Andrea Pugliese Bitonto 29 settembre 2004 “RIFIUTI: inquadramento generale, distinzione e qualificazione” Introduzione Tutti sanno o dovrebbero sapere che il modo di vita di una società è strettamente determinato dal suo sistema economico e produttivo. Tutti, anche quelli che credono di essere 'liberi' nel cosiddetto anticonformismo che diventa 'casual', siamo consigliati, seguiti, determinati da ciò che viene prodotto e che dobbiamo consumare. È l'imposizione di usi, costumi, mode, comportamenti, ideologie e bisogni da parte di chi, da tutto questo, trae un utile economico-produttivo e politico. Quindi, da una parte bisogna considerare il sistema economico, dall'altra quello produttivo come entità che determinano l'organizzazione della vita sociale, dei rapporti tra individui (sistema politico). Introduzione Ma i sistemi economico e produttivo non esauriscono l'insieme delle possibili interrelazioni: bisogna tener conto anche del mondo naturale, dell'ecosistema che fornisce tutte le risorse necessarie alla vita ed alle attività dell'uomo. Ed in definitiva: l'ecosistema fornisce tutte le risorse primarie (materie prime, alimenti, energia); il sistema produttivo trasforma le risorse naturali in beni e servizi (cibo, manufatti, trasporti, ,..); il sistema economico trasforma i beni in guadagni, profitti, crediti, risparmi, investimenti, imposte e definisce la distribuzione del reddito tra i cittadini (mediante il sistema politico). Introduzione Dovrebbe essere l'ecosistema a fornire norme di comportamento al sistema produttivo e quest'ultimo al sistema economico. Ma le cose sono nella realtà esattamente ribaltate: è il sistema economico che detta legge; è il sistema produttivo che utilizza strumenti, macchine, processi che sono stati progettati al solo scopo di esaudire la richiesta di massimo profitto, senza nessuna preoccupazione per i danni che vengono arrecati all'ecosistema e, in particolare, senza nessun riguardo alla conservazione dell'energia mediante un suo uso appropriato ed efficiente. Conseguenza drammatica di ciò sono le tre crisi che affliggono il mondo industrializzato: quella ambientale, quella energetica, quella economica Tutto ciò ha determinato una maggiore importanza delle problematiche connesse alla gestione dei rifiuti: la produzione dei rifiuti è, infatti, progressivamente aumentata quale sintomo del progresso economico e dell’aumento dei consumi. La diversificazione dei processi produttivi ha, inoltre, generato una moltiplicazione della tipologia dei rifiuti con effetti sempre più nocivi per l’ambiente Definizione (D.Lgs22/97) “Ai fini del presente decreto si intende per: a) rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi;” Ciclo ideale Natura: materie prime Industrie: prodotti e rifiuti industriali Consumatori: utilizzatori e rifiuti urbani Definizione Ai fini dell'attuazione del presente decreto i rifiuti sono classificati, secondo l'origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. 2. Sono rifiuti urbani: a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 21, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e). . 3. Sono rifiuti speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo;(8bis). c) i rifiuti da lavorazioni industriali, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 8, comma 1, lettera f-quater) (8ter) d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti 4. Sono pericolosi i rifiuti non domestici precisati nell'elenco di cui all'allegato D sulla base degli allegati G, H e I (9). Rifiuti-Ambiente Modello di DPSIR – RIFIUTI Rifiuti-Ambiente Ma i rifiuti sono solo una componente del sistema ambiente: Acqua-aria-paesaggio-rumore- … Pertanto prima di affrontare la tematica in particolare dei rifiuti è necessario fornire un quadro del diverso approccio alle tematiche ambientali indotte dalla moderna coscienza “ambientalista”. Oggi parleremo di: • • • • A che punto siamo? Evoluzione storica della tutela ambientale Lo sviluppo sostenibile e l’Agenda 21 Locale Le esternalità ambientali: i conti non tornano! 