IL MOVIMENTO
CATTOLICO
IN ITALIA
a cura di G. Lucio Bregoli
Fonti:
- Movimento Cattolico, sta in Dizionario delle idee politiche, di E. Berti e G. Campanini
- Cento anni: il movimento Cattolico bresciano dal 1878 al 1977, di M. Faini
- Protagonisti del Movimento cattolico bresciano, di A. Fappani e R. Conti.
Che cosa intendiamo per
Movimento Cattolico
Origini del Movimento Cattolico
Il Movimento Cattolico all’inizio del
Regno d’Italia
Il Movimento Cattolico nel ‘900
Con il termine movimento cattolico, inteso
nella sua più ampia accezione, viene
indicato quell’insieme di idee, programmi,
organizzazioni, iniziative che caratterizzano
l'impegno dei cattolici nella vita civile,
politica e sociale.
Si esprime in seno alle istituzioni, nel
campo culturale, educativo, sindacale …
L’ispirazione cristiana lo sostanzia in
antitesi alle ideologie e alle correnti culturali
e politiche contrarie agli insegnamenti della
Chiesa ed ai valori evangelici.
Questo impegno ha assunto nell'arco di
circa due secoli, connotazioni e
caratteristiche diverse, da epoca a
epoca e da luogo a luogo.
Al suo interno si manifestano fisionomie
non sempre univoche, non riconducibili
a un unico obiettivo sociale o politico,
spesso tra loro conflittuali, anche se
animate da una comune matrice e
ispirazione religiosa.
Negli anni della Restaurazione, dopo Napoleone,
comincia a delinearsi, nell'ampio e variegato quadro
del cattolicesimo europeo, un vasto movimento di
idee dal quale emergono giudizi profondamente
diversi nella valutazione degli avvenimenti che
avevano caratterizzato la
storia europea
dall'illuminismo, alla
Rivoluzione francese,
all'età napoleonica, alla
Restaurazione e
all'affermarsi delle istanze
liberali e costituzionali,
destinate a essere la base
ideologica delle rivoluzioni
L’Europa dopo la restaurazione
nazionali del sec. XIX.
Aspetti significativi di alcuni filoni del
Movimento Cattolico
Movimento dell’«Amicizia cattolica»
Gli intransigenti e gli ultramontani
I cattolici liberali
I movimenti democratico cristiani
Alla fine del '700 l'attività di un gesuita di origine
svizzera, N. von Diessbach, diede vita al movimento
delle «Amicizie cristiane», per raccogliere uomini di
profonda fede religiosa per combattere le idee
rivoluzionarie e opporre ai libri della nuova cultura i
libri delle grandi verità della religione. Dal Piemonte
questo movimento aristocratico, legittimista e
segreto, si estese, tra la fine del '700 e i primi anni
dell'800 in altre città italiane ed europee.
Il lealismo e legittimismo monarchico,
l'attaccamento al papa, la
riaffermazione dell'autorità e del
primato romano e pontificio, indussero
Napoleone, soprattutto nel periodo
critico dei rapporti con la Chiesa di Pio
VIII, a reprimere il movimento nel 1811.
Napoleone
Bonaparte
Esso riapparve nel 1817, in piena
Restaurazione, con il nome di
«Amicizia cattolica», sotto la guida di C.
d'Azeglio e l'adesione di un significativo
gruppo di esponenti del patriziato
torinese, perdendo la sua originale
fisionomia aristocratica e segreta, per
collocarsi nel quadro del movimento
intransigente, che proprio in quegli anni
Cesare Balbo prendeva corpo in Europa.
Queste associazioni divennero, quindi,
«espressione di un intervento del laicato
cattolico, in sintonia e sotto le direttive del
papato per contrastare il processo di
laicizzazione dello Stato e delle istituzioni.
Pio VIII
Gli intransigenti
 Gli intransigenti
respinsero le idee di
modernizzazione che
stavano affermandosi
Condussero una critica
serrata agli errori del
liberalismo
ingaggiarono una lotta
decisa contro lo Stato etico
e il culto della nazione
De Maistre
Gli intransigenti si
richiamavano al modello
di «una cristianità
medievale, largamente
idealizzato e, per quanto
aggiornato, ancora
tributario dell'idea di una
“civiltà cattolica”
polemicamente
contrapposta, in termini
talora apocalittici, alla
“civiltà moderna”.
Carlo Forbes
conte di Montalambert
Il cattolicesimo liberale.
