LA LETTERATURA
SI ESPRIME
ATTRAVERSO I GENERI LETTERARI
NARRATIVO ROMANZO/
NOVELLA / EPOS
LIRICO
EPOS= PAROLA RACCONTATA
LURIKH WDH= CANTO
ACCOMPAGNATO CON LA LIRA
DRAMMATICO TRAGEDIA
/COMMEDIA
DRAMA= AZIONE
IL GENERE
DRAMMATICO
DRAMMA:
RAPPRESENTAZIONE di una
vicenda attraverso azioni e parole di
personaggi
•
DRAMMA da δράma (azione)
dràω(agisco)
•
TEATRO da θεάομαι( vedo)
La maschera (πρόσωπον)
persona o larva nel mondo
latino
In uso nel mondo greco e,
probabilmente dalla metà del II
sec.a.C: ,nel mondo latino
N.B. tutte queste parole-chiave sono di
origine greca
CHE COS’E’ L A TRAGEDIA
RAPPRESENTAZIONE
DI UNA VICENDA SERIA che trae spunto dal mito
A FINALE CRUENTO
La mimhesis:
La tragedia è un inganno in cui il più saggio si fa ingannare
(Gorgia)
La definizione di “tragedia”
nella Poetica di Aristotele):
“La tragedia è l’imitazione (mimhsis) di un’azione a carattere elevato che,
attraverso la rappresentazione di pietà e orrore , suscita la purificazione
(kaqarsis) di questi stessi sentimenti”
Per una valutazione critica della TRAGEDIA
2 OBIETTIVI
1) ricercare ciò che il DRAMA ci comunica
direttamente .
VALORI UNIVERSALI, COMUNI A TUTTE LE EPOCHE PERCHE’
INSITI NELLA NATURA UMANA
(la morte, il destino, il dolore, la colpa etc…)
2)collocare le tragedia nel SUO CONTESTO
STORICO
quaestio:quale dei 2 obiettivi è il più difficile da
raggiungere?
ATENE NEL V SEC.A.C. (1)
POLIS “DEMOCRATICA” E POTENZA EGEMONE
490-480 (Maratona e Salamina) LE GUERRE PERSIANE
COME TRAMPOLINO DI LANCIO DELLA POTENZA ATENIESE
480-431 PENTECONTETIA
460-431 ETA’ PERICLEA
477-450 ca LA LEGA DELO-ATTICA
COME STRUMENTO DI EGEMONIA SULL’EGEO
404 GUERRA DEL PELOPONNESO E CROLLO DI
ATENE
L’EGEO NEL V SEC.A.C.
LA TRAGEDIA NEL SUO CONTESTO STORICO
la tragedia attica era una
COSA PUBBLICA
La teoria di Dario Del Corno:
“la tragedia è l’ideale punto
di fusione di tre elementi:
religioso, politico, agonistico”
ELEMENTO RELIGIOSO
L’OCCASIONE: LE GRANDI
DIONISIE
“I Greci sentivano non soltanto di
assistere ad uno spettacolo, ma di
partecipare ad un RITO” (D. Del Corno)
durante le GRANDI DIONISIE o URBANE
(fine marzo ) Pisistrato (535) istituisce gli agoni
teatrali
in 3 giorni: 3 tragici in gara
ogni giorno: 3 tragedie + 1dramma satiresco)
DIONISO DIO DEL VINO
DALLA SUA FUNZIONE DERIVA
LA SUA NATURA DOPPIA, AMBIVALENTE
ASPETTO SOCIALE
RASSICURANTE
VINO
(SESSO, FERTILITA’,
RINASCITA )
ASPETTO “OSCURO”
DESTABILIZZANTE
SCATENAMENTO
DI FORZE IRRAZIONALI
DIONISO
“il nato due volte” ,
è una divinità
doppia, ambivalente
Come dio del vino , ha un VOLTO GIOIOSO
perché al vino è legata l’ebbrezza , l’eros la sessualità e
quindi la fertilità
• Come dio del vino
ha un volto gioioso: ebbrezza eros
sessualità fecondità
e un VOLTO TERRIBILE:
il vino scatena le pulsioni irrazionali
Kylix a fig.rosse (Vsec.a.C.) donne celebrano le Lenee
Per Nietzsche (La nascita della tragedia, 1871)
la tragedia concilia il volto apollineo e quello
dionisiaco della cultura greca
Nietzche afferma:
Lo spirito apollineo
è equilibrio, razionale armonia,
serena compostezza
si esprime massimamente attraverso le
immagini
Lo spirito dionisiaco
è ebbrezza, è l’insieme delle
pulsioni irrazionali
di cui è fatto il nostro inconscio
esso si esprime massimamente nella
musica
Il classicismo ( fra XVIII e XIX secolo) ha visto , sbagliando, nell’arte greca,
manifestazione dello spirito apollineo
In verità i due spiriti coesistono
“In virtù di un miracolo metafisico della volontà ellenica.
