RACCONTI DI VIAGGIO | Stati
Iran Uniti-New England
New England
Il fascino di Boston, l’Acadia National
Park, Cape Cod, Martha’s Vineyard,
Nantucket, la magia dei colori del “Fall
foliage” nel Vermont e New Hampshire
Da un New England gruppo Ossi
Testo e foto di Rossano Ossi
L
’idea di questo viaggio ha una storia lunga, nasce
molti anni fa durante una missione di lavoro a
Boston, dove sono rimasto circa un mese. Era
ottobre, c’era la cosiddetta “Indian Summer”, con
bellissime giornate di sole e una luce intensa. Nei fine
settimana liberi, ebbi la possibilità di fare alcune brevi
gite a Cape Cod e nel New Hampshire. Rimasi molto
impressionato dalla bellezza di questi luoghi, nella loro
speciale veste autunnale e provai il forte desiderio di
ritornarvi.
In tempi più recenti ho cercato di coinvolgere alcuni
amici con i quali ho condiviso quasi tutti i miei viaggi
degli ultimi anni e così è cresciuta la voglia di partire.
La primavera scorsa il progetto ha iniziato a prendere
forma. L’intenzione era di partire in ottobre; nel mese di
maggio ho studiato e predisposto un itinerario dettagliato
e l’ho inviato a Viaggi nel Mondo, proponendolo come
nuovo viaggio. L’iter della proposta è stato lungo, prima
di giungere all’interlocutore giusto, poi è arrivato il via
libera da Roma e dopo pochi giorni siamo partiti!
Perché scegliere il New England? Un motivo personale
l’ho accennato sopra, ma le ragioni per questo nuovo
viaggio possono essere tante. Se si ha la fortuna di
partire in autunno, si avrà un valore aggiunto: si potranno
vedere questi luoghi quando la natura veste le sue
tinte più pittoresche, durante il “Fall foliage”. Si tratta
comunque di una destinazione ricca di risorse godibili
anche in altri periodi dell’anno. Ci sono siti straordinari
come l’Acadia National Park o Cape Cod, le isole Martha’s
Vineyard e Nantucket, che meritano sicuramente una
visita più accurata di quella che è loro dedicata con i
viaggi attualmente in catalogo. I motivi d’interesse sono
sia di ordine naturale, che storico-culturale. La storia
degli Stati Uniti è iniziata qui, con l’approdo a Plymouth
nel 1620 dei Padri Pellegrini inglesi. Qui è cominciata la
Rivoluzione Americana, qui è nato l’Abolizionismo. Il New
England ha avuto un ruolo anche nella storia recente
degli Stati Uniti. La sfortunata famiglia Kennedy, che con
alterne vicende ha segnato la storia della seconda metà
Casa di pescatore , Maine
82 - Avventure nel mondo 1 | 2015
RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti- New England
del secolo scorso, veniva dal Massachusetts. Oggi
tutti i sei stati del New England, si contraddistinguono
per la loro cultura aperta, “liberal”, progressista. Qui
i diritti civili hanno i più strenui difensori e i maggiori
riconoscimenti. Nel Massachusetts hanno sede
alcune delle più importanti università americane. Per
tutti questi motivi e per molto altro, il New England
rappresenta sicuramente una meta imperdibile
per il viaggiatore esigente, alla ricerca di luoghi
che uniscano alla straordinaria bellezza naturale,
una storia ed una cultura tra le più interessanti ed
influenti del mondo occidentale moderno.
Il nostro viaggio in auto è iniziato a Boston, sulla
Route 2 che ci ha portato verso i confini occidentali
del Massachusetts, tra i monti Berkshires e lungo il
Mohawk Trail, attraverso cittadine linde e ordinate
come Charlemont, North Adams, Williamstown e
l’incantevole Lenox, dove abbiamo passato la notte.
Da qui siamo entrati nel Vermont, che in autunno
offre il volto più bello, con le fattorie, i country store,
i prodotti agricoli “a km zero”, le migliaia di zucche
gialle che primeggiano negli addobbi per Halloween.
Abbiamo poi attraversato la White Mountain National
Forest, nel New Hampshire, lungo la panoramica
Kancamagus Highway. Dopo una visita a Portland,
ci siamo dedicati a una delle perle del Maine:
L’Acadia National Park. Tra i tanti piaceri che il Maine
offre, ci sono anche le specialità gastronomiche,
in particolare quelle marine, con l’astice al primo
posto. Abbiamo poi puntato verso sud, visitando
durante il percorso paesini pittoreschi, caratteristici
fari, la bella Portsmouth, la città delle streghe, Salem.
Siamo giunti così a un’altra delle mete da noi più
desiderate: Cape Cod. Abbiamo deciso di visitare
questa penisola con i ritmi lenti che merita. Dopo
una sosta nell’idilliaca cittadina Sandwich, ci siamo
diretti alla scoperta del “Lower” e “Outer” Cape, in
auto, in bici, a piedi. Due giorni li abbiamo dedicati
alla visita delle isole Martha’s Vineyard e Nantucket.
Il nostro viaggio si è concluso a Boston; avendo a
disposizione poco più di due giorni, la scelta è stata
difficile, tante le rinunce importanti; tuttavia, la visita
di quest’affascinante città, se pur breve, è stata la
perfetta conclusione di un viaggio indimenticabile,
che ci ha regalato tante emozioni e tanta voglia di
tornare.
Il viaggio si è svolto nell’ottobre 2014; quelle che
seguono sono le annotazioni del mio diario. Il nostro
itinerario ha escluso il Connecticut e Rhode Island, gli
altri due stati del New England, per insufficienza di
tempo e per una scelta di ritmi non troppo frettolosi.
Milano – New York (USA) – Boston
(Massachusetts)
L’appuntamento è a Malpensa; insieme agli amici
Linda e Vito, Marina e Mariano, conosciamo Sara.
Dopo il ritiro dei documenti presso il banco di Viaggi
nel Mondo, facciamo velocemente la registrazione
e alle undici decolliamo con un Boeing 767-300
dell’American Airlines. Il volo procede tranquillo, solo
qualche turbolenza. Alle quattordici, ora locale (-6h),
atterriamo al JFK di New York, quasi in perfetto orario.
Al controllo immigrazione ci sono delle lunghe file,
ma i numerosi sportelli le smaltiscono velocemente.
In meno di mezz’ora siamo tutti fuori e ci dirigiamo al
nastro trasportatore per il ritiro bagaglio, superiamo
il controllo dogana e riconsegniamo il bagaglio agli
addetti per l’invio successivo, senza altre formalità.
Raggiungiamo il nostro “gate”, dopo un lungo
ma veloce e comodo percorso su scale mobili e
tapis roulant. Alle diciassette e trenta decolliamo
di nuovo a bordo di un Boeing 737 dell’American
Airlines. Poco dopo le diciotto atterriamo a Boston e
sbarchiamo all’imbrunire. Ci dirigiamo direttamente
al ritiro bagagli, che è immediato. Saliamo
sulla navetta gratuita e in pochi minuti siamo
all’autonoleggio. Prendiamo in consegna il veicolo
prenotato. L’intrepido Vito si mette alla guida del
grosso suv; l’impatto con l’intenso traffico notturno,
su strade ignote, non è semplice all’inizio; il gps
dello smartphone di Vito è di grande aiuto per trovare
l’albergo prenotato.
