Associazione Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori
Cremona su diretto incarico dell’Ordine di Cremona organizza a
Crema la mostra:
LA VISIONE DELLO SPAZIO
Fotografia come Architettura
curata da Roberto Mutti
Da una proposta al XXIII Congresso Mondiale di Architettura di Torino 2008 e già allestita
con successo ad Oderzo (Tv), Genova e Sondrio e dopo Crema, lo sarà a Pescara e
Savona
Comitato scientifico nazionale
Leopoldo Freyrie
Relatore Generale
Ernesto Alva
Pio Baldi
Achille Bonito Oliva
Alessandro Cecchi Paone
Odile Decq
Michele De Lucchi
Ida Gianelli
Rodney Harber
Stefania Ippoliti Van Straten
George Kunihiro
Tarek Naga
Suha Ozkan
Carlos Hernandez Pezzi
Michelangelo Pistoletto
Francesco Profumo
Joseph Rykwert
Vladimir Slapeta
German Suarez Betancourt
Jennifer Taylor
Mario Virano
Mostra di Crema
Consiglio dell’Ordine APPC Provincia di Cremona
(2005/2009)
Arch. Emiliano Campari – Presidente
Dott. Gian Paolo Scaratti - Vice Presidente
Arch. Federica Fappani Segretario
Arch. Luigi Fabbri – Tesoriere
Arch. Luigi Agazzi - Consigliere
Arch. Giuseppe Coti - Consigliere
Arch. Davide Cremonesi - Consigliere
Arch. Antonio Lanzi – Consigliere
Arch. Fiorenzo Lodi - Consigliere e Presidente Associazione APPC
Arch. Junior Fabio Rossi – Consigliere
Arch. Paola Samanni – Consigliere
Supporto organizzativo
Arch. Maria Luisa Martinelli
Segreteria
Paola Marchi
FOTOGRAFIE MOSTRA “LA VISIONE DELLO SPAZIO”
Gabriele Basilico
8 fotografie in bianconero incorniciate formato orizzontale 142x72
Andrea Garuti
10 fotografie a colori incorniciate
5 formato orizzontale 135x110 5 formato verticale 110x135
Maurizio Galimberti
1 fotografia collage polaroid incorniciata formato verticale 57x94 (Madeleine)
1 fotografia collage polaroid incorniciata formato verticale 81x94 (Madeleine)
2 fotografie collage polaroid incorniciata formato orizzontale 107x93 (Arc Trionphe)
5 fotografie collage polaroid incorniciata formato verticale 57x94 (Eiffell)
Franco Donaggio
10 fotografie a colori incorniciate formato verticale 94x120
Occhiomagico
12 fotografie a colori incorniciate formato verticale 60x80
1 fotografia a colori formato orizzontale 182x120 montata su plexiglass
Vladimir Sutiaghin
5 fotografie in bianconero virato seppia incorniciare formato orizzontale 63x53
2 fotografie in bianconero virato seppia incorniciare formato orizzontale 53x43
2 fotografie in bianconero virato seppia incorniciare formato verticale 53x63
Stefania Beretta
7 fotografie in dittico (bianconero in quella inferiore e bianconero virato in quella superiore) incorniciate formato orizzontale 71x32 ognuna
John Davies
10 fotografie in bianconero incorniciate formato orizzontale 53x43
Margherita Spiluttini
3 fotografie a colori formato orizzontale 100x80 montate su alluminio
2 fotografie a colori formato verticale 80x100 montate su alluminio
Ogni fotografo è accompagnato da una presentazione doppia (italiano/inglese) su pannello e relative didascalie
“Dopo la mostra “Aquiloni, i colori del vento” del fotografo Franco Mammana, a Cremona,
Palazzo Comunale dal 2 al 13 aprile, l’Ordine Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori
di Cremona, con la sua Associazione, propongono a Crema una mostra di respiro
internazionale che si offre di indagare il tema “fotografia come architettura”, passando
attraverso gli sguardi accorti di nove formidabili professionisti dell’immagine, la cui abilità si
svela nel cogliere della realtà il dettaglio che sfugge all’occhio profano.
