Anno I - N. 3 - Agosto 2011 - Novembre 2011 - Registrazione n. 336 del 20 Dicembre 2010. Distribuzione gratuita Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori Federcasse, l’intervista a Claudia Benedetti L’Assessore Regionale all’Agricoltura incontra la Banca Periodico QUADRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLA BANCA DON RIZZO Anno I, n. 3, Agosto 2011 - Novembre 2011 DIRETTORE RESPONSABILE Antonio prof. Fundarò COMITATO DI DIREZIONE Giuseppe dott. Mistretta Presidente Banca Don Rizzo Carmelo dott. Guido Direttore Generale Banca Don Rizzo Enzo dott. Nuzzo Vice Presidente Banca Don Rizzo Antonio prof. Fundarò Direttore Responsabile Pasquale prof. Hamel Responsabile Comitato Scientifico Salvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing Banca Don Rizzo REDAZIONE Ufficio marketing e comunicazione Via Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp) PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALE Stampa Stampato in Italia presso Arti Grafiche Campo S.r.l, Alcamo. Fotografie, testi e illustrazioni La rivista pubblica solo gli articoli commissionati. Eventuali proposte di contributi vanno inoltrate al Comitato Editoriale alla seguente email: [email protected] Grafica ed impaginazione ADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio. L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo. Resta ferma la possibilità per l’interessato di esercitare i diritti di cui all’articolo 13 della legge 675/96. Pubblicazione quadrimestrale. Pedofilia: tra allarme sociale e nuova coscienza del fenomeno. Intervista al sostituto procuratore Alessia Sinatra 8 LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE 4 LETTERA APERTA DEL DIRETTORE GENERALE 5 Intervista a Claudia Benedetti, responsabile del Servizio Comunicazione e Responsabilità Sociale di Federcasse Pedofilia: tra allarme sociale e nuova coscienza del fenomeno Intervista al sostituto procuratore Alessia Sinatra Esistere per ricordare, ricordare per resistere… intervista a Giovanni Impastato Gregory Bongiorno, la sua esperienza d’impresa, la banca e lo sviluppo del territorio 6 8 12 14 Il saluto del Sindaco di cutonaci 18 Il saluto del Sindaco di valderice 19 Il baglio, la sua storia, la sua struttura architettonica ed il suo uso 20 Gregory Bongiorno, la sua esperienza d’impresa, la banca e lo sviluppo del territorio La risorsa turistica a Valderice Il linguaggio universale della gastronomia dell’agroericino San Vito Lo Capo, un contributo dai turisti Le comunità dell’ex Agro Ericino nella loro evoluzione sociale La grotta, il fenomeno del carsismo, il presepe vivente ed i beni demo-etnoantropologici Il Patrimonio carsico di Custonaci. Una grande risorsa naturale Valderice e Cultura Un binomio indissolubile rinsaldato dal valore estetico e storico del marmo Villa Zina, connubio di tradizione ed innovazione La famiglia Catalano e la Ceramica Ericina 14 24 26 29 32 35 38 40 45 49 SOMMARIO Il linguaggio universale della gastronomia dell’agroericino 1903-2011, La famiglia Milana con Banca Don Rizzo per scelta e per convinzione Rio Nuccio La favola e la realtà di Pietra De Blasi L’assessore regionale all’agricoltura Elio D’Antrassi incontra il CdA ed i vertici della Banca Don Rizzo VIII edizione del Bilancio Sociale e di Missione della Banca Don Rizzo Luoghi come destini collettivi Bisogna saper perdere… Intervista ad Antonio Galiano, responsabile del Servizio E-Bank di Iccrea Banca 26 52 Il Centro Studi Don Rizzo. Intervista al presidente Enzo Nuzzo Il Credito Trevigiano, da oltre 100 anni una mano al territorio 67 64 53 La Banca Don Rizzo: una storia di opportunità 65 54 Banca Don Rizzo Stage formativo 65 58 58 59 60 Trasparenza e credito ai consumatori 62 L’agenzia di Valderice L’agenzia di Casa Santa 63 Limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore Il Centro Studi Don Rizzo Intervista al presidente Enzo Nuzzo L’Avis in provincia di Trapani. Una storia di solidarietà e di successo L’Aido una realtà anche trapanese. Impegno sociale e di vita Strepitoso successo del concorso internazionale per cantanti lirici “Città di Alcamo” edizione 2011 Banca Don Rizzo vince il Torneo Regionale di Calcio a 5 per BCC 66 67 68 69 71 73 Lettera aperta del Presidente Cari soci, con questo numero Vi presentiamo il territorio dell’agroericino nel quale la banca opera a seguito della fusione con la storica Bcc Ericina. Questo territorio credo possa realmente definirsi tra i più belli della Sicilia anche per il fatto che si è riusciti a salvaguardarlo da scempi che altrove sono stati commessi. È sufficiente citare i comuni che ne fanno parte Erice, Valderice, Buseto Palizzolo, Custonaci e San Vito Lo Capo, per capire di cosa stiamo parlando. Infatti, i comuni appena citati si commentano da soli. Ovviamente, stiamo parlando di località note in tutto il Giuseppe Mistretta mondo. Ma ciò che noi sosteniamo è che la visita del Presidente Banca Don Rizzo territorio attraverso la Bcc permette al turista di scoprire delle meraviglie non sempre visibili ai più. Diamo, infatti, l’opportunità di far scoprire luoghi che i normali circuiti turistici non riescono a proporre anche grazie alla nostra capacità di nutrire le radici più profonde del nostro territorio. Ovviamente, la rivista mantiene alta l’attenzione sulle tematiche che ci siamo proposti di sviluppare, ed abbiamo altresì mantenuto altissimo il livello delle personalità coinvolte. Personalmente, non affronto il tema della crisi che l’economia mondiale sta attraversando, ma ritengo opportuno evidenziare e ricordare come oggi sia particolarmente impegnativo e carico di responsabilità svolgere il ruolo di cooperatori del credito. Infatti, svolgere il ruolo di banca locale non significa semplicemente finanziare tutte le istanze che arrivano dal territorio, ciò potrebbe essere fatto da qualunque banca. Ci distinguiamo, invece, per la capacità di individuare quelle iniziative, anche minori, che possano generare un valore aggiunto per il territorio. Ancora, alla Bcc è dato il compito di gestire i risparmi dei nostri soci nel modo più prudente, certificando che gli stessi vengano investiti solamente in attività reali poste in essere nel territorio in oggetto. Significa, inoltre, fornire tutti i servizi bancari utili ai nostri soci ed alla clientela. Penso anche che il socio nell’ottica di contribuire alla crescita del territorio tramite la banca potrebbe farsi portavoce dei compiti a cui è chiamata ogni Bcc. 4 Banca Don Rizzo Lettera aperta del Direttore Generale Volge ormai al termine questa lunga estate 2011. Un’estate calda e serena, ma carica di quelle grandi preoccupazioni che ci hanno costretto a vedere ciò che non volevamo vedere: una realtà nella quale abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, in cui abbiamo consumato più di quanto producevamo, camminando lentamente verso una china sulla quale ci stavamo adagiando. Abbiamo dimenticato alcune virtù che avevano caratterizzato i decenni passati e che erano state alla base del miracolo economico italiano. Abbiamo acquisito alcuni vizi che, come tutti i vizi, Carmelo Guido procurano piacere, ma al tempo stesso creano danni Direttore Generale Banca Don Rizzo a volte irreparabili. Abbiamo dimenticato di pensare agli altri. Il fatto più grave è che abbiamo dimenticato di pensare ai nostri figli. Siamo andati avanti nel piacere che si consuma giorno per giorno, dimenticando il sacrificio che occorre per costruire il domani. Per fortuna è risuonato forte il richiamo della massima autorità civile e morale che oggi l’Italia vanta: Giorgio Napolitano. Il nostro Presidente della Repubblica ci ha richiamati alla necessità di uno sforzo comune di coesione. Ci ha aiutati ad aprire gli occhi, facendoci intravedere la realtà nella quale stavamo precipitando ma, nel contempo, invitandoci a non avere paura di affrontare le difficoltà. Ci ha ricordato con chiarezza che non siamo più negli anni Settanta ed Ottanta, e che dovremmo rivedere radicalmente le abitudini e i costumi di vita che abbiamo adottato. Raccogliamo con umiltà e spirito di sacrificio questi richiami, confidando nelle forze che insieme sapremo raccogliere e guardando con fiducia al futuro. Un futuro sempre più incerto e difficile ma che sapremo affrontare con successo, uniti dai valori che professiamo e che stanno realmente alla base del nostro vivere quotidiano. N. 3 2011 5 La Il progetto galassialegalità del credito cooperativo LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Intervista a Claudia Benedetti, responsabile del Servizio Comunicazione e Responsabilità Sociale di Federcasse Intervista Le nuove sfide per le BCC nell’epoca della globalizzazione di Enrico Stellino Qual’è il ruolo e lo spazio delle Banche di Credito Cooperativo nell’epoca della globalizzazione? «L’eliminazione delle barriere e dei confini ha sicuramente accentuato la competizione all’interno del mercato del credito. Ha ridotto le distanze ed accentuato il rischio di omogeneizzazione, ma non ha annullato le differenze. In particolare, non ha eliminato la necessità del pluralismo. Anzi, proprio nel tempo della globalizzazione - e negli ultimi anni della crisi - è risultata evidente la necessità che nel mercato operino banche diverse, per forma giuridica, dimensione, obiettivo d’impresa. Le BCC, in particolare, hanno svolto - come è stato autorevolmente riconosciuto anche dal Governatore della Banca d’Italia - un importante ruolo anticiclico, continuando a sostenere l’economia reale, rimanendo concretamente vicine a famiglie ed imprese. Perché, come dice un filosofo, “essere è esserci”. E le BCC “ci sono state”». Qual’è il valore dell’identità cooperativa? «Identità per le BCC è competitività. La “differenza” che le BCC enfatizzano in termini di comunicazione - ovvero il loro essere banche mutualistiche delle 6 Banca Don Rizzo comunità locali, per eccellenza “banche di relazione” - non solo le distingue rispetto alle altre banche, ma ne caratterizza l’operatività e ne spiega il successo. Infatti la mutualità, non solo crea un legame forte tra la BCC ed i suoi soci, ma ne spiega “la libertà” rispetto al rischio di perseguire logiche di breve termine e di corto respiro. Non dovendo massimizzare il profitto per assicurare un determinato Roe agli azionisti (ma un vantaggio) non vi è incentivo a spingere sulla redditività ad ogni costo o sulla frontiera rischiosa della speculazione. Inoltre, il radicamento locale consente di beneficiare di una serie di informazioni preziose, che detiene soltanto chi condivide ed abita un territorio. Esistono, in sintesi, tutta una serie di benefici che la BCC ottiene proprio perché “è” e “fa” la BCC, la banca del territorio e della comunità, la banca “di casa”, nella quale ti puoi sentire a casa». Le idee vincenti sono state: puntare sul protagonismo delle persone, sull’intraprendere anziché attendere. Non fermarsi e non rassegnarsi al presente avendo la capacità di immaginare un progetto. Promuovere la coesione, la solidarietà e la sussidiarietà. Mi sembrano idee perfettamente attuali per favorire lo sviluppo del nostro Paese, soprattutto del Mezzogiorno. Le BCC, che su questi principi si fondano, possono allora contribuire a rilanciare una “ripartenza” che valorizzi i (tanti) talenti e le risorse (poche o tante) che comunque esistono nei nostri territori. E non è un caso che moltissime BCC, tra le quali la “Don Rizzo”, stiano concentrando sforzi ed energie a favore dei giovani. Proprio loro esigono un investimento supplementare in progettualità, protagonismo, solidarietà. Una scommessa che le BCC vogliono certamente fare». Prossimità, territorialità, responsabilità sociale sono parole sempre più diffuse all’interno del mondo bancario… «Questo è senz’altro positivo. Da un lato, conferma la vitalità ed attualità del nostro modello d’impresa (quello che prima della crisi sembrava démodé rispetto alla “turbofinanza”…), e che è divenuto sempre più spesso un paradigma di riferimento, dall’altro esprime la crescita della cultura orientata alla responsabilità e alla sostenibilità, sia dal lato dell’offerta (da parte, quindi, degli operatori dell’industria bancaria), sia dal lato della domanda (ovvero da parte dei clienti). C’è una quota crescente di cittadini che si interroga e vuole sapere “da chi acquista” e “cosa acquista”. Vale per tutti i prodotti, anche per il denaro. I clienti chiedono alle banche trasparenza, chiarezza, qualità del servizio, convenienza, buone condizioni. Ma vogliono anche sapere come vengono investiti i loro soldi, se ad esempio restano vicini a casa e finanziano le imprese del territorio o vengono immessi in circuiti lontani della finanza». Claudia Benedetti, nasce a Città di Castello (PG) il 3 Dicembre 1961. Consegue il diploma A proposito di prossimità, oggi si discute molto dei temi del federalismo e lo sviluppo del Mezzogiorno è una questione di permanente attualità. In questo processo, quale può essere il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo? «Le Banche di Credito Cooperativo sono nate circa 130 anni fa da una “scommessa” che sembrava impossibile. La sommessa che avevano i poveri di allora (emarginati dai circuiti di accesso al credito) di unire le forze e le loro pochissime risorse per costruire, insieme, un presente ed un futuro migliori. Quella speranza, quella intuizione, hanno funzionato e hanno dato vita ad una realtà consolidata all’interno dell’industria bancaria nel nostro Paese e nel mondo. N. 3 2011 di maturità classica presso il Liceo Ginnasio Statale “Giulio Cesare” di Roma e il diploma di Laurea in Economia e Commercio presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2009 ad oggi ricopre il ruolo di Dirigente Responsabile del Servizio Comunicazione e Responsabilità Sociale e di Responsabile del Servizio Affari Generali presso la Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo. 7 Il progetto legalità LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Pedofilia: tra allarme sociale e nuova coscienza del fenomeno Intervista al sostituto procuratore Alessia Sinatra Intervista di Antonio Fundarò Ho letto qualche hanno fa, ed ho anche prefazionato, il volume di Valeria Riggi “Pedofilia. Indagine su un grave fenomeno sociale”, edito per i tipi, di una delle più prestigiose case editrici italiane del mondo della scuola, la Girgenti Editore di Milano. Allora, scrissi che quel volume e la sua autrice, una affermata psicologa del nostro comprensorio, aveva avuto il merito, anzi aveva avuto affidato il compito, di aprire le porte ad un problema sociale di così grande attualità. La definizione di infanzia come esperienza altra rispetto a quella dell’adulto, come categoria concettuale a sé stante, come problema sociale e fase della vita ben definita, nasce in tempi estremamente recenti. L’adozione di un comportamento specifico da parte dell’adulto nei confronti del bambino si ritrova solo a partire dall’età moderna, con lo sviluppo della famiglia borghese. Del passato ci rimane la storia, spesso confusa, di un fanciullo che partecipa e vive la realtà della vita sociale quotidiana di tutti: una realtà spesso fatta di assassini, abbandoni, violenze fisiche, punizioni corporali, terrore e violenze sessuali. I bambini vivevano un’esistenza sospesa tra la vita e la morte: uniformarsi al modo di vivere degli adulti significava assumersi grossi oneri in special modo in ambito lavorativo, ma essere considerati alla stregua di merce. Merce tra l’altro a bassissimo costo poiché per ogni bambino sfinito o malato o ferito, ce ne era sempre pronto un altro che poteva essere iniziato al lavoro o al sesso perché magari abbandonato a se stesso dalla propria famiglia di origine. In quest’ultime decennio il problema si è acuito. Nonostante sia più forte la sensibilità sociale al problema. Abbiamo voluto che fosse protagonista di questa rubrica la dottoressa Alessia Sinatra il cui nome è legato, indissolubilmente, alle più importanti inchieste giudiziarie siciliane sul fenomeno “pedofilia”. Dottoressa, esiste oggi un reale interesse, della nostra società, ai bambini ed ai giovani? Ed è reale ed allarmante, così come sostengono i media, il fenomeno della “pedofilia” in Italia e nella nostra Sicilia? «Il progressivo incremento formale delle notizie di reato ed al contempo 8 Banca Don Rizzo Perché è così difficile, per moltissime persone, “vedere” la pedofilia, riconoscerla come un problema da affrontare? «Perché questo è il crimine più orrendo, incomunicabile e impensabile per la nostra mente. L’essere umano rappresenta tra le creature viventi, la più complessa e indecifrabile. Può amare, accudire, educare, proteggere i propri piccoli e al tempo stesso odiarli, umiliarli, maltrattarli, abusarne sessualmente fino ad ucciderli barbaramente, generando orrore e sgomento nella collettività. E nel tentativo inevitabile di giustificare dinanzi a noi stessi la brutalità di questi orrori, cerchiamo affannosamente di definire i contorni e i profili di una figura criminale che la nostra mente rifiuta e non accetta, perchè sente la necessità di distanziarsi e non accetta il delitto efferato che lascia increduli e impotenti. Ci sforziamo di individuare patologie, devianze, vissuti pregressi o circuiti della violenza che possano giustificare l’efferatezza del crimine, ma lo facciamo spesso e unicamente perché trasportati dall’onda emotiva di quei fatti di cronaca che lasciano offesi e sgomenti per la brutalità di condotte contro le quali generalmente non vi è più riparo. L’incredulità e l’inquietudine ci porta a voler costruire delle categorie che si differenzino il più possibile da noi stessi, creando il profilo di “un altro”, che non ci somiglia e in cui non possiamo in alcun modo riconoscerci o identificarci. Eppure, un qualsiasi individuo può essere un rispettabile uomo d’affari ed in famiglia sadico perverso e maltrattante con i propri figli; può essere uno stimabile insegnante, professionista o educatore, impegnato in iniziative brillanti e socialmente ineccepibili, per poi sfogare le sue frustrazioni e gli istinti più riprovevoli su alunni, allievi o sui piccoli affidati alle sue cure». l’incremento sostanziale dei casi e delle tipologie di abuso sui minori è certamente legato ad una coscienza sociale sempre meno disposta a tollerare la vittimizzazione sessuale, a fronte di una maggiore consapevolezza dell’esistenza di un fenomeno, la cui dimensione ci impone di offrire sostegno, ascolto ed accoglienza al disagio e ai traumi dei minori. E l’esigenza è ancor più avvertita in un territorio come il nostro, ove spesso si incontrano bambini vissuti in ambienti di assoluta deprivazione affettiva, materiale e culturale, talvolta incapaci di esprimersi in lingua italiana, compromessi da reiterati episodi di abuso e maltrattamento, spesso intossicati ideologicamente dalla tipica cultura dell’omertà, in omaggio alla quale l’abuso è più infamante per chi lo subisce piuttosto che per coloro che lo pongono in essere. A fronte di realtà così dure e difficili da contrastare, ove sono irrimediabilmente vittime i minori che vi sono inseriti, è sempre più in crescita il preoccupante fenomeno dell’abuso all’interno di nuclei familiari di ceto elevato o di contesti apparentemente tutelanti, dove il minore è vittima di aggressori estremamente astuti, che con accortezza e tempismo straordinari, alternando spesso affettuosità ad iniziative perverse, adescando con promesse o ricompense gradite, li coinvolgono in pratiche sessuali inopportune ed invasive, soggiogandoli fisicamente e psicologicamente, provocando traumi e sofferenze altrettanto profonde». Allarme sociale dunque? Che ruolo hanno avuto ed hanno i media nell’amplificazione, se esiste, del fenomeno e quanto sono stati importanti tv, radio e giornali nella presa di coscienza del fenomeno sociale “pedofilia”? «Credo che una corretta e seria informazione, priva di facili mistificazioni ed in grado di rappresentare la reale dimensione del fenomeno, sia di grande ausilio per orientare e supportare ogni intervento a tutela, anche giudiziario. Evitando spettacolarizzazioni, spesso proposte attraverso suggestive quanto inopportune analisi ed interpretazioni di casi eclatanti, occorre invero parlarne, sensibilizzare, spiegare ed offrire strumenti idonei per tutti noi e per quanti ancora sentono distante il fenomeno, finchè non ci coinvolge direttamente. Per intervenire, correggere e scuotere i pensieri e le coscienze di tutti noi; per maturare una nuova e più ampia consapevolezza della dimensione culturale sociale e politica del problema nel nostro paese, per prevenire inciviltà e degrado, per costruire il rispetto delle diversità, per superare lo squilibrio relazionale tra l’adulto e i più piccoli e il pregiudizio che alimenta discriminazione intolleranza e prevaricazione fisica e psicologica nei confronti dei più deboli, per sviluppare invero i valori della solidarietà e del rispetto per la persona umana». N. 3 2011 Quanto la pedofilia è diffusa in ambienti in cui è basso il grado di sviluppo culturale? E quanto è difficile agire e intervenire in queste realtà? «Sono le storie di tanti bambini. Storie di dolore e sofferenza, spesso consumate all’interno della famiglia, ove rabbia, frustrazione e insoddisfazione si trasformano in violenza e prevaricazione, subite per anni dai bambini nell’oscurità e nel terrore. Storie che attraversano ogni classe sociale e differenti livelli di istruzione e orientamento culturale, unite inesorabilmente dall’orrore di un crimine che si consuma e si reitera, condonato nel silenzio e nella passività di un sistema che non sempre, ancora, è in grado di rispondere adeguatamente. E ci si scontra sempre con la disattenzione, il silenzio e l’indifferenza». Cosa prova un magistrato che si occupa delle indagini in questa tipologia di reato? «Ho ascoltato tante piccole vittime, avvinte dal trauma e dalla paura di svelare, attraverso un’esperienza che mi 9 negazione e che la vittima tenda a rimuovere più che a comunicare, perché il trauma dell’abuso è un’esperienza incomunicabile e spesso resta inascoltata se l’orrore resta impensabile per la nostra mente o non siamo disposti e preparati adeguatamente ad ascoltare. Non sempre ci si interroga su cosa può aiutare un bambino a sentirsi libero di esprimere la verità del proprio disagio, non si mette in discussione la fretta, l’indisponibilità e le barriere di comunicazione che spesso si erigono tra l’adulto e i bambini. Raccontare per il minore abusato significa, invero, dare ordine al caos e guardare, sotto una luce diversa gli accadimenti, i loro autori, per definire gli eventi anche attraverso le emozioni e i sentimenti fino a quel momento negati e che finalmente assumono i connotati del trauma. Ed ascoltare genera inevitabilmente un groviglio di emozioni forti e contrastanti, che penetrano dentro, inducendo verso profonde ed inconfessabili riflessioni, mettendo talora in discussione i nostri riferimenti apparentemente tanto solidi e indistruttibili. Credo sia proprio questo che, lungi dall’ostacolare una lucida ed attenta analisi dei fatti, consenta invero di cogliere gli aspetti più profondi della sofferenza e del trauma e di canalizzare le nostre risorse di operatori verso un giusto intervento, rispettoso tanto della vittima, quanto delle esigenze investigative e processuali. E dare voce al minore è indispensabile, non soltanto per ricostruire la scena del crimine, accertare la perpetrazione di un reato ed identificare un responsabile. È doveroso per offrire, anche tramite un processo, una restituzione alla vittima, che, ha diritto di essere ascoltata, attesa, accompagnata e sostenuta dalle istituzioni». ha consentito di sperimentare quelle emozioni uniche e indescrivibili di chi entra in contatto con la sofferenza dei più piccoli e dei più deboli, che hanno patito l’orrore dell’abuso, agito nel silenzio e nell’indifferenza degli adulti. Ho provato rabbia e sconforto, nella difficoltà di raggiungere quella prova oggettiva e inconfutabile, per porre fine all’abuso inquietante e inaccettabile e restituire speranza e dignità a chi, vittima indifesa e spesso inconsapevole, ha troppo a lungo ingiustamente patito. E ha vergogna e paura di svelare, schiacciata da un conflitto di emozioni che genera silenzio e sovrasta inesorabile, nella drammatica certezza di non avere identità e non meritare rispetto. Ma ho anche trovato il sorriso di tanti bambini e adolescenti, autentico e disarmante, che ripaga più di qualsiasi risultato investigativo e ricompone misteriosamente tutte le nostre più profonde emozioni. Il sorriso di quei bambini e adolescenti che, progressivamente hanno mostrato fiducia nelle istituzioni e in chi, magistrato, operatore di polizia, o psicologo ha offerto accoglienza e rispetto, dando voce alla sofferenza fino ad allora rimasta inespressa - spesso operando con pochi mezzi, lottando contro il pregiudizio di chi non accetta l’esistenza del crimine, contro l’indifferenza di interi quartieri che si schierano coi più forti e contro la disattenzione dei più e di chi non vuole, non ha tempo o semplicemente non sa ascoltare». Come fa un bambino a raccontare di aver patito un abuso sessuale? «Credo, al di là di stereotipi, ma in base ad un’esperienza diretta e complessa, che non ci sia violenza senza 10 Banca Don Rizzo Io non ho figli, ma mi auguro, davvero presto di averne. Il mio stile di vita, la mia professione, potranno impormi di affidare i miei bambini a qualcuno, a un asilo nido, a una scuola materna. Come posso capire se ho affidato mio figlio alle persone giuste? «Lo capirà osservando e ascoltando i suoi figli. Mantenendo alta la soglia di attenzione, senza mai esasperare o enfatizzare comportamenti o parole. Cercando di cogliere e decodificare eventuali segnali di disagio, malesseri, variazioni di umore, cali improvvisi nel rendimento. Offrendo sempre uno spazio di ascolto che sia da contenitore di emozioni, pensieri ed aspettative. Rivolgendosi, ove necessario, ad esperti, competenti nell’analisi e nel sostegno del disagio minorile. Ed è importante sapere che sono numerosi i riferimenti istituzionali, impegnati nella prevenzione primaria, per eliminare l’insorgenza di fattori di rischio, ed altresì nell’intervento a sostegno e nella gestione del trauma, attraverso la valorizzazione delle risorse interiori, per favorire l’elaborazione della sofferenza e dei vissuti posttraumatici che ne sono conseguenza inevitabile». Come può intervenire e cosa può fare un istituto di credito come il nostro per contribuire ad un percorso di presa di coscienza del problema pedofilia nella nostra terra di Sicilia? «Penso che in qualsiasi settore si possa offrire un contributo serio e significativo per influenzare e correggere il pensiero e la coscienza di tutti noi nella comprensione della reale dimensione di un fenomeno che non può, né deve essere mai trascurato. Ed avervi dedicato uno spazio di riflessione è un forte segnale, sintomo di sensibilità ed attenzione, che mai sono mancate nell’opera e nelle iniziative del vostro istituto di credito. In rappresentanza di un’istituzione, che si impegna quotidianamente per offrire risposte adeguate alle legittime aspettative di chi attende l’accertamento della verità e all’affermazione della giustizia, vi ringrazio per aver destinato questo spazio ai più deboli ed indifesi, così restituendo dignità e valore alla loro sofferenza». Alessia Sinatra, laureata in data 21 aprile 1991 in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo (110/110 e lode), si abilita all’esercizio della professione forense nell’anno 1995. Magistrato (nominata con decreto Ministeriale del 25 febbraio 1997) con funzioni di Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, impegnata prevalentemente e da diversi anni nella trattazione di procedimenti penali per reati di violenza sessuale in pregiudizio di minori ed in generale di soggetti deboli (nell’ambito di un pool specializzato di magistrati istituito all’interno dell’Ufficio di Procura), titolare di numerosi e complessi procedimenti, molti dei quali aventi ad oggetto fatti di pedofilia e/o prostituzione minorile relativi ad interi quartieri della città di Palermo (Albergheria, Borgo Vecchio, Brancaccio, Zen ad es.). Ha partecipato in qualità di relatore a numerosi convegni, seminari ed incontri di studio su temi relativi alla violenza sessuale in pregiudizio dei minori e dei soggetti deboli, intervenendo altresì in corsi di formazione per pediatri, ginecologi, per operatori psicosociali, scolastici, personale specializzato di Polizia Giudiziaria, in numerosi incontri con studenti di scuola media inferiore e superiore. Ha inoltre partecipato quale relatore nei corsi di formazione centrale del Consiglio Superiore della Magistratura in Roma, nonché nei corsi di formazione decentrata del Consiglio Superiore della Magistratura nei distretti di Corte d’Appello di Venezia, Salerno, Palermo e Caltanisetta. Ha, altresì, partecipato, sempre in qualità di relatore, a numerosi convegni, seminari e giornate di studio in materia di abuso sessuale su minori e violenza sulle donne (prima e successivamente l’entrata in vigore della recente normativa sul c.d. “stalking” - L. 38/2009). È componente della Giunta distrettuale di Palermo dell’ANM. Il progetto legalità LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Esistere per ricordare, ricordare per resistere… intervista a Giovanni Impastato di Fabrizio Costanzo Intervista è una bellissima notte d’Agosto fra Cinisi e Villagrazia di Carini, abbastanza calda a dire il vero. è domenica. Raggiungo Giovanni Impastato nei locali all’aperto della sua Pizzeria, è già pieno di gente, di amici, e fra tanto fragore di stoviglie e il continuo via vai dei camerieri, peraltro tutti molto affaccendati, su, da un palchetto in muratura, seduto su una sedia, un uomo intanto racconta una storia. Nonostante luogo e momento possano sembrare insoliti lo ascoltano tutti. è il capitano Francesco Perniciaro di Mazara del Vallo sequestrato nelle acque Libiche con tutto il suo equipaggio e il prezioso carico di pescato, frutto di un mese di lavoro, parla di questa esperienza e di come in quel Paese colpito dalla guerra non ci sia, in molte zone, nè controllo nè regole, e di come, i pescatori siciliani, «e in questo caso non è proprio un modo di dire» non navighino affatto in «acque tranquille». Ascoltiamo il comandante fino in fondo, scambiamo qualche considerazione, e infine, scegliamo un piccolo tavolo di plastica sotto un vecchissimo ulivo saraceno proprio ai margini della sala, come una piccola isoletta immersa fra tantà umanità. Iniziamo a chiacchierare ne uscirà fuori questa breve intervista. Giovanni quando nasce Casa Memoria? che ruolo ha nel territorio? «Casa Memoria nasce, di fatto, subito dopo la morte di mio fratello Peppino, e nasce unicamente per volontà di mia madre Felicia, che materialmente “apre le porte” di quella che era ancora la sua abitazione, proprio li, nel corso principale di Cinisi a pochi metri dalla casa dell’assassino di suo figlio, il boss Tano Badalamenti. Felicia, apre i battenti della sua piccola dimora a tutti coloro i quali volevano incontrarla, a tutti coloro i quali volevano ridare dignità alla figura ma soprattutto al ruolo fortemente attivo di suo figlio Peppino, un uomo, di fatto ancora un ragazzo, barbaramente trucidato per aver contrastato a viso aperto e nel suo territorio, la mafia del boss di Cinisi, denunciandone con tutti gli strumenti allora immaginabili ogni singolo affare, ogni n’trallazzo, ma soprattutto facendo i nomi e i cognomi di mafiosi e gregari. Sin da subito la sua casa diventa quindi punto di riferimento e simbolo per tutti coloro i quali volevano continuare l’azione coraggiosa di Peppino, fosse anche solo col supporto morale, con la sola presenza fisica, incoraggiando la famiglia Impastato, noi tutti, durante tutto il lungo arco del processo penale che vedeva come imputato principale Badalamenti, il boss che intanto era detenuto in un carcere americano incastrato dalla famosa operazione di polizia “Pizza Connection”, per il reato di traffico internazionale di stupefecenti. Casa Impastato diventava, così, luogo di incontro e di scambio, i cui protagonisti erano sicuramente gli amici e compagni di lotta di Peppino, quelli di Cinisi primi fra tutti, ma anche molta gente comune, certo giornalismo, certa politica schierata seriamente e in prima linea nella lotta al fenomeno mafioso, molti artisti. Un ruolo di prim’ordine, di catalizzatore direi, ebbe da subito il Centro di Documentazione Peppino Impastato col prof. Umberto Santino, praticamente, il testimone di quella lotta era ormai passato nelle mani di quella sana ed eterogenea parte della società che aveva eletto la casa di Felicia importante luogo di “memoria attiva”. Nascerà ufficialmente solo dopo la sua morte, nel 2005, Casa Memoria». 