RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Iran Uniti-New England New England Il fascino di Boston, l’Acadia National Park, Cape Cod, Martha’s Vineyard, Nantucket, la magia dei colori del “Fall foliage” nel Vermont e New Hampshire Da un New England gruppo Ossi Testo e foto di Rossano Ossi L ’idea di questo viaggio ha una storia lunga, nasce molti anni fa durante una missione di lavoro a Boston, dove sono rimasto circa un mese. Era ottobre, c’era la cosiddetta “Indian Summer”, con bellissime giornate di sole e una luce intensa. Nei fine settimana liberi, ebbi la possibilità di fare alcune brevi gite a Cape Cod e nel New Hampshire. Rimasi molto impressionato dalla bellezza di questi luoghi, nella loro speciale veste autunnale e provai il forte desiderio di ritornarvi. In tempi più recenti ho cercato di coinvolgere alcuni amici con i quali ho condiviso quasi tutti i miei viaggi degli ultimi anni e così è cresciuta la voglia di partire. La primavera scorsa il progetto ha iniziato a prendere forma. L’intenzione era di partire in ottobre; nel mese di maggio ho studiato e predisposto un itinerario dettagliato e l’ho inviato a Viaggi nel Mondo, proponendolo come nuovo viaggio. L’iter della proposta è stato lungo, prima di giungere all’interlocutore giusto, poi è arrivato il via libera da Roma e dopo pochi giorni siamo partiti! Perché scegliere il New England? Un motivo personale l’ho accennato sopra, ma le ragioni per questo nuovo viaggio possono essere tante. Se si ha la fortuna di partire in autunno, si avrà un valore aggiunto: si potranno vedere questi luoghi quando la natura veste le sue tinte più pittoresche, durante il “Fall foliage”. Si tratta comunque di una destinazione ricca di risorse godibili anche in altri periodi dell’anno. Ci sono siti straordinari come l’Acadia National Park o Cape Cod, le isole Martha’s Vineyard e Nantucket, che meritano sicuramente una visita più accurata di quella che è loro dedicata con i viaggi attualmente in catalogo. I motivi d’interesse sono sia di ordine naturale, che storico-culturale. La storia degli Stati Uniti è iniziata qui, con l’approdo a Plymouth nel 1620 dei Padri Pellegrini inglesi. Qui è cominciata la Rivoluzione Americana, qui è nato l’Abolizionismo. Il New England ha avuto un ruolo anche nella storia recente degli Stati Uniti. La sfortunata famiglia Kennedy, che con alterne vicende ha segnato la storia della seconda metà Casa di pescatore , Maine 82 - Avventure nel mondo 1 | 2015 RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti- New England del secolo scorso, veniva dal Massachusetts. Oggi tutti i sei stati del New England, si contraddistinguono per la loro cultura aperta, “liberal”, progressista. Qui i diritti civili hanno i più strenui difensori e i maggiori riconoscimenti. Nel Massachusetts hanno sede alcune delle più importanti università americane. Per tutti questi motivi e per molto altro, il New England rappresenta sicuramente una meta imperdibile per il viaggiatore esigente, alla ricerca di luoghi che uniscano alla straordinaria bellezza naturale, una storia ed una cultura tra le più interessanti ed influenti del mondo occidentale moderno. Il nostro viaggio in auto è iniziato a Boston, sulla Route 2 che ci ha portato verso i confini occidentali del Massachusetts, tra i monti Berkshires e lungo il Mohawk Trail, attraverso cittadine linde e ordinate come Charlemont, North Adams, Williamstown e l’incantevole Lenox, dove abbiamo passato la notte. Da qui siamo entrati nel Vermont, che in autunno offre il volto più bello, con le fattorie, i country store, i prodotti agricoli “a km zero”, le migliaia di zucche gialle che primeggiano negli addobbi per Halloween. Abbiamo poi attraversato la White Mountain National Forest, nel New Hampshire, lungo la panoramica Kancamagus Highway. Dopo una visita a Portland, ci siamo dedicati a una delle perle del Maine: L’Acadia National Park. Tra i tanti piaceri che il Maine offre, ci sono anche le specialità gastronomiche, in particolare quelle marine, con l’astice al primo posto. Abbiamo poi puntato verso sud, visitando durante il percorso paesini pittoreschi, caratteristici fari, la bella Portsmouth, la città delle streghe, Salem. Siamo giunti così a un’altra delle mete da noi più desiderate: Cape Cod. Abbiamo deciso di visitare questa penisola con i ritmi lenti che merita. Dopo una sosta nell’idilliaca cittadina Sandwich, ci siamo diretti alla scoperta del “Lower” e “Outer” Cape, in auto, in bici, a piedi. Due giorni li abbiamo dedicati alla visita delle isole Martha’s Vineyard e Nantucket. Il nostro viaggio si è concluso a Boston; avendo a disposizione poco più di due giorni, la scelta è stata difficile, tante le rinunce importanti; tuttavia, la visita di quest’affascinante città, se pur breve, è stata la perfetta conclusione di un viaggio indimenticabile, che ci ha regalato tante emozioni e tanta voglia di tornare. Il viaggio si è svolto nell’ottobre 2014; quelle che seguono sono le annotazioni del mio diario. Il nostro itinerario ha escluso il Connecticut e Rhode Island, gli altri due stati del New England, per insufficienza di tempo e per una scelta di ritmi non troppo frettolosi. Milano – New York (USA) – Boston (Massachusetts) L’appuntamento è a Malpensa; insieme agli amici Linda e Vito, Marina e Mariano, conosciamo Sara. Dopo il ritiro dei documenti presso il banco di Viaggi nel Mondo, facciamo velocemente la registrazione e alle undici decolliamo con un Boeing 767-300 dell’American Airlines. Il volo procede tranquillo, solo qualche turbolenza. Alle quattordici, ora locale (-6h), atterriamo al JFK di New York, quasi in perfetto orario. Al controllo immigrazione ci sono delle lunghe file, ma i numerosi sportelli le smaltiscono velocemente. In meno di mezz’ora siamo tutti fuori e ci dirigiamo al nastro trasportatore per il ritiro bagaglio, superiamo il controllo dogana e riconsegniamo il bagaglio agli addetti per l’invio successivo, senza altre formalità. Raggiungiamo il nostro “gate”, dopo un lungo ma veloce e comodo percorso su scale mobili e tapis roulant. Alle diciassette e trenta decolliamo di nuovo a bordo di un Boeing 737 dell’American Airlines. Poco dopo le diciotto atterriamo a Boston e sbarchiamo all’imbrunire. Ci dirigiamo direttamente al ritiro bagagli, che è immediato. Saliamo sulla navetta gratuita e in pochi minuti siamo all’autonoleggio. Prendiamo in consegna il veicolo prenotato. L’intrepido Vito si mette alla guida del grosso suv; l’impatto con l’intenso traffico notturno, su strade ignote, non è semplice all’inizio; il gps dello smartphone di Vito è di grande aiuto per trovare l’albergo prenotato. Boston – Charlemont – North Adams – Williamstown – Lee – Lenox Alle otto partiamo, alla guida c’è Mariano. L’aria è fredda ma splende un sole luminoso che inizia a riscaldarla. Imbocchiamo la HWY 93, poi