La Fabbriceria del Duomo, (La Maramma) esprime un sentito ringraziamento all’ Associazione delle Fabbricerie Italiane per la pubblicazione di questo volume che apre una collana su “ i grandi lavori di ristrutturazione” delle più importanti Cattedrali d’Italia. La pubblicazione certamente contribuirà a mettere in evidenza l’interesse e l’amore che il Consiglio di Amministrazione pone nella cura di un monumento di indiscusso valore storico e artistico qual è il Duomo di Monreale; ma, soprattutto, servirà a fare conoscere un gioiello più unico che raro, che il Re normanno Guglielmo II ha costruito e i nostri padri hanno custodito gelosamente attraverso i secoli, la cui bellezza la nostra gente così esprime in una cantilena popolare in dialetto siciliano: Binidittu lu mastru chi la ci; binidittu lu re chi la ci fari; di quantu è ricca nun si cunta né si dici e pi prizziarila nun c’è oru, né argentu, né dinari. Maria di li celi Imperatrici, dissi: “Vogghiu farimi un tronu”. L’ Ancili mannau a fari la Matrici e iddi, in volu, si rmaru a Murriali. La Fabbriceria del Duomo di Monreale 1 2 È stato più volte osservato, anche da voci autorevoli, che i mosaici del Duomo di Monreale, considerato proprio grazie ad essi monumento unico al mondo, furono pensati e di fatto sono stati vissuti lungo gli otto secoli della loro esistenza, nella diffusa consapevolezza che essi dovessero brillare, per così dire, di luce propria. Più esattamente, consentendo che a renderli visibili agli occhi dei fedeli fosse soltanto la luce naturale piovente dalle nestre del sacro edicio e quella articiale dei suoi lampadari pensili. Solo dopo alcuni decenni dall’avvento dell’illuminazione elettrica, con il mutare sia del numero che della qualità dei loro fruitori – non più i soli fedeli monrealesi e pochi eccezionali visitatori ben selezionati e spesso illustri, ma bensì un pubblico sempre più largamente in crescita numerica e sempre meno selezionato, no a quello attuale prodotto dal cosiddetto turismo di massa, questa particolarissima modalità di fruizione dei mosaici del Duomo di Monreale è andata afevolendosi no alla dimenticanza. Al suo posto si è fatta sempre più strada, di anno in anno più insistente, la richiesta (perno la pretesa) che fosse indispensabile metterli meglio in evidenza, i mosaici, anche indirizzando su di essi direttamente fasci più o meno consistenti della nuova luce articiale. Ed è così che, a partire da un certo anno ormai remoto e no all’inizio della messa in opera del nuovo impianto, la vista dei visitatori – in gruppi sempre più folti e sempre più frettolosi – ha potuto essere graticata dalla felice opportunità di catturare i mosaici e di ammirarne quanto più possibile, tra un’accensione e l’altra di potenti proiettori elettrici, almeno la visione d’insieme. Il nuovo impianto di illuminazione, inaugurato la sera del 23 giugno 2011, ha messo ne a questa modalità per troppi versi impropria (e tecnicamente improvvida) di fruizione. Preceduto da un attento studio, condotto sulle caratteristiche di luminosità naturale del luogo e sulle possibilità offerte dalle più aggiornate tecniche di illuminazione – uno studio effettuato in due anni dagli ingegneri Stefano Diprima, Elia Musca e Luigi Pirino, con la consulenza tecnica del prof. Vincenzo Cataliotti dell’Università di Palermo –, si è potuto pervenire alla messa in opera di un impianto di illuminazione dei mosaici del Duomo di Monreale che ha quasi del miracoloso. Le caratteristiche dei corpi luminosi impiegati, tutte assolutamente rispettose delle norme a salvaguardia sia dell’incolumità delle persone che dei manufatti artistici, e la loro sapiente distribuzione e collocazione, hanno fatto sì che la luce diffusa sull’intero estesissimo parato musivo, oltre a non offendere più la delicatezza cromatica dei mosaici e la vista dei visitatori più esigenti, restituisse ai mosaici la loro antica suggestione creativa, tornando cioè a trasmettere l’impressione estatica che siano essi stessi a emanare luce. 3 Questo miracolo di ingegno e tecnica ha avuto bisogno di tempi e costi tutto sommato contenuti. La relativa brevità dei tempi necessari per la messa in opera dell’impianto da parte della locale Ditta Armetta, avviata subito dopo il nullaosta della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, si evince dai poco meno dei cinque mesi di fatto occorsi. La contenutezza, ancora più notevole, del costo dell’operazione rimasto a carico della Fabbriceria del Duomo e della Conferenza Episcopale Italiana, è detta dal suo ammontante a soli a centoventimila euro. Quest’ultimo dato in particolare si spiega con la sorta di gara della generosità che il Duomo stesso, da autentico patrimonio dell’umanità, ha saputo suscitare tra persone ed enti che qui è nuovamente doveroso ricordare. Si ringraziano in questo senso i Tecnici sopra nominati, che hanno offerto gratuitamente la loro prestazione professionale; la Royal Phlips Electronics, che ha fornito, anch’essa gratuitamente, i corpi illuminanti (oltre 200 unità) destinati all’illuminazione dei mosaici, dei softti e dell’aula liturgica; la Sonepar Italia, che ha contribuito con ventimila euro per l’acquisto di altro materiale elettrico. Ma naturalmente, al di sopra di ogni benemerenza umana, da riconoscere giustamente e degnamente; al di sopra dell’effetto stesso, per quanto altamente lodevole, della gara prima segnalata tra persone ricche di ingegno e di generosità, ossia al di sopra ma anche nell’occasione felice del dono di questo nuovo impianto di illuminazione, la nostra gratitudine e lode di credenti va a Colui che alla luce stessa ha dato esistenza all’origine del cosmo. A Colui, anzi, che, proprio dalla maestosa icona del Pantocratore della monrealese Basilica d’oro, continua ad annunziare al mondo e ai secoli: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Vangelo di Giovanni 8, 12). † Mons. Salvatore Di Cristina Arcivescovo di Monreale 4 Le fabbricerie sono governate dall’art.72 della Normativa sugli enti e i beni ecclesiastici, approvate con Protocollo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede il 15 novembre 1984, e raticate, rendendole esecutive, con la legge del 20 maggio 1985 n.206 e tradotte nei rispettivi ordinamenti con legge del 20 maggio 1985 n.222. Con decreto del Presidente della Repubblica del 13 febbraio 1987 n.33 si è poi approvato il regolamento di esecuzione della legge del 20 maggio 1985 n.222 recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia tra cui viene regolamentata la fabbriceria le cui nalità, senza ingerenza nei servizi di culto, prevede all’art.37, di: a) provvedere alle spese di manutenzione e di restauro della chiesa e degli stabili annessi e all’amministrazione dei beni patrimoniali e delle offerte a ciò destinati; b) amministrare i beni patrimoniali destinati a spese di ufciatura e di culto; c) provvedere alle spese per arredi, suppellettili ed impianti necessari alla chiesa e alla sacrestia e ad ogni altra spesa che grava per statuto sul bilancio della fabbriceria. La necessità istituzionale quindi di occuparsi della manutenzione e del restauro di beni monumentali di inestimabile valore, quali le Cattedrali gestite dalle fabbricerie, impone a questi enti un impegno economico e gestionale di grande responsabilità il cui processo conservativo e manutentivo può realizzarsi con successo solo attraverso una programmazione del lavoro e un preciso modello organizzativo di riferimento. Si presenta così la necessità di partire dal principio gestionale, ormai consolidato, della conservazione programmata secondo il quale “prevenire è meglio che curare”. Questa è la strategia, per la gestione del patrimonio architettonico, tendente alla previsione dei danni, da attuarsi tramite lo studio e l’analisi dei manufatti, la programmazione dei controlli sui lavori e sugli adeguamenti eseguiti secondo la logica del minimo intervento, cioè limitandosi ad una pratica conservativa e non sostitutiva. La conservazione programmata consiste quindi in un sistema di pratiche preventive così da rimandare, e se fosse possibile evitare, la necessità di restauri siano essi episodici o ciclicamente ripetuti. La conservazione programmata ribalta quindi l’approccio tradizionale dell’intervento eseguito a danno avvenuto, ossia ex-post, a favore di una logica di prevenzione e cura ex-ante. 5 Questo obiettivo deve necessariamente trovare una sinergia ed un confronto tra i vari soggetti chiamati a gestire le Cattedrali ed è con questo spirito che nel giugno 2005 è nata l’Associazione delle Fabbricerie d’Italia che vede coinvolte le più importi fabbriche nazionali (dal Duomo di Milano, alla Procuratoria di San Marco a Venezia, dal Duomo di Siena a quello di Monreale, dall’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze alla Cattedrale di Parma solo per citarne alcune). Si è così creata una rete nazionale che ha permesso, in pochi anni, di raggiungere obiettivi importanti in termini gestionali, partendo dalla costituzione di un contratto di lavoro unico per tutti i dipendenti delle fabbricerie associate, per arrivare ad un confronto sui grandi temi del restauro e della gestione che vede, oltre alle Presidenze, anche e soprattutto le Direzioni e Segreterie delle fabbricerie confrontarsi su vari temi tecnici con una frequenza quotidiana. Sotto questo spirito, brevemente richiamato, l’assemblea dell’associazione, ha deliberato di dare avvio a pubblicazioni che potessero presentare i lavori di manutenzione e restauro di ciascuna Fabbriceria. E’ con grande piacere che questo percorso editoriale inizia con un lavoro realizzato nello splendido Duomo di Monreale ricco al suo interno di milioni di tessere incastonate sul fondale dorato, componendo una incredibile serie di mosaici realizzati tra il XII e il XIII secolo. Si tratta di quasi 7.000 metri quadri rafguranti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, splendori che un fatiscente e pericoloso impianto d’illuminazione rendeva difcile ammirare. La Fabbriceria decise, nel 2005, di rinnovare e di mettere in sicurezza l’impianto e la pubblicazione “Nuova luce sui mosaici di Monreale” ha proprio l’intendo di raccontare questo importante ed innovativo intervento. Dott. Pierfrancesco Pacini Presidente Associazione Fabbricerie d’Italia 6 Nuova luce sui mosaici di Monreale Struttura della pubblicazione 1- Considerazioni generali sugli impianti illuminotecnici ed elettrici nei monumenti destinati a luoghi di culto. 2- Il Duomo di Monreale. 3- L’impianto elettrico e di illuminazione preesistente. 4- Il progetto illuminotecnico 5- Il controllo della luce. 6- Il progetto elettrico. 7- Scheda del progetto. Autori: Prof. Ing. Vincenzo Cataliotti - Professore ordinario di impianti elettrici nell’Università di Palermo Dott. Ing. Stefano Diprima - Fabbriceria del Duomo di Monreale Dott. Ing. Elia Musca Sintesi storico-artistica ed elaborazioni grache a cura del Dott. Arch. Leandra Battaglia 7 8 1 CONSIDERAZIONI GENERALI SUGLI IMPIANTI ILLUMINOTECNICI ED ELETTRICI NEI MONUMENTI DESTINATI A LUOGHI DI CULTO. 