The Palazzo Poggi Museum was not created from collections accumulated
over centuries. Its originality derives from the revival of the laboratories
and collections of the ancient Institute of the Sciences, housed in their
present locations in Palazzo Poggi from 1711 to 1799. The Institute of the
Sciences came to the attention of the European Scientific Community as
being the first public scientific institution devoted to scientific research
and training, following the methodological criteria of direct observation
and experimentation.
Until the beginning of the XIX century, its rooms contained the most complete and best-equipped centre of philosophy and experimental science.
Because of the rich instrumentation it offered and the ample spectrum of
disciplines involved – from natural history to archaeology, from chemistry to physics, from astronomy to anatomy, to applications of mathematics and rational mechanics – for European scientists it represented a sort
of “encyclopaedia for the senses” with its state-of-the-art equipment, the
methodologies it proposed and the research circles it cultivated. It was
for many a place of wonder, and for the intellectual elite of the century of
the Enlightenment, the House of Solomon rebuilt.
And it had a further characteristic: its rooms, functioning as scientific
laboratories in the XVIII century and destined to gather together the
wunderkammer of Ferdinando Cospi and the late renaissance collection
of Ulisse Aldrovandi, also contained one of the most prestigious centres of sixteenth-century painting in northern Italy, including frescos by
Niccolò dell’Abate, Pellegrino Tibaldi, Prospero Fontana, Nosadella and
Ercole Procaccini.
From the period of the Napoleonic reform of academies and universities,
the rich patrimony of the Institute of the Sciences came to constitute the
laboratories of the new university Faculties and, subsequently, to form
the historical nucleus of the patrimony of the academy of Fine Arts, the
Civic Archaeological Museum, and the Civic Museum of Ancient Art.
In autumn 2000, the university of Bologna not only reopened the rooms
that had housed the Institute of the Sciences in the 18th century within
the sixteenth-century Palazzo Poggi to the public, but also returned the
building to its historic splendour, replacing, within its walls, long used
as offices and storerooms, the scientific discoveries and instruments that
had been collected and used during the XVIII century.
A Documentation Centre at the Museum has been opened called Oltre
le due culture (Beyond the two cultures), aimed at helping to overcome
the rivalry between the scientific and humanistic academic disciplines.
The Centre, besides organising research, debate, temporary exhibitions,
and interdisciplinary teaching, also produces bibliographical material,
reviews and texts, also accessible on the web, and has set up a centre for
network exchange and collaboration with other scientific institutions and
European museums.
Il Museo di Palazzo Poggi non nasce da collezioni accumulate nel tempo.
La sua specificità consiste nell’essere la ricomposizione dei laboratori e
delle collezioni dell’antico Istituto delle Scienze, che proprio nelle stesse
stanze di Palazzo Poggi operò dal 1711 al 1799. Fino ai primi anni del XIX
secolo, le sue sale rimasero il luogo delle meraviglie che descrissero con
stupore i viaggiatori stranieri di passaggio da Bologna, ma a partire dalla
riforma napoleonica delle accademie e delle università. Il suo ricchissimo
patrimonio andò a costituire i laboratori delle nuove Facoltà universitarie
e, successivamente, a formare il nucleo storico del patrimonio dell’Accademia di Belle Arti, del Museo Civico Archeologico, dei Musei Civici
d’Arte Antica.
In occasione delle celebrazioni del IX Centenario, l’Università ha assunto
la decisione di restituire Palazzo Poggi alle sue funzioni storiche e di ricollocare nelle sue stanze, che erano state a lungo uffici e depositi della
Biblioteca Universitaria, la strumentazione scientifica che la munificenza
di Luigi Ferdinando Marsili prima, e di Benedetto XIV poi, consentì di raccogliere nel corso del XVIII secolo.
