VENI VIDI VICI WCC 2013 15 anni in tour A cura di Riccardo Battisti e Giulio Marcone Il racconto del World Carp Classic 2013, alla sua quindicesima candelina, lo affidiamo ad alcuni dei partecipanti italiani (a parte le olandesi vincitrici), alle loro emozioni e alle loro considerazioni tecniche. Tanti racconti per una sola grande storia, che si ripeterà a Bolsena, uguale e diversa, anche il prossimo anno. 88 - Mondo CARPA MC16_088_095_VeniVidi.indd 88 14/01/14 19:38 Pillole di strategia N el quindicesimo anniversario del World Carp Classic, per il secondo anno consecutivo a Bolsena, non sono mancate certamente le emozioni. Un esempio per tutti il gradino più alto del podio, strameritato da due donne, Bianca Venema e Lizette Beunders, per la prima volta a Bolsena, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia di questa competizione. Anche quest’anno Bolsena si è dimostrato un campo gara all’altezza delle tre precedenti location della gara (Lac Amance, Lac Foret d’Orient, Lac de Madine), regalando tante catture e anche di taglia notevole. L’organizzazione è stata impeccabile ed efficace, grazie all’impegno tenace del fondatore dell’evento Ross Honey e di tutto il suo team che ha lavorato, riuscendoci, affinché questa importante edizione rimanesse memorabile. Non sono mancati i colpi di scena. Benché il primo posto sia stato sin dal primo giorno “prenotato” dalle due olandesi, per le posizioni di testa c’è stta una gara avvincente che ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino alla fine. Bisogna dirlo, la supremazia è stata tricolore, con tanti team italiani a dimostrare le doti tecniche dei carpisti del Belpaese. Ross il boss Il commento di Ross Honey all’evento è fiero: «La vittoria di due pescatrici in rosa, bravissime e atletiche, è stato sicuramente il modo migliore per festeggiare i quindici anni di questa competizione. Bolsena ancora una volta ha regalato chili e chili delle sue fantastiche carpe. Oggi il WCC non sarebbe quello che è, ovvero l’evento dell’anno a livello mondiale, senza l’apporto di una nutrita schiera di lavoratori e volontari che hanno lavorato senza sosta prima, durante e dopo l’evento. E il merito lo divido anche con le amministrazioni locali che hanno capito quanto possa valere questa manifestazione a livello di immagine. E grazie anche agli sponsor che ci hanno seguito e che hanno dedicato a questo evento prodotti esclusivi, penso a Spomb, e celebrativi, come la bilancia del quindicesimo anniversario a firma Reuben Heaton. Ovviamente grazie anche a tutti i concorrenti e ai ● tanti spettatori». MC16_088_095_VeniVidi.indd 89 CHE COPPIA LE OLANDESI! Strategia “bait bomb” per le prime classificate. A loro la parola L a nostra arma segreta è stata la pasturazione. Non ci siamo limitate ad affidare la nostra gara a una o due esche, bensì ne abbiamo usate tante di diversa natura e aromatizzazione, ben sapendo che un apporto continuo e massiccio di esche diverse avrebbe, almeno nei nostri piani, avvicinato i pesci e li avrebbe tenuti in zona, incuriositi almeno da una delle esche usate. Abbiamo pasturato con 60 chili di esche ogni giorno per tutta la settimana di gara. Le boilie, tutte spezzettate, erano di sei tipi: Red Amno, The Source, White Chocolate e Coconut Cream, Sardine & Anchovise, Banana Nut Crucnh e The Crave. A queste sono state aggiunti vari tipi di particle, tra le quali canapa e tiger, e vari tipi di pellet di diversi diametri. Ogni volta abbiamo mischiato insieme tutte queste esche, tenute insieme dal Black Amino, dal Coconut groundbait e lo stick mix The Source e Spicy Tuna, fino ad avere delle grosse palle di pastura super attrattiva. Dalle tre alle cinque palle su ogni spot, accompagnate da due o tre manciate di tiger intere, sono state il nostro must per questa competizione: attrazione sul fondo e anche lungo la colonna d’acqua. Per quanto riguarda la seconda parte della straegia, gli inneschi, ci siamo affidati a sei diverse configurazioni, sia per quanto riguarda il tipo di esche, comunque tutte boilie, sia per il tipo di innesco, dalle affondanti alle pop up passando per gli omini. Come hanno dimostrato le tante e belle carpe prese, pare abbia funzionato. Per quanto riguarda gli spot, abbiamo pescato vicino a Capodimonte, nell’angolo sud ovest del lago, esattamente al chilometro 43. Abbiamo pescato a una distanza di 180 metri su profondità dai 6 agli 8 metri, cercando a lungo i buchi e i corridoi tra le alghe, stando attente soprattutto ai punti aperti e con alghe basse. Ringraziamo tutti, ma proprio tutti, quelli che hanno reso possibile questo traguardo. 