In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena
Anno XIV n. 1
CONTRADA
Editoriale
Una tessera da collezione
Raffaele Semplici
Provveditori al Protettorato
embra ieri, ma già è passato più di un anno da
quando Claudio Pepi mi
chiese di entrare nella
commissione del giornalino. Bene, un anno che ha messo sicuramente in luce la professionalità e l’attitudine di alcuni,
la voglia di fare e di rendersi utili di altri. Tutti insieme, un’unica forza per cercare di fare
meglio possibile. Se ci siamo
riusciti o no, a voi la risposta. La
volontà c’è stata; forse non
saranno stati i quattro numeri
più spiritosi della storia del
“Pochi ma boni”, ma sicuramente sono sudati, sofferti
come tutti gli altri. La costante
presenza e l’applicazione della
redazione ci ha permesso di
uscire con un prodotto originale, curioso e talvolta, permettetemelo, simpatico. Tra le numerose lettere che ci giungono
abbiamo quella speditaci dal
contradaiolo Giuseppe Lenzi, lo
zio di Marco e Barbara, che
potete leggere interamente
pubblicata a pag. 5. È un foglio
dattiloscritto pieno di entusiasmo e calore, che trasuda di
amore per la contrada. Che ci
riporta indietro con gli anni, con
4 scatti fotografici in bianco e
nero ripresi da lui stesso all’età
di tredici ani, ma ancora più
indietro con frammenti di storia
patria dei quali lo invitiamo a
parlare, attraverso queste pagine, a tutti i contradaioli.
... A proposito, una cosa personale: se ho delle foto, di fattura
artistica, della mia infanzia, lo
devo alla sapienza del Dott.
Giuseppe, il quale attraverso l’amicizia con lo “zio Pompa”, mi
ritrasse nel 1964... grazie.
S
Periodico Trimestrale della
CONTRADA DI VALDIMONTONE
Anno XIV - n. 1 Aprile 2007 Autorizz. del
Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993
Spedizione in A.P. Comma 20/C
Legge 662/96 Filiale di Siena.
Direttore responsabile: Fabio Fineschi
Redazione giornalino: Raffaele Semplici e
Simone Stanghellini (coordinamento), Michele
Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti,
Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro
Gorelli, Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi,
Caterina Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo
Rossi, Davide Rustioni, Nicola Sodi.
Collaborazioni: Manuela Baglioni, Antonio
Borghi, Silvia Borghi, Grazia Burroni, Paola
Caloni, Massimo Cappelli, Anna Carli,
Alessandro Cartocci, Commissione per il rinnovo dei costumi del Giro, Commissione per la
Festa Titolare, Sara Lachi, Giuseppe Lenzi,
Sandra Mari, Emiliano Mini, Elisa Monaldi,
Roberta Nepi, Giacomo Nerozzi, Marco Pepi,
Provveditori al Protettorato, Ivano Scalabrelli,
Paola Tommasi
Immagini: Mauro Agnesoni, Foto Donati, Foto
Studio Lensini, Giuseppe Lenzi, Paola Caloni,
Maruska Pradelli, Archivio Contrada di
Valdimontone.
Impaginazione: Master Digital.
Stampa: Industria Grafica Pistolesi.
2
T
utto è iniziato con
questa frase:
Oh Marco, bisogna
farsi veni’ un’idea per
le nuove tessere...
queste vecchie stanno per fini’,
e sinceramente mi so’ venute un
po’ a noia!!”
...” In effetti!!” fu la mia risposta.
Si, proprio così, in effetti la vecchia tessera del protettorato era
venuta un po’ a noia... quel cartoncino giallo che dopo un paio
di mesi ti ritrovi appiccicato alla
tessera del bancomat se lo tieni
nel portafoglio come faccio io,
andava sostituito.
Prima di tutto ci siamo prefissi
l’obiettivo di dare valore alla
tessera del protettorato: non più
solo la prova del pagamento
della quota annua, ma simbolo
forte di appartenenza e attaccamento ai colori del Montone,
visto che il sostentamento della
Contrada dipende solo ed esclusivamente da noi tutti e che il
protettorato rappresenta per la
Contrada l’unica risorsa economica.
Abbiamo quindi esaminato le
possibili soluzioni da adottare
per raggiungere lo scopo, individuando nella solidità e nella
varietà gli elementi essenziali
per valorizzare la tessera ed è
ecco il risultato: sarà in pvc, delle stesse dimensioni e spessore
di una carta di credito, con una
grafica completamente nuova
su entrambe le facciate che
potrà cambiare ogni anno in
modo tale da rendere la tessera
del protettorato della Contrada
di Valdimontone un oggetto
unico, da conservare gelosamente. Confesso che fra le idee
in cantiere, abbiamo intenzione
di proporre un concorso aperto
a tutti i montonaioli “creativi”
per trovare soluzioni grafiche
nuove di anno in anno... ma è
prematuro parlarne ora!
Per quanto riguarda l’esazione
non cambierà niente per chi
paga con RID, bollettino postale
o bonifico bancario: la nuova
tessera arriverà a casa del protettore qualche giorno dopo il
pagamento della quota. Chi
invece paga agli esattori, riceverà una ricevuta - anche questa
completamente nuova - al
momento del pagamento e la
tessera arriverà in seguito a
casa, per posta.
Noi abbiamo cercato di fare del
nostro meglio: ci siamo riuniti,
consultati, siamo andati in trasferta fino a Vicenza per trovare
Anagrafe
Montonaiola
Sono nati
i materiali, abbiamo perfino
imparato tutti i dettagli tecnici
delle stampe in pvc sperimentando quanto sia difficile realizzare un’idea, ma speriamo di
aver fatto un buon lavoro.
Bisogna ringraziare la caparbietà e l’entusiasmo del Provicario
addetto nel condividere con
noi le nostre idee, la pazienza
di Massimo Nucci nei cambiamenti del software necessari
ogni volta che ci veniva in mente una nuova idea, il Priore e
tutto il Seggio che hanno avallato questo progetto. Ma se l’idea è diventata un oggetto, lo
dobbiamo alla professionalità
di Andrea Lensini che ha fatto
le foto, alla maestria della
Master Digital (Topo Simone e
Topino Nicola... per capirci) e
all’impagabile estro creativo di
Maruska Pradelli Rossi che ha
scelto la disposizione dei colori,
gli elementi grafici e ne ha
curato
la
composizione,
mostrando ancora una volta,
qualora ce ne fosse bisogno,
tutto il talento e la raffinatezza
della sua arte.
Ora confidiamo, come sempre,
nella vostra passione e nella
voglia di tutti nel far crescere
sempre di più il Montone così
come ci hanno insegnato i
nostri predecessori e come cerchiamo di fare noi. I risultati,
almeno per quanto riguarda il
Protettorato, sono ottimi: un
trend continuo di crescita negli
ultimi quattro anni e una percentuale di riscossione molto
vicina al 100%. Noi speriamo,
con questa nuova tessera, di
dare un’ulteriore spinta alla
crescita della contrada perché
siamo convinti che questa sia la
strada giusta per arrivare a ben
altri risultati.
Martina Mori
Lara Sivieri
Dario Bracci
Simone Mascarella
Matteo Elianti
Sofia Fonte
Alessandro Chiantini
Tommaso Romani
Caterina Ferri Sahz
Matteo Sartini
Cristian Ricci
Ci hanno lasciato
Diego Bartoccini
Luigi Bruttini
Polvere
di notizie
Suor Flora
Ci sono pervenuti i ringraziamenti da parte di Suor Flora per
la donazione del ricavo del
Banchetto annuale dello scorso
anno. Di seguito uno stralcio della lettera di Suor Flora che ci piace ricordare:
... Tante sono le vostre iniziative,
di cui la popolazione di
Malacanang ha beneficiato, ma
soprattutto voi avete dato alla
mia gente la certezza che il bene
c’è, che gli uomini non sono cattivi come talvolta vogliono farci
credere, che grazie a voi, a
Siena, si può sperare in un mondo migliore, più giusto...
Borsa di studio in memoria del Professore “Pino
Giovannelli”
Anche quest’anno, per volontà
della moglie e del figlio di Pino
Giovannelli, è istituita una borsa
di studio in memoria del loro
congiunto a favore di giovani
studenti montonaioli meritevoli.
La borsa di studio intitolata al
Professor Pino Giovannelli,
Maggiorente della Contrada di
Valdimontone, ha lo scopo di
promuovere e incentivare lo studio di materie medico-scientifiche. Il regolamento è presente
sulle pagine del nostro sito, i curriculum possono essere inviati
per posta alla Contrada o al
seguente indirizzo email: [email protected].
Per ulteriori informazioni gli
interessati potranno rivolgersi ai
Cancellieri: Elisa Quercini (057744069) e Cinzia Morandi (3394521794).
CONTRADA
Un nodo per la vita
Anna Carli
“... si cresce maturando
la passione per la Contrada,
che poi diventerà anche
passione per il Palio...”
iamo di nuovo alla Festa
Titolare. Durante l’inverno non
sono certo mancati momenti nei
quali la vita di Contrada e di
Società ci hanno visti insieme
come popolo, con il piacere di ritrovarsi,
con lo spazio per la battuta, per l’allegria
nei momenti conviviali e per lo scambio
di idee, anche vivace, prevalentemente
sulle vicende paliesche.
Ora stiamo per rivivere un momento che
ci richiama alla solennità, sia per il suo
valore devozionale alla Madonna del
Buon Consiglio, della quale invochiamo
sostegno e protezione, sia per l’impegno
al quale richiama ognuno di noi.
E’ l’impegno a mostrare i valori e la dignità della nostra Contrada durante il giro
per il saluto alle consorelle e durante il
corteo di rientro nel territorio, ma è
soprattutto l’impegno che si riassume nella cerimonia del battesimo dei piccoli
montonaioli.
E’ un momento bello che dispensa emozioni a tutti, magari vissute in modo
diverso, ma sempre con la stessa sensibilità e intensità, a seconda del ruolo dal
quale ognuno lo vive: Priore, dirigente,
nonno o genitore, semplice contradaiolo.
Voglio tornare sull’idea dell’impegno
legato al battesimo contradaiolo: è il
momento nel quale ci assumiamo la
responsabilità di chiamare formalmente
ogni bambina e ogni bambino a far parte
della nostra comunità, che sia nato sul
territorio o che abbia una famiglia montonaiola. E’ il momento nel quale si definisce l’appartenenza, un legame che non
viene scelto, ma che inserisce in un con-
S
testo nel quale si cresce maturando la
passione per la Contrada, che poi diventerà anche passione per il Palio.
Ogni piccolo montonaiolo crescendo farà
sicuramente parte di altre entità aggregative, ma saranno entità alle quali aderirà,
si iscriverà, delle quali magari acquisterà i
“gadget” quali segni di riconoscimento.
Della Contrada e di un popolo entra,
invece, a far parte dalla sua nascita e riceve in dono il simbolo della comunità e
del territorio: il fazzoletto che, attraverso
il nodo, segna un rapporto che non si
scinderà più. E’ un rapporto che renderà
negli anni lui stesso responsabile del
patrimonio di valori, che ha trovato e che
dovrà salvaguardare facendolo rimanere
vivo ed attuale di fronte ai continui cambiamenti ed alle contraddizioni che la
società prospetterà nel tempo.
Per questo allora occorre che impegno e
responsabilità siano accompagnati da
entusiasmo, da capacità di trarre gioia
dallo stare insieme, dall’essere un popolo
unito e coeso pur nella capacità di confrontarsi, di “dire la nostra” con spirito
costruttivo senza far pesare momenti personali di delusione, anche se subiti ingiustamente, intaccando all’esterno la dignità della contrada.
L’esterno al mondo delle contrade e l’esterno alla Città ci prospettano situazioni
sempre più complesse, situazioni per le
quali gli aspetti burocratico-amministrativi rischiano di impegnare in modo preponderante la dirigenza per salvaguardare la contrada da un’omologazione scorretta con altre realtà.
A questo occorre reagire traendo forza e
idee da ciò che siamo, prospettando soluzioni rispetto alle quali ogni contrada ha
intelligenze e tradizioni per arrivarci e per
confrontarsi con le consorelle, senza paura e chiusure verso l’esterno.
Con tutto questo non voglio smentire
quanto ho detto all’inizio: siamo ad un
momento di festa. Viviamola a pieno, tutti insieme, con la consapevolezza della
sua importanza, ma senza perdere la
gioia dei momenti conviviali, degli
abbracci affettuosi, delle battute, e con la
speranza, ad oggi ancora tutta in piedi, di
poter essere anche nel 2007 sul tufo.
Auguriamoci una buona Festa Titolare e
tanti canti che ci ricordano:
“... E’ il bianco rosso e giallo spiegato al
primo sole, che del Palio di Siena è lo
splendor. Valdimontone sei la più bella...”
3
PALIO
Alti (o) e bassi (o) dello staff
Alessandro Cartocci e Marco Pepi
C
ome ogni domenica
mattina mi aggiro
per casa cercando in
qualche modo di
essere utile, ma mi
accorgo che per rendermi veramente utile la cosa migliore è
andare in giardino o a comprare il giornale o quanto meno
rintanarmi in un angolo della
casa lontano da tutto o tutti.
Decido di sprofondare nel divano e leggere “Il guerriero della
luce”, libro di Coelho che
Claudio mi ha prestato giorni
prima.
La cosa è contemporanea,
prendere il libro e suonare il
telefono, incredibile, prendo il
suo libro e lui mi chiama!
“Buongiorno Claudio”
“Buongiorno Sandro, come è?
Tutto a posto?”
“Mi mettevo a leggere un po’
in attesa di andare a pranzo”
“ Senti bisogna vedersi per fare
un po’ il punto, sei libero alle
17.30?”
“A me va bene”
“Ok, allora ci vediamo alle
17.30 alla Costarella”.
Alle 5.30 puntuali come non
mai ci troviamo alla Costarella
e cinque minuti dopo siamo
seduti in una saletta dei
“Rozzi”.
Non ricordo le parole usate da
Claudio per chiedermi la disponibilità a fare il mangino, ma
ricordo perfettamente quella
mal celata sensazione che mi ha
4
IL NUOVO STAFF PALIO 2007-2008
Capitano: Claudio Regoli
Mangino: Alessandro Cartocci, Renzo Fusi, Marco Pepi
Barbaresco: Federico Bari
Vice Barbaresco: Duccio Cappelli, Francesco Valentini
Addetti al Fantino: Luca Belardi, Luca Braccini, Simone Gennai,
Daniele Mulinacci
Addetti al Veterinario e Maniscalco: Riccardo Bicchi,
Stefano Carignani, Marco Lenzi
fatto aprire la bocca in un lieve
sorriso, ma la sensazione ha
rapidamente raggiunto la testa
facendomi immediatamente
richiudere la bocca.
La ragione, nemica dei sentimenti e delle emozioni aveva
avuto il sopravvento. Dal quel
momento avrei dovuto soppesare ogni pensiero, ogni parola
detta o ascoltata, avrei dovuto
essere capace di capire ed
interpretare il pensiero degli
altri.
Da quel giorno per la mia bocca è stata un’alternanza di
aperture e chiusure, di belle
sensazioni e piccoli timori, di
ragionamenti preventivi per far
fronte ad eventuali domande
che mi fossero poste; se fosse
meglio dire una cosa o se la
stessa cosa fosse meglio dirla in
altro modo, quel sostantivo forse troppo forte o quell’aggettivo forse meglio toglierlo. E poi
mai nessuno che mi ponesse
quella domanda, me ne veniva
sempre fatta un’altra.
Ad oggi non posso sapere se
sarò in grado di assolvere il
compito assegnatomi come il
mio cuore vorrebbe, ma vi posso garantire che ci butterò dentro tutta quella carica, tutta
quella forza che metto sempre
nelle mie cose, vi prometto che
farò l’impossibile per tenere a
freno l’esuberanza del mio
carattere, ma vi prego di perdonarmi se in qualche occasione la ragione sarà più debole
dei sentimenti. Questo è il mio
carattere, è un mio grande
difetto, è un mio piccolo pre-
gio, ma questo è anche il
carattere del Montone, di un
popolo orgoglioso, testardo,
che non si è mai posto limiti
anche quando questi limiti
sembravano evidenti, insormontabili, consapevole della
propria forza e della propria
grande dignità; ed è questa
consapevolezza che ci ha permesso di superare al meglio i
momenti difficili, che in questa
ormai troppo lunga attesa non
ci ha mai fatto sentire secondi
a nessuno.
Questi sono i nostri caratteri
identificativi, fanno parte del
nostro DNA, caratteri che
riscontriamo in quei giovani
che si fanno la barba per vezzo
e in quei grandi che si pettinano per ricordo, ce li trasmettiamo di generazione in generazione, sempre più radicati.
Ciò che in questo momento mi
sento di chiedere a tutti è di
stare vicini al nostro Capitano
ed a tutto lo staff, di farci sentire il calore della contrada ed
in particolare chi è più scettico
ci aiuti a lavorare con tranquillità, a trasmetterci il proprio
pensiero per darci un diverso
punto di vista su cui riflettere;
ora dobbiamo essere un blocco monolitico, poi, quando il
momento istituzionale lo
richiederà, ognuno esprimerà
le proprie convinzioni e farà le
proprie scelte con estrema
serenità e franchezza, ma
adesso marciamo a ranghi
compatti verso quel traguardo
comune.
W il MONTONE
ene, eccomi qua a scrivere, come di consueto avviene in questi
frangenti, l’articolo
richiestomi.
CHE
DIRE! Non è facile trasferire su
carta le emozioni, le sensazioni
che ho provato nel momento in
cui il mio Capitano e “compagno
di volante” degli anni di gioventù Claudio, mi ha chiesto se volevo entrare a far parte dello Staff
Palio a rivestire il ruolo di
Mangino.
E’ stata un’esplosione interiore di
grande felicità, inutile negarlo:
io, che ho cercato di dare sempre
il mio piccolo contributo morale
e pratico alla mia Contrada, chiamato a partecipare al palio da
un’altra “angolazione”. TANTA
SODDISFAZIONE!
Ho cercato di valutare serenamente tutti i lati che comporta
un impegno del genere: sacrificare un bel po’ del mio tempo e
quello da dedicare alla famiglia.
Per il resto non credo che altre
cose possano poi cambiare molto: il mio rapporto con gli altri è
sempre stato alquanto sereno e
ciò me lo hanno dimostrato le
tante persone che, con grande
piacere, mi hanno avvicinato e
sostenuto con un abbraccio o
una semplice parola. Fa piacere,
è fuori discussione!
E comunque esiste sempre un
dialogo per confrontarsi anche
con chi può pensarla diversamente!
Io cercherò, come sempre, di
mettere tutto il mio impegno e
insieme agli altri lavoreremo per
ciò a cui tutti noi aspiriamo: un
palio da vincere!!!
B
CONTRADA
Lettera alla redazione
Giuseppe Lenzi
ono lo zio del vostro valido collaboratore Dott. Marco Lenzi, mio
caro nipote. E’ vero che non sono
un grande frequentatore della
contrada, ma ho sempre partecipato con forte emozione alle sue vittorie
e, come senese da 500 anni (i miei antenati chiusdinesi vennero in armi da fuoco !!) autorizzati a portarle (!!) per difendere la Repubblica e i suoi cittadini, da
S
tografiche, quel famoso film di
Alessandro Blasetti (vedi pagg. 1213 del numero di aprile 2006), film
che vidi per la prima volta al cinema dell’Alberino nel 1953, dove
allora c’era il Cine Club. Purtroppo,
essendo vessato da tante varie pesantissime circostanze, non vengo spesso in contrada, ma la seguo sempre, specie durante i furibondi giorni del Palio.
comunque, prima di trapassare anch’io
nell’eternità, voglio farvene dono perché
sono foto inedite, sono ricordi di un tempo irrimediabilmente passato al tempo di
“Ganascia” (Fernando Leoni); uno degli
alfieri era il Marzucchi che ora non c’è più
da vari anni e così molti altri.
In due di queste foto, nel bordo bianco
superiore ed inferiore, ho lasciato la mia
scritta autografa che si trova sull’originale: “2 luglio 1946”, scritta con penna stilografica. E’ quasi impossibile riconoscere
alcuni personaggi qui ripresi (forse qualcuno si potrà accingere a tale riconoscimento ? ... Molto difficile...).
Credo di averle fatto piacere e, se vorrà
pubblicare queste vecchie foto inedite su
di un prossimo numero della Rivista, ne
sarò onorato. Nell’augurarle Buon Natale
e Buone Feste anche a tutti i Montonaioli,
non mi resta che salutarla molto cordialmente,
Viva il Montone e tutti i Montonaioli!
Suo dev.mo Giuseppe Lenzi
Chiusdino a Siena e ciò è documentato da
manoscritti dell’Archivio di Stato del ‘500
da me trovati e su cui non mi soffermo ...
Mi sento sempre legato alla contrada,
all’ombre del cui campanile dei Servi
sono venuto al mondo... ahimè 73 anni
fa, poco dopo che uscì nelle sale cinema-
Ora si dà il caso che, ordinando il mio
archivio fotografico, che voglio lasciare al
mio figliolo o ai miei due nipoti, Barbara
e Marco, io abbia rivisto alcune fotografie
in B & N da me scattate con una primitiva e semplicissima macchinetta fotografica a cassetta, a fuoco fisso, regalatami
dalla mia nonna Paola, 3 anni prima della vittoria del Palio del 2 luglio 1946, cioè
il 1° luglio 1943, in occasione della mia
Prima Comunione. Ora, appunto, io eseguii alcune foto con quella macchinetta
(che ho tuttora) il 2 luglio 1946 (60 anni
fa)
dalla
scalinata
che
scende
dall’Oratorio della SS. Trinità, in via delle
Cantine, proprio davanti alla Chiesa di S.
Leonardo, dove si benediva il cavallo; e
dove si stava per partire verso la passeggiata storica, riunendo tutte le contrade
nel cortile della Prefettura in piazza del
Duomo. Non sono molto belle, è vero,
nell’angolo superiore sinistro le figure
sono leggermente sfuocate a causa della
non perfetta fabbricazione delle lenti dell’obbiettivo (molto semplice) e poi, c’era
di mezzo la mia imperizia nell’inquadrare
bene il soggetto, con mano un po’ “tremante”, avendo io, solo 13 anni. Ma,
Ed ecco qui l’autore di queste foto inedite di quel lontano 2 luglio 1946... Giuseppe Lenzi tiene sulle sue
robuste spalle il fratellino Massimo (padre del nostro
collaboratore Marco Lenzi) che regge uno “strano” cartellone disegnato a matite colorate rassomigliante
vagamente ad un “palio”... Ambedue sono fotografati
nel giardino di Via Roma, dalla mamma, subito dopo
(o poco prima) avere corso nei viali del giardino tre giri
per simulare un palio vinto, naturalmente dal
Montone... Il fratellino Massimo, ha infatti ancora nella mano sinistra un “frustino” con il quale immaginava
di “nerbare” un immaginario cavallo sul quale cavalcava... potenza della fantasia infantile!
5
DOMENICA IN ALBIS
Notizie storiche sulla Festa dell’Ottavario
della Domenica in Albis
Ivano Scalabrelli - Priore della Consorteria delle Compagnie laicali di Siena
appiamo con certezza che 1’Ottavario
della Domenica in
Albis risale al 1567.
La Sacra Cerimonia,
nella sua parte di preparazione
e organizzazione, fu affidata
alle Compagnie Laicali che, in
seguito a questi compiti, si
riunirono in quella che fu ed ä
tutt’oggi la “Consorteria delle
Compagnie Laicali di Siena”.
Per arrivare all’Ottavario con la
Processione e tutto il rituale che
ogni anno possiamo vedere,
bisogna risalire al 1537 quando, ad opera di Fra Giuseppe
da Milano, fu istituita in questa
città la pia pratica delle
Quarant’ore, con l’esposizione
e l’adorazione del SS.mo
Sacramento.
Questa cerimonia fu officiata
nel 1538 anche a Pavia e nel
1540 la stessa devozione fu
abbracciata dalla città di Siena.
A propagare il sacro rito a Siena
fu Fra Bernardino Tommasini Cappuccino detto “Ochino” per
essere nato nella Nobile
Contrada dell’Oca, il quale in
detto anno 1540 predicava nella città di Siena durante
l’Avvento
Siena si differenziò dalle altre
due cittÖ poichè, invece di
esporre il SS.mo Sacramento,
esponeva il SS.mo Crocifisso. La
cerimonia fu affidata alle allora
24 Compagnie che figuravano
nel cosiddetto “Cartone”, le
quali s’impegnavano ad esporre e vegliare il Crocifisso ciascuna per 40 ore, così che quando
si
giungeva
all’ultima
Compagnia erano trascorsi 40
giorni. Alla fine dei 40 giorni,
tutte le Compagnie si recavano
in processione alla Cattedrale,
in abiti di penitenza e portando
il Crocifisso.
La processione di penitenza con
il Crocifisso fu poi un po’ tralasciata ma nel 1561, su istanza
di P.Girolamo Robiola della
Compagnia di Gesù, Rettore del
Collegio di S.Vigilio, con l’accordo delle Compagnie, fu stabilito di riprendere la pratica
S
6
della Processione, da tenersi nel
giorno del Lunedì di Pasqua,
portando
in
Cattedrale
un’Immagine
Sacra
della
Madonna o Reliquia insigne, da
cambiare ogni anno.
Nel 1567 fu stabilito definitivamente il rituale dell’Ottavario
della Domenica in Albis, il quale, salvo pochi aggiustamenti, è
tutt’oggi il medesimo.
Fu sempre in quell’anno che,
per consiglio di Messer
Agostino Umbertini - Dottor di
legge - confratello della
Compagnia di S.Giovanni
Battista della Morte, le
Compagnie deliberarono, con
l’approvazione
di
Mons.
Germanico Bandini coadiutore
di Mons. Francesco BandiniPiccolomini Arcivescovo di
Siena, di fare solenne e Devota
Processione nel giorno della
Domenica in Albis, portando
per le vie cittadine “qualche
divoto simulacro e qualche insigne Reliquia di alcun Santo della città e del suburbio”. E’ da
allora che le Compagnie Laicali
eleggono l’Immagine Sacra da
esporre in Cattedrale.
Nel sabato che precede la
Domenica in Albis, dalla Chiesa
dove si trovava l’Immagine partiva il Corteo privato per portare l’Immagine stessa in
Cattedrale.
Nel
giorno
seguente
Domenica in Albis - questa stessa Immagine veniva portata
fuori per la Solenne Processione
dopo di che veniva nuovamente riposta all’interno della
Cattedrale per venerarla otto
giorni.
Fino al 1870 la Festa continuò
senza considerevoli interruzioni
(fatto salvo il periodo della soppressione e ripristino delle
Compagnie 1785-1791). Nel
1870 la Processione fu proibita
dall’autorità politica e successivamente subì delle limitazioni
fino a doverla compiere all’interno del Duomo.
Oggi la Processione della
Domenica in Albis non si fa più;
in compenso è rimasta con la stessa partecipazione di un
tempo
la
Processione detta”
Privata”, organizzata
cioè da chi custodisce l’Immagine che
viene esposta.
La Consorteria e la Paolo Pancino, Priore della Deputazione Annuale delConsorteria delle Compagnie Laicali consegna ad
D e p u t a z i o n e la
Anna Carli la targa commemorativa durante la Sacra
Annuale, nella prima Funzione di Nomina
Domenica dopo la
suo nascere. Le Compagnie
Candelora, eleggono l’immagicoordinate dal Seggio della
ne da esporre, dopo di che ne
Consorteria compongono una
danno avviso al postulante la
Deputazione annuale formata
cui immagine è stata estratta e
da 5 Compagnie, con due
poi nella prima Domenica di
Quaresima viene resa pubblica
Depurati ciascuna, per attenl’estrazione con la cerimonia
dere a tutta l’attività di carattedella Sacra Funzione di
re
pratico
e
spirituale
Nomina che si officia nella
dell’Ottavario. Naturalmente il
chiesa
dove
si
trova
tutto sempre concertato e conl’Immagine Sacra.
venuto con l’Arcivescovo, il
La sera del sabato che precede
Capitolo Metropolitano ed il
la Domenica in Albis si fa la
Clero che, in qualche modo, ha
Processione a cura del Popolo
a che fare con la Festa
che custodisce l’Immagine, per
dell’Ottavario.
portarla in Cattedrale dove
rimarrà per otto giorni esposta
COMMISSIONE
PER LA CELEBRAZIONE
sull’Altare Maggiore della
DELLA DOMENICA IN ALBIS
Cattedrale.
Aldo Giannetti, Roberto Massari,
L’Ottavario si svolge con quel
Alessandro Monciatti, Caterina
rituale di devozione e parteciPavolini, Gaetano Pierini
pazione che fu alla base del
OTTAVARIO DELLA DOMENICA IN ALBIS 2007
PROGRAMMA
SABATO 14 APRILE
ore 21,00 - PROCESSIONE (preceduta in chiesa da una preghiera
alla Madonna e un canto)
DOMENICA 15 APRILE
ore 11,00 - S. MESSA SOLENNE - celebrata dall’Arcivescovo
ore 13,30 - Pranzo
ore 18,30 - MESSA VESPERTINA - celebrata da Mons. Furiesi
DA LUNEDI’ 16 A SABATO 21 APRILE
ore 18,30 - S. MESSA VESPERTINA
(celebrata dal Correttore della Contrada)
DOMENICA 22 APRILE
ore 12,15 - S. MESSA DI CHIUSURA DELL’OTTAVARIO
(celebrata dal Correttore della Contrada)
MARTEDI’ 24 APRILE
Rientro in Contrada dell’Immagine della Madonna del Buon Consiglio.
ore 20,45 - ritrovo dei Contradaioli a San Girolamo per accompagnare
la Santa Patrona fino all’Oratorio della Contrada, prima
della celebrazione del Triduo.
DOMENICA IN ALBIS
Tunnel di luce e tepor di fiaccole...
a cura di Aldo Giannetti
A
dunanza del 10
febbraio 1948
Alla presenza di 18
appartenenti
al
Seggio l’Onorando
Priore Prof. Antonio D’Ormea
apre l’adunanza e concede la
parola al consigliere Luigi
Provvedi il quale comunica che
la Consorteria delle Compagnie
Laicali in Siena ha prescelto
l’Immagine di Maria S.S. del
Buon Consiglio che si venera nella nostra contrada per la solenne
esposizione in Cattedrale per la
Domenica in Albis. Viene dato
mandato al Vicario Dr. Cesare
Roggi e al Dr. Walfredo Capecchi
di recarsi in compagnia del molto Rev. Padre Curato dei Servi da
S.E.Mons. Arcivescovo onde sollecitarlo a concederci il permesso
di effettuare i festeggiamenti nel
prossimo maggio, anziché a
luglio come prescrive il regolamento. Sabato 14 corr. alle ore
16,30 sarà effettuata nella nostra
Chiesa la solenne Funzione di
nomina della Madonna del Buon
Consiglio per la domenica in
Albis. Saranno invitati tutti i
Priori delle Compagnie Laicali, i
Parroci dei Servi, del Manicomio,
di Valli e di Certosa. Dopo la funzione sarà servito un maestoso
rinfresco agli intervenuti.