12 Banca Don Rizzo realtà, dai suoi piccoli bisogni. In questo siamo molto in ritardo nonostante tutti gli “Impastato”, i “Falcone” i “Borsellino”, i “Turiddu Carnevale”, i “Rizzotto” e i tanti uomini e le tante donne che hanno combattuto, ma i giovani questo lo sanno, sapranno fare le scelte giuste (aggrotta le sopracciglia)». Ad un certo punto l’incontro con il regista Marco Tullio Giordana e il film i “Cento Passi”, cosa successe? «A dire il vero erano state numerose nel tempo le richieste da parte di vari registi di trasporre la storia di Peppino su pellicola, ma Tullio Giordana fu l’unico capace di rendere coscienti tutti noi e convincerci, dell’importanza del linguaggio cinematografico, ebbe molto rispetto verso quella Storia e seppe raccontarla in maniera quasi documentaristica, ma riusci anche e soprattutto a raccontarla con un linguaggio semplice, accattivante, divertente e appassionato, paradossalmente gioioso direi… Il film ebbe l’effetto di una bomba, fece conoscere Peppino Impastato, in tutta la nazione ed all’estero; contribuì, certamente in maniera inequivocabile, a fare uscire fuori quella storia della profonda provincia siciliana, di un militante politico impegnato nel suo piccolo territorio nella difficile lotta alla mafia ed ad una certa politica corrotta e affaristica, consacrandola come la storia di un uomo giusto, impegnato nell’affermazione dei principi di democrazia e giustizia, nell’affermazione della legalità come condizione assolutamente necessaria e universale di libertà. Peppino era diventato un simbolo». Tu ad esempio sei un commerciante, come coniughi il tuo lavoro all’impegno sociale? «Prima di tutto facendo una battaglia attiva contro il “pizzo”. Sono stato subito dopo la morte di Libero Grassi tra i primi 25 esercenti siciliani a iscrivermi al cartello di “Addio Pizzo”. Poi la mia pizzeria è spesso teatro di dibattiti su temi di impegno sociale, è il modo più diretto e semplice per coniugare il mio lavoro all’impegno sociale. Da noi è facile mangiare una pizza mentre si ascolta un dibattito su un tema scottante e attuale della vita del nostro paese, proprio come questa sera, oppure è possibile incappare durante la proiezione di un film o la presentazione di un libro, tra cui anche il mio (sorride!) con la partecipazione tra gli altri di Roberto Saviano e il procuratore Grasso. C’è chi dice che l’Italia unita nacque dentro i “caffè” di Genova, Torino, Milano, Napoli, dove i padri del nostro Risorgimento si riunivano per costruire un Paese Grande Unito e Democratico. Nel mio piccolo mi ispiro a loro. Ovviamente la mia è una provocazione. Ma chissà, (ride!)» Giovanni, oggi Casa Memoria raccoglie tutte le istanze di giustizia e legalità che provengono da quella larga parte del tessuto sociale che pretende “un”, anzi, “il cambiamento”, la Mafia intanto ha cambiato volto, come reagiscono i giovani oggi? come pretendono di lottare? e con quali strumenti? «La mafia è vero ha radicalmente cambiato volto, ma non certamentenatura.Nonesiste,infatti,piùlamafiariconoscibile che fisicamente si incontrava prepotente e spavalda per strada, quella del boss al bar del paese per intenderci, quella mafia fatta di uomini di cui paradossalmente tutti conoscevano, anche se a grandi linee, le vite i referenti politici e gli affari, essa oggi vive molto più nascosta e sommersa nel grigio di quella fascia che già molto bene aveva, annunciato, descritto, analizzato Giovanni Falcone. La mafia oggi si serve di strumenti sociali diversi, addirittura trova terreno fertilissimo in quella condizione di assoluta precarietà in cui oggi sono “volutamente” mantenuti i giovani lavoratori del nostro paese, e la precarietà quando diventa sistema, è una condizione analoga a quella della non occupazione, non meno pericolosa del lavoro nero, tanto più perchè legalizzata. I giovani sono oggi, come e forse più di ieri, facilmente ricattabili e ricattati, sia nella vita sociale che nella vita politica, sono stati traditi. La loro lotta oggi può essere meno di un tempo lotta attiva e militante diretta nel territorio a condannare gli uomini e le azioni mafiose, oggi quella lotta è rinvenibile nella loro lotta per il ripristino della legalità, è inevitabilmente la lotta per il lavoro, per il lavoro sano. Io credo che l’unico vero antidoto contro il veleno mafioso sia l’affermarsi della cultura del lavoro, del rispetto della legalità, delle regole, dell’impresa sana, della cultura del lavoro cooperativo, dello sviluppo di esso partendo principalmente dal territorio, dalle piccole N. 3 2011 Giovanni, Tano Badalamenti è ormai storia, morì in carcere, nel 2002 venne condannato all’ergastolo per l’uccisione di tuo fratello Peppino Impastato, la sua casa, li a pochi passi da quella di mamma Felicia, è oggi confiscata, e l’uso assegnato alla associazione Casa Memoria, tra le altre che sono impegnate a vario titolo nella lotta alle mafie nel territorio di Cinisi, cosa significa? «è la Giustizia, è la Speranza, è il successo di trent’anni di lotte per affermare la verità, ma è anche un onere una responsabilità. La casa del boss ritorna alla collettività, “contrappasso sociale”. La casa del boss, che non per cultura della vendetta, ma per cultura democratica, per amore della legalità diventa bene comune, ad uso di chi, con il suo impegno, la vorrà fare rinascere attraverso l’Arte l’Impegno lo Studio e la Memoria». 13 Rubrica: Conosciamo il CDA della Banca Don Rizzo LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Gregory Bongiorno, la sua esperienza d’impresa, la banca e lo sviluppo del territorio di Antonio Fundarò Inizia con questo numero la rubrica dedicata al Consiglio di Amministrazione della Banca Don Rizzo, uno spazio, ampio a sufficienza, dove gli amministratori della Banca si presentano, si fanno conoscere e si confrontano sui temi dell’economia, della finanza, dell’etica, della solidarietà, dello sviluppo e dell’identità. Un percorso piacevole che vuole avere la forza ed il coraggio di eviscerare quelle che sono le tematiche più attuali, cercarvi di dare soluzioni e proporre interventi. Ma, anche, una bacheca ideale, dove progettare il futuro della nostra Banca. Questo numero abbiamo voluto conoscere ed intervistare Gregory Bongiorno. Dottore Bongiorno è vero che l’attività bancaria richiede un modello di gestione diverso da quelli utilizzati dagli altri settori dell’economia? «é vero solo in parte, infatti le imprese sia del settore bancario che di tutti gli altri settori, pur svolgendo attività differenti, oggi più che mai, devono comunque avere come denominatore comune modelli di gestione che prestino attenzione ad una incessante ricerca dell’efficienza aziendale oltre che una continua attenzione al mercato e alle sue dinamiche evolutive. Con questo voglio dire che non esistono più porti sicuri per nessuno, non esistono più sacche di rendite vitalizie ma che ogni impresa deve quotidianamente mettersi in gioco contro avversari che in un mondo economico sempre più globalizzato possono arrivare anche da molto lontano e mettere in discussione la propria fetta di mercato e anni di duro lavoro. Oggi il mondo economico e finanziario gira molto più velocemente rispetto a prima e, quindi, diventa sempre più importante il “time to market” ossia la velocità e la tempistica con cui ogni impresa gestisce i propri processi aziendali ed entra in nuovi mercati». Quanto la sua esperienza di imprenditore, la lunga militanza nell’associazione industriali, può aiutarla nel difficile compito di amministratore di questo Istituto di Credito? «Innanzitutto voglio testimoniare la mia immensa gioia nel far parte di questo Consiglio di Amministrazione della Banca Don Rizzo, un gruppo splendido, fatto di belle persone che sin da subito mi hanno accolto molto bene e messo a mio agio. Il nuovo Cda è molto eterogeneo, sia per esperienze professionali che di vita vissuta, credo che questo sia un elemento molto importante, infatti, le continue sfide e le innumerevoli variabili competitive a cui è chiamata la nostra Banca, potranno essere affrontate e gestite meglio con una squadra composta da persone che hanno skills e background molto differenti fra loro. Tornando a me, ho assunto il difficile compito di amministratore della banca, con grande senso di responsabilità e mi auguro che la mia esperienza associativa e quindi la propensione a “fare squadra”, unita a quella di imprenditore possano aiutarmi a far bene e a dare il mio contributo. Inoltre, posso sicuramente affermare che nel mio nuovo ruolo metterò tutto il mio impegno e spenderò al meglio le mie energie nell’affrontare questo difficile compito, ritengo che questo, lo debba a tutti coloro che mi hanno dato fiducia e creduto in me e, soprattutto, che mi hanno dato la possibilità di fare questa splendida ed importante esperienza professionale». 14 Banca Don Rizzo La BCC Don Rizzo mantiene il suo ruolo di propulsore nell’economia del territorio? Quanto è diverso, questo ruolo, da quello che aveva nei primi anni del ‘900 e quanto mantiene di caratterizzante di quel periodo della sua storia? «Credo che a distanza di molti anni e nonostante i normali cambiamenti che il passare del tempo ci impone, la Banca Don Rizzo se pur “naturalmente cambiata” sia sempre e, comunque, caratterizzata dai quei valori che hanno ispirato la sua nascita e che la hanno contraddistinta durante questi anni in cui la banca è cresciuta e si è sviluppata. In particolare mi riferisco al fatto che, nonostante la sua importante e significativa crescita avvenuta negli ultimi anni, soprattutto dal punto di vista dimensionale, è rimasta, comunque, una Banca del Territorio, a cui si rivolge quotidianamente e a cui presta la giusta ed accurata attenzione. è una banca che pur avendo dei vincoli di bilancio, come tutte le banche del resto, non ha come unico obiettivo il semplice profitto, bensì ha lo scopo di contribuire alla promozione e allo sviluppo del territorio in cui opera. La Banca Don Rizzo, in più di cento anni, ha permesso a migliaia di persone e alle loro famiglie, agricoltori, artigiani, operai, ed imprenditori di ricevere fiducia e di ottenere credito e, quindi, di migliorare la propria situazione economica e sociale. Tale modo di operare ha contribuito a creare ricchezza e sviluppo nel territorio, a creare posti di lavoro e a far crescere le comunità locali in cui la Banca ha operato in questi anni di attività, diventando per molti “la Banca di riferimento”. Credo che nei pensieri e nella mente di Don Rizzo che ha fondato la Banca ci fosse proprio questo, e ritengo che nonostante i dovuti cambiamenti dettati dai tempi moderni, la Banca non debba mai abbandonare questa Mission e questo modo di “Fare Banca”, che mi piace sottolineare, racchiude un forte senso di responsabilità sociale. La Banca Don Rizzo, infatti, ha il merito di svolgere parallelamente sia la funzione creditizia che sociale. Tale funzione assume un significato particolare e distintivo rispetto agli altri istituti di credito». N. 3 2011 È davvero in difficoltà l’economia siciliana e cosa serve all’impresa per superare questo particolare momento di recessione? «Credo che l’enorme stato di crisi in cui oggi si trova la nostra economia siciliana sia sotto gli occhi di tutti e la cosa ancor più grave che emerge dagli osservatori economici è che la nostra non è una crisi congiunturale ossia “del momento” ma, purtroppo, è una crisi strutturale e che non passerà in fretta. In pratica quando nel resto del mondo o comunque d’Italia, passata la crisi, la macchina dell’economia riprenderà a camminare anche se a diverse velocità ed in momenti differenti, da noi in Sicilia probabilmente la macchina rimarrà ferma. Infatti, la nostra non può paragonarsi come una normale crisi di mercato, purtroppo da noi la cosa è molto più seria, la nostra crisi è strutturale e quindi ad essere minate sono state le fondamenta di quel poco di economia che “ai noi” era per buona parte finanziata dalla mano pubblica. Inoltre in una regione come la nostra, già di suo “perennemente” in crisi, dove in più la sanità non funziona, la pubblica amministrazione neanche, gli effetti negativi vengono enfatizzati e percepiti maggiormente. In questi momenti così difficili per poter uscire dal guado è importante e fondamentale il gioco di squadra dove ognuno faccia la propria parte in base alle proprie responsabilità. In particolare credo che un ruolo fondamentale lo debba avere la pubblica amministrazione e la politica che la amministra, infatti si deve prendere coscienza innanzitutto (anche nell’ottica del federalismo fiscale) che non si può più raschiare il fondo del barile e che vanno per forza eliminati gli sprechi e le inefficienze della pubblica amministrazione, va in qualche modo fermata l’emorragia. Inoltre, è fondamentale che la pubblica amministrazione diventi finalmente più efficiente diminuendo drasticamente gli effetti negativi e le lungaggini della burocrazia, che purtroppo da recenti studi sembra essere il reale freno dell’economia siciliana. è inammissibile che in 15 della struttura della Banca, ho trovato in particolare molti giovani attenti e preparati, ma soprattutto di qualità, e credo che questo sia una variabile competitiva molto importante e di sicuro successo. Inoltre, credo che, senza tralasciare la sua mission originaria di banca del territorio, al fine di meglio competere in un mercato sempre più difficile come quello del credito, debba differenziarsi e distinguersi per forza dagli altri suoi competitors spesso molto grandi per dimensione ed importanza. Con questo intendo dire che la nostra banca oltre che curare maggiormente il processo del credito, ponendo la giusta attenzione al merito creditizio, dovrà puntare su prodotti e servizi sempre più innovativi per la clientela, su nuovi approcci commerciali con i clienti, nonché su tempi più veloci di risposta per il cliente. Inoltre credo che la nostra banca in una logica di differenziarsi rispetto alle altre, possa giocare un ruolo importante nell’affiancare la crescita dell’impresa e dell’imprenditore in una attività quasi “consulenziale”. Infatti, nel mondo bancario capita spesso che, nonostante una attenta valutazione del merito creditizio, la bontà del business sottostante degeneri, perché l’imprenditore non è stato adeguatamente affiancato nella crescita aziendale, non ha avuto la giusta consulenza finanziaria durante lo sviluppo dell’investimento. In questa ottica una risposta concreta potrebbe arrivare dal sistema delle BCC, continuando il percorso già intrapreso con BCC Gestione Crediti, BCC Factoring etc, valorizzando, ancora una volta, il loro essere “differenti” attraverso la creazione all’interno del movimento di una struttura di supporto e consulenza alle imprese con figure altamente professionali. Infine, credo che anche in una ottica futura, la crescita e lo sviluppo della banca debbano essere comunque e prima di ogni altra cosa, ispirati dal principio di una sana e prudente gestione in una ottica di salvaguardia del patrimonio della banca stessa». Sicilia, dove serve la nascita di nuove imprese private per frenare l’esclalation dei livelli di disoccupazione giovanile, si continui a far scappare gli imprenditori ed in alcuni casi multinazionali ormai stanche di aspettare le lungaggini burocratiche per l’avvio di nuovi investimenti. C’è bisogno di un Reinventing Government, ossia bisogna reinventarsi il modo di amministrare la cosa pubblica. Dal lato delle imprese che devono diventare il vero propulsore dell’economia, serve anche in questo caso, che per primo gli stessi imprenditori prendano consapevolezza che sono ormai finiti i tempi dell’assistenzialismo e dei finanziamenti a pioggia, non possiamo e non dobbiamo più essere considerati la palla al piede del Paese Italia. Bisogna anche in questo caso che le imprese private imparino a vivere e a svilupparsi solo secondo logiche di mercato e siano ispirate ad una ricerca quasi “maniacale” dell’efficienza aziendale, ritengo che siano queste dal lato delle imprese le vere chiavi di volta. Serve salvaguardare il nostro straordinario patrimonio culturale e naturalistico in modo da farlo diventare sempre di più una vera attrazione per milioni di visitatori e quindi accrescere le opportunità di un settore come quello del turismo che nei prossimo anni dovrà diventare uno dei fattori trainanti della nostra economia regionale. Infine, credo che per far ripartire realmente la crescita serva attrarre capitali da parte di investitori sia italiani che esteri, ma per fare questo ci vogliono cinque condizioni di base per lo sviluppo economico e in particolare: più sicurezza, più infrastrutture, meno burocrazia, un fisco più favorevole e un mercato del lavoro più flessibile». Cosa deve fare la Banca Don Rizzo e quali tempi si deve dare? «Innanzitutto mi sento di dover dire che sono rimasto piacevolmente colpito dalla persone che fanno parte Gregory Bongiorno, 36 anni, laureato in Economia Aziendale, ha una pluriennale esperienza nella gestione della propria impresa, la AGESP SpA; azienda operante nel campo della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Consigliere di Amministrazione del GAL “Golfo di Castellammare” oltre che Consigliere di Amministrazione del Confidi Trapani, consorzio di garanzia fidi di Confindustria Trapani. È stato, dal 2003 al 2008, Presidente del Gruppo dei Giovani Imprenditori di Confindustria Trapani. Oggi è Vice Presidente Vicario di Confindustria Trapani e componente della Giunta di Confindustria Sicilia. Nel maggio 2011, è stato eletto componete del Consiglio di Amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Don Rizzo. 16 Banca Don Rizzo Risparmio È il nuovo Conto Deposito a scadenza su cui puoi versare i tuoi risparmi per 3, 6 o 12 mesi ed ottenere una remunerazione premiante. è gratuito! è semplice! Il Conto Deposito si appoggia al tuo conto corrente in essere presso la Banca Don Rizzo e/o altre Banche e ti permette di investire i tuoi risparmi dallo sportello o direttamente da casa con Inbank. Non ci sono spese di attivazione, di gestione e di estinzione, così come l’imposta di bollo che è a carico della Banca. dà maggiori rendimenti! I nostri tassi ti garantiscono un rendimento maggiore e una capitalizzazione differenziata in funzione della scadenza e delle somme depositate. è sicuro! I tuoi risparmi saranno al sicuro perché transitano solo tra conti intestati a te, che alla scadenza ti garantiranno il capitale versato oltre agli interessi maturati. è per il territorio! Il Conto Deposito permette alla Banca Don Rizzo di reinvestire la tua liquidità in maniera concreta ed efficace per lo sviluppo del territorio. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale Informazioni dettagliate sulle condizioni applicate al Conto Deposito Risparmio sono riportate sul sito www.bancadonrizzo.it e sui rispettivi fogli informativi a disposizione del pubblico presso le nostre filiali. Gli enti istituzionali LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Il saluto dei Sindaci Il Sindaco di Custonaci Raccolgo ben volentieri I’invito rivoltomi ed esprimo profonda riconoscenza ai Vertici dell’Istituto di Credito “Don Rizzo” per I’intendimento di dedicare il prossimo numero della sua rivista quadrimestrale al territorio, alla storia, all’economia e alla gastronomia Comune di Custonaci di Custonaci. Peftanto, ringrazio il Presidente dell’Istituto Dott. Giuseppe Mistretta e il suo Direttore Generale Dott. Carmelo Guido, per I’attenzione che è stata rivolta alla nostra cittadina, decidendo di scrivere delle sue varie culture. La richiesta del saluto del Sindaco costituisce il riconoscimento dell’esistenza di una serie di rapporti che, insieme, danno vita a momenti di forte ed intenso sviluppo sociale, destinato a produrre azioni sempre più concrete nel lavoro, nella collaborazione e, perché no, nell’amicizia. Custonaci dei marmi: a seguire di un’attività quasi pionieristica, l’immediato dopoguerra e fino agli anni ottanta, finalmente impara a far conoscere il suo prodotto, affrancandolo dalla considerazione che tutti i marmi italiani provenissero dalla Città di Carrara. Giovani imprenditori, i figli dei pionieri, poftano i propri pezzi pregiati nel mondo, lavorati e in blocchi. Molti di questi sono stati utilizzati per rivestire aeroporti, grattacieli, grandi alberghi, metropolitane, private abitazioni. In ltalia, come produzione e come esportazione, è seconda solo a Carrara ma è marmo, ed oggi universalmente noto, di Custonaci. Il primo per rivestimenti esterni. Custonaci del turismo: all’ombra del massiccio del Cofano, spiagge accoglienti e pulite ospitano turisti sempre più numerosi provenienti da ogni parte d’Italia; acque limpidissime e smeraldine tonificano i bagnanti che vi si immergono. Le nostre strutture recettive vi accoglieranno con grande professionalità e simpatia; Custonaci dell’arte un centro storico ordinato, impreziosito dalla monumentale Chiesa di Maria SS. di Custonaci, unica Città Mariana in Sicilia; un museo all’interno del grande Santuario; un sagrato artistico bellissimo realizzato con ciottoli di mare; un pregevole basolato di marmo locale lavorato, che desta meraviglia e stupore in quanti hanno la possibilità di calpestarlo; Custonaci degli svincoli una vecchia idea, finalmente realizzata con il contributo di tante imprese locali. Grandi zone a verdi, ben curate, dentro e fuori l’bitato, arricchite di marmi e di opere d’arte, sono diventate presto oggetto d’interesse da parte di tanti Comuni dell’Isola, che ci chiedono notizie sulla loro realizzazione; Custonaci della cultura non solo il Duomo, non solo il Museo ad esso annesso, ma tante iniziative culturali, presentazioni di libri, convegni. Ultima arrivata, ma non ultima per valore, la Rassegna di Teatro Dialettale “Quinte inPiazza”, che sicuramente sarà riproposta negli anni a venire; Custonaci della gastronomia le sfinge, pasta fritta spolverata con zucchero a velo misto a cannella, sono diventate il fiore all’occhiello della nostra gastronomia, ma anche cannoli, cassatelle, e couscous e pasta di casa (le busiate); Custonaci del presepe vivente: all’interno della grotta preistorica di Scurati (Grotta Mangiapane) da più di un ventennio viene rappresentata la Natività. In questo luogo naturale, incastonato alle falde del Cofano, ogni anno viene raffigurata la nascita di Gesù, arricchita da figuranti che impersonano gli antichi mestieri; Custonaci della tradiziane contadina: i nostri contadini (i viddani), che utilizzano oggi le attrezzature più moderne ed aggiornate e i nostri allevatori, che consentono la produzione di carne fresca, di formaggi e ricotta, rappresentano un tipico esempio di cultura agro-pastorale che vive nel progresso una immutata tradizione; Custonaci dell’ospitalità: tipica del mondo meridionale, e siciliano in particolare, a Custonaci tocca una vetta sublime. Qui sarete coccolati e corteggiati come persone di famiglia. Tutti si faranno in quattro per venire incontro ad ogni vostra richiesta ed esigenza. E sarà un ricordo indimenticabile. Mario Pellegrino 18 Banca Don Rizzo Il progetto legalità Il Sindaco di Valderice Valderice ambisce ad essere qualcosa di più dell’ameno luogo di villeggiatura che già è. Per questa ragione quest’anno i programmi rivolti al territorio hanno seguito una traccia precisa: incrementare il ruolo del comune, al centro dell’agro ericino, a poco Comune di Valerice lontano dal capoluogo, nell’ambito del confronto culturale. “Sulle rotte del Tonno Rosso” partendo dalle questioni legate alla pesca del tonno, che ha segnato culturalmente ed economicamente il nostro territorio, ha preso in esame lo stato di salute del nostro mare e le prospettive di una metodologia di pesca che è profondamente cambiata nel corso degli ultimi decenni dopo essere stata immutata per millenni. Esperti del settore della pesca, economisti, studiosi e ricercatori ne hanno discusso per dieci giorni nell’antico borgo di Bonagia e all’interno della Tonnara, impareggiabili cornici di stimolanti kermesse gastronomiche di spettacolo. “Officine del Mediterraneo” ha invece concentrato la su attenzione sullo pressante domanda di multiculturalità ed insieme di identità che proviene dai 500 milioni di abitanti del bacino. Intellettuali, scrittori, giuristi, economisiti, artisti, come Giampiero Mughini, Moni Ovadia, Nino Buttitta, Silvio Mazzarese, Mons. Domenico Mogavero, Maurizio Lisciandra, Michelle Nouri hanno acceso i riflettori sulla domanda che s’è posto, già alcuni anni fa, lo storico francese Fernand Braudel: che cosa è questo Mediterraneo che assomma tanti interessi? «Mille cose alla volta - risponde lo storico in un suo scritto -, non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma una successione di mari. Non una civiltà, ma delle civiltà messe una sopra l’altra. Viaggiare nel Mediterraneo, è trovare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’islam turco in Iugoslavia. È tuffarsi nel più profondo dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta, o fino alle piramide d’Egitto. È incontrare delle cose molto antiche ancore viventi accanto all’ultra moderno (…) è tutto alla volta immergersi nell’arcaismo dei mondi insulari e sorprendersi davanti all’estrema giovinezza di città molto vecchie, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto». Oggi globalizzazione, migrazioni internazionali e culture politiche costituiscono la nuova trimurti della sociologia politica, in virtù anche delle strette relazioni che fra loro intercorrono e dei molteplici rapporti di ciascun elemento coi più rilevanti aspetti della struttura e della dinamica sociale. Da qui l’idea-necessita di “Officine Mediterranee”. L’Amministrazione Comunale ha intrapreso questo percorso, consapevoli come siamo, che è un progetto ambizioso ma pienamente calato nella contemporaneità e, direi nella perentorietà del momento, in quanto la relazione tra i popoli del Mediterraneo è, oltre a fatto sempre più di attualità, come la cronaca dimostra, principalmente per noi fatto di vita, di costruzione dei canali della pace, dello sviluppo economico, dello scambio delle idee. Valderice, grazie anche al concorso di alcuni importanti sponsor privati, tra i quali la Banca Don Rizzo, intende dare il suo contributo al ruolo di centralità culturale nel Mediterraneo che naturalmente hanno la Provincia di Trapani e la Sicilia. Non abbiamo velleità di prerogative o gelosie nei confronti di altre iniziative, vogliamo essere di supporto al processo culturale che deve presiedere, o meglio ancora anticipare, le dinamiche sociali per poterle meglio inquadrare in una via di corrette relazioni tra i popoli. N. 3 2011 Camillo Iovino 19 Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Il baglio, la sua storia, la sua struttura architettonica ed il suo uso di Filippo Nobile “licenza di ripopolamento” (la Licentia populandi), tramite la quale i nobili siciliani arrivarono a fondare persino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria (le cosiddette “città di fondazione”). Il baglio è l’espressione di un’organizzazione geoeconomica connessa al feudo o al latifondo, e, quindi, alla grande proprietà terriera che alimentava le rendite delle classi aristocratiche e della borghesia. Il baglio era una grande azienda agricola abitata, oltre che dagli stessi proprietari terrieri, anche dei contadini che vi lavoravano tutto l’anno o stagionalmente. Era quindi dotato di numerosi alloggi, ma anche di stalle e depositi per i raccolti. Ancor oggi nella Sicilia, nelle zone di tradizionale uso agricolo, tra queste, naturalmente, l’agroericino, è possibile incontrare tali costruzioni di notevole volume ed estensione alcune in abbandono ma in parecchi casi restaurate e riutilizzate come aziende agrituristiche o alberghi. L’agroericino è testimonianza di questa particolare attenzione al recupero dell’architettura agro rurale. Il baglio è denominato, in epoca più tarda, masseria. Baglio deriva dall’arabo (Bahah), cortile. Si tratta di un insediamento rurale, all’interno dei grandi feudi, che svolgeva una funzione di controllo dei lavori dei campi e di difesa del territorio con le sue fortificazioni. Era anche la dimora residenziale del feudatario. Anche se, l’etimologia della parola baglio appare incerta, tuttavia è possibile considerare altre ipotesi, come, ad esempio, quella di derivazione dal tardo latino ballium (cortile circondato da alti edifici o muri); o quella, altrettanto Il Sicilia, comunque, ne è testimonianza la particolare ricerca storica compiuta dall’etnoantropologo e storico prof. Roberto Calia, il baglio (bagghiu, in lingua siciliana) è una