CAPITOLO
TERZO
MUGNANO DI NAPOLI
LIBERA MUNICIPALITÀ
(1799-1955)
Tra il 1789 ed il 1806 si snodano le vicende storiche che, per molti
aspetti, segnarono una svolta radicale nella storia degli stati europei e dell'intera umanità.
La Rivoluzione francese (1789-1795) scosse il vecchio sistema politico
d'impostazione feudale dalle fondamenta, e gli emarginati e gli oppressi da
sempre, distrussero l'ordine politico sorretto fino ad allora dai nobili e dal
clero.
La "Dichiarazione dei diritti dell' uomo e del cittadino", ed i grandi ideali
della Rivoluzione francese, "Libertà, Eguaglianza, Praternità", infiammarono
tutti i popoli europei che insorsero contro gli ordini costituiti, e misero, a
fondamento della nuova società, il principio della giustizia politica e sociale,
ed infine, il diritto dei cittadini a partecipare alla vita pubblica.
Napoli con i suoi Casali ed il Regno tutto delle Due Sicilie non potevano
rimanere indifferenti a quanto accadeva in Francia, e molti intellettuali seguivano con interesse la rottura fra la Monarchia ed il popolo. Cosl Napoli si
trovò divisa in due movimenti, i Giacobini che si ispiravano ai principi della
Rivoluzione francese, ed i Governativi interessati alla conservazione degli
antichi privilegi.
Intanto il controllo della Rivoluzione francese, passato nelle mani di alcune fazioni estremiste del popolo che, con i loro eccessi, fecero inorridire il
mondo, ritornò nelle mani della borghesia che nel 1795, con la "Costituzione
dell'anno terzo", sanclla fine della Rivoluzione.
Nel 1796 Napoleone Bonaparte, al comando di una forte Armata, varcò
i confini della nostra penisola e si presentò, con baldanza, sulla scena della
storia europea come portatore dei valori di Libertà, di Speranza, di Indipendenza e di Uguaglianza, mentre negli anni successivi, si dimostrò un monarca
assoluto e, spesso, insensibile alle esigenze di rinnovamento postulate dai
principi stessi della Rivoluzione francese.
L'Italia era invasa ormai dai Giacobini francesi e non, e, mentre molti
regni traballavano sotto la spinta conquistatrice del Bonaparte, Roma, la capitale dello Stato pontificio e della Santa Sede, fu assediata ed occupata il 10
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Febbraio dalle truppe francesi, ed in Campidoglio fu proclamata la "Repubblica romana" .
Il Re di Napoli, Ferdinando IV, si proclamò difensore della fede e, a
capo dell'Esercito napoletano, invase lo Stato pontificio ed il 29 Novembre
del 1798 entrò trionfalmente nella Città eterna. I Francesi contrattaccarono,
e nonostante il valore di alcuni reparti dell'Esercito napoletano, l'Armata
francese ebbe il sopravvento. Il Re e la Regina fuggirono a Palermo, la città
di Napoli piombò nella più grande anarchia, ed i Giacobini il 23 Gennaio del
1799, issando il tricolore sul Castello di Sant'Elmo, proclamarono la "Repubblica Napoletana Una ed indivisibile".
Un decreto emanato il 30 Gennaio da Carlo Laubert, presidente nominato del Governo provvisorio, riconosceva alcune Municipalità sorte nei luoghi occupati dalle truppe francesi, ma il decreto che diede una libera municipalità a tutte le Comunità fu quello firmato dal Generale Championnet, comandante dell' Armata francese, il 9 Febbraio del 1799, che all'art. 6° reci-
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gli storici, segnarono la fine della sottomissione
delle città e dei villaggi ai signorotti e la fine della dipendenza dei Casali dalla
città di Napoli.
La Repubblica napoletana ebbe vita molto breve, finì il 13 Giugno del
1799 con la riconquista della città di Napoli da parte dei Sanfedisti, bande
armate al comando del Cardinale Ruffo.
La reazione borbonica fu molto crudele e molti patrioti furono giustiziati, fra i quali gli ispiratori ed i fonda tori della Repubblica stessa: Domenico Cirillo, Ignazio Ciaia, Francesco Conforti, Mario Pagano, Luisa Sanfelice, Eleonora Pimentel Fonseca, Francesco Caracciolo, Gennaro Serra e
tanti altri.
