Registrazione del Tribunale di Roma n° 300/86 del 10/06/1986 GUARDIA D’ONORE VIVA V.E.R.D.I. Le glorie del Regno d’Italia Giuseppe Verdi (1813-1901) Bicentenario della nascita marzo / aprile 2013 2 SOMMARIO MARZO - APRILE 2013 Rivista bimestrale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Direzione: 00186 Roma - Via della Minerva, 20 Tel. 06.67.93.430 Fax. 06.69.92.54.84 Indirizzo Internet: www.guardiadonorealpantheon.it E-mail dell’Istituto: [email protected] pag. Dalla Presidenza 1 Avvisi 10 Quote sociali 14 Cronaca delle Delegazioni 18 Prossimi eventi 28 Cultura 29 Note liete 52 Necrologi 53 Nuovi iscritti 54 Oggettistica 58 Modulo di domanda di ammissione 60 Direttore Responsabile: Ugo d’Atri Le lettere e gli articoli esprimono unicamente le opinioni degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. per le riproduzioni anche se parziali, è fatto abbligo di chiederne preventiva autorizzazione, citarne la fonte, inviando all’Istituto una copia. Registrazione del Tribunale di Roma n.° 300/86 del 10-06-1986 Spedizione in abbonamento postale Del presente numero di 60 pagine sono state stampate 4500 copie Finito di stampare il 15-04-2013 Impaginazione e stampa: Co.Art s.r.l. www.co-art.it Prevista consegna alle poste il il 17-04-2013 SOMMARIO La collaborazione del Direttore e dei soci è da sempre gratuita e mai può assumere la forma di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma perché incompatibile con la natura volontaristica dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle reali Tombe del Pantheon, di cui la Rivista è organo. Fermo quanto precede, la direzione si riserva di ospitare, in attuazione all’art. 21 della Costituzione, interventi anche di non soci a titolo gratuito, riservandosi sempre e comunque il diritto di apportare tagli e modifiche ritenute necessarie. Ogni collaborazione implica accettazione integrale e senza riserve di quanto precede. Hanno collaborato a questo numero: Francesco Atanasio Riccardo Basile Carlo Bindolini Gianni Dal Buono Ugo d’Atri Domenico Giglio GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 DALLA PRESIDENZA VERBALE DEL CONSIGLIO GENERALE DEL 19 GENNAIO 2013 Alle ore 9,40 il Presidente, Capitano di Vascello Dr. Ugo d’Atri, fatto l’appello, presenti di persona 88 su 133 aventi diritto, dichiara validamente aperta la riunione. Sul primo punto (approvazione del bilancio consuntivo 2012), il Presidente dà la parola al presidente del Collegio dei Revisori Dr. Pietroni, il quale illustra le relazioni al bilancio consuntivo 2012 e preventivo 2013, distribuiti ai presenti. Il Presidente sottolinea la forte contrazione delle entrate rispetto alle previsioni e l’incremento dei costi di spedizione della rivista bimestrale Guardia d’Onore, tanto da aver reso necessario la contrazione delle spese mediante la riduzione sia dei numeri della rivista che dell’orario del personale impiegato. Si dichiara favorevole all’invio on-line della rivista ai soci che ne faranno richiesta. Terminata la discussione il bilancio consuntivo 2012 viene approvato all’unanimità. Si passa a discutere il bilancio preventivo 2013, il quale viene approvato all’unanimità. Quanto al terzo punto all’o.d.g. (elezione del Presidente dell’Istituto), l’assemblea, accogliendo la mozione del Delegato Ins. Restifo, riconferma per acclamazione Presidente il Capitano di Vascello Dr. Ugo d’Atri. Il Presidente ringrazia l’assemblea ricordando di aver servito l’Istituto come ha potuto, con l’obiettivo di portare sotto lo stesso tetto, all’insegna della nostra storia, nel ricordo del Regno d’Italia, tutti coloro che si sentono legati alla Dinastia Sabauda, ma con il rammarico di non esserci riuscito a causa delle infinite rivalità, delle ostilità reciproche, e dell’arrendevolezza nei confronti di chi mal ci sopporta, con il deludente risultato di essere deboli verso l’esterno e feroci verso l’interno. Il Presidente ricorda ai presenti che le Guardie d’Onore sono eredi della più antica associazione combattentistica d’Italia, per il rilancio della quale occorre soprattutto l’impegno delle cariche sociali, cominciando dalla loro presenza al Consiglio Generale, che è un segno di appartenenza. Il Presidente segue tracciando un bilancio degli ultimi dieci anni nei termini che seguono: al momento della propria nomina da parte del Ministro della Difesa Antonio Martino, l’Istituto era in buona salute dal punto di vista numerico e finanziario, ma aveva purtroppo perso i collegamenti con il mondo militare, con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma e con il mondo istituzionale. In questo decennio si è dunque riusciti a riannodare i rapporti con il Ministero della Difesa ed oggi veniamo regolarmente invitati alle cerimonie militari e siamo stati anche ammessi in ASSOARMA. Resta il rammarico di essere stati retrocessi al penultimo posto dell’elenco ufficiale delle Associazioni da invitare alle cerimonie militari. Tra i politici dei vari schieramenti c’è chi ci accoglie a braccia aperte, a volte per captatio benevolentiae, e chi non gradisce di vedere le nostre bandiere stemmate. La nostra collocazione legittima a livello istituzionale è importante per rispetto ai tanti militari che onorano l’Istituto con la loro adesione. Il Presidente conclude evidenziando gli obiettivi da perseguire: I) Nostra ricollocazione in ambito istituzionale come Istituto combattentistico di origine risorgimentale cercando di risalire l’ordine di precedenza nella lista dei sodalizi invitati alle cerimonie militari; II) Procedere con l’adeguamento della nostra normativa regolamentare, fermo restando lo Statuto, dal quale, d’accordo del Ministero della Difesa, sono state espunte norme obsolete, pur pagando il prezzo di esser passati da un inquadramento di tipo gerarchico all’elettività delle cariche, con riflessi sull’unitarietà dell’Istituto. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 1 III) Il maggiore obiettivo, già indicato nel gennaio 2003, resta quello di tumulare nel Pantheon anche i Sovrani d’Italia ancor oggi sepolti in terra d’esilio: le LL. MM. i Re Vittorio Emanuele III ed Umberto II, e le Regine Elena e Maria José; i vari disegni di legge ed una raccolta di firme consegnate al Presidente del Senato non hanno purtroppo portato ad un atto legislativo ed a questo punto procederemo comunque secondo la via indicata dalla Commissione nominata a suo tempo per adempiere il nostro voto. Il Presidente sottopone all’assemblea le nomine da farsi per il Collegio dei Revisori dei conti e del Consiglio di Disciplina, chiedendo se ci siano proposte od osservazioni riguardo le candidature; trovandosi tutti d’accordo, il Consiglio Generale nomina per acclamazione i componenti dei due organismi proposti dal Presidente, e cioè le Guardie d’Onore Dottori Pietroni, Antonelli e Di Pasquale come Revisori, supplente le GG. d’O. Sig. Falcioni e dr. Alicicco, e le Guardie d’Onore Avvocati del Mercato, Morganti e Tomaino quali membri del Consiglio di Disciplina. Il Presidente introduce quindi il tema delle quote sociali, spiegando che nonostante lo scorso anno siano state introdotte le due categorie dei soci sostenitori e benemeriti, con corresponsione di una quota sociale maggiore, l’Istituto ancora ha delle difficoltà. Intervengono i Delegati M.llo D’Appolito, Avv. M. Bruno, Sig. De Cesari, Geom. Calderari, Gen. Calò, Dr. Ruggeri, Sig.ra Storiani, Cav. Mastroianni, Cav. Garbin, Dr. Berardinetti, Avv. Gadaleda, Cav. Gentile, M.llo Mazza, Prof. Falzone, gli Ispettori Sig. Di Maria, Dr. G. e Dr. P. L. Duvina ed i Consultori Dr. Di Martino e Avv. del Mercato. In particolare vi è chi propone sottoscrizioni per singoli progetti e la corresponsione volontaria di una quota maggiore da parte delle cariche sociali. Conclude la discussione l’intervento del Presidente, il quale sottolinea la diminuzione delle nuove iscrizioni. Segue la votazione, con la quale, a maggioranza, si approva il mantenimento della attuale quota sociale di 30,00. Il Presidente dà comunicazione delle modalità di svolgimento delle celebrazioni del 20 gennaio e del percorso del corteo, al quale si aggiungerà la Fanfara dei Bersaglieri, corteo autorizzato dall’Altare della Patria al Pantheon. Dopo una breve pausa per la colazione, riprendono i lavori con la concessione da parte del Presidente, delle medaglie di benemerenza alle Guardie d’Onore Francesco Calò, Umberto Tripodi, Andrea Maria Coda di San Grato, Mirko Fresia Paparazzo e Paolo Arfilli. Riguardo alla costituzione del Comitato d’Onore dell’Istituto ai sensi dell’art. 35 dello Statuto. Il Presidente propone come membri del Comitato d’Onore l’On. Dott. Alberto Lembo, il Duca Dott. Gian Andrea Lombardo di Cumia, il Principe Prof. Giovanni Battista de’ Medici di Ottajano, il Prof. Dott. Pierluigi Duvina, il Nob. Prof. Luigi Borgia, il Conte Amb. Mario Bondioli Osio, e l’assemblea approva la proposta per acclamazione. Passando a parlare delle varie ed eventuali, il Delegato di Palermo M.llo D’Appolito propone una modifica alla preghiera della Guardia d’Onore, a proposito della quale Mons. Millimaci spiega che, se essa risulta approvata dall’Autorità Ecclesiastica, anche la modifica deve essere approvata, mentre se la preghiera non è approvata, essa può recitarsi privatamente. Poiché al Consiglio Generale non risulta l’approvazione ecclesiastica della Preghiera della Guardia d’Onore, viene deliberato all’unanimità di chiedere all’Autorità Ecclesiastica l’approvazione della detta Preghiera nella versione proposta dal Delegato di Palermo e di seguito trascritta: Preghiera della Guardia d’Onore Dio onnipotente ed eterno, Signore del tempo, meta del cuore e del pensiero noi Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Ti imploriamo perché il cammino tracciato dai nostri padri sia il nostro e dei nostri figli. Fa che il cielo azzurro della nostra Patria ci veda sempre uniti come ha voluto il sacrificio dei nostri martiri. Fa che ci si senta fratelli, legati da un nodo d’amore, e che la nostra fede, incrollabile, porti copiosi frutti. Noi, custodi di antichi ed attuali valori, invochiamo la Tua infinita misericordia per i nostri Sovrani defunti e per la nostra Patria. Per tutto ciò, Signore, noi Ti preghiamo. 2 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 L’Ispettore Sig. Di Maria propone di regolamentare l’uso del mantello blu della G. d’O. disponendo di usarlo in tutti i luoghi ove è richiesto. Il Presidente ritiene utile mantenere la necessità di permesso da parte sua dell’uso del mantello fuori dal Pantheon. I Delegati Gen. Chiriatti e M.llo Ruzzier e l’Isp. Dr. Zoppi ricordano che il mantello venne adottato dall’Ammiraglio Cocco per ragioni di uniforme al fine di rimediare al disordine di certe divise; inoltre, Ruzzier si pronuncia per un uso prudente del mantello. Il Delegato M.llo D’Appolito rivela di prestare oggi il servizio di guardia con la stessa emozione del proprio primo servizio, sottolineando il decoro particolare dell’abito scuro. Il Consultore Dr. Di Martino si dice in favore del ripristino di due Ispettori preposti alla vigilanza della correttezza del servizio di guardia nel Pantheon. Il Presidente passa dunque a illustrare l’attività dell’istituto per il 2013, caratterizzata tra l’altro dalle celebrazioni per il 30° anniversario della morte di S.M. Re Umberto II, per il 350° anniversario della nascita del Principe Eugenio di Savoia, al quale è debitrice la Cristianità, e per il 400° anniversario della salita al trono dei Romanov in Russia. Non essendoci altro su cui discutere e deliberare, il Presidente dichiara chiuso il Consiglio Generale alle ore 18,00. PRESENTI: d’Atri, del Mercato, Di Martino, Marini Dettina, Tomaino, Morganti, De Pasquale, Antonelli, Pietroni, Garosci, Duvina P.L., Gadaleta, Zoppi di Zolasco, Longo, Arfilli, Duvina G., Pellegrino, Barlozzari, Quadrani, Mazza, Francica di Panaya, Palaya di Tocco, Cavallaro, Lapis, D’Appolito, Grancagnolo, Santoro, Iacona, D’Angelo, Restifo, Falzone, Gentile, Giuliano, Carrier-Dalbion, Bruno M., Luciani, De Angelis, Forconi, Belli, Giusti, Barzaghi, De Cesari, Caruso, Bernardinetti, Petri, Pasin, Soldà, Del Zoppo, Orrino, Genovese, Anzevino, Cassa, Piazzolla, Chiriatti, Calò, Lovison, Mastroianni, Pichierri, Allegrini, Filimberti, Cotti Cometti, Bressani, Grassi, Belladonna, Garbin, Ponza, Basile, Calderari, Ruggeri, Ruzzier, Tizzoni, Flamigni, Aiudi, Mechi, del Pinto, Lombardo di Cumia, Millimaci, Di Maria, Pizzi, degli Uberti, Pierato, Monescalchi, Cardellini, De Andrea, Bruno P., Pironi, Conzon, Triberti. ASSENTI: Alicicco, Falcioni, Schmidt, Mattoli, Manfredini, Lucia, Fabris, Bacci, Bonaventura, Piccitto, Saba, Marinaro, Savoia, Staglianò, Marmonti di Gaeta, Coda di San Grato, Donfrancesco, Ierardi, Ardissone, Moschini, Sirabella, Febbo, Rispoli, Rocco di Torrepadula, D’Errico, Mongillo, De Tullio, Saponaro Monti Bragadin, Balzarotti, Chersola, Pastorino, Venturelli, de Razza