Ospedale
del mese
Dal Veneto
Intitolato alla memoria del dott.
Piero Confortini, pioniere nel campo
dei trapianti, il nuovo polo chirurgico
è il primo passo nel programma di
rinnovamento del presidio veronese
verso un ospedale aperto alla vita
urbana
Giuseppe La Franca
Architetto
Borgo Trento
Il nuovo polo chirurgico
R
ealizzato durante la prima metà
del Novecento e progressivamente ampliato fino alla fine del secolo, l’Ospedale Civile Maggiore
di Borgo Trento fa parte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Integrata di
Verona, centro sanitario di livello nazionale di
alta specializzazione, tra i principali del Veneto
per le attività d’assistenza, ricerca e formazione, per complessità gestionale e per numero di
prestazioni effettuate, con eccellenze nell’ambito di trapianti, neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia toracica, centro ustioni e oncoematologia. Il progetto del nuovo edificio (presentato nel numero di maggio 2008 di Tecnica
Ospedaliera) nasce con l’obiettivo di favorire
l’innovazione nell’approccio alla cura, dando
risposta a un nuovo modello di organizzazione
delle attività, interdisciplinare e strutturato per
processi, che integra differenti aree omogenee
per tipologia di prestazione chiamate a gestire
tecnologie, spazi e risorse comuni.
L’ospedale in sintesi
Il nuovo polo, che sta entrando ora progressivamente in funzione, costituisce il più impegnativo intervento di rinnovamento delle strutture ospedaliere intrapreso negli ultimi decenni
nella città scaligera, che consentirà l’accentramento delle unità operative a vocazione chi-
rurgica (tutte le principali, da Neurochirurgia
a Cardiochirurgia) attualmente localizzate nei
padiglioni preesistenti, sia per quanto riguarda
le degenze ordinarie sia per le terapie intensive e semintensive (Generali, di Cardiochirurgia, Neurochirurgia, per i trapianti, il Centro
ustioni), più la Stroke Unit e l’Utic. L’edificio
comprende anche un grande Poliambulatorio con piastra Endoscopica multidisciplinare
e, non ultimo, il Pronto soccorso. L’insieme di
queste nuove dotazioni permetterà la realizzazione delle opere previste nelle successive
fasi del programma di riqualificazione del presidio di Borgo Trento. I lavori sono iniziati nel
marzo 2006 e si sono conclusi nel novembre
Pianta del piano interrato (Dea, Gruppo operatorio, Radiologia)
POLO CHIRURGICO “PIERO CONFORTINI”, VERONA
Committente
Cofinanziatore
Responsabile del procedimento
Progettazione
Direzione lavori
Imprese di costruzione
Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
Regione Veneto
Fondazione Cariverona
ing. Luca Mozzini (Dipartimento Tecnico A.O.)
Studio Altieri spa (capogruppo)
GMP - Von Gerkan, Marg & Partners Architetcts
Land srl
TIFS ingegneria srl
Studio S.TE.P.
arch. Alberto Altieri
Bonatti spa
Carlo Gavazzi spa
Grossi & Speier spa
2010. Nel rispetto delle previsioni di spesa, la
realizzazione del nuovo polo, compresi Dea e
Poliambulatorio, è costata 212.543.195 euro
inclusi arredi e attrezzature.
Il complesso sorge al centro dell’area nosocomiale e costituisce un vero e proprio ospedale
nell’ospedale composto da un grande edificio
a corte centrale, dalla pianta quadrata, che si
eleva per sei livelli fuori terra sugli otto complessivi. Questo edificio è preceduto dall’avancorpo per le attività diagnostiche e ambulato-
riali, un volume dall’altezza più contenuta che
insiste sulla piastra sotterranea (per radiodiagnostica e laboratori) predisposta per un futuro ampliamento. Una volta completata, tale piastra svolgerà anche un ruolo di raccordo
con il resto dell’ospedale intercettando la rete
dei percorsi sotterranei tra i padiglioni esistenti,
diventando quindi l’elemento d’aggregazione
funzionale dell’intero sistema. Dei 96mila m2
calpestabili, gran parte (78.700 m2) è dedicata
alle attività propriamente chirurgiche e alle de41
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genze correlate (queste ultime occupano circa
27.800 m2). Il Pronto soccorso occupa 4.400
m2: è situato lungo il fronte sud-ovest prospiciente l’Adige, è articolato nelle due zone per
codici rossi e gialli (shock room, sale per piccoli interventi, radiodiagnostica) e per codici
bianchi e verdi (vari ambulatori) ed è collegato
all’eliporto posto sulla copertura dell’edificio
principale. Poliambulatorio e Diagnostica per
immagini, ospitati nell’avancorpo, sono ampi
5.700 m2; tra le tecnologie a disposizione si distinguono 3 risonanze magnetiche (di cui 1a
3 Tesla, e 1a 3 Tesla total body), 5 angiografi
e 4 Tac (di cui 1 a 256 strati).
