Club Alpino Italiano Sottosezione Antrodoco Janus Oltre… la montagna Bimestrale Settembre-Ottobre Notiziario di valorizzazione e tutela dell’ambiente montano La montagna e L’arte La montagna in lettere: Uomo e Natura Dove finisce l’acqua Percorsi in mountain bike..continua Distribuzione gratuita - salvo SPED.IN ABB POSTALE - Euro 1 Anno 0, Numero 2 Anno 0, Numero 2 Janus Sommario Editoriale 2 Editoriale Tradizione e cultura: Borgo Velino La montagna e l’arte Escursionismo: Adrenalina,Adrenalina,Adrenalina La voce del Territorio : Dove finisce l’acqua La montagna in lettere: Uomo e Natura ABC della Montagna: Attrezzatura Ricette: 3 4 6 8 10 12 13 Dall’Africa Attività sezionali L’invito di Janus Prossime escursioni Posta di ...Janus Percorso mountain-bike Festa degli Alpini 14 14 15 15 15 REDAZIONE Dopo vent’anni dalla prima esperienza del 1986 siamo ritornati per la settimana verde a misurarci con escursioni e ferrate nel Gruppo delle Pale di San Martino di Castrozza. In un primo momento sembrava che tutto fosse come vent’anni fa, ma è bastato guardarci un po’ intorno per capire che molte cose sono cambiate e che abbiamo fatto molto strada: da quel gruppo di AMICI che tra una cena e l’altra si sono appassionati alla montagna, ora siamo una vera e propria sottosezione del CAI, che cerca di dare a tutti la possibilità di conoscere, avvicinarsi alla montagna e condividere con noi le nostre stesse emozioni. Ci siamo ritrovati lì con un gruppo numeroso e eterogeneo, a ripercorrere le tappe di vent’anni fa, e non solo. Abbiamo avuto modo di conoscere altri aspetti di questo affascinanate gruppo montuoso, paesi e valli del trentino, da ogni punto di vista: escursioni, ferrate, passeggiate, rifugi, malghe, tradizioni locali, prodotti tipici. Purtroppo, ma anche per fortuna, non si tratta solo di nuove adesioni, ma ci sono anche molti … nostri figli, a cui siamo riusciti a trasmettere l’amore per la montagna ed il rispetto per la natura e ci auguriamo continuino la nostra opera. Spero che questa settimana, che per molti è stata una nuova esperienza, sia piaciuta a tutti, vecchi e nuovi. Lasciamo con un pizzico di nostalgia questo splendido scenario della Pale di San Martino, tornando nella nostra valle del Velino ancora una volta con la consapevolezza di chi ha visto cose nuove e a volte…migliori!!!! Eligio Boccacci “……. L’ambiente in cui viviamo non l’abbiamo ereditato dai nostri ,,,nonni, ma ci è stato dato in prestito dai nostri ….figli !!” Direttore Responsabile:Eligio Boccacci Direttore Editoriale:Ernestina Cianca Coordinamento Redazionale: Sara Andreassi Assistenti alla Direzione: Ruggero Fainelli, Serani Dante Giandomenico Cipriani Autorizzazione tribunale di Rieti, N°8 in data 10/05/2006 Tutti i diritti di proprietà sono riservati Club Alpino Italiano “Sottosezione Antrodoco” Fondata nel 1997, Sez. Rieti - Sede sociale via Savelli , 3 (venerdì dalle 17 alle 18) 02013 Antrodoco, RI Reggente: Eligio Boccacci Pagina 2 In copertina: C. Friederich, Viandante sul mare di nebbia, 1818, (Amburgo, Hamburger Kunsthalle). J a n u s Anno 0, Numero 2 Tradizione e ………...: Borgo Velino Arriva Settembre, le giornate più corte, il tempo più grigio, il lavoro ormai tornato ai ritmi “normali” ci portano ad abbandonare lo spirito più energico e spensierato dell’estate per lasciare il posto a pigrizia e malinconia. Eppure, non preoccupatevi, l’estate non e’ finita, c’e’ ancora la festa di Borgo Velino! A chi vive nella zona, la festa di Maria SS. Del Santo Amore, che si festeggia a Borgo Velino la quarta Domenica di Settembre, evoca un senso di gratitudine, perché ci fornisce un’ultima occasione per uscire la sera e vivere le atmosfere estive, fatte di musica, balli in piazza e tante chiacchiere. Cogliendo, quindi, l’occasione di questa festa, vi racconto qualcosa del mio paese di origine e vostro amato/odiato vicino di “casa”. Un po’ di storia La storia del paese è da far risalire al primo insediamento umano situato sulle colline a destra del fiume Velino. L’insediamento era chiamato Viario e vi rimangono pochi resti abbandonati da secoli. Pare accertato che Viario sorse prima di Roma o addirittura ai tempi dei Pelagi e fu rifugio a pastori provenienti dalla Sabina. In seguito, gli abitanti si spostarono a valle, a sinistra del Velino dopo che sulle sue rive furono costruite delle difese contro le alluvioni: nacque così il “Borghetto”. Il Borghetto sarebbe stato fondato nel corso del XIV secolo dagli abitanti del castello di Forca Pretura, località ai piedi del Monte Nuria, dopo che il loro abitato era stato distrutto dagli abitanti di Cittaducale stanchi per i ripetuti soprusi subiti da quest’ultimi. Con l’Unità d’Italia, nel 1865, assume l’attuale nome di Borgo Velino. Un po’ di arte Il paese è caratterizzato da un forte addensamento di abitazioni, cinta murarie ad angoli arrotondati e una grande porta turrita. Nella piazza