Napoleone puntava alla conquista del Regno di Napoli ed il 3 Gennaio
1806 conferì a suo fratello Giuseppe il comando delle truppe dirette a Napoli, e la città fu occupata il giorno 1° Febbraio del 1806.
Giuseppe Napoleone, il nuovo Re di Napoli, uomo colto, temperato ed
equanime, sarà ricordato soprattutto per la legge sull'abolizione della Peudalità del 2 Agosto 1806, che all' Art. 1° proclamava il solenne atto, ed all' Art.
2° riconfermava l'Autonomia amministrativa nei Casali.
Questo decreto chiudeva un periodo di confusione creatosi nei confronti dei casali, perché l'organismo municipale, riformato nel periodo della
Repubblica napoletana, non era stato annullato e rimase in vigore durante la
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restaurazione borbonica. La città di Napoli, e così tutte le altre città, persero
definitivamente ogni diritto giurisdizionale sui casali dipendenti che divennero Comuni autonomi.
Con la legge successiva del 8 Agosto 1806 si gettarono le basi del nuovo
ordinamento municipale nel Regno e si decisero le funzioni delle municipalità. L'amministrazione delle Università, ossia dei Comuni, dipendeva dall'Intendentedella Provinciaed era retta dai Decurioni, eletti in Pubblico Parlamento dai capi-famiglia. Il Decurionato poi, ossia i Decurioni riuniti in assemblea, nominavano il Sindaco e due Eletti. Al Sindaco fu lasciata l'antica
giurisdizione, l'incarico della amministrazione del Comune, mentre ad uno
degli Eletti veniva affidata la Polizia municipale e rurale, ed all'altro Eletto,
l'incarico di supplire il Sindaco nelle assenze.
Il successivo decreto nel 1808 apportò gravi e lesive riforme all'organismo, ed abrogò tutte quelle disposizioni che risentivano delle libertà antiche.
Il sotto Intendente formava una lista di eleggibili (possidenti, professionisti,
esercenti di arti liberali ed i bottegai quando si trattava di Comuni al di sotto
di 6.000 abitanti), escludendo dalle liste molte categorie di cittadini. Le liste,
così formate, passavano al vaglio ed alla approvazione dell'Intendente della
Provincia che presentava al Re una tema di nomi per la scelta del Sindaco e
dei due Eletti.
Il Sindaco era il Presidente del Decurionato, poteva essere supplito da
uno dei due Eletti, ed il Decurione anziano assumeva la presidenza del Decurionato solo quando si discuteva lo "Stato discusso", ossia il Bilancio comunale. L'ufficio aveva la durata di quattro anni, e solo l'età di 60 anni giustificava il Sindaco o gli Eletti nominati a non accettare l'incarico.
Negli anni successivi si apportarono ulteriori modifiche alle leggi che resero sempre più burocratici i poteri rappresentativi; in effetti il libero voto,
espresso anche con tante manchevolezze nei Pubblici Parlamenti del passato,
fu in parte restaurato dopo l'Unità della nazione nel 1860.
Solamente però con il suffragio universale del 1946, con l'estensione del
voto alle donne, e poi con il voto ai giovani al di sotto degli anni 21, si può affermare che l'intera popolazione partecipa alle decisioni di pubblico interesse.
Biase Turco, secondo l'elenco dei Sindaci di Mugnano esistente presso
la nostra Casa comunale, fu il primo Sindaco della" LiberaMunicipalità" e ricoprì l'incarico dal 1o Gennaio al 31 Dicembre del 1809. Il suo successore,
sempre secondo quell'elenco, fu Francesco Amoruso, Sindaco dal 10 Gennaio 1810 al31 Dicembre 1811.
Dai documenti che seguono si potrà rilevare che Francesco Amoruso fu
nominato Sindaco con lettera del 4 Maggio 1810, e subentrò nella carica a
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Carlo de Magistris che aveva rassegnato le sue dimissioni, per motivi di sa~
Iute, con lettera del giorno 8 Gennaio dello stesso anno.
Si apprende ancora, da una lettera del Sotto Intendente del Distretto di
Casoria, di cui Mugnano era circondario, che il Sindaco nominato per l'anno
1810 doveva essere un certo Carmine Liccardi, che" rinunziava alla carica per
motivi di inidoneità all'esercizio" 1.
n primo bilancio comunale, quello del 1809, fu attivo e" l'avanzo in Ducati 227,10 sarà tenuto per fondo di cassa, e servirà di base all'introito dell'anno
venturo", così decretò il Re Gioacchino Murat con suo atto del Il Maggio
del 18102.
