PITTORESCO
1. Termine per definire un paesaggio naturale,
un giardino o un edificio somiglianti a quelli
dipinti nel ‘600 dai pittori francesi di
paesaggio classico Nicolas Poussin e
Claude Lorrain
2. Nel 1759 il pittore anglo-russo Alexander
Cozens usò il termine pittoresco per
indicare
a) il dipinto di paesaggio classico,
idealizzato, seicentesco, al modo dei
pittori Annibale Carracci, Poussin e
Lorraine1
b) un paesaggio naturale o un giardino
in cui, come nei dipinti di paesaggi
classici, gli elementi erano disposti con
varietà, armonia e ordine. Tale tipo di
giardino fu chiamato anche all'inglese,
panoramico o paesistico2
“L'architettura dei giardini è l'arte che realizza la
pittura e perfeziona la natura” (H. Walpole, 4º Conte
di Orford, scrittore inglese, autore de Il castello di
Otranto, primo romanzo gotico)
c) architetture con



parti disposte asimmetricamente
varietà delle facciate
revivals stilistici (neoclassico, neopalladiano, neogreco, neogotico, cottage orné, esotismi)
3. Il giardino all'inglese è
a) coltivato, cioè progettato
b) armonioso e ordinato, perché la natura non è mai lasciata incolta, ma è educata dall'architetto
c) vario, perché riunisce in uno spazio limitato elementi dissimili, che in natura sono dispersi
“Cambiamo gli scenari del giardino come le scenografie dell'Opera, facendovi vedere nella realtà quello che i pittori più
abili potrebbero offrire con l'artificio: tutti i tempi e tutti i luoghi” (L. Carmontelle, architetto francese di giardini pittoreschi)
d) accosta e avvicenda elementi naturali e artificiali in modo apparentemente spontaneo
4. Chi passeggia scopre progressivamente, senza mai averne una visione d'insieme, prati e ruscelli, laghetti
irregolari, alberi e cespugli, rocce e grotte, piramidi e pagode, tempietti classici e finte rovine medievali, che si
alternano per esprimere e suscitare calcolate sorprese e misurate emozioni. Il giardino diventa un microcosmo
paesistico, riassume luoghi e tempi lontani, con uno scopo
 estetico
 allegorico ed evocativo, stimolando l'immaginazione del visitatore
 filosofico, perché stimola le riflessioni del visitatore, gli permette di “pensare il mondo”
1 - In alto: Claude Lorrain (1604/5?-1682), Mercurio ed Argo, 1662, acquaforte, The University
of Michigan Museum of Art, Ann Arbor, MI, USA
2 - In basso: Lancelot 'Capability' Brown, Stowe Landscape Gardens, The Palladian bridge, dal
1742, Buckingham, Buckinghamshire, GB
https://www.youtube.com/watch?v=muixgAex2Ec
https://youtu.be/L5MaMNw1640
Claude Lorrain, Paesaggio con Enea a Delo, 1672
5. Il giardino all'inglese è l'opposto del giardino barocco, alla francese, geometrico e simmetrico, che
circoscrive lo spazio con fondali, quinte arboree, siepi, prospettive, considerato un'impersonificazione del
dispotismo assolutista francese
6. Alla base del gusto per il giardino pittoresco c'è l'idea della natura
a) che l'uomo non lascia abbandonata a se stessa, ma perfeziona, educa, secondo ragione e buon gusto:
l'architetto di giardini seleziona e riaggrega armonicamente gli elementi in cui la bellezza della natura è
dispersa
a) dove l'uomo vive, opera, soffre, gioisce, manifesta le proprie aspettative
b) con cui l'uomo instaura rapporti emotivi, trovando stimoli che generano sensazioni
c) secondo la filosofia di Locke, dell'uomo allo stato di Natura
7. Nelle teorie estetiche del ‘700 inglese il termine pittoresco indica la qualità estetica che sta tra il bello e il
sublime, cioè una combinazione di formalismo e libertà: il pittoresco è piacevole perché è proporzionato,
selezionato e ordinato ma anche vario
“Un'altra principale proprietà degli oggetti belli è che la linea delle loro parti varia continuamente direzione, ma con una
deviazione insensibile e non così rapida da sorprendere, né tale che con angoli acuti determini uno spasmo o una
convulsione del nervo ottico. Nessuna cosa che continui a lungo nello stesso modo o che vari improvvisamente può
essere bella, poiché entrambe si oppongono a quel rilassamento gradevole che è l'effetto caratteristico della bellezza”
(E. Burke, politico, filosofo e scrittore britannico di origine irlandese)
“Un raggio immaginario, partendo dal nostro occhio, sarà trasportato in un movimento continuamente variato: variazione
che ci permetterà di sfuggire alla noia del riposo, continuità capace di sottomettere la varietà a un ordine” (W. Hogarth,
pittore ed incisore inglese)
8. Fin dal ‘600 in Gran Bretagna si afferma l’idea della libertà degli stili, cioè della possibilità di utilizzare stili
diversi secondo la convenienza del tema, il fine espressivo e le particolari esigenze del contesto ambientale
SUBLIME
Il Sublime è concetto opposto a quello di Bello.