Basilico, Beretta, Davies, Donaggio, Galimberti, Garuti, Occhiomagico, Spiluttini, Sutiàghin ci
aiutano a capire meglio la realtà e a catturare al suo interno stimoli nuovi verso una nuova
tensione creativa e progettuale.
La mostra “La visione dello spazio”, nei chiostri del teatro San Domenico, dal 22 maggio al 7
giugno, si offre dunque come occasione di conoscenza ai professionisti dell’Ordine e alla
comunità intera, cogliendo il vantaggio ad alto livello di un confronto sulla fotografia, quale
strumento condiviso di lettura di un mondo che ci auguriamo possa cambiare, verso il meglio”.
Emiliano Ambrogio Campari
Fiorenzo Lodi
Presidente Ordine Architetti, Paesaggisti,
Pianificatori e Conservatori della provincia di
Cremona
Presidente Associazione Architetti,
Paesaggisti, Pianificatori e
Conservatori della provincia di
Cremona
“Questa mostra non è stata realizzata con l’intento di presentare un panorama esaustivo dell’attuale situazione
internazionale della fotografia di architettura, operazione troppo ambiziosa ma anche inadeguata perché oggi è
evidente che la caduta degli steccati fra i generi rende sempre più difficile distinguere la fotografia di architettura e
di paesaggio da quella più generalmente definita come creativa. Abbiamo così voluto accostare autori differenti
per formazione e scelte espressive che si sono misurati con questo tema nei modi più diversi operando una scelta
volutamente insolita e, forse, anche un poco spiazzante.
Accanto alle immagini lineari di autori ormai classici come l’italiano Gabriele Basilico e l’inglese John Davies
compaiono, infatti, quelle spettacolari di Margherita Spiluttini, fotografa austriaca nota per le sue immagini di
interni ma che qui presenta il risultato di una ricerca sul rapporto fra elementi architettonici e paesaggio naturale.
La svizzera Stefania Beretta e l’italiano Andrea Garuti si sono misurati con il tema della città, la prima facendo
ricorso a una doppia lettura parallela – il sopra e il sotto – che si ritrova in dittici dal sapore metaforico e l’altro
utilizzando una composizione carica di atmosfere poetiche.
Al bielorusso Vladimir Sutiaghin è affidato il compito di evocare un passato che nella sua terra è, invece, un ben
connotato presente: le sue fotografie descrivono un mondo che conserva l’atmosfera di una grandiosità antica.
Completamente opposte sono le ricerche di tre italiani che affrontano il tema in un modo particolarmente originale:
Maurizio Galimberti interpretando le architetture in un gioco di composizioni e scomposizioni di piani, Franco
Donaggio inventando un tessuto urbano carico di suggestioni surreali, Occhiomagico evocando le atmosfere
visionarie che gli sono care in un ricercato confronto fra realtà e finzione”.
(Roberto Mutti – curatore della mostra)
Roberto Mutti
Roberto Mutti ha collaborato con diverse testate di settore – “Fotografare”, “Photo”, “Gente di
fotografia”, “Il fotografo”, “Fotographia” e “Immagini Fotopratica” che ha diretto dal 1998 al 2005 – e da
molti anni scrive in qualità di critico fotografico sulle pagine milanesi del quotidiano la Repubblica.