14/01/14 19:38 WCC Reality MONALDI, MONALDI, CAPANNINI I terzi assoluti raccontano la loro esperienza P er noi è la seconda esperienza al World Carp Classic. La nostra squadra è composta da Antonio Monaldi, Francesco Capannini e Giovanni Monaldi, new entry del gruppo. Abbiamo avuto la fortuna di estrarre un’ottima postazione, almeno sulla carta, che poi si è effettivamente rivelata tale. Dopo un colpo di cannone che dà inizio alle danze, cominciamo immediatamente l’operazione di scandagliatura del nostro settore, rendendoci subito conto che il problema principale è la grande presenza di alghe ed erbai. Tornati a riva decidiamo di posizionare gli inneschi con l’ausilio del batiscopio, tentando di essere più precisi possibile. Arriva la notte e tutto tace. L’idea è di ricalare due canne aiutandoci con la telecamera per cercare buchi puliti tra le alghe e sperare di intercettare il passaggio dei pesci. Dopo poche ore arriva la prima partenza sulle canne di Francesco in prossimità di una boa in mezzo ad un algaio. Dopo la ferrata il pesce era già incagliato e a nulla è servito uscire con il gommone. Non ci siamo demoralizzati e subito abbiamo riposizionato l’innesco: nemmeno 40 minuti dopo ecco la seconda partenza... e il secondo “cesto di alghe senza pesce”. Cambiamo strategia rivedendo soprattutto terminali ed inneschi, cosa che si è rivelata subito vincente e che ci fa portare a guadino nelle prime ore del giorno un paio di bei pesci. Intanto il tempo cambia e comincia un vento di tramontana, noto a tutti i patiti di questo lago. Ma la strategia continua a dare i suoi frutti, con altre quattro catture in poche ore. Il vento ci ha impedito di usare il batiscopio e anche di avvalersi a dovere della telecamera, costringendoci a lavorare soprattutto con il Gps per calare sul pulito. Questo ci ha garantito di pescare per bene anche durante la bufera... e le carpe sono state collaborative, con due belle regine da 15 e da 16 chili. Purtroppo altri due pesci sono stati persi a causa della catena della boa. Le catture sono costanti, con una media di cinque al giorno. L’entusiasmo è alle stelle. Guardando le catture registrate dai giudici Alex e Tom cominciamo a stilare una classifica e ci rendiamo conto immediatamente di poter combattere per le prime posizioni. La terza notte, molto fruttuosa ma non per peso, ci permette di raggiungere la quarta posizione a pochi chili dai terzi assoluti. E qui comincia il bello... carichi come molle, il quarto giorno pensiamo di affrontare una nuova giornata piena di catture e invece le carpe sembrano svanite nel nulla. Siamo comunque fiduciosi per l’arrivo della pioggia. Dopo svariate ore un bel salto proprio sopra il segnalino... ecco la nostra speranza. Calano le tenebre e con le prime gocce di pioggia si riaprono le danze con due pesci in breve tempo. La nostra fortuna è che il lago è calmo e riusciamo a calare con la telecamera. Siamo in attesa di un’altra partenza che vale oro e puntualmente arriva una carpa da 11,2 chili, per di più una specchi nell’impero delle regine. Altri due pesci nella notte ci fanno sperare di essere terzi assoluti... cosa che si è rivelata azzeccata al mattino, quando un nuovo colpo di cannone ha decretato la fine della gara. Increduli ci abbracciamo congratulandoci l’uno con l’altro per lo stressante ma vincente lavoro svolto durante tutto l’arco della competizione. Siamo più che soddisfatti del nostro risultato e la speranza è ovviamente quella di poter partecipare anche il prossimo anno, cercando di raggiungere risultati sempre migliori in una competizione a livello mondiale. L’organizzazione è stata impeccabile, dimostrando serietà in tutto e disponibilità degna di un evento epico. 