Idea forza del cattolicesimo
liberale fu la conciliazione
della fede e della religione
cattolica con i risultati di un
processo storico che
segnava l'avvento delle
monarchie costituzionali
basate sul liberalismo
politico, dal quale la Chiesa
nulla doveva temere.
Alessandro Manzoni
Il movimento si manifestò
in occasione della
rivoluzione di luglio
(1830) in Francia in alcuni
ambienti intellettuali
cattolici che auspicavano
l'accettazione dei principi
liberali, la rinuncia ai
privilegi concessi al clero,
il superamento della
politica concordataria e la
separazione dello Stato
dalla Chiesa.
Félicité-Robert
de Lamennais
Queste idee non
trovarono consensi a
Roma: Gregorio XVI
con l'enciclica Mirari
vos del 15 agosto
1832, condannò con
durezza i principi del
liberalismo religioso
e politico.
Papa Gregorio XVI
Tuttavia, la conciliazione tra
cattolicesimo e pensiero liberale, trovò
la sua più significativa applicazione in
Belgio, mentre destò, invece, sospetto,
in seno al cattolicesimo tedesco.
Il pensiero e le vicende
del cattolicesimo liberale
italiano furono
profondamente
condizionati dalla
«questione romana» e
dalla necessità di
conciliare i principi di
libertà che animavano il
moto nazionale italiano
con l'indipendenza
reclamata dal pontefice.
Cesare Balbo
Questo pensiero
aveva animato la
presenza cattolica in
seno al dibattito
risorgimentale,
attraverso diverse
figure,tra le quali, A.
Rosmini, che
accettavano le libertà
fondamentali della
società moderna.
Antonio Rosmini
Questo ricco filone di
pensiero non si spense
completamente con il
fallimento, dopo il 1848,
della proposta neoguelfa,
ma dovette adeguarsi alla
nuova realtà politica del
paese, facendosi
sostenitore di una
soluzione della questione
romana in chiave
conciliatorista.
mons. G. B. Scalabrini
Una prospettiva che si
basava sulla formula
«cattolici col Papa,
liberali con lo Statuto», e
auspicava la serena
convivenza tra monarchia
sabauda e papato. In
seno alle correnti
conciliatoriste troviamo
uomini di grande
prestigio sul piano
culturale e religioso.
Mons. Geremia Bonomelli
Il Movimento
Cattolico diventa
quindi «la risposta
laicale del
cattolicesimo alla
laicizzazione
liberale dello Stato
e della società»
Il regno d’Italia nel 1861
Di fronte a questi avvenimenti, che
venivano a rovesciare l'antico assetto
politico e sociale, la cultura cattolica
conobbe una profonda e a volte
lacerante divaricazione tra le correnti
intransigenti da un lato e le correnti
cattolico-liberali dall'altro.
In Italia il primo tentativo di dar vita a una
organizzazione cattolica a carattere
nazionale, finalizzata alla difesa dei
valori religiosi contro la politica laica e
anticlericale dei governi liberali, si ebbe
nel 1864, con l’Associazione cattolica
italiana per la libertà della Chiesa,
fondata a Bologna da G.B. Casoni.
Nel 1867 Giovanni
Acquaderni e Mario
Fani lanciano un
appello alla gioventù
cattolica d’Italia perché
si associ in una
Società.
Nel 1868 papa Pio IX
approva la
costituzione della
“Società della
Gioventù Cattolica”.
M. Fani e G. Acquaderni riuniti
nella casa dei fratelli Malvezzi
a Bologna
Circoli della nuova
associazione sorsero a
Viterbo, Venezia,
Perugia, Bergamo,
Modena, Brescia e via
via in tutti i maggiori
centri del paese.
Il primo Circolo della
Gioventù Cattolica a
Brescia nasce l’11
aprile del 1869 ne
furono promotori
Girolamo Lorenzi, don
Pietro Capretti, i fratelli
Antonio e Felice Rota
di Chiari, il dott.
Lodovico Montini e altri.
Mons. Pietro Capretti
Con l'annessione di Roma
al Regno d'Italia (1870), si
venne a determinare una
profonda frattura tra Stato
italiano e Chiesa, che si
sanerà formalmente con i
Patti Lateranensi del 1929.
La forma di governo
proclamata fu quella di una
monarchia costituzionale,
con un parlamento eletto a
suffragio limitato.
Il regno d’Italia nel 1870
Un aspetto significativo e
problematico dì tale
contesto è rappresentato
dalla legge delle
Guarentigie emanata dal
nuovo Governo del
Regno d’Italia il 13
Pio IX
maggio 1871.