1.1 La progettazione illuminotecnica. La progettazione illuminotecnica nei luoghi di culto e in particolare in quelli di interesse storico e artistico presenta vari e complessi aspetti ed è necessario che venga svolta alla luce di quanto indicato dalla nota pastorale del 31.V.1996 emessa dalla Commissione Episcopale Italiana per la Liturgia (C.E.I.) che nello specico fa le seguenti considerazioni: “Considerata la delicatezza del problema è necessario che il progetto dell’illuminazione articiale venga studiato da specialisti del settore insieme a esperti in liturgia facendo ricorso a opportune simulazioni e a veriche sperimentali adeguatamente controllate … L’impianto articiale sia studiato in modo da tener conto delle esigenze connesse con la celebrazione liturgica, in secondo luogo delle esigenze di conservazione delle opere e della necessità dei visitatori e dei turisti, evitando tuttavia l’eccessiva luminosità.” Nella precedente nota viene sottolineato da un lato l’aspetto che il progetto deve essere eseguito da professionisti particolarmente competenti e dotati di adeguata sensibilità (cosa che purtroppo spesso non avviene) dall’altro la polifunzionalità dei luoghi di culto che oltre alle varie celebrazioni liturgiche (eucarestia, battesimo, penitenza) possono essere utilizzate come spazi museali quando possiedono un patrimonio storico, artistico e architettonico e/o accogliere manifestazioni culturali caratterizzate da grande afusso di pubblico. Per la progettazione illuminotecnica sono oggi disponibili sosticati software che consentono di visualizzare in 3D l’illuminazione del monumento in ogni sua parte indicando i valori di illuminamento e di uniformità presenti. A partire da una prevista ubicazione dei corpi illuminanti scelti, con successive modiche e integrazioni, sulla base dei risultati via via ottenuti, si può pervenire a soluzioni teoricamente ottimali. Si è dell’avviso infatti che tale procedura, indubbiamente utile per gli apprezzamenti preliminari, non possa nello specico rappresentare la soluzione del problema, in quanto i software esistenti non consentono di tener conto di tutte le situazioni che si riscontrano nei monumenti in esame in dipendenza 9 della complessa natura delle architetture e dei rivestimenti presenti (mosaici, marmi mischi, ecc…). Inoltre è quanto mai opportuno che la progettazione illuminotecnica sia svolta parallelamente a quella elettrica che di fatto, per i motivi che si vedranno appresso, può fortemente condizionare le posizioni dei corpi illuminanti che rimangono comunque vincolati dalla necessità di avere un impianto non invasivo e mimetizzato al massimo. Un ulteriore vincolo è quello dei possibili degradi che elevati illuminamenti possono determinare sulle opere presenti. In base a quanto detto sopra, le fasi propedeutiche a un progetto illuminotecnico in chiese di interesse storico ed artistico devono quindi comprendere: - un’analisi approfondita delle opere d’arte (pitture, sculture,..) e dei rivestimenti (mosaici, marmi mischi, ..) presenti nel monumento in modo da potere scegliere i corretti valori di illuminamento da adottare per evitare degradi; avere un stima, per quanto riguarda i rivestimenti, dei coefcienti di riessione presenti e inne essere nella condizione di poter fare delle scelte adeguate per una loro migliore valorizzazione; - un attento studio dei corpi illuminanti da installare che devono essere, nei limiti del possibile, non visibili o, se lo sono, non invasivi con efcienze luminose elevate, con adeguate caratteristiche in modo da non poter essere causa d’incendi, con ottiche adeguate ai compiti loro afdati, con le necessarie schermature per evitare fenomeni d’abbagliamento; - la scelta di sorgenti illuminanti ad alto rendimento, con vita utile elevata, con temperature di colore dell’ordine di 3000 K (luce bianco calda) e indici di resa cromatica elevati (Ra > 80). Inoltre dal punto di vista elettrico ( vedi anche nel paragrafo seguente): - un’analisi accurata dei possibili percorsi delle canalizzazioni elettriche di alimentazione dei corpi illuminanti (vedi appresso) e quindi lo sfruttamento di cavedi esistenti, di parti aggettanti, di cornicioni, davanzali di nestre, modanature, percorsi esterni, ecc… in modo che l’impianto d’alimentazione sia mimetizzabile al massimo; - una corretta suddivisione degli apparecchi illuminanti su diversi circuiti in modo da soddisfare con opportuni scenari tutte le esigenze liturgiche, museali e culturali presenti nel monumento. In relazione a quanto sopra, il progetto illuminotecnico di tali installazioni va condotto prevalentemente per via sperimentale sulla base delle prime risultanze della progettazione condotta via software. Sulla base dei valori di illuminamento via via registrati nei punti di interesse si procederà alle necessarie variazioni (puntamenti, ottiche e potenza della sorgente) no a ottenere i risultati desiderati che ovviamente devono essere conformi anche a quanto stabilito dalle normative tecniche in vigore (degrado) e soddisfare le esigenze liturgiche prospettate dalla curia e la piena valorizzazione degli aspetti museali presenti. 10 I valori di illuminamento generale saranno dell’ordine di 50 lx per quanto riguarda l’illuminazione generale, di 100 lx nelle zone destinate alla lettura dei testi e di 150 lx come illuminazione d’accento delle zone da mettere maggiormente in risalto (salvo che non sia incompatibili per possibili degradi – Norma UNI 10829). 1.2 La progettazione elettrica Realizzare correttamente un impianto elettrico in un monumento non è cosa facile o che si possa affrontare con leggerezza o supercialità. Bisogna intanto considerare che la quasi totalità degli edici monumentali è nata senza impianto elettrico e che esistono, come si è già accennato, vincoli propedeutici alla fase di progettazione, i principali dei quali si possono ricondurre ai seguenti: v il rispetto dell’integrità del manufatto storico, sia nei paramenti esterni che interni, non prevedendo innesti impiantistici invasivi; v la necessità di ottemperare alle prescrizioni normative sia generali che di settore; v la minimizzazione dell’impatto visivo dei diversi componenti dell’impianto; v l’esecuzione di una corretta manutenzione; v la valutazione delle competenze possedute dal personale che sarà chiamato a gestire l’esercizio. Alcuni dei suddetti vincoli non sono però tra loro indipendenti, è necessario pertanto attivare una tecnica progettuale capace di integrarne al meglio i diversi aspetti. Si può allora tentare di stabilire regole comuni alle quali attenersi, in generale, nella progettazione e nella realizzazione di un impianto elettrico in un edicio monumentale destinato a luogo di culto, in particolare quando questa non si accompagna, cosa abbastanza frequente, ad un contestuale intervento di restauro edilizio. La fase di progettazione deve intanto essere preceduta da una attenta analisi dell’impianto elettrico preesistente; l’audit è necessario per acquisire tutta una serie di elementi utili quali: v l’eventuale documentazione d’impianto pregressa e in particolare: - elaborati di progetto e di impianto come eseguito; - studio del rischio dovuto al fulmine e protezione dalle sovratensioni; - dichiarazioni di conformità dei lavori eseguiti; 11 - veriche periodiche previste dal DLgs.462/01; - interventi di manutenzione e documentazione delle veriche effettuate; v le caratteristiche di fornitura dell’energia elettrica; v natura e caratteristiche dei carichi esistenti; v la presenza di impianti di segnale; v la tipologia e l’epoca di realizzazione; v la consistenza e la funzionalità dei diversi componenti; v lo stato generale di conservazione; v le modalità di esercizio; v la notizia di guasti o malfunzionamenti segnalati dal personale in servizio negli ultimi anni; v la presenza di elementi architettonici (cavità, vani, passaggi, comunicazioni, cornici ecc…) che possono favorire l’integrazione del nuovo impianto elettrico nel monumento. Questa fase, spesso trascurata, è invece estremamente importante per pianicare al meglio il nuovo intervento, rinunciando a priori a soluzioni scontate che comportano facilmente il “rifare tutto”. Gli interventi impiantistici che si sono inevitabilmente nel tempo succeduti, nella maggior parte dei casi oggi difcilmente proponibili, possono essere di fatto in parte facilmente assimilati nelle nuove realizzazioni non rinunciando alla sicurezza ed alla funzionalità delle installazioni. Le sovrastrutture costituenti i vecchi impianti spesso appaiono integrati nel monumento, risultano storicizzati e poco disturbanti la fruizione delle architetture e delle opere d’arte presenti: nel senso che non vengono percepiti necessariamente come “altro”. Il progettista dell’impianto elettrico tende invece, di norma, a innovare integralmente il manufatto impiantistico e fa questo con una serie di motivazioni peraltro assolutamente comprensibili, ma che talvolta risultano eccessivamente “esasperate”: v sicurezza delle cose e delle persone dai pericoli dell’elettricità; v impiego in generale di componenti più efcienti; v previsione di impianti di segnale: security, safety, automation, dati, video, fonia; v rispetto di prescrizioni normative; v richieste, non sempre sufcientemente meditate, da parte della committenza; v essibilità e durata nel tempo; v protezione da eventuali responsabilità professionali. 12 Costruire ex-novo e conservare vengono quindi vissuti, nella progettazione elettrica, come elementi in antitesi che tendono a venire risolti spesso a favore dell’integralmente nuovo. In ambienti come quelli in questione tale condizione deve essere però superata; il progettista deve ricercare la necessaria integrazione fra quanto può ragionevolmente essere salvato con ciò che è invece indispensabile innovare, raggiungendo fra i due aspetti un accettabile equilibrio tecnico-economico. Se a tale scopo servono indubbiamente buon senso, esperienza e professionalità, già sottolineati nelle note che precedono, si ritiene però che un approccio sistematico al problema, come quello che in questa sede si propone, possa risultare comunque vantaggioso, nel presente contesto, nella realizzazione degli impianti elettrici. La classica procedura per la creazione funzionale dell’architettura d’impianto deve essere pertanto rovesciata; non si devono cioè determinare il layout, la tipologia e le prestazioni (compresi anche gli ingombri) dei diversi componenti, esclusivamente in base alle condizioni impiantistiche ritenute ottimali: v natura e posizione dei carichi; v ripartizione dei carichi; v comando degli utilizzatori; v posizione baricentrica dei quadri elettrici; v percorso e tipologia delle nuove condutture; indipendentemente dai vincoli derivanti dall’esistente; bensì si dovrà partire dalla posizione dei quadri esistenti, tentando di riutilizzarne il sito di posa, per approttare di eventuali incassi e della presenza di cavidotti, assumendo come dato in ingresso le dimensioni degli incassi e dei cavidotti stessi. Sulla scorta di questi elementi si costruirà, operando in sostanza una operazione di sintesi, la nuova congurazione della distribuzione. Evidentemente tale procedura, per le parti di impianto che è necessario modicare, deve essere accompagnata da opportune scelte progettuali relative: v al numero, alla tipologia ed alla sezione dei cavi in relazione all’ambiente di posa ed alla classicazione del luogo; v alla opportunità di impiegare la stessa tipologia dei cavi, onde evitare declassamenti nella portata, nello stesso ambiente di posa; v all’impiego di cavi ad alte prestazioni, per ridurre al limite gli ingombri; 13 v all’uso di sistemi di comando centralizzati e sistemi BUS onde ridurre l’impatto sulla consistenza dei cavi nella installazione; v all’ottimale sfruttamento delle dimensioni dei quadri; v alla ricerca di percorsi alternativi per le condutture, in particolare all’esterno delle strutture, ove non risulti possibile gestire adeguatamente gli spazi interni. Bisogna tentare, contestualmente, la riutilizzazione dei componenti d’impianto che non è possibile dismettere (in genere i cavi multipolari posati in vista) e in particolare degli apparecchi illuminanti, datati, è vero, ma spesso realizzati con materiali ceramici o vitrei di buona qualità, i quali sono essi stessi, sovente, oggetto di tutela. A tal proposito possono essere utilizzate le possibilità offerte da strumenti normativi specici, quale ad esempio la norma CEI 64-15 (Impianti elettrici negli edici pregevoli per arte e storia) e la esecuzione di prove, misure, test presso laboratori accreditati al ne di