Adunanza del 28 febbraio 1948
Il Vicario spiega le ragioni che
rimandano senz’altro al prossimo luglio le feste nella ns. contrada alla Madonna del Buon
Consiglio, in quanto che, per
nessuna ragione si può derogare
da quanto disposto dal regolamento delle Compagnie Laicali,
e quindi il solenne ottavario nella Chiesa Metropolitana verrà
fatto dal 4 all’11 aprile, mentre
viene fissata la data dal 4 luglio
c.a. per l’inizio e quella dell’11
di detto mese la chiusura della
festa nella chiesa della nostra
Contrada in San Leonardo. A tal
punto viene formato un comitato esecutivo che risulta composto
dalle seguenti persone: Dott.
Cesare Roggi, Dott. Walfredo
Capecchi, Dott. Giovanni Cresti,
Prof. Leo Rossi, Giovanni
Margiacchi, Alfredo Pianigiani,
Il ricordo, attraverso i documenti
d’archivio e le cronache locali del tempo,
della grande festa per la celebrazione
della Domenica in Albis del 1948
M.R.Padre dei Servi, Giacomo
Cenni, Luigi Provvedi, Pietro
Piochi, Vittorio Ciacci, Vasco
Bruschelli, Carlo e Tommaso
Partini, Carlo Baldi, Enrico
Olmastroni, Giuseppe Centini,
Dante Bianciardi, Antonio Vanni,
Enrico
Cialdani,
Enrico
Monciatti, Dante Neri, Carlo
Fontani, Raffaello Bernazzi, ed il
sottoscritto segretario Ugo
Brandi, L’assemblea approva ad
unanimità.
Adunanza del 14 giugno 1948
Alle ore 21,30 si riunisce la commissione incaricata per i festeggiamenti in onore della
Madonna del Buon Consiglio,
udita la relazione del presidente, avendo veduto che i lavori
stradali nel nostro rione impediscono il regolare svolgimento
dei festeggiamenti alla data fissata del 4 luglio decide di rinviare i festeggiamenti a data da
stabilirsi.
Adunanza del 5 luglio
Alle ore 22 alla presenza del presidente dr.Capecchi e di tutti i
componenti del comitato esecutivo, constatato che i lavori stradali seguono un corso soddisfacente ed avuto assicurazioni da
parte del Comune in merito al
compimento di questi per il 15
agosto, viene fissata ad unanimità la data dal 22 al 29 agosto per
i festeggiamenti dell’ottavario
nella nostra contrada.
Dalla cronaca locale dell’epoca:
“Solenne
trasporto
della
Madonna del Buon Consiglio”
Dal 4 all’ 11 aprile
All’ora prestabilita l’immagine
della Madonna del Buon
Consiglio raggiunse la Cattedrale
per essere esposta durante l’ottavario della Domenica in Albis, in
processione che può chiamarsi
veramente solenne. Tutti i montonaioli, maggiorenti e popolo,
facevano corona alla Celeste
Protettrice che era preceduta dal
rev.do Padre Priore dei Servi di
Maria, dagli altri Padri Serviti,
dai Padri delle Missioni e da
numerosi istituti religiosi. Apriva
la processione il gonfalone della
Compagnia di SS. Trinità e faceva ala numeroso popolo orante.
Al passaggio lungo le strade,
l’Immagine fu fatta segno ad una
pioggia di fiori. La Contrada di
Valdimontone sente il dovere di
rivolgere un ringraziamento a
tutti coloro che le hanno dato
questo spontaneo segno di
approvazione ed in particolare a
quelle contrade che esposero i
propri vessilli al passaggio della
processione. In special modo
sente il bisogno di ringraziare la
Nobile Contrada del Nicchio, la
sua vecchia alleata, per l’intervento del paggio maggiore. La
mattina del 12 aprile alle ore
6,30 l’Immagine tornerà in sede.
La processione percorrerà le solite strade fino a San Giorgio, qui
taglierà per recarsi
alla chiesa della
Contrada del Nicchio
e riprendendo via
dell’Oliviera, per via
Roma farà ritorno
alla propria Chiesa.
Saranno oratori dell’ottavario il prof.
Don Schena e Padre
Facondi dei Servi di
Maria.
no tutta la chiesa ed il campanile, Tutto il rione fu riccamente
addobbato, nella ufficiatura si
sono avvicendati i Parroci limitrofi, tutte le funzioni hanno avuto regolare svolgimento, sono
state celebrate molte S. Messe di
cui due solenni cantate con
accompagnamento d’orchestra
d’archi con il compiacimento di
S.E. Mons. Arcivescovo, nella
notte di giovedì 26 la Sacra
immagine è stata portata nella
zona di Valli, anche la processione finale di domenica 29 è stata
memorabile sia per la solennità,
sia per l’imponente numero di
partecipanti. Il quadro della
Madonna fu collocato sopra un
carro trionfale addobbato con i
colori del Montone e trainato da
due buoi bianchissimi offerti dal
colono contradaiolo Ferri, un
numeroso e gagliardo coro
maschile più serio ed intonato
alla austerità della circostanza ha
accompagnato
la
festa.
Predicatore durante tutto l’ottavario è stato il Rev. P. De Pascale
S.J. alloggiando presso i padri
serviti. Fanno seguito ringraziamenti per l’opera competente e
preziosa a Giacomo Cenni, alla
signora Zita Cresti Vecoli e alle
donne della contrada per l’esecuzione di numerosi lavori, per il
finanziamento fu provveduto
mediante sottoscrizioni dal
Seggio e dai contradaioli.
Cronaca dei festeggiamenti in contrada
dal 22 al 29 agosto
L’esecuzione dell’impianto di illuminazione fu affidato alla ditta di Dante Malatesta
con circa 8600 lampadine che adornaro- 8600 lampadine adornarono la chiesa e il campanile
7
FESTA TITOLARE
L’importante è esserci
Roberta Nepi
a prima volta che abbiamo parlato della Festa
Titolare, in fondo alle
scale dei Servi c’era
ancora
l’albero
di
Natale illuminato. Passate le
vacanze e i festeggiamenti per
l’anno nuovo, immersi ancora in
pieno inverno, quando le giornate sono cortissime e un senso
di tristezza ci pervade, parlare
della Festa Titolare è come aprire una finestra e sentire il calore
del sole. Improvvisamente ci troviamo ad organizzare le serate di
primavera, a parlare di cene,
balli, stand da allestire, e già nelle nostre menti rivediamo la città invasa da bandiere bianche,
L
rosse e gialle e nelle nostre orecchie rimbomba il rullo dei tamburi. Diciamo la verità, la nostra
festa titolare mette tutti di buon
umore, montonaioli e no; in
nostro onore tutte le consorelle
rispiegano le bandiere e accordano i loro tamburi; ricomincia
lo spettacolo e noi ne siamo i
protagonisti.
Con l’assemblea di Gennaio viene nominata la Commissione dei
festeggiamenti composta in parte da vecchi, ovviamente mi riferisco non all’età ma all’esperienza, ai quali si aggiungono alcuni
giovani. Il gruppo è numeroso
quanto basta per dar vita a degli
incontri vivaci e divertenti... tutti
sanno che ci aspetta un duro
lavoro, ma sanno anche che il
divertimento
è
assicurato.
Grande soddisfazione è stata per
8
noi addetti alle cerimonie, la
riconferma di molti che avevano
partecipato l’anno scorso, segnale, questo, che la sensazione di
esserci divertiti è stata condivisa.
La stesura del programma è senz’altro la parte più difficile; dobbiamo mantenere le nostre tradizioni e contemporaneamente
cercare delle novità. Per fortuna
ci sono le risate di Antonio,
peraltro contagiose, a rendere
più “dolci” le serate (raramente
c’è anche il “dolce”, quello
vero!), mentre Alberto, che questa volta si è separato dal suo
computer portatile, mette nero
su bianco le decisioni prese (le
sue e-mail con il programma
aggiornato sono puntualissime!).
Simonetta è sempre in ritardo (io
ci sono abituata... è tutta sua
sorella!) ma quando arriva è
decisa: vuol fare l’Happy Hour,
ovviamente appoggiata dai giovani. Ci dispiace per Duccio che
deve rinunciare al Palio dei
Ciuchi, e per Lucio cui vorremmo
sempre affidare il compito di
“pagare in natura” gli intrattenitori. Meno male hanno un ottimo carattere e sono disposti a
sacrificarsi mantenendo un gran
sorriso! Daniele ormai, per
nostra fortuna, è diventato amico di una “grande” manager di
“grandi” comici, e solo per questo riusciremo a fare “grandi”
spettacoli!
Le discussioni sono animate ma
sulle cose importanti siamo tutti
d’accordo; la festa titolare, reli-
giosa e laica, è un’occasione per
i montonaioli di vivere la contrada, di stare insieme, vecchi e
giovani, gli uni nel rispetto degli
altri. Questo è il messaggio che
vorremmo dare con il nostro
lavoro, insieme alla possibilità
di “esserci”. Che sia davanti
all’altare, intorno a un tavolo
per la cena, con il grembiule
intorno ai fornelli di cucina, in
fila per il servizio o tra i vapori
della lavastoviglie, l’importante
è essere presenti e divertirsi, nel
rispetto della tradizione che fa
del Montone una grande contrada. Sono sicura che ci riusciremo, con l’aiuto di tutti, con gli
addetti ai ragazzi che rendono
possibile per la 27° volta il
Palio dei Cittini, con il gruppo
Donatori di Sangue che sottoli-
nea l’impegno civile e sociale
della nostra contrada e con
l’aiuto degli Economi che cercano di rimettere a nuovo le
ormai vecchie monture.
Alla Festa Titolare, insomma,
l’importante è partecipare... per
il resto vogliamo solo vincere.
COMMISSIONE
PER LA FESTA TITOLARE
Emanuela Baldani, Daniele
Barbetti, Roberta Nepi, Lucio
Viligiardi, Manuela Baglioni,
Paola Caloni, Daniele Massari,
Giacomo Nerozzi, Marco Pasqui,
Graziella Rossi, Antonio Betti,
Duccio
Cappelli,
Stefano
Corbelli, Simonetta Petreni,
Riccardo Pieri, Alberto Carniani,
Sandra Castagnini, Samuele
Farnetani, Simona Gorelli, Marta
Mannucci,
Jacopo
Pacini,
Benedetta Sestini, Marco Vegni,
Stefania Viviani
FESTA TITOLARE
CONTRADA di
F
E S TA T I TO L A R E
in onore della Madonna del Buonconsiglio
24 Aprile ● 6 Maggio 2007
APRILE
MAGGIO
24 Martedi
1 Martedi
●
San Girolamo
Ore 21,00 Ritrovo dei Contradaioli
Processione rientro dell’immagine della
Madonna del Buon Consiglio
● Oratorio della S.S. Trinità
Ore 21,30 Solenne Triduo di Preparazione
25 Mercoledi
●
Oratorio della S.S. Trinità
Ore 21,00 Solenne Triduo di Preparazione
● Sede
Museale
Ore 21,45 Inaugurazione della mostra “Suoni
e fruscii”
26 Giovedi ● Sede Museale
● Pratino di Società
Ore 16,00 I Cittini giocano in Contrada
Ore 18,30 Merenda sotto l’Alberone e giochi vari
2 Mercoledi ● Pratino di Società
Ore 18,00 Conferenza AIDO: ”Importanza
della donazione degli organi”
● Pratino di Società
Ore 20,30 A tavola con il Gruppo Donatori di
Sangue “Bruno Borghi” e spettacolo di cabaret
con “Graziano Salvadori”
3 Giovedi ● Pratino di Società
Ore 20,30 Happy Hour rosa Roberto
& Music Drink con “L’Olandese Volante”
Ore 21,00 / 23,00 Mostra “Suoni e fruscii”
4 Venerdi
● Oratorio della S.S. Trinità
Ore 21,30 / Solenne Triduo di Preparazione
●
27 Venerdi ● Sede Museale
Ore 19,00 / 22,00 Mostra “Suoni e fruscii”
● Pratino
di Società
● Pratino di Società
Ore 20,30 Cena di Pesce con “I Dinosauri”
Via dei Servi
Ore 21,00 Apertura “Pane & Companatico... sul
prato”
5 Sabato ● Pratino di Società
Ore 20,30 / Cena Rock
Ore 20,30 Cena Apertura
Ore 23,00 / Discodance con Fede-Gabri e Lele DJ
Ore 22,00 Assegnazione Borsa di Studio
“Prof. Giuseppe Giovannelli”
● Via
Ore 22,30 Concerto live dei “Pancera Gialla”
28 Sabato
●
Oratorio della S.S. Trinità
dei Servi
Ore 21,00 Apertura “Pane & Companatico... sul
prato”
6 Domenica
Ore 15,30 Onoranze ai Contradaioli defunti
Ore 8,30 Partenza della Comparsa
per il giro di omaggio al territorio
● Sede
● Oratorio
Museale
della S.S. Trinità
Ore 16,30 Battesimo Contradaiolo, consegna
delle pergamene e rinfresco
Ore 10,30 Santa Messa per i defunti
della Contrada
● Pratino
● Salone
di Società
di Società
Ore 19,00 Apertura “Osteria Montonaiola”
Ore 13,30 Pranzo di Chiusura
Ore 20,00 Ricevimento della Signoria
Si ricorda che per ogni cena le tessere
dovranno essere ritirate
entro la sera precedente
presso Ermada Bianciardi
e la Società Castelmontorio
● Oratorio
della S.S. Trinità
Ore 20,15 Solenne Mattutino
● Via
dei Servi
Ore 22,00 XXVII Palio dei Cittini
● Pratino
dei Servi
Ore 22,15 Giochi ed attrazioni varie
29 Domenica
Ore 9,00 / Partenza della Comparsa
per il tradizionale Giro di Omaggio
alle Consorelle ed alle Autorità
● Oratorio
della S.S. Trinità
Ore 10,30 Santa Messa
Ore 13,30 Rientro della Comparsa
Ore 16,00 Partenza della Comparsa
● Giardini
della Lizza
Ore 19,00 Ritrovo e partenza della
Comparsa per il rientro in Contrada
● Pratino
di Società
Ore 20,30 Cena del Giro
9
CONTRADA
Le donne del Montone la portano
la crocchia...
Manuela Baglioni, Paola Caloni
ra una canzone degli anni 50 che
in contrada veniva cantata come
inno alle donne del montone.
L’abbiamo voluta come titolo del
nostro articolo perché fosse quel
filo di continuità tra le donne di allora e
quelle di ora. Se negli anni passati la contrada ha annoverato dei personaggi come
Armida, della quale abbiamo sempre presente e nitida la sua esile figura a sedere
sulla panchina sotto l’alberino con una calzamaglia o una bandiera da ricucire, anche
ora “non si monda nespole”. Vogliamo iniziare con raccontarvi cosa ci è successo
appena elette: Marco ci comunicò che c’era
da confezionare un numero spropositato di
bandiere stampate appena arrivate da
Como. Ci vennero in mente tre o quattro
donne che furono subito contattate e dopo
qualche giorno la voce si sparse e iniziarono ad arrivare telefonate per dare disponibilità a fare “quel che c’è da fare”.
Inutile dire il piacere che ci fece ricevere
una così grande adesione, soprattutto perché ci confermava l’opinione che ci sono
molte persone che nonostante gli impegni
personali hanno voglia di dare il loro con-
E
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tributo alla contrada. Non finiremo mai di ringraziarle perché tutto ciò che è stato
fatto lo hanno
fatto loro dimostrando sempre la
massima sensibilità.
A distanza di un
anno il gruppo
annovera più di
trenta donne di
tutte le età, dai
venti anni in su.
Ci ritroviamo una
volta a settimana,
il giovedì dopo
cena, nei locali dell’economato e ognuno
ha un compito preciso: chi cuce, chi rammenda, chi restaura, chi pensa a lavare e
stirare colletti, polsini e sbuffi delle monture, chi controlla e pulisce le scarpe, chi controlla le penne dei cappelli.
Ma le nostre donne non ci avevano ancora
sufficientemente stupito per la tanta voglia
di mettere a disposizione le proprie capacità per la contrada, che si sono rese disponibili ad un lavoro ex novo vale a dire la confezione delle nuove camicie di pulizia e la
manifattura dei cappelli per le nuove monture del giro.
Infine la ciliegina sulla torta! Verso la fine
del 2006 è arrivata una proposta per effettuare nei locali della Giraffa un corso di
taglio e cucito per bandiere reso possibile
dalla disponibilità di alcune bandieraie già
esperte di altre contrade. È stata veramente
una soddisfazione avere l’adesione a tale
iniziativa di ben 5 signore e poter ammirare già adesso i primi frutti del certosino
lavoro: i puntini che si susseguono nelle
lunghe fiamme quasi a tracciare un sentiero, i brandelli di seta riprendere forma e
dare nuova vita alla bandiera per sventolare sempre più in alto.
Siamo fiduciose che questa opportunità
venga usufruita al meglio perché crediamo
sia molto importante conservare e tramandare il prezioso lavoro delle bandieraie e
soprattutto rendere in futuro la Contrada il
più possibile autonoma nel confezionamento e nel restauro delle proprie bandiere.
Cosa dire quindi a tutte le nostre donne:
Buon lavoro!
CONTRADA
Bozzetti per i nuovi costumi
La Commissione per il rinnovo dei costumi del Giro
a commissione ha terminato la prima fase del lungo lavoro che ci
porterà a rinnovare le monture nel
giro del 2008. Presentiamo i disegni, eseguiti da Maruska Pradelli
Rossi, anche a chi non sia potuto venire in
assemblea.
Come ovvio per quanto i bozzetti rappresentino una base sostanzialmente fedele di
ciò che verrà fatto, è importante precisare
che alcuni particolari devono ancora essere
ben definiti, anche in considerazione delle
osservazioni venute fuori in assemblea. Solo
nel momento della effettiva composizione
dell’abito potremo valutare tutti i necessari
aggiustamenti.
Come potete vedere la maggiore innovazione riguarda la composizione stessa delle
monture: si passa da un unico tipo a tre
tipologie, a loro volta suddivise in alfieri e
L
tamburini differenziati dalla mantella.
Questa divisione in tre gruppi è conseguenza di un’altra novità: l’introduzione nella
montura degli stemmi delle compagnie militari. Questa scelta è motivata dalla volontà
di creare un collegamento più forte tra il
nostro territorio e i suoi rappresentanti, che
nel momento della festa titolare rendono
omaggio alle consorelle.
In considerazione del notevole esborso economico ci stiamo muovendo in questo
periodo per assicurarci il miglior tessuto
possibile tra i vari presi in esame.
In conclusione desideriamo ringraziare tutti
coloro che in questi mesi ci hanno aiutato e
che ci aiuteranno per la buona riuscita delle
monture, mettendosi a disposizione anche
per realizzarne alcune, fatto che ci permetterà di abbassare sensibilmente il costo finale.
11
ARCHIVIO
Primo premio: un ciondolo d’oro
Luigi Monciatti, anni 14 - I PREMIO EX AEQUO
Antonio Borghi, anni 14
12
Andrea Rossi, anni 20 - I PREMIO EX AEQUO
Emanuele Dragoni, anni 14
ARCHIVIO
Sandro Monciatti, anni 21
M. Assunta Dragoni, anni 11
Roberto Massari, anni 21
Maurizio Piochi, anni 17
Ettore Franci, anni 21
13
INCHIESTE
L’abito fa il monaco? Vestirsi per...
a cura di Caterina Pavolini e Simone Stanghellini
Antonio Borghi
L’abito a volte fa il monaco, ma
è anche vero che il monaco non
sempre predica bene.
Quando la primavera è da poco
iniziata e il dolce risveglio dei
tamburi e delle bandiere ci
avvolge, l’imbarazzo della scelta
dell’ “abito del monaco” è più
legato al pazzo tempo meteorologico che a esigenze di ben
comparire. Per cui consiglio un
vestito sportivo con scarpa
comoda (visto che si sta tutta la
sera in piedi) e giubbotto a portata di mano per chi è paziente,
per chi non è paziente se il tempo volge al brutto si può sicuramente “scaldare” al bar.
Il banchetto annuale è sicuramente un appuntamento elegante, dove, visto il periodo
invernale, sono d’obbligo l’abito scuro con la camicia possibilmente bianca e la cravatta. E’
proprio il periodo pre-invernale
e di conseguenza pre-elettorale
(un anno lo è per la Dirigenza di
Contrada e per quella di Società
e il successivo per la Dirigenza
Paliesca) che porta gli aspiranti
dirigenti a mettersi di tutto
lustro a conferma che “l’abito fa
il monaco”.
Ma quando si presenta l’estate
piena e il caldo imperversa,
scarpe da ginnastica, jeans
strappati e maglietta antichiappo (di qualsiasi colore escluso il
blu), sono l’ideale visto le esperienze passate, anche se ad oggi
sono lontani ricordi.
Soprattutto in questo caso “l’a-
bito fa il monaco (guerriero)”,
perchè l’avversario sappia con
chi si deve confrontare.
Do per scontato che l’abbigliamento del “monaco”, in tutte
queste manifestazioni, sia accessoriato dal fazzoletto rosa
indossato tradizionalmente con
grande orgoglio.
Silvia Borghi
Pensare a questo articolo è stato
più facile che fare le valigie per
le vacanze!!! Per ognuno di questi appuntamenti sfoggio un
abbigliamento che ritengo più
consono alla ricorrenza.
Per la Festa Titolare adotto uno
stile casual-sportivo, ma comun-
re il “vestito della domenica”
per onorare al meglio un
appuntamento così bello e tradizionale. C’è solo un fondamentale e importantissimo particolare che unisce tutti e tre gli
stili, questo è:... il fazzoletto del
Montone.
Grazia Burroni
Considerando che io per indole
non lascio niente al caso, nemmeno la scelta della carta igienica rispetto alle mutande del
giorno, figuriamoci cosa posso
fare quando mi trovo davanti
all’appuntamento con la “storia”. Se qualcuno pensa che certi tipi di abbigliamento siano
Sara Lachi
Sabato della Festa Titolare,
mattina della Tratta e Banchetto Annuale:
lustrini, magliette sdrucite e occhiali da sole,
ma sempre col fazzoleto al collo!
que “a cipolla” per affrontare
meglio gli “sbalzi di temperatura” della giornata... Il giorno
della Tratta?... semplice! Apro il
cassetto dei “capi da Palio”
dove trovo canottiere, magliette, pantaloni ginnici, e le
immancabili scarpe da ginnastica, insomma un abbigliamento
da BATTAGLIA.
Passati gli appuntamenti devastanti, arriviamo al Banchetto
Annuale dover non può manca-
studiati per pura scaramanzia, si
pulisca il capo!... Il mio è uno
studio estetico da MASTER ALLA
BOCCONI, niente può essere
lasciato al caso per il sabato della Giro o il banchetto annuale:
in genere ho un pubblico “locale, solo leggermente allargato,
quindi invece di 15 metri di
chiffon opto per soli 3 o 4 metri
di tulle. Contrariamente la mattina del 29 o del 13, quando il
pubblico è delle “grandi occasioni”, stupisco la platea (comprensiva di vigili, mossiere, fantini e cavalli!) con trasparenze,
scolli e abbinamenti di colore
degni della copertina di Vogue.
Non ci credete? ... via... va... è
vent’anni che vi ci sciacquate la
bocca!!
Massimo Cappelli
Per cosa faccia il monaco è
meglio sorvolare. Conoscendo
voi tutti come la penso sulla
categoria. Il sabato del giro e i
giorni del Palio è consigliabile
14
un abbigliamento “da battaglia”, che comunque non leda i
minimi canoni del buon gusto.
Ad esempio, se la natura, come
nel mio caso, e non solo, è stata
prodiga di kg e relativo adipe,
sono da evitare abiti attillati
onde provocare l’onco degli
astanti. Le citte, che rientrano
nei suddetti canoni, è bene
vestano leggero, meglio niente.
Per il banchetto va sfoderato il
vestito bono, vedi gazzilloro
rivestito, quindi giubba e pantaloni di fillolle. Le citte come
sopra...
P.S. Se sapevo scrive facevo il
giornalista e non il guardiacaccia.
Mi viene subito in mente cosa
ho combinato la mattina della
tratta di agosto quando in un
secondo sono riuscita a cambiare il look di Caterina, versandole il mio Campari nei suoi pantaloni e nella sua maglietta
bianca. Scuse a parte, il look
“consigliato” per questa mattina
è tutto ciò che viene ideato dalla fantasia dei contradaioli. Il
sabato del giro, invece, consiglierei
un
abbigliamento
“casual” ai giovani, mentre ai
dirigenti e a tutti coloro che di
solito vanno a ricevere la
Signoria un po’ di eleganza non
guasta, tutti col fazzoletto rosa
al collo. Eleganza classica tipica
infine per il banchetto. Prima
vorrei sapere da quelli più vecchi che ci so’ già passati, come ci
si veste per la Cena della
Vittoria, perché quest’anno sto
già mettendo i soldi da parte
per comprarmi il LOOK adatto...
Emiliano Mini
Lunedì, sono fuori per lavoro.
Mi squilla il cellulare, Cardinali
Matteo. Mmmh strano, difficilmente chiama. Dimmi Matte?
Mi devi fare un articolo per il
giornalino. Scherzi ? Appena so
scrivere il mio nome !? Casca la
linea e non lo risento. Passano
dei giorni, io me ne scordo e lui
INCHIESTE
Elisa Monaldi
non mi richiama. Un sabato a
cena nel Montone la Pavolini mi
ricorda dell’articolo. Titolo:
L’abbigliamento per la festa
titolare, per la tratta e la cena
della prova generale. Ok ci provo. Tanti sono i camuffamenti.
Per la tratta quasi tutti rispolveriamo indumenti che ci ricordano momenti importanti, con il
risultato di magliette di qualche
misura più piccola, camicie
sdrucite e pantaloni che stanno
ritti da soli. Per la festa titolare
oramai è corsa al fazzoletto più
grande. Se ne vedono di tutti i
tipi : piano piano qualcuno ci si
mette una bandiera sulle spalle!!! Per la prova generale la sfilata di moda ha inizio: le citte
sfoderano il meglio del meglio,
pailettes, lustrini, e quasi tutte
di nero, mentre i ragazzi , visti i
presupposti di qualche gotto di
troppo, è grassa se si fanno la
doccia... e chi se la fa, si rimette
i soliti panni !!!! (me compreso).
Proposta: se si vince il Palio si va
in su in costume da bagno. viva
il Montone abbasso il Nicchio.
Alessandra Mari
Una delle domande più frequenti tra noi citte?
“Ma te domani che ti metti?
E se anche la risposta a volte é
“boh, quel che trovo” per me,
voglio essere sincera, non é mai
del tutto vero!!!!
Ci sono eventi in cui in pathos
dell’indecisione mi porta a
sostare ore davanti all’armadio
con la tentazione di buttarmici
dentro e uscire con quello che
mi é caduto addosso, un esempio “serata festa titolare”... é
bello essere i primi a rulla’ i
tamburi, ma bisogna fa i conti
con il tempo che può andare da
100 gradi a 0 in un nano secondo e io allora gioco la carta del
vestito a cipolla, 16/17 strati di
panni che verranno rimossi
all’occorrenza: canotta salute,
maglia maniche corte, maglia
maniche lunghe, camicia, golfino giacchetto e a mali estremi
piumino, scarpe comode possibilmente impermeabili e borsa
tracolla... la notte é lunga.
Un altro di questi momenti topici é il giorno della tratta, qui io
vo sul sicuro: pantaloni al ginocchio con una decina di tasche
gonfie di: chiavi motorino, soldi, sigarette, occhiali da sole che
si arriva sempre troppo presto
allo scoppio del sole... zuccheri
e liquirizie per la pressione (sentire Clelia), poi canotta semplice, scarpe con 25 nodi alle stringhe (assolutamente vietati infradito, zoccoli o sandaletti) e
niente borsa, il mio pensiero é
uno solo... “ tante volte ci fosse
da saltà”.
Ma finalmente arriva il
momento tanto atteso, un giorno uno solo in cui posso finalmente tirare fuori la signorina
che é in me... il banchetto
annuale... finalmente mi vesto
da donna!!! E per l’occasione, il
kit é da rinnovare: scarpette
con tacco, tanto si cammina
poco, borsetta piccola dove
non c’entra niente ma fa elegante-chic, libero sfogo ai ninnoli e vestito che per rispetto al
galateo chiamerò da cocktail.
Senza dimenticare la messa in
piega... del giorno prima. Una
volta tanto guardarsi allo specchio e vedersi decentemente
“trasformata” fa piacere...
sopratutto se lo si fa al cospetto
e per la contrada.
Sicuramente l’abito non fa il
monaco, anche se deve essere
curato ed adeguato ad ogni
situazione. Per esempio, l’appuntamento del Banchetto
Annuale è una circostanza abbastanza formale e così vagli le
varie ipotesi: pantalone nero
classico e maglioncino, non
troppo
collegiale,
jeans?
Assolutamente fuori luogo;
minigonna? Eh... poi ti rendi
conto però che più che una
minigonna è una microgonna,
lascia stare vai! Allora vada per
un vestitino nero classico sopra
al ginocchio, però con un bello
spacco o con delle trasparenze
stile vedo non vedo che non
guastano mai! La sera del sabato del giro richiede abiti da battaglia: jeans effetto seconda pelle, felpina firmata e sotto “toppino” da 15 d’agosto, perché
tanto in serata ti prende caldo
di sicuro! Ma il meglio lo raggiungi la mattina della Tratta:
abbigliamento comodo così
composto: vestitino di jeans a
metà coscia, con tanto schiena
“gnuda” e stivale stile texano...
adatto, no? L’abito fa il monaco? No?!!? MENOMALE!!
Giacomo Nerozzi
Per la Festa Titolare preferisco
sicuramente un abbigliamento
sportivo: jeans, camicia, giacca
o golf di cotone e fazzoletto al
collo. Nei giorni del palio, la
cosa più importante è stare
comodo: pantaloni corti o jeans,
maglietta e scarpe da ginnastica, occhiali da sole 24 ore su 24
(l’unico vero problema è sopportare il Vullino che conta
quante magliette mi cambio
durante il giorno e critica perché secondo lui sono sempre
troppe). Per il banchetto annuale, all’arrivo al ristorante riesco
ad essere abbastanza tirato a
lucido: vestito intero, giacca e
cravatta, scarpa incerettata e
capello
ingelatinato.
