In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena Anno XIV n. 1 CONTRADA Editoriale Una tessera da collezione Raffaele Semplici Provveditori al Protettorato embra ieri, ma già è passato più di un anno da quando Claudio Pepi mi chiese di entrare nella commissione del giornalino. Bene, un anno che ha messo sicuramente in luce la professionalità e l’attitudine di alcuni, la voglia di fare e di rendersi utili di altri. Tutti insieme, un’unica forza per cercare di fare meglio possibile. Se ci siamo riusciti o no, a voi la risposta. La volontà c’è stata; forse non saranno stati i quattro numeri più spiritosi della storia del “Pochi ma boni”, ma sicuramente sono sudati, sofferti come tutti gli altri. La costante presenza e l’applicazione della redazione ci ha permesso di uscire con un prodotto originale, curioso e talvolta, permettetemelo, simpatico. Tra le numerose lettere che ci giungono abbiamo quella speditaci dal contradaiolo Giuseppe Lenzi, lo zio di Marco e Barbara, che potete leggere interamente pubblicata a pag. 5. È un foglio dattiloscritto pieno di entusiasmo e calore, che trasuda di amore per la contrada. Che ci riporta indietro con gli anni, con 4 scatti fotografici in bianco e nero ripresi da lui stesso all’età di tredici ani, ma ancora più indietro con frammenti di storia patria dei quali lo invitiamo a parlare, attraverso queste pagine, a tutti i contradaioli. ... A proposito, una cosa personale: se ho delle foto, di fattura artistica, della mia infanzia, lo devo alla sapienza del Dott. Giuseppe, il quale attraverso l’amicizia con lo “zio Pompa”, mi ritrasse nel 1964... grazie. S Periodico Trimestrale della CONTRADA DI VALDIMONTONE Anno XIV - n. 1 Aprile 2007 Autorizz. del Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993 Spedizione in A.P. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Siena. Direttore responsabile: Fabio Fineschi Redazione giornalino: Raffaele Semplici e Simone Stanghellini (coordinamento), Michele Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti, Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro Gorelli, Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi, Caterina Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo Rossi, Davide Rustioni, Nicola Sodi. Collaborazioni: Manuela Baglioni, Antonio Borghi, Silvia Borghi, Grazia Burroni, Paola Caloni, Massimo Cappelli, Anna Carli, Alessandro Cartocci, Commissione per il rinnovo dei costumi del Giro, Commissione per la Festa Titolare, Sara Lachi, Giuseppe Lenzi, Sandra Mari, Emiliano Mini, Elisa Monaldi, Roberta Nepi, Giacomo Nerozzi, Marco Pepi, Provveditori al Protettorato, Ivano Scalabrelli, Paola Tommasi Immagini: Mauro Agnesoni, Foto Donati, Foto Studio Lensini, Giuseppe Lenzi, Paola Caloni, Maruska Pradelli, Archivio Contrada di Valdimontone. Impaginazione: Master Digital. Stampa: Industria Grafica Pistolesi. 2 T utto è iniziato con questa frase: Oh Marco, bisogna farsi veni’ un’idea per le nuove tessere... queste vecchie stanno per fini’, e sinceramente mi so’ venute un po’ a noia!!” ...” In effetti!!” fu la mia risposta. Si, proprio così, in effetti la vecchia tessera del protettorato era venuta un po’ a noia... quel cartoncino giallo che dopo un paio di mesi ti ritrovi appiccicato alla tessera del bancomat se lo tieni nel portafoglio come faccio io, andava sostituito. Prima di tutto ci siamo prefissi l’obiettivo di dare valore alla tessera del protettorato: non più solo la prova del pagamento della quota annua, ma simbolo forte di appartenenza e attaccamento ai colori del Montone, visto che il sostentamento della Contrada dipende solo ed esclusivamente da noi tutti e che il protettorato rappresenta per la Contrada l’unica risorsa economica. Abbiamo quindi esaminato le possibili soluzioni da adottare per raggiungere lo scopo, individuando nella solidità e nella varietà gli elementi essenziali per valorizzare la tessera ed è ecco il risultato: sarà in pvc, delle stesse dimensioni e spessore di una carta di credito, con una grafica completamente nuova su entrambe le facciate che potrà cambiare ogni anno in modo tale da rendere la tessera del protettorato della Contrada di Valdimontone un oggetto unico, da conservare gelosamente. Confesso che fra le idee in cantiere, abbiamo intenzione di proporre un concorso aperto a tutti i montonaioli “creativi” per trovare soluzioni grafiche nuove di anno in anno... ma è prematuro parlarne ora! Per quanto riguarda l’esazione non cambierà niente per chi paga con RID, bollettino postale o bonifico bancario: la nuova tessera arriverà a casa del protettore qualche giorno dopo il pagamento della quota. Chi invece paga agli esattori, riceverà una ricevuta - anche questa completamente nuova - al momento del pagamento e la tessera arriverà in seguito a casa, per posta. Noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio: ci siamo riuniti, consultati, siamo andati in trasferta fino a Vicenza per trovare Anagrafe Montonaiola Sono nati i materiali, abbiamo perfino imparato tutti i dettagli tecnici delle stampe in pvc sperimentando quanto sia difficile realizzare un’idea, ma speriamo di aver fatto un buon lavoro. Bisogna ringraziare la caparbietà e l’entusiasmo del Provicario addetto nel condividere con noi le nostre idee, la pazienza di Massimo Nucci nei cambiamenti del software necessari ogni volta che ci veniva in mente una nuova idea, il Priore e tutto il Seggio che hanno avallato questo progetto. Ma se l’idea è diventata un oggetto, lo dobbiamo alla professionalità di Andrea Lensini che ha fatto le foto, alla maestria della Master Digital (Topo Simone e Topino Nicola... per capirci) e all’impagabile estro creativo di Maruska Pradelli Rossi che ha scelto la disposizione dei colori, gli elementi grafici e ne ha curato la composizione, mostrando ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, tutto il talento e la raffinatezza della sua arte. Ora confidiamo, come sempre, nella vostra passione e nella voglia di tutti nel far crescere sempre di più il Montone così come ci hanno insegnato i nostri predecessori e come cerchiamo di fare noi. I risultati, almeno per quanto riguarda il Protettorato, sono ottimi: un trend continuo di crescita negli ultimi quattro anni e una percentuale di riscossione molto vicina al 100%. Noi speriamo, con questa nuova tessera, di dare un’ulteriore spinta alla crescita della contrada perché siamo convinti che questa sia la strada giusta per arrivare a ben altri risultati. Martina Mori Lara Sivieri Dario Bracci Simone Mascarella Matteo Elianti Sofia Fonte Alessandro Chiantini Tommaso Romani Caterina Ferri Sahz Matteo Sartini Cristian Ricci Ci hanno lasciato Diego Bartoccini Luigi Bruttini Polvere di notizie Suor Flora Ci sono pervenuti i ringraziamenti da parte di Suor Flora per la donazione del ricavo del Banchetto annuale dello scorso anno. Di seguito uno stralcio della lettera di Suor Flora che ci piace ricordare: ... Tante sono le vostre iniziative, di cui la popolazione di Malacanang ha beneficiato, ma soprattutto voi avete dato alla mia gente la certezza che il bene c’è, che gli uomini non sono cattivi come talvolta vogliono farci credere, che grazie a voi, a Siena, si può sperare in un mondo migliore, più giusto... Borsa di studio in memoria del Professore “Pino Giovannelli” Anche quest’anno, per volontà della moglie e del figlio di Pino Giovannelli, è istituita una borsa di studio in memoria del loro congiunto a favore di giovani studenti montonaioli meritevoli. La borsa di studio intitolata al Professor Pino Giovannelli, Maggiorente della Contrada di Valdimontone, ha lo scopo di promuovere e incentivare lo studio di materie medico-scientifiche. Il regolamento è presente sulle pagine del nostro sito, i curriculum possono essere inviati per posta alla Contrada o al seguente indirizzo email: [email protected]. Per ulteriori informazioni gli interessati potranno rivolgersi ai Cancellieri: Elisa Quercini (057744069) e Cinzia Morandi (3394521794). CONTRADA Un nodo per la vita Anna Carli “... si cresce maturando la passione per la Contrada, che poi diventerà anche passione per il Palio...” iamo di nuovo alla Festa Titolare. Durante l’inverno non sono certo mancati momenti nei quali la vita di Contrada e di Società ci hanno visti insieme come popolo, con il piacere di ritrovarsi, con lo spazio per la battuta, per l’allegria nei momenti conviviali e per lo scambio di idee, anche vivace, prevalentemente sulle vicende paliesche. Ora stiamo per rivivere un momento che ci richiama alla solennità, sia per il suo valore devozionale alla Madonna del Buon Consiglio, della quale invochiamo sostegno e protezione, sia per l’impegno al quale richiama ognuno di noi. E’ l’impegno a mostrare i valori e la dignità della nostra Contrada durante il giro per il saluto alle consorelle e durante il corteo di rientro nel territorio, ma è soprattutto l’impegno che si riassume nella cerimonia del battesimo dei piccoli montonaioli. E’ un momento bello che dispensa emozioni a tutti, magari vissute in modo diverso, ma sempre con la stessa sensibilità e intensità, a seconda del ruolo dal quale ognuno lo vive: Priore, dirigente, nonno o genitore, semplice contradaiolo. Voglio tornare sull’idea dell’impegno legato al battesimo contradaiolo: è il momento nel quale ci assumiamo la responsabilità di chiamare formalmente ogni bambina e ogni bambino a far parte della nostra comunità, che sia nato sul territorio o che abbia una famiglia montonaiola. E’ il momento nel quale si definisce l’appartenenza, un legame che non viene scelto, ma che inserisce in un con- S testo nel quale si cresce maturando la passione per la Contrada, che poi diventerà anche passione per il Palio. Ogni piccolo montonaiolo crescendo farà sicuramente parte di altre entità aggregative, ma saranno entità alle quali aderirà, si iscriverà, delle quali magari acquisterà i “gadget” quali segni di riconoscimento. Della Contrada e di un popolo entra, invece, a far parte dalla sua nascita e riceve in dono il simbolo della comunità e del territorio: il fazzoletto che, attraverso il nodo, segna un rapporto che non si scinderà più. E’ un rapporto che renderà negli anni lui stesso responsabile del patrimonio di valori, che ha trovato e che dovrà salvaguardare facendolo rimanere vivo ed attuale di fronte ai continui cambiamenti ed alle contraddizioni che la società prospetterà nel tempo. Per questo allora occorre che impegno e responsabilità siano accompagnati da entusiasmo, da capacità di trarre gioia dallo stare insieme, dall’essere un popolo unito e coeso pur nella capacità di confrontarsi, di “dire la nostra” con spirito costruttivo senza far pesare momenti personali di delusione, anche se subiti ingiustamente, intaccando all’esterno la dignità della contrada. L’esterno al mondo delle contrade e l’esterno alla Città ci prospettano situazioni sempre più complesse, situazioni per le quali gli aspetti burocratico-amministrativi rischiano di impegnare in modo preponderante la dirigenza per salvaguardare la contrada da un’omologazione scorretta con altre realtà. A questo occorre reagire traendo forza e idee da ciò che siamo, prospettando soluzioni rispetto alle quali ogni contrada ha intelligenze e tradizioni per arrivarci e per confrontarsi con le consorelle, senza paura e chiusure verso l’esterno. Con tutto questo non voglio smentire quanto ho detto all’inizio: siamo ad un momento di festa. Viviamola a pieno, tutti insieme, con la consapevolezza della sua importanza, ma senza perdere la gioia dei momenti conviviali, degli abbracci affettuosi, delle battute, e con la speranza, ad oggi ancora tutta in piedi, di poter essere anche nel 2007 sul tufo. Auguriamoci una buona Festa Titolare e tanti canti che ci ricordano: “... E’ il bianco rosso e giallo spiegato al primo sole, che del Palio di Siena è lo splendor. Valdimontone sei la più bella...” 3 PALIO Alti (o) e bassi (o) dello staff Alessandro Cartocci e Marco Pepi C ome ogni domenica mattina mi aggiro per casa cercando in qualche modo di essere utile, ma mi accorgo che per rendermi veramente utile la cosa migliore è andare in giardino o a comprare il giornale o quanto meno rintanarmi in un angolo della casa lontano da tutto o tutti. Decido di sprofondare nel divano e leggere “Il guerriero della luce”, libro di Coelho che Claudio mi ha prestato giorni prima. La cosa è contemporanea, prendere il libro e suonare il telefono, incredibile, prendo il suo libro e lui mi chiama! “Buongiorno Claudio” “Buongiorno Sandro, come è? Tutto a posto?” “Mi mettevo a leggere un po’ in attesa di andare a pranzo” “ Senti bisogna vedersi per fare un po’ il punto, sei libero alle 17.30?” “A me va bene” “Ok, allora ci vediamo alle 17.30 alla Costarella”. Alle 5.30 puntuali come non mai ci troviamo alla Costarella e cinque minuti dopo siamo seduti in una saletta dei “Rozzi”. Non ricordo le parole usate da Claudio per chiedermi la disponibilità a fare il mangino, ma ricordo perfettamente quella mal celata sensazione che mi ha 4 IL NUOVO STAFF PALIO 2007-2008 Capitano: Claudio Regoli Mangino: Alessandro Cartocci, Renzo Fusi, Marco Pepi Barbaresco: Federico Bari Vice Barbaresco: Duccio Cappelli, Francesco Valentini Addetti al Fantino: Luca Belardi, Luca Braccini, Simone Gennai, Daniele Mulinacci Addetti al Veterinario e Maniscalco: Riccardo Bicchi, Stefano Carignani, Marco Lenzi fatto aprire la bocca in un lieve sorriso, ma la sensazione ha rapidamente raggiunto la testa facendomi immediatamente richiudere la bocca. La ragione, nemica dei sentimenti e delle emozioni aveva avuto il sopravvento. Dal quel momento avrei dovuto soppesare ogni pensiero, ogni parola detta o ascoltata, avrei dovuto essere capace di capire ed interpretare il pensiero degli altri. Da quel giorno per la mia bocca è stata un’alternanza di aperture e chiusure, di belle sensazioni e piccoli timori, di ragionamenti preventivi per far fronte ad eventuali domande che mi fossero poste; se fosse meglio dire una cosa o se la stessa cosa fosse meglio dirla in altro modo, quel sostantivo forse troppo forte o quell’aggettivo forse meglio toglierlo. E poi mai nessuno che mi ponesse quella domanda, me ne veniva sempre fatta un’altra. Ad oggi non posso sapere se sarò in grado di assolvere il compito assegnatomi come il mio cuore vorrebbe, ma vi posso garantire che ci butterò dentro tutta quella carica, tutta quella forza che metto sempre nelle mie cose, vi prometto che farò l’impossibile per tenere a freno l’esuberanza del mio carattere, ma vi prego di perdonarmi se in qualche occasione la ragione sarà più debole dei sentimenti. Questo è il mio carattere, è un mio grande difetto, è un mio piccolo pre- gio, ma questo è anche il carattere del Montone, di un popolo orgoglioso, testardo, che non si è mai posto limiti anche quando questi limiti sembravano evidenti, insormontabili, consapevole della propria forza e della propria grande dignità; ed è questa consapevolezza che ci ha permesso di superare al meglio i momenti difficili, che in questa ormai troppo lunga attesa non ci ha mai fatto sentire secondi a nessuno. Questi sono i nostri caratteri identificativi, fanno parte del nostro DNA, caratteri che riscontriamo in quei giovani che si fanno la barba per vezzo e in quei grandi che si pettinano per ricordo, ce li trasmettiamo di generazione in generazione, sempre più radicati. Ciò che in questo momento mi sento di chiedere a tutti è di stare vicini al nostro Capitano ed a tutto lo staff, di farci sentire il calore della contrada ed in particolare chi è più scettico ci aiuti a lavorare con tranquillità, a trasmetterci il proprio pensiero per darci un diverso punto di vista su cui riflettere; ora dobbiamo essere un blocco monolitico, poi, quando il momento istituzionale lo richiederà, ognuno esprimerà le proprie convinzioni e farà le proprie scelte con estrema serenità e franchezza, ma adesso marciamo a ranghi compatti verso quel traguardo comune. W il MONTONE ene, eccomi qua a scrivere, come di consueto avviene in questi frangenti, l’articolo richiestomi. CHE DIRE! Non è facile trasferire su carta le emozioni, le sensazioni che ho provato nel momento in cui il mio Capitano e “compagno di volante” degli anni di gioventù Claudio, mi ha chiesto se volevo entrare a far parte dello Staff Palio a rivestire il ruolo di Mangino. E’ stata un’esplosione interiore di grande felicità, inutile negarlo: io, che ho cercato di dare sempre il mio piccolo contributo morale e pratico alla mia Contrada, chiamato a partecipare al palio da un’altra “angolazione”. TANTA SODDISFAZIONE! Ho cercato di valutare serenamente tutti i lati che comporta un impegno del genere: sacrificare un bel po’ del mio tempo e quello da dedicare alla famiglia. Per il resto non credo che altre cose possano poi cambiare molto: il mio rapporto con gli altri è sempre stato alquanto sereno e ciò me lo hanno dimostrato le tante persone che, con grande piacere, mi hanno avvicinato e sostenuto con un abbraccio o una semplice parola. Fa piacere, è fuori discussione! E comunque esiste sempre un dialogo per confrontarsi anche con chi può pensarla diversamente! Io cercherò, come sempre, di mettere tutto il mio impegno e insieme agli altri lavoreremo per ciò a cui tutti noi aspiriamo: un palio da vincere!!! B CONTRADA Lettera alla redazione Giuseppe Lenzi ono lo zio del vostro valido collaboratore Dott. Marco Lenzi, mio caro nipote. E’ vero che non sono un grande frequentatore della contrada, ma ho sempre partecipato con forte emozione alle sue vittorie e, come senese da 500 anni (i miei antenati chiusdinesi vennero in armi da fuoco !!) autorizzati a portarle (!!) per difendere la Repubblica e i suoi cittadini, da S tografiche, quel famoso film di Alessandro Blasetti (vedi pagg. 1213 del numero di aprile 2006), film che vidi per la prima volta al cinema dell’Alberino nel 1953, dove allora c’era il Cine Club. Purtroppo, essendo vessato da tante varie pesantissime circostanze, non vengo spesso in contrada, ma la seguo sempre, specie durante i furibondi giorni del Palio. comunque, prima di trapassare anch’io nell’eternità, voglio farvene dono perché sono foto inedite, sono ricordi di un tempo irrimediabilmente passato al tempo di “Ganascia” (Fernando Leoni); uno degli alfieri era il Marzucchi che ora non c’è più da vari anni e così molti altri. In due di queste foto, nel bordo bianco superiore ed inferiore, ho lasciato la mia scritta autografa che si trova sull’originale: “2 luglio 1946”, scritta con penna stilografica. E’ quasi impossibile riconoscere alcuni personaggi qui ripresi (forse qualcuno si potrà accingere a tale riconoscimento ? ... Molto difficile...). Credo di averle fatto piacere e, se vorrà pubblicare queste vecchie foto inedite su di un prossimo numero della Rivista, ne sarò onorato. Nell’augurarle Buon Natale e Buone Feste anche a tutti i Montonaioli, non mi resta che salutarla molto cordialmente, Viva il Montone e tutti i Montonaioli! Suo dev.mo Giuseppe Lenzi Chiusdino a Siena e ciò è documentato da manoscritti dell’Archivio di Stato del ‘500 da me trovati e su cui non mi soffermo ... Mi sento sempre legato alla contrada, all’ombre del cui campanile dei Servi sono venuto al mondo... ahimè 73 anni fa, poco dopo che uscì nelle sale cinema- Ora si dà il caso che, ordinando il mio archivio fotografico, che voglio lasciare al mio figliolo o ai miei due nipoti, Barbara e Marco, io abbia rivisto alcune fotografie in B & N da me scattate con una primitiva e semplicissima macchinetta fotografica a cassetta, a fuoco fisso, regalatami dalla mia nonna Paola, 3 anni prima della vittoria del Palio del 2 luglio 1946, cioè il 1° luglio 1943, in occasione della mia Prima Comunione. Ora, appunto, io eseguii alcune foto con quella macchinetta (che ho tuttora) il 2 luglio 1946 (60 anni fa) dalla scalinata che scende dall’Oratorio della SS. Trinità, in via delle Cantine, proprio davanti alla Chiesa di S. Leonardo, dove si benediva il cavallo; e dove si stava per partire verso la passeggiata storica, riunendo tutte le contrade nel cortile della Prefettura in piazza del Duomo. Non sono molto belle, è vero, nell’angolo superiore sinistro le figure sono leggermente sfuocate a causa della non perfetta fabbricazione delle lenti dell’obbiettivo (molto semplice) e poi, c’era di mezzo la mia imperizia nell’inquadrare bene il soggetto, con mano un po’ “tremante”, avendo io, solo 13 anni. Ma, Ed ecco qui l’autore di queste foto inedite di quel lontano 2 luglio 1946... Giuseppe Lenzi tiene sulle sue robuste spalle il fratellino Massimo (padre del nostro collaboratore Marco Lenzi) che regge uno “strano” cartellone disegnato a matite colorate rassomigliante vagamente ad un “palio”... Ambedue sono fotografati nel giardino di Via Roma, dalla mamma, subito dopo (o poco prima) avere corso nei viali del giardino tre giri per simulare un palio vinto, naturalmente dal Montone... Il fratellino Massimo, ha infatti ancora nella mano sinistra un “frustino” con il quale immaginava di “nerbare” un immaginario cavallo sul quale cavalcava... potenza della fantasia infantile! 5 DOMENICA IN ALBIS Notizie storiche sulla Festa dell’Ottavario della Domenica in Albis Ivano Scalabrelli - Priore della Consorteria delle Compagnie laicali di Siena appiamo con certezza che 1’Ottavario della Domenica in Albis risale al 1567. La Sacra Cerimonia, nella sua parte di preparazione e organizzazione, fu affidata alle Compagnie Laicali che, in seguito a questi compiti, si riunirono in quella che fu ed ä tutt’oggi la “Consorteria delle Compagnie Laicali di Siena”. Per arrivare all’Ottavario con la Processione e tutto il rituale che ogni anno possiamo vedere, bisogna risalire al 1537 quando, ad opera di Fra Giuseppe da Milano, fu istituita in questa città la pia pratica delle Quarant’ore, con l’esposizione e l’adorazione del SS.mo Sacramento. Questa cerimonia fu officiata nel 1538 anche a Pavia e nel 1540 la stessa devozione fu abbracciata dalla città di Siena. A propagare il sacro rito a Siena fu Fra Bernardino Tommasini Cappuccino detto “Ochino” per essere nato nella Nobile Contrada dell’Oca, il quale in detto anno 1540 predicava nella città di Siena durante l’Avvento Siena si differenziò dalle altre due cittÖ poichè, invece di esporre il SS.mo Sacramento, esponeva il SS.mo Crocifisso. La cerimonia fu affidata alle allora 24 Compagnie che figuravano nel cosiddetto “Cartone”, le quali s’impegnavano ad esporre e vegliare il Crocifisso ciascuna per 40 ore, così che quando si giungeva all’ultima Compagnia erano trascorsi 40 giorni. Alla fine dei 40 giorni, tutte le Compagnie si recavano in processione alla Cattedrale, in abiti di penitenza e portando il Crocifisso. La processione di penitenza con il Crocifisso fu poi un po’ tralasciata ma nel 1561, su istanza di P.Girolamo Robiola della Compagnia di Gesù, Rettore del Collegio di S.Vigilio, con l’accordo delle Compagnie, fu stabilito di riprendere la pratica S 6 della Processione, da tenersi nel giorno del Lunedì di Pasqua, portando in Cattedrale un’Immagine Sacra della Madonna o Reliquia insigne, da cambiare ogni anno. Nel 1567 fu stabilito definitivamente il rituale dell’Ottavario della Domenica in Albis, il quale, salvo pochi aggiustamenti, è tutt’oggi il medesimo. Fu sempre in quell’anno che, per consiglio di Messer Agostino Umbertini - Dottor di legge - confratello della Compagnia di S.Giovanni Battista della Morte, le Compagnie deliberarono, con l’approvazione di Mons. Germanico Bandini coadiutore di Mons. Francesco BandiniPiccolomini Arcivescovo di Siena, di fare solenne e Devota Processione nel giorno della Domenica in Albis, portando per le vie cittadine “qualche divoto simulacro e qualche insigne Reliquia di alcun Santo della città e del suburbio”. E’ da allora che le Compagnie Laicali eleggono l’Immagine Sacra da esporre in Cattedrale. Nel sabato che precede la Domenica in Albis, dalla Chiesa dove si trovava l’Immagine partiva il Corteo privato per portare l’Immagine stessa in Cattedrale. Nel giorno seguente Domenica in Albis - questa stessa Immagine veniva portata fuori per la Solenne Processione dopo di che veniva nuovamente riposta all’interno della Cattedrale per venerarla otto giorni. Fino al 1870 la Festa continuò senza considerevoli interruzioni (fatto salvo il periodo della soppressione e ripristino delle Compagnie 1785-1791). Nel 1870 la Processione fu proibita dall’autorità politica e successivamente subì delle limitazioni fino a doverla compiere all’interno del Duomo. Oggi la Processione della Domenica in Albis non si fa più; in compenso è rimasta con la stessa partecipazione di un tempo la Processione detta” Privata”, organizzata cioè da chi custodisce l’Immagine che viene esposta. La Consorteria e la Paolo Pancino, Priore della Deputazione Annuale delConsorteria delle Compagnie Laicali consegna ad D e p u t a z i o n e la Anna Carli la targa commemorativa durante la Sacra Annuale, nella prima Funzione di Nomina Domenica dopo la suo nascere. Le Compagnie Candelora, eleggono l’immagicoordinate dal Seggio della ne da esporre, dopo di che ne Consorteria compongono una danno avviso al postulante la Deputazione annuale formata cui immagine è stata estratta e da 5 Compagnie, con due poi nella prima Domenica di Quaresima viene resa pubblica Depurati ciascuna, per attenl’estrazione con la cerimonia dere a tutta l’attività di carattedella Sacra Funzione di re pratico e spirituale Nomina che si officia nella dell’Ottavario. Naturalmente il chiesa dove si trova tutto sempre concertato e conl’Immagine Sacra. venuto con l’Arcivescovo, il La sera del sabato che precede Capitolo Metropolitano ed il la Domenica in Albis si fa la Clero che, in qualche modo, ha Processione a cura del Popolo a che fare con la Festa che custodisce l’Immagine, per dell’Ottavario. portarla in Cattedrale dove rimarrà per otto giorni esposta COMMISSIONE PER LA CELEBRAZIONE sull’Altare Maggiore della DELLA DOMENICA IN ALBIS Cattedrale. Aldo Giannetti, Roberto Massari, L’Ottavario si svolge con quel Alessandro Monciatti, Caterina rituale di devozione e parteciPavolini, Gaetano Pierini pazione che fu alla base del OTTAVARIO DELLA DOMENICA IN ALBIS 2007 PROGRAMMA SABATO 14 APRILE ore 21,00 - PROCESSIONE (preceduta in chiesa da una preghiera alla Madonna e un canto) DOMENICA 15 APRILE ore 11,00 - S. MESSA SOLENNE - celebrata dall’Arcivescovo ore 13,30 - Pranzo ore 18,30 - MESSA VESPERTINA - celebrata da Mons. Furiesi DA LUNEDI’ 16 A SABATO 21 APRILE ore 18,30 - S. MESSA VESPERTINA (celebrata dal Correttore della Contrada) DOMENICA 22 APRILE ore 12,15 - S. MESSA DI CHIUSURA DELL’OTTAVARIO (celebrata dal Correttore della Contrada) MARTEDI’ 24 APRILE Rientro in Contrada dell’Immagine della Madonna del Buon Consiglio. ore 20,45 - ritrovo dei Contradaioli a San Girolamo per accompagnare la Santa Patrona fino all’Oratorio della Contrada, prima della celebrazione del Triduo. DOMENICA IN ALBIS Tunnel di luce e tepor di fiaccole... a cura di Aldo Giannetti A dunanza del 10 febbraio 1948 Alla presenza di 18 appartenenti al Seggio l’Onorando Priore Prof. Antonio D’Ormea apre l’adunanza e concede la parola al consigliere Luigi Provvedi il quale comunica che la Consorteria delle Compagnie Laicali in Siena ha prescelto l’Immagine di Maria S.S. del Buon Consiglio che si venera nella nostra contrada per la solenne esposizione in Cattedrale per la Domenica in Albis. Viene dato mandato al Vicario Dr. Cesare Roggi e al Dr. Walfredo Capecchi di recarsi in compagnia del molto Rev. Padre Curato dei Servi da S.E.Mons. Arcivescovo onde sollecitarlo a concederci il permesso di effettuare i festeggiamenti nel prossimo maggio, anziché a luglio come prescrive il regolamento. Sabato 14 corr. alle ore 16,30 sarà effettuata nella nostra Chiesa la solenne Funzione di nomina della Madonna del Buon Consiglio per la domenica in Albis. Saranno invitati tutti i Priori delle Compagnie Laicali, i Parroci dei Servi, del Manicomio, di Valli e di Certosa. Dopo la funzione sarà servito un maestoso