DISCORSO DEL PRESIDENTE NICOLA SCARLATELLI Benvenuti Gentili ospiti, colleghe imprenditrici e colleghi imprenditori, vi ringrazio per essere presenti a questa Assemblea annuale della CNA Torino. Il nostro primo pensiero non può che andare a tutte le vittime del terrorismo internazionale e in particolare a coloro che hanno perso la vita nella strage che il 13 novembre ha colpito Parigi, la Francia e l’Europa. Il lavoro come strumento di integrazione e inclusione sociale Lo scenario che abbiamo di fronte oggi richiede ferme e dure risposte nei confronti del terrorismo ed in particolare del sedicente Stato islamico, ma nel contempo ci ripropone l’esigenza di mantenere e sviluppare politiche di integrazione e inclusione rivolte alle vecchie e alle nuove forme di immigrazione. Torino è stata fino ad oggi un modello positivo di integrazione multietnica basato sull’inclusione attraverso il lavoro (autonomo e dipendente) e la valorizzazione del capitale umano. Parto dalla mia esperienza personale di immigrato dal sud Italia che oggi si trova a gestire un’azienda nella quale lavorano 30 persone delle quali 10 straniere, appartenenti a 6 nazionalità diverse CNA Torino è stata a sua volta elemento attivo di integrazione con l’attivazione – alla fine degli anni Novanta, prima in Italia – del Servizio Dedalo per supportare la creazione d’impresa a favore dei cittadini stranieri e ad assisterli nelle tante pratiche burocratiche alle quali sono soggetti (rinnovo permessi e carte di soggiorno, ricongiungimenti famigliari, riconoscimento titoli di studio, etc). Dal 2000 al 2015 abbiamo costituito oltre 600 aziende ed espletato più di 16 mila pratiche. Imprese straniere a Torino al 30 settembre 2015: 23.610, di cui 10.218 artigiane I numeri ci dicono che proprio l’artigianato con le sue 10.218 imprese attive al 30 settembre 2015 è un forte motore di integrazione. In questi anni di crisi che hanno evidenziato un calo generalizzato del numero di imprese attive, solo quelle gestite da un titolare straniero hanno registrato una crescita. Erano 22.586 nel 2013, 22.981 nel 2014 e 23.610 al 30 settembre 2015 Alla Città metropolitana proponiamo il servizio Dedalo come modello per costruire insieme alla CNA nuove e più avanzate strategie di integrazione con un modello organizzativo e funzionale che ricalca le 11 zone omogenne della Città metropolitana. La crisi del lavoro nella Città metropolitana di Torino Se in passato, pur con andamenti non sempre positivi e talvolta sofferti, il lavoro ha rappresentato una via di integrazione e di ascesa sociale, per tutti i cittadini, oggi c’è il timore che di fronte alla crisi iniziata nel 2008 Torino sia stata colpita più di altre grandi città. Nell’area metropolitana, il tasso di disoccupazione è cresciuto al 12,9% a fine 2014, mentre quello della vicina Milano era all’8,4%. La nostra preoccupazione è ancora più forte se riferita alla disoccupazione giovanile che nel torinese è pari al 50% a fronte del 42,7% del dato nazionale. Questo ha fatto dire a molti osservatori che Torino rischia, su questo tema, una corsa al ribasso con le aree di maggiore criticità presenti nel paese. Lavoro autonomo e lavoro dipendente: il lavoro creato e il lavoro cercato Il superamento del modello fordista di città-fabbrica pone in modo prepotente a Torino il problema della creazione di nuovo lavoro. Una questione solo parzialmente attenuata dalla nuova vocazione turistica e culturale e dalla presenza di poli formativi avanzati, come il Politecnico e l’Università. Si tratta infatti di una risposta insufficiente alla quale occorre affiancare il consolidamento di vecchie e nuove vocazioni, il pieno sostegno alla creazione d’impresa e allo sviluppo di quelle esistenti. E qui non possiamo che riaffermare con forza un concetto da noi più volte ripetuto in questi anni: sono le imprese a creare il