consentire una corretta riutilizzazione dei componenti. Inoltre devono, in generale, ridursi i punti di comando manuale, ricorrendo ad opportuni telecomandi, e le prese a spina allo stretto indispensabile, in relazione al tipo di impiego. Nelle zone di elevata valenza storico-artistica e dove è presente il pubblico, è preferibile cercare di rendere non visibili o mimetizzare, con l’impiego di particolari materiali (cavi ad isolamento minerale e relativi componenti di percorso) o con idonee mascherature i diversi componenti dell’impianto. Ove ciò non risultasse possibile è buona regola, in particolare nella posa in esterno, dare a questi componenti carattere di evidenza e modernità e renderli quindi chiaramente riconoscibili. In entrambi i casi, mimetizzazione o evidenza, è quasi di rigore rinunciare ai materiali plastici; è conveniente invece ricorrere a materiali naturali impiegabili nei diversi contesti impiantistici: legno, gesso, materiali ceramici, ferro, ottone, rame o leghe metalliche nobili per la mimetizzazione o le mascherature; materiali metallici, come rame, acciaio ed alluminio, in genere per l’esterno e quando è opportuno dare carattere di modernità al manufatto per consentirne la riconoscibilità come sovrastruttura relativa all’innesto impiantistico. Emblematico risulta il caso, considerata la natura dei luoghi, della previsione della illuminazione di sicurezza. E’ frequente riscontrare l’utilizzo, in tal senso, delle classiche sorgenti autonome, antiestetiche in luoghi di notevole valore storico-artistico, da impiegare spesso in notevole numero, considerate le 14 grandi dimensioni degli ambienti, di onerosa manutenzione e non sempre afdabili nel tempo, a meno di ricorrere a soluzioni intelligenti ma di signicativo impatto economico. I vantaggi di tale soluzione, per la illuminazione di sicurezza, legati principalmente alla possibilità di intervento a zone ed all’impiego di condutture ordinarie per l’alimentazione di tali corpi illuminanti, possono essere facilmente superati, negli ambienti in questione, destinando alcuni degli apparecchi illuminanti previsti per l’illuminazione ordinaria (scelti opportunamente in termini di posizionamento, prestazioni e caratteristiche costruttive) all’illuminazione di sicurezza, facendoli alimentare, quando manca l’alimentazione ordinaria, da una sorgente dedicata di adeguata potenza e autonomia. E’ da rilevare inoltre che tali ambienti molto spesso costituiscono un unico compartimento antincendio, cosa che rende più semplice soddisfare le prescrizioni relative alle condutture a servizio dei sistemi di sicurezza, che si applicano nei confronti di quelle destinate ad attraversare il compartimento stesso, onde evitare che un incendio in un compartimento possa compromettere la sicurezza in un altro. A maggiore garanzia comunque è buona regola, anche all’interno del compartimento stesso, ricorrere almeno per le dorsali, nei tratti in vista o dove queste coesistono con altri circuiti, a cavi resistenti al fuoco e connare adeguatamente le derivazioni ai corpi illuminanti utilizzati per la illuminazione di sicurezza. Da non trascurare, inne, il problema della esecuzione di una corretta manutenzione degli impianti elettrici e di illuminazione, prevista da precisi obblighi di legge (art. 80 DLgs. 8 Aprile 2008 n.81), generalmente “programmata”, integrata da quella di “opportunità”. La manutenzione è indispensabile se si vuole mantenere l’installazione elettrica in condizioni di efcienza e di sicurezza, con l’ulteriore nalità di proteggere non solo l’investimento economico per la realizzazione dell’impianto, ma di ridurne altresì i costi di gestione[1]. Una attenta manutenzione nel tempo può evidenziare la bontà delle scelte operate in fase di progetto e consentire, nel caso, di apportare eventuali interventi correttivi nell’impianto elettrico realizzato. Non basta però limitarsi al mero soddisfacimento di obblighi di legge, ma è necessario accompagnare tale azione con un’opera di sensibilizzazione verso chi gestisce l’impianto. Bisogna allora che il personale di servizio sia educato a: v gestire correttamente gli apparecchi utilizzatori; v operare una continua vigilanza della integrità di tutti i componenti dell’impianto; v segnalare immediatamente alla ditta incaricata della manutenzione (abilitata ai sensi del DM 37/08) di ogni inconveniente o malfunzionamento, anche minimo, riscontrato. 15 Frequentemente la esecuzione della manutenzione presenta altresì aspetti particolari relativi al mantenimento nel tempo delle prestazioni illuminotecniche della installazione. Quindi nello specico bisogna tenere conto: v delle caratteristiche speciche del luogo; v della presenza di arredi musivi di inestimabile valore; v delle condizioni di funzionalità e pulizia degli apparecchi illuminanti; v della necessità di mantenere nel tempo il corretto posizionamento ed il preciso puntamento dei proiettori. Nei capitoli che seguono a illustrazione della losoa progettuale precedentemente illustrata verranno descritti gli interventi realizzati per creare un nuovo sistema di illuminazione del Duomo di Monreale con una sintesi storico-artistica che mette in risalto la grandiosità e magnicenza di questo importantissimo monumento medievale. 16 2 IL DUOMO DI MONREALE 2.1 Premessa L’edicazione del duomo risale al momento dell’apogeo della potenza normanna in Sicilia, precisamente al regno di Guglielmo II il buono, e rappresenta l’ultimo splendido atto della sintesi attuata dai normanni tra le componenti latino – occidentale, bizantino – orientale e arabo-islamica. Le bolle e i diplomi originali non spiegano i motivi che determinarono la fondazione del Duomo, la concessione di straordinari privilegi sia da parte del re che del papa, e la sua successiva trasformazione in sede arcivescovile. Un’unica motivazione è quella scaturita dalla profonda fede religiosa e dalla volontà di manifestarla in eterno. Una seconda motivazione, tramandata dalla tradizione e certamente di matrice medioevale, narra che Guglielmo durante la caccia all’interno del suo parco si sia addormentato profondamente all’ombra di un grande albero e che la Vergine, in sogno, gli abbia ivi indicato l’esistenza di un tesoro e lo abbia esortato a spenderlo «in onore di Dio e Lei medesima ed in sollievo dei popoli». La conseguente decisione del re è la fondazione dell’abbazia e la dedicazione della sua Chiesa alla Madonna[2]. 2.2 Storia Il complesso monumentale della Cattedrale di Santa Maria Nuova, più comunemente inteso come Duomo di Monreale, fu edicato quindi a partire dal 1172 per volere di Guglielmo II d’Altavilla. L’esecuzione dell’opera ebbe tempi assai rapidi che vanno, almeno per la parte strutturale, dal 1172 al 1176, con l’impiego di manodopera numerosa e specializzata, di diversa estrazione, come può rilevarsi dalle molteplici componenti stilistiche, che caratterizzano l’insieme. Ma questa pluralità dovette essere guidata con abilità da una mente unica, straordinariamente vigile, fornita di eccezionali capacità di sintesi e in possesso di vaste conoscenze artistiche. Non conosciamo il nome di questo architetto, che doveva però essere un latino capace d’interpretare le ambiziose e lungimiranti direttive del sovrano nonché i principi della teologia e che sapeva avvalersi armonicamente delle maestranze greche, arabe, romane, venete, provenzali, pugliesi e pisane. Ne è risultato un frutto unitario pur nella diversità degli elementi e degli stili[3]. 17 Il 25 aprile 1267 la Cattedrale fu consacrata e intitolata alla Vergine. 2.3 Architettura L’impianto è a croce latina con tre navate, di cui la centrale è tre volte più ampia delle laterali e culmina all’incrocio con il transetto, dove quattro archi trionfali suddividono lo spazio concentrando il punto di vista sul catino dell’abside centrale. Le navate sono divise da due le di nove colonne di spolio, tutte in granito una in marmo verde cipollino, la prima sulla la di destra, tutte provenienti, insieme ai capitelli, da edici classici. L’asse longitudinale dell’impianto riprende l’orientamento verso oriente, mentre l’asse trasversale ovvero il corpo del transetto si pone in rapporto con “i poteri” presenti a Monreale: a settentrione con il palazzo reale e a meridione con il palazzo arcivescovile. In corrispondenza dei due “poteri” sono ubicati i due troni, quello reale e quello arcivescovile, addossati ai pilastri del presbiterio. I vari tipi di copertura: mezza capriata nelle navate laterali, capriate nella navata centrale, a cassettoni con stalattiti nel presbiterio, volte a crociera nelle absidi laterali e volta ad ogiva nell’abside centrale, sottolineano gerarchicamente i gradi di importanza di ogni ambito che ricoprono. Una caratteristica dell’architettura medievale che mette in risalto le parti più nobili dell’edicio che aumentano avvicinandosi al catino centrale. È da ricordare che i softti lignei furono rifatti dopo il 1811, quando un incendio distrusse la copertura del presbiterio. Le absidi così esaltate all’interno vengono ugualmente esaltate nel paramento esterno, sono infatti decorate da archi ogivali e tondi intarsiati con lastre e pietre a due colori, il dorato del calcare e il nero del tufo lavico. Lo stesso tipo di decorazione è presente sulle pareti della navata centrale, tra le nestre, e sulla facciata principale. Tale facciata presenta due torri quadrate a piani rientranti, tra le quali si inserisce il portico che ospita la porta di ingresso principale detta “porta del Paradiso”, realizzata nel 1186 da Bonanno Pisano. Questa porta, chiusa da una cornice di paraste rientranti, ha le imposte in bronzo con quaranta formelle rafguranti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Sul lato settentrionale del Duomo è presente un’altra porta in bronzo, contemporanea alla precedente, opera di Barisano da Trani con formelle rafguranti scene di vita pagana e cristiana. Il duomo di Monreale, come qualsiasi manufatto monumentale, ha subito nel corso dei secoli modiche, restauri e aggiunte che permettono di individuare le varie fasi della sua evoluzione e i cardinali che commissionarono le varie opere. 18 Durante l’arcivescovato del Cardinale Alessandro Farnese (1537 – 1573) venne realizzata la pavimentazione della navata centrale, venne trasferito l’altare di San Benedetto nella cappella del braccio destro del transetto e fu costruito il portico settentrionale su progetto di Biagio Timpanella e realizzato dai fratelli Giovanni e Fazio Gagini; inserito tra la torre a ovest ed il transetto ad est, collega il Duomo alla città e funge da ingresso abituale. Il Cardinale Ludovico II Torres (1588 – 1609) fece realizzare il pavimento delle navate laterali e la rinascimentale cappella di San Castrenze, con ingresso al centro della navata laterale destra, per collocarvi le reliquie del Santo patrono della città. Le modiche più sostanziali furono quelle apportate dal Cardinale Alfonso Los Cameros che fece eliminare il muro tra la navata centrale e il presbiterio, collocò i vetri alle nestre eliminando i piombi traforati[3]. Al 1690 risale invece la realizzazione della cappella barocca del Crocisso, voluta dall’arcivescovo Giovanni Roano e situata tra il Duomo e il palazzo reale. Nel 1770 crollò il portico sulla facciata principale e subito dopo venne rifatto su progetto dell’architetto Antonio Romano e realizzato da Ignazio Marabitti. Nel 1773, per volere dell’Arcivescovo Francesco Testa, venne collocato l’altare maggiore, in argento, opera di Luigi Valadier. 