Come docente, tiene seminari sulla storia della fotografia e sul linguaggio fotografico presso l’Istituto
Italiano di Fotografia, l’Università dell’Immagine e, attualmente, presso l’Accademia del Teatro alla
Scala. Ha curato in qualità di critico indipendente mostre e rassegne in Italia e all’estero
proponendo collettive a tema e personali sia di giovani promettenti che di autori di chiara fama;
attualmente fa parte della direzione della Galleria Bel Vedere di Milano. Autore della prima “Guida
ragionata al mondo della fotografia italiana ed europea” pubblicata in Europa, ha firmato oltre
un centinaio di libri fra saggi, cataloghi e monografie. Nel 2000 ha vinto il Premio Città di
Benevento e nel 2007 il Premio “Giuseppe Turroni” per la critica fotografica. Vive e lavora a Milano
dove, dopo gli studi classici, si è laureato in filosofia
Gabriele Basilico
Gabriele Basilico
Pur di fronte ad una realtà architettonica non certo spettacolare, il fotografo
sa indagare con acume sottolineando analogie, indicando contraddizioni,
creando accostamenti fra i diversi elementi del paesaggio urbano fino ad
ottenere immagini dotate di un’equilibrata teatralità.
Se c’è un fotografo che sa
costantemente interpretare lo
spazio architettonico con attenta
consapevolezza critica, questi è
Gabriele Basilico. Il rigore
compositivo che ne caratterizza lo
stile gli permette di indagare la
realtà con esiti di grande plasticità.
Sono elementi che si notano
anche in “Oltre il confine. Par-delà
la limite”, la ricerca (fino ad ora
inedita in Italia) realizzata nel
2002 nella banlieu parigina per
sottolineare l’importanza dei punti
di incontro e delle strade di
collegamento con la città: in
queste fotografie panoramiche,
infatti, lo sguardo si allarga in
senso orizzontale ma acquista
anche un’accentuata profondità.
Stefania Beretta
(Svizzera)
Ci sono modi
particolarmente originali
per leggere una città e
quando Stefania Beretta
ha deciso di farlo con
Genova, ha colto quello
che le è parso un
fortissimo dualismo. Da
una parte ha quindi
scelto un punto di vista
particolarmente
moderno, quello della
sopraelevata che
consente di osservare il
paesaggio urbano
dall’alto con un certo
distacco accentuato
dalla spettacolarità data
dall’uso del formato
panoramico.
A queste immagini la fotografa svizzera ha poi accostato quelle scattate nella parte antica della città, fra le viuzze
(“carrugi”) e le piazze del centro storico dove si aprono le vetrine dei negozi e ci si può imbattere in un antico chiostro,
in un giardino lussureggiante o anche nelle bancarelle di un mercato. Infine, le fotografie della prima serie,
caratterizzate da un viraggio, e quelle della seconda stampate in modo da accentuare i contrasti fra il bianco e il nero
sono state montate in dittici che ribadiscono le contraddizioni con cui quotidianamente ci confrontiamo.
John Davies
(Inghilterra)
La fotografia di John
Davies è
caratterizzata da una
visione di ampio
respiro,
particolarmente
attenta ai mutamenti
introdotti nel
paesaggio urbano
dalla cultura dell’età
postindustriale. L’uso
di un bianconero
particolarmente
raffinato e l’attenta
composizione delle
riprese gli permettono
di indagare la realtà
facendo chiaramente
emergere il rapporto
fra lo spazio
architettonico e quello
naturale al cui interno
si muove, con tutte le
sue contraddizioni,
l’uomo.
Colpisce, nelle sue immagini, la grandiosità. La si ritrova nella forza che caratterizza i luoghi di lavoro - i porti, le
ferrovie, le ciminiere che ancora si slanciano verso il cielo - nell’accostamento fra nuovi e vecchi edifici,
nell’espandersi delle città osservate dall’alto così da includere sempre nelle fotografie il cielo.
Franco Donaggio
Franco Donaggio
Franco Donaggio usa la duttilità della
fotografia per costruire un mondo ricco
di fascino e di fantasia con evidenti
richiami alle Avanguardie Storiche, dal
Futurismo al Costruttivismo.