90 - Mondo CARPA MC16_088_095_VeniVidi.indd 90 14/01/14 19:38 GIACINTI, RICUCCI, CANATO A loro è rimasto impresso soprattutto il “sapore” dell’evento... come dargli torto P er il nostro team FG Carp (Andrea Giacinti, Giacomo Riccucci e Daniele Canato, ndr ) è stata la prima volta al WCC, manifestazione di altissimo livello con un’organizzazione impeccabile, accurata e professionale. Fantastici ed indimenticabili momenti ci hanno accompagnato per tutto lo svolgimento della gara. L’amore per un posto meraviglioso ed affascinante come Bolsena, la passione per una tipologia di pesca che racchiude in se stessa, oltre alle catture e al risultato finale, le emozioni indescrivibili come l’unione dei compagni di pesca e la voglia di confronto con altre squadre, sempre in un clima di rispetto ed amicizia reciproca... non c’è cosa più bella che conoscere nuovi posti, nuove persone e tecniche. Questo evento è unico nel suo genere, partendo dall’accoglienza e la gentilezza dimostrata per tutta la manifestazione e da un’organizzazione efficientissima che ha studiato tutto nei minimi dettagli, dall’estrazione delle poste, che è stata entusiasmante e piena di suspence, alla premiazione finale ricca di bellissimi premi. Con l’occasione ringraziamo tutti gli organizzatori ai quali abbiamo già confermato la partecipazione del nostro Team per il prossimo anno; un ringraziamento anche ai marshall che durante i giorni di pesca hanno fatto in modo che la competizione si svolgesse nel rispetto del regolamento, ed infine ai nostri tantissimi amici e familiari che ci sono stati vicini fino all’ultimo minuto di gara. Mondo CARPA - 91 MC16_088_095_VeniVidi.indd 91 14/01/14 19:38 WCC Reality SAVARELLI, SAVARELLI, SENZA RUNNER Lo scanzonato racconto di un primo posto nel settore Imperial Bait N asce tutto da una domanda che rivolgo a mio cugino, nonché compagno di pesca: «Ci iscriviamo al WCC il prossimo anno?». Ci pensa alcuni secondi e con la faccia ancora sbalordita risponde: «ci sto». Comincia così la nostra avventura, dopo le mille peripezie e sbattimenti fra iscrizione, traduzione testi (siamo due schiappe con l’inglese) e regolamenti. La coppia Savarelli Marco - Savarelli Alessandro, codice WCC13-072, è confirmed. Passano i mesi come il vento, siamo ormai ai primi di settembre e la tensione comincia a farsi sentire, mille cose da fare e da preparare, arriva il primo rebus, esche, self di sicuro, ma quali? Classiche Ananas-butirrico o Banana color giallo che tante soddisfazioni ci hanno dato oppure quella ricetta nuova aromatizzata Trigga che per quel poco che siamo riusciti a provare sembra che funzioni? Alla fine, anche se non con il 100 percento dei consensi, vince Trigga, boilie che verranno affiancate a delle pellet sempre solito aroma, granaglie miste e una buona scorta di sacchetti di ready made pronte all’uso, gusti classici. Il secondo dilemma, il runner sì, no, ma se sì chi? Uno che, anche se siamo sotto pressione non ti faccia sbroccare, che sia in grado di dare un consiglio nel momento del bisogno, capace con l’imbarcazione, che si svegli al primo biiiipp, ehhh mhhhh, sto pensando, dai pensa anche te Ale, trovato! Si fa senza che è meglio. Quando siamo nervosi ci sopportiamo male a vicenda, figuriamoci in tre. Ci siamo, è venerdì. Ci troviamo per caricare il furgone, io che volevo prendere l’essenziale finisce che prendo tutto quello che ho da pesca, lascio a casa giusto giusto la cannina con il galleggiante per il laghetto, ora tutti a letto qualche ora per riposarsi, domani si parte. Siamo al bivy camp, controllo imbarcazioni e dotazioni di sicurezza, registrazione (con il nostro inglese), ma la spuntiamo grazie a Irene (mia moglie) che ci ha accompagnato come traduttrice... siamo veramente ignoranti. Il pomeriggio facciamo un giro del lago per controllare le poste, insieme all’amico, nonché rappresentante Outdoor international, Fabio Perisse che