14 A che punto siamo? 1. Quanti litri procapite consumano di acqua al giorno per usi domestici gli italiani? A) 86 B) 127 C) 213 D) 1021 15 A che punto siamo? 2. le famiglie italiane quanto energia elettrica consumano in un anno per elettrodomestici e illuminazione? A) 570 milioni di Kw ora B) 2 miliardi di Kw ora C) 10 miliardi di Kw ora D) 34 miliardi di Kw ora 16 A che punto siamo? 3. Quanti rifiuti produce ognuno di noi in media in ambito domestico? A) 0,5 Kg B) 1,5 Kg C) 5 Kg D) 8 Kg 17 A che punto siamo? 5. Quale tra questi prodotti non si può riciclare? A) batterie d’auto B) ceramiche C) polestirolo D) tutti 18 A che punto siamo? 1. Quanti litri procapite consumano di acqua al giorno per usi domestici gli italiani? C) 213 il 39% per bagno e doccia, 20% per i sanitari, 12% per il bucato, 10% per il lavaggio delle stoviglie, 6% per usi di cucina, 6% per il lavaggio di auto e per il giardino, 1% per bere, 6% per altri usi per i 2/3 dell’umanità questi 40 litri rappresentano la disponibilità d’acqua di intere settimane (OMS 2002). 19 A che punto siamo? 2. le famiglie italiane quanto energia elettrica consumano in un anno per elettrodomestici e illuminazione? D) 34 miliardi di Kw ora Questi consumi contribuiscono con circa 23 milioni di tonnellate di anidride carbonica ai problemi dell’effetto serra, pari ad 1/3 di quelle causate dal trasporto su gomma 20 A che punto siamo? 3. Quanti rifiuti produce ognuno di noi in media in ambito domestico? B) 1,5 Kg circa il 50% del volume ed il 30% del peso sono imballaggi ma poi bisogna aggiungere i rifiuti lasciati nelle strade, quelli della lavorazione delle industrie, delle cave e miniere, quelli prodotti dagli agricoltori e tante altre tipologie. 21 A che punto siamo? 5. Quale tra questi prodotti non si può riciclare? C) polestirolo Le batterie d’auto si riciclano completamente, Con le ceramiche (ed altri latterizzi) si fanno sottofondi stradali e riempimenti 22 Domanda Parleremo di una evoluzione storica dei rapporti Ambiente/Imprese/Governo, del concetto di ambiente e di quello di tutela ambientale, ma quando ha inizio questo storia? 23 Il concetto di ambiente (natura) era presente sin dalle prime popolazioni primordiali, al quale era spesso associato un potere divino. Già nell’ordinamento romano, vi erano delle leggi ambientali che cercavano di ordinare lo smaltimento dei rifiuti nella città e vietavano il rilascio di acque sporche nei pressi di pozzi o torrenti Di imprese, se ne può parlare dal XVIII Secolo in poi, ovvero dopo la rivoluzione industriale, prima vi erano entità produttive sporadiche o artigianali. 24 Tuttavia sia il concetto di ambiente che le leggi per la sua tutela abbiano origine antica, la loro importanza è andata diminuendo nei secoli fino ad essere tornate importanti solo negli ultimi decenni. Perciò per l’evoluzione storica che considereremo avrà solo tre fasi: Fino agli anni 70 Gli anni 70-80 Gli anni 90… 25 Evoluzione storica I rapporti Ambiente/Imprese/Governo Risorse (quali?) Ambiente Leggi Imprese Inquinamento (in che forma?) 26 Fino agli anni 70 • Le risorse naturali erano considerate illimitate • La richiesta umana era inferiore all’offerta naturale sostenibile. • Assenza di informazioni • Gli incidenti o le situazioni di pericolo e di sensibilizzazione alle problematiche ambientali erano taciute 27 Fino agli anni 70 Concetto di Ambiente: veniva considerato solo in virtù delle possibilità di sfruttamento delle risorse Rapporto Imprese/Ambiente/Governo: Le aziende hanno come solo obiettivo la massima produzione, nei confronti dell’ambiente hanno un atteggiamento passivo, preoccupandosi soltanto di non creare disastri ecologici per i quali rischiavano la chiusura dell’impianto. Il Governo si limita a evitare che le aziende si danneggino tra loro. Tutela ambientale: è praticamente inesistente vive una fase non significativa 28 Anni 70-80 • Le risorse naturali cominciano a scarseggiare e ad essere molto costose • La richiesta umana diventa