo 2 pag. 7
Capitolo 10 pag. 28
Sensazione e guarigione
«Enea, Gesù Cristo ti guarisce!»
Capitolo 3 pag. 9
Capitolo 11 pag. 31
Camminare sulle acque
Dio chiamò Abraamo quand’egli era
solo
Capitolo 4 pag. 12
Felicità e salute
Capitolo 12 pag. 33
«Il nostro pane quotidiano»
Capitolo 5 pag. 14
La vita….che è il sangue
Capitolo 13 pag. 35
Un miracolo che parla ai nostri tempi
Capitolo 6 pag. 16
Sale
Capitolo 14 pag. 38
«Uno spirito di infermità»
Capitolo 7 pag. 19
«Egli stesso»
Capitolo 15 pag. 40
Gesù nella sua città natale
Capitolo 8 pag. 22
«Come farò a maledirlo se Dio non l’ha
maledetto?»
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Capitolo 16 pag. 42
La voce di Elia
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Balsamo di Galaad
PREFAZIONE
Tanto tempo fa, sulla collina solitaria, tre croci, le vedo ancor!
Tanto tempo fa il Salvatore disse, mentre chinava il Suo capo morente: «Tutto è compiuto».
Balsamo di Galaad, guarisci le mie ferite, rendimi sano e forte in salute,
Tu sei la Medicina che prendo, e veloce la salute mia irrompe: «Tutto è compiuto».
Geremia 8:22: «Non c’è balsamo in Galaad? Non c’è laggiù nessun medico?» Che vi sia
invece balsamo in Galaad, e che vi sia un Medico, è chiaramente implicito, perché il profeta
continua chiedendo: «Perché dunque la piaga della figlia del mio popolo non è stata medicata?» Nel
capitolo 46 di Geremia, il secondo verso, per la stessa profezia, la figlia d’Egitto, è esortata a salire
a Galaad e prendere il balsamo, e le si assicura che è cosa vana per lei il prendere molti rimedi,
giacché mai sarà, in tal modo, curata.
In Ezechiele 27:17 troviamo che Giuda commerciava in grano, miele, olio e balsamo. E là è
il vangelo: grano-vita; miele-la dolcezza dell’amore della Sposa per lo Sposo che viene; olio-la
pienezza dello Spirito Santo; e il balsamo-la guarigione. Balsamo di Galaad!
Che cosa significa Galaad? Fontana Perpetua.
Giovanni 4:14: «L’acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in
vita eterna».
Quando, messaggeri, entriamo nelle stanze dei malati, dovremmo irradiare da ogni parte del
nostro essere, la potenza della parola vivente.
A questo fine è necessario studiare in accordo con le istruzioni date in Proverbi 4:20-23:
«Figlio mio, sta’ attento alle mia parole, inclina l’orecchio ai miei detti; non si allontanino mai dai
tuoi occhi, conservali in fondo al cuore; poiché sono vita per quelli che li trovano, salute per tutto il
loro corpo».
Cosa chiede, Dio, qui?
Per prima cosa, completa attenzione. Quando Dio dice «sta’ attento» vuol dire «sta’
attento». Metti ogni altra cosa fuori dalla tua mente. Concentra le tue facoltà sulla Parola di Dio.
Secondo, deviala attraverso le orecchie. Apri le tue orecchie ai detti di Dio. E chiudili a
qualsiasi altra cosa. Egli chiede l’uso esclusivo dei nostri padiglioni uditivi. Egli dice «inclina» il
tuo orecchio ai Suoi detti. Non capite? Non dovete capire. Ma dovete inginocchiarvi davanti a Lui e
dire, «la tua Parola è verità».
Terzo, dovete vedere, così come dovete udire. «Non si allontanino mai dai tuoi occhi».
Tieni gli occhi fissi su Gesù. Vi è vita, fisica e spirituale, guardando l’Agnello di Dio.
Quarto: «conservali». Dove? Nel profondo dell’essere tuo. Davide disse (Salmo 119:11):
«Ho conservato la tua Parola nel mio cuore per non peccare contro di te». Cosa nascose? La Parola
di Dio. E dove? Nel suo cuore. Perché? Per non peccare contro Dio. Quando il peccato corre, anche
la malattia corre. Essi vengono assieme ed assieme se ne vanno. Esodo 23:25: «Servirete il Signore,
il vostro Dio, ed egli benedirà il tuo pane e la tua acqua; io allontanerò la malattia di mezzo a te».
Quinto: il risultato di tutto questo: «Vita… e salute per tutto il corpo». Tutto, vuol dire
tutto: cervello, occhi, arterie, orecchie, nervi, vene, cuore, polmoni, ghiandole, stomaco, milza,
fegato, intestino, reni, muscoli, ossa; in breve, ogni parte di voi.
Se incontrerete le condizioni di Dio, «nessuna piaga si accosterà alla tua tenda» (Salmo
91:10); «mille ne cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma tu non ne sarai colpito»
(Salmo 91:7)
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«La tua tenda» significa il tabernacolo d’argilla nel quale soggiorniamo ed allo stesso
tempo una certa casa in una data via di una data città dove riceverete la posta.
Dio può e vuole preservarci fisicamente e spiritualmente, in ogni condizione di vita.
Guardiamo a come si è comportato con grazia col suo antico popolo, gli Israeliti.
Gli Egiziani, il più grande impero dell’epoca sulla terra, cercarono di distruggere gli Israeliti
servendosi della dura schiavitù, «ma quanto più lo opprimevano, tanto più il popolo si moltiplicava
e si estendeva» (Esodo 1:12). Quando faraone ordinò la distruzione dei nati maschi degli Ebrei, le
donne medico, ostetriche dell’epoca, riportarono che l’ordine non poteva essere eseguito perché le
donne Ebree erano così «vigorose», cioè piene di vitalità e vigore che non avevano necessità di
assistenza e potevano prendersi cura di se stesse e anche dei nuovi nati (Esodo 1:19). Quando gli
israeliti uscirono dall’Egitto, non vi era una persona debole tra le tribù, benché l’Egitto fosse stato
decimato con la malattia (Salmo 105:37). Iddio mise una «distinzione» fra gli Egiziani ed Israele
(Esodo 11:7).
Esodo 15:26
«Io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché Io sono il
Signore, colui che ti guarisce».
Perché la distinzione?
Perché il sangue dell’Agnello del passaggio era stato sparso e Dio aveva detto:
Esodo 12:13
«Quando Io vedrò il sangue, passerò oltre, e non vi sarà piaga su di voi per distruggervi,
quando colpirò il paese d’Egitto».
Grazie a Dio che il sangue è ancora nostro, la nostra sicura difesa! Perché leggiamo,
Apocalisse 12:11
«Ma essi lo hanno vinto (Satana) per mezzo del sangue dell’Agnello e con la parola della
loro testimonianza».
Mostriamolo alto e mettiamo in fuga le armate nemiche.
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CAPITOLO 1
SATANA HA CHIESTO DI VAGLIARVI, MA…
Qualche tempo fa, il Signore guidò la mia attenzione su Luca 22:31,32 e disse: «Qui vi è la
storia della tua vita. Satana ha chiesto di vagliarti, ma Io ho pregato per te, che la tua fede non
fallisse. Ora rafforza i fratelli».
Mentre meditavo su queste parole, realizzai che Satana era uno dei primi personaggi coi
quali divenni familiare. Non ero che una ragazzina, quando ciò accade.
Forse vi starete ponendo questa domanda, ed ansiosamente: «Eri cresciuta fra pagani e gente
viziosa e senza Dio?» In nessun modo. La mia gente faceva parte di un’affascinante chiesa dalle
finestre a vetrate, una meravigliosa torre, ed un coro di artisti. Era gente tenuta in alta stima dalla
comunità. Forse erano troppo raffinati per menzionare Satana e mettermi in guardia contro le sue
astuzie.
Ed il nostro pastore, con le sue maniere squisite ed i suoi profondi toni di voce, era talmente
amabile che mai ci si sarebbe nemmeno sognati che potesse avere sentito Satana. Come feci io,
bambina, a diventare familiare con un tal indesiderato essere?
Mi si presentava e diceva sempre: «Sei una ragazza cattiva ed io ti farò cadere». Ciò era
parzialmente vero ed in parte falso. Una bugia che è vera in parte, è la più difficile bugia da
combattere.
Era vero che fossi una ragazza cattiva. Lo Spirito Santo mi convinse di peccato quando ero
davvero piccola. Ma non era vero che Satana mi avrebbe avuta. Tentò molto, come fece con Pietro,
ma, grazie a Dio, Colui che pregò per Pietro, pregò anche per me; e la Sua preghiera prevalse.
Quando scoppiò la Guerra Civile, mio padre era un chirurgo, e praticava nel Canada. Egli
era un buon chirurgo ed aveva risposto all’appello di aiuto che aveva ricevuto. I chirurgi sono
sempre molto richiesti in tempo di guerra. Rimase come chirurgo nell’Esercito degli stati uniti fino
alla sua morte, quando mia madre ricevette una pensione dal Governo.
Uno dei miei primi ricordi è di essere entrata in un grande hotel a Washington D.C. con mio
padre e mia madre e le due piccolissime sorelline. Io ero capace di camminare da sola e guidavo la
piccola processione. Mia madre aveva una bambina in braccio e mio padre aveva in braccio l’altra.
Mentre entravo, appena giunta da una città canadese ove non c’era gente di colore, una figura quasi
di statura gigantesca, magnificamente acconciata, e con un volto così nero come l’ebano, si fece
avanti per incontrarmi. Senza alcun dubbio, io ero sicura che si trattasse di Satana in persona.
Comprendo adesso che deve essere stato un negro magnificamente proporzionato, ed
affascinante oltre misura. Io ero muta di stupore e orrore.
A me sembrava il diavolo stesso, che mi veniva incontro.
Pietrificata dal terrore in una piccola immagine di marmo, lo vidi avanzare per prendermi in
braccio e portarmi via. Allora le cataratte del cielo si spalancarono. Strillai in una maniera tale,
come mai forse il gentiluomo d’ebano aveva mai visto o sentito fare. Mi mise giù in fretta. Era più
impaurito di me, ed io ero quasi in convulsioni. Impiegato all’hotel, era abituato a portar dentro i
bambini piccoli, ma non aveva mai avuto a che fare con una piccola verde canadese.
Quella volta fuggii da colui che credevo Satana, ma il vero Satana non è sempre così
facilmente congedato.
Crebbi, e frequentai la Scuola Domenicale dove appresi i «Doveri verso il mio prossimo»,
ad amarlo come me stessa ed a fare agli altri come volevo fosse fatto a me; amare, onorare e
soccorrere mio padre e mia madre, onorare ed obbedire alle autorità civili, sottomettere me stessa ai
miei governanti, agli insegnanti, ai pastori ed ai capi spirituali; imporre a me stessa di essere umile e
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Balsamo di Galaad
riverente, facendo del mio meglio; a non ferire nessuno, sia con fatti che con parole; a non portare
malizia né odio nel mio cuore, a trattenere le mia mani dal piluccare e dal rubare, e la mia lingua dal
cattivo parlare, dal mentire a dal diffamare; a non desiderare le cose altrui, ma ad apprendere a
lavorare veramente, per ottenere il mio pane: ed a svolgere i miei doveri fin quando a Dio
piacerebbe chiamarmi.
Forse penserete che tutti quei buoni consigli mi abbiano aiutata: ma invece era tutto il
contrario, perché Satana diceva, «Sta bene, poiché non hai fatto questa cosa, sarai mia». Quindi le
cose peggioravano sempre di più.
Un giorno, mentre mia madre mi stava vestendo per la Scuola Domenicale con un abito
bianco con tutti i suoi volants, pieghe e morbide guarnizioni pieghettate - avevo le braccia stese in
fuori, per paura di sgualcirlo – il pensiero pauroso del mio cuore di tenebre celato sotto il mio
bianco vestito e di Satana che veniva a prendermi, mi sopraffece talmente che scoppiai in una
tempesta di lacrime e gridai: «Sono perduta! Sono perduta!» mia madre fu la prima ad essere
terrorizzata – a quel tempo non era ancora salvata – ma quando realizzò che si trattava solo della
mia anima e non del mio corpo che mi stavo lamentando, disse: «Non avrei voluto che lo scoprissi
con addosso il tuo vestito migliore».
Senza nessuno che mi guidasse, tentai da sola, di mettere al bando il pensiero di Satana e di
stare bene per quanto potessi.
Scuole, superiore e università passarono, una dietro l’altra, e rapidamente.
Quando mi laureai in medicina, ero diventata praticamente agnostica.
Così dura che odiavo i missionari che frequentavano assieme a me il medesimo college.
«Voi siete il sale della terra», e la loro somiglianza all’immagine di Cristo mi convinceva
di peccato, giacché ero una peccatrice, e ben lo sapevo.
Satana allora non mi faceva più tanta paura. E quasi mi faceva credere che un diavolo
davvero non esisteva. Era sicuro di avermi.
Ma il Signore Gesù Cristo non si era dimenticato di intercedere per me. Benedetto sia il
Signore Gesù, in eterno vivente, che intercede per noi.
Egli ha dato prova, nel mio caso, di salvarmi al momento estremo.
Finii la mia opera al college e all’ospedale e me ne venni in Canada per praticare la
medicina assieme a mia madre, il dr. Amelia Le Suer Yeomans. Ella era una donna brillante, vice
presidente del W.C.T.U. canadese (Woman’s Christian Temperance Union) e presidente del
Suffrage Club. (Posso sempre avere un pubblico, in Canada, perché la gente pensa che io sia madre
e dunque viene agli incontri!)
Ho lavorato duramente, nella mia professione, sia nel privato che nella pratica ospedaliera. Il
peso della responsabilità era schiacciante, la tensione terribile. Talvolta, quando sembravano
maggiori di quel che io potessi sopportare, ricorrevo ai narcotici. Un tremendo giorno mi accorsi del
fatto che ero ormai schiava della morfina. Quanto mi dibattei nel tentativo di aver liberazione!
Ma Satana, il mio nemico antico, mi rinfacciò: «Non c’è speranza. Nessuno può essere
liberato negli ultimi stadi, e lì tu sei. Mia schiava per sempre. Ti ho in pugno. Tu sei mia! Ti ho!».
Grazie a Dio, da parte di padre, vengo da una lunga stirpe di antichi Puritani! Essi erano
gente che, senza alcuna esitazione, credevano ad ogni parola della Bibbia. Sapevano che vi è un
diavolo vivo, e vero.
Vidi nella vecchia Bibbia di famiglia, l’elenco dei miei progenitori: uno di loro si chiamava
«Sii-Gioioso Yeomans». L’ho (oppure, la ho) sempre invidiato! Chiunque fosse, per quel nome!
Avevo avuto un nonno Yeomans, il quale era un predicatore e viveva più in cielo che sulla terra.
Nessun dubbio che avesse reclamato la sua discendenza per Dio, ed anche per me, dunque, in essa.
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Siatene più che certi: Dio risponde alle preghiere!
In un attimo di profonda disperazione, mi ritrovai a pensare che se non vi fosse stata per me,
nella Bibbia, allora non avrei mai avuto speranza alcuna, ed in nessun altro posto.
Ed allora mi rinchiusi con quel libro, l’unico libro, come lo chiamava Sir Walter Scott!
E lì vi scoprii il Dio vivente, che tanto stava pregando per me, sebbene io non lo sapessi
ancora!