È stato un lavoro lungo e difficile che ha impegnato per anni molti specialisti, quello di raccogliere e di disseppellire ciò che restava di quella lunga
storia. Si è trattato di un vero e proprio lavoro di archeologia scientifica, in
quanto gli esperti, a mano a mano che gli oggetti venivano ricollocati nei
loro siti storici, hanno visto riaffiorare i tratti di una civiltà e di una cultura
scientifica – nota fin qui solo per testimonianze indirette e frammenti – che
riprendeva i propri connotati precisamente nel luogo che rese Bologna
celebre nella Repubblica delle Lettere.
Il risultato di questo lungo e oneroso impegno è stato straordinario e ha
consentito di restituire all’Italia e all’Europa un museo unico nel proprio
genere e in grado di mostrare la sequenza di quelle stesse collezioni e di
quegli stessi laboratori che apparvero a von Archenoltz, nel 1787, come
“un’immensa collezione di tutto ciò che è necessario allo studio delle
scienze e alla pratica delle arti… una specie di enciclopedia per i sensi…”.
Come ogni scavo archeologico, anche il museo riconquistato è un work
in progress, i vuoti sono ancora numerosi, molti strumenti e molti oggetti
importanti mancano all’appello, anche se le testimonianze dell’epoca ci
stanno guidando verso il loro recupero. Oltre a ciò, un museo così giovane
necessita di arredi e di impianti adeguati alla conservazione e alla pubblica fruizione.
Il primo impegno del Comitato Scientifico del Museo e dell’Amministrazione universitaria è stato quello di mettere a norma strutture e sistemi
di sicurezza e quindi di garantire l’apertura del museo nel rispetto delle
norme vigenti.
La disponibilità di una parte rilevante degli arredi originali e ottocenteschi
ha consentito di ricostruire, nelle linee generali e con una buona approssimazione filologica, i percorsi di ricerca e di insegnamento che resero
illustre la scienza bolognese nell’età moderna e di restituire, sia pure per
accenni, valore e senso a esemplari i quali, astratti com’erano stati dai
rispettivi contesti, avevano perduto qualunque potenziale storico insieme
al loro originario valore d’uso, inevitabilmente consumato dal tempo e
dall’avanzamento delle acquisizioni tecniche e scientifiche. Questa scelta
ha imposto il restauro, il risanamento e l’adeguamento alle norme di sicurezza e conservazione vigenti non solo degli esemplari esposti, ma anche
dei loro contenitori (armadi, tavoli, bacheche, supporti, ecc.), i quali sono
divenuti, pertanto, parte integrante del percorso espositivo. L’esigenza di
ricostruire il contesto scientifico dei laboratori e di illustrare la funzione
e l’originario valore d’uso di reperti e strumenti, ha suggerito di dare evidenza, attraverso scenografie e realizzazioni virtuali, a precise situazioni
sperimentali e didattiche.
Va inoltre sottolineato che il museo ha sede in un palazzo cinquecentesco
affrescato da Niccolò dell’Abate, Pellegrino Tibaldi, Prospero Fontana, Nosadella, Ercole Procaccini. Ciò lo indica come una delle sedi più prestigiose della pittura rinascimentale. Di qui il necessario impegno di conservare,
valorizzare e rendere accessibile questo patrimonio d’arte e di cultura;
impegno che si traduce nella scelta di arredi che non interferiscano né
occultino le decorazioni delle stanze, di un sistema di illuminazione che
valorizzi le pitture murali, non meno degli oggetti esposti. Ci troviamo infatti a promuovere e a organizzare un museo che raccoglie due espressioni
uniche dell’arte e della scienza della nostra città.
Nell’ambito del Museo è stato inoltre istituito un Centro di Documentazione denominato Oltre le due culture orientato a favorire il superamento della contrapposizione tra cultura scientifica e cultura umanistica. Il Centro,
oltre a organizzare ricerche, discussioni, esposizioni temporanee, percorsi
didattici, produce materiale bibliografico, rassegne e testi accessibili anche
attraverso la rete, ecc., e si pone al centro della rete di scambi e collaborazioni con altre istituzioni scientifiche e museografiche europee. Attraverso
lo stesso Centro di Documentazione, il Museo e l’Università hanno stabilito una collaborazione con le scuole della Regione, che si svolge nell’ambito della formazione permanente degli insegnanti e della diffusione della
cultura storico-scientifica e storico-artistica tra gli studenti.