la Interstate 495 e quindi la Route 2 West. Lasciata la città, i primi paesaggi naturali ci annunciano già lo spettacolo cui assisteremo. Abbiamo desiderato intensamente che questo viaggio avvenisse durante il periodo del cosiddetto “Fall foliage”, il fenomeno naturale che tinge le grandi foreste del New England con splendide tonalità gialle, ambra, porpora, scarlatte, ruggine. Questo spettacolo si replica ogni anno in autunno, con una progressione da nord-ovest verso le regioni più orientali e meridionali. I tempi possono variare, in base alle condizioni meteo dell’estate, che ne determinano l’anticipo o il ritardo. Da alcuni anni, sono stati creati dei siti web ufficiali sui quali si può seguire il monitoraggio del fenomeno, che attrae molti visitatori, non solo dagli Stati Uniti. Ed è proprio consultando questi siti, che abbiamo individuato la data di partenza che ci sembrava la più giusta. Per nostra fortuna, Viaggi nel Mondo ci ha offerto la possibilità di scegliere la data dei voli con poco preavviso e ci ha supportato con azioni operative che ci hanno facilitato il viaggio. Siamo partiti il 2 ottobre, con molto entusiasmo, ma non privi di un po’ d’ansia riguardo alle condizioni che avremmo trovato nella realtà, dopo l’attento monitoraggio virtuale. Per tutte queste considerazioni ora, mentre percorriamo la Route 2, cogliamo con sollievo i primi segni favorevoli: gli scenari naturali che ci accompagnano procedendo verso l’estremità occidentale del Massachusetts, ci confortano e ci fanno ben sperare. Facciamo una prima sosta in un villaggio lungo il Mohawk Trail, attratti da un negozio che fa mostra di decine di zucche gialle. Vediamo anche i primi addobbi per Halloween. Sono tutti simboli che ci aiutano a entrare nello spirito di queste terre. Ripartiamo, ci godiamo il paesaggio, nella luce intensa. La nuova sosta è a Charlemont, un villaggio tipico, dove ci sono più chiese che case, con la biblioteca, il cimitero, il monumento ai caduti, poche case di legno, piuttosto semplici ma carine e ben tenute; alcune non sembrano abitate, sebbene siano curate. Accanto a una chiesa in mattoni rossi, c’è un “country store” di legno dipinto di verde, è chiuso e c’è un cartello “for sale”. Vediamo poca gente in giro; un’anziana signora davanti alla sua casa, ci saluta, le diciamo che vive in un bel posto, risponde che le piace, ma è un peccato che il villaggio soffra d’isolamento e di depressione economica. In effetti, in mezzo a queste foreste si notano poche attività agricole e tantomeno insediamenti industriali; in compenso l’ambiente sembra molto ben conservato. Evidentemente non è facile neanche qui conciliare la conservazione dell’ambiente con le attività economiche. Il Massachusetts ha 6.692.824 abitanti (censimento 2013, fonte: www.census.gov), su una superficie di 27.337 km². E’ di gran lunga lo stato più popolato del New England, con una densità di popolazione tra le più alte dei 50 Stati Uniti, sebbene attraversando questa regione, non percepiamo affatto tale densità. La nostra successiva sosta è a North Adams, una cittadina tranquilla, ordinata e pulita, in mezzo a foreste dai fantastici colori. Mangiamo un cheese burger in un minuscolo, simpatico locale frequentato da lavoratori in tuta. A North Adams c’è il MASS MoCA, un grande spazio di arte contemporanea d’importanza nazionale, con laboratori, allestimenti, performance. Decidiamo di rinunciare alla visita e di proseguire, siamo troppo attratti dalla bellezza della luce, dall’ambiente naturale e dalla vita per strada, per rinchiuderci subito in un museo. C’è un leggero vento, con 25° di temperatura, il cielo è di un azzurro limpido. In dieci minuti siamo a Williamstown; facciamo un breve giro in auto lungo le strade principali della cittadina, con dimore lussuose e grandi college immersi in una natura curatissima. Prendiamo la Route 7 South e poco dopo le quindici arriviamo a Lee, tra Fattoria e zucche, Marthas Vineyard Avventure nel mondo 1 | 2015 - 83 Sankaty Lighthouse Nantucket RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti-New England le belle colline del Berkshire. Un giretto a piedi nella cittadina, qualche foto e torniamo indietro sulla 7. Poco dopo l’incrocio che porta a Lenox, vediamo un motel che ci pare carino, hanno posto, il prezzo è buono, le camere sono piacevoli, pulite, con ottimi letti. Le operazioni di registrazione sono abbastanza lunghe, il giovane addetto al ricevimento afferma di essere nuovo del posto e del lavoro. Lasciato il bagaglio, in pochi minuti arriviamo a Lenox. Alla luce del tramonto questa cittadina ci appare subito incantevole. Camminando per le strade quiete, con eleganti residenze e negozi raffinati, siamo rapiti dal turbinio di foglie che svolazzano e si adagiano a terra formando stupendi tappeti colorati, dove gli scoiattoli frugano in cerca della cena. Anche noi cerchiamo un posto per la cena, ma mentre siamo in esplorazione, una strada deserta ci attrae e ci conduce a una meta diversa: un cimitero. Una distesa silenziosa di semplici pietre tombali ordinate e pulite che copre tutta la collina, tra bellissimi alberi con le calde tonalità dell’autunno. Il pensiero corre ai versi dell’Antologia di Spoon River e alle struggenti note delle canzoni di Fabrizio De Andre’, ispirate al libro di Edgar Lee Masters. Basta un briciolo di fantasia per convincersi che forse è proprio questo, Lenox, l’immaginario paesino dove il medico, il chimico, il giudice, il matto, il suonatore Jones, raccontano le loro storie dalle proprie tombe. I cimiteri americani hanno un fascino diverso dai nostri. Si trovano generalmente nei centri abitati, privi di recinzione, mentre i nostri sono relegati fuori dall’abitato e con alti muri di cinta. Ci chiediamo se questo possa significare un diverso atteggiamento esistenziale verso la vita e la morte. Dopo questi momenti d’intensa emozione e di riflessione, torniamo indietro. Passiamo vicini a una grande casa di legno, con due uomini e una donna sul prato, davanti a un falò; ci fanno cenno di avvicinarci, ci offrono del vino, parliamo un po’, poi li salutiamo. Ceniamo in un pub gremito da gente del posto, con musica, biliardi e grandi schermi con le telecronache di gare dei Boston Red Sox. Lenox – Williamstown – Manchester (Vermont) – Manchester Village – West Bridgewater – Woodstock – Quechee Village – West Bridgewater – Killington Partiamo sotto la pioggia. Superiamo Williamstown e dopo circa cinque chilometri entriamo nel Vermont, uno degli stati più piccoli, con una superficie di 24.923 km² e soltanto 626.630 abitanti, quindi con una densità di popolazione molto bassa: 25/ km² (in Italia è circa 200/km²). L’economia è basata soprattutto sull’agricoltura, l’allevamento e le attività derivate; molto importante è la produzione di formaggi e di sciroppo d’acero; nel campo industriale prevalgono