I due dei compaiono accoppiati l’uno nell’altro , e, in questo accoppiamento
finale, generano un’opera d’arte, altrettanto dionisiaca che apollinea,
che è la tragedia attica” (Nietzsche , La nascita della tragedia)
ELEMENTO POLITICO
Lo Stato promuove e gestisce l’evento culturale:
•L’ARCONTE EPONIMO- l’organizzatore, scelto a sorte, era il
“RAPPRESENTANTE DELL’UOMO DELLA STRADA” (Beye)
• Il COREGO :ricco ateniese, desideroso di acquistare fama , finanzia Il coro
• PERICLE: il qeorikon, il biglietto gratis ai meno abbienti
partecipazione di tutte le componenti sociali della POLIS
partecipavano alle rappresentazioni aristocratici, artigiani,
mercanti, METECI e – probabilmente – persino le componenti
più emarginate: le DONNE
Cosa caratterizza l’uomo greco?
Il senso di appartenenza alla grecità
(si autodefinisce in rapporto al diverso= barbaro)
Il senso di appartenenza alla polis
(“io sono Tucidide ateniese” etc.)
Aristotele, nell’ “Etica
Nicomachea” definisce il
greco “un animale sociale”
La definizione di sé è una fatto individuale
che avviene in ambito collettivo
Attraverso la paideia, “L’educazione”
Dove avviene il processo educativo?
Il greco viene istruito nel ginnasio, ma anche nel teatro
“Una città è tale se, oltre agli edifici pubblici
e all’agorà, ha anche un gymnasion e un qeatron”
(Pausania, La periegesi della Grecia)
“L’arte ha valore educativo”, scrive Aristotele nella Poetica
ELEMENTO AGONISTICO
l’agonismo è insito nella mentalità dell’uomo greco:
i duelli dei poemi omerici rimandano
ad una società aristocratica
le gare drammatiche ginniche, poetiche,
rimandano ad una società democratica
L A TRAGEDIA: LA STRUTTURA (1)
PARTI RECITATE
in trimetro giambico (x lo +)
(talvolta canto)
PARTI CANTATE
ATTORI
(2 con Eschilo 3 con Sofocle
CORO (DA 12 A 15)
in metri lirici
(talvolta recitazione)
+ CORIFEO
)
L A TRAGEDIA: LA STRUTTURA (2)
PROLOGO introduzione (recitato)
PARODO canto d’ingresso del coro
EPISODI (da 3 a 7)recitazione ( talvolta canto)
STASIMI canti del coro
ESODO canto d’uscita del coro
IL CONCETTO DI TRAGICO: gli elementi
il tragico si fonda su un conflitto
inconciliabile (Goethe)
LIBERTA’ :volontà di
autodeterminarsi ->la scelta
(volere decidere agire errare)
CONFLITTO
FRA
NECESSITA’: realtà che
limita contrasta tale volontà di
autodeterminarsi (destino, forze che
sovrastano l’eroe le leggi della
comunità , il “fato avverso”, o - in
Euripide - forze oscure che si
agitano dentro l’eroe
IL CONCETTO DI TRAGICO: gli elementi
Catastrofe di un destino eroico
(Teofrasto)
1) IL PATHOS
Il dolore (ineluttabilità del). Concezione del dolore
precristiana (George Steiner , la morte della tragedia)
2) LA DI DIGNITA’ DELLA CADUTA
3) LA CONSAPEVOLEZZA
TRAGEDIA: LE ORIGINI (1)
TRAGWDIA: CANTO DEL CAPRO
(premio? Animale totemico? Vittima
sacrificale?)
Le fonti:
“La tragedia nasce dal ditirambo (canto lirico corale in
onore di Dioniso) , quando coloro che lo guidavano si
opposero al resto del coro recitando (Aristotele, Poetica)
Arione è l’inventore della tragedia, compositore di
ditirambi (da Erodoto, Storie)
Nel Peloponneso si svolgono canti tragici che cantano i
patimenti dell’eroe Adrasto” (da Erodoto, Le Storie)
TRAGEDIA: LE ORIGINI (2)
Origini oscure
molteplici le ipotesi formulate
nelle linee generali possiamo supporre che:
la tragedia nasce da canti
lirici(ditirambo?)
le parti recitate attingono al
contenuto dei qrhnoi (lamenti
per i paqemata patimenti di
eroi (da canti lirici ? Riti
misterici? Epos omerico?)