Progetto di mostra
Museo di Palazzo Poggi
Progetto espositivo
Mario Brattella – Proscena Scenografi Associati
Comitato Scientifico per le Celebrazioni aldrovandiane
Prof. Pier Ugo Calzolari; Prof. Enrico Alleva; Prof. Walter Tega; Prof. Ezio Raimondi; Prof. Andrea Emiliani; Prof. Tullio Gregory; Prof. Gian Tommaso Scarascia
Mugnozza; Prof. Ilio Galligani; Prof. David Adrian Freedberg; Prof. Raffaella Simili; Prof. William Shea; Prof. Paolo Galluzzi; Prof. Lucia Tongiorgi Tomasi; Prof.
Antonino Zichichi; Prof. Marco Beretta; Prof. Giovanni Cristofolini; Prof. Vera
Fortunati; Prof. Francesco Antonio Manzoli; Prof. Angelo Varni; Prof. Giuseppe
Olmi; Prof. Alessandro Pignatti; Prof. Paolo Pupillo; Prof. Alessandro Ruggeri;
Prof. Sandra Tugnoli Pàttaro
Comitato Nazionale per le Celebrazioni del IV Centenario della morte di Ulisse Aldrovandi
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari
Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali
Con il patrocinio di
Presidenza della Repubblica, Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Ministero dell’Università e della Ricerca, Ministero degli Affari Esteri,
Università di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna,
Provincia di Bologna
Sito internet
www.museopalazzopoggi.unibo.it
Informazioni
tel. 051 2099398 – 051 2099610
IL VIAGGIO tra MITO e SCIENZA
THE VOYAGE from MITH to SCIENCE
Comunicazione
tel. 051 2099902
Prenotazione visite guidate per scuole
tel. 051 2099600
Biglietto d’ingresso
intero: € 7
ridotto: € 5
speciale scuole e studenti UniBo: € 2
Orari
da martedì a domenica: 10.00 – 18.30. Lunedì chiuso
Bologna, Museo di Palazzo Poggi
via zamboni 33
dal 24 febbraio al 3 giugno 2007
IL VIAGGIO tra MITO e SCIENZA
IL VIAGGIO tra MITO e SCIENZA
esplorazione dell’ignoto, il viaggio in luoghi remoti o addirittura immaginari, la scoperta di terre nuove, di animali e di piante mai prima
viste, la ricerca e la curiosità per l’“altro” e il “diverso”, hanno caratterizzato la
letteratura, l’arte e la scienza occidentale fin dalla prima antichità.
La mostra, al centro della quale sono poste le esplorazioni dei secoli XVI e
XVII e i viaggi naturalistici del Settecento, intende dare evidenza a un’esigenza di allargamento dei confini del mondo e delle frontiere del conoscere
che è tra i motivi centrali che hanno accompagnato lo sviluppo della cultura
moderna.
Una modernità che ha spesso intrecciato il mito con la scienza, l’osservazione metodica del naturalista con la produzione talvolta rigorosa talaltra
fantastica, dell’artista e del letterato.
Un’esigenza intellettuale, più che un evento, il viaggio ruota attorno a due
emblemi: l’Ulisse omerico e dantesco, affrescato al piano terreno di Palazzo
Poggi da Pellegrino Tibaldi, e la Nave, esemplificata nelle sue molteplici tipologie e nelle peculiarità costruttive e tecniche nella galleria dei modelli
cinque-sei-settecenteschi del Museo.
