Il Tempo della Narrazione Ogni narrazione è delimitata da due coordinate fondamentali: quella del tempo e quella dello spazio. Esse fanno sì che i personaggi e i fatti della narrazione siano situati in un certo tempo e in un certo spazio. Per esempio: Tempo 1630 Narrazione dei Promessi Sposi 1628 Lombardia spazio La coordinata del tempo è molto importante perché senza successione e progressione temporale non vi può essere narrazione. La dimensione temporale risulta centrale in un testo narrativo: infatti narrare non è altro che esporre fatti, eventi, situazioni che si evolvono nel tempo. Occorre anzittutto distinguere tra: il tempo della realtà costituito da tutti gli elementi che riguardano l'autore (tempo dell'ideazione, della stesura, della pubblicazione) e il lettore (diffusione dell'opera, tempo necessario per la lettura, sia nel momento in cui un testo viene pubblicato, sia nei tempi successivi in cui può venir letto). il tempo della finzione. costituito da tutti gli elementi che interessano il mondo fittizio, inventato del racconto (personaggi, eventi, spazio, voce narrante) All'interno del tempo di finzione dobbiamo ulteriormente distinguere tra: Il tempo della storia Il tempo del discorso o del racconto Il tempo della storia: Il tempo del racconto o del discorso: E' il periodo storico in cui sono collocati e si svolgono gli avvenimenti narrati. Il tempo della storia corrisponde al momento storico in cui l'autore inserisce gli eventi che ci vuol narrare: corrisponde ad un tempo interno al racconto, riguarda la durata della narrazione, cioè la scelta narrativa, attraverso la quale l'autore decide di esporre i fatti lungo una successione temporale che può anche non corrispondere a quella cronologica. . La durata: In tutti i testi gli eventi hanno una durata narrativa che non coincide quasi mai con la durata reale. Rispetto alla durata possiamo distinguere alcune tecniche narrative: Ellissi: quando una parte più o meno estesa della storia viene omessa. L'omissione temporale viene di solito introdotta da espressioni come "alcune ore dopo", "dopo un anno", ecc., è il caso di massima accelerazione della narrazione. Sommario: quando in poche parole vengono riassunti eventi che ai fini della narrazione non possono essere tralasciati. Pausa e Digressione: quando il ritmo della narrazione viene interrotto da pause descrittive o da digressioni che servono a fornire informazioni su personaggi o situazioni. Scena: quando c'è identità tra il tempo dei fatti narrati e il tempo del racconto; è quasi sempre formata dal dialogo e da azioni brevi raccontate nei dettagli. “Che ve ne sembra dell'America?” di W. Saroyan Sommario Pausa descrittiva C'era una volta un uomo, Sarkis di nome, che dal villaggio di Gultik, in Armenia, venne in America quando ancora non aveva trent'anni, nel 1908. Era un contadino grande e grosso, coi capelli folti e i baffi neri. Pesava quasi un quintale ma non si poteva dire grasso, e aveva un'aria malinconica piuttosto strana. A Gultik non era stato in nessun modo una persona importante. Non esistevano a Gultik persone importanti. Ma se l'era cavata sempre bene e aveva molti amici, armeni, curdi, turchi, arabi, bulgari, greci e di altre varie tribù e nazioni. Con tanta gente aveva parlato in armeno e in curdo, in turco, in arabo e via di seguito; così quando era partito da Gultik aveva lasciato molti amici dietro a sé. Sommario Arrivò a New York nel maggio 1908. Era un luogo che stordiva, senza nessuno cui parlare. Poche persone esistevano nel 1908 a New York che sapessero quattro parole di armeno o di curdo, o di turco, o di arabo. Era un luogo solitario. Egli andò a Lynn, nel Massachusetts, trovò lavoro in un calzaturificio, cominciò a imparare un po' d'inglese. Il lavoro era duro, specie per un uomo grande e grosso. Non era lavoro da far con le gambe e le spalle e il torace, era un lavoro esasperante tutto di dita e di qualche muscolo del braccio. E dell'occhio. Un anno egli lavorò nel calzaturificio, e la sua solitudine crebbe. Vi erano alcune famiglie armene a Lynn, ma non era gente che gli piaceva. Non era come la gente di Gultik. Scena Una sera egli si ubriacò, e un prete armeno lo trovò che si trascinava barcollante per le strade. Il prete se lo portò a casa sua. "Figlio mio" il prete armeno gli chiese, "che cosa è che ti affligge?" "E' che sono solo" rispose al prete il contadino. "Ma Dio ti è padre" il prete disse. "Questo va bene" disse il contadino, "pure, piccolo padre, io mi sento solo. Non ho nessuno cui parlare.A Gultik conoscevo tutti quanti, cristiani e pagani. Ah, piccolo padre, com'era bella la vita a Gultik!" "Tu dovresti prender moglie" il prete disse. "Giusto" disse il contadino. "Trovatemi una bella ragazza che sappia cucinare e parlare l'armeno e un'altra lingua, il curdo, o il turco, o l'arabo, e io la sposerò, piccolo padre". Ellissi Scena Il prete condusse allora il contadino a casa sua e lo mise a letto, e una settimana dopo il contadino ricevette dal prete una lettera che lesse e rilesse parecchie volte. Nella lettera il prete gli diceva che aveva trovato una buona ragazza per lui e lo invitava a fargli una visita più presto che poteva. Quindici volte il contadino lesse la lettera. Non era una lettera lunga. Poi egli indossò il vestito della domenica e andò a casa del prete. "Piccolo padre" disse, "è una ragazza che sa cucinare? Questo è tutto quello che chiedo. Sa cucinare? Ho lo stomaco sottosopra con la roba che cucinano qui. E' una ragazza che sa cucinare? Sa cantare? Dov'è? E' in casa vostra, piccolo padre?" Disse il prete: "No, figlio mio. La ragazza non è qui in casa. Ora ti porto a casa sua".