2.4 I mosaici I mosaici rappresentano, nei quasi 7.000 m2 che ricoprono, un rivestimento aureo sul quale si sviluppano le pagine della storia sacra, narrata ai fedeli con linguaggio semplice. I proli e le modanature che sottolineano la decorazione musiva culminano nel Pantocratore, posto come in una sfera a parte ma intimamente collegato al suo contesto, con il gesto delle braccia allargate raccoglie le linee che su di Lui convergono dall’edicio e a sua volta l’architettura lo asseconda, conduce a Lui e gli fa da cornice. Architettura e decorazione sono in perfetta armonia, l’una esalta l’altra, in un crescendo di variazioni cromatiche e modanature. Proprio le modanature sono usate da quell’unica mente latina come punti di partenza della decorazione musiva che tutto avvolge e che nello stesso tempo si esalta con queste fughe orizzontali che accentuano la prospettiva architettonica verso l’abside centrale. L’intera composizione dell’interno, lo svolgersi ininterrotto delle pareti della navata maggiore lungo cui l’occhio si muove senza sforzo e, oltre di esso, l’incorniciatura formata dal succedersi delle arcate del presbiterio, abilmente disegnate in dimensioni decrescenti, rivela il suo vero signicato solo quando ci si rende conto della sapienza con cui attrae e concentra l’attenzione sulla grande immagine dell’abside. Non vi può essere dubbio che questa immagine fu prevista dal medesimo artista che ideò l’architettura 19 dell’interno della chiesa. Ma il vero signicato di questa immagine consiste nel fatto che non solo essa non sgura rispetto alla vastità dello spazio interno della chiesa, ma anzi interamente lo domina[4]. L’intera opera fu sicuramente realizzata in maniera simultanea con squadre di mosaicisti dal linguaggio uniformato che probabilmente seguivano le bozze di un gruppo scelto che a sua volta aveva il controllo su tutto lo “sviluppo” della storia. I mosaici di Monreale rappresentano da una parte una narrazione della storia del mondo secondo la Bibbia, cominciando dalle sette giornate della creazione e terminando con le attività degli Apostoli che fondarono la Chiesa di Cristo sulla terra; e dall’altra parte uno schieramento ieratico dell’Onnipotente e della Sua corte celeste di angeli, profeti e santi. Le parti componenti questo duplice programma sono coordinate con le varie unità strutturali che formano l’organismo architettonico[4]. Osservando il manto musivo e i suoi racconti ci rendiamo conto che, come già evidenziato per i softti, ogni zona ha la sua importanza gerarchica all’interno della struttura e quindi ospita porzioni di storia biblica legata a questa gerarchia. Individuiamo infatti cinque cicli musivi con cinque differenti parti di storia: I ciclo: l’Antico Testamento nella navata centrale; II ciclo: la vita di Cristo nel transetto; III ciclo: il Pantocratore nel presbiterio; IV ciclo: i fatti della vita di Cristo nelle navate laterali; V ciclo: le vite di San Pietro e San Paolo nelle cappelle laterali. Questo lo schema fondamentale. Tuttavia ciascuna delle cinque divisioni principali di cui esso è composto contiene, oltre il tema principale , numerose altre rappresentazioni minori[4]. Lo svolgimento del paramento musivo si apre sull’arco che separa la navata maggiore dal transetto con la rappresentazione della Divina Sapienza sotto l’aspetto di un busto di donna in abbigliamento regale ai cui lati due arcangeli, Michele e Gabriele, si inchinano in atto di adorazione[4]. Lungo la navata centrale, dall’estremità orientale della parete meridionale sino all’estremità orientale della parete settentrionale, su un duplice registro, si svolgono gli episodi dell’Antico Testamento, dalla Creazione alla Lotta di Giacobbe con l’Angelo. Sopra questa rappresentazione, al di sopra delle nestre, si susseguono quarantotto medaglioni con busti di angeli, mentre sulla parete meridionale sono inserite tre scene di santi locali: San Castrenze, San Cassio e San Casto. Nel transetto è rappresentata la vita di Cristo, con scene dell’infanzia nella parte centrale, scene della 20 vita pubblica nel braccio destro, e la rappresentazione dalla Passione sino alla Pentecoste nel braccio sinistro. Nel presbiterio, insieme al Pantocratore sono rappresentati: la Vergine, gli Arcangeli, i Cherubini, i Serani, gli Apostoli, uno scelto stuolo di santi e inne re e profeti dell’Antico Testamento[4]. Lungo le navate laterali sono narrate scene di miracoli e altri fatti della vita di Cristo ad integrazione con quanto rappresentato nel transetto. Le cappelle laterali sono dedicate a San Pietro, quella a destra, e a San Paolo, quella a sinistra. Rafgurazioni di santi e martiri si trovano poi in tutti gli spazi lasciati vacanti dai temi principali, negli intradossi degli archi tra le navate, sulle pareti interne delle navate laterali, negli spicchi sopra le colonne, mentre negli intradossi degli archi che delimitano il quadrato centrale del transetto sono rappresentati personaggi dell’Antico testamento appartenenti alla genealogia di Cristo. Due importanti rappresentazioni musive sono quelle collocate al di sopra dei troni presenti nel Duomo, a sinistra, sopra il soglio del re addossato al pilastro, Guglielmo II è rafgurato in atto di ricevere la corona da Cristo in trono. A destra, in posizione corrispondente, il medesimo monarca è rappresentato in atto di offrire la chiesa alla Vergine[4]. Ma al di là dell’enorme valore artistico e architettonico del monumento, vale lo straordinario effetto dei mosaici sul credente. Il fedele guarda il Cristo Pantocratore, guarda il celebrante e il popolo che partecipa; ma prima ancora si sente guardato dalle gure dei mosaici che gli sembrano scendere dalle pareti e partecipare all’azione liturgica[5]. Ed è questa sensazione per la quale si percepisce il duomo come costruito più con la luce che con la pietra, insieme allo straordinario effetto di riessione dei mosaici in oro, che fa davvero unico questo tempio della Cristianità. 21 22 3 L’IMPIANTO ELETTRICO E D’ILLUMINAZIONE PREESISTENTE Nella fase iniziale dell’iter progettuale è stata condotta una indagine approfondita onde accertare lo stato e la consistenza dell’impianto elettrico e di illuminazione esistente, tenendo conto del fatto che non è stato possibile acquisire tutta la necessaria documentazione d’impianto relativa al complesso degli interventi eseguiti nel tempo. I controlli eseguiti hanno peraltro integrato due precedenti indagini commissionate dalla Fabbriceria: - “Rilievo dell’impianto elettrico e posizionamento dei quadri elettrici” in data 01/09/2005 riguardante il complesso monumentale in due sue articolazioni principali: il palazzo Arcivescovile ed il Museo; - “Restituzione graca del Duomo di Monreale” - impianto elettrico in data 30/04/ 2007 relativa specicatamente allo stato dell’impianto elettrico e di illuminazione del Duomo. Il complesso monumentale collegato al Duomo è attualmente alimentato da una cabina MT/BT di utente, trasformatore Sn=100 kVADy11 20kV/380V, quindi con un sistema in bassa tensione tipo TN-S con Un=400V ed f=50Hz, ubicata in via Arcivescovado. A servizio dell’impianto elettrico dell’intero complesso monumentale è in esercizio, in commutazione automatica con la rete pubblica, un gruppo elettrogeno, Sn=160 kVA Un=400 V e f=50 Hz, in grado di entrare in funzione in tempi brevi al mancare della rete di distribuzione ENEL, con funzione soltanto di riserva e non di sicurezza, installato in un vano naturale sottostante la piccola rocca dove sorge il palazzo arcivescovile. L’indagine eseguita non è stata limitata al solo impianto di illuminazione esistente, che si intendeva rinnovare, ma inevitabilmente si è estesa anche alla rimanente parte dell’impianto che rimaneva, per motivi economici, allo stato originario; e questo per ragioni legate da una parte alla valutazione delle condizioni di integrazione dei due manufatti impiantistici, il vecchio ed il nuovo, e per evidenziare quelle situazioni, riconoscibili anche ad un esame sommario, in atto non regolari e potenzialmente pericolose, al ne di consentire l’adozione dei necessari provvedimenti correttivi da parte del Committente. L’impianto di illuminazione del Duomo, realizzato negli anni 80 del secolo trascorso, come peraltro il resto dell’impianto elettrico, si è presentato in precarie condizioni di conservazione, funzionalità 23 e sicurezza. e con illuminamenti assolutamente insufcienti e quindi nella condizione di non poter garantire la valorizzazione e la fruibilità del complesso architettonico. Tale situazione si è determinata in dipendenza di opinabili e in alcuni casi non corrette scelte progettuali e della mancata esecuzione delle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, complicata da determinati posizionamenti delle sorgenti luminose, dall’impiego di lampade con bassa vita media ed una scarsa ergonomia della installazione.. Nel corso degli anni per far fronte al mancato funzionamento di alcuni apparecchi illuminanti per i quali era difcile la manutenzione e per aumentare i livelli di illuminamento nella navata principale che era dell’ordine di 5lx erano stati inseriti proiettori nelle nestre del I ordine (navatelle nord e sud), derivandoli direttamente dalla linea di alimentazione delle sorgenti luminose originarie lasciate in sito e nelle nestre in corrispondenza dell’Arco Trionfale, del Presbiterio e in alcune cornici nella zona dell’Abside e dello stesso Presbiterio. Tutti questi interventi, che si sono succeduti nel tempo, non sono risultati peraltro sufcientemente dotati della necessaria organicità e coerenza, che sono elementi fondanti per assicurare un corretto e sicuro esercizio di qualsiasi impianto elettrico e che, invece, costituiscono obiettivi irrinunciabili considerata la natura dell’attività in oggetto. L’attività presenta, infatti, speciche peculiarità riconducibili sostanzialmente alla classicazione del luogo come ambiente a maggior rischio in caso di incendio e alla assoluta rilevanza storica ed architettonica dell’edicio in questione. Inne non era disponibile all’interno del Duomo l’illuminazione di sicurezza. Infatti il gruppo elettrogeno a servizio dell’intero complesso monumentale, in commutazione automatica con la rete pubblica, è da considerare solo come sorgente di riserva tenuto conto delle caratteristiche presentate dalla attività in oggetto. A queste considerazioni è da aggiungere che il quadro generale, in precarie condizioni di conservazione e funzionalità anche a causa dei diversi interventi, spesso non coerenti ed articiosi, presentava notevoli irregolarità: v la inefcace protezione da sovracorrenti di alcuni circuiti, con il rischio di incendi; v la difcoltà di operare sezionamenti di singoli circuiti, senza provocare estesi black-out di altre parti di impianto; v la mancata selettività, per alcuni circuiti, del sistema di protezione da contatti indiretti, quando questa viene realizzata con dispositivi differenziali; 24 v la mancata selettività, per alcuni circuiti, del sistema di protezione da cortocircuiti; v la mancata protezione, per alcuni circuiti, da cortocircuiti (specialmente se non franchi) in fondo alla linea; v la posa precaria all’interno del quadro di apparecchi elettrici; v una collocazione che non consentiva un’agevole manovra degli apparecchi di comando e protezione ed una sicura manutenzione; v la mancanza della morsettiera; v un particolare disordine nel cablaggio delle apparecchiature. Il quadro pertanto non era sicuramente adatto per tipologia e dimensioni, consistenza e caratteristiche delle apparecchiature installate. Molte di queste irregolarità sono peraltro comuni ad altri quadri di zona ubicati nelle diverse parti del Duomo: servizi e Cappelle. La distribuzione dell’energia presentava anch’essa molteplici criticità riconducibili principalmente: v alla promiscuità di posa dei cavi; v alla idoneità dei cavi in relazione al tipo di posa per il luogo in oggetto; v all’impiego articioso di uno stesso cavo multipolare per alimentare circuiti diversi con l’aggravante di avere distinti dispositivi di comando e protezione; v alla promiscuità con la quale risultavano raggruppati i diversi circuiti sotto una stessa protezione; v all’impiego di componenti di percorso che nel tempo hanno subito un grave degrado peraltro prevedibile; v alla tipologia delle derivazioni e delle connessioni, ottenute ricorrendo a giunzioni a torsione semplicemente nastrate e senza l’impiego di morsetti; v al mancato rispetto dei colori dei cavi unipolari, anche per il conduttore di protezione gialloverde, con potenziali situazioni di pericolo; v alla presenza di cavi multipolari con la guaina gravemente danneggiata o mancante per forzarne la posa in cavidotti inadeguati; v alla presenza di cavi multipolari non collegati, in stato di abbandono e senza alcun riscontro funzionale all’interno del quadro generale. Gli apparecchi di utilizzazione, principalmente corpi illuminanti e prese, presentavano, oltre a condizioni 25 generali di degrado, talvolta situazioni potenzialmente pericolose: v mancanza del necessario collegamento all’impianto di terra; v trasformatori con morsetti in tensione accessibili; v apparecchi di comando obsoleti, degradati e pericolosi; v cablaggi non regolari per teche e reliquiari; v prese danneggiate e in qualche caso con parti attive accessibili, con pericolo di contatti diretti; v prese non idonee per tipologia e per la mancanza di singole apparecchiature di protezione; v prese senza contatto di terra. 