C’è un senso di leggerezza nel modo in
cui si pone di fronte alla realtà confusa
e rumorosa di una città ed è grazie a
tale leggerezza che riesce a creare
strutture dettagliate e complesse, come
pensieri, composizioni ardite come
sogni. Trame di luci creano effetti che si
impongono come geroglifici nel cielo,
semafori si allungano, moltiplicando,
senza una vera ragione, le loro luci,
ciminiere si fanno da parte per lasciar
passare la sagoma di un ciclista che
avanza con la cadenza di un antico
eroe.
Più che descrivere la città, il fotografo
ne indaga il carattere più nascosto che
solo la fantasia può afferrare: conduce
così l’osservatore fino alle soglie di una
visione dove le impalcature dei lavori di
restauro sono torri che svettano e i teli
che coprono le facciate dei monumenti
schermi su cui si proiettano le immagini
di un passato che si fonde con il futuro.
Maurizio Galimberti
Maurizio Galimberti
Autore profondamente innovativo,
Maurizio Galimberti usa la fotografia come
uno strumento per indagare nella
dimensione dello spazio con ricerche che
sanno esaltare le potenzialità espressive
della pellicola Polaroid a sviluppo
immediato. Di fronte alle architetture la
sua idea di scomposizione si articola ogni
volta diversamente con esiti sempre
sorprendenti: talvolta si sofferma sulle
strutture che il senso quasi ossessivo
della ripetizione trasforma in forme
astratte, in altri casi crea una dimensione
sospesa dove il monumento sembra
creare una sorta di immaginario dialogo
fra la terra cui è ancorato e il cielo verso
cui è proteso. Quando, invece, il suo
sguardo si fa più analitico l’interpretazione
dell’elemento architettonico appare ancora
più radicale e un edificio, come il Centre
Pompidou, viene trasfigurato con una
interpretazione che ne rende ancora più
intrigante l’aspetto perché le linee
vengono spezzate, gli accostamenti
cromatici accentuati e l’insieme acquista
così un dinamismo inaspettato che
interpreta senza tradire l’insieme del
progetto.
Andrea Garuti
Andrea Garuti
Se da tempo il soggetto scelto da
Andrea Garuti sono le città è perché
proprio nella dimensione urbana la sua
fotografia sa cogliere la solo apparente
contraddizione fra la staticità delle
architetture e il movimento che
caratterizza gli spazi urbani. Questa la
ragione per cui il fotografo interviene
sulle sue immagini con piccoli
spostamenti, con attentamente
studiate vibrazioni che permettono di
ottenere atmosfere di grande fascino.
La sua Berlino assume toni decisi di
una classicità antica che colloca gli
edifici in una dimensione senza tempo,
mentre all’opposto Las Vegas appare
costituita di sola luce, quella che esalta
le forme, ma anche quella che quasi le
cancella dando la sensazione che un
grattacielo si regga sui soli contrasti
cromatici. Di Hong Kong Garuti coglie
invece l’aspetto spettacolare dove i
richiami sono i più diversi: alla
delicatezza della pittura di paesaggio,
ai progetti delle architetture dell’utopia,
a una scenografia della monumentalità
di gusto teatrale.
Giancarlo Maiocchi
Occhiomagico
Nelle immagini di Giancarlo Maiocchi, meglio
conosciuto con il suo nome di Occhiomagico, la
realtà e l’immaginazione si intrecciano in un
abbraccio in cui è la seconda ad emergere con
decisione. Elemento centrale di ogni fotografia è,
infatti, costituito da un’idea che solo in un
secondo tempo prende forma mescolando la
necessità della comunicazione all’esigenza di
creatività dichiaratamente visionaria. Le
copertine realizzate dal 1980 al 1983 per la
rivista “Domus” sono un bellissimo esempio di
quelli che Alessandro Mendini ha definito
“Paesaggi di finzioni”: corpi, posture, elementi
architettonici, oggetti di design si fondono in una
composizione grafica dove i particolari assumono
un ruolo importante per qualificare l’insieme.
L’attenzione di Occhiomagico per il rapporto fra il
corpo e lo spazio architettonico è una costante
che si ritrova anche in lavori più recenti come “Il
miracolo della casa in affitto” (tratto da “Talking
about”, 2004) dove tutto è imperniato sul
rapporto fra la realtà e la sua proiezione
fantastica.
