NOTA TECNICA nr. 2
Conoscere ed usare correttamente il molluschicida a base di fosfato ferrico: FERRAMOL
Cosa sono le chiocciole e le limacce?
Le chiocciole e le limacce sono molluschi gasteropodi, animali invertebrati caratterizzati da un
corpo molle. Dal punto di vista morfologico le limacce si distinguono dalle chiocciole per
l’assenza della conchiglia. Entrambe le tipologie possono arrecare gravi danni alle piante
coltivate in pieno campo, in serra, negli orti e nei giardini.
Quanti tipi di gasteropodi esistono?
In Europa sono presenti diverse decine di specie di gasteropodi terrestri ma in realtà sono
poche quelle che rappresentano una seria minaccia per le colture. Le specie di chiocciole che
possono nuocere alle piante coltivate sono comprese in quattro famiglie, di cui la più importante
è quella degli elicidi. Di questi ultimi fanno parte alcune chiocciole fitofaghe come Cepaea
nemoralis, C. hortensis, Theba pisana, Helix pomatia e H. aspersa. Più numerose sono le
specie di limacce in grado di causare danni, anche consistenti, alle coltivazioni. Esse
appartengono principalmente a quattro famiglie: gli arionidi, i limacidi, gli agriolimacidi e i milacidi.
Le specie più frequenti sono Arion spp., Deroceras reticulatum e Tandonia budapestensis.
Sono più dannose le chiocciole o le limacce?
In generale, le chiocciole sono meno dannose delle limacce ma, soprattutto nelle regioni
mediterranee, anch’esse possono causare gravi danni alle coltivazioni grazie alla loro capacità
di meglio resistere alle condizioni di secco e caldo. La conchiglia calcarea esterna di cui le
chiocciole sono dotate, infatti, permette loro non solo di rifugiarsi temporaneamente in caso di
pericolo imminente, ma anche di restare in una condizione di vita latente, per tutto il periodo in
cui le condizioni ambientali esterne siano sfavorevoli. Le limacce, a differenza delle chiocciole,
danneggiano sia le parti aeree che quelle sotterranee delle piante: foglie, frutti, semi,
infiorescenze, fusti, tuberi e radici.
Quali colture sono più soggette a danni da chiocciole e limacce?
Limacce e chiocciole si alimentano a spese di un’ampia gamma di piante, sia spontanee che
coltivate, ma anche di materiale vegetale in decomposizione. Fra le diverse specie vegetali
coltivate, erbacee, arboree e ornamentali, vi sono notevoli differenze di sensibilità agli attacchi
dei gasteropodi. Le colture erbacee sono le più soggette agli attacchi dei gasteropodi in quanto
generalmente presentano tessuti più teneri, ma anche alcune piante da frutto possono subire
danni. Tra le colture arative, colza e girasole sono più frequentemente soggetti a danni rispetto a
cereali, barbabietola da zucchero e soia. Fra i cereali, segale e orzo sono più sensibili di mais,
grano e avena. La quasi totalità delle colture ortive, ad esclusione di alcune specie quali la
cipolla e l’aglio, è soggetta agli attacchi di gasteropodi: asparago, bietola, carciofo, cavoli,
finocchio, fragola, lattughe, melanzana, melone, peperone, pomodoro, patata, pisello, sedano e
numerose altre. In particolari situazioni o areali, si verificano attacchi anche sulle colture arboree,
per di più da parte di chiocciole.
Quali sono i periodi di maggiore rischio per le colture?
I gasteropodi sono maggiormente attivi in primavera e in autunno, ma in realtà si muovono tutto
l’anno ad esclusione dei periodi di gelo o di caldo e secco eccessivo. A causa dell’assenza di un
guscio protettivo esterno, le limacce, ancor più delle chiocciole, sono estremamente vulnerabili e
soggette ai rischi di disseccamento e la loro sopravvivenza è strettamente legata all’umidità
dell’ambiente. La flessibilità e la forma affusolata del corpo, tuttavia, permette loro di
approfondirsi nel terreno, muovendosi tra le fessure alla ricerca di condizioni di umidità idonee.