centrale si affacciano edifici del XV e XVI secolo, la torre di recente costruzione con annessa porta di accesso al centro storico e la Casa del Brigante Pezzola. Un po’ di folklore Durante il periodo estivo, il paese si anima con divertenti manifestazioni, frutto delle tradizioni culturali e folcloristiche, patrimonio prezioso da custodire e salvaguardare: il “Tressette animato”, “Campanili sul Velino”. Il “Tressette animato” è un’antica tradizione che si richiama al famoso Brigante Pezzola noto capomasnada al tempo dei Borboni (una masnada era una sorta di piccolo plotone di briganti) che ha segnato una lunga pagina della storia borghettana e del brigantaggio nel Mezzogiorno d’Italia (15981673). Si ritiene che fu proprio lui, allora alle dipendenze della corte Borbonica, ad importare da Napoli il gioco di corte “Tres sitis” oggi “Tressette”. La partita animata, che si svolge nella piazza principale, consiste nel rappresentare la finale del torneo popolare svoltosi tra la Pro-loco di Borgo Velino e quelle dei comuni limitrofi. Agli ordini di un notaio, vengono riprodotte le mosse dei giocatori da parte di 40 carte “animate” che raffigurano, in costume, le carte napoletane, tutto arricchito da eleganti coreografie, dal rullo dei tamburi e dai lanci degli sbandieratori. Vengono poi organizzati i famosi “Campanili sul Velino”: di solito partecipano 8 squadre, ognuna rappresentante un cantone del paese. Queste si sfideranno ad affrontare numerose prove di abilità, intelligenza e capacità, insomma una sorte di “giochi senza frontiere” dove il cantone vincitore verrà festeggiato e insignito di riconoscimenti. Vero fiore all’occhiello di Borgo Velino è il gruppo folcloristico degli “Sbandieratori e Musici”. Nato nel 1974, si compone di circa 20/25 elementi che nei loro variopinti costumi medievali, si cimentano nell’antica arte del gioco della bandiera ed in prestazioni acrobatiche. Nella loro trentennale attività, gli sbandieratori, dando vita ai loro spettacoli nelle piazze italiane ed estere, hanno riscosso un notevole successo, contribuendo a rendere famoso e popolare il nome di Borgo Velino in tutte le città in cui si sono esibiti (si calcolano oltre 500 spettacoli). Buon fine estate a tutti e non mancate alla festa di Borgo! Maria D.a. Nel cuore del paese è situata la chiesa parrocchiale di S.Matteo avente pianta centrale animata da cappella radiale con pregevoli stucchi barocchi. Di notevole interesse è la chiesa del SS.Dionigi ed Eleuterio, detta anche di S.Antonio, posizionata sulle rive del Velino, risalente al sec. XII, dove si notano elementi ornamentali del VII ed VIII secolo, i quali inducono a pensare che, la stessa, sorge sui resti di un antico tempio dedicato alla dea della caccia Diana. Scenario del giardino pubblico del paese è l’importante Ninfeo dei Flavi: i resti di un’antica villa romana che serviva, probabilmente, ad accogliere gli stessi Flavi, durante i lunghi e faticosi spostamenti sulla Via del Sale, da Roma alla nativa Cittareale. Rappresentazione del tressette animato, Borgo Velino Agosto 2006 (foto Chiuppi) Pagina 3 J a n u s Anno 0, Numero 2 ……...Cultura: La montagna e l’arte La montagna e il suo mondo sono stati fonte d’ispirazione per gli artisti di tutti i tempi i quali ne hanno saputo trarre le più diverse interpretazioni in bilico tra incantesimo e realtà, tra sublime e romantico. Questo breve escursus ci porterà a conoscere alcuni dei più noti pittori che hanno subito il fascino misterioso e potente esercitato dalla montagna e lo hanno proposto nelle loro opere. Nel mondo greco la cima del monte Parnaso era la residenza degli Dei mentre per la tradizione ebraica e cristiana il monte Sinai e il Golgota sono i luoghi dell’incontro dell’uomo con il Divino. Da tale tradizione deriva l’approccio alla montagna G. Segantini, Trittico delle Alpi. La morte della cultura bizantina e tardo medievale legato al mondo del- (particolare), 1894-1899, (St. Moritz, Museo Sel’immaginifico, del magico e del mistico. Pertanto, nell’arte gantini). tardo antica e medievale la montagna diviene scenario dell’apparizione divina e dell’ascetismo, è il luogo scelto dagli eremi- fantastica e visionaria, ed, in particolare, tale commistioti proprio per la sua inospitalità, per il suo essere lontana ed ne si rivelerà nelle opere degli artisti fiamminghi (Hieronymus Bosch, Met de Bles, Joachim Patinir, Paul esclusa dall’esperienza quotidiana. Bril); si affermeranno nuove tendenze come la pittura di I primi tentativi di rappresentazione veritiera della natura delgenere in cui la montagna è elegia, idillio pastorale, semla montagna si devono ad Albrecht Dürer, artista tedesco che plice sfondo o soggetto naturalistico o una pittura di inizia a dipingere acquerelli di soggetto montano, come il Paeimpronta cartesiana, quindi fortemente razionalista, che saggio alpino (1495 ca., Oxford, Ashmolean Museum), o