Planelli, Sciarrino, Angeli, Nardi, Scaravelli, Fata, Milazzo Savoca, Frau, Monti Bragadin, Romano, Boidi Couceyro, Lazzarino de Lorenzo, Rossi, Garbo. Ugo d’Atri GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 3 RELAZIONE FINANZIARIA SUL BILANCIO CONSUNTIVO 2012 E SUL BILANCIO DI PREVISIONE 2013 Signori della Guardia, Il 21 gennaio dello scorso anno questo Consiglio Generale ha approvato il bilancio di previsione 2012 per complessivi € 190.000 per uscite correnti ed altrettanti per le entrate correnti. Sotto le date del 14 novembre e del 17 dicembre 2012, la Presidenza e il Collegio dei revisori dei conti, in seduta congiunta, hanno apportato modifiche al bilancio di previsione per adeguarlo alla situazione delle entrate e delle uscite nello stesso periodo; in particolare sono state previste entrate e uscite per un totale di € 170.000,00 A fronte del bilancio di previsione, nel corso del 2012 le entrate correnti sono state di € 169.358,67 e le uscite correnti di € 159.494,76 (All. 1) con uno sbilancio positivo di € 9.863,91 che ha modificato la situazione patrimoniale dell’Istituto come di seguito illustrato. Situazione patrimoniale1 31.12.2012 31.12.2011 Variazione - 93.066,49 8.767,50 1.092,72 5.869,73 108.796,44 87.349,67 7.950,51 88,55 3.543,80 98.932,53 + 5.716,82 + 1.821,16 C/c bancario Ban. Etruria C.c.p. 59325001 C.c.p. 96450861 (Del. Milano) Cassa Totali + 2.325,93 + 9.863,91 In relazione alle previsioni di entrata e di uscita riportate nel bilancio preventivo approvato nel gennaio 2012, si sono rilevati: - una contrazione delle uscite (- 17%), rispetto al dato di fine anno 2011, più marcata del calo delle entrate (- 7,34%) che ha dapprima consentito il pareggio dei flussi e ha successivamente generato un risparmio di risorse, andando ad accrescere il patrimonio finanziario dell’Istituto di circa il 10% rispetto alla situazione patrimoniale di fine 2011; - il risultato, più che soddisfacente sotto il profilo strettamente gestionale, è stato raggiunto grazie alla sostanziale elasticità delle strutture amministrative che ha consentito all’Istituto di adeguare, pur in un quadro di forte rigidità del contesto contrattuale e normativo esterno, le iniziative di spesa alla dinamica dei flussi di entrata. Gli interventi sulle uscite hanno riguardato in misura molto contenuta il comparto delle “spese istituzionali” (- 3% rispetto alle previsioni, + 17% in confronto al dato dello stesso comparto a fine 2011) a testimonianza dell’elevata attenzione della Presidenza al conseguimento dei fini istituzionali e dell’impegno a canalizzare verso questi capitoli di spesa le risorse finanziarie messe a disposizione dagli iscritti; risparmi di spesa più sostanziosi sono stati invece messi a segno nel comparto delle “spese di organizzazione” (- 36% rispetto alle previsioni, - 40% rispetto al dato di fine anno 2011) e delle “spese di amministrazione” (- 20% rispetto alle previsioni, - 36% delle spese dello stesso tipo affrontate nel 2011) 1 Criteri seguiti: per il c/c bancario e per il c.c.p. sono stati assunti i saldi contabili alla data di riferimento, anche attraverso il circuito on-line; per la cassa le consistenze effettive dei valori esistenti costituiti tutti da biglietti di banca e monete di Stato. 4 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Per quanto riguarda le singole voci indicate nella situazione, si sottolinea in particolare che: - la contrazione delle entrate ha avuto le sue espressioni più consistenti nelle voci relative alle “Quote sociali ammissioni” (- 16% rispetto al 2011) e ai “Proventi” (- 8%); maggiore resistenza al declino ha opposto la voce “Quote sociali rinnovi annuali” (- 3,2%). L’analisi è relativamente semplice: la compagine sociale nel suo insieme dimostra attaccamento all’Istituto; l’impegno economico viene, per ovvie ragioni di tipo congiunturale, limitato alla corresponsione della quota annuale e non viene – sempre parlando in generale - esteso alle altre forme di sostegno come oblazioni, richieste di oggettistica o diplomi. Più preoccupante è sicuramente il dato sulle nuove ammissioni che fa emergere l’esigenza di un’azione di penetrazione dell’Istituto nella società civile e di presenza sul territorio sicuramente da migliorare; la Presidenza dell’Istituto è naturalmente in prima linea nell’assumere uno specifico impegno in tal senso per l’anno appena iniziato - il drastico contenimento delle uscite è stato raggiunto non tanto attraverso ulteriori forme di razionalizzazione dei tempi di pubblicazione della rivista che hanno portato le relative spese da 46.302,46 di fine 2011 a 42.598,00 del 31 dicembre scorso (- 8%) quanto per mezzo di una diversa articolazione degli orari di lavoro degli addetti alla Presidenza, la cui voce (“Personale” e’ passata da 60.444,63 euro a 47.490,25 euro (- 21%) e di un contenimento delle spese di ufficio e di cancelleria, da 16.119,31 euro di fine 2011 a 9.327,00 di fine 2012 (- 42%). Come si accennava in premessa, l’andamento del bilancio può essere valutato positivamente solo sotto un profilo strettamente gestionale; migliorabile è invece la valenza strategica del documento contabile, dal momento che il punto di equilibrio fra le entrate e le uscite e’ stato raggiunto verso valori finanziari più bassi. È evidente il rischio di ripiegamento dell’Istituto. In linea con alcune riflessioni di questa Presidenza pubblicate nel bimestrale in corso d’anno, andrebbero condotti specifici approfondimenti volti ad individuare le concrete modalità con le quali, oltre a svolgere i compiti istituzionali di guardia onorifica alle Reali Tombe, assumere il ruolo di custodi dei tradizionali valori storici e culturali della Patria. In merito alle entrate e alle uscite relative al 2013, si è approntato un bilancio di previsione che riprende i valori complessivi risultanti dal consuntivo 2012, ritenendo tali grandezze adeguate per l’anno appena iniziato. Si è pertanto ritenuto di indicare un importo totale di 170.000 euro, come pure riportato nell’allegato 1; le voci di entrata in particolare non subiranno variazioni di rilievo, considerato il particolare momento di crisi economica generale. La valorizzazione delle voci di uscita ha sostanzialmente incorporato i notevoli risparmi ottenuti nello scorso anno, impegnando la Presidenza a ricercare anche nell’esercizio in corso tutte le possibili forme di contenimento dei costi, soprattutto nei comparti di spesa non istituzionale. Roma, 19 gennaio 2013 IL PRESIDENTE (Cap. Vasc. Dr. Ugo d’Atri) GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 5 ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON CONTO FINANZIARIO CONSUNTIVO ENTRATE 2012 DENOMINAZIONE PREVISIONE 2012 ASSEST. PREV. 2012 ENTRATE AL 31/12/2012 TITOLO I - ENTRATE CORRENTI Cap. 1° - Interessi attivi vari Cap. 2° - Quote sociali di ammissioni Cap. 3° - Quote sociali rinnovi annuali Cap. 4° - Proventi Art.1 - Oblazioni e oggettistica Art.2 - Medaglie, diplomi Art. 3 -Riunioni TOTALE ENTRATE CORRENTI ! ! ! 1.000,00 25.000,00 90.000,00 ! ! ! 1.000,00 28.000,00 80.000,00 ! ! ! 469,01 25.759,80 84.130,99 ! ! ! ! 45.000,00 5.000,00 24.000,00 190.000,00 ! ! ! ! 40.000,00 8.000,00 13.000,00 170.000,00 ! ! ! ! 37.925,56 7.808,00 13.265,31 169.358,67 ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON CONTO FINANZIARIO CONSUNTIVO USCITE 2012 DENOMINAZIONE PREVENTIVO ASSEST. PREV. 2012 TITOLO I - USCITE CORRENTI 2012 Cap. 1° - SPESE ISTITUZIONALI Art. 1 - Tessere , medaglie, diplomi ! 8.000,00 ! 3.000,00 Art . 2 - Rivista ! 50.000,00 ! 43.000,00 Art. 3 -Oblazioni (nuovo) ! 1.000,00 ! 1.000,00 Art. 4 - Fiori alle Reali Tombe ! 3.500,00 ! 3.500,00 Art. 5 - Divise sociali ! 7.500,00 ! 22.500,00 Art. 6 - Oggettistica ! 6.000,00 ! 5.000,00 TOTALE SPESE ISTITUZIONALI ! 76.000,00 ! 78.000,00 Cap.2° - SPESE DI ORGANIZZAZIONE Art. 7 - Rappresentanza ! 1.000,00 Art. 8 - Riunioni ! 20.000,00 ! 13.000,00 Art. 9 - Viaggi, trasporti ! 6.000,00 ! 4.500,00 TOTALE SPESE DI ORGANIZZAZIONE ! 27.000,00 ! 17.500,00 Cap. 3°- SPESE DI AMMINISTRAZIONE Art. 10 - Illuminazione, riscaldamento, acqua ! 2.000,00 ! 2.000,00 Art. 11 - Spese di ufficio e cancelleria ! 16.000,00 ! 9.500,00 Art. 12 - Spese postali ! 12.000,00 ! 5.000,00 Art. 13- Personale ! 50.000,00 ! 50.000,00 Art. 14 Bolli e varie di amministrazione ed interessi passivi ! 1.500,00 ! 3.000,00 Art. 15 - Telefono ! 4.000,00 ! 4.000,00 TOTALE SPESE DI AMMINISTRAZIONE ! 85.500,00 ! 73.500,00 Cap. 4°- ONERI PATRIMONIALI Art. 16 - Manutenzione locali, mobili e nettezza urbana ! 1.500,00 ! 1.000,00 TOTALE ONERI PATRIMONIALI TOTALE USCITE CORRENTI ! 190.000,00 ! 170.000,00 TITOLO II - USCITE CONTO CAPITALE 6 USCITE AL 31/12/2012 ! ! ! ! ! ! ! 2.995,37 42.598,00 1.000,00 2.740,00 22.085,55 1.780,98 73.199,90 ! ! ! 12.724,86 4.393,74 17.118,60 ! ! ! ! ! ! ! 1.663,57 9.422,20 4.002,82 47.490,25 2.333,20 3.439,19 68.351,23 ! 825,03 159.494,76 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON BILANCIO DI PREVISIONE ENTRATE 2013 DENOMINAZIONE ENTRATE AL 31/12/2012 PREVISIONE 2013 TITOLO I - ENTRATE CORRENTI Cap. 1° - Interessi attivi vari Cap. 2° - Quote sociali di ammissioni Cap. 3° - Quote sociali rinnovi annuali Cap. 4° - Proventi Art.1 - Oblazioni e oggettistica Art.2 - Medaglie, diplomi Art. 3 -Riunioni TOTALE ENTRATE CORRENTI ! ! ! 469,01 25.759,80 84.130,99 ! ! ! 1.000,00 28.000,00 80.000,00 ! ! ! ! 37.925,56 7.808,00 13.265,31 169.358,67 ! ! ! ! 40.000,00 8.000,00 13.000,00 170.000,00 ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON BILANCIO DI PREVISIONE USCITE 2013 DENOMINAZIONE USCITE AL 31/12/2012 PREV. 2013 TITOLO I - USCITE CORRENTI Cap. 1° - SPESE ISTITUZIONALI Art. 1 - Tessere , medaglie, diplomi 2.995,37 Art . 2 - Rivista 42.598,00 Art. 3 -Oblazioni (nuovo) 1.000,00 Art. 4 - Fiori alle Reali Tombe 2.740,00 Art. 5 - Divise sociali 22.085,55 Art. 6 - Oggettistica 1.780,98 TOTALE SPESE ISTITUZIONALI 73.199,90 Cap.2° - SPESE DI ORGANIZZAZIONE Art. 7 - Rappresentanza Art. 8 - Riunioni 12.724,86 Art. 9 - Viaggi, trasporti 4.393,74 TOTALE SPESE DI ORGANIZZAZIONE 17.118,60 Cap. 3°- SPESE DI AMMINISTRAZIONE Art. 10 - Illuminazione, riscaldamento, acqua 1.663,57 Art. 11 - Spese di ufficio e cancelleria 9.422,20 Art. 12 - Spese postali 4.002,82 Art. 13- Personale 47.490,25 Art. 14 Bolli e varie di amministrazione ed interessi passivi 2.333,20 Art. 15 - Telefono 3.439,19 TOTALE SPESE DI AMMINISTRAZIONE 68.351,23 Cap. 4°- ONERI PATRIMONIALI Art. 16 - Manutenzione locali, mobili e nettezza urbana 825,03 TOTALE ONERI PATRIMONIALI TOTALE USCITE CORRENTI 159.494,76 T GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 3.000,00 50.000,00 1.000,00 3.500,00 10.000,00 5.000,00 72.500,00 18.500,00 4.500,00 23.000,00 2.000,00 11.000,00 5.000,00 50.000,00 1.500,00 4.000,00 73.500,00 1.000,00 170.000,00 7 135° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL’ISTITUTO ROMA, 20 GENNAIO 2013 Il 135° anniversario della fondazione dell’Istituto è stato celebrato alla presenza di S. A. R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia. Alle 9,30 Sua Altezza Reale, accompagnato dal Gen. Torre, consigliere comunale di Roma con fascia tricolore in rappresentanza del Sindaco Alemanno, dal capitano di vascello d’Atri, presidente dell’Istituto, e dai consultori Di Martino e nob. avv. Alfonso Marini Dettina, ha reso omaggio al Milite Ignoto, all’Altare della Patria. La corona d’alloro dell’Istituto è stata portata da due Granatieri di Sardegna in Grande Uniforme di Rappresentanza; il labaro dell’Istituto, decorato con quaranta medaglie d’oro al valor militare, è salito, al seguito di Sua Altezza Reale, portato dalle Guardie d’Onore Previero, Ortenzi e Capra; gli onori militari sono stati resi da un picchetto di Granatieri di Sardegna; responsabile della cerimonia il capitano dei Granatieri Libranti. Le gradinate erano stipate da alcune centinaia di Guardie d’Onore, molte delle quali con il mantello stemmato dell’Istituto; molti anche i labari schierati lungo le gradinate; le Bandiere delle delegazioni presenti ai piedi della scalinata, ma per la prima volta entro la cancellata. Dopo l’omaggio al Milite Ignoto, si è svolto un lungo corteo – autorizzato dalla Questura e dal Comune di Roma – che, preceduto dalle Bandiere e dai labari, dall’Altare della Patria, sotto la pioggia, ha raggiunto il Pantheon, sotto la guida del capitano dei Bersaglieri Guardia d’Onore Massimiliano Gottardi. A Largo Argentina, una fanfara dell’Associazione Nazionale Bersaglieri di Roma attendeva il corteo per accompagnarlo al Pantheon. Nella Basilica, la tradizionale Santa Messa di suffragio per i Sovrani defunti è stata officiata da mons. Micheletti, arciprete di Santa Maria ad Martyres (Pantheon), concelebranti le Guardie d’Onore mons. Millimaci, don Ghiselli e fra Marco Galdini de Galda. Il cerimoniale liturgico è stato curato da Alberto Di Maria, ispettore dell’Istituto. 