grazie alla sua esperienza ci regala dei consigli molto utili. Il giorno seguente scorre via tranquillo, con una bellissima parata per le strade del paese, poi tutti dentro al teatro per l’estrazione del picchetto, prende parola Ross, poi il Sindaco ed infine facciamo un minuto di silenzio per Bruce Ashby, scomparso pochi giorni prima. Era arrivato il momento, dovevamo estrarre per quarantesimi, quei minuti sembravano ore, perchè quello era il momento più importante della gara. Ross ci chiama. «Tocca a te cugino, fra i due sei quello con più fortuna per queste cose». Mano dentro... settore Imperial Bait picchetto 76, a quel punto mi guarda come se avesse visto un fantasma e dice «È un buon posto?». È buono sì, cavolo! Pochi istanti per firme e scartoffie burocratiche e via di corsa con la macchina per vedere la postazione. Alle 14 un colpo di cannone apre le danze e via tutti fuori con le imbarcazioni. Passo circa due ora a scandagliare e visionare il fondale con la telecamera, individuando un bel corridoio fra due banchi d’alghe alti circa 1,5 metri ad una profondità di 4,5 metri. Caliamo subito 2 canne, un’altra su un bel buco a 6,5 metri e l’ultima alla fine dell’algaio su 8 metri d’acqua a 200 metri da riva. Passeremo cosi la nottata, pronti l’indomani mattina a cambiare qualcosa se fosse necessario. Gli inneschi? Tutti diversi: Trigga self, coconut ice, ananas butirrico e una a mais che non può mancare. La notte scorre tranquilla, ma la mattina alle 8:30 suona il primo avvisatore, stivali, canna alla mano, salto in gommone e dopo solo pochi istanti Alessandro è sopra il pesce, combattimento strepitoso per tirare fuori dalle alghe la nostra amica, che farà salire l’ago della bilancia a 16,90 chili. Non male come inizio. Alle 15 di nuovo la solita canna ci regala una stupenda regina color oro di 12,40 chili. A questo punto optiamo per spostare la seconda canna sul corridoio, era sprecata, meglio dedicarla ad un altro punto scoperto, individuato a circa 150 metri ad una profondità di 7,3. La scelta viene ripagata e alle 23, con una regina da 13,60 chili, in poco più di 24 ore di gara abbiamo portato a guadino 3 pesci sopra i 12 chili. Siamo euforici, e con noi anche tutto il Black Carp Arezzo che tramite Whats App non ci abbandona un minuto. Il giorno seguente alle 3:30 di notte è il mio turno, con la canna sugli 8 metri alla fine dell’algaio che dopo una bella lotta fra alghe e giri attorno alla boa di segnalazione riesco a portare a guadino. È la nostra big della sessione, una 17,40 chili! I ragazzi del club dopo le foto postate in piena notte rispondono e esultano, anche se sono le 4 del mattino. Ragazzi siete stati la nostra benzina, grandi. È il terzo giorno e sempre alle 8 di mattina la canna sul corridoio ci regala un’altra partenza che però non porteremo in bilancia, troppo imboscata nelle alghe, si slama. Tutto il giorno passa senza altre catture e ci disperiamo per il pesce perso, ma nella notte prendiamo un altro bel pesce da 15,50 chili e il mattino seguente, (indovinate a che ora?) nel corridoio una 11,60 chili. Poi si calma il vento e finiscono le catture, sia per noi che per i nostri vicini, peccato perché andavamo forte. Passiamo il tempo a controllare la classifica e ora dopo ora ci vediamo sorpassare. È stato frustrante ma non possiamo fare niente, apportiamo cambiamenti alle lenze di continuo ma non c’è storia. L’unica cosa positiva è che tutto il nostro settore è fermo e quindi rimaniamo primi di settore. Manca ancora una notte e verso le 17:00 comincia a montare un lieve vento da sud che ci fa ben sperare. Dico ad Ale di avvisare i pesci che la gara finisce alle 8:00, quindi che vengano prima a far colazione. Non ci crederete ma alle 7:50, la solita canna sul corridoio ci regala l’ultima cattura. Siamo primi di settore! Cominciamo a smontare, fra una chiamata e l’altra, ancora quasi increduli. Ci raggiungono anche i nostri amici di Arezzo che ci confermano il loro 3° posto e che l’altra coppia, sempre di Arezzo, ha fatto il 1° di settore. Che dire, non poteva andare meglio, ci godiamo il nostro momento di gloria alla premiazione e poi tutti a casa. Se ne riparla l’anno prossimo! 