Generalmente durante le ore diurne le limacce si riparano sotto pietre, zolle di terra, residui
vegetali o altri ricoveri naturali, mentre di notte si spostano dai loro siti di rifugio alla ricerca di
cibo. In generale, le fasi di maggiore vulnerabilità delle colture sono il periodo che segue il
trapianto, o l’emergenza dal terreno, e quello che precede la raccolta.
Alcune piante sono più a rischio di altre?
Poiché gli spostamenti delle limacce sono abbastanza limitati, da due a cinque metri, le piante
più a rischio sono in genere quelle vicine ai bordi del campo, in prossimità di fossi o di
vegetazione spontanea. Tuttavia, spesso la presenza di condizioni ambientali idonee anche
all’interno dell’appezzamento, nel terreno ovvero sotto o all’interno della vegetazione, rende
vulnerabile tutta la coltura. Nei pressi delle siepi vi è, proporzionalmente, una maggior quantità
di chiocciole che di limacce, mentre è vero il contrario nei fossi o, in generale, nelle aree con
vegetazione bassa. Ciò è imputabile al fatto che le chiocciole tendono a cercare rifugio
aderendo a superfici verticali quali i tronchi e i rami di alberi e arbusti, mentre le limacce trovano
riparo nella vegetazione a livello del terreno. Per tale motivo le piante coltivate in prossimità di
siepi sono maggiormente soggette ai danni da chiocciole.
Perché in alcuni anni e in alcuni periodi si verificano più danni che in altri?
I maggiori rischi di infestazione si verificano in caso di inverni temperati ed estati umide con
piogge regolari. In generale le popolazioni di limacce e chiocciole sono favorite da condizioni di
elevata umidità dell’aria e del terreno, temperature miti, buona disponibilità di cibo, suoli argillosi
o limo-argillosi, densa copertura vegetale, elevata presenza di residui vegetali e sostanza
organica indecomposta, presenza di siepi, bordure o fossi inerbiti ai margini dei campi.
È possibile prevenire gli attacchi dei gasteropodi?
Sì, numerose pratiche colturali contribuiscono a prevenire i danni da chiocciole e limacce poiché
determinano condizioni che sfavoriscono lo sviluppo e l’attività delle popolazioni di gasteropodi.
Citiamo ad esempio la soppressione dei siti di rifugio, l’adozione di corretti avvicendamenti
colturali, le lavorazioni profonde del terreno, un buon affinamento del letto di semina, una
corretta epoca di semina o trapianto, adeguate tecniche di irrigazione e drenaggio, operazioni
colturali di lavorazione superficiale del terreno con coltura in atto, la raccolta tempestiva del
prodotto che ha raggiunto la maturità commerciale e, infine, l’eliminazione dei residui colturali.
Da citare anche l’importanza della salvaguardia e del potenziamento degli habitat naturali che
ospitano gli organismi utili (insetti, rospi, lucertole, serpenti, uccelli, ricci e talpe) e che sono alla
base della cosiddetta “lotta naturale”.
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Quali sono le armi di difesa a disposizione dell’agricoltore?
Purtroppo le pratiche colturali preventive sopra citate non sempre possono essere agevolmente
adottate e non è raro, pertanto, la manifestazione di forti attacchi alle colture che richiedono
interventi di difesa diretta. Ai fini di un soddisfacente controllo dei gasteropodi occorre fare
affidamento su una gestione integrata di differenti metodi di difesa di carattere fisico, biologico e
chimico. Per motivi economici, di efficacia e di praticità l’impiego dei metodi di difesa fisica e
biologica è al momento poco diffusa e limitata agli orti e alle aziende di piccole dimensioni.
La lotta chimica è efficace?