8 Al termine delle funzione, svoltasi alla presenza di non meno di seicento persone, Sua Altezza Reale ha reso omaggio ai Sovrani sepolti al Pantheon. Successivamente, i convenuti si sono spostati nel retrostante Palazzo Santa Chiara, ove si è tenuto un breve concerto della fanfara dei Bersaglieri, seguito dall’intervento dell’avv. Francesco Atanasio sulla storia dell’Istituto. Al termine, riunione conviviale al roof garden dell’hotel de la Minerve. Alla cerimonia, fra i presenti, oltre la gran parte delle cariche sociali dell’Istituto, il principe Maurizio Ferrante Gonzaga, marchese del Vodice, le principesse Luciana e Mahera Hassan dell’Afghanistan, la sen. Laura Bianconi, vice-presidente del gruppo PDL al Senato, la dr.ssa Anita Garibaldi, con un folto gruppo di soci dell’Associazione Nazionale Giuseppe Garibaldi in camicia rossa, fra di loro il Gen. C. d’A. Martinelli, il Gen. C. d’A. Simeone, il Gen. B. De Simone, il Gen. B. A. Catalano, le Guardie d’Onore ing. Piazzini e dr.ssa Diani, S. E. il dr. Sbutega, ambasciatore del Montenegro presso il Vaticano e lo S. M. O. M., l’Amb. Cortese de Bosis, l’on. avv. Quarzo, consigliere comunale di Roma, i rappresentanti delle Provincia di Viterbo, del Comune di Viterbo (Guardia d’Onore dr. Fracassini), di Cassine (Guardia d’Onore m.llo Cassero), di Reggiolo (Guardia d’Onore prof. Scaravelli), tutti con la fascia celeste (Provincia) o tricolore (Comuni), il dr. Usai, presidente della sezione di Roma dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 9 AVVISI VIAGGIO IN RUSSIA IN OCCASIONE DEL 400° ANNIVERSARIO DELL’ASCESA AL TRONO DELLA DINASTIA ROMANOFF 13 – 19 luglio 2013 RUSSIA Nella Russia del XVI e XVII secolo esisteva un’istituzione, lo Zemskij Sobor (Assemblea della terra), paragonabile in qualche modo agli Stati Generali di altri paesi europei e rappresentava per lo zar una preziosa cassa di risonanza con cui ottenere sostegno e risorse. Nel 1613 lo Zemskij Sobor scelse come zar Michail Romanoff che pose fine al confuso periodo noto come “epoca dei torbidi”. Questa dinastia ha regnato in Russia per oltre tre secoli. “I Romanoff e lo splendore dell’Impero Russo” è stato l’argomento della Giornata di Studio tenuta a Palazzo Ferrajoli il 13 dicembre 2012 a cura dell’Istituto del Sacro Romano Impero e 10 dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. La Roman Feelings by I Viaggi delle Meraviglie è stata sponsor dell’evento. La nuova Russia si presenta con un volto elegante, affascina con la modernità e lo sviluppo. Le icone e le ideologie politiche sono cadute, ma gli stranieri ne comprendono ancora in modo vago la vita sociale. I contrasti che caratterizzano la situazione attuale sono visibili: antichi monasteri convivono accanto a costruzioni moderne, la povertà cammina fianco a fianco con il lusso più sfrenato. Anche negli aspetti quotidiani, come ad esempio nella cucina, si alternano cibi raffinati ai pasti semplici dei contadini. Evoluta, alla moda e esagerata nei divertimenti ma anche tradizionale negli stili di vita che si perpetuano negli angoli più remoti, ognuno dei quali nasconde bellezze realmente uniche. Tutto è contraddizione, ma è una contraddizione che nasce dalla storia e che colpisce il turista. Le singolari cupole d’oro delle cattedrali ne dominano il panorama e continuano a simbolizzare le grandi città, riassumendone insieme l’anima e la memoria. La nostra Russia è un viaggio alla scoperta delle due città simbolo della cultura e della tradizione, Mosca e San Pietroburgo, è un telescopio puntato su paesaggi immensi, alla ricerca di testimonianze imperiali e di avanguardia artistica. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Informazioni utili DOCUMENTI Per l’ingresso dei cittadini italiani in Russia è obbligatorio il rilascio di un visto turistico da parte del Consolato Russo. Il visto turistico viene rilasciato per il periodo massimo di un mese su presentazione in originale dei seguenti documenti: - Passaporto integro con una validità residua non inferiore ai 6 mesi rispetto alla data di rientro in Italia con almeno 2 pagine libere attigue (passaporti danneggiati o visibilmente deteriorati saranno rifiutati) - Foto tessera recente retro firmata - Modulo consolare e modulo di richiesta visto d’ingresso. A questi documenti verrà affiancato, a pratica totalmente confermata, la seguente documentazione: - una polizza di assicurazione nominativa valida per tutto il periodo del soggiorno in Russia con un massimale di 30.000 euro; - copia del voucher fornito dalla nostra agenzia corrispondente in Russia; - copia della conferma dei servizi prenotati al fine dell’ottenimento dei visti (con i dati del passaporto del turista, le date di partenza e ritorno) fornita dalla nostra agenzia corrispondente in Russia. Il visto pertanto potrà essere richiesto al consolato solo a pratica totalmente confermata. Ha una durata massima di un mese, a date fisse non estendibili, e consente un unico ingresso. Per i cittadini stranieri ulteriori documentazioni richieste e il rilascio del visto è a discrezione del consolato Russo. Le spese di rilascio del visto turistico per la Russia ammontano a 75 a persona per il visto ordinario e di 110 per quello d’urgenza. Il tempo di rilascio del visto da parte del consolato è di 10 giorni di calendario per l’ordinario e 3 giorni per l’urgente. La richiesta del visto presso il consolato può avvenire solo dopo l’ottenimento della conferma da parte dell’hotel e l’invio della relativa documentazione da parte del corrispondente. Pertanto il costo del visto sarà calcolato solo a pratica totalmente confermata e dal giorno in cui la modulistica viene presentata al consolato (senza tener conto dei giorni festivi italiani e stranieri). Senza il rispetto di tali GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 condizioni non potrà essere garantito il rilascio del visto d’ingresso in Russia. La richiesta del visto può essere delegata a “I Viaggi delle Meraviglie” che prenderanno contatto con ogni singolo partecipante per l’acquisizione e la gestione della documentazione occorrente. Occorre comunque ricordare che: - Gli addebiti delle urgenze sono sempre a carico del cliente, qualora la trasmissione dei documenti sia avvenuta in ritardo. - Qualora vengano effettuate delle modifiche alla prenotazione effettuata e tutta la documentazione sia stata già presentata al consolato, bisognerà calcolare un ulteriore supplemento per il rilascio del visto ed inoltrare una nuova richiesta al consolato. - Nessun rimborso della pratica spetterà per ritardi nella consegna e/o mancanza dei previsti documenti personali per l’espatrio, e nessun rimborso del costo del visto spetterà per inesattezza di compilazione dei moduli o per passaporti danneggiati. - “I Viaggi delle Meraviglie” non potrà essere ritenuta responsabile per il negato ottenimento del visto d’ingresso causa mancata idoneità dei requisiti richiesti o voluta / errata compilazione del modulo consolare d’ingresso. Dal 25 novembre 2009 sono cambiate alcune regole per il passaporto dei minori. Il minore dovrà essere in possesso di un passaporto individuale, pertanto non sarà più possibile per il genitore, iscrivere il figlio sul proprio passaporto. Tutti i cittadini che hanno richiesto il passaporto in data antecedente a quella del 25 novembre 2009 e che hanno richiesto l’iscrizione del figlio minore avranno la validità del documento fino a scadenza. I minori che invece sono già iscritti sul passaporto del genitore (dai 7 ai 14 anni d’età obbligatoriamente con fotografia sul documento) è richiesta una fototessera retrofirmata dal bambino e autenticata in comune, da allegare alla richiesta del visto. Per i bambini in possesso di un proprio passaporto, la procedura da seguire è come quella dell’adulto. Inoltre per tutti i minori è richiesto sempre lo stato di famiglia. Resta immutato per il turista l’obbligo di compilare e presentare all’arrivo in frontiera russa la Carta di Immigrazione, consegnata durante il viaggio in 11 aereo o disponibile in aeroporto, conservandone la ricevuta durante il soggiorno in Russia. della città, 812 per San Pietroburgo e 095 per Mosca. DOGANA È vietata l’importazione e la esportazione di valuta russa. Il cliente che ha con se più di 3000 USD dovrà compilare una dichiarazione doganale. PROGRAMMA DI VIAGGIO1 LINGUA La lingua ufficiale è il russo e l’alfabeto è il cirillico. L’inglese e il francese non hanno ancora grande diffusione tra la popolazione. 13 – 19 LUGLIO 1 GIORNO ROMA / FRANCOFORTE / SAN PIETROBURGO Partenza da Roma con volo Lufthansa per Francoforte alle 10.10. Arrivo alle 12.20 e proseguimento alle 13.40, sempre con volo Lufthansa per San Pietroburgo. Arrivo alle 18.25 ed incontro con la guida locale. Trasferimento in albergo. Cena e pernottamento. 2 GIORNO SAN PIETROBURGO Prima colazione in albergo. Partenza in pullman privato e guida parlante italiano per la visita all’imperdibile Museo dell’Hermitage. Pranzo. Nel pomeriggio visita al Palazzo di Peterhof. Cena e pernottamento in albergo. ELETTRICITÀ La corrente elettrica è a 220V. Prese europee negli alberghi. 3 GIORNO SAN PIETROBURGO Prima colazione in albergo. Mattina dedicata alla visita panoramica di San Pietroburgo con il piazzale delle Colonne Rostrate, il Campo di Marte, la prospettiva Nevskij, la Piazza del Palazzo con la famosa colonna di granito, la piazza e la Cattedrale di Sant’Isacco, l’Ammiragliato, la Fortezza dei Santi Pietro e Paolo. Nucleo storico della città, fatto erigere dallo zar Pietro I, con la Cattedrale di Trezzini e la cappella in cui riposano le spoglie della famiglia Romanov. Pranzo. Pomeriggio a disposizione (potranno essere organizzate ulteriori visite con il Tour Leader). Cena e pernottamento in albergo. TELECOMUNICAZIONI Le chiamate internazionali si possono effettuare dall’albergo ma il costo è più alto. Per telefonare in Italia dalla Russia bisogna comporre il prefisso 810 39 seguito dal prefisso della città italiana senza lo 0 e dal numero dell’abbonato. Per telefonare in Russia dall’Italia bisogna comporre il prefisso internazionale 007, poi il prefisso 4 GIORNO SAN PIETROBURGO / MOSCA Prima colazione in albergo. Mattinata a disposizione (potranno essere organizzate ulteriori visite con il Tour Leader) e pranzo. Nel pomeriggio trasferimento alla Stazione per la partenza del treno SAPSAN ad alta velocità alla volta di Mosca. All’arrivo trasferimento in albergo. Cena e pernottamento. VALUTA La moneta locale è il Rublo Russo che si suddivide in 100 kopeki. Le carte di credito vengono accettate solo negli alberghi e ristoranti. FUSO ORARIO La Russia è due ore avanti all’Italia. L’ora legale viene applicata. Vista la grande estensione del paese ci sono in tutto 9 fusi orari. 1 Il programma delle visite ai siti di interesse storico e culturale potrà subire variazioni, relativamente al giorno e all’orario di effettivo svolgimento, connesse ad esigenze locali o stagionali. 12 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 5 GIORNO MOSCA Prima colazione in albergo. Al mattino tour panoramico della città: si visiterà la piazza Teatralnaja, via Tverkaya, le colline dei passeri e l’Università. Seguirà la visita panoramica dello splendido Monastero delle Vergini. Pranzo e pomeriggio a disposizione (potranno essere organizzate ulteriori visite con il Tour Leader) . Cena e pernottamento in albergo. 6 GIORNO MOSCA Prima colazione in albergo. Mattinata dedicata alla visita del territorio del Cremlino con la visita a due cattedrali. Pranzo e pomeriggio a disposizione. Cena e pernottamento in albergo. 