John Maynard Keynes
Unità 15
L’apprendistato intellettuale dagli “Apostoli”
alla Grande Guerra
Uno sguardo alla cronologia….
Sigmund Freud
1856
George E. Moore
1873
Albert Einstein
1880
Pablo Picasso
1881
James Joyce
1882
Virginia Woolf
1882
Walter Gropius
1883
Ludwig Wittgenstein
1889
John Maynard Keynes
5 giugno 1883
21 aprile 1946
Churchill
1874
Stalin
1879
Mussolini
1883
Hitler
1889
Roosevelt
1882
n. 5 giugno 1883 da John Neville,
filosofo ed economista, fellow del
Pembroke College, Cambridge, e da
Florence Ada Brown, insegnante
impegnata nella lotta per l’istruzione
delle donne.
Frequenta in casa la crema
dell’intellighenzia cantabigense, tra cui
Alfred Marshall e Henry Sidgwick.
Studia a Eton e poi al King’s College di
Cambridge (1902) con una borsa di studio
in matematica e materie classiche.
1906. Entra nel civil service come funzionario del
Ministero per gli Affari Indiani.
1907 inizia la stesura del Trattato sulla probabilità
(pubblicato solo nel 1921) per ottenere una fellowship al
King’s. Rifiutato nel 1908, accettato nel 1909.
Dal febbraio 1903 era entrato a fare
parte della “Società degli Apostoli”
o Cambridge Conversation Society.
Società degli Apostoli. Aveva natura segreta per non
offendere gli esclusi e preservare la riservatezza.
Reclutava al King’s e al Trinity. Gli attivi erano detti
“apostoli”, le reclute “embrioni”, gli emeriti “angeli”.
Incontri ogni sabato sera nella stanza del segretario,
accovacciati davanti al caminetto. Un “moderatore”
presentava un saggi su un argomento concordato, gli altri
discutevano e votavano su temi controversi.
Sidgwick: oggetto degli incontri era “la ricerca della verità
condotta con assoluta devozione e senza riserve da parte di
un gruppo di intimi amici”.
Membri al tempo di Keynes: Lytton Strachey
Leonard Woolf
Edward M. Forster Ludwig Wittgenstein
Thoby Stephen
Clive Bell
Tra gli “angeli”
Bertrand Russell
George E. Moore
Alfred N. Whitehead
John E. McTaggart…
Importanza della segretezza: legame reciproco,
atteggiamento di superiorità, libera discussione di temi
controversi (“ricerca della verità”), distacco dalle cose
terrene.
Centralità della discussione filosofica ed estetica
Critica dei dogmi e dei tabù vittoriani.
Pubblicato nel 1903. Dà risposte ai problemi che si ponevano gli
Apostoli (liberazione dal senso del dovere e dalla morale
convenzionale vittoriana).
Critico verso l’utilitarismo (Sidgwick) e verso l’idealismo (McTaggart).
4 elementi costitutivi:
1. Indefinibilità del bene  altrimenti si cade nella “fallacia
naturalistica”.
2. Le cose che hanno di per sé valore sono degli “stati della mente”, in
particolare “il piacere dei rapporti umani e della fruizione degli
oggetti belli”.
3. L’azione giusta non è il bene, ma ciò che produce il bene (“utilitarismo
ideale”, “consequenzialismo”). Egoismo moderato e valori tratti dal
senso comune come guide data l’impossibilità di conoscere le
conseguenze remote delle azioni.
4. Dottrina delle unità organiche: le situazioni ottimali hanno un valore
diverso dalla somma dei valori delle singole parti.
46, Gordon Square. Casa di Vanessa, Virginia, Thoby e Adrian
Stephen. 1905.
Si uniscono da Cambridge
Clive Bell (che sposa Vanessa)
Lytton Strachey
Saxon Sidney-Turner
Desmond McCarthy
Leonard Woolf
Duncan Grant
Edward M. Forster
… e Maynard Keynes.
Stile di Bloomsbury: sincerità nei rapporti, passione per
letteratura e arti visive, condanna della politica e delle
convenzioni sessuali come monumenti dell’ipocrisia
vittoriana, elitarismo intellettuale, ateismo, fuga
dall’ascetismo. Cenacolo culturale e non accademico.
Influenza di Moore: il problema centrale non è “che cosa
fare”, ma “che cosa è buono”. Ricerca razionale delle
relazioni sociali, dei valori morali ed estetici da condividere.