superiore alla offerta naturale sostenibile • Si verificano numerosi incidenti disastrosi e i mass-media iniziano ad interessarsene • L’informazione sugli incidenti diffonde una sensibilizzazione verso le problematiche. Nascono le associazioni ambientalistiche 29 Anni 70-80 Concetto di Ambiente: Le risorse naturali scarseggiano e l’ambiente assume un valore economico e sociale. Rapporto Imprese/Ambiente/Governo: Il Governo assume una posizione di “Comand and Controll”. Decreta dei limiti e si preoccupa solo del rispetto degli stessi. Le aziende sono sensibili alla riduzione delle risorse utilizzate, divenute costose, ma per quanto riguarda l’inquinamento assumono un atteggiamento addittivo, limitandosi a rispettare i limiti. 30 Anni 70-80 Tutela ambientale: vive una fase di regolamentazione in cui si ritiene che il rispetto di limiti possa essere sufficiente a difendere e migliorare lo Stato dell’ambiente. I risultati sono scarsi, sia per la difficoltà nel monitorare, sia perché le aziende spesso rispettavano i limiti di poco e alla prima situazione anomala (molto frequenti in impianti industriali) si trovavano a superarli. 31 Gli anni 90…. • Il consumo di risorse naturali diminuisce a livello locale, ma aumenta a livello globale • La tecnologia a ridotto il quantitativo di risorse necessarie alla produzione, ma è aumentato il numero di persone che le utilizzano • Continuano a verificarsi incidenti ambientali e si manifestano conseguenze dell’inquinamento a livello globale. • La sensibilizzazione è molto forte nella popolazione ma non si trovano strumenti per concretizzarla. 32 Gli anni 90…. Concetto di Ambiente: L’ambiente diviene una tematica fondamentale di qualsiasi politica e la sensibilizzazione sulle problematiche ambientali è diffusa in tutti i paesi occidentali. Rapporto Imprese/Ambiente/Governo: Nel rapporto tra Imprese e Governi mantiene di base un approccio del tipo “command & controll”, ma vi affianca la possibilità per le aziende di entrare nella fase del miglioramento continuo che prevede l’adozione volontaria da parte di codici e comportamenti eco-compatibili. Il ruolo delle imprese da addittivo diventa proattivo in quanto esse si fanno soggetto di politiche di miglioramento ambientale, ottenendo così vantaggi sia dal punto di vista del 33 risparmio di materie prime che di immagine Gli anni 90…. Tutela ambientale: viene affidata al mercato. Tramite gli strumenti di certificazione impostati verso il miglioramento continuo della qualità ambientale si genera un circolo virtuoso per il quale le imprese che vorranno rimanere dentro il mercato dovranno adottare politche eco-compatibili che consentano loro di avere risparmi sulle risorse utilizzate e un immagine accettata da consumatori sempre più sensibili alla tematica. 34 Esempio: Emissioni inquinanti, produzione rifiuti, consumo materie prime 100 Limiti di legge Impresa A: atteggiamento additivo, non aderisce agli accordi volontari e non ha sistemi di gestione ambientale Impresa B: atteggiamento pro-attivo, aderisce agli accordi volontari e ha sistemi di gestione ambientale 0 35 Esempio: L’Impresa A: • non investe inizialmente in sistemi di gestione ambientale voluti dagli accordi volontari •essendo molto vicino ai limiti di legge rischia alla prima situazione anomala di trovarsi soggetta a multe o, ancor peggio in danni ambientali • subisce frequenti controlli e ha un rapporto di sfiducia con le amministrazioni 100 Limiti di legge Impresa A • Ha difficili rapporti con la popolazione circostante • Ha alti costi di permessi, gestione dei rifiuti, consumi di materie prime • Quando cambierà la normativa sarà sicuramente costretta ad adeguare rapidamente le proprie metodologie, senza avere tempo di ammortizzare i costi. Impresa B 0 36 L’Impresa B: Esempio: • Deve fare un investimento iniziale per implementare i sistemi di gestione ambientale voluti dagli accordi volontari •essendo lontano dai limiti di legge gestisce bene le situazioni di emergenza, non rischiando multe o risarcimenti per danni. • Gode della fiducia delle amministrazioni e degli enti di controllo • Ha un buon rapporto con la popolazione circostante. • Ha una gestione più efficiente dei costi ambientali, utilizza minor risorse. • Quando cambierà la normativa, probabilmente sarà già a norma e perciò potrà progettare un ammodernamento degli impianti più ragionato e ammortizzato su tempi più lunghi. 