All’antipaso però la giacca si sfila, le maniche della camicia si
arrotolano e il colletto si sbottona e se il pranzo è stato particolarmente alcolico la cravatta va
a finire annodata intorno alla
fronte...
Paola Tommasi
La nostra contrada è notoriamente una contrada di belle
donne, quindi diventa molto
semplice parlare di noi, e del
nostro modo di... presentarci sia
nelle occasioni più pesanti (cucina, pulizie,...) che in quelle più
conviviali e “mondane “ (alla
cena prova generale piuttosto
che ai banchetti oppure in palco(!) per il palio!!) . Diamo sempre il meglio di noi con “sberluccichi” vari e tacchi alti; passiamo con facilità dal sacro al
profano... in un nano secondo
dal camicione monacale alla
mini vertiginosa... ed è anche
per questo nostro modo di fare
“scena” che siamo FAMOSE e
INVIDIATE per essere le
MEGLIO CITTE DEI 17 RIONI
!!!!... Sarà troppo??!!
15
Dario Neri, disegno per capostrada della Contrada di Valdimontone, Sede Museale Contrada di Valdimontone
I LUOGHI E LA MENTE
Finalmente ho compreso quali siano i reali valori della vita: il valore più alto fra tutti è l’Arte.
Nulla può stargli a pari, nessun lavoro dà gioia quanto la pittura...
... Io non dipingo se non ho voglia estrema e se il soggetto non mi dà una emozione...
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena
Anno XIV n. 2
CONTRADA
Corone e coronarie
Compagnia dei Ligrittieri
G
anzi! Siamo stati
proprio ganzi. Permettetemelo, ma è
la pura verità. Sto
parlando di un
gruppo meraviglioso che ad
oggi ritengo insostituibile. Dallo
scorso ottobre tutte le settimane
ci ritrovavamo in Società (l’Oliviera era ormai diventata di
nostra proprietà) a leggere
copioni per trovare un testo fatto a pennello per noi. Dopo
aver letto di tutto abbiamo preso una decisione: riportare a
teatro una commedia fatta ben
11 anni fa con caratterizzazioni
diverse, ma con la forte convinzione che il Montone sarebbe
stato ancora una volta fiero di
noi.
Non posso non ricordare la
caduta in montagna di MUI
ricevuta con un sms così candido che avrei voluto romperle
anche l’altro ginocchio, gli allenamenti del CECCA (“io il martedì e il giovedì non ci sono,
vado a giocare...”), la puntualità e la precisione di SILVIA, ELENA che non riesce mai a trovare
le scarpe (porta il 41), ELISA che
non ho mai capito come mai da
quattro anni dice continuamente “Non ce la faremo mai...” e
poi si dimostra sempre superpreparata, GABRIELE e PAOLO
verso i quali sono in credito di
alcune ore di sonno, MICHEL
che riesce sempre ad adattarsi a
qualsiasi parte, TOMMASO e
DANIELE che sono stati una
vera e propria rivelazione, SANDRA che posso definire fantastica, CHIOTTINO con il quale le
parole sono superflue... bastano
i fatti, le suggeritrici (ELENA e
ELISA) che forse dovremmo
definirle mimi per come erano
capaci e ROBERTA, ANDREA,
YOGHI, MAURIZIO, CATERINA
e CRISTIANA per me veri punti
di riferimento senza i quali
sarebbe inutile continuare.
Mi auguro che tutto questo
possa proseguire nel tempo con
un regolare ricambio generazionale.
In questo momento mi sento
di dire una sola cosa: GRAZIE
amici per il tempo passato
insieme.
Anagrafe
Montonaiola
Sono nati
Matilde Ricci
Irene Mugnaini
Edoardo Civeli
Francesco Moran
Margherita Valeri
Giulia Simonetti
Sofia Ciarpi
Filippo Oliboni
Ci hanno lasciato
Mario Masignani
Luigi Bruttini
Luciano Ciapi
Silvana Tinacci
Periodico Trimestrale della
CONTRADA DI VALDIMONTONE
Anno XIV - n. 2 Giugno 2007 Autorizz. del
Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993
Spedizione in A.P. Comma 20/C
Legge 662/96 Filiale di Siena.
Direttore responsabile: Fabio Fineschi
Redazione giornalino: Raffaele Semplici e
Simone Stanghellini (coordinamento), Michele
Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti,
Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro Gorelli,
Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi, Caterina
Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo Rossi,
Davide Rustioni, Nicola Sodi.
Collaborazioni: Roberto Alzati, Alessandro
Barbetti, Massimo Barbetti, Federico Betti,
Simone Bicchi, Stefano Cannoni, Rudi
Castagnini, Vincenzo Castelli, Maestri dei
Novizi, Alessandro Monciatti, Franco Morandi,
Anna Nucci, Giovannella Pacini, Serena Parrini,
Emanuele Pomponi, Sergio Profeti, Claudio
Regoli, Guido Semplici, Simone Turchi, Marco
Valentini.
Immagini: Mauro Agnesoni, Luisa Cartocci,
Luigi Farnetani, Mauro Guerrini, Luca Giannetti,
Luca Lozzi, Giuseppe Pirastru, Archivio
Contrada di Valdimontone.
Impaginazione: Master Digital.
Stampa: Industria Grafica Pistolesi.
Il 17 giugno si è svolta la Rassegna dei cori senesi nella Contrada della Giraffa
alla quale hanno partecipato i nostri piccoli Montonaioli, diretti da Luca Bogi.
Polvere di notizie
La TUA Tessera del Protettorato 2008
Quale immagine o foto vorreste vedere nella Tessera del protettorato del prossimo anno?
Come già anticipato in altre occasioni, è arrivato il vostro turno!
Entro il 30 Settembre 2007, inviateci i vostri suggerimenti, disegni o
foto digitali ad alta definizione (formato jpg) e quella ritenuta più
adatta sarà scelta per essere riprodotta sul fronte della Tessera del
2008.
Potete spedire il materiale all’indirizzo postale della Contrada (Contrada di Valdimontone, Via dei Servi 16) oppure inviarlo all’indirizzo e-mail: [email protected] o consegnarlo a mano agli
addetti al Protettorato (Marcello Baglioni, Marco Coppi, Marco Lenzi); in ogni caso, ricordatevi di specificare il vostro nome e cognome perché non saranno accettate buste o files anonimi.
Buon lavoro!
A carta di caramella
La Confraternita di Santa Caterina a Roma ci restituisce una bandiera di seta in cambio di una bandiera stampata. Tale bandiera comunemente definita “a carta di caramella”, dopo i restauri necessari
andrà ad aggiungersi ad un’altra bandiera identica già in nostro possesso formando la classica coppia.
Commissioni di lavoro
In assemblea generale sono state nominate le seguenti commissioni
di lavoro:
Commissione per la gestione dei palchi anno 2007:
Yuri Barbieri, Gabriele Bossi, Luca Braccini, Daniele Ciabatti, Mattia
Ermini, Samuele Feroci, Alessandro Gesualdo, Francesco Gorelli,
Gabriele Mini, Alessandro Pandolfi, Carlo Regina, Guido Rubbioli,
Geri Tozzi, Jacopo Bruni.
Commissione per la cena della prova generale
del palio di luglio 2007:
Emanuela Baldani, Daniele Barbetti, Roberta Nepi, Lucio Viligiardi,
Graziella Rossi, Simonetta Petreni, Marco Cappelli, Roberto Buccianti, Simona Gorelli, Giuseppe Madoni, Giorgio Mulinacci, Simone
Nucci.
Consorzio Tutela del Palio di Siena
Con il rinnovo del Consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela del Palio di Siena il nostro Priore, Prof.ssa Anna Carli, è stata
nominata tra i consiglieri ed all’interno della commissione Area
Immagine.
2
PALIO
La parola al Capitano
a cura della redazione
Fare il Capitano logora?
Sicuramente è impegnativo; riuscire a conciliare famiglia, lavoro, vita privata talvolta è
un’impresa, le soddisfazioni sono però così
grandi che compensano i sacrifici fatti, per cui
direi che impegna molto ma ancora non logora...
cerca in quei giorni di vivere emozioni che ti
uniscono con gli altri, vivere il Palio con quel
senso di appartenenza che ti fa fare cose altrimenti impensabili. Il Palio fa vivere emozioni
vere, odori, suoni, immagini che ti riportano
all’infanzia ed alla rivisitazione ininterrotta della nostra cultura e storia contradaiola.
Fino a che punto l’essere Capitano influisce
sul modo di vivere del prescelto?
L’influenza è grande, per me è stato necessario
cambiare molte cose nella mia programmazione professionale e personale, cambiano le
priorità si aggiungono impegni inderogabili,
incontri con fantini e contrade, presenza a
riunioni dei capitani, presenza alle corse in
provincia, impegni di rappresentanza, i seggi le
assemblee, l’accoglienza alle consorelle durante il loro giro, la presenza agli eventi organizzati dalla società, tanti impegni che mutano
radicalmente il tuo modo di vivere sebbene si
possa contare sul fattivo aiuto dei mangini. Le
ferie per esempio sono condizionate dal fatto
di correre o meno e per decidere se e dove
andare è necessario aspettare le estrazioni, a
lavoro capita spesso di dover assentarsi da
impegni importanti, per me sono stati dei grossi cambiamenti.
Il termine senesità è troppo spesso usato
ed abusato; secondo te qual è il corretto
modo di intenderlo?
Siena è una città dalla grande storia, una storia
che ci rende orgogliosi di essere senesi, è
importante salvaguardare i valori che ci sono
stati tramandati. Non dobbiamo però rimanerci imprigionati, dobbiamo andare avanti
orgogliosi delle nostre tradizioni, ma cercando,
allo stesso tempo di arricchire la nostra unicità.
Qual è il tuo pensiero sulla giustizia paliesca?
È un argomento delicato e complesso, credo
che debba garantire a tutte le contrade un’omogeneità di trattamento, sicuramente non è
un compito facile amministrarla ed applicarla
oggettivamente alle tante situazioni, più o
meno simili, ma in condizioni diverse, che via
via si presentano.
Come sono i rapporti con l’avversaria?
Sono dei rapporti di rispetto reciproco, devo
dire che non ho mai avuto problemi con la
dirigenza avversaria i nostri ruoli sono chiarissimi, facciamo gli uni contro gli altri ma con
rispetto, e credo di dover continuare su questa
strada.
Cambiamenti nello staff: quali sono le doti
che ti hanno indirizzato a scegliere i tuoi
collaboratori?
Come detto prima, il Palio prende una fetta
consistente della vita di un capitano, diventa
quindi fondamentale vivere quei momenti con
persone di cui conosci pregi e difetti e con cui
hai un affiatamento collaudato dalla conoscenza personale. È importante che il gruppo sia
affiatato, che le persone stiano volentieri insieme e che siano motivate ed entusiaste nello
svolgere le loro competenze. Gli impegni e le
attività di uno staff sono molte e di vario genere, cosi le cose filano via lisce ci sono pochi
intoppi e se ci sono ci si parla ci si guarda negli
Pensi che il Palio attuale abbia bisogno di
un aggiustamento o di una revisione del
regolamento?
Io ritengo che il regolamento vada bene cosi
come è, credo che chi l’ha scritto, abbia fatto
un lavoro certosino nel prevedere tutte le situazioni presenti, ritengo quindi che si debba solo
cercare di applicarlo senza troppe interpretazioni.
Qual è il rapporto tra il Palio, la città ed il
mondo esterno, anche alla luce del mezzo
televisivo?
Bella domanda, con i cambiamenti della società e lo spopolamento del centro storico la contrada e la sua funzione stanno cambiando ed il
Palio sta diventando sempre di più il cuore della vita contradaiola. La frequenza nelle Società,
d’inverno, è solo una modesta percentuale di
quella nei giorni del palio che è diventato un
evento non solo per Siena. La televisione diffonde all’esterno un’immagine che rappresenta solo un piccolo frammento e a volte distorto dell’intera realtà credo che stiamo vivendo
un momento importante e difficile per la storia
delle contrade e del Palio. Sono comunque
fiducioso nel fatto che le contrade ed il Palio
sono sempre riusciti ad evolversi e svilupparsi
parimenti al progredire dei tempi ed ai cambiamenti della società; lo faremo anche questa
volta.
Il Palio può essere una riscoperta delle
nostre radici?
Può esserlo se riusciamo a viverlo con il giusto
spirito e a dargli il giusto significato, se ognuno
3
PALIO
occhi e si cerca insieme una soluzione. Il capitano deve rispondere sempre e comunque in
prima persona, alla contrada che lo ha eletto,
che è giudice del suo lavoro. Per questo deve
essere messo in condizioni di svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi secondo i
propri criteri e priorità.
Qual è il tuo pensiero sul protocollo e quali criteri ti guidano nella scelta dei 10 cavalli?
Credo che lo sforzo di tutta la macchina sia
enorme e sicuramente ci sono molti aspetti
positivi. Mi auspico che andando avanti si premi sempre di più la ricerca di qualità in modo
che il numero di cavalli sui quali i capitani si
trovano a scegliere la mattina della tratta
aumenti ulteriormente e sia composto da soggetti con buone caratteristiche per la Piazza.
È chiaro che nella scelta dei cavalli i criteri siano di carattere tecnico e di carattere politico.
Uno sguardo al futuro: quali sono, a tuo
avviso, le priorità più urgenti per il
Montone?
Vincere il Palio!
Se potessi tornare indietro faresti tutto ciò
che hai fatto o cambieresti qualcosa?
Domanda da un milione di dollari. Anzi oggi è
più giusto dire di euro!!
In tutte le decisioni che ho preso ho valutato a
fondo i vari dettagli e ho deciso secondo il mio
modo di essere cercando in quel momento la
migliore soluzione per il Montone. Molte volte
le decisioni hanno prodotto risultati positivi
altre volte un po’ meno, non credo nell’infallibilità, ma credo che il risultato finale si ottenga
dal numero di decisioni positive rispetto alle
altre. Per il momento, nel bilancio che faccio,
sono maggiori quelle positive cercando di fare
comunque tesoro anche delle altre.
Come valuti l’estrazione?
Un’opportunità per esserci e per dimostrare a
tutti che cosa è oggi il Montone.
4
Due chiacchiere due col veterinario
a cura della redazione
Avvicinarsi al Palio e conoscerne le complesse dinamiche non è facile, soprattutto
per i non senesi. Come è nato in te l’interesse per la nostra corsa anche sul piano
professionale e quali sono stati i tuoi primi approcci?
L’entusiasmo della gente e la voglia di ottenere nuove vittorie. I primi approcci sono stati
cauti e di studio per capire l’ambiente.
Nel 2005, con Alesandra, il tuo esordio
nella stalla del Montone. Quali sono le tue
impressioni ed i tuoi ricordi ?
Un esordio, come detto, di studio; la naturale
esigenza di affinare la collaborazione con un
gruppo nuovo in tutti i sensi. Il ricordo di un
buon lavoro fatto con entusiasmo ed utile per
il futuro.
È indubbio che il ruolo del veterinario
assuma particolare rilievo i giorni del Palio
ed influenza non poco anche l’esito della
corsa, come pensi debba essere interpretata questa figura ?
È un ruolo particolare, ma di piena integrazione col gruppo, ti deve mettere a tuo agio
per poter lavorare al meglio e deve dare tran-
quillità, fiducia a tutti e la consapevolezza d’avere fatto tutto e più di tutto per arrivare alla
vittoria.
Quali sono le principali differenze che hai
trovato fra i cavalli con i quali lavori normalmente e quelli da Piazza ?
Nessuna differenza tra i cavalli, la differenza
sta nel capire come effettivamente il cavallo
era gestito in precedenza da chi si occupava di
lui.
Attualmente l’orientamento nella scelta
dei cavalli da Piazza è per il fondo arabo,
qual è la tua opinione in proposito ?
Scelta valida se sinonimo di maneggevolezza
e solidità di appiombi.
Quali altri accorgimenti potrebbero, a tuo
parere, essere adottati per rendere sempre più sicura la corsa del Palio ?
Allenamento, cavalcabilità dei soggetti, professionalità dei fantini e buona cura del terreno.
TEMPI MODERNI
L’era della specializzazione
Alessandro Cartocci
l cavallo è un animale affascinante,
forse lo è per le sue contraddizioni.
È forte e potente, ma non trae
coraggio dalla sua imponenza; nato
per trascorrere le proprie giornate a
ruminare nelle verdi praterie si è evoluto
fino ad impersonare l’emblema delle corse. Anche l’uomo come il cavallo, è pieno
di contraddizioni, si autodefinisce l’animale più intelligente della terra, ma della
I
è dovuto specializzare. I cavalli di oggi
non possono permettersi di andare a dritto a San Martino come faceva il mitico
Pitagora, splendido roano che ad ogni
Palio corso addrizzava l’insidiosa curva ed
al Palio successivo veniva accolto con
gioia dai contradaioli a cui andava in sorte, affezionati a lui ed ai suoi capricci, era
il Palio dei sentimenti non dell’asettica
specializzazione.
Oggi i cavalli fanno le elementari a Monteroni, le medie a Mociano e vanno alle
superiori a Monticiano. Prima di andare
all’Università del Palio devono imparare a
dove mettere i piedi, a come stare al
canape, non devono tenere il capo troppo basso né troppo alto, devono guardare a destra quando girano, possono nitrire ma sottovoce.
Ed i componenti degli Staff? Il primo atto
dovuto ad elezione avvenuta è l’abbonamento a “Cavallo Magazine”, “Il Cavallo”, “Tutto sul mezzosanguearaboinglesemaremmano” che ovviamente non si fanno inviare a casa ma ritirano in edicola e
mostrano orgogliosamente per il Corso ed
in Contrada.
E così nelle varie piste della provincia trovi: impiegati, illustri medici, ingegneri,
negozianti, ecc., che fino all’anno prima
trascorrevano il fine settimana placidamente nel divano di casa, a contemplare,
con aria accigliata, il cavallo come se fos-
sero al cospetto di un Rembrandt e li senti dire frasi come “quest’anno è brutto,
rispetto all’anno scorso è perlomeno 5
chili meno” oppure “guarda Gennergentu
di Gallura proprio non stende, per me è
colpa della sobbattitura che ha preso tre
mesi fa”.
Ma poi c’è chi veramente di cavalli se ne
intende e parlo dei fantini e dei cavallai,
di coloro che per lavoro o per passione
sono sempre a contatto con il mondo
equino. I cavallai sanno tutto su tutti i
cavalli; madre, padre, fratelli, chi è il proprietario, dove viene comprato il fieno ed
il nome dell’agricoltore che lo produce. A
loro basta un’occhiata per inquadrare
pregi e difetti di un cavallo, lo si capisce
subito quando tornano dalla Sardegna
con l’ultimo fenomeno appena comprato.
Sicuramente qualche allevatore sardo è
riuscito a vendere anche qualche pecora,
certo ha dovuto lavorarci un po’, tosare
l’animale a pelo corto, applicare l’extension a coda e collo e scrivere sul box
“puledro figlio di Bombolino”.
A questo punto mi devo scusare con
un’altra componente importante dell’ambiente delle corse in provincia e che sicuramente meriterebbe maggiore attenzione: mi riferisco al gentil sesso, ma lo spazio a mia disposizione è abbondantemente terminato e a malincuore devo chiudere e salutare.
saggezza non fa certo largo uso.
A me viene da pensare ad un contadino
di inizio ‘900 che lavorava il proprio campo con l’aratro trainato da buoi e spargeva le sementa a mano; immagino che il
suo sogno fosse avere un trattore, la mietitrebbia e tutto quanto ancora non
inventato, e la mattina invece di alzarsi al
sorgere del sole restare a letto con la sua
Nella per regalare Tredicino ai suoi già 12
figli.
Troppo saggio, l’uomo ha preferito utilizzare le sue straordinarie scoperte non per
lavorare meno ma per lavorare di più,
per lavorare meglio e con maggiore precisione, tutto deve essere corretto, esatto,
millimetrico, macchine con ABS, VHS,
satellitare, lettore DVD e seggiolini in pelle, freddi d’inverno e caldi d’estate; televisori al plasma super piatti dai colori
smaglianti e dalla definizione perfetta.
Siamo nell’era della specializzazione!
Come poteva il cavallo da Palio essere
immune al corso degli eventi, anch’esso si
5
RICORDI
Grazie Leonardo
Stefano Cannoni
l mio primo ricordo di
Leonardo Viti, detto
Canapino, è quando venne a montare Rimini, nel
Palio dell’Assunta del
1975. Capitano il Sor’Ezio, barbaresco Bruno Dragoni, io e
altri lo aiutavamo, ero il
“ragazzo di stalla” avevo appena 20 anni. Dati tutti questi fatti la mia memoria è lucida e
viva, perché per la prima volta
mi trovavo a contatto con quel
mondo che sempre ha destato
in me vivo interesse. Ci toccò in
sorte Rimini, bel cavallo ma
che non aveva mai vinto, della
scuderia Bernardoni - Muzzi,
allenato proprio da Canapino.
L’accoppiata da battere era
Panezio e Aceto nella Chiocciola. La nostra monta era senza
dubbio prestigiosa, poiché il
fantino andava per la maggiore. Il giorno del Palio ero in terrazza alla Mossa, il ricordo è
traumatico perché da quella
posizione non si vedeva lo spicchio della curva del Casato, al
terzo giro vidi entrare primo il
Montone ma uscire prima la
Chiocciola che andò a vincere il
Palio. Corsi subito in Contrada,
dove appresi gli spiacevoli fatti
successi sul tufo, alcuni dei
I
6
nostri contradaioli avevano
subito l’aggressione di quelli
del Bruco, che picchiarono
Canapino, e non solo, fino a
mandarlo all’ospedale. L’amore, il rapporto con quest’uomo
nacque da quest’episodio,
all’ospedale ci alternammo tutta la notte per fargli compagnia.
Nella sua scuderia, nella quale
andavo quasi tutti i giorni,
potei apprezzare il lavoro che
veniva fatto per preparare i
cavalli alla Piazza e stare a contatto con un ambiente che
sempre mi ha trasmesso forti
emozioni. Facevo anche lì il
ragazzo di stalla, non potevo
certo montare, con lui si allenavano giovani allievi come
Elio Tordini (Liscio), Camillo
Pinelli (Spillo), Damiano Aniello (Damasco).
Canapino divenne per me un
punto fermo, emanava un
fascino particolare, anche se
era molto diverso dai suoi colleghi di ieri e ancor più da
quelli d’oggi. Ha corso in Piazza con i più grandi fantini quali: Rondone, Canapetta, Bazza,
Tristezza, Ciancone e Aceto,
non era certo facile affermarsi,
la concorrenza era dura. Aveva
mestiere, era coraggioso, aveva un gran fisico e buonissime
mani, ma un carattere che non
lo ha aiutato.
Gran preparatore di cavalli da
Piazza, riusciva ad instaurarci
un feeling particolare, sicuramente amava e se la diceva
più con le bestie che con gli
umani. Le uscite sulle Crete e
sull’asfalto, le salite e le discese, erano gli allenamenti abituali per lui e per gli animali ai
quali cercava di costruire sia il
fisico che la testa, perché per
un cavallo da Palio sono due
cose primarie. Ciò che sapeva
fare si è visto con Panezio, il
suo gioiello, che lui ha potuto
montare una sola volta.
Tutto girava intorno alla scuderia di Canapino, dove io mi
dilettavo a fare le paglie, a
passeggiare i cavalli, non mi
era certo dato il lusso di interloquire sulle cose di Palio, ma
mi bastava respirare quel clima, ascoltare e fare pratica,
perché grande era il mio interesse. Lo seguii anche in provincia, a Legnano, tutto ciò
oltre al mio piacere, lo facevo
perché chiestomi dai dirigenti
del Montone.
Era un Palio diverso, dove un
fantino come lui s’impegnava
a fare il gioco della Contrada
in cui montava, come far perdere l’avversaria o far rientrare la dirigenza delle spese,
vorrei ricordare che allora i
soldi venivano spesi dalle dirigenze.
Personaggio molto diretto e
scontroso. Viveva il Palio in
maniera viscerale, era uomo
di grandi passioni e grande
amore per il suo lavoro, forse
non ha raccolto i frutti che
meritava, lui incolpava la sfortuna, si è infortunato, ne ha
buscate ed è stato dimenticato. Negli ultimi anni non veniva in Piazza perché “ci stava
male”.
Era più un passionale che un
professionista come possiamo
intendere e vedere oggi. Oggi
quale fantino oltre a montare
non segue una dieta, non va in
palestra, lui no a quel tempo
questo non era pensabile ci si
allenava a cavallo e stop.
L’ultima volta che l’ho incontrato fu nel 2004 in Tartuca, io
mangino, lui a salutare la Contrada per cui aveva vinto un
Palio e dove sicuramente aveva conservato degli amici.
Grazie Leonardo.
DOMENICA IN ALBIS
L’arcivescovo che ha amato Siena
Michele Santillo
onsignor Castellano era
nato ad Imperia il 22 settembre del 1913. Nel
1936 si laureò in Giurisprudenza e nel 1937
entrò nell’Ordine dei Domenicani. Si laureò anche in Diritto canonico presso l’Università San Tommaso d’Aquino a Roma
dove insegnò fino al 1954. Il 18 novembre di quello stesso anno fu nominato
Vescovo di Volterra e assistente ecclesiastico nazionale di Azione Cattolica, durante questo periodo, “uno dei più intensi
della mia vita” ebbe a dire più volte, si
recava a Roma due volte a settimana, nel
1956 lasciò Volterra per ricoprire un incarico più leggero, essendo nominato
Vescovo di Colosse. Nel 1961, dopo due
trienni come assistente di Azione Cattolica, fu nominato Arcivescovo di Siena,
esattamente il 15 agosto 1961 nel giorno
della festa di Santa Maria Assunta. Essendo domenicano, già conosceva Santa
Caterina, ma i suoi studi sulla Santa lo
spronarono ad adoperarsi affinché Ella
fosse proclamata Dottore della Chiesa e
ciò avvenne il 4 ottobre del 1970 per
volontà di Papa Paolo VI. Quella fu l’oc-
M
casione per fondare l’Associazione ecumenica dei Caterinati, che nasceva dalle
ceneri dell’Antica Confraternita di Santa
Caterina in Fontebranda e che raccoglieva
e raccoglie tutt’oggi i figli spirituali della
Mantellata senese d’Italia e del mondo.
Ricordiamo che detta Associazione, dal
15 agosto 1992 divenne Associazione
Internazionale dei Caterinati.
Monsignor Castellano dal 1970 iniziò a
lavorare affinché Santa Caterina fosse
proclamata Patrona d’Europa, cosa che
avvenne il 1 ottobre 1999.
Al compimento dei 75 anni dovette dare
le dimissioni da Arcivescovo di Siena e gli
succedette monsignor Gaetano Bonicelli,
esattamente il 13 gennaio del 1990. Da
quando lasciò l’incarico di Arcivescovo di
Siena, è sempre vissuto nel palazzo Venturi Gallerani, dove finché ha potuto, ha
celebrato la Santa Messa.
Con monsignor Castellano se ne va un
pezzo di Siena, di una Siena che non esiste più. Ci lascia in eredità una grande
lezione di fede, ma anche di comportamento. Di seguito pubblichiamo il suo
testamento spirituale.
S
ono ormai trascorsi dieci anni da quando non sono più il vostro Vescovo ed ho continuato a volervi bene ed a pregare per Voi. Anche voi avete continuato a ricordarvi di
me e ad amarmi. Ve ne sono grato e vi chiedo di ricordarmi anche quando non sarò più
tra voi. Durante il mio lungo episcopato senese ho sempre cercato di aiutarvi, di incoraggiarvi, di esservi vicino con i fatti e non solo a parole. Ho cercato di mettere in evidenza la componente religiosa delle Contrade e del Palio. L’inizio dell’Anno contradaiolo, la Messa del Fantino, hanno visto la piena e convinta collaborazione e rimangono a testimoniare l’anima cristiana delle Contrade. E Maria SS.ma sia sempre la Regina di Siena, alla quale si rende
omaggio col Palio. Ma - e questo vorrei raccomandarvi caldamente perché vi amo - evitate le
eccessive violenze che finirebbero tra l’altro a far morire le contrade. C’è posto per una sana rivalità ma a Maria SS.ma non piace che si vada oltre. So che mi comprendete e mi scusate per questo richiamo.
Vi benedico di tutto cuore e vi aspetto nella patria del Cielo ove si corre per sempre il Palio in
onore di SS.ma Regina del Cielo e della Terra, con Gesù suo amatissimo Figlio Divino.
Siena, 7 giugno 1999
+ Mario Jsmaele Castellano, Arcivescovo Emerito di Siena
Alcune immagini del rientro in Contrada dell’Immagine
della Madonna del Buon Consiglio al termine dell’Ottavario della Domenica in Albis.
In alto, l’immagine custodita nel Convento
di San Girolamo prima della processione
che l’ha riaccompagnata all’Oratorio della Santissima.
Sotto, il Solenne Triduo di preparazione
con l’immagine della Madonna
7
FESTA TITOLARE
F
a
c
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g
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PALIO DEI RAGAZZI
E ora tocca ai grandi!
Maestri dei Novizi
entro il chiostro
dei Frati rumori
ovattati che filtrano dall’esterno
danno la sensazione di essere veramente
all’interno dell’Entrone.
I cittini nei giubbetti delle
proprie contrade forse provano le stesse emozioni dei
fantini che si apprestano a
salire a cavallo la sera del
Palio.
Ogni Maestro dei Novizi si
sente barbaresco, capitano
o mangino. Luisa rompe gli
indugi e con fare furtivo si
avvicina a Lorenzo e Duccio
per le ultime raccomandazioni.
Francesca subito interviene
e sistema con cura le maniche troppo lunghe dei giubbetti e mette in bella mostra
le spennacchiere. “O cittini,
io voglio vince, ci siamo
capiti, vero?”, tuona molto
garbatamente Ilaria. Con il
D
passare dei minuti il brusio
iniziale si trasforma in un
caos di voci che cercano di
sovrapporsi fino a che una
più imperiosa zittisce tutti.
Laura con volto stranamente serio impone: “Tutti a
cavallo!”. Immediatamente
si corregge: “Se siete tutti
pronti, andiamo!”.
Con la marcia del Palio che
invade via dei
Servi, per Simone è impossibile
non emulare le
gesta del primogenito di casa
Madoni e anche
senza il cappello
d’ordinanza
accompagna i
bambini, mutati
in tutto e per tutto in veri cavalli
e fantini, nel
consueto giro di
pista.
C’è chi tenta
un’impari lotta
con lo zucchino
che inesorabilmente scende
sugli occhi, chi
sommerso dal
giubbetto troppo lungo cerca di non
caderci sopra, ma quelli che
danno più soddisfazione
sono i cittini che si danno
uno sculaccione come per
incitare il destriero che si
nasconde dentro di loro.