rinfresco agli intervenuti. Adunanza del 28 febbraio 1948 Il Vicario spiega le ragioni che rimandano senz’altro al prossimo luglio le feste nella ns. contrada alla Madonna del Buon Consiglio, in quanto che, per nessuna ragione si può derogare da quanto disposto dal regolamento delle Compagnie Laicali, e quindi il solenne ottavario nella Chiesa Metropolitana verrà fatto dal 4 all’11 aprile, mentre viene fissata la data dal 4 luglio c.a. per l’inizio e quella dell’11 di detto mese la chiusura della festa nella chiesa della nostra Contrada in San Leonardo. A tal punto viene formato un comitato esecutivo che risulta composto dalle seguenti persone: Dott. Cesare Roggi, Dott. Walfredo Capecchi, Dott. Giovanni Cresti, Prof. Leo Rossi, Giovanni Margiacchi, Alfredo Pianigiani, Il ricordo, attraverso i documenti d’archivio e le cronache locali del tempo, della grande festa per la celebrazione della Domenica in Albis del 1948 M.R.Padre dei Servi, Giacomo Cenni, Luigi Provvedi, Pietro Piochi, Vittorio Ciacci, Vasco Bruschelli, Carlo e Tommaso Partini, Carlo Baldi, Enrico Olmastroni, Giuseppe Centini, Dante Bianciardi, Antonio Vanni, Enrico Cialdani, Enrico Monciatti, Dante Neri, Carlo Fontani, Raffaello Bernazzi, ed il sottoscritto segretario Ugo Brandi, L’assemblea approva ad unanimità. Adunanza del 14 giugno 1948 Alle ore 21,30 si riunisce la commissione incaricata per i festeggiamenti in onore della Madonna del Buon Consiglio, udita la relazione del presidente, avendo veduto che i lavori stradali nel nostro rione impediscono il regolare svolgimento dei festeggiamenti alla data fissata del 4 luglio decide di rinviare i festeggiamenti a data da stabilirsi. Adunanza del 5 luglio Alle ore 22 alla presenza del presidente dr.Capecchi e di tutti i componenti del comitato esecutivo, constatato che i lavori stradali seguono un corso soddisfacente ed avuto assicurazioni da parte del Comune in merito al compimento di questi per il 15 agosto, viene fissata ad unanimità la data dal 22 al 29 agosto per i festeggiamenti dell’ottavario nella nostra contrada. Dalla cronaca locale dell’epoca: “Solenne trasporto della Madonna del Buon Consiglio” Dal 4 all’ 11 aprile All’ora prestabilita l’immagine della Madonna del Buon Consiglio raggiunse la Cattedrale per essere esposta durante l’ottavario della Domenica in Albis, in processione che può chiamarsi veramente solenne. Tutti i montonaioli, maggiorenti e popolo, facevano corona alla Celeste Protettrice che era preceduta dal rev.do Padre Priore dei Servi di Maria, dagli altri Padri Serviti, dai Padri delle Missioni e da numerosi istituti religiosi. Apriva la processione il gonfalone della Compagnia di SS. Trinità e faceva ala numeroso popolo orante. Al passaggio lungo le strade, l’Immagine fu fatta segno ad una pioggia di fiori. La Contrada di Valdimontone sente il dovere di rivolgere un ringraziamento a tutti coloro che le hanno dato questo spontaneo segno di approvazione ed in particolare a quelle contrade che esposero i propri vessilli al passaggio della processione. In special modo sente il bisogno di ringraziare la Nobile Contrada del Nicchio, la sua vecchia alleata, per l’intervento del paggio maggiore. La mattina del 12 aprile alle ore 6,30 l’Immagine tornerà in sede. La processione percorrerà le solite strade fino a San Giorgio, qui taglierà per recarsi alla chiesa della Contrada del Nicchio e riprendendo via dell’Oliviera, per via Roma farà ritorno alla propria Chiesa. Saranno oratori dell’ottavario il prof. Don Schena e Padre Facondi dei Servi di Maria. no tutta la chiesa ed il campanile, Tutto il rione fu riccamente addobbato, nella ufficiatura si sono avvicendati i Parroci limitrofi, tutte le funzioni hanno avuto regolare svolgimento, sono state celebrate molte S. Messe di cui due solenni cantate con accompagnamento d’orchestra d’archi con il compiacimento di S.E. Mons. Arcivescovo, nella notte di giovedì 26 la Sacra immagine è stata portata nella zona di Valli, anche la processione finale di domenica 29 è stata memorabile sia per la solennità, sia per l’imponente numero di partecipanti. Il quadro della Madonna fu collocato sopra un carro trionfale addobbato con i colori del Montone e trainato da due buoi bianchissimi offerti dal colono contradaiolo Ferri, un numeroso e gagliardo coro maschile più serio ed intonato alla austerità della circostanza ha accompagnato la festa. Predicatore durante tutto l’ottavario è stato il Rev. P. De Pascale S.J. alloggiando presso i padri serviti. Fanno seguito ringraziamenti per l’opera competente e preziosa a Giacomo Cenni, alla signora Zita Cresti Vecoli e alle donne della contrada per l’esecuzione di numerosi lavori, per il finanziamento fu provveduto mediante sottoscrizioni dal Seggio e dai contradaioli. Cronaca dei festeggiamenti in contrada dal 22 al 29 agosto L’esecuzione dell’impianto di illuminazione fu affidato alla ditta di Dante Malatesta con circa 8600 lampadine che adornaro- 8600 lampadine adornarono la chiesa e il campanile 7 FESTA TITOLARE L’importante è esserci Roberta Nepi a prima volta che abbiamo parlato della Festa Titolare, in fondo alle scale dei Servi c’era ancora l’albero di Natale illuminato. Passate le vacanze e i festeggiamenti per l’anno nuovo, immersi ancora in pieno inverno, quando le giornate sono cortissime e un senso di tristezza ci pervade, parlare della Festa Titolare è come aprire una finestra e sentire il calore del sole. Improvvisamente ci troviamo ad organizzare le serate di primavera, a parlare di cene, balli, stand da allestire, e già nelle nostre menti rivediamo la città invasa da bandiere bianche, L rosse e gialle e nelle nostre orecchie rimbomba il rullo dei tamburi. Diciamo la verità, la nostra festa titolare mette tutti di buon umore, montonaioli e no; in nostro onore tutte le consorelle rispiegano le bandiere e accordano i loro tamburi; ricomincia lo spettacolo e noi ne siamo i protagonisti. Con l’assemblea di Gennaio viene nominata la Commissione dei festeggiamenti composta in parte da vecchi, ovviamente mi riferisco non all’età ma all’esperienza, ai quali si aggiungono alcuni giovani. Il gruppo è numeroso quanto basta per dar vita a degli incontri vivaci e divertenti... tutti sanno che ci aspetta un duro lavoro, ma sanno anche che il divertimento è assicurato. Grande soddisfazione è stata per 8 noi addetti alle cerimonie, la riconferma di molti che avevano partecipato l’anno scorso, segnale, questo, che la sensazione di esserci divertiti è stata condivisa. La stesura del programma è senz’altro la parte più difficile; dobbiamo mantenere le nostre tradizioni e contemporaneamente cercare delle novità. Per fortuna ci sono le risate di Antonio, peraltro contagiose, a rendere più “dolci” le serate (raramente c’è anche il “dolce”, quello vero!), mentre Alberto, che questa volta si è separato dal suo computer portatile, mette nero su bianco le decisioni prese (le sue e-mail con il programma aggiornato sono puntualissime!). Simonetta è sempre in ritardo (io ci sono abituata... è tutta sua sorella!) ma quando arriva è decisa: vuol fare l’Happy Hour, ovviamente appoggiata dai giovani. Ci dispiace per Duccio che deve rinunciare al Palio dei Ciuchi, e per Lucio cui vorremmo sempre affidare il compito di “pagare in natura” gli intrattenitori. Meno male hanno un ottimo carattere e sono disposti a sacrificarsi mantenendo un gran sorriso! Daniele ormai, per nostra fortuna, è diventato amico di una “grande” manager di “grandi” comici, e solo per questo riusciremo a fare “grandi” spettacoli! Le discussioni sono animate ma sulle cose importanti siamo tutti d’accordo; la festa titolare, reli- giosa e laica, è un’occasione per i montonaioli di vivere la contrada, di stare insieme, vecchi e giovani, gli uni nel rispetto degli altri. Questo è il messaggio che vorremmo dare con il nostro lavoro, insieme alla possibilità di “esserci”. Che sia davanti all’altare, intorno a un tavolo per la cena, con il grembiule intorno ai fornelli di cucina, in fila per il servizio o tra i vapori della lavastoviglie, l’importante è essere presenti e divertirsi, nel rispetto della tradizione che fa del Montone una grande contrada. Sono sicura che ci riusciremo, con l’aiuto di tutti, con gli addetti ai ragazzi che rendono possibile per la 27° volta il Palio dei Cittini, con il gruppo Donatori di Sangue che sottoli- nea l’impegno civile e sociale della nostra contrada e con l’aiuto degli Economi che cercano di rimettere a nuovo le ormai vecchie monture. Alla Festa Titolare, insomma, l’importante è partecipare... per il resto vogliamo solo vincere. COMMISSIONE PER LA FESTA TITOLARE Emanuela Baldani, Daniele Barbetti, Roberta Nepi, Lucio Viligiardi, Manuela Baglioni, Paola Caloni, Daniele Massari, Giacomo Nerozzi, Marco Pasqui, Graziella Rossi, Antonio Betti, Duccio Cappelli, Stefano Corbelli, Simonetta Petreni, Riccardo Pieri, Alberto Carniani, Sandra Castagnini, Samuele Farnetani, Simona Gorelli, Marta Mannucci, Jacopo Pacini, Benedetta Sestini, Marco Vegni, Stefania Viviani FESTA TITOLARE CONTRADA di F E S TA T I TO L A R E in onore della Madonna del Buonconsiglio 24 Aprile ● 6 Maggio 2007 APRILE MAGGIO 24 Martedi 1 Martedi ● San Girolamo Ore 21,00 Ritrovo dei Contradaioli Processione rientro dell’immagine della Madonna del Buon Consiglio ● Oratorio della S.S. Trinità Ore 21,30 Solenne Triduo di Preparazione 25 Mercoledi ● Oratorio della S.S. Trinità Ore 21,00 Solenne Triduo di Preparazione ● Sede Museale Ore 21,45 Inaugurazione della mostra “Suoni e fruscii” 26 Giovedi ● Sede Museale ● Pratino di Società Ore 16,00 I Cittini giocano in Contrada Ore 18,30 Merenda sotto l’Alberone e giochi vari 2 Mercoledi ● Pratino di Società Ore 18,00 Conferenza AIDO: ”Importanza della donazione degli organi” ● Pratino di Società Ore 20,30 A tavola con il Gruppo Donatori di Sangue “Bruno Borghi” e spettacolo di cabaret con “Graziano Salvadori” 3 Giovedi ● Pratino di Società Ore 20,30 Happy Hour rosa Roberto & Music Drink con “L’Olandese Volante” Ore 21,00 / 23,00 Mostra “Suoni e fruscii” 4 Venerdi ● Oratorio della S.S. Trinità Ore 21,30 / Solenne Triduo di Preparazione ● 27 Venerdi ● Sede Museale Ore 19,00 / 22,00 Mostra “Suoni e fruscii” ● Pratino di Società ● Pratino di Società Ore 20,30 Cena di Pesce con “I Dinosauri” Via dei Servi Ore 21,00 Apertura “Pane & Companatico... sul prato” 5 Sabato ● Pratino di Società Ore 20,30 / Cena Rock Ore 20,30 Cena Apertura Ore 23,00 / Discodance con Fede-Gabri e Lele DJ Ore 22,00 Assegnazione Borsa di Studio “Prof. Giuseppe Giovannelli” ● Via Ore 22,30 Concerto live dei “Pancera Gialla” 28 Sabato ● Oratorio della S.S. Trinità dei Servi Ore 21,00 Apertura “Pane & Companatico... sul prato” 6 Domenica Ore 15,30 Onoranze ai Contradaioli defunti Ore 8,30 Partenza della Comparsa per il giro di omaggio al territorio ● Sede ● Oratorio Museale della S.S. Trinità Ore 16,30 Battesimo Contradaiolo, consegna delle pergamene e rinfresco Ore 10,30 Santa Messa per i defunti della Contrada ● Pratino ● Salone di Società di Società Ore 19,00 Apertura “Osteria Montonaiola” Ore 13,30 Pranzo di Chiusura Ore 20,00 Ricevimento della Signoria Si ricorda che per ogni cena le tessere dovranno essere ritirate entro la sera precedente presso Ermada Bianciardi e la Società Castelmontorio ● Oratorio della S.S. Trinità Ore 20,15 Solenne Mattutino ● Via dei Servi Ore 22,00 XXVII Palio dei Cittini ● Pratino dei Servi Ore 22,15 Giochi ed attrazioni varie 29 Domenica Ore 9,00 / Partenza della Comparsa per il tradizionale Giro di Omaggio alle Consorelle ed alle Autorità ● Oratorio della S.S. Trinità Ore 10,30 Santa Messa Ore 13,30 Rientro della Comparsa Ore 16,00 Partenza della Comparsa ● Giardini della Lizza Ore 19,00 Ritrovo e partenza della Comparsa per il rientro in Contrada ● Pratino di Società Ore 20,30 Cena del Giro 9 CONTRADA Le donne del Montone la portano la crocchia... Manuela Baglioni, Paola Caloni ra una canzone degli anni 50 che in contrada veniva cantata come inno alle donne del montone. L’abbiamo voluta come titolo del nostro articolo perché fosse quel filo di continuità tra le donne di allora e quelle di ora. Se negli anni passati la contrada ha annoverato dei personaggi come Armida, della quale abbiamo sempre presente e nitida la sua esile figura a sedere sulla panchina sotto l’alberino con una calzamaglia o una bandiera da ricucire, anche ora “non si monda nespole”. Vogliamo iniziare con raccontarvi cosa ci è successo appena elette: Marco ci comunicò che c’era da confezionare un numero spropositato di bandiere stampate appena arrivate da Como. Ci vennero in mente tre o quattro donne che furono subito contattate e dopo qualche giorno la voce si sparse e iniziarono ad arrivare telefonate per dare disponibilità a fare “quel che c’è da fare”. Inutile dire il piacere che ci fece ricevere una così grande adesione, soprattutto perché ci confermava l’opinione che ci sono molte persone che nonostante gli impegni personali hanno voglia di dare il loro con- E 10 tributo alla contrada. Non finiremo mai di ringraziarle perché tutto ciò che è stato fatto lo hanno fatto loro dimostrando sempre la massima sensibilità. A distanza di un anno il gruppo annovera più di trenta donne di tutte le età, dai venti anni in su. Ci ritroviamo una volta a settimana, il giovedì dopo cena, nei locali dell’economato e ognuno ha un compito preciso: chi cuce, chi rammenda, chi restaura, chi pensa a lavare e stirare colletti, polsini e sbuffi delle monture, chi controlla e pulisce le scarpe, chi controlla le penne dei cappelli. Ma le nostre donne non ci avevano ancora sufficientemente stupito per la tanta voglia di mettere a disposizione le proprie capacità per la contrada, che si sono rese disponibili ad un lavoro ex novo vale a dire la confezione delle nuove camicie di pulizia e la manifattura dei cappelli per le nuove monture del giro. Infine la ciliegina sulla torta! Verso la fine del 2006 è arrivata una proposta per effettuare nei locali della Giraffa un corso di taglio e cucito per bandiere reso possibile dalla disponibilità di alcune bandieraie già esperte di altre contrade. È stata veramente una soddisfazione avere l’adesione a tale iniziativa di ben 5 signore e poter ammirare già adesso i primi frutti del certosino lavoro: i puntini che si susseguono nelle lunghe fiamme quasi a tracciare un sentiero, i brandelli di seta riprendere forma e dare nuova vita alla bandiera per sventolare sempre più in alto. Siamo fiduciose che questa opportunità venga usufruita al meglio perché crediamo sia molto importante conservare e tramandare il prezioso lavoro delle bandieraie e soprattutto rendere in futuro la Contrada il più possibile autonoma nel confezionamento e nel restauro delle proprie bandiere. Cosa dire quindi a tutte le nostre donne: Buon lavoro! CONTRADA Bozzetti per i nuovi costumi La Commissione per il rinnovo dei costumi del Giro a commissione ha terminato la prima fase del lungo lavoro che ci porterà a rinnovare le monture nel giro del 2008. Presentiamo i disegni, eseguiti da Maruska Pradelli Rossi, anche a chi non sia potuto venire in assemblea. Come ovvio per quanto i bozzetti rappresentino una base sostanzialmente fedele di ciò che verrà fatto, è importante precisare che alcuni particolari devono ancora essere ben definiti, anche in considerazione delle osservazioni venute fuori in assemblea. Solo nel momento della effettiva composizione dell’abito potremo valutare tutti i necessari aggiustamenti. Come potete vedere la maggiore innovazione riguarda la composizione stessa delle monture: si passa da un unico tipo a tre tipologie, a loro volta suddivise in alfieri e L tamburini differenziati dalla mantella. Questa divisione in tre gruppi è conseguenza di un’altra novità: l’introduzione nella montura degli stemmi delle compagnie militari. Questa scelta è motivata dalla volontà di creare un collegamento più forte tra il nostro territorio e i suoi rappresentanti, che nel momento della festa titolare rendono omaggio alle consorelle. In considerazione del notevole esborso economico ci stiamo muovendo in questo periodo per assicurarci il miglior tessuto possibile tra i vari presi in esame. In conclusione desideriamo ringraziare tutti coloro che in questi mesi ci hanno aiutato e che ci aiuteranno per la buona riuscita delle monture, mettendosi a disposizione anche per realizzarne alcune, fatto che ci permetterà di abbassare sensibilmente il costo finale. 11 ARCHIVIO Primo premio: un ciondolo d’oro Luigi Monciatti, anni 14 - I PREMIO EX AEQUO Antonio Borghi, anni 14 12 Andrea Rossi, anni 20 - I PREMIO EX AEQUO Emanuele Dragoni, anni 14 ARCHIVIO Sandro Monciatti, anni 21 M. Assunta Dragoni, anni 11 Roberto Massari, anni 21 Maurizio Piochi, anni 17 Ettore Franci, anni 21 13 INCHIESTE L’abito fa il monaco? Vestirsi per... a cura di Caterina Pavolini e Simone Stanghellini Antonio Borghi L’abito a volte fa il monaco, ma è anche vero che il monaco non sempre predica bene. Quando la primavera è da poco iniziata e il dolce risveglio dei tamburi e delle bandiere ci avvolge, l’imbarazzo della scelta dell’ “abito del monaco” è più legato al pazzo tempo meteorologico che a esigenze di ben comparire. Per cui consiglio un vestito sportivo con scarpa comoda (visto che si sta tutta la sera in piedi) e giubbotto a portata di mano per chi è paziente, per chi non è paziente se il tempo volge al brutto si può sicuramente “scaldare” al bar. Il banchetto annuale è sicuramente un appuntamento elegante, dove, visto il periodo invernale, sono d’obbligo l’abito scuro con la camicia possibilmente bianca e la cravatta. E’ proprio il periodo pre-invernale e di conseguenza pre-elettorale (un anno lo è per la Dirigenza di Contrada e per quella di Società e il successivo per la Dirigenza Paliesca) che porta gli aspiranti dirigenti a mettersi di tutto lustro a conferma che “l’abito fa il monaco”. Ma quando si presenta l’estate piena e il caldo imperversa, scarpe da ginnastica, jeans strappati e maglietta antichiappo (di qualsiasi colore escluso il blu), sono l’ideale visto le esperienze passate, anche se ad oggi sono lontani ricordi. Soprattutto in questo caso “l’a- bito fa il monaco (guerriero)”, perchè l’avversario sappia con chi si deve confrontare. Do per scontato che l’abbigliamento del “monaco”, in tutte queste manifestazioni, sia accessoriato dal fazzoletto rosa indossato tradizionalmente con grande orgoglio. Silvia Borghi Pensare a questo articolo è stato più facile che fare le valigie per le vacanze!!! Per ognuno di questi appuntamenti sfoggio un abbigliamento che ritengo più consono alla ricorrenza. Per la Festa Titolare adotto uno stile casual-sportivo, ma comun- re il “vestito della domenica” per onorare al meglio un appuntamento così bello e tradizionale. C’è solo un fondamentale e importantissimo particolare che unisce tutti e tre gli stili, questo è:... il fazzoletto del Montone. Grazia Burroni Considerando che io per indole non lascio niente al caso, nemmeno la scelta della carta igienica rispetto alle mutande del giorno, figuriamoci cosa posso fare quando mi trovo davanti all’appuntamento con la “storia”. Se qualcuno pensa che certi tipi di abbigliamento siano Sara Lachi Sabato della Festa Titolare, mattina della Tratta e Banchetto Annuale: lustrini, magliette sdrucite e occhiali da sole, ma sempre col fazzoleto al collo! que “a cipolla” per affrontare meglio gli “sbalzi di temperatura” della giornata... Il giorno della Tratta?... semplice! Apro il cassetto dei “capi da Palio” dove trovo canottiere, magliette, pantaloni ginnici, e le immancabili scarpe da ginnastica, insomma un abbigliamento da BATTAGLIA. Passati gli appuntamenti devastanti, arriviamo al Banchetto Annuale dover non può manca- studiati per pura scaramanzia, si pulisca il capo!... Il mio è uno studio estetico da MASTER ALLA BOCCONI, niente può essere lasciato al caso per il sabato della Giro o il banchetto annuale: in genere ho un pubblico “locale, solo leggermente allargato, quindi invece di 15 metri di chiffon opto per soli 3 o 4 metri di tulle. Contrariamente la mattina del 29 o del 13, quando il pubblico è delle “grandi occasioni”, stupisco la platea (comprensiva di vigili, mossiere, fantini e cavalli!) con trasparenze, scolli e abbinamenti di colore degni della copertina di Vogue. Non ci credete? ... via... va... è vent’anni che vi ci sciacquate la bocca!! Massimo Cappelli Per cosa faccia il monaco è meglio sorvolare. Conoscendo voi tutti come la penso sulla categoria. Il sabato del giro e i giorni del Palio è consigliabile 14 un abbigliamento “da battaglia”, che comunque non leda i minimi canoni del buon gusto. Ad esempio, se la natura, come nel mio caso, e non solo, è stata prodiga di kg e relativo adipe, sono da evitare abiti attillati onde provocare l’onco degli astanti. Le citte, che rientrano nei suddetti canoni, è bene vestano leggero, meglio niente. Per il banchetto va sfoderato il vestito bono, vedi gazzilloro rivestito, quindi giubba e pantaloni di fillolle. Le citte come sopra... P.S. Se sapevo scrive facevo il giornalista e non il guardiacaccia. Mi viene subito in mente cosa ho combinato la mattina della tratta di agosto quando in un secondo sono riuscita a cambiare il look di Caterina, versandole il mio Campari nei suoi pantaloni e nella sua maglietta bianca. Scuse a parte, il look “consigliato” per questa mattina è tutto ciò che viene ideato dalla fantasia dei contradaioli. Il sabato del giro, invece, consiglierei un abbigliamento “casual” ai giovani, mentre ai dirigenti e a tutti coloro che di solito vanno a ricevere la Signoria un po’ di eleganza non guasta, tutti col fazzoletto rosa al collo. Eleganza classica tipica infine per il banchetto. Prima vorrei sapere da quelli più vecchi che ci so’ già passati, come ci si veste per la Cena della Vittoria, perché quest’anno sto già mettendo i soldi da parte per comprarmi il LOOK adatto... Emiliano Mini Lunedì, sono fuori per lavoro. Mi squilla il cellulare, Cardinali Matteo. Mmmh strano, difficilmente chiama. Dimmi Matte? Mi devi fare un articolo per il giornalino. Scherzi ? Appena so scrivere il mio nome !? Casca la linea e non lo risento. Passano dei giorni, io me ne scordo e lui INCHIESTE Elisa Monaldi non mi richiama. Un sabato a cena nel Montone la Pavolini mi ricorda dell’articolo. Titolo: L’abbigliamento per la festa titolare, per la tratta e la cena della prova generale. Ok ci provo. Tanti sono i camuffamenti. Per la tratta quasi tutti rispolveriamo indumenti che ci ricordano momenti importanti, con il risultato di magliette di qualche misura più piccola, camicie sdrucite e pantaloni che stanno ritti da soli. Per la festa titolare oramai è corsa al fazzoletto più grande. Se ne vedono di tutti i tipi : piano piano qualcuno ci si mette una bandiera sulle spalle!!! Per la prova generale la sfilata di moda ha inizio: le citte sfoderano il meglio del meglio, pailettes, lustrini, e quasi tutte di nero, mentre i ragazzi , visti i presupposti di qualche gotto di troppo, è grassa se si fanno la doccia... e chi se la fa, si rimette i soliti panni !!!! (me compreso). Proposta: se si vince il Palio si va in su in costume da bagno. viva il Montone abbasso il Nicchio. Alessandra Mari Una delle domande più frequenti tra noi citte? “Ma te domani che ti metti? E se anche la risposta a volte é “boh, quel che trovo” per me, voglio essere sincera, non é mai del tutto vero!!!! Ci sono eventi in cui in pathos dell’indecisione mi porta a sostare ore davanti all’armadio con la tentazione di buttarmici dentro e uscire con quello che mi é caduto addosso, un esempio “serata festa titolare”... é bello essere i primi a rulla’ i tamburi, ma bisogna fa i conti con il tempo che può andare da 100 gradi a 0 in un nano secondo e io allora gioco la carta del vestito a cipolla, 16/17 strati di panni che verranno rimossi all’occorrenza: canotta salute, maglia maniche corte, maglia maniche lunghe, camicia, golfino giacchetto e a mali estremi piumino, scarpe comode possibilmente impermeabili e borsa tracolla... la notte é lunga. Un altro di questi momenti topici é il giorno della tratta, qui io vo sul sicuro: pantaloni al ginocchio con una decina di tasche gonfie di: chiavi motorino, soldi, sigarette, occhiali da sole che si arriva sempre troppo presto allo scoppio del sole... zuccheri e liquirizie per la pressione (sentire Clelia), poi canotta semplice, scarpe con 25 nodi alle stringhe (assolutamente vietati infradito, zoccoli o sandaletti) e niente borsa, il mio pensiero é uno solo... “ tante volte ci fosse da saltà”. Ma finalmente arriva il momento tanto atteso, un giorno uno solo in cui posso finalmente tirare fuori la signorina che é in me... il banchetto annuale... finalmente mi vesto da donna!!! E per l’occasione, il kit é da rinnovare: scarpette con tacco, tanto si cammina poco, borsetta piccola dove non c’entra niente ma fa elegante-chic, libero sfogo ai ninnoli e vestito che per rispetto al galateo chiamerò da cocktail. Senza dimenticare la messa in piega... del giorno prima. Una volta tanto guardarsi allo specchio e vedersi decentemente “trasformata” fa piacere... sopratutto se lo si fa al cospetto e per la contrada. Sicuramente l’abito non fa il monaco, anche se deve essere curato ed adeguato ad ogni situazione. Per esempio, l’appuntamento del Banchetto Annuale è una circostanza abbastanza formale e così vagli le varie ipotesi: pantalone nero classico e maglioncino, non troppo collegiale, jeans? Assolutamente fuori luogo; minigonna? Eh... poi ti rendi conto però che più che una minigonna è una microgonna, lascia stare vai! Allora vada per un vestitino nero classico sopra al ginocchio, però con un bello spacco o con delle trasparenze stile vedo non vedo che non guastano mai! La sera del sabato del giro richiede abiti da battaglia: jeans effetto seconda pelle, felpina firmata e sotto “toppino” da 15 d’agosto, perché tanto in serata ti prende caldo di sicuro! Ma il meglio lo raggiungi la mattina della Tratta: abbigliamento comodo così composto: vestitino di jeans a metà coscia, con tanto schiena “gnuda” e stivale stile texano... adatto, no? L’abito fa il monaco? No?!!? MENOMALE!! Giacomo Nerozzi Per la Festa Titolare preferisco sicuramente un abbigliamento sportivo: jeans, camicia, giacca o golf di cotone e fazzoletto al collo. Nei giorni del palio, la cosa più importante è stare comodo: pantaloni corti o jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, occhiali da sole 24 ore su 24 (l’unico vero problema è sopportare il Vullino che conta quante magliette mi cambio durante il giorno e critica perché secondo lui sono sempre troppe). Per il banchetto annuale, all’arrivo al ristorante riesco ad essere abbastanza tirato a lucido: vestito intero, giacca e cravatta, scarpa incerettata e capello ingelatinato. All’antipaso però la giacca si sfila, le maniche della camicia si arrotolano e il colletto si sbottona e se il pranzo è stato particolarmente alcolico la cravatta va a finire annodata intorno alla fronte... Paola Tommasi La nostra contrada è notoriamente una contrada di belle donne, quindi diventa molto semplice parlare di noi, e del nostro modo di... presentarci sia nelle occasioni più pesanti (cucina, pulizie,...) che in quelle più conviviali e “mondane “ (alla cena prova generale piuttosto che ai banchetti oppure in palco(!) per il palio!!) . Diamo sempre il meglio di noi con “sberluccichi” vari e tacchi alti; passiamo con facilità dal sacro al profano... in un nano secondo dal camicione monacale alla mini vertiginosa... ed è anche per questo nostro modo di fare “scena” che siamo FAMOSE e INVIDIATE per essere le MEGLIO CITTE DEI 17 RIONI !!!!... Sarà troppo??!! 