Andrea Pugliese
Bitonto 29 settembre 2004
“RIFIUTI: inquadramento generale,
distinzione e qualificazione”
Introduzione
Tutti sanno o dovrebbero sapere che il modo di vita di una
società è strettamente determinato dal suo sistema
economico e produttivo. Tutti, anche quelli che credono di
essere 'liberi' nel cosiddetto anticonformismo che diventa
'casual', siamo consigliati, seguiti, determinati da ciò che
viene prodotto e che dobbiamo consumare. È
l'imposizione di usi, costumi, mode, comportamenti,
ideologie e bisogni da parte di chi, da tutto questo, trae
un utile economico-produttivo e politico. Quindi, da una
parte bisogna considerare il sistema economico, dall'altra
quello produttivo come entità che determinano
l'organizzazione della vita sociale, dei rapporti tra individui
(sistema politico).
Introduzione
Ma i sistemi economico e produttivo non esauriscono
l'insieme delle possibili interrelazioni: bisogna tener conto
anche del mondo naturale, dell'ecosistema che fornisce
tutte le risorse necessarie alla vita ed alle attività
dell'uomo.
Ed in definitiva: l'ecosistema fornisce tutte le risorse
primarie (materie prime, alimenti, energia); il sistema
produttivo trasforma le risorse naturali in beni e servizi
(cibo, manufatti, trasporti, ,..); il sistema economico
trasforma i beni in guadagni, profitti, crediti, risparmi,
investimenti, imposte e definisce la distribuzione del
reddito tra i cittadini (mediante il sistema politico).
Introduzione
Dovrebbe essere l'ecosistema a fornire norme di
comportamento al sistema produttivo e quest'ultimo al
sistema economico. Ma le cose sono nella realtà
esattamente ribaltate: è il sistema economico che detta
legge; è il sistema produttivo che utilizza strumenti,
macchine, processi che sono stati progettati al solo scopo
di esaudire la richiesta di massimo profitto, senza nessuna
preoccupazione per i danni che vengono arrecati
all'ecosistema e, in particolare, senza nessun riguardo alla
conservazione dell'energia mediante un suo uso
appropriato ed efficiente. Conseguenza drammatica di ciò
sono le tre crisi che affliggono il mondo industrializzato:
quella ambientale, quella energetica, quella economica
Tutto ciò ha determinato una maggiore
importanza delle problematiche
connesse alla gestione dei rifiuti: la
produzione dei rifiuti è, infatti,
progressivamente aumentata quale
sintomo del progresso economico e
dell’aumento dei consumi. La
diversificazione dei processi produttivi
ha, inoltre, generato una
moltiplicazione della tipologia dei rifiuti
con effetti sempre più nocivi per
l’ambiente
Definizione (D.Lgs22/97)
“Ai fini del presente decreto si
intende per:
a) rifiuto: qualsiasi sostanza od
oggetto che rientra nelle categorie
riportate nell'allegato A e di cui il
detentore si disfi o abbia deciso o
abbia l'obbligo di disfarsi;”
Ciclo ideale
Natura:
materie prime
Industrie:
prodotti e rifiuti industriali
Consumatori: utilizzatori e rifiuti urbani
Definizione
Ai fini dell'attuazione del presente decreto i
rifiuti sono classificati, secondo l'origine, in
rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le
caratteristiche di pericolosità, in rifiuti
pericolosi e rifiuti non pericolosi.
2. Sono rifiuti urbani:
a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e
luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad
usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani
per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 21, comma 2, lettera g);
c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade
ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette
ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei
corsi d'acqua;
e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi
e aree cimiteriali;
f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli
altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui
alle lettere b), c) ed e).
.
3. Sono rifiuti speciali:
a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;
b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione,
nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di
scavo;(8bis).
c) i rifiuti da lavorazioni industriali, fatto salvo quanto
previsto dall'articolo 8, comma 1, lettera f-quater) (8ter)
d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;
e) i rifiuti da attività commerciali;
f) i rifiuti da attività di servizio;
g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di
rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti
delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da
abbattimento di fumi;
h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti
4. Sono pericolosi i rifiuti non domestici precisati nell'elenco di cui
all'allegato D sulla base degli allegati G, H e I (9).