fattoria fortificata con ampio cortile. Sta di fatto che, nella nostra terra del sole, la nascita del baglio accade contemporaneamente al fenomeno “colonizzatore” di vaste aree interne, abbandonate ed incolte, della Sicilia, da parte dei nobili locali (i “baroni”), tra il Cinquecento e il Settecento. La Spagna, infatti, che all’epoca dominava la Sicilia, avendo bisogno di grandi quantità di cereali, aveva stabilito la concessione di una 20 Banca Don Rizzo La Masseria Le masserie costituiscono, nell’agroericino, come in ogni altro insediamento rurale, le strutture agrarie più importanti della storia delle campagne moderne. La masseria si pone probabilmente come terminale evolutivo a partire dalle massae, cioè quei complessi fondiari, che caratterizzavano la grande proprietà (pubblica ed ecclesiastica, in particolar modo) tardoantica ed alto-medievale. Con il termine di masseria si intende un centro di produzione ed organizzazione del lavoro agricolo (R. Licinio) inserita all’interno della grande proprietà fondiaria di Età Moderna (ed in parte medievale), dominata dal latifondo cerealicolo-pastorale. Il loro interesse storico è accresciuto dal fatto che esse costituiscono degli autentici crocevia multidisciplinari fra storia, economia, diritto, demografia, agronomia, antropologia culturale, ecologia, architettura ed urbanistica la comprensione del quale richiede lo sviluppo di un approccio conoscitivo complesso. N. 3 2011 21 Fu proprio la presenza di tali strutture ad impedire per lungo tempo la creazione di analoghe strutture gestite da imprenditori privati. La masseria come emergenza paesaggistica La masseria come emergenza paesaggistica non sorge improvvisamente nel passaggio fra tardo Medioevo ed Età Moderna, ma costituisce il più delle volte l’evento terminale di un lungo processo evolutivo delle strutture agrarie succedutesi nell’arco di millenni. Essa stessa ha affrontato nel corso della sua plurisecolare vita notevoli mutamenti, sia edilizi che organizzativi che gestionali. Il precedente più interessante della masseria è rappresentato certamente dalla villa rustica romana, rispetto alla quale non mancano analogie, ma anche differenze essenziali. Le prime si basano sul fatto che molte masserie sorgono su siti occupati a suo tempo da villae, come testimoniato da riscontri archeologici e toponomastici, in primo luogo i prediali in -ano o le denominazioni contenenti Villa o Casa. Le differenze sono stigmatizzate invece dal diverso indirizzo colturale (la villa privilegiava infatti la coltura specializzata della vite e dell’ olivo) e dal ricorso alla mano d’opera schiavile. Le prime strutture produttive denominate masserie di cui si ha notizia nell’alcamese nel corso del Medio Evo sono le masserie regie, aziende pubbliche deputate specificamente alla cerealicoltura, insistenti su territorio demaniale e gestite da un complesso e pletorico apparato burocratico statale. Masserie e galantuomini L’Ottocento consacrò il predominio incontrastato della borghesia agraria nell’agroericino, personificata da una nuova figura di signore terriero, il galantuomo. Agevolati da una legislazione molto più permissiva i nuovi galantuomini intensificarono le tradizionali colture a danno dell’ ancora ampia superficie boschiva presente all’interno delle proprie terre, ma nel contempo prestarono una particolare cura anche alla facies architettonica degli edifici delle masserie, per renderle funzionali alle nuove funzioni di rappresentanza che queste erano chiamate a svolgere. La stagione postunitaria rappresenta il punto massimo di sviluppo della masseria storica, che ha con radicali ristrutturazioni edilizie profondamente trasformato in prestigiose dimore quelle che erano state per secoli semplici e spesso trascurate strutture di servizio. Il futuro dei bagli La moderna agricoltura non ha più bisogno di una struttura fisica di coordinamento territoriale storicamente rappresentata dalla masseria o dal baglio. Questa constatazione offre una buona chiave di lettura per comprendere l’attuale stato di salute delle masserie 22 Banca Don Rizzo dell’alcamese. Poche, troppo poche, costituiscono ancora quelle strutture vitali che la tradizione ci ha tramandato; alcune resistono (spesso stravolte) negli edifici, ma la loro funzione è completamente mutata,in senso residenziale o turistico-ricreativa. Molte, certamente troppe, giacciono in situazioni di staticità sempre più precaria sia per l’incuria del tempo sia per la deprecabile attività di assassini della storia che le stanno letteralmente smantellando per rivenderne mattoni, pile e chianche a complici amanti del rustico. I bagli a Valderice Valderice vanta una quantità davvero rappresentativa di questa caratteristica architettura agro rurale. Meritano di essere ricordati, ad esempio, baglio Battiata, baglio Licata, baglio Marini in contrada Xiare (splendido il suo poszzo), baglio Papuzzi, baglio Palazzo, baglio Carmine, baglio Santacroce, baglio Carminello, baglio Mazzara, baglio Torre Sciara, baglio Scuderi. Le ville Particolare attenzione meritano, a Valderice, le ottocentesche Ville gentilizie, dette “Casine di delizia”, una mutazione degli antichi bagli che è avvenuta solo “in quella parte di territorio della attuale Valderice costituito dalle vecchie borgate di Paparella, di Misericordia, Sant’ Andrea e Bonagia”. Ne vogliamo ricordare qualcuna: Villa Adragna, Villa Elena, Villa Nazareth, Villa Betamia, Villa Bulgarella, Villa Maria Grazia, Villa Coppola. N. 3 2011 23 Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE La risorsa turistica a Valderice di Giuseppe Basiricò e di soggiorno, magari a condizioni più vantaggiose. Un esempio: Erice è una splendida gemma che spesso viene evitata per un soggiorno confortevole perché ha scarsa ricettività alberghiera, pochi parcheggi e lontani dal centro storico, mancanza di iniziative di svago sia private che pubbliche. Servizi questi che possono meglio essere offerti dai centri a valle, magari a costi contenuti. L’auspicata sinergia però non potrà attuarsi se gli Enti non si associno in una programmazione unitaria che offra al turista un servizio di accoglienza dall’ingresso nel territorio per accompagnarlo e discretamente assisterlo fino all’uscita. Esigenze di sintesi impongono di porre fine alle considerazioni di premessa per affrontare la trattazione del tema specifico che riguarda il turismo a Valderice. Con queste parole iniziava la formula dell’atto notorio redatto negli uffici giudiziari delle vecchie Preture circondariali, documento idoneo a rendere testimonianza di una specifica attestazione per fini giudiziari. Magari in qualche Pretura erano sempre presenti un paio di testimoni di professione disposti a rendere nota qualsiasi verità dietro compenso delle cinquanta mila lire. Mi sia perdonato il ricorso alla vecchia formula dell’atto notorio per affermare come sia, a tutti noto, che la prima risorsa economica in Sicilia è quella turistica. Così come è noto, e viene affermato da tutti i pulpiti, che il turismo è cultura e l’isola di Sicilia è ricca di cultura, oltre che di natura, di mare, di monti, di paesaggi esaltanti. L intera provincia di Trapani è una terra di cultura, ed anche di natura e paesaggi e seppure avviata verso la valorizzazione della risorsa, è ancora lontana da un suo ottimale sfruttamento ai fini economici ed occupazionali. Qualcosa è stato fatto dagli enti competenti in termini di ricettività alberghiera e offerta di servizi, tuttavia ancora insufficiente per poter fronteggiare la concorrenza di altre località nazionali ed estere, alcune di esse avviate da tempo verso razionali politiche turistiche. I Comuni hanno spesso attuato iniziative dirette a realizzare offerte locali che esauriscono gli effetti all’interno dei propri campanili, mostrando scarsa sensibilità ad armonizzare e coordinare le risorse del proprio orticello con quelli dei centri limitrofi, Nella nostra provincia, oso affermare, ci può essere turismo per tutti, tanta è la potenzialità. Accanto, infatti, ai parchi archeologici, paesaggistici, monumentali, balneari troviamo centri più modesti capaci di fiancheggiare luoghi più noti, ambiti dal turista, nell’offerta dei servizi di ricettività Qualche notizia storica Avvertiamo il lettore che nel turismo valdericino, a nostro parere, è presente, da sempre, un turismo da villeggiatura che rimane ancora la risorsa principale nel settore dell’ospitalità turistica. Degli scavi, invero abbastanza fortunosi, effettuati nell’800 per ampliare la chiesetta di S. Andrea hanno fatto rinvenire due lapidi in lingua greca (una di esse è conservata presso il museo A. Cordici di Erice, l’altra è andata perduta), da cui gli studiosi hanno dedotto che in quel punto era insediata una villa romana del terzo secolo dell’era cristiana appartenente ad un proconsole di Roma (Asinnio Nicomaco Giuliano) che testimonia il gradimento di località siciliane per una dimora di piacere da parte di famiglie ricche della Roma imperiale (la più nota è la villa del Casale di Piazza Armerina). Del resto pare che Virgilio, accingendosi a scrivere l’Eneide, abbia visitato personalmente i luoghi dei canti terzo e quinto del poema, ambientati nelle terre e nelle coste ericine, godendo probabilmente dell’ospitalità di qualche dovizioso concittadino. Prendendoci qualche licenza, mi sia perdonato l’azzardo, possiamo anche ricondurre ad una forma di turismo religioso il pellegrinaggio di mercanti e marinai fin sulla vetta ericina per venerare la dea, offrire preziosi doni e godere dell’amplesso sacro delle jerodule, in quello che fu l’antichissimo santuario di una dea mediterranea dell’età del bronzo, dopo ereditato da Afrodite greca, Astarte fenicia e Venere romana. Per mantenere vivo il culto dell’ericina Venus Roma, conquistata la Sicilia con la prima guerra punica, impose a 17 città dell’isola di versare un tributo annuo al santuario della dea, con il quale,fra l’altro, venivano pagati 200 militi per la custodia del tempio e della fortezza che lo conteneva. 24 Banca Don Rizzo La villeggiatura moderna, come oggi la si intende, ha iniziato a svilupparsi nel 700 e, naturalmente, è stata appannaggio di una ristretta classe nobiliare e di qualche ricco borghese. Il pedemonte ericino (oggi territorio di Valderice) già nel 600, come testimonia Antonio Cordici storico, letterato e uomo pubblico di spicco dell’antica e prestigiosa città, territorio frazionato in fondi meno estesi che nel resto del vasto agro, risultava in gran parte avviato a colture intensive, e quindi ricco di verde arboreo. Tale prerogativa, associata ad altre spiccate buone qualità (vicinanza del capoluogo e della città di Trapani, una grande quantità di sorgenti d’acqua idonea tanto ad usi umani che ad irrigazione, un paesaggio collinare ricco di vedute e quadri scenici naturali, un clima mite, sovente ventilato da una fresca brezza marina) ne fecero un luogo ideale per l’impianto di giardini, ville e casine che, con riferimento all’uso cui furono destinate, vennero chiamate “Casine di delizia” mentre il luogo è ricordato come” “l’eldorato ericino”. Va, tuttavia, precisato che le ville gentilizie di Valderice non furono utilizzate solo per fini di “delizia”, specialmente nella prima fase esse costituirono supporti ai proprietari di vaste tenute, per curare meglio i loro interessi in loco. Le prime dimore, infatti, già avviate alla villeggiatura nel ‘700, erano alquanto spartane, poiché derivavano dalla trasformazione dei bagli contadini che, proprio in quel tempo, andavano perdendo la specifica funzione di strutture a servizio dell’attività agraria. Solo dopo, nell’800 acquisirono la piena prerogativa di “casine di delizia”, sia dal punto di vista funzionale che estetico-architettonico. La villeggiatura di massa Quello che per tutto l’ottocento e la prima metà del novecento è stato un privilegio di pochi facoltosi, dopo il secondo conflitto mondiale, negli anni del miracolo economico italiano, divenne prerogativa popolare di massa. Chi dalla vicina città di Trapani ebbe la facoltà di acquistare una casetta (alcuni facoltosi professionisti costruirono delle vere e proprie ville) o godeva di un reddito che consentisse loro di pagare un affitto, cercò un soggiorno ameno estivo fuori città, parte lungo la costa dove spuntarono veri e propri paesetti, parte nel moderato pendio del territorio collinare di Ragosia, Misericordia, S. Andrea. La popolazione dimorante nella stagione estiva, oggi raddoppia i cittadini residenti nella restante parte dell’anno e costituisce un fenomeno sociale ormai assorbito dalla comunità locale che ne ricava innegabili vantaggi economici. Per finire Valderice, a parte la villeggiatura che rimane la principale risorsa del territorio, oggi è impegnata a sviluppare l’offerta turistica lungo la costa del mare, dove sono già presenti alcuni attrezzati complessi turistici. Non possedendo strutture monumentali e archeologiche, ma godendo di buone qualità per un confortevole soggiorno, negli ultimi tempi si è dotata di piccole strutture familiari nelle forme di Bed and Breakfast (ne sono in attività più di 15), strutture contadine, stanze in famiglia e simili. L’utilizzazione della risorsa è, dunque, avviata. L’auspicio è che si continui nel rispetto degli equilibri naturali, evitando interventi che deturpino l’ambiente. Un ruolo importante svolgono gli enti pubblici, in particolare i Comuni, a cui è affidato il compito di fornire i principali servizi di civiltà (acqua, pulizia dei luoghi, viabilità ordinata, disponibilità di parcheggi, igiene pubblica, uffici pubblici sgombri da inutile burocrazia, competenti sportelli di assistenza turistica, ed infine iniziative di svago, anche culturali, che possano coinvolgere gli ospiti oltre l’aspetto meramente residenziale. Quale altro turismo C’è chi sostiene che il vero turismo, quello che incide nell’economia di una comunità, si misura con la disponibilità di posti letto e con la capacità di tenere occupata la propria ricettività alberghiera per buona parte dell’anno. L’assunto è condivisibile nel significato che l’obiettivo finale di un centro, a vocazione turistica, deve essere quello, non N. 3 2011 solo di richiamare i flussi ma, soprattutto, di trattenerli il più a lungo possibile, offrendo all’ospite quello che si aspetta dalla dimora in quel sito, con l’augurio magari di ritornare. Così, a colui che cerca la quiete della campagna, si offra dei buoni agriturismo; a chi vuole una dimora familiare, può star bene un B and B, da cui giornalmente raggiungere interessanti luoghi limitrofi; all’appassionato di mare, se questo non è direttamente fruibile, si offra un comodo servizio giornaliero di trasporto verso una spiaggia attrezzata, assicurando anche una piscina all’interno delle struttura ricettiva; le grandi strutture alberghiere offrano attività di svago, vendita di prodotti tipici, edicole, luoghi di culto interni o nelle adiacenze; assicurino i servizi artigianali richiesti (parrucchieri, barbieri). 25 Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Il linguaggio universale della gastronomia dell’agroericino di Antonio Fundarò Stati d’animo di questo tipo spiegano e confermano quello che Ignazio De Francisci scrive nell’introduzione al libro Ricette di osterie e genti di Sicilia a proposito dei piatti tipici siciliani, come ad esempio la caponata [....] «Leggere queste ricette è come ascoltare una sinfonia, di quelle interpretate da una grande orchestra composta da decine e decine di strumenti. Ogni pagina mi rimanda a qualcosa d’altro, ogni ricetta mi ricorda qualcuno o qualcosa». Arricchire ulteriormente la sinfonia, creare nuove armonie con strumenti diversi e versatili, rappresenta una delle speranze e uno dei messaggi fondamentali di Izzo, che affermava: «Come cittadino e come militante, non ho più grandi speranze. Ma conservo un bel po’ di speranza nei confronti dell’Uomo». Eccole qui le prelibatezze ed i simboli di un modo d’essere e di fare che non conosce età, che non conosce luogo fisico o mentale e che fa rivivere palati e sensazioni forse disabituati al buono, al fragrante, al genuino. Consci del fatto, che tramite l’atto del mangiare e dell’assorbire il cibo, noi diventiamo ciò che mangiamo, assumendo il cibo assimiliamo il mondo e, di conseguenza, incorporare gli alimenti significa farli diventare parte della nostra sostanza intima. Perciò l’alimentazione coinvolge il campo del desiderio, dell’appetito, del piacere, ma anche il campo della diffidenza, dell’incertezza e dell’ansietà. Tutti stati d’animo e sensazioni che proviamo quando ci troviamo, davanti, una prelibatezza dell’agroericino, con i suoi odori ed i suoi colori mediterranei, e gustandola veniamo travolti da emozioni irripetibili e forti. Pasticcerie, bar, ristoranti, pizzerie, agriturismi e bagli, per non permettere che il ricordo di questo incantevole spicchio, dell’estremo lembo dell’Italia, possa andare dimenticato. Si potrebbe proprio cominciare cercando di suddividere, questo incantevole territorio, in fazzoletti di sapori coincidenti con le città di questo agro. A Valderice, i sapori di mare e di terra trovano un equilibrato connubio, sposandosi, meravigliosamente e regalando, anche al più esigente dei palati, raffinatezze davvero uniche. Potrete gustare raffinate prelibatezze all’Hotel Baglio Santacroce, in via SS 187 - Km 12, 300, telefono 0923 891111, dove l’accoglienza e la discrezione della famiglia Cusenza renderanno il vostro soggiorno confortevole e Scrive Jean-Claude Izzo «La gastronomia è un linguaggio universale. Il cibo oltre ad essere uno dei più grandi strumenti di conoscenza che abbiamo a disposizione, è la più grande forma esistente di diplomazia della pace» . E poi, continua Izzo, «La cucina è stata paragonata al linguaggio: come questo, essa possiede vocaboli (i prodotti, gli ingredienti) che si organizzano secondo regole di grammatica (le ricette, che danno senso agli ingredienti trasformandoli in vivande), sintassi (i menu, ossia l’ordine delle vivande) e di retorica (i comportamenti conviviali)». Ed è, così, che la cucina dell’agro ericino riscopre prepotente tutti i sapori del Mediterraneo, li fa suoi, li perfeziona e li modella, riscoprendo tutti i sapori e dando ad ogni ingrediente, il suo giusto valore. Così l’aglio, «che fa parte del gusto della vita e che insieme al vino spinge l’oltraggio fino al limite, là dove il palato non riesce a far fronte a così tante sollecitazioni e senza i quali continuare a vivere può essere davvero dura”. “O la menta, che apre le porte di quell’immaginario orientale dove tutto è lusso, calma e voluttà». Tutto questo diventa, nell’agroericino, sintesi, invito e quasi provocazione nei mercati caratteristici, anche quelli da vedere e da gustare, dove [….] «il più piccolo cetriolo assaporava già il piacere di essere preparato secondo il gusto orientale o alla latina. Frutta e verdura, ma anche erbe o spezie. La varietà dei colori faceva a gara con la molteplicità degli odori. Mescolandosi alle grida, alle risate. Ho conosciuto lì, le meraviglie del mondo, e ce n’erano più di sette. Come le olive. Non ce ne sono una o due, nere o verdi, ma banconi interi di olive, di diversa provenienza, preparate e condite per tutte le rivoluzioni del palato». Quel lì di cui scrive Izzo è però soltanto il Mercato. Mercati in cui il miracolo dell’integrazione, del meticciamento, della contaminazione sembra essersi avverato sui banchi delle spezie e delle verdure, dove insieme ed accanto a “passoline e pinoli”, peperoncino, “chiappe di pomodoro”, “olive cunzate”, sempre più spesso si trova la curcuma, il curry, o ancora lo zenzero. Spezie e verdure che diventano temi dominanti di molti piatti proposti dai ristoranti locali, a Custonaci come a Valderice, a San Vito come ad Erice e a Buseto Palizzolo. In questi luoghi, grazie allo scambio anche veloce, ma benevolo, curioso ed accogliente, tra avventori o tra clienti e venditori, possono nascere nuove ricette per palati, almeno quelli, disposti a provarsi in identità più ricche. 26 Banca Don Rizzo indimenticabile, in un luogo ormai divenuto incontro tra la storia, l’arte, la cultura e la tradizione siciliana. Scintillante, gioiosa, rituale, fantasiosa. La cucina siciliana è come la sua terra. Vive di sole, di mare, di amore. Di colori accesi, di odori intensi, di contrasti stridenti. Le caratteristiche primarie della cucina del Baglio Santacroce sono così la fantasia, il gusto elaborato nel presentare le pietanze, l’impiego di aromi, dei condimenti, la profusione di sapori. Tra i Primi piatti, le Busiate al pesto trapanese: treccine di pasta fresca condite con pesto di aglio, olio, basilico, mandorle e pomodorini; la Pasta con le sarde: bucatini con zafferano e conditi con salsa composta di cipolla, acciughe, prezzemolo, finocchietto selvatico, pinoli e sarde il tutto soffritto in olio, piatto tipicamente e originariamente palermitano; il Cous Cous: piatto di sicura origine araba. è una brodosa e saporita zuppa di pesce, con molte verdure, che viene versata su una base di semola opportunamente preparata. Tra i secondi a base di pesce: le Sarde a beccafico: le sarde tagliate in mezzo, sono riempite con pan grattato, zucchero, cannella, uva passa e pinoli. Cotti a coppia, in olio, sono insaporite da una foglia di alloro; il Tonno con la cipollata: tonno infarinato e soffritto con la cipolla; gli Involtini di pesce spada: involtini di pesce spada ripieni di pan grattato, prezzemolo e formaggio. Sapori che si sposano felicemente con l’orgogliosa produzione vinicola trapanese. A Custonaci, ad esempio, potrete immergervi in una fantastica ed irripetibile variegata cucina, recandovi in ristoranti che sanno di mare ma che non disdegnano portare in tavola, sapientemente cucinati, i sapori della terra. Ad Erice, è possibile seguire un incantevole itinerario del gusto, direi pure del’olfatto, considerato che gli odori infinitamente piacevoli, vi accompagneranno, comunque sempre, lungo vie e viuzze, cortili e piazze, seguendovi, anche, all’interno delle chiese, lungo in sentieri del Giardino di Venere, e poi, giù, fino al mare, e lungo i costoni dell’impareggiabile Monte San Giuliano. Sapori e odori che riempiono le viuzze strette di ineguagliabili sapori. Immergetevi nei sapori, davvero unici, del Caffè San Rocco sito in via Guarnotta, 23, tel. 0923 869337. Il Ristorante offre un ambiente rustico e accogliente dove poter degustare piatti della cucina tipica locale (cous cous di pesce, N. 3 2011 busiati al pesto trapanese, pasta con le sarde…). Il locale dispone di una vasta selezione di vini regionali e locali per soddisfare ogni richiesta e soprattutto per poter proporre l’abbinamento migliore con il cibo scelto. Una cucina tipica familiare che propone ogni giorno una vastissima varietà di piatti sia di carne che di pesce, senza dimenticare i dolci (cannoli, cassata siciliana, parfet di mandorla), il modo migliore per concludere un pasto o una cena... in Sicilia. Il Ristorante offre, inoltre, la possibilità di mangiare all’aperto in un pittoresco quanto unico vicolo ericino. Il vero fiore all’occhiello della Città della Scienza. Sublima il palato la produzione dolciaria della Pasticceria Marceca, nata da soli tre mesi, in via Trapani, 48, a Valderice, telefono 0923 892151- [email protected]. La produzione dolciaria della pasticceria Marceca si contraddistingue per l’indiscussa qualità delle materie prime utilizzate. Ogni ingrediente viene scelto e selezionato personalmente dalla famiglia Marceca che ne garantisce la genuinità e la bontà. Gli alimenti, le farine, i frutti... vengono poi elaborati secondo le tecniche tradizionali della pasticceria siciliana, con le più moderne attrezzature ma, soprattutto, dalle mani esperte ed insostituibili dei pasticceri e lavoranti che, sotto la guida e con le mani della famiglia Marceca, sfornano i dolci più impensabili e sopraffini. Deliziosa, unica ed originale la produzione dolciaria della Pasticceria Marceca, nata dalla tradizione di due generazioni, tra innovazione e rimembranza. Variegata la tipologia di profumi, di sapori e di odori. Paste di mandorla, biscotti all’arancio (ripieni di confettura d’arancia valdericina), cucciddati (ripieni di un impasto a base di fichi secchi arricchiti di cioccolato, caffè, zucca candida, mandorla tostata uva sultanina), brutti e buoni (particolari meringhe con mandorla tostata e di forma irregolare), frollini da the, frolli all’uovo, alla nutella; e, poi, gli unici in Sicilia baci d’Alassio (un particolare pasticcino al cacao e nocciola a forma di riccio). Da non trascurare i gelati, molti dai gusti particolari e singolari, come i gelati al basilico verde, ai gelsi rossi. Di pregio le cassate e le torte di ogni fattura, pasta di martorana a forma di frutta e verdura, compresi il panettone natalizio e le colombe pasquali con canditi siciliani realizzati, nella stagione estiva, dalle sapienti anni della famiglia Marceca. Da quest’anno, anche in Sicilia, sarà possibile gustare le Uova di Pasqua artigianali artisticamente decorate e personalizzate. Una tappa che non può mancare nel viaggio del gusto e dei sapori di Sicilia. A San Vito Lo Capo avrete la possibilità di immergervi tra infinità di piatti a base di pesce. Buseto Palizzolo vi darà la possibilità, invece, di definire questo percorso gastronomico tuffandovi tra squisitezze di prodotti di terra. Ottimi i tradizionali piatti tipici siciliani, 27 specie di terra alla Trattoria da Peppe e Nino, in Via Giuseppe Fileccia, 14 (raggiungibile dalla SS 187 che collega Castellammare a Valderice), telefono 0923 855052, cell. 3492679425 e 3498834111, e-mail info@ peppeenino.it. Il ristorante pizzeria si trova al centro di un percorso grazie al quale era inevitabile che rimanessero invariati gli antichi sapori che, ancora oggi la cucina degli abili cuochi offre in questo strepitoso ed incantato paesaggio rurale. Il menù comprende stuzzicherie, antipasti (stigghiola, rustico, trippa), primi piatti (cassatelle in brodo di carne, busiate all’aglio, busiate al ragù, busiate allo stufato, pasta c’a ricotta, pasta con le sarde, pappardelle al cinghiale, spaccatelle in salsa di noci, busiate del casale, pasta alla norcina, strozzapreti alla norma). E poi, gli insuperabili secondi, molti dei quali alla brace, arsi sulla carbonella realizzata dai tralci essiccati delle tanti viti che s’adagiano sulle colline dell’agroericino. Brace di vitello, maiale, salsiccia, agnello, cinghiale e, l’insuperabile, stinco di maiale al forno con contorno di patate aromatizzate con erbe selvatiche raccolte in zona. Secondi di carni che hanno la tenerezza e la qualità di animali sapientemente allevati allo stato brado. Con i secondi carne, contorni di verdure grigliate, ed ortaggi direttamente raccolti, ogni mattina, negli orti della zona. E, per concludere questo trionfo del gusto, dove la fa da padrone la sicilianità di odori, sapori e colori, frutta di stagione, e prelibati dolci, quali i cannoli, ripieni al momento che mantengono tutta la friabilità della scorza, e la scafazzata di Peppe e Nino la cui originalità la lasciamo all’immaginazione del palato certi che, Peppe e Nino, meritano più di una visita. E, per concludere, un prelibato vino della Cantina Sociale Avanti di Fulgatore, telefono 0923.811122, email [email protected]. La Cantina Avanti nasce nel 1967 dalla volontà di un gruppo di imprenditori viticoltori della provincia di Trapani che decidono di unire le proprie forze in una società cooperativa per una migliore lavorazione e commercializzazione delle proprie uve. Con ben 450 soci, una capacità di lavorazione e stoccaggio di oltre 150.000 ettolitri, dispone di un complesso impianto integrato di ricezione, pressatura soffice, vinificazione e termocondizionamento di elevata flessibilità, per la lavorazione di molteplici tipi di uvaggi con un rigoroso controllo di ogni fase del processo. Localizzata in contrada Torretta, nei pressi dell’antico feudo di Regalbesi -da cui prende nome la prima linea di vini- tra le colline sovrastate dal Monte Erice in un territorio storicamente vocato alla viticultura, è attorniata dai vigneti dei propri soci, i quali contano su oltre 700 ettari sull’agro Ericino. Oggi, dopo un lungo periodo in prevalenza quale produttore di grandi quantità di mosto e vino per industrie vinicole italiane, grazie al ritorno dei giovani nella gestione diretta, la cantina ha riacquistato nuove energie e nuovo slancio, proiettandosi con determinazione verso la produzione di vini di elevata qualità. Forte dell’esperienza dei soci e degli ambiziosi obiettivi, la nascita dei primi vini rossi e bianchi I.G.T. Sicilia ha visto il riconoscimento dei propri sforzi già alla prima apparizione sul mercato e nei concorsi internazionali. La gamma di vini della Cantina Avanti rossi e bianchi sono rigorosamente I.G.T. Sicilia. Tra questi: Cabernet Sauvignon Merlot, il Nero d’Avola, Il Nero d’Avola Gubajr e l’Inzolia Catarratto Gubajr. Nel maggio del 2010 su iniziativa di Legacoop e Confcooperative è nata CTR - Cantine Trapanesi Riunite -, la Cantina Avanti è stata tra le capofila, credendo già da subito nel progetto innovativo, ne fanno parte 10 cantine della Sicilia occidentale che sono oltre alla Cantina Avanti le cantine Alto Belice, Madonna del Piraino, Petrosino, San Francesco di Paola, Sant’Antonio, Uvam, Valle del Belice, San Francesco di Paola e Kaggera. L’obiettivo principale del progetto è quello di trasformare una serie di cantine sociali in una impresa unica, con un brand riconosciuto a livello nazionale e internazionale e riorganizzare le aziende in modo da sfruttare al massimo le economie di scala. Una sola grande azienda di produzione, con oltre 6.000 soci, 15.000 ettari di vigneto, e una produzione di 1,5 milioni di quintali di uva ( quasi il 20% della produzione siciliana), un fatturato di 40 milioni, sviluppato in dieci stabilimenti di lavorazione e una capacità di imbottigliamento pari a 12 mila bottiglie all’ora. Ma il progetto è finalizzato non solo all’aumento dell’imbottigliamento e della commercializzazione del prodotto, ma anche a sviluppare accordi commerciali con Coop Italia e con le centrali cooperative dell’Est Europa, con la prospettiva di concludere ulteriori contratti in Cina, Russia e Canada. I primi successi si sono concretizzati con la Repubblica Ceca, dove in oltre 3 mila punti vendita, oggi si possono trovare allineati sugli scaffali dei supermercati i prodotti di grande successo di CTR, con quattro varietà autoctone rigorosamente made in Sicily: il Catarratto, il Grecanico, il Frappato e il Nero D’Avola. Altri paesi dell’est, quali Bulgaria, Ungheria, Slovacchia e Polonia si stanno accaparrando ulteriori contratti per la commercializzazione del Grillo, Nero d’Avola e Catarratto che si stanno imponendo, prepotentemente, sui mercati emergenti. Con l’auspicio che tutti i progetti che CTR sta portando avanti vadano in porto, ci auguriamo che l’economia agricola della Sicilia Occidentale possa trasformarsi da situazione di profonda crisi in cui versa attualmente a punto di eccellenza del mercato vitivinicolo mondiale. 