il più vede il paesaggio montano come luogo del Caos, un noto Trento vista da Nord, un piccolo gioiello in cui l’attenta mondo geometricamente imperfetto. osservazione del reale (l’opera è una concreta testimonianza topografica dello spostamento del fiume) e il protagonismo Nel corso del XVIII secolo i viaggiatori del Gran Tour del paesaggio si fondono in una sintesi pittorica innovativa vedevano la montagna come il luogo per l’eccellenza dello stupore e della meraviglia. I pittori inglesi (Turner, per il proprio tempo. Cosenz, Wright of Derby), i tedeschi (Füssli, Wolf), i Visione acuta della realtà e spirito di osservazione sono il francesi (Doré, Martin, Hackert) procedono attraverso frutto di un clima culturale alimentato dal nascente spirito le loro opere ad analizzare il rapporto uomo/artista e scientifico, documentato ad esempio dagli studi di Galileo montagna/natura. Nella metà del Settecento si sviluppa Galilei circa le montagne ed i crateri lunari, grazie a loro la poetica del Sublime secondo la quale la montagna è luogo incombente sulla fragilità dell’uomo, A. Dürer, Trento vista da Nord, 1495, (Brema, Kunsthalle). P. Cézanne, Mont Saint Victoire, 1900, (San Pietroburgo, Hermitage). l’origine dei monti e dei vulcani, gli sconvolgimenti della cro1 sta terrestre e dei suoi elementi primari. E’ grazie al suo inte- Il Gran Tour era un viaggio di conoscenza che portava gli resse per la cosmologia che gli artisti hanno iniziato, dal 1610 intellettuali del Settecento a viaggiare, in particolare in Italia ca., a raffigurare la luna con crateri e montagne. ed in Grecia, per conoscere i luoghi delle antiche civiltà e Nei secoli seguenti, insieme all’interpretazione ispirata agli cercare di riviverne in loco il fascino emotivo ed intellettuale elementi naturali e scientifici, si manterrà viva la dimensione Pagina 4 J a n u s luogo di intensa ed anche drammatica tensione emotiva, aprendo così la via all’affermarsi dello spirito romantico. E’, infatti, il Romanticismo il periodo artistico in cui la montagna diviene luogo di contemplazione e di sperdimento emotivo, luogo d’appartenenza al Creato, inG. Segantini, Mezzogiorno sulle Alpi quietante e affasci- (particolare), 1891, (St. Moritz, nante allo stesso tem- Museo Segantini). po. Ben rappresenta- Anno 0, Numero 2 re all’espressionismo e all’astrattismo cromatico di Vasily Kandisky. Successivamente, nell’arte contemporanea, l’indagine sul tema della montagna rivela il senso di esclusione, di perdita di contatto con la natura vissuto dall’uomo contemporaneo. Abbiamo allora la pittura tutta fatta di materia, l’art brut, di Jean Dubuffet o le icone pop di Andy Warhol e di Mario Schifano che reinterpretano la montagna con spirito ironico e dissacrante. Il percorso storico e artistico, qui brevemente sintetizzato, vuole suggerire un itinerario nell’arte e nella storia delle immagini ispirate alla montagna e, allo stesso tempo, auspica di proporsi come invito per tutti voi a vivere insieme no questo momento le opere di John Ruskin, grande pittore di vette, di nebbie, di nuvole, non privo allo stesso tempo di sensibilità romantica e di spirito scientifico; o le opere di Caspar David Friederich, di Karl Gustav Carus. Dopo una breve adesione ai temi del Positivismo e del razionalismo filosofico di Immanuel Kant che conduce nuovamente ad una rappresentazione A. Warhol, Vesuvio, 1985, (Napoli, Museo di Capodimonte). a noi le sensazioni e le emozioni che la montagna suscita in ognuno. Daniela Lai Indicazioni bibliografiche. Per approfondimenti sul tema “montagna e arte” si rimanda al catalogo della mostra Montagna. Arte, scienza, mito da Dürer a Warhol, (Rovereto, MART, 19 dicembre 2003-18 aprile 2004), Milano, 2003. Tel. 0746-580023 02013 Antrodoco (RI) Piazza del Popolo realistica di gole, vulcani, ghiacciai, la montagna ritorna a rivestire l’aura della sacralità, del misticismo grazie alle interpretazioni degli artisti simbolisti. Partirà dalla corrente simbolista il tentativo di ridare alla montagna un carattere sacro nel desiderio di reagire alla banalizzazione dell’approccio puramente descrittivo o tecnico. E’ in questo ambito che troviamo alcune tra le più belle opere dei divisionisti italiani, Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Angelo Morbelli che preludono alle immagini solidamente costruite di Paul Cézanne (egli riprodusse in più di cinquanta versioni il Mont Saint Victoire nei pressi di Aix en Provence), alle immagini smaterializzate di Emil Nolde, di Ernest L. Kirchner, di Ferdinand Hodler fino a giunge- Pagina 5 J a n u s Anno 0, Numero 2 La ragazza biondina, dal viso delicato, solcato dalla fatica e dalla pioggia, quando si trovò dinanzi i “soccorritori” non fece nulla per nascondere tutta l’adrenalina che quella inaspettata avventura le aveva dato. “Io farei un altro giro” furono le prime parole che le vennero fuori. Tutt’attorno a