Rifiuti-Ambiente
Modello di DPSIR – RIFIUTI
Rifiuti-Ambiente
Ma i rifiuti sono solo una componente del
sistema ambiente:
Acqua-aria-paesaggio-rumore- …
Pertanto prima di affrontare la tematica
in particolare dei rifiuti è necessario
fornire un quadro del diverso approccio
alle tematiche ambientali indotte dalla
moderna coscienza “ambientalista”.
Oggi parleremo di:
•
•
•
•
A che punto siamo?
Evoluzione storica della tutela ambientale
Lo sviluppo sostenibile e l’Agenda 21 Locale
Le esternalità ambientali: i conti non tornano!
14
A che punto siamo?
1. Quanti litri procapite
consumano di acqua al giorno
per usi domestici gli italiani?
A) 86
B) 127
C) 213
D) 1021
15
A che punto siamo?
2. le famiglie italiane quanto
energia elettrica consumano in un
anno per elettrodomestici e
illuminazione?
A) 570 milioni di Kw ora
B) 2 miliardi di Kw ora
C) 10 miliardi di Kw ora
D) 34 miliardi di Kw ora
16
A che punto siamo?
3. Quanti rifiuti produce
ognuno di noi in media in
ambito domestico?
A) 0,5 Kg
B) 1,5 Kg
C) 5 Kg
D) 8 Kg
17
A che punto siamo?
5. Quale tra questi prodotti
non si può riciclare?
A) batterie d’auto
B) ceramiche
C) polestirolo
D) tutti
18
A che punto siamo?
1. Quanti litri procapite consumano di acqua al
giorno per usi domestici gli italiani?
C) 213
il 39% per bagno e doccia, 20% per i sanitari, 12% per il bucato, 10%
per il lavaggio delle stoviglie, 6% per usi di cucina, 6% per il
lavaggio di auto e per il giardino, 1% per bere, 6% per altri usi
per i 2/3 dell’umanità questi 40 litri rappresentano la disponibilità
d’acqua di intere settimane (OMS 2002).
19
A che punto siamo?
2. le famiglie italiane quanto energia
elettrica consumano in un anno per
elettrodomestici e illuminazione?
D) 34 miliardi di Kw ora
Questi consumi contribuiscono con circa 23
milioni di tonnellate di anidride carbonica ai
problemi dell’effetto serra, pari ad 1/3 di quelle
causate dal trasporto su gomma
20
A che punto siamo?
3. Quanti rifiuti produce ognuno
di noi in media in ambito
domestico?
B) 1,5 Kg
circa il 50% del volume ed il 30% del
peso sono imballaggi ma poi bisogna
aggiungere i rifiuti lasciati nelle strade,
quelli della lavorazione delle industrie,
delle cave e miniere, quelli prodotti
dagli agricoltori e tante altre tipologie.
21
A che punto siamo?
5. Quale tra questi prodotti non si
può riciclare?
C) polestirolo
Le batterie d’auto si riciclano
completamente,
Con le ceramiche (ed altri latterizzi)
si fanno sottofondi stradali e
riempimenti
22
Domanda
Parleremo di una evoluzione
storica dei rapporti
Ambiente/Imprese/Governo,
del concetto di ambiente e di
quello di tutela ambientale,
ma quando ha inizio questo
storia?
23
Il concetto di ambiente (natura) era presente sin
dalle prime popolazioni primordiali, al quale era
spesso associato un potere divino.
Già nell’ordinamento romano, vi erano delle leggi
ambientali che cercavano di ordinare lo smaltimento
dei rifiuti nella città e vietavano il rilascio di acque
sporche nei pressi di pozzi o torrenti
Di imprese, se ne può parlare dal XVIII Secolo in
poi, ovvero dopo la rivoluzione industriale, prima vi
erano entità produttive sporadiche o artigianali.