le attività estrattive, con marmo e granito e quella del legno e della carta. Anche il turismo rappresenta una voce rilevante del bilancio. Il Vermont, da sempre considerato un paese anticonformista, indipendente, progressista, ha tra le sue priorità la tutela dell’ambiente e del paesaggio. In questo stato sono vietati i cartelloni pubblicitari lungo le strade. Il nostro viaggio prosegue; la pioggia si sta attenuando, ci fermiamo in una fattoria che espone ad arte centinaia di zucche di varie 84 - Avventure nel mondo 1 | 2015 dimensioni, forme e colori, prevale il giallo, un vero spettacolo che ci lascia incantati! Le zucche sono in vendita per i lunghi festeggiamenti di Halloween, una tradizione molto sentita. Dopo poche miglia ci fermiamo nel “country store” di un’altra fattoria, che oltre alle zucche, vende frutta e verdura, biscotti, formaggi di mucca e capra, sciroppo d’acero, birra e generi vari “a km zero”. Non resistiamo alla tentazione di qualche assaggio. Ha smesso di piovere, arriva la nebbia, che filtra le tinte calde della vegetazione, in una perfetta atmosfera autunnale. Stiamo attraversando la bellissima Green Mountain National Forest. Arriviamo a Manchester Village, visitiamo la dimora storica Hildene, fatta costruire da Robert Lincoln, figlio del presidente Abraham Lincoln, tra montagne coperte da foreste. Peccato che piove di nuovo, sarebbe stato piacevole fare una camminata nei tanti sentieri del parco, ci dobbiamo accontentare del trenino interno. Ripartiamo sotto la pioggia battente, alla guida ora c’è Sara. Percorriamo la scenografica Route 100 North; nelle pause della pioggia approfittiamo per fermarci a fotografare i paesaggi naturali e rurali. A West Bridgewater lasciamo la 100, prendiamo la Route 4 West, arriviamo a Woodstock, paese storico, sembra carino, ma la pioggia ci impedisce di scendere. Proseguiamo fino a Quechee Village, l’intenzione era di vedere la Quechee Gorge, ma la fitta pioggia ci fa desistere. Torniamo indietro a West Bridgewater e proseguiamo per Killington, nota stazione sciistica invernale. Nella zona ci sono molte strutture ricettive, le prime che visitiamo sono al completo. Continuiamo la ricerca; in un lodge, il gentile addetto al ricevimento ci stampa un elenco degli alberghi più vicini; finalmente troviamo delle camere libere, il costo è un po’ sopra la media prevista, ma piove a dirotto ed è tardi, ci fermiamo. Andiamo a cena nei dintorni in un pub molto affollato. Killington – Warren – Waitsfield – Montpellier – Northfield Center – Barre – Woodsville (New Hampshire) – Franconia – Lincoln Quando partiamo sta piovigginando, ma il vento freddo inizia ad aprire nel cielo squarci di azzurro sempre più ampi. Riprendiamo la Route 100, non piove più, prevale il sereno. Ci fermiamo spesso, la nuova bellissima luce tersa, stimola gli scatti fotografici ai paesaggi, alle fattorie, ai villaggi bucolici sul Mad River e lungo la deviazione sulla Coverbridge Road. Breve sosta a Waitsfield, passiamo dalla periferia di Montpelier, la defilata capitale del Vermont. Poco dopo mezzogiorno arriviamo a Northfield; visitiamo i caratteristici ponti coperti. Facciamo uno spuntino con le nostre cose nel bel prato accanto alla Norwich University di Northfield Center, poi ci rimettiamo in marcia. Passiamo da Barre e ci dirigiamo a est, verso il confine; entriamo nel New Hampshire. Le dimensioni di questo stato sono simili a quelle del Vermont, con una superficie di 24.127 km², ma con 1.323.459 abitanti. Anche nel New Hampshire l’economia ha una forte componente agricola, seguita dall’industria, in particolare quella estrattiva (granito) e quella legata alle nuove tecnologie. Da non trascurare il contributo del turismo. Il New Hampshire è l’unico stato del New England dove è ancora in vigore la pena di morte, sebbene l’ultima condanna sia stata eseguita nel lontano 1939. Iniziamo a percorrere la HWY 112, la famosa Kancamagus. Sono le sedici, decidiamo di deviare subito sulla Easton Valley Road e in un quarto d’ora siamo al “Frost Place”. Visitiamo la sobria residenza di Robert Frost, uno dei maggiori poeti americani della prima metà del ‘900, che ha trascorso gran parte della sua vita nel New England. Dopo la visita prendiamo la Interstate 93 e arriviamo a Lincoln; ci fermiamo in un motel carino lungo la Route 3 (anche questo alloggio fa parte di un elenco che mi ero preparato prima di partire, consultando internet). Ceniamo in una grande, affollata “steak house” della zona, dove si mangia bene a costi contenuti. Dopo cena rientriamo subito in camera, fuori fa freddo, ci vuole la felpa. Lincoln – Conway – Bretton Woods – Bethlehem – Sugar Hill – Franconia – Gorham – Mount Washington – Jackson – North Conway Partiamo sulla Kancamagus HWY, splende il sole, c’è la luce giusta per ammirare gli spettacolari paesaggi autunnali della White Mountain National Forest. Le tinte degli aceri, delle betulle, delle querce, in una gamma cromatica che va dal giallo oro, al rosso ruggine, appaiono come grandi pennellate sul verde diffuso delle conifere. Deviamo sulla Route 16 e poi sulla Route 302. Facciamo varie soste per foto. Poco dopo le undici siamo a Bretton Woods; visitiamo lo storico, scenografico Mount Washington Hotel, famoso per aver ospitato nel 1944 un incontro internazionale ad alto livello convocato da Roosevelt, per la sigla d’importanti accordi economici. Poco dopo mezzogiorno ci rimettiamo in marcia e puntiamo su Sugar Hill, un piccolo, tipico villaggio da cartolina. La nostra prossima meta è il Mount Washington; sono già le quindici e forse siamo un po’ in ritardo per salire sulla cima del monte; decidiamo comunque di provare; paghiamo il costoso ingresso e iniziamo la ripida salita di 13 km, con obbligo di marcia bassa, sulla Mt. Washington Auto Road. Arrivati alla sommità, a 1.917 m slm, ci accoglie un forte vento gelido (temperatura 4°). Ci troviamo sulla cima più RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti- New England alta degli Stati Uniti nord-orientali. Il luogo è molto frequentato, ci sono centinaia di auto parcheggiate, con variopinte targhe personalizzate di vari stati; inoltre, in tanti arrivano qui con il treno a cremagliera. Noi non restiamo a lungo; alle diciassette siamo già all’uscita, con un po’ di rimpianto per i dollari poco “sfruttati”. Potrebbe forse avere senso andare presto e fare qualche camminata sui sentieri panoramici lungo i crinali, vento gelato permettendo. Prima di cercare un alloggio, ci fermiamo a Jackson, appena in tempo per vedere con l’ultima luce del giorno il piacevole, tipico paesino, con i fantasiosi addobbi per Halloween davanti alle case e ai negozi. Per la notte ci fermiamo in un motel di North Conway e ceniamo nei dintorni. Conway – Conway – Bridgton – Portland (Maine) – Cape Elizabeth – Portland – Freeport Partiamo presto sulla Route 302; il