Boston – Charlemont – North Adams –
Williamstown – Lee – Lenox
Alle otto partiamo, alla guida c’è Mariano. L’aria è
fredda ma splende un sole luminoso che inizia a
riscaldarla. Imbocchiamo la HWY 93, poi la Interstate
495 e quindi la Route 2 West. Lasciata la città, i primi
paesaggi naturali ci annunciano già lo spettacolo
cui assisteremo. Abbiamo desiderato intensamente
che questo viaggio avvenisse durante il periodo
del cosiddetto “Fall foliage”, il fenomeno naturale
che tinge le grandi foreste del New England con
splendide tonalità gialle, ambra, porpora, scarlatte,
ruggine. Questo spettacolo si replica ogni anno in
autunno, con una progressione da nord-ovest verso
le regioni più orientali e meridionali. I tempi possono
variare, in base alle condizioni meteo dell’estate, che
ne determinano l’anticipo o il ritardo. Da alcuni anni,
sono stati creati dei siti web ufficiali sui quali si può
seguire il monitoraggio del fenomeno, che attrae
molti visitatori, non solo dagli Stati Uniti. Ed è proprio
consultando questi siti, che abbiamo individuato
la data di partenza che ci sembrava la più giusta.
Per nostra fortuna, Viaggi nel Mondo ci ha offerto
la possibilità di scegliere la data dei voli con poco
preavviso e ci ha supportato con azioni operative
che ci hanno facilitato il viaggio. Siamo partiti il 2
ottobre, con molto entusiasmo, ma non privi di un
po’ d’ansia riguardo alle condizioni che avremmo
trovato nella realtà, dopo l’attento monitoraggio
virtuale. Per tutte queste considerazioni ora, mentre
percorriamo la Route 2, cogliamo con sollievo
i primi segni favorevoli: gli scenari naturali che
ci accompagnano procedendo verso l’estremità
occidentale del Massachusetts, ci confortano e ci
fanno ben sperare. Facciamo una prima sosta in un
villaggio lungo il Mohawk Trail, attratti da un negozio
che fa mostra di decine di zucche gialle. Vediamo
anche i primi addobbi per Halloween. Sono tutti
simboli che ci aiutano a entrare nello spirito di queste
terre. Ripartiamo, ci godiamo il paesaggio, nella luce
intensa. La nuova sosta è a Charlemont, un villaggio
tipico, dove ci sono più chiese che case, con la
biblioteca, il cimitero, il monumento ai caduti, poche
case di legno, piuttosto semplici ma carine e ben
tenute; alcune non sembrano abitate, sebbene siano
curate. Accanto a una chiesa in mattoni rossi, c’è un
“country store” di legno dipinto di verde, è chiuso
e c’è un cartello “for sale”. Vediamo poca gente in
giro; un’anziana signora davanti alla sua casa, ci
saluta, le diciamo che vive in un bel posto, risponde
che le piace, ma è un peccato che il villaggio soffra
d’isolamento e di depressione economica. In effetti,
in mezzo a queste foreste si notano poche attività
agricole e tantomeno insediamenti industriali; in
compenso l’ambiente sembra molto ben conservato.
Evidentemente non è facile neanche qui conciliare
la conservazione dell’ambiente con le attività
economiche. Il Massachusetts ha 6.692.824 abitanti
(censimento 2013, fonte: www.census.gov), su una
superficie di 27.337 km². E’ di gran lunga lo stato
più popolato del New England, con una densità di
popolazione tra le più alte dei 50 Stati Uniti, sebbene
attraversando questa regione, non percepiamo
affatto tale densità. La nostra successiva sosta è
a North Adams, una cittadina tranquilla, ordinata
e pulita, in mezzo a foreste dai fantastici colori.
Mangiamo un cheese burger in un minuscolo,
simpatico locale frequentato da lavoratori in tuta. A
North Adams c’è il MASS MoCA, un grande spazio
di arte contemporanea d’importanza nazionale, con
laboratori, allestimenti, performance. Decidiamo di
rinunciare alla visita e di proseguire, siamo troppo
attratti dalla bellezza della luce, dall’ambiente
naturale e dalla vita per strada, per rinchiuderci
subito in un museo. C’è un leggero vento, con 25° di
temperatura, il cielo è di un azzurro limpido. In dieci
minuti siamo a Williamstown; facciamo un breve
giro in auto lungo le strade principali della cittadina,
con dimore lussuose e grandi college immersi
in una natura curatissima. Prendiamo la Route 7
South e poco dopo le quindici arriviamo a Lee, tra
Fattoria e zucche, Marthas Vineyard
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 83
Sankaty Lighthouse Nantucket
RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti-New England
le belle colline del Berkshire. Un giretto a piedi nella
cittadina, qualche foto e torniamo indietro sulla 7.
Poco dopo l’incrocio che porta a Lenox, vediamo un
motel che ci pare carino, hanno posto, il prezzo è
buono, le camere sono piacevoli, pulite, con ottimi
letti. Le operazioni di registrazione sono abbastanza
lunghe, il giovane addetto al ricevimento afferma
di essere nuovo del posto e del lavoro. Lasciato il
bagaglio, in pochi minuti arriviamo a Lenox. Alla
luce del tramonto questa cittadina ci appare subito
incantevole. Camminando per le strade quiete, con
eleganti residenze e negozi raffinati, siamo rapiti dal
turbinio di foglie che svolazzano e si adagiano a terra
formando stupendi tappeti colorati, dove gli scoiattoli
frugano in cerca della cena. Anche noi cerchiamo un
posto per la cena, ma mentre siamo in esplorazione,
una strada deserta ci attrae e ci conduce a una
meta diversa: un cimitero. Una distesa silenziosa di
semplici pietre tombali ordinate e pulite che copre
tutta la collina, tra bellissimi alberi con le calde tonalità
dell’autunno. Il pensiero corre ai versi dell’Antologia
di Spoon River e alle struggenti note delle canzoni
di Fabrizio De Andre’, ispirate al libro di Edgar Lee
Masters. Basta un briciolo di fantasia per convincersi
che forse è proprio questo, Lenox, l’immaginario
paesino dove il medico, il chimico, il giudice, il
matto, il suonatore Jones, raccontano le loro storie
dalle proprie tombe. I cimiteri americani hanno un
fascino diverso dai nostri. Si trovano generalmente
nei centri abitati, privi di recinzione, mentre i nostri
sono relegati fuori dall’abitato e con alti muri di
cinta. Ci chiediamo se questo possa significare un
diverso atteggiamento esistenziale verso la vita e
la morte. Dopo questi momenti d’intensa emozione
e di riflessione, torniamo indietro. Passiamo vicini
a una grande casa di legno, con due uomini e una
donna sul prato, davanti a un falò; ci fanno cenno di
avvicinarci, ci offrono del vino, parliamo un po’, poi li
salutiamo. Ceniamo in un pub gremito da gente del
posto, con musica, biliardi e grandi schermi con le
telecronache di gare dei Boston Red Sox.
Lenox – Williamstown – Manchester (Vermont)
– Manchester Village – West Bridgewater –
Woodstock – Quechee Village – West Bridgewater
– Killington
Partiamo sotto la pioggia. Superiamo Williamstown e
dopo circa cinque chilometri entriamo nel Vermont,
uno degli stati più piccoli, con una superficie di
24.923 km² e soltanto 626.630 abitanti, quindi
con una densità di popolazione molto bassa: 25/
km² (in Italia è circa 200/km²). L’economia è basata
soprattutto sull’agricoltura, l’allevamento e le
attività derivate; molto importante è la produzione
di formaggi e di sciroppo d’acero; nel campo
industriale prevalgono le attività estrattive, con
marmo e granito e quella del legno e della carta.
Anche il turismo rappresenta una voce rilevante del
bilancio. Il Vermont, da sempre considerato un paese
anticonformista, indipendente, progressista, ha tra le
sue priorità la tutela dell’ambiente e del paesaggio.