Ero talmente ammalata, così debole, e quasi demente, che non potevo pregare, ed allora Gli
dissi in un soffio: «Signore Gesù, sono ora al di là della facoltà del pregare. Prega tu per me». Egli
lo fece.
Mi fece conoscere che, in Lui, ero accettata, e pregò in me una preghiera che io mai avrei
potuto dire, tanto pienamente identificò Se stesso con me, in ogni mio spaventoso fallimento.
Eccola:
Atti 2:27
«Tu non lascerai l’anima mia nel soggiorno dei morti,
e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione» (Nuova Riveduta)
Sia ringraziato Iddio per un tal Salvatore, disceso nell’orrenda profondità dell’abisso nel
quale giacevo in tumulto, a prendermi, a portarmi fuori nella potenza della Sua resurrezione!
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CAPITOLO 2
SENSAZIONE E GUARIGIONE
Prima che fossi salvata, Dio con molta grazia mi inviò molti dei Suoi fedeli messaggeri, che
mi parlarono della mia spaventosa condizione e del mio inevitabile destino se fossi rimasta lì.
Una volta, un venerabile uomo di Dio, uno straniero, mi si rivolse per le strade di New York
e mi disse, senza cerimonie, che mi stava parlando perché aveva compreso la mia necessità di
salvezza.
Ed io tenevo la testa alta, come tutti gli altri, in strada. Quell’uomo aveva ragione. Quanto
era il mio cuore affamato di Dio, del Dio vivente!
Poi vi fu un vecchio soldato dell’Esercito della Salvezza che mi lavava la biancheria e mi
dava buone, rigide esortazioni, più rigide dei colletti che mi preparava. E poi ci fu Sara. Non la
dimenticherò mai! La incontrai in un ospizio; e lei cantava, sempre: «Su Cristo, la solida Roccia,
io sto». E cantava, mentre lavorava. Sia che stesse lavando, spazzando, o pelando patate, o
sfregando, nulla aveva importanza. Lei non lasciava mai la solida Roccia.
Ero impressionata, ed interessata. Realizzavo che quelle buone persone possedevano
qualcosa di cui io mancavo e che avevo grande necessità di possedere. Notai, comunque, che alcuni
pure non sembravano essere sempre certi della loro salvezza e pensai: «Così non sarei soddisfatta.
Io devo avere qualcosa che non dipenda dalle mie sensazioni, perché lo so, le sensazioni variano a
seconda delle circostanze».
Un giorno mi vennero sotto gli occhi alcuni scritti ultimi di F.B. Meyer, Inglese, nei quali
egli dava testimonianza della salvezza. Diceva: «Anche se il mondo intero mi stesse contro, io son
salvato, e direi: Resta dove sei, da quel lato, perché da questo ci sono io, ed io son salvato. Niente
mi può far dubitare della Parola di Dio».
E dissi a me stessa: «Ecco, questa è la specie di salvezza che voglio!»
Cominciai a cercarla, e la trovai nella Bibbia.
Seppi che ero salvata, a causa del Calvario.
Non ero salvata perché mi sentivo bene o perché il Signore Gesù Cristo aveva portato i miei
peccati sul Suo corpo, sulla croce.
«Tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati» (Matteo
1:21).
«Quando ha, per mezzo di se stesso, purgato i nostri peccati» (Ebrei 1:3 -K.J.-)
E Colui che fece l’opera «per mezzo di se stesso» gridò: «E’ compiuto!» (Giovanni 19:20).
Credete alla Parola e le vostre sensazioni si metteranno in linea con essa.
La guarigione fa parte della salvezza. Il sangue che fu versato sulla croce espiò pienamente
per la razza umana e provvide perfetta purificazione per ogni anima colpevole. Egli gustò la morte
per tutti (Ebrei 2:9), per ogni uomo (King James). Lo spezzare il Suo corpo per mezzo delle atrocità
che Lo privarono di sembiante umano, garantirono “perfetta guarigione” (Atti 3:16) ai corpi nostri.
1 Pietro 2:24
«Per le sue lividure siamo stati guariti».
Poiché Egli portò quelle lividure affinché fossimo guariti noi, non vi è potenza in terra o
all’inferno, che possa mettere su di voi la malattia e lasciarcela, siete liberi!
Ma dovete credere alla Parola di Dio; «Egli mandò la Sua Parola e li guarì» (Salmo 107:20).
L’unica via di prendere la medicina, è credervi, non importa come vi sentiate. Quando
lasciate che sintomi e sensazioni vi facciano dubitare di essere già guariti (passato remoto), da
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quelle lividure che il Signore Gesù Cristo ha portato per voi, semplicemente state spegnendo
l’interruttore della potenza, l’elettricità celeste.
Come pensate che Giobbe si sentisse, durante le sue spaventose afflizioni? (Evidentemente
aveva la lebbra, almeno così giudicherei, dai suoi sintomi). Sappiamo come si sentisse, poiché
abbiamo, nel terzo capitolo del libro, la più eloquente espressione di disperazione mai pronunciata
in lingua umana. Sappiamo che la sua carne si putrefaceva, il sua alito sapeva del sepolcro, il suo
spasmodico sonno, agitato da spaventose visioni; ma quel ch’egli sapeva, non lo sapete? «Io so che
il mio redentore vive». Il mio Redentore, Colui che mi redime, vive. Tre diamanti sono allineati su
di una catena che non si può rompere – lo so. Qual sensazione può essere comparata al sapere?
Datemi da conoscere sempre, e via quel «sento», poiché non importa quel che si sente,
quando si sa! Io so che Egli è il mio Redentore, e che vive. E perché Egli vive, vivo anche io, e
vivrò per sempre. Vivo questo momento. Il mio Redentore vive e sta compiendo l’opera Sua, in me.
Quale? Redimermi. Da cosa? Dalla maledizione per aver infranto la legge, includente qualsiasi
malattia, anche ereditaria. «Cristo ci ha redenti dalla maledizione della legge (riscattati), essendo
divenuto maledizione al posto nostro» (Galati 3:13). Cosa ci resta da fare se non lodare Dio?
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CAPITOLO 3
CAMMINARE SULLE ACQUE
Matteo 14:22-33
«Subito dopo Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva,
mentre egli avrebbe congedato la gente.
Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare, e, venuta la sera, se ne
stava lassù tutto solo.
Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento
era contrario.
Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso loro, camminando sul mare.
E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: “È un fantasma!” E
dalla paura, gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: “Coraggio, son io; non abbiate paura!”
Pietro gli rispose: “Signore, se sei tu, comandami di venire da te nell’acqua”. Egli disse:
“Vieni!” E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull’acqua e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento,
ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!” Subito Gesù, stesa la mano, lo
afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” E, quando furono saliti sulla barca, il
vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca, si prostrarono davanti a lui, dicendo: “veramente
tu sei il Figlio di Dio!”»
Ogni quattro anni, gli occhi del mondo sono rivolti ai Giochi Olimpici, dove i migliori atleti
di ogni nazione competono per corone periture ed onori transitori. Paolo dice:
1 Corinzi 9:25
«Quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile, ma noi per una incorruttibile».
E ci stimola a metterci in relazione con la corsa verso il cielo: «Correre in modo da
riportarlo (il premio)» (verso 24).
Come ci è stato specialmente detto, che siamo uno «spettacolo…per gli angeli» (1 Corinzi
4:9), di conseguenza abbiamo diritto di credere che gli abitanti della celeste dimora sono
intensamente interessati alle nostre prodezze.
Parte della corsa di Pietro si svolse nelle acque, ove non v’era piede per l’uomo naturale.
Pietro ebbe successo, camminando sulle acque, e fallì pure. Che lezione di valore, per noi, è
contenuta in questo incidente, poiché possiamo imparare come aver successo e come non fallire,
camminando sulle acque. Per prima cosa, notate come l’opportunità di camminare sulle acque sia
stata da Dio. Molte cose contribuirono a rendere durissimo il test: l’inconsuetudine dell’ora (fra le 3
e le 6 a.m. quando tutte le forze vitali sono al minimo) e, al di sopra di ogni altra cosa, la mancanza
di Gesù.
E quando infine venne a loro, il Signore giunse in maniera insolita, come una luce nelle
tenebre.
Ma Egli parlò, ed essi riconobbero la Sua voce! Nessun’altra voce era così!
Si narra che il tenore Caruso volle una volta inviare una lettera raccomandata, da un
villaggio ove non era conosciuto. L’impiegato si rifiutò di spedirla, mancando l’identificazione del
mittente. Il tenore esitò un istante, poi fece un passo indietro ed aprendo la bocca, fece sgorgare un
Niagara di gloriose, dorate melodie che quasi mandarono in visibilio l’impiegato e fecero accorrere,
da ogni direzione, la gente, verso l’ufficio postale. Essi conoscevano la sua voce.
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E Gesù disse: «Stà di buon animo; son io; non temere». Nessuna meraviglia che Pietro
volesse andare da Lui, acqua o non acqua. Ma non era un fanatico, perché disse al Signore:
«Comandami di venire da te, sulle acque».
Vi è differenza tra fede e fanatismo. La fede rifiuta di fare un solo passo, se non ha la Parola
di Dio sotto i suoi piedi, invece il fanatismo è sempre pronto a farsi guidare dai sentimenti e dalle
sole impressioni. Gorge Mueller disse: «Devo avere la Parola, prima di muovermi».
Il Signore Gesù disse a Pietro: «Vieni». Sia benedetto Gesù! Egli dice sempre: vieni. Non
dice mai: và. Ma vi sarà un giorno a venire, in cui dirà: dipartitevi.
Sia Dio garante che nessun lettore possa mai udire quella paurosa parola dalle Sue labbra!
E Pietro uscì dalla barca, lasciò ogni aiuto umano, e camminò sulle acque, per andare da
Gesù. Camminò sulle acque, e, come camminò per un passo, avrebbe potuto camminare per dieci
miglia.
Ma fallì, ed iniziò ad affondare. Perché? La Bibbia ce lo dice esattamente, questo pesto
perché. Studiamolo, sì che non abbiamo a fallire quando nel nostro corso, verrà il momento di
camminare nelle acque.
Pietro vide soffiare il vento: non avrebbe dovuto vederlo, se i suoi occhi fossero stati fissi
sull’Uno, sul suo obbiettivo, sul Signore Gesù.
E quando vide, ebbe paura.
Molte volte questo verso di gran nota, mi ha dato aiuto in momenti di crisi. Quando ero
assuefatta alla morfina, al mio ultimo respiro, avevo un’amabile amica, un donna bella, colta, ricca,
e, cosa di maggiore importanza, profondamente spirituale. Ella viveva nella sua Bibbia e la viveva
nella sua vita quotidiana. Non conobbi mai donna di tal finezza che avesse tal compassione per le
ragazze esuli, e tenerezza, com’ebbe lei. Le ospitava nella sua bella casa e dava loro quel che avesse
di meglio.
Io e lei avemmo insieme un’esperienza che ci avvicinò molto. A quell’epoca eravamo
entrambe morenti: io per assuefazione alla morfina, lei per un cancro maligno; entrambi casi senza
alcuna speranza.
Usavamo sedere assieme «accanto al mare silenzioso», aspettando di sentire «il suono
soffocato del remo», le Bibbie aperte davanti a noi. Girandone le pagine, trovammo «pagine di
guarigione», vi era guarigione divina in ogni pagina. Ma sembrava che non potessimo raggiungerla,
poiché vi era uno spazio d’acque, su cui camminare, nel mezzo.
Come saltare? Dovevamo pur farlo, volendo sopravvivere.
Non avevamo paura di andarci, e già ci sentivamo come se dovessimo essere guarite, in
vista delle promesse di Dio.
Alla fine, in qualche maniera, io uscii dalla barca e camminai sulle acque. Penso che Dio
abbia dovuto quasi ribaltarla, per farmelo fare.
Quando vidi le onde minacciose ed affondai, Egli mi prese.
Nel frattempo la mia amabile amica era stata portata dal suo devoto marito in qualche
ospedale, dove, benché facessi del mio meglio, non potei raggiungerla. Non la vidi mai più.
Davvero di recente, ho avuto una liberazione, attraverso questo passo.
Per un certo tempo, forse dopo aver fatto grandi lavori manuali cui non ero adusa, iniziai a
soffrire per dolori talvolta tormentosi.
Divenni talmente rigida che mi era impossibile muovermi. La spina dorsale, in particolare,
era affetta.
Satana, un esperto diagnostico, diede un nome al mio male, ma io non lo dirò, sì da non
adularlo con pubblicità. Mi diede anche una prognosi, dipinta dai colori più luridi. Pregai ed ottenni
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sollievo, ma fallii dall’ottenere completa vittoria. Un giorno, erano le prime ore del mattino, dissi:
«Bene, mi sento a malapena capace di alzarmi. Suppongo che il Signore non direbbe nulla se non lo
facessi».
Allora udii quella Voce. Disse: «Cammina sull’acqua. Hai atteso una miglioria dei sintomi,
un cambiamento nell’ordine naturale delle cose. Ferma tutto questo. Non è così. La Mia parola è
assolutamente vera. La Mia guarigione è sovrannaturale. Non ha importanza come tu ti senta.
Scendi». Lo feci.
Un canto dello Spirito, che il Signore diede a mia sorella Amy, iniziò a suonare nell’aria e
nello spirito mio, sin da quel momento.
Cupa era l’ora, sballottata la barca, uno spirito sembrava venir loro incontro,
nel buio, camminando sull’acqua, mai sentito?
Qualcuno gridò gioioso: «Guardate, il Signore!»
Scendi Pietro, cammina sull’acqua,
Scendi Pietro, cammina sul mar! Vieni!
Scendi Pietro, cammina sull’acqua,
Scendi Pietro, il Signore camminerà con te.
«Signore, se sei Tu, chiedimi di venir, camminare con Te, le acque son mia dimora.
Tolgo la mia veste, ora sono nel mar, guardando a Te sol, cammino con Te».
Le fracassone onde Pietro intorno guardò: «Signore, nella tempesta certo annegherò.
Affondando perisco, Signor tirami su!»
Gentil fu la risposta: «Perché dubiti tu?»
Alcuni camminano, con coraggio, con Cristo, a terra, gioiosi e desiderosi di adempiere i
Suoi comandi, ma dovreste chiamarli a Lui, sul mare, i loro cuori sarebbero deboli e timorosi.
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CAPITOLO 4
FELICITÀ E SALUTE
Ci viene comandato di gioire. «Gioisci, rallegrati!» (Gioele 2:21). La gioia, anche la povera
gioia umana, è il maggior stimolante, il più potente ristoratore, il più efficace tonico che io conosca
in questo mondo, e di cui conosco ogni cosa.
Quale è la gioia più grande, la più deliziosa esperienza nell’ordine naturale che un essere
umano possa avere? Vi darò la mia opinione in merito.
Troverete questa gioia di cui stiamo parlando nella Bibbia – ogni cosa è lì.
È la gioia della madre quando il suo primogenito viene al mondo.
La Bibbia ci dice che questa gioia è talmente grande che ingoia ogni ricordo d’angoscia
(Giovanni 16:21).
Quando praticavo la medicina, il mio tonico favorito per le piccole madri era lasciare che
vedessero i loro bambini, che li tenessero nelle braccia, che li godessero quanto più spesso possibile.
E, ah, la dose era la più dolce.