7 GIORNO MOSCA / MONACO DI BAVIERA / ROMA Prima colazione in albergo. Trasferimento in aeroporto e partenza alle 13.05 con volo Lufthansa per Monaco. Arrivo alle 14.05. Proseguimento alle 14.55, sempre con volo Lufthansa per Roma. Arrivo a Fiumicino alle 16.25. • Visite ed escursioni come da programma • I seguenti ingressi • San Pietroburgo: Palazzo di Peterhof, Fortezza dei SS.Pietro e Paolo, Ermitage, Mosca: Convento di Novodevici, Cremlino con due Cattedrali • Trasporto in treno da San Pietroburgo a Mosca in II classe • Assicurazione medico e bagaglio (possibile estensione della copertura assicurativa all’annullamento della prenotazione: 20) LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE NON COMPRENDE • • • • • Le bevande ai pasti Le tasse aeroportuali Visto d’ingresso (vedi introduzione) – da 75 euro Mance, extra di carattere personale Quanto non esplicitamente menzionato ne “la quota comprende HOTEL PREVISTI O SIMILARI Per informazioni e prenotazioni prendere contatto con la Guardia d’Onore dott. Armando Pietroni (cell.:3275904924) ovvero con la Segreteria della Presidenza dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon (06.6793430). Ci si può anche rivolgere direttamente al Tour Operator attraverso i seguenti contatti: Roman Feelings by “I Viaggi Delle Meraviglie s.r.l.” – Circonvallazione Gianicolense, 305 00152 Roma; e-mail: [email protected] tel.: 0658237096 cell: 3807153000 SAN PIETROBURGO MOSCA Modalità di pagamento delle quote: QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE (MINIMO 20 PERSONE) IN CAMERA DOPPIA SUPPLEMENTO SINGOLA TASSE AEROPORTUALI EURO. 1.250,00 EURO 356 EURO 196 SOGGETTE A VARIAZIONI HOLIDAY INN MOSK VOROTA, 4* COURTYARD PAVELETSKAYA, 4* LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE COMPRENDE • Trasporto aereo in classe economica su voli di linea Lufthansa • Tour leader dall’Italia per tutta la durata del viaggio • Guida locale parlante italiano a S. Pietroburgo e a Mosca • Sistemazione negli hotel indicati o similari • Trattamento di pensione completa durante il tour - all’atto della prenotazione (da effettuarsi via email o per telefono) andrà versato un anticipo di 400 a persona a mezzo bonifico sul c/c bancario intestato a “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.” IBAN: IT27X0303203222010000000227; dell’avvenuto pagamento andrà data conferma attraverso una e-mail indirizzata al Tour Operator contenente il CRO dell’operazione; - entro il 31 maggio 2013 andrà versato il saldo osservando le medesime modalità operative (bonifico bancario e conferma operazione) Coloro che sono disposti a leggere la rivista “GUARDIA D’ONORE” on-line anziché ricerverla in versione cartacea, sono pregati di comunicarlo alla Presidenza dell’Istituto GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 13 Fac-simile di reclamo in caso di mancato recapito della posta (i casi purtroppo sono molto frequenti) Data… Spett. Direzione dell’Ufficio Postale di Oggetto: RECLAMO per mancata consegna di Posta Il sottoscritto……………………………………………...............................................… nato a…….............…....………..il…………...................................……. residente in…….....……………….. Via....................................................... cap..………. denuncia la ripetuta mancata consegna del bimestrale “Guardia d’Onore” che gli viene regolarmente inviato da Roma. Chiede che vengano effettuati i necessari controlli ed individuato il responsabile, onde permettere al sottoscritto di continuare a ricevere detto bimestrale per il cui recapito viene regolarmente pagato il corrispettivo alle Poste. In attesa di conoscere l’esito del presente reclamo, invia distinti saluti. QUOTE SOCIALI AMMISSIONE ...................................................... 50 Euro (senza fascia e cravatta/foulard) .............................................................................. 100 Euro (con fascia e cravatta/foulard) RINNOVI ANNUALI ............................................ 30 Euro SOCI SOSTENITORI ............................................ 50 Euro (fino a 100) SOCI BENEMERITI ............................................. 100 Euro (oppure oltre) DIPLOMI DI GUARDIA D’ONORE, GUARDIA D’ONORE SCELTA, MERITO DI SERVIZIO ........ 50 Euro 14 I versamenti possono essere eseguiti sul C.C.P. 59325001: INTESTATO A ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON Le coordinate bancarie dell’Istituto sono le seguenti: numero conto: 000000092139 IBAN (coordinate bancarie internazionali) IT84R 05390 03201 000000092139 BIC: ARBAIT 33042 Banca Etruria, via Uffici del Vicario n° 45/48, 00186 Roma, tel 06/69768340 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Continuano a pervenire bollettini di conto corrente postale di "ignoti" che hanno dimenticato di scrivere le proprie generalità . Al fine di evitare la mancata attribuzione dell'avvenuto pagamento, si pregano le Guardie d'Onore che avessero erroneamente compilato questi bollettini, di prendere contatto con la segreteria della presidenza, per poter così evitare di essere considerati morosi. E le poste accrescono i problemi. U. d’A. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 15 SONO SOCI BENEMERITI LE GUARDIE D’ONORE CHE HANNO VERSATO UNA QUOTA DI ALMENO 100 EURO PER L’ANNO CORRENTE Borrini Franco Calarco Francesco Maria (150 euro) d’Epiro Alessandra Falcioni Giovanni Flamigni Giancarlo Garavaglia Monica Garosci Riccardo (170 euro) Innocenti Maria Romana Leopardi Maria Grazia Levato Carmine Maiorano Velia Maurelli Roberto (500 euro) Rizzi Alberto Ronza Alessio Suber Gogliardo Tarelli Rino Tonizzo Maria Teresa Assunta Tripodi Umberto (150 euro) Tura Mirko (250 euro) Zoppi di Zolasco Giacomo NELL’ELENCO DEI SOCI SOSTENITORI FIGURANO I NOMI DELLE GUARDIE D’ONORE CHE HANNO VERSATO UNA QUOTA DI ALMENO 50 EURO PER L’ANNO CORRENTE Acampora Roberto Agrillo Maria Teresa Alessio Carlo Antonelli Clelia Arena Lidia Avona Antonio Giuseppe Baldassano Carlo Barbieri Mario Barbieri Massimiliano Nadir Barlozzari Stefano Baroni Luigi Carlo Belli Pietro Berengan Luciano Berti Franco Bertrand Claudio Berutti Ugo Bianchi Mario Bonino Ruy Federico Bonissone di Branzola Emanuele Bosio Grassi Rita Braganza Mauro Federico Brighigni Franco Calandra Antonietta Calvaresi Emidio Candarella Salvatore 16 Cardin Davide Carini Maddalena Carniel Bruno Cecchini Alberto Ciccolo Salvatore Cigalini Marco Coccanari de’ Fornari Maria A. Colleoni Aldo Corbella Giorgio Cosentino Agatina Covino Antonio Crisafulli Attilio Cuomo Gerarda D’Antona Giovannino D’Avanzo Aniello D’Orazio Alessandro Dalla Chiara Luciana Teresa Giovanna De Giovannini Massimo De Monaco Vittorio Del Colle Ricciotti Solidea Di Brisco Antonio Dondè Elio Fabris Ivo Francesco Faroni Vanda Fata Domenico GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Fiolini Silvana Flammini Michele Fumagalli Gianferdinando Gagliani Caputo Franco Galli di Acciano Francesco Antonio Garbellotto Giuseppe Gasli Paolo Gazzotti Ernesta Genta Oreste Ghiara Maria Teresa Ghiselli Andrea Giacalone Roberto Giacomin Gilberto Giovannini Romano Giuggia Bartolomeo Giusti Luca Gorrieri Oliviero Gorza Gloria Grancagnolo Ivan Gremo Vittorio Iannaccone Antonio Ilardi Ernesto Jelencovich Cador Lesti Mauro (80 euro) Longo Eugenio Loy Puddu Giuseppe Marinaro Mario Mazzù Filippo Melchiorre Ferdinando Menghi Sartorio Arturo Miele Achille Mignani Giovanni Milazzo Savoca Stefano Minà Domenico Monescalchi Fabio Monescalchi Teodoro Monsignori Pierluigi Morganti Carlo Morganti Vincenzo Morresi Pier Maria Mortolini Lauro GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Moschini Umberto Oliveri Giancarlo Ortenzi Alessandro Ostorero Carlo Felice Panato Alfredo Giacomo Panza Vincenzo Paoluzi Dario Pasquali Egle Passalacqua Carmine Pecchia Giuseppe Pellegrino Walter Perciballi Marco Persico Giuseppe Pichierri Gaetano Pierato Sandro Pietroni Armando Pignalosa Alfonso Pittino Fabris Vanda Pizza Ciro Raffaello Marco Repetto Arduino Rispoli Arrigo Riu Pietro Rivoira Andrea Robutti Anna Maria Roselli Cecconi Bonaccorso Russo Fabio Sabato Vittorio Sciaraffia Franca Spingardi Francesco Squiccimarro Nicola Taglioretti Franco Terranova Edvige Tomasini Alessandra Tosoni Enrico Maria Tripodi Francesca Vella Cannella Pio Gioachino Vichi D’Emilio Wally Viscardi Michele Zaffino Antonio Zappulli Enrico 17 CRONACA DELLE DELEGAZIONI DA QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA, SI DARÀ NOTIZIA, DI MASSIMA, SOLTANTO DEGLI EVENTI PROMOSSI DALLE DELEGAZIONI E NON DELLA LORO PARTECITAZIONE A MANIFESTAZIONI PROMOSSE DA ALTRI ENTI/SODALIZI ALESSANDRIA Tortona, 14 novembre 2012 Nel Municipio di Tortona sono stati premiati i vincitori del concorso indetto dalla delegazione di Alessandria del nostro Istituto, dall’Istituto per la Storia del Risorgimento e dall’Associazione Carabinieri di Tortona, con il patrocinio del Comune. Il concorso è in memoria del tortonese Luigino Ballestrasse, socio dei tre sodalizi, scomparso nel 2010, il quale si distinse per l’impegno nelle attività di volontariato e nella promozione dei valori storici e patriottici. Il tema proposto agli studenti delle Scuole Superiori di Tortona verteva sul significato degli ideali risorgimentali di ieri a confronto con quelli di oggi. Hanno partecipato alla premiazione l’allora Delegato della provincia di Alessandria Giampiero Cassero e la Guardia d’Onore Paola De Andrea. 18 novembre 2012 La delegazione ha partecipato alla S. Messa nella chiesa di Nostra Signora di Loreto in via Plana ad Alessandria per la commemorazione degli Illustri membri di Casa Savoia: Re Umberto II, Regina Elena, Regina Maria Cristina di Savoia (del Regno delle Due Sicilie), e Sua Altezza Reale Amedeo di Savoia Duca d’Aosta e Viceré d’Etiopia. La funzione religiosa è stata organizzata dal “Club Reale Vittorio Amedeo II”, unitamente alla delegazione di Alessandria del nostro Istituto e dai Convegni di Cultura “Maria Cristina di Savoia”. Ha celebrato la funzione Mons. Gian Luca Gonzino , Cappellano delle delegazioni Novara –Vercelli, alla presenza di Autorità civili e militari Comunali e Regionali. Durante la funzione Mons. Gonzino ha ricordato, in una lunga esposizione con parole chiare e com- 18 moventi, le figure delle Loro Illustri Maestà, attirando l’attenzione e la partecipazione commossa delle persone che gremivano la chiesa. Era presente il Delegato di Novara e Commissario per Vercelli Marco Lovison. Guardie d’Onore presenti: la Delegata Paola De Andrea, Benzi, Cappella, Ferrari, Luxardo, Milanese, Passalacqua, Zaffino, Zavattaro. Hanno prestato servizio in divisa De Andrea, Cappella, Lovison, Luxardo con la bandiera della delegazione. Alla Messa è seguito un convivio in un ristorante alessandrino. 22 novembre 2012 La Delegata ha invitato i soci della delegazione alessandrina ad un aperitivo presso il Ristorante “41” del socio Adelio Debenedetti, per festeggiare l’elezione e per iniziare a proporre iniziative da realizzare durante l’anno. La Delegata ha altresì espresso il desiderio di massima collaborazione tra tutti i soci, creando anche un “comitato organizzativo” per poter valorizzare le singole capacità e gli interessi dei vari soci. Si è ribadito che è necessario il massimo impegno di tutti per far conoscere l’Istituto nelle sue finalità e soprattutto nel suo”essere”. Poiché proveniamo da ambiti lavorativi diversi, è opportuno mettere sul tavolo comune le nostre competenze, per arricchire di contenuti le nostre iniziative. 1° febbraio 2013 Per proseguire la Commemorazione della Principessa Mafalda, è stato chiesto al Comune di Alessandria l’uso della Biblioteca Civica per presentare una Conferenza dal titolo “Operazione Abeba”, la vera storia di Mafalda di Savoia. La relatrice è stata Enrica Magnani Bosio, autrice dell’omonimo libro, accompagnata dalla voce GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 recitante di due collaboratori. Numeroso e molto attento il pubblico intervenuto, che ha potuto ripercorrere la tragica vicenda della Principessa martire nel campo di sterminio di Buchenwald. Prima della conferenza, la Delegata ha accompagnato gli ospiti provenienti dalla Delegazione di Novara-Vercelli nella Piazza Mafalda di Savoia per rendere omaggio con fiori e la Benedizione al Monumento. Mons .Gian Luca Gonzino, Cappellano dell’Istituto ha benedetto la Cerimonia ed è intervenuto con il Delegato di Novara-Vercelli Marco Lovison. Le Guardie della Delegazione alessandrina intervenute sono: Luxardo, Scaffino, Ulandi, Francese Balbo, Passalacqua, Milanese, Cappella, Pin, Zavattaro, Cassero con la Delegata De Andrea che ha presentato gli ospiti al pubblico. Dopo la conferenza, ci si è ritrovati al Ristorante “41” del socio Debenedetti per concludere la serata. Acqui Terme, 15 febbraio 2013 Si è svolta l’assemblea mensile della Delegazione. All’ordine del giorno vari argomenti, tra i quali il viaggio ad Altacomba, l’evento del 21marzo, le riunioni della Consulta del Volontariato, a cui la Delegata partecipa, il pagamento della quota annuale, la Crociera dei Marinai d’Italia, il viaggio in Russia. Dopo l’assemblea cena, nella Pizzeria che ci ospitava, organizzata dal socio Cappella. Guardie presenti: De Andrea, Cappella, Adiletta, Benzi, Bistolfi, Cassero, Lombardi, Luxardo, Ferrari, Torielli, Milanese, Ronza, Passalacqua. Per tutto il mese di febbraio sono proseguiti gli impegni della Delegata e di alcuni collaboratori per l’organizzazione dell’evento del 21 marzo che sarà imperniato sulle figure delle Regine Margherita e Maria Josè con mostra di divise militari e riproduzione di abiti d’epoca. AOSTA 23 novembre 2012 Durante la serata conviviale “Maria Josè e la Valle d’Aosta” sono state proiettate numerose foto in ricordo di Maria Josè di Sassonia, terza Regina d’Italia: alla serata conviviale hanno partecipato oltre 30 persone. All’interno della sala è stata espoGUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 sta, in originale, una delle ultime bandiere stemmate italiane che sventolarono in Jugoslavia l’otto settembre 1943, presso la tenenza dei carabinieri di Circhina (ora Slovenia), comandata dal maresciallo maggiore Giuseppe Besso. Il cimelio è attualmente custodito in Val d’Aosta. BARLETTA 3 novembre 2013 Congresso provinciale. BRESCIA La Delegazione Provinciale di Brescia, diretta dal Delegato Dott. Valter Luigi Cotti Cometti, ha organizzato una Santa Messa in suffragio delle LL. MM. i Sovrani e le Sovrane d’Italia nonché in ricordo dei Caduti di tutte le guerre. La sacra funzione si è svolta presso la Cappella dell’Oratorio di San Francesco da Paola di Brescia ed è stata celebrata dal Ten. Col. Mons. Don Francesco Argenterio – Capo Servizio Interforze, 2° Cappellano Capo Legione C.C. del Friuli Venezia Giulia – e da Mons. Don PierAntonio Bodini – Canonico della Patriarcale Basilica del Santo Sepolcro. 