questa vicenda, beffarde riecheggiavano le parole dell’architetto: “è sempre più duro fare il turista!” Ma quanto si era rischiato quella notte? Il buio, la pioggia, la poca conoscenza del sentiero, la stanchezza. D’altro canto va detto che la giovane era stata inghiottita dalla notte insieme a due di quelli che è poco definire esperti: il professore e il vecchio leone del nostro gruppo. Ma lei, i suoi due compagni e tutti noi del “gruppone vacanze dolomiti” subimmo quella serata inattesa con mutevoli stati d’animo: preoccupazione, angoscia, ma anche spavalderia, fin quasi esaltazione. Difficile definire il tutto con un termine diverso da adrenalina! Eppure avevo immaginato la vacanza in montagna come silenzio, riflessione, calma. Di certo questi possenti templi naturali di pace hanno permesso, all’interno della nostra comitiva, lo stringersi di nuove amicizie, il rafforzarsi di antiche e anche alcune convivenze non facili. Dunque l’adrenalina, il senso della sfida da dove arrivano? Confesso, con un pizzico di imbarazzo, di non esserci mai stato prima lassù e di aver accettato l’invito più che altro curioso di andare a spiare la tanto elogiata laboriosità di quelle genti. La loro precisione in effetti è quasi imbarazzante: come è possibile non ricordare la, per noi severa, raccolta differenziata? Poi tutto è passato in secondo piano. Appena abbiamo Pagina 6 Ferrata Nico Gusela, Gruppo Pale di San Martino, Agosto 2006 (foto Marinelli) Escursionismo: Adrenalina, adrenalina, adrenalina attaccato le Pale di San Martino tutto è diventato più piccolo; anche da un punto di vista ottico, non per nulla si è a 3000 metri! Una volta scesi dalla funivia, nei pressi del leggendario rifugio Rosetta, è stato come staccare la spina, dimenticare il fondovalle, immergersi in un particolare tutt’uno con quel paesaggio lunare. Quasi un altro mondo, autosufficiente dal resto. Cammin facendo e affrontando le mie prime vie ferrate, quello strano senso di avventura, che non avevo previsto, mi ha trascinato via completamente. Non ero il J a n u s Anno 0, Numero 2 solo alle prime armi con quegli strani aggeggi, cordino, imbracatura, e in fin dei conti, penso o forse spero, di non aver fatto rimpiangere più di tanto ai più navigati di avermi portato. Qualcosa di inconsueto, qualcosa di inaspettato furono per me i complimenti che il nostro indomito vecchio leone ci distribuì dopo aver compiuto quella prima ferrata, la “Nico Gusela”. Legarsi a quella corda d’acciaio mi aveva dato una qualche scossa ma il primo impatto con quella parola, con quel concetto, fu quando il professore, quasi senza motivo, decise di saltare quel crepaccio largo non più di un metro ma di cui non si vedeva la profondità. Vedendoci tutti li intorno attoniti, fu proprio lui a dire: “Un po’ di adrenalina non guasta”. Di li a poco il gruppo si divise; restai, passo passo, con questo insospettabile spericolato fin dove si decise di aspettare gli altri. La situazione all’improvviso divenne difficile: la notte era ormai vicina e non meno di tre ore di cammino ci separavano dal fondovalle. Il maestro, il regista del tutto, non era intenzionato a rischiare troppo: decise allora di sacrificare il professore ai ritardatari e di portare giù il grosso. Un nuovo incontro con l’adrenalina era prossimo. La “ferrata della Vecia”, una scaletta su un dislivello di 80 metri, si dimostrò un altro momento di ardua prova, e non solo per noi novellini. Con passo deciso raggiungemmo il paese, e quindi l’insperata doccia, in meno di due ore. La grande avventura terminò comunque a notte inoltrata, appunto con il ritorno degli ultimi tre amici. intraprendevano la marcia. Il maestro pareva quasi passare in rassegna il suo piccolo plotone, poi repentinamente si girò verso la montagna; mentre si stringeva gli spallacci del suo sacco immaginai di sentire il suo ghigno un po’ corsaro, dall’avvio stentato: “lascia pure tua moglie, ma non abbandonare mai il tuo zaino!” Senza neanche più pensare, ormai anch’io pazzo di quell’adrenalina da alta quota, non seppi fare altro che correre ad equipaggiarmi: per non nulla al mondo avrei mancato la successiva sfida. Gianfranco Massenzi Una nuova “spedizione” era in programma per i giorni successivi: non vi presi parte poiché non avevo la necessaria attrezzatura. Quella mattina ebbi la sensazione che qualche cosa era cambiato. Dalla finestra osservai i miei compagni che in fila indiana Mercoledì Chiuso Val Pradidali, gruppo Pale di San Martino, Agosto 2006 (foto Paoli) Pagina 7 J a n u s Anno 0, Numero 2 La del territorio: Lavoce Montagna in lettere Dove finisce l’acqua Agli escursionisti le nostre montagne appaiono spesso differenti per la vegetazione, per la sentieristica, per l’asprezza e la bellezza del paesaggio o per la difficoltà dell’escursione, ma l’elemento che le caratterizza, che le costituisce, e che in genere non viene tenuto in grande