cielo è coperto e quando superiamo il confine con il Maine, pioviggina. Questo importante stato del New England ha una superficie di 91.646 km², con 1.328.302 abitanti. L’economia è un po’ più articolata rispetto al Vermont e New Hampshire, l’agricoltura ha un ruolo importante, ma è affiancata dalla pesca e dall’industria in vari settori: elettronica, biotecnologie, cantieristica navale, etc.; il turismo è in progressiva crescita. Procediamo velocemente dal confine verso Portland. Alle nove e trenta abbiamo già parcheggiato l’auto in Spring Street, nel centro di Portland; intanto ha smesso di piovere e tira vento. Visitiamo la Victoria Mansion, una ricca dimora storica del XIX secolo, vicina al parcheggio. Il tempo migliora, il vento ha spazzato via le nuvole. Dopo un giretto nell’Old Port, ci gustiamo un “lobster roll” (prelibato sandwich all’astice), in un chiosco della “Portland Lobster”, nella Commercial Street. La bella luce ci invoglia a fare una camminata sulla collina, fino alla West Promenade, una zona residenziale con eleganti case di epoca vittoriana in legno o mattoni, viali alberati ricoperti da strati di foglie, tanto verde, alcuni scorci panoramici fino al mare. Non c’è molta gente in giro, vediamo gruppetti di giovani che corrono ai bordi di un cimitero. Nel primo pomeriggio chiamo al telefono Mark, cugino della mia amica Cristina, lui è americano e vive a Portland, c’era stato uno scambio di mail prima di partire. Recuperiamo l’auto, incontriamo Mark e dopo un giro sulla Eastern Promenade, andiamo insieme a Cape Elizabeth, a vedere il bellissimo faro. Tornati in città, ci fermiamo a bere un caffè in un locale, insieme a Bud, compagno di Mark. Ceniamo tutti alla pizzeria Otto, con un’ottima ed economica pizza. Finiamo la serata da Mark e Bud con dei deliziosi pasticcini fatti in casa, poi li salutiamo e raggiungiamo Freeport, dove abbiamo prenotato l’alloggio. Freeport – Bath – Wiscasset – Pemaquid Point – Rockland – Camden – Belfast – Ellsworth – Bar Harbor, Acadia National Park Alle otto siamo già in marcia sulla Interstate 295; dopo pochi chilometri deviamo sulla Route 1; inizia a piovere. Ci fermiamo a Bath, ma la pioggia ci costringe a ripartire subito; anche a Wiscasset, che ci appare carina, dobbiamo proseguire per lo stesso motivo. Lasciamo la 1 e raggiungiamo Pemaquid Point; non piove più; vediamo il faro e torniamo verso la Route 1. Poco dopo mezzogiorno ci fermiamo a Rockland, mangiamo di nuovo un “lobster roll” in uno “shack” (baracchino) rosso, lungo la strada. Arriviamo a Camden; il sole ha preso decisamente il sopravvento sulle nubi; ne approfittiamo per una visita della bella cittadina, con il porto che offre vedute molto pittoresche. Alle diciassette arriviamo alla Mount Desert Island. Poco dopo il ponte ci fermiamo all’ufficio informazioni della Chamber of Commerce; temiamo di avere difficoltà a trovare un alloggio, qui è alta stagione; chiediamo aiuto alla gentile addetta, che ci propone un motel nei dintorni, avvertendoci di andarci subito, perché al telefono le hanno detto che hanno le ultime 3 camere e il resto dell’isola sembra al completo. In pochi minuti siamo al motel, vediamo le camere, ci piacciono, anche il prezzo è buono, le prendiamo. Raggiungiamo Bar Harbor, assistiamo a uno spettacolare tramonto sul mare e dopo un giretto nella bella cittadina, ci concediamo una cena a base di astice, piatto tipico del Maine. Il locale è carino, il cibo è di buona qualità e il prezzo è onesto, in Italia una cena così sarebbe costata certamente di più. Acadia National Park, Hulls Cove Entrance – Mt. Cadillac – Loop Drive – Northeast Harbor – Bass Harbor – Bar Harbor Alle otto e trenta siamo all’ingresso dell’Acadia National Park. Siamo ansiosi di fare questa visita, attesa da molto tempo. L’Acadia è il parco nazionale più antico degli Stati Uniti orientali, è stato istituito agli inizi del ‘900. L’etimologia del nome ha diverse versioni: Acadia potrebbe essere la contrazione di “Arcadia”, sinonimo di un mondo bucolico; questo nome sarebbe stato usato per la prima volta dall’esploratore e navigatore fiorentino Giovanni Da Verrazzano, approdato qui nel 1524. Secondo un’altra versione si tratterebbe invece di una parola di origine Wabanaki, i nativi d’America insediati nella regione. L’Acadia National Park si estende su gran parte della Mount Desert Island e sulle isole minori dell’arcipelago, con una superficie di circa 192 km². Il parco ospita una ricca flora e fauna sia marina, che terrestre ed è caratterizzato da straordinarie coste, laghi, foreste, montagne, dove il visitatore può svolgere numerose e diverse attività a contatto con la natura. Per chi ama camminare, ci sono oltre 200 km di sentieri; per chi preferisce la bicicletta, sono disponibili circa 72 km di strade pavimentate a pietrisco, chiuse al traffico automobilistico. Se invece si vuole scegliere la comodità dell’auto, o se si ha poco tempo, si può percorrere la Park Loop Road, lunga circa 32 km, nella parte orientale della Mount Desert Island. C’è anche un’ampia offerta di gite in barca, con la possibilità di avvistamento di balene, foche, pulcinelle di mare e numerose altre specie rare di uccelli e animali marini. Per l’alloggio si può scegliere tra semplici motel e alberghi di categoria elevata, con un totale di circa 4.500 camere e oltre 500 campeggi. Il parco è aperto tutto l’anno, ma alcune strade restano chiuse da dicembre ad aprile. Il nostro tempo a disposizione è purtroppo molto limitato, perciò dobbiamo cercare di sfruttarlo al meglio. La giornata è bellissima, con un cielo azzurro appena macchiato di bianco qua e là, lo sfondo ideale per le nostre foto. Paghiamo l’ingresso per il veicolo (USD 20, valido 7 gg.) e iniziamo il giro dal Mount Cadillac (470 m slm), che offre panorami eccezionali sulla baia di Bar Harbor, sull’arcipelago e su parte della Mount Desert Island. Ci rimettiamo in marcia lungo la Loop Road; la prossima sosta è a Thunder Hole, c’è bassa marea e mare calmo, quindi possiamo solo immaginarci il boato dell’acqua che con l’alta marea si insinua con violenza tra le fenditure della roccia granitica, generando alti spruzzi e roboanti suoni (da cui il nome “thunder”: tuono). Non ci delude invece la vista delle scogliere di granito rosa “Otter Cliffs” ed è incantevole la visione che ci appare al nostro arrivo al Jordan Pond: l’immagine del cielo azzurro decorato da qualche nuvoletta bianca, insieme ai colori caldi della vegetazione, perfettamente riflessa nel lago, ci lascia stupefatti. Iniziamo la camminata sul sentiero che compie il giro del lago, lungo poco più di 5 km, senza dislivelli; una passeggiata facile e piacevole. Ripartiamo in auto, la nostra destinazione è il faro di Bass Harbor, all’estremità sud-occidentale della Mount Desert Island. Il percorso offre belle vedute panoramiche, in particolare