24
Tuttavia sia il concetto di ambiente che le leggi
per la sua tutela abbiano origine antica, la loro
importanza è andata diminuendo nei secoli fino
ad essere tornate importanti solo negli ultimi
decenni. Perciò per l’evoluzione storica che
considereremo avrà solo tre fasi:
Fino agli anni 70
Gli anni 70-80
Gli anni 90…
25
Evoluzione storica
I rapporti Ambiente/Imprese/Governo
Risorse
(quali?)
Ambiente
Leggi
Imprese
Inquinamento
(in che forma?)
26
Fino agli anni 70
• Le risorse naturali
erano considerate
illimitate
• La richiesta umana era
inferiore all’offerta
naturale sostenibile.
• Assenza di informazioni
• Gli incidenti o le
situazioni di pericolo e di sensibilizzazione alle
problematiche ambientali
erano taciute
27
Fino agli anni 70
Concetto di Ambiente: veniva considerato solo
in virtù delle possibilità di sfruttamento delle risorse
Rapporto Imprese/Ambiente/Governo:
Le aziende hanno come solo obiettivo la massima
produzione, nei confronti dell’ambiente hanno un
atteggiamento passivo, preoccupandosi soltanto di
non creare disastri ecologici per i quali rischiavano
la chiusura dell’impianto. Il Governo si limita a
evitare che le aziende si danneggino tra loro.
Tutela ambientale: è praticamente inesistente
vive una fase non significativa
28
Anni 70-80
• Le risorse naturali
cominciano a
scarseggiare e ad essere
molto costose
• La richiesta umana
diventa superiore alla
offerta naturale
sostenibile
• Si verificano numerosi
incidenti disastrosi e i
mass-media iniziano ad
interessarsene
• L’informazione sugli
incidenti diffonde una
sensibilizzazione verso le
problematiche. Nascono
le associazioni
ambientalistiche
29
Anni 70-80
Concetto di Ambiente: Le risorse naturali
scarseggiano e l’ambiente assume un valore
economico e sociale.
Rapporto Imprese/Ambiente/Governo:
Il Governo assume una posizione di “Comand and
Controll”. Decreta dei limiti e si preoccupa solo
del rispetto degli stessi.
Le aziende sono sensibili alla riduzione delle
risorse utilizzate, divenute costose, ma per quanto
riguarda l’inquinamento assumono un
atteggiamento addittivo, limitandosi a rispettare i
limiti.
30
Anni 70-80
Tutela ambientale: vive una fase di
regolamentazione in cui si ritiene che il rispetto di
limiti possa essere sufficiente a difendere e migliorare
lo Stato dell’ambiente.
I risultati sono scarsi, sia per la difficoltà nel
monitorare, sia perché le aziende spesso rispettavano i
limiti di poco e alla prima situazione anomala (molto
frequenti in impianti industriali) si trovavano a
superarli.
31
Gli anni 90….
• Il consumo di risorse
naturali diminuisce a
livello locale, ma
aumenta a livello globale
• La tecnologia a ridotto il
quantitativo di risorse
necessarie alla produzione,
ma è aumentato il numero
di persone che le utilizzano
• Continuano a verificarsi
incidenti ambientali e si
manifestano conseguenze
dell’inquinamento a
livello globale.
• La sensibilizzazione è
molto forte nella
popolazione ma non si
trovano strumenti per
concretizzarla.
32
Gli anni 90….
Concetto di Ambiente: L’ambiente diviene una
tematica fondamentale di qualsiasi politica e la
sensibilizzazione sulle problematiche ambientali è diffusa
in tutti i paesi occidentali.
Rapporto Imprese/Ambiente/Governo: Nel
rapporto tra Imprese e Governi mantiene di base un
approccio del tipo “command & controll”, ma vi
affianca la possibilità per le aziende di entrare nella
fase del miglioramento continuo che prevede
l’adozione volontaria da parte di codici e
comportamenti eco-compatibili. Il ruolo delle imprese
da addittivo diventa proattivo in quanto esse si fanno
soggetto di politiche di miglioramento ambientale,
ottenendo così vantaggi sia dal punto di vista del
33
risparmio di materie prime che di immagine
Gli anni 90….
Tutela ambientale: viene affidata al mercato.