tracce: il coro
tracce:
argomento
serio a
finale
cruen
to)
IL CONCETTO DI TRAGICO: gli elementi
il tragico si fonda su un conflitto
inconciliabile (Goethe)
LIBERTA’ :volontà di
autodeterminarsi ->la scelta
(volere decidere agire errare)
CONFLITTO
FRA
NECESSITA’: realtà che
limita contrasta tale volontà di
autodeterminarsi (destino, forze che
sovrastano l’eroe le leggi della
comunità , il “fato avverso”, o - in
Euripide - forze oscure che si
agitano dentro l’eroe
IL CONCETTO DI TRAGICO: gli elementi
Catastrofe di un destino eroico
(Teofrasto)
1) IL PATHOS
Il dolore (ineluttabilità del). Concezione del dolore
precristiana (George Steiner , la morte della tragedia)
2) LA DI DIGNITA’ DELLA CADUTA
3) LA CONSAPEVOLEZZA
ESCHILO. Il mondo concettuale
VOLONTA’ DI
AUTODETERMINAZIONE
DELL’EROE
IL CONFLITTO
FRA
IL DESTINO CHE LO
ABBATTE
Si attua in un COSMO ordinato secondo una LEGGE
DIVINA GIUSTA ma IMPERSCRUTABILE
è in questo contesto che L’EROE OPERA UNA
SCELTA(ti drasw;)
SOFOCLE
L’Edipo re
SOFOCLE
LA VITA (496-405)
La sua Eukolìa al servizio attivo della polis
Ellenotamo
Stratego a Samo (441/0)
Accoglie il simulacro di Asclepio (dexìon)
SOFOCLE
L’OPERA
riportò 24 vittorie
restano 7 tragedie:
Aiace (450?)
Antigone (442)
Trachinie
Edipo re (< 425)
Elettra
Filottete (409)
Edipo a Colono (401)
Innovazioni tecniche: 3 attori il coro da 12 a 15
fra le certezze di Eschilo
•il cosmo retto da dei garanti di giustizia
•l’eroe paradigmatico
Sofocle si colloca
e i dubbi di Euripide
•gli dei si sono allontanati dall’uomo;
•l’eroe scende dal piedistallo: è un uomo di cui viene
scandagliata la psiche)
SOFOCLE
a confronto con ESCHILO
IL CONFLITTO TRAGICO
LA TUXH
L’EROE
ESCHILO
IL CONFLITTO TRAGICO
SOFOCLE
IL CONFLITTO TRAGICO
Nasce nel momento in cui l’eroe si rapporta con il fato.
Nasce nel momento in cui l’eroe si rapporta con il fato.
Il conflitto fra necessità (anagkh) e
libertà è inconciliabile
Il conflitto fra necessità (anagkh) e libertà è
inconciliabile
Il conflitto spesso si esprime nella
domanda tì draso? (che farò?)
Accanto al “tì draso ?” di Creonte
Emerge l’ “arti manthano” (ora capisco)
La scelta (Oreste, Pelasgo, o c’è chi, come Serse, ha già
scelto la ubris e la tragedia mostra le conseguenze
della sua scelta)
di Edipo. Ma, cosa capisce?
1) Trova se stesso
“questo giorno ti farà e ti distruggerà” gli dice Tiresia
2) Capisce che non è dato agli uomini capire
La legge è quella del pathei mathos
La legge è quella del pathei mathos
Nel primo coro dell’ “ Agamennone”, il dolore viene
offerto a Zeus che viene invocato
Gli eroi continuano ad invocare gli dei, ma pongono domande
che rimangono senza risposte
“Dio, cosa vuoi fare di me?” dice Edipo
ESCHILO
LA TUCH
L’eroe si rapporta con la tukh
espressione di un cosmo governato da dei
il cosmo (kosmew) è retto da una provvidenza
che regola gli eventi umani secondo dikh
SOFOCLE
LA TUCH
L’eroe si rapporta con la tukh
ma il cosmo non è retto da una provvidenza
che regola gli eventi umani secondo dikh
il volere degli dei è incomprensibile all’uomo
gli dei puniscono l’ath dell’uomo scendono
fra gli uomini
(Atena siede nell’Areopago per giudicare Oreste)
Eppure
LA TRAGEDIA DI SOFOCLE
È PROFONDAMENTE RELIGIOSA
ESCHILO
EROE
SOFOCLE
EROE
Sofocle crea l’eroe tragico
l’arcaismo di Eschilo
si manifesta nella creazione di eroi
1)monolitici
2) spesso statici
eletto-emarginato diverso dagli altri
complesso, in evoluzione nel corso
dell’azione tragica
Arti manqanw ->metabolh
3) che parlano con un linguaggio ieratico.
Quasi sempre presente sulla scena, la
domina totalmente (es. Edipo, Medea).