Saranno questi emblemi i poli di un’esposizione che raccoglierà dipinti, tavole acquerellate, disegni, incisioni, diari, miniature, illustrazioni scientifiche, documentazioni, testimonianze di viaggi, reperti, atlanti, geografie reali
e fantastiche, e che tenterà di istituire una relazione tra i viaggi dell’epica
classica e i romanzi cinque-seicenteschi, e le missioni nel Nuovo Mondo dei
corrispondenti di Ulisse Aldrovandi, e ancora, queste e le spedizioni scientifiche di De La Condamine, di Bougainville e di James Cook, di George
Anson, ecc.
desiderio di conoscenza nei confronti delle diverse manifestazioni del creato
che quei mondi proponevano. Nuove piante e nuovi animali apparvero in
Europa. Uno tra i più grandi naturalisti dell’epoca, Ulisse Aldrovandi, inserì
i primi reperti che giungevano dal Nuovo Mondo nella sua monumentale
opera. Intanto pittori e disegnatori raffiguravano con sempre maggiore definizione piante e animali e collaboravano con gli scienziati alla registrazione
visiva del mondo naturale.
L’
L’Ulisse omerico: il mito del viaggio
Inevitabile partire da un mito fondante della civiltà europea: l’eroe omerico
che combatte, viaggia e conosce, raffigurato alla metà del Cinquecento da
Pellegrino Tibaldi nella Sala di Ulisse al pianterreno di Palazzo Poggi.
Oltre le colonne d’Ercole: mondi e cose mai visti prima
L’ampliamento dei confini del mondo conosciuto costituirà la seconda sezione
della mostra e occuperà quattro sale del museo. Agli inizi del Cinquecento le
carte geografiche iniziarono a registrare le scoperte dei grandi navigatori. Un
nuovo continente si aggiunse ai tre fino ad allora conosciuti. Le notizie dei
viaggi di scoperta stimolarono brame di conquista, di ricchezza ma anche un
La scienza del viaggio
Alla cartografia sei-settecentesca, agli strumenti di navigazione, ai velieri e
alle tecniche di combattimento navale sarà dedicata la terza parte della mostra, che occuperà cinque sale del museo. Tra XVI e XVIII secolo l’arte del
viaggio divenne scienza del viaggio e anche la guerra in mare subì la medesima sorte. La matematica, l’astronomia, la geografia divennero fondamentali nella realizzazione dei grandi viaggi di esplorazione. Il pianeta iniziò ad
avere la fisionomia che oggi ci è familiare e antiche credenze sull’esistenza
di terre sconosciute e mitiche venivano infrante e sepolte definitivamente. I
visitatori avranno modo di seguire i grandi viaggi di esplorazione mediante
appositi apparati multimediali. Una particolare ambientazione audio e video
in virtual reality consentirà un effetto immersivo nella navigazione a bordo di
un vascello settecentesco.
Il racconto del viaggio
I resoconti, i diari e le memorie di viaggio saranno i protagonisti dell’ultima parte della mostra, che occuperà due ampie sale. La letteratura di viaggio incontrò un notevole successo tra il pubblico dei lettori europei dell’età
moderna. Il resoconto dei grandi viaggi di esplorazione scientifica, con la
descrizione di nuove terre, di nuove rotte, di grandi ricchezze da sfruttare
conteneva sempre al proprio interno una dimensione avventurosa: tempeste, attacchi di pirati, ammutinamenti, incontri e scontri con le popolazioni
indigene. Nelle stampe presenti in questa vasta pubblicistica c’erano le prime rappresentazioni dei nuovi mondi scoperti. Per la prima volta l’altrove
sconosciuto diventava visibile e consultabile in biblioteca. L’archetipo del
viaggio, il naufragio su isole sconosciute o la scoperta di nuovi mondi vennero inoltre usati non di rado per ambientare in luoghi immaginari storie e
racconti fantastici.
THE VOYAGE from MYTH to SCIENCE
THE VOYAGE from MYTH to SCIENCE
xploration of the unknown, voyages to remote or imaginary places, the
discovery of new lands, animals and plants, the search for and curiosity
about “others” and about “diversity”, have characterised literature, art and science in the West since ancient times.
