Nicolas Poussin ed i pastori di Arcadia
Gabriella Fabiani
Più osservatori d’arte ritengono che Poussin si sia ispirato per le sue due tele che
portano lo stesso titolo “I Pastori di Arcadia” al quadro “I Pastori di Arcadia” del
Guercino, che sono del 1622. Se proviamo a guardare il quadro del Guercino a
cui ci si riferisce, le due tele di Poussin come suggerirò di seguito, e se si riflette
su quanto scrivo nella relazione sull’interpretazione del disegno che il monaco
Pantaleone fece nel mosaico di Otranto (www.mosaicodiotranto.net) il che
potrebbe risultare vero.
Questi artisti
esprimendosi in modo diverso hanno dipinto su tela quanto volevano rivelarci del
segreto che entrambi conoscevano. Ma c’è anche un’altro quadro, le tentazioni di
sant’Antonio di Teniers, che ha molte analogie con i quadri citati di questi artisti.
Cito anche il quadro di Teniers perché, a quanto scrive Henry Lincoln nel suo
libro Il Santo Graal prima (libro a cui si ispirerà Dan Brow per il suo Codice da
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Vinci ma traendone un finale non esatto) e nel libro Il codice segreto della croce
poi (dove Lincoln scrive che esperti da lui interpellati riferiscono che ai tempi che
furono dipinti i quadri si dicesse che Poussin e Teniers “detenessero la chiave”)
insieme al quadro di Poussin, insieme al quadro di autore anonimo dell’
incoronazione di Celestino V, (dove CelestinoV ha in mano una Chiave, il perché
lo spiego nella relazione sul mosaico) il parroco Berenger Saunierè, si fece fare
copia anche di questa opera quando da Rennes le Chateau andò all’università di
Parigi per verificare se le pergamene che aveva trovato, dove sembra fosse anche
scritto che Gesù era vivo nel 45 d.c., fossero autentiche.
Come scrive Henry Lincoln nel suo libro Il codice segreto della croce, come
giustamente gli disse a suo tempo la persona che lo contattò mentre portava
avanti le sue ricerche, che Lincoln scrive era un alunno dei professori
dell’università che esaminarono le pergamene trovate da Saunierè e che quei
professori ne constatarono l’autenticità, se questo fosse vero, se Gesù fosse stato
vivo nel 45 d.c., questo distruggerebbe totalmente il dogma “cristiano”.
Ma oltre i quadri di Poussin e di Teniers citati, c’è il quadro di un altro autore che
secondo me contiene in modo diverso lo stesso massaggio, mi riferisco a Lorenzo
Lotto, conosciuto come pittore “alchemico”, ed al quadro conosciuto come il Putto
che incorona il teschio, dipinto nel 1480, quindi oltre un secolo e mezzo prima dei
quadri del Guercino di Poussin e di Teniers.
Il significato di questa opera è per me il seguente: Quel putto (Amor=Dio)
incorona Maria (il teschio) sua passata incarnazione, che a suo tempo non è stata
riconosciuta. Il lotto lo ha dipinto bambino perché è ancora lontano il tempo in
cui questo però potrà farlo, e potrà farlo quando si incarnerà nella donna del
futuro, quella che rimetterà le cose a posto restituendo giustizia a Maria, e che è
quella di cui ci dirà Poussin col suo secondo i Pastori di Arcadia. Che quanto
accadrà è ancora lontano nel tempo si deduce anche guardando l’ora della notte
attraverso la finestra aperta: è ancora notte fonda.
Se osserviamo il quadro del Guercino ed il primo I Pastori di Arcadia di Poussin,
(che in comune hanno anche il teschio) sembra che la notte sia più vicina all’alba,
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come pure nel quadro di Teniers. Se osserviamo il secondo quadro di Poussin,
l’alba sembra sorgere.