considerazione, è la roccia. Non basta distinguere tra calcare e arenaria (nota anche impropriamente come “tufo”), ma può essre utile conoscere anche le sue caratteristiche, tra cui una di notevole importanza è la permeabilità, ovvero la capacità di farsi attraversare dall’acqua. Questa caratteristica è infatti determinante sia per lo scorrimento delle acque in superficie, nei fossi e nei corsi d’acqua più importanti, che per l’infiltrazione nel sottosuolo e l’alimentazione delle falde idriche sotterranee, che vengono poi alla luce tramite sorgenti, fontanili, direttamente nei corsi d’acqua stessi oppure vengono intercettate dall’uomo tramite pozzi. Per l’escursionista è un’informazione di primaria importanza sapere in anticipo se potrà trovare acqua sorgiva o comunque potabile durante le sue uscite; e anche chi non ama le lunghe passeggiate in monta- gna e si limita a qualche picnic sarebbe ben felice di conoscere la disponibilità di acqua. Basti pensare a quante volte ci si è rammaricati di non avere sorgenti o pozzi a Cinno, meta classica degli antrodocani. Infatti, le nostre montagne hanno un comportamento differente nei confronti dell’acqua a seconda delle rocce che le costituiscono e si possono raggruppare in tre diversi grandi gruppi: gli acquiferi carbonatici, quelli calcareo-marnosi e le arenarie “impermeabili”. I primi costituiscono i grandi serbatoi di acqua sotterranea e, per la loro elevata permeabilità, facilitano l’infiltrazione delle acque nel sottosuolo, fino ad alimentare la falda profonda, detta anche “regionale”; queste acque viaggiano per tempi anche lunghi nel sottosuolo, fino a raggiungere le sorgenti del fondovalle, spesso di grande portata. Ne sono esempi classici il Monte Giano, Monte Calvo e, per buona parte, il Monte Nuria, che, insieme ai rilievi del Monte Velino, non a caso alimentano le sorgenti della Piana di S.Vittorino per una portata di circa 30 m3/s, di cui 18 m3/s erogati dalle note Sorgenti del Peschiera. Di conseguenza, su queste montagne l’acqua di superficie è scarsa e le sorgenti e i fontanili montani sono molto pochi e captate. Tutto il massiccio soggetti ad esaurimento nei periodi secchi. Gruppo Monte Terminillo, Località Cinque Confini (foto E. Boccacci) Conosciamo il sentiero Gruppo Monte Terminillo, Fonte Pisciarelle a Valle Scura Pagina 8 foto E. Boccacci) Gli acquiferi calcareomarnosi invece, pur essendo costituiti prevalentemente da rocce calcaree, presentano al loro interno dei livelli e degli strati contenenti argilla. Si ha sempre un’elevata infiltrazione delle acque nel sottosuolo, ma spesso il loro cammino viene ostacolato da questi livelli marnosi (metà calcarei, metà argillosi) che consentono alle acque di tornare a giorno. Su questi rilievi si hanno J a n u s Anno 0, Numero 2 del Terminillo, ma anche il Monte Gabbia e le pendici settentrionali di Monte Nuria (da Piscignola e Rocca di Fondi verso Antrodoco) hanno queste caratteristiche, come ben sanno gli escursionisti che si dissetano alle loro fonti. Infine, le rocce arenacee hanno una permeabilità molto bassa e di conseguenza le acque di pioggia tendono a rimanere in superficie; si infiltrano in quantità limitata all’interno delle fratture e possono alimentare piccoli fontanili che tendono all’esaurimento nel periodo siccitoso. Le acque restano in superficie, dando luogo a corsi d’acqua stagionali, che rendono rigogliosa la vegetazione nel periodo primaverile; verso la fine dell’estate, però, queste montagne tendono a divenire brulle e l’acqua comincia a scarseggiare. E’ per questo motivo che i Monti della Laga sono così affascinanti nel periodo primaverile, quando le acque danno luogo anche a cascatelle molto suggestive. Insomma, l’acqua non è distribuita casualmente sulle nostre montagne e c’è sempre un motivo geologico, nel nostro caso la permeabilità della roccia, che causa la presenza o l’assenza di acqua. In ogni caso, ogni volta che salirete su una montagna calcarea brulla e priva di fonti, pensate che tutto quello che non vedete in superficie finisce in profondità e che a valle tornerà a giorno attraverso limpide e ampie sorgenti: soffrirete meno la sete! Marco Petitta Monti Simbruini, Cascata Zompo lo Schioppo, (foto E. Boccacci) Pagina 9 Pagina 10 J a n u s Anno 0, Numero 2 Gruppo Pale di San Martino di Castrozza , Cimon de la Pala, 3129m foto E. Boccacci Pagina 11 J a n u s Anno 0, Numero 2 L’ABC della Montagna: Attrezzatura Nell’affrontare una escursione, anche semplice, non possono mancare degli accessori essenziali nello zaino di un escursionista. Nello zaino mettere del materiale per il pronto soccorso in un contenitore rigido, recipienti per alimenti e bevande, un coltello, un k-way, una lampada frontale, cappello, guanti di lana e occhiali da sole. Non può mancare una cartina dei sentieri della zona in cui si effettua l’escursione preferibilmente riposta in una bustina