lavoro! In questi giorni non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione per la ripresa della produzione a Mirafiori, simbolo storico della città industriale, ma al tempo stesso vogliamo ricordare alle istituzioni che oltre il 50% del lavoro dipendente a tempo indeterminato per quel che riguarda il comparto manifatturiero nel Torinese è generato da imprese artigiane e piccolo industriali con meno di 20 addetti. Il lavoro si trasforma, non si deve distruggere La creazione di nuovi posti di lavoro e la difesa del tessuto produttivo della Città metropolitana deve essere affrontato anche con riguardo al difficile tema del passaggio generazionale delle imprese. Ogni anno centinaia di imprese sane chiudono i battenti per i sopraggiunti limiti di età del titolare e la mancanza di un soggetto in grado di subentrare nella proprietà. Anche in mancanza di un erede naturale, l’impresa va difesa perché attraverso di essa si difendono posti di lavoro preziosi, competenze e professionalità utili al mercato e alla società. Occorre mettere in relazione chi sta cessando un’attività e chi – giovane o meno giovane – desidera intraprendere un lavoro autonomo. Spesso le nuove imprese hanno un ciclo di vita di due anni e rappresentano una risposta emotiva e frettolosa alla disperata ricerca di un posto di lavoro. Le amministrazioni comunali hanno un potente strumento di incentivo: le imposte locali. Imparino ad usarle per sostenere il passaggio generazionale nelle imprese, con un occhio di riguardo verso quelle più piccole. Proponiamo una riduzione del 50% di Imu-Tasi, Tari e Irap per un periodo continuativo di 5 anni per coloro che subentrano in un’azienda esistente il cui titolare si sta avviando al pensionamento e sia disponibile ad affiancare un giovane di talento. Anche le banche facciano la loro parte: mettendo a punto, con il supporto delle cooperative di garanzia credito, un pacchetto di finanziamenti agevolati dedicati. CNA ha da tempo avviato con le proprie forze alcuni primi tentativi di affrontare e risolvere il problema del passaggio generazionale, ma occorre fare di più e per questo chiediamo il pieno supporto della Città metropolitana anche per sensibilizzare le municipalità nel raccogliere le disponibilità sia da parte degli imprenditori che di coloro che sono alla ricerca di un lavoro e sono disponibili ad intraprendere la via del lavoro autonomo. Mettersi in proprio, un’esperienza virtuosa Attraverso il progetto MIP sono stati raggiunti in questi ultimi quindici anni, importanti risultati nell’assistenza a coloro che desideravano avviare un’attività imprenditoriale. In particolare, dal 2008 ad oggi sono state contattate 27.406 persone e sono stati condotti 14.152 incontri di accoglienza ad aspiranti imprenditori che hanno portato alla creazione di 765 imprese costituite grazie ad un’accurata selezione dei progetti, effettuata anche attraverso il personale della nostra Confederazione che era parte dell’Ati che ha erogato il servizio. Chiediamo che questa importante esperienza, nata in seno alla Provincia di Torino, con la contestuale nascita della Città metropolitana e il passaggio di competenze alla Regione Piemonte, non venga compromessa o ridimensionata nel prossimo futuro. I numeri però parlano chiaro e se da un lato testimoniano la voglia di fare impresa dei torinesi, dall’altro dimostrano che il lavoro autonomo può essere una risposta concreta per chi un lavoro lo sta cercando. Del resto, quasi 28 mila contatti lasciano immaginare che nei prossimi anni tante altre imprese si costituiranno grazie al percorso di maturazione che il servizio MIP ha consentito. I numeri ci dicono però quanto sia importante assistere con competenza e professionalità chi desidera avviare un’attività imprenditoriale: dal 2008 al 2014 si sono infatti iscritte in Camera di commercio 92.926 imprese, ma ne