I pastori di Arcadia del 1630 :
Nel primo quadro di Nicolas Poussin “I pastori di Arcadia” che sono del 1630, e
che sembra essere quello di cui Saunierè si fece fare copia, quadro che sembra
commissionò Clemente IX all’artista quando questi frequentava Cassiano del
Pozzo segretario del cardinale Francesco Barberini (se fosse così è un’ulteriore
conferma che la chiesa sapeva) il soggetto di maggiore importanza sono i 4
personaggi che sono tre uomini ed una donna. Due uomini e la donna sembrano
fare gruppo mentre l’altro uomo, che giace in disparte accasciato, sembra affranto
ma indifferente a quanto sta accadendo vicino a lui. Questo ci fa supporre che
con gli altri non abbia a che fare, ed in effetti è così. I tre rappresentati in gruppo
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sono: Maria Mosè e Siddharta: - Il personaggio moro con la barba è Mosè (ed è
Mosè anche il personaggio vestito di rosso nel quadro del Guercino) perché ha in
mano un bastone che somiglia al Pastorale, diverso dal bastone del Buddha (che
è l’altro personaggio nel quadro del Guercino) ma solo perchè è in lui che Dio si è
incarnato “ufficialmente” per primo.
La terza figura del gruppo, che è la donna, ha la veste bianca. La veste bianca è
sinonimo di purezza di anima ed è la Veste degli Iniziati una volta completato il
Percorso. Possiamo quindi pensare che la donna presente nel quadro è un’iniziata
e secondo me questa donna iniziata risponde a Maria (che nel quadro del
Guercino è rappresentata invece dal teschio). Poussin, a Maria però, non ha dato
il bastone. Non lo ha fatto perché come Messia non è stata riconosciuta.
Guardando il quadro, sembra che i tre leggano sorpresi quanto scritto sopra il
sarcofago che è nell’albero. La simbologia dell’Albero, che sappiamo è legata
all’uomo (nel mosaico di Pantaleone è legata all’Elohim), in questo caso con quel
sarcofago inserito nell’Albero, Poussin ci voleva dire di una sola vita del Dio, e,
come è già stato ipotizzato da altri prima di me, probabilmente Poussin col
sarcofago si riferisce alla tomba di Rennes le Chateau, dove era sepolta Maria
(luogo a cui probabilmente voleva riferirsi anche il Guercino).
Quindi Maria è rappresentata nel quadro vicina ai Profeti e nell’albero, perché
quel sarcofago ci dice di lei. Il paesaggio è quello di Rennes perché quel luogo fa
parte in modo particolare della storia di Dio sulla Terra, sia per il personaggio che
vi è stato sepolto, sia perché da quella terra, da una bambina, la nipote di Maria
arrivata dall’Egitto insieme alla nonna ed alla mamma, partirà una nuova stirpe.
Storia di cui il Poussin con i suoi quadri, ce ne racconta un fatto molto
importante e tenuto segreto.
Nel quadro sembra che Mosè indichi la “D”. Potrebbe indicare l’intera frase visto
che dentro quel sarcofago per l’artista c’è lo scheletro di Maria che quando era un
corpo vivo vi era incarnato il Capo degli Dei, che l’artista ci sta dicendo faceva
parte di Arcadia, quella che nei miti è conosciuta come l’antica terra degli Dei. Ma
se accettiamo che il Profeta indichi la “D” come scrive qualcuno, potremmo
supporre che con la “fantasia artistica” Poussin sta facendo raccontare a Maria la
sua storia ai Profeti e Mosè indica la “D” perché Maria gli sta dicendo che il
Signore era incarnato in lei e che quella era un’ incarnazione “ufficiale” di Dio
(Arca-dia: Arca = corpo. dia = Dia perché il Signore è in quel corpo femminile…
matrimonio alchemico), e da quanto Maria sta dicendo i Profeti “apprendono con
stupore” che anche in loro era incarnato l’Elohim, mentre non era incarnato in
Gesù. Gesù che secondo me è l’uomo che Poussin ha dipinto in disparte
accasciato e distaccato vicino ad un sepolcro e che sembra disinteressarsi
completamente di quanto gli altri stanno leggendo. L’acqua che esce dalla brocca
che ha in mano quello che secondo me è Gesù, è un’acqua diversa da quella che
esce dal fiume sotterraneo che inizia invece da prima in quanto esce dal fiume
che è visibile da sotto il sepolcro.