L’impiego di molluschicidi chimici, distribuiti sottoforma di esche, rappresenta senza dubbio il
metodo di difesa diretta più incisivo ed economico. Benché non sia in grado di interferire
efficacemente sull’entità della popolazione di gasteropodi parassiti presenti in azienda e, tanto
meno, di poterne ottenere l’eradicazione, la difesa chimica può tuttavia essere di grande utilità
per evitare o limitare i danni ad una coltura in uno specifico stadio di sviluppo.
Quali sono i limiti della lotta chimica ai gasteropodi?
In caso di elevata presenza di gasteropodi e in condizioni di forte umidità, i trattamenti
molluschicidi possono fornire una protezione delle colture insoddisfacente. Le difficoltà della
lotta chimica dipendono da diversi fattori. Anzitutto i gasteropodi terrestri presentano dimensioni
relativamente grandi e sono protetti da uno strato di muco acquoso, come nel caso delle limacce,
oppure da un guscio solido, come per le chiocciole. In genere, gli individui più grandi sono meno
sensibili ai trattamenti chimici in quanto è richiesta una dose letale superiore. Inoltre, spesso in
campo sono presenti popolazioni miste, costituite da numerose specie di gasteropodi
caratterizzate da differenti gradi di suscettibilità nei confronti dei molluschicidi. D’altra parte,
l’attività dei gasteropodi sulla coltura è intermittente in quanto essi trascorrono periodi più o
meno lunghi in luoghi riparati nel suolo o in altri siti anche all’esterno della coltura stessa. Infine,
la popolazione di limacce che viene a contatto con le esche avvelenate infatti è solo una minima
parte di quella presente in azienda e vi è quasi sempre la possibilità di reinfestazione del campo
da quelli adiacenti.
Come si può migliorare l’efficacia dei trattamenti?
Il livello di attività dei trattamenti antilumaca dipende, oltre che dalle caratteristiche del prodotto
(sostanza attiva e formulazione), da numerosi altri fattori fra i quali l’adozione delle più corrette
modalità, epoche e dosi d’impiego in funzione della specifica situazione di campo. In generale, i
molluschicidi sono meno efficaci nei periodi particolarmente caldi, secchi o freddi, in cui l’attività
dei molluschi è sospesa o fortemente ridotta. Al fine di ottenere il massimo beneficio economico
dall’impiego dei molluschicidi è necessario utilizzarli sulle colture più sensibili, nelle fasi di
maggiore suscettibilità e in condizioni agronomiche e climatiche predisponenti l’attività dei
molluschi (elevata umidità dell’aria e del terreno, ecc.). È pertanto consigliabile utilizzarli con
terreno e atmosfera umidi, verso sera e preferibilmente dopo una pioggia o un’irrigazione che
favorisca l’attività di questi parassiti.
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Che cos’è e come agisce il fosfato ferrico contro le chiocciole e le limacce?
Il fosfato ferrico è una sostanza chimica presente nell’ambiente, in particolare nel suolo,
sottoforma di minerali. Esso presenta attività per ingestione specifica nei confronti dei
gasteropodi e agisce a livello delle cellule dell’apparato digerente. Il fosfato ferrico, una volta
ingerito, provoca dapprima l’inibizione dell’attività alimentare e, dopo 3-6 giorni, la morte dei
molluschi, senza provocare particolare emissione di muco. Dopo l’intervento con un lumachicida
a base di fosfato ferrico generalmente non sono visibili individui deceduti nei pressi delle esche
in quanto le chiocciole e le limacce, pur se meno mobili, riescono ad allontanarsi dall’area
trattata. In campo, quindi, gli effetti del trattamento sono visibili solo come riduzione dei danni
alle colture. Il fosfato ferrico è caratterizzato da elevata efficacia anche in condizioni di forte
umidità grazie al suo particolare meccanismo d’azione che non si basa, a differenza di quello
della metaldeide, sulla disidratazione dei gasteropodi. Le esche a base di fosfato ferrico, inoltre,
hanno la capacità di assorbire l’acqua e di gonfiarsi divenendo particolarmente attrattive per i
molluschi, nonché la proprietà di rimanere integre per una o due settimane anche in seguito a
ripetute irrigazioni o piogge. Dai dati attualmente disponibili non emergono particolari problemi di
tossicità del fosfato ferrico nei confronti degli organismi superiori (mammiferi, uccelli e pesci) e di
lombrichi, api, coleotteri terricoli e altri organismi utili.
