Ricominciamo da 4… un nuovo percorso Una finestra si apre sul nostro cammino con nuovi «scenari» nnanzitutto: salve a tutte e tutti voi! Come potete notare, qualcosa è cambiato, a cominciare dal formato. Inoltre, Musica nella Liturgia è diventata una pubblicazione in sintonia con Il Seminatore, al quale vengono «dati in prestito» alcuni degli argomenti che verranno proposti qui, ed anche canti ed inni. Nel Seminatore saranno in forma ridotta, per ovvie ragioni, mentre nella nostra pubblicazione avremo le versioni integrali, anche perché, usando un termine caro alla pubblicità, il target a cui noi ci rivolgiamo è più specifico, cioè rivolto in particolar modo alle musiciste, animatrici musicali e, al maschile, ai musicisti nonché animatori musicali. Novità interessante è che tutti i canti e gl’inni che verranno pubblicati, sia in Musica nella Liturgia che nel Seminatore, saranno registrati su un Cd demo a cura sempre del Seminatore: il primo musicista che ha entusiasticamente lavorato a questa iniziativa è stato Emanuele Aprile, il quale ha curato il cd pubblicato nella nuova serie del Seminatore appena uscito. Altri musicisti e musiciste o appassionati hanno comunque dato la loro disponibilità. Il cd, con i canti sia del Seminatore che di Musica nella Liturgia quindi, sarà pubblicato nella rivista del Seminatore. In definitiva, possiamo dire, scherzosamente, I ma con cognizione di causa, che nell’anno 2004 Musica nella Liturgia e Il Seminatore si uniscono in una felice, si spera, vita in comune! Secondo: le offerte. Qui abbiamo da dare una bella notizia. Questo numero di Musica nella Liturgia potrà uscire completamente autofinanziato (fotocopie, buste di spedizione, francobolli, spese di inchiostro stampante ecc...) grazie alle offerte che sono state fatte da: la Chiesa evangelica battista di Genova, Via Vernazza; dal fratello Nazareno Lucchin della Chiesa evangelica battista di Rovigo e da altre sorelle e fratelli che hanno dato un contributo all’Assemblea straordinaria Ucebi svoltasi l’anno scorso. Giova ricordare che questa rubrica, fotocopiata in proprio, si potrà reggere soprattutto sulle offerte, non essendo in vendita e non potendo pesare sul budget del D.E. se non per pochi numeri, come è accaduto per il 2003. Con «Ricominciamo da 4», titolo dell’ultima pubblicazione, sembra che l’entusiasmo si sia alimentato. Vi presenteremo, dunque, nelle ultime pagine, nuovi collaboratori e collaboratrici. Altri ed altre si aggiungeranno nei prossimi numeri. Insieme scopriremo nuovi inni, animazioni liturgiche, storie di artisti delle chiese, delle melodie di fede di ogni cultura, e di ogni canto che lodi e narri le opere del Dio creatore. Aprile 2004 Appello ed evangelizzazione: solo nel 1922? Un’analisi sulla situazione della musica evangelica in Italia A llora, la questione è questa: nell’indice tematico dell’Innario Cristiano del 1922, troviamo una voce, esattamente la XIX, intitolata: Adunanze di appello e di evangelizzazione. Nell’indice tematico dell’Innario Cristiano del 1969 questa voce XIX scompare e ritroveremo la parola «appello» insieme a «risveglio cristiano» nella seconda parte, alla voce L’anno liturgico, al punto B, intitolato «Occasioni e tempi particolari». Invece, la parola «evangelizzazione» non c’è più. Andiamo poi a vedere l’Indice dell’Innario Cristiano del 2000 e notiamo che anche la parola «appello», conservata nell’Innario del 1969, scompare. Come mai? Urge dunque avere dei chiarimenti. Lo faremo ascoltando alcuni fratelli che hanno lavorato nelle commissioni di questi due innari, del 1969 e del 2000, e la reazione, da un punto di vista teologico e musicale, di chi si è trovato a doverli utilizzare e riutilizzare secondo le scelte delle commissioni. Incominceremo con il maestro Ferruccio Corsani che ha partecipato ai lavori delle commissioni Innario sia del 1969 che del 2000. Seguiranno poi nell’ordine il pastore Bruno Rostagno, il pastore Alberto Taccia, curatori dell’Innario Fcei 2000, e concluderemo con il pastore Emmanuele Paschetto, erede dell’Innario battista «Alleluia», Amei, 1959. «Sul piano puramente formale io sono stato membro delle due commissioni come maestro di musica, quindi, non mi sono assolutamente occupato delle questioni che riguardavano la strutturazione teologica; questo aspetto bisogna chiederlo appunto ai teologi. Nella commissione del 1969 il teologo più di spicco, secondo me, era Pier Paolo Grassi che era una persona a prima vista forse poco appariscente, ma era in realtà un pozzo di scienza 2 teologica, poi c’era Edoardo Aime anch’egli molto preparato; invece noi: Ettore Fanzilli della chiesa battista di Roma, Italo Gratton della chiesa metodista, più tardi Giuseppe Belforte ed io, ci occupavamo della parte musicale; vari testi che Gratton proponeva, pur perfetti dal punto di vista metrico, suscitavano perplessità nei teologi della commissione che correggevano