L’azione tragica ha in lui il suo centro
EDIPO RE
IL MITO
La vicenda di EDIPO, presente già in Omero,
fa parte del ciclo tebano dei Lambdacidi
LAMBDACO
LAIO + GIOCASTA
EDIPO + GIOCASTA
ETEOCLE POLINICE
È di Eschilo una trilogia perduta (Laio Edipo
sette a Tebe) .
probabilmente il tema della nemesi
L’EDIPO RE DI SOFOCLE
Per Aristotele , la tragedia perfetta
Il tema della conoscenza
Dell’ “arti manqanw”
Detective story (Schadewalt) attraverso la parola.
“la parola è un dominatore che con un corpo
minuscolo invisibile compie le cose più divine”
(Gorgia, Enc.diEl.)
Amfibolia del logos
Il tema politico
L’arroganza del tiranno
Edipo = Pericle?
Il tema della crisi del razionalismo
Edipo incarna“l’uomo misura di tutte le
cose” (Protagora,) della sofistica
la sua caduta = crollo dell’umanesimo
sofistico
Ma, soprattutto,
Il tema della tuch
Abbatte o esalta l’uomo
secondo un progetto
imperscrutabile
Forza immane a cui non è
possibile sfuggire
Ducunt volentem fata,
nolentem trahunt (Seneca)
Il mito di Edipo nel folklore
W.Propp : il mitema ibrido
Frazer: il re= terra se il re si ammala il miasma contamina
la terra. (v. Iliade o Parsifal)
Soluzione: uccidere il re o il farmakos
J. P. Vernant: il difetto fisico come segno di diversità
dell’eletto che è anche il farmakos
Vernant e Vidal Naquet ,“Mito
e tragedia nella Grecia antica”,
Einaudi, 1975
Il mito di Edipo nella psicanalisi
Per Sigmund Freud il mito trasfigura in chiave
narrativa l’archetipo universale del “complesso edipico”
(il bambino desidera la madre e vede nel padre un rivale)
“il suo destino ci commuove perché sarebbe potuto diventare il nostro”
(dall’“Interpretazione dei sogni” )
Edipo è un eroe che ha una natura doppia.
E’ insieme eletto e farmakos (figura liminare che deve essere
espulsa dalla comunità per la salvezza di questa)
Al riguardo, Guido Guidorizzi:
“Edipo ha una nascita irregolare, vive lontano dalla
comunità e poi vi ritorna trionfalmente salvandola
dalla Sfinge.
Fin qui il racconto riflette la tipica vicenda dei
grandi fondatori di città ( Mosè, Romolo, Ciro il
Grande) . (…) Ma poi Edipo - e qui il meccanismo
del mito si inceppa- non fonda nulla, non costruisce
nulla, precipita anzi nell’annientamento.”
… “Anche fisicamente porta su di sé, come un
“marchio di Caino”, i segni di una natura doppia,
essendo zoppo e poi cieco.”
La tragedia di un eroe doppio come Edipo ha
nell’ambiguità il suo leitmotiv:
(in tedesco “motivo conduttore”)
•Edipo è insieme cacciatore e preda di se stesso
•Anche le parole pronunciate assumono un doppio
significato (ironia tragica)
Es.: Edipo dice :“Combatterò per Laio come se si trattasse di mio padre”
Edipo re
La trama
Edipo re
Prologo: Edipo e il popolo; Edipo e Creonte
I Episodio : Edipo dialoga con il corifeo. Scontro con Tiresia
Tiresia reticente, Edipo lo accusa. Tiresia ; “tu ti unisci con consanguinei, non vedi dove
sei giunto”.
L’episodio si basa
1. sull’opposizione di coppie di significati ; es.: “chi fu che mi generò?” “Questo
giorno ti farà nascere e ti annienterà”. “Non vedi la moltitudine di mali che
renderà te uguale a te stesso (saprai chi sei) e ai tuoi fratelli (saprai di essere fratello
dei tuoi figli)”
2. Sul valore amfibolico delle parole:
a) le parole hanno per Edipo e per il pubblico un diverso significato. Edipo “ chiunque
sappia parli, anche se lui stesso fosse il colpevole. Se fosse nella mia casa e non
parlassi, io sia maledetto” Edipo maledice l’omicida = maledice se stesso; Edipo
dice: “ combatterò come combattessi per mio padre” = in effetti sta cercando
l’omicida di suo padre!
b) in particolare va sottolineato l’uso della parola “vedere” nel suo doppio significato :
quello letterale ( avere visione) e quello traslato (comprendere) es.: tu ora vedi
(dedorka= hai la vista) e non vedi (blepeis =comprendi) fino a che punto di male
sei giunto
LA PESTE
• La descrizione è intrisa di profonda religiosità
Nel prologo: la città è piena di incensi e peana
Nella parodos: articolato secondo la struttura dell’inno sacro:
a) l’invocazione agli dei,
b) l’elencazione degli attributi divini.
c) la richiesta di soccorso,
d) la menzione dell’aiuto prestato in precedenti occasioni
vengono citate le donne e le bianche madri agli altari
•
I colori sono splendenti e vividi.