Tramite gli strumenti di certificazione impostati verso
il miglioramento continuo della qualità ambientale si
genera un circolo virtuoso per il quale le imprese che
vorranno rimanere dentro il mercato dovranno adottare
politche eco-compatibili che consentano loro di avere
risparmi sulle risorse utilizzate e un immagine
accettata da consumatori sempre più sensibili alla
tematica.
34
Esempio:
Emissioni inquinanti, produzione rifiuti, consumo materie prime
100
Limiti di legge
Impresa A: atteggiamento
additivo, non aderisce agli
accordi volontari e non ha sistemi
di gestione ambientale
Impresa B: atteggiamento
pro-attivo, aderisce agli accordi
volontari e ha sistemi di gestione
ambientale
0
35
Esempio:
L’Impresa A:
• non investe inizialmente in sistemi di
gestione ambientale voluti dagli accordi
volontari
•essendo molto vicino ai limiti di legge rischia
alla prima situazione anomala di trovarsi
soggetta a multe o, ancor peggio in danni
ambientali
• subisce frequenti controlli e ha un rapporto
di sfiducia con le amministrazioni
100
Limiti di legge
Impresa A
• Ha difficili rapporti con la popolazione
circostante
• Ha alti costi di permessi, gestione dei rifiuti,
consumi di materie prime
• Quando cambierà la normativa sarà
sicuramente costretta ad adeguare rapidamente
le proprie metodologie, senza avere tempo di
ammortizzare i costi.
Impresa B
0
36
L’Impresa B:
Esempio:
• Deve fare un investimento iniziale per
implementare i sistemi di gestione ambientale
voluti dagli accordi volontari
•essendo lontano dai limiti di legge gestisce
bene le situazioni di emergenza, non
rischiando multe o risarcimenti per danni.
• Gode della fiducia delle amministrazioni e
degli enti di controllo
• Ha un buon rapporto con la popolazione
circostante.
• Ha una gestione più efficiente dei costi
ambientali, utilizza minor risorse.
• Quando cambierà la normativa,
probabilmente sarà già a norma e perciò potrà
progettare un ammodernamento degli impianti
più ragionato e ammortizzato su tempi più
lunghi.
100
Limiti di legge
Impresa A
Impresa B
0
37
Obiettivo di questi incontri:
Nella logica di Mercato le imprese che attueranno i
sistemi di gestione ambientale (Impresa B) aderendo
agli accordi volontari diventeranno più competitivi,
efficienti e gradite dai consumatori e dalle
amministrazioni. Ciò porta, nel tempo, all’uscita dal
mercato di quelle aziende che non attuano nessuna
politica di tutela ambientale (Impresa A).
Inoltre grazie al miglioramento continuo vi è un lento,
ma significativo, progresso verso una situazione di
sostenibilità ambientale.
38
Fino agli
anni 70
Poche leggi
Fase passiva, le
La tutele ambientale
imprese non fanno non esiste
nulla per l’ambiente
Anni 70-80
Molte leggi basate su
limiti si attua
esclusivamente il
“Command & control”
Fase addittiva, si
Si pensa di poter
limitano a rispettare attuare un
i limiti imposti
miglioramento
ambientale
imponendolo alle
imprese per legge
Ultimo
decennio
Limiti (comand &
controll) + strumenti
volontari volti al
miglioramento
continuo
Fase pro-attiva, la
tutela ambientale
viene mista come
mossa vincente sul
mercato
Si porta la tutela
ambientale al centro
del mercato inizia un
fitto dialogo in questa
direzione tra imprese
e governi
39
Dal 915/82 al decreto Ronchi
In materia di gestione dei rifiuti quanto
prima detto si è materializzato in un quadro
completamente
diverso
indotto
dal
passaggio dalla normativa che derivava dal
915/82 al testo unico oggi vigente
40
Il percorso verso la sostenibilità
1972 Conferenza di Stoccolma:
compatibile con l'ambiente.
sviluppo
È la prima volta che vengono adottati a livello
internazionale alcuni principi che saranno alla base del
concetto di sviluppo sostenibile.
Il focus della Conferenza è però ancora
la capacita della terra di
riprodurre le materie prima.