Cala il silenzio e mentre le
17 contrade fanno il tondino, il mossiere chiama l’ordine al canape.
L’emozione sale anche per
chi ha un cuore di pietra.
Uno ad uno i cittini si accalcano tra i due canapi, si
spingono, cercano di farsi
spazio, non c’è più tempo.
Partiti e via tutti con il cuore in gola sospinti da mamme, babbi, nonne, nonni e
da tutti quelli che sono
assiepati lungo lo steccato.
Spariscono dietro l’angolo
che porta in via delle Cantine e poi un’attesa forse più
lunga di quanto sia in realtà.
Chi vince vince, non ha
importanza, ma questa volta ha vinto il Montone e
come dice Ilaria è meglio
quando si vince noi di quando vincono gli altri.
Dopo il Minimasgalano e il
Palio dei Cittini crediamo
che sia venuto il momento
che anche i grandi si adoperino per tenere alto il nome
del Montone.
9
CONTRADA
Il mondo delle Contrade e il fisco
Emanuele Pomponi
ulla di più difficile che parlare di
“fisco”; immaginarsi poi dover
parlare del rapporto fra il fisco ed il mondo delle Contrade del Palio
di Siena che sono nate
parecchi secoli prima della
riforma tributaria e che
sono vissute per tanto tempo grazie all’applicazione
sia di regole scritte e non
scritte tramandate di generazione in generazione che
hanno contribuito alla conservazione di tanti segreti
che hanno consentito lo sviluppo dell’immaginazione
e della passione collettiva.
I tempi sono cambiati e
dopo aver creduto di poter
continuare a “scherzare
con il fisco” tutto d’un tratto, nel marzo del 2004, ci
siamo resi conto che la pacchia stava finendo: dovevamo cominciare a dialogare
con la Guardia di Finanza e
con l’Agenzia delle Entrate
e che il tempo del “a Siena
si fa come ci pare” era
N
10
ormai finito.
Ora, mi è stato chiesto di
provare, con semplicità, ad
avvicinare i contradaioli al
problema fisco-contrade;
ho accolto l’invito perché
mi è sembrata una buona
occasione per dare il mio
modesto contributo a far
conoscere il problema, sviluppatosi per tre anni di
battaglie quasi quotidiane,
in modo da poterlo affrontare con maggiore consapevolezza.
Noi tutti sappiamo che l’attività delle Contrade e delle
loro Società è senza fine di
lucro: nessun contradaiolo
si è arricchito con la propria
contrada; anzi, è più facile
che abbia speso pagando il
Protettorato, la tessera di
Società, la sottoscrizione
per il Palio, il mattone per
l’acquisto o la ristrutturazione dei Locali e così via;
tutto questo lo sanno anche
i Funzionari della Guardia
di Finanza e dell’Agenzia
delle Entrate ma ciò non-
ostante, applicando la normativa fiscale vigente la
quale non è stata certamente scritta pensando alle
Contrade di Siena, nell’esercizio del loro lavoro,
devono verificare la correttezza dell’operato delle
Contrade stesse.
Sintetizzando, le principali
criticità sono tre:
le Contrade e le Società di
Contrada devono pagare le
imposte dirette?
le Società di Contrada sono
tenute ad avere una contabilità fiscalmente corretta, a
dover registrare tutti i costi
ed i ricavi, a versare l’imposta IVA se risulta dovuta?
le Contrade devono operare la ritenuta d’acconto sulle somme riscosse dai fantini?
Alla prima domanda, la
risposta spontanea di un
contradaiolo sarebbe senz’altro un NO secco perché
sembrerebbe ingiusto che
le Contrade e le loro Società dovessero pagare delle
imposte su un presunto
reddito che comunque viene utilizzato per il recupero
del patrimonio storico e
culturale della città e per
favorire l’aggregazione fra i
cittadini e consolidare il primato della nostra città
come la più vivibile d’Italia.
Eppure, per la normativa
fiscale vigente, sembrerebbe normale che le Contrade
dovessero pagare le imposte dirette sui redditi fondiari (quelli figurativi prodotti dagli immobili o provenienti dagli affitti) e che
debbano tenere una contabilità analitica e pagare le
imposte sugli eventuali redditi provenienti dallo svolgimento di attività che per
la loro natura sono qualificate “commerciali”. Altrettanto, sembra normale che
le Società di Contrada
dovessero pagare le imposte dirette sui presunti red-
diti che producono se non
si tiene conto che le loro
attività sono senza fine di
lucro e che gli eventuali
proventi vengono comunque reinvestiti in attività
sociali, per fini culturali, di
assistenza e di beneficenza.
Allo stato, - le Contrade
sono qualificate come “Enti
non commerciali” e pagano
le imposte dirette solo sui
redditi fondiari nella misura
ridotta al 50% grazie alle
sentenze della Suprema
Corte di Cassazione del
2001 e del 2002 che hanno
riconosciuto sia la personalità giuridica per antico possesso di stato (risalente a
prima dell’Unità d’Italia)
che i fini istituzionali perseguiti; - le Società di Contrada sono qualificate “associazioni senza fini di lucro”,
sono affiliate ad un ente
nazionale di promozione e
cultura, non pagano le
imposte dirette sui proventi
dell’attività svolta nei confronti dei propri soci-contradaioli.
Nel prossimo futuro, nel
caso che il comma 185 dell’art. 1 della Finanziaria
2007 (conosciuto come
Legge
Salva-Contrade)
dovesse trovare effettiva
applicazione nei confronti
delle Contrade e delle
Società
di
Contrade,
entrambe sarebbero completamente escluse dal
pagamento delle imposte
dirette perché una legge
dello Stato verrebbe a riconoscere, espressamente, la
loro importanza nella valorizzazione del patrimonio
storico, culturale e tradizionale della comunità cittadina.
La risposta alla seconda
domanda è ancora più difficile. Di per sé, sia le Contrade che le Società di Contrada, nel modo più democratico che esista, “rendono il
conto” ai contradaioli in
relazione ad ogni attività
CONTRADA
che viene da loro svolta:
dalla Festa Titolare a quelle
organizzate per i Piccoli e
così via.
Ma le Contrade e le Società
di Contrada potrebbero
mai essere assimilate ad
una vera e propria società
commerciale che ha i suoi
amministratori, una contabilità puntuale, analitica e
quotidiana? Chi, coscientemente, si assumerebbe mai
l’onere di rappresentare le
Contrade e le Società di
Contrada con il rischio di
dover poi rispondere,
anche personalmente, di
eventuali inadempimenti
burocratici?
Una cosa è essere consapevoli che il motore del successo delle Contrade e della
loro esistenza nei secoli sta
nel volontariato e nella partecipazione diffusa, nella
fiducia reciproca, nella convinzione che ognuno opera
comunque in buona fede
esclusivamente per il raggiungimento degli stessi
obiettivi - la gloria della
propria Contrada ed il
benessere della città di Siena -, altra cosa .è dover
rispondere con il proprio
patrimonio personale di
eventuali errori od omissioni anche se solo formali di
un ente senza fini di lucro
dal quale non si percepisce
alcun compenso per l’attività prestata.
Allo stato, né le Contrade
né le Società di Contrada
sono tenute alla redazione
di una contabilità “ufficiale” da un punto di vista
fiscale; ciò nonostante, le
Società di Contrada, solo
con riguardo alla eventuale
attività fiscalmente qualificata come “commerciale”,
se svolta nei confronti di
NON
soci-contradaioli,
effettuano il pagamento
delle imposte dirette in
modo forfetario e dell’IVA
in misura ridotta alla metà,
così come previsto dalla
Legge 398/1991.
Anche con l’approvazione
della Legge Salva-Contrade,
l’attuale situazione non
dovrebbe subire particolari
modifiche.
Una risposta assoluta alla
terza domanda è veramente impossibile. Il recente
contenzioso svoltosi davanti
alla Commissione Tributaria
Provinciale di Siena non ha
completamente accolto, in
diritto, le tesi sostenute dalle Contrade e tantomeno
ha aderito alle richieste di
pagamento di imposte e
sanzioni avanzate dagli
Uffici accertatori nei confronti delle Contrade. Si è
discusso,
- in primo luogo, se il Capitano quando paga il fantino
lo faccia in nome e per conto della propria Contrada
oppure quale persona fisica
che sta cercando di svolgere
un ruolo che è quello di
predisporre le condizioni
perché la propria Contrada
ben figuri nella corsa del
Palio cercando la vittoria o
cercando di impedire la vittoria dell’avversaria,
- in secondo luogo, se il
Capitano quando paga il
fantino lo faccia con i denari della Contrada o con il
fondo-palio costituito dalle
somme raccolte spontaneamente fra i contradaioli,
- in terzo luogo, se il fantino riceva somme di denaro
a fronte di una prestazione
professionale (l’attività di
fantino in relazione alla corsa vera e propria) oppure le
riceva a fronte di un obbligo di fare o di non fare (per
non correre in un altra Contrada, per ostacolare la
Contrada avversaria, per
non correre in nessuna Contrada, ecc.).
Indipendentemente dalla
soluzione giuridica alle predette problematiche, sarebbe opportuno che tutti (dai
contradaioli, ai fantini, per
giungere ai Governanti)
capissero che la soluzione
del problema non può prescindere dalla consapevolezza di due principi fondamentali:
a) i fantini sono tenuti a
dichiarare all’Erario le somme che riscuotono e devono pagare le imposte da
loro dovute e ciò anche se
le Contrade non sono
“sostituti d’imposta” e
quindi non operano la ritenuta d’acconto e non presentano all’Agenzia delle
Entrate il modello 770 con
l’indicazione di tutti i fantini che hanno da loro ricevuto denaro per le ragioni
più diverse;
b) le Contrade non avrebbero più ragione di esistere
se venissero meno i “segreti del palio” che sono quelli
che hanno consentito, nel
tempo, lo sviluppo dell’immaginazione dei contradaioli, il permanere della
loro passione collettiva, la
possibilità di parlare e discutere per un inverno intero solamente sulla base di
congetture e di “sentito
dire”; tutto ciò non avverrebbe più se nel mese di
ottobre dell’anno successivo fosse possibile, digitando un tasto nel computer
dell’Agenzia delle Entrate,
sapere a quale fantino e per
quale somma ciascuna Contrada ha effettuato un
pagamento.
Nel caso che il decreto
ministeriale attuativo del
comma 185 dell’art. 1 della Finanziaria 2007 (Legge
Salva-Contrade) potesse
applicarsi ai Capitani delle
Contrade e conseguentemente alle Contrade stesse
si sarebbe garantito l’inviolabilità dei “segreti del
palio” senza con ciò impedire all’Amministrazione
Finanziaria di svolgere il
proprio lavoro di accertamento e di recupero dell’evasione nei confronti di
quei fantini che non dovessero dichiarare al fisco le
somme effettivamente percepite nell’esercizio delle
loro attività professionali.
E se la Legge Salva-Contrade non dovesse trovare
l’applicazione auspicata?
Dovremo continuare a
combattere, uniti, avverso
qualsiasi interpretazione
legislativa che possa pregiudicare la tradizione di
Siena, a difesa delle Contrade, delle Società di Contrada, del Palio ma soprattutto a difesa della nostra
città che, anche grazie alle
Contrade, alle loro Società,
al Palio, è ancora unica,
vivibile e meravigliosa.
11
ARCHIVIO
Gira la fiasca, scrivi la busta...
Alessandro Monciatti
l 5 febbraio 1949 il Consiglio Comunale approva un nuovo Regolamento
del Palio abrogando quello in vigore
dal 1906 e, l’anno successivo, nel
1950, viene stabilito che l’ordine
d’ingresso dei cavalli ai canapi in occasione
della corsa del Palio doveva essere determinato tramite un “sorteggio”. Infatti, fino ad
allora, l’ordine di entrata ai canapi veniva
deciso dal Sindaco (o dal Podestà in precedenza) il quale preparava le tre buste a sua
completa discrezione.
Fu quindi ideato un meccanismo di sorteggio che ancora è in vigore attualmente.
Tale meccanismo è costituito da una specie
di fiasca di metallo di forma ovale alla quale viene avvitato un “collo” di metallo a
“doppia camicia”. Lungo il collo vi sono
dieci fori numerati dal 1 al 10 e di diametro inferiore a quello dei barberi che vi vengono introdotti; i primi nove fori, partendo
dalla parte non attaccata alla fiasca, sono di
forma rotonda, mentre il decimo (quello
più vicino al collo della fiasca), contrassegnato con il numero 10, è di forma quadrata.
All’interno della fiasca vengono introdotti i
dieci barberi delle contrade che partecipano al Palio nell’ordine in cui le contrade
entrano in Campo per il Corteo Storico. Per
non alterare il funzionamento del meccanismo vengono inseriti anche quelli delle
contrade che, per un qualsiasi motivo, sono
state escluse dalla corsa (ovviamente il
nome di queste contrade non viene trascritto sul foglio da consegnare in busta chiusa
al mossiere). Al collo della fiasca viene
applicato il tubo di metallo e, dopo ché la
fiasca è stata agitata più volte, questa viene
I
rovesciata in modo che i
barberi si dispongano tutti
nel collo cilindrico nel
quale i fori sono chiusi dal
dispositivo a doppia camicia; a questo punto il collo
viene chiuso alla base e
sigillato.
L’operazione viene ripetuta per tre volte con tre fiasche e tre colli diversi, per
determinare l’ordine delle
tre mosse come prevede il
Regolamento del Palio.
I tre colli vengono poi
riposti e conservati ognuno in una cassetta per tutta la durata del
Corteo Storico. Questa operazione viene
effettuata dai Deputati della Festa, alla presenza dei dieci Capitani, durante l’effettuazione del Corteo Storico.
Nel momento in cui i cavalli vanno verso la
mossa vengono tolti i sigilli al primo tubo e,
facendo fare un mezzo giro alla camicia
interna, si aprono le “finestre” ed appaiono
i barberi nei fori numerati dal 1 al 10. Nel
foro a forma quadrata, distinto dal numero
10, appare il barbero che rappresenta la
Contrada destinata ad essere di rincorsa.
Tale ordine viene trascritto da un funzionario comunale su di un foglio che viene
introdotto in una busta chiusa che un vigile
urbano provvede a consegnare al mossiere.
Se viene invalidata una mossa in modo da
comportare il cambio di busta, viene esposta la bandiera verde ed i cavalli vengono
riportati all’entrone; a questo punto vengono tolti i sigilli al tubo relativo alla seconda
mossa e così via se si dovesse ricorrere ad
una terza mossa.
Qualora le tre mosse non fossero sufficienti
e si dovesse ricorrere a determinare ulteriori “ordini fra i canapi”, questi sarebbero i
seguenti:
– Quarta mossa
ordine della prima invertito;
– Quinta mossa
ordine della seconda invertito;
– Sesta mossa
ordine della terza invertito.
Le operazioni di apertura delle finestre del
collo cilindrico e di trascrizione dell’ordine
di ingesso ai canapi, da recapitare in busta
chiusa al mossiere, avvengono in una cabina (chiusa anche superiormente per evitare
la visione da parte di persone situate alle
finestre più alte) che è situata palco dei
Capitani, sulla sinistra per chi guarda da
Piazza.
Alcune informazioni sono state riprese da:
Palio - La Corsa dell’Anima
(M. Civai e E. Toti).
La foto della prima mossa stabilita dal nuovo meccanismo della fiasca in occasione del palio straordinario del 28 maggio 1950, vinto dalla contrada del Valdimontone. Agli ordini del mossiere Guido Guidarini, entrarono tra i canapi: PANTERA Orafo e Ranco; LUPA Salomé e Tripolino; DRAGO Lola e Bazza; VALDIMONTONE
Gaia e Ganascia; OCA Fato e Boccaccia; ISTRICE Popa e Il Biondo; AQUILA Stella e Il Terribile; LEOCORNO Ribolla e Zanna; ONDA Miranda e Ciancone; NICCHIO Marco Polo e Tirone. Foto tratta da: Sergio Profeti, Rivediamoli insieme, ed. Il Leccio, 1992.
12
SOCIETÀ
Torneo Arcobaleno
Simone Stanghellini
Un inverno a colori
CLASSIFICA GENERALE
L
ungo inverno in Soc. Castelmontorio! Il collaudato Torneo
Gastronomico, con una nuova formula che abbinava un colore
ad ognuna delle 6 squadre lasciando alla fantasia dei partecipanti ogni libertà di interpretazione, ci ha accompagnato fino
all’inizio di questa fortunata primavera.Grazie all’impegno delle
varie squadre, tutte le serate sono state caratterizzate da un gran numero di partecipanti, da un’alta qualità gastronomica dei menù presentati,
da scenografiche ambientazioni e da simpaticissime mascotte.
E dopo un inverno a colori... aspettiamo solo un’estate tutta ROSA!
CENA ROSA
“La Gazzetta dello Sport”
Francesco Viviani
Elisa Quercini
Patrizia Bucci
Martina Sodini
Francesca Baldani
Simona Gorelli
Alessia Sestini
Benedetta Sestini
Francesca Indrizzi
Roberta Bonelli
Clelia Gozzini
Cinzia Morandi
Daniele Mulinacci
Carlo Regina
Simone Gennai
Francesco Palazzi
Mario Vannini
Guendalina Garuglieri
Nicola Gennai
Luca Braccini
Marco Lenzi
Marco Valentini
Giacomo Corbini
Giacomo Nerozzi
Duccio Cappelli
Rudi Castagnini
Andrea Carignani
Alessandra Mari
Maddalena Mariotti
Duccio Rustioni
Leonardo Madoni
Simone Madoni
Monica Ciabatti
Irene Turchi
CENA VERDE
“San Patrizio”
Carlo Mattii
Natalina Trippetta
Bruno Bianchi
Caterina Forestieri
Daniela Brogi
Stefania Bonelli
Silvia Borghi
Simone Bonelli
Simone Giannettoni
Lorenzo Santi
Antonio Borghi
Roberto Pianigiani
Massimo Cappelli
Luca Borghi
Luca Belardi
Francesco Manganelli
Marco Poggetti
Luca Giannetti
Marta Viligiardi
Simone Turchi
Eleonora Cortonesi
Ronny Rabazzi
Elena Sbardellati
Matteo Bracalente
Mattia Maffei
Riccardo Bogi
Marco Cappelli
Alessandro Barbetti
Duccio Monciatti
Simone Bicchi
Paolo Matino
Guido Semplici
Federico Tommasi
Marco Mannini
Sandro Cartocci
Marco Giannetti
Rosa
Rossa
Gialla
Verde
Nera
Bianca
CENA ROSSA
“La Divina Commedia”
Tamara Landi
Pettone
Mario Vigni
Elisa Monaldi
Chiara Pavolini
Maria Assunta Dragoni
Giovanna Parri
Emanuele Dragoni
Riccardo Pieri
Jacopo Pacini
Davide Ciacci
Luciano Marri
Giuliano Lorenzetti
Grazia Burroni
Cristiana Platania
Beppe Madoni
Caterina Pavolini
Daniele Ciabatti
Gorelli Claudio
Manuela Baglioni
Mattia Ermini
Guido Rubbioli
Marco Salvini
Fatima
Geri Tozzi
Riccardo Gorelli
Yuri Barbieri
Giovannella Pacini
Alessandra Estivi
CENA NERA
“La Freccia Nera”
Laura Bencini
Iva Sodi
Maria Betti
Stefania Viviani
Letizia Sodi
Roberta Morricciani
Gioia Cresti
Stefano Mariotti
Federico Bari
Andrea Marino
Roberto Buccianti
Andrea Belleschi
Renzo Fusi
Claudio Regoli
Nicola Sodi
Sandra Castagnini
Marco Grazini
Paola Viviani
Federica Berto
Tiziana Petreni
Simonetta Petreni
Roberta Bonelli
Ermada Bianciardi
Massimiliano Ricci
198,1739583
192,7333333
183,6442953
174,2806452
171,5914894
107,3106918
CENA GIALLA
“Alla Corte di Re Sole”
Michele Preve
Marisa Viviani
Paola Rossi
Roberta Massari
Irene Dragoni
Sara Lachi
Alessia Betti
Giampiero Del Bigo
Enzo Sbardellati
Luciano Cucè
Tommaso Indrizzi
Stefano Cannoni
Lucia Benocci
Silvia Pianigiani
Elena Madoni
Riccardo Marsili
Giada Marcocci
Laura Benocci
Paolo Franci
Luca Savoi
Riccardo Marsili
Marta del Bigo
Marta Viligiardi
Marta Mannucci
Federico Betti
Paola Pianigiani
Carlotta Benini
Giulia Massini
Caterina Viligiardi
CENA BIANCA
“Cena in Corsia”
Giacomo Ciacci
Fabio Fattorini
Mario casini
Ilaria Albizi
Giulia Nucci
Elisa Bechi
Chiara Ferrata
Duccio Rustioni
Marco Masillo
Jacopo Rossi
Marco Corti
Davide Rustioni
Simone Bari
Leonardo Pacenti
Francesca Scala
Elisa Bozzi
Paola Mancini
Michele Raveggi
13
INCHIESTE
Punti di Svista
a cura di Caterina Pavolini, Simone Stanghellini
Massimo Barbetti
Come sarà è un po’ difficile
saperlo, ma come vorrei che fosse, questo “se po’ fa!”, ma partirei dal 28 giugno. Allora: l’alberone è stato appena tagliato, l’alberino anche, come sempre questo è durato la metà dell’altro, la
chiesa è sempre lì maestosa con
qualche antenna in più, ma
insomma, è tutto come sempre.
Alt! C’è una cosa nuova che era
dai miei anni giovanili che non
rivedevo: un nugolo di ragazzini
e ragazzine di varie età e non tutti del Montone, anzi ce ne sono
diversi del Nicchio e di altre Contrade. Vedo un’altra cosa nuova,
alla Santissima, ovviamente senza macchine, giocano a pallone
con i maschi anche le bambine,
bello! E ora che guardo meglio ci
sono dei bambini di colore e altri
dai tratti inequivocabilmente
orientali. Tendendo l’orecchio
sento un cittino che chiede a una
bambina: “Majong ce l’hai la
‘oca ‘ola?” “Sì Abdul ma non ho
le ‘iavi di ‘asa”. Evidentemente
sono senesi di terza generazione.
Passando la nottata, la mattina
del 29 ci sono tanti montonaioli
di tutte le età con i fazzoletti al
collo. I più giovani posteggiano
l’aereo scooter fin quasi dentro
Società e un vecchio contradaiolo con il bastone (ah no già, i
bastoni con i progressi della
medicina non si usano più, che
culo!) bercia loro contro invocando l’educazione e i giovani
bofonchiando spostano i mezzi.
Insomma tutto come sempre,
con le emozioni, le speranze, i
sogni. Nello spirito ci sarò
anch’io (e che credevi, mi perdessi la tratta?) con tutti gli amici attuali e perlomeno altri tre
che sfortunatamente non vedo
da 1, 7 e 20 anni. Ciao ragazzi,
CARPE DIEM.
Alessandro Barbetti,
Federico Betti, Simone Bicchi,
Guido Semplici
“Buonasera Rustio”... “ciao a tut-
14
ti”... “ragazzi la domanda è sempre la solita: DOV’E’ MAGMA??”... “Oh!?! E chi lo sa!!”...
“tanto ora arriverà facendo uno
sbadiglio e alla domanda dov’eri
risponderà che dormiva... “poi
un succo di frutta al mango e
pesca e via in piazza!”...”preciso!! E’ cent’anni fa così... poro
MAGMA...”. Il nostro gruppo è
rimasto sempre il solito con qualche acciacco ed esperienza in
più, ma con il cuore sempre giovane e un fegato decisamente
malandato. Ognuno con l’intenzione di trasmettere ciò che negli
anni abbiamo imparato alle
generazioni più giovani. Tutto è
cambiato: il servizio, il braciere,
la cucina, il salone... LA MIMMA... L’unica cosa che è rimasta
uguale è lo spirito con cui la gente vive il palio e la corsa in se
stessa. E’ come se a Siena in quei
4 giorni il progredire del futuro si
tà disarmante mi dice: “Ci sono
le batterie per scegliere i migliori
dieci cavalli robot”.
Non credo alle mie orecchie.
Chiedo: “Ma i cavalli? I fantini?”
Mi rispondono: “Ma in che mondo vivi?! Oggi è tutta telematica
virtuale, i cavalli si possono
vedere solo negli zoo e i fantini
non so proprio chi siano. Vengono scelti i più veloci robot e chi
effettua tre giri nel minor tempo
possibile vince il gran premio
della lotteria nazionale.”
Improvvisamente mi sento chiamare: “Rudi, svegliati! Ti ricordi
che oggi giù da noi, a Siena, danno i cavalli? Lo vedi mi sono
messo anche il fazzoletto?!! Ma
che hai? Mi sembri strano...”
“No, no Paolo, sto benissimo,
anzi, ora che ci penso, sono proprio felice di aver scoperto che
anche nell’aldilà si possono avere gli incubi!!!”
aspettare la sorte. Il cavallo? Si,
ci sarà sempre anche lui, carne
d’ossa, crine, quattro zampe ed
una coda, non so se si chiamerà
sempre “Bombolone” o lo avranno ribattezzato, ma ci sarà
comunque la stessa gioia o lo
stesso sconforto di oggi. Tutto
sarà uguale il 29 giugno, perché
nulla cambierà nella città eterna,
soprattutto l’amore verso questa
grande famiglia chiamata “CONTRADA”. Ah, forse si avvererà la
famosa “Cena della Vittoria” di
cui il mio babbo mi parla sempre, che tanto piace ad un suo
caro amico... tunnel di lamiera
per Via dei Servi, caldo asfissiante (circa 800 gradi) per tutta la
cena, alla frutta si apre il tunnel
e vengono lanciati con una catapulta dalle scale dei Servi una
serie infinita di cocomeri in mezzo ai commensali... beh, facciamoglielo fare nel 2100, oggi mi
accontenterei... di una fresca
sera settembrina.
29 giugno 2100 ai Servi...
Franco Morandi
fermasse e tutto, dalle case ai
muri, alle bandire, ricorda gli
anni precedenti quando il BOA
faceva i servizi al bar e ANNINA
cantava la celeberrima CHIUAHUA...
Rudi Castagnini
Come ogni anno questa mattina
non ho fatto colazione. Dopo le
Batterie, per tradizione, ci ritroviamo al Guidoriccio per una bella colazione.
Mi incammino, ma qualcosa di
diverso mi colpisce. Non vedo
gruppi di bambini o di adulti con
fazzoletti che cantano, ma solo
persone con strani occhiali che
ogni tanto si fermano e poi
riprendono a camminare.
Incuriosito chiedo ad un passante che cosa stia succedendo e che
cosa stia guardando tutta quella
gente.
Lui mi fissa come se venissi da un
altro mondo e con una semplici-
Ginevra Machetti
Si!!! Ci saranno ancora i Servi nel
2100, forse le automobili saranno più tecnologiche e spaziali,
forse i motorini non toccheranno
le ruote per terra, ma quassù sul
colle ci sarà ancora... la scala
bianca (come la chiama il mio
babbo); le nostre scale dove da
bambina ho atteso il cavallo arrivare e dove i bambini del 2100
faranno sicuramente altrettanto.
Perché anche noi insegneremo ai
nostri figli e ai nostri nipotini
cosa è la Contrada, come a me
l’hanno insegnata. Alle 12.30
tutti davanti ad un mega schermo al plasma (o a chissà quale
altra cosa) unica concessione al
futuro, ma tutto il resto sarà
uguale, d’altronde tutto è rimasto così per secoli, perché
dovrebbe cambiare? Le chiarine,
Il sindaco, i capitani, forse con
un altro look, ma tutti seduti ad
- Ma che significato ha la parola
“TRIPPA”?
- Era un piatto tradizionale senese.
- Mah! Se lo dici te.
- Sembra che lo scorso secolo la
“TRIPPA” fosse in uso la mattina
della tratta, prima di andare in
Piazza a prendere il cavallo.
- Ora è più comodo, sullo schermo multimediale di nuova generazione in ogni Contrada seguiamo comodamente e costantemente le conversazioni dei nostri
Dirigenti, oltre a seguire l’assegnazione dei cavalli, che in questi ultimi cento anni il protocollo
veterinario ci ha consegnato.
- Hai visto come sono belli,
potenti, attentamente selezionati.
- Sembra che a metà del secolo
scorso un certo Hitler l’avesse
fatto con la razza umana denominata “ARIANA”.
- Funzionò?
- Poco!
INCHIESTE
- Dopo l’assegnazione vado a
casa, se ho voglia torno per la
prova, altrimenti la vedo per
televideo a circuito chiuso e
seguo anche il discorso del Priore e del Capitano di stasera. Vorrei intervenire per chiedere spiegazioni sulla monta, se è quella
che si dice.
- Bella l’ultima invenzione del
video Contrada realizzata dagli
addetti al protettorato, ci coinvolge maggiormente.
- Sai! Ora siamo più di seimila
protettori.
- E in Seggio?
- I soliti quaranta!
- Dove stai di casa?
- In centro! Via dell’Università,
già Colle di Malamerenda.
- Allora si sta vicini! Io sto in Via
Monte dei Paschi, già Isola d’Arbia.
- Oh, ciao!
- Chi è quello?
- E’ Chiao Lin, sta in Via dei Servi, ma viene poco.
- Pazienza!
- Io penso che prima c’avevano
capito poco, con tutti quei canti
dietro al cavallo, quelle discussioni animate...
- A cena della prova generale siamo quasi quattromila!
- Si rischia il doppio turno!
- Ho trovato in un cassetto un
pensiero del mio bisnonno, te lo
leggo?
- Si!
- La Contrada è come una bella
poesia d’amore, non ha età, ti
riempie lo spirito, non puoi cambiare le parole, deve afferrare la
complicità di tutti, nel rispetto
delle regole di un civile confronto, fuori dal proprio io.
- Nel secolo scorso si comportavano così?
-Ti piace!
- Oh, lo sai! Il tuo bisnonno m’ha
messo in crisi, quando vai al
cimitero, salutamelo!
Anna Nucci
Caro diario, quando circa 90
anni fa ho letto che Piazza del
Campo era stata inserita tra le
ambientazioni di “Second Life”,
sito internet per la creazione di
realtà virtuali, mai avrei immaginato che anche nel Palio la simulazione prendesse il posto della
realtà. Da allora tante cosa sono
cambiate. Gli inverni passano
sottoponendo gli aspiranti capitani a prove di velocità nell’uso
del mouse e i suoi fiduciari vengono scelti in base alla fantasia e
all’immaginazione che dimostrano nella simulazione della corsa.
Ma questa non è l’unica novità.
Da allora, infatti, niente più corse di addestramento a Monteroni, Monticano, Mociano o nessun altro posto che inizi per M.