Nel prologo: Il bianco delle bende; il rosso del “ gorgo di sangue”
Nella parodos: l’immagine dell’uccello di fuoco che precipita verso il tramonto
lo splendore del peana; l’invocazione ad Atena “dorata”
la città è piena di incensi e di peana e di gemiti
a città ondeggia né è in grado di sollevare il capo dal
gorgo di sangue
consumandosi nei calici fecondi della terra
consumando nei parti delle
mandrie dei buoi e nei parti sterili delle donne intanto
il dio portatore di febbre irrompendo avanza peste
odiosa si svuota la casa di Cadmo si riempie di pianti
e lamenti l’Ade (Prologo)
O immortale Atena Protettrice della terra
Artemide Febo che lancia dardi aiutateci se
mai in passato allontanaste il fuoco della
pena La prole della terra generosa non
aumenta né le donne si alzano dai parti
dolorosi con figli
uno sull’altro potresti vedere come uccello
dalle belle ali più invincibile di fuoco pi
precipitarsi verso la spiaggia del dio del
tramonto… le spose e le bianche madri agli
altari
Risplende il Peana …o dorata figlia di Zeus,
manda un rimedio benigno
(Parodos)
II stasimo: sulla profezia
II Episodio: in 2 parti nettamente diverse 1) Edipo e Creonte (tiranno)
2) Edipo e Giocasta (figlio ). La parola –chiave; “trivio”
II Stasimo: veridicità degli oracoli
III Episodio: un messaggero annuncia la morte di Polibo. Edipo: “gli oracoli
mentono! Dicevano che avrei ucciso il padre. Ora temo solo di giacere con Merope”.
Giocasta: “Non temere le nozze
con la madre, molti si unirono
con lei in sogno ma chi non
crede alle ombre vive sereno.”
E’ questo il passo da cui Freud prese spunto ne
“L’interpretazione dei sogni” per le sue
argomentazioni sul complesso di Edipo.
Nel mondo antico il sogno di giacere con la madre
era interpretato come celebrazione della dea Gea in
cui la madre si identifica (Artemidoro,oneirkritikà, II
d.C.)
Il pastore: non temere le nozze con Merope. Ti raccolsi da un pastore di Laio.
Corifeo: “è lo stesso che aspetti.”
Giocasta capisce e, senza dire una parola, rientra a palazzo angosciata. crede che lei
sia delusa perchè non è figlio di re Edipo (N.B. non volere vede il male per autodifesa
è un meccanismo della mente noto alla psicologia moderna) : “sono il figlio della
TUCH!2 (anfibolia della parola: ironia tragica)
III stasimo: da chi nascesti? Da ninfa o da Dioniso?
IV episodio. Arriva il pastore. Il messaggero gli ricorda di avere avuto da
lui il bambino. Il pastore parla, minacciato da Edipo: “ahimè è cosa
terribile da dire ciò che sto per dire”. Edipo: “e per me da ascoltare, Ma
devo sapere”. Edipo, eroe tragico, deve sapere , anche se sa che l’ “arti
manqanw” lo annienterà.
IV stasimo. “La vita è nulla. Felicità è un’ombra.(…) Il fato ti condanna
sposo non sposo eppure è per te che respiro ancora.” (Edipo è un eroe,
perché precipita?)
Esodo: il messaggero annuncia la morte di Giocasta. Edipo esce e
dialoga con il corifeo e poi con Creonte. Entrano le figlie. Edipo chiede
pietà per loro a Creonte e gli comunica la sua decisione di allontanarsi in
volontario esilio. Creonte terrà presso di sé le figlie di Edipo.
La sfinge
Il tipo della sfinge
(volto umano e corpo di leone)
risale al mondo egizio già
dal 3000 a.C.
ma raffigura un’entità
maschile e simboleggia il
potere
(Sfinge probably= Kephren)
Nel mondo greco (1)
la sfinge greca è di
derivazione orientale
Mesopotamica, probably.
In Mesopotamia, accanto
alla sfinge con volto
maschile, compare
quella con volto
femminile e corpo di
leonessa alata
Nel mondo greco (2)
Il tipo della sfinge è
attestato dall’ epoca
micenea (XVIII-XII
sec.a.C.) e nella
scultura e pittura
vascolare fina dall’età
arcaica (VIII sec.a.C.)