Impressione di un mondo nuovo da costruire liberandosi dai
pregiudizi: nuovo illuminismo.
Maynard Keynes finanzia importanti iniziative culturali e
artistiche e fa da fund raiser.
5 nov. 1910 Roger Fry organizza
la mostra Manet e i postimpressionisti.
Nel 1905 Marshall aiuta Maynard a preparare il concorso per il Civil
service. Lo incoraggia allo studio dell’economia. Nel 1908 gli
offre una lectureship su questioni monetarie.
L’economia di Marshall e della “scuola di Cambridge”:
1. Simpatia per il senso comune e il linguaggio ordinario
2. Scienza come chiarificazione degli usi linguistici e del patrimonio
storico di conoscenze. Sfiducia per costruzioni teoriche rigorose
ma scarsamente realistiche.
3. Funzione pratica e non solo teoretica dell’economista. Non solo
interpreta il mondo, ma lo forgia.
4. Doti dell’economista: realismo e intuizione. Scetticismo verso
l’impiego della matematica. Preferenza per catene logiche “brevi”
e controllabili con i dati reali. Il comportamento umano e la società
sono complessi e scarsamente formalizzabili.
Moore: una conoscenza anche probabilistica del futuro è
impossibile e quindi è conveniente affidarsi alle norme elaborate
storicamente dal senso comune (che hanno il vantaggio di basarsi
su una lunga serie di esperienze).
Keynes: l’errore di Moore è di partire da una teoria frequentista
della probabilità. Per questo una scelta morale in violazione delle
norme è inaccettabile anche se le conseguenze immediate sembrano
positive.
La teoria frequentista è valida solo per eventi sempre uguali (es. il
lancio dei dadi), non per i giudizi morali. Le conoscenze che
abbiamo circa le conseguenze del nostro atto devono bastare
proprio perché nulla sappiamo delle conseguenze ultime. E’
razionale agire in base all’evidenza di cui disponiamo. “Principio di
indifferenza”.
Probabilità = relazione logica diretta tra una proposizione e l’evidenza
disponibile.
Secondo Keynes, anche il “principio delle unità organiche” di Moore
rende difficile una morale consequenzialista. Si deve agire as if
l’aumento del bene di una parte contribuisse all’aumento del bene del
tutto (ceteris paribus). L’organicismo però limita anche per Keynes la
possibilità di una razionalità additiva.
Alcune volte però una conoscenza anche probabilistica è impossibile:
allora si deve ricorrere a
- Capriccio (prendere l’ombrello quando si esce)
- Peso dell’argomento: non altera la probabilità, ma la nostra
fiducia.
- Principio del rischio morale: è più razionale puntare a un
vantaggio minore ma accessibile cha a uno maggiore ma più
rischioso, quando il peso probabilistico è lo stesso.
 Keynes fu il primo a porre l’incertezza al centro della teoria
economica
Parziale accettazione del conservatorismo di Burke: critica però
Burke per la sua eccessiva cautela come riformatore.
Di Burke gli piace il sostanziale utilitarismo politico, opposto a una
teoria astratta e troppo rigida dei diritti dell’uomo. Questo utilitarismo
è però corretto dal principio di equità (non discriminazione fra
individui o classi).
Buon senso e compromesso al posto di principi rigidi; discrezionalità
al posto di regole fisse. Lo Stato non deve neppure perseguire dei fini
etici, ma piuttosto mettere le persone in condizioni di perseguirli.
Principio del rischio morale. La felicità cui è opportuno aspirare è di
breve periodo: è assurdo puntare ad obiettivi di benessere lontani
sacrificando il benessere di oggi.  Opposizione al comunismo, ma
anche alla logica liberista ortodossa del “lungo periodo”. Liberalismo
moderato ed elitario.
Tuttavia la politica non deve arrendersi di fronte ai limiti della
ragione. Keynes si oppone al conservatorismo di Burke e sostiene
una visione radicale e ottimistica della politica.
Difendere il diritto di proprietà è importante. Ma Burke era così
preoccupato di questo obiettivo che non ammetteva nemmeno
provvedimenti come
- soccorso in caso di fame e povertà estrema
- imposte di successione
- espropriazione della proprietà feudale e dei suoi residui
È pericoloso difendere le “fortificazioni esterne” della proprietà
rischiando di minacciarne così il sistema “centrale”.
Dopo la prima guerra mondiale diventerà più radicale, proponendo
“l’eutanasia del rentier”.