le nostre espressioni poco felici e anche quelli degli inni del 1922. Anche nell’innario del 2000 c’è stato soprattutto un lavoro di correzione dei testi. Per l’edizione del 2000, dopo il lavoro di commissione svolto da Bruno Rostagno, Alberto Taccia, Franco Tagliero e da me, con la collaborazione di Flavio Gatti per la stampa e la composizione, fu adottata la struttura teologica definitiva, su proposta di Bruno Rostagno. Per la questione della XIX voce «appello ed evangelizzazione» posso rispondere con alcuni miei canti pubblicati nella raccolta della Fcei «Cantate al Signore»: Ben è la messe grande, Canta mio cuore, ed altri pubblicati nell’Innario Cristiano 2000, che lanciano un messaggio musicale che non definirei di appello, ma piuttosto di «apertura» cioè di invito ad ingranare una marcia nuova nella nostra testimonianza; posso dire che ho composto tali inni avendo in mente sia l’aspetto «apertura» ad alcuni problemi del nostro tempo, sia la testimonianza e l’evangelizzazione: io credo che per testimoniare ed evangelizzare occorre uscire dalle chiese. Allora oggi io penso che un repertorio di canti che abbia come spunto l’evangelizzazione, chiaramente non nel senso di proselitismo, dovrebbe essere rivolto contemporaneamente al sociale ed al messaggio biblico, ma non è facile sposare i due aspetti. Noi quando partiamo da un argomento biblico non ci sentiamo spaesati perché siamo stati abituati sin da ragazzini a parlare di queste cose; invece c’è chi sentirebbe il bisogno di sentir parlare in termini laici, sociali e da quelli arrivare alla soluzione che, per noi cristiani, sta in Cristo. L’inno Camminiamo insieme, n. 320 dall’Innario 2000, del quale ho curato il testo e ho restaurato il ritmo originare della melodia, parla della fratellanza umana e da questa idea giunge a parlare dell’amore di Cristo che ci unisce nella libertà. be creare anche una sezione giovani, una sezione ragazzi. Tutto sta a vedere però cosa ci mettiamo dentro, quali proposte nuove. Insomma, lo ripeto: è da adesso che si deve cominciare a lavorare. «Innanzitutto occorre un chiarimento: come ho già affermato nella presentazione ufficiale, l’innario 2000 non è il «nuovo» innario; non potrebbe esserlo anche perché non ci sono delle innovazioni tali da poter giustificare la parola «nuovo»; lo chiamerei piuttosto una «riedizione» dell’innario del 69. Infatti, il nostro mandato era quello di correggere i testi, poi, grazie alla nuova tecnologia, abbiamo fatto anche dei cambiamenti, tipo la numerazione, o abbiamo tolto alcuni inni francamente ormai desueti e ne abbiamo aggiunti altri più contemporanei. E affermai inoltre, sempre nella presentazione: è da adesso che bisogna cominciare a lavorare per un nuovo innario. Fino ad ora nessuno ha colto questo invito. Per quanto riguarda invece la voce XIX oggi io credo che «appello» è un termine che non si usa più tanto. Può conservare il suo significato, ma non più con le stesse modalità. Se si esercitano delle attività, non richiamano più adunanze d’appello ma piuttosto attività «evangelistiche». Tuttavia nell’innario non troviamo più molte proposte adatte ad una evangelizzazione moderna perché non si usano più quei tipi di inni ma si va ad attingere ad altra musica, ad esempio al Negro-spiritual, al Gospel. L’innario è diventato piuttosto uno strumento di culto e difficilmente si può prendere qualcosa se si fa un’uscita verso l’esterno. Forse alcuni inni dell’innario come: Il Regno tuo Signor nel mondo venga o altri più energici, pochi in verità, potrebbero ancora andar bene, ma occorrerebbe pescare tra le produzioni nuove, ad esempio il Sud America; lavoro che è stato fatto con la raccolta «Cantate al Signore», ma è mancato il tempo per creare un innario con le due parti. Certo, oggi se dovessi pensare ad un nuovo innario credo che si potrebbe anche fare una sezione intitolata «evangelizzazione», perché no, come occorrereb- La voce «adunanza di appello e di evangelizzazione» dell’innario del 1922 e quella «appello e risveglio cristiano» dell’innario del 1969 sono state, in parte, sostituite nel titolo «la missione» dell’innario del 2000. Inoltre 15 inni di evangelizzazione della raccolta del 1922 sono stati ripresi, in diverse collocazioni e con qualche variante, nell’innario del 2000 (273=248; 275=237; 276=302=60; 304=318; 305=263; 306=292). Non solo, diversi inni del 1922, trascurati o messi in appendice nel 1969, sono stati recuperati nel 2000. Inoltre molti canti dell’attuale raccolta hanno un chiaro carattere evangelistico, senza far parte di un’apposita categoria. La ragione per cui si è volutamente escludere una sezione riservata all’appello e all’evangelizzazione deriva dal fatto che una tale evidenziazione sembrava voler separare i «giusti» che nelle comunità «non hanno bisogno del ravvedimento» dalle pecore perdute e da condurre all’ovile. La Parola dell’Evangelo, come annuncio di