100 Limiti di legge Impresa A Impresa B 0 37 Obiettivo di questi incontri: Nella logica di Mercato le imprese che attueranno i sistemi di gestione ambientale (Impresa B) aderendo agli accordi volontari diventeranno più competitivi, efficienti e gradite dai consumatori e dalle amministrazioni. Ciò porta, nel tempo, all’uscita dal mercato di quelle aziende che non attuano nessuna politica di tutela ambientale (Impresa A). Inoltre grazie al miglioramento continuo vi è un lento, ma significativo, progresso verso una situazione di sostenibilità ambientale. 38 Fino agli anni 70 Poche leggi Fase passiva, le La tutele ambientale imprese non fanno non esiste nulla per l’ambiente Anni 70-80 Molte leggi basate su limiti si attua esclusivamente il “Command & control” Fase addittiva, si Si pensa di poter limitano a rispettare attuare un i limiti imposti miglioramento ambientale imponendolo alle imprese per legge Ultimo decennio Limiti (comand & controll) + strumenti volontari volti al miglioramento continuo Fase pro-attiva, la tutela ambientale viene mista come mossa vincente sul mercato Si porta la tutela ambientale al centro del mercato inizia un fitto dialogo in questa direzione tra imprese e governi 39 Dal 915/82 al decreto Ronchi In materia di gestione dei rifiuti quanto prima detto si è materializzato in un quadro completamente diverso indotto dal passaggio dalla normativa che derivava dal 915/82 al testo unico oggi vigente 40 Il percorso verso la sostenibilità 1972 Conferenza di Stoccolma: compatibile con l'ambiente. sviluppo È la prima volta che vengono adottati a livello internazionale alcuni principi che saranno alla base del concetto di sviluppo sostenibile. Il focus della Conferenza è però ancora la capacita della terra di riprodurre le materie prima. 41 Il percorso verso la sostenibilità 1987"Rapporto Bruntland" ("Our common future") Il rapporto Bruntland (dal nome del primo ministro Norvegese che presedieva la Commissione mondiale su ambiente e sviluppo a cui venne presentato), è un rapporto molto critico sulle possibilità di sviluppo della terra senza interventi ambientali. Viene definito lo sviluppo sostenibile La protezione dell'ambiente non viene più considerata un vincolo allo sviluppo, bensì una condizione necessaria per uno sviluppo duraturo. 42 Il percorso verso la sostenibilità 1989 Risoluzione 228 dell'ONU: È la convocazione di una Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo (UNCED), per uno sviluppo sostenibile ed ambientalmente sano in tutti i paesi. È il primo atto ufficiale dell’ONU in questa direzione 43 Il percorso verso la sostenibilità 1992 Conferenza ONU su “Ambiente e Sviluppo Sostenibile” di Rio de Janeiro: Durante questa conferenza, a livello mondiale, vengono gettate le basi per dare l'avvio ai programmi di risanamento ambientale del nostro pianeta: • Agenda XXI • Protocollo di Kyoto • Salvaguardia della biodiversità 44 Il percorso verso la sostenibilità 1992 V° Programma d'azione dell’UE Nel V Programma agli strumenti regolamentativi del tipo command and control vengono preferiti: strumenti amministrativi (autorizzazioni, rispetto di standard, di metodologie, di procedure, etc.); strumenti economici (tasse ambientali, incentivi, sgravi fiscali, etc.) strumenti informativi (etichetta ambientale, liste degli inquinatori, dichiarazioni ambientali delle imprese, etc.), strumenti negoziali e volontari (regolamento "EMAS“) Audit Scheme). 