19 Ben nutrito il gruppo delle Guardie d’Onore bresciane che hanno aderito con compostezza e sentita partecipazione alla celebrazione eucaristica, a tal riguardo è meritevole di menzione l’alfiere Gdo Roberto Didiano che ha montato il servizio con il Labaro della Delegazione rimanendo impeccabilmente sull’attenti per tutta la durata della Santa Messa, conferendo un ulteriore segno di solennità a tutta la celebrazione. Nella preghiera dei fedeli declamata dalla Gdo Giovanni Domenico Carini si sono invocate la protezione e la guida del Signore per il nostro amato Istituto, la pietà per tutti i Caduti della nostra Patria, la memoria ed i meriti dei Re e delle Regine d’Italia. La GdO Francesco Giuseppe Spada ha recitato la Preghiera della Guardia d’Onore con particolare e sentito trasporto così da far sentire i Soci “sempre fratelli legati da un nodo d’amore”. Presenti inoltre l’alfiere di Assoarma di Brescia presieduta dal Col. Vanni Scacco e il sigr. Pietro Bontempi consigliere dell’Ass. Arma Aeronautica di Brescia che si sono dichiarati favorevolmente impressionati dalla riuscita e partecipata cerimonia ed hanno confermato la volontà a condividere ulteriori eventi patrocinati dalla Delegazione. affettuosi di tutto l’Istituto per le festività natalizie. La cerimonia è proseguita nella sala riunioni adiacente alla Cappella ove il Delegato Dott. Valter Luigi Cotti Cometti ha tenuto un breve discorso di cui di seguito si riporta integrale trascrizione: «Signori della Guardia, anche in questa occasione desidero riaffermare la personale ed inflettibile fede monarchica tuttavia precisando che il nostro benemerito Istituto non è un partito né un movimento politico monarchico, bensì rappresenta la più antica Associazione d’Arma Italiana, seria ed esclusiva custode della gloria e della memoria storica del Regno d’Italia. Brescia e la sua provincia hanno innegabilmente contribuito in maniera fattiva e tenace all’Unità della nostra Patria dai moti e dalle battaglie risorgimentali sino alla Grande Guerra combattuta sull’Adamello ed è pertanto doveroso che tutto questo patrimonio di valori e di memoria non vada disperso ma doverosamente tramandato e ricordato. Ritengo che sia questo il solco culturale che la nostra Delegazione debba seguire attraverso una intensa attività di testimonianza e di rieducazione valoriale soprattutto rivolta alle giovani generazioni, evitando assolutamente il mero proselitismo finalizzato all'incremento degli iscritti. A mio giudizio si deve in ultima analisi ottimizzare non la quantità bensì la qualità delle Guardie d'Onore attraverso una condivisa e mirata “politica di arruolamento” rivolta ad aspiranti di indubitabile fede patriottica anche se non monarchica». Successivamente il Delegato ha accolto nel Sodalizio con austera sobrietà le nuove quattro Guardie d’Onore Dott. Armando Buonaccorsi, Dott. Gianfranco Acri, Dott. Enrico Zappulli, Dott. Franco Pizzini consegnando loro la tessera, lo statuto, appuntando la spilla dell’Istituto ed omaggiando il calendario dell’Istituto e la Preghiera della Guardia d’Onore. Numerosa altresì la presenza di parenti e di amici delle Guardie d’Onore bresciane che ha ulteriormente contribuito alla riuscita della cerimonia ed hanno, con la loro espressione di felicità, manifestato la loro evidente gioia interiore e il loro sincero gradimento. Al termine della funzione religiosa è stato letto il messaggio del Presidente nazionale Cap. di Vasc. (ris.) Dott. Ugo d’Atri che “…ha preso atto con gioia della rinascita del nostro Istituto nella città Leonessa d’Italia…” ed ha formulato gli auguri 20 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Seguiva la conviviale cena presso il ristorante all’insegna “Il Melograno” di Brescia in un clima di fraternità e finalizzata allo scambio degli auguri natalizi ove le Guardie d’Onore avevano anche modo di scambiare le loro impressioni sull’andamento del riuscitissimo evento che ha sicuramente gettato il seme per ulteriori imminenti iscrizioni. Il 3 marzo 2013 le Guardie d’Onore del Sodalizio di Brescia (Francesca Ertani, Franco Pizzini, Antonino Didiano, Efrem Gabrieli, Roberto Didiano, Francesco Spada) guidate dal Delegato Dott. Valter Luigi Cotti Cometti hanno partecipato alla Santa Messa in suffragio delle oltre 200 vittime dei bombardamenti degli anni 1944-1945 sulla città di Brescia, presso il Santuario di Sant’Angela Merici in Brescia, celebrata da S.E. Mons. Mario Vigilio Olmi – Vescovo Ausiliare Emerito di Brescia e Rettore del Santuario. Quest'anno ricorre il 68° triste anniversario di uno dei più tragici bombardamenti aerei che provocò ottanta vittime civili e militari e distrusse per intero il suddetto Santuario (a quel tempo parrocchia di Sant’Afra). Rimase in piedi solo il campanile a vigilare un cumulo di rovine sotto le quali trovarono la morte oltre al parroco Don Santo Giuberti anche una ventina di fedeli raccolti in preghiera. Ma anche tutto il centro cittadino fu duramente ed inutilmente colpi- GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 to con la sola intenzione, a pochi mesi dal termine della guerra, di accelerare la resa secondo la strategia anglo-americana del “terrore aereo”. Esattamente a mezza mattina di 68 anni fa, il 2 marzo 1945, Brescia fu sconvolta dal bombardamento aereo che causò un'ottantina di morti. In pochi minuti, dalle 12,45, caddero centinaia di bombe e alla fine di quel giorno orribile, la città contava 80 morti, collocabili, anagraficamente, tra i 6 mesi di Alessandra Marchini e gli 83 anni di Luigi Pacchi. Il 4 marzo 1945 in tutte le chiese della città si lesse una lettera del Vescovo della Diocesi – Mons. Giacinto Tredici - che così terminava: «Siano queste giornate di preghiera. Preghiera fervida, umile, fiduciosa, perché il Padre che è nei cieli, sovrapponendosi alla crudeltà degli uomini, faccia cessare il flagello e benedica la Patria nostra diletta, in un mondo ricomposto secondo maggiore giustizia e bontà. Il Signore ci benedica tutti e ci protegga». I cittadini e le Associazioni d’Arma di Brescia anche quest’anno hanno accolto numerosi l'invito del Maresciallo Aiutante Turchetti, Presidente dell'Associazione «Frecce Tricolori» di Montichiari, il primo Comune della provincia di Brescia ad inaugurare un monumento alle vittime del terrore aereo, ma ora anche nel capoluogo, è stato eretto, nel gennaio di due anni fa, un monumento in piazzale della Repubblica a ricordo delle centinaia dei caduti della violenza aerea. I bresciani, soprattutto coloro che per ragioni anagrafiche non furono testimoni, potranno leggere centinaia di nomi di caduti sotto le bombe anglo-americane. La «memoria» va salvaguardata e non devono più esistere pagine in bianco sulla nostra storia più recente anche per non obliare il timore della guerra in cui si sublima la supremazia della malignità e perisce, oltre alla vita, la speranza e la dignità umana. 21 CAGLIARI ora i loro nipoti e pronipoti, hanno assistito di buon grado alla manifestazione da noi creata. 14 dicembre 2012 CAMPOBASSO-ISERNIA Il giorno 14 dicembre 2012 nella Parrocchia di Sanluri Stato (CA) all’interno dello Stabilimento Vittorio Emanuele III, comprensorio agricolo O. N. C. (Opera Nazionale Combattenti) è stata celebrata una Santa Messa in suffragio del Sovrano e della Venerabile Maria Cristina Efisia di Savoia. Si ritiene superfluo ricordare che la Venerabile ebbe i suoi natali nel 1712 a Cagliari; mentre abbiamo piacere di ricordare le origini dello Stabilimento Vittorio Emanuele III. Il compendio, esteso su circa 4.000 ettari, venne donato quale regalo di battesimo all’allora Principe Umberto di Savoia. Alla fine della Grande Guerra, onde creare posti di lavoro per gli ex soldati, l’intera superficie venne bonificata e vennero create 80 aziende agrarie autonome, estese circa 20 ettari ciascuna ed una grossa di circa 1.500 ettari. Castelpetroso, 15 dicembre 2012 II Delegato Provinciale per Campobasso ed Isernia Lorenzo Orrino, coadiuvato dal proprio Consiglio di Delegazione ed in collaborazione con l’Ispettore Regionale per il Molise Christian del Pinto, ha organizzato, una Santa Messa in suffragio dei caduti per l’Unità d’Italia presso il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (IS). Tale importante e solenne evento, giunto ormai al terzo anno consecutivo, ha ricordato, in questo tempo così vacuo di Ideali, chi ha dato la propria vita per la Patria senza distinzione di bandiera, in quanto in una guerra, nei termini di perdita di vite umane, si è sempre sconfitti. Durante la Liturgia è stata ricordata la figura del soldato Alfredo Notte di Macchiagodena, Medaglia d’Oro alla Memoria, caduto sul fronte albanese-jugoslavo nel 1941. Al termine della Celebrazione, le Guardie d’Onore molisane si sono riunite per pianificate le attività ad interesse storico e culturale da realizzarsi sul territorio regionale nel corso del 2013. A tale proposito, è possibile ricordare, quale esempio di attività finalizzata alla rivalutazione del Molise, il convegno organizzato lo scorso 26 ottobre a Colle d’Anchise dalla Delegazione di Campobasso e Isernia dell’istituto – in accordo con l’Ispettore Regionale per il Molise e l’Ispettore Nazionale per la Cultura dell’Istituto ed in collaborazione con il Lions Club di Bojano e l’Amministrazione Comunale di Colle d’Anchise – dal titolo “Brigantaggio e cambiamenti sociali in Molise prima e dopo l’Unità d’Italia”, che ha avuto un ottimo riscontro di interesse da parte del pubblico. CUNEO Le prime vennero assegnate a famiglie di ex combattenti provenienti principalmente dal Veneto mentre la più estesa venne gestita direttamente dall’Opera Nazionale Combattenti; le piccole aziende ora sono state acquistate dagli agricoltori e 22 Racconigi, 26 agosto 2012 Nella città natale di Sua Maestà Re Umberto II sorge il Santuario Reale Votivo Madonna delle Grazie, ove alle ore 10,30 è stata celebrata una Santa Messa Solenne Votiva presieduta da Sua Eminenza Reverendissima Mons. Andrea Gemma, Vescovo emerito di Isernia-Venafro, con la parteciGUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 pazione di autorità regionali, provinciali, comunali, militari, gruppi e associazioni religiose e di volontariato. Erano presenti le Guardie d’Onore: cav. uff. Pietro Bruno – delegato, Davide Damilano, Stefano Avanzini, Andrea Mantovan, Benito Guglielmi, Dario Bruno e Giovanni Pietro Sesia. FOGGIA Nella bellissima Sala Giunta della Provincia di Foggia con una cornice di pubblico delle grandi occasioni, il Prof. Francesco Saverio Russo ha presentato la sua seconda fatica letteraria “Eco di antiche stagioni”, un gustosissimo libro che si legge tutto d’un fiato, un “amarcord” del Prof. Russo, ex Delegato provinciale delle Guardie d’Onore di Foggia dal 1996 al 2010. In questo libro l’autore rivede la sua infanzia vissuta nel Gargano, dove il papà era Segretario Comunale e la mamma Maestra nelle locali scuole. I profumi, le sensazioni, i giochi, la cultura locale, aneddoti, aspirazioni e tanto altro nel libro del Delegato emerito Prof. Russo. Le Guardie d’Onore di Foggia non hanno fatto mancare la loro presenza ed il loro calore alla Manifestazione che è stata presentata dal dott. Marcello Ariano; un lusinghiero omaggio allo scrittore è stato reso dalla Vice Presidente della Provincia di Foggia dott.ssa Maria Elvira Consiglio, dalla editrice dott.ssa Falisca Marasca. Presenti, tra gli altri: Calvano e gentile consorte, Russo, delli Carri, de Petra, De Giorgi, Semeraro, Regolo, Curci, Di Giorgio Rina. Nella ricorrenza del 65° anniversario della morte del Re Vittorio Emanuele III, la Delegazione di Foggia lo ha ricordato e commemorato in Cerignola, ridente Città a Sud di Foggia, nella Chiesa del Carmine , in una cornice di una Chiesa settecentesca, con una funzione religiosa. La funzione è stata officiata da Mons. Saverio Del Vecchio; durante la S. Messa si è messo in evidenza: la figura del Grande Sovrano, del suo amore per la Patria, per lo sviluppo del Paese, della Cultura, della saggezza e delle grandi doti morali di Re, di uomo e di padre. Nella stessa occasione sono stati ricordati: la Principessa Mafalda di Savoia, lasciata morire, barbaramente, dalla ferocia nazista nel campo di sterminio di Buchenwald e di tutte le Guardie d’Onore decedute della Delegazione di Foggia. Durante la funzione si è pregato per il rientro in Patria delle spoglie mortali dei Re e delle Regine, ancora sepolti in terra