grazia e di perdono, da cui nasce l’esigenza della nuova vita e a cui il Signore ci chiama, deve sempre essere rivolta a tutti e a tutti ripetuta. La suddivisione di inni in categorie deve conservare un carattere puramente indicativo e qualunque inno può essere diversamente applicato alle situazioni considerate più opportune nelle comunità, sia all’interno che all’esterno di esse. Il canto di «evangelizzazione» verso l’esterno è reso più efficace se le parole vengono illustrate. La melodia dovrebbe essere il veicolo attraverso il quale si trasmette la Parola, evitando, per quanto possibile, la forma del concerto in cui è la bravura dei cantori che appare in primo piano. Naturalmente è necessario che le parole, i pensieri e le espressioni degli inni non siano banali, incomprensibili o antiquate. Questo è stato uno degli obiettivi nella trascrizione dei testi nel nuovo innario, anche se i risultati non sono stati sempre soddisfacenti. 3 Ad Emmanuele Paschetto, erede dell’ Innario Alleluia, composto dal pastore Enrico Paschetto (un’importante pubblicazione che purtroppo non ha ricevuto l’attenzione che avrebbe meritato) chiediamo, appunto, una reazione… «Io penso che come prima cosa noi non siamo più capaci di fare evangelizzazione per cui può essere anche una malignità dire che non sapendo fare una cosa si elimina anche la parola, nel senso che l’evangelizzazione classica, quella del contatto con le persone o all’aperto, nelle piazze ecc… oggi chiaramente è molto difficile farle, non hanno più molto successo; dovrebbero essere piuttosto sostituite da altro tipo di evangelizzazione, quella cioè che si è sempre fatta una volta, personale, di contatti con amici e conoscenti, vicini di casa e via di seguito. Seconda cosa, penso che comunque da anni avremmo dovuto riflettere su questo fatto: se l’evangelizzazione sia ancora di attualità, e io penso che lo sia, e come oggi andrebbe affrontata, concretizzata. Circa vent’anni fa noi abbiamo avuto un segnale stranissimo perché avevamo organizzato un convegno sull’evangelizzazione e questo convegno fu un disastro perché fu allora che morì la figlia di Saverio Guarna che era il segretario dell’evangelizzazione. Da allora, su questo tema, abbiamo avuto solo la non riflessione. Dunque, penso che se l’evangelizzazione in modo classico fino 4 al 22 era chiaramente una delle attività principali che si chiedevano ad una chiesa, nel 68 un po’ meno, adesso evidentemente è stata sostituita da tutta una serie di sinonimi che poi non entrano veramente nel significato di quello che si attribuiva una volta. Ad esempio, se noi usiamo la parola servizio cristiano la affianchiamo a diaconia mentre l’evangelizzazione è Kerygma, annuncio. La parola e l’azione vanno di pari passo, questo è chiaro, ma la parola non si nasconde nell’azione né viceversa. Allora oggi quando devo cercare inni attinenti l’evangelizzazione devo andarli a cercare qua e là anche se mi fa già piacere che in quest’innario del 2000 si sia ripresa la vecchia melodia di Vieni fratello che era uno dei classici, perché lego l’evangelizzazione ad un tipo di scelta molto forte. La parola «evangelizzazione» deve ricomparire sia come voce liturgica e come stanza di inni, ce ne sono tanti, sia come l’azione più importante delle nostre chiese. Evangelizzazione che non si confonda con il proselitismo, perché è chiaro che non diventando evangelico che tu automaticamente sei convertito: la conversione autentica è quella rivolta al Signore e non ad una particolare forma di cristianesimo. È ovvio che, nel presentare l’Evangelo, ad un certo punto tu possa anche dire: vieni a viverlo insieme a noi. Infine, alla voce evangelizzazione, aggiungerei anche l’appello al cambiamento di vita, accompagnati da una produzione di nuovi inni ma anche di riscoperta dei più antichi, il cui messaggio arriva ancor oggi fino a noi. A passo di traduzioni a cura di Francesco Romeo I l mio lavoro, che mi ha portato in varie località del mondo, compreso il Nord America, ha inculcato in me l’amore per la musica gospel e tradizionale evangelica americana, detta anche «spiritual». Ho cercato quindi di trasportare «il feeling Battista» del sud degli Stati Uniti d’America nella nostra lingua che, del resto, è la più bella del mondo per il canto. Dunque, tradurre un inno, un gospel o uno spiritual, dall’inglese all’italiano può non essere considerato un’eresia se la traduzione porta con sé il feeling originale e, soprattutto, se si fa capire da quelli che ascoltano o che eseguono tale canto. E per capire e far capire, insomma per «ben tradurre», occorre conoscerne un po’ la storia. Questa volta incomincerò il cammino insieme al fratello Dudley Graves, che troverete nelle pagine seguenti, riportando la biografia di due autori importantissimi: Fanny Jane Crosby: nata a Putnam Country New York il 24 marzo 1820; morta a Bridgeport Connecticut il 12 febbraio 1915, è