nel tratto che costeggia il fiordo Somes Sound, sulla Sargeant Drive. Poco prima della meta, restiamo bloccati a lungo nel traffico, causa lavori stradali. Dopo la veloce visita al Bass Harbor Head Lighthouse, rientriamo a Bar Harbor, in tempo per goderci una passeggiata con la meravigliosa luce del tramonto. Ceniamo in un caffèristorante sul porto. Bar Harbor – Wiscasset – Kennebunkport – York Beach Lighthouse – Portsmouth – (New Hampshire) – Wakefield (Massachusetts) Lasciamo la Mount Desert Island; ci attende una lunga tappa, in gran parte di trasferimento. Non abbiamo ancora deciso dove pernotteremo, il nostro programma prevede di fermarsi a Portsmouth, ma siamo orientati ad andare oltre per tentare di guadagnare un giorno, da aggiungere alla visita di Cape Cod e delle vicine isole. Facciamo una prima sosta a Wiscasset, saltata all’andata causa pioggia, ora la vediamo con il sole e ne vale senz’altro la Boston Massachussetts, Avventure nel mondo 1 | 2015 - 85 RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti-New England pena. Scattiamo delle foto; qualcuno si fa tentare dai dolcetti del simpatico negozio “Treats”. Proseguiamo, con altre soste veloci a Kennebunkport e a York Beach, per il faro. Passiamo il confine tra Maine e New Hampshire. Arriviamo a Portsmouth; Mentre Marina e Mariano visitano lo Strawbery Banke Museum, noi facciamo un giro in centro, poi ci ritroviamo e alle diciassette e trenta decidiamo di partire. Ci dirigiamo verso sud; lasciamo il New Hampshire ed entriamo nel Massachusetts. Comincia la nostra ricerca di un alloggio, i primi tentativi sono negativi, sembra sia tutto completo. Intanto si è fatto buio. Continuiamo a entrare e uscire dall’autostrada; proviamo a Salem, Peabody, Beverly Danvers, un po’ alla cieca perché nella lista di alloggi che mi ero portato, questa zona non c’è. Ci fermiamo a fare rifornimento di gasolio, provo a chiedere a un giovane cliente, ci dice che non lontano, a Wakefield, c’è un hotel, si offre gentilmente di accompagnarci; è un grande albergo della catena Clarion, di media categoria, hanno le ultime due camere, a un costo decisamente alto, con un rapporto qualità-prezzo davvero scadente; probabilmente la tariffa è salita a causa della forte domanda, oggi è il venerdì di un fine settimana speciale: lunedì è la festa nazionale del Columbus Day. Ci pensiamo velocemente, ma siamo tutti stanchi e non ce la sentiamo di continuare la ricerca alla cieca, è tardi, sono già le ventuno: prendiamo le camere. Il timore di avere difficoltà a trovare un alloggio anche per i prossimi giorni a Cape Cod, ci convince a prenotare con il nostro smartphone il motel per cinque notti a West Yarmouth. Ci corichiamo saltando la cena (così si riequilibra la Cassa Comune!). Wakefield – Salem – Plymouth – Sandwich – West Yarmouth Lasciamo volentieri questo posto, sotto la pioggia. Alle nove siamo a Salem; percorriamo a piedi il Heritage Trail, un itinerario storico legato alle streghe tracciato in rosso sui marciapiedi, ci limitiamo agli esterni. Nonostante la pioggia, qui tutto parla di streghe e di Halloween: negozi, addobbi, bancarelle, travestimenti della gente per strada. Prima di mezzogiorno lasciamo Salem. Sulla Route 3 ci sono lunghe file in direzione sud, la pioggia rallenta il traffico; decidiamo di uscire, prendiamo la Route 53. Arriviamo nel centro storico di Plymouth; qualcuno visita la Mayflower II, la replica della nave che nel 1620 approdò qui con i Pellegrini inglesi. Tutti insieme andiamo a piedi al Pilgrim Hall Museum, che documenta la storia dello sbarco; ben fatto il video introduttivo. Ripartiamo, non piove più. Riprendiamo la Route 3, poi la HWY 6 A; poco dopo le sedici siamo a Sandwich. I miei personali ricordi mi riportano a una visita di molti anni fa; la cittadina è rimasta uguale: un luogo incantevole, elegante, pittoresco. Al tramonto arriviamo al motel prenotato a West Yarmouth, siamo molto contenti della sistemazione, è piacevole, a un costo contenuto. West Yarmouth sarà la nostra comoda base strategica per la visita di Cape Cod, Martha’s Vineyard, Nantucket. Ceniamo in un clam shack (letteralmente “baracca delle vongole/molluschi”) nella vicina Hyannis. 86 - Avventure nel mondo 1 | 2015 West Yarmouth – Hyannis Steamship Authority Terminal – Nantucket – Siasconset – Sankaty Head Lighthouse – Nantucket – Hyannis – West Yarmouth Poco dopo le sette partiamo in auto e in pochi minuti raggiungiamo il Hyannis Terminal della Steamship Authority, a solo 1 km e mezzo dal motel. Parcheggiamo l’auto vicino al molo; mi reco alla biglietteria e compro i biglietti del ferry veloce per Nantucket. Chiedo al gentile impiegato se è possibile prenotare il traghetto con l’auto per martedì, per Martha’s Vineyard (il meteo prevede bello). Mi risponde che dovrei chiamare il centro prenotazione di Woods Hole, poi mi chiede i dati del veicolo, prova a fare la prenotazione e in pochi minuti siamo prenotati. Il costo è abbastanza elevato, ma abbiamo deciso di portare l’auto perché oltre ad avere così maggiore libertà di movimento, a conti fatti ci costa meno di un giro organizzato dell’isola. Terminata l’operazione, prendiamo con comodo il traghetto delle otto e un quarto. Dopo un’ora di tranquilla navigazione (nemmeno i più suscettibili hanno sofferto il mal di mare), attracchiamo a Nantucket. Siamo accolti da un bellissimo cielo sereno con luce intensa. Ci rechiamo al Visitor Center, per suggerimenti e mappe; la simpatica anziana signora ci consiglia di prendere il bus che parte ogni mezz’ora per Siasconset e da qui fare una camminata fino al faro. Seguiamo i suoi consigli; ci rechiamo al vicino terminal e poco dopo le dieci prendiamo il bus, alla guida c’è un’altra matura, signora bionda. Scendiamo al capolinea, facciamo una passeggiata di una mezz’ora sulla spiaggia, semideserta, poi torniamo indietro e prendiamo la strada verso il Sankaty Head Lighthouse. E’ una camminata davvero piacevole e rilassante, la strada è quasi priva di traffico, ci godiamo la vista delle affascinanti residenze di legno, tutte tenute perfettamente, alcune sono circondate da prati e siepi curatissimi e con roseti che salgono fino ai tetti; ogni tanto c’è uno scorcio sull’oceano. E’ un percorso che potrebbe essere molto gradevole e facile anche in bicicletta, partendo da Nantucket (circa 30 km A/R), senza dislivelli apprezzabili e con scarso traffico (c’è un noleggio bici appena dopo lo sbarco). A mezzogiorno arriviamo al faro, svettante icona bianca e rossa, lontana dal mare qualche centinaio di metri; nel 2007 il faro è stato, infatti, riposizionato a causa dell’erosione della costa su cui era stato costruito. Torniamo indietro; il tempo di un panino e poco prima delle quattordici riprendiamo il bus. Passiamo il resto del pomeriggio in giro nelle pittoresche strade acciottolate di Nantucket, ad ammirare