15 Dario Neri, disegno per capostrada della Contrada di Valdimontone, Sede Museale Contrada di Valdimontone I LUOGHI E LA MENTE Finalmente ho compreso quali siano i reali valori della vita: il valore più alto fra tutti è l’Arte. Nulla può stargli a pari, nessun lavoro dà gioia quanto la pittura... ... Io non dipingo se non ho voglia estrema e se il soggetto non mi dà una emozione... In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena Anno XIV n. 2 CONTRADA Corone e coronarie Compagnia dei Ligrittieri G anzi! Siamo stati proprio ganzi. Permettetemelo, ma è la pura verità. Sto parlando di un gruppo meraviglioso che ad oggi ritengo insostituibile. Dallo scorso ottobre tutte le settimane ci ritrovavamo in Società (l’Oliviera era ormai diventata di nostra proprietà) a leggere copioni per trovare un testo fatto a pennello per noi. Dopo aver letto di tutto abbiamo preso una decisione: riportare a teatro una commedia fatta ben 11 anni fa con caratterizzazioni diverse, ma con la forte convinzione che il Montone sarebbe stato ancora una volta fiero di noi. Non posso non ricordare la caduta in montagna di MUI ricevuta con un sms così candido che avrei voluto romperle anche l’altro ginocchio, gli allenamenti del CECCA (“io il martedì e il giovedì non ci sono, vado a giocare...”), la puntualità e la precisione di SILVIA, ELENA che non riesce mai a trovare le scarpe (porta il 41), ELISA che non ho mai capito come mai da quattro anni dice continuamente “Non ce la faremo mai...” e poi si dimostra sempre superpreparata, GABRIELE e PAOLO verso i quali sono in credito di alcune ore di sonno, MICHEL che riesce sempre ad adattarsi a qualsiasi parte, TOMMASO e DANIELE che sono stati una vera e propria rivelazione, SANDRA che posso definire fantastica, CHIOTTINO con il quale le parole sono superflue... bastano i fatti, le suggeritrici (ELENA e ELISA) che forse dovremmo definirle mimi per come erano capaci e ROBERTA, ANDREA, YOGHI, MAURIZIO, CATERINA e CRISTIANA per me veri punti di riferimento senza i quali sarebbe inutile continuare. Mi auguro che tutto questo possa proseguire nel tempo con un regolare ricambio generazionale. In questo momento mi sento di dire una sola cosa: GRAZIE amici per il tempo passato insieme. Anagrafe Montonaiola Sono nati Matilde Ricci Irene Mugnaini Edoardo Civeli Francesco Moran Margherita Valeri Giulia Simonetti Sofia Ciarpi Filippo Oliboni Ci hanno lasciato Mario Masignani Luigi Bruttini Luciano Ciapi Silvana Tinacci Periodico Trimestrale della CONTRADA DI VALDIMONTONE Anno XIV - n. 2 Giugno 2007 Autorizz. del Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993 Spedizione in A.P. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Siena. Direttore responsabile: Fabio Fineschi Redazione giornalino: Raffaele Semplici e Simone Stanghellini (coordinamento), Michele Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti, Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro Gorelli, Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi, Caterina Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo Rossi, Davide Rustioni, Nicola Sodi. Collaborazioni: Roberto Alzati, Alessandro Barbetti, Massimo Barbetti, Federico Betti, Simone Bicchi, Stefano Cannoni, Rudi Castagnini, Vincenzo Castelli, Maestri dei Novizi, Alessandro Monciatti, Franco Morandi, Anna Nucci, Giovannella Pacini, Serena Parrini, Emanuele Pomponi, Sergio Profeti, Claudio Regoli, Guido Semplici, Simone Turchi, Marco Valentini. Immagini: Mauro Agnesoni, Luisa Cartocci, Luigi Farnetani, Mauro Guerrini, Luca Giannetti, Luca Lozzi, Giuseppe Pirastru, Archivio Contrada di Valdimontone. Impaginazione: Master Digital. Stampa: Industria Grafica Pistolesi. Il 17 giugno si è svolta la Rassegna dei cori senesi nella Contrada della Giraffa alla quale hanno partecipato i nostri piccoli Montonaioli, diretti da Luca Bogi. Polvere di notizie La TUA Tessera del Protettorato 2008 Quale immagine o foto vorreste vedere nella Tessera del protettorato del prossimo anno? Come già anticipato in altre occasioni, è arrivato il vostro turno! Entro il 30 Settembre 2007, inviateci i vostri suggerimenti, disegni o foto digitali ad alta definizione (formato jpg) e quella ritenuta più adatta sarà scelta per essere riprodotta sul fronte della Tessera del 2008. Potete spedire il materiale all’indirizzo postale della Contrada (Contrada di Valdimontone, Via dei Servi 16) oppure inviarlo all’indirizzo e-mail: [email protected] o consegnarlo a mano agli addetti al Protettorato (Marcello Baglioni, Marco Coppi, Marco Lenzi); in ogni caso, ricordatevi di specificare il vostro nome e cognome perché non saranno accettate buste o files anonimi. Buon lavoro! A carta di caramella La Confraternita di Santa Caterina a Roma ci restituisce una bandiera di seta in cambio di una bandiera stampata. Tale bandiera comunemente definita “a carta di caramella”, dopo i restauri necessari andrà ad aggiungersi ad un’altra bandiera identica già in nostro possesso formando la classica coppia. Commissioni di lavoro In assemblea generale sono state nominate le seguenti commissioni di lavoro: Commissione per la gestione dei palchi anno 2007: Yuri Barbieri, Gabriele Bossi, Luca Braccini, Daniele Ciabatti, Mattia Ermini, Samuele Feroci, Alessandro Gesualdo, Francesco Gorelli, Gabriele Mini, Alessandro Pandolfi, Carlo Regina, Guido Rubbioli, Geri Tozzi, Jacopo Bruni. Commissione per la cena della prova generale del palio di luglio 2007: Emanuela Baldani, Daniele Barbetti, Roberta Nepi, Lucio Viligiardi, Graziella Rossi, Simonetta Petreni, Marco Cappelli, Roberto Buccianti, Simona Gorelli, Giuseppe Madoni, Giorgio Mulinacci, Simone Nucci. Consorzio Tutela del Palio di Siena Con il rinnovo del Consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela del Palio di Siena il nostro Priore, Prof.ssa Anna Carli, è stata nominata tra i consiglieri ed all’interno della commissione Area Immagine. 2 PALIO La parola al Capitano a cura della redazione Fare il Capitano logora? Sicuramente è impegnativo; riuscire a conciliare famiglia, lavoro, vita privata talvolta è un’impresa, le soddisfazioni sono però così grandi che compensano i sacrifici fatti, per cui direi che impegna molto ma ancora non logora... cerca in quei giorni di vivere emozioni che ti uniscono con gli altri, vivere il Palio con quel senso di appartenenza che ti fa fare cose altrimenti impensabili. Il Palio fa vivere emozioni vere, odori, suoni, immagini che ti riportano all’infanzia ed alla rivisitazione ininterrotta della nostra cultura e storia contradaiola. Fino a che punto l’essere Capitano influisce sul modo di vivere del prescelto? L’influenza è grande, per me è stato necessario cambiare molte cose nella mia programmazione professionale e personale, cambiano le priorità si aggiungono impegni inderogabili, incontri con fantini e contrade, presenza a riunioni dei capitani, presenza alle corse in provincia, impegni di rappresentanza, i seggi le assemblee, l’accoglienza alle consorelle durante il loro giro, la presenza agli eventi organizzati dalla società, tanti impegni che mutano radicalmente il tuo modo di vivere sebbene si possa contare sul fattivo aiuto dei mangini. Le ferie per esempio sono condizionate dal fatto di correre o meno e per decidere se e dove andare è necessario aspettare le estrazioni, a lavoro capita spesso di dover assentarsi da impegni importanti, per me sono stati dei grossi cambiamenti. Il termine senesità è troppo spesso usato ed abusato; secondo te qual è il corretto modo di intenderlo? Siena è una città dalla grande storia, una storia che ci rende orgogliosi di essere senesi, è importante salvaguardare i valori che ci sono stati tramandati. Non dobbiamo però rimanerci imprigionati, dobbiamo andare avanti orgogliosi delle nostre tradizioni, ma cercando, allo stesso tempo di arricchire la nostra unicità. Qual è il tuo pensiero sulla giustizia paliesca? È un argomento delicato e complesso, credo che debba garantire a tutte le contrade un’omogeneità di trattamento, sicuramente non è un compito facile amministrarla ed applicarla oggettivamente alle tante situazioni, più o meno simili, ma in condizioni diverse, che via via si presentano. Come sono i rapporti con l’avversaria? Sono dei rapporti di rispetto reciproco, devo dire che non ho mai avuto problemi con la dirigenza avversaria i nostri ruoli sono chiarissimi, facciamo gli uni contro gli altri ma con rispetto, e credo di dover continuare su questa strada. Cambiamenti nello staff: quali sono le doti che ti hanno indirizzato a scegliere i tuoi collaboratori? Come detto prima, il Palio prende una fetta consistente della vita di un capitano, diventa quindi fondamentale vivere quei momenti con persone di cui conosci pregi e difetti e con cui hai un affiatamento collaudato dalla conoscenza personale. È importante che il gruppo sia affiatato, che le persone stiano volentieri insieme e che siano motivate ed entusiaste nello svolgere le loro competenze. Gli impegni e le attività di uno staff sono molte e di vario genere, cosi le cose filano via lisce ci sono pochi intoppi e se ci sono ci si parla ci si guarda negli Pensi che il Palio attuale abbia bisogno di un aggiustamento o di una revisione del regolamento? Io ritengo che il regolamento vada bene cosi come è, credo che chi l’ha scritto, abbia fatto un lavoro certosino nel prevedere tutte le situazioni presenti, ritengo quindi che si debba solo cercare di applicarlo senza troppe interpretazioni. Qual è il rapporto tra il Palio, la città ed il mondo esterno, anche alla luce del mezzo televisivo? Bella domanda, con i cambiamenti della società e lo spopolamento del centro storico la contrada e la sua funzione stanno cambiando ed il Palio sta diventando sempre di più il cuore della vita contradaiola. La frequenza nelle Società, d’inverno, è solo una modesta percentuale di quella nei giorni del palio che è diventato un evento non solo per Siena. La televisione diffonde all’esterno un’immagine che rappresenta solo un piccolo frammento e a volte distorto dell’intera realtà credo che stiamo vivendo un momento importante e difficile per la storia delle contrade e del Palio. Sono comunque fiducioso nel fatto che le contrade ed il Palio sono sempre riusciti ad evolversi e svilupparsi parimenti al progredire dei tempi ed ai cambiamenti della società; lo faremo anche questa volta. Il Palio può essere una riscoperta delle nostre radici? Può esserlo se riusciamo a viverlo con il giusto spirito e a dargli il giusto significato, se ognuno 3 PALIO occhi e si cerca insieme una soluzione. Il capitano deve rispondere sempre e comunque in prima persona, alla contrada che lo ha eletto, che è giudice del suo lavoro. Per questo deve essere messo in condizioni di svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi secondo i propri criteri e priorità. Qual è il tuo pensiero sul protocollo e quali criteri ti guidano nella scelta dei 10 cavalli? Credo che lo sforzo di tutta la macchina sia enorme e sicuramente ci sono molti aspetti positivi. Mi auspico che andando avanti si premi sempre di più la ricerca di qualità in modo che il numero di cavalli sui quali i capitani si trovano a scegliere la mattina della tratta aumenti ulteriormente e sia composto da soggetti con buone caratteristiche per la Piazza. È chiaro che nella scelta dei cavalli i criteri siano di carattere tecnico e di carattere politico. Uno sguardo al futuro: quali sono, a tuo avviso, le priorità più urgenti per il Montone? Vincere il Palio! Se potessi tornare indietro faresti tutto ciò che hai fatto o cambieresti qualcosa? Domanda da un milione di dollari. Anzi oggi è più giusto dire di euro!! In tutte le decisioni che ho preso ho valutato a fondo i vari dettagli e ho deciso secondo il mio modo di essere cercando in quel momento la migliore soluzione per il Montone. Molte volte le decisioni hanno prodotto risultati positivi altre volte un po’ meno, non credo nell’infallibilità, ma credo che il risultato finale si ottenga dal numero di decisioni positive rispetto alle altre. Per il momento, nel bilancio che faccio, sono maggiori quelle positive cercando di fare comunque tesoro anche delle altre. Come valuti l’estrazione? Un’opportunità per esserci e per dimostrare a tutti che cosa è oggi il Montone. 4 Due chiacchiere due col veterinario a cura della redazione Avvicinarsi al Palio e conoscerne le complesse dinamiche non è facile, soprattutto per i non senesi. Come è nato in te l’interesse per la nostra corsa anche sul piano professionale e quali sono stati i tuoi primi approcci? L’entusiasmo della gente e la voglia di ottenere nuove vittorie. I primi approcci sono stati cauti e di studio per capire l’ambiente. Nel 2005, con Alesandra, il tuo esordio nella stalla del Montone. Quali sono le tue impressioni ed i tuoi ricordi ? Un esordio, come detto, di studio; la naturale esigenza di affinare la collaborazione con un gruppo nuovo in tutti i sensi. Il ricordo di un buon lavoro fatto con entusiasmo ed utile per il futuro. È indubbio che il ruolo del veterinario assuma particolare rilievo i giorni del Palio ed influenza non poco anche l’esito della corsa, come pensi debba essere interpretata questa figura ? È un ruolo particolare, ma di piena integrazione col gruppo, ti deve mettere a tuo agio per poter lavorare al meglio e deve dare tran- quillità, fiducia a tutti e la consapevolezza d’avere fatto tutto e più di tutto per arrivare alla vittoria. Quali sono le principali differenze che hai trovato fra i cavalli con i quali lavori normalmente e quelli da Piazza ? Nessuna differenza tra i cavalli, la differenza sta nel capire come effettivamente il cavallo era gestito in precedenza da chi si occupava di lui. Attualmente l’orientamento nella scelta dei cavalli da Piazza è per il fondo arabo, qual è la tua opinione in proposito ? Scelta valida se sinonimo di maneggevolezza e solidità di appiombi. Quali altri accorgimenti potrebbero, a tuo parere, essere adottati per rendere sempre più sicura la corsa del Palio ? Allenamento, cavalcabilità dei soggetti, professionalità dei fantini e buona cura del terreno. TEMPI MODERNI L’era della specializzazione Alessandro Cartocci l cavallo è un animale affascinante, forse lo è per le sue contraddizioni. È forte e potente, ma non trae coraggio dalla sua imponenza; nato per trascorrere le proprie giornate a ruminare nelle verdi praterie si è evoluto fino ad impersonare l’emblema delle corse. Anche l’uomo come il cavallo, è pieno di contraddizioni, si autodefinisce l’animale più intelligente della terra, ma della I è dovuto specializzare. I cavalli di oggi non possono permettersi di andare a dritto a San Martino come faceva il mitico Pitagora, splendido roano che ad ogni Palio corso addrizzava l’insidiosa curva ed al Palio successivo veniva accolto con gioia dai contradaioli a cui andava in sorte, affezionati a lui ed ai suoi capricci, era il Palio dei sentimenti non dell’asettica specializzazione. Oggi i cavalli fanno le elementari a Monteroni, le medie a Mociano e vanno alle superiori a Monticiano. Prima di andare all’Università del Palio devono imparare a dove mettere i piedi, a come stare al canape, non devono tenere il capo troppo basso né troppo alto, devono guardare a destra quando girano, possono nitrire ma sottovoce. Ed i componenti degli Staff? Il primo atto dovuto ad elezione avvenuta è l’abbonamento a “Cavallo Magazine”, “Il Cavallo”, “Tutto sul mezzosanguearaboinglesemaremmano” che ovviamente non si fanno inviare a casa ma ritirano in edicola e mostrano orgogliosamente per il Corso ed in Contrada. E così nelle varie piste della provincia trovi: impiegati, illustri medici, ingegneri, negozianti, ecc., che fino all’anno prima trascorrevano il fine settimana placidamente nel divano di casa, a contemplare, con aria accigliata, il cavallo come se fos- sero al cospetto di un Rembrandt e li senti dire frasi come “quest’anno è brutto, rispetto all’anno scorso è perlomeno 5 chili meno” oppure “guarda Gennergentu di Gallura proprio non stende, per me è colpa della sobbattitura che ha preso tre mesi fa”. Ma poi c’è chi veramente di cavalli se ne intende e parlo dei fantini e dei cavallai, di coloro che per lavoro o per passione sono sempre a contatto con il mondo equino. I cavallai sanno tutto su tutti i cavalli; madre, padre, fratelli, chi è il proprietario, dove viene comprato il fieno ed il nome dell’agricoltore che lo produce. A loro basta un’occhiata per inquadrare pregi e difetti di un cavallo, lo si capisce subito quando tornano dalla Sardegna con l’ultimo fenomeno appena comprato. Sicuramente qualche allevatore sardo è riuscito a vendere anche qualche pecora, certo ha dovuto lavorarci un po’, tosare l’animale a pelo corto, applicare l’extension a coda e collo e scrivere sul box “puledro figlio di Bombolino”. A questo punto mi devo scusare con un’altra componente importante dell’ambiente delle corse in provincia e che sicuramente meriterebbe maggiore attenzione: mi riferisco al gentil sesso, ma lo spazio a mia disposizione è abbondantemente terminato e a malincuore devo chiudere e salutare. saggezza non fa certo largo uso. A me viene da pensare ad un contadino di inizio ‘900 che lavorava il proprio campo con l’aratro trainato da buoi e spargeva le sementa a mano; immagino che il suo sogno fosse avere un trattore, la mietitrebbia e tutto quanto ancora non inventato, e la mattina invece di alzarsi al sorgere del sole restare a letto con la sua Nella per regalare Tredicino ai suoi già 12 figli. Troppo saggio, l’uomo ha preferito utilizzare le sue straordinarie scoperte non per lavorare meno ma per lavorare di più, per lavorare meglio e con maggiore precisione, tutto deve essere corretto, esatto, millimetrico, macchine con ABS, VHS, satellitare, lettore DVD e seggiolini in pelle, freddi d’inverno e caldi d’estate; televisori al plasma super piatti dai colori smaglianti e dalla definizione perfetta. Siamo nell’era della specializzazione! Come poteva il cavallo da Palio essere immune al corso degli eventi, anch’esso si 5 RICORDI Grazie Leonardo Stefano Cannoni l mio primo ricordo di Leonardo Viti, detto Canapino, è quando venne a montare Rimini, nel Palio dell’Assunta del 1975. Capitano il Sor’Ezio, barbaresco Bruno Dragoni, io e altri lo aiutavamo, ero il “ragazzo di stalla” avevo appena 20 anni. Dati tutti questi fatti la mia memoria è lucida e viva, perché per la prima volta mi trovavo a contatto con quel mondo che sempre ha destato in me vivo interesse. Ci toccò in sorte Rimini, bel cavallo ma che non aveva mai vinto, della scuderia Bernardoni - Muzzi, allenato proprio da Canapino. L’accoppiata da battere era Panezio e Aceto nella Chiocciola. La nostra monta era senza dubbio prestigiosa, poiché il fantino andava per la maggiore. Il giorno del Palio ero in terrazza alla Mossa, il ricordo è traumatico perché da quella posizione non si vedeva lo spicchio della curva del Casato, al terzo giro vidi entrare primo il Montone ma uscire prima la Chiocciola che andò a vincere il Palio. Corsi subito in Contrada, dove appresi gli spiacevoli fatti successi sul tufo, alcuni dei I 6 nostri contradaioli avevano subito l’aggressione di quelli del Bruco, che picchiarono Canapino, e non solo, fino a mandarlo all’ospedale. L’amore, il rapporto con quest’uomo nacque da quest’episodio, all’ospedale ci alternammo tutta la notte per fargli compagnia. Nella sua scuderia, nella quale andavo quasi tutti i giorni, potei apprezzare il lavoro che veniva fatto per preparare i cavalli alla Piazza e stare a contatto con un ambiente che sempre mi ha trasmesso forti emozioni. Facevo anche lì il ragazzo di stalla, non potevo certo montare, con lui si allenavano giovani allievi come Elio Tordini (Liscio), Camillo Pinelli (Spillo), Damiano Aniello (Damasco). Canapino divenne per me un punto fermo, emanava un fascino particolare, anche se era molto diverso dai suoi colleghi di ieri e ancor più da quelli d’oggi. Ha corso in Piazza con i più grandi fantini quali: Rondone, Canapetta, Bazza, Tristezza, Ciancone e Aceto, non era certo facile affermarsi, la concorrenza era dura. Aveva mestiere, era coraggioso, aveva un gran fisico e buonissime mani, ma un carattere che non lo ha aiutato. Gran preparatore di cavalli da Piazza, riusciva ad instaurarci un feeling particolare, sicuramente amava e se la diceva più con le bestie che con gli umani. Le uscite sulle Crete e sull’asfalto, le salite e le discese, erano gli allenamenti abituali per lui e per gli animali ai quali cercava di costruire sia il fisico che la testa, perché per un cavallo da Palio sono due cose primarie. Ciò che sapeva fare si è visto con Panezio, il suo gioiello, che lui ha potuto montare una sola volta. Tutto girava intorno alla scuderia di Canapino, dove io mi dilettavo a fare le paglie, a passeggiare i cavalli, non mi era certo dato il lusso di interloquire sulle cose di Palio, ma mi bastava respirare quel clima, ascoltare e fare pratica, perché grande era il mio interesse. Lo seguii anche in provincia, a Legnano, tutto ciò oltre al mio piacere, lo facevo perché chiestomi dai dirigenti del Montone. Era un Palio diverso, dove un fantino come lui s’impegnava a fare il gioco della Contrada in cui montava, come far perdere l’avversaria o far rientrare la dirigenza delle spese, vorrei ricordare che allora i soldi venivano spesi dalle dirigenze. Personaggio molto diretto e scontroso. Viveva il Palio in maniera viscerale, era uomo di grandi passioni e grande amore per il suo lavoro, forse non ha raccolto i frutti che meritava, lui incolpava la sfortuna, si è infortunato, ne ha buscate ed è stato dimenticato. Negli ultimi anni non veniva in Piazza perché “ci stava male”. Era più un passionale che un professionista come possiamo intendere e vedere oggi. Oggi quale fantino oltre a montare non segue una dieta, non va in palestra, lui no a quel tempo questo non era pensabile ci si allenava a cavallo e stop. L’ultima volta che l’ho incontrato fu nel 2004 in Tartuca, io mangino, lui a salutare la Contrada per cui aveva vinto un Palio e dove sicuramente aveva conservato degli amici. Grazie Leonardo. DOMENICA IN ALBIS L’arcivescovo che ha amato Siena Michele Santillo onsignor Castellano era nato ad Imperia il 22 settembre del 1913. Nel 1936 si laureò in Giurisprudenza e nel 1937 entrò nell’Ordine dei Domenicani. Si laureò anche in Diritto canonico presso l’Università San Tommaso d’Aquino a Roma dove insegnò fino al 1954. Il 18 novembre di quello stesso anno fu nominato Vescovo di Volterra e assistente ecclesiastico nazionale di Azione Cattolica, durante questo periodo, “uno dei più intensi della mia vita” ebbe a dire più volte, si recava a Roma due volte a settimana, nel 1956 lasciò Volterra per ricoprire un incarico più leggero, essendo nominato Vescovo di Colosse. Nel 1961, dopo due trienni come assistente di Azione Cattolica, fu nominato Arcivescovo di Siena, esattamente il 15 agosto 1961 nel giorno della festa di Santa Maria Assunta. Essendo domenicano, già conosceva Santa Caterina, ma i suoi studi sulla Santa lo spronarono ad adoperarsi affinché Ella fosse proclamata Dottore della Chiesa e ciò avvenne il 4 ottobre del 1970 per volontà di Papa Paolo VI. Quella fu l’oc- M casione per fondare l’Associazione ecumenica dei Caterinati, che nasceva dalle ceneri dell’Antica Confraternita di Santa Caterina in Fontebranda e che raccoglieva e raccoglie tutt’oggi i figli spirituali della Mantellata senese d’Italia e del mondo. Ricordiamo che detta Associazione, dal 15 agosto 1992 divenne Associazione Internazionale dei Caterinati. Monsignor Castellano dal 1970 iniziò a lavorare affinché Santa Caterina fosse proclamata Patrona d’Europa, cosa che avvenne il 1 ottobre 1999. Al compimento dei 75 anni dovette dare le dimissioni da Arcivescovo di Siena e gli succedette monsignor Gaetano Bonicelli, esattamente il 13 gennaio del 1990. Da quando lasciò l’incarico di Arcivescovo di Siena, è sempre vissuto nel palazzo Venturi Gallerani, dove finché ha potuto, ha celebrato la Santa Messa. Con monsignor Castellano se ne va un pezzo di Siena, di una Siena che non esiste più. Ci lascia in eredità una grande lezione di fede, ma anche di comportamento. Di seguito pubblichiamo il suo testamento spirituale. S ono ormai trascorsi dieci anni da quando non sono più il vostro Vescovo ed ho continuato a volervi bene ed a pregare per Voi. Anche voi avete continuato a ricordarvi di me e ad amarmi. Ve ne sono grato e vi chiedo di ricordarmi anche quando non sarò più tra voi. Durante il mio lungo episcopato senese ho sempre cercato di aiutarvi, di incoraggiarvi, di esservi vicino con i fatti e non solo a parole. Ho cercato di mettere in evidenza la componente religiosa delle Contrade e del Palio. L’inizio dell’Anno contradaiolo, la Messa del Fantino, hanno visto la piena e convinta collaborazione e rimangono a testimoniare l’anima cristiana delle Contrade. E Maria SS.ma sia sempre la Regina di Siena, alla quale si rende omaggio col Palio. Ma - e questo vorrei raccomandarvi caldamente perché vi amo - evitate le eccessive violenze che finirebbero tra l’altro a far morire le contrade. C’è posto per una sana rivalità ma a Maria SS.ma non piace che si vada oltre. So che mi comprendete e mi scusate per questo richiamo. Vi benedico di tutto cuore e vi aspetto nella patria del Cielo ove si corre per sempre il Palio in onore di SS.ma Regina del Cielo e della Terra, con Gesù suo amatissimo Figlio Divino. Siena, 7 giugno 1999 + Mario Jsmaele Castellano, Arcivescovo Emerito di Siena Alcune immagini del rientro in Contrada dell’Immagine della Madonna del Buon Consiglio al termine dell’Ottavario della Domenica in Albis. In alto, l’immagine custodita nel Convento di San Girolamo prima della processione che l’ha riaccompagnata all’Oratorio della Santissima. Sotto, il Solenne Triduo di preparazione con l’immagine della Madonna 7 FESTA TITOLARE F a c c e d a g i r o 8 PALIO DEI RAGAZZI E ora tocca ai grandi! Maestri dei Novizi entro il chiostro dei Frati rumori ovattati che filtrano dall’esterno danno la sensazione di essere veramente all’interno dell’Entrone. I cittini nei giubbetti delle proprie contrade forse provano le stesse emozioni dei fantini che si apprestano a salire a cavallo la sera del Palio. Ogni Maestro dei Novizi si sente barbaresco, capitano o mangino. Luisa rompe gli indugi e con fare furtivo si avvicina a Lorenzo e Duccio per le ultime raccomandazioni. Francesca subito interviene e sistema con cura le maniche troppo lunghe dei giubbetti e mette in bella mostra le spennacchiere. “O cittini, io voglio vince, ci siamo capiti, vero?”, tuona molto garbatamente Ilaria. Con il D passare dei minuti il brusio iniziale si trasforma in un caos di voci che cercano di sovrapporsi fino a che una più imperiosa zittisce tutti. Laura con volto stranamente serio impone: “Tutti a cavallo!”. Immediatamente si corregge: “Se siete tutti pronti, andiamo!”. Con la marcia del Palio che invade via dei Servi, per Simone è impossibile non emulare le gesta del primogenito di casa Madoni e anche senza il cappello d’ordinanza accompagna i bambini, mutati in tutto e per tutto in veri cavalli e fantini, nel consueto giro di pista. C’è chi tenta un’impari lotta con lo zucchino che inesorabilmente scende sugli occhi, chi sommerso dal giubbetto troppo lungo cerca di non caderci sopra, ma quelli che danno più soddisfazione sono i cittini che si danno uno sculaccione come per incitare il destriero che si nasconde dentro di loro. Cala il silenzio e mentre le 17 contrade fanno il tondino, il mossiere chiama l’ordine al canape. L’emozione sale anche per chi ha un cuore di pietra. Uno ad uno i cittini si accalcano tra i due canapi, si spingono, cercano di farsi spazio, non c’è più tempo. Partiti e via tutti con il cuore in gola sospinti da mamme, babbi, nonne, nonni e da tutti quelli che sono assiepati lungo lo steccato. Spariscono dietro l’angolo che porta in via delle Cantine e poi un’attesa forse più lunga di quanto sia in realtà. Chi vince vince, non ha importanza, ma questa volta ha vinto il Montone e come dice Ilaria è meglio quando si vince noi di quando vincono gli altri. Dopo il Minimasgalano e il Palio dei Cittini crediamo che sia venuto il momento che anche i grandi si adoperino per tenere alto il nome del Montone. 