L’acqua che versa Gesù, che è acqua della SUA brocca, potremmo dire che
simbolicamente non è un’acqua di vita ma di morte, (forse è per sottolineare
questo significato che Poussin ha disegnato il teschio sopra al coperchio del
sepolcro – teschio che nel quadro del Guercino invece si riferisce solo a Maria e
che non a caso ha poggiato su una pietra quadrata.. la testata d’angolo) perché il
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messaggio di Gesù, che non era il messia, non poteva sortire lo stesso effetto. Una
volta riconosciuta che era il Messia doveva farlo Maria (forse dopo aver portato
anche lei, come dovrà fare la donna del futuro, il messaggio che Giona portò a
Ninive. Probabilmente è per questo motivo che Michelangelo ha dipinto Giona
sopra alla Madonna ed al Cristo nel suo Giudizio Universale. Cristo che non è
Gesù ma l’Unto in lei. ) perché era lei che gli ebrei dovevano riconoscere in quanto
donna quindi legata al Femminino Sacro della Terra, ed era lei che una volta
riconosciuta, dopo che l’Umanità si fosse rimessa sulla retta Via, avrebbe riunito
tutte le religioni in una.
Questo, è quanto doveva accadere, ma da come sappiamo non andò così… e
quanto era invece accaduto nel 33(?) d.c. e immediatamente dopo, divenne un
segreto di famiglia. Segreto che, mentre aumentavano i credenti di una religione
che diceva cose inesatte e non vere, che però anche i primi padri della chiesa
conoscevano ma che per non perdere il potere che stavano acquisendo mai
rivelarono (vedi mosaico di Aquileia) anzi aggiunsero altre falsità (vedi donazione
di Costantino) sarà tramandato come segreto dagli appartenenti di quella
famiglia, e anche dalle alte gerarchie ecclesiastiche della chiesa, sarà tramandato
come tale.
Senza necessariamente risalire ai Merovingi Visigoti Talarico Dagoberto, ai
Carolingi ed a tutti gli altri, le cui discendenze e storie sono a tutti noi note, se
riflettiamo sui fatti di cui siamo venuti a conoscenza con le ricerche di Henry
Lincoln, ma anche con le ricerche le domande e le riflessioni di Pietro Marino,
anche quelle riguardanti il libro “Il serpente rosso”, la cui morte dei tre autori
quasi in contemporanea è a dir poco sospetta, che sono tutte ricerche molto più
vicine a noi nel tempo, tutto potrebbe tornare: per esempio, per risposta logica,
potrebbe diventare un’ipotesi molto credibile che il segreto di stato che il
marchese di Blacheford nel 1244 (anno in cui la chiesa commetterà a Montsegur
la grande strage Catara) fece scrivere nel suo testamento, fosse quanto successo
realmente nel 33 d.c. (che è quanto scrivo interpretando il mosaico di
Pantaleone). Questo spiegherebbe anche il perché della presenza delle croci con il
Cristo al femminile del cimitero di Rennes le Chatou (croci oggi rimosse) e quel
“segreto di stato” potrebbe essere la stessa cosa che confessò nel 1781 la
marchesa d’ Hautpoul Marie de Negri d’Ablès in punto di morte al curato Antoine
Bigou, e quanto legato a quel segreto e con le prove a lui consegnate potrebbero
essere la spiegazione del perchè il curato dopo la morte della marchesa d’Ablès
avvenuta il 17 gennaio del 1781, dieci anni dopo, lasciò “indicazioni” affinchè da
qualcuno il tutto fosse scoperto e ritrovato. Questo qualcuno che trovò quegli
“indizi” grazie ai restauri dovuti apportare alla chiesa fu Berenger Saunierè circa
settanta anni dopo.
E’ evidente che il curato voleva dire, senza tradire il segreto della confessione,
cose precise con quei gesti. Forse perché aveva capito che era arrivato il momento
che qualcuno cominciasse a fare in modo che la verità venisse fuori, ed
evidentemente lo fece in modo neanche troppo difficile da capire, vista la rapidità
con cui Saunierè trovò gli “indizi”.. ed il resto.