Sara disse che Dio l’aveva fatta ridere così che tutti coloro che l’avevano sentita ridere,
ridessero con lei quando Egli le diede Isacco.
Ma vi è una gioia più acuta di qualsiasi gioia che questa terra possa dare, e Dio vuole che la
possediamo costantemente. È anche il tonico più efficace che esista, perché Dio dice: «La gioia del
Signore è la vostra forza». (Neemia 8:10).
Ci viene comandato di essere gioiosi, e parte della punizione per il fallimento
dell’obbedienza a questo comando è di essere predisposti ed aperti all’incursione di ogni specie di
malattia.
Vi è qualcosa di più chiaro di questa scrittura? «Per non aver servito il SIGNORE, il tuo Dio,
con gioia e di buon cuore, in mezzo all’abbondanza di ogni cosa, servirai i tuoi nemici che il
SIGNORE manderà contro di te… Farà tornare su di te tutte la malattie d’Egitto, davanti alle quali
tu tremavi, ed esse si attaccheranno a te. Anche le numerose piaghe e le numerose malattie non
menzionate nel libro di questa legge, il SIGNORE le farà venire su di te, finché tu sia distrutto»
(Deuteronomio 28:47, 48, 60, 61)
Questo essere gioiosi e stare di buon cuore non ha la sua sorgente in nessuna cosa o
circostanza terrena.
Questa pienezza di gioia non sorge da circostanze o cose terrene. Lontana come il cielo dalla
terra dalla gioia isterica ed immotivata. Nei tempi antichi si era usi dire alle giovani persone che
ridevano scioccamente: «Se continui così, prima di notte piangerai». Ed ahimè, quanta verità nei
proverbi casalinghi.
Da dove dunque deve provenire la gioia che Dio ci chiede? La risposta a questa domanda è
scritta così chiaramente nella Parola, che il viaggiatore non può sbagliare strada. Davide ci dice, nel
Salmo 43:4
«al Dio, che è la mia gioia e il mio giubilo!» – Nuova Diodati –
Proprio Dio, in tutti i Suoi gloriosi attributi, è la nostra eterna unione con Lui, in Cristo Gesù.
Certo ce n’è abbastanza da riempire ogni essere dotato di raziocinio con indicibile gioia e piena
gloria.
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1 Pietro 1:8
«Credendo in Lui…Voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa».
Credete e gioirete; dubitate e sarete disperati.
E questa gioia sovrannaturale, la gioia del Signore, è la nostra forza spirituale, mentale e
fisica. In Neemia 8:10, ci viene proibito di essere tristi. Se non siamo gioiosi e felici, non possiamo
essere fisicamente sani ed in salute.
Qualcuno potrebbe dire: «Oh, era per i santi dell’Antico Testamento».
Non sono d’accordo con loro: Ma guardiamo al Nuovo Testamento, e troveremo che si apre
con la proclamazione di Luca 2:10: «La buona notizia di una grande gioia».
Nel suo profondo significato, la parola Vangelo significa: Buona notizia, e la gente è felice,
allorché riceve una buona notizia!
Quando Maria, la madre del Signore nostro venne in presenza di Elisabetta, Giovanni
Battista, non ancora nato, sobbalzò per gioia, dentro di lei!
Tutto questo è scritturale, perché il Signore disse ai Suoi discepoli: «Vi ho dette queste cose
affinché…la vostra gioia sia completa». (Giovanni 15:11)
Romani 14:17
«Il regno di Dio…è giustizia, pace e gioia nella Spirito Santo».
Che questa gioia sia totalmente indipendente dalle circostanze, la lettera ai Filippesi, detta
anche lettera gioiosa, lo prova in abbondanza. È una «coppa traboccante di gioia».
Quali erano le circostanze in cui Paolo si trovava?
Era prigioniero in una sozza cella sotterranea, a Roma, nel Carcere Mamertino, una fossa
umida e scura, sporca. Era prigioniero di Nerone e costui è stato stimato come il mostro più
repellente che abbia mai vestito carne umana.
Aveva ucciso la propria madre.
Più e più volte, in questa epistola, troviamo parole come queste: «Gioia nella fede»,
«Rendete perfetta la mia gioia», «Ho avuto una grande gioia», «Gioisco», «Gioitene», e dice ai
fratelli di gioire.
La cosa si ripete ancora:
Filippesi 4:4
«Rallegratevi sempre nel Signore; ripeto: Rallegratevi!»
Paolo sapeva come prendere il «tonico della gioia». Imitiamo l’esempio suo.
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CAPITOLO 5
LA VITA… CHE È IL SANGUE
«La vita…è il sangue». Secondo la scienza, è proprio così, accettato da ogni fisiologo. Ma
non pensate che vi voglio insegnare la fisiologia. Nulla è più lontano dai miei pensieri. La fisiologia
è importante? Immensamente. Ed interessante? In maniera che affascina. Ma proprio ora ci stiamo
interessando di argomenti dal peso maggiore, come le parole pronunciate da Dio nelle Scritture.
Alla luce di quella Parola, possiamo trovare messaggi divini nelle rocce e negli alberi e nei corpi
umani e animali, perché il Dio della Bibbia è il Dio della natura. In questo capitolo sto ponendo
come oggetto di studio, il sangue, guardandolo come flebile ombra e rappresentazione del sangue di
Gesù Cristo, l’Agnello di Dio, attraverso il quale Egli ci ha lavati e ci ha resi sacerdoti e re per Dio.
Il soggetto è vasto. Non posso far altro che toccare qualche argomento preminente ad esso connesso.
Un distinto fisiologo, Trevor Heaton, Dottore in medicina, della Università di Oxford, disse,
parlando del corpo umano: «Attualmente possiamo solo esplorare le frange esterne di questa
straordinaria organizzazione, e, come in tutte le scoperte scientifiche, questo è tutto quel che
possiamo sperare di fare». Ciò è vero sia per il corpo nella sua interezza, sia per ciascuno dei suoi
componenti, incluso il sangue.
Primo, cos’è il sangue? Quando scorre da una ferita è un liquido dal colore uniformemente
rosso, ma mettetelo sotto il microscopio e vi troverete un fluido, il plasma, in cui fluttuano solide
particelle, alcune rosse, altre bianche. I globuli. Il lucente colore scarlatto è dovuto all’emoglobina,
il pigmento che dona il colore ai globuli rossi.
Secondo, qual è la sua funzione? Cosa fa per il corpo? Letteralmente tutto. Ogni cosa
arriva al corpo per mezzo del veicolo sanguigno. Vi è un passo in Ebrei 9:7, solo tre parole: «Non
senza sangue», riferito al prezioso sangue di Gesù Cristo. Talvolta mi sento dire: «Non senza
sangue».
Dio ci ha donato tutte le cose in abbondanza, ma sulla porta della pienezza redentiva
leggiamo: Non senza sangue.
Per essere più specifici a riguardo del sangue umano, tra le sue funzioni bisogna menzionare
le seguenti:
a) la rimozione degli scarti e dell’ossido di carbonio, convogliando i vari materiali
escrementizi verso adeguati canali di eliminazione.
Che adeguato esempio del potere purificatore del sangue di Cristo!
«Quanto più il sangue di Cristo…purificherà» (Ebrei 9:14)
«Il sangue di Gesù, Suo figlio, ci purifica da ogni peccato» (1 Giovanni 1:7)
Questa funzione è talmente importante per il corpo naturale che si dice nove decimi delle
malattie siano causate dalla difficoltata eliminazione delle tossine. Ben dunque ci esorta l’apostolo:
(2 Corinzi 7:1) «Poiché abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni
contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio».
b) Il sangue trasporta ad ogni cellula del corpo (ve ne sono milioni) il cibo loro necessario,
facendo il giro completo del corpo ogni 45,50 secondi. Del sangue di Cristo, la Parola dice:
(Giovanni 5:53,55) «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il Suo sangue, non
avete vita in voi…e beve il mio sangue…»
È riassunto nelle parole di Luca 22:20
«Questa coppa è il nuovo testamento nel mio sangue - King James -»
Ogni cosa che Dio ci ha promesso, viene a noi solo attraverso il sangue di Gesù Cristo.
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c) Il sangue aiuta a mantenere normale le temperatura del nostro corpo.
Dio vuole che la nostra temperatura spirituale sia normale.
Matteo 24:12: «Poiché l’iniquità aumenterà, l’amore dei più si raffredderà».
Apocalisse 3:16: «Perché sei tiepido, io ti vomiterò dalla mia bocca».
Quando Pietro seguiva, lontano, aveva bisogno di riscaldarsi.
Siamo «stati avvicinati mediante il sangue di Cristo» (Efesini 2:13).
d) Porta ogni cellula del corpo in contatto con l’ossigeno atmosferico, il quale dà vita, per
mezzo dell’emoglobina dei globuli rossi. L’ossigeno portato alle cellule dà il via alle reazioni
produttrici di calore e le scorie vengono portate via dal sangue stesso. In caso di emorragia
inarrestabile, il paziente deve sopportare un’incredibile agonia, poiché ogni cellula del corpo soffre
per la fame d’aria. Non dimenticherò mai casi simili cui ho assistito, così come non dimenticherò
mai altri casi, di fame di Dio, che ho visto. Qual è il rimedio contro l’emorragia? La trasfusione di
sangue. E quando abbiamo fame di Dio e non riusciamo a trovarLo, di cosa abbiamo bisogno? Del
sangue di Gesù, che ci dà accesso alla Sua presenza (Ebrei 10:19).
e) Il sangue convoglia anche forniture per emergenze (ormoni, sostanze prodotte da certi
organi e necessarie in caso di crisi) dagli organi produttori agli organi che ne necessitano. Per
esempio, l’adrenalina, fatta in ghiandole a forma di cappello (le surrenali), situate al di sopra dei
reni, un potentissimo stimolante che si dice faccia tirar fuori gli artigli al leone. E la pituitrina, il più
forte ricostituente, tratto dalla ghiandola pituitaria, una ghiandola dalla forma di una nocciola, posta
nel pavimento del cranio, al di sotto del cervello, è convogliata dallo stesso sangue. L’adrenalina, a
volte sembra, se possiamo credere alle notizie, vincere la morte, per il tempo che è in azione..Del
sangue del Signore Gesù Cristo leggiamo che per mezzo della Sua morte sulla croce, Egli ha
distrutto colui che ha il potere della morte, ovverosia il diavolo (Ebrei 2:14) cosicché adesso i santi
di Dio possono vincere Satana per mezzo del Sangue dell’Agnello (Apocalisse 12:11).
f) Il sangue difende anche il corpo umano, vincendo i microbi che entrano in circolo, siano anch’essi mortali -. I soldati del sangue, i minuscoli globuli bianchi, si alzano a combatterli
fino alla morte.
Allo stesso modo, il sangue dell’Agnello vince la potenza di Satana sul peccato, malattia e
morte, se vorremmo credere in esso ed usarlo. Siamo fatti «Sacerdoti di Dio» (Apocalisse 1:5).
Come sacerdoti, abbiamo la prerogativa di usare il sangue. Questo ci porterà vittoria ogni qual volta
lo useremo in fede, poiché la fede mai cederà il posto fino a che Satana sia schiacciato sotto i nostri
piedi.
g) Per mezzo del suo meraviglioso potere di coagulazione, il sangue mette fine ai
sanguinamenti, sigilla le ferite ed inizia a riparare le ferite nel punto di inizio. Allora il sangue di
Gesù ci sana nella nostra interezza, sana le nostre ferite e ci rende: «Perfetta guarigione» (Atti 3:16).
h) Il sangue continuamente bagna ogni cellula del corpo col tessuto linfatico. Il tessuto
linfatico conduce la linfa, senza la quale, le cellule non possono vivere. Il sangue di Gesù Cristo ci
mette in comunione e relazione con Dio, il Padre, ed il Figlio Suo Gesù Cristo (1 Giovanni 1:3).
Dio ha detto: «Io apparirò nella nuvola sopra il propiziatorio» (Levitico 16:2) (luogo dove il sangue
era stato spruzzato). Esodo 25:22 «Lì io mi incontrerò con te, dal propiziatorio…»
Mentre studiamo il corpo umano realizziamo la verità delle parole di Romani 1:19-20 «Quel
che si può conoscere di Dio è manifestato in loro, avendolo Dio manifestato. Infatti le Sue qualità
invisibili, la loro eterna potenza e divinità si vedono chiaramente fin dalla loro creazione del mondo,
essendo percepite per mezzo delle opere Sue».
Queste cose che il sangue umano fa per noi, sono deboli rappresentazioni rappresentate in
ombra delle cose che il sangue di Cristo Gesù, Dio e Uomo, fa per coloro i quali hanno creduto in
Lui ed hanno vita per mezzo del Suo Nome.
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CAPITOLO 6
SALE
Il Signore Gesù Cristo compara il Suo popolo al sale. Quant’è efficace questa comparazione!
Quant’è vera la similitudine! «Voi siete il sale della terra» (Matteo 5:13)
Che cos’è il sale? Come lo si produce? Dall’unione di 2 sostanze, una eterea, un gas, un
vapore, la clorina, il cloro (un chimico antico chiamava i gas, «spiriti», e la seconda, proveniente
dal basso, dalla terra, lo scuro, opaco, grigiastro metallo nero chiamato sodio. Da questa unione, una
sostanza totalmente nuova prende origine, il cloruro di sodio, sale.
Naturalmente il sale si trova ampiamente distribuito, in natura, e tutto il sale delle miniere,
degli oceani, dei vegetali, eccetera, è formato dall’unione di qualcosa dall’alto con qualcosa dal
basso, ed è detto, nel linguaggio chimico, cloruro di sodio.
Vi prego, notate come la sostanza nuova sia totalmente diversa del nero, grigio scuro
metallico della terra, il sodio. È invece bianco, puro, bello (nella sua forma cristallina) produce
guarigione, preserva la salute, previene l’indebolimento, è caratteristicamente diverso da qualsiasi
altra cosa nell’universo. È il sale! Nessun’altra cosa mai ne prenderà il posto!
Lo scuro, opaco, poco amabile metallo della terra, rappresenta l’uomo nel suo stato naturale
– «Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre»(1 Corinzi 15:47).
In Giovanni 3:3 si dice:
«Se uno non è nato di nuovo – nota a margine: Dall’alto – Non può vedere il regno di Dio».
Qualcosa di spirituale, qualcosa dall’alto, lo Spirito di Dio, si unisce con questo essere che
proviene dalla terra, ed una potente ri-creazione viene effettuata. L’uomo è nato dallo Spirito, nato
di nuovo, nato dall’alto, e diventa una nuova creazione, una nuova sostanza in Cristo Gesù.
Siccome è completamente impossibile ottenere sale se non dall’unione di qualcosa dall’alto
con qualcosa dal basso, anche il sale spirituale non lo si può ottenere se non dal muoversi dello
Spirito Santo nel cuore umano. Non avviene per sforzo, buoni propositi, o riforme; ma per lo Spirito
di Dio che viene su di noi, la potenza dell’Altissimo che ci ombreggia.
Siamo nati da Dio e fatti partecipi della divina natura, eredi di Dio e coeredi di Cristo. 1
Giovanni 3:2 «Carissimi, ora siamo figli di Dio» – «ora» – E quando?
Dopo che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo.
Galati 3:26
«Siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù».