impermeabile. Oltre la carta è bene portare una bussola ed un altimetro. L’escursionista deve essere in grado di leggere la carta ed utilizzare sia la bussola nonché l’altimetro. A questi accessori base si aggiunge l’attrezzatura supplementare, che varia di volta in volta in funzione dell’uscita e delle esigenze personali dell’escursionista. Di seguito si fa una descrizione degli attrezzi di uso più comune. Si possono utilizzare bastoncini telescopici che agevolano il cammino dell’escursionista, riducendo la fatica dello stesso, specialmente se si usa uno zaino pesante. Essi aumentano la sicurezza in condizioni di equilibrio precario e si rivelano utili in terreni molto scoscesi e scivolosi. In escursioni in ambiente innevato si possono utilizzare piccozza e ramponi in base alle difficoltà dell’itinerario. La piccozza è utile nella progressione su neve e ghiaccio o nell’attraversamento di ghiacciai, viene impiegata principalmente per mantenere l’equilibrio e per prevenire o interrompere una caduta. Una piccozza è composta dalla testa, dal manico,dal puntale e da un lacciolo di collegamento al polso. La testa, in genere realizzata in lega di acciaio è formata dalla paletta e dalla becca. La paletta principalmente si usa per ricavare dei gradini nella neve dura o nel ghiaccio, la becca viene utilizzata per interrompere una eventuale caduta. Sulla becca è presente una dentatura che consente una maggior presa nel ghiaccio o nella neve dura. Il manico, una volta di legno, viene ora realizzato in alluminio o con materiali compositi e varia di lunghezza a seconda del campo di impiego. Una piccozza lunga è adatta per l’attraversamento di neve alta o per la progressione su terreno facile, una piccozza corta è preferibile utilizzarla su pendii ripidi. I ramponi vengono indossati sullo scarpone e presentano una serie di punte metalliche che penetrano nel ghiaccio e neve dura rendendo più sicura la progressione. Essi sono realizzati in acciaio o con leghe di alluminio molto resistenti e leggere. Esistono ramponi snodati, semirigidi e rigidi. Quelli snodati sono flessibili e destinati all’alpiniPagina 12 smo non tecnico e possono essere usati con vari modelli di scarponi. I semirigidi, parzialmente flessibili, possono essere impiegati sia per l’alpinismo classico sia per una progressione più tecnica. Quelli rigidi sono utilizzati per l’arrampicata tecnica su ghiaccio e devono essere usati con scarponi con suola rigida. I ramponi si differenziano anche per il tipo di attacco, esistono infatti ramponi a cinghie, ad attacco rapido e ad attacco misto. Possono far parte dell’equipaggiamento escursionistico casco e imbracatura, che sono indispensabili su percorsi attrezzati. Il casco serve a proteggere la testa dell’escursionista nel caso di caduta sassi ed è indispensabile in tutti quei casi in cui esiste il rischio di impatto contro superfici dure, come la roccia o il ghiaccio. Esso deve essere munito di cinghie e sottogola in modo da poter essere ben fissato sul capo. E' importante che durante l’uso non si muova rispetto al capo. Caratteristiche da ricercare in un casco sono la leggerezza, la ventilazione e la possibilità di regolare le cinghie secondo le proprie necessità. L’imbracatura viene impiegata nell’arrampicata, su percorsi attrezzati e ghiacciai se sussiste il pericolo di caduta in crepacci. Le imbracature possono essere basse, alte e intere. L’imbracatura bassa, supporta il corpo fasciandolo all’altezza dei fianchi e sulle cosce ed è costituita da due cosciali ed una cinta, regolabili e collegati tra di loro. L’imbracatura alta, o pettorale, avvolge il torace dell’escursionista. L’imbracatura intera è costituita da imbracatura bassa e pettorale, uniti tra loro. Sulle varie imbracature sono presenti dei ganci porta attrezzi. E’ importante che sul casco, sulle imbracature, sulle piccozze e i ramponi vi sia il marchio UIAA/CEN, che garantisce la presenza nel prodotto delle caratteristiche minime di resistenza ritenute indispensabili per la sicurezza nell’impiego specifico. (alcuni passi sono tratti dalle dispense del IV corso per accompagnatori escursionismo Giugno 2002 Gennaio 2003 commissione interregionale escursionismo, edito dal CMI, del CAI) Giandomenico Cipriani Gruppo Pale di San martino, attacco ferrata Nico Fusela (foto P. Marinelli) J a n u s Anno 0, Numero 2 Ricette: dall’Africa KESKESOU -Algeria (Cous cous classico) Ingredienti per 4 persone: 400 g di cous cous (si trova al supermercato) 500 g di manzo 1 cipolla e 2 spicchi d'aglio 1 mazzetto di prezzemolo foglie di sedano 5 carote 5 zucchine piselli 4 pomodori rossi olio d'oliva, sale, pepe, zenzero, zafferano, paprika dolce 1 litro di brodo vegetale una couscousssiera (un recipiente forato per la cottura a vapore). COUS COUS MAROCCHINO Condimento con carne e verdure per couscous marocchino Tempo di cottura 5 ore e mezza (oltre la cottura del couscous che