Il Blocco operatorio occupa per intero il piano
seminterrato dell’edificio principale: il livello
inferiore e quello superiore sono dedicati agli
spazi tecnici e ad alcuni servizi ospedalieri, tra
cui la centrale di sterilizzazione e gli spogliatoi.
Ha 33 sale chirurgiche, di cui 10 ampie circa
50 m2 e dedicate agli interventi specialistici e ai
trapianti (tra cui 1 sala attrezzata con Rmn intraoperatoria e 1 con Iort), più 17 sale per chirurgia generale e 6 riservate alla Day surgery.
Il Gruppo Operatorio sarà ottimizzato attraverso la centralizzazione dell’organizzazione
e si gioverà della complanarità con l’area d’emergenza. Sono previsti ingressi separati per
i pazienti diurni, collegamenti dedicati con le
aree di degenza intensiva e con gli altri settori
di ricovero, per lo spostamento dei pazienti,
oltre a connessioni dirette con la centrale di
sterilizzazione. Sotto il profilo tecnologico, il
personale opererà con l’assistenza di un evoluto sistema d’integrazione della strumentazione
e delle riprese audio-video in sala, utilizzan-
do tra l’altro monitor touch screen, a parete
e sul campo operatorio, come interfaccia per
la gestione delle apparecchiature e delle telecamere (di 3 tipologie: quella montata sulla
scialitica, le sorgenti endoscopiche, più telecamere ambientali).
I volumi completamente fuori terra si sviluppano attorno a una corte coperta (primo piano), che ospita aree amministrative, spazi commerciali e altri servizi, distribuendo i flussi residui non intercettati dalle attività diagnostiche
dell’avancorpo. Il secondo piano accoglie gran
parte dei settori di cure intensive (complessivamente 96 posti letto) e semintensive, mentre
ai piani superiori sono distribuite le degenze
(513 posti letto) ordinarie, di week surgery e
di day care. L’ultimo livello è riservato agli impianti tecnologici. Il Poliambulatorio compren-
Modello dipartimentale e organizzazione per intensità di cura
dott. Sandro Caffi, direttore generale
dott. Pier Paolo Benetollo, direttore sanitario
Gli ospedali a padiglioni erano la risposta strutturale
più idonea a un modello di ospedale organizzato
per “divisioni” e “reparti”. Borgo Trento è l’esempio
classico di come si costruivano gli ospedali a metà
anni ‘50. Un padiglione è un luogo fisico in cui si
forniscono tutti i livelli d’assistenza per una specialità,
da quella più intensa, sala operatoria, terapia
intensiva e semi intensiva, al modulo d’assistenza
ordinaria e poi l’assistenza ambulatoriale. Quindi
un’assistenza che ruota intorno al medico, in cui lo
specialista è al centro e tutto il resto ruota intorno
alla sua prestazione, dal paziente ambulatoriale al
malato di rianimazione o di sala operatoria. Questo
modello ha ovviamente una serie di vantaggi ma
ha anche dei limiti, che oggi diventano sempre più
evidenti. Si pensi a certe corsie in cui si accumulano
contemporaneamente pazienti che abbisognano
di ricovero ordinario, pazienti che abbisognano di
cure intensive e pazienti abbisognano invece di cure
ambulatoriali o di un preoperatorio.
Il nuovo Polo Chirurgico di Borgo Trento è
organizzato, invece, per intensità di cure e quindi
colloca al centro il bisogno di salute differenziato
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del paziente. Coloro che hanno bisogno di
cure intensive hanno a disposizione un intero
piano in cui convergono le diverse competenze
specialistiche: da quelle del rianimatore a quelle
dello pneumologo, dal chirurgo sempre più
“superspecialista” al nefrologo per il paziente che
ha bisogno di supporto dialitico. Quindi i diversi
specialisti si concentrano in un punto in cui ci sono
le tecnologie e l’esperienza infermieristica necessaria
per affrontare i bisogni d’assistenza del paziente che
ha bisogno di cure intensive, e vengono favoriti gli
scambi interprofessionali. I pazienti che, invece,
hanno bisogno d’assistenza ordinaria possono essere
assistiti in tre piani dedicati alle degenze ordinarie,
dove ci sono moduli da 40 posti letto circa dedicati
esclusivamente all’assistenza in ricovero ordinario
o in week hospital, più un modulo dedicato
all’attività di giorno. Questo modello è coerente
con l’organizzazione dipartimentale basata sui
Dipartimenti ad attività integrata (Dai), riconosciuti
come la struttura organizzativa fondamentale
dell’Azienda ospedaliera università integrata,
in cui l’esercizio delle funzioni assistenziali è
integrato con le funzioni didattiche della facoltà
di Medicina e Chirurgia e con quelle della ricerca.