92 - Mondo CARPA MC16_088_095_VeniVidi.indd 92 14/01/14 19:38 LUCA E NICOLA SIMONATO SCAPPOTTANO Nel difficile settore Pescalis riescono a catturare pescando in marginal S embrava ieri quando in Project Baits si partoriva l’idea di affrontare il WCC 2013. Ed eccoci qua, zaini in spalla, rod pod tra le mani, qualche secchio di mais sparso a terra qua e là nel cortile di casa e la luna che fa capolino. Io, Nicola e il mitico team runner Francesco Mantoan, cominciamo a caricare le auto fino all’ultimo angolo disponibile, per essere pronti il mattino seguente ad affrontare quei 500 chilometri che ci separano dal grande vulcano. Le condizioni meteo non risultano affatto favorevoli, infatti all’inizio della parata una pioggia improvvisa prova a rinfrescare gli animi dei partecipanti che nel tragitto fino al teatro, dove avverrà il sorteggio, sventolano orgogliosi i colori del proprio Paese. È proprio in questo momento che ci si rende conto della maestosità di un tale evento e dell’importanza che il carp fishing attualmente riveste a livello nazionale ed internazionale. Per il nostro team Project Baits il pomeriggio al teatro San Francesco si prospetta abbastanza lungo, in quanto estrarremo il nostro peg per 129esimi. La tensione e il pathos salgono sempre di più all’udire le chiamate dei picchetti più importanti del lago andarsene insieme ai fortunati che li hanno estratti. Poi tocca a noi. La dea bendata sicuramente in quel momento non ci ha sorriso e, aperto il bigliettino, leggiamo: Pescalis 8. Si tratta di una zona poco pescosa del lago dove nella scorsa edizione non è stato catturato nemmeno un pesce. Sarà una sfida dura e avvincente... Il fondale è omogeneo per lunghissimi tratti: 4 metri di profondità e una MC16_088_095_VeniVidi.indd 93 grandissima distesa di alghe, come ci fossero tantissimi campi da calcio uno di fianco all’altro. Sin da subito prendiamo coscienza che sarà un’impresa più ardua del previsto. Noi, le nostre 4 canne e un mare d’erba davanti. 50 ore di pesca, quasi metà gara, sono volate via senza neppure rendercene conto, tra pasturazioni variabili e presentazioni di ogni tipo. Sembrava fosse impossibile trovare il bandolo della matassa. I nostri “vicini” bulgari, inglesi e cechi sono lì tra i 200 e i 250 metri da riva e spostano i loro segnalini un colpo a destra e un colpo a sinistra senza neppure loro riuscire a trovare una valida soluzione. Come se non bastasse gli abitanti del posto non facevano altro che ribadire il fatto che in quel posto carpe non ne girano. Non potevamo arrenderci così e con l’ennesimo giro di perlustrazione, osservando il fondo con il batiscopio, ci accorgiamo che le alghe nel sottoriva erano più “pulite” e “ossigenate” di quelle che popolavano i metri successivi, piene di detriti e sedimenti che non davano alcun segnale di passaggio. Che le baffone vengano a mangiare nel sottoriva? Da qui il paradosso: dalla riva guardi il lago, che sembra a tratti un mare, e tutti ipotizzano distanze siderali da raggiungere, noi invece decidiamo che quella terza notte l’avremmo affrontata con i terminali a 15 metri dalla riva. Una scelta controcorrente e coraggiosa che raggiunge la sua sublimazione alle 3:15 di notte, quando il silenzio viene improvvisamente interrotto dallo stridere del suono della centralina che ci fa sobbalzare tutti in piedi. Eccola, è lei la regina dorata! La soddisfazione era alle stelle, così come l’entusiasmo dopo avere avuto la notte stessa, qualche ora più tardi, un’altra partenza con la rottura del terminale. Le ultime due notti ci hanno regalato altri due pesci che purtroppo non raggiungevano i 5 chili necessari per essere omologati, facendo svanire cosi nell’aria il sogno sfiorato di salire sul trono dei vincitori di settore. Onore e merito al team olandese al peg 2 che ha catturato una meravigliosa regina vulcanica di 17 chili. Di questo WCC rimangono grandi soddisfazioni, bellissimi ricordi, la conoscenza di grandi angler e di bellissime persone, un’esperienza ricca di emozioni forti da portare in fondo al cuore negli anni a venire. 