28 Banca Don Rizzo Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE San Vito Lo Capo, un contributo dai turisti di Ninni Ravazza spiaggia quale la più bella d’Italia, e l’ottava in Europa; le 5 Vele di Legambiente hanno confermato quanto di buono è stato fatto nel rispetto dell’ambiente, della natura, del mare, dell’urbanistica e dei servizi alla persona. Luci tante, ma anche qualche ombra, ed è normale che sia così. La Pro Loco da alcuni anni distribuisce ai turisti che si rivolgono all’info point turistico, gestito per conto del Comune, un questionario da compilare in forma anonima che faccia emergere eccellenze e punti di debolezza, al fine di poter fare il punto sulla situazione e intervenire dov’è necessario. I risultati relativi alla stagione turistica 2010 sono stati elaborati dalla dottoressa Angela Altese, operatore di progetto presso la Pro Loco, e sono stati messi a disposizione del Comune e dell’Associazione Operatori Turistici Sanvitesi (AOTS). Il quadro che emerge dallo studio dei questionari e dalla comparazione con l’anno precedente è più che positivo, come appare chiaro dai dati che di seguito pubblichiamo. Ascoltare i destinatari dei servizi turistici è un dovere di tutte le istituzioni e delle associazioni che operano nel settore. Sarebbe un grave errore di presunzione ritenere che l’offerta – ambiente, ricreazione, ospitalità, viabilità e così via – sia in ogni caso il meglio possibile. Un Paese che voglia programmare il proprio futuro all’insegna del turismo deve, comunque, tenere conto di osservazioni, suggerimenti, doglianze che provengono da chi lo ha scelto quale suo luogo di relax, fisico e mentale. Questo vale ancor di più oggi che l’economia turistica evidenzia preoccupanti segnali di crisi. E questo vale anche per San Vito lo Capo, che pure è in netta controtendenza rispetto al calo di turisti registrato da altre note località dell’isola. Anzi, vale ancor di più per San Vito, proprio perché l’eccellenza raggiunta deve essere non solo mantenuta, ma se possibile ancora accresciuta. Nel 2010, a San Vito lo Capo le presenze turistiche sono cresciute del 13,8 per cento rispetto all’anno prima (497.843 presenze ufficiali, cifra che va pressoché raddoppiata per ottenere il dato reale), e quest’anno il sondaggio del sito web internazionale Trip Advisor ha premiato la sua Questionario “Un contributo da turista” (idee, critiche e opinioni sulla vacanza a San Vito lo Capo) Domanda: “Qual è stata la Sua prima impressione all’arrivo?” Risposte:Insufficiente 6,5% Note a margine del questionario: Il 20 % motiva il parere espresso: tra le motivazioni di un parere negativo: “troppe case e traffico caotico”; “divieti ingiustificati”; “strade dissestate e prati incolti”. Tra le motivazioni di un parere positivo: “ spiagge e mare meraviglioso, paesaggi splendidi”; “case basse per un ottimo panorama”; “paese pulito e ordinato e buona accoglienza”. Sufficiente6,5% Buono58% Ottimo29% 58 60 40 20 0 N. 3 2011 29 6,5 6,5 Insuff. Suffic. Buono Ottimo 29 UN GIUD I Z I O S UI S ER V I Z I Voce: Accoglienza Risposte:Insufficiente 2,3% Sufficiente 9% Buono 45% Ottimo 43% Voce: Parcheggio Risposte:Insufficiente 24,4% Sufficiente 29,3% Buono 41,5% Ottimo4,8% Voce: Qualità della gelateria Risposte:Insufficiente 0% Sufficiente 9,1% Buono 38,6% Ottimo52,3% Voce: Pulizia del paese Risposte:Insufficiente 12% Sufficiente 30% Buono 38% Ottimo20% Voce: Bus navetta Risposte:Insufficiente 28,6% Sufficiente 31,4% Buono 22,8% Ottimo17,2% Voce: Rapporto qualità/prezzo vacanza Risposte:Insufficiente 7,7% Sufficiente 43,6% Buono 38,5% Ottimo10,2% Voce: Pulizia della spiaggia Risposte:Insufficiente 18,8% Sufficiente 16,6% Buono 25% Ottimo39,6% Voce: Intrattenimento Risposte:Insufficiente 19,5% Sufficiente 30,5% Buono 36,2% Ottimo13,8% Domanda: “Nel complesso sei rimasto soddisfatto?” Risposte: Si84,8% No 10,9% Ni 4,3% Voce: Pulizia delle calette Risposte:Insufficiente 13,2% Sufficiente 15,8% Buono 36,8,8% Ottimo34,2% Voce: Qualità della ristorazione * Risposte:Insufficiente 2,3% Sufficiente 25,6% Buono 44,2% Ottimo27,9% Domanda: “Pensi di ritornare?” Risposte: Si6,2% No 13% Ni 10,8% Voce: Viabilità segnaletica Risposte:Insufficiente 24,4% Sufficiente 46,7% Buono 26,7% Ottimo2,2% *Voce: Qualità della pasticceria Risposte:Insufficiente 4,8% Sufficiente 12% Buono 26,2% Ottimo57% Domanda: “La consiglierai ai tuoi amici?” Risposte: Si87% No 8,7% Ni 4,3% I turisti che hanno compilato i questionari hanno soggiornato in: Camping 14%; Case Vacanza 32,6%; B&B 27,8%; Hotel 23,3%; Villaggio 2,3. Sono stati comparati i dati delle stagioni turistiche 2010 e 2009; anche qui i dati sono molto positivi. PRIMA IMPRESSIONE ALL’ARRIVO 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICENTE 11,6 6,5 - 5,1 SUFFICIENTE 27,4 6,5 -20,9 BUONO 20 58 +38 OTTIMO 21 29 +8 Commento: Il decremento del giudizio “sufficiente” è compensato dall’aumento del “buono”. PULIZIA DELLE SPIAGGIA 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICIENTE 25,2 18,8 - 6,4 SUFFICIENTE 23,4 16,6 - 6,8 BUONO 39,4 25 - 14,4 OTTIMO 12 39,6 + 27,6 Commento: L’incremento del giudizio“ottimo”e il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente” sono indice di un netto miglioramento. ACCOGLIENZA 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICENTE 15 2,3 - 12,7 SUFFICIENTE 18,7 9 -9,7 BUONO 44,8 45 +0,2 OTTIMO 21,5 43,2 +21,7 Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” è avvalorato ulteriormente dal decremento di quelli “insufficiente” e “sufficiente”. PULIZIA DELLE CALETTE 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICENTE 12,2 13,2 +1 SUFFICIENTE 39,8 15,8 - 24 BUONO 35,8 36,8 +1 OTTIMO 12,2 34,2 + 22 Commento: Il decremento del giudizio “sufficiente” è compensato dal notevole aumento del giudizio “ottimo”. PULIZIA DEL PAESE 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICENTE 15,5 12 - 3,5 SUFFICIENTE 24,8 30 +5,2 BUONO 44,1 38 -6,1 OTTIMO 15,5 20 +4,5 Commento: Il decremento del giudizio “buono” è compensato dall’aumento di quelli “sufficiente” e “ottimo”. VIABILITÀ SEGNALETICA INSUFFICENTE SUFFICIENTE BUONO OTTIMO 2009 31,8 33,6 29 5,6 2010 VARIAZIONE 24,4 - 7,4 46,7 + 13,1 26,7 - 2,3 2,2 - 3,4 Commento: Rispetto all’anno 2009 c’è stato un lieve miglioramento che si evince dal giudizio “sufficiente”. 30 Banca Don Rizzo PARCHEGGIO 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICENTE 34,6 24,4 - 10,2 SUFFICIENTE 26,2 29,3 + 3,1 BUONO 24,2 41,5 + 17,3 OTTIMO 15 4,8 - 10,2 Commento: Sebbene ci sia stato un decremento del giudizio “ottimo”, si denota comunque un miglioramento dall’aumento del giudizio “buono”. RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO 2009 DELLA VACANZA INSUFFICENTE 27,6 SUFFICIENTE 29,6 BUONO 34,6 OTTIMO 8,2 BUS NAVETTA INSUFFICENTE SUFFICIENTE BUONO 31,5 OTTIMO 19,6 “NEL COMPLESSO SEI RIMASTO SODDISFATTO?” SI NO NI 2009 19,6 29,3 22,8 17,2 2010 VARIAZIONE 28,6 +9 31,4 + 2,1 - 8,7 - 2,4 2010 VARIAZIONE 2,3 - 4,3 25,6 - 2,7 44,2 + 5,5 27,9 + 1,5 2009 4,9 16,5 42,7 33,9 2010 4,8 12 26,2 57 VARIAZIONE - 0,1 - 4,5 - 16,5 + 23,1 2009 3 16,3 38,8 42 2010 0 9,1 38,6 52,3 72,2 24,1 3,7 84,8 10,9 4,3 + 12,6 - 13,2 + 0,6 “PENSI DI RITORNARE?” 2009 2010 VARIAZIONE SI 68,2 76,2 +8 NO 29 13 - 16 NI 2,8 10,8 +8 Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato inoltre dal decremento della risposta “no”. “CONSIGLIERAI LA VACANZA AD AMICI?” SI NO NI 2009 2010 VARIAZIONE 73 25 2 87 8,7 4,3 I TURISTI INTERPELLATI HANNO 2009 SOGGIORNATO IN: CAMPING 7 HOTEL 25 B&B 24 CASA VACANZA 44 ALTRO 0 + 14 - 16,3 + 2,3 2010 VARIAZIONE 14 23,3 27,8 32,6 2,3 Elaborazione dati a cura della dott.ssa Angela Altese VARIAZIONE -3 - 7,2 - 0,2 + 10,3 Commento: L’incremento del giudizio “ottimo” è avvalorato dal decremento di quello “sufficiente”. N. 3 2011 2010 VARIAZIONE +7 - 1,7 + 3,8 - 11,4 + 2,3 Commento: L’ordine delle percentuali delle strutture ricettive dei turisti che hanno compilato i questionari nell’estate del 2010 si rivela essere uguale a quello del 2009 con al primo posto la Casa vacanza e all’ultimo il Camping. Commento: Il decremento del giudizio “buono” è compensato dall’incremento del giudizio “ottimo”. QUALITÀ DELLA GELATERIA INSUFFICENTE SUFFICIENTE BUONO OTTIMO 2009 Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato inoltre dal decremento della risposta “no”. Commento: Il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente” e l’incremento di quelli “buono” e “ottimo” mostrano un ulteriore risultato positivo rispetto all’anno 2009. QUALITÀ DELLA PASTICCERIA INSUFFICENTE SUFFICIENTE BUONO OTTIMO -19,9 +14 +3,9 -2 Commento: Significativo è l’incremento della risposta “si”, avvalorato inoltre dal decremento della risposta “no”. INTRATTENIMENTO 2009 2010 VARIAZIONE INSUFFICIENTE 27,6 19,5 - 8,1 SUFFICIENTE 32,4 30,5 - 1,9 BUONO 28,6 36,2 + 7,6 OTTIMO 11,4 13,8 + 2,4 Commento: Il decremento dei giudizi “insufficiente” e “sufficiente” e l’incremento di quelli “buono” e “ottimo” mostrano un ulteriore risultato positivo rispetto all’anno 2009. 2009 6,6 28,3 38,7 26,4 7,7 43,6 38,5 10,2 Commento: L’incremento del giudizio “sufficiente” è compensato dal decremento di quello “insufficiente”. Commento: L’incremento dei giudizi negativi e il decremento di quelli positivi rivelano un peggioramento rispetto all’anno 2009. In questo caso si deve però sottolineare che nel 2011 il servizio gratuito di bus navetta è stato raddoppiato, interessa tutto quanto il paese, ed è molto frequentato. QUALITÀ DELLA RISTORAZIONE INSUFFICENTE SUFFICIENTE BUONO OTTIMO 2010 VARIAZIONE 31 Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Le comunità dell’ex Agro Ericino nella loro evoluzione sociale di Giuseppe Basiricò Notizie storiche Con il ritorno della Nazione alla democrazia, dopo l’esperienza fascista conclusa con il devastante conflitto mondiale, vengono riattivate alcune vertenze sociali che, il regime prima e la guerra dopo, avevano messo a tacere, coperte da un oblio forzato. Fra queste gli attriti e le lotte di classe tra la ricca borghesia che aveva governato il comune di Monte S. Giuliano (prima che tornasse a chiamarsi Erice) e le comunità contadine che ormai popolavano il vasto agro ericino (uno dei comuni più estesi della Sicilia). Intorno alla metà del XX secolo (dal 1948 al 1955) nascevano, a spese del territorio ericino, i nuovi comuni di Custonaci, Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Valderice. Lo strappo con la madre patria ericina (come amava definirla lo storico e letterato dell’800 Giuseppe Castronovo) è avvenuto con rancore e risentimento che hanno indotto i Montesi ad attribuire ai valligiani la responsabilità del declino della prestigiosa e plurisecolare vetta. In effetti l’emorragia migratoria che svuotava la città a vantaggio delle campagne era stato un fenomeno iniziato molto tempo prima dell’erezione dei nuovi comuni, in quanto perdurava già da 150 anni ed era dovuto a processi ciclici a cui Erice era soggetta in rapporto al ruolo che la città – fortezza ha assunto in epoche diverse. Già nella seconda metà del XIX secolo lo stesso Castronovo aveva costatato il fenomeno di svuotamento della città e ne aveva individuato le principali cause, fra cui in particolare due: lo sviluppo a valle del commercio (la distribuzione commerciale procede solitamente appaiata con l’incremento demografico) e la collocazione periferica della città sul monte, distante da tutti i centri abitati e difficile da raggiungere. Propose allora lo spostamento del capoluogo comunale dalla vetta alla collina di Ragosia che presentava un ampio altopiano idoneo, a giudizio dello scrittore, alla costruzione di una novella Erice che avrebbe dovuto ereditare dalla vetta anche il prestigioso nome. Il progetto si rivelò presto alquanto utopistico ed ebbe molti oppositori che ne impedirono la realizzazione. Ma il principio non è stato abbandonato: San Marco, frazione guida delle vertenze del pedemonte, continuò a portare avanti l’istanza del trasferimento del capoluogo nel proprio centro abitato. Le altre frazioni hanno, invece, posto direttamente l’autonomia dal capoluogo con la formazione di nuovi comuni. Alla fine prevalse quest’ultima vertenza. I giovani comuni dell’agro crebbero in fretta, ciascuno cercando un proprio indirizzo coerente con le attitudini sociali, economiche, territoriali e paesaggistiche. Custonaci Dal territorio particolarmente povero, era una delle comunità più disagiate. Negli anni cinquanta del secolo XX la principale fonte di sostentamento era l’allevamento brado di animali che utilizzava le aride pietraie improduttive e perciò lasciate a pascolo spontaneo. Il giovane comune seppe valorizzare quella peculiarità che per secoli era stata la prima responsabile dello stato di povertà della piccola comunità: le vaste distese a xiare che consentirono l’estrazione di un marmo pregiato che trasformò l’economia del paese a garanzia di un benessere diffuso e generalizzato. Oggi Custonaci è sinonimo di marmo internazionale. La comunità civile, sostenuta da una classe politica attenta e interessata, seppe valorizzare costumi e tradizioni legati a quella vita dura e difficile, nel rispetto culturale dei valori che la sostenevano. Ma fece di più , 32 Banca Don Rizzo della domenica delle palme” che raffigura scene delle passione di Cristo. Il livello artistico e scenico raggiunto dalla sfilata trova ormai così tanti estimatori che nel giorno della manifestazione le strade di accesso al paese sono occupate da interminabili colonne di auto che vanno, prima, e tornano, dopo, verso i centri limitrofi. L’altra iniziativa riguarda l’istituzione di un Museo della Civiltà Contadina, voluto e avviato dallo stesso Prof. Fodale, molto visitato in particolare da scolaresche di tutta la provincia. I visitatori, se concordato prima con la direzione del museo, possono assistere alla manifattura di oggetti dell’artigianato contadino, cosa che rende il museo vivo e attuale. con una intelligente intuizione sfruttò quelle tradizioni per pubblicizzare il centro e favorire l’incremento turistico: anziché far cadere nell’oblio un sistema di vita ormai scomparso, lo raccolse in tutte le sue componenti in un sito realistico, una grande grotta naturale divenuta col tempo il cuore di un baglio contadino abitato da famiglie allargate. Nacque così, oggi visitato da masse di turisti locali e forestieri, il “Presepe vivente” della grotta Mangiapane in cui vengono riprodotti fedelmente le professioni, il lavoro e le condizioni di vita della società rurale di un secolo prima. Il presepe, ormai pubblicizzato in tutto il territorio nazionale, è stato successivamente affiancato da un museo vivente con il quale viene riprodotto lo stesso sistema di vita nel periodo dell’alta stagione turistica. Così, mentre il marmo solleva l’economia del centro, mantenendo un deciso benessere, le tradizioni riproposte e spettacolarizzate mostrano dal vivo uno spaccato di vita che costituisce una pagina di storia di una comunità non più esistente. San Vito Lo Capo A San Vito la natura ha dato un dono inestimabile. Una spiaggia di rena bianca e pulita con un mare limpido e cristallino, contenuta da una costa di bella scogliera ricca di baie, seni e calette nelle quali penetra un mare blu con fondali variegati e pieni di vita. C’è persino chi sostiene che la spiaggia di San Vito sia la più bella d’Italia. Per trasformare il luogo da un povero e semplice borgo di pescatori in un centro di turismo internazionale è bastato operare in modo intelligente per far conoscere quella gemma, pubblicizzandone le immagini e curando Buseto Palizzolo è stato quello che, fra i comuni dell’agro, ha mantenuto una linea di sviluppo coerente e rispettosa delle tradizioni contadine. Privilegiato da una comunità equilibrata, ha ritrovato nella stessa economia rurale un proprio moderato benessere, conservando usi e tradizioni insieme con i valori fondamentali di quella società, primo fra tutti la centralità della famiglia, istituto ancora sano che preserva da devianze e malesseri sociali. Il suo aspetto lindo e armonioso è ancora composto di piccoli agglomerati mantenuti in assonanza estetica con la tradizionale urbanistica rurale. Davanti ad ogni abitazione, spesso le casette basse mostrano un giardinetto fiorito per buona parte dell’anno, dove pergolati e rampicanti ombrosi ed essenze profumate danno all’insieme un tocco di sana armonia ed un riscontro di civiltà che ha fatto affermare ad un noto scrittore, preside di una scuola media e manager culturale, il Prof. Rocco Fodale: «Noi la Svizzera l’abbiamo a Buseto Palizzolo». Degne di citazione perché danno merito alla comunità busetana sono due iniziative ormai affermate nel tempo. La prima è “la processione dei gruppi viventi N. 3 2011 33 sono state le iniziative intraprese, ma tutte hanno avuto vita effimera, scomparendo dopo pochi anni, o limitandone l’importanza e la notorietà. Mi riferisco, ad esempio, alla: • mostra - mercato dell’artigianato siciliano, scomparsa dopo 10 edizioni annuali che l’avevano portato ad esporre il migliore e più pregiato artigianato dell’isola; • sfilata dei carri carnascialeschi che, dopo alcuni anni di progresso e buona affermazione, oggi ristagna in una netta fase di stanca e di regresso; • estate valdericina ricca di programmi e di spettacoli culturali e ricreativi, tenuti nel bel teatro S. Barnaba, rassegna che di anno in anno perde importanza e interesse artistico. Merita, invece, memoria e apprezzamento la bella e suggestiva manifestazione della “Bibbia nel parco” costituita da gruppi viventi disseminati in un rustico itinerario boschivo, riproducenti scene ed episodi del vecchio testamento. L’iniziativa attende di essere istituzionalizzata, adeguatamente pubblicizzata e ripetuta nell’alta stagione per renderla fruibile ai più consistenti flussi turistici. Malgrado i limiti prima lamentati, anche Valderice è stata baciata da madre Natura che l’ha voluta ricca di verde, con giardini, ville e scenari suggestivi e affascinanti dove si possono ammirare i più bei paesaggi scenografici: monti, mare, colline, prati fioriti, fornita anche di clima mite e aria tersa e profumata dalle essenze che vi crescono spontanee. Queste buone qualità ne hanno fatto un centro di villeggiatura rinomato. come dovuto spiaggia e mare. Oggi San Vito oltre che un frequentato centro balneare, è un luogo che è riuscito a lanciare iniziative apprezzate che riempiono la cittadina di turisti per almeno quattro mesi l’anno. Iniziative gastronomiche come il “couscous fest”, la “festa degli aquiloni” sollevati in cielo su quella splendida spiaggia e le tante altre manifestazioni culturali e ricreative organizzate dall’intera comunità cittadina, hanno ormai varcato i confini nazionali calamitando nel centro flussi turistici non indifferenti. Mi sia consentito un ammonimento finale. La comunità sanvitese vigili per mantenere integro quel dono prezioso che la natura con tanta benevolenza ha dato. Valderice Lasciato per ultimo, volontariamente, perché è nato ultimo, nel 1955 con il nome banale di Paparella - S. Marco, toponimi delle due principali frazioni valligiane. Solo nel 1958, con Legge Regionale n. 1 del 25 gennaio, è stato autorizzato a fregiarsi del nome più prestigioso ricavato da quello ericino. è il più popolato fra i quattro comuni (oggi conta più di 11.000 abitanti), ed è anche quello che è più legato alla cultura ericina da cui è ancora influenzato. In questo mezzo secolo di autonomia ha avuto uno sviluppo notevole. Ha subito, più degli altri centri dell’agro, l’influenza della vicina città di Trapani, sicché la sua comunità ha visto prevalere il ceto piccolo borghese del tipo cittadino, tendenza che ha imbarbarito la cultura locale nei suoi principali caratteri peculiari. Numerose 34 Banca Don Rizzo Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE La grotta, il fenomeno del carsismo, il presepe vivente ed i beni demo-etnoantropologici ricerca a cura di Giuseppe Butera manufatti litici, selci lavorate, ossa e denti di animali e graffiti, molti dei quali si trovano ancora oggi conservati presso il Museo Pepoli di Trapani ed il Museo Etno Antropologico di Parigi. Le suggestioni del borgo Scurati e della Grotta Mangiapane sono forti a tal punto da essere state spesso utilizzate come location per importanti produzioni cinematografiche e televisive, tra le quali ricordiamo: • “Il Commissario Montalbano” (episodio della serie “il Commissario Montalbano” in onda su Rai 1); • “Il ladro di merendine” (episodio della serie “il Commissario Montalbano” in onda su Rai 1); • “Cefalonia” (fiction storica in più atti prodotta e distribuita dalla Rai); • “Nuovo mondo” (produzione cinematografica del 2006); • “Viola di mare” (produzione cinematografica del 2009). La grotta Mangiapane Custonaci, centro marmifero di livello internazionale, rappresenta uno dei principali poli nazionali di estrazione di materiali marmorei di pregio, con 136 cave in attività da cui si estrae il celebre marmo denominato “Perlato di Sicilia”. Le pietre di Custonaci sono primariamente calcaree e, perciò, nelle ere geologiche, hanno dato avvio ai cosiddetti fenomeni carsici, dando origine a molteplici e bellissime grotte, antropizzate fin dal Paleolitico Superiore. Una delle più belle, ed in assoluto la più particolare, è la Grotta Mangiapane. Fu denominata così dal nome del nucleo familiare che vi abitò dal 1800 sino alla fine dell’ultima grande guerra. Alla sua formazione, oltre al carsismo ha influito l’azione del mare che ne ha ulteriormente sagomato ed ampliato le cavità. Fu scientificamente studiata per la prima volta dal paleontologo francese R. Vaufrey, direttore del museo di paleontologia umana dell’Università dì Parigi, che vi trovò tracce dell’uomo primitivo consistenti in ritrovamenti di N. 3 2011 Il Presepe Vivente e la valorizzazione dei mestieri e delle tradizioni popolari siciliane Il Presepe Vivente di Custonaci è valutato, ad oggi, il più 35 oggetto delle attenzioni dei più importanti media nazionali, sia televisivi (RAI, Mediaset, ecc.) che della carta stampata. Lo “spettacolo” ha luogo a borgo Scurati, una realtà di case rurali disseminate, come in un presepe, a ridosso di un contesto di grotte naturali che si aprono su alte pareti rocciose. Tra queste primeggia la Grotta Mangiapane: commovente e scenico spazio datato al Paleolitico superiore, la grotta rappresenta una vera rarità, provvista di una apertura molto alta, circa 80 metri, e profonda 70, alle cui pareti sono accostate, mantenutasi intatte nel tempo, delle deliziose piccole case, delle stalle e un forno per il pane, edificate da una famiglia di pastori tra l’800 e la metà del ‘900. Alle spalle del borgo, le suggestioni del golfo di Erice, incastonato tra Pizzo Cofano e Pizzo lungo In questa magica location, ogni anno, da quasi 30 anni, un’intera comunità locale e gli ultimi artigiani-artisti siciliani si riuniscono per dare scena ad uno spettacolo unico ed irripetibile. Per 7 o 8 giorni, i visitatori-spettatori attraversano i luoghi allestiti, tra attività e scene di vita, a stretto contatto con oltre 150 personaggi che riproducono, fedelmente, l’esecuzione di antichi mestieri, scene e luoghi sempre più rari. “Non si finge di produrre, no, si produce per davvero: vasi, sedie impagliate, ferri ritorti, formaggi, olio d’oliva spremuto dal frantoio di pietra…” (Panorama, 2002). L’evento stesso rappresenta una modalità di gestione altamente innovativa di 2 beni culturali: •la preistorica Grotta Mangiapane che, senza il Presepe Vivente, non sarebbe mai stata sviluppata; •il patrimonio culturale degli antichi mestieri e delle tradizioni siciliane, che grazie al Presepe diventa “fruibile” in una forma del tutto alternativa e nuova rispetto a freddi e statici musei etno-antropologici. grande evento di rivalutazione dei mestieri e delle tradizioni popolari siciliane. Per tali logiche è stato, di recente, inserito nel Registro delle Eredità Immateriali, ed è tra i 100 beni non materiali della Regione Siciliana. Alla realizzazione del presepe e alla sua ideazione lavorò il farmacista Battiata. Lo spettacolo, predisposto dall’Associazione culturale “Museo Vivente” di Custonaci, un plauso va al dottore Battiata, alla 30° edizione il prossimo dicembre, è conosciuto in tutta Italia grazie alla sorprendente suggestività delle rappresentazioni, oltre che all’originalità, alla contegno e al pathos interpretativo dei personaggi, e alle emozioni, spesso che diventano commozioni, che riesce a suscitare. Quello di Custonaci è un territorio di grande richiamo. Come lo è, d’altronde, lo spettacolo portano, annualmente in scena. Dalla prima edizione ad oggi hanno oltrepassato la soglia dei 400 mila, i visitatori che vi hanno assistito con coinvolgimento emotivo non comune e partecipazione cristiana considerevole. Non passa edizione, inoltre, senza che il Presepe non sia Si ringrazia per info, foto e testi: Associazione culturale “Museo vivente”. Contrada Scurati - Grotta Mangiapane - 91015 Custonaci (TP). Tel: 0923 973553, 0923 971029, 335 5399471 (solo per i gruppi). E-mail: [email protected] 36 Banca Don Rizzo entra nella nostra community S E H A I T R A I 1 8 E I 3 5 A N N I , D I V E N TA SO C I O G IO VAN E D E L L A B AN C A D ON RIZZO 1 Abbiamo ridotto il numero minimo di azioni acquistabili e ti offriamo la possibilità del pagamento rateale¹. Diventa anche tu Socio Giovane della Banca Don Rizzo2. Lo status di Socio sarà acquisito al pagamento integrale della quota. 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A questi è concessa la borsa di studio di: • € 100,00 per il diploma di scuola media superiore e la laurea specialistica; • € 200,00 per la laurea triennale; • € 400,00 per la laurea magistrale. Nel caso in cui tu sia già Socio, continuerai a godere delle borse di studio nelle misure originariamente stabilite4 . 3 Il numero di azioni con le quali i premiati per le borse di studio diventano Soci Giovani è di 15 quote. 4 Attualmente i riconoscimenti elargiti per le borse di studio consistono in € 200,00 per il diploma di scuola media superiore, € 300,00 per la laurea breve, a cui si aggiungono ulteriori € 200,00 se seguita da laurea specialistica e € 500,00 per la laurea magistrale. 2 Iscriviti gratuitamente al nostro Comitato Giovani ideato per la promozione di attività formative, culturali, economico-sociali e sportive rivolte ai giovani associati. Compila il modello di adesione e diventa anche tu protagonista! 