9 CONTRADA Il mondo delle Contrade e il fisco Emanuele Pomponi ulla di più difficile che parlare di “fisco”; immaginarsi poi dover parlare del rapporto fra il fisco ed il mondo delle Contrade del Palio di Siena che sono nate parecchi secoli prima della riforma tributaria e che sono vissute per tanto tempo grazie all’applicazione sia di regole scritte e non scritte tramandate di generazione in generazione che hanno contribuito alla conservazione di tanti segreti che hanno consentito lo sviluppo dell’immaginazione e della passione collettiva. I tempi sono cambiati e dopo aver creduto di poter continuare a “scherzare con il fisco” tutto d’un tratto, nel marzo del 2004, ci siamo resi conto che la pacchia stava finendo: dovevamo cominciare a dialogare con la Guardia di Finanza e con l’Agenzia delle Entrate e che il tempo del “a Siena si fa come ci pare” era N 10 ormai finito. Ora, mi è stato chiesto di provare, con semplicità, ad avvicinare i contradaioli al problema fisco-contrade; ho accolto l’invito perché mi è sembrata una buona occasione per dare il mio modesto contributo a far conoscere il problema, sviluppatosi per tre anni di battaglie quasi quotidiane, in modo da poterlo affrontare con maggiore consapevolezza. Noi tutti sappiamo che l’attività delle Contrade e delle loro Società è senza fine di lucro: nessun contradaiolo si è arricchito con la propria contrada; anzi, è più facile che abbia speso pagando il Protettorato, la tessera di Società, la sottoscrizione per il Palio, il mattone per l’acquisto o la ristrutturazione dei Locali e così via; tutto questo lo sanno anche i Funzionari della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate ma ciò non- ostante, applicando la normativa fiscale vigente la quale non è stata certamente scritta pensando alle Contrade di Siena, nell’esercizio del loro lavoro, devono verificare la correttezza dell’operato delle Contrade stesse. Sintetizzando, le principali criticità sono tre: le Contrade e le Società di Contrada devono pagare le imposte dirette? le Società di Contrada sono tenute ad avere una contabilità fiscalmente corretta, a dover registrare tutti i costi ed i ricavi, a versare l’imposta IVA se risulta dovuta? le Contrade devono operare la ritenuta d’acconto sulle somme riscosse dai fantini? Alla prima domanda, la risposta spontanea di un contradaiolo sarebbe senz’altro un NO secco perché sembrerebbe ingiusto che le Contrade e le loro Società dovessero pagare delle imposte su un presunto reddito che comunque viene utilizzato per il recupero del patrimonio storico e culturale della città e per favorire l’aggregazione fra i cittadini e consolidare il primato della nostra città come la più vivibile d’Italia. Eppure, per la normativa fiscale vigente, sembrerebbe normale che le Contrade dovessero pagare le imposte dirette sui redditi fondiari (quelli figurativi prodotti dagli immobili o provenienti dagli affitti) e che debbano tenere una contabilità analitica e pagare le imposte sugli eventuali redditi provenienti dallo svolgimento di attività che per la loro natura sono qualificate “commerciali”. Altrettanto, sembra normale che le Società di Contrada dovessero pagare le imposte dirette sui presunti red- diti che producono se non si tiene conto che le loro attività sono senza fine di lucro e che gli eventuali proventi vengono comunque reinvestiti in attività sociali, per fini culturali, di assistenza e di beneficenza. Allo stato, - le Contrade sono qualificate come “Enti non commerciali” e pagano le imposte dirette solo sui redditi fondiari nella misura ridotta al 50% grazie alle sentenze della Suprema Corte di Cassazione del 2001 e del 2002 che hanno riconosciuto sia la personalità giuridica per antico possesso di stato (risalente a prima dell’Unità d’Italia) che i fini istituzionali perseguiti; - le Società di Contrada sono qualificate “associazioni senza fini di lucro”, sono affiliate ad un ente nazionale di promozione e cultura, non pagano le imposte dirette sui proventi dell’attività svolta nei confronti dei propri soci-contradaioli. Nel prossimo futuro, nel caso che il comma 185 dell’art. 1 della Finanziaria 2007 (conosciuto come Legge Salva-Contrade) dovesse trovare effettiva applicazione nei confronti delle Contrade e delle Società di Contrade, entrambe sarebbero completamente escluse dal pagamento delle imposte dirette perché una legge dello Stato verrebbe a riconoscere, espressamente, la loro importanza nella valorizzazione del patrimonio storico, culturale e tradizionale della comunità cittadina. La risposta alla seconda domanda è ancora più difficile. Di per sé, sia le Contrade che le Società di Contrada, nel modo più democratico che esista, “rendono il conto” ai contradaioli in relazione ad ogni attività CONTRADA che viene da loro svolta: dalla Festa Titolare a quelle organizzate per i Piccoli e così via. Ma le Contrade e le Società di Contrada potrebbero mai essere assimilate ad una vera e propria società commerciale che ha i suoi amministratori, una contabilità puntuale, analitica e quotidiana? Chi, coscientemente, si assumerebbe mai l’onere di rappresentare le Contrade e le Società di Contrada con il rischio di dover poi rispondere, anche personalmente, di eventuali inadempimenti burocratici? Una cosa è essere consapevoli che il motore del successo delle Contrade e della loro esistenza nei secoli sta nel volontariato e nella partecipazione diffusa, nella fiducia reciproca, nella convinzione che ognuno opera comunque in buona fede esclusivamente per il raggiungimento degli stessi obiettivi - la gloria della propria Contrada ed il benessere della città di Siena -, altra cosa .è dover rispondere con il proprio patrimonio personale di eventuali errori od omissioni anche se solo formali di un ente senza fini di lucro dal quale non si percepisce alcun compenso per l’attività prestata. Allo stato, né le Contrade né le Società di Contrada sono tenute alla redazione di una contabilità “ufficiale” da un punto di vista fiscale; ciò nonostante, le Società di Contrada, solo con riguardo alla eventuale attività fiscalmente qualificata come “commerciale”, se svolta nei confronti di NON soci-contradaioli, effettuano il pagamento delle imposte dirette in modo forfetario e dell’IVA in misura ridotta alla metà, così come previsto dalla Legge 398/1991. Anche con l’approvazione della Legge Salva-Contrade, l’attuale situazione non dovrebbe subire particolari modifiche. Una risposta assoluta alla terza domanda è veramente impossibile. Il recente contenzioso svoltosi davanti alla Commissione Tributaria Provinciale di Siena non ha completamente accolto, in diritto, le tesi sostenute dalle Contrade e tantomeno ha aderito alle richieste di pagamento di imposte e sanzioni avanzate dagli Uffici accertatori nei confronti delle Contrade. Si è discusso, - in primo luogo, se il Capitano quando paga il fantino lo faccia in nome e per conto della propria Contrada oppure quale persona fisica che sta cercando di svolgere un ruolo che è quello di predisporre le condizioni perché la propria Contrada ben figuri nella corsa del Palio cercando la vittoria o cercando di impedire la vittoria dell’avversaria, - in secondo luogo, se il Capitano quando paga il fantino lo faccia con i denari della Contrada o con il fondo-palio costituito dalle somme raccolte spontaneamente fra i contradaioli, - in terzo luogo, se il fantino riceva somme di denaro a fronte di una prestazione professionale (l’attività di fantino in relazione alla corsa vera e propria) oppure le riceva a fronte di un obbligo di fare o di non fare (per non correre in un altra Contrada, per ostacolare la Contrada avversaria, per non correre in nessuna Contrada, ecc.). Indipendentemente dalla soluzione giuridica alle predette problematiche, sarebbe opportuno che tutti (dai contradaioli, ai fantini, per giungere ai Governanti) capissero che la soluzione del problema non può prescindere dalla consapevolezza di due principi fondamentali: a) i fantini sono tenuti a dichiarare all’Erario le somme che riscuotono e devono pagare le imposte da loro dovute e ciò anche se le Contrade non sono “sostituti d’imposta” e quindi non operano la ritenuta d’acconto e non presentano all’Agenzia delle Entrate il modello 770 con l’indicazione di tutti i fantini che hanno da loro ricevuto denaro per le ragioni più diverse; b) le Contrade non avrebbero più ragione di esistere se venissero meno i “segreti del palio” che sono quelli che hanno consentito, nel tempo, lo sviluppo dell’immaginazione dei contradaioli, il permanere della loro passione collettiva, la possibilità di parlare e discutere per un inverno intero solamente sulla base di congetture e di “sentito dire”; tutto ciò non avverrebbe più se nel mese di ottobre dell’anno successivo fosse possibile, digitando un tasto nel computer dell’Agenzia delle Entrate, sapere a quale fantino e per quale somma ciascuna Contrada ha effettuato un pagamento. Nel caso che il decreto ministeriale attuativo del comma 185 dell’art. 1 della Finanziaria 2007 (Legge Salva-Contrade) potesse applicarsi ai Capitani delle Contrade e conseguentemente alle Contrade stesse si sarebbe garantito l’inviolabilità dei “segreti del palio” senza con ciò impedire all’Amministrazione Finanziaria di svolgere il proprio lavoro di accertamento e di recupero dell’evasione nei confronti di quei fantini che non dovessero dichiarare al fisco le somme effettivamente percepite nell’esercizio delle loro attività professionali. E se la Legge Salva-Contrade non dovesse trovare l’applicazione auspicata? Dovremo continuare a combattere, uniti, avverso qualsiasi interpretazione legislativa che possa pregiudicare la tradizione di Siena, a difesa delle Contrade, delle Società di Contrada, del Palio ma soprattutto a difesa della nostra città che, anche grazie alle Contrade, alle loro Società, al Palio, è ancora unica, vivibile e meravigliosa. 11 ARCHIVIO Gira la fiasca, scrivi la busta... Alessandro Monciatti l 5 febbraio 1949 il Consiglio Comunale approva un nuovo Regolamento del Palio abrogando quello in vigore dal 1906 e, l’anno successivo, nel 1950, viene stabilito che l’ordine d’ingresso dei cavalli ai canapi in occasione della corsa del Palio doveva essere determinato tramite un “sorteggio”. Infatti, fino ad allora, l’ordine di entrata ai canapi veniva deciso dal Sindaco (o dal Podestà in precedenza) il quale preparava le tre buste a sua completa discrezione. Fu quindi ideato un meccanismo di sorteggio che ancora è in vigore attualmente. Tale meccanismo è costituito da una specie di fiasca di metallo di forma ovale alla quale viene avvitato un “collo” di metallo a “doppia camicia”. Lungo il collo vi sono dieci fori numerati dal 1 al 10 e di diametro inferiore a quello dei barberi che vi vengono introdotti; i primi nove fori, partendo dalla parte non attaccata alla fiasca, sono di forma rotonda, mentre il decimo (quello più vicino al collo della fiasca), contrassegnato con il numero 10, è di forma quadrata. All’interno della fiasca vengono introdotti i dieci barberi delle contrade che partecipano al Palio nell’ordine in cui le contrade entrano in Campo per il Corteo Storico. Per non alterare il funzionamento del meccanismo vengono inseriti anche quelli delle contrade che, per un qualsiasi motivo, sono state escluse dalla corsa (ovviamente il nome di queste contrade non viene trascritto sul foglio da consegnare in busta chiusa al mossiere). Al collo della fiasca viene applicato il tubo di metallo e, dopo ché la fiasca è stata agitata più volte, questa viene I rovesciata in modo che i barberi si dispongano tutti nel collo cilindrico nel quale i fori sono chiusi dal dispositivo a doppia camicia; a questo punto il collo viene chiuso alla base e sigillato. L’operazione viene ripetuta per tre volte con tre fiasche e tre colli diversi, per determinare l’ordine delle tre mosse come prevede il Regolamento del Palio. I tre colli vengono poi riposti e conservati ognuno in una cassetta per tutta la durata del Corteo Storico. Questa operazione viene effettuata dai Deputati della Festa, alla presenza dei dieci Capitani, durante l’effettuazione del Corteo Storico. Nel momento in cui i cavalli vanno verso la mossa vengono tolti i sigilli al primo tubo e, facendo fare un mezzo giro alla camicia interna, si aprono le “finestre” ed appaiono i barberi nei fori numerati dal 1 al 10. Nel foro a forma quadrata, distinto dal numero 10, appare il barbero che rappresenta la Contrada destinata ad essere di rincorsa. Tale ordine viene trascritto da un funzionario comunale su di un foglio che viene introdotto in una busta chiusa che un vigile urbano provvede a consegnare al mossiere. Se viene invalidata una mossa in modo da comportare il cambio di busta, viene esposta la bandiera verde ed i cavalli vengono riportati all’entrone; a questo punto vengono tolti i sigilli al tubo relativo alla seconda mossa e così via se si dovesse ricorrere ad una terza mossa. Qualora le tre mosse non fossero sufficienti e si dovesse ricorrere a determinare ulteriori “ordini fra i canapi”, questi sarebbero i seguenti: – Quarta mossa ordine della prima invertito; – Quinta mossa ordine della seconda invertito; – Sesta mossa ordine della terza invertito. Le operazioni di apertura delle finestre del collo cilindrico e di trascrizione dell’ordine di ingesso ai canapi, da recapitare in busta chiusa al mossiere, avvengono in una cabina (chiusa anche superiormente per evitare la visione da parte di persone situate alle finestre più alte) che è situata palco dei Capitani, sulla sinistra per chi guarda da Piazza. Alcune informazioni sono state riprese da: Palio - La Corsa dell’Anima (M. Civai e E. Toti). La foto della prima mossa stabilita dal nuovo meccanismo della fiasca in occasione del palio straordinario del 28 maggio 1950, vinto dalla contrada del Valdimontone. Agli ordini del mossiere Guido Guidarini, entrarono tra i canapi: PANTERA Orafo e Ranco; LUPA Salomé e Tripolino; DRAGO Lola e Bazza; VALDIMONTONE Gaia e Ganascia; OCA Fato e Boccaccia; ISTRICE Popa e Il Biondo; AQUILA Stella e Il Terribile; LEOCORNO Ribolla e Zanna; ONDA Miranda e Ciancone; NICCHIO Marco Polo e Tirone. Foto tratta da: Sergio Profeti, Rivediamoli insieme, ed. Il Leccio, 1992. 12 SOCIETÀ Torneo Arcobaleno Simone Stanghellini Un inverno a colori CLASSIFICA GENERALE L ungo inverno in Soc. Castelmontorio! Il collaudato Torneo Gastronomico, con una nuova formula che abbinava un colore ad ognuna delle 6 squadre lasciando alla fantasia dei partecipanti ogni libertà di interpretazione, ci ha accompagnato fino all’inizio di questa fortunata primavera.Grazie all’impegno delle varie squadre, tutte le serate sono state caratterizzate da un gran numero di partecipanti, da un’alta qualità gastronomica dei menù presentati, da scenografiche ambientazioni e da simpaticissime mascotte. E dopo un inverno a colori... aspettiamo solo un’estate tutta ROSA! CENA ROSA “La Gazzetta dello Sport” Francesco Viviani Elisa Quercini Patrizia Bucci Martina Sodini Francesca Baldani Simona Gorelli Alessia Sestini Benedetta Sestini Francesca Indrizzi Roberta Bonelli Clelia Gozzini Cinzia Morandi Daniele Mulinacci Carlo Regina Simone Gennai Francesco Palazzi Mario Vannini Guendalina Garuglieri Nicola Gennai Luca Braccini Marco Lenzi Marco Valentini Giacomo Corbini Giacomo Nerozzi Duccio Cappelli Rudi Castagnini Andrea Carignani Alessandra Mari Maddalena Mariotti Duccio Rustioni Leonardo Madoni Simone Madoni Monica Ciabatti Irene Turchi CENA VERDE “San Patrizio” Carlo Mattii Natalina Trippetta Bruno Bianchi Caterina Forestieri Daniela Brogi Stefania Bonelli Silvia Borghi Simone Bonelli Simone Giannettoni Lorenzo Santi Antonio Borghi Roberto Pianigiani Massimo Cappelli Luca Borghi Luca Belardi Francesco Manganelli Marco Poggetti Luca Giannetti Marta Viligiardi Simone Turchi Eleonora Cortonesi Ronny Rabazzi Elena Sbardellati Matteo Bracalente Mattia Maffei Riccardo Bogi Marco Cappelli Alessandro Barbetti Duccio Monciatti Simone Bicchi Paolo Matino Guido Semplici Federico Tommasi Marco Mannini Sandro Cartocci Marco Giannetti Rosa Rossa Gialla Verde Nera Bianca CENA ROSSA “La Divina Commedia” Tamara Landi Pettone Mario Vigni Elisa Monaldi Chiara Pavolini Maria Assunta Dragoni Giovanna Parri Emanuele Dragoni Riccardo Pieri Jacopo Pacini Davide Ciacci Luciano Marri Giuliano Lorenzetti Grazia Burroni Cristiana Platania Beppe Madoni Caterina Pavolini Daniele Ciabatti Gorelli Claudio Manuela Baglioni Mattia Ermini Guido Rubbioli Marco Salvini Fatima Geri Tozzi Riccardo Gorelli Yuri Barbieri Giovannella Pacini Alessandra Estivi CENA NERA “La Freccia Nera” Laura Bencini Iva Sodi Maria Betti Stefania Viviani Letizia Sodi Roberta Morricciani Gioia Cresti Stefano Mariotti Federico Bari Andrea Marino Roberto Buccianti Andrea Belleschi Renzo Fusi Claudio Regoli Nicola Sodi Sandra Castagnini Marco Grazini Paola Viviani Federica Berto Tiziana Petreni Simonetta Petreni Roberta Bonelli Ermada Bianciardi Massimiliano Ricci 198,1739583 192,7333333 183,6442953 174,2806452 171,5914894 107,3106918 CENA GIALLA “Alla Corte di Re Sole” Michele Preve Marisa Viviani Paola Rossi Roberta Massari Irene Dragoni Sara Lachi Alessia Betti Giampiero Del Bigo Enzo Sbardellati Luciano Cucè Tommaso Indrizzi Stefano Cannoni Lucia Benocci Silvia Pianigiani Elena Madoni Riccardo Marsili Giada Marcocci Laura Benocci Paolo Franci Luca Savoi Riccardo Marsili Marta del Bigo Marta Viligiardi Marta Mannucci Federico Betti Paola Pianigiani Carlotta Benini Giulia Massini Caterina Viligiardi CENA BIANCA “Cena in Corsia” Giacomo Ciacci Fabio Fattorini Mario casini Ilaria Albizi Giulia Nucci Elisa Bechi Chiara Ferrata Duccio Rustioni Marco Masillo Jacopo Rossi Marco Corti Davide Rustioni Simone Bari Leonardo Pacenti Francesca Scala Elisa Bozzi Paola Mancini Michele Raveggi 13 INCHIESTE Punti di Svista a cura di Caterina Pavolini, Simone Stanghellini Massimo Barbetti Come sarà è un po’ difficile saperlo, ma come vorrei che fosse, questo “se po’ fa!”, ma partirei dal 28 giugno. Allora: l’alberone è stato appena tagliato, l’alberino anche, come sempre questo è durato la metà dell’altro, la chiesa è sempre lì maestosa con qualche antenna in più, ma insomma, è tutto come sempre. Alt! C’è una cosa nuova che era dai miei anni giovanili che non rivedevo: un nugolo di ragazzini e ragazzine di varie età e non tutti del Montone, anzi ce ne sono diversi del Nicchio e di altre Contrade. Vedo un’altra cosa nuova, alla Santissima, ovviamente senza macchine, giocano a pallone con i maschi anche le bambine, bello! E ora che guardo meglio ci sono dei bambini di colore e altri dai tratti inequivocabilmente orientali. Tendendo l’orecchio sento un cittino che chiede a una bambina: “Majong ce l’hai la ‘oca ‘ola?” “Sì Abdul ma non ho le ‘iavi di ‘asa”. Evidentemente sono senesi di terza generazione. Passando la nottata, la mattina del 29 ci sono tanti montonaioli di tutte le età con i fazzoletti al collo. I più giovani posteggiano l’aereo scooter fin quasi dentro Società e un vecchio contradaiolo con il bastone (ah no già, i bastoni con i progressi della medicina non si usano più, che culo!) bercia loro contro invocando l’educazione e i giovani bofonchiando spostano i mezzi. Insomma tutto come sempre, con le emozioni, le speranze, i sogni. Nello spirito ci sarò anch’io (e che credevi, mi perdessi la tratta?) con tutti gli amici attuali e perlomeno altri tre che sfortunatamente non vedo da 1, 7 e 20 anni. Ciao ragazzi, CARPE DIEM. Alessandro Barbetti, Federico Betti, Simone Bicchi, Guido Semplici “Buonasera Rustio”... “ciao a tut- 14 ti”... “ragazzi la domanda è sempre la solita: DOV’E’ MAGMA??”... “Oh!?! E chi lo sa!!”... “tanto ora arriverà facendo uno sbadiglio e alla domanda dov’eri risponderà che dormiva... “poi un succo di frutta al mango e pesca e via in piazza!”...”preciso!! E’ cent’anni fa così... poro MAGMA...”. Il nostro gruppo è rimasto sempre il solito con qualche acciacco ed esperienza in più, ma con il cuore sempre giovane e un fegato decisamente malandato. Ognuno con l’intenzione di trasmettere ciò che negli anni abbiamo imparato alle generazioni più giovani. Tutto è cambiato: il servizio, il braciere, la cucina, il salone... LA MIMMA... L’unica cosa che è rimasta uguale è lo spirito con cui la gente vive il palio e la corsa in se stessa. E’ come se a Siena in quei 4 giorni il progredire del futuro si tà disarmante mi dice: “Ci sono le batterie per scegliere i migliori dieci cavalli robot”. Non credo alle mie orecchie. Chiedo: “Ma i cavalli? I fantini?” Mi rispondono: “Ma in che mondo vivi?! Oggi è tutta telematica virtuale, i cavalli si possono vedere solo negli zoo e i fantini non so proprio chi siano. Vengono scelti i più veloci robot e chi effettua tre giri nel minor tempo possibile vince il gran premio della lotteria nazionale.” Improvvisamente mi sento chiamare: “Rudi, svegliati! Ti ricordi che oggi giù da noi, a Siena, danno i cavalli? Lo vedi mi sono messo anche il fazzoletto?!! Ma che hai? Mi sembri strano...” “No, no Paolo, sto benissimo, anzi, ora che ci penso, sono proprio felice di aver scoperto che anche nell’aldilà si possono avere gli incubi!!!” aspettare la sorte. Il cavallo? Si, ci sarà sempre anche lui, carne d’ossa, crine, quattro zampe ed una coda, non so se si chiamerà sempre “Bombolone” o lo avranno ribattezzato, ma ci sarà comunque la stessa gioia o lo stesso sconforto di oggi. Tutto sarà uguale il 29 giugno, perché nulla cambierà nella città eterna, soprattutto l’amore verso questa grande famiglia chiamata “CONTRADA”. Ah, forse si avvererà la famosa “Cena della Vittoria” di cui il mio babbo mi parla sempre, che tanto piace ad un suo caro amico... tunnel di lamiera per Via dei Servi, caldo asfissiante (circa 800 gradi) per tutta la cena, alla frutta si apre il tunnel e vengono lanciati con una catapulta dalle scale dei Servi una serie infinita di cocomeri in mezzo ai commensali... beh, facciamoglielo fare nel 2100, oggi mi accontenterei... di una fresca sera settembrina. 29 giugno 2100 ai Servi... Franco Morandi fermasse e tutto, dalle case ai muri, alle bandire, ricorda gli anni precedenti quando il BOA faceva i servizi al bar e ANNINA cantava la celeberrima CHIUAHUA... Rudi Castagnini Come ogni anno questa mattina non ho fatto colazione. Dopo le Batterie, per tradizione, ci ritroviamo al Guidoriccio per una bella colazione. Mi incammino, ma qualcosa di diverso mi colpisce. Non vedo gruppi di bambini o di adulti con fazzoletti che cantano, ma solo persone con strani occhiali che ogni tanto si fermano e poi riprendono a camminare. Incuriosito chiedo ad un passante che cosa stia succedendo e che cosa stia guardando tutta quella gente. Lui mi fissa come se venissi da un altro mondo e con una semplici- Ginevra Machetti Si!!! Ci saranno ancora i Servi nel 2100, forse le automobili saranno più tecnologiche e spaziali, forse i motorini non toccheranno le ruote per terra, ma quassù sul colle ci sarà ancora... la scala bianca (come la chiama il mio babbo); le nostre scale dove da bambina ho atteso il cavallo arrivare e dove i bambini del 2100 faranno sicuramente altrettanto. Perché anche noi insegneremo ai nostri figli e ai nostri nipotini cosa è la Contrada, come a me l’hanno insegnata. Alle 12.30 tutti davanti ad un mega schermo al plasma (o a chissà quale altra cosa) unica concessione al futuro, ma tutto il resto sarà uguale, d’altronde tutto è rimasto così per secoli, perché dovrebbe cambiare? Le chiarine, Il sindaco, i capitani, forse con un altro look, ma tutti seduti ad - Ma che significato ha la parola “TRIPPA”? - Era un piatto tradizionale senese. - Mah! Se lo dici te. - Sembra che lo scorso secolo la “TRIPPA” fosse in uso la mattina della tratta, prima di andare in Piazza a prendere il cavallo. - Ora è più comodo, sullo schermo multimediale di nuova generazione in ogni Contrada seguiamo comodamente e costantemente le conversazioni dei nostri Dirigenti, oltre a seguire l’assegnazione dei cavalli, che in questi ultimi cento anni il protocollo veterinario ci ha consegnato. - Hai visto come sono belli, potenti, attentamente selezionati. - Sembra che a metà del secolo scorso un certo Hitler l’avesse fatto con la razza umana denominata “ARIANA”. - Funzionò? - Poco! INCHIESTE - Dopo l’assegnazione vado a casa, se ho voglia torno per la prova, altrimenti la vedo per televideo a circuito chiuso e seguo anche il discorso del Priore e del Capitano di stasera. Vorrei intervenire per chiedere spiegazioni sulla monta, se è quella che si dice. - Bella l’ultima invenzione del video Contrada realizzata dagli addetti al protettorato, ci coinvolge maggiormente. - Sai! Ora siamo più di seimila protettori. - E in Seggio? - I soliti quaranta! - Dove stai di casa? - In centro! Via dell’Università, già Colle di Malamerenda. - Allora si sta vicini! Io sto in Via Monte dei Paschi, già Isola d’Arbia. - Oh, ciao! - Chi è quello? - E’ Chiao Lin, sta in Via dei Servi, ma viene poco. - Pazienza! - Io penso che prima c’avevano capito poco, con tutti quei canti dietro al cavallo, quelle discussioni animate... - A cena della prova generale siamo quasi quattromila! - Si rischia il doppio turno! - Ho trovato in un cassetto un pensiero del mio bisnonno, te lo leggo? - Si! - La Contrada è come una bella poesia d’amore, non ha età, ti riempie lo spirito, non puoi cambiare le parole, deve afferrare la complicità di tutti, nel rispetto delle regole di un civile confronto, fuori dal proprio io. - Nel secolo scorso si comportavano così? -Ti piace! - Oh, lo sai! Il tuo bisnonno m’ha messo in crisi, quando vai al cimitero, salutamelo! Anna Nucci Caro diario, quando circa 90 anni fa ho letto che Piazza del Campo era stata inserita tra le ambientazioni di “Second Life”, sito internet per la creazione di realtà virtuali, mai avrei immaginato che anche nel Palio la simulazione prendesse il posto della realtà. Da allora tante cosa sono cambiate. Gli inverni passano sottoponendo gli aspiranti capitani a prove di velocità nell’uso del mouse e i suoi fiduciari vengono scelti in base alla fantasia e all’immaginazione che dimostrano nella simulazione della corsa. Ma questa non è l’unica novità. Da allora, infatti, niente più corse di addestramento a Monteroni, Monticano, Mociano o nessun altro posto che inizi per M. Niente più protocollo di cavalli da 0 a 90 anni, niente più animalisti e, udite udite, niente più fantini! Detta così la cosa sembra solo vantaggiosa ma, per me che ho una certa età e ho vissuto quelle belle tratte di una volta, sai cosa vuol dire il giorno della tratta senza la tratta, senza cioè tutte quelle emozioni che attanagliano lo stomaco e la gola fino a rimpiangere di non essere nati in qualsiasi altra parte del mondo? E poi, lo sai cosa voglia dire trovarsi a tavola con gli altri di fronte a un piatto di “qualcosa” di liofilizzato? No, non lo sai perché non hai mai assaggiato la trippa di Iva!! bombolone, ci mancherebbe solo di rivincere... non ci si fa più di fisico. Da una parte rimpiango i primi anni del 2000 quando non ci si metteva mano, tristi e pessimisti; a quest’ora s’era tutti ciondoloni per le scale dei Servi. E poi finalmente il 2007... Simone Turchi Prati di erba sintetica asettica e anallergica di un bel verde brillante, il murellino rivestito di gomma anti-scivolo, alcuni belli e finalmente sani cipressi fatti di pasta di legno e resine sintetiche, aiuole di fiori plastificati che spandono intorno essenze artificiali, alcuni simpatici ed ecologici mezzi a una, due e tre ruote parcheggiati disordinatamente davanti alle scale ed un vistoso totem multimediale che dispensa a folle di turisti sciatti ed annoiati notizie ed aneddoti sulla storia e la gloria dei nostri luoghi. Per fortuna, su un lato della strada, c’è un gruppo di bambini che gioca con delle curiose sfere di legno colorato: “so’ partiti... la mossa è valida!” “vai, nerbalo!”