E come il sale non è sodio, così anche voi non siete più il vecchio Adamo, ma una nuova
creazione in Cristo Gesù. «Non più io, ma Cristo». Bianco? Si, bianco per mezzo del sangue
dell’Agnello.
Una povera ragazza che era stata salvata da una spaventosa abiezione per mezzo della fede
nel Sacrificio del Calvario, fu ricoverata dai medici in un ospedale dove avrebbe dovuto subire
un’operazione. Le fu detto che avrebbero dovuto somministrarle dell’etere. Si fece bianca e disse
all’infermiera di venire nel suo letto.
«Cosa succede, cara?» chiese l’infermiera.
«Sei spaventata dall’operazione?»
«No, infermiera, l’operazione non mi spaventa. Se anche dovessi morire, avrei una casa che
mi attende in cielo. Ma, ho timore che sotto l’intossicazione dell’etere potrei dire qualcosa che
disonori il mio Signore. Voi non sapete quali cose spaventose io abbia detto e sentito dire. Mi
promettete che mi direte ogni cosa da me pronunciata sotto anestesia quando uscirò?»
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Quando riguadagnò conoscenza, chiese all’infermiera se fosse stata calma sotto l’etere.
«No», disse l’infermiera, «Non siete stata sempre tranquilla».
«Oh, e che cosa ho detto?»
«Non avete detto, ma avete cantato!»
«E cosa ho cantato?»
«Solo un inno: Salva nelle braccia di Gesù».
Una ragazzina tratta fuori da una immonda fossa, durante una Scuola Domenicale nei vicoli,
si ammalò e giaceva morente. Inviò il suo unico penny alla Scuola Domenicale e disse: «Mamma,
fa che Gesù lo prenda».
Purezza? Si: «Sebbene i tuoi peccati siano come lo scarlatto, essi saranno bianchi come la
neve» (Isaia 1:18) King James.
Fui molto commossa dalla epigrafe su di un monumento funebre eretto nel cimitero di New
York, da un numero di fanciulle della strada che erano state salvate durante un’opera nella quale
erano coinvolte. Esse desideravano esser messe lì a giacere, piuttosto che in qualsiasi altra parte. Le
loro vite erano state accorciate dalla loro spaventosa esperienza, ed esse stesse avevano preparato
questo luogo di riposo per i loro corpi, avendo scelto questa iscrizione, tratta da Apocalisse 7:14,15.
«Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le
hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e
notte, nel Suo tempio; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda su di loro».
Bello? Si, e come il sale, la bellezza, che è il Signore, il nostro Dio, è vieppiù manifesta,
quando più la si guarda da vicino. Visto attraverso il microscopio, il sale assume belle forme
cristalline.
Guaritore, preservativo della salute, antisettico, agente causale della guarigione delle ferite?
Si, tutte queste cose, e talvolta causa alla gente che porta queste ferite, di soffrire, durante il
processo di guarigione. Arresta il decadimento, la distruzione ed i processi putrefattivi? Si, il sale di
Dio fa tutte queste cose perché ci viene detto: (Efesini 5:11) «Non partecipare alle opere infruttuose
delle tenebre, piuttosto, rifiutatele;» (King James).
Il Signore Gesù Cristo dice che Egli ha mandato noi, così come il Padre ha inviato Lui, e le
opere che Egli ha fatto, anche noi le dobbiamo fare, anzi, di più grandi. Il piano di Dio per il Suo
sale è che esso dovrebbe essere distribuito così ampiamente nei grandi oceani, toccando ogni
spiaggia, ogni riva, e nella terra è in combinazione con vari minerali, nelle caverne è appeso in
numerose stalattiti, è nei vegetali e negli animali, in breve, lo si trova dappertutto. E dunque anche il
sale di Dio lo si trova dappertutto dalle tane ai palazzi, e Lui ci comanda di spanderlo per ogni terra
finché tutti abbiamo udito il messaggio della salvezza.
Dio solo conosce la potenza che dimora alla presenza del Suo popolo! Per amore di dieci
giusti, Dio era disposto ad evitare il giudizio su Sodoma e Gomorra. Nel viaggio di Paolo a Roma,
pieno di accadimenti, Dio gli diede le vite di tutti coloro che navigavano con lui, circa 275 persone.
Ma se il sale perde il sapore, a cosa serve, allora?
A nulla.
Un giovane studente che era stato allevato da una precisa madre Cristiana, mi disse una
volta: «Sapete che abbiamo una facoltà teologica all’università, ma trovo che gli studenti in teologia
non credono alla Bibbia. Non posso aiutarli a credere e quando essi non credono, allora mi
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domando perché mai essi stiano studiando teologia. Di che utilità possono essere a Dio, o agli
uomini?»
Il Signore risponde a questa domanda in Matteo 5:13
«Se il sale diventa insipido…non è più buono a nulla se non ad essere gettato via».
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CAPITOLO 7
EGLI STESSO
Matteo 8:17
«Egli ha preso le nostre infermità ed ha portato le nostre malattie».
Vorrei che tutti coloro i quali leggono questo capitolo lo facessero precedere dalla lettura di
Matteo 8:1-17, almeno tre volte. Poi vorrei che questi versi fossero imparati a memoria. Essi
sembrano portare una inondazione di divina illuminazione sull’intero soggetto della guarigione
divina.
Non dovremmo mai dimenticare che è la Parola a guarire.
«Egli mandò la Sua Parola e li guarì» (Salmo 107:20).
Forse qualcuno di voi chiederà: “Ma la Parola non è Gesù Cristo il Signore?” Certamente,
ma se leggiamo la Parola scritta con fede, il Signore Gesù Cristo Stesso ci incontrerà nelle pagine.
Per sperimentare la piena potenza della Bibbia, nella guarigione dei nostri corpi, è essenziale
averla nascosta nei nostri cuori (Proverbi 4:20). Poi possiamo meditare su di Essa giorno e notte,
lasciarla fluire nel nostro essere come (Apocalisse 22:1) «Il fiume dell’acqua della Vita, limpido
come cristallo, scaturente dal trono di Dio e dell’Agnello».
Talvolta suggerisco liste di versetti i quali gettino luce sulla verità della Parola di Dio per il
corpo, ma l’esperienza mi ha suggerito che è molto più efficace che ognuno di noi stili da solo la
lista sua, mentre sono illuminati dallo Spirito Santo…buttar giù i riferimenti e mandarli a memoria,
sì che possano divenir parte della nostra vita cosciente.
In questo modo, sono sempre facilmente accessibili, giorno e notte, in strada, viaggiando, ed
anche quando siete costretti ad ascoltare conversazioni radiofoniche di nessuna utilità. Per mezzo
dei versetti mandati a memoria potete volare su ali d’aquila.
Fissando i versi del capitolo 8 di Matteo, che precedono il nostro testo «Egli Stesso»
(Matteo 8:17), abbiamo il caso del lebbroso che dubitò della volontà di Dio di guarirlo mentre era
totalmente convinto che Egli avesse la capacità di farlo. Probabilmente quel relitto umano era così
conscio della repulsione che emanava e della sporca natura della sua malattia, sì da non poter
credere che qualcuno potesse avere misericordia di un tipo simile, scacciato dalla società umana.
Ma il Signore Gesù mise da parte per sempre quella pessima sensazione, per tutti i lebbrosi, non
importa quanto fossero repulsivi, per mezzo del Suo «Lo voglio». Sia lode a Dio per questo!
Poi ecco apparire sulla scena la figura successiva. Un centurione Romano (Matteo 8:5-13),
entra, con aspetto marziale e dignitoso. I Romani erano i padroni del mondo, e facevano in modo
che il mondo la sapesse. Ma cosa accadde mai? Il suo capo fiero si inchina di fronte al gentile
Nazareno, cui egli si rivolse chiamandolo «Signore» (Greco: Kurios). Egli dice, in effetti: «So che
potenza è. Cesare ha potenza su di me, di vita o di morte: ed io ho potere sui miei subordinati, ma in
Te, io riconosco potere su ogni potenza. Dì solo una parola. Questo solo chiedo. Lo imploro in
premio, come dono, poiché non ne sono degno».
Allora il Signore Gesù dichiarò che non aveva mai trovato cotanta fede in Israele, e lo
ammise alla festa celeste, ove il suo posto era a fianco di Abraamo, Isacco e Giacobbe; «e il
servitore fu guarito in quella stessa ora».
Nei versi 14 e 15, abbiamo un quadro del Signore Gesù come medico di famiglia. Ho
sempre sentito che la dedizione di un vero e devoto alle famiglie che curava, era cosa molto sacra. Il
mio ideale di medico di famiglia, se mai ne abbia avuto uno, è stato mia madre. Sapevo come
amava i suoi incarichi e come li portava, in terra, giorno e notte. Intere famiglia, compresi i nuovi
nati, erano venute al mondo per il suo aiuto. E come vi era affetto reciproco fra di loro!
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Una volta lasciò la città per un giro di evangelizzazione e mise le sue cose nelle mani di un
medico la cui unica colpa era di essere un uomo. Una mattina fu detto ai bambini che il dottore
stava arrivando. Ciò era sempre causa di grande gioia. Tra i giovani ci si attendeva di stare allegri.
Infine la porta si aprì ed apparve l’infermiera che presentò un gentiluomo d’aspetto molto fine e con
un brillante sorriso sul volto.
Ma questo non servì a nulla, coi bambini. Non avevano mai avuto nessun altro dottore se
non mia mamma, e i giovanissimi gridarono, indignati: «Và via! Non ti vogliamo. Tu non sei per
nulla un dottore, tu sei un uomo!».
Ma quanto è bello il ministerio del nostro Signore Gesù Cristo, come medico di famiglia!
Quanto Lo amano i bimbi! E quanto prontamente han fede in Lui! Ci fanno vergognare, con la loro
semplice fede! Il caro vecchio inno: «Dio si prenderà cura di voi» fu ispirato da un bambinello la
cui madre era ammalata ed il cui padre (ministro del vangelo) non voleva lasciarle adempiere i suoi
doveri domestici. Il piccolo si era arrampicato su sua madre e le aveva sussurrato all’orecchio:
«Mamma, Dio si prenderà cura di te». Ciò fu un rimprovero alla loro incredulità e generò nel padre
totale dedizione al suo ministerio, tornando a casa e trovando sua moglie completamente guarita a
cantare il meraviglioso canto che il Signore le aveva dato.
Lui si sedette e scrisse le note del motivo ed ecco che abbiamo avuto:
«Dio si prenderà cura di voi,
ogni giorno, in ogni modo,
Dio si prenderà cura di voi».
Nei versi 16 e 17 di Matteo 8, abbiamo un raduno di massa per la guarigione, anche se
alcuni teologi si ostinano a dire che non abbiamo ragioni per reclamarla.
«Poi, venuta la sera, gli presentarono molti indemoniati; ed egli, con la Parola, scacciò gli
spiriti e guarì tutti i malati, affinché si adempisse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli
ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie».
Questo incontro di massa è legato, dallo Spirito santo, al capitolo dell’Espiazione di Isaia 53,
lì profetizzato, che annuncia il Messia come il portatore di malattia ed infermità.
Non fu mera manifestazione della Sua potenza, sì da convincere le genti della Sua divinità,
ma si trattò dell’adempimento della profezia messianica. Se Egli non avesse guarito tutti coloro che
venivano a Lui per la guarigione, il quadro dipinto dallo Spirito Santo 700 anni prima, non sarebbe
stato vero. Non vi sono certezze garantite del fatto che Cristo non abbia guarito il malato. Nella
Bibbia, un tale Cristo è inesistente.
Leggiamo del nostro Signore in 1 Corinzi 15:3 che:
«Cristo morì per i nostri peccati, secondo le scritture».
Le Scritture ci dicono che Egli portò sia le nostre malattie che i nostri peccati, su quella
croce di vergogna su cui fu consumata la morte sacrificale. Isaia 53:4
«Erano le nostre malattie che Egli portava,
erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato».
Le parole di Isaia 53:4: kholee = letter. Malattie
mako = letter. Dolori
(Bodily healing in the atonement – T.J. Mc Crossan)
Ed ora il meglio.
Fu Lui stesso che prese le nostre infermità e le nostre malattie. Non Lui ed i medici, non Lui
ed i chirurghi. Quando in Ebrei 1:3 ci dice che: «Egli…ha fatto la purificazione dei nostri peccati
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per mezzo di se stesso» (King James) (lett.) non dobbiamo sforzarci di aggiungere un solo iota di
umano sacrificio al Suo sacrificio supremo. Non vi è nulla che possa essere aggiunto.
Quando la Bibbia ci dice che Egli ha per sempre ed una volta per tutte consumato e
compiuto la nostra guarigione, vi può mai essere una qualche aggiunta da parte nostra?
Il Dr. A.B. Simpson riferisce che una volta parlò della guarigione dinanzi ad un folto
pubblico che si presume contenesse un certo numero di gente che non era dello stesso pensiero. Non
aveva avuto alcuna opportunità di introdurre il discorso, in precedenza, e dunque chiese a Dio di
illuminarlo con potenza, per mezzo dello Spirito Santo, dandogli il verso della Scrittura, il soggetto
ed il sermone. Una parola: «Egli Stesso» fu come un flash, nel suo spirito: e questa fu sufficiente
per ogni cosa. Perché Egli Stesso è la nostra medicina, ed Egli Stesso non fallisce mai. Egli è la
guarigione e la salute. La guarigione non può essere separata da Lui. Egli è la vita, sia per i nostri
corpi mortali che per i nostri spiriti. Tutto è avvolto in Lui, e noi abbiamo da riceverlo in tutta la
Sua pienezza, per ricevere la guarigione nella sua perfezione. Egli dimora in noi per mezzo dello
Spirito Santo, ed un solo pensiero di scoraggiamento porrà fuori da noi la pienezza del Suo
dimorare.
Egli Stesso prese e portò, non una volta sola, ma per sempre. Egli ci sta sempre sostenendo e
portando avanti.
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CAPITOLO 8
«COME FARÒ A MALEDIRLO,
SE DIO NON L’HA MALEDETTO?»
La sorprendente domanda di questo capitolo è chiesta da uno dei più misteriosi e spaventosi
personaggi della Sacra Scrittura, Balaam, il figlio di Beor, portato da Aram, fuori dalle montagne
dell’Est, da Balak, re di Moab, per maledire Giacobbe e sconfiggere Israele.
Che Balaam avesse poteri di straordinaria potenza è evidente dalla assoluta fede che aveva
Balak in lui, che gli disse: (Numeri 22:6) «So che chi benedici è benedetto e che chi tu maledici è
maledetto». La meravigliosa testimonianza alla fedeltà di Dio, che lui pronunciò: «Numeri 23:19 :
Dio non è uomo, da dover mentire, né un figlio d’uomo da doversi pentire» e la sublime profezia
del Messia e della Stella e dello Scettro che uscì dalle sue labbra quando satana tentò per la terza
volta di usare il suo attrezzo di distruzione verso Israele, lo marchiarono come uno che era stato
apprezzato mediante un dono, da Dio, in maniera singolare.
Che tragedia se tali splendidi poteri avessero potuto servire l’ingiustizia, prostituendosi ad
essa! Ma con la confessione dell’assoluta impossibilità a compiere ciò che era stato chiamato a fare,
svolse il proprio ruolo, al di fuori delle montagne dell’Est dove viveva.
Tentò tre volte: senza alcun risparmio di sforzo. Denaro a fiumi.