4 Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE Il Patrimonio carsico di Custonaci Una grande risorsa naturale di Rosario Ruggieri è in questo contesto di rocce mesozoiche calcareodolomitiche solubili che le acque meteoriche hanno generato lo scenario carsico naturale di Custonaci costituito da una variegata suggestiva serie di morfologie superficiali, che vanno sotto il nome di “Karren”, e da numerose cavità, chiamate localmente “Zubbie”, dall’arabo Zubya, vale a dire voragine, pozzo senza fine che inghiotte qualsiasi cosa. Fra i Karren, vere e proprie sculture naturali, si evidenziano le affascinanti morfologie della Foresta pietrificata di Piano delle Ferle, sulla dorsale del Monte Sparagio, costituita da alti pinnacoli e aspre guglie di roccia carsificata, emergenti come silenti e benevoli guardiani giganti fra le odorose fragranze della macchia mediterranea. Un discorso particolare meritano, invece, le cavità naturali o, come anzidetto, Zubbie. Al riguardo, la conoscenza e lo studio del patrimonio carsico di Custonaci è alquanto recente. Se l’esplorazione delle prime importanti cavità inizia nel 1965, da parte di Anelli e Orofino, dell’Istituto Italiano di Speleologia, su incarico dell’Amministrazione Provinciale di Trapani, devono tuttavia passare ancora circa trent’anni perché prenda avvio, nel 1992, un sistematico Il territorio di Custonaci ha un’importante particolarità: è un territorio carsico. “Carsico?” Si potrebbe allora chiedere qualche lettore. A beneficio di una migliore comprensione del significato di questo termine, spenderò, allora, qualche riga di premessa al fine di rendere più chiaro l’argomento di questo articolo incentrato sulla conoscenza e divulgazione delle bellezze carso - paesaggistiche della città di Custonaci oggi famosa per l’industria del marmo, domani auspicabilmente anche per ciò che diremo in questo articolo. Iniziamo, pertanto, col dire che “carso”, derivante da “Karra”, etimo slavo significante “pietra”, individua oggi un contesto geografico, fra il territorio triestino e quello sloveno, che si caratterizza, in generale, per le forme aspre del paesaggio (da cui “pietra”), ma più in particolare per la presenza di grandi cavità naturali, fra le quali le famose Grotte di Postumia, oggi in territorio sloveno. I processi che hanno modellato il rilievo esterno e originato tali sistemi sotterranei, imputabili all’azione corrosiva di acque acide (contenenti CO2) su rocce solubili, come le dolomie o meglio ancora i calcari, vengono definiti fenomeni carsici, mentre carsico o carsificabile è qualunque territorio soggetto a tali eventi. Da ciò è derivato l’uso generale del termine in qualsiasi parte del mondo dove la presenza di rocce, per l’appunto solubili, evidenziano tali particolari morfologie. Fatta questa, succinta, e spero chiara premessa, ora abbiamo gli elementi di base per poter comprendere perché il territorio di Custonaci è un’area carsica, fra le più importanti del contesto naturale siciliano e non solo. Per cominciare, diamo uno sguardo alle sue forme del rilievo e alla loro intrinseca natura fisica. Sotto il profilo orografico, quello di Custonaci è un territorio prevalentemente montuoso costituito da dorsali (Monte Sparagio con i suoi 1110 m la più alta cima dei Monti di Trapani, Monte Palatimone - San Giovanni), da imponenti rilievi isolati (Monte Cofano), da intercalate piatte depressioni (Piana di Purgatorio) e da un’irregolare fascia costiera a occidente sul mare Tirreno. Questi rilievi, trasportati e sollevati dalle acque del mare da immani forze geologiche (le stesse che fanno scontrare la placca africana contro quella euroasiatica), costituiscono oggi uno spettacolare e affascinante contesto paesaggistico, modellato dalle azioni erosive e carsico-corrosive delle acque nel corso di centinaia di migliaia di anni. 38 Banca Don Rizzo migliaia e migliaia di anni. Queste suggestive morfologie sono osservabili soprattutto nel settore superiore della cavità con tipologie, di forme e dimensioni varie, quali: gruppo di stalagmiti, grandi colonnati, depositi a canne d’organo e laminazioni, stalattiti tipo cannule e concrezioni eccentriche. In considerazione di siffatta ricchezza e bellezza, per la suddetta cavità fu prospettata, nell’ambito di un Congresso Regionale di Speleologia tenutosi a Custonaci nel 2002, la possibilità di una tutela, valorizzazione e fruizione turistica, con interventi minimi ad impatto zero. Ma, purtroppo, ancor oggi a distanza di circa 10 anni, nulla è stato fatto di quanto auspicato, al di fuori dell’apposizione nell’ingresso della cavità di una, comunque, utile quanto relativamente efficace grata di protezione. La presenza di questo spettacolare patrimonio carsico, ancora poco conosciuto, nel sottosuolo di Custonaci costituisce una grande ricchezza per la comunità sia sotto l’aspetto naturalistico che per ciò che concerne la concreta possibilità che lo stesso possa essere fruito turisticamente, così come è avvenuto, con grandi benefici economici e occupazionali, per numerose altre realtà in Italia come la Grotta di Castellana, le Grotte di Frasassi e la Grotta Gigante, solo per menzionare alcune, e nel mondo, come le Grotte di Postojna e di San Canziano in Slovenia, la Mammoth Cave negli USA e numerose altre. Tutto ciò implica da parte delle amministrazioni competenti (Provincia e Comune in primo luogo) una convinta e non più differibile azione di tutela per il patrimonio carsico tutto, sia superficiale che sotterraneo, al fine, da un lato, di impedirne l’ulteriore degrado, e, dall’altro, di favorirne la valorizzazione e conservazione a beneficio delle future generazioni. lavoro di ricerca e di esplorazione da parte del CIRS Ragusa (Centro Ibleo di Ricerche Speleo-Idrogeologiche) su iniziale incarico dell’amministrazione comunale di Custonaci. Il risultato di tali ricerche nell’arco di circa 20 anni ha portato al rilevamento e alla documentazione di circa 80 cavità, la maggior parte delle quali ad andamento pressoché verticale. Fra queste alcune si evidenziano per la loro profondità come: l’Abisso delle Gole profondo 120 m e l’Abisso del Purgatorio, profondo circa 200 m; altre emergono, in particolar modo, per la ricchezza di concrezioni calcitiche di varie forme e colori, come: la Grotta Maria SS. di Custonaci, la Grotta del Fantasma, la Grotta Cerriolo o Cufuni, e la Grotta della Clava, ubicate nell’areale Cerriolo - Piano Zubbia - Scaletta, e la Zubbia delle Meraviglie ubicata sul Monte Palatimone. Fra le su menzionate cavità val la pena di spendere ora qualche rigo sulla Grotta della Clava, per le potenzialità e implicazioni di carattere turistico e culturale legate a tale cavità. La Grotta della Clava, così chiamata per la presenza di alcune stalagmiti particolari a forma, per l’appunto, di Clava, viene occasionalmente scoperta negli anni sessanta a seguito dei lavori di coltivazione di una delle numerose cave che tappezzano, oggi dismesse, l’area di Piano Zubbia - Scaletta. Alla mercé di chi, in quel periodo, poté facilmente accedere, nella sua parte superiore, la grotta subisce notevoli danni per la rottura e asportazione di concrezioni, anche di grandi dimensioni, a giudicare dai relitti (stalattiti e colonne spezzate) tristemente osservabili in alcuni suoi ambienti. Fortunatamente, il provvidenziale occultamento dell’ingresso, dopo un qualche tempo dalla sua scoperta, la salva da una devastazione completa, tenendola per diversi anni nascosta e perciò fuori dalla portata sia di occasionali raccoglitori di souvenir di stalattiti che di ben più motivati razziatori. Riesumato l’ingresso, tempo dopo, viene quindi esplorata e documentata dal CIRS nel 1997. La cavità, estesa circa 800 m e con una profondità di 80 m, rappresenta una delle più interessanti morfologie carsiche ipogee del territorio di Custonaci in quanto a ricchezza, varietà e bellezza di formazioni calcitiche, originatesi nel corso di N. 3 2011 39 Storie d’aziende IL NOSTRO IMPEGNO Valderice e Cultura Un binomio indissolubile rinsaldato dal valore estetico e storico del marmo La famiglia Oddo ed il decollo economico dell’agroericino di Antonio Fundarò che ha difficoltà, ancora oggi, a conquistare i mercati esteri e quelli europei e che spesso subisce l’onta di non ritrovarsi capace a sdoganare la sua millenaria cultura e l’eccellenza dei suoi prodotti. Un po’ per rassegnazione, quella di chi, vuole arrendersi e preferisce lasciare questa terra, un po’ di chi, invece, preferisce un posto statale o regionale, pochi euro al mese, e la tranquillità di potere campare, male, ma di poterlo fare. Lo speciale intreccia e ricompone storie diverse attraverso il filo ininterrotto dell’uso e il riuso delle pietre e dei marmi nei cantieri di Valderice, e non solo, attraverso l’innovazione e l’intraprendenza, l’intuito e la perseveranza, di un uomo, un’ icona, per la lavorazione del marmo. Un itinerario attraverso i luoghi più significativi legati all’estrazione e alla lavorazione del marmo, un’attività economica che nell’agroericino ha una grande tradizione. Sfruttato fin da epoca antica, l´utilizzo di questo materiale lega la sua storia all’area che va da Balata Di Baida a Valderice, passando per Custonaci, un’ importante crocevia storico e culturale. Lo sfruttamento delle cave marmoree, nei secoli scorsi finalizzato prevalentemente alla realizzazione di opere artistiche e monumentali da inserire negli edifici dell’aristocrazia italiana e nei luoghi di culto sparsi in tutto il territorio nazionale, da qualche decennio, pur mantenendo la solida tradizione artistica delle maestranze, con l’ introduzione delle moderne tecnologie nella estrazione e nella lavorazione, è stato possibile ridurre enormemente i costi di produzione, estendendo l’ utilizzo di questo materiale di pregio nell’ edilizia abitativa anche oltre i confini nazionale e comunitari. Ciò costituisce per l’intero territorio un pilastro fondamentale su cui poggia l’economia. Attraverso la storia dei membri di una delle più importanti famiglie siciliane di imprenditori del marmo, l’articolo ricostruisce il processo di trasformazione di un’attività e segue le metamorfosi della città, da piccolo paese del mare, con attività prevalentemente agricola, pastorale e della pesca a capitale indiscussa del marmo. Il nostro speciale riordina un quadro complesso di relazioni e di microstorie, che restituisce con vivezza i caratteri di un mestiere che ha radici profonde nella storia della provincia quale Trapani. Il Novecento è un secolo di profonde trasformazioni in cui Valderice , da centro agricolo pastorale e della pesca, vive l’alternanza tra la tradizione e l’esperienza dell’industrializzazione, arrivata, come vedremo, molto lentamente, per ritrovarsi a metà del secolo a rafforzare la sua identità di centro e roccaforte dell’estrazione del marmo e poi, ancora, a reinventarsi come capitale moderna delle esportazione del marmo di una giovane 40 Banca Don Rizzo Cava perlatino venatino e bianco in contrada Rizzuto, Valderice industriale del settore, e quello che, più e meglio, rappresenta all’estero il prodotto made in Italy per connotarne la qualità.. Un’avventura, quella della passione per il marmo, nata per caso, forse per necessità che, però, ha determinato la svolta per il vertice aziendale; Rocco Oddo già a partire dal 1967 quando, come egli stesso afferma «incominciai a fare del segato di marmo» e ad affettare il mitico, ormai in disuso, Libeccio. Ma la vita di Rocco Oddo, lo ricorda lo stesso protagonista di questa entusiasmante avventura, è stata davvero ricolma di eventi fortuiti. A partire, proprio, da ciascuna delle scelte lavorative. Ci ricorda Rocco Oddo «avevo necessità di sopravvivere e sapevo di non avere raccomandazioni». E fu così che, ancora ventenne, dovette abbandonare il sogno di diventare un militare, stipendio fisso, e certezze per il domani. «Per la verità – continua Oddo – durante il servizio di leva, mi resi, ben presto conto, che non ero fatto per le stellette. Nulla togliendo ai militari. Ero uno spirito libero, la voglia di fare, di creare e una incapacità ad essere subordinato a qualcuno. Non per i ruoli, evidentemente, ma perché conscio che spesso l’essere superiore era finalizzato, esclusivamente, a mortificare le intelligenze altrui. E ritornai a Valderice. La pressione della mancanza del lavoro, l’assenza di soldi da investire, ed una madre d’oro a cui dovetti presto rivolgermi». E Rocco Oddo, allora, rientrato nella sua città natale Da un lato la ricostruzione delle vite professionali dei principali componenti di una delle più note famiglie di lavoratori del marmo, gli Oddo, due generazioni, la terza in crescita, di ingegno prestato al decollo dell’economia dell’agroericino; dall’altro, gli approfondimenti mirati alla comprensione del cantiere, delle lavorazioni, della gestione e della crescita economica e sociale delle imprese Oddo, protagoniste in molte delle trasformazioni in atto nel campo della tecnologia, dell’organizzazione del lavoro, del contesto politico e culturale della città di Valderice. La memoria della città come centro produttivo è un tema di particolare rilevanza per quanti credono nella possibilità di crescita e di decollo economico della Terra di Sicilia, consapevoli della centralità del rapporto tra lavoro e luogo urbano di cui la sua sede, i numerosi palazzi, i tanti monumenti storici, le tante chiese, le stesse colonne di San Pietro in Roma, ed oggi i tanti palazzi principeschi nell’estremo e nel medio Oriente e nell’area Araba, ne sono testimonianza prestigiosa e unica. Con questo speciale, Banca Don Rizzo, intende sottolineare ancora una volta il nesso indissolubile tra Valderice, l’intero agroericino e la Cultura, valore la cui rilevanza socioeconomica è necessario che, le amministrazioni civiche, promuovano in tante loro attività, così come ha fatto, in questi decenni di duro lavoro la famiglia Oddo, in primis Rocco, 79 anni, 45 anni di attività nel settore del marmo ed, oggi stimato, N. 3 2011 41 imprenditoriali miei e dei miei figli si concretizzassero». Perché, come capita in ogni azienda che si rispetta, anche Rocco, amando così fortemente il suo lavoro, ha fatto si che anche i suoi figli se ne innamorassero. Un amore viscerale per il lavoro che si legge negli occhi di Andrea, Vito, Rosanna, Nicoletta e Giampaolo e si può desumere dalla storia di ognuno di essi. Un solo aneddoto per rappresentare tutto ciò c’è lo racconta Rocco. «Una volta lasciai a casa Andrea per recarmi alle cave. Distano da casa mia 15 chilometri. Non ricordo neppure il motivo della mia scelta ma dissi no al bambino. Dopo circa un’ora vidi Andrea entrare in cava e dall’ interesse che manifestava nel seguire le lavorazioni, mi resi conto immediatamente che in questo lavoro si sarebbe realizzato. Anche gli altri figli, compatibilmente con gli impegni scolastici sin da bambini riservavano parte del loro tempo libero alle attività aziendali maturando sin da allora importanti esperienze che continuano a rilevarsi di fondamentale importanza per l’ impresa, e se sono cresciuto così, lo devo proprio a loro». «Ritengo che, a distanza di anni, posso affermare con certezza che, nonostante la tenera età, avevo già da allora l’obiettivo di diventare un vero professionista del settore. Basti pensare che allora ero l’unico che sapeva usare, in cava, la pala meccanica. E lo facevo divertendomi come stessi utilizzando un giocattolo. E nel frattempo aiutavo mio padre e gli altri operai» afferma Andrea, con soddisfazione, ricordando anni che sono lontani solo nel tempo, non certo nel ricordo. Ma la storia di Rocco passa attraverso un autocarro Fiat 615 e dal Leoncino. incominciò a fare, come ironicamente afferma lui stesso «il commerciante dei prodotti della terra. E comprai un moto Ape. Anche quella con grande sacrifici». Ci racconta un aneddoto: «Non avevo i soldi per questo primo necessario, importante, acquisto. Mi rivolsi a mia madre. Ma, allora, firmare cambiali era qualcosa di brutto. Si avvertiva il peso della pericolosità della cosa e mia madre fu come se scappasse dall’eventualità. Ma, siccome dovevo fare il commerciante dei prodotti della terra, la fortuna mi agevolò, un mio cugino aprì la rappresentanza della Piaggio a Valderice. Mi ci rivolsi e, solo allora, mia madre decise di fare da garante. Ed impegnò la quota della terra che io avrei ricevuto in eredità alla sua morte a garanzia del pagamento del prestito. Naturalmente fu quella la prima volta in cui acquistai qualcosa a rate. Devo dire, a distanza di decenni, che se non avessi avuto, sin da allora, questo coraggio, avrei fatto ben poca cosa. Non si poteva e non si può realizzare nulla senza un aiuto concreto della banche per gli investimenti. Le banche, a cui sono grato, da allora ad oggi, hanno sempre dato corpo ai miei sogni, alle mie intuizioni imprenditoriali, alle necessità che, di volta in volta, l’azienda necessita». E Rocco si lascia ad una battuta «è vero che le imprese riescono a crescere grazie alle banche ma è pur vero che, senza i nostri investimenti, le banche non avrebbero vita facile. Il loro compito non può essere solo quello di raccogliere risparmi. Quindi, con una battuta, gli imprenditori hanno bisogno della banca, e la banca ha bisogno di noi. La banca ericina prima, la Don Rizzo oggi, hanno, spesso, permesso che i sogni 42 Banca Don Rizzo «E spesso questo intuito ci ha permesso di non sbagliare nelle scelte imprenditoriali ne, cosa davvero importante, non abbandonare mai il processo di innovazione, indispensabile per fare di una impresa, una impresa competitiva e all’avanguardia» continua Nicoletta. L’intuito di Rocco si concretizza con l’acquisto di altre cave di marmo. «Come si può essere competitivi – afferma Rocco Oddo - se non si controlla l’intera filiera della produzione». Nel 1996 nasce Oro Marmi snc. I figli di Rocco Oddo entrano in società con il padre, garantendo, alla lunga, quel ricambio generazionale, indispensabile per un futuro certo dell’industria Oddo. Ma, tiene a precisare, Rocco con tono orgoglioso «comando ancora io, seppure non più da solo ma assieme ai miei figli». E come non si potrebbe, con un intuito eccezionale come il suo, una famiglia unita e forte come la sua, una terza generazione in crescita pronta, lo si spera, a prendere il timone dell’azienda. L’azienda che si occupa, oggi, dei lavori di estrazione ed allestimenti interni è proprio la “Oro Marmi snc”. Nel 2004, nasce la Oddo Marmi srl e, nel 2005, viene definito lo stabilimento industriale più all’avanguardia del comprensorio. 15 mila metri quadrati di estensione, 2 mila metri quadrati impiegati per la lavorazione, quasi 40 tra operai, impiegati, quadri. Il grosso della produzione industriale viene trasferito ad Oddo Marmi srl con sede nella zona industriale di contrada Xiare a Valderice (Tp), tel. 0923 592768, e mail address [email protected]. «Acquistai, qui, il terreno, quando ancora nessuno parlava di aree industriale» sottolinea Rocco Oddo, orgogliosamente soddisfatto dell’ennesima prova del suo buon intuito. «E credetti e scommisi in ogni forma di investimento e finanziamento. Dai Patti Territoriali ai finanziamenti per l’innovazione tecnologica. Quando gli altri avevano paura io gridavo che c’era bisogno di maggiore liquidità e mi rivolsi alle banche». «Ma ero forte. Avevo la famiglia alle spalle. I miei figli, mia moglie, il mio intuito, i tanti operai che credevano in me, ed un progetto ambizioso: dimostrare e non solo ai miei figli che si può fare impresa sana anche in Sicilia senza avvalersi di connivenze politiche o complicità malavitose e che se alla propria impresa si dona con tenacia la propria dedizione essa ricambia offrendoci i mezzi con cui realizzare le nostre ambizioni. “Non potevo e non mi sono arreso mai in questa impresa, dapprima ardua, adesso accattivante”continua il Sig. Oddo. Non c’è impresa senza forza familiare. E Rocco Oddo ha la fortezza di una grande famiglia e, come dice la figlia Nicoletta «la vicinanza ed il coraggio di una grande madre». Ed il pensiero va alla mamma Anna che, in questi anni, ha accompagnato il viaggio del marito, con le parole opportune, gli incoraggiamenti necessari, la determinazione della donna siciliana, spesso necessaria «Che pazzie feci pur di guadagnare qualcosa. Lavoravo notte e giorno e, anche lì, mi trasformai in imprenditore. Mi ricordo, una volta, che annusato l’affare, acquistai un intero carico di finocchi, misi il gasolio nel mezzo e partii, la notte, per Torino. Un viaggio fantastico che mi fece comprendere come c’era necessità che i nostri mercati, anche quelli ortofrutticoli, si aprissero a nuove realtà. Altrimenti prima o poi, l’economia agraria sarebbe crollata». In effetti lo strepitoso incremento delle vendite, Rocco Oddo e le sue imprese, lo deve alla scelta felice delle esportazioni intercontinentali. Lì dove si apprezza di più il nostro prodotto, lì dove ancora esiste una maggiore capacità finanziaria. E fu così che il Leoncino aprì la strada al marmo. Non fu un caso, infatti, che ad Oddo gli si presentò l’opportunità di trasportare, con il suo Leoncino, del segato di marmo al nord. E dal trasporto all’impresa, il passo fu davvero breve. Era il 1967 quando Oddo compra l’affetta sassi ed apre, piccolo il suo primo figlio, la sua prima attività nel settore. «Compresi immediatamente che il mio futuro era si il lavoro ma che questo doveva, necessariamente, passare dall’innovazione tecnologica». Ciò in un paese in cui i metodi estrattivi e di lavorazione del marmo non potevano considerarsi all’avanguardia. Il passo verso l’industrializzazione della famiglia , fu davvero veloce. Nel giro di pochi anni, comparvero, per la prima volta nel settore, macchinari più moderni, (affetta lastre, taglia blocchi) finché nel 1980 Oddo arriva ad una scelta innovativa che si è rilevata utilissima nel processo estrattivo e cioè il filo diamantato per il taglio, e l’escavatore per la movimentazione dei materiali di cava. «Quando ancora nessuno ne conosceva l’esistenza e, naturalmente, quando ancora nessuno lo utilizzava”. Il lavoro fu reso più veloce, ci fu più sicurezza nel cantiere ed il prodotto cominciava a raggiungere standard qualitativi davvero competitivi. Devo dire che, in questi decenni, il mio pallino, ed ora quello dei miei figli, è stata l’innovazione, basti pensare che sono stato tra i primi, in questo nuovo stabilimento, ad impiantare il fotovoltaico che mi produce quasi il 15% del fabbisogno giornaliero di energia. Un investimento oneroso che implementerò e che, alla lunga, mi darà soddisfazione». «Mio padre ha un grande intuito. Ancora oggi è davvero indispensabile nella conduzione delle imprese del gruppo Oddo» afferma la figlia Nicoletta mentre, con un fare davvero signorile, versa una profumatissima orzata nei bicchieri, mentre la famiglia intera è riunita attorno al tavolo del Consiglio di Amministrazione, al primo piano del complesso industriale, una magnifica vista sul golfo di Cornino, in una giornata uggiosa ed in cui tira vento, forte molto forte. N. 3 2011 43 di una famiglia e che ha dato vita ad un progetto che si rinnova, ancor oggi, allo stesso modo, con la stessa energia, con una più accresciuta professionalità e competenza imprenditoriale. Una vera e propria civiltà del marmo, quella, dunque, che si è sviluppata e vive tra Valderice e Custonaci, grazie anche alla famiglia Oddo che lega il suo nome non solo alla tecnologia impiegata per l’estrazione ed il trasporto dei giganteschi blocchi, ma anche e soprattutto alla sua trasformazione, spesso artistica, che sta rendendo grande e conosciuta nel mondo la società che da decenni vive ed ha vissuto di questa preziosa risorsa. Il nostro percorso, ricco di richiami storico-culturali, unito alla bellezza del paesaggio dell’agroericino, ci ha portato a conoscere il lavoro ed i costumi popolari legati al marmo. E lo abbiamo potuto fare grazie ad una famiglia davvero unica, eccezionale, come quella di Rocco Oddo a cui, in molti, la nostra terra, devono parecchio. Un sogno che continua a camminare sulle gambe dell’intera famiglia con il suo fondatore in prima fila. per rendere più solide le basi di un castello. Quel castello che, ciascuno, ha contribuito ad edificare, dove nessuno si è mai tirato indietro, facendosi carico delle responsabilità che attiene al solo fatto di far parte di questa grande, importante, famiglia. «Ho avvertito subito il peso della mia responsabilità di figlio. Anche se nato per ultimo, forse un po’ più coccolato degli altri, per così dire, a 13 anni ero già in segheria, alternando scuola e lavoro. Me lo imponeva il grande rispetto che avevo ed ho per i sacrifici di mio padre, dei miei fratelli, della mia famiglia, insomma» ribatte Gianpaolo, 37 anni, anche lui, fortemente e totalmente impegnato nella conduzione dell’impresa di famiglia. Oggi la ditta lavora, principalmente, il Perlato di Sicilia e il Perlatino Venatino anche se, la famiglia, possiede, ancora, la cava di Libeccio antico, molto utilizzato nel restauro delle chiese e, fiore all’occhiello, di una impresa che ha fatto e sta facendo la storia di questa terra. Romanticismo, passione e determinazione, dunque, per descrivere la storia di una azienda che nasce per amore 44 Banca Don Rizzo Medaglie IL NOSTRO IMPEGNO Villa Zina, connubio di tradizione ed innovazione Tra comfort, risorse paesaggistiche ed ambientali invidiabili di Antonio Fundarò splendore di un tempo grazie all’idea e all’ingegno di due intraprendenti famiglie del territorio agro ericino, la Oddo e la Nolfo, a cui spesso si lega il destino di questa terra. Resta ancora, in Villa Zina, del passato, la casa padronale, il tetto con struttura in legno di castagno e copertura in coccio, l’originale finestra, la scala in marmo autoreggente con interessante passamano in ferro battuto senza saldatura, la cantina ed il palmento. Percorrere la strada statale 187 che collega Castellammare del Golfo a Trapani, passando da Buseto Palizzolo e Custonaci, è una esperienza incantevole per chi ha voglia e desidera sentire, ancora, lo stridente, alto e continuo canto delle cicale, il gracchiare dei corvi, o ammirare, indisturbato dai fragori delle città, le distese di uliveti, di vigneti, e i campi coltivati a melone giallo o a purceddu, o immergersi nel blu del mare Tirreno che, qui, a Custonaci, diventa più azzurro e compatto, merlato, com’è, da costoni incantati di montagne, carsiche, spesso ricolme di una fitta vegetazione mediterranea. Percorrere questa strada, spesso accompagnata da contadini che, sul ciglio, propongono le meraviglie di questo fazzoletto di terra, su bancarelle colorate a festa, di giallo, di verde, di viola, di arancio, è ancora più interessante se la si attraversa certi di raggiungere il coronamento di questo sogno siciliano chiamato Villa Zina Park Hotel. Una struttura alberghiera le cui radici affondano nella tradizione storica ed architettonica del Baglio Messina, ad oggi accuratamente restaurato e riportato allo N. 3 2011 Lì, come per incanto, quando vi si arriva, si odono, ancora, in ricordi ancestrali, le massaie, i contadini che cantano rientrando dal lavoro, o i bambini che si rincorrono magari accompagnati dal miagolio del gatto. Come per incanto, eccola, apparire, in tutta la sua unicità Villa Zina Park Hotel. Un abbaglio senza precedenti. Il rosso dei cocci sul tetto, le pietre della corte, l‘azzurro di una piscina immersa nel verde di questo pregiato territorio agroercino, e la sobrietà e l’eleganza degli interni, caldi e accoglienti, tendenti a preservare la riservatezza degli ospiti che vi arrivano, oggi sempre più numerosi, in tutte le stagioni dell’anno. 45 alcune pregevolissime riserve orientate naturali, cuore e polmone della provincia più vitata d’Europa, capace di dare valore aggiunto al soggiorno di chi ha deciso di immergersi in un sogno chiamato Vila Zina. Dolci colline e panorami indimenticabili, acque cristalline, quelle della vicina Cornino e dell’impareggiabile San Vito Lo Capo, bagli, palazzi e dimore storiche, grandi vini, oli, vini, pesci, carni e sapori inconfondibili. Scoprire questa terra, sostando nell’incantevole ed impagabile Villa Zina Park Hotel, è un’avventura entusiasmante in ogni periodo dell’anno. Lo è nella soleggiata e calda estate, lo è nella sfavillante primavera, quando Villa Zina pare immersa in un incantevole prato fiorito. Ma lo è anche in autunno quando Villa Zina prende i colori delle foglie degli alberi che sembrano in fiore, per via del giallo delle loro foglie, e delle viti diventate rosse; colori che invitano l’ospite a passeggiare nelle ultime tiepide giornate prima dell’arrivo dell’inverno. La luce della sera, definisce l’orizzonte tra montagna e cielo. Le ultime occasioni per un giro in mountain bike o una tranquilla passeggiata in riva al mare per chi decide di raggiungere la vicina baia di Cornino o la bianchissima spiaggia di San Vito Lo Capo. Anche in inverno, a differenza di quanto si possa pensare, Villa Zina è centro vivo in cui si incontrano proposte culturali ed enogastronomiche, come quella, ad esempio, del venerdì o del sabato sera, quando è possibile degustare, dietro prenotazione (tel. 0923 973937), a prezzo contenuto (qualità e prezzo sono - per Andrea Oddo - le vere scommesse di Villa Zina), il meglio della cucina siciliana con i prodotti migliori della terra e del mare (ricordiamo, solo per i più golosi, qualcuno dei piatti tipici: parmigiana di melanzane, busiate al pesto, cous cous di pesce del mar Titteno, fritto di calamari e gamberi rossi Dop (pescati in zona), insalata di polpo, funghi ripieni alla siciliana, scoppiata di cozze all’ubriaca, salsiccia e pancetta alla brace, pomodori secchi, patate vastase, pesce azzurro alla brace, insalata Villa Zina Park Hotel è la scommessa turistica di due famiglie, quella di Andrea Oddo e di Francesco Nolfo dedite all’attività edilizia, che, volendo diversificare gli investimenti, con questa nuova attività, hanno inteso far scaturire una sorta di continuità del connubio tra tradizione e modernità, storia ed avanguardia tecnologica, comfort e calorosa accoglienza tipica del territorio siciliano, nel solco della grande tradizione alberghiera di questa provincia di Trapani che, grazie a loro, ha, davvero, spiccato il volo. Solo per ricordare un dato: quando nel 1998 si costituì, anche per volontà di Andrea Oddo, il Consorzio degli albergatori della provincia di Trapani, nato proprio per implementare l’offerta turistica nel territorio provinciale di Trapani, i posti letto non superavano le poche migliaia. Oggi, dopo quasi 15 anni, i posti letto hanno moltiplicato per 6 il loro numero e la scommessa di Andrea Oddo, quella di impegnare più risorse nel settore turistico e di aumentare le presenze turistiche, specie di stranieri, è stata vinta alla grande. Lo ricorda, con orgoglio, Andrea Oddo, imprenditore edile, componente il Consiglio di Amministrazione di Banca Don rizzo, Presidente della Valderice Calcio, il pallino per il suo territorio, per il suo sviluppo, per il suo futuro. «Ritengo che il nostro territorio abbia potenzialità infinite. Far finta di nulla è impossibile. Per questa ragione abbiamo deciso di farci promotore di una nuova attenzione per la cultura, l’enogastronomia, la storia e la natura dell’agroericino, per questa ragione nasce Villa Zina. Preservare il passato e tracciare il futuro». Villa Zina Park Hotel, nata nel 2006, proprio per volontà di Andrea Oddo e di Francesco Nolfo, è il luogo ideale per il più confortevole soggiorno turistico o di affari nel cuore delle colline trapanesi, al centro di un importante crocevia storico (qui si incontrano culture millenarie che hanno fatto grande la nostra Europa), a due passi da alcuni importanti siti di interesse comunitario e di 46 Banca Don Rizzo Villa Zina Park Hotel è anche e soprattutto benessere, essendo l’unica struttura ad offrire un’idea di wellness estesa su 400 metri quadri in cui sport, attività all’aria aperta, allenamento sportivo e trattamenti di Centro Benessere, sono coniugati all’interno di una stessa struttura. Villa Zina è, infatti, benessere dello spirito e del corpo. Il centro benessere offre la possibilità di rigenerarsi attraverso trattamenti mirati. Dalla cura della pelle, del corpo e del viso, con funzione disintossicante, dimagrante e contro l’invecchiamento, fino ai massaggi, al make-up e a tutti i trattamenti di bellezza. Dispone di Sauna, Idromassaggio Iacuzzi, Docce Emozionali, Centro Benessere, Lettini Solarium, Massaggi, Bagno turco, Trattamenti, Doccia a torrente, Idromassaggio mirato, Idromassaggio con Cromoterapia, Trattamenti Viso e Corpo, Area Relax ed un’area fitness da vivere completa e competitiva per chi non vuol far perdere tono ai propri muscoli. Dicevamo, Villa Zina è, anche e soprattutto, storia dei nostri prodotti della terra e del mare. Lo Chef Daniele Aleo considerato, dai più, un fenomeno gastronomico, è capace di viziare gli ospiti dell’albergo o gli invitati ad un banchetto, con cibo eccellente prodotto con ingredienti freschi, solitamente coltivati localmente. I campi e i frutteti dell’agroericino producono frutta e verdure per le tavole di tutta Europa. Meloni, angurie, carciofi, melanzane, peperoni, fichi, pesche, pomodori, zucchine, aglio, cipolla, olive ed ovviamente uva sono solo alcune delle cose che vengono coltivate localmente. E, poi, i prodotti del mare, forniti direttamente dai pescatori, in tutta la loro freschezza ed il loro colore; quelli degli allevamenti, del maiale, del vitello e del pollame; ed i prodotti della trasformazione dell’uomo, come salumi e formaggi, profumatissimi e dal sapore prelibato. Tutto ciò rende unica la cucina di Villa Zina Park Hotel, spesso scelta per festeggiare il giorno più importante della loro vita, per incorniciare meeting, di mare variopinta, bocconcini di tonno in Carpione, pagnottine con milza, Sarde all’inguate, fritto di Cicirello, affumicati di pesce). In inverno Custonaci si fa più vicina alla montagna, con la sua campagna, i suoi borghi e le proposte per il Natale. I mercatini sono l’incanto della stagione invernale, come lo sono anche, le tante iniziative culturali natalizie proposte da Erice, Buseto Palizzolo, Custonaci, Balata di Baida, Valderice e, perché no, la vicina Trapani e Castellammare del Golfo. È questa una terra di grandi tradizioni ma anche di grande cultura, con gli itinerari letterari e storici, talvolta mitologici come nel caso di Enea, i festival musicali e cinematografici, quelli enogastronomici, le mostre, le testimonianze del passato in borghi e paesi ricchi di fascino, le escursioni in grotte carsiche di ineguagliabile bellezza, i presepi viventi (quelli di Custonaci e di Balata di Baida). Villa Zina, 90 camere, più di 200 posti letto, al centro di questo ineguagliabile crocevia, nasce proprio per far smarrire piacevolmente l’ospite tra colline e vigneti candidati, coccolato dai servizi, davvero privilegiati, offerti da questa magnifica struttura alberghiera. Solo per ricordarne alcuni la piscina, con una accogliente Swimming pool Bar, i campetti di calcetto, di tennis, di pallavolo e di bocce, il Pc point, liarea WiFi, la Sala Congressi (oggi Villa Zina può ritenersi l’area congressuale più all’avanguardia della provincia di Trapani), il Club del Mare nella strepitosa Baia di Cornino (ancora incontaminata, dove è possibile ammirare le caratteristiche palme nane bagnate dal mare), i ristoranti, quello interno (più di 500 posti a sedere) e quello, in legno, esterno (con panorama mozzafiato, sulla piscina, anch’esso in grado di ospitare più di 500 invitati), un parco agreste con piante tipiche della macchia mediterranea dove è possibile romanticamente lasciarsi coccolare da profumi davvero rari ed irripetibili. N. 3 2011 47 congressi, comunioni ed eventi indimenticabili, oltre che per particolari serate di gala organizzate da numerosi e qualificati clubs services. Non a caso, Villa Zina Park Hotel partecipa, con convinzione, a MiglioZero, l’iniziativa di alcuni ristoratori trapanesi finalizzata a promuovere le eccellenze del prodotto locale, dal pesce azzurro, al gambero rosso Dop, all’aglio rosso di Nubbia Dop, al Purceddu di Alcamo Dop. Eccellenze che la struttura alberghiera utilizza e valorizza, con scrupolo e rispetto, sia del prodotto che del cliente. Ad Andrea Oddo piace ricordare, a proposito dei suoi clienti, che «la migliore soddisfazione che posso avere sono i ringraziamenti, numerosi, che mi regalano i miei ospiti, quando vanno via. Sono emozioni impareggiabili che, spesso, toccano il cuore». Soddisfazione che si avverte anche in chi vi lavora in questa struttura, a partire proprio dai figli dei due proprietari, Vito Oddo e Gaspare Nolfo, a cui si deve, è innegabile, il successo di Villa Zina, il fiore all’occhiello dell’accogleinza e della ristorazione trapanese. Completezza e raffinatezza dunque, per una struttura che, solo qualche settimana fa, ha davvero coronato il suo sogno: il certificato di Eccellenza per l’Anno 2011, ottenuto dopo una attenta valutazione da parte del presidente internazionale di Tripadvisor Christine Peterses. Un chicca che la dice lunga sull’affidabilità di Villa Zina Park Hotel che, per chi può solo immaginare come potrà essere una vera ed indimenticabile vacanza in Sicilia, è possibile visitare sul sito www.villazina.it. Una visita virtuale che vi consigliamo di viverla subito in tutta la sua scintillante bellezza e comfort. 