Niente più protocollo di cavalli
da 0 a 90 anni, niente più animalisti e, udite udite, niente più
fantini! Detta così la cosa sembra
solo vantaggiosa ma, per me che
ho una certa età e ho vissuto
quelle belle tratte di una volta,
sai cosa vuol dire il giorno della
tratta senza la tratta, senza cioè
tutte quelle emozioni che attanagliano lo stomaco e la gola fino a
rimpiangere di non essere nati in
qualsiasi altra parte del mondo?
E poi, lo sai cosa voglia dire trovarsi a tavola con gli altri di fronte a un piatto di “qualcosa” di
liofilizzato? No, non lo sai perché
non hai mai assaggiato la trippa
di Iva!!
bombolone, ci mancherebbe
solo di rivincere... non ci si fa più
di fisico. Da una parte rimpiango
i primi anni del 2000 quando
non ci si metteva mano, tristi e
pessimisti; a quest’ora s’era tutti
ciondoloni per le scale dei Servi.
E poi finalmente il 2007...
Simone Turchi
Prati di erba sintetica asettica e
anallergica di un bel verde brillante, il murellino rivestito di
gomma anti-scivolo, alcuni belli
e finalmente sani cipressi fatti di
pasta di legno e resine sintetiche,
aiuole di fiori plastificati che
spandono intorno essenze artificiali, alcuni simpatici ed ecologici mezzi a una, due e tre ruote
parcheggiati disordinatamente
davanti alle scale ed un vistoso
totem multimediale che dispensa
a folle di turisti sciatti ed annoiati notizie ed aneddoti sulla storia
e la gloria dei nostri luoghi. Per
fortuna, su un lato della strada,
c’è un gruppo di bambini che
gioca con delle curiose sfere di
legno colorato: “so’ partiti... la
mossa è valida!” “vai, nerbalo!”.
Il tutto sotto l’occhio attento di
un gruppetto di nonni e genitori
che, seduti sulle scale, si scannano verbalmente sui “se” e sui
“ma” del Palio.
Giovannella Pacini
Madonna Santa e Benedetta!
Anche quest’anno per arrivare in
Società ci vuole uno sproposito!!
C’hanno dato il cavallo ora e già
siamo su di giri. Capibile, sono
anni che ci danno sempre il
Marco Valentini
Ten Ten e il Lenzi al Ponte di
Romana la mattina della Tratta.
T. T. Oh Lenzi ‘gnamo è belle tardi, poi i vigili un ci fanno passa’
e le batterie un si vedono.
L. Ma che corri Ten Ten, basta
collegassi col server del Comune
e chi ci è toccato si vede sul
maxischermo al plasma che c’è
ai Servi.
T.T. Ma che dici!!! E come si fa a
sceglie i soggetti!!??
L. Bene, tramite computer, è lui
che li seleziona attraverso l’inserimento dei dati di ogni cavallo
T.T. E i fantini??
L. Quelli li compri sul catalogo
che c’è su internet, tipo fantacalcio.
T.T. Mah, eppure non era così. E
il Palio??
L. Il Palio è una corsa virtuale,
tipo ologramma, ogni contrada
si collega al sito “ufficiale”
vww.paliodelc...o.it e tutti insieme si corre come dal vivo.
T.T. Senti, levami una curiosità,
ma il Nicchio c’è sempre??
L. Si, si c’è! Ma un si litiga più
come prima, ora avviene tutto
con l’ausilio di messaggi e MMS,
con questi ti puoi offendere senza che nessuno si faccia male.
T. T. O te, eppure stanotte so’
andato a letto tranquillo, ma tutte ‘ste cose un me le ricordavo.
Senti, per schiarissi le idee andiamo a dagli un campari, poi si
ripiglia il discorso perché so’
parecchio confuso.
L. Ma guarda che ora il campari
lo danno in pasticche.
T.T. No via... questo me lo ricordo bene e un era così... quando
è troppo è troppo...
L. O Ten Ten, svegliati ma che
hai... nel sonno parlavi di server,
computer, FantaPalio...!
T.T. Ma sta’ zitto ho avuto un
incubo... ho sognato che s’era
nel 2100 e si correva col cavallo
computerizzato e che in Piazza
un c’era più niente, ma la cosa
peggio è quando mi volevano
rifila 2 compari sottoforma di
chicche fotoniche...!
L. Sie, sie, o gnamo e me lo racconti mentre si va in Piazza sennò stamani le batterie un si vedono davvero.
15
I LUOGHI E LA MENTE
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena
Anno XIV n. 3
CONTRADA
Riceviamo e pubblihiamo il ricordo di Giovanni Benocci
“Nanni il meccanico”, riconosciutosi nelle foto
a corredo dell’articolo di Giuseppe Lenzi (PMB n. 1 2007)
Fantino per un giorno
2
luglio 1946.
Capitano Alfredo
Pianigiani.
Ci era toccato in sorte Piero, cavallone
grosso e robusto che aveva corso un solo Palio, lo straordinario
dell’agosto ‘45 per la Contrada
della Torre.
Fantino Ganascia, non più giovanissimo, ma audace e coraggioso.
L’Oca, la favorita di quel palio,
aveva Amaranto e Folco. Il giorno del Palio, mentre veniva
vestita la comparsa, Ganascia si
rivolse a quei pochi ragazzi che
gli erano intorno: “Ragazzi, io
stasera vinco il Palio, ma voglio
monta’ a cavallo riposato.
Qualcuno si deve vestire a posto
mio fino al Casato!”.
Fra di loro si propose Giovanni
Benocci; non era mai salito a
cavallo e gli stava anche un po’
pensiero, ma a 20 anni l’amore
per la propria contrada, l’orgoglio di quella sfilata per le vie di
Siena e la possibilità di vedere il
Palio dal palco delle comparse,
ebbero la meglio.
La sella che dondolava a destra
e a sinistra
Ma riuscì comunque ad arrivare
alla Costarella a testa alta. Lì le
donne della Torre, vedendo passare un giovane e sconosciuto
“fantino” al posto di Ganascia,
nel quale riponevano la speranza di evitare la purga, iniziarono
a inveirgli contro, una tirò addirittura un torsolo di mela, in
mezzo ad una pioggia di insulti!
Finalmente il corteo arrivò al
Casato e Nanni andò a svestirsi
nelle stalle del Chigi, amico di
Ganascia.
Il più era fatto! Non restava che
andare a vedere il Palio nel palco delle comparse. Delle comparse, appunto, e lui nella comparsa “non c’era”!
Da uno spioncino dietro il palco, il palio del Montone per
Nanni durò un attimo, giusto
quello in cui Ganascia arrivò al
bandierino a nerbo alzato!
Un pezzetto di quella vittoria
era anche suo.
Anagrafe
Montonaiola
Sono nati
Mathys Ryle Medjonang
Francesco Rondini
Bernardo Parri
Filippo Ninci
Gabriele Ciacci
Alessandro Tanganelli
Sara Vigni
Valentina Cardinali
Federico Carapelli
Gianluca Bechi
Asia Mattii
Duccio Minutella
Ci hanno lasciato
Lorenzo Vanni
Mario Ghezzi
Virmo Castelli
Spedizione in A.P. Comma 20/C
Legge 662/96 Filiale di Siena.
Direttore responsabile: Fabio Fineschi
Redazione giornalino: Raffaele Semplici e
Simone Stanghellini (coordinamento), Michele
Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti,
Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro Gorelli,
Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi, Caterina
Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo Rossi,
Davide Rustioni, Nicola Sodi.
Collaborazioni: Marco Baglioni, Mario Bari,
Giovanni Benocci, Roberto Buccianti, Anna Carli,
Gabriele Maccianti, Giuseppe Madoni, Gruppo
Donatori di Sangue delle Contrade, Michele
Preve, Claudio Regoli, Giovanni Stanghellini.
Immagini: Mauro Agnesoni, Massimiliano
Castelli, Sabrina Danielli, Fotostudio Donati,
Barbara Pavolini, Irene Turchi, Archivio Contrada
di Valdimontone, Archivio Gruppo Donatori di
Sangue.
2
LUGLIO 2007
Tamburino
Alfiere
Duce
Uomo d’Arme
Paggio Maggiore
Paggio Vessillifero
Barbaresco
Palafreniere
Capo Popolo
Rappresentanti del Popolo
Gabriele Pianigiani
Daniele Ciabatti
Tommaso Indrizzi
Giacomo Burroni
Giacomo Carli
Matteo Mazzoni
Sergio Monciatti
Giampiero Del Bigo
Emanuele Dragoni
Federico Bari
Mattia Ermini
Jacopo Ferri
Alessandro Gesualdo
Marco Giannetti
Gianluca Buccianti
Filippo Dragoni
Antonio Mini
Cristiano Vecoli
AGOSTO 2007
Periodico Trimestrale della
CONTRADA DI VALDIMONTONE
Anno XIV - n. 3 Settembre 2007 Autorizz.
del Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993
Ganascia durante i festeggiamenti
del Palio del luglio 1946.
Le Comparse
Impaginazione: Master Digital.
Stampa: Industria Grafica Pistolesi.
Tamburino
Alfiere
Duce
Uomo d’Arme
Paggio Maggiore
Paggio Vessillifero
Barbaresco
Palafreniere
Capo Popolo
Rappresentanti del Popolo
Luca Borghi
Matteo Bracalente
Francesco Gorelli
Enzo Sbardellati
Andrea Franci
Luciano Lorenzetti
Massimo Cappelli
Samuele Feroci
Gabriele Liberati
Duccio Cappelli
Maurizio Grazzini
Lorenzo Regoli
Jacopo Bruni
Guido Corbelli
Francesco Franci
Simone Nucci
Daniele Rustioni
Davide Rustioni
Polvere di notizie
La Festa dei Tabernacoli 2007
Con l’8 settembre, ricorrenza della Natività della Madonna, torna
come ogni anno la festa dei Tabernacoli. Il voto della commissione ha
premiato la nostra contrada che ha vinto per il miglior allestimento
del Tabernacolo presentando i mestieri del passato reinterpretati dai
bambini del Montone. Un plauso ai Maestri dei Novizi, alla commissione dei piccoli ed, in particolare, ai genitori che hanno contribuito
alla splendida riuscita della festa.
XXX Cross dei Rioni
La nostra squadra ha vinto nella categoria “A squadre” con Eva
Belotti, Gaspare Belotti, Gianni Fabbri, Tommaso Indrizzi, Alessio
Lachi, Patrizia Liverani, Davide Tomei; in quella “Assoluta femminile”
con Patrizia Liverani; nell’ “Assoluto Maschile, grazie ad Alessio Lachi
ed in quella “Atleta partecipante più giovane”, con Eva Belotti.
Lutto
Il 4.09.2007 è deceduto il contradaiolo Mario Grezzi, noto medico e
pittore. Nel luglio 1981dipinse il drappellone con l’immagine di S.
Caterina inginocchiata davanti al Pontefice senese Alessandro III.
Altro suo importante lavoro è stato il grande occhio di bue per la
Basilica di S. Domenico.
Visite ai locali della Contrada
Anche quest’anno numerose sono state le visite ai locali della
Contrada. Più di 1000 visitatori, sia italiani che stranieri, hanno scelto di ammirare il San Leonardo e la Sala delle Vittorie. Un ringraziamento a Sergio Rustioni che con la sua disponibilità permette la fruizione dei nostri spazi museali a tutti coloro, sia enti che privati, che
ne fanno richiesta.
CONTRADA
Essenza, rituale ed etica di contrada
Anna Carli - Priore
E
ssenza e rituale della festa, etica di
contrada, principi della tradizione,
sono espressioni che fanno parte
del linguaggio corrente dei senesi e
delle loro istituzioni, dopo secoli di
vita.
Sappiamo quale è stata e quale è la forza del
Palio e delle Contrade: non nascondersi alla
realtà ma, interpretarla e rigenerarsi costantemente attraverso il filtro dei propri valori. Ciò
è stato il solo modo per durare nel tempo e per
non trasformare la Festa in una rievocazione
storica.
Questo però ci rende anche consapevoli che
più la realtà diventa complessa, più impegnativo è mantenere i caratteri della festa come gioco, e coniugare passione, sentimento e razionalità; ma soprattutto impedire che quanto
contraddistingue la società nella sua globalità
non diventi più forte e non finisca per sovrastare l’essenza del Palio e per vanificare il senso di quello spirito della Festa sempre richiamato. Uno spunto di riflessione: in una società
globale nella quale si esaspera l’individualismo, la violenza assume forme sempre più sottili, i ruoli istituzionali vedono affievolire la loro
autorevolezza. Siena può pensare di sopravvivere senza un impegno particolare?
La domanda è ovviamente retorica e tutti sanno che la risposta è no.
In questa realtà complessa ancora una volta è
fondamentale che due soggetti esprimano il
meglio di sé nella stessa direzione: il Comune
di Siena, massima espressione di rappresentatività della Città e le Contrade, come dirigenze,
come loro organismi di rappresentanza e come
popoli.
A mio avviso è una dichiarazione di intenti che
ha riscontro concreto. Basta ricordare quanto è
stato fatto dal momento nel quale si è compreso che il cavallo, da noi sempre amato e
rispettato, doveva essere protetto con nuove
modalità per non contrastare quelle sensibilità
emergenti, presenti anche tra noi, che vogliono evitare qualunque violenza e garantire l’incolumità dell’animale che di fatto, e non solo,
oggi si riconosce soggetto di diritti.
Dopo alcuni anni è corretto analizzare le decisioni assunte, le loro conseguenze e ricercare
gli eventuali “aggiustamenti di tiro”, se necessari, per garantire che la Festa si evolva, ma
non si snaturi.
L’elenco degli aspetti da considerare è indubbiamente ricco e non tutto si può contenere in
un articolo, del resto non mancheranno sedi e
modi per proseguire la riflessione.
Materie complesse e coinvolgenti ce ne sono.
“La diversità nella dialettica
è un valore, l’irrazionalità nella
contrapposizione rischia
di portare alla negazione
dell’essere tutti contradaioli
del Montone per il Montone”.
Basta pensare al ruolo dei fantini che la Festa
voleva sempre e comunque mercenari, ma che
nel tempo, le scelte stesse delle contrade e il
diffondersi di Palii “rievocativi” hanno assecondato nella loro aspirazione di essere professionisti; oppure alla difficoltà di amministrare
la giustizia paliesca in piena autonomia, in un
contesto di sfaccettature sempre più contraddittorie.
Come non pensare a questo proposito ad un
fantino che fa il giro d’onore e che rischia di
spostare il ruolo di protagonista della festa, dal
popolo a sé stesso. La stessa ricerca della regolarità della mossa può impedire di vivere, sia
pure con equilibrio, le rivalità e il “sistema dei
patti”. Sono tutti aspetti che abbiamo vissuto e
che dovrà affrontare la Città per evitare che si
intacchi l’essenza del gioco. Non si può perdere la magia che deriva dal ruolo che gioca la
sorte, ma anche dalle opportunità e dalle capacità di manipolare la realtà e che fanno del
Palio una corsa tutta particolare.
Non ultimo, per il peso che assume nella vita
dei singoli contradaioli e della Contrada, è l’aspetto del vivere gioiosamente la Festa e, in
questo contesto, del rapportarsi all’avversaria.
È evidente per tutti, direi ovvio, che il massimo
della gioia e l’affermazione della propria superiorità manifestata anche attraverso la creatività, la presa in giro, il godimento sottile nel
sapere che l’avversario soffre, si realizza ed
esplode con la vittoria del Palio, che carica gli
animi e al tempo stesso dà sbocco a sentimenti e atteggiamenti liberatori.
Quando la vittoria manca da tanti anni, l’affermazione della propria identità, del proprio esistere e del divertirsi “a spese” dell’altro diventa per ognuno sempre più complesso e più difficile da vivere nell’attualità interpretando lo
spirito della Festa. Non si può rischiare, da un
lato, di non lasciarsi andare alla gioia e alla
speranza pensando così di soffrire meno per
l’eventuale delusione; dall’altro, di perdere il
corretto rapporto che tradizionalmente esisteva tra la presa in giro e la mancata vittoria
nostra e dell’avversaria, se ambedue in piazza.
Poiché non può esistere la Festa, senza la gioia,
senza la partecipazione emotiva, la soluzione
non può essere né il proibire, né il tenersi sotto tono; ma piuttosto quella di praticare la
“cultura del limite”: individuare cioè “l’oltre”
al di là del quale è la Festa a non essere rispettata insieme al riconoscimento reciproco delle
rispettive identità e dignità tra avversari.
L’emotività ed il coinvolgimento nei giorni del
Palio portano a comportamenti a volte criticabili, ma gestibili dalle dirigenze, il procrastinarsi di tali comportamenti al di fuori dei giorni
del palio, a volte addirittura in ambiti diversi,
possono diventare veramente pericolosi.
La reciprocità e la volontà comune sono ovviamente indispensabili. Il Montone vanta su questo comportamenti che possono fargli pretendere atteggiamenti coerenti dal popolo dell’avversaria e non solo dalla sua massima dirigenza.
Nel rapporto con il popolo ogni dirigenza non
può semplificare i problemi, deve sostenere la
passione, non farla sopraffare dall’istinto, serve ascoltare, dare fiducia e riceverne. La diversità nella dialettica è un valore, l’irrazionalità
nella contrapposizione rischia di portare alla
negazione dell’essere tutti contradaioli del
Montone per il Montone.
È indispensabile l’impegno di tutti nella città
perché si mantenga il privilegio e l’unicità di
vivere nella contrada e nella nostra Siena.
3
PALIO
Il Montone in piazza
Claudio Regoli - Capitano
E’ stato un bel giorno, sembrava che tutti gli
incastri via via andassero al loro posto, ma
mi è sempre stato detto che vincere il Palio
è difficile (e noi ne sappiamo qualcosa, ne
abbiamo corsi molti dall’ultima vittoria).
Tanti fattori devono combaciare, le condizioni del cavallo, il posto al canape, le posizioni delle altre contrade, le intuizioni del
fantino e altri mille fattori.
Quando la vittoria sembrava per molti quasi scontata (4 estrazioni a fila, il miglior fantino ...troppo scontata !!??) purtroppo per
noi questi incastri non sono andati al loro
posto; e il sogno è svanito come una bolla di
sapone.
crivere qualcosa su questo 2007 ...
, è opera ardua in quanto mi fa
rivivere un turbinio di emozioni di
sensazioni che comunque sia rendono quest’anno indimenticabile.
Maggio mi sembra lontano un’eternità,
sembrava impossibile che in quel giorno la
nostra bandiera si riaffacciasse alle trifore e
invece eccola là incapace di stare a guardare, sempre lei, desiderosa di esserci ...e cosi
ripartiamo.
S
Arriviamo al 29 ed i nostri avversari, come
spesso negli ultimi palii, vengono baciati
dalla sorte al momento dell’assegnazione,
noi, come spesso ultimamente, ci misuriamo con un soggetto esordiente, potendo
comunque contare ancora sulle qualità di
un fantino che nell’agosto scorso aveva ben
figurato con i nostri colori.
Ci troviamo dentro un Palio pazzesco... una
mossa in cui il Montone fa valere tutto il
proprio potenziale nei confronti dell’avversaria , una partenza buona con il Nicchio
nelle retrovie, un grande San Martino che ci
fa’ sperare, un Casato che infrange i nostri
sogni, un finale da cardiopalma. Che nessuno si meritava.
Ancora presenti, ancora propositivi usciamo
dal palio confortati dalle doti della nostra
stalla, e dalle nostre possibilità, fiduciosi di
riessere protagonisti in piazza, ma purtroppo con un palio troppo breve alle spalle.
Sembra che ormai ci aspetti l’inverno, pensare di uscire ancora ... è un pensiero quasi
folle e invece incredibilmente.... di nuovo
là....
Da subito cresce un clima di euforia, sembra
che davvero la sorte sia con noi, i giorni che
ci avvicinano al palio sono un crescendo di
attese, la contrada freme, sembra proprio il
nostro palio, che nessuno possa togliercelo,
difficile fermare questa euforia.
Una sera in Società, durante un discorso da
saggio dirigente del tipo stiamo calmi,
teniamo i piedi per terra, una giovane mi
disse, facci vivere questi giorni di sogno,
abbiamo bisogno anche di quelli ...pensai
che era vero, che da troppo tempo ci mancavano le condizioni per assaporare la speranza di poter vincere.
Quello che abbiamo fatto lo avete visto tutti, abbiamo cercato di trasformare i sogni in
realtà...
4
Rabbia, disperazione, incredulità sono i sentimenti che tutti abbiamo provato, ma il
Palio è questo spesso si perdeno quelli che
sembrano già vinti e si vincono quelli che
sembrano ormai persi, è la storia...
Si sa che più si va in alto e più è doloroso il
cadere, in tutti gli altri Palii siamo partiti in
sordina e sempre cresciuti, questa volta, il
momento più atteso, siamo partiti alla grande e arrivati in sordina.
“L’analisi degli eventi,
l’ascolto della critica costruttiva,
la ricerca delle cose da migliorare
sono un dovere per la dirigenza”
Il cavallo a noi assegnato, anche se non un
cavallo affermato, ci ha facilitato nel riportare nel Montone il fantino più bravo, quello che ha dominato gli ultimi dieci anni di
palio, che ha condiviso con noi un progetto
impostato sui valori che segnano i rapporti
fra uomini nel palio, e sulla volontà di
affrontare sfide; un progetto difficile e complesso, che viene affrontato con un entusiasmo che va aldilà dei semplici rapporti professionali e pecuniari.
Ci siamo giocati insieme una partita difficile
non priva di rischi consapevoli che nove perdono e uno vince.
La contrada tutta ci ha accolto in lacrime di
commozione, si concretizzava quello che
tutti si aspettavano da noi. Contradaioli di
tutte le età sono esplosi di gioia, non dimenticherò mai quella miriade di grazie ...in
quel fatidico tredici agosto.
Allora cosa fare.... sono momenti in cui la
voglia di non soffrire più e buttare via tutto
e tanta, ma la ragione deve aiutarci.... cercando di vedere anche il positivo.
In questi tre anni, volati in un soffio e quest’anno in particolare, il Montone ha fatto
cose importanti e positive che devono essere, per il bene di tutta la contrada, valorizzate e consolidate, resistendo alla tentazione
di offuscare tutto per la mancata vittoria.
L’analisi degli eventi, l’ascolto della critica
costruttiva, la ricerca delle cose da migliorare sono un dovere per la dirigenza e la base
da cui ripartire in una sana dialettica di contrada che è sempre bene accetta quando
non preconcetta o strumentale.
Un vecchio detto di marinai dice che nel
mezzo alla tempesta bisogna avere la forza
di tenere dritta la barra del timone verso la
rotta stabilita ed è quello che faremo con
determinazione, ma senza presunzione,
guardando al Montone di oggi e cercando
di vedere quello di domani, lo faremo con
umiltà ma con quella passione, quell’entusiasmo che condividiamo con tutti voi, perchè sin da bambini quando, giocavamo sotto l’Alberone, il sogno era uno solo... veder
vincere il Montone.
facciA iccaf
L’INTERVISTA
Tiziana Barbetti
MARCO BAGLIONI
ROBERTO BUCCIANTI
detto Buccino
detto “Emorino” o “Mago dei Maghi”
Il 27 giugno alle una di notte, andavo a prendere la
macchina al posteggio del Manicomio, quando mi
giunge una telefonata, era il Capitano, Claudio Regoli.
Dice di dovermi parlare, mi ha raggiunto e mi ha dato la
notizia che sarei stato io il barbaresco per l’assegnazione
del 29 giugno. Ho risposto subito di sì, era un’esperienza
che avevo già fatto nel 1997, ma ero felice di ripeterla;
non mi aspettavo che mi fosse chiesto e non avevo avuto
nessun segno premonitore.
Non mi ricordo... penso che Claudio me lo abbia chiesto
il 10 agosto in prima serata, alle 21,30, in Società, al
bar... confermo: venerdì 10.
Non c’è un motivo specifico per cui me lo ha chiesto,
voleva una magia, il cavallo giusto.
No, non credo che la responsabilità sia di chi va a
prendere il cavallo, ma ti senti comunque
“personaggio”, sei più teso di sempre e tutte e due le
volte che ci sono andato devo dire che l’adrenalina è più
forte rispetto a una tratta normale.
A differenza del ‘97, quando mi fu consegnato da un
dirigente un santino, questa volta non avevo con me
niente, anche perché non ci credo, penso che non
funzionino. Forse non avrei fatto nemmeno in tempo a
pensare a qualcosa, tutto è stato molto repentino. Dopo
vestito, agli economi, ho chiesto solo se avevano un
nerbo nuovo.
Quando arrivi in Piazza parli con tutti, il vero e proprio
distacco avviene quando ti mettono davanti al Capitano,
lì veramente rimani solo con i tuoi pensieri e con le tue
speranze. Speri che ti diano il cavallo buono, a luglio il
cavallo me l’hanno dato per decimo, è dura! Un
aneddoto tutte e due le volte ho portato in Contrada il
numero 3.
Ho portato Elimia, al momento dell’assegnazione
Claudio mi ha fatto l’occhiolino, io avrei voluto
Dostoevskij, Brento o Caro Amico, siamo sinceri, chi lo
conosceva Elimia? Io no, anche perché non seguo le
corse.
Triste fino alle Logge del Papa, qui mi ha preso
sottobraccio il veterinario e mi ha detto che andava
bene. A oggi con tutta sincerità penso di non aver
portato proprio un troiaio
Quando, chi, come e perché
ti ha chiesto di andare a
prendere il cavallo?
Ti sentivi la responsabilità?
Con te per l’occasione avevi
porta fortuna, hai fatto gesti
scaramantici, i tuoi amici
hanno compiuto gesti
propiziatori?
Qual è il momento del
distacco e a cosa pensi
quando sei lì da solo ad
aspettare?
Abbastanza. Cercavo di non dirlo a nessuno,
ma il giorno dopo tutti lo sapevano.
L’atteggiamento degli amici era preoccupante
anche se sono riuscito a dormire.
Non ho fatto gesti scaramantici, ho portato con me solo
un ramo di nespolo (cognome del pittore); mi avevano
dato un santino e peli di un cavallo che mi erano stati
messi sotto la calzamaglia. Io e i miei amici abbiamo
tenuto le mutande del 13 per quattro giorni.
Riti propiziatori... sì, eravamo una quindicina, c’è stata la
spennellata... sì ecco... tutti ci siamo sottoposti a una
spennellata fatta con olio di Valiano, peperoncino e sale
grosso, nei locali nuovi, l’età era tra i 30 e i 47 anni. No,
i nomi non posso farli. “Capo” spennellatore era un ex
mangino, il peperoncino è toccato a colui che i latini
avrebbero chiamato Pilu(m). Io ho spennellato il “Capo”
spennellatore e colui che aveva portato per ultimo nel
Montone un cavallo vincente. Poi mi è stato strusciato fra
le chiappe un oggetto a forma di f...., sì ecco di fungo!
Il distacco vero avviene quando sei davanti al Capitano,
non puoi parlare con nessuno, nonostante la Piazza sia
gremita, non senti più niente e nessuno. Ero concentrato
sull’assegnazione, mi concentravo sul numero 1 Elisir e
sul 9 che era Brento, pensavo fossero i migliori.
Che cavallo hai portato e
quale volevi?
Ho portato Orient Express, ops... volevo dire Estremo
Oriente.
Sere prima si parlava di Pitheos che quando toccò al
Montone doveva vincere, ecco anche Elisir e Brento
dovevano vincere, perché buoni cavalli e il secondo era
stato fino ad allora sfortunato, per il calcolo delle
probabilità a uno dei due doveva toccare la vittoria.
Il rientro in Contrada come è
stato?
Lo stress dell’assegnazione era stato tanto, quindi
quando mi sono rilassato l’ho “presa” allegra, ma alla
prova ero tranquillo e senza turbante. La Contrada era
contenta e unita, quando è arrivato Gigi... un’apoteosi!
5
CONTRADA
Dietro le quinte
Giuseppe Madoni
U
na mattina suona il telefono:
B. Pronto
M. Ciao Beppe, sono Mauro
(Gorelli N.d.R.)
B. oh Mauretto, buongiorno,
dimmi...
M. Senti, te la senti di scrivere un articolo
per il “Pochi ma Boni” in riferimento alla
cena della Prova Generale? Sai com’è, uno
arriva... è tutto pronto... ma cosa c’è dietro?
Penso un momento, ma solo un momento,
dopo rispondo:
B. Si, volentieri, per quando ti occorre?
M. Non più tardi di mercoledì 29
Ora sono qua che tento di scrivere qualcosa
che renda bene l’idea di cosa significhi
organizzare la cena della Prova Generale,
naturalmente per coloro che non lo sanno.
Pensandoci bene forse Mauro non vuole
che spieghi come si decide il menù, come si
determinano le dosi, come si fa la spesa,
ecc., ma piuttosto come mai un gruppo di
persone si prenda l’incarico di fare questa
cena per circa 2000 persone.
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Nei quattro giorni di Palio a tutti piace parlare di cavalli, fantini, strategie, fare colazione, pranzo e cena in Società con gli amici. Fa
parte del vivere il Palio. Ma le colazioni, i
pranzi, le cene sono fatte da “contradaioli”
che pur avendo voglia di godersi la Festa
come tutti, trovano il tempo da dedicare a
questa organizzazione, senza peraltro rinunciare al divertimento.
Possiamo infatti divertirci anche preparando
una cena per 1000 o 2000 persone, non è il
numero che è determinante, ma lo spirito
con il quale affrontare l’evento.
In buona compagnia può essere spiritoso
preparare 250 litri di besciamella, cuocere
400 kg di carne o 100 kg di riso, preparare
2000 porzioni di pasta al forno, tagliare a
metà e quindi riempire 1200 pomodori,
commuoversi a pulire 100 kg di cipolle...!!!
Sì, volendo lo spazio per contribuire alla
buona riuscita dei quattro giorni di Festa, c’è
per tutti “riferito alla parte culinaria” e posso assicurare che nessuno sarà geloso e tutti
saranno disposti a cedere il loro posto ad
altri che volessero fare questa esperienza.
Per essere assunti non occorre presentare
nessun curriculum, basta essere un
Montonaiolo “curioso”...
RICORDI
Il ragù di Ella
Michele Preve
ono seduto in un ristorante,
un bel ristorante, di quelli
dove le cameriere sono vestite
molto meglio delle clienti.