straniera, affinché trovino degna sepoltura nel Pantheon in Roma. Al sacro rito hanno partecipato, tra l’altro: PalieriMusto, Errico, Calvano, delli Carri, Galli, Marinacci e Signora, De Giorgi e l’Ispettore per la Puglia Oronzo Cassa. La Delegazione Provinciale di Foggia ed il Coordinamento degli Amici del Montenegro hanno organizzato un concerto di beneficenza, il cui ricavato è stato devoluto alla Associazione onlus, degli Amici del Montenegro. La cornice è stata la Chiesa dell’Addolorata dove si son esibiti, per l’occasione gratuitamente, il Trio Inglese in collaborazione con l’Accademia della musica di Foggia e con la direzione artistica del M° Aldo Maglietta eseguendo: brani classici del loro repertorio, che malgrado non vi fosse un pienone, dovuto alle inclemenze climatiche, i numerosissimi presenti hanno apprezzato la bravura degli esecutori, manifestandogli il loro gradimento. Tra il pubblico molte Guardie d’Onore e Amici del GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 23 Montenegro tra cui Di Giorgio, delli Carri, Cavaliere, Russo, De Petra, Facenna, De Giorgi, Curci. La Delegazione di Foggia, come è consuetudine, anche quest’anno, oltre alle altre numerose manifestazioni ha inteso chiudere il 2012 con una solenne celebrazione eucaristica. La Stessa si è svolta nel cuore della città antica, nel vecchio borgo medioevale, nella Chiesa dedicata Alla SS.Vergine Addolorata. La celebrazione era in suffragio dei Reali di Casa Savoia e della Guardia d’Onore Onorevole Stefano Cavaliere: Deputato al Parlamento per numerose legislature e con cuore e passione monarchica. Al sacro rito erano presenti tra l’altro delli Carri, Di Giorgio, Facenna, Cavaliere, De Giorgi, Russo, de Petra Franca Curci. GROSSETO 16 marzo 2013 Presso la Chiesa della Medaglia Miracolosa, si è celebrata una solenne messa in onore di Re Umberto II, in occasione del 30° anniversario della Sua morte. Hanno partecipato le Guardie d’Onore grossetane: CHISCI (alfiere), PASQUINUZZI (scorta), SPAZIANI (scorta), GIUSTI (delegato provinciale) e CESARINI. LECCE USCITA A MARE CON LA NAVE “ALISEO” A TARANTO Taranto, 18 luglio 2012 Le Guardie d’Onore Luigi Mazza, Domenico De Santis, Luigi Guida e Rocco Zappatore, attraverso il Gruppo A.N.M.I. (Associazione Nazionale 24 Le foto" ricordo della giornata Marinai d’Italia) di Vignacastrisi, presieduta dalla Guardia d’Onore Luigi Guida, hanno partecipato ad un’uscita in mare con la Nave da Guerra " ! “Aliseo”. L’Aliseo è una Fregata della Classe Maestrale, una delle Unità Missilistiche della Marina Militare Italiana, con dislocamento massimo di 3040 tonnellate; lunga 123 metri e larga m. 12,90, propul; 5 sa da un apparato motore con 2 turbine a gas e da 2 turbine diesel, che sviluppano una potenza di 50.000 HP (36.765 kw) e che gli consente una velocità massima di 32 nodi. Costruita nei cantieri di Riva Trigoso, è stata varata il 29 ottobre 1982 ed è entrata in servizio nella Marina Militare il 20 settembre 1983. L’equipaggio di 225 unità, è composto da 24 ufficiali e da 201 sottufficiali, sottocapi e comuni. È armata con un cannone/gun Otobreda da 127/54 compatto, da due cannoni antimissile CIWS Breda Dardo, con torrette binate da 40/70 mm., da un sistema missilistico Teseo a 4 rampe lanciamissili Launchers Otomat, da 1 lanciamissili Launchers Albatros/Aspide ad 8 celle, con 16 missili Aspide in deposito (ed eventualmente altri 8 pronti al fuoco), da 2 tubi lanciasiluri/torpedo Launchers tube per siluri filoguidati ASW/ASuW Whitehead A-184 da 533 mm. da 2 lanciasiluri/torpedo Launchers tube tripli da 324 mm MK 32 per siluri ASW tipo A244. È equipaggiata da due elicotteri medio marittimi AB-212 A/S; ha un’autonomia di 6000 nodi marittimi e la sua base operativa è Taranto, dove è inquadrata nella 1^ Squadriglia Fregate (Comsquafer 1) del Comando Forze d’Altura (Comforal). Nella sua lunga vita operativa ha partecipato a diverse operazioni anche di rilevante importanza, tra cui, negli GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 ultimi anni, all’operazione “Enduring Freedom” ed “Active Endeavour”. Il porto di Taranto veniva raggiunto con un pullman preso a noleggio. Appena saliti a bordo, venivamo accolti dall’equipaggio, che ci offriva una piccola colazione di benvenuto. L’uscita in mare è consistita nelle manovre di disancoraggio e di uscita dal porto, con l’aiuto di due rimorchiatori. La nostra nave faceva parte di un gruppo di quattro unità che prendevano il largo simultaneamente, dirigendosi verso sud. Oltre alla nostra “Aliseo”, il gruppo era costituito dalla portaerei “Cavour”, ammiraglia della Marina Militare Italiana, dal Cacciatorpediniere “Luigi Durand de la Pen”, unità multiruolo per la caccia aerea subacquea e di superficie e dalla nave di rifornimento e trasporti “Stromboli”. Appena salpati, il Comandante Capitano di Fregata Andrea Miceli, dava il benvenuto e subito dopo veniva consentito di visitare la nave nel pieno della sua attività di manovra. Giunti al largo delle coste calabresi, veniva consentito di assistere ad un’esercitazione congiunta con le quattro unità navali, alcuni aerei “AV-8B Harrier II” a decollo ed atterraggio verticale ed alcuni elicotteri. Prima del termine del viaggio al ritorno alla base di Taranto, un generoso vin d’honneur a bordo, seguito dalle manovre di attracco e dalle immancabili foto ricordo con il Comandante della nave. Subito dopo lo sbarco, tutto il gruppo si recava presso il Circolo Ufficiali dell’Arsenale * per il pranzo. Nel pomeriggio, come previsto dal programma, abilmente e gentilmente guidati da una bellissima quanto preparata sottufficiale della Marina Militare, si effettuava la visita di Castel Sant’Angelo di Taranto, meglio conosciuto come Castello Aragonese, splendida costruzione fatta riedificare fra il 1487 ed il 1492 dal Re di Napoli, Ferdinando d’Aragona, sulle basi di precedenti strutture greche, bizantine e normanno-svevoangioine, secondo i nuovi criteri imposti dal perfezionamento delle artiglierie, per difendere la città di Taranto dagli assalti dei Saraceni. Impiegata come carcere sotto la dominazione Asburgica, dal 1883 e fino ai nostri giorni, viene utilizzata come sede della Marina Militare. Seguiva il rientro alle proprie residenze, con la consapevolezza di aver trascorso un’intensa quanto interessante giornata all’insegna della cultura militare marinaresca e della spensieratezza. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 INCONTRO CON IL DELEGATO PROVINCIALE DI BRINDISI Castrì di Lecce, 20 settembre 2012 Previi accordi precedenti, il Delegato Provinciale Luigi Mazza e la sua signora G. d’O. Venere Miastkowski, hanno avuto un incontro con il Delegato Provinciale delle Guardie d’Onore di Brindisi, N.H. Generale Salvatore Chiriatti, insieme alla di lui consorte, Sig.ra Maria Grazia Galà. La riunione ha avuto luogo presso l’abitazione di questi ultimi, in Castrì di Lecce, dove il Delegato ospitante si è esibito in un ricercato elaborato di alta arte culinaria, da far impallidire i più quotati chef citati nelle guide ai migliori ristoranti italiani, pre- parando personalmente alcune prelibatezze tutte a base di pesce. L’abilità e l’impegno profuso dal nostro, il cui obiettivo era quello encomiabile, quanto auspicabile di deliziare i raffinati palati dei commensali, usciti per buona sorte sani e salvi dall’avventura mangereccia, ha avuto buon esito e la serata si è svolta all’insegna della spensieratezza e della creatività. Infatti l’occasione è stata anche utile per gettare le basi per una maggiore futura collaborazione fra le due limitrofe Delegazioni. ASSEMBLEA ELETTIVA DEL NUOVO DELE" GATO PROVINCIALE Bagnolo del Salento, 24 novembre 2012 Approssimandosi la fine dell’ultimo quadrimestre del triennio concernente il mandato dei Delegati Provinciali dell’Istituto, su disposizioni della Presidenza Nazionale, come in tutte le altre Delegazioni Provinciali italiane e straniere, é stata organizzata l’Assemblea elettiva per le votazioni del Delegato per la provincia di Lecce delle 25 / Guardie d’Onore, per il prossimo triennio 2013/2015. L’adunanza si è tenuta in prima convocazione alle ore 16 del 24 novembre 2012 e in seconda convocazione alle ore 17 dello stesso giorno, previo apposito avviso scritto inviato in posta elettronica in tempo utile a tutti gli iscritti, che, peraltro, sono stati invitati anche a presentare, se interessati, le proprie candidature. Ovviamente coloro che non sono muniti di posta elettronica, sono stati avvisati con altri mezzi. Nella data indicata, pertanto, si è riunita la Delegazione per le votazioni a maggioranza semplice, in unico turno. Poiché in prima convoca- zione non è stato possibile deliberare per l’assenza del numero legale, queste si sono tenute in / seconda convocazione a partire dalle ore 17. Prima di dare inizio all’Assemblea, veniva suonata la Marcia Reale, ascoltata in piedi e in religioso silenzio dagli astanti e subito dopo veniva costituito il seggio, dove, come da regolamento, ne assumeva la presidenza il Delegato Provinciale uscente, Luigi Mazza, la più alta carica dell’Istituto presente, il quale nominava segretario la Guardia d’Onore Valentino Latorre e scrutatori le Guardie d’Onore Antonio Neglia e Christian Tarantino. Subito dopo si procedeva con l’esame dell’unica candidatura pervenuta, quella del medesimo Delegato Provinciale uscente Luigi Mazza, il quale invitava le Guardie d’Onore che non avessero ancora provveduto, a regolarizzare la propria quota associativa, per poter partecipare al voto e presentava l’elenco delle Guardie d’Onore in regola con il versamento annuo; presentava altresì l’elenco delle attività espletate dalla Delegazione Provinciale nell’arco del triennio e un resoconto della contabilità per il 2013, che si riferisce alle spese occorse durante l’anno corrente, per la realizzazione di un nuovo Labaro della Delegazione e altre spese correnti; infatti, attraverso una riunione del Consiglio di Delegazione è stato deciso di costituire un fondo cassa per il corretto ed efficiente funzionamento della Delegazione Provinciale, per cui, per far fronte a tali spese, è stato stabilito un contributo volontario da parte di ogni Guardia d’Onore della somma minima di €. 10 e per i Coordinatori di €. 15. Il Delegato Provinciale uscente teneva la sua relazione introduttiva e programmatica, facendo un excursus di tutti gli avvenimenti dei tre anni appena trascorsi, affermando che la Delegazione ha organizzato sei manifestazioni proprie e partecipato a complessive 72 manifestazioni e cerimonie di altri enti, con la presenza totale di ben 528 Guardie d’Onore, sia in ambito provinciale che fuori provincia ed anche fuori regione, elogiando " " le Guardie d’Onore sempre presenti ed esortando le altre ad essere più partecipi alle attività della Delegazione, sensibilizzando infine le medesime a farsi promotrici di una più incisiva attività di proselitismo. Si registrava l’intervento della Guardia d’Onore dr. Vincenzo Vittorio Erriquez, il quale volontariamente, per contribuire alle varie spese della " 26 " " " GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 # Delegazione Provinciale, donava ad essa cinque libri di cui è autore, dal titolo “Il Tricolore Italiano”, che venivano subito venduti ad altrettante Guardie d’Onore e il cui ricavato è stato contabilizzato entro l’anno. Si aveva anche l’intervento della Guardia d’Onore Marco Furia, il quale proponeva l’ampliamento a più comuni dei Coordinamenti. Conclusi i dibattiti e considerata l’unica candidatura presente, l’ufficio di presidenza la poneva ai voti per acclamazione e al termine dello scrosciante applauso di assenso si proclamava rieletto per acclamazione, per il prossimo triennio 2013/2015, quale Delegato Provinciale per la provincia di Lecce, la Guardia d’Onore Luigi Mazza. Subito dopo venivano redatti gli atti e l’Assemblea veniva sciolta e poiché, si dice che tutti i salmi finiscono in gloria, diverse Guardie d’Onore partecipavano ad una serata conviviale in un vicino ristorante, occasione propizia anche per lo scambio degli auguri per le festività natalizie. COSTITUZIONE DEL CONSIGLIO DI DEL.NE E SCAMBIO DEGLI AUGURI DI NATALE Castrì di Lecce, 15 dicembre 2012 La Delegazione Provinciale, unitamente a quella di Brindisi, ha organizzato una serata conviviale per lo scambio degli auguri per le feste natalizie. La serata si è svolta presso la residenza leccese del Delegato Provinciale di Brindisi, Generale Salvatore Chiriatti, situata in Castrì di Lecce, vero e proprio museo allestito con gusto e con la certosina ricerca durata tutta una vita, che veniva visitato da tutti gli intervenuti, con evidente interesse. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Prima dell’inizio del conviviale, si procedeva alle votazioni del Delegato Provinciale di Brindisi, che veniva confermato nella persona del Generale Salvatore Chiriatti, indi, in un clima di totale allegria, si dava inizio all’agape, con portate al catering da un vicino ristorante e con gli arrosti preparati sul posto al momento in un enorme camino. Al %termine, con abbondante panettone e spumante si concludeva la serata con lo scambio degli auguri natalizi. Nel corso della serata veniva consegnata la tessera alla nuova Guardia d’Onore Ilario Scoletta e veniva costituito il Consiglio di Delegazione, con la consegna delle deleghe per i Coordinamenti e per gli altri incarichi nella Delegazione di Lecce, che attualmente è così composta: Delegato Provinciale Luigi Mazza, Vice / + Delegato Provinciale, Addetto Militare e Cerimoniere Cav. Uff. Antonio Neglia, Segretario della Delegazione dr. Cav. Christian Tarantino, Tesoriere e Alfiere Cav. Antonio Sarcinella, Addetto Stampa Comm. Valentino Latorre, 1° Alfiere Cav. Rocco Paladini. Coordinatori: Coordinatore di Lecce Comm. Valentino Latorre, Coordinatore di Maglie dott. Cav. Pasquale Ciccarese, Coordinatore di Carmiano Marco Furia, Coordinatrice di Gallipoli Dama Maria Grazia Maggiulli, Coordinatore di Otranto prof. Giuseppe Plantera, Coordinatore di Nardò dott. Cav. Gregorio Antonio Raho, Coordinatore di Martano Salvatore Moschettini, Coordinatore di Casarano Cav. Antonio Sarcinella, Coordinatore di Ugento dr. Cosimo Scarlino, Coordinatore di Porto Cesareo Cav. Antonio Zizzi. Vi sono altri Coordinamenti attualmente vacanti, i cui precedenti Coordinatori sono stati privati dell’incarico per manifesta inattività. La Delegazione Provinciale era presente con le Guardie d’Onore Massimo Alemanno, Francesco Brienza, Moana Casciaro, Giuseppe De Lumé, Mario De Sabato, Paolo De Santis, Vincenzo Vittorio Erriquez, Luigi Mazza, Venere Miastkowski, Salvatore Moschettini, Antonio Neglia, Francesco Nutricati, Dario Parente, Valerio Nocco, Giuseppe Plantera, Filippo Preite, Antonio Sarcinella, Ilario Scoletta, Christian Tarantino, Fernando Antonio Toma, Giuseppe Verdoscia, Rocco Zappatore e Antonio Zizzi e numerosi familiari. 27 PROSSIMI EVENTI SABATO 1° GIUGNO 2013 Vanzo di San Pietro in Viminario (PD) presso la Villa-residenza dei Conti Giustiniani (via Ronchi 6, tel. 0429 719040, utile in caso di difficoltà) cui si è grati, settima conferenza del Delegato sulla storia di Casa Savoia dal titolo “ Il Ducato diventa Regno”. Appuntamento alle ore 10; dopo la conferenza S. Messa per i defunti di Casa Savoia celebrata dal nostro don Alberto Celeghin dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Seguirà il pranzo (euro 25 circa) organizzato come nei precedenti incontri. Prenotazioni entro martedì 25 maggio al segretario Walter Roman 3495296078 GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2013 Roma, Pantheon, ore 18, Santa Messa in suffragio dei Martiri di via Medina SABATO 13 LUGLIO – VENERDÌ 19 LUGLIO 2013 VIAGGIO IN RUSSIA IN OCCASIONE DEL 400° ANNIVERSARIO DELL’ASCESA AL TRONO DELLA DINASTIA ROMANOFF LUNEDÌ 29 LUGLIO 2013 Roma, Pantheon, ore 18, Santa Messa in suffragio di Sua Maestà il Re Umberto I VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013 Vercelli, celebrazione del 30° anniversario della scomparsa di Sua Maestà il Re Umberto II ed il 12° anniversario della scomparsa di Sua Maestà la Regina Maria Josè. Nell’occasione saranno 28 ricordati anche il beato Amedeo IX e la Sacra Sindone, che per un periodo ebbe a sostare a Vercelli SABATO 14 SETTEMBRE 2013 Racconigi (TO), castello, salone d’Ercole, convegno: “Il Regno e l’Unità d’Italia. I Savoia per la Patria” SABATO 14 SETTEMBRE 2013 Vercelli, celebrazione del 30° anniversario della scomparsa di Sua Maestà il Re Umberto II ed il 12° anniversario della scomparsa di Sua Maestà la Regina Maria Josè. Nell’occasione saranno ricordati anche il beato Amedeo IX e la Sacra Sindone, che per un periodo ebbe a sostare a Vercelli DOMENICA 15 SETTEMBRE 2013 Racconigi (TO), gradinata del santuario reale, ore 10, Santa Messa in ricordo di S. M. il Re Umberto II; ore 12, sfilata di gruppi storici dal santuario a piazza Castello e deposizione di corone d’alloro; ore 13.30, colazione di gala presso la tenuta Berroni di Racconigi, ristorante l’Arancera (quota 55 euro) GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 2013 Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio di Sua Maestà la Regina Elena SABATO 28 DICEMBRE 2013 Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 CULTURA UNA PIACEVOLE SORPRESA. Ricordato il bicentenario della nascita di Luigi Carlo Farini di Domenico Giglio Il 22 ottobre 2012 le Poste Italiane hanno emesso un francobollo commemorativo del bicentenario della nascita, avvenuta a Russi, in provincia di Ravenna, di Luigi Carlo Farini, importante figura del nostro Risorgimento che ebbe una fondamentale importanza nel periodo 1859-1860, dopo l’armistizio di Villafranca, per assicurare l’adesione dei Ducati e dell’Emilia Romagna, al Regno Sabaudo, evitando il possibile ritorno dei sovrani spodestati. Quanti però altri protagonisti sono ancora oggi dimenticati da Bettino Ricasoli, il “barone di ferro”, primo successore di Cavour, a Gabrio Casati, la cui legge ha disciplinato per quasi un secolo la pubblica istruzione, ai La GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Marmora, a Cialdini, a Minghetti, a Luigi Settembrini, a Giovanni Lanza, il Presidente del Consiglio che riunì Roma all’Italia, ad Agostino De Pretis, ai cinque fratelli Cairoli di cui ben quattro morirono per il raggiungimento dell’unità e l’unico superstite fu Presidente del Consiglio, durante il regno di Umberto I, e si prese una coltellata nella coscia dal Passanante, episodio che oggi si cerca di ridimensionare parlando di un temperino. Oltre tutto questi personaggi, oltre a quanto compiuto, sarebbero da ricordare perché furono tutti di una specchiata moralità pubblica e privata e quindi un esempio da additare specie oggi a chi vuol fare politica seria ed onesta e di questa moralità il Farini è stato luminoso esempio. Quando morì a Quarto il primo di agosto 1866 in condizioni di povertà tali, malgrado fosse anche stato insignit o dal Re Vittorio Emanuele II del “Collare dell’Annunziata”, primo borghese a ricevere tale altissimo riconoscimento, che la Camera dei Deputati votò una pensione per la vedova Farini, proveniente da una famiglia di patrioti, uno zio Domenico Antonio, nome che il Farini dette ad uno dei suoi figli, e che fu pure figura di spicco nell’Italia umbertina, prima come Presidente della Camera e poi del Senato del Regno, fu assassinato la sera del 31 dicembre 1834 con una coltellata alle spalle per le sue idee liberali, Farini si laureò in medicina, alternando la sua attività medico-scientifica, con l’impegno politico, prima nel breve esperimento di governo costituzionale dello Stato Pontificio, con Pellegrino Rossi, come Direttore della Sanità e poi dopo l’esilio in Toscana, approdando in Piemonte, accolto c on sincera amicizia da Massimo d’Azeglio (l’altro grande dimenticato dalla Poste che ne hanno messo l’effigie senza il nome nel francobollo commemorativo della Provincia di Milano) ed avendo ottenuto la cittadinanza piemontese il 9 febbraio 1850 fu nominato da D’Azeglio nel Consiglio Superiore della Sanità e successivamente nel 1851 Ministro della 29 Pubblica Istruzione. A questa intensa attività politica si unì anche l’attività pubblicistica con un fondamentale studio sulle condizioni dello Stato Pontificio che fu letto anche in Inghilterra da Gladstone e con numerosi articoli sulla stampa inglese dalla Press al Morning Post. Divenuto uomo di fiducia di Cavour ed anche suo consigliere, dopo l’esperienza nei ducati, fu da Cavour nominato Ministro dell’Interno nel 1860. Morto Cavour nel 1861, a cui fu vicino anche negli ultimi giorni, nel dicembre 1862 fu incaricato dal Re a formare il Ministero, dopo quello Rattazzi, incarico che lasciò dopo pochi mesi aggravandosi le sue condizioni di salute. In una Romagna estremista e rivoluzionaria Farini ne rappresentò invece l’ala moderata e monarchica, quella che ha saputo costruire l’Unità e lo Stato e co me tale va ricordato, come del resto ha ben fatto il vecchio liberale Antonio Patuelli nel bollettino illustrativo delle Poste fece un salto di qualità: l’anno dopo con la partenza da Genova per New York del piroscafo Re d’Italia il “Lloyd Sabaudo” iniziava la propria fortunata attività sugli oceani. Assegnati a questa tratta anche il Regina d’Italia, il Principe di Piemonte e il Duca degli Abruzzi, nel 1908 veniva inaugurata quella per l’America Latina con il Tomaso di Savoia e il Principe di Udine. Seguiranno i piroscafi Principessa Mafalda, Principe Umberto e poi nel 1923 Principessa Giovanna (quello dedicato a Jolanda di Savoia, affondato dopo il varo, non poté essere recuperato). Nel primo dopoguerra il “Lloyd Sabaudo” con ampiezza di vedute e intraprendente spirito di iniziativa dedicava le proprie risorse all’incremento della flotta per una sempre più numerosa clientela internazionale e provvedeva a far costruire ed armare i transatlantici dedicati ai CONTI sabaudi: entravano così in servizio il . I CONTI SABAUDI SUGLI OCEANI di Francesco Atanasio Con l’unità d’Italia il nome dei Sovrani e Principi di Casa Savoia, prima riservato agli antichi Stati della dinastia, diveniva patrimonio di tutta la Nazione che ne farà un ampio uso anche da un punto di vista commerciale: istituzioni pubbliche e private, enti assistenziali e caritativi, alberghi, stazioni climatiche e soprattutto navi furono “battezzati” in tal senso. La Marina mercantile italiana con la fondazione a Torino nel 1906 della società armatrice denominata “Lloyd Sabaudo” 30 Conte Rosso nel 1922, il Conte Verde nel 1923, il Conte Biancamano nel 1925, il Conte Grande nel 1928 e il super transatlantico Conte di Savoia nel 1932 (gemello del Rex). Non può non notarsi che, pur imperando il Fascismo, queste grandi, GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 moderne e lussuose navi ebbero solo nomi legati a Casa Savoia: si era infatti ben consapevoli di come niente di meglio che i richiami alla dinastia potevano adeguatamente fungere da “ambasciatori” di una Nazione oramai assurta a livello di grande potenza. Pur variando nelle caratteristiche nautiche questi cinque piroscafi si imposero all’attenzione dell’alta società che viaggiava fra le Americhe, l’India e l’Estremo Oriente per la comodità e l’eleganza delle cabine e degli spazi comuni (sale da pranzo, saloni delle feste, sala di lettura, verande coperte, piscine….), fornendo nel contempo ottima e funzionale accoglienza anche ai passeggeri delle classi economiche. Il Conte Rosso (dedicato a Amedeo VIII di Savoia), fu impiegato fino al 1928 sulla rotta Genova – New York e poi fino al 1931 su quella per il Sud America: nel gennaio di quell’anno riporterà in Italia Italo Balbo con i suoi equipaggi reduci dalla trasvolata oceanica Orbetello – Rio de Janeiro. Nel 1932 fu assegnato all’Estremo Oriente, i cui principali scali erano Suez, Massaua, Aden, Bombay, Colombo, Singapore, Hong Kong e Shanghai: nel 1937 in occasione del XXXIII Congresso Eucaristico Internazionale effettuerà una sosta eccezionale a Manila, fungendo anche da albergo. Requisito quale trasporto truppe nel 1940 dalla Regia Marina, dopo aver condotto il personale diplomatico inglese da Ancona a Lisbona, prelevando quello italiano, verrà silurato al largo di Siracusa il 24 maggio 1941 avendo al suo attivo otto missioni da Napoli a Tripoli e quattro per la Sardegna. Il Conte Verde (dedicato a Amedeo VI di Savoia), gemello del precedente piroscafo, fu anch’esso utilizzato per le rotte per le Americhe e per numerose crociere nel Mediterraneo, organizzate dal Opera Nazionale Dopolavoro. Nel 1932 spostato sulla tratta per l’Estremo Oriente, era particolarmente apprezzato dalla clientela britannica, per la quale fu effettuato nel 1937 un viaggio speciale a Bombay per le cerimonie dell’incoronazione a imperatore delle Indie di Giorgio VI. Rimasto bloccato a Shanghai per lo scoppio della guerra, dopo avere svolto alcune missioni per il governo nipponico e la C.R.I., all’atto dell’armistizio del 1943 fu autoaffondato dall’equipaggio italiano: trasferito in Giappone, danneggiato dai bombardamenti americani, fu venduto e demolito nel 1951. Il Conte GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Biancamano, (dedicato al capostipite della dinastia), al momento della sua entrata in servizio era la nave più grande della nostra Marina Mercantile. Destinato per la potenza e la velocità, unita all’eleganza e alla comodità degli alloggi, alle rotte per New York, nel 1932, dopo il varo del Rex (avvenuto alla presenza di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia), fu assegnato a quelle per l’America del sud. Requisito nel 1935 per il trasporto della divisione “Peloritana” in Eritrea, due anni dopo, passerà al “Lloyd Triestino” per il “Grande Espresso” Italia – Estremo Oriente. Ridottisi con la guerra i traffici per questa destinazione, il piroscafo veniva 31 adibito alla linea per Panama, dove nel 1940 sarà internato e poi requisito dal governo statunitense, mentre l’equipaggio, accusato di “spionaggio”, veniva rinchiuso nel Montana! Dopo aver battuto durante il conflitto tutti gli oceani al servizio degli Stati Uniti, nel 1947 ci veniva restituito e, ristrutturato integralmente, riprenderà a navigare per New York con il suo antico nome fino alla dismissione nel 1960. Il Conte Grande, (dedicato a Amedeo V di Savoia), a differenza degli altri piroscafi costruiti in Inghilterra, fu realizzato in Italia nel Cantiere San Marco di 32 Trieste: simile al Biancamano, ebbe al varo il 29 giugno 1927 come madrina la Duchessa Elena di Savoia Aosta. Con i toni consueti del tempo fu scritto: “… sarà l’aedo massimo che, con la sua gigantesca mole, la svelta sagoma, la straordinaria bellezza degli ambienti, nei quali artisti italiani di grande fama e genialità profusero tutte le bellezze stilistiche romaniche, etrusche e della “rinascenza”, tutti i valori di diletto e di riposante armonia, recherà ai visitatori e viaggiatori d’oltre Atlantico il fascino d’Italia, gli ammaestramenti della sua vetustà civiltà e il senso della sua vieppiù operosa, rifiorente, dinamica giovinezza” .