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Primo piano
MERCOLEDÌ 21 GENNAIO 2015 CORRIERE DELLE ALPI
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incontro con i direttori generali
Zaia: «Non ci sono scuse per nessuno»
VENEZIA. «Abbiamo ospedali
aperti anche di notte, se
scopriamo che i macchinari non
hanno lavorato a dovere non ci
saranno scusanti per nessuno».
Parola di Luca Zaia (in foto). Il
governatore del Veneto ha
convocato lunedì prossimo a
Padova le 25 Usl e aziende
sanitarie della Regione per
chiedere conto ai direttori
generali di esami ambulatoriali e
tempi di attesa. Il dossier rileva
disparità evidenti tra Usl come
quella di Cittadella, che effettua
tomografie in numero sette volte
superiore a quella di Bassano o
con Arzignano e San Donà di Piave
fanalini di coda rispetto ai numeri
di Mirano.
A Feltre tempi brevi
ma il problema
sono le tecnologie
La Tac ogni tanto si inceppa e non ce n’è una di riserva
Rasi Caldogno: «Avviato un piano di svecchiamento»
Il tribunale del malato
◗ FELTRE
«Ricordare agli anziani
l’appuntamento preso»
Sono anni, ormai, che al Santa
Maria del Prato le attese sono
ridotte ai minimi termini, cioè
rispettano quasi al cento per
cento i termini prescritti nelle
impegnative del medico curante. Questo vale per i residenti ai quali viene data la precedenza assoluta, tiene a precisare il direttore generale della
Usl 2 Adriano Rasi Caldogno
che ha verificato con gli uffici
competenti, primo fra tutti il
Cup manager, il rispetto delle
liste d'attesa, disciplina per disciplina.
«Dai monitoraggi periodici
richiesti dalla Regione si evidenzia il rispetto dei tempi in
base al codice di priorità indicato dai medici curanti», sottolinea Rasi che si prepara, assieme ai colleghi direttori generali delle aziende sanitarie a incontrare il governatore regionale Luca Zaia. L'appropriatezza delle prescrizioni da parte
dei medici di base, frutto anche di un lavoro di squadra fra
direzione territoriale, distretto, medici ospedalieri e medici
curanti, l'estensione agli orari
cosiddetti notturni per quanto
riguarda la radiologia e gli investimenti in risorse umane
(come la seconda guardia dei
tecnici radiologi), hanno favorito l'ottimizzazione dei tempi
a favore degli utenti.
Quello che resta critico, è invece l'aspetto che riguarda la
tecnologia. Nonostante gli investimenti del parco tecnologi-
◗ BELLUNO
Servono azioni per andare incontro ai cittadini che devono
sottoporsi periodicamente a visite di controllo. «I tempi per le
visite con le classi di priorità indicate dai medici di base vengono rispettati. Il problema qui a
Belluno sussiste invece per i
controlli, in particolare oculistici, dermatologici e di reumatologia, in cui le liste sono molto
lunghe», mette in risalto Ottorina Bompani, referente provinciale del Tribunale del malato e
Cittadinanzattiva. «Per questo
ci stiamo muovendo affinché i
reparti prendano provvedimenti: dopo la prima visita, il medico specialista dovrebbe prendersi a carico il paziente per cui
si rendono necessari dei controlli e fissare una data per la seconda visita, senza che il malato sia costretto a tornare dal medico di base per farsi rifare la
prescrizione. E peraltro dovendo aspettare troppo tempo, perché per i controlli i medici di famiglia non devono apportare
codici di priorità. Per chi si trova a dover fare accertamenti,
Ottorina Bompani
magari annuali, la situazione diventa complicata».
«Alcuni reparti, come poliambulatorio e cardiologia, si stanno muovendo in modo scrupoloso per risolvere il problema»,
aggiunge la Bompani, «ma in altri casi invece c’è ancora lavoro
da fare». Ma la Bompani chiede
anche maggiore attenzione nei
confronti dei pazienti più anziani: «Capita soprattutto a questi
ultimi di dimenticarsi della visita prenotata. Sarebbe utile che
l’azienda avvertisse il paziente,
con una telefonata o un sms. So
che non è semplice, ma la persona deve essere comunque
contattata in seguito per il ticket, che deve pagare per non essersi presentata alla visita senza
aver disdetto la prestazione».
«Sul fronte delle attese la situazione è comunque migliorata rispetto a tempo fa», dice ancora.
«Pensiamo ai codici urgenti,
che non devono più passare per
il pronto soccorso, ma grazie
all’impegnativa del medico di
base si può accedere direttamente alla prestazione». «D’altra parte, per i codici “B” il Cup
dà la possibilità di scegliere, se a
Belluno non c’è posto, tra Agordo, Pieve o Cortina. Questo
mette in luce una disponibilità
maggiore da parte dell’azienda.
Conosco però anziani che, non
avendo mezzi, prendono il taxi
per recarsi in un altro ospedale
dell’Usl 1. Oppure c’è chi alla fine è costretto a fare una visita
privata a pagamento». (m.r.)