Tali dipartimenti sono articolati in Unità operative,
ossia équipe di dirigenti, con il compito di garantire
le attività di diagnosi e cura sotto la responsabilità
di un direttore di Unità operativa e in Moduli di
attività, caratterizzati da uno spazio fisico delimitato
dotato delle tecnologie necessarie, in cui lavorano
professionisti sanitari (infermieri, tecnici) con
il compito di garantire le attività d’assistenza
e il supporto al personale medico, coordinati
da un coordinatore di modulo. Costituiscono
esempi di Modulo di attività: modulo di degenza,
modulo di day service polispecialistico, modulo
poliambulatorio ecc. I coordinatori fanno capo al
responsabile assistenziale di dipartimento (Rad), che
dipende a sua volta dal direttore di dipartimento.
All’interno dei Moduli d’attività, l’assistenza è
organizzata in “settori” di 10-11 pazienti ciascuno,
cui sono assegnati un infermiere e un Oss, che
hanno la responsabilità dell’intera assistenza
dei pazienti del Settore. A supporto delle équipe
assegnate ai Settori c’è la figura dell’infermiere
“di percorso”, responsabile dell’accoglimento dei
pazienti e successiva assegnazione al Settore, dei
contatti con i Servizi e il Blocco operatorio, di
riferimento per i clinici.
de quasi 100 ambulatori, tra cui al secondo
piano 10 sale endoscopiche, di cui una attrezzata per endoscopia interventistica. Nel polo
lavoreranno circa 300 medici, un migliaio di
professionisti sanitari e un centinaio di operatori amministrativi, ai quali si aggiungeranno
studenti, medici in formazione specialistica e
professionisti in aggiornamento.
Architettura e tecnologia
L’arch. Alberto Altieri ha coordinato il gruppo
di professionisti incaricati del progetto e ha
effettuato la direzione dei lavori. «Uno degli aspetti più importanti del concept di questo ospedale interessa la dimensione urbana
dell’intervento, che si realizzerà appieno nella seconda fase di lavori quando, per effetto
delle demolizioni programmate e dell’espanTutte le stanze di degenza sono dotate di un’area “domestica” a disposizione del paziente
A supporto dell’attività assistenziale saranno
gradualmente implementati gli strumenti
informatici quali: la cartella infermieristica
informatizzata (a supporto della continuità
delle cure), un programma per la gestione delle
sale operatorie, un programma per la gestione
informatizzata della terapia, un programma per
l’informatizzazione delle richieste degli esami
diagnostici (order entry) e della lettura degli
esami radiologici (Pacs-Ris). Parallelamente alla
riorganizzazione dell’assistenza, è in corso una
revisione delle modalità d’accesso dei familiari alle
stanze di degenza, sia nelle degenze ordinarie sia
in terapia intensiva, con l’obiettivo d’implementare
un modello di “reparto aperto” in cui sia previsto
e codificato un ruolo attivo di familiari e
caregivers. Le funzioni amministrative a supporto
dell’attività sanitaria saranno espletate in ciascun
modulo d’attività da personale amministrativo
specificamente assegnato, che opererà a fianco del
personale sanitario per migliorare l’accoglienza
degli utenti e attuare le procedure burocraticoamministrative; a differenza di quanto avveniva
in precedenza, anche queste figure saranno
direttamente coordinate dal coordinatore di modulo.
sione della piastra interrata, la sua copertura
verde diventerà parte di un parco pienamente
fruibile anche dalla città. Il recinto sarà reso
permeabile ai percorsi pedonali di attraversamento, ricostruendo al contempo un nuovo
modello di accessibilità al complesso sanitario: grazie allo spostamento dei flussi tecnici
delle ambulanze e della logistica lungo il Lungadige Attiraglio, piazzale Stefani diventerà il
nodo privilegiato degli accessi per il pubblico,
riacquistando la sua natura originale di piazza
di rilievo urbano.
