«Con le mie fatture hanno pagato altri» FRANCESCO TERRERI Sono decine, 53 solo quelle «censite» dall'Associazione Artigiani, le piccole imprese che devono ricevere da Btd Servizi Primiero spettanze per lavori fatti. Ma tra le aziende degli artigiani subappaltatori della cooperativa edile del Primiero ce n'è almeno una che non ha sofferto solo per i ritardi di pagamento, ma anche per operazioni decisamente poco chiare. «Con le mie Il denaro del mattone Non mi hanno saldato per mesi, poi ho scoperto che i soldi erano andati a un altro Artigiano subappaltatore Btd fatture hanno pagato un altro» raccon- ta un artigiano subappaltatore. Che ha già ottenuto un decreto ingiuntivo ma potrebbe presentare un esposto sul suo caso. «Lavoro con Btd da qualche anno - racconta l'imprenditore che chiede non venga fatto il suo nome - Nei primi tempi ci strozzavano con i prezzi, tagliavano i nostri crediti, pagavano un po' in ritardo ma pagavano». Una situazione, per la verità, non diversa da altre imprese edili e da altri artigiani. «Dallo scorso settembre però - continua - hanno cominciato a non farci fatture. Avevamo lavori eseguiti e non fatturati». Come è possibile? «Perché - spiega - il fornitore di materiali fa la bolla e quindi la fattura. I subappaltatori invece fissano di volta in volta appuntamenti con l'appaltatore per poter fatturare». Appuntamenti che nell'ultimo scorcio del 2014 hanno cominciato a diradarsi. Va detto che l'espansione di Btd aveva portato la coop di Imer ad avere cantieri non solo in tutto il Trentino ma anche fuori regione: da Palmanova, in Friuli, cantiere in cui era subentrata alla Geosistema in concordato, a Sestri Levante, a Cesenatico per la Provincia. Quindi il perimetro delle aziende fornitrici e subappaltatrici è molto ampio. Ma torniamo al nostro artigiano. «Tra le mie fatture - puntualizza - ce n'era una emessa molto tem- po prima e non pagata per molti mesi. Il direttore di Btd Fabiano Dalla Sega mi rassicurava: sistemeremo, recupereremo. Ma io non vedevo niente». A un certo punto, lo scorso autunno, l'imprenditore si reca nella sede Btd per chiarire la questione. E si sente dire: la fattura è stata pagata. Ma poi scopre che il destinatario del pagamento non era lui ma un altro. Non un altro artigiano o fornitore, non era uno sbaglio di indirizzo: il documento era stato utilizzato per pagare, in parte in contanti, in parte via banca, un'altra persona. Motivo? Sconosciuto. Lungi dal correggere l'errore, in Btd l'artigiano si è sentito ripetere «vedremo, sistemeremo». Il referente per tutte queste pratiche era Dalla Sega, che l'altro giorno, attraverso il suo avvocato Giorgio Franciosa di Roma, ha precisato: non sono affatto stato individuato come primo responsabile del dissesto, non sono stato allontanato da tutti gli incarichi, non ero neanche direttore. Per essere precisi: Dalla Sega è direttore tecnico di Btd dal 30 maggio 2008. Dal 28 giugno 2013 è consigliere di amministrazione e vicepresidente della cooperativa. È stato presidente della Marsilli di Rovereto dall'acquisizione del controllo alla fusione in Btd ed è tuttora presidente di Primiero Sviluppo e di Camparta Ambiente e nel cda di altre partecipate di Btd, mentre è stato sostituito al vertice di Itaca srl. Zabbeni (Cgil) sulla Btd: «Sistema cooperativo senza competenze inteme» Sistema della cooperazione molto deludente, senza una struttura organizzativa capace di affiancare le coop in difficoltà. «Non esiste» scrive Maurizio Zabbeni (nella foto), segretario di Fillea-Cgil del Trentino a proposito del caso Btd «la minima competenza interna che possa aiutare gli amministratori, per lo più soci e operai e non capaci consulenti del lavoro e finanziari, nella gestione delle procedure concorsuali nella gestione delle fasi di affitto di rami aziendali». «Abbiamo appreso solo dagli organi di stampa» aggiunge Zabbeni «salvo successiva conferma di Massimo Berlanda (persona stimata, lasciato completamento solo) del cda di Btd, dell'avvenuta cessione di taluni rami aziendali. E ciò sarebbe avvenuto senza il dovuto coinvolgimento dei 52 lavoratori e delle loro organizzazioni di rappresentanza, ex lege!». Zabbeni spiega di «avere chiesto direttamente a Schelfi e Cescato di muovere Cooperfidi per dare una risposta immediata ai crediti dei lavoratori, attraverso una cessione di credito. Nessuna risposta».