Adriano Rasi Caldogno
co negli ultimi anni, rispetto ai
quali ha dato una grossa mano
la Fondazione Cariverona, la
Tac del Santa Maria del Prato
non è “all'ultimo grido”, come
ammette lo stesso direttore generale. Ma non potrà essere
cambiata se non alla fine di
quest'anno.
La dirigenza Usl conferma
che la Crite, ossia la commissione regionale per investimenti in tecnologia ed edilizia,
ha accolto la richiesta di finanziamento per l'acquisto di une
delle attrezzature strategiche
per la grande diagnostica. Ha
autorizzato cioè l'acquisto di
una Tac 64 strati (una multistrato al pari di quella di Belluno), che consente di fare diagnosi radiologiche ad alta definizione. Ma non nell'immedia-
to. La condizione infatti è che
sia prima riconsegnata l'opus
magna della piastra operatoria che prevede, oltre al monoblocco funzionale alla chirurgia, anche la nuova radiologia.
Ha solo sette anni, la Tac in dotazione al Santa Maria del Prato, ma è sempre apparsa piuttosto cagionevole oltre che figlia unica della radiologia,
cioè non ce n'è un'altra di riserva. Non è infrequente che
questo strumento per la grossa diagnostica di tanto in tanto
lasci in panne medici radiologi, tecnici e utenti.
Il macchinario ogni tanto si
inceppa, nel recente passato si
sono dovuti sostituire degli elementi. Il fatto che la Tac non
brilli per funzionalità e per definizione e che si debbano interrompere gli accertamenti
per i giorni che servono per rimetterla in sesto, è un problema minore per quanto riguarda gli appuntamenti programmati anche se questi, qualche
volta devono essere disdetti
per poi richiamare i pazienti e
spalmarli nella settimana successiva. Il problema più grave
è quello che riguarda l'emergenza, con pazienti traumatizzati a seguito di incidenti, con
sospette emorragie o con una
sospetta embolia, pazienti insomma la cui mobilizzazione
può risultare rischiosa. «Il piano di svecchiamento è avviato», dice il direttore generale
Rasi Caldogno, «ma la nuova
Tac non è ancora a disposizione».
(l.m.)
Mestre, il robot in sala operatoria
All’ospedale dell’Angelo nasce il primo centro di chirurgia automatizzata
◗ MESTRE
Nasce a Mestre il primo centro
interaziendale di chirurgia robotica. Ieri all’ospedale dell’Angelo
è stato infatti presentato il nuovo robot operatorio Da Vinci,
strumento su cui l’Asl 12 ha investito 2 milioni e 684 mila euro,
parte del “tesoretto” da 70 milioni che la Regione ha messo a disposizione della sanità veneta
per implementare servizi e tecnologie. Il Da Vinci è un sistema
robotizzato per la chirurgia
d’avanguardia, che verrà utilizzato in particolare nelle specialità di urologia, chirurgia genera-
le, ginecologia, otorinolaringoiatria e chirurgia toracica.
«Stiamo formando una équipe chirurgica per ciascuna delle
specialità coinvolte, e l’obiettivo
è che ciascuna di esse possa utilizzare il robot un giorno la settimana», afferma Maurizio Rizzo,
primario di Chirurgia generale e
d’urgenza. «Serve molta pratica
per utilizzare questa strumentazione, e molta i nostri chirurghi
ne stanno facendo anche in altri
centri, perché se è vero che questo robot permette interventi in
laparoscopia molto complessi,
con particolare attenzione alle
suture microscopiche, è anche
vero che il chirurgo opera senza
il senso tattile, non toccando direttamente il paziente. Ci vuole
quindi esercizio e preparazione,
ma è uno strumento fantastico
per quel che riesce a fare. È bene
che la gente sappia che il robot
non opera da solo, è un tramite
per il lavoro che fa il chirurgo».
Le braccia robotiche sono in
grado di compiere rotazioni non
possibili al polso umano, con
strumenti che garantiscono anche un numero molto elevato di
ingrandimenti delle immagini e
una maggiore precisione. Ciò
determina poi un più rapido recupero ai pazienti. Il 2 febbraio è
già stato fissato il primo intervento per urologia (il 3 per chirurgia generale), e l’aspetto importante è la collaborazione che
si instaurerà tra le aziende sanitarie della nostra provincia. Il robot è in dotazione alla Asl 12, ma
ne potranno usufruire pazienti
che fanno capo anche alla 10, 13
e 14.
«Raggiungiamo un traguardo
importante», osserva il direttore
generale dell’Asl 12, Giuseppe
Dal Ben. «Saremo le prime asl
del veneto a lavorare in questo
modo. Tecnologia e lavoro di
squadra per garantire una assistenza uniforme al cittadino».
Il robot che entra in funzione all’ospedale dell’Angelo di Mestre
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Mestre, il robot in sala operatoria