Sono immerso nella dolce sensazione che trasmette una sedia ben
imbottita, una sedia che può diventare
una patria per uno spirito ozioso, una
bottiglia di Monsanto ris.1997 sta
provvedendo ad irrorarmi i pozzi artesiani dell’anima e del corpo. Unica
nota stonata un pesante sottopiatto
bianco, triangolare, con la punta rivolta contro il mio sterno, forse per ricordarmi che devo morire. Il resto della
clientela è composto da una tavolata di
evidenti studenti sussiegosi accompagnati da un evidente professore vestito
come un guerrigliero che si conceda il
vezzo di servirsi dal Cortecci, accompagnato da una signorina dall’aspetto di
una canna di bambù con capelli afro e
una camicetta rubata in qualche
Museo sulla Schiavitù. Dall’altro lato
della sala un gruppo di turisti Svizzeri,
ulteriormente pastorizzati dal timore
del giudizio altrui che li assale quando
ritengono di trovarsi in un ambiente
elegante. “Tagliolini al ragù!” Mi
annuncia la cameriera con una affettazione deferente degna di miglior causa. In una acquetta arancione e scomposta, navigano pezzetti di macinato
mummificato assediato da forze schiaccianti di un pomodoro troppo rosso
per essere cotto, troppo rosso per essere vero. Per finire una raccolta di erbette dal gusto esotico con l’aria trasognata di chi non capisce dove sia capitato.
E il mio pensiero va al ragù buono, al
ragù vero, al ragù di Ella. Entravi in
quella piccola trattoria nel Cane e
Gatto, e non c’erano professori, non
c’erano svizzeri, era come entrare in
casa propria, ti sentivi parte di una
comunità fra quei tavoli. Passavano
tutti da lì, Un pargolo Barbetti,
Baglioni, Sani, Fontani, Giannetti,
Florindi, Busisi a prendere i ravioli al
ragù per casa, ma anche un Marzocchi,
Mazzi, Cinci, Ottini, Falconi a prendere
la vitella arrosto. E in mezzo a questo
traffico Ella, col suo eterno sorriso
magari tirato, da donna indaffarata e a
volte stanca, ma dal quale, specialmente per noi bambini, traspariva un
cuore grosso come una casa, ed era
disposta a darne un pezzetto a chiunque lo desiderasse.
S
Caro Virmo,
mi hanno chiesto di scrivere per te ed io
non riesco più a scrivere senza le lacrime
agli occhi. Debolezza dei vecchi? Anche.
Già troppe volte è toccato scrivere per gli
amici che ci hanno lasciato. Sempre più si
assottiglia la compagnia che ci ha tenuto
legati per la vita alla contrada. Caro Virmo,
Contradaiolo DOC, senza se e senza ma,
molte cose ci dividevano, ma l’amore per la
Contrada era ciò che ci faceva dimenticare
tutte le altre. Non avevi un carattere facile,
la polemica era il sale che condiva ogni tua
conversazione. Difficile era trovarsi in accordo, più spesso in completo disaccordo con
qualsiasi scelta che poteva essere fatta.
Quante discussioni, quante polemiche più o
meno velate, poi l’amore per la Contrada
prevaleva e ci allineava su posizioni comuni. Spesso ti rammaricavi per non aver fatto
parte della dirigenza e ciò ti pesava ancor di
più perché non avevi niente di meno di
tanti altri. Avevi combattuto per la
Contrada anche a rischio della incolumità
fisica. Spesso ci siamo trovati fianco a fianco a difendere un metro di territorio e chilometri di onore.
Avevi fatto parte di
commissioni importanti. Avevi contribuito
all’aumento del patrimonio realizzando
opere che resteranno a memoria che Virmo
non era solo polemica. Anche se eri
cosciente, contro il pensiero corrente, che
non tutti potevano ricoprire qualsiasi carica. Era difficile non darti ragione.
Sognavamo una Contrada più a misura
d’uomo, così come l’avevamo conosciuta
crescendoci dentro. Una contrada più
Artigianale, con l’A maiuscola, dove il con-
tradaiolo sia più apprezzato per la sua opera, dove venga messa l’anima, la passione,
il coraggio, la dedizione. Abbiamo conosciuto una contrada di pochi, ma non per
questo piccola, perché quella contrada fu
capace di grandi imprese. Pensavamo ad
una Contrada meno industria, spersonalizzata dove prevale più il lato utilitaristico del
sentimentale. Quante discussioni sul Palio:
convenivamo che era meglio avere il cavallo vincente che il miglior cavallo, può sembrare banale, ma la statistica ci dava ragione, abbiamo vinto di più con cavalli non
eccezionali e spesso abbiamo perso clamorose occasioni con i migliori. Così come per
i fantini certe scelte di non eccezionali monte, trascurando spesso nomi importanti ci
hanno portato alla vittoria con la soddisfazione di spese non importanti. E giù a snocciolare esempi che ci portavano a queste
conclusioni. Certamente erano scelte di
coraggio, spesso controcorrente. Però i
risultati arrivavano. Vietato innamorarsi dei
fantini. Abbiamo perso delle occasioni clamorose per questo vizio che non accenna a
scomparire.
Grazie Virmo per le tue discussioni, grazie
per avermi dedicato parte del tuo tempo in
momenti per me non facili. Grazie per tutto quello che mi hai donato con la tua presenza, che mi ha arricchito l’anima. È stato
un momento edificante avere avuto la possibilità di condividere con te e con la tua
famiglia il periodo così difficile della malattia e della grande sofferenza. Ne serberò
sempre un ricordo carissimo.
Un abbraccio caloroso e grandissimo.
Mario Bari
7
PALIO
8
PALIO
9
CULTURA
Quando nacque il turismo di massa
Gabriele Maccianti
l Palio di Siena ha sempre catalizzato l’attenzione dei viaggiatori e
dei turisti. Si pensi che
nel 1819, assistettero al
Palio l’imperatore d’Austria
Francesco I e il suo ministro
degli esteri Metternich ospiti
di
Giulio
Bianchi
Bandinelli nella sua fastosa
residenza di via Roma. Ma
fino al Novecento, eccezion
fatta per coloro che abitavano nelle vicinanze di Siena,
il fenomeno era limitato alle
élites aristocratiche e altoborghesi prevalentemente
straniere. In Italia il turismo
era poco diffuso persino tra
i pochi che potevano permetterselo. Il turismo di
massa, così come lo conosciamo oggi, è un fenomeno
d’importazione il cui inizio
viene generalmente collocato nel dopoguerra, quando
l’Italia del boom economico
iniziò a scoprire il piacere
del viaggio.
In realtà il primo impulso
significativo al suo sviluppo
- dopo qualche tentativo
negli anni a ridosso della
prima guerra mondiale venne dato dal fascismo.
Nell’agosto 1931 il regime
inventò i “treni popolari”,
convogli speciali composti
da carrozze di terza classe
organizzati in occasioni di
festività. I treni popolari
partivano dalle città più
I
importanti alla volta di località “di comune attrattiva”
con un biglietto dal costo
fortemente scontato (iniziative del genere nacquero
negli stessi anni anche in
Francia e in Germania).
L’offerta era diretta “ai
modesti impiegati” e agli
operai delle città, ovvero a
figure sociali poco abbienti
e con poca - o punta - dimestichezza con la cultura di
viaggio. Negli anni Trenta,
infatti, il viaggio di piacere
era ancora quasi sconosciuto in ampie porzioni della
società italiana: gran parte
degli uomini lasciava la città
o il paese natale solo per
compiere il servizio militare,
e le donne erano prive
anche di questa possibilità.
Lo Stato, organizzando i
“treni popolari” doveva farsi carico anche di questo
problema. Le istruzioni
impartite
dall’Alto
Commissario per il Turismo
prevedevano infatti che le
Aziende autonome di turismo e i Comuni dovessero
anche “predisporre e controllare l’attrezzamento per
l’accoglienza e l’assistenza
dei viaggiatori”, organizzando i necessari servizi informativi e calmierando le
tariffe dei servizi pubblici e
di ristorazione. Era una delle tappe nel progetto di trasformazione del carattere
Piazza del Campo gremita di spettatori durante il Corteo storico di un Palio
dei primi anni Trenta
10
degli italiani, a cui il regime
si dedicò con grande determinazione. Il timore per una
“botta di cultura” difficile
da digerire venne blandita
con attenzione. Nel caldeggiare l’iniziativa si rassicurava che i gitanti non sarebbero stati sommersi da “pesanti paludamenti di goffa erudizione” e neppure “imbotti[ti] di norme pedagogiche”.
L’iniziativa venne preceduta
da una tambureggiante propaganda che attribuì l’ideazione
dell’iniziativa
a
Mussolini
anziché
a
Costanzo Ciano, Ministro
delle comunicazioni. I “treni
popolari” riscossero “un
successo magnifico, superiore ad ogni aspettativa” e le
autorità senesi non si lasciarono sfuggire l’occasione
per aumentare le presenze
turistiche nella loro città.
Anche la Federazione fascista senese si impegnò a fondo in tal senso. Il 1° agosto
1931,
il
Commissario
dell’Azienda Autonoma di
Cura e Soggiorno Carlo
Mocenni, d’accordo con il
segretario federale del partito, il podestà e il prefetto,
chiese al Ministero delle
Comunicazioni di organizzare uno o più treni popolari
diretti a Siena in occasione
del Palio di agosto. Il
Ministero approvò la richiesta e predispose la partenza
di due convogli, uno da
Firenze e uno Roma. Si raccomandò ai commercianti
di attrezzarsi “come meglio
possono in vista della eccezionale circostanza tenendo
presente, naturalmente il
proprio legittimo [ma] non
eccessivo interesse”. Venne
deciso di distribuire “a ciascun viaggiatore una piccola
guida [della città] preparata
dall’Azienda di Soggiorno
per la circostanza”. Alla porta S. Lorenzo fu istituito un
ufficio provvisorio ove i
viaggiatori potevano acquistare i biglietti per i pasti,
per assistere al Palio, per la
rappresentazione dell’opera
Boheme e per gli autobus
che, dalla stazione, con 60
centesimi, trasportavano il
viaggiatore
in
piazza
Umberto I “ove alcuni insegnanti delle nostre scuole
comunali” si misero “a
disposizione degli ospiti per
far loro da ‘ciceroni’”.
Ai viaggiatori venne offerta
la possibilità di consumare i
pasti a prezzi contenuti in
due mense appositamente
allestite e di assistere al
Palio recandosi in un’area
delimitata della piazza.
Nella serata una compagnia
lirica itinerante rappresentò
la Boheme. L’iniziativa fu
coronata dal successo. I due
treni ripartirono dalla stazione di Siena intorno alle 1 di
notte.
La
Rivoluzione
Fascista con il consueto
trionfalismo espresse la sua
soddisfazione per la “considerevole falange di visitatori” giunta a Siena sui vagoni
delle Ferrovie dello stato,
rivendicò lo “speciale interessamento
della
Federazione
Fascista”,
l’”organizzazione perfetta” e
l’ottimo funzionamento del
servizio di approvvigionamento ma ammise lo scarso
successo dei punti di ristoro.
I gitanti, per ridurre al massimo la spesa, si erano evidentemente nutriti con
panini portati da casa. La
gita non era così a buon
mercato com’era stata
dipinta.
Passata l’euforia dei primi
mesi le presenze sui treni
popolari si ridussero sui centomila partecipanti l’anno e
l’offerta di treni popolari fu
parzialmente ridimensionata. Il Ministero preferì infatti accordare riduzioni sui
treni ordinari piuttosto che
allestire appositi convogli.
Ciò non toglie che il regime
fosse comunque riuscito a
diffondere l’abitudine della
gita, magari ridotta alle
poche ore di un giorno festivo, tra un numero crescente
di italiani. Il disegno, ovvia-
CULTURA
mente, rispondeva a uno
delle più basilari necessità
dello stato fascista: organizzare, ispirare e controllare la
vita degli uomini sia al livello di gruppi sociali che individuale creando così “un
vincolo profondo” tra masse
e regime. Un vincolo che
avrebbe dovuto cementare
il Paese, rendendolo pronto
a eseguire le direttive
impartite dal governo.
Ovviamente una porzione
consistente di coloro che
approfittò dell’opportunità
offerta dai “treni popolari”
colse nell’iniziativa solo
un’occasione di divertimento e di evasione dalla vita
quotidiana.
Educare le masse significava
anche fornire alcuni punti di
riferimento. Così, tra le feste
popolari che stavano rinascendo in tutto il Paese, il
Palio di Siena - la più antica,
la più vera - venne posta in
una posizione di privilegio.
Con i treni popolari, il film
“Palio” di Blasetti, alcune
radiocronache della corsa,
servizi sulle Carriere sui cinegiornali Luce il regime ‘lanciò’ il Palio quale grande
evento turistico. Nell’agosto
1937, “La Nazione” commentando il Palio vinto dalla Civetta scrisse che “se si
dicesse che Siena ha triplicato oggi la sua popolazione,
non esagereremo. Tutti i treni di ieri e di oggi hanno
scaricato gente in quantità
enorme. Se poi si considerano gli autobus colossali e
migliaia di automobili il calcolo rimarrebbe difficile”.
Un entusiasmo forse esagerato, probabilmente dettato
dalle esigenze della propaganda, ma almeno in parte
giustificato.
Puntare sul turismo, come
volano per lo sviluppo della
città, non era certo un’idea
nuova. Già prima della
Grande guerra Carlo Alberto
Cambi Gado, nella sua doppia, strategica, funzione di
Rettore del Magistrato delle
Contrade e di presidente del
Comitato
senese
dell’Associazione nazionale
per il Movimento dei forestieri si era battuto con energia per aumentare il richiamo turistico della festa.
Fabio Bargagli Petrucci ave-
Manifesto pubblicitario nazionale per il Palio
va dedicato all’argomento
un importante scritto. Ma
quest’azione, potendo contare solo sulle forze delle
organizzazioni di volontariato non poteva andare molto
lontano. Nei primi anni
Venti emerse chiaramente il
problema della mancanza di
risorse economiche - ma
anche di idee chiare - per
incrementare il turismo a
Siena. Stava infatti volgendo
al termine l’epoca del turismo d’élite e bisognava
quindi puntare su un turismo meno colto ma enormemente più vasto. E per
far ciò occorreva il supporto
della potenza finanziaria
dello Stato.
Sviluppare il segmento del
turismo medio e piccolo
borghese aveva un costo, e
anche delle necessità. La
Rivoluzione Fascista avanzò
una serie di proposte per
aumentare la spettacolarità
del Palio, alcune delle quali
davvero strampalate, tipo
quella di raddoppiare “il
numero degli uomini che
compongono ogni comparsa”, e per far assumere una
veste più consona ad una
manifestazione da propagandare anche all’estero. Il
periodico iniziò quindi a
contestare la presenza di
figuranti ubriachi “che camminano per la pista come un
branco di pecore”, di alfieri
poco allenati a cui cadono le
bandiere, di “altri infine che
dalla pista conversano allegramente con qualche spettatore”. La tombola pubblica che seguiva da sempre la
conclusione del Palio venne
additata come un esempio
di “cafonismo paesano” che
era il caso di cancellare. Nel
1934 intervenne nel dibattito anche Paolo Cesarini.
“L’aumentare degli spettatori è stato il movente che
ha obbligato il Palio a rinnovarsi, ad arricchirsi, ad
avviarsi veramente alla
completezza di uno spettacolo di tale importanza. Il
problema turistico si è
imposto ed anche i più campanilisti hanno dovuto comprendere l’importanza massima che il Palio ha per la
nostra città. Non si tratta di
fare dei Palii ammaestrati
per i forestieri, non si tratta
di ammazzare la generosa
passione contradaiola, no;
[...] si tratta di soltanto di
curare certi particolari, di
arricchire alcune parti dello
spettacolo, di dare un carattere più signorile a tutta la
festa e tutto questo senza
falsare lo spirito contradaiolo o comunque sacrificare i
cittadini. I senesi hanno
compreso che senza compromettere la sincerità e
l’entusiasmo popolare, il
Palio deve funzionare come
un gigantesco richiamo per
fare affluire a Siena un
numero sempre più alto di
visitatori in maniera da
poter dare uno sviluppo
maggiore alla città”.
Nell’agosto 1935, in via
sperimentale, furono inserite alcune modifiche proposte
da
un’apposita
Commissione del Comune,
la più importante delle quali era costituita dall’aggiunta
di un centinaio di figuranti
in massa promiscua - “destinati a rappresentare una
massa di popolo partecipante alla festa” - vestiti con
vecchi costumi che seguivano il carro trionfale. Per
aumentare la sonorità due
gruppi di trombettieri furono collocati sui palazzi d’Elci
e Sansedoni, per alternarsi
con la fanfara del corteo.
Alcune di queste novità non
riscossero un grande consenso. La Commissione
decise comunque di mantenere il ‘popolo’, suddividendolo però tra le otto principali corporazioni e di
aumentare il gruppo degli
armigeri di scorta al carro
trionfale, portandolo a trenta, inserendo anche la figura
del comandante e due tamburini. Così facendo dal
1936 il numero complessivo
dei figuranti del corteo raggiunse le cinquecento unità.
Nel 1937 la Commissione
introdusse a titolo provvisorio alcune modifiche destinate ad aumentare la
cadenza con la quale il
Corteo sfilava sulla pista di
piazza del Campo. Venne
così introdotto un tempo
massimo per la durata delle
sbandierate. Il tempo della
dimensione casalinga del
Palio risultava sconfitta dalla
necessità di assicurare un
fluire armonico al Corteo e
probabilmente da quella
non confessata di garantire
tempi certi per le partenze
dei treni e dei turisti giunti
in automobile. I tempi stavano cambiando.
11
GRUPPO DONATORI DI SANGUE
Donare per donare
Gruppo Donatori di Sangue delle Contrade
l Gruppo Donatori di Sangue delle
Contrade ha una storia ormai più
che venticinquennale; nato da un’idea della prof.ssa Anna Maria
Befani, responsabile per molti anni
del Centro Emotrasfusionale e capitana
del Valdimontone, si estese da questa
Contrada alle altre sedici e si sviluppò,
sotto la guida di Fulvio Sodi e con l’affettuosa collaborazione del dott. Giuseppe
Fanetti, nel corso degli anni sino ad assumere l’attuale stato giuridico; oggi i
Donatori delle Contrade rappresentano
una splendida realtà e permettono con il
loro impegno costante una copertura, che
integrata con le altre Associazioni, garantisce un importante contributo al fabbisogno del nostro Ospedale. L’età media dei
donatori tende, in questi ultimi anni, ad
abbassarsi con un ritrovato spirito di solidarietà fra i giovani di tutte le Contrade
ed il costante impegno dei singoli
Responsabili; il nostro desiderio sarebbe
quello di coprire interamente il fabbisogno senese di sangue ed è per questo che
è nata l’iniziativa “Progetto Siena” donare
il sangue per donare due volte: aiutando
chi ha bisogno di trasfusioni e al contempo, utilizzando i contributi regionali, aiutare un’Istituzione cittadina a migliorare i
I
proprio servizi per altri cittadini senesi.
Nasce con questo spirito il “Progetto
Campansi”, che è stato presentato il giorno 01.06.2007 nella Sala delle Lupe, alla
presenza di Autorità cittadine e Dirigenze
di Contrada.
Nella sua introduzione il relatore prof.
Paolo Rossi ha tratteggiato la storia
dell’Istituto, che sin dal 1811 si occupa
dei più deboli e dei più bisognosi, inizialmente come Istituto di Mendicità, e successivamente come ricovero e centro di
cura per anziani e disabili, sino ad assumere l’attuale struttura.
Il Rettore del Magistrato delle Contrade,
dott. Roberto Martinelli, ha sottolineato
in un appassionato intervento il legame di
solidarietà che nasce e si sviluppa all’interno delle Contrade, una solidarietà
silenziosa e discreta che non ama la troppa pubblicità.
Il Magnifico Rettore dell’Università di
Siena, prof. Silvano Focardi, ha ripreso nel
suo intervento il concetto di solidarietà
contradaiola che ebbe la sua più importante espressione nelle Società di Mutuo
Soccorso e che oggi in forma diversa rivive in queste iniziative.
Più strettamente tecnico l’intervento della
dott.ssa
Buti,
Direttore
Generale
dell’Azienda di Servizi al Pubblico di cui
l’Istituto Campansi è una parte importante; da Lei un ringraziamento ai Donatori
per il supporto finanziario all’ammodernamento dei letti di degenza per non
autosufficienti, finalizzato
all’acquisto di letti tecnici
antidecubito ed automatizzati.
Le conclusioni del Presidente
del Gruppo Mauro Fantozzi,
hanno reso più chiare le
finalità dell’Associazione e
l’obiettivo di rendere la
nostra Azienda Ospedaliera
autonoma per le necessità
trasfusionali.
Un momento di solidarietà e
di vita contradaiola che ha
caratterizzato questo pomeriggio nella speranza di un
crescente impegno da parte
di tutti i senesi e di un maggiore sostegno ad un’iniziativa portata avanti da senesi
per i senesi.
Foto di gruppo dei coordinatori dei Gruppi Donatori di Sangue delle Contrade, in occasione di un incontro presso i locali della
Soc. Castelmontorio, 3 Settembre 1991
12
TEMPI MODERNI
Spia di eccessiva pubblicità?!
Fabio Fineschi
l’annoso dilemma senese a
dominare
come
sempre.
Sospesa fra l’irresistibile desiderio narcisistico di “riflettere” la
propria bellezza attraverso occhi
altrui, e il più trito, forse, ma concreto
dubbio, che la visibilità estrema possa
nuocere, soprattutto alla festa. Siena divisa fra i fautori positivisti delle “umane sorti e progressive...” e i più critici tradizionalisti. A separarli stavolta c’è addirittura
un agente speciale. Il fascinoso 007 sbarcherà in Piazza del Campo nel 2008. A
spedirlo sin qui una giovane americana
innamoratasi della nostra città. Il fatto che
si tratti della figlia di uno dei più facoltosi produttori hollywoodiani ha fatto il
resto. O per lo meno ha dato il la ad una
trattativa che ha visto Magistrato,
Consorzio e Comune elencare regole e
limiti da rispettare. Il cammeo senese prevede un inseguimento sui tetti cittadini,
un duello sotterraneo nei bottini, per l’occasione ricostruiti al computer e dunque
non minacciati dalle riprese. Dopo le inedite e avvincenti immagini dell’apprezzato
“Piazza delle cinque lune” è più che comprensibile la tentazione di riconsegnare i
tesori senesi a mani che sappiano esplorarli. Con Martinelli qualche fotogramma
si rivelò una scoperta sorprendente, stavolta si potrebbe andare oltre. Difficile
ipotizzare che l’interesse esterno potesse
arrestarsi qui. Chi giunge a Siena per effet-
È
tuare riprese difficilmente prescinde dal
Palio. Naturalmente è
questo l’argomento
che divide in maniera
vivace “progressisti” e
“tradizionalisti”.
Questi ultimi tentati
dal pronunciare il
consueto:
“l’avevo
detto io...” quando
alle pagine del Times
sullo 007 “senese”
hanno fatto seguito
ancor più vivaci attacchi animalisti. Parere
diverso per quanti
sostengono che i fenomeni in oggetto siano
ormai cronici, e una
fedele gestione dell’immagine
possa
risultare semmai un
deterrente. Di questo
avviso anche l’ammiL’attore Daniel Craig, protagonista del prossimo film di James Bond in parte
nistrazione. La corsa ambientato
a Siena, ospite a palazzo d’Elci durante l’ultimo Palio dell’Assunta.
che apparirà nella pellicola è quella dello scorso agosto. In camL’agente speciale sarà semplice spettatore
po quattordici telecamere, a garantire
e in alcun modo interferirà con al corsa e
nuovi punti di vista. Esperimento di per sé
con il suo esito. Un ruolo del tutto esteravvincente, e garantito da alcune norme.
no, che pone al riparo da “celentaniani”
Sarà il service a scegliere le immagini idoburberi e da esiti fumettistici e distorti.
nee, che si inseriranno nel contesto del
Del resto già “Piazza delle cinque lune”
film in forma del tutto documentaristica.
aveva rappresentato un notevole cambio
di prospettiva. La corsa in quel caso
diventava metafora, attraverso la quale
interpretare la vita, e nel caso specifico la
risoluzione di un mistero. Una chiave simbolica, semplice, ma raffinata e in ogni
caso rispettosa della tradizione, e risuonante con le corde e i metodi di un cinema europeo, italiano. Passare l’oceano
significa consegnare la Festa a ben altre
abitudini artistiche. Diverso l’orizzonte
culturale, così come diversi sono i mezzi
in campo. Dal punto di vista tecnico si
preannuncia un prodotto di grande livello. Meno poesia, questo mettiamolo pure
in conto. Ma a volte chi accampa modeste pretese interpretative fa anche il servizio più apprezzabile. Tanto da mettere
d’accordo le due anime senesi, quella più
entusiastica e quella tradizionalista.
13
14
CRUCIVERBONE
I REBUS DEL PALIO
GIOCHI
GIOCHI
ORIZZONTALI
1. Cruciale per le sorti del Palio 6. Ennio Maggiorente 12. Saltano con i fiocchi 18. Serve al fantino per guidare 19. Gruppo della nostra contrada 20. Contrada 22. Rapido avvicinamento con intenti bellicosi 23. Numero speciale 24. Le volte che Aceto montò nel Nicchio 25. A lui si deve il punto di efficienza 26. Prende all’abbassamento del canape 29. Si fanno negli stadi, non sui palchi
30. Precede Figaro 31. Famoso... 32. Vinse nella Selva nel ‘70 34. Benedetta Sestini 36. Consonanti del cognome di Spirito 37.
Cavallo indesiderato 40. I 550 di Cicerone 41. Palio 43. Cuore di rima 44. La squadra del Capitano 47. Paura vocalizzata 48.
Contrada soppressa 51. Cintano Siena in latino 53. In assemblea parla prima del Priore 56. Insieme al ma cambia il Palio 57. Ex
biondo 58. Alleata 59. Ero lì... di Lorenzo Anselmi 61. Ne sono ricchi gli oratori 63. Sapore del caffè 65. Del Montone e dei
Carabinieri 67. Sillaba che inizia il Te Deum 68. Così si definiva Aceto 69. Ira senza fine 71. Spronano 73. Il regista di Candid
Camera 74. Così si definiscono alcuni locali 75. Giuseppe, Dino 77. Gemellata con la Tartuca 78. Saluto a Maria 79. L’Artù odiato 80. A Siena lo si dice di una brenna 82. Montonaiolo anconetano 83. Per capitani e priori è un limite 84. Ci vinse il Palio il
Montone 86. Storico proprietario di Folco 87. Esordì in Tartuca 88. Conta il terzo 90. L’assassino Vittorio 92. Si paga sul... 93.
Le alimentano la presentazione del Palio 94. Animale post-cena 96. Lo è l’Istrice 98. Fa pendant con Finanziaria 99. La stagione
paliesca 100. Marco Valentini 101. Baio oscuro... per tutti
VERTICALI
1. È buono al canape 2. Grigio degli anni ‘80 3. Storica alleanza 4. Le alleate del Nicchio 5. Il cavallo Invincibile 7. Babbo del
Mago dei Maghi 8. Noto a tutti come Giorgio Macrì 9. Ci sono quelli di Contrada 10. C’è quello piazza e palchi 11. Instancabile
chef 12. Il nostro storico archivista 13. Luciano Lorenzetti 14. Uno straordinario pittore 15. Dipinse il Palio vinto dalla Torre nel
‘61 16. Nel Palio contano molto 17. Ce l’ha Pitheos 21. Sfiga 22. Ingannatore 26. Dei cavalli e degli astuti 27. Lo era Quebel
28. Articolo spagnolo 33. Società del Bruco 34. Mangiare erba 35. Si avverte quando c’è la musica 36. Lo fa il nostro colpo 38.
Uno dei Mini 39. È anche nella Basilica dei Servi 42. Fantino a noi caro 45. Custodisce i palii 46. Lo è il Cencioni 49. Simboleggia
la potenza 50. Ci purgò nel 1984 52. Scorrazza per Società 53. Con chi si muove quello maggiore 54. Anna Nucci 55. Si aspettano il 13 60. Partiti al canape 62. Non manca nel Montone 64. Vinaio 66. È famosa la sua Arca 68. Volere nuovamente 70.
Qualche Palio ce l’ha dietro 72. Tra noi 2 il colpevole 76. Decisiva nel palio 79. Capitano figlio d’arte 80. Vinse nella Selva 81.
Geniale ma senza testa 84. Irriverente associazione 85. In sorte alla Lupa 86. Il nostro Onorando 87. Lì è d’obbligo il servizio 89.
... sto al contrario 90. Arnoldo attore 91. Una RAI che trasmette il Palio 92. Le prime 3 al canape 93. L’inizio del motto della
Chiocciola 95. La metà di otto 96. Spesso nelle lettere ufficiali 97. Accentato nega 98. Metà della metà
15
ILLUSTRAZIONE DI SABRINA DANIELLI 2007
FILASTROCCA DI FRANCESCO BURRONI tratta da “Bestiario Senese” 2006
I LUOGHI E LA MENTE
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena
Anno XIV n. 4
CONTRADA
Addio Mario, caro amico fraterno
S
ono passate solo poche ore
da quando il portone della
Santissima si è chiuso alle
spalle del corteo che mestamente si è avviato ad accompagnare Mario nel suo ultimo
viaggio, ma per sempre riecheggeranno
nella mia mente le bellissime frasi con
cui l’Onorando Priore ne ha ricordato la
figura. Sarebbe stato difficile tratteggiarne un ritratto più fedele. Anna Carli
è riuscita a mettere in risalto tante delle
qualità che Mario possedeva: quelle del
figlio, fratello, marito, padre e nonno
amorevole; quelle dell’uomo serio, onesto, pacato; quelle del Contradaiolo,
con la “C” maiuscola, sempre disponibile, comprensivo, collaborativo, ed ancora quelle del Dirigente, capace di creare
momenti di aggregazione e di coinvolgere, in particolare i giovani, di rappresentare degnamente la Contrada, che
tanto amava, al di fuori dei suoi confini,
prima nel ruolo di Pro Vicario e poi nelle vesti di Presidente del Gruppo
Donatori di sangue “Bruno Borghi”.
Insieme abbiamo vissuto momenti indimenticabili, primo fra tutti la vittoria
dell’86, quando entrambi c’eravamo
vestiti nel “Popolo” di quella che fu
definita “la Comparsa vecchia”, ma
anche condiviso delusioni, amarezze,
dolori.
Chi non ricorda poi Mario al suo primo
incarico come componente di Seggio,
quando nel 1988 fu nominato
Economo, insieme all’inseparabile amico Giovanni? Instancabile lavoratore,
preferiva l’azione alle parole ed era
riuscito, con la sua affabilità ed i suoi
modi gentili, ma al tempo stesso determinati, a meritarsi il rispetto di tanti
ragazzi, che, oggi uomini fatti, non hanno mai smesso, pur con il passare degli
anni, di provare per lui sincero affetto.