48 Banca Don Rizzo Medaglie IL NOSTRO IMPEGNO La famiglia Catalano e la Ceramica Ericina La ceramica ad Erice I reperti archeologici, conservati nel Museo di Erice, danno già una inconfutabile testimonianza che, sin dai secoli precedenti la venuta di Cristo, si producevano ad Erice ceramiche, che, pur conservando la destinazione di oggetti per l’uso quotidiano, raggiungevano un buon livello di qualità artistica. In Erice, le fornaci si trovavano fuori dalla cinta muraria, in luoghi prossimi ai terreni di natura argillosa da dove gli artigiani traevano la materia prima. Recentemente sono state trovate le vestigia di una fornace di epoca romana, nella zona denominata “Runzi”. Le prime testimonianze storiche di artigianato appaiono attraverso i documenti del “Registro” notarile di Giovanni Majorana che comprovano l’esistenza degli artigiani fin dagli ultimi anni del secolo XIII. Le Pandette di Trapani, databili prima del 1309, stabiliscono precise tassazioni per la produzione di de operìbus stagnatis che fanno i quartararì erìcini. In questa vetta, molto probabilmente, la produzione di ceramica maiolicata, (cioè ricoperta di uno smalto di colore bianco su cui vengono passati i colori, che in cottura fondono con lo smalto divenendo brillanti ed un tutt’uno con esso), venne importata da una soldatesca N. 3 2011 di Vincenzo Labruzzo di Carlo D’Angiò, superstite di una spedizione a Tunisi, che fu abbandonata nel 1270 nel territorio ericino. Probabilmente a Tunisi, soldati ericini della spedizione avevano appreso l’arte della maiolica, che poi avranno praticato in patria, primeggiando su tutta la Sicilia. La produzione maiolicata era largamente praticata dalle fornaci ericine, che avevano una rilevante produzione, le cui testimonianze si trovano in alcuni oggetti custoditi in musei (Museo della Ceramica di Caltagirone) e collezioni private (Collezione Barresi di Trapani). Tale produzione fiorisce fino alla tremenda pestilenza del 1347, che sterminò i ceti più poveri della popolazione ericina e trapanese. Viene ripresa soltanto quando, più di un secolo dopo, Cosimo dei Medici promuove uno scambio culturale tra i corallai trapanesi e i ceramisti fiorentini. I ceramisti ericini si spostano a valle nella vicina Trapani e si fondono con gli artigiani trapanesi. Questi raggiungono, sin dai primi del 1700, altissimi livelli artistici nella produzione di piastrelle maiolicate. Ne è esempio mirabile quel pannello pavimentale che si trovava nella Chiesa di Santa Lucia e che si conserva nel Museo Pepoli, raffigurante una veduta panoramica della città di Trapani con una scena di pesca del corallo. 49 • Forno indispensabile sia per la prima cottura (biscotto) che per la seconda (oggetti smaltati e decorati dopo essere stati dipinti). La decorazione è il punto di forza della produzione della Ceramica Ericina della Famiglia Catalano. Eseguita rigorosamente a mano, riprende sia nei colori che nei motivi, l’antica tradizione della ceramica scarna ed essenziale, quasi monocromatica del medioevo ericino, e quella ricca, policroma e dalle tinte pastello del seicento e settecento. Le piastrelle da rivestimento, pressate a mano dentro stampi di ferro, sono poi smaltate sempre a mano e infine decorate con le tecniche della nostra tradizione settecentesca, riprendendone i motivi e le colorazioni. «Studiamo le produzioni artigianali del paese e selezioniamo oggetti unici che rappresentano la storia della maiolica di Erice, riconosciuta in tutto il mondo per il suo valore artistico e culturale» ha commentato Franco Catalano nel suo tour in fabbrica e nei due importanti punti vendita, ad Erice vetta, dove, la famiglia continua la tradizione familiare sperimentando, da qualche mese, quel connubio meraviglioso che è ceramica e corallo. E continua Franco Catalano «Sempre legati alle vecchie tradizioni diamo alle nostre realizzazioni il nostro tono artistico che le rende così uniche ed inimitabili, creando in esse un nuovo design». «La Maiolica Ericina, vuole essere il punto d’incontro di tutte queste espressioni artistico-culturali, una vetrina attraverso la quale conoscere, apprezzare ed anche far diventare unici questi oggetti di pregio e valore per viverli nel tempo all’interno dei propri luoghi più cari» ha sottolineato il maestro Franco Catalano se mai ci fosse stato bisogno di dire che Erice è quella che è grazie anche alla ceramica, davvero unica, che la famiglia La ceramica e la famiglia Catalano Ad Erice, la lavorazione della ceramica viene ripresa, con rinnovato vigore ed impegno, negli anni sessanta, ad opera del Signor Nino Catalano, che, credendo nello sviluppo turistico di Erice, vide nel settore della ceramica uno sbocco per l’economia locale. Inizia affermandosi prima nel campo della decorazione su porcellane e, in seguito, con la produzione artigianale di oggetti in ceramica destinati al mercato dei “souvenirs”. La Ceramica Ericina, col passare degli anni, attraverso lo studio delle forme e dei materiali e con la ricerca continua delle origini e l’affinamento delle tecniche artigianali, va sviluppando una produzione che guarda sia alle ceramiche monocromatiche del 1200, sia a quelle policrome del Seicento e ai motivi del Settecento, con un occhio di riguardo ai classici mattoni della più eccelsa e genuina produzione trapanese. La Ceramica Ericina si pone oggi come un’azienda che, affondando le radici nel glorioso passato ericino, da questo trae nuova linfa per la produzione di opere in ceramica, che, pur distinguendosi dalla produzione artigianale di tutta la Sicilia, si inseriscono tra le più prestigiose e qualificate dell’Isola. Le tecniche di produzione Le tecniche di produzione usate dalla ditta Ceramica Ericina sns, con sede legale e laboratorio in Contrada Fontanarosa, in Erice, telefoni 0923869040 e 0923522014, sono quelle più tradizionali e consuete, in cui l’elemento umano e la sua manualità giocano un ruolo di primaria importanza e rilevanza. La produzione della Ceramica Ericina Snc è incentrata, soprattutto in oggetti ceramici intesi come elementi di arredo, stoviglieria finemente decorata e piastrelle da rivestimento di foggiatura tradizionale, pressati, smaltati e decorati esclusivamente a mano. La materia prima da noi usata è l’argilla, sia quella rossa in impasto umido, che quella bianca in impasto umido e secco. Poiché non esistono cave di argilla nella nostra zona, siamo costretti a importarla dai distributori siciliani. Le fonti energetiche di cui fa uso sono, soprattutto, l’energia elettrica, adoperata, oltre che per l’illuminazione, per motori elettrici e per la cottura dei forni e il gas GPL usato esclusivamente per l’alimentazione dei forni. I macchinari adoperati sono: • Tornio per la foggiatura di oggetti di forma cilindrica (anfore, albarelli, brocche, bottiglie ecc.) • Modene per la foggiatura di piatti, scodelle, ciotole ecc. • Presse sia idrauliche che manuali per lo stampaggio di oggetti di forma piatta (posa ceneri, vassoi ecc.) • Impianto di colaggio attraverso il quale l’argilla allo stato liquido viene colata in forme in gesso che riproducono gli oggetti da eseguire, assicurandone, nella ripetitività, le dimensioni e il volume. 50 Banca Don Rizzo Catalano tramanda, nella sua fattura, ormai da diverse generazioni. La Ceramica Ericina, nasce, dunque, dall’esperienza e dall’unione di saggezza e tradizione. Rigorosamente lavorati a mano come vuole la tradizione, i prodotti della Ceramica Ericina rappresenta l’espressione dell’interazione tra forme e colori, immersi in una logica di tipo tradizionale. I prodotti della Ceramica Ericina snc sono realizzati attraverso un complesso processo di lavorazione, al fine di realizzare manufatti di estrema classe, destinati a divenire un domani tesori del passato. Le forme dei manufatti sono studiate e realizzate mediante tecniche di foggiatura tradizionali, come la tornitura o la modellatura a mano. Gli smalti, come anche i colori sono realizzati e celatamente composti elemento su elemento. Creati per esaltare le forme ed i decori tipici ed esclusivi di queste particolari ceramiche, offrendo un prodotto unico ed inimitabile. Nati per resistere al tempo e per non tradire mai l’effetto che rimarrà inalterato nei secoli: questi gli elementi della Ceramica Ericina che la fanno davvero unica ed irripetibile. N. 3 2011 51 La parola ai soci IL NOSTRO IMPEGNO 1903-2011 Un viaggio lungo 108 anni La famiglia Milana con Banca Don Rizzo per scelta e per convinzione di Filippo Nobile 108 anni sono lunghi, eppure, la fedeltà della famiglia Milana alla storia dell’istituto di credito che porta a Don Rizzo è la testimonianza, se mai ci fosse bisogno, che a regolare i rapporti tra cliente e banca sono sempre, anche se in temporalità diverse, la fiducia, la disponibilità e la familiarità. Qualità e capacità che la BCC Don Rizzo possiede e che è riuscita ad integrare, perfettamente, alla tradizione, anch’essa prestigiosa e decennale della Cassa Rurale Ericina che, di recente, si è fusa con l’istituto di credito alcamese. «La nostra fedeltà alla banca, nasce nel 1903, quando mio nonno, diventa impiegato della Banca di Monte San Giuliano e, successivamente, era il 1937, Responsabile della Cassa Rurale Ericina, sede di Valderice» ha commentato Francesco Milana, visibilmente commosso nel raccontare la storia di una famiglia e, contemporaneamente, la storia del credito cooperativo nell’agroericino. «Siamo cresciuti a pane e banca. Siamo stati abituati all’onestà e al rispetto della parola data. Eravamo un tutt’uno con la banca. La sentivamo nostra. Ricordo, ed è ancora viva questa immagine, le tante volte in cui aiutavamo, piccoli, mio padre nella consegna degli avvisi ai clienti ed ai soci» continua Milana. «Eravamo quasi ipnotizzati da questa lealtà agli altri e alla banca. Lo era mio nonno, lo era mio padre. Ho cercato, me lo auguro di cuore, di esserlo pure io, ogni giorno della mia vita» ha ribadito, commosso, Francesco Milana, incontrato, in un pomeriggio d’estate al Bar Vespri di Valderice, assieme al direttore della testata Antonio Fundarò. Ciò che ha colpito maggiormente, in questo incontro, è stato l’amore con il quale Francesco Milana, ha parlato dei suoi anni in banca ed adesso, da pensionato, della sua devozione alla BCC Don Rizzo. «Si rivolgono ancora a me, numerosi Valdericini, per sapere come ottenere un contributo, un mutuo, o semplicemente per avere informazioni sul come investire il proprio denaro. La mia risposta: Don Rizzo. Sovente io stesso li accompagno in banca, parlo con il preposto, attendo la risposta. Perché io rimango, fino in fondo, fedele a questa grande realtà che è il credito cooperativo» aggiunge Milana. «Certo, adesso è tutto cambiato. La banca, da dipendente, assorbe buona parte della tua giornata. È a lei che devi dedicare le tue energie, le tue forze. Prima, e parlo di mio nonno, ma anche di mio padre, non era tutto così. Mi ricordo che mio nonno, parallelamente svolgeva un’altra professione artigianale, ad Erice, Faceva il calzolaio, accendeva le luci a gas, la sera, ed apriva due chiese delle quali possedeva le chiavi: la Sant’Orsola e quella di San Martino. Compito, quest’ultimo, che continuò mio padre, con serietà e responsabilità, verso la chiesa e verso i fedeli. Mio padre, arrivato a Valderice, continuò a fare, nei ritagli di tempo, il falegname. Era un modo per rimanere legato al lavoro manuale e per continuare ad avvertirne le difficoltà e le necessità. Guai a non comprendere i clienti che ti si presentano davanti. L’impiegato di un istituto di credito cooperativo, non può e non deve essere uguale agli altri. Ha qualità morali e sensibilità diverse. Se così non fosse non potrebbe stare in Don Rizzo come non avrebbe potuto rimanere nella Ericina» ha ribadito, con convinzione, Francesco Milana, sorseggiando il suo caffè nero, caldo, con alle spalle un magnifico quadro riproducente la città di Valderice adagiata sull’azzurro del Mar Tirreno. «Come le mie sorelle ed i miei fratelli sono socio della Don Rizzo. Ho continuato ad esserlo dopo la fusione ed ho mantenuto lo stesso affetto che ho sempre nutrito per il precedente istituto del quale serbo un eccellente ricordo, vuoi anche perché ho sempre vissuto dentro la banca e perché spesso i miei ricordi familiari si intrecciano, indissolubilmente, con quelli della banca» afferma Milana. «Ricordo, come se fosse ieri, perché lo ho vissuto in prima persona, da dipendente della filiale, quando tra il 1965 ed il 1966 si è inaugurata la stagione del prestito artigiano. Consegnammo a quanti lo chiesero un prestito da un milione e 500 mila lire. La città crebbe, la sua economia si consolidò e la banca non ebbe mai una cambiale protestata. Gli artigiani amavano il loro istituto di credito. La loro parola aveva un peso, forse oggi, difficilmente comprendibile». E poi Francesco Milana, ritorna sul tema della differenza. Quella differenza che fa della Banca Don Rizzo una eccellenza tra gli istituti di credito cooperativo. E la sua parola si sofferma sul concetto di “diversità nei rapporti umani”. «Le Casse rurali prima e le BCC adesso, danno fiducia, spesso, a clienti, operai, artigiani, imprenditori, capaci di garantire solo con il loro lavoro, la loro onorabilità, il loro elevato senso della parola. Certo c’è Basilia 1, e. Ci sono la Banca d’Italia e le tante normative a garanzia della stabilità del sistema creditizio. Ma in Don Rizzo c’è passione, c’è attenzione, c’è rispetto per le persone, c’è, talvolta, anche la capacità di saper dire No, e di far sorridere il cliente. Perché c’è un rapporto tra pari e perché abbiamo cuore». «La Don Rizzo è cuore. Questa è la differenza» ha concluso Francesco Milana augurando alla Sua banca i successi che merita. 52 Banca Don Rizzo Gli autori da leggere IL NOSTRO IMPEGNO Rio Nuccio La favola e la realtà di Pietra De Blasi di Filippo Nobile «Rio Nuccio» o il ricordo d’infanzia di Pietra De Blasi, edizioni L’Espresso, è un libro che s’infiltra nel lettore, ne prende possesso e lo devasta. È un ordigno letterario dal meccanismo elementare e misterioso, un oggetto solido e impossibile. Un ordigno «per conservare dentro di sé un angolo per i propri sogni». I sogni di una Sicilia che tiene nel cuore, stretta, anche adesso che a Bergamo costruisce i suoi sentieri presenti, vicino a quel Rio Bo, che gli ricorda le storie di un passato che vive, profondamente ed intensamente, nel cuore. Come nel cuore, forte, tiene il ricordo della quotidianità delle storie stagionali, come la vendemmia. «Nella vendemmia, nello sgorgare del mosto c’era il senso della vita di campagna: il tempo vissuto tra la fatica dell’innesto e la soddisfazione del raccolto». che diviene quasi un simbolo recondito e dimenticato della forza di un popolo di grandi tradizioni popolari e culturali, quale quello dell’altopiano, verdeggiante e lussureggiante, del vigneto alcamese. Ma è attraverso la cronaca degli anni quaranta e cinquanta, di quegli anni di piombo terribili e indimenticabili, che l’autrice rivede una per una le facce dei parenti cari e degli amici: persone che, in molti casi, la hanno accompagnato per tutta la vita. Pietra De Blasi racconta, dunque, due storie, per buona parte invisibili o cancellate. Scrive la De Blasi «è la mia favola, la mia realtà. La realtà una poesia». Ma in realtà la storia è una: quella dei ricordi di Pietra bambina e poi ragazzina, e quella delle sue fantasie e dei suoi pensieri, da bambina e poi adulta. La protagonista del libro, Pietra, è sicuramente una ragazza come tante, ma con una storia particolare da raccontare, soprattutto un’esperienza da vivere che ci intriga pagina dopo pagina sino al lieto fine, sempre sospinta da un immenso amore per la libertà. L’amore del padre che «sapeva leggere nei colori del cielo, nelle forme e nella consistenza delle nuvole il manifestarsi del buono e del cattivo tempo, il vento fresco e lo scirocco». Rammenta le cene, i momenti di intimità in cui la sua storia di fanciulla correva di pari passo con l’evoluzione di una comunità dai vincoli fortissimi. E insieme a loro gli amici, la vita di provincia, la violenza delle piazze e, soprattutto, la passione. Ché la passione è sempre sinonimo di libertà, qualunque sia la sua origine: sia essa politica, fisica, intellettuale. Guai all’uomo che non sa lasciarsi andare, che non sa sbagliare e, dunque, trovare nel fondo del proprio animo un palpito che meriti di essere vissuto. Tradizione popolare, cronaca, ragione e sentimento, paura, rabbia e quotidiano: tutto questo emerge dalle pagine di un libro che, attraverso l’affabulazione, ripercorre la matassa di un filo che si ricongiunge addirittura alla Germania nazista. Ed è proprio in questo quadro, da “Alacamesi nel mondo” alla ricerca di sé stessi, che l’autrice attraversa un percorso a me caro, fatto di militanza in una terra che ormai da anni è per la scrittrice una specie di patria, sede di luoghi che sono stati teatro dei suoi primi successi e delle sue sconfitte. Perché le grandi maturazioni degli uomini, delle idee, avvengono nei momenti di maggiore difficoltà ed a seconda dell’ambiente in cui si verificano. Non vi è dubbio che l’ambiente è uno dei fattori fondanti dell’identità. L’interazione tra l’uomo ed il territorio in cui esso vive produce, nel tempo, una serie di reciproche modificazioni che finiscono per caratterizzare in maniera univoca entrambi. «Nella mia terra: le mie emozioni, i miei ricordi, le mie radici. Nella mia terra: i suoi odori e le sue contraddizioni». Gli uomini assumono una loro precisa connotazione culturale grazie all’ambiente che li circonda. Un ambiente che muta, che si adatta ai tempi ed alle esigenze degli uomini, ma che, allo stesso tempo, ci lascia, sempre, sognare; ed «intanto l’immaginazione stimolava la fantasia correva come un filo magico attraverso il tempo e lo spazio, ci trasportava in un mondo di fate bellissime, castelli imponenti e austeri come la stessa batia». E così “Rio Nuccio” acquista qui un valore quasi esoterico, che al di là della sua connotazione oggettiva di maschera semi-parlante, ma N. 3 2011 Proveniente da una famiglia cristiana, c’è qui tutto il tormento di una vita difficile, talvolta sofferta come le lacrime della nonna per i figli in guerra, passando alcune delusioni efficaci, perché attraverso queste ha trovato la propria strada, affrancandosi dalla rassegnazione tipica della Sicilia e diventando adulta. E da adulta «ritrovare nel suono delle singole frasi d’amore, il sacrificio, la cura». E la sofferenza, quella vera e provata e solo quella racconta dal padre e dallo zio, a volte, può essere maestra di vita, magari attraverso il gioco di sintesi e teoremi che ci costringe a svolgere, magari inconsapevolmente. E sullo sfondo dell’azione letteraria, l’orgoglio della terra di Alcamo di essere latrice di messaggi di libertà, di voglia di crescere attraverso l’amicizia, il sacrificio, la vita. Ma regina incontrastata è lei, la protagonista, che è avvezza a scandire le ore. Quelle che passano inesorabili. «Passano gli anni, gli stili di vita e a poco a pocoil rito del ritrovarci, cugini e zii, tutte le sere a casa dei nonni incomincia a cambiare». 53 LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA L’Assessore Regionale all’Agricoltura Elio D’Antrassi incontra il CdA ed i vertici della Banca Don Rizzo di Antonio Fundarò Lo stato di crisi dell’agricoltura siciliana, a fine secondo quadrimestre 2011, fornisce numeri letteralmente spaventosi. Da soli danno l’idea di una situazione drammatica, che rende necessaria e non più rinviabile una politica straordinaria, a tutti i livelli istituzionali, che sia in grado di fronteggiare una crisi che rischia di cancellare agricoltura e zootecnia siciliana. Solo fino a qualche decennio fa il settore agricolo, da solo, faceva quasi il 60% dell’economia siciliana. Il momento attuale vede circa 223 mila imprese agricole di cui 108 mila123 iscritte nei registri delle Camere di commercio delle province della Regione siciliana. Si tratta di un tessuto produttivo che, senza considerare l’indotto, assicura ad oggi 15 milioni di giornate lavorative ad oltre 130 mila braccianti, producendo oltre 4,4 miliardi di euro di produzione lorda vendibile. Una crisi che, se non contenuta e osteggiata con i giusti mezzi, porterà l’economia siciliana ad un incontrollabile calo. Ed oggi? Quali prospettive per gli agricoltori? E per gli operatori economici? Come aiutarli? Cosa possono fare le banche? Che aiuti fornire? E quali interventi possono essere posti in essere dalle istituzioni regionali per agevolare il sistema creditizio? Unica certezza, per gli operatori, è che i costi di produzione tra il 2000 ed il 2009 hanno subito un accrescimento del 31,3% mentre i costi all’origine sono cresciuti di poco più del 15%. E, poi, l’aumento del 60% dei costi per i concimi e gli oneri previdenziali ha fatto il resto, innescando, se mai ci fosse stato bisogno, un incontrollabile crollo dell’economia siciliana. Conseguenze devastanti condizionati, tra l’altro, dalla inarrestabile crisi internazionale che da due anni, almeno, si è abbattuta sul settore agricolo e zootecnico. I prezzi dei principali prodotti agricoli siciliani hanno subito crolli inattesi: un -32% per il grano duro, un 35% per l’uva da vino, un -30% per la frutta, un -16% per gli ortaggi, ed un -15% per la carne. E sono solo alcuni dei settori che prendiamo in considerazione. Questo ed altro, dunque, al centro dell’incontro tra l’assessore regionale all’agricoltura on. Elio D’Antrassi ed il Consiglio di Amministrazione ed i vertici di Banca Don Rizzo. 54 Banca Don Rizzo subendo un grave gap tecnologico dovuto al fatto, che negli anni, la Regione siciliana abbia investito parecchio cercando di sollecitare la domanda e dimenticandosi, invece, di puntare alla tecnologia e alla riconversione di alcune produzioni. È strano ma in agrumicoltura non abbiamo, ad esempio, piante madri. Tutto ciò ha determinato, negli ultimi decenni, un aumento delle importazioni di circa il 70% del fabbisogno interno. Non c’è innovazione ne di prodotto ne di filiera. Le eccellenze diventano eccentriche rispetto al mercato e non decollano». E continua l’on. D’Antrassi «Noi stiamo lavorando ad un piano industriale serio e lo stiamo facendo incontrando, attorno ad un tavolo, i singoli agricoltori. Dobbiamo riconvertire le nostre produzioni e creare un circolo virtuoso anche avendo il coraggio di smobilizzare la finanza agevolata che se da un lato è di aiuto agli agricoltori, d’altro, non essendo compatibile cronologicamente, di fatto paralizza chi ne ha usufruito o intende usufruire. Così non c’è business. C’è bisogno di contemporaneità tra risorse ed investimenti tecnologici ed industriali. Per queste ragioni credo che la finanza privata sia la vera alternativa per l’agricoltura siciliana. Avendo rispetto per chi fa lo sforzo finanziario. A questo serve un piano industriale e per queste ragioni ho accettato di buon grado l’incontro con i vertici della BCC Don Rizzo». Cosa proporre e cosa chiedere dunque alle istituzioni? «Una delle soluzioni potrebbe essere quella, già sperimentata, tra l’altro, con il comune di Alcamo, della certificazione del credito e della possibilità di cedere questo ad istituti di credito» ha rappresentato, all’assessore regionale il direttore generale Carmelo Guido. «Il Decreto MEF 19/05/2009 e successive modificazioni, ha previsto, infatti, che i titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle regioni e degli enti locali per somministrazioni, Presenti, tra gli altri, il presidente Giuseppe Mistretta, il Direttore Generale Carmelo Guido, il vice presidente Enzo Nuzzo, i consiglieri di amministrazione Camillo Navarra, Antonio Spezia, Andrea Oddo, Vito Sanclente, il vice direttore generale Francesco Leone ed Enrico Stellino, responsabile marketing, pianificazione e segreteria generale. Sul tavolo alcune richieste e numerose proposte. «Per il comparto agricolo, non solo siciliano, la crisi ha generato una mancanza di liquidità ed un diffuso innalzamento delle esposizioni nei confronti del sistema creditizio, vuoi anche la mancata riscossione degli ingenti, talvolta, contributi che a vario titolo questi attendono dagli enti regionali, e, non solo, purtroppo» ha rappresentato, in premessa, il presidente Mistretta all’assessore regionale D’Antrassi. «La conseguenza più evidente - continua Mistretta è quella di una reale difficoltà delle imprese agricole ad andare avanti, a far fronte alle diverse scadenze mensili, sia fiscali e contributive che di personale, all’adeguamento, sempre in evoluzione, al sistema normativo, e, non in ultimo, ad utilizzare le misure del programma comunitario, specialmente di quelle che mirano alla ristrutturazione e all’innovazione e con mancati redditi per un consistente numero di anni». Per uscire dall’angolo in cui sono state cacciate le aziende agricole, sia le piccole che le medie e grandi, le soluzioni sono, quindi, quelle di sospendere i lavori, licenziare il personale, limitare la produzione, specie adesso che il prezzo del prodotto crolla, o, per le più fortunate e cioè per quelle in grado di fornire le ultime garanzie rimaste, di chiedere una nuova apertura di credito. Una nuova sovraesposizione economica-finanziaria che, forse, non si otterrà con facilità, considerato anche la crisi che attanaglia il sistema creditizio e le naturali precauzioni poste in essere, o che sarà insufficiente o che peggio, a lungo termine, bloccherà nuovamente gli investimenti. Per l’assessore all’agricoltura «l’agricoltura in Sicilia sta N. 3 2011 55 dalla convenzione i crediti che non siano nella esclusiva ed incondizionata titolarità del fornitore per qualsivoglia causa. Ritengo che questo sarebbe un modo, già sperimentato ad Alcamo, con il Comune, che darebbe sicurezza agli agricoltori, agli allevatori, ai pescatori. Ne trarrebbe beneficio l’economia stessa». « Ciò permetterebbe alle imprese titolari di crediti nei confronti dell’assessorato regionale all’agricoltura di richiedere alla BCC Don Rizzo, che si riserverà comunque la facoltà discrezionale di valutare il merito creditizio del richiedente, la concessione di una linea di credito finalizzata all’anticipazione del credito nei confronti della Regione Siciliana». Una vera rivoluzione per un territorio la cui vocazione all’agricoltura, negli anni, vuoi anche la pressante crisi economica, s’è notevolmente ridotta. Tra gli interventi, oltre a quello del vice presidente Enzo Nuzzo, tendente a portare in evidenza le difficoltà del piccolo imprenditore agricolo, anche quello del consigliere Camillo Navarra, agronomo, da anni impegnato professionalmente nel settore. Ha sottolineato Navarra come « la situazione economica dei settori produttivi nel nostro Paese non è delle più belle, ma compito di chi regge le Istituzioni, a qualunque livello sia: politico, economico, sindacale, imprenditoriale è quello di creare strumenti che migliorino e/o attenuino la crisi in essere. Il comparto agricolo, così come tanti altri settori, è entrato in una Bufera commerciale non prevedibile, nei settori tipici dell’Agricoltura della Sicilia Occidentale: vigneto, cereali, olivicoltura, orto di pieno campo, melloni». forniture ed appalti, possono presentare, entro il 31 dicembre 2011, all’amministrazione debitrice istanza di certificazione del credito, redatta utilizzando il modello “Allegato 1” al citato decreto, anche ai fini della cessione del medesimo credito a banche o intermediari finanziari autorizzati ai sensi del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 e successive modificazioni ed integrazioni. Tale intervento si configurerebbe, anche nel caso di una possibile sperimentazione tra banca Don Rizzo e Regione Siciliana, a sostegno dell’attuale crisi economica caratterizzata, tra l’altro, da vincoli di finanza pubblica (rispetto del patto di stabilità) che richiede pertanto la necessità di individuare strumenti per assicurare comunque in tempi brevi la liquidità necessaria alle imprese che lavorano per la Regione Siciliana o che attendono, da essa, la liquidazione, ad esempio, del biologico, o del 40% degli investimenti in conto capitale» ha continuato Carmelo Guido. «La banca Don Rizzo, potrebbe, nell’ambito di un eventuale accordo con l’assessorato regionale all’agricoltura, rendersi disponibile a valutare la possibilità di concedere finanziamenti a breve/medio termine, alle imprese titolari di appalti, di forniture, progettazioni, lavori, mediante anticipazione bancaria, dei crediti vantati dagli agricoltori nei confronti dell’assessorato regionale all’agricoltura e foreste, previa cessione a garanzia pro solvendo del credito anticipato in favore della Banca. L’assessorato, dovrebbe provvedere, però, al preventivo assenso alla cedibilità dei crediti secondo le modalità che Banca Don Rizzo e assessorato regionale concorderebbero in futuro. Potrebbero essere esclusi 56 Banca Don Rizzo Il consigliere Camillo Navarra fatta questa premessa ha invitato l’assessore regionale a riflettere su alcune tematiche «1. Riduzione drastica dei costi e dei tempi della burocrazia imputabile prevalentemente alla Ferruginosità delle norme applicative che dilatano sensibilmente i tempi di applicazione. Consentire maggiori competenze ai CAA, così come ha previsto la Regione Marche che ha ulteriormente ampliato le competenze ai CAA anche per:a. Rilascio Certificazione della qualifica di Imprenditore Agricolo professionale (IAP), b. Rilascio permesso per costruire in zone agricole, c. Rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività agrituristica, d. Rilascio della Concessione di carburante agli Utenti di macchine agricole, e. Riduzione dei tempi per l’accoglimento delle istanze, non più 180 giorni con il silenzio assenso ma appena 30 giorni, f. Disponibilità degli Agricoltori Attivi affinché possano seguire le proprie pratiche nel sistema, usando apposita password e/o username. 