26 4 IL PROGETTO ILLUMINOTECNICO Il duomo di Monreale è stato costruito per essere fruito alla luce naturale, integrata da ceri sostenuti da candelabri e, probabilmente, da apparecchi sospesi ottenuti dalla riunione in gruppi di lucerne a olio [6]. Si può solo immaginare l’emozione che tale illuminazione doveva suscitare sul visitatore: dalla presenza di ombre creatrici proprie della luce naturale, alla variazione del colore dei mosaici a fondo oro colpite dalla luce naturale o da quelle delle candele. Effetti evocati consapevolmente, se si considera che lo stesso luogo di fondazione della basilica monrealese non risulta casuale, ma legato all’andamento della luce solare. La luce solare fu interpretata, a suo tempo, come un codice di decifrazione del divino, denito nel suo complesso come ierofania, cioè manifestazione del sacro. Il duomo di Monreale è infatti allineato astronomicamente, all’alba del solstizio estivo e al tramonto del solstizio invernale, con la cattedrale di Palermo e con la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, che costituiscono le due architetture fondamentali del tessuto chiesastico della Palermo normanna [7]. 27 FIGURA 1 Planimetria con ubicazione dei monumenti citati, tratta da “Ierofanie della luce” di Alessandro Di Bernardo [7] Malgrado queste suggestive considerazioni, è comunque necessario disporre all’interno del duomo di una corretta illuminazione articiale al ne di: soddisfare le esigenze legate alle diverse celebrazioni liturgiche; consentire l’uso del duomo anche in ore serali; valorizzare le visite museali. 28 Evidentemente l’illuminazione articiale doveva essere “altra” rispetto alla illuminazione naturale, doveva cioè plasmare all’interno del duomo una nuova dimensione della luce, un diverso modo di modellare gli spazi, creando nuove suggestioni e modi di percezione e fruizione del monumento. Lo studio dell’illuminazione articiale del duomo, anche in relazione a quanto sottolineato precedentemente, non poteva prescindere dalla presenza di vincoli oggettivi e dalle necessità esplicitate dalla committenza; i principali dei quali sono stati: l’assoluta necessità di rispettare il monumento, che per la sua unicità storico –architettonica e artistica riveste un ruolo di riferimento per l’intero panorama culturale internazionale, sia nei paramenti esterni che interni, non prevedendo innesti impiantistici invasivi; la necessità di ridurre, per quanto possibile, l’impatto visivo dei corpi illuminanti e limitare nel contempo fastidiosi fenomeni di abbagliamento; la polifunzionalità del monumento: il duomo viene fruito oltre che per le celebrazioni liturgiche, anche per nalità culturali e scientiche; attività tutte soggette a normativa generale e specica di settore; la necessità di vincolare, per il principio di precauzione, le prestazioni dell’impianto di illuminazione a quanto previsto dalla norma UNI 10829 [8], sul possibile degrado dei paramenti musivi; la limitazione alla realizzazione dell’impianto di illuminazione dell’interno del Duomo, non comprendendo, in questa prima fase per motivi economici, le Cappelle, il Tesoro, i servizi generali, le scale ed i percorsi visite alle terrazze, l’illuminazione esterna. Le speciche che la committenza ha inteso esprimere riguardano sostanzialmente: la valorizzazione del patrimonio esistente all’interno del Duomo (principalmente i mosaici) attraverso una più corretta illuminazione, migliorando altresì le condizioni di sicurezza generali dell’impianto elettrico e rispettandone nel contempo la funzione culturale;dell’impianto elettrico e rispettandone nel contempo la funzione cultuale; la possibilità di modulare l’illuminazione in relazione all’uso del monumento e alle diverse celebrazioni liturgiche; la necessità di creare un’illuminazione d’accento per l’abside centrale del Pantocratore e per quelle laterali dei Santi Pietro e Paolo; la necessità di consentire l’uso adeguato del Duomo anche in ore serali; l’illuminazione adeguata dell’area destinata ai fedeli per consentire il compito visivo relativo alla lettura di testi; la necessità di consentire una lettura complessiva del ciclo musivo, anche per scopi scientici e di ricerca; la necessità di consentire un uso specico e indipendente delle navate laterali; 29 la necessità che il sistema di gestione dei diversi scenari sia afdabile, semplice e che risulti comunque possibile, in caso di avaria del sistema stesso, un controllo manuale sui singoli circuiti in cui risulta suddiviso l’impianto d’illuminazione. Nell’esame di tali problemi si è avuta la collaborazione di liturgisti, di uno storico dell’arte, la consulenza ed il continuo supporto della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo. A questo punto si ritiene doveroso ricordare la generosa sponsorizzazione della Philips Lighting Italiana che ha donato tutti proiettori necessari e data tutta la sua disponibilità tecnica per la ricerca della tipologia di proiettore da adottare, essendosi n dall’inizio orientati sulla scelta di un solo tipo di proiettore in modo da semplicare al massimo le opere di manutenzione e ricambio. La scelta è caduta sul proiettore Philips Soprano MCN690, fornito, ove occorre, di accessori per effettuare il controllo dei fasci luminosi, vedi Fig. 2. 30 FIGURA 2 Proiettore Philips Soprano MCN690 In dipendenza del fatto che gran parte delle superci da illuminare sono a fondo oro, come sorgente si è scelta una lampade a ioduri metallici compatta la CDM-T Master Colour da 70 e 150W con temperatura di colore T di 3000°K e indice di resa cromatica Ra da 81 a 85. L’impiego di queste sorgenti luminose risulta vantaggioso per tutta una serie di elementi: - riducono la emissione di onde elettromagnetiche ultraviolette; - hanno una vita media al 50% di 12.000 ore; - hanno una elevata efcienza luminosa pari a 93-95 lm/W, che consente di ridurre sensibilmente i costi di esercizio. I proiettori orientabili sono dotati di unità elettrica integrata e riettori in alluminio focalizzabili da 6° a 60°, di frontali protettivi in vetro temperato per la salvaguardia dalla polvere e per la sicurezza. In considerazione delle particolarità architettoniche presentate dal Duomo: assenza di cornici aggettanti nella navata centrale ed in quelle laterali, peculiare posizione di alcune nestre del transetto nei riguardi degli archi trionfali, e da una preesistente situazione impiantistica, le fasi illuminotecnica ed impiantistica sono state fortemente correlate tra loro. Non era possibile infatti un corretto studio della luce che prescindesse dalla effettiva possibilità di posa dei proiettori, o peggio limitasse le prestazioni dell’impianto alle più convenienti, da un punto di vista impiantistico, condizioni di posa dei proiettori stessi. Quindi la fase iniziale di indagine, e come si vedrà non solo questa, è stata caratterizzata dalla ricerca 31 della migliore integrazione delle esigenze illuminotecniche con quelle impiantistiche. L’iter progettuale è stato pertanto caratterizzato da questa continua correlazione tra aspetto illuminotecnico e impiantistico; in modo difforme da quello che, purtroppo, è prassi diffusa e cioè di separare lo studio della luce da quello dell’impianto elettrico, condizione destinata spesso a creare, in determinati contesti, criticità nelle fasi di progettazione e realizzazione[9]. In una prima fase si è proceduto a simulazioni a mezzo di software specialistico che hanno suscitato perplessità e suggerito, considerate le particolari difcoltà che si presentano nella illuminazione dei mosaici, la necessità di un approfondimento sperimentale*. L’illuminazione dei mosaici a pasta vitrea o dorata è infatti complicata dal fatto che questi non costituiscono superci sostanzialmente diffondenti o tantomeno lambertiane. La tecnica costruttiva musiva, denita gemstones faceting e che dà all’opera quella particolare brillantezza con un effetto di movimento della luce, prevede la disposizione delle tessere secondo un orientamento variabile per cui ognuna di esse riette la propria componente speculare in direzione diversa [10]. I risultati di una prima prova sperimentale condotta in una zona del Duomo, limitata ma signicativa per le particolarità cromatiche e di posa delle tessere dei mosaici, hanno infatti evidenziato da una parte i limiti del modello impiegato per la simulazione, e peraltro, in considerazione delle singolari condizioni di riessione dei mosaici difcilmente simulabili, consigliato per la fase esecutiva del progetto un approccio di tipo solo sperimentale. Per pervenire alla congurazione denitiva del sistema di illuminazione del pavimento della navata centrale, del presbiterio, dei softti della navata centrale e delle navate laterali, dei mosaici è stato necessario condurre una lunga serie di prove sperimentali di complessità e impegno crescenti, anche per le notevoli difcoltà di accedere alle soglie interne delle nestre e alle particolarità architettoniche del Duomo che hanno comportato peraltro un signicativo prolungamento temporale della fase sperimentale. I risultati delle prove sperimentali, qualitative e quantitative sui livelli di illuminamento, hanno consentito la messa a punto dei parametri illuminotecnici specici relativi ai mosaici ai ni della verica prestazionale complessiva e nale del sistema di illuminazione. Nella fase di realizzazione dell’impianto è stato necessario afnare e integrare, talvolta in modo *Per le simulazioni eseguite a mezzo di software specialistico nella prima fase di progetto si è avuta la collaborazione dell’Arch. Emanuela Pulvirenti 32 signicativo, le scelte del progetto. Sono stati infatti collocati nuovi proiettori: per accentuare maggiormente la gura del Pantocratore, per potenziare l’illuminazione del presbiterio, per uniformare la illuminazione dei mosaici nelle navate laterali, per uniformare l’illuminazione dei mosaici delle absidi laterali e per valorizzare la grande nestra istoriata sul portale principale d’ingresso. Nel complesso sono stati installati n°191 proiettori di cui n° 104 con lampada da 150 W e n° 87 con lampada da 70 W con una totale potenza impegnata di 23,5 kW . Sembra utile rilevare in merito che l’adozione di sorgenti a più alta efcienza e di apparecchi illuminanti con elevato rendimento, ubicati razionalmente, ha consentito di ottenere i prescritti livelli di illuminamento senza ombre, con adeguata uniformità e senza abbagliamenti con un risparmio di potenza impegnata rispetto al precedente impianto (che fra l’altro era del tutto insufciente) pari a circa il 30%. Il preciso puntamento dei proiettori, avvenuto con l’impiego di laser, e la conseguente valutazione degli effetti ottenuti, ha consigliato la rimodulazione della posizione di alcuni di essi per uniformare in generale il livello di illuminamento ottenuto, in particolare nella condizione di tutto acceso. I proiettori sono stati pertanto collocati denitivamente, vedi Figg. 3, 4 -planimetria e sezioni-, in corrispondenza delle nestre della navata centrale, delle navate laterali, del transetto e del presbiterio; quindi in corrispondenza dei pulvini delle colonne della navata centrale, delle cornici del transetto e del presbiterio, sull’organo mediante una struttura di supporto in acciaio, dietro l’altare maggiore su un castelletto esistente e da una terrazza esterna, mediante una struttura di sostegno in acciaio preesistente, per l’illuminazione della grande nestra istoriata sul portale principale di ingresso. FIGURA 3 Planimetria del Duomo con indicate le posizioni dei proiettori e la distribuzione delle isolux sul pavimento della navata centrale 33 FIGURA 4.1 Sezione longitudinale con evidenziati i fasci luminosi dei proiettori installati lungo la navata centrale FIGURA 4.2 Sezione longitudinale con indicazione dei proiettori installati e le isolux sui mosaici parietali della navata centrale FIGURA 4.3 Sezione longitudinale con indicazione delle isolux sui mosaici parietali di una navata laterale Il risultato è una illuminazione che fa splendere i mosaici a fondo oro senza schiacciarli, cosa che si vericherebbe con valori di illuminamento elevati e comunque eccedenti i limiti indicati, vedi Figg.,5,6,7 e 8 . 