Erano la prova del segreto di famiglia che la marchesa d’Amblès aveva rivelato e
dato prova con le pergamene in suo possesso al curato, che questi nascose
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lasciando indizi di dove fossero e che in seguito ritrovò Berenger Saunierè nella
colonna quando iniziò a fare i lavori di restauro alla chiesa di Rennes? Pensiamo
di si. Ma dalle modifiche ed i “strani messaggi cifrati” che Saunierè ci ha lasciato
nella chiesa, dal comportamento che Saunierè assunse dopo quella scoperta, ci fa
sorgere forti dubbi sul fatto che trovò solo le pergamene che portò a far esaminare
a Parigi e le reliquie trovate nella colonna dal ca mpanaro che sembra fossero della
regina Blanche de Castille, (bruciata sul rogo di Montsegur(?)) evidentemente è
vero che trovò anche gli scritti con l’albero genealogico della famiglia e da quello
forse arrivò anche a qualche erede ancora vivo. Sicuramente trovò ancora altro.
Anche perché, dopo che ebbe il permesso di 5 giorni dal suo vescovo, Mons. Felix
Billard, di andare a Parigi per le dovute verifiche, Saunierè vi si trattenne invece
tre settimane, anche se possiamo motivare questo il tempo necessario per avere la
risposta sull’esito di veridicità o meno dell’esame sulle pergamene. Evidentemente
contattò altre persone, e se acquistò copia dei quadri che conosciamo, sapeva già
esattamente dove cercare cosa cercare e chi contattare.
Da quanto abbiamo letto sulle vicende di Saunierè dai racconti riportati dai vari
ricercatori e scrittori, ci rifiutiamo categoricamente di credere che le alte gerarchie
ecclesiastiche di Roma, di cui a quella data era capo papa Leone XIII al secolo
Gioacchino Pecci di cui troviamo anche lo stemma sulla chiesa di Rennes, non
furono informate di tutto, ma evidentemente pensarono che era il caso di
continuare a mantenere il segreto. Il 13 luglio del 1917, quando papa era
Benedetto XV, ci sarà però l’apparizione di Fatima, dove la Madonna dirà le cose
da fare, che non sono senz’altro quelle che ci sono state riportate.
Un fatto che rafforza questa mia opinione è la reazione, esagerata, della chiesa al
libro di Dan Brown il Codice da Vinci. Erano stati scritti altri libri prima di quello,
che non erano romanzi, ed erano ben più intriganti precisi e ben documentati
sull’argomento, e tutte quelle difese e quel fracasso la chiesa non l’aveva mai fatti
per gli altri libri. Evidentemente Dan Brown, grazie al libro Il sacro Graal da cui
prese ispirazione, andò molto vicino alla verità, ed il successo che stava avendo
preoccupava…grazie a quel libro, seppur alla fine Dan Brown non giunge alla
giusta conclusione, ha avuto molto successo, quindi tante persone sono venute a
conoscenza di quell’enigma, e questo era.. è molto pericoloso per la chiesa.
In questa storia è tutto così semplice da capire, ma è incredibile perché sembra
tutto troppo assurdo per essere vero, ma confido molto che arriveremo alla verità
in breve tempo.. ed in tempo.
Anche la parola Graal, che significa contenitore, e legata erroneamente al calice
dell’ultima cena (cena mai avvenuta, almeno per il motivo a noi tramandato) che
ha acceso la fantasia di tanti mistici e tanti ricercatori, mi sembra semplice a
questo punto da capire che significhi solo che il nostro corpo è un “contenitore” in
quanto contiene l’Anima. Il corpo dove si incarna l’Elohim in “modo ufficiale” è un
corpo o persona uguale agli altri, (nell’apocalisse è scritto: ti manderò come
agnello tra i lupi) è la persona che dovrà fare delle cose un pochino più..
importanti. Dovrebbe essere semplice da capire eppure non mi sembra lo sia.
Il 2012 è così vicino… e se si conoscono almeno un po’ le profezie, è così chiaro
cosa dovrebbe accadere perchè siamo in tempi finali...