considerata la più significativa autrice di inni evangelici che l’America abbia avuto. Diventata cieca all’età di sei anni a causa di un’intervento medico sbagliato, conseguì la sua istruzione presso la New York School for Blind (Scuola per Ciechi di New York). Possedendo, sin da bambina, un dono naturale per la poesia, si guadagnò una considerevole esperienza nella scrittura di versi laici (o profani) fornendo testi per le composizioni dei menestrelli e le cantate, prima che dedicasse il suo talento alla scrittura di poesie sacre, all’età di 44 anni. Durante la sua lunga esistenza, di oltre 90 anni, la 5 Crosby scrisse fra 8.500 e 9.000 testi, molti dei quali musicati dai più importanti compositori di musiche sacre dell’epoca, fra cui vanno citati William B. Bradbury, Robert Lowry, George Root, William Howard Doane, e Ira D. Sankey. Crosby usò più di duecento pseudonimi per firmare i suoi lavori. Trascorse la maggior parte della sua vita nella città di New York e da buona metodista a vita, frequentò la Chiesa Metodista Episcopale di John Street di quella città. William Howard Doane, nato a Preston nel Connecticut ( USA) il 3 Febbraio 1832, morto a South Orange New Jersey ( USA) il 24 Dicembre 1915, fu il principale collaboratore musicale della Crosby nella produzione di inni evangelici. Doane aveva una formazione religiosa e studiò alla Woodstock Academy dove presto manifestò un’attitudine per la musica anche come esecutore (infatti suonava il flauto e l’organo), nonché come direttore di coro. Si convertì nel 1847, fu battezzato nel 1851 diventando così un membro attivo della comunità battista, dove rimase per tutta la vita. Subì un attacco di una grave malattia, ancora giovane, e decise di dedicare il meglio del suo tempo e del suo talento a scrivere melodie di canti evangelici e a pubblicare collezioni di canti spirituali. Degli oltre 2.000 pezzi che scrisse più di 30 sono tutt’ora di uso frequente nelle chiese. Egli fu editore insieme ad altri, quale ad esempio Robert Lowry , di circa 40 collezioni di inni. Doane fu anche l’editore musicale dell’Innario Battista ( The Baptist Hymnal - Philadelphia 1883). Egli è dunque ricordato soprattutto per le melodie dei suoi canti evangelici. Ed ora comincia il mio vero compito per Musica nella Liturgia che sarà quello di lavorare sulle traduzioni. Questa volta, come apertura per il primo numero, ho voluto comunicare un approccio alla traduzione che non è solo quello di «tradurre delle parole», ma di capire l’autore nella sua anima spirituale, e culturale. Nella pagina seguente vi riporto una mia traduzione, appunto, di un bell’inno di Crosby e Doane, tra l’altro non molto conosciuto, dal testo originale in inglese: Tread Softly (Con Passo soave). 6 L’innologia battista a cura di Dudley Graves T raendo spunto proprio dalla biografia di Fanny Jane Crosby, che il fratello Francesco Romeo ci ha così bene trasmesso, incomincerò il percorso sull’innologia battista. Un percorso nel quale, più che parlare di storia, si presenteranno inni che parlano di storie e che man mano ci condurranno ad individuare un repertorio, diciamo, «tipicamente battista». E subito, come primo approccio, vi facciamo notare che gli «intrecci denominazionali», cioè tra poeti o musicisti che non sono solo battisti, come nel caso della Crosby ed altri, renderanno ancor più ricco e particolare il carattere dell’ innologia battista. È questo un monito, oggi, per cercare di comprendere che «insieme» si creano opere senza tempo, e che solo nell’incontro e nel dialogo si può costruire. Inoltre, quando si fa ricerca, si scoprono le verità 7 del «dopo». Il «Cantiamo insieme», sia il 1° che il 2° volume, opera criticata a volte anche aspramente, edita dal Seminatore e curata dal pastore Saverio Guarna, si rivelerà in queste nostre ricerche, una pubblicazione dalle informazioni molto interessanti. Partiremo, dunque, insieme a Francesco Romeo, proprio dalla nostra Fanny Jane Crosby, per continuare poi con altri autori. Credo che molti di noi non sanno che alcuni inni riportati dai nostri innari e da noi stessi cantati sono stati appunto scritti da autori che si inquadrano nella letteratura dell’innologia battista, a partire proprio dalla Crosby. Ad esempio, l’inno A Dio sia la gloria, che troviamo nell’Innario Cristiano della Fcei, con il numero 50, è anche esso un lavoro di Crosby per il testo e Doane per la musica. Questa informazione, per quanto riguarda il testo originale, la ritroviamo soltanto nell’autore del testo in italiano di questo inno, il pastore Enrico Paschetto, il quale nell’Innario Alleluia, pubblicato nel 1959, da lui stesso composto e curato, ci riportò sia l’inno che la fonte: «libera versione in italiano (di Enrico Paschetto) della poesia di Fanny Jane Crosby». Un altro inno, famosissimo potremmo dire, è Lieta Certezza e qui c’è una breve storia da raccontare «Nell’anno 1873 - disse la