Pisside decorata con coppia di Sfingi (da una tomba
micenea di Tebe, XIII secolo a.C
Sfinge acroteriale
LA SFINGE GRECA,
da collegare alla Chera ,
demone della morte,
La sfinge greca ha
caratteristiche simili alle
sirene, anch’esse
1.cantatrici
(per Sofocle la Sfinge è la
sklhra aoidos )
2.detentrici di
conoscenza
3. portatrici di morte
Il mito rientra nella
categoria dei racconti
della tradizione folklorica
noti come “i racconti a
indovinello”
Il Fazer raccolse, in una
tribù dell’Africa centrale,
una storia in cui il mostro
propone lo stesso
indovinello della sfinge
greca
La sfinge, mandata
da Era (Apollodoro)
o da Dioniso (Esiodo)
o Ade (Euripide, Le Fenice)
propone un enigma
FONTI:
Vernant e Vidal Naquet, Mito e tragedia nella Grecia antica, Einaudi nel 1975
Che cos è dunque Edipo? Come il suo discorso, come la parola dell’oracolo,
Edipo è doppio,
Enigmatico.
Lo straniero di Corinto è in realtà nativo di Tebe;
il decifratore di enigmi un enigma
che egli non può decifrare;
il giustiziere, un criminale;
il chiaroveggente, un cieco; il salvatore
della città, la sua perdizione
La sua macchia, il suo agos, non è che il rovescio della potenza
soprannaturale che si è concentrata in lui per perderlo: mentre è macchiato è anche sacro e santo,
hieros ed eusebes. Alla città che l accoglierà, alla terra che conserverà il suo cadavere, egli
apporterà il pegno delle più grandi benedizioni Persino il nome di Edipo si presta a questi effetti
Di rovesciamento. Ambiguo, esso porta in sé lo stesso carattere enigmatico che contrassegna tutta
la tragedia.
Edipo è l uomo dal piede gonfio (oidos),
infermità che ricorda il bambino maledetto,
rifiutato dai genitori, esposto, per morirvi, alla natura selvaggia. Ma Edipo è anche
l uomo che sa (oida)
che riesce a decifrare, senza interpretarlo male, l oracolo della sinistra
profetessa, della Sfinge dal canto oscuro Chi è, domanda la sinistra incantatrice, l essere che è
al contempo dipus, tripus, tetrapus? Per Oi-dipus il mistero non è tale se non in apparenza:
Si tratta certamente di lui, si tratta dell uomo. Ma questa risposta non è un sapere che in
apparenza;
essa maschera il vero problema: che cos è allora l uomo, che cos è Edipo? La pseudo risposta di
Edipo gli spalanca le porte di Tebe. Ma, installandolo alla testa dello Stato, essa realizza, nel
dissimulargliela, la sua vera identità di parricida e di incestuoso. Penetrare il proprio mistero
significa per edipo riconoscere nello straniero che regna a Tebe il bambino del paese, un tempo
scacciato. Questa identificazione, anziché integrare definitivamente Edipo alla patria che è sua,
anziché fissarlo al trono che occupa ormai non come un tiranno straniero ma come il figlio
legittimo del re, ne fa un mostro che bisogna espellere per sempre dalla città, estromettere dal
mondo umano
Re-divino/pharmakos: ali sono dunque le due facce di Edipo,
che gli conferisconoil suo aspetto di enigma, riunendo in lui, come in una formula a doppio
senso, due figure l una
l inverso dll altra E lo statuto stesso di Edipo, nel suo aspetto doppio e contraddittorio, che si
trova così definito: al di sopra e al di sotto dell umano, eroe più potente dell uomo, uguale al dio,
e allo stesso tempo bestia bruta ricacciata nella solitudine selvaggia delle montagne.
Edipo non fu un capro espiatorio. Tebe ebbe pieta' per il suo re
l' originale lettura dell' Edipo Re di Sofocle condotta da
Giuseppe Serra nel saggio " Edipo e la peste. politica e tragedia nell' " Edipo Re " , ed. marsilio 1994
Una originale interpretazione del mito classico TITOLO:
Edipo non fu un capro espiatorio Tebe ebbe pieta' per il suo re –
Non si deve confondere il mito di Edipo, quale si e' formato nei secoli da Omero fino a Freud, con la vicenda di
Edipo quale e' narrata nell' Edipo re di Sofocle, che pure di quel mito costituisce la testimonianza e la fonte
primaria. Nella tragedia sofoclea, la citta' di Tebe, appestata, chiede soccorso al proprio re, Edipo, gia' glorioso
vincitore della Sfinge. L' oracolo, fatto interrogare da Edipo, risponde che la citta' e' colpita perche' accoglie
inconsapevolmente l' assassino di Laio, predecessore di Edipo sul trono di Tebe. Edipo si mette alla ricerca:
scoprira' con orrore non solo che l' assassino e' lui stesso, ma anche che Laio era suo padre e che la vedova
regina Giocasta, sua moglie attuale, e' sua madre. Si attua in tal modo la profezia dell' oracolo che aveva
raccomandato al giovane Edipo di guardarsi dai genitori, perche' si sarebbe macchiato del loro sangue.