sono contestualmente cessate 86.878. Sono apparsi in questi giorni sulle pagine torinesi dei quotidiani una serie di articoli sulle imprese creative che erano stati preceduti da un forum al quale aveva partecipato anche il Sindaco di Torino. In uno di questi articoli veniva citata la difficoltà di questi giovani imprenditori a districarsi nei meandri della burocrazia. La CNA è pronta a svolgere, al fianco della città, il ruolo di facilitatore per aiutare queste imprese ad inserirsi al meglio nel mercato del lavoro ed a svolgere azioni di tutoraggio per i primi dodici mesi di attività. Chiediamo al Comune di Torino un incontro per definire, insieme, un progetto. La buona scuola che fa incontrare i giovani e il lavoro L’alternanza scuola-lavoro rappresenta da sempre per la nostra Confederazione e per le imprese che rappresentiamo un pilastro su cui costruire la società del domani e al tempo stesso uno dei grandi nodi irrisolti. Lo dicono le statistiche ufficiali: nel nostro paese la formazione non è sufficientemente orientata al mondo del lavoro e i numerosi incontri che la CNA organizza ogni anno nelle scuole di ogni ordine e grado per testimoniare il lavoro nelle imprese artigiane e piccolo industriali trova costanti conferme nella scarsa conoscenza da parte di docenti e studenti delle dinamiche dell’impresa. Al tempo stesso queste esperienze fanno emergere il fascino che il lavoro narrato esercita sui ragazzi. Per questo, la nostra Confederazione ha accolto positivamente a livello nazionale la riforma della Buona Scuola che ha introdotto l’obbligatorietà per le scuole superiori di costruire un rapporto organico con il mondo del lavoro. A livello locale, la CNA Piemonte ha recentemente organizzato su questa materia un importante seminario di studi rivolto alle imprese con dirigenti scolastici, del Miur e dell’assessore regionale alla Formazione Gianna Pentenero e proprio a Restructura una tavola rotonda a cui ha preso parte anche il sottosegretario al ministero del lavoro Luigi Bobba. CNA Torino ha già firmato un protocollo con il Provveditorato agli studi mentre siamo in attesa che la Camera di commercio attivi l’Albo al quale potranno iscriversi le imprese disponibili ad accogliere gli studenti in attività formative. Chiediamo un maggiore riconoscimento del ruolo della piccola impresa Su 198.579 imprese attive, 175.147 hanno meno di 5 addetti Se il lavoro lo crea l’impresa, è utile che le istituzioni abbiano ben chiaro il peso delle piccole e micro imprese all’interno del nostro territorio. Rispetto alle 198.579 imprese attive al 31 dicembre 2014, quelle con più di 50 addetti risultavano essere 3972 pari al 2% del totale. Quelle con meno di 50 addetti sono 194.608 pari al 98% Inoltre, è bene sottolineare che 175.147 imprese pari al 90% di quelle sotto i 50 addetti hanno meno di 5 dipendenti, mentre 19.461 imprese hanno tra i 5 e i 50 addetti e rappresentava il 10% del totale parziale su cui stiamo ragionando. Vogliamo quindi evidenziare che qualsiasi tema che oggi le imprese si trovano a dover affrontare dal credito all’innovazione, dalla ricollocazione alla ricerca non può prescindere dalla questione dimensionale. In tal senso, per il ruolo che sempre di più dovranno assumere, le Città metropolitane e in modo particolare il Sindaco dovranno farsi parte attiva per ridefinire una politica economico-industriale in grado di dare risposte positive a questo mondo. Le piccole imprese esportano l’eccellenza italiana Voglio sottolineare con orgoglio che tra le imprese italiane che esportano, il 90% ha meno di 50 addetti e realizza un terzo delle esportazioni nelle produzioni tipiche del made in Italy: alimentare, abbigliamento, arredo e automazione. Statisticamente, a livello piemontese, le imprese artigiane che esportano sono il 4% del totale che in valore assoluto significa oltre 5 mila aziende