2. Aiuto ai giovani imprenditori, affinché abbiano più facile accesso al credito: a. Corsia privilegiata per fideiussioni ISMEA su tutte le operazioni di credito: investimenti, conduzione, ecc. ecc. 3. Ristrutturazione delle passivita’ delle Aziende Agricole che negli ultimi 10 anni hanno provveduto ad ampliare e/o ristrutturare la propria azienda agricola che a causa di: calamità, crisi di mercato, ecc., hanno visto eroso il capitale aziendale, consentendo e/o attivando un private equity, a costo ZERO che consenta all’azienda di superare il periodo critico, stipulando un’apposita convenzione con le BCC dell’Isola, consentendo alle Ditte un mutuo a 20 anni con 3 di preammortamento a costo zero per un importo pari all’annualità del prestito agrario, per coltura, con un tetto massimo di € 500.000,00 ad azienda. a. Consentire contratti agevolati per assicurare sia animali che piante e/o raccolti; b. Prevedere particolari Fondi Comuni di investimento per le imprese agricole che abbiano subito danni economici da epidemie e/o calamità; c. Strumenti per la stabilizzazione del reddito, quando il danno certificato, subìto, risulti superiore al 30%. 4. Sostegno nella prossima programmazione alle N. 3 2011 aziende agricole ad indirizzo eco-sostenibile, erogando i premi per Ha coltura. Emanazione di un apposito fondo di rotazione per l’anticipazione dei premi PAC, come avviene in molte Regioni e per l’anticipo dei premi ambientali previsti dalla normativa vigente in materia agricola. 5. Proroga e ristrutturazione degli imboschimenti effettuati con il Regolamento CEE 2080 e successivi, affinché tali superfici diventino risorse, con possibile rinnovo a premio, opportunamente rivalutato per un altro ventennio, e ristrutturazione dell’esistente per una migliore fruizione e sviluppo delle aziende agricole e attività connesse. 6. Prepensionamento. Consentire il ricambio generazionale e l’ampliamento della dimensione aziendale (cosa già verificatesi come si evince dall’ultimo censimento agricolo). 7. Consentire la ricomposizione finanziaria, consentendo ai giovani imprenditori di insediarsi ed occuparsi in aziende da condurre e/o acquistare, usufruendo di tassi agevolati (ex L.R. 13/86 Art. 33 - ex POR, Misura 121) anche con retroattività. 8. Prorogare la convenzione con l’agenzia delle entrate per la defiscalizzazione della Tassa di Registro nel Trasferimento di fondi agricoli». «Molte imprese agricole, come tante altre di altri settori, hanno serie difficoltà economiche per il proseguo aziendale, la qual cosa porterà ad una smisurata riduzione del carico del personale, ad una sensibile riduzione e/o annullamento degli investimenti ecc., con gravi ripercussioni nel tessuto sociale». Con queste parole il consigliere Navarra ha invitato l’assessore regionale a continuare il suo impegno per la riqualificazione dell’agricoltura siciliana. All’incontro seguirà, certamente, una successiva fase di approfondimento della proposta lanciata dal presidente del CdA e dal direttore generale che nel frattempo stanno per formalizzare all’assessorato regionale all’agricoltura della Regione Siciliana la bozza di convenzione che potrebbe essere siglata e che rappresenterebbe il punto di partenza per un miglioramento delle condizioni dell’agricoltore e dell’imprenditore agricolo siciliano. 57 Le comunicazioni istituzionali LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA VIII edizione del Bilancio Sociale e di Missione della Banca Don Rizzo di Salvo Cartuccio Anche per l’anno 2010, la Banca Don Rizzo ha voluto redigere il proprio Bilancio Sociale e di Missione, giunto ormai all’ottava edizione, ponendosi l’obiettivo di fornire un quadro complessivo delle proprie attività e performance, di verificare la coerenza rispetto agli scopi sociali e statutari, di comunicare il valore creato ai propri portatori di interesse. Nel Bilancio si evidenzia lo stretto legame che intercorre tra la mission della Banca e la Carta dei Valori del Credito Cooperativo, definita nel Dicembre del 1999 in occasione del XII convegno nazionale di Riva del Garda, anche con riguardo alla nuova Carta della Coesione del Credito Cooperativo, approvata durante il XIII convegno tenutosi a Parma nel Dicembre 2005. Sul documento sono, infatti, riepilogati i valori e la relazione tra la Banca ed i principali portatori di interesse, coerentemente con l’identità di impresa cooperativa e nel rispetto dei requisiti mutualistici. Il Bilancio Sociale e di Missione, nelle sue 96 pagine complessive, è articolato in quattro macro sezioni: l’identità aziendale in cui si racconta il vissuto della Banca, si definiscono la mission, l’assetto istituzionale, la struttura organizzativa e si illustrano i risultati economici degli ultimi due anni; la relazione con i portatori di interesse che espone i momenti e gli strumenti di relazione con i Soci, i Clienti, i Collaboratori, i Fornitori e la Comunità Locale; il sistema “a rete” del Credito Cooperativo, in cui si evidenziano i vantaggi di appartenenza della Banca al sistema a rete e di coesione del Credito Cooperativo; il valore economico generato dalla Banca, proposto con una rilettura in chiave sociale della contabilità economica, in modo da evidenziare il valore aggiunto generato dalla Banca sul territorio. Il bilancio sarà distribuito a tutti i soci che ne faranno richiesta e che prenderanno parte alle assemblee o agli eventi organizzati dalla Banca, ed è presente, in tutte le sue edizioni, a partire dal 2003, nella sezione documenti sociali del sito aziendale www.bancadonrizzo.it. Luoghi come destini collettivi L’esperienza delle adozioni a distanza come motore di innovazione culturale lungimirante di Giada Cuticchio Ciò che siamo è anche frutto di ciò che ci circonda. Il luogo in cui si vive determina il nostro comportamento, rappresenta la nostra identità. E’ un contenitore di opportunità di vita ma anche di minacce. Determina un codice genetico che sfugge alle logiche della razionalità ma che può determinare prepotentemente il destino di una persona ed anche di un’intera comunità. Quando nasce un bambino, ad esempio, non è così scontato che possa essere libero di esserlo e quando questo è un destino “collettivo” allora bisogna “agire” sul luogo. Un recente viaggio nel Chiapas, Messico, mi ha lasciato dentro il ricordo dei bambini delle comunità locali. Occhi neri, capelli neri, guance bruciate dal sole che si affacciava dalle alture della Sierra Madre, abiti coloratissimi. Ma ciò che veramente mi ha colpito era la loro naturalezza nel vendere manufatti artigianali ai turisti in visita al loro villaggio. Bambini ma già lavoratori, più fortunati di altri appartenenti alla stessa comunità perché non chiedevano l’elemosina ma lavoravano. La cultura del lavoro in bambini così piccoli fa rabbia perche gli è stata rubata una spensieratezza che non potranno mai più riavere. I luoghi, quindi, come “ladri di sogni” in Messico, in Ecuador, come in tante altre parti del mondo. Anche in Italia, solo qualche decennio fa, questa era la normalità. Come realizzare il cambiamento? Attraverso l’evoluzione delle economie locali e, nel frattempo che ciò accada, tutelando i bambini che rappresentano il futuro. Ormai da alcuni anni, la Banca Don Rizzo, attraverso il sostegno alle Casse Rurali Ecuadoriane, ha contribuito alla creazione di un sistema di microcredito locale che si pone come obiettivo l’attivazione di meccanismi virtuosi di crescita. Da quest’anno, inoltre, il Consiglio di Amministrazione ha stanziato dei fondi per l’adozione a distanza di una comunità di bambini dell’Ecuador nella convinzione che, laddove il “sistema” è impegnato nel risollevare le sorti economiche di un luogo, non bisogna dimenticarsi che i bambini e i loro sogni rappresentano il vero volano di crescita di qualunque Paese. 58 Banca Don Rizzo Finanza ed economia reale e finanziaria LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA Bisogna saper perdere… di Marcello Ingrassia Per fare un esempio di formalizzazione di quest’ultimo precetto, basti citare la regola dello “stop loss”, posta a fondamento dell’attività di trading professionale: nel momento in cui si acquista - a scopo speculativo – uno strumento finanziario, si definisce una soglia (inferiore di una percentuale data al prezzo d’acquisto) che, se superata al ribasso dal mercato, impone lo smobilizzo dello strumento e, quindi, la monetizzazione della perdita. Fare trading significa accettare e quantificare il rischio di perdita, allo scopo di limitarlo. Per il risparmiatore non trader l’ottica è diversa e con un respiro temporale più ampio. L’esempio serva a rendere evidente l’animus che deve essere proprio di chi opera sui mercati finanziari. La base di ogni decisione d’investimento dev’essere la ricerca di una giusta remunerazione del capitale, ma bisogna saper modulare le scelte sul proprio profilo di rischio, prendendo nell’adeguata considerazione la possibilità di non guadagnare quanto ipotizzato o, peggio, di perdere parte anche cospicua della somma investita. Non si tratta di bon ton, chiariamolo subito! Si tratta, invece, del giusto atteggiamento di un investitore che mette i propri capitali a disposizione di un altro soggetto. Quando questo avviene direttamente, senza la mediazione del mercato, la cautela e la ricerca d’informazioni sulla controparte sembrano a tutti l’atteggiamento più naturale. Quando si effettua la stessa operazione tramite il mercato, molti sembrano dimenticarsi di questa naturale inclinazione e non valutano adeguatamente la possibilità di non rientrare in possesso dei mezzi investiti, salvo poi strapparsi le vesti nel momento di un default o di una congiuntura particolarmente sfavorevole. La profonda crisi di mezza estate che imperversa sui mercati mondiali deve insegnare molto al risparmiatore: in prima istanza a non considerare alcuno strumento finanziario come esente da rischio. Quindi, a valutare, con gli strumenti a disposizione (quello molto imperfetto ed in parte politico del rating, le tante notizie disponibili), la solidità dell’emittente. Infine, a scremare della parte emotiva le decisioni relative all’investimento, soprattutto evitando vendite dettate dal panico. N. 3 2011 59 Monetica LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA Intervista ad Antonio Galiano, responsabile del Servizio E-Bank di Iccrea Banca Carta BCC, una carta al passo con i tempi di Salvo Cartuccio Incontriamo il dott. Antonio Galiano, siciliano, originario di Caltanissetta, che, con un bagaglio di importanti esperienze in Unicredit, Capitalia e American Express, ha assunto la Responsabilità del Servizio E-Bank in Iccrea Banca da un paio d’anni. Galiano è stato recentemente nominato Vice Presidente di EAPS, Euro Alliance of Payment Schemes, il nuovo consorzio fra circuiti domestici, che canalizzano più del 50% dei pagamenti con carta a livello europeo. Attualmente rappresenta il nostro sistema in seno ai board di VISA Italia, Consorzio Bancomat e MasterCard. Dott. Galiano, ci aiuti a capire come il settore delle carte di pagamento possa considerarsi il prodotto bancario moderno per eccellenza, al passo con i tempi e in grado di creare una relazione profonda e durevole con il cliente. «Attualmente, nonostante la crisi economica e la tendenza dei titolari a razionalizzare le proprie carte, i dati dimostrano che il mercato interno al mondo del Credito Cooperativo è cresciuto. I clienti BCC hanno incrementato l’utilizzo dello strumento di pagamento in termini complessivi. Evidentemente i clienti trovano nella CartaBcc una valida risposta alle principali esigenze di sicurezza, innovazione, flessibilità, multicanalità, affidabilità ed economicità, che appaiono oggi le chiavi per la riuscita del rapporto con il cliente bancario. La CartaBcc vuole e può posizionarsi come prezioso strumento di relazione e fare di queste componenti di servizio i propri punti di forza». Concretamente, come si traducono in prodotti e servizi le esigenze del mercato? «Il primo asset che vuole essere un punto di eccellenza per CartaBcc è la sicurezza, che si esprime in prima battuta attraverso la protezione del 100% contro le frodi. In caso di frode sulla carta infatti, salvo colpa grave del titolare, vengono rimborsate al 100% le spese addebitate. La tecnologia sta facendo passi da gigante con l’obiettivo di contenere il fenomeno e dal canto suo CartaBcc ha introdotto da tempo il servizio “Acquisti Sicuri” che attiva i sistemi di protezione legati ai circuiti MasterCard e VISA per gli acquisti web. A questi strumenti si aggiungono le protezioni furto e rapina* che coprono i prelievi di contante e i beni acquistati con la carta nelle prime 24 ore dall’acquisto. Sul versante bancomat, la sicurezza è garantita dall’innovativa tecnologia che opera esclusivamente con abbinamento di microchip e codice pin, per la CartaBcc V PAY. Su circuito Maestro, la CartaBcc - la più diffusa nel nostro mercato - è stata dotata di un sistema di controlli “intelligente” che reagisce ad ogni comportamento anomalo. In termini di innovazione la CartaBcc su circuito MasterCard si posiziona sul mercato con un’anteprima assoluta: la protezione Acquisto Facile*. Attraverso la formula “soddisfatti o rimborsati” che si applica a tutti i beni acquistati con la carta. Il titolare ha 30 giorni di tempo per restituire un bene acquistato di cui non è soddisfatto ed essere rimborsato al 100% della spesa. Acquisto Facile inoltre estende a tre anni complessivi la garanzia biennale di legge sui beni acquistati. Quanto alla flessibilità, ogni CartaBcc può modificare il profilo da saldo a revolving e il plafond originariamente attribuito senza bisogno di cambiare la plastica. Basta passare in banca. Ancora maggiore flessibilità per le carte su circuito MasterCard che estendono il periodo di spesa fino a 58 giorni invece dei tradizionali trentasette. La risposta all’esigenza di economicità la fornisce ancora una volta la linea CartaBcc su circuito MasterCard, che premia gli utilizzatori frequenti introducendo la gratuità delle commissioni di rinnovo e annua a fronte di una soglia minima di spesa annuale: se si usa, non si paga. Nell’ambito della strategia commerciale, un posto di primaria importanza detiene la multicanalità, tesa ad ampliare strumenti e modalità di comunicazione per raggiungere il più ampio numero di clienti, migliorando sempre di più la qualità del contatto di marca. Al canale del contatto diretto gestito dalle BCC, tramite la rete di 60 Banca Don Rizzo banche - fra le quali la Don Rizzo - sta testando per promuovere sul territorio il ventaglio di prodotti della linea CartaBcc. Tanti servizi, tanti canali si affiancano all’affidabilità strutturale del nostro sistema rendendo di maggiore qualità il servizio sempre più relazionale che oggi viene offerto a clienti e soci. Utilizzare la CartaBcc in tutte le sue potenzialità come piattaforma di relazione con la clientela può contribuire sensibilmente a rafforzare il legame che la BCC ha con il proprio territorio». sportelli sul territorio, si affiancano così il web e il telefono. Il nuovo sito dedicato ai titolari www.cartabcc.it è oggi ancora più ricco di servizi e di facile navigazione. Tramite il sito è infatti possibile ricaricare le prepagate, registrarsi alle piattaforme SecurCode (MasterCard) e Verified by VISA, che permettono acquisti sicuri su Internet, verificare il saldo e i movimenti, ma soprattutto restare aggiornati sul mondo dei vantaggi in continua evoluzione di CartaBcc. è infatti appena stato lanciato il nuovo ClubCartaBcc, il circuito dei vantaggi e degli sconti dedicato ai titolari della CartaBcc, a cui si accede tramite uno spazio dedicato sempre sul sito www.cartabcc.it. Il Club riunisce gli esercenti e le PMI clienti delle BCC e rappresenta così un network selezionato di esercizi locali che regala grande visibilità commerciale sul mondo dei titolari CartaBcc che attualmente sono circa due milioni e mezzo. Alle realtà locali sono affiancati marchi di livello internazionale, come Best Western e SmartBox, ampliando e qualificando sempre di più la rete del Club. Ancora in termini di multicanalità, gli operatori telefonici del Servizio Clienti, operativo 7 giorni su 7, dalle 8:30 alle 20:30, rappresentano un supporto concreto e costante per i titolari, che in ogni momento possono conoscere il credito disponibile sulla propria carta, risolvere tutti i piccoli e grandi problemi che si possono presentare ed essere sempre aggiornati sui servizi offerti. Il servizio è stato recentemente riunificato sotto un unico numero verde e rappresenterà sempre di più un nodo centrale di riferimento per il mondo dei titolari delle carte. Saranno infatti implementati i servizi erogati via telefono, fra i quali il reset della password di accesso alla parte riservata del sito. I titolari saranno così molto facilitati nell’utilizzo dei numerosi servizi di cui possono godere via web: non sarà più necessario passare in banca per ricevere la nuova password, basterà una semplice telefonata. La multicanalità si esprime anche in forma più prettamente commerciale, attraverso la forza di vendita che una rosa di Il territorio appunto, il radicamento, la forza endogena delle BCC, la chiave del successo del mondo cooperativo. Ci dia ancora qualche esempio concreto in cui la CartaBcc ha consolidato il legame fra Banca di Credito Cooperativo e contesto economico e sociale. «Penso immediatamente alla CartaBcc Ateneum, che si presta a concretizzare importanti iniziative che interessano le università locali, dall’accesso ai servizi quali mense e biblioteche, all’attribuzione di borse di studio e al coinvolgimento diretto degli studenti universitari, che rappresentano probabilmente uno dei migliori segmenti di clientela di domani. Diverse università, fra le quali Salerno, Partenope (Napoli), Sannio (Benevento) e Padova, si sono già dotate della CartaBcc Ateneum e hanno concretizzato brillanti progetti, aprendosi alla creatività delle associazioni degli studenti e le realtà commerciali del territorio. Ancora servizi a forte impatto territoriale nell’ambito della piattaforma CartaBcc si concentrano nella carta del tifoso, che abbina le recenti norme di legge sulla sicurezza negli stadi alla passione per la propria squadra del cuore. Carte del tifoso sono già state realizzate per i club Cesena Calcio, Catania e Grosseto. Sono queste solo alcune delle declinazioni possibili per la piattaforma CartaBcc, che si candida sempre di più quale strumento di relazione, il biglietto da visita del sistema BCC». * Le Protezioni assicurative, gratuite per i titolari, sono offerte dalle polizze di assicurazione contratte da Iccrea Banca S.p.A. con BCC Assicurazioni SpA e ALA Assicurazioni S.p.A. - Gruppo Sara. Per termini, condizioni e modalità di reclamo, consulta il materiale informativo della carta reperibile presso la tua filiale o nel sito internet www.cartabcc.it nella sezione I servizi, Coperture Assicurative CarteBcc e Acquisto Facile. N. 3 2011 61 Focus di approfondimento LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA Trasparenza e credito ai consumatori di Rosario Maltese Il contratto di credito è un contratto con cui un finanziatore concede o si impegna a concedere a un consumatore (persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta) un credito sotto forma di dilazione di pagamento, di prestito o di altra facilitazione finanziaria per un importo compreso tra 200 e 75.000 euro. Tra le principali esclusioni dall’ambito di applicazione della normativa si trovano i finanziamenti garantiti da ipoteca su beni immobili di durata superiore a 5 anni. Nella fase pre-contrattuale sono previsti specifici obblighi in capo al soggetto finanziatore in tema di: •Annunci pubblicitari; •Trasparenza; •Assistenza al consumatore; •Verifica del merito creditizio; La normativa relativa ai rapporti con i consumatori e, più in generale, con le famiglie in materia di servizi bancari, è stata profondamente modificata negli ultimi due anni (gli interventi normativi hanno interessato le disposizioni in materia di trasparenza, soluzione delle controversie, antiterrorismo e antiriciclaggio, usura, servizi di pagamento, prestiti contro cessione del quinto, carte di credito e, infine, di credito ai consumatori). Un passaggio normativo fondamentale è costituito dal recepimento della direttiva europea sul credito ai consumatori. La direttiva europea del 2008 (2008/48/CE) è dedicata alla regolamentazione dei contratti di credito ai consumatori e persegue la “piena armonizzazione” delle regole, per garantire un livello elevato ed equivalente di tutela dei consumatori dell’Unione Europea e favorire la libera circolazione delle offerte di credito “nelle migliori condizioni sia per gli operatori dell’offerta sia per i soggetti che rappresentano la domanda”. Essa prevede, innanzitutto, il rafforzamento e l’estensione dei poteri amministrativi inibitori e delle sanzioni per contrastare le violazioni delle disposizioni in materia di trasparenza, anche se concernenti rapporti diversi dal credito al consumo, al fine di assicurare un’adeguata reazione a fronte dei comportamenti scorretti a danno della clientela e migliorare la tutela dell’intera sfera dell’agire finanziario del consumatore. In particolare il D.Lgs. 41/2010 e successive modifiche ha introdotto novità specifiche sulla disciplina del credito ai consumatori. Il finanziatore deve fornire al consumatore chiarimenti adeguati, in modo che questi possa valutare se il contratto di credito proposto sia adatto alle sue esigenze e alla sua situazione finanziaria, eventualmente illustrando le informazioni precontrattuali, le caratteristiche essenziali dei prodotti proposti e gli effetti specifici che possono avere sul consumatore, incluse le conseguenze del mancato pagamento. Nella fase post-contrattuale le novità principali riguardano: •Diritto di recesso da parte del consumatore; •Rimborso totale o parziale del debito; •Modifica unilaterale da parte del finanziatore delle condizioni economiche; •Comunicazioni periodiche. La normativa in materia di trasparenza è in continua evoluzione con l’obiettivo esplicito costituito dal raggiungimento di un livello di tutela del consumatore adeguato e sufficiente ad assicurare la fiducia dei consumatori. La tutela del consumatore è il presupposto essenziale, sia per una condizione di equità verso i cittadini ma soprattutto per consolidare i meccanismi fiduciari che si pongono alla base del funzionamento di un mercato del credito al consumo integrato. Questa, rappresenta una condizione alla base della libera circolazione delle offerte di credito e delle migliori condizioni possibili, sia per gli operatori dell’offerta che per i consumatori finali. 62 Banca Don Rizzo Focus di approfondimento LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA L’agenzia di Valderice nel “Territorio” di Nicola Quartana Se lo slogan “banca del territorio” è diventato, ormai da qualche tempo, sinonimo delle Banche di Credito Cooperativo perchè queste sostengono nel territorio non solo l’operatività ma anche il potere decisionale (piedi, testa e cuore), per l’agenzia di Valderice questa definizione assume in pieno tale significato dato che il suo “Territorio” ha una estensione decisamente considerevole. L’agenzia di Valderice opera, infatti, su un’area di circa 255 Kmq (ex Agro Ericino) con una popolazione residente di oltre 24.000 abitanti. Il suo vasto territorio spazia fra la costa, comprendente zone a vocazione marina come Bonagia, Cornino e San Vito Lo Capo ed un entroterra a vocazione agricola come le zone di Crocci, Chiesanuova, Lenzi, Buseto Palizzolo per arrivare fino alle zone montuose come Erice vetta che per la sua posizione geografica ed il suo borgo medievale è meta turistica internazionale e come Custonaci famosa in tutto il mondo per il suo pregiato marmo. La presenza in Valderice della Banca Don Rizzo oggi e della BCC Ericina prima (questa esisteva fin dal 1903) e’ stata ed è di notevole importanza ed ha fortemente contribuito e contribuisce, tuttora, alla crescita economica e sociale del territorio favorendo gli investimenti delle famiglie e di quel tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano le forze migliori dell’economia delle piccole comunità. Questo nostro modo di operare, in un periodo di grande crisi economica come quello che stiamo attraversando, ha portato i suoi frutti ed infatti i soci ed i clienti ci riconoscono che, a differenza delle altre banche che operano in zona, noi non abbiamo chiuso, indiscriminatamente, il rubinetto del credito non aggiungendo, in tal modo, ulteriori problemi a quelli già esistenti. Per il futuro, come agenzia di Valderice, vogliamo soprattutto impegnarci ad interpretare con ancora maggiore incisività il nostro ruolo di banca che persegue l’obiettivo di favorire il benessere (che è molto più dell’aumento della ricchezza) nell’ambito della nostra comunità. L’agenzia di Casa Santa nel territorio ericino di Michele Cottone L’agenzia di Casa Santa della Bcc Don Rizzo è sorta nel lontano 1975 ed ha sempre operato sul territorio ericino avendo, come clientela principale, le famiglie. èuna realtà dove scarseggiano le aziende e dove sono presenti solo piccole attività commerciali. Dal 2000 ci si è posto l’obiettivo di allargare il bacino di utenza anche tenendo conto che la BCC Don Rizzo è una banca del territorio che ha rapporti diretti con la clientela così si è passati dai 3.5 milioni di euro degli impieghi ai 13 milioni attuali e dai 7 milioni dei depositi ai 13,5 attuali. L’incremento è stato dovuto al fatto che ancora i nostri sportelli operano con la clientela alla vecchia maniera cercando di dare risposte immediate ed adeguate alle esigenze della stessa. Si sono avvicinate diverse aziende che operano nei più svariati settori dell’edilizia, della costruzione e della fornitura di accessori per piscine, della costruzione di materie plastiche e della costruzione e installazione di ascensori che, nonostante la non vicinanza con il nostro Istituto, ci hanno preferito per i rapporti che si riesce ad intrattenere. Si prevede un miglioramento per il futuro, nonostante la situazione economica attuale non sia delle più rosee. N. 3 2011 63 BCC a confronto LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA Il Credito Trevigiano, da oltre 100 anni una mano al territorio di Umberto Longo Il Credito Trevigiano è inoltre la prima banca locale certificata EMAS ed ISO 14001, che fin dal 2004 affianca ad un impegno diretto per la salvaguardia ambientale, la diffusione e il sostegno finanziario dell’energia pulita. Numerose le iniziative in campo culturale, sociale e formativo: la banca sostiene con successo Scuola Per Genitori (percorso formativo per il rapporto genitori-figli, con la direzione scientifica del Prof. Crepet), tiene corsi per giovani imprenditori, promuove concorsi a tema per studenti e, il primo Master annuale postdiploma “Esperto di Credito Cooperativo”. Dall’impegno per la salute e il benessere nasce la Società di Mutuo Soccorso Vitapiù, che eroga servizi di assistenza sanitaria integrativa a Soci e Clienti del Credito Trevigiano. La finanza etica trova quotidiana attuazione attraverso finanziamenti agevolati a enti e associazioni no-profit, microcredito in favore di soggetti bisognosi segnalati da Caritas, Enti e cooperative sociali oltre a numerosissime erogazioni di beneficenza e solidarietà che contribuiscono a creare il tessuto sociale su cui si fonda una sana comunità. Il Credito Trevigiano opera attivamente sul territorio locale, dove raccoglie i risparmi e riversa gli affidamenti e gli interventi di socialità, creando valore economico, sociale e culturale a beneficio dei soci, dei clienti e delle collettività. Infatti, come afferma il Presidente della Banca, dott. Nicola Di Santo: “Se venisse a mancare il Credito Trevigiano, il territorio non perderebbe solo una banca ma un poliedrico attore della società in cui opera”. Lo sviluppo promosso dalla Banca è inteso nel suo significato più ampio al di là del dato economico. Tale sviluppo si manifesta grazie ad un impegno su vari fronti, con punte di eccellenza che vanno dalla socialità alla formazione, dall’ambiente alla salute fino alla finanza etica. L’acquisto, nel 2005, di Villa Emo, opera palladiana divenuta sede della banca, è simbolo del suo impegno, volto a salvaguardare questa opera “patrimonio dell’umanità”, restituendola ad una nuova e più moderna funzione economica, culturale e socio-ambientale. Negli ultimi anni, attraverso l’intensa attività della Fondazione Villa Emo, il complesso è divenuto il palco dal quale valorizzare numerose iniziative culturali, spettacoli e concerti. Credito Trevigiano La storia del Credito Trevigiano affonda le radici tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, in un territorio contadino devastato dalla povertà. La lungimiranza di alcuni notabili locali e l’attenta guida dei parroci diedero vita a quella particolare forma di mutua assistenza conosciuta col nome di Casse Rurali ed Artigiane. Caerano di San Marco 1896, Vedelago 1901, S.Andrea O.M. di Castelfranco Veneto 1902: queste le date di nascita di tre realtà che, in momenti e modi diversi, incrociarono e misero insieme il proprio destino. Il Credito Trevigiano assume l’attuale denominazione solo nel 1996, autentica Banca di Credito Cooperativo. Con i suoi 31 sportelli offre oggi una copertura capillare ad oltre 50 Comuni nel territorio compreso tra Vedelago, Castelfranco Veneto, Treviso, Bassano del Grappa e la pedemontana veneta. Continua ad operare ispirandosi ai principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione, promuovendo in vari modi la crescita sostenibile della comunità. 