Nessuno sforzo era troppo grande. Negli alti luoghi di Baal, ove è il seggio di Satana, si
erano portati. Sette altari fumavano con sacrificio di manzi e montoni. Balak ed i principi di Moab
con lui, facevano ardere l’offerta. Il re e il suo seguito attendevano la parola spaventosa della
maledizione che si sarebbe dovuta abbattere sul popolo di Dio. E poi il veggente, spinto
dall’impulso profetico, prostrato, con gli occhi spalancati, mentre era cieco alle cose terrene, parlò
con accento solenne:
Numeri 23:19-21, 23
«Quando (Dio) ha detto una cosa, non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?
Ecco, ho ricevuto l’ordine di benedire; Egli ha benedetto, io non posso contraddire. Egli non scorge
iniquità in Giacobbe, non vede perversità in Israele, il Signore, il suo Dio, e Israele lo acclama come
suo Re…contro Giacobbe non c’è magia, non c’è divinazione contro Israele» (trad. Lett.)
Nella disperazione Balac implora: «Non lo maledire, ma almeno non lo benedire».
Ma questo fu un chiedere vano. Balaam dice: «Anche se Balak mi desse la casa sua, piena
d’argento e d’oro, non potrei trasgredire l’ordine del Signore per fare di mia iniziativa alcun che di
bene o di male”. (Numeri 24:13) “Ciò che il Signore dirà, quello dirò».
Poi dalle sue labbra sotto controllo, sgorgano sublimemente gloriose profezie del regno
Messianico a venire: (Numeri 24:17, 19)
«Un Astro sorge de Giacobbe ed uno scettro si leva da Israele……
da Giacobbe verrà Colui che ha dominio». (King James)
Notate che ogni qual volta lo sforzo di maledire aumentava, il risultato era solo l’aumento
della benedizione. Vi era stata iniquità in Israele? Ahimè, la Bibbia rimarca chiaramente che essi
avevano fallito, ripetutamente, sbagliando verso Dio. Dio condonava? Mai, ma li condannava e li
puniva. Ma allorquando satana insorse contro d’essi per maledirli, servendosi di Balaam, suo mezzo,
Dio sorse come un leone a difendere il Suo popolo.
Perché la Roccia era stata percossa e l’acqua che dava vita abbondante (simbolo della
salvezza per grazie), aveva raggiunto le necessità del popolo.
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Il serpente di rame, simbolo della croce di Cristo, era stato innalzato in mezzo a loro, ed essi
ne avevano ricevuto vita, contemplandolo.
Romani 8:33
«Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica»
Leggiamo che queste cose (1 Corinzi 10:11) «Avvennero loro per servire da esempio e sono
state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche».
La maledizione per la disobbedienza ai comandamenti di Dio, include ogni malattia alla
quale l’umanità possa essere relata. Ciò è esplicitamente dichiarato in Deuteronomio 28:58-62.
Satana viene con tutta la sua potenza e consuma le sue risorse per maledirci con qualche
flagello, con qualche maligna e divorante malattia; ma se guardiamo semplicemente in fede all’Uno
che fu fatto maledizione per noi, al nostro posto, il nemico è inevitabilmente sconfitto.
Egli non può maledire chi Dio non ha maledetto, ancor più i suoi sforzi nel farlo, risultano
in crescenti benedizioni per noi. Impariamolo dalla sua propria confessione: «Ecco, ho ricevuto
l’ordine di benedire: Egli ha benedetto; io non posso contraddire» (Numeri 23:20).
Se sei minacciato da sintomi allarmanti nel tuo corpo, non aver paura!
I figli d’Israele stavano dimorando nei loro accampamenti, tribù per tribù (Numeri 24:2)
quando Dio portò loro la Sua potente liberazione. Da ciò vedete che vi trovate nel cerchio delle Sue
braccia, nel centro della Sua volontà. Se lo Spirito Santo vi mostra che vi siete sviati, allora tornate
a casa al vostro accampamento, per mezzo del sentiero di pentimento approntato. Questo sentiero
porta a Dio ed è anche il sentiero della fede nel Signore Gesù Cristo. Poi riposate nella sicurezza
che Satana non può mettere malattie (parte della maledizione) su di voi.
Qualcuno chiede: «Ma, Dr. Yeomans, cosa dire di sorella tal dei tali o del fratello tal dei tali
che in questo momento stanno soffrendo di una qualche tremenda malattia, e come spieghi il caso di
un santo morto di una malattia mortale?».
Vi è una risposta ad ogni domanda legittima, nella Bibbia, ed una soluzione ad ogni
problema, e la trovo in Deuteronomio 29:28:
«Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i
nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge».
È chiaramente rivelato che Cristo ci ha redenti dalla maledizione della legge inclusa ogni
malattia alla quale l’umanità sia relata. Questa verità ci appartiene ed appartiene ai nostri figli, e
siamo responsabili davanti a Dio dell’uso che ne facciamo. Le cose che Dio non ha ritenuto di
rivelarci, in questo tempo, non sono ancora di nostra proprietà. Dobbiamo ricordarcelo e non
permetterci di toccarle, nemmeno per un attimo.
Il fatto che il profeta Eliseo, che fece risorgere i morti, nel suo ministerio, si fosse ammalato
«di una malattia che lo avrebbe condotto alla morte», non ci esonera dalla nostra responsabilità
verso le provvigioni che Dio ci ha dato, per la nostra guarigione e per la nostra salute. Nemmeno ci
giustifica se tentiamo di giudicare il profeta. Se ci sentiamo portati a farlo, sarebbe bene che
notassimo che quando un morto fu poi posto nella tomba di Eliseo, fu vivificato e si alzò in piedi
nel momento in cui toccò le ossa di Eliseo. Proprio in tal modo, siamo guariti quando la nostra fede
realmente tocca la morte sacrificale del nostro Signore Gesù Cristo sul Calvario.
Quando mi trovavo sull’orlo della tomba, la più santa persona che io abbia mai incontrato,
quasi mi ci faceva cadere dentro per il fatto che sembrava così sofferente e fragile. Il nemico stava
chiedendo: «Come puoi tu sperare mai di essere guarita quando la signora tal dei Tali ha un piede
nella fossa e uno fuori? Sai di non essere santa come lo è lei, e dunque di non avere speranza alcuna
di assomigliarle spiritualmente. Guarda la sua condizione prima di attenderti di recuperare la tua
salute».
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Quanto tempo prezioso ho sprecato, tentando di spiegare il caso di quella signora. Ma un
giorno, disperata com’ero, dissi: «Non me ne importa, se ogni santo sulla terra muoia di malattia
mortale, la parola di Dio mi ha comunque promesso la guarigione, ed io la prendo, e ce l’ho». Da
allora l’ho avuta. Posso dire che anni dopo, incontrai ancora quell’amabile santa (nemmeno sapevo
se era ancora in terra o già in gloria) in un grande magazzino, mentre comprava un abito nuovo.
Non sembrava che avesse contemplato l’intenzione di sbarazzarsi del sudario terreno! Presi
coraggio e mi avvicinai, ed una fresca sorpresa mi accolse. La sua terribile malattia le aveva in
precedenza fatto perdere i capelli, ma ora i suoi abbondanti riccioli argentei erano un alone di gloria
intorno al suo viso.
La guardai fissamente, finché ella disse, dolcemente: «Guardavi i miei capelli, Lilian?»
«Sono veri?» balbettai, dimentica della mia educazione, per lo stupore.
«Abbastanza. Dio me li diede in risposta alla preghiera. Ti piacciono?»
«Piacermi è poco: li amo. Mai visto niente di più paradisiaco, in fatto di capelli!»
La Bibbia dice; «Proverbi 16:31 – I capelli bianchi sono una corona d’onore; la si trova sulla
via della giustizia». E dunque non ero poi così lontana nel chiamare i capelli «paradisiaci». E
mentre quella cara donna stava andando di fede in fede, abile nel pregare ed ottenere indietro i
capelli, seppur nella tarda età, io, agli ordini del nemico, stavo tenendomi agli idoli vani, alle vanità
bugiarde, e stavo dimenticandomi della grazia, e quasi, tutto questo, mi costava la vita.
A buon intenditore, poche parole.
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CAPITOLO 9
«PASSIAMO ALL’ALTRA RIVA»
«Passiamo all’altra riva» (Luca 8:22). Queste parole furono indirizzate dal Signore Gesù
Cristo ai Suoi discepoli che erano al sicuro, a bordo di una nave capitanata dal Creatore di «Ogni
cosa visibile ed invisibile».
Era sera, e Gesù era eccessivamente affaticato come risultato del Suo lavoro con una
moltitudine di persone che aveva appena rinviato alle loro case. Mentre giaceva dormendo sul
cuscino a poppa della barca, i discepoli, diligentemente, si misero a svolgere i loro compiti.
Forse i pensieri di Pietro devono essere stati come questi: “Se il Maestro non avesse
comandato di andare all’altra riva, io non mi sarei mai avventurato in mare questa notte, ma a
dispetto delle nuvole basse cariche si pioggia, siamo certo al sicuro, perché Lui è sulla barca”.
E dunque essi si davano da fare a dispetto del vento che si levava, delle onde che sferzavano,
e del cielo minaccioso. Ed «altre barche, con Lui» (Marco 4:3) presero coraggio per seguire, sulla
scia della barca che conteneva il Signore. Ma la tempesta cresceva in furia; le onde erano alte come
montagne e colpivano sì forte la fragile barca, che la sua distruzione sembrava inevitabile.
Per la loro conoscenza dell’arte della navigazione per mare, i discepoli ben sapevano che, a
meno di un miracolo, sarebbero stati nient’altro che morti. Sicuramente il Maestro si sarebbe levato
e sarebbe venuto in loro soccorso! Perché questo misterioso ritardo?
Osarono accostarglisi accanto, per vedere lo spettacolo sublime del Dio incarnato, che
dormiva come un bambino stanco sul petto di sua madre, mentre i demoni dell’inferno stridevano
intorno alla barca che culla l’Onnipotenza, nel vano sforzo di affondarla.
Quanto profonda è la pace che avviluppa il divino dormiente. In qualche modo, non
volevano disturbarLo. Il Suo riposo è così santo!
Frattanto la barca si riempie presto di acqua. Ora è piena, ed il mare li sta per sommergere.
Stanno scendendo in un avello di acqua.
Mentre li assalgono i tormenti della morte, gridano in angoscia:
«Maestro, non t’importa che noi moriamo?» (Marco 4:38).
«Egli, svegliatosi. Sgridò il vento e disse al mare: Taci, calmati! Il vento cessò e si fece gran
bonaccia» (Marco 4:39).
Il Signore può parlare al mare, rimbrottare i venti, parlare ai pesci ed agli uccelli – il pesce
lasciò Giona, al Suo comando ed i corvi nutrirono Elia, obbedendo al Suo ordine (1 Re 17:6).
Se avete conosciuto che cosa sia avere la tempesta del peccato, della malattia, dell’ansietà e
del dispiacere, acquietata della Voce Sua, allora sapete anche quanto grande sia la calma, quanto
squisito il sollievo, quanto indicibilmente gloriosa la liberazione che viene con la Sua Parola di
potenza.
Con i discepoli, gridate anche voi: «Che specie di uomo è questo?» E la risposta vostra: «Il
Dio-Uomo, la Parola fatta carne, Emmanuel, Dio con noi».
Questo racconto è pieno di lezioni che sono per noi di inestimabile valore. Prestiamo
attenzione a quel che udiamo! Notate che, sebbene Egli li abbia liberati, era però ben lungi
dall’essere soddisfatto della loro condotta durante la dura prova. Aveva per essi un rimprovero – un
sarcastico rimprovero – così come ne aveva pure uno contro gli elementi guerreggianti sotto il
comando del principe della potenza dell’aria.
Perché satana non solo aveva messo su uno spaventoso temporale sul Mare di Galilea, ma
aveva avuto successo nel creare una tempesta di incredulità nel cuore dei discepoli.
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Il Signore Gesù disse che il loro aver paura aveva una sola basilare ragione: il fatto che non
avessero fede alcuna.
Egli aveva pur detto «Passiamo all’altra riva» ed i discepoli avrebbero da ciò dovuto sapere
che non sarebbero affondati. Allora egli disse ancora: «Passiamo all’altra riva», il che assicurava
loro la sua presenza, la Sua compagnia, che nessun male sarebbe piombato loro addosso.
Se mai si fosse trovato in circostanze simili, Abraamo avrebbe ben saputo che sarebbe
arrivato sull’altra riva sano e salvo, ritto e asciutto, al di là dal lago, anche se la nave si fosse
rovesciata. Di Abraamo è stato scritto: «(Romani 4:18 – trad. WEYMOUTH) Sotto le ultime
circostanze senza speranza, egli credette con speranza».
Anche Paolo continuò a resistere quando «Ogni speranza di scampare era ormai persa» (Atti
27:20) e disse: «Vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita nella vita per nessuno di
voi». (Atti 27:22).
Perché mai Paolo non aveva Paura? Egli ci dice nel verso 25 dello stesso capitolo: «Ho fede
in Dio che avverrà come mi è stato detto».
Se un temporale, o una tentazione, o una sofferenza fisica, o una debolezza, o un disastro
finanziario mettono in pericolo la vostra fragile barca, chiedetevi una cosa: «Il Signore Gesù Cristo
è a bordo?»
Se la risposta è affermativa, allora fate seguire questa domanda da un’altra: «È Lui il
Capitano?».
Se, nella vostra coscienza, illuminata dalla Parola e dallo Spirito santo, potete rispondere
con soddisfacente affermazione a queste due domande, siete assolutamente al sicuro da qualsiasi
male. Dio si prenderà cura di voi. Lo affermo con molto rispetto: Egli deve operare in sintonia con
la Sua Parola che Egli ha magnificato al di sopra del Suo Nome.
Lasciate che vi racconti un fatto accaduto recentemente nel mio entourage. Un giovane
ministro, uomo veramente consacrato, indefesso lavoratore nel posto di responsabilità da lui
occupato, fu improvvisamente percosso dai più terribili sintomi, incluso un tragico dolore
addominale. Convocò i servi di Dio, in accordo con le Scritture, ed una fervente preghiera fu data
per il suo ristabilimento. I dolori fisici furono zittiti, ma più tardi ritornarono.
Questa fu davvero una tempesta di origine satanica. Sua moglie ed i suoi figli si raccolsero
intorno a lui ed i credenti si aggrapparono saldamente a Dio, arrivò un’ambulanza ed i chirurghi gli
furono al fianco. Lo esaminarono e poi dissero che non si poteva fare una diagnosi, senza il ricovero
in ospedale, ed aggiunsero che il caso appariva serissimo, sicché non vi era da indugiare
minimamente.
Invero le onde compivano forte, i lampi si succedevano rapidi ed i tuoni rombavano
continuamente.
Ma, grazie a Dio, egli innalzò il suo cuore verso il cielo, per avere una guida, e gli fu
concordato che il Capitano, ovverosia Gesù il Signore, lo aveva chiamato ad «andare all’altra riva»,
dalla malattia alla salute, per mezzo della preghiera della fede (Giacomo 5:14), mentre non si era
detto proprio nulla riguardo al sottoporsi all’operazione. E quando questa parola di potenza fu
pronunciata, il vento cessò, e vi fu grande calma.