In risposta alla legge delle Guarentigie, fu
emessa l'enciclica "Ubi nos" del 15 maggio,
con la quale il Papa ribadisce il principio che
il potere spirituale non può essere disgiunto
da quello temporale.
Il non expedit (1874-1913)
Formula con cui la
Santa sede il 10
settembre 1874
espresse parere
negativo sulla
partecipazione dei
cattolici italiani alle
elezioni
e in generale alla
vita politica dello
stato
Fu abolito nel 1919
1874 nasce l’Opera dei Congressi
(1874-1904)
Istituzione in cui si raccolse il laicato
cattolico, dando vita per la prima volta
a un Movimento Cattolico con un
orizzonte compiutamente nazionale.
 Il 2 novembre 1978
nasce a Brescia il
“Comitato Diocesano” ad
opera di mons. Pietro
Capretti
 Primo presidente fu
nominato Giuseppe Tovini
 I comitati parrocchiali
Giuseppe Tovini
Il cattolicesimo sociale e la Rerum novarum
Con il pontificato di Leone XIII
(1878-1903) la Chiesa
romana cominciò a uscire
dalle posizioni difensive che
avevano caratterizzato la
politica di Pio IX. Leone XIII
individuò chiaramente i segni
dell’avvento della società di
massa, che imponeva la
presenza di un laicato
impegnato a secondarlo nei
suoi disegni.
Leone XIII
Leone XIII voleva un movimento cattolico
sociale che si ponesse alla testa del mondo
del lavoro, che, senza maledire la società
moderna, cooperasse alla sua
cristianizzazione.
Va, anche ricordata la politica diplomatica di
Leone XIII che portò al miglioramento dei
rapporti con la Spagna, la Gran Bretagna, la
Russia e soprattutto con la Germania, ove
ottenne la liquidazione del Kulturkampf e la
fine della persecuzione contro i cattolici.
Nei confronti della Francia si deve a Leone
XIII una politica di riavvicinamento avviata
con l'enciclica Mobilissima Gallorum gens
(1883), che mirava a far uscire i cattolici
francesi dal ghetto monarchico e
legittimista, spingendoli ad aderire alle
istituzioni repubblicane. Infine, con
l'enciclica Immortale Dei (1885) la Chiesa
accettava qualsiasi forma di governo che
avesse a cuore il bene comune dei cittadini.
Fu con l'enciclica Rerum novarum del 15
maggio 1891 che Leone XIII affrontò i temi
della questione operaia, denunciando i costi
umani che comportava il processo di
sviluppo capitalistico industriale in atto in
Europa, le esasperazioni e le ingiustizie cui
venivano sottoposti i lavoratori, l'egoismo di
un padronato che sembrava disconoscere il
valore della persona umana e la dignità del
lavoro l'emergere di ideologie e movimenti
operai contrari alla Chiesa.
L'enciclica offriva ai cattolici la chiave per
superare un impegno sociale a lungo
rimasto invischiato in una prospettiva di
tipo assistenziale e caritativo, indicando
la necessità delle organizzazioni operaie
e dell'intervento dello Stato a tutela dei
lavoratori.
In Italia la Rerum novarum non incontrò
un immediato riscontro in seno al mondo
cattolico: si coglie un ritardo culturale
attorno alla questione sociale e ai
problemi sollevati dall'enciclica.
Il cattolicesimo italiano appare in
ritardo rispetto ai cattolici di altri
paesi europei industrializzati, ove
operavano da tempo significative
figure di organizzatori e teorici.
I movimenti democratico cristiani
L'accostamento tra
cristianesimo e democrazia
non era evento nuovo nella
storia del movimento cattolico,
soprattutto in Francia, ove, sin
dal 1848 l'abbé Maret e A.F.
Ozanam con il loro giornale
«L'Ere Nouvelle» avevano
sostenuto la necessità della
conciliazione tra fede cristiana
e ideali democratici.
Antonio Federico
Ozanam
Diversa la natura del movimento democratico
cristiano che si sviluppa alla fine del sec. XIX, con
un'accentuata prospettiva sociale. Attorno a esso
si raccolse una generazione di cattolici formatisi in
seno alle correnti intransigenti e antiliberali, che
nel clima culturale dell'età leoniana superarono le
antiche chiusure nei confronti delle democrazie
parlamentari borghesi,
ponendosi in concorrenza con i
movimenti socialisti, animati dalla
volontà di promuovere iniziative di
carattere organizzativo, sociale,
mutualistico, creditizio, con l'obiettivo
di edificare un assetto politico e
sociale ispirato ai valori del
Gezio Mazza
cristianesimo.