34 FIGURA 5 Illuminazione naturale e artificiale della navata centrale FIGURA 6 ,OOXPLQD]LRQHGHOO¶DEVLGHFHQWUDOH³,O3DQWRFUDWRUH´ 35 FIGURA 7 Illuminazione della navata centrale FIGURA 8 Illuminazione del soffitto ligneo della crociera A titolo esemplicativo sempre nelle Figg. 3,4 sono mostrate le curve isolux in corrispondenza di tre superci di calcolo: la prima per il pavimento della navata centrale ad un’altezza di 0,85 m, la seconda in adiacenza ai mosaici parietali della navata centrale e la terza in adiacenza ai mosaici parietali di una navata laterale; risultati ottenuti da una simulazione successiva alla fase di progetto e nella congurazione effettiva dei corpi illuminanti: posizione sica e geometria del puntamento. I valori di illuminamento rilevati, vedi Tab. 1, sono coerenti con le speciche di progetto e, con qualche approssimazione, con quanto ottenuto dalle simulazioni ex-post alla fase sperimentale ed a quelle a impianto eseguito. 36 VALORI͛/>>hD/EDEdKKZ/KEd>(Lux) =RQDGLPLVXUD]LRQH 1DYDWD&HQWUDOH 3UHVELWHULR 0HQVD $OWDUH3DQWRFUDWRUH 1DYDWDODWHUDOHGHVWUD 1DYDWDODWHUDOHVLQLVWUD $EVLGH63LHWUR $EVLGH63DROR (0,1 (0$; (P (0,1(P 9$/25,'¶,//80,1$0(1729(57,&$/(/X[ =RQDGLPLVXUD]LRQH 0RVDLFLDEVLGH3DQWRFUDWRUH 0RVDLFLSDULHWDOLQDYDWDFHQWUDOH 0RVDLFLSDULHWDOLQDYDWDODWHUDOHGHVWUD 0RVDLFLSDULHWDOLQDYDWDODWHUDOHVLQLVWUD 0RVDLFLDEVLGH63LHWUR 0RVDLFLDEVLGH63DROR (0$; L’impianto di illuminazione rimane suddiviso in 14 circuiti indipendenti che risultano protetti e comandabili singolarmente: 1 Softto navata centrale; 2 - Mosaici navata centrale; 3 - Mosaici e softti navate laterali; 4 - Mosaici e softti navata destra; 5 - Mosaici e softti navata sinistra; 6 - Pavimento Presbiterio; 7 - Mosaici laterali transetti; 8 - Mosaici frontali transetti; 9 - Catino absidale e Pantocratore; 10 - Mosaici e altare S. Paolo; 11 - Mosaici e altare S. Pietro; 12 - Softti transetto e Presbiterio; 13 Pavimento altare; 14 - Pavimento navata centrale. I circuiti previsti nel progetto erano in numero di 13, nel corso dei lavori è risultato possibile l’uso di un circuito del vecchio impianto esistente, che ha consentito l’alimentazione esclusiva dei proiettori installati sui pulvini e destinati all’illuminazione del pavimento della navata centrale. Questo ha consentito di migliorare sensibilmente la essibilità dell’impianto di illuminazione, consentendo l’attivazione di nuovi e diversi scenari. Questi circuiti possono essere attivati singolarmente o variamente combinati in scenari prestabiliti no ad un massimo di 32. Per gli scenari programmati in particolare sono previste le seguenti possibilità: I - Liturgia solenne; II - Liturgia festiva e matrimoni; III - Liturgia feriale; IV - Liturgia della parola e conferenze; V - 37 Pantocratore e altari S. Pietro e S. Paolo; VI - Navata laterale destra; VII - Navata laterale sinistra; VIII - Transetto e abside; IX - Aula e navate laterali; X - Softti; XI - Mosaici; XII - Pavimenti; XIII - Concerto d’organo; XIV - Concerto d’orchestra; XV - Visita turistica. L’illuminazione di sicurezza è afdata alle 11 appliques in bronzo disposte lungo le pareti perimetrali del Duomo ed attualmente dotate ognuna di 5 lampade a incandescenza da 40W. Tali lampade potranno successivamente essere sostituite con lampade Philips a led Oliva B35 Novallure LEDcandle & Lustre Dimmerabile aventi una durata media di circa 20 000 ore e temperatura di colore di 2 700°K. Le appliques sono suddivise in due circuiti indipendenti e alimentate dal gruppo di continuità ubicato in zona protetta, la cui autonomia è largamente superiore alla minima prevista per locali di pubblico spettacolo. L’illuminazione di sicurezza può essere presente a prescindere dalla mancanza di rete o può essere attivata in caso di mancanza di rete o per l’intervento di un qualunque interruttore automatico di protezione dei singoli circuiti in cui rimane suddiviso l’impianto d’illuminazione. Al ritorno dell’energia o al ripristinarsi delle condizioni di sicurezza del circuito guasto, l’illuminazione di sicurezza rimane comunque attiva per un tempo tale da consentire la piena riaccensione delle lampade a scarica. Il valore di illuminamento medio misurato risulta pari a 4 lx con un minimo di 1 lx, in corrispondenza delle uscite risulta di 6 lx, in ottemperanza a quanto previsto dalla norma CE1 64-15. 38 5 IL CONTROLLO DELLA LUCE Nell’iter progettuale lo studio del controllo della luce all’interno del Duomo ha costituito indubbiamente un momento particolarmente importante. Le scelte che andavano operate risultavano infatti decisive ai ni di una corretta fruizione del monumento, in ottemperanza alle speciche richieste della Committenza: in primo luogo evitare assolutamente spettacolarizzazioni o effetti dinamici, nella intensità e nel colore della luce. Sulla base dei diversi scenari da attivare è stata operata una conveniente ripartizione dei proiettori da installare in 14 circuiti elementari, potendosi congurare i diversi scenari con una opportuna combinazione dei singoli circuiti. In considerazione della tipologia dei proiettori disponibili, dotati di reattore elettromeccanico tradizionale, della difcoltà o impossibilità a posare, in alcune zone, cavi di segnale anche di ridotto ingombro e per evidenti ragioni di carattere economico, non era attuabile il controllo statico (dimmerizzazione) dei livelli di illuminamento proprio dei diversi scenari e dei singoli proiettori. Il problema successivo da affrontare è stato quindi quello di scegliere il sistema di controllo per la gestione dello stato dei singoli circuiti e dei diversi scenari. La preferenza doveva necessariamente essere accordata ad una tecnologia caratterizzata insieme da essibilità ed espandibilità. Si voleva in sostanza scegliere una congurazione adeguata alle esigenze di comando della illuminazione del Duomo e nel contempo in grado di integrare, come sistema complessivo, la gestione ed il controllo di altri impianti di possibile installazione o sostituzione, insieme all’attivazione di diverse funzionalità [11]: v allarme incendio; v comando utenze motorizzate; v monitoraggio allarmi; v controllo accessi; v rilevazione presenze; 39 v controllo del sistema da qualsiasi postazione internet; v diramazione degli allarmi; v centralizzazione e controllo integrato delle diverse applicazioni. Inoltre il sistema doveva costituire una piattaforma aperta in grado di garantire l’interoperabilità e l’interfunzionamento dei diversi dispositivi indipendentemente dal produttore. Lo standard adoperato è il KNX, che rappresenta la tecnologia a livello globale per il controllo e la gestione dell’automazione negli edici, omologato secondo la norma EN 50090 e la ISO/IEC 14543. I beneci legati all’impiego di questa tecnologia sono molteplici [12]: v riduzione dei costi di progettazione, installazione e cablaggio; v espandibilità e modica dell’impianto senza restrizioni in ogni stadio del suo ciclo di vita; v libera integrazione di nuove funzioni; v semplicità di funzionamento; v elevata afdabilità; v disponibilità del software ETS ( Eib Tool Software) per la progettazione, la messa in servizio e la diagnosi dell’impianto bus. Per ciò che riguarda il controllo dell’impianto di illuminazione i segnali di comando consentiranno l’attivazione dei diversi scenari con la eccitazione delle bobine dei singoli contattori, installati a valle degli interruttori magnetotermici differenziali di protezione, relativi ai circuiti interessati. Il supporto sico per la trasmissione dei segnali è costituito da un doppino, utilizzato sia per i segnali attivi che per l’alimentazione dei diversi dispositivi che integrano il sistema di controllo, composto da una coppia di conduttori schermati e ritorti tipo YCY11 1x2x0,8. Il complesso, destinato al governo dei diversi scenari, è composto dai dispositivi di sistema, dai dispositivi di ingresso e di uscita e da quelli di visualizzazione. I dispositivi di sistema sono costituiti dall’alimentatore di linea a 24V, da un modulo batteria e da un dispositivo di protezione dei componenti dalle sovratensioni. I terminali di ingresso e di uscita consentono la connessione al sistema dei diversi tipi di dispositivi di comando liberi da tensione e degli apparecchi attuatori. I dispositivi di visualizzazione sono rappresentati nel nostro caso da due concentratori universali, con 32 I/O liberamente programmabili – uno per i pulsanti l’altro per i led – utilizzati in combinazione con il pannello sinottico per trasmettere comandi agli attuatori e per visualizzare con i led lo stato delle 40 utenze comandate. Il complesso del sistema, ad eccezione del pannello sinottico, si trova collocato, in uno scomparto dedicato, all’interno dello stesso quadro generale del Duomo, senza quindi dovere ricorrere ad inutili complicazioni impiantistiche, con la possibilità di un controllo manuale dal pannello sinottico dedicato e, peraltro, con la possibilità di governare il sistema stesso da una posizione PC locale o remota con lo specico software di supervisione. Il software dedicato di supervisione, implementato, tramite una interfaccia USB installata nello stesso quadro di distribuzione nello scomparto destinato ad ospitare le apparecchiature di controllo, consente sia la programmazione dei diversi scenari, sia la corrispondente visualizzazione delle relative schermate planimetriche, con la possibilità di monitorare lo stato dei diversi circuiti. A titolo di esempio nella Fig. 9 è mostrata una schermata relativa allo scenario I - Liturgia solenne (tutto acceso), dove risultano attivati i messaggi di allarme relativi ai circuiti elementari 3 (Mosaici e softti navate laterali) e 12 (Softti transetti e presbiterio). FIGURA 9 Schermata relativa allo scenario 1 41 42 6 IL PROGETTO ELETTRICO Il progetto elettrico ha preso le mosse dalla considerazione di una serie di elementi: classicazione del luogo ai ni della sicurezza; acquisizione dei risultati di due indagini recenti, sullo stato degli impianti elettrici nel complesso monumentale, commissionate dalla Fabbriceria del Duomo; puntuale documentazione sullo stato di fatto dell’impianto elettrico nel suo complesso, integrando le indagini di cui al punto precedente ed estendendo i