Questo accadeva mesi fa, e nessun ritorno dei sintomi vi è stato. E come i discepoli, dopo
che furono sull’altra riva, sani e salvi, sotto il comando del Signore, egli ha testimoniato del
meraviglioso potere di guarigione di Dio.
Sua madre fu guarita dal cancro (diagnosi effettuata da uno dei migliori medici delle sue
zone) e la sua piccola bimba fu strappata dalle mascelle della morte.
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Un altro caso verificato, mi fu più tardi esposto. Ad una donna era stato detto che avrebbero
dovuto amputarle il piede. Si temeva, infatti, un generale avvelenamento settico. Ella consultò il
Signore e le fu dato:
Proverbi 3:26
«Il Signore sarà la tua sicurezza e preserverà il tuo piede da ogni insidia».
Su quella barca, al comando del Signore, ella superò la tempesta ed approdò all’altra riva,
sana e salva, con entrambe i piedi. Lode a Dio per la Sua fedeltà!
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CAPITOLO 10
«ENEA, GESÙ CRISTO TI GUARISCE!»
Atti 9:32-35 Traduzione WEYMOUTH
«Ora Pietro, mentre veniva di città in città, venne anche alla gente di Dio, a Lidda. Qui trovò
un uomo di nome Enea, che da otto anni era mantenuto nel suo letto, essendo paralizzato. Pietro gli
disse: “Enea, Gesù Cristo ti guarisce, alzati e rifatti il letto”. Egli si alzò sui suoi piedi. Tutte le genti
di Lidda e di Saron lo videro, e si convertirono al Signore».
Ecco un caso di guarigione per una malattia che non aveva più alcuna speranza essendo
cronica, e questa guarigione la troviamo verificarsi dopo l’ascensione di Cristo, nella presente,
attuale dispensazione dello Spirito Santo.
Se l’occhio di qualcuno sofferente di malattia cronica sta scandagliando questa pagina,
lasciate che lo inviti a pregare, amabilmente, prima di procedere nella lettura, con le parole del
salmista:
Salmo 119:18, 27 – King James Version –
«Apri i miei occhi, così ch’io possa contemplare le meraviglie della tua legge……Fammi
comprendere la via dei tuoi precetti: cosicché io parlerò delle tue opere meravigliose».
Perché in questi brevi versi, occhi aperti contemplano la verità e «la verità vi renderà liberi».
A tale scopo, «parlare delle Sue opere meravigliose (prodigi)», diventa l’unico proposito
della vita, e non vi è potenza sulla terra o all’inferno che possa chiudere le bocche, una volta che gli
occhi siano stati aperti per vedere il Cristo risorto, vita loro, sia fisica che spirituale.
Riuscite a vedere in questa Scrittura, Pietro, molto occupato, correre da una città all’altra in
tutta fretta, ministrando dappertutto, nella «potenza della resurrezione», raggiungendo Lidda,
amabilmente poi salutato dai fratelli lì residenti?
Probabilmente, non molto tempo prima, un fratello aveva detto all’apostolo: «Abbiamo un
caso molto triste, qui. Un fratello che si chiama Enea, sta a letto da ben otto anni. Potresti fargli
visita? È grandemente sofferente».
Mentre l’apostolo era andato a quel capezzale di dolore, gli occhi di Enea che invano aveva
tanto a lungo atteso liberazione, erano fissi sul suo volto. Pietro cosa fa? Nulla. Non fa nulla, non
tenta di fare, sa che vi è meglio del tentare, il lasciar fare all’Unico che tutto ha già compiuto, sicché
la gloria di Lui, la Sua potenza, possano scintillare l’Uno per le cui lividure Enea era stato già
guarito, se solo avesse voluto crederlo.
«Enea, Gesù Cristo ti guarisce!». Il messaggero dona il suo messaggio.
L’interprete, uno fra le migliaia, porta il viso del sofferente a contatto col viso di Gesù, unto
di Spirito santo e di potenza, venuto ad operare e guarire tutti.
Uno sguardo di fede all’Uno risorto e gli occhi di Enea, non più triste, sprizzano di vitalità
sovrabbondante. Egli si alza immediatamente. Non lo rimproveriamo per la sua eccessiva fretta,
dopo essere stato per otto anni lì sdraiato e senza speranza.
Si rifà il letto da solo, come Pietro gli ha detto di fare. Che lusso, dopo essere stato
trasportato e sballottato tutto intorno, da volenterose genti – spesso però malaccorte – che si
occupavano di queste persone senza speranza! Solo coloro che conoscono cosa voglia dire giacere
come inerte massa di carne alla mercé degli altri, possono apprezzare le sensazioni provate da Enea
in quella gioiosa occasione! Quanto deve aver gioito del camminare ancora! E con quale semplice
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fare, causò alla gente che lo vedeva, di ricevere un risveglio che trascinò le genti di Lidda e saron,
nella fontana della purificazione:
Atti 9:35
«Tutte le genti di Lidda e di Saron lo videro e si convertirono al Signore».
Ne valeva la pena, non è vero?
Quando medito su questo racconto, una domanda mi ricorre nella mente:
«Se la Parola di Dio dice di Enea “Gesù ti guarisce”, abbiamo diritto di essere guariti in
parte o solo a metà? O a tre quarti?»
Se Pietro disse ad Enea: «Gesù Cristo ti guarisce», siamo giustificati, se restiamo malati? O
questo meraviglioso dono era solo per Enea ed altri favoriti speciali?
Penso che possiamo trovare la risposta a questa questione in Luca 4:16-30 Gesù era tornato
alla Sua città natale dopo essere andato per tutta la Galilea, insegnando, predicando e guarendo. La
sua fama era andata oltre ed Egli ben sapeva che i Suoi concittadini gli avrebbero citato il proverbio:
«Medico, cura te stesso, fa anche qui nella tua patria tutto quello che abbiamo udito essere avvenuto
in Capernaum», sentendo che su di Lui vi era qualcosa di speciale.
Conoscendo le loro aspettative, Egli legge, nel rotolo di Isaia 61, ove è scritto: «Lo Spirito
del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad
annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in libertà gli
oppressi, e a proclamare l’anno accettevole del Signore».
Poi, chiudendo il libro e sedutosi, mentre tutti gli occhi si posavano su di Lui, disse loro:
«Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi udite».
In altre parole, Egli proclamò salvezza, guarigione, liberazione, l’apertura degli occhi per i
ciechi, occhi fisici e spirituali, per tutti coloro che l’avessero accettata, allora e in seguito. Nessuno,
in Nazaret, aveva bisogno di lasciare che il sole tramontasse sul peccato, la malattia, l’afflizione o la
prigionia. Che giubileo potevano celebrare! Che risvegli vi sarebbe inevitabilmente stato, come
risultato del loro credere!
Che cosa fu di ostacolo? Una cosa sola: il loro fallimento nel riconoscere, accettare, credere,
e sottomettersi alla parola di Dio fattasi carne, che era lì in piedi in mezzo a loro, offrendo Se Stessa,
gratuitamente, per tutti.
«Egli mandò la Sua Parola e li guarì».
Ma cosa sarebbe accaduto, se non avessero voluto prendere la medicina?
«Io voglio…ma voi non volete».
Naaman umiliò se stesso, credette al messaggio pronunciato per bocca di una serva, obbedì a
Dio, e fu guarito. La vedova di Sarepta credette così pienamente che tolse il pane di bocca a suo
figlio, morente di fame e al comando di Lio, sia lei che il figlio suo, furono salvati dalla morte.
Se realmente credi alla promessa, obbedirai al precetto che l’accompagna.
«Enea, Gesù ti guarisce».
Metti il tuo nome al posto di quello di Enea, sia esso Giacomo, Giovanni, Giacobbe, Giosia,
o qualsiasi altro nome tu abbia.
Mettilo al posto di Enea, in questo verso, e credi.
La tua malattia svanirà. Lo affermo sull’autorità della Parola di Dio.
«Io Sono il Signore che ti guarisce».
«Io Sono il Signore, io non cambio».
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Non importa se la tua malattia sia acuta o cronica.
«Egli guarisce tutte le malattie tue».
E quando uscirai, troverai che Lidda e Saron si convertiranno al Signore.
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CAPITOLO 11
DIO CHIAMÒ ABRAAMO QUAND’EGLI ERA SOLO
Fra i ricordi più vividi della prima infanzia vi è la storia dell’abito di nozze di mia madre. Io
non l’avevo neppure mai visto, era stato rubato prima che io nascessi. E forse per questo era
diventato più interessante. Ad ogni modo, non dimenticherò mai la descrizione della sua bellezza e
della sua costosità, che finiva sempre con: «Era vero broccato di seta, da Londra, e si manteneva
ritto da solo». (Queste ultime parole erano sempre pronunciate con molta enfasi).
Non ho mai abbastanza ben compreso come potessero applicarsi ad un vestito quelle parole
«si manteneva ritto da solo», e nemmeno il loro significato, non perché fosse tal cosa stimata
essenziale qualità per un perfetto abito nuziale, ma nondimeno ascoltavo la descrizione con gran
timore reverenziale.
Vi è un altro abito nuziale di nozze, che desidero considerare, l’abito nuziale della sposa
dell’Agnello. Questo abito è di (Apocalisse 19:7-8):
«Di lino fine, risplendente e puro; perché il lino fino sono le opere giuste dei santi».
In altre parole, è «(Romani 3:22) Giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti
coloro che credono».
Ecco un abito di nozze che si mantiene da solo.
La vera fede si mantiene ritta da sola in ogni dove e per ogni lunghezza di tempo, di fronte a
qualsiasi contraddizione e a dispetto di qualsiasi opposizione, poiché riposa sulla Parola di Dio,
«Per sempre stabile».
Vi è un cammino per ogni anima, in Dio soltanto.
Vi è una posizione da prendere, in Dio solo, per ogni anima.
Vi è un cammino che nessun altro può fare, se non tu,
perché è tracciato fra Dio solo, e te.
Lui chiama, Lui insegna alla tua anima a stare in Lui,
mentre lodi e resti fermo, l’opera è fatta.
Dio chiamò Abraamo, quando era solo.
Iddio chiamò Abraamo quando egli era solo, lo benedisse e lo moltiplicò (Isaia 21:2).
Mentre leggevo la storia della guarigione del cieco Bartimeo, lo Spirito Santo mi rese
impressa la solitudine di quell’uomo con Dio per il durare dell’intera transazione (Marco 10:46-52).
Sedeva lì, solo nella folla, la più solitaria specie di solitudine-senza speranza e senza aiuto.
Nessuno volontariamente gli diede una mano per condurlo più vicino al grande medico.
Ma egli poteva udire, ed utilizzò quel che aveva, per assicurarsi quel che gli mancava. Nel
momento in cui le sue orecchie gli dissero che era Gesù di Nazaret, quel che stava passando (molti
si chiamavano Gesù, in quei giorni), egli si riempì i polmoni ed emise un grido così penetrante che
si prese forti rimproveri. Lo fede poiché Gesù di Nazaret aveva detto:
Luca 4:18, 19
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«Lo Spirito del Signore è sopra di me; Perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha
mandato ad annunziare la libertà ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a rimettere in
libertà gli oppressi e a proclamare l’anno accettevole del Signore».
Povero mendicante cieco! Quanto facilmente la folla avrebbe potuto farlo star zitto a forza.
Ma Bartimeo aveva perso ogni coscienza della folla. Per fede strappava se stesso da tutto quel che
lo circondava e restava lì solo col Dio incarnato nella persona del Figlio Suo, Gesù Cristo il Signore.
E lì vi furono solo due persone, Gesù Cristo di Nazaret ed il mendicante cieco, Bartimeo.
Solo e senza l’aiuto di favorevoli circostanze, prese l’iniziativa servendosi della sua voce,
l’unica cosa che avesse, per porre le due cose nel vital contatto. L’opposizione lo fece solo gridare
più forte. Questo è il suo invariabile effetto sulla vera fede, perché la vera fede sta in piedi da sola.
«Gesù, fermatosi» (Marco 10:49). Stupefacenti parole! Ogni Suo passo controllato e diretto
dallo Spirito di Dio, Gesù stava andando verso un obbiettivo ben definito, verso il grido di Bartimeo
- no, verso il grido della fede – Egli si fermò.
Meraviglia delle meraviglie, Dio incarnato, Creatore e Sostenitore dell’universo fermato
nella Sua corsa, portato a fermarsi completamente dal grido di un mendicante cieco. Si, perché
«ogni cosa è possibile a che crede».
Bartimeo recuperò la vista e seguiva Gesù per la via (Marco 10:52).
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CAPITOLO 12
«IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO»
«Ed Egli disse loro: “Quando pregate, dite: Padre nostro che sei nei cieli…dacci giorno
dopo giorno il nostro pane quotidiano”» (Luca 11:2, 3 King James).
Il Signore Gesù Cristo, chiese al Padre Suo, con stretta semplicità e in fiducia, come un
bambino verso il padre, il Suo pane, una quantità giornaliera.
Il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, è anche nostro Padre, in virtù della nuova nascita: e
noi dovremmo chiederGli il nostro pane, sì confidenti come il Maggior fratello nostro fece,
realizzando che il Padre Nostro ci ascolta sempre, e, che per ricevere, abbiamo solo da chiedere.
Quanti problemi sarebbero risolti, quante ansietà eliminate, quante preoccupazioni bandite,
se lo facessimo sempre!
Se l’amore nostro fosse più semplice,
Lo incontreremmo nella Sua Parola
E le nostre vite sarebbero tutta luce
Nella dolcezza del nostro Signore.
Il Signore Gesù sapeva, come mai possiamo sapere noi, che intricati aggiusti devono essere
messi ad effetto dalla divina saggezza onnipotente, per rispondere a quella semplice petizione che
ogni figlioletto può sussurrare: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».
Quando abbiamo il nostro pane quotidiano?
Quando abbiamo i soldi o quando abbiamo un buono-pasto, al sicuro, in tasca?
Quando abbiamo ricevuto un invito a tavola da qualche caro amico?
No, in ciascuna di queste situazioni, potremmo ancora essere lontani dall’aver il pane
quotidiano.
Guidando attraverso migliaia di acri di grano maturo nel Nord-Ovest del Canada, dissi a me
stessa: «Ecco il nostro pane quotidiano, dalla mano di nostro Padre». Poi, mentre osservavo gli
uomini guardare il grano come tigri, dal gelo o dal temporale che avrebbero potuto lederlo, dissi: «Il
nostro Padre Celeste, ben sa che è buono per noi mangiare il nostro pane attenendolo col sudore
della nostra fronte, e dunque lascia che lavoriamo duramente e fa molto in risposta alle nostre
preghiere».
Poi, andando avanti nei pensieri, passai dalle cose apparenti ed esterne, a quelle invisibili ed
interne, e mi rammentai dei complicati processi e dei complessi cambiamenti che ogni atomo di
cibo affronta per essere utilizzato dal sistema, ed allora cambiai parere e rivolsi la mia attenzione al
fatto che il lavoro che quegli uomini facevano, era solo un gioco da ragazzi, essi giocherellavano,
ma il vero lavoro, solo Dio lo fa, come la madre, la quale manda i figli a fare commissioni, restando
a fare il lavoro necessario. Dio solo ci può dare il nostro pane quotidiano. Quando abbiamo il nostro
pane quotidiano? Quando ce lo mettiamo in bocca, lo assaggiamo, lo gustiamo e mastichiamo e lo
ingoiamo? Niente affatto. Realizzate di essere organismi incredibilmente complessi, fatti di milioni
di unità, di microscopiche cellule, ognuna delle quali è desiderosa del suo pane quotidiano, ed un
certo numero delle quali richiede una dieta speciale per renderle capaci di eseguire peculiari
funzioni dalle quali dipende la continuazione della vita?