. Il tutto sotto l’occhio attento di un gruppetto di nonni e genitori che, seduti sulle scale, si scannano verbalmente sui “se” e sui “ma” del Palio. Giovannella Pacini Madonna Santa e Benedetta! Anche quest’anno per arrivare in Società ci vuole uno sproposito!! C’hanno dato il cavallo ora e già siamo su di giri. Capibile, sono anni che ci danno sempre il Marco Valentini Ten Ten e il Lenzi al Ponte di Romana la mattina della Tratta. T. T. Oh Lenzi ‘gnamo è belle tardi, poi i vigili un ci fanno passa’ e le batterie un si vedono. L. Ma che corri Ten Ten, basta collegassi col server del Comune e chi ci è toccato si vede sul maxischermo al plasma che c’è ai Servi. T.T. Ma che dici!!! E come si fa a sceglie i soggetti!!?? L. Bene, tramite computer, è lui che li seleziona attraverso l’inserimento dei dati di ogni cavallo T.T. E i fantini?? L. Quelli li compri sul catalogo che c’è su internet, tipo fantacalcio. T.T. Mah, eppure non era così. E il Palio?? L. Il Palio è una corsa virtuale, tipo ologramma, ogni contrada si collega al sito “ufficiale” vww.paliodelc...o.it e tutti insieme si corre come dal vivo. T.T. Senti, levami una curiosità, ma il Nicchio c’è sempre?? L. Si, si c’è! Ma un si litiga più come prima, ora avviene tutto con l’ausilio di messaggi e MMS, con questi ti puoi offendere senza che nessuno si faccia male. T. T. O te, eppure stanotte so’ andato a letto tranquillo, ma tutte ‘ste cose un me le ricordavo. Senti, per schiarissi le idee andiamo a dagli un campari, poi si ripiglia il discorso perché so’ parecchio confuso. L. Ma guarda che ora il campari lo danno in pasticche. T.T. No via... questo me lo ricordo bene e un era così... quando è troppo è troppo... L. O Ten Ten, svegliati ma che hai... nel sonno parlavi di server, computer, FantaPalio...! T.T. Ma sta’ zitto ho avuto un incubo... ho sognato che s’era nel 2100 e si correva col cavallo computerizzato e che in Piazza un c’era più niente, ma la cosa peggio è quando mi volevano rifila 2 compari sottoforma di chicche fotoniche...! L. Sie, sie, o gnamo e me lo racconti mentre si va in Piazza sennò stamani le batterie un si vedono davvero. 15 I LUOGHI E LA MENTE In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena Anno XIV n. 3 CONTRADA Riceviamo e pubblihiamo il ricordo di Giovanni Benocci “Nanni il meccanico”, riconosciutosi nelle foto a corredo dell’articolo di Giuseppe Lenzi (PMB n. 1 2007) Fantino per un giorno 2 luglio 1946. Capitano Alfredo Pianigiani. Ci era toccato in sorte Piero, cavallone grosso e robusto che aveva corso un solo Palio, lo straordinario dell’agosto ‘45 per la Contrada della Torre. Fantino Ganascia, non più giovanissimo, ma audace e coraggioso. L’Oca, la favorita di quel palio, aveva Amaranto e Folco. Il giorno del Palio, mentre veniva vestita la comparsa, Ganascia si rivolse a quei pochi ragazzi che gli erano intorno: “Ragazzi, io stasera vinco il Palio, ma voglio monta’ a cavallo riposato. Qualcuno si deve vestire a posto mio fino al Casato!”. Fra di loro si propose Giovanni Benocci; non era mai salito a cavallo e gli stava anche un po’ pensiero, ma a 20 anni l’amore per la propria contrada, l’orgoglio di quella sfilata per le vie di Siena e la possibilità di vedere il Palio dal palco delle comparse, ebbero la meglio. La sella che dondolava a destra e a sinistra Ma riuscì comunque ad arrivare alla Costarella a testa alta. Lì le donne della Torre, vedendo passare un giovane e sconosciuto “fantino” al posto di Ganascia, nel quale riponevano la speranza di evitare la purga, iniziarono a inveirgli contro, una tirò addirittura un torsolo di mela, in mezzo ad una pioggia di insulti! Finalmente il corteo arrivò al Casato e Nanni andò a svestirsi nelle stalle del Chigi, amico di Ganascia. Il più era fatto! Non restava che andare a vedere il Palio nel palco delle comparse. Delle comparse, appunto, e lui nella comparsa “non c’era”! Da uno spioncino dietro il palco, il palio del Montone per Nanni durò un attimo, giusto quello in cui Ganascia arrivò al bandierino a nerbo alzato! Un pezzetto di quella vittoria era anche suo. Anagrafe Montonaiola Sono nati Mathys Ryle Medjonang Francesco Rondini Bernardo Parri Filippo Ninci Gabriele Ciacci Alessandro Tanganelli Sara Vigni Valentina Cardinali Federico Carapelli Gianluca Bechi Asia Mattii Duccio Minutella Ci hanno lasciato Lorenzo Vanni Mario Ghezzi Virmo Castelli Spedizione in A.P. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Siena. Direttore responsabile: Fabio Fineschi Redazione giornalino: Raffaele Semplici e Simone Stanghellini (coordinamento), Michele Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti, Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro Gorelli, Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi, Caterina Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo Rossi, Davide Rustioni, Nicola Sodi. Collaborazioni: Marco Baglioni, Mario Bari, Giovanni Benocci, Roberto Buccianti, Anna Carli, Gabriele Maccianti, Giuseppe Madoni, Gruppo Donatori di Sangue delle Contrade, Michele Preve, Claudio Regoli, Giovanni Stanghellini. Immagini: Mauro Agnesoni, Massimiliano Castelli, Sabrina Danielli, Fotostudio Donati, Barbara Pavolini, Irene Turchi, Archivio Contrada di Valdimontone, Archivio Gruppo Donatori di Sangue. 2 LUGLIO 2007 Tamburino Alfiere Duce Uomo d’Arme Paggio Maggiore Paggio Vessillifero Barbaresco Palafreniere Capo Popolo Rappresentanti del Popolo Gabriele Pianigiani Daniele Ciabatti Tommaso Indrizzi Giacomo Burroni Giacomo Carli Matteo Mazzoni Sergio Monciatti Giampiero Del Bigo Emanuele Dragoni Federico Bari Mattia Ermini Jacopo Ferri Alessandro Gesualdo Marco Giannetti Gianluca Buccianti Filippo Dragoni Antonio Mini Cristiano Vecoli AGOSTO 2007 Periodico Trimestrale della CONTRADA DI VALDIMONTONE Anno XIV - n. 3 Settembre 2007 Autorizz. del Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993 Ganascia durante i festeggiamenti del Palio del luglio 1946. Le Comparse Impaginazione: Master Digital. Stampa: Industria Grafica Pistolesi. Tamburino Alfiere Duce Uomo d’Arme Paggio Maggiore Paggio Vessillifero Barbaresco Palafreniere Capo Popolo Rappresentanti del Popolo Luca Borghi Matteo Bracalente Francesco Gorelli Enzo Sbardellati Andrea Franci Luciano Lorenzetti Massimo Cappelli Samuele Feroci Gabriele Liberati Duccio Cappelli Maurizio Grazzini Lorenzo Regoli Jacopo Bruni Guido Corbelli Francesco Franci Simone Nucci Daniele Rustioni Davide Rustioni Polvere di notizie La Festa dei Tabernacoli 2007 Con l’8 settembre, ricorrenza della Natività della Madonna, torna come ogni anno la festa dei Tabernacoli. Il voto della commissione ha premiato la nostra contrada che ha vinto per il miglior allestimento del Tabernacolo presentando i mestieri del passato reinterpretati dai bambini del Montone. Un plauso ai Maestri dei Novizi, alla commissione dei piccoli ed, in particolare, ai genitori che hanno contribuito alla splendida riuscita della festa. XXX Cross dei Rioni La nostra squadra ha vinto nella categoria “A squadre” con Eva Belotti, Gaspare Belotti, Gianni Fabbri, Tommaso Indrizzi, Alessio Lachi, Patrizia Liverani, Davide Tomei; in quella “Assoluta femminile” con Patrizia Liverani; nell’ “Assoluto Maschile, grazie ad Alessio Lachi ed in quella “Atleta partecipante più giovane”, con Eva Belotti. Lutto Il 4.09.2007 è deceduto il contradaiolo Mario Grezzi, noto medico e pittore. Nel luglio 1981dipinse il drappellone con l’immagine di S. Caterina inginocchiata davanti al Pontefice senese Alessandro III. Altro suo importante lavoro è stato il grande occhio di bue per la Basilica di S. Domenico. Visite ai locali della Contrada Anche quest’anno numerose sono state le visite ai locali della Contrada. Più di 1000 visitatori, sia italiani che stranieri, hanno scelto di ammirare il San Leonardo e la Sala delle Vittorie. Un ringraziamento a Sergio Rustioni che con la sua disponibilità permette la fruizione dei nostri spazi museali a tutti coloro, sia enti che privati, che ne fanno richiesta. CONTRADA Essenza, rituale ed etica di contrada Anna Carli - Priore E ssenza e rituale della festa, etica di contrada, principi della tradizione, sono espressioni che fanno parte del linguaggio corrente dei senesi e delle loro istituzioni, dopo secoli di vita. Sappiamo quale è stata e quale è la forza del Palio e delle Contrade: non nascondersi alla realtà ma, interpretarla e rigenerarsi costantemente attraverso il filtro dei propri valori. Ciò è stato il solo modo per durare nel tempo e per non trasformare la Festa in una rievocazione storica. Questo però ci rende anche consapevoli che più la realtà diventa complessa, più impegnativo è mantenere i caratteri della festa come gioco, e coniugare passione, sentimento e razionalità; ma soprattutto impedire che quanto contraddistingue la società nella sua globalità non diventi più forte e non finisca per sovrastare l’essenza del Palio e per vanificare il senso di quello spirito della Festa sempre richiamato. Uno spunto di riflessione: in una società globale nella quale si esaspera l’individualismo, la violenza assume forme sempre più sottili, i ruoli istituzionali vedono affievolire la loro autorevolezza. Siena può pensare di sopravvivere senza un impegno particolare? La domanda è ovviamente retorica e tutti sanno che la risposta è no. In questa realtà complessa ancora una volta è fondamentale che due soggetti esprimano il meglio di sé nella stessa direzione: il Comune di Siena, massima espressione di rappresentatività della Città e le Contrade, come dirigenze, come loro organismi di rappresentanza e come popoli. A mio avviso è una dichiarazione di intenti che ha riscontro concreto. Basta ricordare quanto è stato fatto dal momento nel quale si è compreso che il cavallo, da noi sempre amato e rispettato, doveva essere protetto con nuove modalità per non contrastare quelle sensibilità emergenti, presenti anche tra noi, che vogliono evitare qualunque violenza e garantire l’incolumità dell’animale che di fatto, e non solo, oggi si riconosce soggetto di diritti. Dopo alcuni anni è corretto analizzare le decisioni assunte, le loro conseguenze e ricercare gli eventuali “aggiustamenti di tiro”, se necessari, per garantire che la Festa si evolva, ma non si snaturi. L’elenco degli aspetti da considerare è indubbiamente ricco e non tutto si può contenere in un articolo, del resto non mancheranno sedi e modi per proseguire la riflessione. Materie complesse e coinvolgenti ce ne sono. “La diversità nella dialettica è un valore, l’irrazionalità nella contrapposizione rischia di portare alla negazione dell’essere tutti contradaioli del Montone per il Montone”. Basta pensare al ruolo dei fantini che la Festa voleva sempre e comunque mercenari, ma che nel tempo, le scelte stesse delle contrade e il diffondersi di Palii “rievocativi” hanno assecondato nella loro aspirazione di essere professionisti; oppure alla difficoltà di amministrare la giustizia paliesca in piena autonomia, in un contesto di sfaccettature sempre più contraddittorie. Come non pensare a questo proposito ad un fantino che fa il giro d’onore e che rischia di spostare il ruolo di protagonista della festa, dal popolo a sé stesso. La stessa ricerca della regolarità della mossa può impedire di vivere, sia pure con equilibrio, le rivalità e il “sistema dei patti”. Sono tutti aspetti che abbiamo vissuto e che dovrà affrontare la Città per evitare che si intacchi l’essenza del gioco. Non si può perdere la magia che deriva dal ruolo che gioca la sorte, ma anche dalle opportunità e dalle capacità di manipolare la realtà e che fanno del Palio una corsa tutta particolare. Non ultimo, per il peso che assume nella vita dei singoli contradaioli e della Contrada, è l’aspetto del vivere gioiosamente la Festa e, in questo contesto, del rapportarsi all’avversaria. È evidente per tutti, direi ovvio, che il massimo della gioia e l’affermazione della propria superiorità manifestata anche attraverso la creatività, la presa in giro, il godimento sottile nel sapere che l’avversario soffre, si realizza ed esplode con la vittoria del Palio, che carica gli animi e al tempo stesso dà sbocco a sentimenti e atteggiamenti liberatori. Quando la vittoria manca da tanti anni, l’affermazione della propria identità, del proprio esistere e del divertirsi “a spese” dell’altro diventa per ognuno sempre più complesso e più difficile da vivere nell’attualità interpretando lo spirito della Festa. Non si può rischiare, da un lato, di non lasciarsi andare alla gioia e alla speranza pensando così di soffrire meno per l’eventuale delusione; dall’altro, di perdere il corretto rapporto che tradizionalmente esisteva tra la presa in giro e la mancata vittoria nostra e dell’avversaria, se ambedue in piazza. Poiché non può esistere la Festa, senza la gioia, senza la partecipazione emotiva, la soluzione non può essere né il proibire, né il tenersi sotto tono; ma piuttosto quella di praticare la “cultura del limite”: individuare cioè “l’oltre” al di là del quale è la Festa a non essere rispettata insieme al riconoscimento reciproco delle rispettive identità e dignità tra avversari. L’emotività ed il coinvolgimento nei giorni del Palio portano a comportamenti a volte criticabili, ma gestibili dalle dirigenze, il procrastinarsi di tali comportamenti al di fuori dei giorni del palio, a volte addirittura in ambiti diversi, possono diventare veramente pericolosi. La reciprocità e la volontà comune sono ovviamente indispensabili. Il Montone vanta su questo comportamenti che possono fargli pretendere atteggiamenti coerenti dal popolo dell’avversaria e non solo dalla sua massima dirigenza. Nel rapporto con il popolo ogni dirigenza non può semplificare i problemi, deve sostenere la passione, non farla sopraffare dall’istinto, serve ascoltare, dare fiducia e riceverne. La diversità nella dialettica è un valore, l’irrazionalità nella contrapposizione rischia di portare alla negazione dell’essere tutti contradaioli del Montone per il Montone. È indispensabile l’impegno di tutti nella città perché si mantenga il privilegio e l’unicità di vivere nella contrada e nella nostra Siena. 3 PALIO Il Montone in piazza Claudio Regoli - Capitano E’ stato un bel giorno, sembrava che tutti gli incastri via via andassero al loro posto, ma mi è sempre stato detto che vincere il Palio è difficile (e noi ne sappiamo qualcosa, ne abbiamo corsi molti dall’ultima vittoria). Tanti fattori devono combaciare, le condizioni del cavallo, il posto al canape, le posizioni delle altre contrade, le intuizioni del fantino e altri mille fattori. Quando la vittoria sembrava per molti quasi scontata (4 estrazioni a fila, il miglior fantino ...troppo scontata !!??) purtroppo per noi questi incastri non sono andati al loro posto; e il sogno è svanito come una bolla di sapone. crivere qualcosa su questo 2007 ... , è opera ardua in quanto mi fa rivivere un turbinio di emozioni di sensazioni che comunque sia rendono quest’anno indimenticabile. Maggio mi sembra lontano un’eternità, sembrava impossibile che in quel giorno la nostra bandiera si riaffacciasse alle trifore e invece eccola là incapace di stare a guardare, sempre lei, desiderosa di esserci ...e cosi ripartiamo. S Arriviamo al 29 ed i nostri avversari, come spesso negli ultimi palii, vengono baciati dalla sorte al momento dell’assegnazione, noi, come spesso ultimamente, ci misuriamo con un soggetto esordiente, potendo comunque contare ancora sulle qualità di un fantino che nell’agosto scorso aveva ben figurato con i nostri colori. Ci troviamo dentro un Palio pazzesco... una mossa in cui il Montone fa valere tutto il proprio potenziale nei confronti dell’avversaria , una partenza buona con il Nicchio nelle retrovie, un grande San Martino che ci fa’ sperare, un Casato che infrange i nostri sogni, un finale da cardiopalma. Che nessuno si meritava. Ancora presenti, ancora propositivi usciamo dal palio confortati dalle doti della nostra stalla, e dalle nostre possibilità, fiduciosi di riessere protagonisti in piazza, ma purtroppo con un palio troppo breve alle spalle. Sembra che ormai ci aspetti l’inverno, pensare di uscire ancora ... è un pensiero quasi folle e invece incredibilmente.... di nuovo là.... Da subito cresce un clima di euforia, sembra che davvero la sorte sia con noi, i giorni che ci avvicinano al palio sono un crescendo di attese, la contrada freme, sembra proprio il nostro palio, che nessuno possa togliercelo, difficile fermare questa euforia. Una sera in Società, durante un discorso da saggio dirigente del tipo stiamo calmi, teniamo i piedi per terra, una giovane mi disse, facci vivere questi giorni di sogno, abbiamo bisogno anche di quelli ...pensai che era vero, che da troppo tempo ci mancavano le condizioni per assaporare la speranza di poter vincere. Quello che abbiamo fatto lo avete visto tutti, abbiamo cercato di trasformare i sogni in realtà... 4 Rabbia, disperazione, incredulità sono i sentimenti che tutti abbiamo provato, ma il Palio è questo spesso si perdeno quelli che sembrano già vinti e si vincono quelli che sembrano ormai persi, è la storia... Si sa che più si va in alto e più è doloroso il cadere, in tutti gli altri Palii siamo partiti in sordina e sempre cresciuti, questa volta, il momento più atteso, siamo partiti alla grande e arrivati in sordina. “L’analisi degli eventi, l’ascolto della critica costruttiva, la ricerca delle cose da migliorare sono un dovere per la dirigenza” Il cavallo a noi assegnato, anche se non un cavallo affermato, ci ha facilitato nel riportare nel Montone il fantino più bravo, quello che ha dominato gli ultimi dieci anni di palio, che ha condiviso con noi un progetto impostato sui valori che segnano i rapporti fra uomini nel palio, e sulla volontà di affrontare sfide; un progetto difficile e complesso, che viene affrontato con un entusiasmo che va aldilà dei semplici rapporti professionali e pecuniari. Ci siamo giocati insieme una partita difficile non priva di rischi consapevoli che nove perdono e uno vince. La contrada tutta ci ha accolto in lacrime di commozione, si concretizzava quello che tutti si aspettavano da noi. Contradaioli di tutte le età sono esplosi di gioia, non dimenticherò mai quella miriade di grazie ...in quel fatidico tredici agosto. Allora cosa fare.... sono momenti in cui la voglia di non soffrire più e buttare via tutto e tanta, ma la ragione deve aiutarci.... cercando di vedere anche il positivo. In questi tre anni, volati in un soffio e quest’anno in particolare, il Montone ha fatto cose importanti e positive che devono essere, per il bene di tutta la contrada, valorizzate e consolidate, resistendo alla tentazione di offuscare tutto per la mancata vittoria. L’analisi degli eventi, l’ascolto della critica costruttiva, la ricerca delle cose da migliorare sono un dovere per la dirigenza e la base da cui ripartire in una sana dialettica di contrada che è sempre bene accetta quando non preconcetta o strumentale. Un vecchio detto di marinai dice che nel mezzo alla tempesta bisogna avere la forza di tenere dritta la barra del timone verso la rotta stabilita ed è quello che faremo con determinazione, ma senza presunzione, guardando al Montone di oggi e cercando di vedere quello di domani, lo faremo con umiltà ma con quella passione, quell’entusiasmo che condividiamo con tutti voi, perchè sin da bambini quando, giocavamo sotto l’Alberone, il sogno era uno solo... veder vincere il Montone. facciA iccaf L’INTERVISTA Tiziana Barbetti MARCO BAGLIONI ROBERTO BUCCIANTI detto Buccino detto “Emorino” o “Mago dei Maghi” Il 27 giugno alle una di notte, andavo a prendere la macchina al posteggio del Manicomio, quando mi giunge una telefonata, era il Capitano, Claudio Regoli. Dice di dovermi parlare, mi ha raggiunto e mi ha dato la notizia che sarei stato io il barbaresco per l’assegnazione del 29 giugno. Ho risposto subito di sì, era un’esperienza che avevo già fatto nel 1997, ma ero felice di ripeterla; non mi aspettavo che mi fosse chiesto e non avevo avuto nessun segno premonitore. Non mi ricordo... penso che Claudio me lo abbia chiesto il 10 agosto in prima serata, alle 21,30, in Società, al bar... confermo: venerdì 10. Non c’è un motivo specifico per cui me lo ha chiesto, voleva una magia, il cavallo giusto. No, non credo che la responsabilità sia di chi va a prendere il cavallo, ma ti senti comunque “personaggio”, sei più teso di sempre e tutte e due le volte che ci sono andato devo dire che l’adrenalina è più forte rispetto a una tratta normale. A differenza del ‘97, quando mi fu consegnato da un dirigente un santino, questa volta non avevo con me niente, anche perché non ci credo, penso che non funzionino. Forse non avrei fatto nemmeno in tempo a pensare a qualcosa, tutto è stato molto repentino. Dopo vestito, agli economi, ho chiesto solo se avevano un nerbo nuovo. Quando arrivi in Piazza parli con tutti, il vero e proprio distacco avviene quando ti mettono davanti al Capitano, lì veramente rimani solo con i tuoi pensieri e con le tue speranze. Speri che ti diano il cavallo buono, a luglio il cavallo me l’hanno dato per decimo, è dura! Un aneddoto tutte e due le volte ho portato in Contrada il numero 3. Ho portato Elimia, al momento dell’assegnazione Claudio mi ha fatto l’occhiolino, io avrei voluto Dostoevskij, Brento o Caro Amico, siamo sinceri, chi lo conosceva Elimia? Io no, anche perché non seguo le corse. Triste fino alle Logge del Papa, qui mi ha preso sottobraccio il veterinario e mi ha detto che andava bene. A oggi con tutta sincerità penso di non aver portato proprio un troiaio Quando, chi, come e perché ti ha chiesto di andare a prendere il cavallo? Ti sentivi la responsabilità? Con te per l’occasione avevi porta fortuna, hai fatto gesti scaramantici, i tuoi amici hanno compiuto gesti propiziatori? Qual è il momento del distacco e a cosa pensi quando sei lì da solo ad aspettare? Abbastanza. Cercavo di non dirlo a nessuno, ma il giorno dopo tutti lo sapevano. L’atteggiamento degli amici era preoccupante anche se sono riuscito a dormire. Non ho fatto gesti scaramantici, ho portato con me solo un ramo di nespolo (cognome del pittore); mi avevano dato un santino e peli di un cavallo che mi erano stati messi sotto la calzamaglia. Io e i miei amici abbiamo tenuto le mutande del 13 per quattro giorni. Riti propiziatori... sì, eravamo una quindicina, c’è stata la spennellata... sì ecco... tutti ci siamo sottoposti a una spennellata fatta con olio di Valiano, peperoncino e sale grosso, nei locali nuovi, l’età era tra i 30 e i 47 anni. No, i nomi non posso farli. “Capo” spennellatore era un ex mangino, il peperoncino è toccato a colui che i latini avrebbero chiamato Pilu(m). Io ho spennellato il “Capo” spennellatore e colui che aveva portato per ultimo nel Montone un cavallo vincente. Poi mi è stato strusciato fra le chiappe un oggetto a forma di f...., sì ecco di fungo! Il distacco vero avviene quando sei davanti al Capitano, non puoi parlare con nessuno, nonostante la Piazza sia gremita, non senti più niente e nessuno. Ero concentrato sull’assegnazione, mi concentravo sul numero 1 Elisir e sul 9 che era Brento, pensavo fossero i migliori. Che cavallo hai portato e quale volevi? Ho portato Orient Express, ops... volevo dire Estremo Oriente. Sere prima si parlava di Pitheos che quando toccò al Montone doveva vincere, ecco anche Elisir e Brento dovevano vincere, perché buoni cavalli e il secondo era stato fino ad allora sfortunato, per il calcolo delle probabilità a uno dei due doveva toccare la vittoria. Il rientro in Contrada come è stato? Lo stress dell’assegnazione era stato tanto, quindi quando mi sono rilassato l’ho “presa” allegra, ma alla prova ero tranquillo e senza turbante. La Contrada era contenta e unita, quando è arrivato Gigi... un’apoteosi! 5 CONTRADA Dietro le quinte Giuseppe Madoni U na mattina suona il telefono: B. Pronto M. Ciao Beppe, sono Mauro (Gorelli N.d.R.) B. oh Mauretto, buongiorno, dimmi... M. Senti, te la senti di scrivere un articolo per il “Pochi ma Boni” in riferimento alla cena della Prova Generale? Sai com’è, uno arriva... è tutto pronto... ma cosa c’è dietro? Penso un momento, ma solo un momento, dopo rispondo: B. Si, volentieri, per quando ti occorre? M. Non più tardi di mercoledì 29 Ora sono qua che tento di scrivere qualcosa che renda bene l’idea di cosa significhi organizzare la cena della Prova Generale, naturalmente per coloro che non lo sanno. Pensandoci bene forse Mauro non vuole che spieghi come si decide il menù, come si determinano le dosi, come si fa la spesa, ecc., ma piuttosto come mai un gruppo di persone si prenda l’incarico di fare questa cena per circa 2000 persone. 