14/01/14 19:38 WCC Reality RICCARDO BATTISTI E DANIELE COLAPICCHIONI Fregati al fotofinish, portano a casa la soddisfazione dell’impegno Q uest’anno è stato deciso di fare una sola estrazione per la postazione, mentre l’anno scorso il “pick&dicth” dava la possibilità di poter rinunciare alla prima per poi prendere la seconda definitivamente. Ad alcuni, quindi, i sogni si sono infranti già al momento dell’estrazione, perché con il ripetersi delle edizioni ormai si sanno quali sono i posti che sono favoriti per la vittoria, quali possono cercare il primo di settore e quali non danno un minimo di speranza. D’altronde, chi fa questo genere di gare sa a cosa va incontro. Io e Daniele siamo una coppia affiatata. Ci capiamo con uno sguardo e durante l’azione di pesca non serve neanche parlare perché entrambi sappiamo cosa fare. Anche la scelta del runner non è da sottovalutare, perché è sicuramente di aiuto. Chiaramente il nostro consiglio è quello di portare con voi un amico o una persona a voi vicina, perché è bello condividere quei momenti anche di sofferenza, ma senza dubbio serve un pescatore che sappia cosa fare in quelle situazioni. Roberto Mattei, nostro amico prima che runner, ci è stato sempre vicino ed è stato bello confrontarsi con lui, con le sue conoscenze e con il suo entusiasmo. Al momento dell’estrazione siamo saliti sul palco ed è toccato a me immergere la mano nel bussolotto. Momenti di pura tensione, con una sudorazione talmente forte che sembrava ci avessero fatto un gavettone. Un lungo respiro e subito ho scelto il numero: Spomb 85 . Ho guardato Daniele sorridendo, pensando fosse Capodimonte, nonché la prima posta di picchetto. L’euforia era alle stelle... ma... mentre stavamo scendendo dal palco Roberto ci ha riportato con i piedi per terra dicendoci che eravamo gli ultimi, a Gradoli. Per nostra fortuna e sfortuna, scoprirete poi il perché, il primo del nostro settore si trovava a Capodimonte, alla fine della spiaggia dopo monte Bisenzio, in una zona molto calda dove l’anno scorso Campanini e Mongrandi si sono aggiudicati il secondo posto, mentre tutto il resto del nostro settore si trovava da tutt’altra parte. Questo ci poteva portare ad un risultato perché la gara sarebbe iniziata subito a mille per il team austriaco che già dalle prime ore di gara ha iniziato un testa a testa con la squadra femminile olandese che poi si è aggiudicata il primo posto. Facendo due conti abbiamo capito che sarebbe bastato fare qualche pesce per aggiudicarsi il settore, anche perché la zona non era delle migliori e oltretutto eravamo anche sfavoriti dalla direzione del vento. La prima notte è trascorsa senza catture e al mattino presto abbiamo iniziato a pensare ai cambiamenti da fare e soprattutto se fosse il caso di farli, anche perché ci era arrivata la notizia che il primo pesce era stato catturato dalla postazione Spomb 84, alla nostra destra. È iniziata una lunga serie di pensieri, di tensione, di dubbi e così ci siamo consolati con un piatto di amatriciana, compagno indiscutibile delle nostre sessioni, per poi metterci in branda aspettando una partenza che, per fortuna, non tarda ad arrivare, portando a guadino una regina in uno spot di acqua bassa non tanto distante dalla riva. 11 chili, strette di mano e fotografie. Si torna in branda ma non per molto. Verso le 3 siamo di nuovo “costretti” ad uscire in barca. Un’altra partenza in un altro spot, questa volta in acqua piu profonda e dopo un lungo combattimento ho portato a guadino una carpa da 15.700 chili. L’euforia era indescrivibile, mi ricordo ancora l’abbraccio con Roberto in barca, per poco non siamo cascati in acqua. Siamo tornati a riva e di nuovo abbiamo contattato i Marshall che ci hanno comunicato che eravamo i primi di settore perché Spomb 84 aveva soltanto due pesci sugli 8 chili. Ci siamo trovati però a farci delle domande: perché le uniche risposte le abbiamo avute sulle mie canne mentre quelle di Daniele non davano segni di vita? Il mattino