Dalle voci del bilancio, allora detto in francese" Budjet", veniamo a conoscere che il parroco percepiva dal Comune una congrua annua di Ducati
72, mentre sei Ducati venivano dati al regolatore dell'orologio pubblico, 54
Ducati venivano pagati per gli affitti dei locali per uso del Comune, di 48
Ducati era lo stipendio annuo del maestro della scuola elementare comunale e
323 Ducati e grana 27 venivano pagati al Monte d'Ascoli per un antico prestito di Ducati 10.250.
Dai vari documenti contabili si rileva che il nostro paese contava 2918
anime nel 1809, 3000 nel 1810, 3250 nel 1814, 3234 nel 1815 e 3223 nel
1816. n Sindaco Amoruso Francesco sottoscrisse, assieme a tutto il Decurionato, e nella qualità di Presidente, il documento contabile dellO Gennaio
1811, mentre firmò come Sindaco, quello dellO Ottobre 1811. Gabriele
Maisto, Decurione, firmò il documento del 28 Gennaio 1813 e Giovanni Palumbo, "Sindico", quelli del 24 Gennaio e del 23 Dicembre 1814, infine
Giuseppe Maisto, da Sindaco, sottoscrisse i documenti finanziari del lO
Gennaio 1816 e del 18 Febbraio 1817.
I documenti, rintracciati nell'Archivio di Stato di Napoli, sono tanti e,
leggendoli con attenzione e con un pizzico di fantasia, possiamo rivivere la
cronaca quotidiana vissuta dai nostri antenati come la paura per la "malattia
contagiosa"} del 1812, la protesta, anno 1829, contro il Decurionato perché
"vonno abbandonare il Camposanto costruito di detta Comune, ove sono stati
pagati molte migliaia senza essersi fatto alcun debito... ", e, "... i nominati Decu-
l Archivio di Stato di Napoli, Intendenza,
1810.
borbonica,
fascio n. 994, fase. n. 451 anno
2 Archivio di Stato di Napoli, Stati discussi comunali annuali, voI.. 12.
3 Archivio di Stato di Napoli, Intendenza Borbonica, fascio n. 867, fase. 205 anno
1812.
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rioni 'corrotti vonno costruire un nuovo Camposanto in una Cappella (S. Giovanni a Carpignano) di proprietà del Comune di Mugnano" 4.
Nel 1813 un Decurione venne "offeso con molte ingiurie" 5 da Salvatore
Passariello perché il Primo Eletto voleva impedire" che si gettasse il capo
morto dell'acquavita sulla strada, per non recarsi pregiudizio alla pubblica sa-
Iute" 6.
Dal 29 Aprile al 29 Maggio del 1817 nella pubblica piazza fu affissa la lista degli Eleggibili con la specifica, per ogni candidato, dell' attività esercitata e del reddito percepito.
La nostra cittadina, con il decreto reale del giorno 11 Gennaio 1808, fu
eletta capoluogo di Circondario che comprendeva Melito, Calvizzano e PiscinoIa, e, nel 1809 Mugnano fu prescelta come sede di uno degli otto dipartimenti di Polizia della Provincia di Napoli, il cui territorio era vastissimo e
comprendeva: "Melito, Calvizzano, Piscino la, Marano, Chiaiano, Polvica, Marianella, Miano, Giugliano, Panicocoli e Qualiano " 7.
Il21 Ottobre 1860, giorno del Plebiscito per l'Unità d'italia, "il Sottointendente sospettava inoltre che si stesse allestendo un moto reazionario e perciò
aveva creduto opportuno inviare truppe. Anche a Mugnano si erano inviate Forze
militari poiché pareva che anche in quel Comune si preparassero tumulti reazionan." 8 .
"Il 24 ottobre del 1888"9 il Consiglio Provinciale firmò l'accordo per la
concessione della linea tramviaria a vapore Napoli-Giugliano, ed a Mugnano,
ed esattamente in via Napoli, sorse il deposito-officina delle tramvie a vapore. La Piedimonte d'Alife invece, "la ferrovia a scartamento ridotto Napoli-S. Maria C. V. - Piedimonte d'Alife, intesa ad ovviare all'accennata lacuna
delle linee nazionali ed a collegare alla Campania nonché al mercato ed al porto
di Napoli una fertile zona del suo retroterra" lO,sorse nel 1910.