Nutriva una predilezione particolare per
gli alfieri e i tamburini, dei quali seguiva sempre attentamente le prestazioni;
ne condivideva visibilmente le ansie,
prima di ogni sbandierata ai Servi, prima di ogni entrata in Piazza, durante
tutto il corteo storico. Anche quando
non era più Economo, il suo primo pensiero, dopo ogni carriera, era per la
Comparsa, preoccupato se alla corsa
seguivano momenti di concitazione che
potevano mettere a repentaglio l’incolumità dei “ragazzi” ed il decoro dei
nostri simboli. Uno dei suoi grandi crucci era di non essere riusciti a conquistare negli ultimi anni un altro Masgalano,
ma si era entusiasmato quando l’anno
scorso i nostri “cittini” erano riusciti a
vincere il premio nella competizione
riservata ai piccoli.
Quando nel 2005 mio figlio stava per
entrare per la prima volta in Piazza e mi
accingevo a salutarlo alle scale dei Servi,
mi vidi sfrecciare improvvisamente
davanti Mario che, dopo aver stretto
forte a sé Tommaso, si girò verso di me
e sorridendo (come faceva notare stamattina il Priore) “prima con gli occhi
che con la bocca” e mi disse: “Scusa,
Gian Franco, ma sai, io il figlio maschio
non ce l’ho e allora lui è come se fosse
un po’ il mi’ figliolo”.
Come potevo non volergli lo stesso
bene che si nutre per un fratello?
Mi aveva dimostrato con i fatti cosa
voleva dire l’amicizia, quella vera; l’ho
visto soffrire silenziosamente quando
Giancarlo Santi cominciò ad accusare i
primi sintomi del male che ce lo avrebbe portato via. Ne condivise le sofferenze, standogli accanto il più possibile,
con dedizione, spirito di servizio e con
lo stesso amore per il prossimo che traspariva dalle sue parole ogni volta che
parlava della donazione del sangue, del
midollo e degli organi, quando, insomma, invitava a donare una parte di noi
stessi a chi ha bisogno.
C’era qualcosa di intangibile ed indefinibile che ci legava, un qualcosa che il
tempo non potrà distruggere, come non
potrà cancellare il suo ricordo.
Addio Mario, caro amico fraterno.
Periodico Trimestrale della
CONTRADA DI VALDIMONTONE
Anno XIV - n. 4 Dicembre 2007 Autorizz. del
Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993
Anagrafe
Montonaiola
Spedizione in A.P. Comma 20/C
Legge 662/96 Filiale di Siena.
Direttore responsabile: Fabio Fineschi
Redazione giornalino: Raffaele Semplici e Simone
Stanghellini (coordinamento), Michele Santillo,
Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti, Matteo Cardinali,
Aldo Giannetti, Mauro Gorelli, Vittorio Lachi,
Alessandro Pandolfi, Caterina Pavolini, Roberto
Petrolito, Massimo Rossi, Davide Rustioni, Nicola
Sodi.
Collaborazioni: Addetti al Protettorato, Manuela
Ammannati, Alessandro Bernini, Ermada Bianciardi,
Veronica Bonelli, Anna Carli, Giacomo Carli, Luciano
Cucé, Renzo Fusi, Simone Gennai, Francesca Indrizzi,
Gian Franco Indrizzi, Alessandro Monciatti, Vittorio
Montemaggi, Francesca Mugnaini, Padre O.S.M.
Paolo Orlandini, Beniamino e Tommaso Orsini,
Simonetta Petreni, Elisa Quercini, Claudio Regoli,
Alessandro Regoli, Graziella Rossi, Cristiano Vecoli,
Caterina Viligiardi.
Immagini: Mauro Agnesoni, Annalisa Cannoni,
Fabio Manieri, Archivio Contrada di Valdimontone,
Archivio Gruppo Donatori di Sangue, Irene Turchi.
Impaginazione: Master Digital.
Stampa: Industria Grafica Pistolesi.
2
Gian Franco Indrizzi
Sono nati
Paola Panico
Tommaso Rubechini
Matilde Capannoli
Andrea Burroni
Emma Cresti
Vittoria Charlotte Notaro
Bernardo Brogi
Maddalena Zamponi
Ci hanno lasciato
Bruno Bernardi
Mario Mannucci
Giancarlo Franci
Ciao Presidente
i siamo incontrati per spedire gli auguri di Natale: il tuo storico vice-Presidente indaffaratissimo ma sempre disponibile e
competente Gianluca, la tua timidissima ma efficiente collaboratrice Marta, il tuo infaticabile e veterano consigliere Moreno,
il tuo introvabile ma preciso cassiere Jacopo e la tua ormai
arteriosclerotica ma entusiasta segretaria Veronica. Questo era ciò che
pensavi di ognuno di noi e non ti stancavi mai di ringraziarci per quello
che facevamo. E noi cosa pensavamo del nostro Presidente? Non hai
mai considerato il tuo ruolo come una carica di rappresentanza, hai sempre lavorato in prima linea e ci hai coordinato in modo impeccabile con
le tue immancabili e discrete telefonate.
Eravamo diventati un gruppo affiatatissimo, orgogliosi delle nostre piccole innovazioni, dei nostri successi, che hanno coinvolto anche quei giovani a cui tu tenevi tanto. Ma eravamo sempre pronti a fare meglio, a
dare il massimo!!!! Ed ora? Continueremo a lavorare, perchè era quello
che avresti voluto, ma non ti arrabbiare se, senza la tua guida, ci dimenticheremo qualcosa, se sbaglieremo!! Sappi che lo faremo sempre, come
ci hai insegnato, con entusiasmo e senza la voglia di apparire!!!
Mario, ci mancherai tantissimo!!!
C
Gianluca, Jacopo, Marta, Moreno, Veronica
Polvere di notizie
Revisori dei Conti
Sono stati nominati in Assemblea Generale i Revisori dei Conti per
l’esercizio 2007: Stefano Cianferotti, Francesco Ghelardi, Marcello
Nucci.
Commissioni di Lavoro
In Assemblea Generale sono state nominate le seguenti commissioni
di lavoro:
Commissione per il Banchetto Annuale 2007: Emanuela Baldani,
Daniele Barbetti, Roberta Nepi, Lucio Viligiardi, Graziella Rossi,
Simonetta Petreni, Riccardo Pieri, Silvia Borghi.
Commissione elettorale per il rinnovo del Seggio della Contrada
biennio 2008/2009: Luca Belardi, Matteo Bracalente, Stefano
Ciampoli, Davide Rustioni, Paolo Zotto.
Commissione elettorale per il rinnovo del Consiglio della Società
Castelmontorio biennio 2008/2009: Marcello Baglioni, Silvia Borghi,
Grazia Burroni, Giacomo Carli, Alessio Cencioni.
Editoriale
Raffaele Semplici
agazzi, due anni sono passati in un batter d’occhio ed adesso
sono qui a tirar le somme. Sono stati ventiquattro mesi che ci
hanno visto impegnati con una scadenze incalzanti una dietro
l’altra e pertanto quasi mi chiedo se le ormai consuete quattro uscite debbano essere ridotte a tre, per avere più stimoli e
poter offrire ai Montonaioli un prodotto più atteso e meno di routine.
Non è una critica, ma una constatazione che faccia riflettere la prossima
Redazione.
Che dire l’Onorando Priore: non ci ha fatto mai mancare la Sua indispensabile e sempre gradita supervisione; Michele e Simone: due pilastri; Tiziana e Caterina: due “bombe alla nitroglicerina”... di idee;
Mauro, una sicurezza nel trovare la foto giusta per tutte le occasioni; gli
altri membri: tutti utili, bravi, sagaci e presenti; di me, tutto fuorché
coordinatore, forse moderatore, di chi, in buona fede, talvolta per esuberanza, usciva dai canoni, non se la prenda anche io ero in buona fede.
Una “pubblicazione” di Contrada è pur sempre di pubblico dominio
(anche il nome lo dice) e quindi quello che scriviamo è giustamente, letto e giudicato anche dagli altri: non è una circolare ad uso interno!
Adesso, per finire, gli auguri per la Redazione che verrà: SEMPER AD
MAIORA
R
CONTRADA
Uniti e sereni verso il 2008
Anna Carli - Priore
iamo alla fine del biennio di
validità del seggio, ma soprattutto siamo alla fine di un anno
intenso di vicende paliesche, di
interventi di arricchimento del
patrimonio, di rilettura di vari aspetti della vita contradaiola che hanno dato ancora una volta il segno di quanto siano forti il senso dell’appartenenza, della partecipazione e il coinvolgimento emotivo
che l’accompagna.
S
Un altro anno nel quale l’ansia della vittoria non ha trovato riscontro nella realtà
ed ha acuito ulteriormente la centralità
della vicenda paliesca, rischiando di
deformarne il corretto peso nel merito e
nei tempi della vita di contrada.
L’impegno di tutti deve rimanere perché
la serenità e la pacatezza guidino ogni
comportamento, a partire dal linguaggio,
senza per questo rinunciare all’incisività e
alla chiarezza nel manifestare le idee e
nell’argomentarle.
Proprio per palesarne le argomentazioni a
tutti i montonaioli voglio toccare uno
degli aspetti che più ha vivacizzato nell’ultimo mese le serate in Società: “Perché
non abbiamo presentato memorie difensive alla Giunta rispetto alle proposte di
sanzioni dell’Assessore delegato alla giustizia paliesca?”
Due sono state le considerazioni determinanti. La prima: i fatti che ci sono stati
contestati sono accaduti e sono emersi
con correttezza dalla relazione dei
Deputati della Festa. La seconda: è vero
che per l’abbandono della passeggiata
storica da parte del fantino l’Assessore
non ha proposto alcuna sanzione per
quest’ultimo, ma la Contrada da parte
sua, accompagnandolo all’entrone, ne ha
purtroppo avallato il comportamento,
ritenendolo motivato dal suo disagio, ma
omettendo di chiedere l’autorizzazione
all’Autorità Comunale tramite i Deputati
della Festa o altro soggetto istituzionalmente preposto.
Il mancato rispetto di questa procedura,
accettata ormai da tutti per consuetudine,
anche quando nel tempo è stata applica-
ta a situazioni non esplicitamente previste
dal Regolamento, ha evidenziato una
situazione di debolezza sostanziale e formale di eventuali nostre discolpe.
Nel Seggio che ha discusso in modo aperto vagliando i pro e i contro delle alternative possibili, si sono affermate da una
parte la scelta di non opporsi alla proposta di sanzione che si presentava in linea
con sentenze del passato, e dall’altra con
la scelta di coinvolgere la Contrada secondo un percorso già seguito in anni precedenti.
“L’impegno di tutti deve rimanere
perchè la serenità e la pacatezza
guidino ogni comportamento
a partire dal linguaggio,
senza per questo rinunciare
all’incisività e alla chiarezza
nel manifestare le idee
e nell’argomentarle”.
In qualcuno può essere rimasto il dubbio
che presentare le discolpe poteva costringere comunque in futuro l’Assessore delegato a meglio motivare la deplorazione
proposta per la Contrada, chiamata ad
una responsabilità oggettiva per comportamenti del fantino non contestati a quest’ultimo. A questo proposito non deve
sfuggire che durante il corteo storico, il
Fantino non è un soggetto autonomo, ma
è uno dei componenti di quell’ “unicum “
che è la Comparsa.
Rimarrà comunque fondamentale proseguire con il Magistrato delle Contrade nel
percorso intrapreso di richiesta di provvedimenti sempre meglio motivati ed argomentati in base ai contenuti del
Regolamento ed alla raccolta delle delibere di Giunta concernenti l’applicazione
delle sanzioni.
E così anche io ho finito per parlare di
Palio, ma questo mandato non può concludersi trascurando che il biennio trascorso ci ha visto vivere insieme momenti di grande emotività, di spensieratezza e
di gioia dello stare insieme. In collaborazione con la Società abbiamo visto crescere e, di fatto, completare i lavori per il
nuovo magazzino con la sistemazione
esterna di spazi che ci renderà ancora più
piacevole la vita sociale durante tutto
l’anno e nei giorni del Palio. I bambini e
i ragazzi hanno vissuto momenti, anche
esterni, di gratificazione e hanno resa la
Contrada orgogliosa di loro.
Le donne con la loro entusiasta disponibilità hanno rappresentato come sempre
una risorsa fondamentale.
Grazie per tutto questo, grazie al Vicario e
ai Pro-vicari, a tutto il Seggio, alle
Commissioni, alla Presidente e al
Consiglio di Società, al Gruppo dei donatori di sangue ed al suo Presidente Mario
Mannucci, che purtroppo proprio in questi giorni ci ha prematuramente lasciato.
Ricordiamoci tutti della responsabilità che
ci viene affidata e dell’onore riservato con
la nascita in questa Città e con il
Battesimo contradaiolo. Viviamoli uniti e
con serenità.
Buone Feste e Buon Anno a tutti!
3
PALIO
Auguri ed emozioni
Claudio Regoli - Capitano
finito un anno pieno di emozioni intense, un
anno molto significativo per la nostra contrada: è stato un anno pieno di eventi in cui il
Montone ha dimostrato ancora una volta di
essere una grande contrada e di saper recitare
un ruolo da protagonisti.
È
Un anno in cui ancora una volta abbiamo cercato con
caparbietà di realizzare quanto volevamo e, con certezza, ci ha dato qualcosa in più di quanto avevamo 12
mesi fa.
Faccio gli auguri ad una contrada fantastica che mi è stata vicina nei momenti più difficili e che mi ha trasmesso il suo calore nei momenti più gioiosi, ne abbiamo
passate tante, ma ce la siamo cavata egregiamente.
In particolare ai giovani voglio augurare di riuscire sempre di più a valorizzare le cose buone che riusciamo a
fare, che sono molte, consolidando quello spirito e
quell’orgoglio di appartenenza che devono essere sempre di più per noi un fattore distintivo.
Un augurio di cuore voglio farlo al Priore, ho avuto il
piacere di conoscere ed apprezzare una persona intelligente, sensibile e determinata con la quale è stato un
piacere lavorare.
Insieme ai suoi collaboratori, abbiamo cercato in ogni
momento di dare tutto quanto possibile per la nostra
contrada con impegno passione e dedizione. Vi ringrazio di cuore.
Un augurio al Presidente di Società e a tutto il Consiglio,
quello di godersi insieme a tutti noi i frutti dell’importante lavoro realizzato, fra poco inizieremo a vivere dei
nuovi spazi, speriamo di farlo con momenti di gioia ed
allegria.
Un augurio al mio staff che mi sopporta e mi sostiene,
siamo prima di tutto un gruppo di amici che ha piacere
di stare insieme, un gruppo unito che persegue con
coraggio ed impegno la realizzazione del sogno di tutta
la contrada.
Andiamo avanti... ce la faremo...!
Spero che le Feste Natalizie del 2007 siano per tutti
serene e che il 2008 sia finalmente l’anno del Montone,
anche il prossimo anno arriveremo all’estrazione delle
contrade con grinta e ambizione, sperando che la fortuna ci assista anche questa volta.
Auguri quindi al Priore ed il Seggio, al Presidente ed il
Consiglio di Società, al Gruppo Donatori di Sangue, ai
giovani, alle donne, agli anziani, al mio staff, a chi mi
sostiene ed a chi mi critica.
Spero che passiate queste feste in allegria e serenità,
AUGURI DI BUON NATALE ED UN FELICE ANNO NUOVO dal vostro Capitano con affetto.
4
SOCIETÀ CASTELMONTORIO
Un saluto e un augurio
Graziella Rossi - Presidente
l mio saluto e augurio sono intrisi d’emozione,
commozione e tenerezza. È difficile sintetizzare
quattro anni di mandato... Periodo di intenso lavoro, nuove amicizie, gioie infinite, momenti d’enorme dolore per la perdita di persone care, feste esilaranti, riunioni, fiumi di parole... sono in scadenza e
l’emozione è forte.
I
Ho vissuto il primo biennio con l’attesa e l’apprensione
dei novizi, io prima donna Presidente nella storia della
nostra Contrada. Indossare questo ruolo, fino ad oggi
prettamente maschile, è stato più facile del previsto,
grazie alla conoscenza di persone e meccanismi che ha
semplificato la risoluzione d’ogni problema. Ho risposto
all’alterità quotidiana, dando spazio a tutti con affetto,
fiducia e razionalità. Indubbiamente questo percorso
sarebbe stato impossibile senza l’aiuto dei miei amicicollaboratori: Giampiero, Simone, Duccio e Silvia, persone di rare qualità umane.
Il secondo mandato è stato più semplice, emotivamente sgombra da paure, con collaboratori e un Consiglio
già consolidato che hanno fatto fronte, con abilità e
maestria, ad un aumenti importante di presenza quotidiane. Non nego che spesso ci siamo trovati in difficoltà, dovendo gestire una mole di lavoro abnorme e
indubbiamente senza l’aiuto incondizionato di tutti, non
avremmo portato a termine tutte le iniziative che avevamo programmato.
Che ruolo ha la società nel contesto della Contrada? Mi
piace pensare che sia il cuore di un corpo umano, un
luogo di aggregazione dove giovani e meno giovani trascorrono il loro tempo in maniera fattiva, condividendo
momenti ludici e scambi di opinione.
È nella Società che la Contrada si forma e vive giornalmente.
Ora è natale, ma non ne esiste uno solo, sono molti, uno
diverso dall’altro. C’è il Natale della tradizione, della
memoria, dell’attesa e del rimpianto. Ognuno di noi ha
il suo, ma non scordiamo mai che c’è un albero acceso
per tutti noi, dove riunirsi per piangere o ridere rimanendo se stessi, condividendo affetti veri e dimenticando le nostre segrete tristezze.
Questo è il valore aggiunto della nostra Contrada.
Chiudo queste mie parole augurando a tutti i montonaioli un gioioso avvenire, uno splendido Santo Natale
e un felice Anno Nuovo e passo la penna a chi meglio
di me sa fermare emozioni: “Pensate alle gioie presenti,
ognuno ne ha molte, non alle disgrazie passate. Tutti ne
hanno qualcuna. Riempite di nuovo il bicchiere con volto radioso e cuore pago. Mi ci gioco la testa che il Vostro
sarà un Natale allegro e l’anno nuovo felice” (Charles
Dickens)
Un abbraccio
5
CONTRADA
I valori del Natale
nella Contrada
Padre Paolo Orlandini
a nostra contrada ha per
patrona la Madonna del
Buon Consiglio. Da tanto
tempo il popolo di
Valdimontone a Lei si
rivolge nei momenti più significativi della sua vita cristiana e contradaiola. Nell’immagine che si
venera nell’oratorio della SS.
Trinità la Madonna ci guarda e ci
mostra teneramente Gesù. Noi
cristiani crediamo che Gesù è
Dio. La Madonna in quel dipinto
ci presenta teneramente Dio. Dio
visto così fra le sua braccia ispira
tenerezza e familiarità. Vediamo
la tenerezza e familiarità del suo
sguardo rivolto a noi. Proviamo
tenerezza e familiarità per quella
madre e quel figlio che si abbracciano. Dio si è voluto far conoscere proprio in questo modo.
Ha voluto avvicinarsi all’umanità
piccolo, fra braccia materne. A
Betlemme i pastori prima e poi i
Magi trovarono infatti un bambino appena nato con una mangiatoia per culla e intorno a lui gli
sguardi affettuosi di Maria e
Giuseppe. Lo stesso Dio ha voluto raccomandarci di avere familiarità con la Madonna; di sentirci davanti a lei come davanti alla
L
6
nostra madre. Gesù infatti ha
chiesto a quelli che credono in lui
che Maria fosse accolta da loro
come madre.
Ricordando questi momenti del
Vangelo diventa più facile pensare come il nostro dipinto inviti
anche noi ad avere familiarità
con la Madonna e con Gesù.
In questo periodo del Natale
sembra più facile riflettere su
quanto è importante vivere in un
ambiente familiare, in cui ci si
vuol bene. Si cerca infatti di
riunirci con le persone a noi più
care. Si pensa a loro e si cerca un
regalo che mostri in qualche
modo il nostro affetto, la nostra
stima, il nostro legame. Ci aspettiamo a nostra volta da loro parole e gesti di affetto e familiarità.
Non si tratta solo di apparenza o
di seguire delle abitudini. Si tratta di seguire delle tradizioni, che
hanno un fondamento profondo,
che ci permettono di riconoscere
da dove veniamo, per vivere il
presente e incamminarci verso il
futuro.
Guardando ancora il nostro
dipinto della Madonna del Buon
Consiglio possiamo soffermarci
anche sugli angeli che portano
l’immagine della Madonna e di
Gesù. Sappiamo che si tratta del
fatto prodigioso attraverso il quale l’immagine arrivò dall’Albania
in Italia a Genazzano secoli fa’.
Ma possiamo immaginare che
oggi gli angeli presentano a noi
quell’immagine e ci ripetono le
parole che dissero ai pastori la
notte di Natale “Gloria a Dio e
pace agli uomini che egli ama”.
Gli angeli ci rammentano che siamo amati da Dio di un amore
vero. Il Dio dei cristiani, così
come si è fatto conoscere in Gesù
Cristo, desidera che fra lui e noi e
fra di noi ci sia familiarità, perdono, accoglienza, attenzione vicendevole. Tutto questo si esprime
anche nella tenerezza e nella
familiarità di una madre e di suo
figlio che si abbracciano e nei
loro sguardi che ci accolgono e
coinvolgono nella loro familiarità.
È festa di famiglia per i cristiani il
Natale. Proprio pensando al
Natale possiamo trovare conferma di quello che già facciamo e
da esso possiamo trarre forza per
vivere tutto quello in cui crediamo.
Possiamo ricercare la nostra familiarità con Dio. Possiamo confermarla se già l’abbiamo e magari
farla crescere. Possiamo ritrovarla
se l’abbiamo perduta o trascurata, come con una persona cara
che non vediamo e non sentiamo
da tempo. Possiamo iniziare a
scoprirla se non l’avessimo ancora mai sperimentata. Tutto que-
sto ricordando che proprio perché ci rivolgiamo alla Madonna ci
può diventare più facile incontrare Gesù Cristo, il vero Dio.
Rivolgerci a Lei può aiutarci a
sentirci capiti e a capire di più
Dio.
Possiamo in questo tempo confermare o ripensare l’attenzione
per i nostri cari come una cosa
davvero importante. In questi
giorni potrà capitare a molti di
dedicare più tempo alle persone
a cui vogliono bene, con cui sono
legate da stima, amicizia, familiarità.
Questo modo di considerarci con
stima reciproca, di preoccuparci
del bene degli altri, di cercare di
avere rapporti cordiali possiamo
continuare a viverlo anche come
popolo. Ognuno di noi ha dei
ricordi in cui ha avuto prova di
stima, attenzione, familiarità nell’ambito della vita di contrada.
Così come ognuno di noi ricorda
di essersi avvicinato agli altri in
questo modo in momento sereni
o tristi. Ogni Natale può farci
ripensare a queste cose importanti.
Questi modi infatti sono valori.
Sono valori che vengono dalla
nostra cultura, una cultura che
è cristiana nella sua identità,
nella sua origine. Questi valori
rendono forte un popolo. Gli
fanno superare unito le difficoltà piccole e grandi. Gli permettono di guardare al futuro con
speranza.
CONTRADA
Una follia vincente
I maestri dei novizi
uella che all’inizio
poteva
sembrare
una follia, si è poi
rivelata un’intuizione vincente.
Q
L’idea di allestire un tabernacolo
vivente aleggiava nelle nostre
menti già da tempo e la consapevolezza che la realizzazione
potesse essere laboriosa, lunga e
non priva di difficoltà non ci spaventava.
Restava da decidere il tema da
animare e, siccome come narra
un vecchio proverbio “al peggio
un c’è mai fine”, ecco qua che i
nostri neuroni (pochi ma boni)
hanno iniziato a fare il loro corso.
Così in un caldo pomeriggio di
fine agosto in quel del campeggio la Pinetina a Marina di
Castagneto, una mente diabolica
esclamò:
“Ho
trovato!!!...
potremmo far rivivere gli antichi
mestieri dei diciassette Rioni”.
Rimanemmo attoniti, sbigottiti,
realizzare una cosa del genere a
soli tredici giorni dalla Festa era
veramente impensabile e forse
che era il caso di darsi una ridimensionata lo aveva capito
anche la mente diabolica che in
fretta si riprese: “Forse meglio
ridar vita alla sola arte dei mercanti di seta?!?!”
Tuttavia dopo qualche momento
di imbarazzo l’entusiasmo pervase il gruppo e la prima proposta
fu quella buona.
Radunammo immediatamente i
ragazzi che, euforici, accettarono
di dedicare un po’ del loro tempo ad approfondire la conoscenza dei mestieri delle 17 Contrade.
La sfida era iniziata!!!
Il giorno successivo di buon mattino e ancora insonnoliti iniziammo a pianificare il nostro tabernacolo. Chi preparava i bozzetti
degli abiti, chi stendeva liste di
materiali, arnesi e quant’altro
fosse necessario procurarsi; un’idea tirava l’altra.
I giorni che seguirono il nostro
rientro dal campus furono intensi, ma tutto sommato meno difficili del previsto soprattutto grazie
al coinvolgimento e alla complicità dei genitori, impegnati nella
realizzazione meticolosa degli
abiti, e alla disponibilità e all’infinito assortimento di attrezzi e
accessori di ogni tempo fornitici
dalla “Boutique del Tarlo” di
Benocci, che annovera nel suo
negozio pezzi pregiati, roba da
far invidia al più famoso Museo
delle Antichità.
Arrivati al gran giorno almeno la
sfida contro il tempo sembrava
vinta. Tutto infatti era pronto e,
soddisfatti e fiduciosi nella buona
riuscita della festa, confidavamo
nei nostri piccoli, che non ci
avrebbero sicuramente delusi e
avrebbero fatto la loro parte. E
che parte!!! Si, perché questa volta sono riusciti a stregare e stupire anche la commissione il cui
verdetto, atteso fino a notte, è
stato annunciato da un grido di
gioia che da cima ai Servi è risuonato fino alla biforcazione.
Finalmente, per la prima volta, è
stato del Montone il Tabernacolo
più bello. E allora onore al merito dei nostri “Boni, piccini (ma)...
E BRAVI”!
Un protettorato al passo coi tempi
Addetti al Protettorato
ncora una volta ci troviamo qui a tirare le somme di un
anno passato fra tessere, bollettini e conti...
Per prima cosa, siamo molto contenti del successo che
ha riscosso fra i Montonaioli la nuova tessera del protettorato, una novità che speriamo possa rappresentare,
non solo il segno dell’avvenuto pagamento della quota annua, ma
anche uno stimolo in più di attaccamento alla Contrada.
Cogliamo l’occasione per ricordare che, la nostra idea di partenza
era quella di creare “un qualcosa” di nuovo, anzi di rinnovabile negli
anni e quindi invitiamo nuovamente tutti i Montonaioli creativi o in
possesso di immagini e idee particolari, di sottoporcele per poterle
scegliere, di anno in anno, come sfondo per le tessere degli anni
futuri.
E’ doveroso, poi, ringraziare l’encomiabile lavoro degli esattori, a
cominciare dal decano, Adriano, ai più giovani da poco entrati nel
gruppo: a loro, è stato dato sicuramente un compito non facile come
quello di presentarsi con le nuove tessere nelle case dei contradaioli non sapendo quale effetto queste avrebbero fatto. Grazie al loro
supporto e alla generosità di tutta la Contrada siamo cresciuti anche
quest’anno sia come totale incassato sia come percentuale di riscossione.
A questo proposito ricordiamo a tutti coloro i quali non avessero
A
ancora pagato la quota annua di Protettorato di affrettarsi a farlo:
siamo vicini alla fine dell’anno e prossimi ad un importante appuntamento elettorale!!!
Come molti già sanno, anche per quest’anno la quota minima è
rimasta a t 25,00.
A questo punto vogliamo spendere due parole per le persone che ci
sono state vicine in questo biennio e hanno sostenuto e condiviso il
nostro lavoro, dal Priore ai Vicari, dal Seggio alla Società
Castelmontorio. Per concludere, lasciateci dire qualcosa sul nostro
lavoro: come Uffiziali addetti al Protettorato abbiamo cercato, sempre, di migliorarci e di lasciare un segno positivo che facesse crescere il Montone cercando di fare meno errori possibili.
Auguriamo a tutti Buone Feste a tutti con la speranza che il nuovo
anno, finalmente, ci porti la gioia più grande.
W IL MONTONE
7
CULTURA
Storia ed evoluzione del Pochi ma Boni
Aldo Giannetti, Alessandro Monciatti, Michele Santillo
l primo numero, di quello
che poi diventerà un periodico, esce nel giugno 1974
per la forte volontà del
Priore di allora Silvano
Farnetani. La prima redazione è
formata da Carlo Fontani (che ne
è il responsabile) ex Priore e
grande giornalista e scrittore
come testimoniato dalle molte
pubblicazioni che ci ha lasciato,
Mario Angiolini, profondo conoscitore della Contrada che ha
ricoperto varie cariche a cominciare da quella di Vicario, e il
ventenne Alessandro Monciatti
che si affacciava per la prima volta a ricoprire incarichi in
Contrada.
La prima testata è contraddistinta dal titoli “POCHI MA BUONI”
che poi verrà cambiata già fin dal
numero successivo in “POCHI
MA BONI” e così rimarrà per
sempre fino ad oggigiorno.
Il primo numero è stampato su
carta rosa, simile a quella di un
quotidiano,
nel
formato
34,5x25, è formato da 6 pagine
ed è contraddistinto dal fatto che
I
8
La Nobil Contrada del Bruco organizzerà
la mostra “I giornalini di contrada”,
una rassegna che si propone di ripercorrere
la storia del giornalino, dagli albori,
composti spesso da fogli singoli, fino agli attuali
veri e propri organi di informazione
circa la vita contradaiola, rivolgendo particolare
attenzione all’evoluzione tecnica e funzionale
che essi hanno affrontato nel corso degli anni.
vi sono solo alcuni disegni (senza
foto). Nel foglio di copertina c’è
un disegno raffigurante la facciata della Basilica dei Servi; vi sono
articoli riguardanti la erigenda
nuova Sede, i costumi del giro, il
Protettorato, la vita in Società, il
ricordo di alcuni contradaioli
defunti, alcuni asterischi di vita
contradaiola e l’anagrafe (nati e
defunti).
Un numero straordinario del
“POCHI MA BUONI”, composto
di un solo foglio, esce appena un
mese dopo per celebrare la vittoria riportata sul Campo nel luglio
1974. L’articolo principale è intitolato “Noi si vince così” ed inizia con la battuta “Priore rinnovato, Priore fortunato”.
Vi sono inoltre alcune spigolature
e uno spazio dedicato ai giovani.
Nel gennaio 1975, come si è già
accennato, esce una nuova edizione con il titolo “POCHI MA
BONI” in un formato ridotto
rispetto al precedente (32x17) e
composta di 8 pagine. Anche il
tipo di carta è nuovo: infatti viene stampato su carta bianca lucida.
Il titolo è scritto in nero, in alto
nella prima pagina, su una banda di colore rosa e sullo sfondo
del titolo stesso è raffigurata una
testa di Montone stilizzata.