Giancarlo
Maiocchi
Occhiomagico
Margherita Spiluttini
(Austria)
Margherita Spiluttini (Austria)
Il rapporto che l’uomo stabilisce con la
natura ha sempre il sapore di una sfida.
Nelle fotografie di Margherita Spiluttini
l’elemento incontaminato di fatto non
esiste perché la grandiosità delle
montagne e la bellezza dei paesaggi
devono necessariamente dialogare con
le tracce altrettanto significative della
presenza umana.
Le strade serpeggiano nervose
interrompendo la continuità della
distesa delle rocce, l’acqua ora scorre
veloce ora si allarga in grandi bacini che
la contengono, ma sono i ponti a colpire
maggiormente l’immaginazione.
Costruiti, spesso, con la stessa pietra
delle montagne che attraversano,
nonostante diano un senso di grande
solidità si proiettano nel vuoto,
emergono da alcune gallerie e vengono
inghiottiti da altre in un gioco di equilibri
che tiene il fiato in sospeso. Ciò che si
nota subito in questo lavoro della
fotografa austriaca è la grandiosità delle
riprese, l’attento studio della
composizione e l’equilibrio cromatico
che caratterizza ogni immagine.
Vladimir Sutiàghin
(Bielorussia)
Vlàdimir Sutiàghin
(Bielorussia)
Abituati come siamo a pensare che
ogni angolo del mondo sia
completamente globalizzato, ci
troviamo un po’ spiazzati di fronte alle
fotografie scattate da Vlàdimir
Sutiàghin in una Bielorussia che
sembra immersa nel passato ed è
invece contemporanea. Il fotografo va
alla ricerca delle atmosfere e dei
luoghi che ha conosciuto durante i
suoi lunghi viaggi in bicicletta, mezzo
scelto perché consente di di
osservare la realtà senza farsi
prendere dalla frenesia. Nascono così
splendide stampe leggermente virate
che, grazie ai toni caldi e alle tonalità
brune, inseriscono architetture e
paesaggi in una dimensione sospesa
raggiungendo “una luminosità che
ricorda quella delle icone”, come
afferma lo stesso Sutiàghin. Strutture
complesse di antichi castelli si
accostano così a quelle semplici di
silos, le ingegnose costruzioni di
legno create per far funzionare un
pozzo camminando all’interno di una
grande ruota si alternano alle rovine
di chiese e monasteri che
mantengono una loro immutata
maestosità.
Vernice della mostra
22 maggio alle ore 18
Teatro San Domenico, Crema
•PROGRAMMA
•Saluti delle autorità e Interventi
• Umberto Cabini – Presidente Fondazione Teatro San Domenico
• Emiliano Ambrogio Campari – Presidente Ordine APPC Provincia di Cremona
•Ospiti speciali Roberto Mutti e Andrea Garuti
•intervento dei musicisti dell'Istituto Folcioni: Orchestra di chitarre “Los Amigos”
(Casano, Chiaretti, De Luca, Franchi, Pagliari, Pala, Pandini) e Andrea
Castiglioni al pianoforte
Info
•Titolo: “La Visione dello Spazio, Fotografia come architettura
•Autori: Gabriele Basilico, Stefania Beretta, John Davies, Franco Donaggio, Maurizio
Galimberti, Andrea Garuti, Occhiomagico, Margherita Spiluttini, Vlàdimir Sutiàghin.
•Dove: Chiostri Teatro San Domenico
•Via e Città: Piazza Trento e Trieste 6 / Via Verdelli, 6 Crema (CR)
•Orari: Lunedì – Venerdì 16.00-20.00
•
Sabato-Domenica 10-12 /16-20
•Tel: 0373-85418
•Catalogo in vendita in mostra
•
•Sito: www.architetticr.it
•
www.aappccr.it
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