In questo stato sono vietati i cartelloni pubblicitari
lungo le strade. Il nostro viaggio prosegue; la pioggia
si sta attenuando, ci fermiamo in una fattoria
che espone ad arte centinaia di zucche di varie
84 - Avventure nel mondo 1 | 2015
dimensioni, forme e colori, prevale il giallo, un vero
spettacolo che ci lascia incantati! Le zucche sono
in vendita per i lunghi festeggiamenti di Halloween,
una tradizione molto sentita. Dopo poche miglia ci
fermiamo nel “country store” di un’altra fattoria, che
oltre alle zucche, vende frutta e verdura, biscotti,
formaggi di mucca e capra, sciroppo d’acero,
birra e generi vari “a km zero”. Non resistiamo
alla tentazione di qualche assaggio. Ha smesso di
piovere, arriva la nebbia, che filtra le tinte calde della
vegetazione, in una perfetta atmosfera autunnale.
Stiamo attraversando la bellissima Green Mountain
National Forest. Arriviamo a Manchester Village,
visitiamo la dimora storica Hildene, fatta costruire
da Robert Lincoln, figlio del presidente Abraham
Lincoln, tra montagne coperte da foreste. Peccato
che piove di nuovo, sarebbe stato piacevole fare una
camminata nei tanti sentieri del parco, ci dobbiamo
accontentare del trenino interno. Ripartiamo
sotto la pioggia battente, alla guida ora c’è Sara.
Percorriamo la scenografica Route 100 North; nelle
pause della pioggia approfittiamo per fermarci
a fotografare i paesaggi naturali e rurali. A West
Bridgewater lasciamo la 100, prendiamo la Route 4
West, arriviamo a Woodstock, paese storico, sembra
carino, ma la pioggia ci impedisce di scendere.
Proseguiamo fino a Quechee Village, l’intenzione era
di vedere la Quechee Gorge, ma la fitta pioggia ci
fa desistere. Torniamo indietro a West Bridgewater
e proseguiamo per Killington, nota stazione sciistica
invernale. Nella zona ci sono molte strutture
ricettive, le prime che visitiamo sono al completo.
Continuiamo la ricerca; in un lodge, il gentile addetto
al ricevimento ci stampa un elenco degli alberghi
più vicini; finalmente troviamo delle camere libere,
il costo è un po’ sopra la media prevista, ma piove a
dirotto ed è tardi, ci fermiamo. Andiamo a cena nei
dintorni in un pub molto affollato.
Killington – Warren – Waitsfield – Montpellier
– Northfield Center – Barre – Woodsville (New
Hampshire) – Franconia – Lincoln
Quando partiamo sta piovigginando, ma il vento
freddo inizia ad aprire nel cielo squarci di azzurro
sempre più ampi. Riprendiamo la Route 100, non
piove più, prevale il sereno. Ci fermiamo spesso,
la nuova bellissima luce tersa, stimola gli scatti
fotografici ai paesaggi, alle fattorie, ai villaggi
bucolici sul Mad River e lungo la deviazione sulla
Coverbridge Road. Breve sosta a Waitsfield, passiamo
dalla periferia di Montpelier, la defilata capitale
del Vermont. Poco dopo mezzogiorno arriviamo a
Northfield; visitiamo i caratteristici ponti coperti.
Facciamo uno spuntino con le nostre cose nel bel
prato accanto alla Norwich University di Northfield
Center, poi ci rimettiamo in marcia. Passiamo da
Barre e ci dirigiamo a est, verso il confine; entriamo
nel New Hampshire. Le dimensioni di questo stato
sono simili a quelle del Vermont, con una superficie
di 24.127 km², ma con 1.323.459 abitanti. Anche
nel New Hampshire l’economia ha una forte
componente agricola, seguita dall’industria, in
particolare quella estrattiva (granito) e quella legata
alle nuove tecnologie. Da non trascurare il contributo
del turismo. Il New Hampshire è l’unico stato del
New England dove è ancora in vigore la pena di
morte, sebbene l’ultima condanna sia stata eseguita
nel lontano 1939. Iniziamo a percorrere la HWY 112,
la famosa Kancamagus. Sono le sedici, decidiamo
di deviare subito sulla Easton Valley Road e in un
quarto d’ora siamo al “Frost Place”. Visitiamo la
sobria residenza di Robert Frost, uno dei maggiori
poeti americani della prima metà del ‘900, che ha
trascorso gran parte della sua vita nel New England.
Dopo la visita prendiamo la Interstate 93 e arriviamo
a Lincoln; ci fermiamo in un motel carino lungo la
Route 3 (anche questo alloggio fa parte di un elenco
che mi ero preparato prima di partire, consultando
internet). Ceniamo in una grande, affollata “steak
house” della zona, dove si mangia bene a costi
contenuti. Dopo cena rientriamo subito in camera,
fuori fa freddo, ci vuole la felpa.
Lincoln – Conway – Bretton Woods – Bethlehem
– Sugar Hill – Franconia – Gorham – Mount
Washington – Jackson – North Conway
Partiamo sulla Kancamagus HWY, splende il sole, c’è
la luce giusta per ammirare gli spettacolari paesaggi
autunnali della White Mountain National Forest. Le
tinte degli aceri, delle betulle, delle querce, in una
gamma cromatica che va dal giallo oro, al rosso
ruggine, appaiono come grandi pennellate sul verde
diffuso delle conifere. Deviamo sulla Route 16 e poi
sulla Route 302. Facciamo varie soste per foto. Poco
dopo le undici siamo a Bretton Woods; visitiamo
lo storico, scenografico Mount Washington Hotel,
famoso per aver ospitato nel 1944 un incontro
internazionale ad alto livello convocato da Roosevelt,
per la sigla d’importanti accordi economici. Poco dopo
mezzogiorno ci rimettiamo in marcia e puntiamo su
Sugar Hill, un piccolo, tipico villaggio da cartolina. La
nostra prossima meta è il Mount Washington; sono
già le quindici e forse siamo un po’ in ritardo per
salire sulla cima del monte; decidiamo comunque
di provare; paghiamo il costoso ingresso e iniziamo
la ripida salita di 13 km, con obbligo di marcia
bassa, sulla Mt. Washington Auto Road. Arrivati alla
sommità, a 1.917 m slm, ci accoglie un forte vento
gelido (temperatura 4°). Ci troviamo sulla cima più
RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti- New England
alta degli Stati Uniti nord-orientali. Il luogo è molto
frequentato, ci sono centinaia di auto parcheggiate,
con variopinte targhe personalizzate di vari stati;
inoltre, in tanti arrivano qui con il treno a cremagliera.
Noi non restiamo a lungo; alle diciassette siamo già
all’uscita, con un po’ di rimpianto per i dollari poco
“sfruttati”. Potrebbe forse avere senso andare presto
e fare qualche camminata sui sentieri panoramici
lungo i crinali, vento gelato permettendo. Prima di
cercare un alloggio, ci fermiamo a Jackson, appena
in tempo per vedere con l’ultima luce del giorno il
piacevole, tipico paesino, con i fantasiosi addobbi
per Halloween davanti alle case e ai negozi. Per la
notte ci fermiamo in un motel di North Conway e
ceniamo nei dintorni.
Conway – Conway – Bridgton – Portland (Maine)
– Cape Elizabeth – Portland – Freeport
Partiamo presto sulla Route 302; il cielo è
coperto e quando superiamo il confine con il
Maine, pioviggina. Questo importante stato del
New England ha una superficie di 91.646 km²,
con 1.328.302 abitanti. L’economia è un po’ più
articolata rispetto al Vermont e New Hampshire,
l’agricoltura ha un ruolo importante, ma è affiancata
dalla pesca e dall’industria in vari settori: elettronica,
biotecnologie, cantieristica navale, etc.; il turismo è
in progressiva crescita. Procediamo velocemente dal
confine verso Portland. Alle nove e trenta abbiamo
già parcheggiato l’auto in Spring Street, nel centro di
Portland; intanto ha smesso di piovere e tira vento.