le lussuose dimore fatte costruire dai ricchi balenieri nel XIX secolo; sui comignoli e gli abbaini, si notano banderuole metalliche dalla foggia di balena o di veliero. Visitiamo alcuni negozi, ci sediamo a berci qualcosa prima di prendere il traghetto che ci riporta a Cape Cod, soddisfatti, con gli occhi ancora pieni delle immagini di quest’affascinante isola. West Yarmouth – Eastham, Salt Pond Visitor Center – Coast Guard Beach – Nauset Lighthouse – Marconi Station Site – Provincetown – Provincetown Bike Trail - West Yarmouth Oggi andiamo alla scoperta del “Lower” e “Outer” Cape, ossia la parte più orientale e settentrionale della penisola. La nostra prima sosta è a Eastham, al Salt Pond Visitor Center, dove gentili ed efficienti ranger ci mettono a disposizione mappe e suggerimenti sui luoghi da visitare. Facciamo una passeggiata sulla spiaggia Nauset Beach. Questo bellissimo tratto di mare fa parte del Cape Cod National Seashore, 65 km di costa protetta che va da Orleans a Provincetown, la stretta punta nella parte nord-orientale della penisola. E’ un ambiente naturale straordinario, incontaminato, tra dune, spiagge, paludi, boschi, sentieri, popolato da una varia fauna, soprattutto avicola, territorio ideale per rilassanti, corroboranti camminate o gite in bici. Cape Cod National Seashore è diventata area protetta nel 1960, con il sostegno decisivo di John F. Kennedy, sottraendola così alla speculazione edilizia. Riprendiamo l’auto e in pochi minuti siamo al Nauset Lighthouse, da qui andiamo a piedi a vedere “Three Sisters Lighthouses”, tre piccoli fari bianchi in legno, nascosti nel bosco, lontani dal mare dopo essere stati riposizionati, causa la solita erosione della costa; oggi sono musei all’aperto. Così relegati e nascosti ci fanno un po’ tristezza. Fatti per svettare fieri e irradiare luce, ci appaiono defilati e addormentati; forse il nome più appropriato sarebbe “Three Sleeping Beauties”. Nel frattempo il bel cielo azzurro si è coperto di nubi grigie, ma il vento in quota sposta velocemente le nuvole, che vanno e vengono. La nostra prossima tappa è Marconi Station Site; luogo storico da dove Guglielmo Marconi nel 1903 lanciò il primo segnale telegrafico transatlantico senza fili, con uno scambio di messaggi tra il Presidente Roosevelt e il Re Edward VII d’Inghilterra. A mezzogiorno ripartiamo e in tre quarti d’ora siamo a Provincetown. Anche qui ci rivolgiamo al Visitor RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti- New England Center per consigli e mappe. In pochi minuti siamo al “Provincetown Bikes”; prendiamo delle bici a noleggio, ci danno delle “ibride” nuove. Lasciamo l’auto nel parcheggio del negozio e ci dirigiamo in bici verso la Commercial Street, per mangiare un panino. La strada è molto vivace, negozi colorati, alcuni espongono insoliti articoli, gallerie d’arte, molta gente per strada; la cittadina si distingue per uno stile di vita “alternativo”, è frequentata e abitata da artisti e definita “gay-friendly”. Dopo il veloce panino, ci rimettiamo ai pedali e attraversata la Route 6, appena fuori Provincetown, prendiamo la pista ciclabile in direzione di Beach Forest, procedendo in mezzo a una bella foresta dalle tante sfumature cromatiche autunnali. Ogni tanto si vedono delle dune. C’è qualche discesa; arrivati a un bivio, proseguiamo per Race Point Beach, seguendo il percorso tracciato sulla mappa che ci hanno dato al Visitor Center. Troviamo vari dislivelli, i meno allenati, nelle salite scendono e spingono. Arrivati alla Race Point Ranger Station, lasciamo le bici e facciamo una passeggiata sulla spiaggia; sul cielo grigio si aprono ampi sprazzi di azzurro. Riprendiamo le bici, ci attendono altri saliscendi. Tornati soddisfatti al noleggio, riconsegniamo i mezzi. Dopo un giro a piedi in centro, che nel frattempo si è spopolato, facciamo una buona merenda-cena in un ristorante sul mare, defilato, carino. West Yarmouth – Falmouth – Woods Hole – Vineyard Haven – Oak Bluffs – Edgartown – Aquinnah, Gay Head Lighthouse – Menemsha – West Chop Lighthouse – Vineyard Haven – Woods Hole – Falmouth – Hyannis – West Yarmouth Oggi puntiamo su un’altra destinazione da noi molto desiderata: Martha’s Vineyard. Sebbene nei fine settimana estivi l’isola, grande come la nostra Elba, sia la meta di molti abitanti di Boston e di New York, non è mai frequentata da un turismo di massa e mantiene sempre la sua caratterista di luogo quieto; per questo motivo è scelta da personaggi famosi in cerca di calma e tranquillità. Il suo nome evoca molte citazioni, tra le tante quella come residenza estiva dei Presidenti Barack Obama e Bill Clinton. A Martha’s Vineyard il regista Roman Polanski ha ambientato il suo avvincente film “The Ghost Writer” (titolo italiano: “L’uomo nell’ombra”), tratto da un thriller politico dello scrittore Robert Harris. Steven Spielberg vi ha girato “Lo squalo”. Il regista Mike Nichols, recentemente scomparso, autore del film “Il laureato”, l’aveva scelta come residenza, mentre l’attore John Belushi è sepolto a Chilmark. Alle sette e un quarto partiamo in auto, pioviggina, ma il meteo prevede miglioramento sull’isola. Poco dopo le otto, siamo già a Woods Hole, pronti per l’imbarco. Ci fanno salire sul traghetto in partenza alle otto e un quarto, sebbene la nostra prenotazione sia per quello successivo. Dopo un’ora di facile navigazione sbarchiamo a Vineyard Haven e con l’auto ci dirigiamo al vicino Visitor Center della Chamber of Commerce, dove ci danno una buona mappa dell’isola e qualche consiglio. In poco più di cinque minuti siamo nella cittadina Oak Bluffs; nel frattempo il cielo si è aperto con grandi spazi azzurri. Ci divertiamo a camminare tra gli stravaganti, pittoreschi “Gingerbread cottages”, di gusto un po’ kitsch, alcuni sono stati costruiti come case vacanza nella seconda metà del XIX secolo dai fedeli di una chiesa evangelica che qui si riunivano, attorno al sito storico “Campgrounds & Tabernacle”. C’è poca gente in giro e molta quiete, qualche bambino gioca sul prato, alcuni scoiattoli fanno colazione. Tentiamo anche la visita alla Flying Horses Carousel, la giostra storica più antica degli USA, ma purtroppo è chiusa. In un quarto d’ora ci trasferiamo a Edgartown. Parcheggiamo nella Main Street e proseguiamo a piedi fino al porto; saliamo sulla terrazza panoramica, da cui si assiste, tra l’altro, al via vai dei traghetti per il vicino isolotto Chiappaquiddick, reso famoso alla fine degli anni ’60 per un fatto di cronaca in cui fu coinvolto il senatore Ted Kennedy. Riprendiamo l’auto e raggiungiamo in pochi minuti Katama Beach, una nota spiaggia di sabbia fine, che troviamo quasi deserta. Ci rimettiamo in cammino verso Aquinnah, nella parte sud-occidentale dell’isola; arriviamo al Gay Head Lighthouse. Ci godiamo la vista del faro e delle belle scogliere sabbiose, in una