Questo indirizzo sarà ulteriormente rafforzato
con la realizzazione dei parcheggi e l’istituzione di un servizio navetta da e verso l’ospedale, come previsto dal Comune di Verona e
dall’Azienda Integrata. Questi temi sono in
stretta continuità con la capacità del nuovo
edificio di facilitare l’orientamento del pubblico, evitando quel senso di smarrimento tipico
di molte strutture ospedaliere. Tutti i percorsi
sono brevi e d’immediata comprensione, attestati sulla grande corte coperta con la fontana centrale che funge da snodo e le opere
d’arte che individuano le direzioni, creando
continuità con l’ambiente esterno anche mediante la cura del trattamento architettonico
degli spazi collettivi». Quali soluzioni sono
state adottare per l’inserimento delle componenti tecnologiche in un contesto che deve assicurare versatilità e flessibilità d’uso in
condizioni d’esercizio?
«La maglia strutturale è impostata su un passo modulare di 8 metri, che ha consentito
sia la realizzazione delle sale operatorie nella
piastra sia un più ampio dimensionamento
degli spazi di degenza a vantaggio della loro
vivibilità da parte dei degenti. Le prestazioni
statiche dello scheletro portante hanno tra
l’altro consentito, in fase di costruzione, lo
spostamento dell’elisuperficie dalla sua posizione inizialmente prevista, soprastante il
Pronto soccorso, alla copertura dell’edificio
in modo da ridurre il problema del rumore
prodotto dai velivoli e garantendo al contempo la massima raggiungibilità dell’ospedale
dall’elisoccorso.
L’isotropia della griglia strutturale è in grado
di assecondare le future esigenze di trasformazione degli spazi senza vincoli nelle due
direzioni. Questa valenza è stata già sperimentata con successo in occasione dell’ampliamento e della modifica all’assetto degli
spazi nel Pronto soccorso, ripensato per ri43
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Sezione longitudinale
spondere al nuovo modello gestionale che
prevede sia spazi per una cinquantina di posti
letto di “degenza-filtro”, dove i pazienti sostano in attesa di definizione della diagnosi,
sia la presenza diretta degli specialisti in un
ambiente completo di tutte le dotazioni interventistiche.
Anche la posizione del grande blocco operatorio, situato tra due livelli tecnici, ha agevolato in corso d’opera la realizzazione dei
rinforzi strutturali funzionali all’inserimento
delle pesanti schermature per la protezione
Una sala operatoria
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dalle sorgenti radioattive, necessarie per realizzare la sala chirurgica per la radioterapia
intraoperatoria. I cavedi impiantistici, spaziosi
e completamente ispezionabili, collegano la
piastra alla copertura attraversando in verticale tutto l’edificio, permettendo l’esecuzione delle normali attività di manutenzione e
l’effettuazione di eventuali modifiche senza
pregiudizio per il normale svolgimento dell’attività ospedaliera».
Quali sono le principali caratteristiche delle
aree dedicate ai pazienti ricoverati?
«Nei settori di degenza, le zone riservate al
personale sono facilmente individuabili e tutti i locali sono distribuiti da corridoi scanditi
dalle aree d’ingresso alle camere, che movimentano lo spazio interno. Tutte le stanze di
degenza sono dotate di un’area “domestica”
a disposizione del paziente, posta in prossimità della parete esterna trasparente e schermata dai raggi solari diretti, mediante balconate che riprendono l’immagine degli insediamenti sanatoriali di un tempo. In questo
modo la zona privata della camera è molto
più fruibile dai degenti, che in occasione delle
visite dispongono anche dei soggiorni posti
agli angoli del fabbricato, estremamente colorati e completamente vetrati su due fronti
per permettere la più ampia visuale possibile
sulla città e sul fiume».
Il trasporto dei materiali di peso fino a 3,5 kg
(provette, referti, farmaci e sacche di sangue)
è affidato a una rete di posta pneumatica
automatizzata, che si sviluppa per circa un
chilometro e mezzo di lunghezza, collegando tutti i principali reparti di degenza, diagnosi e terapia, l’area emergenza-urgenza e
l’amministrazione. Sono previste 53 stazioni
d’invio e ricezione, situate in posizione controllata con sistema d’identificazione tramite
badge. Il trasporto avviene mediante bossoli a
tenuta ermetica che viaggiano a velocità controllata, utile soprattutto per evitare l’emolisi
dei campioni ematici. Tra i risultati attesi, la
riduzione del 30% del turn around time dei
test di laboratorio.
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