Visitiamo la Victoria Mansion, una ricca dimora
storica del XIX secolo, vicina al parcheggio. Il tempo
migliora, il vento ha spazzato via le nuvole. Dopo un
giretto nell’Old Port, ci gustiamo un “lobster roll”
(prelibato sandwich all’astice), in un chiosco della
“Portland Lobster”, nella Commercial Street. La bella
luce ci invoglia a fare una camminata sulla collina,
fino alla West Promenade, una zona residenziale con
eleganti case di epoca vittoriana in legno o mattoni,
viali alberati ricoperti da strati di foglie, tanto verde,
alcuni scorci panoramici fino al mare. Non c’è molta
gente in giro, vediamo gruppetti di giovani che
corrono ai bordi di un cimitero. Nel primo pomeriggio
chiamo al telefono Mark, cugino della mia amica
Cristina, lui è americano e vive a Portland, c’era stato
uno scambio di mail prima di partire. Recuperiamo
l’auto, incontriamo Mark e dopo un giro sulla Eastern
Promenade, andiamo insieme a Cape Elizabeth, a
vedere il bellissimo faro. Tornati in città, ci fermiamo
a bere un caffè in un locale, insieme a Bud,
compagno di Mark. Ceniamo tutti alla pizzeria Otto,
con un’ottima ed economica pizza. Finiamo la serata
da Mark e Bud con dei deliziosi pasticcini fatti in
casa, poi li salutiamo e raggiungiamo Freeport, dove
abbiamo prenotato l’alloggio.
Freeport – Bath – Wiscasset – Pemaquid Point –
Rockland – Camden – Belfast – Ellsworth – Bar
Harbor, Acadia National Park
Alle otto siamo già in marcia sulla Interstate 295;
dopo pochi chilometri deviamo sulla Route 1; inizia
a piovere. Ci fermiamo a Bath, ma la pioggia ci
costringe a ripartire subito; anche a Wiscasset, che
ci appare carina, dobbiamo proseguire per lo stesso
motivo. Lasciamo la 1 e raggiungiamo Pemaquid
Point; non piove più; vediamo il faro e torniamo verso
la Route 1. Poco dopo mezzogiorno ci fermiamo a
Rockland, mangiamo di nuovo un “lobster roll” in
uno “shack” (baracchino) rosso, lungo la strada.
Arriviamo a Camden; il sole ha preso decisamente
il sopravvento sulle nubi; ne approfittiamo per una
visita della bella cittadina, con il porto che offre
vedute molto pittoresche. Alle diciassette arriviamo
alla Mount Desert Island. Poco dopo il ponte ci
fermiamo all’ufficio informazioni della Chamber of
Commerce; temiamo di avere difficoltà a trovare un
alloggio, qui è alta stagione; chiediamo aiuto alla
gentile addetta, che ci propone un motel nei dintorni,
avvertendoci di andarci subito, perché al telefono le
hanno detto che hanno le ultime 3 camere e il resto
dell’isola sembra al completo. In pochi minuti siamo
al motel, vediamo le camere, ci piacciono, anche il
prezzo è buono, le prendiamo. Raggiungiamo Bar
Harbor, assistiamo a uno spettacolare tramonto
sul mare e dopo un giretto nella bella cittadina, ci
concediamo una cena a base di astice, piatto tipico
del Maine. Il locale è carino, il cibo è di buona qualità
e il prezzo è onesto, in Italia una cena così sarebbe
costata certamente di più.
Acadia National Park, Hulls Cove Entrance – Mt.
Cadillac – Loop Drive – Northeast Harbor – Bass
Harbor – Bar Harbor
Alle otto e trenta siamo all’ingresso dell’Acadia
National Park. Siamo ansiosi di fare questa visita,
attesa da molto tempo. L’Acadia è il parco nazionale
più antico degli Stati Uniti orientali, è stato istituito
agli inizi del ‘900. L’etimologia del nome ha diverse
versioni: Acadia potrebbe essere la contrazione di
“Arcadia”, sinonimo di un mondo bucolico; questo
nome sarebbe stato usato per la prima volta
dall’esploratore e navigatore fiorentino Giovanni
Da Verrazzano, approdato qui nel 1524. Secondo
un’altra versione si tratterebbe invece di una parola
di origine Wabanaki, i nativi d’America insediati nella
regione. L’Acadia National Park si estende su gran
parte della Mount Desert Island e sulle isole minori
dell’arcipelago, con una superficie di circa 192 km².
Il parco ospita una ricca flora e fauna sia marina,
che terrestre ed è caratterizzato da straordinarie
coste, laghi, foreste, montagne, dove il visitatore
può svolgere numerose e diverse attività a contatto
con la natura. Per chi ama camminare, ci sono oltre
200 km di sentieri; per chi preferisce la bicicletta,
sono disponibili circa 72 km di strade pavimentate
a pietrisco, chiuse al traffico automobilistico. Se
invece si vuole scegliere la comodità dell’auto, o
se si ha poco tempo, si può percorrere la Park Loop
Road, lunga circa 32 km, nella parte orientale della
Mount Desert Island. C’è anche un’ampia offerta di
gite in barca, con la possibilità di avvistamento di
balene, foche, pulcinelle di mare e numerose altre
specie rare di uccelli e animali marini. Per l’alloggio
si può scegliere tra semplici motel e alberghi di
categoria elevata, con un totale di circa 4.500
camere e oltre 500 campeggi. Il parco è aperto
tutto l’anno, ma alcune strade restano chiuse da
dicembre ad aprile. Il nostro tempo a disposizione
è purtroppo molto limitato, perciò dobbiamo cercare
di sfruttarlo al meglio. La giornata è bellissima, con
un cielo azzurro appena macchiato di bianco qua
e là, lo sfondo ideale per le nostre foto. Paghiamo
l’ingresso per il veicolo (USD 20, valido 7 gg.) e
iniziamo il giro dal Mount Cadillac (470 m slm), che
offre panorami eccezionali sulla baia di Bar Harbor,
sull’arcipelago e su parte della Mount Desert Island.
Ci rimettiamo in marcia lungo la Loop Road; la
prossima sosta è a Thunder Hole, c’è bassa marea
e mare calmo, quindi possiamo solo immaginarci
il boato dell’acqua che con l’alta marea si insinua
con violenza tra le fenditure della roccia granitica,
generando alti spruzzi e roboanti suoni (da cui il
nome “thunder”: tuono). Non ci delude invece la
vista delle scogliere di granito rosa “Otter Cliffs” ed è
incantevole la visione che ci appare al nostro arrivo al
Jordan Pond: l’immagine del cielo azzurro decorato
da qualche nuvoletta bianca, insieme ai colori caldi
della vegetazione, perfettamente riflessa nel lago, ci
lascia stupefatti. Iniziamo la camminata sul sentiero
che compie il giro del lago, lungo poco più di 5 km,
senza dislivelli; una passeggiata facile e piacevole.
Ripartiamo in auto, la nostra destinazione è il faro
di Bass Harbor, all’estremità sud-occidentale della
Mount Desert Island. Il percorso offre belle vedute
panoramiche, in particolare nel tratto che costeggia
il fiordo Somes Sound, sulla Sargeant Drive. Poco
prima della meta, restiamo bloccati a lungo nel
traffico, causa lavori stradali. Dopo la veloce visita
al Bass Harbor Head Lighthouse, rientriamo a Bar
Harbor, in tempo per goderci una passeggiata con la
meravigliosa luce del tramonto. Ceniamo in un caffèristorante sul porto.