Crosby - scrissi Lieta certezza. Una mia amica, la signora Joseph Knapp, compose una melodia e me la fece ascoltare due o tre volte al pianoforte. Poi mi chiese: cosa ti dice questa melodia? Le risposi: Lieta certezza, sono di Gesù! O che anticipo della gloria divina! Un erede di salvezza, un acquisto di Dio. Lei disse di avere scritto il testo con la sua fedele macchina da scrivere «Braille» dopo aver «ascoltato» la melodia composta dalla sua amica; «ascoltato» perché come ci ha raccontato Francesco Romeo, Fanny Crosby era cieca, da quando all’età di sei anni fu vittima di ‘malasanità’. E concludiamo questo nostro percorso con un altro inno composto insieme al musicista John R. Sweney: Dimmi la storia di Cristo. Anche qui il carattere della sua poesia emerge con forza e abban- dono nella fede in Dio. Vi riportiamo dunque il testo in italiano con una versione riportata nel “Cantiamo Insieme 1” realizzata da un anonimo e revisionata da Paolo Marziale. 1. Dimmi la storia di Cristo, scrivila dentro il mio cuor: su d’una croce l’han visto patire un grande dolor. Per la sua morte ora io vivo Gesù nel mio cuor: gloria al figlio di Dio che mi mostrò il suo amor. Egli morì sulla croce per salvar l’uomo quaggiù. 2. Dimmi la storia di Cristo, dimmelo quanto mi amò: in una tomba l’han visto perché per me lui pagò. Parlami ancora di pace, quella che dona Gesù. Egli morì sulla croce per salvar l’uomo quaggiù. Dimmi la storia di Cristo... 3. Dimmi la storia di Cristo quando afflitto io son: egli è risorto, l’han visto, e m’assicura il perdon. Dimmi la storia di nuovo, parlami del suo amor; la vita mia ricevo solo dal mio Salvator. Dimmi la storia di Cristo... Dimmi la storia di Cristo scrivila dentro il mio cuor: dar la sua vita l’han visto per me, il mio Redentor. 8 Nata dallo Spirito Santo, lavata nel Suo sangue. Questo è la mia storia, questo è il mio canto, lodando il mio Salvatore per tutta la giornata. Innari & Inni d’oggi a cura di Domenico D’Elia D a circa 30 anni la produzione di nuovi canti e inni coinvolge decine di autori alla ricerca continua di stili e forme espressive in grado di presentare il messaggio evangelico alle giovani generazioni. Così nasce la «Praise and Worship», la «Lode e Adorazione», movimento che coinvolge milioni di credenti in tutto il mondo uniti dal semplice, ma potente messaggio di salvezza musicalmente annunciato e testimoniato. Il canto che oggi vi propongo s’intitola: Che immenso amore ci mostrò. Il titolo originale in inglese è «How deep the Father’s love for us», canto com- 9 posto da Stuart Townend, da anni esponente del «British Awakening» (risveglio britannico), autore di brani conosciuti in tutte le chiese evangeliche di lingua inglese. Questo canto focalizza la sua attenzione sull’amore che il Padre ci ha mostrato nella morte e resurrezione di Suo Figlio, un amore incommensurabile che ci ha eternamente riscattati e salvati. Il canto ben si adatta ad una voce solista accompagnata dal semplice, ma coinvolgente arpeggio di una chitarra acustica; la comunità può aggiungersi man mano che il canto prosegue e con essa tutti gli strumenti di cui dispone per l’accompagnamento musicale. È un canto di confessione di peccato, ma anche di fede; può essere cantato durante la Cena del Signore o al termine del momento dedicato alla confessione di peccato personale e/o comunitaria; nelle animazioni evangelistiche può essere utilizzato come canto di meditazione e di riflessione. 10 L’animazione musicale liturgica Note in musica I O a cura di Virginia Mariani tempi sono ormai maturi per far sì che un rinnovamento possa concretizzarsi nelle nostre chiese. Rinnovamento che non significa abbandono o rinuncia delle forme liturgiche, cultuali e di vita comunitaria che ci sono familiari e non significa neppure critica assoluta dei modelli tradizionali. Piuttosto il contrario: rinnovamento come riscoperta di ciò che abbiamo perduto nel tempo, ma con i nostri linguaggi e la cultura del nostro tempo. Il «nuovo» è appunto in questo: una ritraduzione del messaggio in cui crediamo. Il terreno, quindi, passando via la paura d’intendere il rinnovamento come sovvertimento radicale della nostra tradizione, man mano si va spianando; occorre, dunque, lavorarci. Le chiese sono più pronte ad ascoltare le novità, sia per condividerle, creando nuove forme liturgiche, sia per confutarle, conservando le forme tradizionali. Una delle novità maggiori è appunto quella della figura dell’animatore e dell’animatrice musicali per la liturgia. Di che cosa si tratta? L’animazione musicale ha, come primo compito, quello di scoprire innanzitutto nuovi talenti, di coinvolgerli e appassionarli e, nello specifico liturgico, di aiutarli e seguirli nel lavoro della testimonianza evangelica attraverso la musica. Come secondo compito, l’animatore o l’animatrice hanno quello di realizzare una «regia» insieme al pastore e alla pastora della comunità, ai predicatori, coordinando i musicisti e la comunità nel canto, nella musica, durante i culti, negli incontri di evangelizzazione. Vale sempre la pena ricordare la regola d’oro per ogni animazione che si possa definire «ottima»: l’animatore e l’animatrice sono coloro che ci sono, ma non si vedono, perché a vedersi saranno i talenti che essi stessi hanno scoperto e valorizzato. Inoltre sarà loro compito far emergere «il gruppo», mai il singolo individuo né tantomeno solo se stessi; accade, ed è umano, ma l’animazione è madre della «condivisione». Anche questo si chiama «rinnovamento». 