di cui quasi il 50% nella Città metropolitana. A queste cifre ufficiali, già significative anche se spesso sottovalutate, vanno ad aggiungersi le migliaia di aziende che operano nell’indotto di grandi e medie imprese esportatrici fornendo tecnologia, semilavorati e servizi che sono incorporati nei prodotti finali venduti all’estero ma statisticamente non rilevati. Chi oggi dice che le piccole imprese non sono in grado di reggere le sfide della globalizzazione dei mercati dice quindi una grave inesattezza e non contribuisce a valorizzare in modo corretto il saper fare dell’artigianato e della piccola impresa. Con il preciso obiettivo di fornire assistenza e supporto nell’avvicinamento ai mercati esteri, la CNA Torino in collaborazione con lo Studio legale Comba e Associati ha dato vita nei mesi scorsi al progetto PIC che siamo certi darà il proprio contributo all’incremento dell’internazionalizzazione della piccola impresa. Le mancate semplificazioni Le strade dello sviluppo locale vanno sempre più coordinate in senso sovracomunale e rese tra loro compatibili, questo è l'unico modo per rispondere alle esigenze del sistema delle imprese, perché e' semplicemente impensabile elaborare le singole politiche di sviluppo locale prescindendo da ciò che capita realmente nel Comune prossimo al tuo. Lo sviluppo economico, i servizi, le infrastrutture, le politiche autorizzatorie dei Comuni, la gestione dei temi urbanistici, del commercio e del turismo, quelle assistenziali e sanitarie, la difesa del territorio e l'uso del suolo richiedono, ormai, una comune "regia politica ed operativa". La vera sfida è far si che la politica, le pubbliche amministrazioni e la burocrazia non siano più lette dall'imprenditore come l'avversario con cui ogni giorno ti scontri, più ancora del mercato e della concorrenza. I Comuni hanno propri Regolamenti che disciplinano le diverse materie di loro competenza e molti di essi regolano i rapporti tra le imprese e la Pubblica amministrazione. I diversi regolamenti non sono uniformi, per cui ci si trova spesso nella condizione che una stessa materia sia normata in modo difforme da Comune a Comune. Non solo, le procedure e la stessa modulistica variano, generando confusione ed incertezza che si risolvono in costi e tempi lunghi per l'impresa. La Città Metropolitana è una grande occasione per standardizzare e uniformare i Regolamenti, le procedure e la modulistica. Sarebbe una rivoluzione epocale che presuppone una grande volontà politica di andare verso questa direzione, una forte capacità di dialogo tra la Città Metropolitana e le imprese e la volontà di aprire dei tavoli di confronto con le Associazioni di Categoria per arrivare a proposte condivise. Naturalmente, la stessa cosa vale per le ASL relativamente a tutte le autorizzazioni in materia igienico sanitaria ed in proposito, potrebbe proprio essere la Città metropolitana a farsi parte attive verso le ASL stesse. Sarebbero segnali di grandissima importanza, delle decisione di grande impatto sul nostro mondo e davvero una semplificazione fondamentale per chi lavora. Una riforma strutturale e di straordinaria utilità ottenibile praticamente a costi vicini allo zero. Inoltre, riteniamo che occorra agire con urgenza a livello comunale e con i nuovi poteri della Città metropolitana per semplificare concretamente le procedure e le autorizzazioni che rallentano l’operato delle imprese del comparto delle costruzioni che si trova ad affrontare la peggior crisi economica dal secondo Dopoguerra ad oggi. In particolare, si deve intervenire per rendere più semplici e veloci le concessioni edilizie. Smart city e green economy Si intervenga per incentivare l’attività degli installatori, dei serramentisti e delle imprese edili che in questi anni stanno operando sul mercato del risparmio energetico e della riqualificazione energetica degli edifici. Si tratta di operatori che fanno parte della più ampia filiera delle costruzioni che è attraversata da una crisi economica epocale che dal 2009 al 2013 ha visto andare perduti 60 mila posti di lavoro, diminuire del 24% gli investimenti e aumentare le procedure fallimentari del 27%. Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio rappresenta la vera sfida per costruire città più smart e sostenibili. La mobilità ed in modo particolare il trasporto delle merci ha visto la CNA impegnata nel definire un progetto per un trasporto a basso impatto ambientale dai grandi siti di stoccaggio delle merci ai punti vendita. Al sostegno concreto al mondo dell’installazione e delle costruzioni è dedicato tutto l’impegno della CNA Torino all’interno del salone Restructura che si sta svolgendo qui a fianco all’Oval. Orti urbani: l’agricoltura in città che aiuta a vivere meglio Gli orti urbani possono avere un ruolo fondamentale nella riqualificazione architettonica e sociale delle periferie e nel complesso lavoro di “ricucitura” con il centro, operazione sulla quale la città deve invitare a cimentarsi le migliori intelligenze, anche in collaborazione con gli Ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri. A questo tema è tra l’altro dedicata parte della presenza della CNA all’edizione 2015 di Restructura in corso fino a questa sera all’Oval. Si evidenzia che nella sola Torino esistono quasi 2 milioni di metri quadri di orti urbani solo parzialmente regolamentati e che il fenomeno interessa quasi 80 mila torinesi Torino Città Digitale: il futuro passa dal web Occorre avviare un nuovo progetto di sensibilizzazione dei cittadini e degli imprenditori sulla centralità della cultura digitale nella vita di tutti i giorni. Convegni, incontri formativi nelle scuole tra studenti e genitori, cartellonistica stradale interattiva per informare i cittadini interconnessa con smartphone e tablet. Le piccole imprese dell’ICT possono essere di supporto in questo progetto e con esse la CNA con un ruolo di coordinamento e di sensibilizzazione. Una ricerca condotta dall’Ufficio Studi della CNA su un campione di 100 aziende con un numero di dipendenti compreso tra 0 e 50, attive sul territorio della Città metropolitana dimostra il grave ritardo delle imprese nell’approccio al digitale. Desideriamo portare all’attenzione del Sindaco della Città metropolitana questi numeri, particolarmente significativi: il 50% delle imprese del commercio e delle costruzioni non utilizza pc in azienda, un dato che scende al 40% per le aziende del tessile-abbigliamento e al 19% per quelle della produzione. Il 33% delle imprese intervistate non utilizza le email per lavoro, il 44% non possiede un sito web, il 96% non utilizza l’ecommerce, il 77% non ha una pagina Facebook aziendale. Da tempo la CNA si sta muovendo per favorire il travaso di cultura digitale verso le imprese più tradizionali e in questo senso negli ultimi tre anni sono stati realizzati numerosi incontri in Associazione ed è stato dato il patrocinio attivo agli organizzatori di manifestazioni strategiche come l’Ecommerce Day e il Digital Festival. CNA ha inoltre avviato con le proprie forze e con il sostegno della Camera di commercio di Torino esperienze pilota per coinvolgere le imprese sul web. Sono così nati i portali vetrina promozionali laboratoriovalsusa.it, iloveitartigianato.it, slowfashionitalia.it, consitaly.com e un generatore di ecommerce di nuova generazione – ecom.impreseatorino.it - che stanno permettendo a quasi duecento piccole e micro imprese di sfruttare in vario modo le opportunità di business oggi possibili su Internet. Creatività e arte contemporanea: il rilancio del made in local Occorre individuare spazi adeguati da destinare ad esposizioni permanenti a rotazione delle imprese locali con particolare riferimento agli artigiani sul