Bar Harbor – Wiscasset – Kennebunkport –
York Beach Lighthouse – Portsmouth – (New
Hampshire) – Wakefield (Massachusetts)
Lasciamo la Mount Desert Island; ci attende una
lunga tappa, in gran parte di trasferimento. Non
abbiamo ancora deciso dove pernotteremo, il nostro
programma prevede di fermarsi a Portsmouth,
ma siamo orientati ad andare oltre per tentare di
guadagnare un giorno, da aggiungere alla visita di
Cape Cod e delle vicine isole. Facciamo una prima
sosta a Wiscasset, saltata all’andata causa pioggia,
ora la vediamo con il sole e ne vale senz’altro la
Boston Massachussetts,
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 85
RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti-New England
pena. Scattiamo delle foto; qualcuno si fa tentare
dai dolcetti del simpatico negozio “Treats”.
Proseguiamo, con altre soste veloci a Kennebunkport
e a York Beach, per il faro. Passiamo il confine tra
Maine e New Hampshire. Arriviamo a Portsmouth;
Mentre Marina e Mariano visitano lo Strawbery
Banke Museum, noi facciamo un giro in centro, poi
ci ritroviamo e alle diciassette e trenta decidiamo
di partire. Ci dirigiamo verso sud; lasciamo il
New Hampshire ed entriamo nel Massachusetts.
Comincia la nostra ricerca di un alloggio, i primi
tentativi sono negativi, sembra sia tutto completo.
Intanto si è fatto buio. Continuiamo a entrare e uscire
dall’autostrada; proviamo a Salem, Peabody, Beverly
Danvers, un po’ alla cieca perché nella lista di alloggi
che mi ero portato, questa zona non c’è. Ci fermiamo
a fare rifornimento di gasolio, provo a chiedere a un
giovane cliente, ci dice che non lontano, a Wakefield,
c’è un hotel, si offre gentilmente di accompagnarci;
è un grande albergo della catena Clarion, di media
categoria, hanno le ultime due camere, a un costo
decisamente alto, con un rapporto qualità-prezzo
davvero scadente; probabilmente la tariffa è salita
a causa della forte domanda, oggi è il venerdì di un
fine settimana speciale: lunedì è la festa nazionale
del Columbus Day. Ci pensiamo velocemente,
ma siamo tutti stanchi e non ce la sentiamo di
continuare la ricerca alla cieca, è tardi, sono già le
ventuno: prendiamo le camere. Il timore di avere
difficoltà a trovare un alloggio anche per i prossimi
giorni a Cape Cod, ci convince a prenotare con il
nostro smartphone il motel per cinque notti a West
Yarmouth. Ci corichiamo saltando la cena (così si
riequilibra la Cassa Comune!).
Wakefield – Salem – Plymouth – Sandwich –
West Yarmouth
Lasciamo volentieri questo posto, sotto la pioggia.
Alle nove siamo a Salem; percorriamo a piedi il
Heritage Trail, un itinerario storico legato alle streghe
tracciato in rosso sui marciapiedi, ci limitiamo agli
esterni. Nonostante la pioggia, qui tutto parla di
streghe e di Halloween: negozi, addobbi, bancarelle,
travestimenti della gente per strada. Prima di
mezzogiorno lasciamo Salem. Sulla Route 3 ci sono
lunghe file in direzione sud, la pioggia rallenta il
traffico; decidiamo di uscire, prendiamo la Route 53.
Arriviamo nel centro storico di Plymouth; qualcuno
visita la Mayflower II, la replica della nave che
nel 1620 approdò qui con i Pellegrini inglesi. Tutti
insieme andiamo a piedi al Pilgrim Hall Museum, che
documenta la storia dello sbarco; ben fatto il video
introduttivo. Ripartiamo, non piove più. Riprendiamo
la Route 3, poi la HWY 6 A; poco dopo le sedici siamo
a Sandwich. I miei personali ricordi mi riportano
a una visita di molti anni fa; la cittadina è rimasta
uguale: un luogo incantevole, elegante, pittoresco.
Al tramonto arriviamo al motel prenotato a West
Yarmouth, siamo molto contenti della sistemazione,
è piacevole, a un costo contenuto. West Yarmouth
sarà la nostra comoda base strategica per la visita
di Cape Cod, Martha’s Vineyard, Nantucket. Ceniamo
in un clam shack (letteralmente “baracca delle
vongole/molluschi”) nella vicina Hyannis.
86 - Avventure nel mondo 1 | 2015
West Yarmouth – Hyannis Steamship Authority
Terminal – Nantucket – Siasconset – Sankaty
Head Lighthouse – Nantucket – Hyannis – West
Yarmouth
Poco dopo le sette partiamo in auto e in pochi
minuti raggiungiamo il Hyannis Terminal della
Steamship Authority, a solo 1 km e mezzo dal motel.
Parcheggiamo l’auto vicino al molo; mi reco alla
biglietteria e compro i biglietti del ferry veloce per
Nantucket. Chiedo al gentile impiegato se è possibile
prenotare il traghetto con l’auto per martedì, per
Martha’s Vineyard (il meteo prevede bello). Mi
risponde che dovrei chiamare il centro prenotazione
di Woods Hole, poi mi chiede i dati del veicolo,
prova a fare la prenotazione e in pochi minuti
siamo prenotati. Il costo è abbastanza elevato, ma
abbiamo deciso di portare l’auto perché oltre ad
avere così maggiore libertà di movimento, a conti
fatti ci costa meno di un giro organizzato dell’isola.
Terminata l’operazione, prendiamo con comodo
il traghetto delle otto e un quarto. Dopo un’ora di
tranquilla navigazione (nemmeno i più suscettibili
hanno sofferto il mal di mare), attracchiamo a
Nantucket. Siamo accolti da un bellissimo cielo
sereno con luce intensa. Ci rechiamo al Visitor
Center, per suggerimenti e mappe; la simpatica
anziana signora ci consiglia di prendere il bus che
parte ogni mezz’ora per Siasconset e da qui fare una
camminata fino al faro. Seguiamo i suoi consigli;
ci rechiamo al vicino terminal e poco dopo le dieci
prendiamo il bus, alla guida c’è un’altra matura,
signora bionda. Scendiamo al capolinea, facciamo
una passeggiata di una mezz’ora sulla spiaggia,
semideserta, poi torniamo indietro e prendiamo
la strada verso il Sankaty Head Lighthouse. E’
una camminata davvero piacevole e rilassante, la
strada è quasi priva di traffico, ci godiamo la vista
delle affascinanti residenze di legno, tutte tenute
perfettamente, alcune sono circondate da prati e
siepi curatissimi e con roseti che salgono fino ai
tetti; ogni tanto c’è uno scorcio sull’oceano. E’ un
percorso che potrebbe essere molto gradevole e
facile anche in bicicletta, partendo da Nantucket
(circa 30 km A/R), senza dislivelli apprezzabili e con
scarso traffico (c’è un noleggio bici appena dopo lo
sbarco). A mezzogiorno arriviamo al faro, svettante
icona bianca e rossa, lontana dal mare qualche
centinaio di metri; nel 2007 il faro è stato, infatti,
riposizionato a causa dell’erosione della costa su cui
era stato costruito. Torniamo indietro; il tempo di un
panino e poco prima delle quattordici riprendiamo il
bus. Passiamo il resto del pomeriggio in giro nelle
pittoresche strade acciottolate di Nantucket, ad
ammirare le lussuose dimore fatte costruire dai ricchi
balenieri nel XIX secolo; sui comignoli e gli abbaini, si
notano banderuole metalliche dalla foggia di balena
o di veliero. Visitiamo alcuni negozi, ci sediamo a
berci qualcosa prima di prendere il traghetto che ci
riporta a Cape Cod, soddisfatti, con gli occhi ancora
pieni delle immagini di quest’affascinante isola.