seguente siamo stati “disturbati” dal suono di un segnalatore, ma non il nostro, quello della coppia a fianco, in tutti i sensi, perché Spomb 84 si avvicina a noi con uno svantaggio di 7 etti. Abbiamo iniziato a pensare e ripensare e a farci forza, perché meno di un chilo di differenza era davvero poco. Mentre stavamo pensando proprio a questo la coppia belga ha avuto due partenze, fortunatamente due pesci di 2 kg quindi sottomisura. La situazione era ancora stabile. Come di routine sono passati i giorni tra cambiamenti di tempo, numerose catture intorno al lago e visite di tanti amici che sono passati a salutarci. Così siamo arrivati a due giorni dalla fine della gara e il traguardo sembrava vicino. La notte non riuscivamo a dormire per i troppi pensieri. Proprio quando ci trovavamo nel mondo di Morfeo la canna marginale “urla” all’impazzata. Toccava a Daniele che è uscito fuori in un attimo. Eravamo tutti pronti ad uscire ma tutto è svanito in poco tempo perché il pesce si era slamato. Il gelo. Roberto ha trovato il coraggio di dire: «Daniè ma che mi combini», per sdrammatizzare. Quando accadono questi inconvenienti bisogna stare uniti e non farsi sopraffare dalla sconfitta, rincuorando chi ha avuto la sfortuna di perdere un pesce. Al mattino la situazione era sempre uguale ma Rob van de Bergh e Remko Akkermans si stavano avvicinando troppo... ma proprio allora una partenza fulminea ci riporta alla realtà, una pronta ferrata e Daniele e Roberto sono usciti in barca, portando a guadino la cattura e aumentando il vantaggio di 9 chili. Abbiamo cambiato umore e controllando la classifica avevamo la conferma che eravamo in testa al nostro settore per tutta la gara. Sì, avete capito bene... eravamo... perché proprio l’ultimo giorno la coppia italiana Monaldi-Capannini era passata terza davanti al team austriaco che non aveva effettuato più catture da un paio di giorni, e di conseguenza loro erano i primi di settore facendo passare noi per secondi. Che sfortuna. Tanti sogni e tante speranze svanite. Con un po’ di amaro in bocca abbiamo preso il trofeo per il secondo team classificato insieme agli altri italiani. Abbiamo lavorato bene e questo è l’importante, anche se tornare a casa con il settore di certo non ci dispiaceva, ma... “C’est la peche”. 94 - Mondo CARPA MC16_088_095_VeniVidi.indd 94 14/01/14 19:38 ANDREA FAVA, DAVIDE DECATALD O Mattone dopo mattone hanno costruito un primo di settore F orse il segreto sta tutto nel come prendi le cose. Nella calma, nell’andare per gradi. Non puoi pretendere di costruire la Muraglia Cinese in un giorno, ma mattone dopo mattone qualcosa di grande poi viene fuori. Noi non possiamo paragonarci ai grandi imperatori orientali, ma nell’affrontare il nostro World Carp Classic abbiamo seguito proprio quest’idea: andare per gradi, prendendo quello che il lago voleva donarci. Ci siamo dati degli obiettivi. Primo, scappottare. Secondo, prenderne più di una. Terzo, prenderne più di tutti gli altri nel nostro settore. E così via. Senza pressione. Ecco perché, quando è partita la prima durante la prima notte, siamo stati presi alla sprovvista. «Ma come, di già?!». Scappottare in fretta ti aiuta, anche un pesce di 5-6 chili ti toglie di dosso l’idea che starai lì per una settimana a guardare il lago che ti prende a schiaffi. Ed eccolo, quel primo mattoncino. È piccoletto, ma si dimena sul materassino come se fosse indiavolato: forse, il nostro Wcc è iniziato proprio in questo momento. Nessuno di noi tre ha mai pescato prima nel “mare” Bolsena. Rimaniamo di stucco quando, dopo la registrazione, vediamo le onde del mare in acqua dolce. «Forse non riusciremo a uscire in barca», dice uno. E per consolarsi l’altro aggiunge: «Quando il vento picchia forte si prendono anche al lancio». Suona un po’ come una giustificazione ma ti scalda, visto che fa anche un freddo cane. Lee Jackson ciondola al bar in attesa di un caffè. Frank Warwick si gode una birretta seduto a un tavolo. Martin Locke, serissimo, sembra troppo teso. È tutto enorme, qui. Niente di paragonabile con ciò che noi tre