64 Banca Don Rizzo Il progetto giovani della Banca LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA La Banca Don Rizzo: una storia di opportunità di Mariangela Grimaudo investire su di me!”. Ricordo ancora il sorriso che comparve sul loro volto, forse perché al di là della mia sfacciataggine avevano riconosciuto la mia determinazione e la mia caparbietà, o forse li avevo semplicemente divertiti. Fatto sta che il mio progetto fu esaminato e barattato con il primo lavoro che feci per loro. E San Francisco non fu mai così vicina. Quel giorno la Don Rizzo fu per me l’incoraggiante certezza che c’è una Sicilia che crede nel futuro e che è disposta ad investire su chi crede in sé. Una Sicilia come me. Ma quell’incontro fu molto di più, non solo mi rese capace di contare anche sulla mia terra, ma mi rese chiaro che prima o poi anche io avrei investito su di essa. Dopo anni trascorsi tra estero e Roma, oggi quel sogno di lavorare al futuro della mia amata Sicilia è realtà. Realtà resa possibile da quel sodalizio nato quel giorno. Oggi quel sogno è un progetto che conduco con la Banca Don Rizzo e con la Federazione delle Banche di Credito Cooperativo.Progetti che danno vita alla visione che tanto ci accomuna. Un futuro esiste anche in Sicilia per chi decide di costruirlo. Ricordo come fosse oggi il mio primo incontro con la Banca Don Rizzo. Ero stata invitata a presentare un lavoro ad un importante congresso a San Francisco, ma i fondi del mio Dipartimento erano esauriti ed io, come dottoranda, non avrei potuto affrontare una spesa così importante da sola. Non sarei potuta andare. Sarebbe bastato questo a fermare il mio sogno. Non fu così. Non smisi di cercare una soluzione e un giorno, raccontando ad un amico di questo impedimento, mi disse: “Perché non presenti il tuo progetto alla Banca Don Rizzo? è una banca che investe sulle persone, potresti avere una chance”. Mi precipitai a casa a leggere in internet tutto ciò che poteva aiutarmi a capire meglio la filosofia del “mondo Don Rizzo”, e mi piacque ciò che lessi. A quel punto mi toccava solo appurare se le parole corrispondevano ai fatti. Vestita della peggior faccia tosta che possedevo, chiesi un appuntamento con la Dirigenza, e dopo le prime presentazioni esordii dicendo: “…voi siete una banca che investe sul territorio, le persone e il futuro, quindi non potete non Banca Don Rizzo Stage formativo di Francesca Fundarò particolare la mia esperienza, maturata all’interno di un Istituto di credito, più precisamente la Banca di Credito Cooperativo Don Rizzo di Alcamo, mi ha consentito in primis di sviluppare una profonda socializzazione alla vita lavorativa, aspetto al quale la Banca Don Rizzo è particolarmente sensibile e, in secondo luogo, di misurarmi concretamente nel campo professionale mettendo in pratica ciò che ho imparato sui testi universitari. Questi momenti di socializzazione all’interno della Banca Don Rizzo avvengono soprattutto con il “gruppo giovani”. Un gruppo che si propone di far conoscere, anche al di fuori dell’Istituto stesso, le opportunità formative che la banca offre ai giovani laureati affinché possano più facilmente inserirsi nel mondo del lavoro. Sta ora ai giovani prendere atto delle iniziative delle imprese. Iniziative che certamente vi permetteranno e ci permetteranno di fare quel lavoro per il quale abbiamo tanto studiato. Mettere in campo le competenze acquisite durante il percorso di studio rappresenta, da sempre, l’aspirazione massima dei giovani che, lasciati i testi scolastici e universitari, si affacciano nel “mondo del lavoro”. Oggi detto approccio avviene sempre più sovente per mezzo di uno stage, ovvero quella “fase” di formazione che consente ai giovani di sperimentare un primo approccio con il lavoro, circostanza che consente di avere una valutazione più realistica delle esigenze delle imprese, spesso caricate di attese durante gli anni universitari. Lo stage, in quest’ottica, si pone indubbiamente come il momento iniziale del percorso lavorativo e offre l’opportunità di avvicinarsi, gradualmente ed efficacemente al lavoro più corrispondente alle attese maturate con l’investimento formativo. Le imprese, alla luce delle suddette considerazioni, danno, ormai da anni, grande importanza allo stage formativo. In N. 3 2011 65 Con Noi FILO DIRETTO Limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore di Giancarlo Di Pasquale di trasparenza, che costituiscono un connotato essenziale per un mercato moderno ed impermeabile alle distorsioni provenienti dalla criminalità, sono maggiormente tutelate. Il Legislatore, per favorire la tracciabilità delle operazioni, ha posto dei limiti all’uso del contante, recentemente modificati con la cosiddetta “Manovra bis” varata dal Governo lo scorso 13 agosto, così come anche ha ridotto la possibilità di emettere assegni bancari e postali, vincolandone la circolazione al rispetto di criteri determinati, ed ha definito, inoltre, il saldo massimo entro il quale è consentita l’esistenza di libretti di deposito a risparmio al portatore. L’antiriciclaggio ha come finalità quella di impedire tutte le operazioni dirette ad attribuire un aspetto lecito a capitali, frutto, invece, di reato. Il Legislatore, a partire dagli anni Novanta, ha prestato sempre di più maggiore attenzione a tale fenomeno ponendo, tra l’altro, dei limiti stringenti alla circolazione del contante e dei titoli al portatore. Il contenimento di questi strumenti di pagamento, anonimi per antonomasia, costituisce uno dei cardini della lotta al riciclaggio. L’intendimento è quello, infatti, di spingere verso l’uso di strumenti di pagamento maggiormente rispondenti a criteri di tracciabilità, come i bonifici, i Rid, gli assegni, le carte di credito e di debito. In questo modo le esigenze Qui di seguito si riportano sinteticamente le disposizioni di legge vigenti in materia. Pagamenti in contanti è ammesso il trasferimento tra vivi di denaro contante, di titoli al portatore, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore oggetto di trasferimento è complessivamente inferiore ad Euro 2.500. Il trasferimento di somme di importo superiore al limite citato può tuttavia essere eseguito per il tramite di banche, Poste Italiane S.p.A ed istituti di moneta elettronica. La Legge, al fine di impedire elusioni surrettizie del principio, ha previsto che il trasferimento sia vietato anche nel caso in cui venissero effettuati più pagamenti inferiori alla soglia, artificiosamente frazionati in quanto collegati ad un’unica operazione. Assegni Gli assegni bancari e postali devono recare, oltre all’indicazione del beneficiario, la clausola di non trasferibilità. E’ ammessa l’emissione di assegni privi della clausola di intrasferibilità se l’importo è inferiore ad Euro 2.500, ma i relativi moduli di assegno sono assoggettati ad un imposta di bollo di Euro 1,50 ciascuno. Il rilascio di assegni circolari, vaglia postali e cambiari è sottoposto alle medesime regole. Libretti di deposito Il saldo dei libretti di deposito bancari o postali al portatore deve essere inferiore ad Euro 2.500. Il trasferimento tra vivi, a qualsiasi titolo, dei libretti di deposito bancari o postali, indipendentemente dall’importo del saldo, è condizionato alla comunicazione alla banca da parte del cedente e del cessionario, da effettuarsi entro trenta giorni dall’evento. La banca, a sua volta, provvederà ad annotare nei propri archivi i dati del nuovo possessore. Entro il prossimo 30 settembre i libretti di deposito a risparmio di importo pari o superiore ad Euro 2.500 dovranno essere ridotti al di sotto della soglia citata o trasformati in nominativi. 66 Banca Don Rizzo Con Noi FILO DIRETTO Il Centro Studi Don Rizzo Intervista al presidente Enzo Nuzzo proventi dell’economia e dei suoi risparmi sotto servizi culturali, sociali, identitari. In tempi di globalizzazione il Centro Studi Don Rizzo ha un duplice ruolo: deve rafforzare l’identità di un territorio e difendere il rapporto tra banca e tessuto imprenditoriale locale». Presidente Nuzzo può spiegare cos’è un Centro Studi di origine bancaria? Quello della Don Rizzo, nello specifico, naturalmente. Come funziona e di cosa si occupa? «Un Centro Studi di origine bancaria è una trovata straordinaria per separare l’attività bancaria da quella del no profit e del culturale,. Certo non si poteva immaginare che, come per le altre banche, anche per la BCC Don Rizzo, il centro studi potesse conquistare un ruolo così importante nel territorio. E per questo ringrazio chi mi ha preceduto alla guida dello stesso. Il Centro Studi Don Rizzo, oggi più di ieri, è chiamato a fornire risposte culturali e sociali a cui spesso altri enti e soggetti preposti, da soli, non riescono a soddisfare. Il Centro Studi invece progetta e organizza insieme alla Banca e ad altri Enti iniziative utili ad affrontare i nuovi bisogni culturali e sociali del territorio nel quale operiamo. Ne sono testimonianza le tante attività che negli anni si sono proposte al territorio e alle comunità che in esso si stanziano». Come nasce e qual è l’iter di un progetto tipo del Centro Studi? ««Il Centro Studi, in collaborazione con le Istituzioni locali, con i privati cittadini, con la stessa Banca Don Rizzo, il Consiglio Direttivo del Centro Studi studia, valuta, e promuove le iniziative culturali, sociali ed economiche del territorio d’appartenenza privilegiando le attività culturali nell’ambito giovanile. Il Centro Studi si assume la responsabilità, in prima persona, del buon esito dei progetti, facendosi carico anche degli insuccessi. Privilegeremo, naturalmente come sempre si è fatto, la qualità dei progetti, sperimentando sistemi innovativi». Per concludere, quale aspetto peculiare del Centro Studi e delle sue attività vorrebbe fosse recepita dal territorio? «In questa direzione a differenza del privato, che nell’investimento cerca solo profitto, il Centro Studi Don Rizzo, si pone l’obiettivo della ricaduta sociale perché il nostro territorio ha essenzialmente bisogno di scelte culturali e sociali forti. La BCC Don Rizzo, con il suo Centro Studi, non vuole sottrarsi, ne può farlo per un impegno con il suo fondatore, a questa responsabilità sociale. Io in questo senso e con questa responsabilità guiderò il Centro Studi Don Rizzo». Che legame esiste tra Centro Studi Don Rizzo e territorio? «La Don Rizzo aveva e ha un suo territorio di attività. La BCC è il frutto del risparmio degli operai, degli impiegati, dei lavoratori autonomi, delle imprese, delle famiglie del territorio. Esiste, quindi, una fortissima compenetrazione tra territorio, banca e centro studi. Il Centro Studi Don Rizzo si pone nel mezzo, è il soggetto chiamato a restituire i frutti del patrimonio al territorio che l’ha generato. Ecco perché diciamo di essere al servizio della comunità, non facciamo altro che restituire alla comunità alcuni dei N. 3 2011 di Antonio Fundarò 67 Le iniziative per la cultura e la solidarietà FILO DIRETTO L’Avis in provincia di Trapani Una storia di solidarietà e di successo di Nicola La Rocca “Siamo soddisfatti dei risultati che stiamo centrando - conferma il Presidente Bivona -, ma nostro obiettivo è far crescere il numero di soci, di nuovi donatori, e di raggiungere le due donazioni l’anno per singolo socio; è indispensabile per far fronte alla crescente richiesta di sangue, dei suoi componenti e suoi derivati, che si registra sia in provincia che su tutto il territorio nazionale. Inoltre, vanno sensibilizzate maggiormente le donazioni per coprire i picchi di fabbisogno stagionali, particolarmente evidenti nella stagione estiva”. “Una particolare soddisfazione – prosegue il Presidente - l’abbiamo nel vedere sempre più giovani avvicinarsi all’AVIS, ed iniziare ad effettuare donazioni. E’ importante per noi proseguire nelle azioni di promozione coinvolgendo in primo luogo, proprio i giovani che spesso, e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, si mostrano molto sensibili alle tematiche del volontariato e della solidarietà sociale”. Nei suoi 34 anni di storia, l’AVIS in provincia di Trapani ha garantito a tutta la collettività l’indispensabile e spesso vitale accesso ad una risorsa come il sangue che, non essendo riproducibile in laboratorio, necessità della presenza costante di un buon numero di donatori. Ha dato dimostrazione di come la cultura della generosità umana genera una mutualità efficiente, non solo per gli associati, ma per l’intera collettività. “Donare il sangue non è un dovere - conclude il Presidente Bivona - ma è il modo per garantire a tutti il diritto alla vita”. Venire incontro alle esigenze del prossimo è un pensiero condiviso da tanti, e tanti sono i volontari che, giornalmente, si danno da fare in tal senso. Trovare il modo, il tempo, le risorse per farlo, non sempre è così facile, e tanti sono, di contro, quelli che alla fine rinunciano a fare qualcosa che vorrebbero fare. Ci sono modi, però, che rendono semplice dimostrare e testimoniare il senso e la cultura della generosità umana: donare il sangue né è una chiara e lampante dimostrazione. Ed anche a questo si sarà sicuramente ispirato il dott. Vittorio Formentano, che nel 1927, a Milano, fondò l’Associazione Volontari Italiani del Sangue, poi ufficialmente costituita nel 1946 e riconosciuta nel 1950 con una legge dello Stato Italiano, definendo, già nelle prime bozze dello statuto, i principi che ancora guidano l’associazione: venire incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione. Oggi l’AVIS è un ente privato con personalità giuridica e finalità pubblica e concorre ai fini del Servizio Sanitario Nazionale in favore della collettività, fondando la sua attività istituzionale ed associativa sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sul volontariato quale elemento centrale e strumento insostituibile di solidarietà umana. In provincia di Trapani l’Avis opera attraverso una sezione Provinciale che, costituita nel dicembre del 1977, ha oggi raggiunto significativi risultati che hanno permesso, tra l’altro, di rendere autosufficiente la provincia per il fabbisogno di sangue, nonché, come precisa il Presidente provinciale, Giuseppe Bivona, “di costituire una cassaforte di solidarietà anche per le zone carenti, regionali ed extra regionali”. Dalla relazione presentata alla scorsa Assemblea Avis Provinciale, tenutasi a Calatafimi-Segesta, appare evidente come negli anni sia stato pressoché costante l’incremento del numero dei soci e delle donazioni effettuate. Oggi l’AVIS, in provincia di Trapani, è presente in 15 comuni (Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara, Castellamare del Golfo, Castelvetrano, Gibellina, Marsala, Mazara del Vallo, Paceco, Partanna, Petrosino, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Trapani e Valderice), dove, conta su 5.071 soci che hanno garantito, nel 2010, 9.064 donazioni, ben più delle già ragguardevoli 8.604 registrare nel 2009. 68 Banca Don Rizzo Le iniziative per la cultura e la solidarietà FILO DIRETTO L’Aido una realtà anche trapanese Impegno sociale e di vita di Federico Alesi Sicilia guidata dal neo Presidente regionale Giuseppe Cammarata, per complimentarsi degli ottimi risultati raggiunti e per incentivare l’impegno nella diffusione della cultura della donazione da parte delle istituzioni. L’impegno dell’Aido Sicilia si spende in tutte le 9 province, dove è possibile riscontrare un fermento di nuovi volontari che si spendono per gli altri senza chiedere nulla se non un sorriso. Un ottimo lavoro sta svolgendo l’Aido provinciale di Trapani ad opera del vice presidente vicario Benigno Martinez che di concerto con il Presidente reg.le Cammarata hanno fatto dedicare un quartiere a Favignana, il 19 luglio 2011, ai fratelli Angelo e Marilena Tammaro ed il 28 agosto 2011 hanno fatto dedicare la piazza di Napola al donatore Alessandro Bonaventura, in occasione della manifestazione sportiva di rilievo internazionale denominata: “La volata di Napola – Mokarta” . A Riposto (CT) si sta preparando un concerto con Battiato per il 22 settembre c.a. Ad Agrigento sono nati nuovi gruppi comunali e il 27 agosto si è svolta una manifestazione per ricordare il compianto Giuseppe Minolfo. A Trapani, Termini Imerese, Siracusa, Catania, Caltanissetta, Noto, si sono svolti convegni ed incontri nelle scuole. Ad Erice il 21 maggio 2011 è stato firmato il Patto d’amicizia tra Erice e Tremestieri Etneo per la diffusione della cultura del dono; ad Erice, grazie alla sensibilità del Sindaco Tranchida e dell’opera di sensibilizzazione del Presidente reg.le Cammarata, è stata posta una targa all’ingresso del territorio comunale che recita: «Erice città della scienza e della Pace. Erice sostiene la donazione degli organi». Il Presidente Regionale Giuseppe Cammarata sta preparando un protocollo d’intesa che presto sarà firmato, per la diffusione della cultura della donazione e della legalità con l’ordine dei medici, l’Europol, il SIULP (sindacato italiano unitario lavoratori polizia) Lions, Rotary, Rotaract, Interact e altre associazioni, perché solo con l’unione e la collaborazione si potrà battere il mostro dell’indifferenza! Come ha recentemente sostenuto il Comandante dell’Europol Ten. Salvatore Trovato «la vita è un dono, doniamola agli altri». E con questo nobile auspicio, di un nobile uomo, anche da questa testata lanciamo un appello alla donazione degli organi. L’Aido nasce a Bergamo nel lontano 1971 per opera del compianto Cav. Giorgio Brumat e di un gruppo di donatori di sangue dell’AVIS, all’inizio si chiamava DOB (Donatori Organi Bergamo); nel 1973 si diffuse su tutto il territorio nazionale e, nel 1982, nasce in Sicilia. L’Aido Sicilia si è sempre battuta, in questi anni, per diffondere la cultura del dono, fino a divulgarsi in tutte le 9 province siciliane e a raggiungere quota 50.000 iscritti. In provincia di Trapani nasce nel 1982 ad opera di Italia Auci. Il primo convegno regionale si fa proprio in provincia di Trapani ad opera del Presidente Aido provinciale dott. Tranchida. L’Aido nazionale ha avuto un importante riconoscimento da parte del Ministero della Salute, nel 1986, è stata insignita della “Medaglia d’oro al Merito” per le vite salvate. Nel 2010 ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l’impegno nella diffusione della cultura della donazione degli organi. L’Aido provinciale di Trapani per opera del Presidente Provinciale Giuseppe Giuseppe(oggi il più giovane presidente regionale d’Italia) il 23 settembre 2010 ha realizzato, presso la scuola dedicata al donatore Alessandro Bonaventura, il 1° Monumento di Sicilia dedicato ai donatori di organi, che ha ricevuto il compiacimento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei Presidenti di Camera e Senato (On. Gianfranco Fini e Sen. Renato Schifani), che hanno voluto ricevere, per la prima volta, una delegazione dell’Aido N. 3 2011 69 FILO DIRETTO 70 Banca Don Rizzo Gli appuntamenti FILO DIRETTO Strepitoso successo del concorso internazionale per cantanti lirici “Città di Alcamo” edizione 2011 La Banca Don Rizzo tra gli sponsor dell’iniziativa di Antonio Fundarò Artisti provenienti da ogni parte del mondo (Italia, Corea, Giappone, Irlanda, Estonia, Stati Uniti, Colombia, Spagna, Serbia, Argentina, Cina) in questi anni si sono sottoposti al giudizio di Commissioni di grande prestigio, scelte da Francesco Bambina con grande oculatezza e circospezione. La formula del concorso prevede che ad ogni edizione si mettano in palio premi in denaro, scritture artistiche in prestigiosi teatri esteri e agenzie italiane e ruoli dell’opera lirica in concorso: in questo modo, Alcamo, può annoverare tra i suoi appellativi anche quello di “Città della Musica” la tradizione della lirica estiva a Pisa. Notevole è stato, nel corso di questi anni, il successo dell’iniziativa, che ha visto la partecipazione entusiastica di un numeroso pubblico a tutte le rappresentazioni Inoltre, l’intero progetto ha rappresentato un’occasione di assoluto valore per giovani artisti, che sono stati destinatari di una sicura opportunità di formazione professionale. Per molti di questi è stata una vera e propria chance di carriera, spesso decollata proprio a seguito della vincita o semplice partecipazione al concorso pisano. La XIV edizione del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici “Città di Alcamo” era riservata ai cantanti nati tra il 1° gennaio 1975 ed il 1° settembre 1993. Grande successo di pubblico (presente, tra gli altri, il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, SER il Vescovo di Trapani Mons. Francesco Miccichè, il Governatore del Rotary del Distretto 2110 Concetto Lombardo, il sindaco di Alcamo, Giacomo Scala, il direttore generale della banca Don Rizzo, il dott. Carmelo Guido) al Concerto di Gala della XIV edizione del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici “Città di Alcamo”, che ha registrato l’iscrizione di ben 104 cantanti di ben 27 nazioni diverse. Grande gioia e soddisfazione di tutti anche per l’elevata qualità delle voci, per la bravura dei cantanti e l’operato della giuria. Il Concorso nasce nell’ambito di un progetto pensato e realizzato da Francesco Bambina, past president del Rotary di Alcamo e Console Onorario, icona della cultura alcamese e simbolo di rinnovamento culturale, che si propone di produrre a partire da Alcamo una nuova cultura dell’opera, alla scoperta dei giovani talenti che altrimenti, senza questo concorso, rimarrebbero nell’ombra e vivrebbero queste loro qualità riservandole a pochi. Nelle edizioni precedenti hanno partecipato giovani, e non solo, cantanti lirici di ogni nazionalità ed appartenenti ad ogni registro vocale. N. 3 2011 71 dedicandosi al Teatro lirico con grande professionalità ed in modo completo. Attraverso lo studio serio, costante e profondo dei tanti personaggi della lirica portati sulle scene con puntuale fedeltà alle pagine musicali dei diversi Compositori di epoche dal Classicismo al Novecento, ha messo ben a frutto le naturali doti di non comune potenza, estensione e suadenza timbrica del proprio strumento vocale. Ha dotato ciascun ruolo di un’impronta interpretativa vivida, moderna ed emotivamente coinvolgente, grazie anche alla costante attenzione verso la “parola scenica”, ad un fraseggio musicale accorto, una dizione chiarissima ed eccezionali capacità attoriali. Il Premio è stato attribuito, infine, anche al Presidente della Regione Siciliana On. Raffaele Lombardo per avere ripreso, sviluppato, incrementato e consolidato anche in sede internazionale il valore dell’Autonomia Regionale rispetto a un carico autonomista che non sempre si è tradotto in efficacia ed efficienza e per avere richiesto con perseveranza il confronto costruttivo con il governo nazionale per l’affermazione completa come da Statuto, dei processi di sviluppo produttivo, degli investimenti e del lavoro per i giovani oltre al recupero di risorse attraverso un’operazione strutturale di tagli ai costi della politica e dell’amministrazione. Il Premio Internazionale per la Cultura “Vissi d’Arte - Città di Alcamo” è stato istituito a partire dal 2001, quale riconoscimento a personalità della Cultura e dell’Arte mondiale che “in modo spesso disinteressato ma entusiastico, professionale, continuo e costante hanno svolto, svolgono e svolgeranno le loro attività in campi della conoscenza, della ricerca, della scienza e delle arti ove trovano conforto, stimolo, interesse e tanto altro tutti gli esseri umani”. Negli anni sono stati assegnati i seguenti premi: nel 2001 a Anita Cerquetti (Soprano); nel 2002 a Diana Bracco (Imprenditrice) e a Renata Tebaldi (Soprano); nel 2003 a Franco Corelli (Tenore); nel 2004 a Andrea Camilleri (Scrittore); nel 2005 a Virginia Zeani (Soprano); nel 2006 a Helena Demakova (Ministro della Cultura della Lettonia), a Corrado Borruso (Generale C.A. dei Carabinieri) e ad Adelfio Elio Cardinale (Preside Facoltà di Medicina Palermo); nel 2007 a Fabio Capello (Allenatore), a Joan Sutherland (Soprano) e a Alessandro Azzi (Presidente Nazionale Federcasse); nel 2008 a Giorgio Armani (Stilista), a Martins Perts (Ambasciatore della Repubblica di Lettonia in Spagna) e a Antonio Manganelli (Capo della Polizia di Stato); nel 2009 a Aldo Forbice (Giornalista), a Raina Kabaivanska (Soprano), a Guido Bertolaso (Capo del Dipart. della Protezione Civile Nazionale) e a Fedele Confalonieri (Manager); nel 2010, infine, a Gianni Letta (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana). Infine, è stato nominato Socio Onorario dell’Associazione “Amici della Musica” di Alcamo Giacomo Scala, Sindaco della Città di Alcamo. Questa edizione è stata presieduta dal celebre baritono italiano Silvano Carroli, il suo debutto è stato nel 1963 poco più che ventenne nel ruolo di Marcello ne La Bohème di Puccini con la regia di Zeffirelli. Inizia una rapida scalata di successi che lo porteranno ad esibirsi nei più prestigiosi Teatri italiani, europei ed americani sotto la guida dei più famosi Direttori d’orchestra. Gli altri componenti della Giuria Tecnica internazionale sono stati: il mezzosoprano bulgaro Ekaterina Koltcheva, il suo repertorio si estende dalla musica antica a quella operistica classica e contemporanea ha svolto la sua intensa e brillante attività teatrale e concertistica sostenendo ruoli primari nei principali teatri italiani e esteri; Luisa Longhi organizzatrice di eventi (Italia) si occupa della direzione artistica dell’organizzazione generale e dell’ufficio stampa di Serate Musicali, inoltre collabora con una importante azienda italiana curandone le attività culturali dalla musica all’arte figurativa organizzando concerti e mostre in Italia e all’estero; il soprano Silvia Voinea (Romania) il vasto repertorio operistico, sinfonico, liederistico e di altri generi, gli ha dato l’opportunità di svolgere una carriera artistica di 34 anni raggiungendo il significativo numero di 1850 recite; il Direttore dell’ Istituto Superiore di Studi Musicali “A. Toscanini” di Ribera Prof. Claudio Montesano (Italia), ha compiuto gli studi pianistici al Conservatorio di Palermo e si è perfezionato con i celebri pianisti Gyorgy Sandor e Laura De Fusco. Ha collaborato con numerosi musicisti, realizzando concerti in Italia e all’Estero. Importanti riconoscimenti per meriti artistici e professionali gli sono stati conferiti. La commissione internazionale, dopo un percorso di prove cominciato il 28 settembre, ha deciso, all’unanimità, l’assegnazione dei seguenti premi: • Il I premio, indivisibile, di € 4.000,00, offerto dalla Banca Don Rizzo Credito Cooperativo della Sicilia Occidentale, al soprano tedesco Werle Anna; • il II premio di € 2.000,00, offerto dalla ditta Comas s.r.l., è stato assegnato al soprano canadese Sovernigo Arianna; • Il III premio di € 1.000,00, offerto dalla ditta Messana Girolamo di Alcamo, è stato assegnato, ex-aequo, a Borch Ingeborg, soprano Danese, e a Purtseladze Tea, soprano Georgiano. La Borsa di studio del Rotary Club di Alcamo al soprano proveniente dalla Gran Bretagna Laura Abella, mentre le Borse di studio del Kiwanis Club di Alcamo e del Lions Club di Alcamo al mezzosoprano russo Smolego Zhanna. La Borsa di studio della F.I.D.A.P.A di Alcamo al giovanissimo tenore cinese Yuan Kai. Durante la serata sono stati assegnati i Premi Internazionali alla Cultura “Vissi d’Arte - Città di Alcamo” al celebre baritono italiano Silvano Carroli e al Presidente della Regione Siciliana On. Raffaele Lombardo. Il Premio è stato attribuito al celebre Baritono M° Silvano Carroli per la carismatica ed emozionante presenza vocale e scenica dimostrata nell’arco della lunga carriera affrontata 72 Banca Don Rizzo Gli appuntamenti FILO DIRETTO Banca Don Rizzo vince il Torneo Regionale di Calcio a 5 per BCC aperto ma con molto fair play. La squadra, unione delle BCC di Alcamo e di Partanna, nello specifico è stata composta, per la Don Rizzo, dal Direttore Generale Carmelo Guido, dai due consiglieri Massimiliano Aleccia e Antonio Spezia, dal socio Roberto Bambina e dai dipendenti Salvatore Cartuccio, Daniele Rescio e Ignazio Cruciata, mentre, per la BCC del Belice, dal Presidente Nino Termini, dal consigliere Giuseppe Rotolo e dai dipendenti Nicola La Rocca, Giuseppe Taffari, Vito Catalano e Roberto Sanfilippo. I giocatori hanno mostrato sin dalla prima partita l’intenzione di non volere mollare facilmente. Grazie ad una grande determinazione, ad una buona dose di ambizione e ad una egregia professionalità sono riusciti a salire sul podio dei vincitori. Il campo ha dato loro ragione. La Banca Don Rizzo si afferma vincente anche al Torneo Regionale di Calcetto e riporta l’ambito trofeo ad Alcamo dopo due anni di assenza. La Banca Don Rizzo e la BCC del Belice, hanno vinto la XVI edizione del Torneo Regionale di Calcio a 5 per le Banche di Credito Cooperativo. La manifestazione è stata organizzata dalla Federazione Siciliana in collaborazione con l’Associazione Regionale Arbitri Sicilia - divisione calcio a 5 - e si è svolta dal 9 all’11 settembre presso il Kastalia Village di Ragusa. Al torneo hanno partecipato le principali BCC e le principali società del movimento della Regione Sicilia. Tra di esse la Riscossa di Regalbuto (campione in carica), la BCC di Altofonte e Caccamo, la BCC Pachino, il Credito Etneo, la BCC San Francesco di Canicattì, la BCC Petralia Sottana, il Credito Aretuseo, la BCC di Siracusa, la BCC Valle del Torto, la BCC Sambuca di Sicilia, la BCC di Gangi e la Federazione Siciliana Moscra/Iside che ha disputato con la Banca Don Rizzo una finale entusiasmante e ad altissimi livelli competitivi. Le partite di calcetto sono state animate dalla bravura e dalla passione dei partecipanti che si sono sfidati a viso N. 3 2011 di Salvo Cartuccio 73 Oddo Marmi S.R.L. Via P. Fonte, 10 • 91019 Valderice (TP) Tel. +39 0923 592768 • Fax +39 0923 592847