luce che esalta i colori. Di nuovo in marcia; siamo a Menemsha, caratteristico porto di pescherecci scelto da Spielberg per girarvi il già citato film “Lo squalo”. Saremmo pronti per uno spuntino, ma è quasi tutto chiuso, c’è aria di smobilitazione per fine stagione; una signora sulla porta di un negozio ci chiede se vogliamo un gelato, deve chiudere il locale, lo offre a tutti. Alle sedici si riparte; percorriamo la panoramica Middle Road. Tra colline boscose dai caldi colori autunnali, si vedono fattorie, cavalli e mucche al pascolo in campi delimitati da muretti a secco in pietra; una sequenza d’immagini affascinanti. Non c’è da stupirsi che quest’isola sia la meta prescelta da artisti e letterati. Ora puntiamo a nord, verso il West Chop Lighthouse, veloce visita al faro e subito dopo torniamo a Vineyard Haven. Parcheggiamo l’auto, facciamo un giro a piedi, visitiamo qualche negozio per dei piccoli acquisti. Alle diciotto e un quarto salpiamo, su un mare piatto, con la luce lattiginosa del crepuscolo. All’ora di cena siamo a Hyannis: stasera ci gustiamo una buona pizza e ce la caviamo con otto dollari a testa, bevande comprese! West Yarmouth – Orleans – Cape Cod Rail Bike Trail – Truro, Cape Cod Light – Chatham – West Yarmouth Oggi torniamo a esplorare il Lower” e “Outer” Cape. La visita di questa penisola ci sta appassionando e cerchiamo di farla con i ritmi e l’attenzione adeguati. Partiamo in auto sulla HWY 6; cielo quasi sereno, temperatura 22°, la giornata giusta per una gita in bici. Poco dopo le nove siamo a Orleans; prendiamo delle ibride a noleggio e iniziamo a pedalare sul Cape Cod Rail Trail, una pista ciclabile di circa 35 chilometri, costruita sulla vecchia ferrovia, con dislivelli quasi inesistenti. Attraversiamo foreste, ammirando gli scorci su laghi, paludi, fattorie con coltivazioni di mirtilli rossi. Arriviamo al Harwick Bike Trail Rotary, facciamo inversione di marcia e ripercorriamo il tragitto, cercando di cogliere vedute diverse da quelle dell’andata. Alle tredici siamo di nuovo al noleggio. Partiamo in auto e poco dopo ci fermiamo per uno spuntino con le nostre cose presso il Jonathan Young Mill, un mulino a vento in legno, oggi monumento, posto su un bel prato verde affacciato sul fiordo. Proseguiamo sulla 6, in direzione di Truro; arriviamo al Cape Cod Light (o “Highland Light”). Anche questo faro è stato retrocesso rispetto alla posizione iniziale, a seguito di frana della scogliera. In estate si può salire sul faro, ora è chiuso. La nostra prossima destinazione è Chatham, all’estremità sud-orientale della penisola; arriviamo al Fish Pier in tempo per assistere al ritorno dei pescherecci e allo scarico del pesce, con la presenza interessata di alcune foche e stormi di gabbiani che cercano di accaparrarsi un pasto. Raggiungiamo in auto la Main Street, facciamo una breve passeggiata, ma troviamo quasi tutto chiuso e ripartiamo. Cena in un simpatico pub affollato di West Yarmouth; avevamo già tentato la prima sera, ma era al completo. West Yarmouth – Boston, visita città Oggi lasciamo Cape Cod, la nostra destinazione è Boston. Appena alzati pioviggina, ma alla partenza smette. Procedendo verso Boston, il traffico aumenta sensibilmente, ma riusciamo a essere all’albergo prenotato prima delle nove e mezza. Lasciamo i bagagli e proseguiamo in auto. In poco più di mezz’ora, grazie anche al prezioso gps di Vito, che abbiamo usato ogni giorno con grande vantaggio e soddisfazione, siamo all’autonoleggio per restituire il veicolo. Poche, veloci formalità ed eccoci fuori, pieni di entusiasmo, alla scoperta di Boston (per me è un’attesa “riscoperta”, dopo tanti anni). Vogliamo sfruttare al meglio questi due giorni, sappiamo che la scelta non sarà facile e dovremo rinunciare a molte cose importanti. Concordiamo un programma di massima. Decidiamo di iniziare con un tour organizzato per avere un’idea generale delle maggiori attrazioni; ma prima andiamo a piedi in pochi minuti al Visitor Center della Faneuil Hall, vicino al Quincy Market, dove riceviamo delle utili mappe. Uscendo ci rivolgiamo a un chiosco che vende giri organizzati, trattiamo il prezzo, ci concedono lo sconto per gruppo, acquistiamo un pacchetto che comprende l’uso del bus turistico “Trolley”, con possibilità di scendere e risalire, valido due giorni e una mini-crociera “Boston Harbor Cruise” (45 minuti). Facciamo tutto questo molto velocemente. La ragazza ci dice che c’è una barca in partenza alle undici e trenta, manca un quarto Avventure nel mondo 1 | 2015 - 87 Addobbo di Halloween, Sugar Hill RACCONTI DI VIAGGIO | Stati Uniti-New England d’ora, ci precipitiamo al molo sul Waterfront, giusto in tempo per salpare. A bordo c’è un giovane che fa da guida spiegando al microfono l’itinerario. Dal ponte di coperta si possono ammirare delle straordinarie vedute di Boston, peccato per il cielo grigio, che appiattisce linee e colori. Terminata la gita, prendiamo velocemente il “Trolley” alla fermata numero 1, vicino al Waterfront. I “trolley” sono dei bus aperti ai lati, con un’ampia visuale; purtroppo inizia a piovere e quindi siamo costretti a srotolare giù le tende trasparenti avvolgibili. Il giro completo della zona Downtown e Beacon Hill, dura circa un’ora, con nove fermate, tra cui: Waterfront/ Quincy Market, North End, Constitution (nave museo), Boston Common, Beacon Hill, South Station. L’autista, che ha anche il ruolo di guida, ci descrive il percorso al microfono, cercando di suscitare l’entusiasmo dei passeggeri con un tono concitato, intercalando con urletti di giubilo; pare che voglia trasmettere allegria e buonumore, ma il suo tentativo non sembra ottenere grandi risultati, forse anche a causa della pioggia. Si potrebbe scendere e risalire a piacimento ma visto che piove, preferiamo restare a bordo. Completato il giro, scendiamo alla fermata numero 1 e andiamo a mangiare un panino al Quincy Market. Lo spuntino è veloce, subito dopo prendiamo la metro verde alla stazione Haymarket, scendiamo alla fermata Museums of Fine Arts. Sarebbe bello poter visitare questo importante museo che dà il nome alla fermata, ma richiederebbe un tempo che noi non abbiamo. La nostra meta è invece il vicino Isabella Stewart Gardner Museum, di dimensioni più accessibili. E’ un bel palazzo in stile veneziano con straordinari allestimenti e opere d’arte classica, soprattutto europea, di valore inestimabile. Si può vedere anche la nuova ala progettata da Renzo Piano. Ci godiamo la visita. Alle diciotto e trenta usciamo, ha smesso di piovere, andiamo a piedi a mangiare in un locale messicano economico, molto frequentato da giovani studenti. Alla cassa c’è Rosa, una simpatica ragazza con ascendenze siciliane. Quando usciamo, piove di nuovo. Raggiungiamo la stazione della metro Kenmore, prendiamo la linea verde, scendiamo a Park Street e saliamo sulla rossa fino