Sublime non è ordine e ragione, ma irrazionalità, sentimento, emozione (paura, dolore, pericolo), forza ed
energia.
Sublime è soprattutto ciò che è terribile, cioè che provoca terrore: l'immenso, l'incommensurabile, la natura
indomabile, il genio inarrivabile, l'antico, la decadenza irrecuperabile, l'anima insondabile, la morte ineluttabile,
la quiete eterna e profonda:
“Tutto ciò che può destare idee di dolore e pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile, o che
riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore, è una fonte del Sublime... la più forte
emozione che l'animo sia capace di sentire” (E. Burke)
1. gli aspetti della natura grandiosi, smisurati, minacciosi (mari, montagne, steppe, deserti, vulcani,
cascate), catastrofici (tempeste, valanghe, terremoti) diventano la fonte di un piacere negativo, non
prodotto dalla cosa in sé, ma dalla consapevolezza della distanza incolmabile, dell'impossibilità
dell'uomo razionale di comprendere, dominare, controllare, ordinare tale cosa
“O gloriosa natura, il tuo essere è illimitato, incommensurabile, impenetrabile. Nella tua immensità si perde
ogni pensiero. La fantasia cessa il suo volo; l'immaginazione affaticata si prodiga invano non trovando sponda
né limite in questo oceano” (A. A. Cooper, 3° Conte di Shaftesbury, politico, filosofo e scrittore inglese)
2. il genio umano, che supera la lucida serenità del sapere, della ragione e ci riporta al soprannaturale
“Siamo grati al sapere, ma riveriamo il genio; il primo ci dà piacere, il secondo ci rapisce; quello ci informa,
questo ci ispira... il genio infatti deriva dal cielo, il sapere dall'uomo” (E. Young, poeta inglese, autore
dell'elegia Pensieri notturni o Il lamento)
3. ciò che nell'arte e nella storia non è ordine, equilibrio e misura classici, ma è geniale e selvaggio,
energia, irrazionalità, sentimento: il primitivo, il preclassico (Omero), il barbarico (Ossian), il
medioevale (Dante), il gotico, il geniale (Michelangelo, Shakespeare)
“Perché qualcosa sia bello secondo le regole del gusto deve essere elegante, rifinito, studiato senza che lo si
veda; per essere opera di genio deve essere talvolta inaccurato e avere un aspetto irregolare, rude e
selvaggio. La sublimità e il genio balenano in Shakespeare come lampi in una lunga notte” (D. Diderot,
filosofo, enciclopedista, scrittore e critico d'arte francese)
4. Kant, nella Critica del giudizio, tenta di ricomporre la dicotomia tra sentimento del Sublime e Ragione:
la ragione è ancor più che sublime, poiché
a) è in grado di concepire l'infinito
b) permettendo all'uomo di spiegare le sensazioni emotive, ne è superiore
5. Pittoresco e Sublime convivono nello stesso periodo e nella stessa cultura. Ad esempio, nel suo
romanzo epistolare Giulia, o la nuova Eloisa, J.-J. Rousseau descrive due antitetici aspetti del
paesaggio percepiti con altrettanto dissimili stati d'animo: ora prevale un'immagine della natura
rassicurante e aggraziata (I ruscelletti che traversano le praterie sono ombreggiati da arboscelli e
deliziosi boschetti), ora predomina la grandiosa terribilità della natura (Ora immense rupi pendevano
come rovine sul capo mio, ora alte e rumorose cascate d'acqua m'inondavano della loro folta nebbia.
Ora un torrente eterno m'apriva a lato un abisso di cui gli occhi non ardivano scandagliare la
profondità immensa)
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