11 gni volta che penso alla liturgia o devo curarla, in occasione del culto domenicale di adorazione o in celebrazioni più solenni, penso alla liturgista o al liturgista come a chi conduce per mano la comunità che sempre, anche per esortazione di Gesù, è come una fanciulla. Ai piccoli e ultimi del Mondo, infatti, è promesso di entrare nel Regno di Dio e le comunità sono chiamate a esserlo anche nel predisporsi all’ascolto della Parola, oltre che nell’affidarsi completamente alla Sua volontà. E così, umile pedagoga della liturgia, per iniziare questo percorso insieme vi propongo un piccolo studiotest al quale anch’io mi sono sottoposta prima di occuparmi di animazione musicale e biblica. Ritengo, inoltre, che sia importante avere le idee chiare su quale funzione abbia la musica e il canto nella comunità di appartenenza in particolare: per questo vi invito a condividere questo studio in uno o più gruppi di lavoro, offrendo l’opportunità di approfondire l’argomento e, contemporaneamente, proponendo già una semplice animazione. La chiave di lettura del nostro lavoro in comunità è il servizio con l’allegrezza della condivisione: l’evangelizzazione s’intona con predicazione, ma anche con personale e continua conversione! Se proponete l’animazione durante uno studio biblico o in un gruppo, iniziate introducendo l’argomento attraverso alcune letture, a mo’ di safari biblico, scelte fra quelle che suggerisco alla fine del mio intervento. L’intento è quello di far rilevare la notevole presenza della lode, cantata e suonata, nella Bibbia: noi notiamo che la prevalenza è nell’Antico Testamento, ma indugiare su questo ci porterebbe verso altre riflessioni. Per il momento possiamo chiederci semplicemente come mai Gesù abbia ‘trascurato’ tutto questo, così come le prime comunità cristiane, se si tratta soltanto di un’impressione superficiale e se noi chiese del terzo millennio di tradizione protestante possiamo ignorare questo aspetto, chiamate come siamo all’annuncio e alla predicazione nell’accoglienza della differenza che l’intercultura e l’interreligiosità ci donano di vivere quotidianamente. Queste cinque domande faranno da guida nel lavoro in gruppo che seguirà la breve presentazione e che durerà 15/20 minuti: fondamentale è la figura del «facilitatore» di gruppo che garantirà la partecipazione di tutti i presenti e prenderà appunti. 1. A tuo parere, quale importanza e ruolo ha in genere la musica? 2. Quale posto occupa per te la musica e il canto nella liturgia e nei momenti comunitari in genere? E’ più importante durante un culto o lo è anche durante lo studio biblico, gli incontri fra donne, giovani, bambini/e…? 3. Quando sei a casa o anche sul lavoro, intoni piacevolmente inni o canti di chiesa? Perché? 4. Ascolti, anche o soltanto, musica religiosa? Perché? 5. Quale strumento, secondo te, è più adeguato per accompagnare il canto in chiesa? Ritieni che sia piacevole accompagnare la lode al Signore col battito delle mani? Nella seconda parte si leggeranno insieme i brani biblici che seguono, curando che la lettura sia non improvvisata e che sia musica essa stessa, e si aprirà il confronto aperto e ordinato. Vi consiglio dunque di leggere Lamentazioni 5, 1-22 soffermandosi sui versi 14 e 15; di seguito leggere Luca 15, 25 (parabola de “ Il figliuol prodigo”). Quali considerazioni sorgono spontanee? A conclusione, si leggerà un salmo e l’incontro terminerà con una domanda aperta che sarà di stimolo e riflessione personale; potrà seguire un canto o un inno confortevolmente eseguito e cantato come l’uso comunitario comanda, come per esempio Te celebriamo, o Padre con fervore dall’ Innario Cristiano. Per concludere, leggere il salmo 100: ti senti in ‘sintonia’ con l’invito fatto dal salmista? Vi voglio lasciare indicandovi alcuni riferimenti biblici sempre in rapporto alla musica ed al canto. Breve percorso biblico – musicale Bibbia, versione Luzzi MUSICA Lam. 5, 1-22 (14 e 15) Luc. 15, 25 CANTO Salmo 69: 29-36 (30) I Cronache 6: 31-32; 25: 1-31 (6 e 7) Dopo la plenaria, durante la quale i gruppi espongono le proprie considerazioni, si può cantare un canto o un inno di lode dal ritmo brioso senza l’accompagnamento strumentale riassaporandone così parole e melodia, come per esempio Masithi!, Terra e cielo cantano insieme, Lui venne dalla raccolta Cantate al Signore edito dalla Fcei o anche il classico Celebriamo il Signore dall’ Innario cristiano cantato due volte, con un po’ più di ritmo e col battito delle mani la seconda volta. Nell’occasione si potrebbe ricordare che nell’antichità non vi era organo o tastiera, ma voce mani e semplici strumenti (timpani, cembali, tamburelli, flauti…) che ci riconducono alle nostre radici ma contemporaneamente ci avvicinano alle altre culture lontane soltanto geograficamente. 