Quando dite: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», state parlando della necessità del cibo
per una intera comunità, suppongo. Ed i grossolani materiali che mettete in bocca, hanno da essere
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Balsamo di Galaad
trasformati da un gran numero di secrezioni, provenienti da vari organi, cominciando dalla saliva,
prodotta dalle ghiandole salivari, nella bocca, poi il succo gastrico dello stomaco, il succo
pancreatico proveniente dal pancreas, e così via negli intestini è modificato da tutti quei processi
digestivi, dalle secrezioni ghiandolari della più complessa natura chimica, versate in esso dai vari
organi.
Non prima che questo lavoro digestivo venga completamente compiuto, il cibo è messo in
circolo, trasportato dalla circolazione, e viene distribuito debitamente, e così le cellule sentono il
segnale del pranzo e ricevono il pane quotidiano. Ogni dettaglio successivo alla risposta alla
preghiera: dacci oggi il nostro pane quotidiano, è talmente essenziale, che fallire in un solo punto,
potrebbe essere fatale alla stessa vita.
Per esempio, lo zucchero è necessario alla vita, ed il sangue normale ne contiene in
proporzione 1 a 1000. Ma prima che lo zucchero trasportato nel cibo possa essere utilizzato dalle
cellule, le quali non potrebbero esistere senza di esso, deve essere trasformato dalla secrezione
ghiandolare prodotta nelle cosiddette «isolette» del pancreas, dalle quali questa secrezione prende il
nome di insulina (latino, insula-isola).
In assenza di insulina, lo zucchero versato alla rinfusa, nella circolazione ed il compito di
eliminarlo, è affidato ai reni. Mentre le cellule si sentono morire dalla estrema fame, l’individuo
finisce per morire per fame di zucchero, e il suo sangue ne è pieno – a paragone di un uomo che
potrebbe morire di sete, trovandosi su di una barca, nel bel mezzo dell’oceano.
È cosa certa che siamo stati creati in maniera meravigliosa, siamo un organismo la cui
complessità incute un timore reverenziale.
Ben dice il Signore Gesù in Matteo 6:25:
«Non siate in ansia…di che cosa mangerete o di cosa berrete…non è la vita più del
nutrimento?».
Cosa si deduce, a corollario di tutto questo? Dio e solo Dio ci può dare il nostro pane
quotidiano. Possiamo averlo nel nostro armadietto, nelle nostre mani, nel nostro stomaco o nella
bocca, anche nel nostro sangue, ma solo Dio può darcelo.
Ed Egli fa questo, rendendo la Sua Parola salute per tutta la nostra carne, inclusa ogni
ghiandola, inclusa ogni cellula.
Dunque, questa bella preghiera: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, è una petizione non
riguardante solo il cibo, ma pure la vita, la quale è più del cibo. In altre parole, è una preghiera per
la salute perfetta, messa sulle nostra labbra, dal Signore Gesù Stesso.
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CAPITOLO 13
UN MIRACOLO CHE PARLA AI NOSTRI TEMPI
Giovanni 4:46-53
«Gesù dunque venne di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino.
Vi era un ufficiale del re, il cui figlio era infermo a Capernaum. Come egli ebbe udito che
Gesù era venuto dalla Giudea alla Galilea, andò da Lui e Lo pregò che scendesse e guarisse suo
figlio, perché stava per morire. Perciò Gesù gli disse: “Se voi non vedete segni e miracoli, voi non
crederete”. L’ufficiale del re gli disse: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Gesù gli
disse: “Và, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla Parola che Gesù gli aveva detta e se ne andò.
E mentre già stava scendendo, i suoi servi gli andarono incontro e gli dissero: “Tuo figlio vive”.
Allora egli domandò loro a che ora avesse cominciato a star meglio, ed essi gli risposero: “Ieri,
all’ora settima, la febbre lo lasciò”. Così il padre riconobbe che la guarigione era avvenuta nell’ora
che Gesù gli aveva detto: “Tuo figlio vive”; e credette lui con tutta la sua casa».
La Bibbia dichiara che Gesù venne a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino.
Vicina, era Capernaum, dove molti ufficiali romani, vivevano nelle loro belle case. Dall’originale
Greco, è evidente che si trattava di una persona deputata del governo, o un cortigiano, un residente a
Capernaum.
È possibile, forse anche certo, che egli avesse udito del primo miracolo, perché leggiamo in
Giovanni 2:11 «Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la
Sua gloria, e i suoi discepoli cedettero in Lui». È plausibile che l’ufficiale fosse anche presente alla
cerimonia. Potrebbe essere stato testimone oculare ed anche aver provato l’acqua mutata in vino.
Dal turbamento che la famiglia aveva manifestato, quando era venuto a mancare il vino, si può
presumere che avessero persone che occupavano preminenti uffici nel distretto o nella società. Che
migliore lezione, per la fede, di quella al miracolo delle nozze, per lui? Dio attendeva che lui traesse
profitto dal precedente miracolo, e le stesse cose le aspetta da noi, che facciamo profitto di simili
esperienze.
Vi era un bisogno, un vero bisogno, un grande bisogno. Non vi era vino?
Per sempre e per sempre ancora, nell’Est conservatore, ciò sarebbe stato citato a disonore
della famiglia. «Non c’era più vino, alle nozze!». La madre del Signore Gesù Gli rivelò la
spaventosa situazione: «Non hanno più vino!». E dopo, confidente nel fatto che Lui avrebbe fatto
qualcosa, benché le Sue parole di risposta fossero sembrate scoraggianti, disse ai servitori: «Fate
qualsiasi cosa Egli vi dica di fare». Egli parlerà, solo credete ed obbedite, qualsiasi cosa Egli vi
chieda di fare.
La fede è fede. «Qualsiasi cosa Egli vi dica, fatela». Se Egli vi dice di camminare quando
non avete gambe, camminate, o di parlare quando non avete voce, spalancate immediatamente la
bocca; o credere quando non avete coscienza di un vostro solo atomo di fede, fatelo; oppure di
cantare le Sue lodi quando invece vi sentite di cantare un canto funebre, gridate: «Ti innalzo, o mio
Dio…benedico il nome Tuo in eterno». Questa è fede.
Quando Egli parlò, disse loro di riempire gli otri. Un duro compito, la loro capacità,
nell’insieme, era di circa 162 galloni (630 litri). «Qualsiasi cosa». Senza alcun dubbio, l’acqua la si
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sarebbe dovuta portare da molto distante, e poi, a cosa sarebbe servita? Era di vino, non certo di
acqua, che vi era necessità. «Qualsiasi cosa». Li colmarono fino all’orlo.
Poi venne una prova più dura. (Succede sempre così, quando andate da una fede minore a
quella maggiore).
«Versate, ora, e portate al capo cameriere».
«Ma è acqua!»
«Qualsiasi cosa».
Ed essi obbedirono. E quando il maestro di tavola l’ebbe provata – non credo vi sia stato
alcun cambiamento, fino a quel momento – disse: «È vino buono».
Questo nobile, romano, che si era avvicinato a Gesù per suo figlio, si presume fosse venuto
a conoscenza di quanto precedentemente accaduto. Egli chiese a Gesù di «scendere» a guarire suo
figlio, che stava già morendo. Voleva la personale, fisica, visibile presenza del Signore. Ecco cosa
vogliamo e cosa ci manca. Dunque questo miracolo è proprio per il nostro tempo e per la nostra
condizione.
Una volta, mia sorella ed io avemmo una gran prova per la fede. Avevamo la promessa, ma i
nostri occhi non vedevano niente, le nostre orecchie non davano testimonianza del suo compimento,
benché il Signore avesse detto «Tutto è compiuto». Volevamo che il Signore Gesù «scendesse» e
ci mostrasse «segni e prodigi». Ma non doveva essere così. Lo Spirito Santo cantò invece una
canzone, attraverso mia sorella ed una strofa diceva:
LasciaMi chiudere gli occhi dei tuoi sensi
ed aprire la tua vista celeste;
perché solo allora Mi vedrai
in quel mondo del quale Io sono la luce;
ed allora potresti contemplarMi
avendo piena fede nella Mia potenza divina;
e cantare una canzone per tutte le epoche,
«Io son tuo e tu sei Mio».
Prendiamo nota di tre punti:
•
La distanza, a quei tempi, non era un ostacolo per il Signore Gesù, e non lo è
nemmeno adesso. Egli guariva i Suoi figli con la Sua Parola, e lo faceva a dispetto della distanza.
Farà lo stesso per me e per voi, se crederemo in Lui. Poiché l’uomo ha largamente ridotto la
distanza, per mezzo della sue invenzioni, come trasporti rapidi, radio, telefono, telegrafo,
radiotelegrafo, televisione eccetera, e l’esecutivo delle grandi industrie contatta quotidianamente
Londra, New York, Tokio, Bombay, Melbourne, o ogni altra parte della terra, e fanno sentire la loro
potenza ovunque desiderino sicuramente non è difficile credere che la distanza non sia una barriera
all’opera della divina volontà nell’adempimento della Sua parola.
•
Questo miracolo di guarigione fu eseguito come risposta al semplice fatto che si era
avuta fede nella Parola di Dio. Il Signore Gesù Cristo aveva guidato il postulante via da ogni cosa,
tranne dalla Sua Parola.
Giovanni 4:48: «Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete».
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Poi lo provò con una parola. La Parola del Signore vi prova. Provò Giuseppe, quand’egli
era in prigione (Salmo 105:19). Mai dire che “avete tentato la guarigione divina”. La Parola di Dio
è provata (Salmo 12:6) «Come argento raffinato in un crogiuolo di terra, purificato sette volte».
La guarigione divina, che è parola di Dio, prova voi e me.
Il dono di Dio non può essere difettoso!
Il Signore Gesù diede al padre la parola: «Và, tuo figlio vive» (Giovanni 4:50).
L’uomo superò la prova e credette alla nuda parola. Smise di essere insistente nel chiedere al
Signore di andare a casa sua e se ne tornò tranquillo ai suoi affari.
•
Questo caso fu, in definitiva, graduale, nella sua manifestazione. La guarigione
«iniziò» ad un certo momento. La temperatura si abbassò alla «settima ora» (Giovanni 4:52). Il
ragazzo cominciò la convalescenza.
•
In altre parole, non fu una guarigione istantanea, come altre, nel ministerio del
Signore. Nel capitolo 8 di Matteo, per esempio, abbiamo tre casi di guarigione istantanea, nei primi
15 versi: il lebbroso che fu «immediatamente» guarito, il servo del centurione «guarito in quella
stessa ora», e la suocera di Pietro, che si alzò per servirli quando Gesù le ebbe ministrato,
toccandola. D’altro canto, vediamo, ai giorni nostri, molte guarigioni graduali; benché, lode a Dio,
si vedono ancora abbaglianti miracoli, talvolta come sprazzi di luce, nella loro manifestazione.
Vi è allora, una fede graduale? È possibile che il padre, in questa storia, possedesse proprio
quella? Notate che chiese quando, il suo figliolo, avesse iniziato a star meglio. Possiamo rendere
la domanda ancora più moderna: «Quando mostrò i primi sintomi di miglioramento?»
Non dimentichiamoci mai che la legge immutabile è:
«Ti sia fatto come hai creduto». (Matteo 8:13)
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CAPITOLO 14
«UNO SPIRITO DI INFERMITÀ»
Luca 13:10-17
«Gesù stava insegnando di sabato in una sinagoga. Ecco una donna, che da 18 anni era
posseduta da una spirito che la rendeva inferma, ed era tutta curva e assolutamente incapace di
raddrizzarsi. Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: “Donna, tu sei liberata dalla tua infermità”.
Pose le mani su di lei, e nello stesso momento ella fu raddrizzata e glorificava Dio. Ora il capo della
sinagoga, indignato che Gesù avesse fatto una guarigione di sabato, disse alla folla: “ci sono sei
giorni nei quali si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato”.
Ma il Signore gli rispose: “Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino
dalla mangiatoia per condurlo a bere? E questa, che è figlia di Abraamo, e che Satana aveva tenuta
legata per ben 18 anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”. Mentre
diceva questa cosa, tutti i suoi avversari si vergognavano, e la moltitudine si rallegrava di tutte le
opere gloriose da lui compiute».
Tempo - Il giorno di sabato, un tempo consacrato.
Posto - Una sinagoga, un posto consacrato.
Atto - Guarigione, una cosa consacrata, sacra, parte della redenzione (Isaia 53:4)
Caso - Paralisi accompagnata da orrenda e repulsiva deformità (Luca 13:11)
Carattere - Cronico, senza speranza, perdurante da 18 anni.
Chiamata - Il Signore Gesù convocò a Sé i sofferenti. Mentre noi imploriamo, mendichiamo
e preghiamo tutto il tempo, Gesù ci sta chiamando a lasciare ogni altra cosa e venire a Lui. Egli ci
vede con le nostre malattie. Egli vide quella sofferente, poiché eran proprio quelle le cose che stava
guardando. Disse: (Luca 5:31) «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati». Se
sei malato, Gesù ti sta chiamando. Matteo 11:28 «Venite a me voi tutti che siete affaticati ed
oppressi».
Causa - Definita dal Grande Medico, è Satana (Luca 13:16). Quale inondazione di
illuminazione è qui gettata su molti casi di sofferenza! Gesù non ascrisse questo caso a cause
naturali. Dichiarò invece che si trattava di cause soprannaturali, provocate da satana stesso, per
mezzo di uno spirito maligno. Uno «spirito di infermità» caccia via la potenza dei muscoli, dai nervi
e dai tendini cosicché essi non possono reggere il corpo nella naturale posizione (postura). Ho visto
casi del genere e, grazie a Dio, ho testimoniato la loro liberazione attraverso la potenza del Nome
del Signore Gesù Cristo. Notate che il nostro Signore non riconosce questa malattia come se fosse
una risultanza di avvenimenti accaduti nel corso della vita, ma ne parla come diretto risultato dei
marchingegni di Satana.
Gente che vuole ricercare errori - Certamente. Son sempre presenti quando si tratta di Dio a
lavorare. Gesù diede loro una risposta e li fece vergognare (versi 14-16). Egli risponderà loro, al
vostro posto, con potenti manifestazioni della Sua potenza se vi approprierete con desiderio della
fede una volta concessa ai santi. I segni seguiranno la Parola fedelmente predicata (Marco 16:20).
La gente che ama ricercare errori, sarà confusa dalle vostre labbra e dalla vostra vita.
Condizioni di guarigione e di fede - (verso 16) Una fede come quella di Abraamo, crede
senza nemmeno guardare in faccia le apparenti impossibilità, ed agisce esclusivamente su quello
che la Parola di Dio, la quale annunciava il Diluvio a venire. Il Dr Simpson cominciò a costruire
una vita ed un’opera per Dio, in un punto della sua esistenza, quando gli altri medici lo avevano
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dichiarato spacciato. La Parola di Dio è proprio quella che ha proclamato: «Sono il Signore che ti
guarisce» (Esodo 15:26).