alla fermata JFK/UMASS. Qui giunti, prendiamo la navetta gratuita dell’albergo, (parte ogni mezz’ora) e in cinque minuti arriviamo a destinazione. Facciamo il check-in, preleviamo i bagagli e ci ritiriamo in camera (siamo in tripla), con vista ferrovia e lo sferragliare dei treni come “ninnananna”; per fortuna abbiamo i tappi auricolari. Boston, visita città Alle otto e trenta prendiamo la navetta per la fermata metro JFK/UMASS, qui prendiamo la linea rossa, molto affollata e scendiamo alla stazione Harvard. Visitiamo il parco-cortile “Harvard Yard” della celebre, omonima università, nella sua bella veste autunnale. L’Università di Harvard, fondata nel 1616, ha sempre rappresentato un polo culturale di eccezionale importanza, dalle arti alle scienze. L’Università possiede anche numerosi musei, ai quali quest’anno si aggiunge quello di arte antica e contemporanea progettato da Renzo Piano. La nostra visita deve limitarsi agli esterni, per 88 - Avventure nel mondo 1 | 2015 New York, per trascorrervi un paio di giorni prima di rientrare in Italia. mancanza di tempo. Uscendo, ci incamminiamo sulla Brattle Street (o “Tory Row”). Ammirando le eleganti architetture coloniali, arriviamo fino alla dimora storica Longfellow National Historic Site. Torniamo indietro e riprendiamo la metro rossa, che ci porta alla fermata Downtown Crossing, qui prendiamo la linea arancione e scendiamo a Community College. Il bel cielo azzurro luminoso, con poche macchie bianche, rallegra la nostra salita a piedi verso la sommità della Bunker Hill, dove c’è l’obelisco in granito alto 67 metri, a memoria della prima importante battaglia per liberarsi dal giogo inglese. Da qui, poco dopo mezzogiorno, iniziamo a percorrere il “Freedom Trail”, un itinerario pedonale tracciato in rosso sul marciapiede, lungo quasi 4 chilometri, che ci conduce agli altri luoghi storici della Rivoluzione. Proseguiamo seguendo le descrizioni sulla pratica mappa che ci hanno dato ieri alla Faneuil Hall. Le zone che attraversiamo offrono tutte molti spunti per scatti fotografici, con belle architetture, dimore ottocentesche in mattoni rossi, siti storici, cimiteri, tranquille stradine acciottolate con lampioni a gas accesi, scene di vita. Non ci facciamo mancare uno spuntino nel vivace North End, il quartiere dove i negozi e i locali dal nome italiano sono uno accanto all’altro, una vera e propria “little Italy”. Arrivati al Quincy Market, decidiamo d’interrompere il Freedom Trail per riprendere il “trolley” (il biglietto vale due giorni) e rifare il giro, questa volta con il sole. Al termine del circuito, scendiamo di nuovo alla fermata numero 1. Raggiungiamo il Quincy Market e riprendiamo a piedi il Freedom Trail, completando il suo percorso al Boston Common. Attraversiamo il bellissimo parco, brulicante di vita, con decine di scoiattoli in cerca di cibo. Percorriamo anche il Public Garden e proseguiamo sulla vivace ed elegante Boylston Road, piena di negozi. Ci godiamo l’immagine della Trinity Church riflessa sulle vetrate della Hancock Tower. Proseguiamo a piedi ancora pochi minuti fino alla Prudential Tower, saliamo al 52° piano, al barristorante, con eccezionali vedute panoramiche sulla città. Ridiscesi, decidiamo di cenare alla Cheesecake Factory, situata alla base della Prudential Tower. Il locale, se pur grande, è molto affollato e dobbiamo attendere quasi un’ora per il posto a sedere. La cena ci è piaciuta; al termine, senza dover uscire dalla Prudential Tower, raggiungiamo la fermata omonima interna della metro, prendiamo la linea verde fino a Park Street, qui saliamo sulla rossa e poco dopo le ventuno siamo già alla fermata della navetta, che in pochi minuti ci porta in albergo. Chiudiamo la Cassa Comune perché Sara domani mattina parte per Boston, visita città – Boston – London E’ il nostro ultimo giorno a Boston, stasera alle diciannove c’è il volo per Londra. Abbiamo la mattinata a disposizione; vogliamo goderci queste poche ore semplicemente girellando in centro. La giornata di sole sembra favorire i nostri propositi. Prendiamo con comodo la navetta. Alla stazione FJK/ UMASS scopriamo che la metro non funziona, causa un guasto sulla linea; c’è un po’ di ressa, prendiamo il bus sostitutivo fino alla fermata Broadway della metro, qui saliamo sulla linea rossa fino a Park Street, poi sulla verde e scendiamo ad Arlington. Linda vuole cercare dei regali per i figli, quindi niente di meglio che percorrere tutta la bella, elegante Newbury Street, paradiso degli acquisti. Compiuta la missione, ci concediamo il piacere di una lunga passeggiata rilassante sulle sponde del Charles River, dove sono in corso le gare della “Head of the Charles Regatta 2014”, definita la regata storica di canotaggio più grande del mondo. Attraversiamo il Public Garden e il Boston Common, arriviamo al Quincy Market, qualche piccolo acquisto finale, una pizza al taglio nel North End. Decidiamo di metterci sulla via del ritorno; considerato che il guasto alla linea rossa persiste, preferiamo muoverci presto, senza l’ansia di arrivare in ritardo in aeroporto. Andiamo alla fermata della metro Park Street e prendiamo la linea rossa fino a Broadway; qui saliamo sul bus sostitutivo fino a JFK/UMAAS, da dove parte quasi subito la navetta dell’albergo; lungo il percorso incrociamo il corteo presidenziale con Barack Obama. Andiamo in aeroporto con il bus navetta gratuito. In mezz’ora facciamo check-in, controllo passaporto e sicurezza. Tutto avviene in modo più veloce del previsto. Non ci resta che rimanere in sala attesa, le distrazioni disponibili sono poche, ci sono soltanto alcuni negozietti e un piccolo duty free. Alle diciotto e quaranta ci imbarchiamo sul Boeing 747400 della British Airways, alle diciannove e trenta decolliamo. La British ci sorprende piacevolmente con un buon servizio a bordo, cibo compreso. London – Milano Dopo alcuni giri a vuoto in attesa del via dalla torre di controllo, alle sei e dieci, ora locale (+5h), atterriamo a Londra, con quasi mezz’ora di anticipo sull’orario previsto. Alle sette arriviamo alla sala attesa del volo successivo, attraverso un lungo ma facile percorso, quasi tutto su scale mobili e tapis roulant, con vari saliscendi, superando l’accurato ma veloce controllo sicurezza. Ci imbarchiamo sull’Airbus A-320 della British; verso le otto decolliamo e dopo un’ora e mezza di volo, atterriamo a Milano Malpensa. Avendo sperimentato da poco l’efficienza degli aeroporti di New York, Boston e Londra, non riusciamo a evitare un senso di frustrazione nella lunga attesa per il ritiro del bagaglio, con un solo nastro in funzione per vari voli in arrivo e una folla di passeggeri palesemente irritati. Saluto gli amici. Portiamo con noi la soddisfazione di una “prima” in luoghi di straordinaria bellezza e un ricco bagaglio di emozioni e immagini da ripensare e metabolizzare. D