modello del progetto I Love IT ideato dalla CNA per la promozione della manifattura italiana indipendente. Tali spazi devono diventare luoghi di contaminazione tra il design, l’arte contemporanea e il mondo della produzione e della comunicazione per favorire la nascita e lo sviluppo di reti d’impresa e forme di collaborazione di varia natura, anche attraverso lo strumento del coworking. Insieme, le piccole imprese sono più visibili e più forti. Su questi temi CNA è attiva almeno dal 2008 con diversi progetti e chiediamo di aprire il tavolo consultivo voluto dall’assessore alla Cultura della Città di Torino sul progetto Torino Creative City all’assessorato alle Attività produttive per una più ampia ricaduta economica delle iniziative intraprese su questo tema cruciale per lo sviluppo delle piccole imprese. L’economia della conoscenza sull’asse Torino-Milano Diciamo sì al progetto presentato dal premier Matteo Renzi per il riutilizzo degli spazi dell’Expo di Milano a scopi scientifici, ma temiamo che senza un intervento politico forte della Città metropolitana di Torino e della Regione Piemonte e in assenza di una collaborazione ufficiale tra Torino e Milano sul fronte della ricerca scientifica applicata la forza attrattiva di Milano finirà con lo svuotare il polo della formazione universitaria torinese che oggi rappresenta un punto di assoluta eccellenza della città. La Città metropolitana, questa sconosciuta Abbiamo riposto grandi aspettative nella Città metropolitana e non vorremmo si riducesse ad una nuova struttura burocratico-amministrativa. Dal gennaio 2015 sono operative le Città Metropolitane che sono il cuore del paese, vere e proprie aree strategiche dove sono attivi i maggiori centri di ricerca e le principali Università, si concentrano le attività produttive, dei servizi e del terziario avanzato, si crea la quota maggiore del PIL e si conferma, per dirla con una felice definizione di Aldo Bonomi, "il ruolo che i poli metropolitani vanno assumendo in Europa e nel mondo, non solo quali centri direzionali dello sviluppo economico ma anche come laboratori sociali, politici e culturali". Con l'introduzione delle Città metropolitane nel nostro ordinamento istituzionale, cambia radicalmente il quadro politico-amministrativo e l'orizzonte si allarga ad una competizione tra territori. Una competizione che va però governata all'interno di un sistema di regole e coordinata tra i diversi soggetti protagonisti. Dobbiamo evitare di ripetere gli errori compiuti in nome di un "federalismo" che si è risolto, nella maggior parte dei casi, in duplicazioni di funzioni, sovrapposizioni di competenze, mancanza di una visione di insieme, ed un fortissimo aumento della pressione fiscale sulle imprese. Tra le aree metropolitane italiane individuate, quella torinese è la più estesa con i suoi 6.830 Km quadrati e quasi 2.300.000 abitanti, con il maggior numero di Comuni, ben 315, dei quali 135 con meno di 5000 abitanti e 119 con meno di 1000. Il rischio che la Città metropolitana di Torino fosse schiacciata da un ruolo preponderante del Comune capoluogo, si è stemperato con l’istituzione delle undici "Zone Omogenee" individuate con Delibera del Consiglio Metropolitano ed approvata dalla Conferenza Metropolitana. Zona 1 Torino (1 Comune) - zona 2 AMT Ovest (14 Comuni) - zona 3 AMT Sud (18 Comuni) - zona 4 AMT Nord (7 Comuni - zona 5 Pinerolese (45 Comuni) - zona 6 Valli di Susa e Sangone (40 Comuni) - zona 7 Ciriacese e Valli di Lanzo (40 Comuni) - zona 8 Canavese Occidentale (46 Comuni) - zona 9 Eporediese (58 Comuni) - zona 10 Chivassese (24 Comuni) - zona 11 Chierese Carmagnolese (22 Comuni). Con questo strumento, la Città Metropolitana introduce un elemento di governo territoriale potenzialmente di notevole portata, che da grandi possibilità ai territori di aprirsi ad una visione politica di area vasta