abbiamo mai visto prima. Le bandiere. Ardy vestito da gladiatore. La banda. Come fai a non rimanere coinvolto? L’estrazione è una lunga marcia eterna che vedrà ben 122 coppie estratte prima di noi. Siamo tra gli ultimi, insomma. Gli altri italiani non paiono contenti dei loro spot, tranne qualcuno che gongola. C’è chi proferisce parole che non si possono scrivere qui, chi invece inizia a fare telefonate a destra e a manca. Quindi tocca a noi: SBS 41. «Figata, siamo primi di settore». Chiama questo, chiama quello. «Dicono che se hai l’isola a sinistra è buono. Davanti no». Azz. Ce l’abbiamo davanti. Ma dopo tutto, chissenefrega: proviamo, e vediamo come andrà. Rimaniamo incantati quando arriviamo al lago e facciamo fatica a scorgere la sponda opposta, oltre l’Isola martana. Il vento sta già soffiando forte e il dubbio di non riuscire a farcela ci sfiora. Una volta in barca, siamo in Versilia come un bagnino sul pattino. Le onde ci fanno saltellare su e giù, tanto che la linea dell’eco non è mai piatta, ma è tutto un susseguirsi di punte e gole. Davanti a noi abbiamo un’enorme distesa d’alghe quasi impenetrabile. Tranne che in un punto, ovvero una fascia che ci sembra pulita tra i 170 e i 210 metri da riva. Corre obliqua (ma ci sembra quasi parallela) alla sponda. Questo abbiamo e questo dobbiamo sfruttare. Decidiamo di calare le canne una vicina all’altra con grande precisione, ma non possiamo farlo finché il vento non si placa. Dopo un paio d’ore ce la facciamo, aiutati anche dalla telecamera subacquea. Non diciamo niente, ma lo spot ci sembra molto buono. Sorridiamo un po’ meno quando scorgiamo i segnalini dell’intero settore ATT che sono tutti sulla stessa linea. Come già detto, la prima partenza arriva subito alle 4 del mattino del secondo giorno. La recuperiamo da riva perché le condizioni di vento sono proibitive. Apriamo una piccola parentesi: non avevamo mai affrontato prima un lago così “fisico”. E nemmeno cambi di clima così repentini: in 10 minuti ti trovi un temporale sopra la testa e manco te ne accorgi. Chiusa parentesi. Dopo il primo mattone, arriva il secondo. A sera, alle 9. Da quel momento partiranno tutte alle 8 del mattino o alle 9 di sera, tranne la big del penultimo giorno, che prendiamo alle 4 del pomeriggio. Mattone dopo mattone, il muro si fa più grande. Ci crediamo. Mentre i nostri vicini di settore stanno fermi in tenda, noi ogni mattina ricaliamo le canne, rinfreschiamo la pasturazione e cerchiamo di essere dinamici. Tiger, palline e dell’ottimo mais preparato da due gentilissimi ragazzi del posto, Gabriele Pepponi e Stefano Menchinelli (che ci hanno anche prestato il loro motore dal momento che il nostro si è rotto il secondo giorno!), vanno a “macchiare” il fondo con costanza. Riduciamo le dimensioni degli inneschi per provare a intercettare le carpe piccole, che possono aiutarci a “fare peso”. «Dai che possiamo fare i primi di settore»: qualcuno lo dice ma poi ci ripensa, perché se voli troppo in alto, quando cadi la botta la senti. Arrivano poi anche le grosse: 14,7, 16, 18 chili. I nostri terminali, più lunghi di quelli che abbiamo visto utilizzare dagli angler vicini, sembrano funzionare. Forse sono gli inneschi bilanciati a fare la differenza. Oppure il fatto che il piombo non riesce a trascinare sotto il limo anche l’esca. Anche se ci speriamo, anche se ci crediamo, anche se preghiamo che Lee Jackson e i ragazzi italiani di Arezzo facciano il secondo e il terzo posto assoluti, siamo molto leggeri. Nessuna pressione addosso: quel che deve arrivare, arriverà. Ed è per quello che mentre saliamo sul palco, sembriamo quasi assenti. Storditi. Il WCC è una cosa piccola per il resto del mondo, ma è tanto grande per noi. L’ultimo mattone ha le sembianze di una fotografia. È stata scattata nella piazza di Bolsena. Ritrae tre angler (Fava, Meneghelli, De Cataldo) con una divisa nera e verde, un tricolore e quattro targhe. Sorridono. È lo stesso sorriso che avevano in volto quando sono arrivati. Solo un pochino più largo. Mondo CARPA - 95 MC16_088_095_VeniVidi.indd 95 14/01/14 19:38