Da una relazione della Camera di Commercio di Napoli, datata 15 Mag-
4 Archivio di Stato di Napoli, Intendenza
Borbonica,
fascio n. 933, fasc. n. 2084.
5 Archivio
Borbonica,
fascio
di Stato
di Napoli,
Intendenza
n. 1000,
fasc.
n. 804 anni
1813/1815.
6
Ibidem.
7
Archiviodi Stato di Napoli,Decreti originali,fascion. 25, foglion. 207.
Archivio storico per le Province napoletane a cura della Soc. nap. di Storia Patria,
III serie Napoli 1966, pp. 55-6.
9 Cfr. Relazione sull'Amministrazione Provinciale di Napoli della Reale Commissione
8
d'inchiesta
lO
per Napoli, Roma 1902.
Note tratte da La Vallata del Medio Volturno, La Questione meridionale di Paolo
Pietravalle,
1950.
Camera
di Commercio,
Industria
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e Agricoltura
di Caserta,
Napoli 2 Luglio
gio 1904, risulta che a Mugnano, uno dei piccoli paesi della Provincia napoletana, la canapa, prodotta in grande quantità nelle nostre campagne, veniva lavorata in 12 piccoli opifici e con ben 550 telai a domicilio. Una commissione
accertò che" La tessitura della canapa e del cotone perdura, per antica tradizione,
come industria casalinga, senza vera importanza industriale, esercitata spesse volte
per sopperire ai bisogni domestici" . 11.
Solamente nel 1817, dietro le proteste" e il danno continuo delle popolazioni proprio alle porte della Capitale, fu compiuto il primo tentativo per rettificare il corso del torrente di Camaldoli", così si legge nella Storia delle bonifiche
del Regno di Napoli di Raffaele Ciascia pubblicato nel 1928, e il " Killer Camaldoli -l'Alveo parte dalla collina, infesta 7 Comuni e sfocia a Ucola", si legge nel
Il Mattino di Napoli del 21 Giugno 1988. È una storia incredibile che forse
non avrà mai la fine.
Da una pubblicazione del Dipartimento di Filologia classica dell'Università di Napoli, La Cultura classica a Napoli nello Ottocento, opera di G. Esposito e di Vulgo Gigante, ho tratto notizie sulla figura del nostro concittadino
Gennaro Seguino, ed ampie sintesi delle sue opere.
Gli anni della prima e seconda guerra mondiale, del ventennio fascista,
dell' avvento della Repubblica e dei primi anni dell' attuale sistema democratico, è storia di oggi, ed in tutte le nostre famiglie sicuramente vi sarà chi, di
quei periodi, ricorderà e potrà raccontare momenti ed avvenimenti inediti.
I documenti, relativi al periodo 1799-1955, sono tanti e non tutti di
grande interesse storico. Ma, se la storia, come si legge nei testi scolastici, è
" la narrazione degli avvenimenti", è "la scienza che ricerca e descrive nel loro
nesso causale quei fatti umani individuali e collettivi" 12,credo, e ne sono certo,
di aver operato giusto nel riportare tutto il mteriale rintracciato. Ciascun di
noi, leggendo la cronaca dei decenni passati, appaga il naturale desiderio dell'uomo di conoscere i fatti e le vicende che coinvolsero i nostri antenati.
B. Croce, il grande storico napoletano, nel presentare due piccole monografie di storia locale dei paeselli Montenerodomo e Pescasseroli, scriveva:
" In quelle storie di due minuscoli paeselti è dato vedere come in miniatura i tratti
medesimi della storia generale, raccontata nella parte generale del volume" 13,ossia la "Storia del Regno di Napoli" .
Il Note tratte da l'Avvenire industriale di Napoli negli scritti del primo novecento, notizie statistiche sulle condizioni industriali della Provincia di Napoli di Giuseppe Russo,
Unione degli industriali della Provincia di Napoli, S.M.E. Napoli 1963.
12 L. TODESCO,
Storia del Medio Evo e Moderna, lO, Libreria Gregoriana Editrice, Padova 1932, p. 2.
13 B. CROCE,
Storia del Regno di Napoli, 2a Ed., Gius. Laterza e figli, Bari 1931, p. XI.
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