West Yarmouth – Eastham, Salt Pond Visitor
Center – Coast Guard Beach – Nauset Lighthouse
– Marconi Station Site – Provincetown –
Provincetown Bike Trail - West Yarmouth
Oggi andiamo alla scoperta
del “Lower” e “Outer” Cape,
ossia la parte più orientale e
settentrionale della penisola. La
nostra prima sosta è a Eastham,
al Salt Pond Visitor Center, dove
gentili ed efficienti ranger
ci mettono a disposizione
mappe e suggerimenti sui
luoghi da visitare. Facciamo
una passeggiata sulla spiaggia
Nauset
Beach.
Questo
bellissimo tratto di mare fa
parte del Cape Cod National
Seashore, 65 km di costa
protetta che va da Orleans a
Provincetown, la stretta punta
nella parte nord-orientale
della penisola. E’ un ambiente
naturale
straordinario,
incontaminato, tra dune,
spiagge,
paludi,
boschi,
sentieri, popolato da una varia
fauna, soprattutto avicola,
territorio ideale per rilassanti,
corroboranti camminate o
gite in bici. Cape Cod National
Seashore è diventata area
protetta nel 1960, con il
sostegno decisivo di John F.
Kennedy, sottraendola così
alla speculazione edilizia.
Riprendiamo l’auto e in
pochi minuti siamo al Nauset
Lighthouse, da qui andiamo a
piedi a vedere “Three Sisters
Lighthouses”, tre piccoli fari
bianchi in legno, nascosti nel
bosco, lontani dal mare dopo
essere stati riposizionati, causa
la solita erosione della costa;
oggi sono musei all’aperto. Così
relegati e nascosti ci fanno un
po’ tristezza. Fatti per svettare
fieri e irradiare luce, ci appaiono
defilati e addormentati; forse il
nome più appropriato sarebbe
“Three Sleeping Beauties”. Nel
frattempo il bel cielo azzurro
si è coperto di nubi grigie,
ma il vento in quota sposta
velocemente le nuvole, che
vanno e vengono. La nostra
prossima tappa è Marconi
Station Site; luogo storico da
dove Guglielmo Marconi nel
1903 lanciò il primo segnale
telegrafico
transatlantico
senza fili, con uno scambio
di messaggi tra il Presidente
Roosevelt e il Re Edward VII
d’Inghilterra. A mezzogiorno
ripartiamo e in tre quarti d’ora
siamo a Provincetown. Anche
qui ci rivolgiamo al Visitor
RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti- New England
Center per consigli e mappe. In pochi minuti siamo
al “Provincetown Bikes”; prendiamo delle bici a
noleggio, ci danno delle “ibride” nuove. Lasciamo
l’auto nel parcheggio del negozio e ci dirigiamo in
bici verso la Commercial Street, per mangiare un
panino. La strada è molto vivace, negozi colorati,
alcuni espongono insoliti articoli, gallerie d’arte,
molta gente per strada; la cittadina si distingue
per uno stile di vita “alternativo”, è frequentata e
abitata da artisti e definita “gay-friendly”. Dopo il
veloce panino, ci rimettiamo ai pedali e attraversata
la Route 6, appena fuori Provincetown, prendiamo
la pista ciclabile in direzione di Beach Forest,
procedendo in mezzo a una bella foresta dalle
tante sfumature cromatiche autunnali. Ogni tanto si
vedono delle dune. C’è qualche discesa; arrivati a un
bivio, proseguiamo per Race Point Beach, seguendo
il percorso tracciato sulla mappa che ci hanno dato al
Visitor Center. Troviamo vari dislivelli, i meno allenati,
nelle salite scendono e spingono. Arrivati alla Race
Point Ranger Station, lasciamo le bici e facciamo
una passeggiata sulla spiaggia; sul cielo grigio si
aprono ampi sprazzi di azzurro. Riprendiamo le
bici, ci attendono altri saliscendi. Tornati soddisfatti
al noleggio, riconsegniamo i mezzi. Dopo un giro
a piedi in centro, che nel frattempo si è spopolato,
facciamo una buona merenda-cena in un ristorante
sul mare, defilato, carino.
West Yarmouth – Falmouth – Woods Hole –
Vineyard Haven – Oak Bluffs – Edgartown –
Aquinnah, Gay Head Lighthouse – Menemsha –
West Chop Lighthouse – Vineyard Haven – Woods
Hole – Falmouth – Hyannis – West Yarmouth
Oggi puntiamo su un’altra destinazione da noi molto
desiderata: Martha’s Vineyard. Sebbene nei fine
settimana estivi l’isola, grande come la nostra Elba,
sia la meta di molti abitanti di Boston e di New York,
non è mai frequentata da un turismo di massa e
mantiene sempre la sua caratterista di luogo quieto;
per questo motivo è scelta da personaggi famosi
in cerca di calma e tranquillità. Il suo nome evoca
molte citazioni, tra le tante quella come residenza
estiva dei Presidenti Barack Obama e Bill Clinton.
A Martha’s Vineyard il regista Roman Polanski ha
ambientato il suo avvincente film “The Ghost Writer”
(titolo italiano: “L’uomo nell’ombra”), tratto da un
thriller politico dello scrittore Robert Harris. Steven
Spielberg vi ha girato “Lo squalo”. Il regista Mike
Nichols, recentemente scomparso, autore del film
“Il laureato”, l’aveva scelta come residenza, mentre
l’attore John Belushi è sepolto a Chilmark. Alle sette
e un quarto partiamo in auto, pioviggina, ma il meteo
prevede miglioramento sull’isola. Poco dopo le
otto, siamo già a Woods Hole, pronti per l’imbarco.
Ci fanno salire sul traghetto in partenza alle otto e
un quarto, sebbene la nostra prenotazione sia per
quello successivo. Dopo un’ora di facile navigazione
sbarchiamo a Vineyard Haven e con l’auto ci dirigiamo
al vicino Visitor Center della Chamber of Commerce,
dove ci danno una buona mappa dell’isola e qualche
consiglio. In poco più di cinque minuti siamo nella
cittadina Oak Bluffs; nel frattempo il cielo si è aperto
con grandi spazi azzurri. Ci divertiamo a camminare
tra gli stravaganti, pittoreschi “Gingerbread
cottages”, di gusto un po’ kitsch, alcuni sono stati
costruiti come case vacanza nella seconda metà del
XIX secolo dai fedeli di una chiesa evangelica che qui
si riunivano, attorno al sito storico “Campgrounds &
Tabernacle”. C’è poca gente in giro e molta quiete,
qualche bambino gioca sul prato, alcuni scoiattoli
fanno colazione. Tentiamo anche la visita alla Flying
Horses Carousel, la giostra storica più antica degli
USA, ma purtroppo è chiusa. In un quarto d’ora ci
trasferiamo a Edgartown. Parcheggiamo nella Main
Street e proseguiamo a piedi fino al porto; saliamo
sulla terrazza panoramica, da cui si assiste, tra
l’altro, al via vai dei traghetti per il vicino isolotto
Chiappaquiddick, reso famoso alla fine degli anni ’60
per un fatto di cronaca in cui fu coinvolto il senatore
Ted Kennedy. Riprendiamo l’auto e raggiungiamo
in pochi minuti Katama Beach, una nota spiaggia
di sabbia fine, che troviamo quasi deserta. Ci
rimettiamo in cammino verso Aquinnah, nella parte
sud-occidentale dell’isola; arriviamo al Gay Head
Lighthouse. Ci godiamo la vista del faro e delle belle
scogliere sabbiose, in una luce che esalta i colori. Di
nuovo in marcia; siamo a Menemsha, caratteristico
porto di pescherecci scelto da Spielberg per girarvi
il già citato film “Lo squalo”. Saremmo pronti per
uno spuntino, ma è quasi tutto chiuso, c’è aria di
smobilitazione per fine stagione; una signora sulla
porta di un negozio ci chiede se vogliamo un gelato,
deve chiudere il locale, lo offre a tutti. Alle sedici si
riparte; percorriamo la panoramica Middle Road.