avverrà a parte). Ingredienti per 15 persone: 1,500 kg cipolle 1 peperoncino piccante 1 cucchiaio scarso di paprica 4 carote grosse intere 4 kg di capretto 1 kg di ceci già ammollati 1 cavolo cappuccio intero 60 g di coriandolo fresco tritato 4 zucchine genovesi sale e pepe q.b. Tagliate a pezzi grossi la cipolla e l'aglio, rosolare appena e aggiungere la carne tritata. Tritate il prezzemolo con le foglie di sedano, tagliate i pomodori a pezzi grossi e mettete nella pentola. Aggiungete le spezie e allungare con il brodo. Lasciare a bollire tutto per circa un'ora. Tagliate le verdure a bastoncini. In un recipente abbastanza grande versate il cous cous e bagnate con mezzo litro d'acqua. Mescolate bene con le mani, fino a separare i granelli. Mettere nella couscoussiera e posizionare sopra la pentola con il brodo. Dopo circa mezz'ora aggiungere le carote e le zucchine, e a fine cottura anche i piselli. Prima di servire bagnate con poco brodo ancora una volta. Aggiungete sale e olio e mescolate bene. Su un vassoio ampio, formate una montagnola con il cous cous, aprite con le mani la cima e versatevi le verdure e la carne. Bagnate un'ultima volta con il brodo e servite caldo. Far rosolare a lungo (più di mezz'ora) le cipolle affettate finemente in olio abbondante, un po' di sale e due cucchiai di coriandolo. Lavare il capretto tagliato a pezzi (in Marocco utilizzano la carne di pecora) in acqua e sale, sistemarlo sulle cipolle e far cuocere a fuoco lento con un peperoncino piccante e un cucchiaio scarso di paprica. Togliere il capretto a mezza cottura (sarà passata circa un'ora e mezza da quando abbiamo cominciato a rosolare le cipolle), lasciando qualche pezzo con l'osso. Aggiungere le carote intere, dopo circa 20 minuti aggiungere i ceci. A metà cottura dei ceci (saranno passati altri 20 minuti), aggiungere il cavolo cappuccio intero e, dopo 5 minuti, rimettere il capretto nella pentola, coprire di acqua e salare con sale sciolto in acqua. Aggiungere pepe e il rimanente coriandolo e cuocere per altre 2 ore e mezza. Infine aggiungere 4 zucchine genovesi intere e cuoce- (ricette raccolte da Maria Luisa Cianca) CUSCUS VEGETARIANO Ingredienti per 4 persone: 300 gr di cuscus precotto, 8 carote medie, 4 zucchine, 1 peperone verde oppure 6 peperoncini verdi dolci, 150 gr di ceci secchi, un pezzo di zucca gialla di 400 gr, 1 cucchiaino raso di paprika forte, 1 cucchiaino raso di cannella in polvere, 1 cipolla, 20 gr di burro, 5 cucchiai d'olio d'oliva, sale. Il giorno prima, mettete i ceci a bagno con acqua fredda. Il giorno dopo, lessateli per 2 ore. Mondate il peperone e tagliatelo a grossi pezzi. Sbucciate le carote e tagliatele in 3 o 4. Lavate le zucchine, eliminate le estremità e tagliatele in 3 o 4 tronchetti. Scaldate 3 cucchiai d'olio in una pentola e fatevi appassire la cipolla affettata senza farle prendere colore. Unite la paprika e lasciate tostare per 30 secondi. Gettate quindi nella casseruola le carote e i peperoni. Lasciate cuocere per 10 minuti a fuoco piuttosto basso, quindi unite i ceci scolati e bagnate con 1 litro di acqua. Salate leggermente e lasciate cuocere per 30 minuti. Fate dorare la zucca tagliata a cubi nell'olio rimasto in una padella a fuoco alto e unitela alle altre verdure. Unite infine le zucchine e prolungate la cottura di altri 20 minuti. Nel frattempo, scaldate il cuscus seguendo le istruzioni riportate sulla confezione. Quando il cuscus è pronto, versatelo in un grande piatto da portata e irroratelo con un mestolo del liquido di cottura delle verdure. Unite il burro e la cannella e mescolate bene. Versate le verdure in centro e servite subito. Pagina 13 Anno 0, Numero 2 J a n u s Attività sezionali L’invito di Janus …. da non perdere!!! VIII “Alta via del Marrone” Passeggiata tra i castagneti di Antrodoco e …..Dintorni Prossime Escursioni Ottobre Chi ama i colori e i rumori dell’Autunno non può mancare all’ormai tradizionale passeggiata per i castagneti di Antrodoco. Un’occasione per gli adulti di ammirare la bellezza del sottobosco in questo perio- Domenica 1 Macera della Morte 2073m. do dell’anno cosi ricco di colori e di profumi, ma soprattutto un Da Poggio d'Api (RI) viaggio divertente e ricco di stimoli per i più piccoli. Sono previste Monti della Laga diverse soste per dare modo ad esperti naturalistici di parlarci di questi posti e di questo frutto, con l’obiettivo di far cogliere ai parte- Domenica 15 Natura & Storia ".Trekking Borbocipanti l’interesse economico, ma anche le tradizioni e gli aspetti na—Cascina" e ………. fagioli borbontini !!! socio-culturali legati al marrone e alla loro coltivazione e consumo. Da Santa Maria del Monte Borbona (RI) Ad aspettare i partecipanti al termine dell’escursione, un ricco pranDomenica 29 IN TERSEZIONALE C.M.I. zo a base di prodotti tipici e le immancabili CALDARROSTE! 