Quanti formulati esistono in commercio a base di fosfato ferrico?
Attualmente un solo formulato granulare a base di fosfato ferrico (Ferramol) è registrato in Italia
su numerose colture orticole e frutticole e può essere distribuito direttamente su terreno nudo o
sulla coltura in atto fino alla raccolta, non presentando intervallo di sicurezza. Il dosaggio varia
da 12 a 15 kg/ha di superficie trattata in funzione della gravità dell’infestazione e a seconda se
la distribuzione sia effettuata a spaglio o localizzata a bordo campo. Il fosfato ferrico è ammesso,
inoltre, in agricoltura biologica dove rappresenta un’interessante soluzione, soprattutto in seguito
al divieto d’impiego della metaldeide, anche per l’assenza o la limitata presenza di effetti tossici
nei confronti degli organismi non bersaglio.
Quando e come deve essere distribuito Ferramol?
Una valida protezione delle colture può essere ottenuta solo attraverso la sincronizzazione dei
trattamenti con i periodi di massima attività dei molluschi e gli stadi di maggiore suscettibilità
delle piante. I più elevati livelli di attenzione sono richiesti dopo la messa a dimora dei semi o
delle piantine e in prossimità della raccolta, benché per alcune ortive, come le lattughe o i cavoli,
occorra un’attenta vigilanza durante tutto il ciclo colturale. La distribuzione delle esche, deve
essere preferibilmente eseguita a spaglio in prossimità delle piante su tutta la superficie.
Affinché siano efficaci, i trattamenti devono essere sospesi prima che la vegetazione ricopra il
terreno. La distribuzione di Ferramol, in casi particolari, può essere localizzata ai bordi degli
appezzamenti per prevenire le infestazioni dalla vegetazione circostante.
Ferramol, come il suo impiego protegge l’ambiente?
Le informazioni attualmente disponibili sulla tossicità del fosfato ferrico indicano una limitata
attività di questa sostanza attiva nei confronti degli organismi non bersaglio. Altre sostanze
attive, come la metaldeide, suscitano invece alcune preoccupazioni circa l’impatto ambientale
che esse possono provocare nei confronti di organismi non bersaglio, soprattutto lombrichi,
insetti utili e vertebrati. L’effetto tossico provocato è inversamente proporzionale alla massa
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corporea dell’animale che le ingerisce; per tale motivo, gli uccelli e i piccoli mammiferi sono i
vertebrati maggiormente a rischio.
Quali sono i vantaggi di usare Ferramol?
I principali vantaggi di usare Ferramol sono i seguenti: (i) efficace contro specie diverse di
limacce e chiocciole; (ii) meccanismo d’azione innovativo ed elevato potere attrattivo; (iii) ottima
resistenza alle piogge conservando l’integrità e l’efficacia; (iv) ottima efficacia in condizioni di
forte e continua umidità e nonché di basse temperature; (v) nessun intervallo di carenza e
assenza di residui con possibilità di utilizzo anche prossimo alla raccolta; (vi) unico lumachicida
ammesso in agricoltura biologica; (vii) sicuro per l’entomofauna utile e per l’operatore.
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Una recente pubblicazione edita nel 2010, da Edagricole – Il Sole 24 ore (sponsorizzata da
Certis Europe), affronta l’argomento in maniera sintetica ma esaustiva: “Come proteggere le
colture da chiocciole e limacce” di Sergio Gengotti.
Versione: Maggio 2011.
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