Tra colline boscose dai caldi colori autunnali, si
vedono fattorie, cavalli e mucche al pascolo in campi
delimitati da muretti a secco in pietra; una sequenza
d’immagini affascinanti. Non c’è da stupirsi che
quest’isola sia la meta prescelta da artisti e letterati.
Ora puntiamo a nord, verso il West Chop Lighthouse,
veloce visita al faro e subito dopo torniamo a
Vineyard Haven. Parcheggiamo l’auto, facciamo un
giro a piedi, visitiamo qualche negozio per dei piccoli
acquisti. Alle diciotto e un quarto salpiamo, su un
mare piatto, con la luce lattiginosa del crepuscolo.
All’ora di cena siamo a Hyannis: stasera ci gustiamo
una buona pizza e ce la caviamo con otto dollari a
testa, bevande comprese!
West Yarmouth – Orleans – Cape Cod Rail Bike
Trail – Truro, Cape Cod Light – Chatham – West
Yarmouth
Oggi torniamo a esplorare il Lower” e “Outer” Cape.
La visita di questa penisola ci sta appassionando e
cerchiamo di farla con i ritmi e l’attenzione adeguati.
Partiamo in auto sulla HWY 6; cielo quasi sereno,
temperatura 22°, la giornata giusta per una gita in
bici. Poco dopo le nove siamo a Orleans; prendiamo
delle ibride a noleggio e iniziamo a pedalare sul
Cape Cod Rail Trail, una pista ciclabile di circa 35
chilometri, costruita sulla vecchia ferrovia, con
dislivelli quasi inesistenti. Attraversiamo foreste,
ammirando gli scorci su laghi, paludi, fattorie con
coltivazioni di mirtilli rossi. Arriviamo al Harwick
Bike Trail Rotary, facciamo inversione di marcia e
ripercorriamo il tragitto, cercando di cogliere vedute
diverse da quelle dell’andata. Alle tredici siamo di
nuovo al noleggio. Partiamo in auto e poco dopo
ci fermiamo per uno spuntino con le nostre cose
presso il Jonathan Young Mill, un mulino a vento
in legno, oggi monumento, posto su un bel prato
verde affacciato sul fiordo. Proseguiamo sulla 6,
in direzione di Truro; arriviamo al Cape Cod Light
(o “Highland Light”). Anche questo faro è stato
retrocesso rispetto alla posizione iniziale, a seguito
di frana della scogliera. In estate si può salire sul
faro, ora è chiuso. La nostra prossima destinazione è
Chatham, all’estremità sud-orientale della penisola;
arriviamo al Fish Pier in tempo per assistere al
ritorno dei pescherecci e allo scarico del pesce, con
la presenza interessata di alcune foche e stormi
di gabbiani che cercano di accaparrarsi un pasto.
Raggiungiamo in auto la Main Street, facciamo una
breve passeggiata, ma troviamo quasi tutto chiuso
e ripartiamo. Cena in un simpatico pub affollato di
West Yarmouth; avevamo già tentato la prima sera,
ma era al completo.
West Yarmouth – Boston, visita città
Oggi lasciamo Cape Cod, la nostra destinazione è
Boston. Appena alzati pioviggina, ma alla partenza
smette. Procedendo verso Boston, il traffico
aumenta sensibilmente, ma riusciamo a essere
all’albergo prenotato prima delle nove e mezza.
Lasciamo i bagagli e proseguiamo in auto. In poco
più di mezz’ora, grazie anche al prezioso gps di
Vito, che abbiamo usato ogni giorno con grande
vantaggio e soddisfazione, siamo all’autonoleggio
per restituire il veicolo. Poche, veloci formalità ed
eccoci fuori, pieni di entusiasmo, alla scoperta di
Boston (per me è un’attesa “riscoperta”, dopo tanti
anni). Vogliamo sfruttare al meglio questi due giorni,
sappiamo che la scelta non sarà facile e dovremo
rinunciare a molte cose importanti. Concordiamo
un programma di massima. Decidiamo di iniziare
con un tour organizzato per avere un’idea generale
delle maggiori attrazioni; ma prima andiamo a
piedi in pochi minuti al Visitor Center della Faneuil
Hall, vicino al Quincy Market, dove riceviamo delle
utili mappe. Uscendo ci rivolgiamo a un chiosco
che vende giri organizzati, trattiamo il prezzo, ci
concedono lo sconto per gruppo, acquistiamo un
pacchetto che comprende l’uso del bus turistico
“Trolley”, con possibilità di scendere e risalire,
valido due giorni e una mini-crociera “Boston Harbor
Cruise” (45 minuti). Facciamo tutto questo molto
velocemente. La ragazza ci dice che c’è una barca
in partenza alle undici e trenta, manca un quarto
Avventure nel mondo 1 | 2015 - 87
Addobbo di Halloween, Sugar Hill
RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti-New England
d’ora, ci precipitiamo al molo sul Waterfront, giusto
in tempo per salpare. A bordo c’è un giovane che
fa da guida spiegando al microfono l’itinerario.
Dal ponte di coperta si possono ammirare delle
straordinarie vedute di Boston, peccato per il cielo
grigio, che appiattisce linee e colori. Terminata
la gita, prendiamo velocemente il “Trolley” alla
fermata numero 1, vicino al Waterfront. I “trolley”
sono dei bus aperti ai lati, con un’ampia visuale;
purtroppo inizia a piovere e quindi siamo costretti a
srotolare giù le tende trasparenti avvolgibili. Il giro
completo della zona Downtown e Beacon Hill, dura
circa un’ora, con nove fermate, tra cui: Waterfront/
Quincy Market, North End, Constitution (nave
museo), Boston Common, Beacon Hill, South Station.
L’autista, che ha anche il ruolo di guida, ci descrive
il percorso al microfono, cercando di suscitare
l’entusiasmo dei passeggeri con un tono concitato,
intercalando con urletti di giubilo; pare che voglia
trasmettere allegria e buonumore, ma il suo tentativo
non sembra ottenere grandi risultati, forse anche a
causa della pioggia. Si potrebbe scendere e risalire
a piacimento ma visto che piove, preferiamo restare
a bordo. Completato il giro, scendiamo alla fermata
numero 1 e andiamo a mangiare un panino al Quincy
Market. Lo spuntino è veloce, subito dopo prendiamo
la metro verde alla stazione Haymarket, scendiamo
alla fermata Museums of Fine Arts. Sarebbe bello
poter visitare questo importante museo che dà il
nome alla fermata, ma richiederebbe un tempo che
noi non abbiamo. La nostra meta è invece il vicino
Isabella Stewart Gardner Museum, di dimensioni
più accessibili. E’ un bel palazzo in stile veneziano
con straordinari allestimenti e opere d’arte classica,
soprattutto europea, di valore inestimabile. Si può
vedere anche la nuova ala progettata da Renzo
Piano. Ci godiamo la visita. Alle diciotto e trenta
usciamo, ha smesso di piovere, andiamo a piedi a
mangiare in un locale messicano economico, molto
frequentato da giovani studenti. Alla cassa c’è Rosa,
una simpatica ragazza con ascendenze siciliane.