41
Il percorso verso la sostenibilità
1987"Rapporto Bruntland" ("Our common future")
Il rapporto Bruntland (dal nome del primo ministro Norvegese che
presedieva la Commissione mondiale su ambiente e sviluppo a cui venne
presentato), è un rapporto molto critico sulle possibilità di
sviluppo della terra senza interventi ambientali.
Viene definito lo sviluppo sostenibile
La protezione dell'ambiente non viene più considerata un
vincolo allo sviluppo, bensì una condizione necessaria per uno
sviluppo duraturo.
42
Il percorso verso la sostenibilità
1989 Risoluzione 228 dell'ONU:
È la convocazione di una Conferenza delle Nazioni Unite
sull'Ambiente e lo Sviluppo (UNCED), per uno sviluppo
sostenibile ed ambientalmente sano in tutti i paesi.
È il primo atto ufficiale
dell’ONU in questa direzione
43
Il percorso verso la sostenibilità
1992 Conferenza ONU su “Ambiente e Sviluppo Sostenibile”
di Rio de Janeiro:
Durante questa conferenza, a livello mondiale, vengono
gettate le basi per dare l'avvio ai programmi di risanamento
ambientale del nostro pianeta:
• Agenda XXI
• Protocollo di Kyoto
• Salvaguardia della biodiversità
44
Il percorso verso la sostenibilità
1992 V° Programma d'azione dell’UE
Nel V Programma agli strumenti regolamentativi del tipo command and
control vengono preferiti:
 strumenti amministrativi (autorizzazioni, rispetto di standard, di
metodologie, di procedure, etc.);
 strumenti economici (tasse ambientali, incentivi, sgravi fiscali,
etc.)
 strumenti informativi (etichetta ambientale, liste degli inquinatori,
dichiarazioni ambientali delle imprese, etc.),
 strumenti negoziali e volontari (regolamento "EMAS“) Audit
Scheme).
45
sviluppo sostenibile
Per
si intende uno sviluppo che
risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità
delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze
Lo Sviluppo Sostenibile è correlato a
1. L’ambiente
2. L’economia
3. Le condizioni sociali
QUALITA’
AMBIENTALE
Politiche
ambientali
EFFICIENZA
ECONOMICA
Politiche
economiche
QUALITA’
SOCIALE
Politiche
sociali
SOSTENIBILITÀ
46
Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle
necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni
future di soddisfare le proprie esigenze
Esigenze,
Necessità
Generazioni
presenti
Generazioni
future47
Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle
necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni
future di soddisfare le proprie esigenze
Le esigenze
future cresceranno a causa:
• aumento della popolazione
• miglioramento della qualità della vita
• aumento delle nazioni che avranno economie industriali
Le risorse
future tenderanno a diminuire:
• graduale esaurimento delle risorse non rinnovabili
• distruzione delle risorse rinnovabili a causa dell’inquinamento
• allargamento delle nazione coinvolte nei processi di industrializzazione
48
Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle
necessità del presente
senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie
esigenze
Cosa possono fare le generazioni attuali per non
compromettere la capacità di quelle future?
• utilizzare soprattutto fonti energetiche rinnovabili
• diminuire l’inquinamento e la produzione di rifiuti
• adeguare le proprie esigenze alle risorse disponibili sul
proprio territorio
49
Obiettivi nella gestione dei rifiuti
RICICLARE
RIDURRE
Obiettivi
4R
RIUTILIZZARE
RECUPERARE
50
Obiettivi nella gestione dei rifiuti
EFFICIENZA
EFFICACIA
Obiettivi
3E
ECONOMICITA’
51
Esternalità
Sono condizioni di scelta del singolo che
influenzano positivamente o negativamente
quelle di un altro, senza che queste abbiano
relazione con il mercato.
52
Esternalità
SINDROME NIMBY:
NOT IN MY BACK YARD
53
Esternalità: un esempio
La Pubblica Amministrazione e la società
pagano per coprire i costi di quelle esternalità.
ESEMPIO DISCARICHE
54
AUMENTA LA SENSIBILITÀ
AMBIENTALE IN MATERIA DI
RIFIUTI
 raccolta differenziata
consumi “verdi”
 stile di vita ecologico
 campagne “globali”
a difesa dell’ambiente
55
COMPERA PREFERIBILMENTE PRODOTTI COL VUOTO
A RENDERE? E SE LI EVITA: PERCHE'?