controlli anche alla rimanente parte dell’impianto che rimane allo stato originario; previsione di un intervento complessivo di tipo conservativo ed a bassissimo impatto; valutazione della possibilità di riutilizzare parti di impianto, in particolare le condutture originariamente posate sui mosaici e sulle cornici, di cui non si pensa di tentare la dismissione per il fondato timore di danneggiare le tessere; studio illuminotecnico. I maggiori problemi che è stato necessario risolvere nella previsione dell’impianto elettrico, sono sostanzialmente riconducibili alla difcoltà di integrare, al meglio, nel monumento tutta una serie di prescrizioni normative relative alla classicazione e all’uso del Duomo: luoghi a maggior rischio in caso di incendio; locali di pubblico spettacolo; norma CEI 64-15 “Impianti elettrici negli edici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica”; e al fatto che l’intervento riguarda solo una parte dell’intero impianto esistente. A tale riguardo si possono citare: 1. l’opportunità di rispettare per la previsione delle condutture non in vista, ove possibile, i percorsi originari, sfruttando i cavedi e le canalizzazioni esistenti se utilizzabili; 2. il vincolo sulla posizione del nuovo quadro generale, coincidente con quella esistente; 3. distribuire e proteggere adeguatamente, dal quadro generale di nuova installazione, le linee di alimentazione degli impianti che rimangono allo stato originario; 4. attuare, per ciò che risulta possibile in questa fase, una protezione dalle sovratensioni coerente con lo studio più generale del rischio dovuto al fulmine, che dovrà inevitabilmente condursi relativamente all’intero complesso monumentale; 43 5. la necessità di dotare il Duomo dell’illuminazione di sicurezza (prima non esistente); 6. la impossibilità di sostituire le condutture posate a vista all’interno del Duomo, installate nella precedente realizzazione; 7. la necessità di disporre di apparecchi illuminanti con grado di protezione minimo IP 40, se installati in zona di rispetto da materiale combustibile. In base alle determinazioni relative alla scelta dell’apparecchio illuminante (tipologia, caratteristiche fotometriche, potenza elettrica), allo studio illuminotecnico dell’installazione, alla conseguente posizione dei proiettori ed alla congurazione dei circuiti base, sono state preparate inizialmente le schede di progetto dei singoli circuiti, in cui è stato suddiviso l’impianto d’illuminazione generale. Nelle singole schede sono state riportate per ognuno dei circuiti: v il numero, la posa, le caratteristiche elettriche ed illuminotecniche dei proiettori installati; v la tipologia, il carico elettrico e le condizioni di posa della linea di alimentazione; v la portata, le caratteristiche tipologiche e geometriche, dei cavi impiegati; v la caduta di tensione percentuale nel tratto; v il tipo e le caratteristiche prestazionali del dispositivo di protezione installato; v il tipo e le caratteristiche prestazionali del dispositivo di comando installato. Tali circuiti sono stati quindi inseriti nel più complesso schema del quadro generale di distribuzione, nel cui disegno sono state inoltre integrate le alimentazioni del nuovo UPS statico per i servizi di sicurezza e delle seguenti utenze esistenti: quadri di servizio e delle Cappelle, circuiti di illuminazione e prese delle scale di accesso alle terrazze, circuiti prese all’interno del Duomo. 44 Il quadro generale è stato ubicato in un vano esistente nella Sacrestia, nella stessa posizione di quello esistente, vedi Fig.10. FIGURA 10 Quadro generale In corrispondenza ad esso sono stati ubicati il comando di emergenza generale (con esclusione dei circuiti di sicurezza) e il comando EPO, con lo spegnimento totale in emergenza e l’apertura del pacco batterie, per il gruppo di continuità. La installazione del gruppo di continuità è stata prevista nello stesso locale Sacrestia; particolare attenzione è stata posta nella valutazione delle condizioni di ventilazione previste dalla norma EN 50272-2 (CEI 21-39) “Batterie stazionarie”, la cui osservanza era esplicitamente prevista dalla norma CEI 64-15, che risultano soddisfatte in relazione alla capacità oraria complessiva delle batterie presenti. Il dimensionamento dei diversi circuiti, di distribuzione e terminali in uscita dal quadro generale, è stato eseguito con una metodologia computerizzata che impiega un software dedicato. Le speciche che stanno alla base del calcolo fanno riferimento a [1]: condizioni di posa e tipologia delle condutture; 45 numero dei circuiti presenti nello stesso ambiente di posa; carico elettrico dei vari circuiti; fattori di contemporaneità; temperatura ambiente; valore della massima caduta di tensione ammissibile nei vari tratti circuitali (il valore massimo relativo complessivo ssato dalle Norme CEI 64.8 è pari al 4%), tenendo in debito conto della caduta di tensione nella linea di alimentazione del quadro generale del Duomo a partire dal quadro di distribuzione in B.T. della cabina d’utente; lunghezza dei vari circuiti. I vari circuiti sono stati protetti dalle sovracorrenti ( sovraccarichi e cortocircuiti ) con l’impiego di interruttori automatici magnetotermici onnipolari, tenendo conto delle possibili congurazioni di alimentazione: da rete o da gruppo elettrogeno. La scelta delle caratteristiche e delle prestazioni degli interruttori è stata eseguita, anche in questo caso, con una metodologia computerizzata che impiega un software dedicato. Inoltre nella determinazione del valore della corrente di cortocircuito trifase netto al livello del quadro di distribuzione, si è fatto riferimento non alle attuali condizioni di alimentazione ma a quelle che, ragionevolmente, possono ipotizzarsi per il futuro, e ciò per consentire alla installazione prevista, di rispondere adeguatamente ai possibili mutamenti che dovessero intervenire nel tempo. La posizione attuale della cabina d’utente e la potenza del trasformatore potrebbero infatti , in base a una analisi successiva, essere oggetto di una possibile revisione. Pertanto è stato opportuno tenere conto di questa eventualità, ipotizzando uno scenario realistico della possibile condizione di alimentazione del complesso monumentale. La protezione da contatti diretti è assicurata dall’isolamento principale (al quale può risultare aggiunto quello supplementare), dal grado di protezione IP degli involucri delle apparecchiature e dei componenti. La protezione da contatti indiretti, in bassa tensione, è stata realizzata con diverse modalità: - prevedendo il collegamento delle masse degli apparecchi di classe I all’impianto di terra, con l’interruzione automatica del circuito guasto in caso di pericolo per le persone; - impiegando apparecchi con isolamento doppio; - utilizzando apparecchi alimentati a bassissima tensione di sicurezza (SELV). Il sistema di protezione da contatti indiretti in bassa tensione (sistema TN-S), che prevede l’interruzione 46 del circuito guasto, è stato realizzato con l’impiego di interruttori magnetotermici differenziali; ciò consente anche una efcace protezione contro gli incendi di origine elettrica. Il criterio seguito per la protezione delle varie parti di impianto con gli interruttori differenziali ha comportato l’adozione di apparecchi di protezione ad alta sensibilità a scatto istantaneo sensibili a correnti pulsanti ed unidirezionali per i circuiti terminali, mentre si sono impiegati apparecchi di protezione differenziale a bassa sensibilità per i circuiti di distribuzione. In tal modo si soddisfa il requisito della selettività sia verticale che orizzontale del sistema di protezione, che consente di isolare i circuiti guasti senza provocare estesi disservizi. Per la protezione dalle sovratensioni , nell’ambito del progetto è sembrato ragionevole prevedere nel quadro generale di distribuzione la installazione di SPD in grado di contenere almeno gli effetti delle sovratensioni trasmesse dalla linea elettrica entrante, per fulminazione diretta o indiretta della linea stessa (sovratensioni di modo comune) - sorgenti di danno S3 e S4. La protezione dalle sovratensioni per accoppiamento induttivo, dovute a fulmini che colpiscono l’edicio o che cadono a terra nelle sue vicinanze, potrà essere ottenuto soltanto sulla base dei risultati dello specico studio del rischio dovuto al fulmine. Tale studio individuerà infatti, oltre alla necessità o meno di un sistema di protezione contro i fulmini (LPS), tutta una serie di provvedimenti idonei a contenere gli effetti delle sovratensioni per accoppiamento induttivo. Sia l’UPS, che possiede peraltro un elevato livello di immunità al fulmine, che il sistema destinato al governo dei diversi scenari, dispongono di dispositivi dedicati di protezione dalle sovratensioni. Per la illuminazione di sicurezza è stato condotto uno studio per accertare la possibilità di utilizzare le appliques in bronzo esistenti, installate lungo il perimetro del Duomo, come sorgenti di illuminazione di sicurezza. La soluzione scelta prevede la sostituzione dei vecchi portalampada con altri in materiale termoplastico autoestinguente ammessi al regime di marchio IMQ e conformi alle norme EN 60598, IEC 695-2-1. Per quanto riguarda le condutture, non rimovibili, posate a parete, costituite da cavi multipolari dotati di conduttore di protezione, installati singolarmente o in strato di due cavi, ne è stata comunque ipotizzata la riutilizzazione e nel contempo, potendo disporre solo di un campione limitato, sono state eseguite le prove di non propagazione della amma presso un laboratorio accreditato. Il buono stato di conservazione dei cavi, il superamento delle prove di non propagazione della amma, il ridotto carico 47 elettrico (meno del 50% di quello precedente), l’uso di componenti di percorso metallici (cassette di derivazione e pressacavi), le derivazioni eseguite con cavi per locali a lento abbandono, la protezione dei circuiti con interruttori magnetotermici differenziali (tipo A) con sensibilità di 30mA, ne hanno confortato la riutilizzazione, ciò anche per non privare l’impianto di illuminazione del Duomo di importanti posizionamenti dei proiettori. I proiettori adoperati, adatti per la posa su superci normalmente inammabili, hanno un grado di protezione IP20. La necessità di posarli in zona di rispetto da materiale combustibile, e l’opportunità di conservare, per motivi estetici e manutentivi, la stessa tipologia di proiettori, hanno consigliato Philips di adottare una soluzione custom per il Duomo, che prevede l’adozione di pannelli microforati in grado di assicurare il richiesto grado di protezione IP40. Per la gestione dell’impianto, come si è già visto, è stato utilizzato un software dedicato di supervisione, implementato, tramite una interfaccia USB installata nello stesso quadro di distribuzione nello scomparto destinato ad ospitare le apparecchiature di controllo, che consente sia la programmazione dei diversi scenari, sia la corrispondente visualizzazione delle relative schermate planimetriche. Per facilitare l’approccio “friendly” a tutto il personale di servizio, è stato inoltre predisposto, insieme al pannello sinottico di comando manuale, un pannello serigrafato con la planimetria del Duomo in cui è possibile visualizzare, tramite dei led colorati, le parti illuminate del Duomo: mosaici, softti, pavimenti, con possibilità di comando manuale Fig.11 . FIGURA 11 Pannello serigrafato e sinottico 48 Nel corso dei lavori sono state eseguite le veriche, previste dalle norme CEI 64-8, in corso e a ne opera. In particolare sono state specicatamente documentate quelle relative a : v Misura della resistenza di isolamento; v Controllo dei materiali costituenti i quadri elettrici; v Prove individuali dei quadri elettrici; v Controllo equilibrio dei carichi e misura delle correnti; v Controllo della funzionalità dell’impianto elettrico; v Verica del funzionamento delle protezioni differenziali. 