In piccoli rettangoli disposti in
basso nelle pagine o su strisce
laterali è inserita la pubblicità (gli
inserzionisti sono esclusivamente
Montonaioli). Gli articoli sono
quelli classici che abbracciano
tutti i vari aspetti della vita contradaiola e, oltre al saluto del
Priore, si parla anche della Cena
del Piatto e c’è un disegno che
illustra il plastico di presentazione dei nuovi locali.
Da notare l’originalità del formato (alto e stretto) che permette di
leggere il giornalino come se
avessimo in mano il menu di un
ristorante.
Nel dicembre 1976 viene ritoccato il formato che, come sopra
accennato, aveva dimensioni
veramente uniche e particolari;
infatti viene presentato un for-
CULTURA
In basso, nella prima pagina, c’è
la scritta “SCHEGGE 19741994”. E’ costituito da 32 pagine
ed ha un formato di 31,5x21,5.
In questo numero straordinario
vengono rivissuti gli ultimi venti
anni della vita della Contrada
attraverso le pagine più significative del giornalino.
Nel dicembre 1994 vengono
rivoluzionati formato (34x24,5)
e impaginazione: la carta lucida
viene sostituita con carta di colore giallo opaco un po’ più grezza.
Varia anche l’impostazione del
mato 30x20,5 mentre rimane
invariato tutto il resto. Appaiono
lo stemma ed il motto, ripresi
dalla carta intestata dell’epoca.
Nell’Aprile 1978 varia il carattere del titolo che è ora formato da
lettere di colore rosa su fondo
bianco e la particolarità sta nel
fatto che le lettere sono come
formate da piccole caricature di
pupazzetti che assumono varie
posizioni proprio per formare le
lettere stesse.
Si passa da 8 a 16 pagine e compaiono per la prima volta i disegni a colori e alcune foto, mentre
rimane invariato il precedente
formato di 30x20,5.
Nel dicembre 1979 esce un
numero speciale in occasione
delle feste di fine anno; trattasi di
due fogli (43x30) ripiegabili a
formato lettera per permetterne
una più facile spedizione. In un
articolo, dal titolo “Lavori in corso”, corredato da un disegno di
una gru in azione, vengono messe in risalto le attività effettuate
titolo che viene scritto con lettere
in stampatello alternando la
colorazione: “POCHI” è scritto in
nero, “MA” in rosso e “POCHI”
in nero; fra il MA e BONI è inserito lo stemma del Montone e
viene inserito un sottotitolo dove
è scritto il motto della Contrada
(Sotto il mio colpo la muraglia
crolla).
Si ritorna alle 16 pagine e compaiono per la prima volte le foto
a colori e la copertina (sempre a
colori) viene prevalentemente
sfruttata per immagini che raffigurano zone caratteristiche del
per portare avanti la costruzione
dei locali della nuova sede della
Contrada.
Nell’aprile 1985 viene realizzato
un formato un po’ più grande
(32x22), sempre in carta lucida,
ritornando a 8 pagine. Cambia di
nuovo la testata: il titolo è scritto
un nero su uno sfondo di piccoli
segmenti rosa che messi insieme
formano
l’immagine
della
Basilica dei Servi con il prato
antistante. Scompare la pubblicità e da questo numero in poi non
verrà più inserita.
Nel settembre 1994 viene realizzato un numero “speciale” in
occasione del ventennale della
nascita del giornalino. Anche
questo numero è intitolato
“POCHI MA BONI”.
Nella copertina compare un disegno che raffigura l’abside della
Basilica del Servi, vista dalle scale della Santissima, ed un altro in
cui si vedono alcuni alfieri che
sventolano le bandiere.
9
CULTURA
rione, opere che fanno parte del
patrimonio
artistico
della
Contrada, persone significative,
realizzazioni varie, vignette e
caricature.
All’interno, oltre alle foto, ci
sono anche disegni ed un ampio
spazio dedicato a schizzi che raffigurano lo stato di avanzamento
delle varie opere fin qui realizzate per la costruzione dei locali
della nuova Sala delle Vittorie.
Nell’aprile 2000 viene rivisto lo
standard del formato (29,7x21)
che ritorna un po’ più piccolo del
precedente. Si ritorna alla carta
lucida che fa risaltare di più le
foto e i disegni a colori.
Il titolo ed il sottotitolo rimangono uguali a quelli proposti nella
precedente edizione; sullo sfondo del titolo, a sinistra, sono raffigurati la sagoma dell’elmo del
Duce e il gioco di tre bandiere.
Il nuovo formato A4 è in quadricromia e la distribuzione diventa
trimestrale; da questo numero le
pubblicazioni sono consultabili
on-line sul sito Internet della
Contrada.
La Redazione è composta da 11
contradaioli che si avvalgono
anche di collaboratori esterni per
articoli e foto.
Nel giugno 2004 varia ancora la
testata, mentre rimangono invariati il formato ed il numero del-
10
le pagine; in questa edizione, su
sfondo bianco, viene scritto
“POCHI” in nero e “MA BONI” in
rosso e nella “O” di BONI è inserita una testa di Montone coronata. Il motto, riportato nel sottotitolo, è scritto su due ‘piume’,
una rossa ed una gialla.
Nell’aprile 2006 viene ricercata
una nuova grafica ed un formato
leggermente
più
grande
(33,5x24).
Si ritorna ad una testata quasi
uguale a quella proposta nel
dicembre 1994, riportata però su
sfondo bianco: la scritta “POCHI”
e “BONI” è in nero, mentre
“MA” è rosa e lo stemma della
Contrada è a colori.
Ovviamente sono variati nel tempo i componenti la Redazione e i
contenuti; quest’ultimi sia per la
naturale evoluzione della vita
Contradaiola, che a causa degli
eventi che si sono succeduti nel
tempo dal 1974 (anno di realizzazione del primo numero) ad
oggi come Vittorie, realizzazione
di nuovi costumi, arricchimento
del patrimonio immobiliare ed
artistico, creazione e variazione
degli Statuti, eventi di natura
particolare, ecc.
Pressoché sempre presenti sono
le rubriche che riguardano le
considerazioni effettuate dal
Priore, dal Capitano, dal
Presidente della Società, articoli
sul protettorato, ricordi di
Contradaioli scomparsi e anagrafe contradaiola.
Nei numeri usciti dopo il dicembre 1988 non viene più inserita
la pubblicità ed il giornalino viene pubblicato completamente a
spese della Contrada.
Nell’aprile del 1993, per ottemperare alle norme impartite dal
Tribunale di Siena sulle pubblicazioni, viene nominato per la prima volta un Direttore responsabile, nella persona di Giorgio
Barducci. Gli altri direttori, che si
sono succeduti nel tempo sino ad
oggi sono stati:
Dall’aprile 1996 Alessandro
Regoli e dall’aprile 2001 Fabio
Fineschi.
Le novità delle edizioni più
recenti sono rappresentate da
maggiore numero di rubriche
informative sulle attività svolte e
da svolgere (per soddisfare al
meglio
le
esigenze
dei
Contradaioli che sono impossibilitati a svolgere la vita del rione),
giochi vari e asterischi di vita della Contrada.
Nelle varie edizioni, alternati fra
di loro, non sono mai mancati
articoli riguardanti la storia della
Contrada, attualità, spaccati di
vita della città che interessano
tutte le Contrade e interviste a
vari personaggi di spicco.
Altra cosa interessante che si è
sviluppata negli anni è la specializzazione dei vari componenti la
redazione con l’organizzazione le
varie attività per raggiungere un
prodotto sempre più curato e
“professionale”: c’è chi cura l’aspetto grafico, chi le immagini,
chi le notizie di Contrada o di
Società, chi la preparazione delle
interviste, per arrivare infine
all’impaginazione ed alla scelta
dei titoli.
Sfogliare le pagine dei giornalini,
vecchi e nuovi, ci offre uno spaccato di storia della Contrada vista
dal suo interno, una storia che ha
più il sapore di un diario intimo
che di un vero periodico, è proprio in questa analisi che troviamo lo spirito con il quale è nato
e continua a vivere il nostro
“POCHI MA BONI”.
A parte i primi anni, il periodico
“POCHI MA BONI” è uscito prima con la cadenza di tre numeri
all’anno e, dal duemila, con
quattro numeri all’anno e viene
distribuito gratuitamente ai
Protettori, agli enti cittadini ed
alle 16 Consorelle.
EXTRA-MOENIA
Montonaioli nel mondo
Cari ed affettuosi auguri da Tommaso e
Beniamino Orsini e dalla mamma Annalisa
Cannoni, montonaioli a Bruxelles. Anche
dalla capitale dell’Europa, il nostro cuore
batte forte per il Montone!
11
STORIA
La mossa al Santuccio
Aldo Giannetti
a presenza del Palio nella vita di
Siena è quasi millenaria. Fin dal
1200, si ha testimonianza di una
corsa di cavalli, documenti anteriori al XII secolo ci ricordano di un
Palio di San Bonifazio, che era il santo titolare dell’antica Cattedrale, che prima della
fondazione del Duomo attuale, dedicato
alla
Vergine
Maria,
sorgeva
in
Castelvecchio. Nel corso del medioevo e
durante il rinascimento si organizzavano
molte corse; nobili signori, notabili ed
anche forestieri portavano i loro migliori
cavalli per i giochi, che si svolgevano per
onorare le feste di santi o per celebrare la
ricorrenza di speciali eventi. Questa corsa
era collegata con la cerimonia dell’offerta
del cero e dei censi all’Assunta, rito a carattere religioso, mentre il palio era una manifestazione popolare di festa; nei documenti
più antichi si trovano solo memorie di questa offerta, mentre quelli relativi alla carriera iniziano più tardi. Questo palio fu detto
“alla lunga”. Di esso esistono antichi documenti e venne ufficialmente inserito nello
statuto comunale nel 1310 come festa nel
giorno dell’Assunta. La partenza era situata
di fronte alla Chiesa del Monastero di Santa
Maria degli Angeli detta successivamente
del Santuccio, anche se in origine la partenza della corsa aveva luogo dalla chiesa
di Santa Maria degli Angeli in Valli, oggi
L
12
Chiesa della Compagnia. I cavalli venivano
montati da giovani fantini vestiti con le
livree, uniformi colorate indossate dai subalterni delle grandi famiglie signorili.
Successivamente venivano fatti correre
scossi, con una piccola coccarda che ne
identificava l’appartenenza. Lungo il percorso gli sbocchi e gli incroci con strade
secondarie venivano coperti da tende o
teloni, il tragitto si snodava per le strade di
via Romana, Pantaneto, Banchi di Sotto, via
di Città, Piazza Postierla, via del Capitano
fino all’entrata della piazza del Duomo
attuale; l’arrivo probabilmente era dove
oggi e ancora possibile vedere per terra una
linea in travertino bianco di circa sette
metri di lunghezza chiamata “rigolo” che
anticamente faceva da confine tra le competenze della compagnia laicale di S.
Caterina della Notte e quella dei canonici
del Duomo. Successivamente il più importante palio alla lunga divenne quello in cui
si festeggiava e si onorava la Madonna
Regina Advocata Senensium patrona di
Siena e veniva corso regolarmente fino alla
metà del 1800, il pomeriggio del giorno 15
agosto festa dell’Assunzione di Maria. Il
premio per il vincitore consisteva in un
drappo di broccato di stoffa pregiata dal
nome latino “ Pallium” che avrebbe dato
poi il nome alla corsa ed alla festa e veniva
esposto sulla colonna di granito con la
lupa, situata nell’angolo, sul sagrato davanti alla Cattedrale. Questo palio fu sospeso
con una deliberazione del Magistrato nel
1861 con l’avvento dell’
Unità d’Italia poiché la
passione dei senesi era
tutta rivolta alle carriere
che le Contrade fin dal
seicento correvano “alla
tonda”. Dopo essere stato abolito, in quanto le
autorità locali avevano
destinato le somme per
la corsa ad altre utili
spese, molti tentativi per
ripristinarlo furono fatti
sia dai capitani, sia da
rappresentanti
della
borghesia di
Siena,
disposti perfino ad accollarsi tutti gli oneri.
La società delle Feste tornò a far disputare
il palio alla lunga con i cavalli scossi nel
1871, 1873 e 1874, ma per le onerose spese e per gravi incidenti ai cavalli, questa
corsa non fu più fattibile. Il Comune di
Siena tolse definitivamente il palio alla lunga nell’adunanza di consiglio del 30 luglio
1874, ratificata poi definitivamente dalla
Giunta Municipale il 3 agosto del solito
anno. Per la storia va ricordato pure che nel
1747 il popolo del Montone fece correre il
20 agosto un palio alla lunga con cavalli
scossi, e che nel 1793 fu proibito di far correre i cavalli di razza inglese e il cavallo berbero purosangue arabo.
Ancora oggi a testimonianza di questo
Palio, in fondo alla via di Valdimontone,
all’incrocio con via Roma è visibile sul
lastricato stradale la pietra serena rettangolare dove veniva montato il verrocchio. Da
ricordare che fino al momento della trasformazione del Monastero di Santa Maria
degli Angeli ad istituto scolastico Giovanni
Caselli, avvenuto a metà degli anni trenta,
erano visibili le due campanelle di ferro,
che per tanti secoli erano servite come
attacco per mettere in tiro il canape.
Sarebbe sicuramente di interesse generale
vedere apposta una lapide, con la scritta
“Partenza Palio alla Lunga” per ricordare a
tutti questo luogo, e che servisse come
memoria storica di un evento della passata
storia della nostra festa.
SOCIETÀ CASTELMONTORIO
Sfumature di rosa
a cura di Simone Stanghellini
n occasione della cena delle donne, dal 9 all’11 novembre u.s. è
stata organizzata nei locali della
soc. Castelmontorio la mostra
fotografica “Sfumature di rosa”:
circa 100 foto, messe a disposizione dai
contradaioli, hanno ripercorso negli
anni il legame tra le donne e la vita della nostra contrada.
Le gioie, le paure, le emozioni o i semplici momenti di aggregazione e di lavoro documentati dalle immagini esposte,
hanno testimoniato, oltre all’ineluttabile scorrere del tempo, come la partecipazione delle donne si tramandi di
generazione in generazione al di là dell’evoluzione dei costumi della società.
I
Ecco riproposte in questa pagina 3 foto
che ci hanno colpito, non come semplice qualità fotografica, ma come dimostrazione dell’intensità e del “carattere”
con cui le donne vivono la loro appartenenza alla contrada.
Il gruppo delle attività sociali coglie
l’occasione per ringraziare nuovamente
coloro che hanno messo a disposizione
il proprio materiale per l’allestimento
della mostra.
13
RIFLESSIONI
In scadenza, scaduti o scadenti?
a cura di Caterina Pavolini e Simone Stanghellini
Ermada Bianciardi
Molte sere sul banco del bar ci
sono i giornalini delle altre contrade e mi soffermo a leggerli, come
fanno molti altri. Devo dire che i
più non sono fatti molto bene e ci
sono delle fotografie di scarsa qualità. Non per fare un plauso al giornalino che fanno i nostri addetti,
ma a mio avviso mi sembra che,
specialmente gli ultimi, siano riusciti bene, con scritti che talvolta hanno suscitato un commento favorevole.
L’ultimo giornalino ha delle foto
belle, altre spiritose, che meritano
un plauso a chi le ha pubblicate e
dimostrano la tanta passione e
attenzione che viene messa nel
soddisfare il gusto dei contradaioli.
Veronica Bonelli
Con cognizione posso affermare
che i giudizi “esterni” risultano, a
volte, indigesti proprio perché
espressi senza valutare le difficoltà
che la Commissione incontra nella
redazione di ogni numero.
Potrebbe perciò essere d’aiuto formare una commissione il più possibile eterogenea, all’interno della
quale ogni membro moltiplichi le
richieste di spunti e opinioni per
raggiungere il maggior gradimento
possibile. Sono poi del parere che
l’iniziativa personale dei lettori sia
la critica più costruttiva e accettabile da porre al vaglio della
Commissione, che quanto meno ne
trarrà materiale fruibile in futuro.
Lodi, lodi, lodi a veste grafica,
impaginazione, foto, alla pazienza
e allo spirito di sopportazione dei
commissari!
Andrea Carignani
Per come intendo e vedo la contrada io, mi rimane difficile trovare
pregi e difetti e mi rimane difficile
trovarli in qualsiasi ambito di lavoro che viene svolto da chi ci rappresenta istituzionalmente.
Credo infatti che nel bene e nel
male tutti lavorino con passione ed
amore verso la contrada e credo sia
più che sufficiente, magari bisogna
sempre migliorarsi ed in questo
caso anche confrontando quanto
viene prodotto da altri.
Comunque un merito o pregio lo
rappresenta anche il giornalino
perché riesce a comunicare e a
dare notizie a persone che non possono frequentare la contrada,
riuscendo così a farli essere presenti virtualmente.
Se devo fare una proposta posso
dire che mi piacerebbe sempre di
14
più vedere tantissime foto, magari
di ieri e di oggi e confrontare le
generazioni che cambiano... con il
tempo, purtroppo.
Giacomo Carli
Cosa dire del giornalino di
Contrada? Bello nella veste grafica,
non ha niente da invidiare ad i
magazines che troviamo tutti i giorni in edicola. Ed i contenuti?
Sempre attento ai temi di attualità
contradaiola e agli eventi che scandiscono la vita del rione: articoli
interessanti ed anche di un certo
spessore. Pregevoli gli inserti storici
che riguardano la storia di Siena e
del Palio.
Staff Palio: evidentemente il lungo
digiuno di vittorie rende impellente il bisogno di ricercare parole e
pensieri che mi diano fiducia e speranza nel futuro, compito sicuramente non facile considerato il basso livello del mio morale attuale.
Affronto allora il pezzo scritto dal
Priore e per un po’ mi risollevo,
dato che il discorso spazia su temi
diversi dalla corsa vera e propria:
etica contradaiola, evidente crescita della nostra contrada, maturità
d’intenti, massimi sistemi e così
divagando ritrovo un po’ di conforto e di orgoglio montonaioli.
Stuzzicato dai titoli e illustrazioni,
affronto le ricerche storiche e di
Critiche senza censura
sul lavoro della redazione
Nel mezzo a tanta professionalità
vorrei però trovare qualche aneddoto in più: storie buffe, momenti
belli, ricordi veri di Noi del
Montone, magari anche a costo di
perdere un po’ dell’attuale eleganza.
Mi piacerebbe che scorrendo il
giornalino, si sentisse un po’ di più
il profumo di via dei Servi; sembra
strano detto da uno che sta in San
Girolamo, ma penso che ciò sarebbe anche maggiormente apprezzato da chi non ha la fortuna di venire in Contrada quando gli pare.
Luciano Cucé
Fare un articolo parlando del proprio giornalino di Contrada è un
compito piuttosto delicato: c’è il
rischio di tesserne un panegirico o
di scadere in un’inconcludente critica, mi limiterò quindi a esprimere
mie personalissime sensazioni e
opinioni.
Ogni uscita del “Pochi ma Boni” è
una piccola festa della curiosità:
subito un’ipercritica occhiata
all’immagine di copertina (chissà
perché di primo acchito ne desidererei sempre una diversa!), poi via
a setacciare le fotografie all’interno
alla ricerca di volti cari, figlio, nipote, amici d’infanzia, compagni di
colazioni e cene.
Terminata la prima scorsa, ritorno
qualche attimo alla copertina e già
la rivaluto non poco concedendole
una prima approvazione, anche se
forse...
Poi la lettura, guarda caso iniziando
dagli articoli del Capitano e dello
costume di Gabriele, Aldo, Fabio,
Sandro e tanti altri, arricchendo la
mia conoscenza di luoghi, fatti,
particolarità, notizie. Quindi un
lungo momento di tristezza nel leggere le righe di saluto ai contradaioli che ci hanno lasciato,
momento molto intenso perché
quasi sempre le frasi sono veramente belle e sentite, riuscendo al
ben tratteggiare l’amico o l’amica
scomparsi. Dopo questa triste pausa rimangono i racconti leggeri, di
intrattenimento: storie, magari risapute, ma che rileggi volentieri,
chiacchiere a ruota libera, aneddoti, interviste divertenti. Rimane
ancora un po’ di spazio per le attività svolte o messe in cantiere dalla
Società Castelmontorio, le ultime
notizie del Gruppo Donatori di
Sangue B. Borghi e siamo già alle
ultime pagine.
Ricapitolando, senza la pretesa di
dare pagelle, il nostro mi sembra
un buon giornalino di contrada,
con una veste grafica continuamente aggiornata e dalle belle copertine, anche se talvolta decisamente
scontate. Cosa desidererei? Insieme
a tutto ciò che già esiste, un po’ di
spontaneità: una pagina o due
dove traspariscano le passioni, le
tensioni, le aspettative contradaiole; opinioni, anche fuori dal coro,
sui lavori fatti e soprattutto su quelli ancora da fare in Contrada e in
Società; qualche articolo di montonaioli che per motivi di lavoro,
malattia, età o scelta di vita frequentano pochissimo il Montone
ed avere così un’immagine dall’e-
sterno del nostro mondo. Cosa non
vorrei? Rivedere le due pagine di
scimmiottamento della Settimana
Enigmistica dell’ultimo numero.
Renzo Fusi
Aspetto sempre con ansia l’uscita di
un nuovo numero del Pochi ma
Boni, curioso di vedere cosa ci riserva, ma mai mi ero soffermato a
valutare cosa mi piaccia di più fra i
suoi contenuti, fino a quando Zizi
mi ha chiesto di scrivere tre righe su
questo argomento.
Effettivamente mi rendo conto che
ciò è un motivo per guardare il
giornalino con occhi più attenti, ma
mai critici, e mi accorgo che la
curiosità prevale su tutto.
La foto in copertina è priva solo
della parola, lo apro e succhio la
polvere di notizie, lo sfoglio tutto
guardando le foto e decido da
dove iniziare. Gradisco sempre la
presenza degli articoli fatti dal
Priore, dal Capitano e dal
Presidente di Società, perché se
“carta canta” hanno modo di farci
capire le loro posizioni e chi legge
ha modo di farsi una propria opinione.
Sempre importanti sono gli articoli
degli uffiziali: per ricordare a tutti
che la Contrada ha un cuore pulsante che la tiene viva donandoci
tanti onori con pochi oneri.
Mi stuzzicano anche gli articoli dei
contradaioli che raccontano pezzi
di vita vissuta grazie alla Contrada.
Giro pagina e vedo una foto datata, l’articolo rievoca episodi ricchi
di aneddoti di 40 anni fa’ leggo
uno, due righi e inizio a spaziare
con l’immaginazione in quella
Siena; riguardo la foto e leggo altri
due righi e la mente spazia, belle
sensazioni!
Non sempre questi articoli sortiscono in me lo stesso effetto. È ovvio
direte, ma mi chiedo, se siete
riusciti a fare dei faccia a faccia piacevoli, a far confrontare i
Maggiorenti, a rievocare (anche
con piacevoli articoli di vecchi
montonaioli) stralci di vita vissuta,
perché non provate a fare tramite il
Giornalino quello che sempre
meno si riesce a fare in Società?
Cioè il confronto costruttivo fra
generazioni. Magari con “tavole
rotonde” nelle quali da ottimi
moderatori saprete estrapolare il
meglio e il peggio di ieri e di oggi.
Per finire c’è chi dice “non importa
se bene o se male, quello che
importa è che se ne parli”. Nel
vostro caso io dico: “non importa
RIFLESSIONI
Cristiano Vecoli
che tutto sia fatto bene, l’importante è che sia continuato a fare”.
Grazie.
Gian Franco Indrizzi
Molte sono le innovazioni che la
Redazione del “Pochi ma Boni” ha
apportato al giornalino negli ultimi
anni, ma quella che più di tutte
ritengo meriti una menzione particolare, almeno dal mio punto di
vista, è l’aspetto grafico, che si
caratterizza soprattutto per la qualità delle immagini, frutto di una
attenta e professionale cura nella
selezione del materiale; alcune,
quelle di copertina, sono riuscite
talvolta a suscitare in me sentimenti di intensa emozione.
Non sempre - e non mi se ne voglia
se esprimo questo mio personale
giudizio - la stessa buona qualità si
ritrova nei contenuti letterari,
soprattutto quando si affrontano
argomenti che non riguardano l’informazione, le curiosità, le tematiche pregnanti dei vari aspetti che
contraddistinguono la vita delle
Contrade (peraltro affrontate piuttosto di rado), la ricerca storica,
articoli questi che leggo sempre
con molto interesse; mi riferisco
principalmente agli spazi delle ultime pagine, il cui scopo, immagino,
dovrebbe essere quello di far divertire chi legge e che, a mio avviso,
andrebbero maggiormente curati.
Ritengo inoltre che la Redazione
meriti un altro elogio per il notevole lavoro senz’altro necessario per
mandare in stampa quattro numeri all’anno, risultato non da poco.
Devo infine ammettere che il formato è di buon gusto, ma io preferivo il precedente; se non altro,
quando aprivo la cassetta delle lettere trovavo il giornalino in condizioni migliori.
Buon lavoro.
Francesca Mugnaini
Ho fatto parte della commissione
giornalino alla fine degli anni ‘90,
inutile dire quanto da allora si sia
evoluto sia in termini grafico-tecnici sia contenutistici. Noto con estremo piacere come il tentativo di
soddisfare le esigenze dei più vari
lettori sia obiettivo pressoché raggiunto nonché come la ricerca di
un modello nuovo e appetibile
abbia approdato ad una soluzione
del tutto soddisfacente.
Non posso però esimermi dal rilevare, data la mia tendenza antimodernista, che forse sarebbe preferibile tornare alla carta riciclata non
solo per ragioni ambientali ma
anche per ragioni estetiche. A mio
gusto il colore e la consistenza della carta riciclata sono irresistibili. In
ogni caso il passaggio dalla carta
lucida a quella opaca avvenuto
proprio nel 2007 è già un ottimo
passo.
La data e il numero del giornalino
sono inseriti nella prima pagina,
forse sarebbe più opportuno collocarli nuovamente in copertina, per
motivi esclusivamente pratici... per
quanto mi riguarda, per esempio,
sono solita sistemare in ordine cronologico i periodici. In relazione
all’aspetto contenutistico, poi, non
mi sento di avanzare alcun suggerimento né tanto meno critiche, trovo che il giornalino nella sua attuale versione sia completo, si va dall’articolo serio e storico alla rubrica
dedicata al divertimento e ad argomenti faceti.
Ma una timida idea l’avrei... perché non riservare una mezza pagina per piccoli articoli estemporanei? Una rubrica del tipo “Cinque
righe per dire la tua!”. Forse è un
po’ rischioso, ma sarebbe anche
utile e divertente, no?!
Simonetta Petreni
L’uscita del giornalino rappresenta
per ogni contradaiolo un momento
di grande curiosità e aspettativa.
Molte sono le attività, molti sono i
momenti di partecipazione alle
quali i contradaioli, a volte come
organizzatori, altre solo come partecipanti, prendono parte. Grande
è il desiderio di vedersi in qualche
foto o di ritrovarsi in qualche articolo scaturito da quei momenti di
vita vissuta. D’altra parte il giornalino rappresenta un momento per
esprimere sentimenti, emozioni,
pareri da trasferire e condividere
con altri contradaioli. Apprezzabile
è stato l’approfondimento storico
che si è avuto nei numeri di questo
biennio. Sicuramente gli articoli ci
hanno arricchito, seppure qualche
foto in più avrebbe agevolato la
lettura.
Elisa Quercini
Variare negli argomenti per non
cadere nel banale o nel retorico è
la cosa che trovo più difficile da
mantenere. Tanti sono stati i temi
analizzati: storia, ricordi, giochi,
vita di tutti i giorni e più o meno in
ogni pubblicazione ho notato originalità e cura del minimo dettaglio.
Per un costante interesse nella lettura, trovo importante continuare a
cercare argomenti mirati a persone
precise spaziando tra le diverse
generazioni. A tal proposito mi piacerebbe che fossero coinvolti proprio quei gruppi di giovani che non
possono conoscere l’etica e la realtà contradaiola che nel tempo stiamo purtroppo perdendo.
Concludo sottolineando l’apprezzamento alla grafica e all’impaginazione, elementi fondamentali per
l’immagine interna ed esterna della nostra Contrada.
Un saluto ed un ringraziamento
alla Commissione per l’indubbio
impegno dimostrato.
Rimane sempre difficile esprimere
dei giudizi sinceri, non scontati, privi di retorica o di falsi complimenti
(captatio benevolentiae o lecatio
culis che dir si voglia) su un lavoro
altrui, tanto più se si è stati componenti
della
precedente
Commissione. Così come è difficile
privarsi del gusto di dispensare
consigli o modifiche con la presunzione di chi si ritiene un esperto del
settore.
Per tali motivi nel commentare l’operato della redazione del giornalino sarò il più obiettivo ed il meno
rispettoso possibile, passando in
rassegna solamente gli aspetti
migliorabili, numericamente inferiori ai pregi (lecatio culis), considerata la brevità dell’articolo.
Vorrei vedere ancora più foto di
contradaioli all’interno del giornalino ed in copertina, di dimensioni
maggiori di quelle già presenti, idonee a ricoprire un ruolo ancor più
da protagonista. È comico quando
non riesci a riconoscere tutti i componenti di una foto e si imbastiscono le discussioni più assurde con gli
amici, che indicano i personaggi
più improbabili.
Così come è esilarante commentare
le mode di momenti storici diversi:
basettoni, acconciature cotonate,
pantaloni a zampa di elefante, al
ginocchio, o rivedere (gli altri) un
po’ cambiati: meno pancia, più
capelli, i tratti somatici tipici
sovrapposti ad un viso da bambino, ecc...
Aggiungerei un pizzico di umorismo in più con tematiche leggere
affidate a qualche penna “d’autore”, soluzione, mi rendo conto,
delicata, considerato che è difficile
divertire tutti i lettori senza urtare
la suscettibilità di nessuno.
Infine un mio pallino: il calendario,
complemento inscindibile da una
testata veramente al passo coi tempi!! Le dimensioni, secondo me,
dovrebbero tornare quelle da parete ed il contenuto meno prevedibile, giocando un po’ più sulla fantasia e sull’autoironia, del resto si
può scendere a compromessi per
raggiungere obiettivi che ti consacrano come sex symbol...!
Per il resto non posso che congratularmi con l’attuale redazione del
giornalino, capace di imprimere un
taglio personale alla testata, senza
ripercorrere strade già esplorate,
impegno complicato da tutte le difficoltà (più di quante immaginereste) che si incontrano.
Augurandomi di non essere stato
troppo pedante e presuntuoso, mi
congedo augurando Buone Feste
alla Commissione ed alla Contrada
tutta.
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I LUOGHI E LA MENTE
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2007 - Contrada di Valdimontone