Quando usciamo, piove di nuovo. Raggiungiamo
la stazione della metro Kenmore, prendiamo la
linea verde, scendiamo a Park Street e saliamo
sulla rossa fino alla fermata JFK/UMASS. Qui
giunti, prendiamo la navetta gratuita dell’albergo,
(parte ogni mezz’ora) e in cinque minuti arriviamo
a destinazione. Facciamo il check-in, preleviamo i
bagagli e ci ritiriamo in camera (siamo in tripla), con
vista ferrovia e lo sferragliare dei treni come “ninnananna”; per fortuna abbiamo i tappi auricolari.
Boston, visita città
Alle otto e trenta prendiamo la navetta per la
fermata metro JFK/UMASS, qui prendiamo la linea
rossa, molto affollata e scendiamo alla stazione
Harvard. Visitiamo il parco-cortile “Harvard Yard”
della celebre, omonima università, nella sua bella
veste autunnale. L’Università di Harvard, fondata nel
1616, ha sempre rappresentato un polo culturale
di eccezionale importanza, dalle arti alle scienze.
L’Università possiede anche numerosi musei, ai
quali quest’anno si aggiunge quello di arte antica
e contemporanea progettato da Renzo Piano.
La nostra visita deve limitarsi agli esterni, per
88 - Avventure nel mondo 1 | 2015
New York, per trascorrervi un paio di giorni prima di
rientrare in Italia.
mancanza di tempo. Uscendo, ci incamminiamo
sulla Brattle Street (o “Tory Row”). Ammirando le
eleganti architetture coloniali, arriviamo fino alla
dimora storica Longfellow National Historic Site.
Torniamo indietro e riprendiamo la metro rossa,
che ci porta alla fermata Downtown Crossing,
qui prendiamo la linea arancione e scendiamo a
Community College. Il bel cielo azzurro luminoso,
con poche macchie bianche, rallegra la nostra salita
a piedi verso la sommità della Bunker Hill, dove
c’è l’obelisco in granito alto 67 metri, a memoria
della prima importante battaglia per liberarsi dal
giogo inglese. Da qui, poco dopo mezzogiorno,
iniziamo a percorrere il “Freedom Trail”, un itinerario
pedonale tracciato in rosso sul marciapiede, lungo
quasi 4 chilometri, che ci conduce agli altri luoghi
storici della Rivoluzione. Proseguiamo seguendo le
descrizioni sulla pratica mappa che ci hanno dato
ieri alla Faneuil Hall. Le zone che attraversiamo
offrono tutte molti spunti per scatti fotografici,
con belle architetture, dimore ottocentesche in
mattoni rossi, siti storici, cimiteri, tranquille stradine
acciottolate con lampioni a gas accesi, scene di vita.
Non ci facciamo mancare uno spuntino nel vivace
North End, il quartiere dove i negozi e i locali dal
nome italiano sono uno accanto all’altro, una vera
e propria “little Italy”. Arrivati al Quincy Market,
decidiamo d’interrompere il Freedom Trail per
riprendere il “trolley” (il biglietto vale due giorni) e
rifare il giro, questa volta con il sole. Al termine del
circuito, scendiamo di nuovo alla fermata numero
1. Raggiungiamo il Quincy Market e riprendiamo a
piedi il Freedom Trail, completando il suo percorso
al Boston Common. Attraversiamo il bellissimo
parco, brulicante di vita, con decine di scoiattoli in
cerca di cibo. Percorriamo anche il Public Garden
e proseguiamo sulla vivace ed elegante Boylston
Road, piena di negozi. Ci godiamo l’immagine della
Trinity Church riflessa sulle vetrate della Hancock
Tower. Proseguiamo a piedi ancora pochi minuti fino
alla Prudential Tower, saliamo al 52° piano, al barristorante, con eccezionali vedute panoramiche sulla
città. Ridiscesi, decidiamo di cenare alla Cheesecake
Factory, situata alla base della Prudential Tower. Il
locale, se pur grande, è molto affollato e dobbiamo
attendere quasi un’ora per il posto a sedere. La cena
ci è piaciuta; al termine, senza dover uscire dalla
Prudential Tower, raggiungiamo la fermata omonima
interna della metro, prendiamo la linea verde fino a
Park Street, qui saliamo sulla rossa e poco dopo le
ventuno siamo già alla fermata della navetta, che in
pochi minuti ci porta in albergo. Chiudiamo la Cassa
Comune perché Sara domani mattina parte per
Boston, visita città – Boston – London
E’ il nostro ultimo giorno a Boston, stasera alle
diciannove c’è il volo per Londra. Abbiamo la
mattinata a disposizione; vogliamo goderci queste
poche ore semplicemente girellando in centro. La
giornata di sole sembra favorire i nostri propositi.
Prendiamo con comodo la navetta. Alla stazione FJK/
UMASS scopriamo che la metro non funziona, causa
un guasto sulla linea; c’è un po’ di ressa, prendiamo
il bus sostitutivo fino alla fermata Broadway della
metro, qui saliamo sulla linea rossa fino a Park Street,
poi sulla verde e scendiamo ad Arlington. Linda vuole
cercare dei regali per i figli, quindi niente di meglio
che percorrere tutta la bella, elegante Newbury
Street, paradiso degli acquisti. Compiuta la missione,
ci concediamo il piacere di una lunga passeggiata
rilassante sulle sponde del Charles River, dove sono
in corso le gare della “Head of the Charles Regatta
2014”, definita la regata storica di canotaggio più
grande del mondo. Attraversiamo il Public Garden
e il Boston Common, arriviamo al Quincy Market,
qualche piccolo acquisto finale, una pizza al taglio
nel North End. Decidiamo di metterci sulla via del
ritorno; considerato che il guasto alla linea rossa
persiste, preferiamo muoverci presto, senza l’ansia
di arrivare in ritardo in aeroporto. Andiamo alla
fermata della metro Park Street e prendiamo la
linea rossa fino a Broadway; qui saliamo sul bus
sostitutivo fino a JFK/UMAAS, da dove parte quasi
subito la navetta dell’albergo; lungo il percorso
incrociamo il corteo presidenziale con Barack
Obama. Andiamo in aeroporto con il bus navetta
gratuito. In mezz’ora facciamo check-in, controllo
passaporto e sicurezza. Tutto avviene in modo più
veloce del previsto. Non ci resta che rimanere in sala
attesa, le distrazioni disponibili sono poche, ci sono
soltanto alcuni negozietti e un piccolo duty free. Alle
diciotto e quaranta ci imbarchiamo sul Boeing 747400 della British Airways, alle diciannove e trenta
decolliamo. La British ci sorprende piacevolmente
con un buon servizio a bordo, cibo compreso.
London – Milano
Dopo alcuni giri a vuoto in attesa del via dalla torre di
controllo, alle sei e dieci, ora locale (+5h), atterriamo
a Londra, con quasi mezz’ora di anticipo sull’orario
previsto. Alle sette arriviamo alla sala attesa del
volo successivo, attraverso un lungo ma facile
percorso, quasi tutto su scale mobili e tapis roulant,
con vari saliscendi, superando l’accurato ma veloce
controllo sicurezza. Ci imbarchiamo sull’Airbus
A-320 della British; verso le otto decolliamo e
dopo un’ora e mezza di volo, atterriamo a Milano
Malpensa. Avendo sperimentato da poco l’efficienza
degli aeroporti di New York, Boston e Londra, non
riusciamo a evitare un senso di frustrazione nella
lunga attesa per il ritiro del bagaglio, con un solo
nastro in funzione per vari voli in arrivo e una folla
di passeggeri palesemente irritati. Saluto gli amici.
Portiamo con noi la soddisfazione di una “prima” in
luoghi di straordinaria bellezza e un ricco bagaglio di
emozioni e immagini da ripensare e metabolizzare.
D
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