in una logica sovracomunale. Il ruolo delle imprese rispetto ai temi dello sviluppo, ha assunto ancor più enfasi alla luce dell'introduzione all'interno della legge 56/2014, dell'obbligo della Pianificazione dello sviluppo territoriale che si sostanzia nella redazione del "Piano Strategico triennale". E' la prima volta che il legislatore vincola il governo dello sviluppo del territorio allo strumento del Piano. Alcune Città lo avevano fatto in passato, anche con successo come nel caso di Torino, ma rientrava esclusivamente nella sfera della volontà politica di amministratori particolarmente attenti e lungimiranti. Dunque, il concetto di programmazione e governo del territorio diventa il cardine delle politiche di sviluppo. Vorremmo che, nella redazione del Piano Strategico, si garantisse alle Associazioni di rappresentanza dell'artigianato e delle piccole imprese un ruolo centrale, riconoscendo anche nella pratica politica il ruolo che questa dimensione di impresa svolge, e che i numeri certificano, al di là di qualsiasi dubbio o valutazione di parte. In questo modo, si porrebbe riparo alle profonde lacune presenti nello Statuto dove non si fa alcun riferimento alle imprese, né alle loro Associazioni di rappresentanza come al punto I) dell'art.1 dove si parla genericamente di "realtà sociali" o al testo della Delibera che istituisce le Zone omogenee. Ci aspettiamo che la Città metropolitana possa giocare un ruolo chiave nello sviluppo socioeconomico del territorio e vorremmo a questo proposito conoscere a fondo le nuove competenze e i nuovi interlocutori. L’attuale fase di passaggio di deleghe e funzioni tra Regione e Città metropolitana ci appare incerta e nebulosa. Non possiamo non evidenziare con rammarico che a dicembre 2014 abbiamo depositato nelle mani degli assessori competenti della Città di Torino e dell’allora Provincia un documento programmatico con proposte e considerazioni sul ruolo della Città metropolitana che oggi a quasi un anno di distanza non è mai stato preso in considerazione e non ha prodotto nessuna richiesta di chiarimenti e approfondimenti. Meno tasse, più economia A questo punto desidero riprendere alcuni passaggi della relazione del Presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino, all’Assemblea di Campi Bisenzio del 21 novembre scorso, passaggi che da imprenditore non posso che condividere e sentire anche miei. Perdonatemi i toni, ma ogni tanto occorre alzarli per farsi sentire. Non ne possiamo più di pagare imposte su redditi non ancora incassati. Non ne possiamo più del fatto che gli utili non distribuiti delle imprese personali non abbiano la stessa tassazione delle società di capitali. Non accettiamo più di pagare la Tari anche sui rifiuti speciali che siamo costretti a smaltire al di fuori del servizio comunale. Riteniamo del tutto inaccettabile pagare l’Imu sugli immobili che servono per lavorare e per quanto ci sforziamo troviamo difficile capire la differenza del trattamento riservato ad un capannone rispetto ad una serra agricola E’ così che poi finiamo per avere una tassazione totale che supera il 62.2% degli utili. CNA insieme alla Città metropolitana per costruire il nostro futuro In chiusura del mio intervento non posso non dedicare un pensiero a tutti quegli imprenditori – oltre 90 mila nella sola Città metropolitana – che sono stati travolti dalla crisi. Abbiamo perso molte imprese e molti posti di lavoro. Per alcuni la cessazione dell’attività ha avuto risvolti drammatici sul piano personale e famigliare. Abbiamo raccolto alcuni dati da associazioni e fondazioni che operano nell’assistenza sociale dai quali emergono numeri drammatici. Alla mensa della Caritas, per esempio, quasi il 25% dei pasti viene servito a persone che provengono dal nostro mondo. Si parla troppo poco di questi temi e per questo mi è parso doveroso parlarne ora.