Corda - Per leggere insieme Dio e l’uomo (essere umano) - «deve», questa parola potente
parola, imperativa, del linguaggio umano, implica l’obbligo morale. Dio dice che il malato
dovrebbe essere guarito, ed è così determinato nel dirlo, che permise al Figlio Suo di sopportare
così spaventose atrocità, da far perdere al Suo corpo anche il sembiante di umanità, martoriato
com’era (Isaia 52:14). Per il Suo sangue versato, Egli fece provvigione per la purificazione di ogni
peccato, da ogni anima umana, e per il Suo corpo spezzato, Egli provvide perfetta salute per ogni
corpo umano nato in questo mondo. Dio riconosce la forza di questo «deve», ed ha pienamente
assunto la Sua responsabilità. Ora sta a noi scaricarci delle nostre responsabilità, entrando, per fede,
nella nostra eredità.
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CAPITOLO 15
GESÙ NELLA SUA CITTÀ NATALE
Luca 4:16-21
«Si recò a Nazaret, dov’era stato allevato e, com’era solito, entrò in giorno di sabato nella
sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo
dov’era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato ad annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il recupero della vista; a
rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno accettevole col Signore (Weymouth)”. Poi,
chiuso il libro e resolo all’inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti, nella sinagoga, erano
fissi su di lui. Egli prese a dir loro: “Oggi si è adempiuta questa scrittura nel vostro udire
(Weymouth)”».
Questo avvenimento che molto colpisce mi rimanda ad un altro fatto, accadutomi durante il
mio ministerio. Stavo tenendo incontri, molto affollati, in un prospero distretto rurale. In
un’occasione fui chiaramente guidata a chiedere ad un giovane agricoltore, figlio di famiglia devota,
di dare il messaggio, in quell’incontro serale. Non voleva dire di si, temendo di affrontare i suoi
vecchi amici, e nemmeno voleva dire no, sapendo che Dio non voleva. Dunque stesse in disparte e
si rimise al Signore, col risultato della rivelazione di quel che, quella sera, avrebbe dovuto predicare
dicendo agli amici ed ai vicini che il Signore lo aveva chiamato a spendere ogni momento della sua
vita nel ministerio. Non dimenticherò mai la sua semplicità e la sua umiltà.
Disse: «Mi è stato chiesto di predicare, questa sera, e quando ho chiesto al Signore se
davvero voleva che lo facessi, Egli mi ha detto: “Fallo, e non fare nient’altro, per tutto il tempo
della tua vita”. Bene, gente, qualsiasi cosa possiate pensare di me, sentendomi predicare, sono
sicuro che c’è una cosa che mai penserete o direte e cioè che mi sono messo a predicare perché non
mi piaceva fare l’agricoltore». Penso che non vi sia mai stato nessun occhio perfettamente asciutto,
nella chiesa, quando il messaggio predicato ebbe termine.
Gli abitanti di Nazaret, vennero toccati dalla presenza del gentile nazareno che era cresciuto
nel mezzo di loro. Senza alcun dubbio, Egli aveva fatto, nella bottega di Giuseppe, aiutandolo,
qualche lavoro di falegnameria, per loro. Qualcuna delle madri di Israele deve certo aver messo
nella Sua mano qualche «cosa buona», mentr’Egli era ancora fanciullo, e dovevano aver visto nei
Suoi occhi una luce celeste, mentr’Egli li alzava per ringraziarle. Poi, dunque, era giunta la sua
fama, la Sua notorietà: «…E la Sua fama si sparse per tutta la regione. E insegnava nelle loro
sinagoghe, glorificato da tutti» (Luca 4:14-15).
Nessuna meraviglia che gli occhi di tutti fossero su di Lui, mentre iniziava a parlare. E di
che messaggio si trattava, o meglio si tratta!
Poiché oggi è lo stesso messaggio, e dice la stessa parola di potenza! Non può cambiare!
Egli proclamò loro il compimento delle parole del profeta, pronunciate settecento anni prima. Egli
ci proclama il loro adempimento, anche oggi, perché dice: Malachia 3:6-10 «Io, il SIGNORE, non
cambio».
Poi Egli rispose ai loro pensieri, poiché pensavano, nel loro cuore: «Se tutte le meraviglie di
cui abbiam sentito, le ha seguite altrove, e son successe davvero, vediamone qui di simili, dunque!»
e ancora: «Vi è troppa malattia, cecità, sofferenza, povertà e cecità, qui a Nazaret. Medico, guarisci
te stesso. Ministra ai tuoi concittadini, che sono i primi ad averne diritto».
Egli non ritirò la Sua offerta piena di compassione, e nemmeno modificò quel che chiedeva
in cambio, nemmeno minimamente. Disse, in effetti: «Il solo ostacolo per fare le medesime opere,
quelle che ho fatto altrove, risiede in voi. Voi non Mi accettate per Quello che Sono». «Nessuno è
profeta in patria». «Per Dio è lo stesso. Egli non cambia. È lo stesso per voi, come lo fu per
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Balsamo di Galaad
Naaman. Ma il vostro comportamento verso Dio, non assomiglia nemmeno a quello di Naaman.
Egli ricevette il messaggero di Dio ed obbedì ai suoi ordini. Si umiliò nella polvere, davanti a Dio, e
Lo accettò per come era presentato, nel messaggio del suo messaggero. Quando il messaggero, il
profeta, non venne a parlargli, lui fece come gli era stato comandato, e si bagnò sette volte nel
Giordano. Fu allora che Naaman ricevette la guarigione, e così sarà per ognuno che seguirà il suo
esempio. Non può essere altrimenti, perché Dio è lo stesso Dio che fu per Naaman».
E gli astanti immediatamente diedero prova della verità delle parole che li riguardavano.
Erano così orgogliosi, non umili come Naaman, che le Sue parole trasformarono la loro gentilezza
in odio assoluto verso di Lui, e tentarono di ucciderlo, spingendolo giù dalla collina sulla quale
Nazaret era costruita.
Senza dubbio desideravano essere guariti. Avrebbero potuto esserlo, se avessero adempiuto
le condizioni, perché Dio non cambia. Non sarebbero guariti, se prima non avessero soddisfatto le
condizioni di Dio, l’Immutabile.
Ora, se desiderate essere guariti, e non lo siete, ci deve essere un cambiamento. E questo
cambiamento deve avvenire in voi, perché Dio non cambia mai. Egli è il Signore che guarisce
«tutte le tue malattie».
Se umilierete voi stessi davanti a Lui e pregherete con fede, Egli vi rivelerà di quale tipo di
cambiamento vi è necessità. Ancora di più vi renderà capaci di farlo. Filippesi 2:13 «Infatti è Dio
che produce in voi il volere e l’agire, secondo il Suo disegno benevolo».
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CAPITOLO 16
LA VOCE DI ELIA
1 Re 17:22
«Il Signore esaudì la voce di Elia: La vita del bambino tornò in lui, ed egli visse».
Ecco una lezione sulla potenza della preghiera, la preghiera detta a voce, nel ministerio della
guarigione divina.
Ricordate la storia: Elia, quel potente uomo di Dio, era venuto per divino ordine dal suo
rifugio di Cherit, fino a Sarepta per essere accudito da una vedova.
Quale prova per la sua fede, dover essere obbligato a lasciare Cherit! La parola significa
«promessa» e Dio aveva detto: «(1 Re 17:3-4)…Nasconditi presso il torrente Cherit, che è di fronte
al giordano. Tu berrai al torrente, e io ho comandato ai corvi che là ti diano da mangiare».
E mentre sedeva presso il torrente che sgorgava dalla gola delle pietre sembrava che esso
modulasse un canto «Dio è fedele. Dio è fedele. Egli mantiene sempre la Sua Parola, fino al
compimento ultimo di ogni promessa che ho udito». Quanto dolci, pure e scintillanti quelle acque
furono alle sue labbra! E la puntualità dei corvi non fallì mai, nel portare pane e carne al mattino, e
pane e carne di sera, i corvi, solenni nobili nel loro nero piumaggio come i servi di un palazzo nelle
loro livree!
«E beveva al torrente». Oh, Cherit è un posto delizioso, dove dimorare! Non dimenticherò
mai un soggiorno qui!
Il Signore ci disse di chiamare casa nostra con lo stesso nome e di mettere il nome Cherit, su
una luce elettrica, sulla porta principale.
Diede a mia sorella un canto che iniziava così:
«Si, la terriera secca,
bruciata, sotto un cielo di bronzo;
umile sta seduto il profeta,
all’ascolto dell’ordine di Dio:
Và a Cherit, lì ti nutrirò;
Và a Cherit, bevi le belle acque.
Guarda, Io parlo ai pesci e agli uccelli,
i Miei ordini li ascoltano i corvi,
và a Cherit, ti nutrirò là».
Ma il torrente rimase asciutto! Spiegatelo, se potete, io non posso, il mio sapere è meglio del
mio tentare. Cosa si doveva fare in tal caso? Cosa doveva fare Elia? Udire il prossimo ordine: «Fate
ogni cosa vi dica di fare». È tutto quello che dobbiamo fare.
«Allora la Parola del Signore venne» (1 Re 17:8 – King James).
La Parola viene sempre, quando ci rimettiamo a sentirla con la fissa determinazione di
obbedire. «Alzati». Prendere un posto più alto. “Recati a Sarepta…Io ho ordinato ad una vedova di
laggiù che ti dia da mangiare”. Sarepta significa fornace di fuoco, crogiuolo. Si, l’oro deve essere
ulteriormente raffinato, là vi è un duro lavoro che deve essere fatto, e Sarepta è il luogo del processo
di raffinazione.
Quando Elia arrivò a Sarepta, la vedova era sul posto, sì prontamente come lo furono i corvi.
Ma che cambiamento nel menu! E che indicibili umiliazioni per il profeta, ordinare un dolce fatto
col pasto strappato dalla bocca di un bimbo già morente di fame ed innaffiato con le lacrime della
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Balsamo di Galaad
madre! E guardate quali cose meravigliose Dio stava per concedere a quella vedova! Egli è per la
vedove un marito, e un padre per coloro che non ne hanno.
Mi ricordo di una vedova che faceva parte delle mie conoscenze e di un piccolo
accadimento nella sua vita che potrebbe sembrare una interpolazione, ma credo che non sia così,
che le appartenga. Stava vivendo per fede, e ciò la incoraggiò a prendere in casa, ospitandoli,
ragazzi ed uomini giovani che non avevano ancora la capacità di pagare i loro affitti. Ella sentì che
avrebbe potuto riporre la sua fede in Dio per venire loro incontro e per aiutarli spiritualmente. Dio
non le venne mai meno, ma un sabato ebbe una dura prova. Aveva preparato una grande infornata,
pane, ciambelle, torte e dolci per la domenica, sì da poter andare liberamente a lodare il Signore, nel
Suo giorno. Ma guardando la sua scorta di carbone, si accorse che non sarebbe stato sufficiente per
cuocere tutte quelle cose. Alcuni ragazzi che aveva in casa, avevano seguito tutto ciò che ella aveva
fatto e presero a ridere ad alta voce, quando compresero la situazione.
«Mamma, cosa farai adesso? Guarda che il pane continua a lievitare; ed il carbone sta per
finire».
«Bene, se il carbone si esaurisce, Dio non si esaurisce affatto» rispose lei.
«Mi metterò a spiegare le cose a Gesù». E si rinchiuse nell’attico, che era anche il suo
santuario. Ma prima che potesse ancora mettersi in ginocchio sentì chiamarsi da sotto:
«Mamma, vieni giù, c’è un carico di carbone!»
sicuramente, c’era un uomo, alla porta, con un camion carico di carbone!
«Io non ho ordinato nessun carbone!»
«Ma è proprio per questo numero civico» replicò l’uomo.
«Portatelo via. Non ho ordinato carbone non avendo per pagarlo. Ci deve essere qualche
sbaglio».
E mentre rifaceva le scale per l’attico, lasciò i ragazzi, che aspettavano la cottura dei
dolciumi, delusi.
Chiudendo gli occhi, iniziò a pregare, ma prima che potesse cominciare la sua richiesta, il
Signore le rispose: «Apri gli occhi, la tua risposta è davanti a te». E lei aprì gli occhi e vide qualcosa
che prima le era sfuggito: file e file di stivali e scarpe vecchie dimesse. Le erano state date per i suoi
ragazzi. Istantaneamente capì e con esse riempì il suo grembiule, poi mandò su i ragazzi a
prenderne ancora, fino all’ultimo. Mentre l’ultima torta veniva fuori, il camion del carbone ritornò
col messaggio che il carico era stato pagato da un amico.
La vedova di Sarepta, stette alla prova. Letteralmente tolse l’ultimo boccone a suo figlio, per
nutrire il profeta. Quella fu vera fede. Naturalmente dopo non vi fu più carestia. Non ce ne poteva
più essere. Ma vi era stata dura prova per lei, come vi era già stata per Elia. La presenza dell’uomo
di Dio aveva portato reverenziale timore nel suo cuore, e convinzione di peccato. Non ci viene detto
quel che fosse il suo peccato, ma riconobbe a sé stessa, punizione non minore di morte di figlio.
Mentre il bambino era lì morente, ella confessò e trovò misericordia (Proverbi 28:13).
Se avete nella vostra coscienza, peccati non confessati, sono dell’avviso che andiate da Dio,
sviscerandoGli il vostro cuore. Non è d’uopo ricercare guarigione fisica se prima non si sia fatto
questo.
«Dio non guarisce anche la gente non salvata?» non è domanda, non siamo noi che
possiamo porre limiti alla Sua grazia. Ma giacché il peccato è causa prima di malattia non possiamo
attenderci d’essere liberati da quest’ultima se teniamo tra le braccia il serpente produttore del virus
mortale.
Quando affronto una epidemia di tifo, il primo passo è di cercarne la sorgente.
Elia, servo di Dio, prende ora il caso nelle sue mani, e dice: «Dammi tuo figlio» (1 Re
17:19). Come dire: lascia tutto nelle mani di dio. Togli via le tue mani ed i tuoi occhi. Con quale
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desiderio, la sconvolta madre si sarebbe attaccata al minimo cenno di ritorno di vita, scrutandolo
nella piccola forma umana! Non poteva andare così. Stare a guardare se Dio guarisce, è certo segno
di incredulità, puramente e semplicemente.
«Egli lo prese dalle braccia di lei» (verso 19). Ella lasciò che lui lo facesse lo facesse. Se
non avete mai udito un’esperienza come questa, non capirete la profondità del significato celato in
queste semplici parole. Forse vi ricorderete di esse e le riavrete nella memoria, un giorno.
Elia portò il ragazzo nella camera di sopra, dove egli alloggiava (verso 19) e lo coricò sul
suo letto. Poi invocò il Signore. E il Signore esaudì la voce di Elia (verso 22). (oh, la potenza della
voce umana. Può dire parole di vita o parole di morte. Il giudice dice: “Sentenzio la morte” ed il
prigioniero alla sbarra è legalmente morto dal momento in cui le parole sono state pronunziate. La
potenza della voce umana, mentre parla a Dio la preghiera della fede, è senza limiti.
Dio udì la voce di Elia, ed il bimbo visse ancora!
Desiderate qualcosa da Dio?
lasciateLo ascoltare la vostra voce, in confessione di peccato, se necessario. Come la vedova
di Sarepta, e nella preghiera vivente per la fede, come Elia, e Dio vi esaudirà.
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