6 Nei quattro giorni di Palio a tutti piace parlare di cavalli, fantini, strategie, fare colazione, pranzo e cena in Società con gli amici. Fa parte del vivere il Palio. Ma le colazioni, i pranzi, le cene sono fatte da “contradaioli” che pur avendo voglia di godersi la Festa come tutti, trovano il tempo da dedicare a questa organizzazione, senza peraltro rinunciare al divertimento. Possiamo infatti divertirci anche preparando una cena per 1000 o 2000 persone, non è il numero che è determinante, ma lo spirito con il quale affrontare l’evento. In buona compagnia può essere spiritoso preparare 250 litri di besciamella, cuocere 400 kg di carne o 100 kg di riso, preparare 2000 porzioni di pasta al forno, tagliare a metà e quindi riempire 1200 pomodori, commuoversi a pulire 100 kg di cipolle...!!! Sì, volendo lo spazio per contribuire alla buona riuscita dei quattro giorni di Festa, c’è per tutti “riferito alla parte culinaria” e posso assicurare che nessuno sarà geloso e tutti saranno disposti a cedere il loro posto ad altri che volessero fare questa esperienza. Per essere assunti non occorre presentare nessun curriculum, basta essere un Montonaiolo “curioso”... RICORDI Il ragù di Ella Michele Preve ono seduto in un ristorante, un bel ristorante, di quelli dove le cameriere sono vestite molto meglio delle clienti. Sono immerso nella dolce sensazione che trasmette una sedia ben imbottita, una sedia che può diventare una patria per uno spirito ozioso, una bottiglia di Monsanto ris.1997 sta provvedendo ad irrorarmi i pozzi artesiani dell’anima e del corpo. Unica nota stonata un pesante sottopiatto bianco, triangolare, con la punta rivolta contro il mio sterno, forse per ricordarmi che devo morire. Il resto della clientela è composto da una tavolata di evidenti studenti sussiegosi accompagnati da un evidente professore vestito come un guerrigliero che si conceda il vezzo di servirsi dal Cortecci, accompagnato da una signorina dall’aspetto di una canna di bambù con capelli afro e una camicetta rubata in qualche Museo sulla Schiavitù. Dall’altro lato della sala un gruppo di turisti Svizzeri, ulteriormente pastorizzati dal timore del giudizio altrui che li assale quando ritengono di trovarsi in un ambiente elegante. “Tagliolini al ragù!” Mi annuncia la cameriera con una affettazione deferente degna di miglior causa. In una acquetta arancione e scomposta, navigano pezzetti di macinato mummificato assediato da forze schiaccianti di un pomodoro troppo rosso per essere cotto, troppo rosso per essere vero. Per finire una raccolta di erbette dal gusto esotico con l’aria trasognata di chi non capisce dove sia capitato. E il mio pensiero va al ragù buono, al ragù vero, al ragù di Ella. Entravi in quella piccola trattoria nel Cane e Gatto, e non c’erano professori, non c’erano svizzeri, era come entrare in casa propria, ti sentivi parte di una comunità fra quei tavoli. Passavano tutti da lì, Un pargolo Barbetti, Baglioni, Sani, Fontani, Giannetti, Florindi, Busisi a prendere i ravioli al ragù per casa, ma anche un Marzocchi, Mazzi, Cinci, Ottini, Falconi a prendere la vitella arrosto. E in mezzo a questo traffico Ella, col suo eterno sorriso magari tirato, da donna indaffarata e a volte stanca, ma dal quale, specialmente per noi bambini, traspariva un cuore grosso come una casa, ed era disposta a darne un pezzetto a chiunque lo desiderasse. S Caro Virmo, mi hanno chiesto di scrivere per te ed io non riesco più a scrivere senza le lacrime agli occhi. Debolezza dei vecchi? Anche. Già troppe volte è toccato scrivere per gli amici che ci hanno lasciato. Sempre più si assottiglia la compagnia che ci ha tenuto legati per la vita alla contrada. Caro Virmo, Contradaiolo DOC, senza se e senza ma, molte cose ci dividevano, ma l’amore per la Contrada era ciò che ci faceva dimenticare tutte le altre. Non avevi un carattere facile, la polemica era il sale che condiva ogni tua conversazione. Difficile era trovarsi in accordo, più spesso in completo disaccordo con qualsiasi scelta che poteva essere fatta. Quante discussioni, quante polemiche più o meno velate, poi l’amore per la Contrada prevaleva e ci allineava su posizioni comuni. Spesso ti rammaricavi per non aver fatto parte della dirigenza e ciò ti pesava ancor di più perché non avevi niente di meno di tanti altri. Avevi combattuto per la Contrada anche a rischio della incolumità fisica. Spesso ci siamo trovati fianco a fianco a difendere un metro di territorio e chilometri di onore. Avevi fatto parte di commissioni importanti. Avevi contribuito all’aumento del patrimonio realizzando opere che resteranno a memoria che Virmo non era solo polemica. Anche se eri cosciente, contro il pensiero corrente, che non tutti potevano ricoprire qualsiasi carica. Era difficile non darti ragione. Sognavamo una Contrada più a misura d’uomo, così come l’avevamo conosciuta crescendoci dentro. Una contrada più Artigianale, con l’A maiuscola, dove il con- tradaiolo sia più apprezzato per la sua opera, dove venga messa l’anima, la passione, il coraggio, la dedizione. Abbiamo conosciuto una contrada di pochi, ma non per questo piccola, perché quella contrada fu capace di grandi imprese. Pensavamo ad una Contrada meno industria, spersonalizzata dove prevale più il lato utilitaristico del sentimentale. Quante discussioni sul Palio: convenivamo che era meglio avere il cavallo vincente che il miglior cavallo, può sembrare banale, ma la statistica ci dava ragione, abbiamo vinto di più con cavalli non eccezionali e spesso abbiamo perso clamorose occasioni con i migliori. Così come per i fantini certe scelte di non eccezionali monte, trascurando spesso nomi importanti ci hanno portato alla vittoria con la soddisfazione di spese non importanti. E giù a snocciolare esempi che ci portavano a queste conclusioni. Certamente erano scelte di coraggio, spesso controcorrente. Però i risultati arrivavano. Vietato innamorarsi dei fantini. Abbiamo perso delle occasioni clamorose per questo vizio che non accenna a scomparire. Grazie Virmo per le tue discussioni, grazie per avermi dedicato parte del tuo tempo in momenti per me non facili. Grazie per tutto quello che mi hai donato con la tua presenza, che mi ha arricchito l’anima. È stato un momento edificante avere avuto la possibilità di condividere con te e con la tua famiglia il periodo così difficile della malattia e della grande sofferenza. Ne serberò sempre un ricordo carissimo. Un abbraccio caloroso e grandissimo. Mario Bari 7 PALIO 8 PALIO 9 CULTURA Quando nacque il turismo di massa Gabriele Maccianti l Palio di Siena ha sempre catalizzato l’attenzione dei viaggiatori e dei turisti. Si pensi che nel 1819, assistettero al Palio l’imperatore d’Austria Francesco I e il suo ministro degli esteri Metternich ospiti di Giulio Bianchi Bandinelli nella sua fastosa residenza di via Roma. Ma fino al Novecento, eccezion fatta per coloro che abitavano nelle vicinanze di Siena, il fenomeno era limitato alle élites aristocratiche e altoborghesi prevalentemente straniere. In Italia il turismo era poco diffuso persino tra i pochi che potevano permetterselo. Il turismo di massa, così come lo conosciamo oggi, è un fenomeno d’importazione il cui inizio viene generalmente collocato nel dopoguerra, quando l’Italia del boom economico iniziò a scoprire il piacere del viaggio. In realtà il primo impulso significativo al suo sviluppo - dopo qualche tentativo negli anni a ridosso della prima guerra mondiale venne dato dal fascismo. Nell’agosto 1931 il regime inventò i “treni popolari”, convogli speciali composti da carrozze di terza classe organizzati in occasioni di festività. I treni popolari partivano dalle città più I importanti alla volta di località “di comune attrattiva” con un biglietto dal costo fortemente scontato (iniziative del genere nacquero negli stessi anni anche in Francia e in Germania). L’offerta era diretta “ai modesti impiegati” e agli operai delle città, ovvero a figure sociali poco abbienti e con poca - o punta - dimestichezza con la cultura di viaggio. Negli anni Trenta, infatti, il viaggio di piacere era ancora quasi sconosciuto in ampie porzioni della società italiana: gran parte degli uomini lasciava la città o il paese natale solo per compiere il servizio militare, e le donne erano prive anche di questa possibilità. Lo Stato, organizzando i “treni popolari” doveva farsi carico anche di questo problema. Le istruzioni impartite dall’Alto Commissario per il Turismo prevedevano infatti che le Aziende autonome di turismo e i Comuni dovessero anche “predisporre e controllare l’attrezzamento per l’accoglienza e l’assistenza dei viaggiatori”, organizzando i necessari servizi informativi e calmierando le tariffe dei servizi pubblici e di ristorazione. Era una delle tappe nel progetto di trasformazione del carattere Piazza del Campo gremita di spettatori durante il Corteo storico di un Palio dei primi anni Trenta 10 degli italiani, a cui il regime si dedicò con grande determinazione. Il timore per una “botta di cultura” difficile da digerire venne blandita con attenzione. Nel caldeggiare l’iniziativa si rassicurava che i gitanti non sarebbero stati sommersi da “pesanti paludamenti di goffa erudizione” e neppure “imbotti[ti] di norme pedagogiche”. L’iniziativa venne preceduta da una tambureggiante propaganda che attribuì l’ideazione dell’iniziativa a Mussolini anziché a Costanzo Ciano, Ministro delle comunicazioni. I “treni popolari” riscossero “un successo magnifico, superiore ad ogni aspettativa” e le autorità senesi non si lasciarono sfuggire l’occasione per aumentare le presenze turistiche nella loro città. Anche la Federazione fascista senese si impegnò a fondo in tal senso. Il 1° agosto 1931, il Commissario dell’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno Carlo Mocenni, d’accordo con il segretario federale del partito, il podestà e il prefetto, chiese al Ministero delle Comunicazioni di organizzare uno o più treni popolari diretti a Siena in occasione del Palio di agosto. Il Ministero approvò la richiesta e predispose la partenza di due convogli, uno da Firenze e uno Roma. Si raccomandò ai commercianti di attrezzarsi “come meglio possono in vista della eccezionale circostanza tenendo presente, naturalmente il proprio legittimo [ma] non eccessivo interesse”. Venne deciso di distribuire “a ciascun viaggiatore una piccola guida [della città] preparata dall’Azienda di Soggiorno per la circostanza”. Alla porta S. Lorenzo fu istituito un ufficio provvisorio ove i viaggiatori potevano acquistare i biglietti per i pasti, per assistere al Palio, per la rappresentazione dell’opera Boheme e per gli autobus che, dalla stazione, con 60 centesimi, trasportavano il viaggiatore in piazza Umberto I “ove alcuni insegnanti delle nostre scuole comunali” si misero “a disposizione degli ospiti per far loro da ‘ciceroni’”. Ai viaggiatori venne offerta la possibilità di consumare i pasti a prezzi contenuti in due mense appositamente allestite e di assistere al Palio recandosi in un’area delimitata della piazza. Nella serata una compagnia lirica itinerante rappresentò la Boheme. L’iniziativa fu coronata dal successo. I due treni ripartirono dalla stazione di Siena intorno alle 1 di notte. La Rivoluzione Fascista con il consueto trionfalismo espresse la sua soddisfazione per la “considerevole falange di visitatori” giunta a Siena sui vagoni delle Ferrovie dello stato, rivendicò lo “speciale interessamento della Federazione Fascista”, l’”organizzazione perfetta” e l’ottimo funzionamento del servizio di approvvigionamento ma ammise lo scarso successo dei punti di ristoro. I gitanti, per ridurre al massimo la spesa, si erano evidentemente nutriti con panini portati da casa. La gita non era così a buon mercato com’era stata dipinta. Passata l’euforia dei primi mesi le presenze sui treni popolari si ridussero sui centomila partecipanti l’anno e l’offerta di treni popolari fu parzialmente ridimensionata. Il Ministero preferì infatti accordare riduzioni sui treni ordinari piuttosto che allestire appositi convogli. Ciò non toglie che il regime fosse comunque riuscito a diffondere l’abitudine della gita, magari ridotta alle poche ore di un giorno festivo, tra un numero crescente di italiani. Il disegno, ovvia- CULTURA mente, rispondeva a uno delle più basilari necessità dello stato fascista: organizzare, ispirare e controllare la vita degli uomini sia al livello di gruppi sociali che individuale creando così “un vincolo profondo” tra masse e regime. Un vincolo che avrebbe dovuto cementare il Paese, rendendolo pronto a eseguire le direttive impartite dal governo. Ovviamente una porzione consistente di coloro che approfittò dell’opportunità offerta dai “treni popolari” colse nell’iniziativa solo un’occasione di divertimento e di evasione dalla vita quotidiana. Educare le masse significava anche fornire alcuni punti di riferimento. Così, tra le feste popolari che stavano rinascendo in tutto il Paese, il Palio di Siena - la più antica, la più vera - venne posta in una posizione di privilegio. Con i treni popolari, il film “Palio” di Blasetti, alcune radiocronache della corsa, servizi sulle Carriere sui cinegiornali Luce il regime ‘lanciò’ il Palio quale grande evento turistico. Nell’agosto 1937, “La Nazione” commentando il Palio vinto dalla Civetta scrisse che “se si dicesse che Siena ha triplicato oggi la sua popolazione, non esagereremo. Tutti i treni di ieri e di oggi hanno scaricato gente in quantità enorme. Se poi si considerano gli autobus colossali e migliaia di automobili il calcolo rimarrebbe difficile”. Un entusiasmo forse esagerato, probabilmente dettato dalle esigenze della propaganda, ma almeno in parte giustificato. Puntare sul turismo, come volano per lo sviluppo della città, non era certo un’idea nuova. Già prima della Grande guerra Carlo Alberto Cambi Gado, nella sua doppia, strategica, funzione di Rettore del Magistrato delle Contrade e di presidente del Comitato senese dell’Associazione nazionale per il Movimento dei forestieri si era battuto con energia per aumentare il richiamo turistico della festa. Fabio Bargagli Petrucci ave- Manifesto pubblicitario nazionale per il Palio va dedicato all’argomento un importante scritto. Ma quest’azione, potendo contare solo sulle forze delle organizzazioni di volontariato non poteva andare molto lontano. Nei primi anni Venti emerse chiaramente il problema della mancanza di risorse economiche - ma anche di idee chiare - per incrementare il turismo a Siena. Stava infatti volgendo al termine l’epoca del turismo d’élite e bisognava quindi puntare su un turismo meno colto ma enormemente più vasto. E per far ciò occorreva il supporto della potenza finanziaria dello Stato. Sviluppare il segmento del turismo medio e piccolo borghese aveva un costo, e anche delle necessità. La Rivoluzione Fascista avanzò una serie di proposte per aumentare la spettacolarità del Palio, alcune delle quali davvero strampalate, tipo quella di raddoppiare “il numero degli uomini che compongono ogni comparsa”, e per far assumere una veste più consona ad una manifestazione da propagandare anche all’estero. Il periodico iniziò quindi a contestare la presenza di figuranti ubriachi “che camminano per la pista come un branco di pecore”, di alfieri poco allenati a cui cadono le bandiere, di “altri infine che dalla pista conversano allegramente con qualche spettatore”. La tombola pubblica che seguiva da sempre la conclusione del Palio venne additata come un esempio di “cafonismo paesano” che era il caso di cancellare. Nel 1934 intervenne nel dibattito anche Paolo Cesarini. “L’aumentare degli spettatori è stato il movente che ha obbligato il Palio a rinnovarsi, ad arricchirsi, ad avviarsi veramente alla completezza di uno spettacolo di tale importanza. Il problema turistico si è imposto ed anche i più campanilisti hanno dovuto comprendere l’importanza massima che il Palio ha per la nostra città. Non si tratta di fare dei Palii ammaestrati per i forestieri, non si tratta di ammazzare la generosa passione contradaiola, no; [...] si tratta di soltanto di curare certi particolari, di arricchire alcune parti dello spettacolo, di dare un carattere più signorile a tutta la festa e tutto questo senza falsare lo spirito contradaiolo o comunque sacrificare i cittadini. I senesi hanno compreso che senza compromettere la sincerità e l’entusiasmo popolare, il Palio deve funzionare come un gigantesco richiamo per fare affluire a Siena un numero sempre più alto di visitatori in maniera da poter dare uno sviluppo maggiore alla città”. Nell’agosto 1935, in via sperimentale, furono inserite alcune modifiche proposte da un’apposita Commissione del Comune, la più importante delle quali era costituita dall’aggiunta di un centinaio di figuranti in massa promiscua - “destinati a rappresentare una massa di popolo partecipante alla festa” - vestiti con vecchi costumi che seguivano il carro trionfale. Per aumentare la sonorità due gruppi di trombettieri furono collocati sui palazzi d’Elci e Sansedoni, per alternarsi con la fanfara del corteo. Alcune di queste novità non riscossero un grande consenso. La Commissione decise comunque di mantenere il ‘popolo’, suddividendolo però tra le otto principali corporazioni e di aumentare il gruppo degli armigeri di scorta al carro trionfale, portandolo a trenta, inserendo anche la figura del comandante e due tamburini. Così facendo dal 1936 il numero complessivo dei figuranti del corteo raggiunse le cinquecento unità. Nel 1937 la Commissione introdusse a titolo provvisorio alcune modifiche destinate ad aumentare la cadenza con la quale il Corteo sfilava sulla pista di piazza del Campo. Venne così introdotto un tempo massimo per la durata delle sbandierate. Il tempo della dimensione casalinga del Palio risultava sconfitta dalla necessità di assicurare un fluire armonico al Corteo e probabilmente da quella non confessata di garantire tempi certi per le partenze dei treni e dei turisti giunti in automobile. I tempi stavano cambiando. 11 GRUPPO DONATORI DI SANGUE Donare per donare Gruppo Donatori di Sangue delle Contrade l Gruppo Donatori di Sangue delle Contrade ha una storia ormai più che venticinquennale; nato da un’idea della prof.ssa Anna Maria Befani, responsabile per molti anni del Centro Emotrasfusionale e capitana del Valdimontone, si estese da questa Contrada alle altre sedici e si sviluppò, sotto la guida di Fulvio Sodi e con l’affettuosa collaborazione del dott. Giuseppe Fanetti, nel corso degli anni sino ad assumere l’attuale stato giuridico; oggi i Donatori delle Contrade rappresentano una splendida realtà e permettono con il loro impegno costante una copertura, che integrata con le altre Associazioni, garantisce un importante contributo al fabbisogno del nostro Ospedale. L’età media dei donatori tende, in questi ultimi anni, ad abbassarsi con un ritrovato spirito di solidarietà fra i giovani di tutte le Contrade ed il costante impegno dei singoli Responsabili; il nostro desiderio sarebbe quello di coprire interamente il fabbisogno senese di sangue ed è per questo che è nata l’iniziativa “Progetto Siena” donare il sangue per donare due volte: aiutando chi ha bisogno di trasfusioni e al contempo, utilizzando i contributi regionali, aiutare un’Istituzione cittadina a migliorare i I proprio servizi per altri cittadini senesi. Nasce con questo spirito il “Progetto Campansi”, che è stato presentato il giorno 01.06.2007 nella Sala delle Lupe, alla presenza di Autorità cittadine e Dirigenze di Contrada. Nella sua introduzione il relatore prof. Paolo Rossi ha tratteggiato la storia dell’Istituto, che sin dal 1811 si occupa dei più deboli e dei più bisognosi, inizialmente come Istituto di Mendicità, e successivamente come ricovero e centro di cura per anziani e disabili, sino ad assumere l’attuale struttura. Il Rettore del Magistrato delle Contrade, dott. Roberto Martinelli, ha sottolineato in un appassionato intervento il legame di solidarietà che nasce e si sviluppa all’interno delle Contrade, una solidarietà silenziosa e discreta che non ama la troppa pubblicità. Il Magnifico Rettore dell’Università di Siena, prof. Silvano Focardi, ha ripreso nel suo intervento il concetto di solidarietà contradaiola che ebbe la sua più importante espressione nelle Società di Mutuo Soccorso e che oggi in forma diversa rivive in queste iniziative. Più strettamente tecnico l’intervento della dott.ssa Buti, Direttore Generale dell’Azienda di Servizi al Pubblico di cui l’Istituto Campansi è una parte importante; da Lei un ringraziamento ai Donatori per il supporto finanziario all’ammodernamento dei letti di degenza per non autosufficienti, finalizzato all’acquisto di letti tecnici antidecubito ed automatizzati. Le conclusioni del Presidente del Gruppo Mauro Fantozzi, hanno reso più chiare le finalità dell’Associazione e l’obiettivo di rendere la nostra Azienda Ospedaliera autonoma per le necessità trasfusionali. Un momento di solidarietà e di vita contradaiola che ha caratterizzato questo pomeriggio nella speranza di un crescente impegno da parte di tutti i senesi e di un maggiore sostegno ad un’iniziativa portata avanti da senesi per i senesi. Foto di gruppo dei coordinatori dei Gruppi Donatori di Sangue delle Contrade, in occasione di un incontro presso i locali della Soc. Castelmontorio, 3 Settembre 1991 12 TEMPI MODERNI Spia di eccessiva pubblicità?! Fabio Fineschi l’annoso dilemma senese a dominare come sempre. Sospesa fra l’irresistibile desiderio narcisistico di “riflettere” la propria bellezza attraverso occhi altrui, e il più trito, forse, ma concreto dubbio, che la visibilità estrema possa nuocere, soprattutto alla festa. Siena divisa fra i fautori positivisti delle “umane sorti e progressive...” e i più critici tradizionalisti. A separarli stavolta c’è addirittura un agente speciale. Il fascinoso 007 sbarcherà in Piazza del Campo nel 2008. A spedirlo sin qui una giovane americana innamoratasi della nostra città. Il fatto che si tratti della figlia di uno dei più facoltosi produttori hollywoodiani ha fatto il resto. O per lo meno ha dato il la ad una trattativa che ha visto Magistrato, Consorzio e Comune elencare regole e limiti da rispettare. Il cammeo senese prevede un inseguimento sui tetti cittadini, un duello sotterraneo nei bottini, per l’occasione ricostruiti al computer e dunque non minacciati dalle riprese. Dopo le inedite e avvincenti immagini dell’apprezzato “Piazza delle cinque lune” è più che comprensibile la tentazione di riconsegnare i tesori senesi a mani che sappiano esplorarli. Con Martinelli qualche fotogramma si rivelò una scoperta sorprendente, stavolta si potrebbe andare oltre. Difficile ipotizzare che l’interesse esterno potesse arrestarsi qui. Chi giunge a Siena per effet- È tuare riprese difficilmente prescinde dal Palio. Naturalmente è questo l’argomento che divide in maniera vivace “progressisti” e “tradizionalisti”. Questi ultimi tentati dal pronunciare il consueto: “l’avevo detto io...” quando alle pagine del Times sullo 007 “senese” hanno fatto seguito ancor più vivaci attacchi animalisti. Parere diverso per quanti sostengono che i fenomeni in oggetto siano ormai cronici, e una fedele gestione dell’immagine possa risultare semmai un deterrente. Di questo avviso anche l’ammiL’attore Daniel Craig, protagonista del prossimo film di James Bond in parte nistrazione. La corsa ambientato a Siena, ospite a palazzo d’Elci durante l’ultimo Palio dell’Assunta. che apparirà nella pellicola è quella dello scorso agosto. In camL’agente speciale sarà semplice spettatore po quattordici telecamere, a garantire e in alcun modo interferirà con al corsa e nuovi punti di vista. Esperimento di per sé con il suo esito. Un ruolo del tutto esteravvincente, e garantito da alcune norme. no, che pone al riparo da “celentaniani” Sarà il service a scegliere le immagini idoburberi e da esiti fumettistici e distorti. nee, che si inseriranno nel contesto del Del resto già “Piazza delle cinque lune” film in forma del tutto documentaristica. aveva rappresentato un notevole cambio di prospettiva. La corsa in quel caso diventava metafora, attraverso la quale interpretare la vita, e nel caso specifico la risoluzione di un mistero. Una chiave simbolica, semplice, ma raffinata e in ogni caso rispettosa della tradizione, e risuonante con le corde e i metodi di un cinema europeo, italiano. Passare l’oceano significa consegnare la Festa a ben altre abitudini artistiche. Diverso l’orizzonte culturale, così come diversi sono i mezzi in campo. Dal punto di vista tecnico si preannuncia un prodotto di grande livello. Meno poesia, questo mettiamolo pure in conto. Ma a volte chi accampa modeste pretese interpretative fa anche il servizio più apprezzabile. Tanto da mettere d’accordo le due anime senesi, quella più entusiastica e quella tradizionalista. 13 14 CRUCIVERBONE I REBUS DEL PALIO GIOCHI GIOCHI ORIZZONTALI 1. Cruciale per le sorti del Palio 6. Ennio Maggiorente 12. Saltano con i fiocchi 18. Serve al fantino per guidare 19. Gruppo della nostra contrada 20. Contrada 22. Rapido avvicinamento con intenti bellicosi 23. Numero speciale 24. Le volte che Aceto montò nel Nicchio 25. A lui si deve il punto di efficienza 26. Prende all’abbassamento del canape 29. Si fanno negli stadi, non sui palchi 30. Precede Figaro 31. Famoso... 32. Vinse nella Selva nel ‘70 34. Benedetta Sestini 36. Consonanti del cognome di Spirito 37. Cavallo indesiderato 40. I 550 di Cicerone 41. Palio 43. Cuore di rima 44. La squadra del Capitano 47. Paura vocalizzata 48. Contrada soppressa 51. Cintano Siena in latino 53. In assemblea parla prima del Priore 56. Insieme al ma cambia il Palio 57. Ex biondo 58. Alleata 59. Ero lì... di Lorenzo Anselmi 61. Ne sono ricchi gli oratori 63. Sapore del caffè 65. Del Montone e dei Carabinieri 67. Sillaba che inizia il Te Deum 68. Così si definiva Aceto 69. Ira senza fine 71. Spronano 73. Il regista di Candid Camera 74. Così si definiscono alcuni locali 75. Giuseppe, Dino 77. Gemellata con la Tartuca 78. Saluto a Maria 79. L’Artù odiato 80. A Siena lo si dice di una brenna 82. Montonaiolo anconetano 83. Per capitani e priori è un limite 84. Ci vinse il Palio il Montone 86. Storico proprietario di Folco 87. Esordì in Tartuca 88. Conta il terzo 90. L’assassino Vittorio 92. Si paga sul... 93. Le alimentano la presentazione del Palio 94. Animale post-cena 96. Lo è l’Istrice 98. Fa pendant con Finanziaria 99. La stagione paliesca 100. Marco Valentini 101. Baio oscuro... per tutti VERTICALI 1. È buono al canape 2. Grigio degli anni ‘80 3. Storica alleanza 4. Le alleate del Nicchio 5. Il cavallo Invincibile 7. Babbo del Mago dei Maghi 8. Noto a tutti come Giorgio Macrì 9. Ci sono quelli di Contrada 10. C’è quello piazza e palchi 11. Instancabile chef 12. Il nostro storico archivista 13. Luciano Lorenzetti 14. Uno straordinario pittore 15. Dipinse il Palio vinto dalla Torre nel ‘61 16. Nel Palio contano molto 17. Ce l’ha Pitheos 21. Sfiga 22. Ingannatore 26. Dei cavalli e degli astuti 27. Lo era Quebel 28. Articolo spagnolo 33. Società del Bruco 34. Mangiare erba 35. Si avverte quando c’è la musica 36. Lo fa il nostro colpo 38. Uno dei Mini 39. È anche nella Basilica dei Servi 42. Fantino a noi caro 45. Custodisce i palii 46. Lo è il Cencioni 49. Simboleggia la potenza 50. Ci purgò nel 1984 52. Scorrazza per Società 53. Con chi si muove quello maggiore 54. Anna Nucci 55. Si aspettano il 13 60. Partiti al canape 62. Non manca nel Montone 64. Vinaio 66. È famosa la sua Arca 68. Volere nuovamente 70. Qualche Palio ce l’ha dietro 72. Tra noi 2 il colpevole 76. Decisiva nel palio 79. Capitano figlio d’arte 80. Vinse nella Selva 81. Geniale ma senza testa 84. Irriverente associazione 85. In sorte alla Lupa 86. Il nostro Onorando 87. Lì è d’obbligo il servizio 89. ... sto al contrario 90. Arnoldo attore 91. Una RAI che trasmette il Palio 92. Le prime 3 al canape 93. L’inizio del motto della Chiocciola 95. La metà di otto 96. Spesso nelle lettere ufficiali 97. Accentato nega 98. Metà della metà 15 ILLUSTRAZIONE DI SABRINA DANIELLI 2007 FILASTROCCA DI FRANCESCO BURRONI tratta da “Bestiario Senese” 2006 I LUOGHI E LA MENTE In caso di mancato recapito inviare al CPO di Siena Anno XIV n. 4 CONTRADA Addio Mario, caro amico fraterno S ono passate solo poche ore da quando il portone della Santissima si è chiuso alle spalle del corteo che mestamente si è avviato ad accompagnare Mario nel suo ultimo viaggio, ma per sempre riecheggeranno nella mia mente le bellissime frasi con cui l’Onorando Priore ne ha ricordato la figura. Sarebbe stato difficile tratteggiarne un ritratto più fedele. Anna Carli è riuscita a mettere in risalto tante delle qualità che Mario possedeva: quelle del figlio, fratello, marito, padre e nonno amorevole; quelle dell’uomo serio, onesto, pacato; quelle del Contradaiolo, con la “C” maiuscola, sempre disponibile, comprensivo, collaborativo, ed ancora quelle del Dirigente, capace di creare momenti di aggregazione e di coinvolgere, in particolare i giovani, di rappresentare degnamente la Contrada, che tanto amava, al di fuori dei suoi confini, prima nel ruolo di Pro Vicario e poi nelle vesti di Presidente del Gruppo Donatori di sangue “Bruno Borghi”. Insieme abbiamo vissuto momenti indimenticabili, primo fra tutti la vittoria dell’86, quando entrambi c’eravamo vestiti nel “Popolo” di quella che fu definita “la Comparsa vecchia”, ma anche condiviso delusioni, amarezze, dolori. Chi non ricorda poi Mario al suo primo incarico come componente di Seggio, quando nel 1988 fu nominato Economo, insieme all’inseparabile amico Giovanni? Instancabile lavoratore, preferiva l’azione alle parole ed era riuscito, con la sua affabilità ed i suoi modi gentili, ma al tempo stesso determinati, a meritarsi il rispetto di tanti ragazzi, che, oggi uomini fatti, non hanno mai smesso, pur con il passare degli anni, di provare per lui sincero affetto. Nutriva una predilezione particolare per gli alfieri e i tamburini, dei quali seguiva sempre attentamente le prestazioni; ne condivideva visibilmente le ansie, prima di ogni sbandierata ai Servi, prima di ogni entrata in Piazza, durante tutto il corteo storico. Anche quando non era più Economo, il suo primo pensiero, dopo ogni carriera, era per la Comparsa, preoccupato se alla corsa seguivano momenti di concitazione che potevano mettere a repentaglio l’incolumità dei “ragazzi” ed il decoro dei nostri simboli. Uno dei suoi grandi crucci era di non essere riusciti a conquistare negli ultimi anni un altro Masgalano, ma si era entusiasmato quando l’anno scorso i nostri “cittini” erano riusciti a vincere il premio nella competizione riservata ai piccoli. Quando nel 2005 mio figlio stava per entrare per la prima volta in Piazza e mi accingevo a salutarlo alle scale dei Servi, mi vidi sfrecciare improvvisamente davanti Mario che, dopo aver stretto forte a sé Tommaso, si girò verso di me e sorridendo (come faceva notare stamattina il Priore) “prima con gli occhi che con la bocca” e mi disse: “Scusa, Gian Franco, ma sai, io il figlio maschio non ce l’ho e allora lui è come se fosse un po’ il mi’ figliolo”. Come potevo non volergli lo stesso bene che si nutre per un fratello? Mi aveva dimostrato con i fatti cosa voleva dire l’amicizia, quella vera; l’ho visto soffrire silenziosamente quando Giancarlo Santi cominciò ad accusare i primi sintomi del male che ce lo avrebbe portato via. Ne condivise le sofferenze, standogli accanto il più possibile, con dedizione, spirito di servizio e con lo stesso amore per il prossimo che traspariva dalle sue parole ogni volta che parlava della donazione del sangue, del midollo e degli organi, quando, insomma, invitava a donare una parte di noi stessi a chi ha bisogno. C’era qualcosa di intangibile ed indefinibile che ci legava, un qualcosa che il tempo non potrà distruggere, come non potrà cancellare il suo ricordo. Addio Mario, caro amico fraterno. Periodico Trimestrale della CONTRADA DI VALDIMONTONE Anno XIV - n. 4 Dicembre 2007 Autorizz. del Trib. di Siena n. 579 del 5/04/1993 Anagrafe Montonaiola Spedizione in A.P. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Siena. Direttore responsabile: Fabio Fineschi Redazione giornalino: Raffaele Semplici e Simone Stanghellini (coordinamento), Michele Santillo, Mauro Agnesoni, Tiziana Barbetti, Matteo Cardinali, Aldo Giannetti, Mauro Gorelli, Vittorio Lachi, Alessandro Pandolfi, Caterina Pavolini, Roberto Petrolito, Massimo Rossi, Davide Rustioni, Nicola Sodi. Collaborazioni: Addetti al Protettorato, Manuela Ammannati, Alessandro Bernini, Ermada Bianciardi, Veronica Bonelli, Anna Carli, Giacomo Carli, Luciano Cucé, Renzo Fusi, Simone Gennai, Francesca Indrizzi, Gian Franco Indrizzi, Alessandro Monciatti, Vittorio Montemaggi, Francesca Mugnaini, Padre O.S.M. Paolo Orlandini, Beniamino e Tommaso Orsini, Simonetta Petreni, Elisa Quercini, Claudio Regoli, Alessandro Regoli, Graziella Rossi, Cristiano Vecoli, Caterina Viligiardi. Immagini: Mauro Agnesoni, Annalisa Cannoni, Fabio Manieri, Archivio Contrada di Valdimontone, Archivio Gruppo Donatori di Sangue, Irene Turchi. Impaginazione: Master Digital. Stampa: Industria Grafica Pistolesi. 2 Gian Franco Indrizzi Sono nati Paola Panico Tommaso Rubechini Matilde Capannoli Andrea Burroni Emma Cresti Vittoria Charlotte Notaro Bernardo Brogi Maddalena Zamponi Ci hanno lasciato Bruno Bernardi Mario Mannucci Giancarlo Franci Ciao Presidente i siamo incontrati per spedire gli auguri di Natale: il tuo storico vice-Presidente indaffaratissimo ma sempre disponibile e competente Gianluca, la tua timidissima ma efficiente collaboratrice Marta, il tuo infaticabile e veterano consigliere Moreno, il tuo introvabile ma preciso cassiere Jacopo e la tua ormai arteriosclerotica ma entusiasta segretaria Veronica. Questo era ciò che pensavi di ognuno di noi e non ti stancavi mai di ringraziarci per quello che facevamo. E noi cosa pensavamo del nostro Presidente? Non hai mai considerato il tuo ruolo come una carica di rappresentanza, hai sempre lavorato in prima linea e ci hai coordinato in modo impeccabile con le tue immancabili e discrete telefonate. Eravamo diventati un gruppo affiatatissimo, orgogliosi delle nostre piccole innovazioni, dei nostri successi, che hanno coinvolto anche quei giovani a cui tu tenevi tanto. Ma eravamo sempre pronti a fare meglio, a dare il massimo!!!! Ed ora? Continueremo a lavorare, perchè era quello che avresti voluto, ma non ti arrabbiare se, senza la tua guida, ci dimenticheremo qualcosa, se sbaglieremo!! Sappi che lo faremo sempre, come ci hai insegnato, con entusiasmo e senza la voglia di apparire!!! Mario, ci mancherai tantissimo!!! C Gianluca, Jacopo, Marta, Moreno, Veronica Polvere di notizie Revisori dei Conti Sono stati nominati in Assemblea Generale i Revisori dei Conti per l’esercizio 2007: Stefano Cianferotti, Francesco Ghelardi, Marcello Nucci. Commissioni di Lavoro In Assemblea Generale sono state nominate le seguenti commissioni di lavoro: Commissione per il Banchetto Annuale 2007: Emanuela Baldani, Daniele Barbetti, Roberta Nepi, Lucio Viligiardi, Graziella Rossi, Simonetta Petreni, Riccardo Pieri, Silvia Borghi. Commissione elettorale per il rinnovo del Seggio della Contrada biennio 2008/2009: Luca Belardi, Matteo Bracalente, Stefano Ciampoli, Davide Rustioni, Paolo Zotto. Commissione elettorale per il rinnovo del Consiglio della Società Castelmontorio biennio 2008/2009: Marcello Baglioni, Silvia Borghi, Grazia Burroni, Giacomo Carli, Alessio Cencioni. Editoriale Raffaele Semplici agazzi, due anni sono passati in un batter d’occhio ed adesso sono qui a tirar le somme. Sono stati ventiquattro mesi che ci hanno visto impegnati con una scadenze incalzanti una dietro l’altra e pertanto quasi mi chiedo se le ormai consuete quattro uscite debbano essere ridotte a tre, per avere più stimoli e poter offrire ai Montonaioli un prodotto più atteso e meno di routine. Non è una critica, ma una constatazione che faccia riflettere la prossima Redazione. Che dire l’Onorando Priore: non ci ha fatto mai mancare la Sua indispensabile e sempre gradita supervisione; Michele e Simone: due pilastri; Tiziana e Caterina: due “bombe alla nitroglicerina”... di idee; Mauro, una sicurezza nel trovare la foto giusta per tutte le occasioni; gli altri membri: tutti utili, bravi, sagaci e presenti; di me, tutto fuorché coordinatore, forse moderatore, di chi, in buona fede, talvolta per esuberanza, usciva dai canoni, non se la prenda anche io ero in buona fede. Una “pubblicazione” di Contrada è pur sempre di pubblico dominio (anche il nome lo dice) e quindi quello che scriviamo è giustamente, letto e giudicato anche dagli altri: non è una circolare ad uso interno! Adesso, per finire, gli auguri per la Redazione che verrà: SEMPER AD MAIORA R CONTRADA Uniti e sereni verso il 2008 Anna Carli - Priore iamo alla fine del biennio di validità del seggio, ma soprattutto siamo alla fine di un anno intenso di vicende paliesche, di interventi di arricchimento del patrimonio, di rilettura di vari aspetti della vita contradaiola che hanno dato ancora una volta il segno di quanto siano forti il senso dell’appartenenza, della partecipazione e il coinvolgimento emotivo che l’accompagna. S Un altro anno nel quale l’ansia della vittoria non ha trovato riscontro nella realtà ed ha acuito ulteriormente la centralità della vicenda paliesca, rischiando di deformarne il corretto peso nel merito e nei tempi della vita di contrada. L’impegno di tutti deve rimanere perché la serenità e la pacatezza guidino ogni comportamento, a partire dal linguaggio, senza per questo rinunciare all’incisività e alla chiarezza nel manifestare le idee e nell’argomentarle. Proprio per palesarne le argomentazioni a tutti i montonaioli voglio toccare uno degli aspetti che più ha vivacizzato nell’ultimo mese le serate in Società: “Perché non abbiamo presentato memorie difensive alla Giunta rispetto alle proposte di sanzioni dell’Assessore delegato alla giustizia paliesca?” Due sono state le considerazioni determinanti. La prima: i fatti che ci sono stati contestati sono accaduti e sono emersi con correttezza dalla relazione dei Deputati della Festa. La seconda: è vero che per l’abbandono della passeggiata storica da parte del fantino l’Assessore non ha proposto alcuna sanzione per quest’ultimo, ma la Contrada da parte sua, accompagnandolo all’entrone, ne ha purtroppo avallato il comportamento, ritenendolo motivato dal suo disagio, ma omettendo di chiedere l’autorizzazione all’Autorità Comunale tramite i Deputati della Festa o altro soggetto istituzionalmente preposto. Il mancato rispetto di questa procedura, accettata ormai da tutti per consuetudine, anche quando nel tempo è stata applica- ta a situazioni non esplicitamente previste dal Regolamento, ha evidenziato una situazione di debolezza sostanziale e formale di eventuali nostre discolpe. Nel Seggio che ha discusso in modo aperto vagliando i pro e i contro delle alternative possibili, si sono affermate da una parte la scelta di non opporsi alla proposta di sanzione che si presentava in linea con sentenze del passato, e dall’altra con la scelta di coinvolgere la Contrada secondo un percorso già seguito in anni precedenti. “L’impegno di tutti deve rimanere perchè la serenità e la pacatezza guidino ogni comportamento a partire dal linguaggio, senza per questo rinunciare all’incisività e alla chiarezza nel manifestare le idee e nell’argomentarle”. In qualcuno può essere rimasto il dubbio che presentare le discolpe poteva costringere comunque in futuro l’Assessore delegato a meglio motivare la deplorazione proposta per la Contrada, chiamata ad una responsabilità oggettiva per comportamenti del fantino non contestati a quest’ultimo. A questo proposito non deve sfuggire che durante il corteo storico, il Fantino non è un soggetto autonomo, ma è uno dei componenti di quell’ “unicum “ che è la Comparsa. Rimarrà comunque fondamentale proseguire con il Magistrato delle Contrade nel percorso intrapreso di richiesta di provvedimenti sempre meglio motivati ed argomentati in base ai contenuti del Regolamento ed alla raccolta delle delibere di Giunta concernenti l’applicazione delle sanzioni. E così anche io ho finito per parlare di Palio, ma questo mandato non può concludersi trascurando che il biennio trascorso ci ha visto vivere insieme momenti di grande emotività, di spensieratezza e di gioia dello stare insieme. In collaborazione con la Società abbiamo visto crescere e, di fatto, completare i lavori per il nuovo magazzino con la sistemazione esterna di spazi che ci renderà ancora più piacevole la vita sociale durante tutto l’anno e nei giorni del Palio. I bambini e i ragazzi hanno vissuto momenti, anche esterni, di gratificazione e hanno resa la Contrada orgogliosa di loro. Le donne con la loro entusiasta disponibilità hanno rappresentato come sempre una risorsa fondamentale. Grazie per tutto questo, grazie al Vicario e ai Pro-vicari, a tutto il Seggio, alle Commissioni, alla Presidente e al Consiglio di Società, al Gruppo dei donatori di sangue ed al suo Presidente Mario Mannucci, che purtroppo proprio in questi giorni ci ha prematuramente lasciato. Ricordiamoci tutti della responsabilità che ci viene affidata e dell’onore riservato con la nascita in questa Città e con il Battesimo contradaiolo. Viviamoli uniti e con serenità. Buone Feste e Buon Anno a tutti! 3 PALIO Auguri ed emozioni Claudio Regoli - Capitano finito un anno pieno di emozioni intense, un anno molto significativo per la nostra contrada: è stato un anno pieno di eventi in cui il Montone ha dimostrato ancora una volta di essere una grande contrada e di saper recitare un ruolo da protagonisti. È Un anno in cui ancora una volta abbiamo cercato con caparbietà di realizzare quanto volevamo e, con certezza, ci ha dato qualcosa in più di quanto avevamo 12 mesi fa. Faccio gli auguri ad una contrada fantastica che mi è stata vicina nei momenti più difficili e che mi ha trasmesso il suo calore nei momenti più gioiosi, ne abbiamo passate tante, ma ce la siamo cavata egregiamente. In particolare ai giovani voglio augurare di riuscire sempre di più a valorizzare le cose buone che riusciamo a fare, che sono molte, consolidando quello spirito e quell’orgoglio di appartenenza che devono essere sempre di più per noi un fattore distintivo. Un augurio di cuore voglio farlo al Priore, ho avuto il piacere di conoscere ed apprezzare una persona intelligente, sensibile e determinata con la quale è stato un piacere lavorare. Insieme ai suoi collaboratori, abbiamo cercato in ogni momento di dare tutto quanto possibile per la nostra contrada con impegno passione e dedizione. Vi ringrazio di cuore. Un augurio al Presidente di Società e a tutto il Consiglio, quello di godersi insieme a tutti noi i frutti dell’importante lavoro realizzato, fra poco inizieremo a vivere dei nuovi spazi, speriamo di farlo con momenti di gioia ed allegria. Un augurio al mio staff che mi sopporta e mi sostiene, siamo prima di tutto un gruppo di amici che ha piacere di stare insieme, un gruppo unito che persegue con coraggio ed impegno la realizzazione del sogno di tutta la contrada. Andiamo avanti... ce la faremo...! Spero che le Feste Natalizie del 2007 siano per tutti serene e che il 2008 sia finalmente l’anno del Montone, anche il prossimo anno arriveremo all’estrazione delle contrade con grinta e ambizione, sperando che la fortuna ci assista anche questa volta. Auguri quindi al Priore ed il Seggio, al Presidente ed il Consiglio di Società, al Gruppo Donatori di Sangue, ai giovani, alle donne, agli anziani, al mio staff, a chi mi sostiene ed a chi mi critica. Spero che passiate queste feste in allegria e serenità, AUGURI DI BUON NATALE ED UN FELICE ANNO NUOVO dal vostro Capitano con affetto. 4 SOCIETÀ CASTELMONTORIO Un saluto e un augurio Graziella Rossi - Presidente l mio saluto e augurio sono intrisi d’emozione, commozione e tenerezza. È difficile sintetizzare quattro anni di mandato... Periodo di intenso lavoro, nuove amicizie, gioie infinite, momenti d’enorme dolore per la perdita di persone care, feste esilaranti, riunioni, fiumi di parole... sono in scadenza e l’emozione è forte. I Ho vissuto il primo biennio con l’attesa e l’apprensione dei novizi, io prima donna Presidente nella storia della nostra Contrada. Indossare questo ruolo, fino ad oggi prettamente maschile, è stato più facile del previsto, grazie alla conoscenza di persone e meccanismi che ha semplificato la risoluzione d’ogni problema. Ho risposto all’alterità quotidiana, dando spazio a tutti con affetto, fiducia e razionalità. Indubbiamente questo percorso sarebbe stato impossibile senza l’aiuto dei miei amicicollaboratori: Giampiero, Simone, Duccio e Silvia, persone di rare qualità umane. Il secondo mandato è stato più semplice, emotivamente sgombra da paure, con collaboratori e un Consiglio già consolidato che hanno fatto fronte, con abilità e maestria, ad un aumenti importante di presenza quotidiane. Non nego che spesso ci siamo trovati in difficoltà, dovendo gestire una mole di lavoro abnorme e indubbiamente senza l’aiuto incondizionato di tutti, non avremmo portato a termine tutte le iniziative che avevamo programmato. Che ruolo ha la società nel contesto della Contrada? Mi piace pensare che sia il cuore di un corpo umano, un luogo di aggregazione dove giovani e meno giovani trascorrono il loro tempo in maniera fattiva, condividendo momenti ludici e scambi di opinione. È nella Società che la Contrada si forma e vive giornalmente. Ora è natale, ma non ne esiste uno solo, sono molti, uno diverso dall’altro. C’è il Natale della tradizione, della memoria, dell’attesa e del rimpianto. Ognuno di noi ha il suo, ma non scordiamo mai che c’è un albero acceso per tutti noi, dove riunirsi per piangere o ridere rimanendo se stessi, condividendo affetti veri e dimenticando le nostre segrete tristezze. Questo è il valore aggiunto della nostra Contrada. Chiudo queste mie parole augurando a tutti i montonaioli un gioioso avvenire, uno splendido Santo Natale e un felice Anno Nuovo e passo la penna a chi meglio di me sa fermare emozioni: “Pensate alle gioie presenti, ognuno ne ha molte, non alle disgrazie passate. Tutti ne hanno qualcuna. Riempite di nuovo il bicchiere con volto radioso e cuore pago. Mi ci gioco la testa che il Vostro sarà un Natale allegro e l’anno nuovo felice” (Charles Dickens) Un abbraccio 5 CONTRADA I valori del Natale nella Contrada Padre Paolo Orlandini a nostra contrada ha per patrona la Madonna del Buon Consiglio. Da tanto tempo il popolo di Valdimontone a Lei si rivolge nei momenti più significativi della sua vita cristiana e contradaiola. Nell’immagine che si venera nell’oratorio della SS. Trinità la Madonna ci guarda e ci mostra teneramente Gesù. Noi cristiani crediamo che Gesù è Dio. La Madonna in quel dipinto ci presenta teneramente Dio. Dio visto così fra le sua braccia ispira tenerezza e familiarità. Vediamo la tenerezza e familiarità del suo sguardo rivolto a noi. Proviamo tenerezza e familiarità per quella madre e quel figlio che si abbracciano. Dio si è voluto far conoscere proprio in questo modo. Ha voluto avvicinarsi all’umanità piccolo, fra braccia materne. A Betlemme i pastori prima e poi i Magi trovarono infatti un bambino appena nato con una mangiatoia per culla e intorno a lui gli sguardi affettuosi di Maria e Giuseppe. Lo stesso Dio ha voluto raccomandarci di avere familiarità con la Madonna; di sentirci davanti a lei come davanti alla L 6 nostra madre. Gesù infatti ha chiesto a quelli che credono in lui che Maria fosse accolta da loro come madre. Ricordando questi momenti del Vangelo diventa più facile pensare come il nostro dipinto inviti anche noi ad avere familiarità con la Madonna e con Gesù. In questo periodo del Natale sembra più facile riflettere su quanto è importante vivere in un ambiente familiare, in cui ci si vuol bene. Si cerca infatti di riunirci con le persone a noi più care. Si pensa a loro e si cerca un regalo che mostri in qualche modo il nostro affetto, la nostra stima, il nostro legame. Ci aspettiamo a nostra volta da loro parole e gesti di affetto e familiarità. Non si tratta solo di apparenza o di seguire delle abitudini. Si tratta di seguire delle tradizioni, che hanno un fondamento profondo, che ci permettono di riconoscere da dove veniamo, per vivere il presente e incamminarci verso il futuro. Guardando ancora il nostro dipinto della Madonna del Buon Consiglio possiamo soffermarci anche sugli angeli che portano l’immagine della Madonna e di Gesù. Sappiamo che si tratta del fatto prodigioso attraverso il quale l’immagine arrivò dall’Albania in Italia a Genazzano secoli fa’. Ma possiamo immaginare che oggi gli angeli presentano a noi quell’immagine e ci ripetono le parole che dissero ai pastori la notte di Natale “Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama”. Gli angeli ci rammentano che siamo amati da Dio di un amore vero. Il Dio dei cristiani, così come si è fatto conoscere in Gesù Cristo, desidera che fra lui e noi e fra di noi ci sia familiarità, perdono, accoglienza, attenzione vicendevole. Tutto questo si esprime anche nella tenerezza e nella familiarità di una madre e di suo figlio che si abbracciano e nei loro sguardi che ci accolgono e coinvolgono nella loro familiarità. È festa di famiglia per i cristiani il Natale. Proprio pensando al Natale possiamo trovare conferma di quello che già facciamo e da esso possiamo trarre forza per vivere tutto quello in cui crediamo. Possiamo ricercare la nostra familiarità con Dio. Possiamo confermarla se già l’abbiamo e magari farla crescere. Possiamo ritrovarla se l’abbiamo perduta o trascurata, come con una persona cara che non vediamo e non sentiamo da tempo. Possiamo iniziare a scoprirla se non l’avessimo ancora mai sperimentata. Tutto que- sto ricordando che proprio perché ci rivolgiamo alla Madonna ci può diventare più facile incontrare Gesù Cristo, il vero Dio. Rivolgerci a Lei può aiutarci a sentirci capiti e a capire di più Dio. Possiamo in questo tempo confermare o ripensare l’attenzione per i nostri cari come una cosa davvero importante. In questi giorni potrà capitare a molti di dedicare più tempo alle persone a cui vogliono bene, con cui sono legate da stima, amicizia, familiarità. Questo modo di considerarci con stima reciproca, di preoccuparci del bene degli altri, di cercare di avere rapporti cordiali possiamo continuare a viverlo anche come popolo. Ognuno di noi ha dei ricordi in cui ha avuto prova di stima, attenzione, familiarità nell’ambito della vita di contrada. Così come ognuno di noi ricorda di essersi avvicinato agli altri in questo modo in momento sereni o tristi. Ogni Natale può farci ripensare a queste cose importanti. Questi modi infatti sono valori. Sono valori che vengono dalla nostra cultura, una cultura che è cristiana nella sua identità, nella sua origine. Questi valori rendono forte un popolo. Gli fanno superare unito le difficoltà piccole e grandi. Gli permettono di guardare al futuro con speranza. CONTRADA Una follia vincente I maestri dei novizi uella che all’inizio poteva sembrare una follia, si è poi rivelata un’intuizione vincente. Q L’idea di allestire un tabernacolo vivente aleggiava nelle nostre menti già da tempo e la consapevolezza che la realizzazione potesse essere laboriosa, lunga e non priva di difficoltà non ci spaventava. Restava da decidere il tema da animare e, siccome come narra un vecchio proverbio “al peggio un c’è mai fine”, ecco qua che i nostri neuroni (pochi ma boni) hanno iniziato a fare il loro corso. Così in un caldo pomeriggio di fine agosto in quel del campeggio la Pinetina a Marina di Castagneto, una mente diabolica esclamò: “Ho trovato!!!... potremmo far rivivere gli antichi mestieri dei diciassette Rioni”. Rimanemmo attoniti, sbigottiti, realizzare una cosa del genere a soli tredici giorni dalla Festa era veramente impensabile e forse che era il caso di darsi una ridimensionata lo aveva capito anche la mente diabolica che in fretta si riprese: “Forse meglio ridar vita alla sola arte dei mercanti di seta?!?!” Tuttavia dopo qualche momento di imbarazzo l’entusiasmo pervase il gruppo e la prima proposta fu quella buona. Radunammo immediatamente i ragazzi che, euforici, accettarono di dedicare un po’ del loro tempo ad approfondire la conoscenza dei mestieri delle 17 Contrade. La sfida era iniziata!!! Il giorno successivo di buon mattino e ancora insonnoliti iniziammo a pianificare il nostro tabernacolo. Chi preparava i bozzetti degli abiti, chi stendeva liste di materiali, arnesi e quant’altro fosse necessario procurarsi; un’idea tirava l’altra. I giorni che seguirono il nostro rientro dal campus furono intensi, ma tutto sommato meno difficili del previsto soprattutto grazie al coinvolgimento e alla complicità dei genitori, impegnati nella realizzazione meticolosa degli abiti, e alla disponibilità e all’infinito assortimento di attrezzi e accessori di ogni tempo fornitici dalla “Boutique del Tarlo” di Benocci, che annovera nel suo negozio pezzi pregiati, roba da far invidia al più famoso Museo delle Antichità. Arrivati al gran giorno almeno la sfida contro il tempo sembrava vinta. Tutto infatti era pronto e, soddisfatti e fiduciosi nella buona riuscita della festa, confidavamo nei nostri piccoli, che non ci avrebbero sicuramente delusi e avrebbero fatto la loro parte. E che parte!!! Si, perché questa volta sono riusciti a stregare e stupire anche la commissione il cui verdetto, atteso fino a notte, è stato annunciato da un grido di gioia che da cima ai Servi è risuonato fino alla biforcazione. Finalmente, per la prima volta, è stato del Montone il Tabernacolo più bello. E allora onore al merito dei nostri “Boni, piccini (ma)... E BRAVI”! Un protettorato al passo coi tempi Addetti al Protettorato ncora una volta ci troviamo qui a tirare le somme di un anno passato fra tessere, bollettini e conti... Per prima cosa, siamo molto contenti del successo che ha riscosso fra i Montonaioli la nuova tessera del protettorato, una novità che speriamo possa rappresentare, non solo il segno dell’avvenuto pagamento della quota annua, ma anche uno stimolo in più di attaccamento alla Contrada. Cogliamo l’occasione per ricordare che, la nostra idea di partenza era quella di creare “un qualcosa” di nuovo, anzi di rinnovabile negli anni e quindi invitiamo nuovamente tutti i Montonaioli creativi o in possesso di immagini e idee particolari, di sottoporcele per poterle scegliere, di anno in anno, come sfondo per le tessere degli anni futuri. E’ doveroso, poi, ringraziare l’encomiabile lavoro degli esattori, a cominciare dal decano, Adriano, ai più giovani da poco entrati nel gruppo: a loro, è stato dato sicuramente un compito non facile come quello di presentarsi con le nuove tessere nelle case dei contradaioli non sapendo quale effetto queste avrebbero fatto. Grazie al loro supporto e alla generosità di tutta la Contrada siamo cresciuti anche quest’anno sia come totale incassato sia come percentuale di riscossione. A questo proposito ricordiamo a tutti coloro i quali non avessero A ancora pagato la quota annua di Protettorato di affrettarsi a farlo: siamo vicini alla fine dell’anno e prossimi ad un importante appuntamento elettorale!!! Come molti già sanno, anche per quest’anno la quota minima è rimasta a t 25,00. A questo punto vogliamo spendere due parole per le persone che ci sono state vicine in questo biennio e hanno sostenuto e condiviso il nostro lavoro, dal Priore ai Vicari, dal Seggio alla Società Castelmontorio. Per concludere, lasciateci dire qualcosa sul nostro lavoro: come Uffiziali addetti al Protettorato abbiamo cercato, sempre, di migliorarci e di lasciare un segno positivo che facesse crescere il Montone cercando di fare meno errori possibili. Auguriamo a tutti Buone Feste a tutti con la speranza che il nuovo anno, finalmente, ci porti la gioia più grande. W IL MONTONE 7 CULTURA Storia ed evoluzione del Pochi ma Boni Aldo Giannetti, Alessandro Monciatti, Michele Santillo l primo numero, di quello che poi diventerà un periodico, esce nel giugno 1974 per la forte volontà del Priore di allora Silvano Farnetani. La prima redazione è formata da Carlo Fontani (che ne è il responsabile) ex Priore e grande giornalista e scrittore come testimoniato dalle molte pubblicazioni che ci ha lasciato, Mario Angiolini, profondo conoscitore della Contrada che ha ricoperto varie cariche a cominciare da quella di Vicario, e il ventenne Alessandro Monciatti che si affacciava per la prima volta a ricoprire incarichi in Contrada. La prima testata è contraddistinta dal titoli “POCHI MA BUONI” che poi verrà cambiata già fin dal numero successivo in “POCHI MA BONI” e così rimarrà per sempre fino ad oggigiorno. Il primo numero è stampato su carta rosa, simile a quella di un quotidiano, nel formato 34,5x25, è formato da 6 pagine ed è contraddistinto dal fatto che I 8 La Nobil Contrada del Bruco organizzerà la mostra “I giornalini di contrada”, una rassegna che si propone di ripercorrere la storia del giornalino, dagli albori, composti spesso da fogli singoli, fino agli attuali veri e propri organi di informazione circa la vita contradaiola, rivolgendo particolare attenzione all’evoluzione tecnica e funzionale che essi hanno affrontato nel corso degli anni. vi sono solo alcuni disegni (senza foto). Nel foglio di copertina c’è un disegno raffigurante la facciata della Basilica dei Servi; vi sono articoli riguardanti la erigenda nuova Sede, i costumi del giro, il Protettorato, la vita in Società, il ricordo di alcuni contradaioli defunti, alcuni asterischi di vita contradaiola e l’anagrafe (nati e defunti). Un numero straordinario del “POCHI MA BUONI”, composto di un solo foglio, esce appena un mese dopo per celebrare la vittoria riportata sul Campo nel luglio 1974. L’articolo principale è intitolato “Noi si vince così” ed inizia con la battuta “Priore rinnovato, Priore fortunato”. Vi sono inoltre alcune spigolature e uno spazio dedicato ai giovani. Nel gennaio 1975, come si è già accennato, esce una nuova edizione con il titolo “POCHI MA BONI” in un formato ridotto rispetto al precedente (32x17) e composta di 8 pagine. Anche il tipo di carta è nuovo: infatti viene stampato su carta bianca lucida. Il titolo è scritto in nero, in alto nella prima pagina, su una banda di colore rosa e sullo sfondo del titolo stesso è raffigurata una testa di Montone stilizzata. In piccoli rettangoli disposti in basso nelle pagine o su strisce laterali è inserita la pubblicità (gli inserzionisti sono esclusivamente Montonaioli). Gli articoli sono quelli classici che abbracciano tutti i vari aspetti della vita contradaiola e, oltre al saluto del Priore, si parla anche della Cena del Piatto e c’è un disegno che illustra il plastico di presentazione dei nuovi locali. Da notare l’originalità del formato (alto e stretto) che permette di leggere il giornalino come se avessimo in mano il menu di un ristorante. Nel dicembre 1976 viene ritoccato il formato che, come sopra accennato, aveva dimensioni veramente uniche e particolari; infatti viene presentato un for- CULTURA In basso, nella prima pagina, c’è la scritta “SCHEGGE 19741994”. E’ costituito da 32 pagine ed ha un formato di 31,5x21,5. In questo numero straordinario vengono rivissuti gli ultimi venti anni della vita della Contrada attraverso le pagine più significative del giornalino. Nel dicembre 1994 vengono rivoluzionati formato (34x24,5) e impaginazione: la carta lucida viene sostituita con carta di colore giallo opaco un po’ più grezza. Varia anche l’impostazione del mato 30x20,5 mentre rimane invariato tutto il resto. Appaiono lo stemma ed il motto, ripresi dalla carta intestata dell’epoca. Nell’Aprile 1978 varia il carattere del titolo che è ora formato da lettere di colore rosa su fondo bianco e la particolarità sta nel fatto che le lettere sono come formate da piccole caricature di pupazzetti che assumono varie posizioni proprio per formare le lettere stesse. Si passa da 8 a 16 pagine e compaiono per la prima volta i disegni a colori e alcune foto, mentre rimane invariato il precedente formato di 30x20,5. Nel dicembre 1979 esce un numero speciale in occasione delle feste di fine anno; trattasi di due fogli (43x30) ripiegabili a formato lettera per permetterne una più facile spedizione. In un articolo, dal titolo “Lavori in corso”, corredato da un disegno di una gru in azione, vengono messe in risalto le attività effettuate titolo che viene scritto con lettere in stampatello alternando la colorazione: “POCHI” è scritto in nero, “MA” in rosso e “POCHI” in nero; fra il MA e BONI è inserito lo stemma del Montone e viene inserito un sottotitolo dove è scritto il motto della Contrada (Sotto il mio colpo la muraglia crolla). Si ritorna alle 16 pagine e compaiono per la prima volte le foto a colori e la copertina (sempre a colori) viene prevalentemente sfruttata per immagini che raffigurano zone caratteristiche del per portare avanti la costruzione dei locali della nuova sede della Contrada. Nell’aprile 1985 viene realizzato un formato un po’ più grande (32x22), sempre in carta lucida, ritornando a 8 pagine. Cambia di nuovo la testata: il titolo è scritto un nero su uno sfondo di piccoli segmenti rosa che messi insieme formano l’immagine della Basilica dei Servi con il prato antistante. Scompare la pubblicità e da questo numero in poi non verrà più inserita. Nel settembre 1994 viene realizzato un numero “speciale” in occasione del ventennale della nascita del giornalino. Anche questo numero è intitolato “POCHI MA BONI”. Nella copertina compare un disegno che raffigura l’abside della Basilica del Servi, vista dalle scale della Santissima, ed un altro in cui si vedono alcuni alfieri che sventolano le bandiere. 