12 CANTICO Giu. 5, 1: “Debora cantò questo cantico.” Salmo 40, 3: “l’Eterno ha messo nella mia bocca un cantico nuovo” Salmi 96, 98, 149, 1: “cantate all’Eterno un cantico nuovo” Apo. 5, 9: “cantavano un nuovo cantico” CANZONE Giob. 30, 9: “sono il tema delle loro canzone” Ecc. 7, 5: “meglio la riprensione del savio che la canzone degli stolti” Salmo 69, 12: “sono oggetto di canzone ai bevitori di cervogia” INNO & INNI I Re 4, 32: “gli inni di Salomone furono 1005” Salmo 47, 7: “cantate a Dio un bell’i.” Col. 3,16: “cantando di cuore a Dio inni” Musicisti ieri e oggi: Carlo Corsani a cura di Carlo Lella A vevo tredici anni e mi ero da poco trasferito da Barletta a Chiavari, in provincia di Genova. Mio padre, il pastore Nicola Lella, dopo dodici anni di ministerio nella comunità di Barletta aveva deciso di cambiare sede e ci eravamo trasferiti appunto in questa cittadina ligure. Per me fu un trauma molto forte in quanto il cambiamento, soprattutto a quell’età mi sembrava troppo radicale: lasciavo amici, affetti, giochi... La comunità si mostrò subito accogliente, desiderosa di creare un ambiente confortevole e pian piano ricostruii la mia vita. Così incominciai a studiare la musica tre volte più di quanto facevo prima, prediligendo la chitarra che era lo strumento più adatto a comunicare con gli altri ragazzi, fino ad arrivare ad una chiamata dell’allora pastore Santilli della chiesa battista di Genova, il quale mi invitò a suonare per una festa di natale. Decisi di accettare, anche se con molto timore, non mi sentivo all’altezza, ma il fatto che si trattava di eseguire solo tre brani musicali e che potevo incontrare altri giovani mi diede la forza. Ricordo ancora la scena: era di sera, entrai nella sala di culto, pienissima, panico! e aspettando il mio turno osservai alla mia sinistra un organo e accanto un ometto dal viso simpatico, ma austero. Ad un certo punto si posizionò meglio sull’organo, provò qualche accordo, cominciò a suonare e tutta la chiesa si ammutolì in silenzio ed in ascolto. Non era più un ometto. «Santa pazienza! ma questo è un maestro vero», dissi tra me e me in silenzio e mi salì una tale tensione, per non dire paura, che non vedevo l’ora di andare subito a suonare in quel palchetto preparato per l’occasione per poi andarmene al più presto. Finalmente arriva il mio turno, vado, mi siedo, prendo un bel respiro mentre le gambe cominciano a sussultare con un tremolio che sposta maldestramente la cassa della chitarra poggiata sulla gamba sinistra e mi 13 rendo conto che o comincio subito o non riesco più a suonare. E cominciai con Villa Lobos. Mentre suonavo, vidi con la coda dell’occhio quell’ometto-maestro che improvvisamente si sporse per vedere meglio chi suonava, rimanendo lì, in quella posizione, ad ascoltare. Il suo sguardo su di me era rassicurante ...e da quel momento in poi non ebbi più paura, la musica suonava da sé, con le mie dita. Finita la mia esecuzione, mentre stavo per allontanarmi, mi accorsi che mi chiamava con un gesto invitandomi ad avvicinarmi all’organo e lì mi disse: bravo, hai talento, e mi raccomando, non abbandonare mai lo studio della musica perché è un dono che Dio ti ha dato ed è soprattutto per Lui che devi coltivarlo. Poi, si presentò a mio padre che nel frattempo si era avvicinato all’organo dicendo: buonasera pastore, io sono Carlo Corsani. E rimasi stupito, perché non si presentò come maestro, ma semplicemente: io sono Carlo Corsani. Fu questo per me un grande insegnamento. Carlo Corsani è stato un fedele servitore del Signore per tutta la sua vita, mettendo a disposizione della comunità e del Signore il suo dono della musica, dietro a quell’organo che non hai mai smesso di suonare, pur essendo molto impegnato come musicista in altre sue attività. Ancora oggi, se vi capiterà di andare a visitare la chiesa battista di Genova, vi accorgerete che la sua eredità ed il suo esempio hanno raccolto frutti fertili e abbondanti. Infatti, in questa comunità di sicuro non manca la musica ed i musicisti, e musicisti impegnati, guarda caso, nell’annuncio dell’Evangelo. Prima di concludere vi riporto una delle sue composizioni che mi inviò non molto tempo fa, accompagnate da queste sue parole: ...come Le avevo promesso (mi dava del lei perché mi aveva rincontrato dopo tanto tempo oramai adulto!), Le ho mandato delle musiche per organo da me composte... Lungi da me credere che siano musiche di alto livello, certamente sono musiche sentite dal mio spirito. Voglia gradirLe, e se possono servirLe come brevi intermezzi per qualche assolo, ne sarò ben lieto, perché tutto è fatto alla gloria di Dio. Suo Fratello in Cristo, Carlo Corsani. 