Alle sue attività universitarie e intellettuali
Keynes comincia ad unire quella finanziaria
e borsistica alla City di Londra.
Dal 1911 è editor dell’Economic Journal.
Nel 1913 viene chiamato a partecipare alla
Royal Commission on Indian Currency and
Finance.
1918. Rappresenta l’Inghilterra alla
Conferenza di Pace di Versailles e scrive le
Economic Consequences of Peace (1819),
molto polemiche sulle riparazioni imposte
alla Germania.
1945. Assieme all’economista statunitense
Harry Dexter White, è artefice degli accordi
di Bretton Woods.
Muore nel 1946.
Dec. 31, 1965
Indian Currency and Finance (1913)
Scandali e dissesti nel sistema monetario e bancario indiano 
dibattito.
Keynes dimostra estrema perizia nella conoscenza dei sistemi monetari
internazionali.
Keynes propone di passare dal gold standard a un sistema di gold
exchange standard basato sulla convertibilità in oro della sola sterlina,
mentre le autorità monetarie di tutti gli altri paesi avrebbero dovuto
fissare il proprio tasso di cambio nei confronti della sterlina.
Dimostra che un tale sistema è più razionale di quello allora vigente
perché riduce le risorse immobilizzate sotto forma di riserve auree (pur
attribuendo alla sterlina una posizione privilegiata)
Le conseguenze economiche della pace
(1919)
Le clausole con cui sono imposte le riparazioni alla Germania
rendono il pagamento di esse impossibile, giacché non vengono
lasciate alla Germania sufficienti risorse per pagare i debiti di guerra.
Ne seguiranno risentimenti e rancori che porteranno a un nuovo
conflitto mondiale.
Keynes polemicamente si dimette dalla rappresentanza britannica.
A Tract on Monetary Reform (1923)
Durante la guerra era stato sospeso il gold standard.
Dopo la guerra gli economisti ortodossi propongono un rapido ritorno
a esso come via maestra per ritornare alla normalità.
Per le valute come la sterlina che non avevano subito un’eccessiva
svalutazione erano necessarie drastiche misure deflazionistiche prima
di ripristinare la convertibilità ai tassi di cambio prebellici.
Keynes è contro: l’obiettivi principale deve essere la stabilità dei
prezzi all’interno e non la stabilità dei cambi. Ciò garantisce una
crescita equilibrata.
L’inflazione danneggia consumatori e risparmiatori. La deflazione
(anche solo attesa) può paralizzare le attività produttive.
Il gold standard deve essere sostituito da una politica monetaria
discrezionale che garantisca la stabilità dei prezzi.
A Treatise on Money (1930)
Vol. 1. Teoria pura della moneta. Studia come le variabili monetarie
possono influenzare quelle reali (teoria monetaria della produzione).
Supera la teoria quantitativa della moneta, proponendosi di spiegare
le fluttuazioni economiche (e non il ristagno prolungato). Non prende
però in considerazione il fenomeno del ristagno di liquidità.
Y=C+S
C è interamente speso in beni di consumo
S è interamente speso in titoli emessi dalle imprese (quote di capitale)
Le imprese nel loro complesso sono certe di recuperare tutti i redditi
pagati da esse, ma non sanno su quale dei due mercati la possono
recuperare (può cambiare la propensione a risparmio e consumo).
 Instabilità  ondate di espansione e contrazione
Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta.
Un’opera che vuole rappresentare il risultato di una “lotta di evasione
da modi abituali di pensiero e di espressione”.  Superare la teoria
neoclassica dell’equilibrio market clearing.
Keynes critica la tradizione “classica” da Ricardo a … Pigou  tutti
coloro che sottoscrivono la “legge di Say”.
L’opera è divisa in due parti:
1a parte: modello strutturato in 4 mercati (ipotesi di salari costanti):
- mercato del lavoro
- mercato dei beni
- mercato del capitale
- mercato della moneta
2a parte: ipotesi di salari flessibili  analisi complessa e largamente
congetturale
Mercato del lavoro
Classici: Nd e Ns sono funzione del salario reale (w/p)
N'd < 0  nel breve periodo, con capitale dato, la produttività
marginale del lavoro è decrescente (“1° postulato classico”).
N‘s > 0  disutilità marg. decr. del lavoro (“2° postulato classico”).