9 CULTURA rione, opere che fanno parte del patrimonio artistico della Contrada, persone significative, realizzazioni varie, vignette e caricature. All’interno, oltre alle foto, ci sono anche disegni ed un ampio spazio dedicato a schizzi che raffigurano lo stato di avanzamento delle varie opere fin qui realizzate per la costruzione dei locali della nuova Sala delle Vittorie. Nell’aprile 2000 viene rivisto lo standard del formato (29,7x21) che ritorna un po’ più piccolo del precedente. Si ritorna alla carta lucida che fa risaltare di più le foto e i disegni a colori. Il titolo ed il sottotitolo rimangono uguali a quelli proposti nella precedente edizione; sullo sfondo del titolo, a sinistra, sono raffigurati la sagoma dell’elmo del Duce e il gioco di tre bandiere. Il nuovo formato A4 è in quadricromia e la distribuzione diventa trimestrale; da questo numero le pubblicazioni sono consultabili on-line sul sito Internet della Contrada. La Redazione è composta da 11 contradaioli che si avvalgono anche di collaboratori esterni per articoli e foto. Nel giugno 2004 varia ancora la testata, mentre rimangono invariati il formato ed il numero del- 10 le pagine; in questa edizione, su sfondo bianco, viene scritto “POCHI” in nero e “MA BONI” in rosso e nella “O” di BONI è inserita una testa di Montone coronata. Il motto, riportato nel sottotitolo, è scritto su due ‘piume’, una rossa ed una gialla. Nell’aprile 2006 viene ricercata una nuova grafica ed un formato leggermente più grande (33,5x24). Si ritorna ad una testata quasi uguale a quella proposta nel dicembre 1994, riportata però su sfondo bianco: la scritta “POCHI” e “BONI” è in nero, mentre “MA” è rosa e lo stemma della Contrada è a colori. Ovviamente sono variati nel tempo i componenti la Redazione e i contenuti; quest’ultimi sia per la naturale evoluzione della vita Contradaiola, che a causa degli eventi che si sono succeduti nel tempo dal 1974 (anno di realizzazione del primo numero) ad oggi come Vittorie, realizzazione di nuovi costumi, arricchimento del patrimonio immobiliare ed artistico, creazione e variazione degli Statuti, eventi di natura particolare, ecc. Pressoché sempre presenti sono le rubriche che riguardano le considerazioni effettuate dal Priore, dal Capitano, dal Presidente della Società, articoli sul protettorato, ricordi di Contradaioli scomparsi e anagrafe contradaiola. Nei numeri usciti dopo il dicembre 1988 non viene più inserita la pubblicità ed il giornalino viene pubblicato completamente a spese della Contrada. Nell’aprile del 1993, per ottemperare alle norme impartite dal Tribunale di Siena sulle pubblicazioni, viene nominato per la prima volta un Direttore responsabile, nella persona di Giorgio Barducci. Gli altri direttori, che si sono succeduti nel tempo sino ad oggi sono stati: Dall’aprile 1996 Alessandro Regoli e dall’aprile 2001 Fabio Fineschi. Le novità delle edizioni più recenti sono rappresentate da maggiore numero di rubriche informative sulle attività svolte e da svolgere (per soddisfare al meglio le esigenze dei Contradaioli che sono impossibilitati a svolgere la vita del rione), giochi vari e asterischi di vita della Contrada. Nelle varie edizioni, alternati fra di loro, non sono mai mancati articoli riguardanti la storia della Contrada, attualità, spaccati di vita della città che interessano tutte le Contrade e interviste a vari personaggi di spicco. Altra cosa interessante che si è sviluppata negli anni è la specializzazione dei vari componenti la redazione con l’organizzazione le varie attività per raggiungere un prodotto sempre più curato e “professionale”: c’è chi cura l’aspetto grafico, chi le immagini, chi le notizie di Contrada o di Società, chi la preparazione delle interviste, per arrivare infine all’impaginazione ed alla scelta dei titoli. Sfogliare le pagine dei giornalini, vecchi e nuovi, ci offre uno spaccato di storia della Contrada vista dal suo interno, una storia che ha più il sapore di un diario intimo che di un vero periodico, è proprio in questa analisi che troviamo lo spirito con il quale è nato e continua a vivere il nostro “POCHI MA BONI”. A parte i primi anni, il periodico “POCHI MA BONI” è uscito prima con la cadenza di tre numeri all’anno e, dal duemila, con quattro numeri all’anno e viene distribuito gratuitamente ai Protettori, agli enti cittadini ed alle 16 Consorelle. EXTRA-MOENIA Montonaioli nel mondo Cari ed affettuosi auguri da Tommaso e Beniamino Orsini e dalla mamma Annalisa Cannoni, montonaioli a Bruxelles. Anche dalla capitale dell’Europa, il nostro cuore batte forte per il Montone! 11 STORIA La mossa al Santuccio Aldo Giannetti a presenza del Palio nella vita di Siena è quasi millenaria. Fin dal 1200, si ha testimonianza di una corsa di cavalli, documenti anteriori al XII secolo ci ricordano di un Palio di San Bonifazio, che era il santo titolare dell’antica Cattedrale, che prima della fondazione del Duomo attuale, dedicato alla Vergine Maria, sorgeva in Castelvecchio. Nel corso del medioevo e durante il rinascimento si organizzavano molte corse; nobili signori, notabili ed anche forestieri portavano i loro migliori cavalli per i giochi, che si svolgevano per onorare le feste di santi o per celebrare la ricorrenza di speciali eventi. Questa corsa era collegata con la cerimonia dell’offerta del cero e dei censi all’Assunta, rito a carattere religioso, mentre il palio era una manifestazione popolare di festa; nei documenti più antichi si trovano solo memorie di questa offerta, mentre quelli relativi alla carriera iniziano più tardi. Questo palio fu detto “alla lunga”. Di esso esistono antichi documenti e venne ufficialmente inserito nello statuto comunale nel 1310 come festa nel giorno dell’Assunta. La partenza era situata di fronte alla Chiesa del Monastero di Santa Maria degli Angeli detta successivamente del Santuccio, anche se in origine la partenza della corsa aveva luogo dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli in Valli, oggi L 12 Chiesa della Compagnia. I cavalli venivano montati da giovani fantini vestiti con le livree, uniformi colorate indossate dai subalterni delle grandi famiglie signorili. Successivamente venivano fatti correre scossi, con una piccola coccarda che ne identificava l’appartenenza. Lungo il percorso gli sbocchi e gli incroci con strade secondarie venivano coperti da tende o teloni, il tragitto si snodava per le strade di via Romana, Pantaneto, Banchi di Sotto, via di Città, Piazza Postierla, via del Capitano fino all’entrata della piazza del Duomo attuale; l’arrivo probabilmente era dove oggi e ancora possibile vedere per terra una linea in travertino bianco di circa sette metri di lunghezza chiamata “rigolo” che anticamente faceva da confine tra le competenze della compagnia laicale di S. Caterina della Notte e quella dei canonici del Duomo. Successivamente il più importante palio alla lunga divenne quello in cui si festeggiava e si onorava la Madonna Regina Advocata Senensium patrona di Siena e veniva corso regolarmente fino alla metà del 1800, il pomeriggio del giorno 15 agosto festa dell’Assunzione di Maria. Il premio per il vincitore consisteva in un drappo di broccato di stoffa pregiata dal nome latino “ Pallium” che avrebbe dato poi il nome alla corsa ed alla festa e veniva esposto sulla colonna di granito con la lupa, situata nell’angolo, sul sagrato davanti alla Cattedrale. Questo palio fu sospeso con una deliberazione del Magistrato nel 1861 con l’avvento dell’ Unità d’Italia poiché la passione dei senesi era tutta rivolta alle carriere che le Contrade fin dal seicento correvano “alla tonda”. Dopo essere stato abolito, in quanto le autorità locali avevano destinato le somme per la corsa ad altre utili spese, molti tentativi per ripristinarlo furono fatti sia dai capitani, sia da rappresentanti della borghesia di Siena, disposti perfino ad accollarsi tutti gli oneri. La società delle Feste tornò a far disputare il palio alla lunga con i cavalli scossi nel 1871, 1873 e 1874, ma per le onerose spese e per gravi incidenti ai cavalli, questa corsa non fu più fattibile. Il Comune di Siena tolse definitivamente il palio alla lunga nell’adunanza di consiglio del 30 luglio 1874, ratificata poi definitivamente dalla Giunta Municipale il 3 agosto del solito anno. Per la storia va ricordato pure che nel 1747 il popolo del Montone fece correre il 20 agosto un palio alla lunga con cavalli scossi, e che nel 1793 fu proibito di far correre i cavalli di razza inglese e il cavallo berbero purosangue arabo. Ancora oggi a testimonianza di questo Palio, in fondo alla via di Valdimontone, all’incrocio con via Roma è visibile sul lastricato stradale la pietra serena rettangolare dove veniva montato il verrocchio. Da ricordare che fino al momento della trasformazione del Monastero di Santa Maria degli Angeli ad istituto scolastico Giovanni Caselli, avvenuto a metà degli anni trenta, erano visibili le due campanelle di ferro, che per tanti secoli erano servite come attacco per mettere in tiro il canape. Sarebbe sicuramente di interesse generale vedere apposta una lapide, con la scritta “Partenza Palio alla Lunga” per ricordare a tutti questo luogo, e che servisse come memoria storica di un evento della passata storia della nostra festa. SOCIETÀ CASTELMONTORIO Sfumature di rosa a cura di Simone Stanghellini n occasione della cena delle donne, dal 9 all’11 novembre u.s. è stata organizzata nei locali della soc. Castelmontorio la mostra fotografica “Sfumature di rosa”: circa 100 foto, messe a disposizione dai contradaioli, hanno ripercorso negli anni il legame tra le donne e la vita della nostra contrada. Le gioie, le paure, le emozioni o i semplici momenti di aggregazione e di lavoro documentati dalle immagini esposte, hanno testimoniato, oltre all’ineluttabile scorrere del tempo, come la partecipazione delle donne si tramandi di generazione in generazione al di là dell’evoluzione dei costumi della società. I Ecco riproposte in questa pagina 3 foto che ci hanno colpito, non come semplice qualità fotografica, ma come dimostrazione dell’intensità e del “carattere” con cui le donne vivono la loro appartenenza alla contrada. Il gruppo delle attività sociali coglie l’occasione per ringraziare nuovamente coloro che hanno messo a disposizione il proprio materiale per l’allestimento della mostra. 13 RIFLESSIONI In scadenza, scaduti o scadenti? a cura di Caterina Pavolini e Simone Stanghellini Ermada Bianciardi Molte sere sul banco del bar ci sono i giornalini delle altre contrade e mi soffermo a leggerli, come fanno molti altri. Devo dire che i più non sono fatti molto bene e ci sono delle fotografie di scarsa qualità. Non per fare un plauso al giornalino che fanno i nostri addetti, ma a mio avviso mi sembra che, specialmente gli ultimi, siano riusciti bene, con scritti che talvolta hanno suscitato un commento favorevole. L’ultimo giornalino ha delle foto belle, altre spiritose, che meritano un plauso a chi le ha pubblicate e dimostrano la tanta passione e attenzione che viene messa nel soddisfare il gusto dei contradaioli. Veronica Bonelli Con cognizione posso affermare che i giudizi “esterni” risultano, a volte, indigesti proprio perché espressi senza valutare le difficoltà che la Commissione incontra nella redazione di ogni numero. Potrebbe perciò essere d’aiuto formare una commissione il più possibile eterogenea, all’interno della quale ogni membro moltiplichi le richieste di spunti e opinioni per raggiungere il maggior gradimento possibile. Sono poi del parere che l’iniziativa personale dei lettori sia la critica più costruttiva e accettabile da porre al vaglio della Commissione, che quanto meno ne trarrà materiale fruibile in futuro. Lodi, lodi, lodi a veste grafica, impaginazione, foto, alla pazienza e allo spirito di sopportazione dei commissari! Andrea Carignani Per come intendo e vedo la contrada io, mi rimane difficile trovare pregi e difetti e mi rimane difficile trovarli in qualsiasi ambito di lavoro che viene svolto da chi ci rappresenta istituzionalmente. Credo infatti che nel bene e nel male tutti lavorino con passione ed amore verso la contrada e credo sia più che sufficiente, magari bisogna sempre migliorarsi ed in questo caso anche confrontando quanto viene prodotto da altri. Comunque un merito o pregio lo rappresenta anche il giornalino perché riesce a comunicare e a dare notizie a persone che non possono frequentare la contrada, riuscendo così a farli essere presenti virtualmente. Se devo fare una proposta posso dire che mi piacerebbe sempre di 14 più vedere tantissime foto, magari di ieri e di oggi e confrontare le generazioni che cambiano... con il tempo, purtroppo. Giacomo Carli Cosa dire del giornalino di Contrada? Bello nella veste grafica, non ha niente da invidiare ad i magazines che troviamo tutti i giorni in edicola. Ed i contenuti? Sempre attento ai temi di attualità contradaiola e agli eventi che scandiscono la vita del rione: articoli interessanti ed anche di un certo spessore. Pregevoli gli inserti storici che riguardano la storia di Siena e del Palio. Staff Palio: evidentemente il lungo digiuno di vittorie rende impellente il bisogno di ricercare parole e pensieri che mi diano fiducia e speranza nel futuro, compito sicuramente non facile considerato il basso livello del mio morale attuale. Affronto allora il pezzo scritto dal Priore e per un po’ mi risollevo, dato che il discorso spazia su temi diversi dalla corsa vera e propria: etica contradaiola, evidente crescita della nostra contrada, maturità d’intenti, massimi sistemi e così divagando ritrovo un po’ di conforto e di orgoglio montonaioli. Stuzzicato dai titoli e illustrazioni, affronto le ricerche storiche e di Critiche senza censura sul lavoro della redazione Nel mezzo a tanta professionalità vorrei però trovare qualche aneddoto in più: storie buffe, momenti belli, ricordi veri di Noi del Montone, magari anche a costo di perdere un po’ dell’attuale eleganza. Mi piacerebbe che scorrendo il giornalino, si sentisse un po’ di più il profumo di via dei Servi; sembra strano detto da uno che sta in San Girolamo, ma penso che ciò sarebbe anche maggiormente apprezzato da chi non ha la fortuna di venire in Contrada quando gli pare. Luciano Cucé Fare un articolo parlando del proprio giornalino di Contrada è un compito piuttosto delicato: c’è il rischio di tesserne un panegirico o di scadere in un’inconcludente critica, mi limiterò quindi a esprimere mie personalissime sensazioni e opinioni. Ogni uscita del “Pochi ma Boni” è una piccola festa della curiosità: subito un’ipercritica occhiata all’immagine di copertina (chissà perché di primo acchito ne desidererei sempre una diversa!), poi via a setacciare le fotografie all’interno alla ricerca di volti cari, figlio, nipote, amici d’infanzia, compagni di colazioni e cene. Terminata la prima scorsa, ritorno qualche attimo alla copertina e già la rivaluto non poco concedendole una prima approvazione, anche se forse... Poi la lettura, guarda caso iniziando dagli articoli del Capitano e dello costume di Gabriele, Aldo, Fabio, Sandro e tanti altri, arricchendo la mia conoscenza di luoghi, fatti, particolarità, notizie. Quindi un lungo momento di tristezza nel leggere le righe di saluto ai contradaioli che ci hanno lasciato, momento molto intenso perché quasi sempre le frasi sono veramente belle e sentite, riuscendo al ben tratteggiare l’amico o l’amica scomparsi. Dopo questa triste pausa rimangono i racconti leggeri, di intrattenimento: storie, magari risapute, ma che rileggi volentieri, chiacchiere a ruota libera, aneddoti, interviste divertenti. Rimane ancora un po’ di spazio per le attività svolte o messe in cantiere dalla Società Castelmontorio, le ultime notizie del Gruppo Donatori di Sangue B. Borghi e siamo già alle ultime pagine. Ricapitolando, senza la pretesa di dare pagelle, il nostro mi sembra un buon giornalino di contrada, con una veste grafica continuamente aggiornata e dalle belle copertine, anche se talvolta decisamente scontate. Cosa desidererei? Insieme a tutto ciò che già esiste, un po’ di spontaneità: una pagina o due dove traspariscano le passioni, le tensioni, le aspettative contradaiole; opinioni, anche fuori dal coro, sui lavori fatti e soprattutto su quelli ancora da fare in Contrada e in Società; qualche articolo di montonaioli che per motivi di lavoro, malattia, età o scelta di vita frequentano pochissimo il Montone ed avere così un’immagine dall’e- sterno del nostro mondo. Cosa non vorrei? Rivedere le due pagine di scimmiottamento della Settimana Enigmistica dell’ultimo numero. Renzo Fusi Aspetto sempre con ansia l’uscita di un nuovo numero del Pochi ma Boni, curioso di vedere cosa ci riserva, ma mai mi ero soffermato a valutare cosa mi piaccia di più fra i suoi contenuti, fino a quando Zizi mi ha chiesto di scrivere tre righe su questo argomento. Effettivamente mi rendo conto che ciò è un motivo per guardare il giornalino con occhi più attenti, ma mai critici, e mi accorgo che la curiosità prevale su tutto. La foto in copertina è priva solo della parola, lo apro e succhio la polvere di notizie, lo sfoglio tutto guardando le foto e decido da dove iniziare. Gradisco sempre la presenza degli articoli fatti dal Priore, dal Capitano e dal Presidente di Società, perché se “carta canta” hanno modo di farci capire le loro posizioni e chi legge ha modo di farsi una propria opinione. Sempre importanti sono gli articoli degli uffiziali: per ricordare a tutti che la Contrada ha un cuore pulsante che la tiene viva donandoci tanti onori con pochi oneri. Mi stuzzicano anche gli articoli dei contradaioli che raccontano pezzi di vita vissuta grazie alla Contrada. Giro pagina e vedo una foto datata, l’articolo rievoca episodi ricchi di aneddoti di 40 anni fa’ leggo uno, due righi e inizio a spaziare con l’immaginazione in quella Siena; riguardo la foto e leggo altri due righi e la mente spazia, belle sensazioni! Non sempre questi articoli sortiscono in me lo stesso effetto. È ovvio direte, ma mi chiedo, se siete riusciti a fare dei faccia a faccia piacevoli, a far confrontare i Maggiorenti, a rievocare (anche con piacevoli articoli di vecchi montonaioli) stralci di vita vissuta, perché non provate a fare tramite il Giornalino quello che sempre meno si riesce a fare in Società? Cioè il confronto costruttivo fra generazioni. Magari con “tavole rotonde” nelle quali da ottimi moderatori saprete estrapolare il meglio e il peggio di ieri e di oggi. Per finire c’è chi dice “non importa se bene o se male, quello che importa è che se ne parli”. Nel vostro caso io dico: “non importa RIFLESSIONI Cristiano Vecoli che tutto sia fatto bene, l’importante è che sia continuato a fare”. Grazie. Gian Franco Indrizzi Molte sono le innovazioni che la Redazione del “Pochi ma Boni” ha apportato al giornalino negli ultimi anni, ma quella che più di tutte ritengo meriti una menzione particolare, almeno dal mio punto di vista, è l’aspetto grafico, che si caratterizza soprattutto per la qualità delle immagini, frutto di una attenta e professionale cura nella selezione del materiale; alcune, quelle di copertina, sono riuscite talvolta a suscitare in me sentimenti di intensa emozione. Non sempre - e non mi se ne voglia se esprimo questo mio personale giudizio - la stessa buona qualità si ritrova nei contenuti letterari, soprattutto quando si affrontano argomenti che non riguardano l’informazione, le curiosità, le tematiche pregnanti dei vari aspetti che contraddistinguono la vita delle Contrade (peraltro affrontate piuttosto di rado), la ricerca storica, articoli questi che leggo sempre con molto interesse; mi riferisco principalmente agli spazi delle ultime pagine, il cui scopo, immagino, dovrebbe essere quello di far divertire chi legge e che, a mio avviso, andrebbero maggiormente curati. Ritengo inoltre che la Redazione meriti un altro elogio per il notevole lavoro senz’altro necessario per mandare in stampa quattro numeri all’anno, risultato non da poco. Devo infine ammettere che il formato è di buon gusto, ma io preferivo il precedente; se non altro, quando aprivo la cassetta delle lettere trovavo il giornalino in condizioni migliori. Buon lavoro. Francesca Mugnaini Ho fatto parte della commissione giornalino alla fine degli anni ‘90, inutile dire quanto da allora si sia evoluto sia in termini grafico-tecnici sia contenutistici. Noto con estremo piacere come il tentativo di soddisfare le esigenze dei più vari lettori sia obiettivo pressoché raggiunto nonché come la ricerca di un modello nuovo e appetibile abbia approdato ad una soluzione del tutto soddisfacente. Non posso però esimermi dal rilevare, data la mia tendenza antimodernista, che forse sarebbe preferibile tornare alla carta riciclata non solo per ragioni ambientali ma anche per ragioni estetiche. A mio gusto il colore e la consistenza della carta riciclata sono irresistibili. In ogni caso il passaggio dalla carta lucida a quella opaca avvenuto proprio nel 2007 è già un ottimo passo. La data e il numero del giornalino sono inseriti nella prima pagina, forse sarebbe più opportuno collocarli nuovamente in copertina, per motivi esclusivamente pratici... per quanto mi riguarda, per esempio, sono solita sistemare in ordine cronologico i periodici. In relazione all’aspetto contenutistico, poi, non mi sento di avanzare alcun suggerimento né tanto meno critiche, trovo che il giornalino nella sua attuale versione sia completo, si va dall’articolo serio e storico alla rubrica dedicata al divertimento e ad argomenti faceti. Ma una timida idea l’avrei... perché non riservare una mezza pagina per piccoli articoli estemporanei? Una rubrica del tipo “Cinque righe per dire la tua!”. Forse è un po’ rischioso, ma sarebbe anche utile e divertente, no?! Simonetta Petreni L’uscita del giornalino rappresenta per ogni contradaiolo un momento di grande curiosità e aspettativa. Molte sono le attività, molti sono i momenti di partecipazione alle quali i contradaioli, a volte come organizzatori, altre solo come partecipanti, prendono parte. Grande è il desiderio di vedersi in qualche foto o di ritrovarsi in qualche articolo scaturito da quei momenti di vita vissuta. D’altra parte il giornalino rappresenta un momento per esprimere sentimenti, emozioni, pareri da trasferire e condividere con altri contradaioli. Apprezzabile è stato l’approfondimento storico che si è avuto nei numeri di questo biennio. Sicuramente gli articoli ci hanno arricchito, seppure qualche foto in più avrebbe agevolato la lettura. Elisa Quercini Variare negli argomenti per non cadere nel banale o nel retorico è la cosa che trovo più difficile da mantenere. Tanti sono stati i temi analizzati: storia, ricordi, giochi, vita di tutti i giorni e più o meno in ogni pubblicazione ho notato originalità e cura del minimo dettaglio. Per un costante interesse nella lettura, trovo importante continuare a cercare argomenti mirati a persone precise spaziando tra le diverse generazioni. A tal proposito mi piacerebbe che fossero coinvolti proprio quei gruppi di giovani che non possono conoscere l’etica e la realtà contradaiola che nel tempo stiamo purtroppo perdendo. Concludo sottolineando l’apprezzamento alla grafica e all’impaginazione, elementi fondamentali per l’immagine interna ed esterna della nostra Contrada. Un saluto ed un ringraziamento alla Commissione per l’indubbio impegno dimostrato. Rimane sempre difficile esprimere dei giudizi sinceri, non scontati, privi di retorica o di falsi complimenti (captatio benevolentiae o lecatio culis che dir si voglia) su un lavoro altrui, tanto più se si è stati componenti della precedente Commissione. Così come è difficile privarsi del gusto di dispensare consigli o modifiche con la presunzione di chi si ritiene un esperto del settore. Per tali motivi nel commentare l’operato della redazione del giornalino sarò il più obiettivo ed il meno rispettoso possibile, passando in rassegna solamente gli aspetti migliorabili, numericamente inferiori ai pregi (lecatio culis), considerata la brevità dell’articolo. Vorrei vedere ancora più foto di contradaioli all’interno del giornalino ed in copertina, di dimensioni maggiori di quelle già presenti, idonee a ricoprire un ruolo ancor più da protagonista. È comico quando non riesci a riconoscere tutti i componenti di una foto e si imbastiscono le discussioni più assurde con gli amici, che indicano i personaggi più improbabili. Così come è esilarante commentare le mode di momenti storici diversi: basettoni, acconciature cotonate, pantaloni a zampa di elefante, al ginocchio, o rivedere (gli altri) un po’ cambiati: meno pancia, più capelli, i tratti somatici tipici sovrapposti ad un viso da bambino, ecc... Aggiungerei un pizzico di umorismo in più con tematiche leggere affidate a qualche penna “d’autore”, soluzione, mi rendo conto, delicata, considerato che è difficile divertire tutti i lettori senza urtare la suscettibilità di nessuno. Infine un mio pallino: il calendario, complemento inscindibile da una testata veramente al passo coi tempi!! Le dimensioni, secondo me, dovrebbero tornare quelle da parete ed il contenuto meno prevedibile, giocando un po’ più sulla fantasia e sull’autoironia, del resto si può scendere a compromessi per raggiungere obiettivi che ti consacrano come sex symbol...! Per il resto non posso che congratularmi con l’attuale redazione del giornalino, capace di imprimere un taglio personale alla testata, senza ripercorrere strade già esplorate, impegno complicato da tutte le difficoltà (più di quante immaginereste) che si incontrano. Augurandomi di non essere stato troppo pedante e presuntuoso, mi congedo augurando Buone Feste alla Commissione ed alla Contrada tutta. 15 I LUOGHI E LA MENTE