14 15 La redazione presenta: Virginia Mariani, della Chiesa Battista di Mottola. Predicazioni, liturgie, musica sono tra le sue attività principali supportata dai continui stimoli offerti dalla vivace comunità di Mottola, rimasta per diversi anni senza pastore. Così, attraverso la Scuola Domenicale, la FGEI, della quale è stata segretaria regionale, le fugaci esperienze con il GRANT e il GRUME, la costante collaborazione con Riforma, ora sta muovendo i suoi passi anche in direzione del Movimento Femminile Battista e della FDEI, della quale è segretaria nazionale. «La volontà di comunicare e evangelizzare, di coinvolgere e coinvolgermi quasi travolgendo, e travolta io stessa dall’amore di Dio, è la colonna sonora della mia vita a volte anche dissonante: ma è soltanto una questione di armonizzazione, si capisce». Dudley Graves arriva in Italia nel 1972, fino al 1974, come missionario per l’International Mission Board e, ritornato in Italia nel 1986, lavora, sempre come missionario, in collaborazione con l’Ucebi. Conseguiti nel 1972 dall’University of Alabama il Bachelor of Education, il Master of Religious Education nel 1979 dal Southwestern Baptist Theological Seminary (Ft.Worth,Texas,USA) e il Master of Divinity nel 1982, è stato pastore dal 1989 al 1995 nella chiesa battista di Roma-Montesacro e dal 1996 è il referente a Viterbo per la Missione. Appassionato conoscitore dell’innologia battista si è fatto promotore di varie iniziative musicali, come organizzazione di cori e gruppi musicali provenienti dagli USA. Francesco Romeo, della Chiesa Battista di Casorate Primo. Nel 1963 si iscrisse «all’Istituto Musicale Corelli» di Messina e in due anni conseguì il «diplomino» di canto artistico, voce di baritono, con la professoressa Rosa la Rosa Uccello, soprano di ottimo livello. Per i successivi due anni si trasferì a Milano e al Conservatorio di Musica «Giuseppe Verdi» dove conseguì il diploma di canto. «Dopo aver fatto due audizioni, che puntualmente andarono male», come egli stesso ci racconta, «decisi di trovare un lavoro stabile e formare una famiglia, tenendo il canto, che nell’ambizione primaria voleva diventare una professione, come mezzo per dare gloria a Dio insieme agli altri fratelli e sorelle. Oggi fa parte del 16 Complesso Internazionale Cameristico di Milano dove, insieme a tanti altri professionisti di diverse nazionalità, esegue concerti di musica sacra e classica, con finalità di beneficenza, traendone un grande beneficio spirituale. Domenico D’Elia, della Chiesa Battista di Mottola, ha cominciato lo studio della musica a 6 anni; suona in chiesa dall’età di 12. «Questo è il mio 25° anniversario di ministero musicale! Eppure continua ad essere esaltante suonare e cantare, imparare ed insegnare classici inni e nuovi canti». Ha iniziato come organista, poi dal tradizionale armonium è passato al piano digitale, alle tastiere, il tutto per meglio valorizzare i nuovi canti della produzione internazionale, i Gospel, la «Praise and Worship». E, come egli stesso afferma, «è allora che si diventa animatore musicale, worship leader, insomma scegliete voi la dizione che più vi garba. Resta il fatto centrale dai Salmi ad oggi: adorare e lodare il Signore con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutto il corpo». Pietro Romeo, della Chiesa battista di Rivoli lavora, ormai da dieci anni, come grafico impaginatore per il Settimanale Riforma, giornale delle chiese battiste valdesi e metodiste italiane. Da diversi anni si occupa anche del settore stampa del Dipartimento di Evangelizzazione dell’ Ucebi e cura personalmente l’impaginazione e la stampa della pubblicazione storica “Il Seminatore”. Ora si inserisce nella redazione di “Musica nella liturgia”, impaginandolo, con l’entusiasmo e la gioia di lavorare anche in questo settore cosi’ importante. Quando riesce, si occupa anche dell’animazione musicale della comunità alla quale appartiene ormai da trent’anni. Musica nella Liturgia è un materiale di divulgazione a cura del Dipartimento di Evangelizzazione, fotocopiato in proprio e non in vendita. Si regge soprattutto sulle offerte (viene qui accluso un bollettino). Ogni autrice o autore di articoli ed inni è direttamente responsabile di ciò che pubblica e delle informazioni che divulga. Lo stesso vale per i materiali coperti da copyright per cui è a responsabilità delle autrici o autori che pubblicano inni o articoli coperti da copyright ottenerne l’autorizzazione d’uso. Musica nella Liturgia si propone come obiettivo quello di divulgare notizie, informazioni, storie, inni, in riferimento a contenuti e spazi di fede per la testimonianza della parola di Dio.