Occupazione e salario di equilibrio sono determinati dal punto
d‘incontro tra le due curve:
w/p
Ns
HB = disoccupazione
volontaria
(w/p)*
Nd
0
H
B
N
Keynes: accetta il “1° postulato classico” ma non il 2°:
1. la contrattazione salariale avviene al salario nominale, non a
quello reale: i lavoratori resistono a ribassi del salario monetario,
ma non diminuiscono l’offerta di lavoro se aumentano i p e
diminuisce w/p;
2. i lavoratori non possono controllare il salario reale. L’ipotesi che
se w cala anche w/p cala in proporzione è scorretta, perché se w
cala  cala p, che si livella al costo marginale diminuito, e quindi
w/p resta pressoché costante
Quindi il mercato del lavoro è indeterminato: il livello di occupazione
è determinato esogenamente dalla domanda aggregata.
Ma la domanda aggregata è sufficiente?  mercato dei beni.
Mercato dei beni
La legge di Say – sia nella versione “identità” sia in quella
“eguaglianza” – è messa in discussione: la domanda aggregata
(Yd) determina l’offerta aggregata, non viceversa, e può non
essere sufficiente a garantire la piena occupazione.
Yd = C + I
C (e anche il risparmio S = Y– C): nel breve periodo sono una
funzione relativamente stabile del reddito disponibile corrente.
Ipotesi psicologiche:
1. Propensione marginale al consumo: 0 < dC/dY < 1;
2. Propensione media al consumo (C/Y): decresce al crescere di Y:
quindi cresce la quota di S.
 Nulla garantisce che il risparmio si traduca in investimenti  i
paesi più ricchi sono più soggetti al rischio-disoccupazione.
NB. Solo in condizioni di pieno impiego il risparmio si traduce in
aumento di capitale e crescita. Se c’è disoccupazione è meglio una
più alta propensione al consumo!
I: è una quota altamente instabile, ed è altamente probabile che non
sia sufficiente a garantire la piena occupazione.
Non è il risparmio a determinare l’investimento. Semmai un aumento
esogeno dell’investimento può determinare – tramite i suoi effetti
sulla domanda aggregata e sul reddito – un aumento del risparmio
che copre ex post l’investimento stesso.
 Moltiplicatore (Richard Kahn, Economic Journal, 1931)
Se l’investimento privato è insufficiente, è necessaria la spesa
pubblica finanziata in disavanzo (deficit spending).
Ma da che cosa dipendono le scelte private di investimento?
L’investitore valuta:
Mercato dei capitali
(i) il flusso di redditi futuri attesi espresso in termini di valore attuale;
(ii) il “prezzo di offerta” dei beni capitali: cioè non il prezzo a cui si
può di fatto comprare un bene capitale sul mercato, ma il costo di
sostituzione, cioè “il minimo prezzo sufficiente a indurre un produttore
a produrre un’unità aggiuntiva di tale capitale”.
L’investimento conviene solo se (i) supera (ii). (i) dipende dal tasso di
sconto usato  “efficienza marginale del capitale” (e) = tasso che
eguaglia il valore attuale dei redditi futuri al prezzo di offerta del
capitale.
Si effettuano gli investimenti tali che e > i.
Funzione aggregata degli investimenti: I = I (i), con I’(i) < 0
Inoltre I è anche funzione delle aspettative (incertezza) (animal spirits)
Differenze Keynes - “Classici”:
S = S (r), con S’(r) > 0;
I = I (r), con I’ (r) < 0
La soluzione è determinata sul mercato dei capitali:
1. Classici:
2. Keynes:
r
S
r*
I
0
S* = I*
S, I
S = S(Y)
I = I (i)
Gli investimenti risultano
indeterminati a meno che i non
sia fissato esogenamente su un
altro mercato: quello della
moneta.
Classici: r = tasso di interesse reale
Keynes: i = tasso di interesse monetario
Mercato della moneta
i è fissato sul mercato della moneta come risultato dell’interazione tra
domanda e offerta di liquidità (Ld e Ls).
La moneta non è solo mezzo di scambio ma anche fondo di valore.
Sua caratteristica è la liquidità.
Risparmio e investimento risultano separati. Nelle fasi di crisi si
preferisce la liquidità all’investimento.
i = prezzo per la rinuncia alla liquidità.
Ls = esogena
Ld: 3 motivi: transattivo e precauzionale  funzione di Y
speculativo  funzione di i.
Meccanismo indiretto: un aumento di Ls provoca un calo di i e un
aumento di I a parità di aspettative.
Rischi: 1. “trappola della liquidità”; 2. peggioramento d. aspettative
Scarica

John Maynard Keynes - Dipartimento di Scienze Economiche