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Durante le mie ricerche mi è capitato di conoscere persone che quando pensando
di dire una cosa non conosciuta dicevo che Maria era il Messia atteso, mi sono
sentita rispondere: come, non lo sapevi? Si che Maria era il Messia. Ma queste
persone, che pur conoscevano la verità, a nessuno di loro è venuto in mente che
se Maria non è stata riconosciuta qualcosa di preciso non è potuto accadere!?
Torniamo al nostro Poussin.
I pastori di Arcadia di Poussin del 1639
Nella seconda versione, dove sembra ci siano poche modifiche del soggetto
rappresentato, possiamo invece notare vari cambiamenti: mentre il primo quadro
ci raccontava di cose già accadute e quindi non mutabili, il secondo quadro ci
racconta del futuro, di un futuro non lontano e di cose che devono accadere ma
che non sappiamo se si realizzeranno o meno. Questi due racconti hanno due
millenni di distanza. Nel quadro del 1639, la situazione che sembra più o meno la
stessa di due millenni prima non lo è perché i Profeti presenti nel quadro sono
diventati quattro in quanto sono presenti anche i due Profeti che fanno parte di
quello che nella relazione sul mosaico di Otranto chiamo il secondo “calcolo
pitagorico spirituale”.
Nel quadro non c’è Gesù. E’ presente una donna diversa ed è un luogo diverso
che l’artista ci sta mostrando.
Nel quadro precedente non si riusciva ad identificare geograficamente il luogo
perché l’artista, con la “fantasia artistica”, ha saputo nascondere il luogo ripreso.
Ora che conosciamo l’identità dei personaggi, osservando il quadro, grazie alle
ricerche di Lincoln e quanto lui ci ha fatto conoscere, riconoscendo alcuni scorci
del luogo, possiamo dire che senz’altro Poussin si è ispirato per il suo primo I
pastori di Arcadia ad un luogo nei distorni di Rennes le Chateau, che senz’altro,
per quanto sappiamo di Poussin, e dalle ricerche che fece il parroco Saunière su
di lui, era un luogo che l’artista evidentemente conosceva bene.
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Nel secondo quadro invece, il luogo potrebbe essere quello dove è stato ritrovato il
sarcofago di Simon Mago che gli Ariccini continuano a chiamare il balzo del
Diavolo, luogo ancora oggi esistente e che molto probabilmente, per la conoscenza
che aveva anche del territorio dei Castelli Romani, Poussin visitò. (In alcuni
quadri di Poussin al Louvre riconosciamo chiaramente alcuni scorci dei Castelli
Romani, soprattutto quelli dedicati al lago di Castel Gandolfo). Quel luogo si trova
appunto vicino ad una radura (oggi c’è una rotatoria con al centro l’arco lasciato
a ricordo di dove fu ritrovato il sarcofago) e da quel luogo, guardando un po’ in
su, possiamo vedere, oltre quello che viene chiamato il balzo del diavolo, la
cittadina di Ariccia, che guardando il quadro in prospettiva, potrebbe essere
quello che sembra il piccolo monte che si vede oltre il sarcofago. Gli alberi
potrebbero essere quelli del Bosco Sacro di Diana, che da quel punto sono visibili.
Ma non sarebbe forse così importante quel luogo e riconoscerlo nel quadro, se
anche Pantaleone nel suo mosaico, non ci avesse detto di Simon Mago
disegnandolo sorridente mentre si “getta” dentro quel calice, e della donna del
futuro che lui ha disegnato come Diana ma che è sempre la stessa di cui ci dirà
in seguito Poussin. Diventa importante perché dei Castelli Romani è più
precisamente del territorio che è occupato dal Bosco Sacro di Diana, ci dice anche
il monaco per darci l’indicazione di dove quella donna vivrà.
Ma veniamo ai personaggi presenti nel secondo quadro: è riconoscibile quello che
secondo me nel primo quadro ho detto essere Mosè. Il personaggio scalzo
dovrebbe essere Maometto perché i Musulmani si scalzano quando entrano in un
luogo sacro, e dov’è quella tomba è un luogo sacro. Mentre l’altro uomo, quello a
cui la donna affettuosamente poggia il suo braccio destro sulla spalla, dovrebbe
essere il Buddha. Potrebbe essere lui in quanto ha i sandali bianchi. I calzari
sono il “simbolo” per indicare il “camminare nella Vita” ed il bianco sappiamo è il
colore usato per indicare la purezza; il Buddha, dopo che si “risvegliò”, condusse
una vita molto rigorosa ed aiutando i suoi discepoli.