49 50 SCHEDA DEL PROGETTO Progetto dell’impianto di illuminazione del Duomo di Monreale Gruppo di progetto Progettisti: Dott. Ing. Stefano Diprima - Dott. Ing. Luigi Pirino - Dott. Ing. Elia Musca Consulente elettrico della Fabbriceria del Duomo: Prof. Ing. Vincenzo Cataliotti Consulente illuminotecnico: Dott. Arch. Emanuela Pulvirenti Coordinatore per la sicurezza: Dott. Ing. Filippo Patellaro Coordinatore del progetto graco: Dott. Arch. Leandra Battaglia Direzione dei Lavori Direttore dei lavori: Dott. Ing. Stefano Diprima Presidenti della Fabbriceria del Duomo di Monreale Mons. Ferdinando Toia - 2006-2009 Mons. Antonino Dolce - pro tempore Scheda lavori Impresa esecutrice: Filippo Armetta – Palermo Direttore tecnico dell’impresa: Geom. Giovanni Armetta Importo complessivo dei lavori € 113.337,61 Importo dei lavori a base d’appalto € 95.339,79 Importo dei lavori contrattuale (ribasso del 13%) € 84.638,38 Lavori in economia € 8.570,00 Inizio dei lavori 26 febbraio 2010 Termine dei lavori 12 giugno 2010 Inaugurazione dell’impianto di illuminazione 23 giugno 2010 51 Bibliograa [1]V. Cataliotti “Impianti elettrici” Analisi dei sistemi di distribuzione a media e bassa tensione vol. III S.F. Flaccovio Editore Palermo 2004. [2]A. I. Lima Monreale Atlante Storico delle città Italiane, Sicilia/1, Palermo 1990. [3] G. Schirò, Il Duomo di Monreale, Città dal Tempio d’oro, Edizioni Mistretta, Palermo, 2006. [4] E. Kitzinger I mosaici di Monreale Flaccovio Editore, Palermo, 1991. [5] Mons. Cataldo Naro “I mosaici di Monreale come esperienza di grazia” dall’Introduzione alla ristampa del volume “il Duomo di Monreale illustrato e riportato in tavole cromolitograche” dell’Abate Domenico Benedetto Gravina Palermo 1869 – Edizioni Lussograca Caltanissetta 2007. [6] P.Palladino “Manuale di illuminazione” Luoghi di culto (P. Urbano) Tecniche nuove editore 2005. [7] A.A. Belore-A. Di Bennardo-G. Schirò-C.Scordato “ Il duomo di Monreale” Architettura di luce e icona Abadir Editore 2004. [8] Norma UNI 10829 Beni di interesse storico e artistico - Condizioni ambientali di conservazioneMisurazione ed analisi. [9] V. Cataliotti-G. Morana “Impianti elettrici di illuminazione” Dario Flaccovio Editore Palermo 2010 [10] I. Roselli-P.Testa “Inuenza dell’illuminazione sulla corretta osservazione di mosaici” Luce 4/2004. [11] V.Cataliotti-A.Cataliotti “Impianti elettrici nei grandi edici e building automation” Dario Flaccovio Editore Palermo 2010 [12] ABB i-bus EIB/KNX Sistema in tecnologia bus per il controllo e l’automazione degli edici Catalogo tecnico. 52 Statuto Associazione Fabbricerie Italiane Art. 1 - Costituzione, denominazione e durata È costituita l’”ASSOCIAZIONE DELLE FABBRICERIE D’ITALIA”, associazione senza scopo di lucro a norma degli artt. 36 e seguenti del Codice civile. L’Associazione ha durata illimitata, salvo quanto previsto dal presente statuto o dalle norme di legge. L’Associazione non ha scopo di lucro. Art. 2 - Sede La sede legale dell’Associazione sarà ubicata presso la sede del Presidente in carica. Art. 3 - Soci Possono iscriversi all’Associazione gli Enti come deniti dall’ art. 15 legge 27/05/1929 n. 848, regolate dall’art. 72 legge 20/05/1985 n. 222 e D.P.R. 13/02/1987 n. 33 e successive integrazioni e modiche, di seguito denominate più semplicemente “Fabbricerie”, formulando la domanda scritta da far pervenire, a mezzo lettera raccomandata al Consiglio Direttivo che delibererà in merito. Ogni associato può recedere dall’Associazione, mediante comunicazione scritta da effettuarsi entro il 30 giugno dell’esercizio in corso con decorrenza che avrà efcacia a valere dal 1° gennaio dell’anno successivo. Sono soci fondatori coloro che rmano l’atto costitutivo della Associazione e costituiscono l’Associazione di cui all’art. 1 del presente statuto. Art. 4 - Finalità Le nalità dell’Associazione sono: - rappresentare gli interessi delle Fabbricerie interessate favorendone la crescita ed il progresso, interagendo con la Conferenza Episcopale Italiana e altre Istituzioni Religiose Nazionali, con enti pubblici nazionali ed internazionali, le Regioni, le Prefetture, le Province, i Comuni, le Camere di Commercio, le organizzazioni di categoria imprenditoriale e sindacale, previdenziali ed assicurative; - approfondire le tematiche generali degli enti associati, organizzando e favorendo risoluzioni comuni; - offrire consulenza specica, assicurativa, legale, tecnica, amministrativa, scale, nanziaria e organiz- 53 zativa agli associati; - promuovere iniziative amministrative e legislative atte ad adeguare la realtà giuridica alle mutate esigenze della società; - organizzare corsi di formazione manageriale e tecnico-professionale, per il personale degli associati, mirati al superamento della burocratizzazione, al miglioramento dell’impostazione gestionale, all’arricchimento delle competenze; - intrattenere rapporti di collaborazione, studio, ricerca, scambio di dati ed esperienze sociali ed economiche con enti, istituzioni, associazioni, organizzazioni e quanti altri operino nel campo della tutela, valorizzazione e promozione della cultura e dell’arte; - favorire dibattiti e progetti legati alle questioni di categoria, anche attivando la costituzione di gruppi di lavoro. Art. 5 - Organi Sono organi dell’Associazione: - l’Assemblea, composta dai Presidenti delle Fabbricerie iscritte all’Associazione o da loro delegati; - il Consiglio direttivo, è composto da un minimo di 5 e da un massimo di 10 membri compreso il Presidente, nominati tra membri degli organi delle Fabbricerie socie; la cessazione dalla carica nella Fabbriceria comporta la cessazione dal Consiglio Direttivo. La prima Assemblea delibererà sulla sostituzione del consigliere decaduto; il sostituto durerà in carica per il periodo della durata in carica degli altri membri del Consiglio Direttivo. Qualora il Consiglio sia composto da un numero maggiore di 7 membri, è legalmente costituito con la presenza di almeno 4 membri. Il funzionamento del Consiglio direttivo è oggetto di separata regolamentazione con approvazione dell’Assemblea. L’Assemblea può nominare un Presidente onorario. Il Presidente, i membri del Consiglio direttivo ed il Segretario, nominato dallo stesso Consiglio Direttivo anche al di fuori dei suoi componenti, durano in carica tre anni e sono rieleggibili; essi prestano la loro opera gratuitamente salvo il rimborso delle spese sostenute in ragione della carica. Non può rivestire cariche all’interno degli organi dell’Associazione chi ha rapporti di interesse proprio o del coniuge o di parenti o afni no al quarto grado, oppure indiretti, anche tramite ditte o società, con l’Associazione. 54 Art. 6 - Assemblea L’Assemblea ha i seguenti compiti: - la nomina dei membri del Consiglio direttivo, previa determinazione del numero; - la nomina, tra i consiglieri, del Presidente dell’Associazione e di uno o due Vice Presidenti dell’Associazione e può nominare un Presidente onorario; - approva il bilancio; - delibera, col voto favorevole della maggioranza qualicata dei due terzi dei soci, sulle modiche dello statuto proposte dal Consiglio direttivo; - ssa l’ammontare delle quote sociali; - avalla gli indirizzi programmatici proposti dal Consiglio Direttivo. Le decisioni sono assunte a maggioranza degli intervenuti, fuorché quelle di modicazione statutaria e di decadenza degli organi rappresentativi per le quali è necessaria la presenza della maggioranza qualicata dei due terzi dei soci. L’Assemblea è convocata dal Presidente almeno due volte l’anno. In seduta straordinaria l’Assemblea è convocata: - ogniqualvolta il Presidente lo ritenga opportuno; - ogniqualvolta ne faccia richiesta scritta almeno un terzo dei componenti effettivi del Consiglio direttivo; - su richiesta di almeno un terzo degli enti associati. In prima convocazione l’Assemblea è valida con la presenza della maggioranza assoluta degli associati, in seconda convocazione qualsiasi sia la presenza degli associati. Art. 7 - Presidente Al Presidente sono attribuiti i seguenti incarichi: - rappresenta l’Associazione nei confronti dei terzi ed in giudizio; - convoca e presiede l’Assemblea dei soci; - convoca e presiede il Consiglio direttivo; - favorisce il raggiungimento dei ni sociali; - esegue le deliberazioni dell’Assemblea e del Consiglio; - provvede agli atti amministrativi e contabili necessari. 55 Nei casi di legittimo impedimento, le funzioni del Presidente sono assunte pro-tempore dal Vice Presidente più anziano per età. Art. 8 - Consiglio direttivo Il Consiglio direttivo: - redige gli atti da sottoporre all’Assemblea; - favorisce il raggiungimento dei ni sociali; - esegue le deliberazioni Assembleari; - approva l’ammissione dei nuovi soci; - nomina il Segretario; - predispone il bilancio dell’Associazione; - da’ erogazione alle previsioni di spesa; - accoglie le istanze degli associati, al ne di proporre ed adottare strumenti e soluzioni; - stabilisce gli indirizzi programmatici da sottoporre all’Assemblea; - stabilisce l’ubicazione delle riunioni dell’Assemblea. Il Consiglio si riunisce di regola ogni trimestre, e in ogni caso su proposta del Presidente o su sollecitazione di almeno un terzo dei Consiglieri. Art. 9 - Attività di formazione Per il conseguimento degli scopi di cui all’art. 4, ritenendo fondamentale per l’Associazione l’attività di formazione, approfondimento e di studio, può essere costituita una Commissione tecnica permanente nominata dal Consiglio Direttivo che collaborerà con il Consiglio e il Presidente. I membri di tale Commissione potranno anche essere esterni. Art. 10 - Presidente onorario L’Assemblea può provvedere a nominare un Presidente onorario. È membro di diritto del Consiglio direttivo senza diritto di voto. 56 Art. 11 - Articolazione territoriale L’Associazione al ne di espletare la propria attività, può organizzarsi in sezioni regionali cui fanno riferimento i soci. Le modalità di organizzazione a livello territoriale sono libere, fermo restando l’obbligo di accettare gli scopi ed i ni dell’Associazione e che le attività svolte a livello locale debbono considerarsi integrative di quelle nazionali. Art. 12 - Mezzi nanziari I mezzi nanziari dell’Associazione sono rappresentati: - dalle quote associative stabilite annualmente dall’Assemblea; - da erogazioni liberali, contributi e oblazioni pubbliche e private; - dai proventi derivanti dal patrimonio dell’Associazione; - da eredità, donazioni e lasciti. Il patrimonio è costituito dai beni immobili e mobili comunque acquisiti con la specica destinazione all’Associazione. Gli utili e gli avanzi di gestione devono essere impiegati obbligatoriamente per la realizzazione delle attività istituzionali. Art. 13 - Bilancio L’esercizio nanziano coincide con l’anno solare. Il bilancio consuntivo, entro il mese di aprile, è sottoposto all’approvazione dell’Assemblea a cura del Consiglio direttivo, accompagnato dalla relazione del Presidente. Nel mese di novembre sarà presentato all’Assemblea il bilancio preventivo. Art. 14 - Scioglimento dell’Associazione Lo scioglimento dell’Associazione è deliberato dall’Assemblea con la maggioranza dei tre quarti dei soci. In tal caso l’Assemblea determina la destinazione pro-quota delle eventuali attività patrimoniali e nanziarie risultanti alle Fabbricerie socie. 57 Art. 15 - Norme transitorie e di prima applicazione I soci fondatori, che hanno sottoscritto l’atto costitutivo, nominano il Consiglio Direttivo e al suo interno il Presidente ed il od i Vice Presidenti. Sono altresì considerati soci fondatori le Fabbricerie che faranno pervenire al Consiglio Direttivo la domanda di adesione, a mezzo lettera raccomandata entro il 30/09/2005. 58 59 60 Stampa TIPOGRAFIA VIGO CURSI - PISA Marzo 2012 61 62