8° ed."ALTA VIA DEL MARRONE MARRONE" Escursione Turistica-T (Facile) Da Antrodoco (RI) Tempo di percorrenza 4 ore Novembre Dislivello 400m Domenica 29 Ottobre 8.30-Ritrovo Piazza del Popolo Antrodoco Sabato 11 Natura & storia Eremi di Celestino V. Foto E. Boccacci 9.00 Inizio escursione guidata tra i castagneti. Previste soste con esperti naturalistici 13.30 Degustazione prodotti tipici ad Antrodoco 16.00 Caldarroste Pagina 14 Gruppo della Maiella da Caramanico(CH) Domenica 19 Natura & storia Sulle vie degli Etruschi. Parco Valle del Treia Mazzano Romano(VT) J a n u s Anno 0, Numero 2 PERCORSO PER MOUNTAIN-BIKE LUNGHEZZA: 25,72 km ANTRODOCO – NURIA RIF. BORGOVELINO – ROCCA DI FONDI ALTO - ANTRODOCO FONDO STRADALE: Asfalto/Sterrato DIFFICOLTA’: MEDIA DISLIVELLO SALITA: 670 m 1400 1400 DISLIVELLO DISCESA: 670 m 1150 1150 -- N N ur uriiaa 110 110 0 - Pi Pisci sci g no l a R Rif i f..B B oorrggoovel velii no no b iivio vi o R o cca d i F o nd i 1200 1200 1000 1000 9 8 0 - R o cca d i F o nd i A lt lto 800 800 6 9 5 - R o cca d i F o nd i B asso 600 600 448800 -- A Ant ntrrooddooco co 4 8 0 - A nt r o d o co 400 400 200 200 m s.l.m. 00 00 km 55 10 15 20 25 30 Partendo da Antrodoco si percorre la SS 4, via Salaria, direzione Rieti. Dopo circa 2 Km svoltare a sinistra bivio per Colle Rinaldo e proseguire in direzione M.te Nuria senza attraversare il paese fino a raggiungere il rifugio di Borgovelino. Dirigersi lungo la strada ste rata adiacente al rifugio in direzione Piscignola e percorrerla per circa 5 Km. Qui seguire le indicazioni per Rocca di fondi che si ra giunge su strada sterrata in lieve discesa. Senza arrivare al paese, prendere la strada asfaltata che dopo una discesa di 7 Km conduce al paese di Antrodoco. Maurizio De Silvestri FestaFesta degli degli AlpiniAlpini : Dopo: laDopo deposizione la deposiziodella corona ainecaduti della svoltasi corona ilaigiorno caduti 23 svoltasi Agosto il giorno ai prati23 di Agosto Cinno, gli Alpiniaiinprati collaborazione di Cinno, gli conAlpini il CAIindicollaborazione Antrodoco, hanno con il riprosto ilCAI consueto di Antrodoco, appuntamento hannoannuale riprostoalla il consueto chiesetta apdi Monte puntamento Giano. annuale L’ escursione alla chiesetta del 27 di Agosto Monte 2006, Giano.cheL’è partita escurdalla sione Madonna del 27 Agosto delle Grotte 2006,, ha cheriscosso è partitagrande dalla successo Madonnacon delle la partecipazione Grotte , ha riscosso di molte grande persone, successo di ogni con fascia la partecipazione d’età. Dopo di la celebrazione molte persone,alladichiesetta ogni fascia dellad’età. Messa Dopo ai caduti, la celebrazione è stata offerto alla dagli chiesetta alpini della un Messa bel piatto ai caduti, di “cannorozzitti è stata offerto sfrittu daglie caciu”, alpini un tipico bel piatto di “cannorozzitti Antrodoco e spesso sfrittu in e caciu”, uso daitipico montanari piattodidiun Antrodotempo. Da co sottolineare e spesso in uso che dai è stato montanari preparato di un sultempo. posto Da e tutto sottolineare l’occorrente, che è come stato da preparato tradizione, sul èposto stato portato e tutto al’occorrente, dorso di …..come Mulo!!da tradizione, è stato portato a dorso di ….. Mulo!! Il gruppo ANA e il CAI di Antrodoco ringraziano tutti i partecipanti e Il gruppo ANA e il CAI Antrodoco ringraziano tutti collaboratori che hanno reso dipossibile la manifestazione e lai partecipanti redazione die collaboratori cheper hanno possibilealla la rivista. manifestazione e la redazione di Janus ringrazia il lororeso contributo Janus ringrazia per il loro contributo alla rivista. ARRAMPICATA SPORTIVA Nel comune di Antrodoco sono presenti le seguenti le presenti strutture: seguenti strutture: Palestra artificiale di arrampicata sportiva indoor presso palazzetto indoor presso dello palazzetto sport, composta dello sport, da un composta boulderda(5m unxboul4m) e da(5m der unaxparete 4m) eattrezzata da una parete (2.5 attrezzata x 9 m). Orario: (2.5 xLunedì 9 m). e VenerdìLunedì Orario: dalle 21.00 e Venerdì alle 23.00, dalle 21.00 a richiesta alle 23.00, a seconda a ri-della disponibilità chiesta a seconda del palazzetto. della disponibilità del palazzetto. La posta di Janus: [email protected] Contattare: Coletti Giovanni/Cipriani Giandomenico. Palestra Naturale Outdoor “Parco degli Ulivi” situata alle pendici del monte Giano (Km 4+100 ss17 per L’Aquila). Per maggiori dettagli consultare “Falesie d’Abruzzo”. Per comunicazioni, notizie, piccoli annunci che vorreste vedere pubblicati scriveteci !!!! Janus ha spedito il giornalino ai suoi soci CAI e agli amici delle altre sezioni. Se sei socio CAI e vuoi riceverlo anche tu, mandaci il tuo indirizzo e-mail. - Pagina 15 Pagina 15 Ingredienti per 60/70 Stracci Per la frittella: Farina Uova10 Sale q.b. Acqua 20 cucchiai 4 bicchieri Per ripieno: Macinato misto (pollo, maiale, ect.) Mozzarella 600 g Passata di pomodori Sedano Basilico Sale, Olio, Cipolla, parmiggiano