45 sviluppo sostenibile Per si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze Lo Sviluppo Sostenibile è correlato a 1. L’ambiente 2. L’economia 3. Le condizioni sociali QUALITA’ AMBIENTALE Politiche ambientali EFFICIENZA ECONOMICA Politiche economiche QUALITA’ SOCIALE Politiche sociali SOSTENIBILITÀ 46 Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze Esigenze, Necessità Generazioni presenti Generazioni future47 Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze Le esigenze future cresceranno a causa: • aumento della popolazione • miglioramento della qualità della vita • aumento delle nazioni che avranno economie industriali Le risorse future tenderanno a diminuire: • graduale esaurimento delle risorse non rinnovabili • distruzione delle risorse rinnovabili a causa dell’inquinamento • allargamento delle nazione coinvolte nei processi di industrializzazione 48 Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze Cosa possono fare le generazioni attuali per non compromettere la capacità di quelle future? • utilizzare soprattutto fonti energetiche rinnovabili • diminuire l’inquinamento e la produzione di rifiuti • adeguare le proprie esigenze alle risorse disponibili sul proprio territorio 49 Obiettivi nella gestione dei rifiuti RICICLARE RIDURRE Obiettivi 4R RIUTILIZZARE RECUPERARE 50 Obiettivi nella gestione dei rifiuti EFFICIENZA EFFICACIA Obiettivi 3E ECONOMICITA’ 51 Esternalità Sono condizioni di scelta del singolo che influenzano positivamente o negativamente quelle di un altro, senza che queste abbiano relazione con il mercato. 52 Esternalità SINDROME NIMBY: NOT IN MY BACK YARD 53 Esternalità: un esempio La Pubblica Amministrazione e la società pagano per coprire i costi di quelle esternalità. ESEMPIO DISCARICHE 54 AUMENTA LA SENSIBILITÀ AMBIENTALE IN MATERIA DI RIFIUTI raccolta differenziata consumi “verdi” stile di vita ecologico campagne “globali” a difesa dell’ambiente 55 COMPERA PREFERIBILMENTE PRODOTTI COL VUOTO A RENDERE? E SE LI EVITA: PERCHE'? PERCHE' E' SCOMODO 13,2% NO, MI E' INDIFFERENTE 40,9% LI EVITO 15% LO FAREI, MA NON LI TROVO 23,8% SI', LI PREFERISCO 20,3% PER MOTIVI IGIENICI 0,4% PER ABITUDINE 0,5% PERCHE' COSTANO DI PIU' 0,9% 56 COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE AVESSE SOLO VUOTO A RENDERE? NON SO 1,9% CAMBIEREI NEGOZIO 1,5% MI ADEGUEREI 11,6% 57 COMPERA PREFERIBILMENTE PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI SFUSI? E SE QUASI MAI: PERCHE'? NO, MI E' INDIFFERENTE 6,9% LO FAREI, MA NON LI TROVO 1,5% SI' 86,8% ALTRI MOTIVI 0,4% MOTIVI IGIENICI 0,5% USO SOLO PRODOTTI DELL'ORTO 1,6% QUASI MAI 5% PERDO TEMPO 1,1% E' SCOMODO 1,1% 58 COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE AVESSE SOLO PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI SFUSI? CAMBIEREI NEGOZIO 0,5% NON SO 1,5% MI ADEGUEREI 2,8% 59 COMPERA SALUMI E FORMAGGI SFUSI? SE NO, QUASI MAI: PERCHE'? SONO MENO SANI 0,5% LO FAREI, MA NON LI TROVO 0,4% NON NE MANGIANO 1,8% MI E' INDIFFERENTE 5,4% SI' 85,6% QUASI MAI 8,6% E' SCOMODO 2,8% ALTRI MOTIVI 0,6% PERDO TEMPO 2,3% ACQUISTO SOLO PEZZI INTERI 0,6% 60 COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE AVESSE SOLO SALUMI E FORMAGGI SFUSI? CAMBIEREI NEGOZIO 2,1% NON SO 1,9% MI ADEGUEREI 4,5% 61 PRENDE UNA BORSA NUOVA OGNI VOLTA CHE FA LA SPESA? SE SI' PERCHE'? NEL MIO NEGOZIO NON C'E' LO SCATOLONE 1,4% E' PIU' COMODO 21,1% NO 71,1% ALTRI MOTIVI 0,5% SI' 28,9% ME LA DIMENTICO 2,4% LA RIUTILIZZO PER BUTTARE I RIFIUTI 3,5% 62 COSA FAREBBE SE IL SUO NEGOZIO ABITUALE ADERISSE ALL'INIZIATIVA DI VENDERE LE BORSE DI PLASTICA A 30 CENTESIMI? NON SO 1,4% CAMBIEREI NEGOZIO 1,3% PAGHEREI I 30 CENTESIMI 9,8% INIZIEREI AD USARE ALTRI CONTENITORI 16,4% 63 DOVE BUTTA I RIFIUTI RESIDUI? NEI SACCHI FORNITI DALLA N.U. 11,6% NELLA BORSA DI PLASTICA DELLA SPESA 43,6% IN UNA SCATOLA DI CARTONE 2,5% IN UN SACCO NERO 42,2% 64 POTENDO SCEGLIERE, IN CHE CONTENITORE COMPREREBBE PREFERIBILMENTE LE BEVANDE? NON SA 3,7% LATTINA 2,8% CARTONE, TETRAPAK 13,1% PLASTICA 21,3% BOTTIGLIA DI VETRO 59,1% 65 SE ESISTESSERO DISTRIBUTORI DI LATTE CHE PERMETTESSERO DI RIEMPIRE UNA BOTTIGLIA VUOTA PORTATA DA CASA, A PARITA' DI COSTO, LI USEREBBE? NON SA 7,6% NO 33,7% SI' 58,8% 66