Simon Mago, uomo molto importante perché anche lui incarnazione di Dio, che
insieme a Maometto fa parte del secondo “calcolo pitagorico spirituale”,
potremmo dire, è presente nel quadro ma in forma anonima. In forma anonima
perché nell’opera è comunque presente il sarcofago che lo rappresenta.
La donna invece, che non è la stessa del primo quadro, (ciò è riconosciuto anche
da chi ha esaminato le opere prima di me) quindi non è Maria, dagli abiti che
indossa e dai colori di questi abiti si evince che è molto importante. E’ molto
importante infatti, e lo è perchè è la donna dell’ultimo tentativo di Dio per salvare
l’Umanità. E’ quella che chiuderà l’ultima delle cinque Ere, ed è quella in cui si
incarnerà il Cristo dei tempi della fine, per questo è molto importante ed è per
questo che Poussin le ha dipinto i sandali color oro e le ha messo il copricapo
frigio.
Neanche questa donna ha però il bastone. Poussin non glielo ha “dato” perché
anche questa volta non si sa se sarà riconosciuta o meno. Pantaleone per dirci la
stessa cosa, l’ha disegnata nel mosaico nella parte dei miti senza vestiti. Quindi
questi due artisti, Pantaleone e Poussin, in modo diverso, ci hanno espresso
attraverso le loro opere lo stesso dubbio: Pantaleone non vestendola e Poussin
non dandole il bastone. E neanche Teniers nel quadro le tentazioni di
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san’Antonio, dove è dipinta come una strega che sembra stia dicendo e indicando
qualcosa all’uomo vicino a lei, le ha dato il bastone.
Quella donna, da quanto si legge nel mosaico di Otranto, è colei che deve portare
il messaggio della fine, che è lo stesso che Giona portò alla città di Ninive, se tutto
andrà bene, cioè se l’umanità la riconoscerà e l’ascolterà, dovrà riunire tutta
l’Umanità presente sulla Terra sotto una sola religione: la Kabbalà, il Cammino
Spirituale personale.
Nella fantasia artistica di Poussin, la donna del secondo quadro forse, oltre che
dire agli altri profeti che in quel luogo è sepolto Simone, è proprio tutto questo
che sta dicendo a coloro che l’hanno preceduta. Forse, sta dicendo ai Profeti, che
le religioni, nate in modo errato, perché dai tempi di Salomone che l’uomo
avrebbe dovuto imparare quanto in seguito dirà Giovanni e che la donna del
futuro dovrà solo ripetere, cioè che in ogni uomo c’è un dio, erano il “Gioco” per
farci crescere come Umanità. Quindi ognuno, singolarmente, ha una propria
strada da percorrere per far crescere la propria Anima (o l’Alieno in noi) ma ha
anche una propria grande responsabilità di cui farsi carico affinché le cose su
questo pianeta (o dimensione) vadano nel modo giusto.
Dopo aver letto quanto interpreto dalle opere da me citate, e sono troppe le
analogie le congruenze e le cose che trovano risposta per pensare che mi stia
sbagliando completamente, la domanda che sorge spontanea è: come facevano
queste persone a sapere?? Un oggetto? Dei documenti? Forse tutti e due, ma in
questo momento forse saperlo neanche è così importante, quello che dobbiamo
sapere è che: se la donna riuscirà a portare il messaggio, se dopo il messaggio in
breve tempo cresceremo e riusciremo a salvarci, potremo camminare
singolarmente con la Kabbalà attraverso le sue Vie, e di singolo in singolo tutti
insieme andremo verso una unica Strada.
E chissà se, in quel momento, il “Dio” nostro creatore si mostrerà e, come è
scritto nell’Apocalisse, potremo vedere la Gerusalemme Celeste, (che dovrebbe
essere una mastodontica astronave) e chissà se, in quel momento avremo poi il
Dono che avremmo dovuto avere duemila anni fa. Chissà.
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