I giovani democratico cristiani proclamarono
Leone XIII il papa degli operai e fecero della
Rerum novarum la loro bandiera, aggiungendovi
l'adesione piena e convinta ai principi
democratici, mostrando un'attenzione nuova nei
confronti della cultura e della società moderna.
Il movimento si diffuse
soprattutto nei paesi
industrializzati dell'Europa
centro-occidentale, in Francia,
in Belgio, in Germania, in
Austria e in Italia.
Giorgio Montini
L'affermarsi delle correnti a ispirazione
democratico cristiana, venne a rompere la
struttura monolitica e difensiva che il
cattolicesimo intransigente aveva conosciuto
nella seconda metà dell'800. Un processo che
va letto anche alla luce dei non trascurabili
mutamenti economico-sociali della società
italiana, dalla crisi agraria di
fine secolo al decollo
industriale dei primi anni del
'900, alla espansione del
mercato capitalistico, che
veniva a rompere i vecchi
equilibri dell'Italia rurale. Andrea Mai
Né va trascurata la necessità di fronteggiare
l'emergere del movimento operaio e socialista,
che si era posto alla testa delle rivendicazioni
del mondo operaio.
Statuto della
Società Operaia
Cattolica di
Ospitaletto
Labaro della Società
Operaia Cattolica di
Botticino
Di fronte a questa realtà, troviamo una
generazione di giovani cattolici che colgono
l'esigenza di misurarsi con il mondo nuovo,
adeguando il significato della presenza
cristiana nella società alla luce delle grandi
trasformazioni economiche e sociali, che
imponevano una visione più
libera e moderna sul piano
politico e sociale da un lato e sul
piano culturale e religioso
dall'altro. Al movimento aderirono
giovani di tutte le regioni italiane,
tra i quali due sacerdoti don R.
Don R. Murri
Murri e don Luigi Sturzo.
L'interprete più lucido ed equilibrato di questo
complesso e difficile momento nella storia del
movimento cattolico democratico fu un
sacerdote siciliano, don L. Sturzo, che aveva
maturato, sia alla scuola
della democrazia cristiana
murriana sia alla luce del
suo impegno sociale e
amministrativo in Sicilia tra
'800 e '900, una chiara
prospettiva per il futuro
Don Luigi Sturzo
politico dei cattolici italiani.
Sturzo giudicò velleitarie le aspirazioni
autonomistiche dei suoi vecchi amici
democratico cristiani. Intuì che forzare la
mano dell'autorità ecclesiastica poteva
compromettere il lavoro di preparazione e
di costruzione faticosamente avviato.
Occorreva invece pazienza costruttiva,
avendo chiaro l'obiettivo finale: un partito
politico la cui fisionomia egli delineò in un
discorso pronunciato il 29 dicembre 1905
a Caltagirone, sua città natale.
Il movimento cattolico in Italia nel primo '900
Nei primi anni del '900 l'Opera dei congressi
visse al suo interno una profonda frattura tra i
giovani «novatori» democratico cristiani e le
correnti ancora legate alle istanze del vecchio
intransigentismo. Leone XIII cercò di comporre
questo contrasto con l'enciclica Graves de
communi del 18 gennaio 1901, che ribadiva
l'obbligo dell'unione dei cattolici in seno
all'Opera dei congressi, cercando di attenuare
la natura politica della democrazia cristiana
definendola «actio benefica in populum»
Lo scontro si ebbe nel 1903 al congresso
di Bologna dell'Opera, ove la componente
democratico cristiana portò alla ribalta
problemi nuovi. Si parlò di leghe
cattoliche del lavoro, di femminismo, di
rappresentanze di classe, di questione
meridionale. I vertici vaticani non
potevano non vedere con preoccupazione
questa frattura.
Pio X scioglie l’Opera dei Congressi
Pio X, eletto pontefice
nell'agosto 1903, giudicò, in
quel momento, opportuno
sciogliere, dopo trenta anni
di vita, la vecchia
organizzazione che aveva
guidato il cattolicesimo
militante e ne aveva
indirizzato le iniziative e le
attività religiose e sociali.
Pio X
Nascita dell’Azione Cattolica
Pio X, che voleva una Chiesa concepita come
unità dei fedeli attorno a una sola disciplina,
promosse una radicale riforma
dell'associazionismo cattolico in Italia. Infatti,
con l'enciclica Il fermo proposito (giugno
1905), diede vita a tre «Unioni» (popolare,
economico-sociale ed elettorale), a cui si
aggiunsero più tardi l'Unione donne, sotto il
coordinamento di una direzione generale
dell'Azione Cattolica Italiana.