Edipo, accecatosi sul corpo di Giocasta suicida, chiede di essere eliminato dalla citta' , ma i Tebani, compiangendo
la precarieta' e la miseria del destino umano, preferiscono affidare lo sventurato alla cura pietosa della famiglia.
Come si puo' forse intuire anche da questi scarni elementi, la tragedia riveste un carattere pubblico prima che
privato, politico prima che psicologico: Edipo e' un re che vuole salvare la sua citta' e la situazione che determina
lo svolgimento del dramma non e' costituita dal parricidio o dall' incesto, ma da un evento collettivo, la peste.
Da tali premesse muove l' originale e illuminante lettura dell' Edipo re di Sofocle fornita da Giuseppe Serra in un
volume, denso di riflessione, appena edito da Marsilio (Edipo e la peste. Politica e tragedia nell' "Edipo re",
pagine 128, lire 26.000). Ma l' autore mostra altresi' l' inadeguatezza della tesi corrente . diffusa
soprattutto dal fortunato libro di Vernant e Vidal Naquet Mito e tragedia nella Grecia
antica, pubblicato a Parigi nel 1972 e tradotto da Einaudi nel 1975 . che attribuisce all'
Edipo sofocleo il ruolo del "capro espiatorio".
La tragedia presenta infatti un interrogativo al quale la critica non ha mai saputo
Edipo non fu un capro espiatorio. Tebe ebbe pieta' per il suo re
l' originale lettura dell' Edipo Re di Sofocle condotta da Giuseppe Serra nel saggio " Edipo e la peste. politica e tragedia nell' " Edipo Re " , ed. marsilio 1994
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ ELZEVIRO Una originale interpretazione del mito classico TITOLO: Edipo non fu un capro espiatorio Tebe ebbe pieta
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Non si deve confondere il mito di Edipo, quale si e' formato nei secoli da Omero fino a Freud, con la vicenda di Edipo quale e' narrata nell
pure di quel mito costituisce la testimonianza e la fonte primaria. Nella tragedia sofoclea, la citta' di Tebe, appestata, chiede soccorso al proprio re, Edipo, gia' glorioso vincitore della
interrogare da Edipo, risponde che la citta' e' colpita perche' accoglie inconsapevolmente l' assassino di Laio, predecessore di Edipo sul trono di Tebe. Edipo si mette alla ricerca: scop
he l' assassino e' lui stesso, ma anche che Laio era suo padre e che la vedova regina Giocasta, sua moglie attuale, e' sua madre. Si attua in tal modo la profezia dell' oracolo che aveva r
i guardarsi dai genitori, perche' si sarebbe macchiato del loro sangue. Edipo, accecatosi sul corpo di Giocasta suicida, chiede di essere eliminato dalla citta' , ma i Tebani, compiangen
umano, preferiscono affidare lo sventurato alla cura pietosa della famiglia. Come si puo' forse intuire anche da questi scarni elementi, la tragedia riveste un carattere pubblico prima
Edipo e' un re che vuole salvare la sua citta' e la situazione che determina lo svolgimento del dramma non e' costituita dal parricidio o dall' incesto, ma da un evento collettivo, la pest
lettura dell' Edipo re di Sofocle fornita da Giuseppe Serra in un volume, denso di riflessione, appena edito da Marsilio (Edipo e la peste. Politica e tragedia nell' "Edipo re", pagine 128
della tesi corrente . diffusa soprattutto dal fortunato libro di Vernant e Vidal Naquet Mito e tragedia nella Grecia antica, pubblicato a Parigi nel 1972 e tradotto da Einaudi nel 1975 . c
La tragedia presenta infatti un interrogativo al quale la critica non ha mai saputo dare finora una risposta soddisfacente: per quale ragione i Tebani non cacciano il colpevole che, con
proprio la peste, dalla quale tutto aveva avuto inizio, risulta alla fine dimenticata? Serra ha trovato che Edipo e, con lui, la peste vengono allontanati dalla citta' , secondo un rigoroso
suoi imitatori, di cui esamina tre casi esemplari, ai quali dedica altrettanti capitoli: Seneca, Emanuele Tesauro e Corneille. La ragione della diversa conclusione del dramma, ipotizzat
nella monarchia assoluta la rappresentazione . e, prima ancora, la costituzione stessa . del potere e' radicalmente diversa da quella della democrazia ateniese e consente con la sua ar
Sofocle, invece, sottrae a Edipo qualsiasi privilegio, compreso quello . negativo . di essere il capro espiatorio della citta' , e dunque sottrae al dramma ogni soluzione che non sia la pie