PERCHE' E' SCOMODO
13,2%
NO, MI E'
INDIFFERENTE
40,9%
LI EVITO
15%
LO FAREI, MA NON LI
TROVO
23,8%
SI', LI PREFERISCO
20,3%
PER MOTIVI
IGIENICI
0,4%
PER ABITUDINE
0,5%
PERCHE' COSTANO DI
PIU'
0,9%
56
COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE
AVESSE SOLO VUOTO A RENDERE?
NON SO 1,9%
CAMBIEREI NEGOZIO
1,5%
MI ADEGUEREI 11,6%
57
COMPERA PREFERIBILMENTE PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI SFUSI?
E SE QUASI MAI: PERCHE'?
NO, MI E'
INDIFFERENTE
6,9%
LO FAREI, MA NON LI
TROVO
1,5%
SI'
86,8%
ALTRI MOTIVI
0,4%
MOTIVI IGIENICI
0,5%
USO SOLO PRODOTTI
DELL'ORTO
1,6%
QUASI MAI
5%
PERDO TEMPO
1,1%
E' SCOMODO
1,1%
58
COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE AVESSE SOLO PRODOTTI
ORTOFRUTTICOLI SFUSI?
CAMBIEREI NEGOZIO
0,5%
NON SO 1,5%
MI ADEGUEREI
2,8%
59
COMPERA SALUMI E FORMAGGI SFUSI?
SE NO, QUASI MAI: PERCHE'?
SONO MENO SANI
0,5%
LO FAREI, MA NON LI
TROVO
0,4%
NON NE MANGIANO
1,8%
MI E' INDIFFERENTE
5,4%
SI'
85,6%
QUASI MAI
8,6%
E' SCOMODO
2,8%
ALTRI MOTIVI
0,6%
PERDO TEMPO
2,3%
ACQUISTO SOLO
PEZZI INTERI
0,6%
60
COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE AVESSE SOLO SALUMI E
FORMAGGI SFUSI?
CAMBIEREI NEGOZIO
2,1%
NON SO 1,9%
MI ADEGUEREI 4,5%
61
PRENDE UNA BORSA NUOVA OGNI VOLTA CHE FA LA SPESA?
SE SI' PERCHE'?
NEL MIO NEGOZIO
NON C'E' LO
SCATOLONE
1,4%
E' PIU' COMODO
21,1%
NO
71,1%
ALTRI MOTIVI
0,5%
SI'
28,9%
ME LA DIMENTICO
2,4%
LA RIUTILIZZO PER
BUTTARE I RIFIUTI
3,5%
62
COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE
ADERISSE ALL'INIZIATIVA DI VENDERE LE BORSE
DI PLASTICA A 30 CENTESIMI?
NON SO 1,4%
CAMBIEREI NEGOZIO
1,3%
PAGHEREI I 30
CENTESIMI
9,8%
INIZIEREI AD USARE
ALTRI CONTENITORI
16,4%
63
DOVE BUTTA I RIFIUTI RESIDUI?
NEI SACCHI FORNITI
DALLA N.U.
11,6%
NELLA BORSA DI
PLASTICA DELLA
SPESA
43,6%
IN UNA SCATOLA DI
CARTONE
2,5%
IN UN SACCO NERO
42,2%
64
POTENDO SCEGLIERE, IN CHE CONTENITORE
COMPREREBBE PREFERIBILMENTE LE BEVANDE?
NON SA
3,7%
LATTINA
2,8%
CARTONE, TETRAPAK
13,1%
PLASTICA
21,3%
BOTTIGLIA DI VETRO
59,1%
65
SE ESISTESSERO DISTRIBUTORI DI LATTE CHE
PERMETTESSERO DI RIEMPIRE UNA
BOTTIGLIA VUOTA PORTATA DA CASA,
A PARITA' DI COSTO, LI USEREBBE?
NON SA
7,6%
NO
33,7%
SI'
58,8%
66
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RIFIUTI: inquadramento generale, distinzione e qualificazione.