This exhibition, centred around the sixteenth and seventeenth century explorations and the eighteenth century naturalistic voyages of discovery, aims
to demonstrate the desire to widen the frontiers of the world and the horizons of human knowledge, which is one of the central themes in the development of modern culture.
This modernity has often combined myth with science, the methodical observations of the naturalist with the sometimes realistic, sometimes fantastic
creations of the artist and the writer.
An intellectual yearning, rather than an event, this journey revolves around
two emblems: the Homeric and Dantesque Ulysses, frescoed on the ground
floor of Palazzo Poggi by Pellegrino Tibaldi, and the Ship, exemplified in the
great variety of different types and techniques of ship building, displayed in
the gallery of sixteenth to eighteenth century models in the Palazzo Poggi
Museum.
These emblems will be at the centre of an exhibition containing paintings,
watercolours on wood, drawings, engravings, diaries, miniatures, scientific illustrations, documentation, and descriptions of journeys, objects, maps, and
both real and fantastic geographical material. It will aim to draw a comparison
between the voyages of classical literature and the sixteenth and seventeenth
century journeys, and between the voyages to the New World by the correspondents of Ulisse Aldrovandi and those of the scientific expeditions of De
La Condamine, di Bougainville and James Cook, George Anson, etc.
continents of the known world. News of voyages of discovery stimulated the
desire for new conquests and riches, but also the desire for knowledge about
the great variety of life forms discovered in those worlds. New animal and
plant species were brought back to Europe. One of the first great naturalists of the age, Ulisse Aldrovandi, included early discoveries from the New
World in his monumental work. At the same time, painters and draughtsmen depicted these new plants and animals with increasing precision, and
worked with scientists to produce a visual record of the natural world.
E
Homer’s Ulysses: the mythical voyage
Inevitably, we start from a founding myth of European civilisation: the
Homeric hero in combat, journey and discovery, depicted in the middle
of the sixteenth century by Pellegrino Tibaldi in the Sala di Ulisse on the
ground floor of Palazzo Poggi.
Beyond the columns of Hercules: worlds and creatures never
seen before
The second section of the exhibition will depict the widening horizons of the
known world, on display in four rooms in the Palazzo Poggi museum. At the
beginning of the sixteenth century geographical maps began to record the
discoveries of the great navigators. A new continent was added to the three
The scientific voyage
The third part of the exhibition is devoted to sixteenth and seventeenth century cartography, instruments of navigation, sailing ships and techniques of
naval combat, occupying five rooms in the museum. Between the sixteenth
and eighteenth centuries, the art of the voyage became the science of the voyage, and naval combat underwent the same transformation. Mathematics,
astronomy, and geography became fundamental to the success of the great
voyages of discovery. The planet was beginning to acquire the appearance
that is familiar to us today, and ancient beliefs about the existence of unknown and mythical lands were destroyed and buried definitively. Visitors
will be able to follow the great journeys of exploration through multimedia
displays. A special audio and video display in virtual reality will allow the
visitor to be immersed in navigation on board a seventeenth century ship.
The narrated voyage
The final part of the exhibition will be based around accounts, diaries and
reports of voyages, occupying two large museum halls. Travel literature
has obtained considerable success among European readers in the modern
era. The story of the great journeys of scientific exploration, with their description of new lands, new routes and great riches to be exploited, always
contained a dimension of adventure: tempests, attacks by pirates, mutinies,
strange encounters and struggles with the indigenous populations. The
prints presented in this great collection of documentation contain the first
representations of New World discoveries. For the first time these unknown
places became visible and available for consultation in libraries. The archetype of the voyage, the castaway on a desert island, and the discovery of new
worlds, were also frequently used as the imaginary settings for stories and
tales of adventure.
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Mostra tra mito e scienza - Liceo Scientifico "E. Fermi"