democrazia ateniese rifiuta tutte le differenze, cosi' come teme tutte le forme di hybris (o "dismisura") sia nel male sia nel bene. Edipo non puo' essere considerato ne' un dio ne' , all'
ittima sacrificale, ma soltanto "il piu' infelice degli uomini". La politica si sdoppia nella figura della tragedia, non solo come genere teatrale ma anche come categoria, tale da costituir
lta lezione per noi: "Un mondo che s' illude di poter essere guarito dalla peste e' diverso da un mondo che sa di non poter espellere la propria "ferita" e tuttavia ha la forza e la dignita
male senza addossarne la colpa ad altri, o a se stesso; un mondo che ospita la violenza e tuttavia s' illude di poterne guarire come da una malattia passeggera e' diverso da un mondo
come lo era la democrazia ateniese, e sa di esserlo. Ma solo in un mondo come questo . Platone lo sapeva, l' intuira' Nietzsche . un poeta puo' scrivere una tragedia". Tale conclusione
esclude, anzi implica, una sottile quanto suggestiva storicizzazione dell' Edipo re di Sofocle (fino a far balenare nel protagonista l' immagine di Pericle, scomparso soltanto qualche an
della composizione della tragedia): in questo modo l' analisi magistrale di Serra propone un metodo storiografico e critico che non ha paralleli in Italia e che, per certi aspetti, trova u
un modello soltanto nell' Amleto o Ecuba di Carl Schmitt, dedicato per l' appunto all' "irrompere del tempo nel gioco del dramma".
Rigoni Mario Andrea
dare finora una risposta soddisfacente: per quale ragione i Tebani non cacciano
il colpevole che, con la sua presenza impura, ha contaminato la citta' ? Perche'
proprio la peste, dalla quale tutto aveva avuto inizio, risulta alla fine
dimenticata? Serra ha trovato che Edipo e, con lui, la peste vengono allontanati
dalla citta' , secondo un rigoroso rituale del "capro espiatorio", non in Sofocle,
ma in tutti i suoi imitatori, di cui esamina tre casi esemplari, ai quali dedica
altrettanti capitoli: Seneca, Emanuele Tesauro e Corneille.
La ragione della diversa conclusione del dramma, ipotizzata dallo studioso, e'
che nell' impero romano, nel regno cristiano e nella monarchia assoluta la
rappresentazione . e, prima ancora, la costituzione stessa . del potere e'
radicalmente diversa da quella della democrazia ateniese e consente con la sua
articolazione che la sventura o l' indegnita' del capo non metta a repentaglio la
vita dello Stato.
Sofocle, invece, sottrae a Edipo qualsiasi privilegio, compreso quello . negativo .
di essere il capro espiatorio della citta' , e dunque sottrae al dramma ogni
soluzione che non sia la pieta' , perche' la democrazia ateniese rifiuta tutte le
differenze, cosi' come teme tutte le forme di hybris (o "dismisura") sia nel male
sia nel bene. Edipo non puo' essere considerato ne' un dio ne' , all' opposto, una v
ittima sacrificale, ma soltanto "il piu' infelice degli uomini".
La politica si sdoppia nella figura della tragedia, non solo come genere teatrale ma anche come
categoria, tale da costituire ancora un' a
lta lezione per noi: "Un mondo che s' illude di poter essere guarito dalla peste e' diverso da un
mondo che sa di non poter espellere la propria "ferita" e tuttavia ha la forza e la dignita' di
sopportare il male senza addossarne la colpa ad altri, o a se stesso; un mondo che ospita la
violenza e tuttavia s' illude di poterne guarire come da una malattia passeggera e' diverso da un
mondo che e' violento, come lo era la democrazia ateniese, e sa di esserlo. Ma solo in un mondo
come questo . Platone lo sapeva, l' intuira' Nietzsche . un poeta puo' scrivere una tragedia". Tale
conclusione generale non esclude, anzi implica, una sottile quanto suggestiva storicizzazione
dell' Edipo re di Sofocle (fino a far balenare nel protagonista l' immagine di Pericle, scomparso
soltanto qualche anno prima
della composizione della tragedia): in questo modo l' analisi magistrale di
Serra propone un metodo storiografico e critico che non ha paralleli in Italia e
che, per certi aspetti, trova un equivalente e
un modello soltanto nell' Amleto o Ecuba di Carl Schmitt, dedicato per l'
appunto all' "irrompere del tempo nel gioco del dramma".
Rigoni Mario Andrea
Pagina 33
(18 ottobre 1994) - Corriere della Sera
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