Questa organizzazione segna la nascita della
moderna Azione Cattolica, che, sia pure con
successivi aggiustamenti, passò indenne
attraverso due guerre mondiali, attraverso il
fascismo, la Resistenza e la rinascita della
democrazia in Italia, assumendo il carattere di
punto di forza del mondo cattolico ed
espressione di un laicato fedele alle linee del
magistero pontificio.
la prima settimana sociale:
Pistoia 23-28 settembre 1907
Organizzata dall’
Unione popolare
fra i cattolici
italiani
(succeduta
all’Opera dei
Congressi) di cui
presidente era
Giuseppe
Toniolo
Promotore della prima
Settimana Sociale fu
Giuseppe Toniolo, il
maggiore esponente del
pensiero sociale cristiano
dell’inizio del secolo
scorso. Nato a Treviso,
docente di Economia
Politica all’Università di
Pisa nel gennaio 1879.
Morì alla fine della prima
guerra mondiale il 7
ottobre 1918.
45 Settimane Sociali
Al termine del primo conflitto mondiale,
con la nascita del Partito Popolare
Italiano (ppi) (18 gennaio 1919), si
assiste al superamento dì quella natura
ibrida sul piano politico-religioso che il
movimento cattolico aveva conosciuto
negli anni precedenti.
Soprattutto gli anni '30 furono anni di
preparazione, di organizzazione e di studio
per l'associazionismo cattolico italiano.
In particolare per il Movimento dei
Laureati cattolici che sotto la
guida dì I. Righetti e l’assistente
ecclesiastico, G.B. Montini,
incominciarono a studiare e a
elaborare un pensiero, favoriti
anche dalle sollecitazioni
esercitate dal pensiero dei
cattolici francesi di Mounier e
Mons. G. B. Montini
Maritain.
La casa editrice Morcelliana di Brescia si
incaricava di tradurre e pubblicare i testi più
significativi della cultura cattolica europea.
Riviste come «Studium» e «Azione fucina»
divennero punto di riferimento, di dibattito
culturale, religioso, e per molti aspetti,
anche politico. In questo clima si formarono
uomini come G. Gonella, P.E. Taviani, G. La
Pira, L. Gui, A. Moro, G. Andreotti e molti
altri protagonisti della classe dirigente
cattolica del secondo dopoguerra.
La tradizione cattolica democratica
conobbe un suo evidente declino negli
anni tra le due guerre mondiali,
soprattutto di fronte all'emergere di
regimi totalitari di destra in molti paesi
europei. In Italia assistiamo alla crisi e
alla conclusione dell'esperienza del
ppi, con la tendenza di una parte del
mondo cattolico a farsi attrarre da
soluzioni di tipo autoritario e da
suggestioni corporativistiche.
Con la caduta del fascismo si
assiste in Italia a una
eccezionale ripresa
dell'associazionismo
cattolico. Sul piano politico, il
fatto più significativo fu la
nascita del partito della
Democrazia Cristiana di A.
De Gasperi, destinato ad
essere presenza significativa
per circa mezzo secolo sulla
scena politica italiana del
dopoguerra.
Alcide De Gasperi
movimenti cristiani
nel secondo dopoguerra in Italia
 Associazione Cristiana dei Lavoratori
Italiani (ACLI)
 Movimento dei cattolici comunisti (poi
diventato partito della sinistra cristiana)
 Partito cristiano sociale di G. Bruni
 I Centri Civici a sostegno della DC
 Cristiani per il socialismo
 Comunione e Liberazione
Pio XII
Con l'avvento di Giovanni
XXIII e con il Concilio
vaticano II, l’AC non poteva
essere più legata al mito
della mobilitazione e del
rigido centralismo, ma
andava, in qualche modo,
ridisegnata la sua fisionomia
e il suo modo di collocarsi
all'interno della Chiesa e
della società
contemporanea.
Papa Giovanni XXIII
 Sulla base del decreto conciliare
Apostolicam actuositatem, la presidenza
di AC di V. Bachelet gettò le basì per la
definizione del nuovo assetto
organizzativo dell'AC stessa.
 Con l'approvazione da parte di Paolo VI,
il 10 ottobre 1969, del nuovo Statuto,
ispirato alla scelta religiosa, si rompeva la
tradizione del collateralismo politico,
distinguendo il soggetto ecclesiale dal
soggetto politico.
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