* Assieme al Biancamano servirà sulla rotta per New York fino al 1932 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 quando veniva destinato alla tratta per l’America del sud alternando speciali crociere nel Mediterraneo e nei Caraibi. Salpato da Genova per Buenos Aires il 21 maggio 1940 veniva fermato e requisito dal governo brasiliano nel porto di Santos e poi ceduto agli Stati Uniti quale trasporto truppe. Riconsegnatoci nel 1947 e interamente revisionato e riammodernato cesserà dal servizio nel 1961. Il super transatlantico Conte di Savoia, infine, scendeva nel mare di Trieste nel 1931 avendo come madrina la Principessa Ereditaria Maria Josè. Si distingueva dai precedenti piroscafi per il particolare sfarzo degli ambienti comuni che riecheggiavano le eleganze rinascimentali del Palazzo Colonna di Roma: aristocratici, divi del cinema hollywodiano, sportivi facevano a gara per prenotare il passaggio da e per New York. Salpato dalla metropoli americana il 25 maggio 1940 per la sua ultima traversata, rimase ancorato a Venezia quando un bombardamento alleato lo colò a picco. Recuperato nel 1945 e rimesso in funzione navigherà fino al 1950 per l’America del sud. Con questi ultimi tre piroscafi anche in repubblica il nome di Casa Savoia, impersonato dai suoi leggendari conti medievali, continuò a rappresentare l’Italia sui Registri Navali e sugli oceani, simbolo di un’epoca di legittimo orgoglio nazionale, di insuperate capacità progettuali e tecniche delle maestranze e di generoso spirito di servizio degli equipaggi della nostra Marina Mercantile. * citato in P. Valenti, I QUATTRO CONTI, Trieste, 2011, pag. 39 IL DESTINO DI DUE RE di Carlo Bindolini Il ritorno in Patria delle spoglie mortali di Zog I Re degli Albanesi avvenuto il 14 novembre del 2012, proprio in concomitanza con le celebrazioni che si sono svolte nel Paese balcanico in occasione del centenario dell’indipendenza nazionale proclamata a Valona il 28 novembre1912 e la successiva ricorrenza, un mese dopo, del sessantacinquesimo anniversario della morte in esilio, ad Alessandria d’Egitto, di Re Vittorio Emanuele III, il 28 novembre 1947 ci inducono ad alcune riflessioni storiche. Innanzitutto non possiamo non rilevare, un’ennes- GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 ima volta, con profonda amarezza, come l’iniqua condanna dell’esilio “post mortem”, sia una misura che va scomparendo in quasi tutti i Paesi europei ed extraeuropei e se andiamo avanti di questo passo la Repubblica Italiana sarà l’unico Stato a vantare questo triste primato che certo non onora il nostro Paese dove si trovano in esilio le spoglie mortali degli ultimi due Re e delle ultime due Regine di Casa Savoia. Con la traslazione della salma di Re Zog I, deceduto in esilio a Parigi il 9 aprile 1961 e tumulato fino allo scorso 14 novembre nel cimitero parigino di Thiais ed il suo conseguente ritorno in Albania per essere tumulato nel mausoleo ricostruito proprio per il centenario dell’indipendenza albanese a fianco dell’amata sposa la regina Geraldina, deceduta a Tirana nel 2002 e del figlio Leka, deceduto nel 2011, gli Albanesi hanno onorato una pagina della loro Storia nazionale oltre che dare un giusto tributo al Sovrano cui è legata l’opera di modernizzazione del Paese. Strano e curioso destino quello di Re Zog I che, divenuto Re degli Albanesi nel 1928 regnò sul Paese delle aquile fino all’aprile 1939 quando l’Albania venne annessa al Regno d’Italia e la corona albanese assunta da Re Vittorio Emanuele III. Da quando dovette abbandonare la sua Patria a seguito dell’invasione italiana del 7 aprile 1939 con la giovane moglie Geraldina che aveva da pochi giorni dato alla luce il principe Leka, Re Zog I aveva peregrinato in esilio in diversi Paesi europei ed extraeuropei e si era stabilito per un certo periodo anche nell’Egitto di Re Faruk. Il fato volle che proprio in quegli anni si trovassero ospiti in Egitto anche i Sovrani italiani, Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena. Re Vittorio Emanuele III aveva abdicato a favore del figlio Umberto il 9 maggio 1946 ed era subito partito in esilio per l’Egitto, paese che aveva raggiunto il 12 maggio successivo, ospite di Re Farouk nei primi due mesi nell’incantevole palazzo Antoniadis e poi a Villa Ambron per stabilirsi pochi mesi dopo definitivamente ad Alessandria d’Egitto dove aveva acquistato una villa sulla via Costantin Choremi, in una posizione allora all’estremo limite della città. I Sovrani d’Albania erano giunti a loro volta in Egitto oltre due anni prima provenienti dall’Inghilterra e trascorrevano l’estate nella loro residenza di Ramleh. Come ricorda l’ultimo aiutante di campo di Re 33 Vittorio Emanuele III, il barone Tito Torella di Romagnano che lo aveva raggiunto in Egitto e che rimase con lui fino alla morte del Sovrano, nel suo bellissimo libro di memorie pubblicato nel maggio del 1948 dal titolo “Villa Iela”, “quando il Re Umberto si recò per la prima volta in Alessandria e seppe della presenza in questa città del Re Zogu d’Albania, pensò di rendergli visita nell’intento di dissipare il triste ricordo degli eventi che avevano condotto, con la nostra azione militare del 1939, alla Sua detronizzazione. In fondo, i due Re, che erano stati completamente estranei a quegli avvenimenti, si trovavano ormai accomunati dallo sconforto dell’esilio e dal pensiero della rispettiva Patria sconvolta sotto il peso dell’avversa sorte! Il colonnello Dinitch dell’esercito reale jugoslavo, emissario di Re Pietro, si assunse volentieri l’incarico di preparare il terreno per l’incontro, che, intimamente desiderato dallo stesso Re Zogu, si svolse, in un’atmosfera di viva cordialità nella residenza estiva di quest’ultimo a Ramleh, portando, senza alcun preambolo, all’auspicata pacificazione. Qualche giorno dopo, a loro volta, Re Zogu e la Regina Geraldina fecero visita ai nostri Sovrani e da allora in poi vi fu, tra le due famiglie esuli, un susseguirsi scambievole di visite e di cortesie che valse a stabilire tra esse normali ed amichevoli rapporti. Re Zogu, col quale Vittorio Emanuele si intratteneva volentieri a discorrere, e che reputava intelligente e colto, continua nell’esilio a dividere le ansie de suo popolo oppresso e ad interessarsi attivamente alla sorte dei numerosi albanesi rifugiati in altri Paesi, dando loro il suo appoggio morale ed anche materiale.” Scrive inoltre il barone Torella di Romagnano: “Nell’estate del 1947, il Re Farouk, che è anche un gran sentimentale, profittando della presenza in Alessandria dei nostri Sovrani, di quelli d’Albania, che nei mesi invernali risiedono al Cairo, e della Regina Giovanna di Bulgaria, pensò di riunire tutta questa regalità in esilio ad un ricevimento, di carattere intimo, che ebbe luogo il 16 luglio nella Sua residenza estiva di Montazah, dove erano già stati ricevuti i nostri Reali circa un anno prima. In quest’angolo di paradiso convennero, nel pomeriggio di quel giorno, il Re Vittorio Emanuele, la Regina Elena non aveva potuto intervenire per una lieve indisposizione, la Regina Giovanna di 34 Bulgaria, il Re Zogu d’Albania con la Regina Geraldina, il Principe Alessandro (Leka) loro figlio e due sorelle del Re, i Conti Calvi di Bergolo con i loro figli, i Principi Romanov e, infine, alcune persone delle rispettive Corti.” Re Vittorio Emanuele III morì il 28 dicembre del 1947 dopo breve malattia, tra coloro che chiesero notizie della sua salute in quei giorni ci fu anche Re Zogu che fu tra i primi a recarsi a Villa Jela, il pomeriggio del 29 dicembre con la Regina Geraldina per rendergli l’estremo saluto. Il ricordo di quelle giornate trascorse in Egitto perdurò vivissimo nella memoria di Re Zogu che successivamente risedette a Cannes, nel sobborgo California, in Rue Albert I. Ad un’intervista risalente a quegli anni il Sovrano albanese disse di Vittorio Emanuele III: “Era un grande Re, Sì Vittorio Emanuele fu un Sovrano tutto di un pezzo, che servì lealmente il suo Paese. Io lo conobbi solo in Egitto giacché prima di allora mi era sempre mancata l’opportunità di un incontro. Né l’azione militare intrapresa dall’Italia nel ’39 aveva scavato tra noi un solco tale che non fosse possibile divenire amici otto anni dopo, quando entrambi cui trovammo esuli in terra egiziana.” ABRUZZO: 9 SETTEMBRE 1943 Cronaca del “Giorno più Lungo” della Storia Italiana di Gianni dal Buono In altra circostanza e per altri motivi abbiamo scritto su di un evento collegato ai tragici giorni del Settembre 1943 e cioè sulla presenza a Chieti di S.A.R. la Principessa Mafalda di Savoia-Assia. In tale scritto citammo un Libro scritto dal signor Manlio Masci. Al Masci, oggi purtroppo deceduto e che non abbiamo potuto conoscere di persona, dobbiamo molto per quanto contenuto nel presente lavoro anche se, come vedremo, non ne è l’unica fonte d’informazione, ma il suo libro ci fornisce “il canovaccio” per quanto andremo a rievocare. Ma torniamo al Libro. Rilettolo con la dovuta attenzione si è potuto constatare che il suo contenuto, salva qualche piccola discrepanza, corrisponde in larghissima misura alle notizie da noi raccolte direttamente da testimoni GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 oculari e che ebbero qualche parte nella vicenda. Oltre al Libro del Masci, siamo venuti in possesso del testo di una Conferenza tenuta dal Prof. Antonio Maria Napolitano in Chieti il giorno 21 Maggio 1991 sul tema: “8 Settembre 1943, fuga o trasferimento?” in cui si fa un esame dei fatti precedenti alla partenza dell’autocolonna Reale che, salvo qualche lieve differenza, combaciano con quanto da noi raccolto e con il libro citato per cui, con più tranquillità, andremmo ad esporre quanto appresso. Riteniamo utile citare le fonti che sono: a) il Libro del Masci – le parti citate e le notizie da Lui riferite saranno virgolettate o comunque ad esso verranno attribuite nel testo; b) persone ascoltate negli anni dal 1957 al 1961 (a Chieti); c) persone ascoltate all’inizio degli anni “70 (a Crecchio e Ortona). d) Testo della Conferenza del Prof. Napolitano. Le persone ascoltate a Chieti sono: il Colonnello Marchese Raffaele Martinetti-Bianchi, già Comandante dell’Aeroporto (di San Giovanni Teatino, solo nominalmente di Pescara), Capitano Francesco d’Argenzio (Comandò il distaccamento inviato a Crecchio), Sig. Giovanni Falcone, figlio del Comandante del Deposito del 14° Fanteria ten. Col. Antonio Falcone (Capitano al Periodo dei Fatti); Rag. Antonio di Luzio, Aviere presso il citato aeroporto e molto vicino al Comandante (attendente?), Colonnello Carlo Massangioli (ospitò S.A.R. Mafalda di Savoia-Assia), Ing. Giuseppe Florio (vice Podestà di Chieti), dr. Vincenzo Gasbarri figlio del Podestà e sig. Mario Capone (alias Venturini) gestore del Ristorante abbinato all’Albergo “Sole” in Chieti. Le presone ascoltate a Crecchio e a Ortona sono il sig. Angiolino Procida (insegnante, Sindaco di Crecchio ed amico personale dei coniugi Falcone – dipendenti di Casa de Riseis) e il sig. Di Scipio junior (il ragazzino impertinente citato da Masci) e rag. Oscar Terra di Ortona a Mare (amico e consulente “fiscale” dei proprietari della barca che operò il trasbordo dei Reali per l’imbarco su Nave Baionetta). Quest’ultimo ebbe il racconto direttamente dal Pescatore che si prestò per l’operazione. Il racconto in questione compare, con qualche discrepanza, anche nel libro del Masci. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 IL TRASFERIMENTO DELLA CASA REALE e del GOVERNO Intanto occorre precisare che la definizione, volutamente partigiana e denigratoria che tacciò di “fuga” il trasferimento della Casa Reale e del Governo, definita “di Pescara” è da considerare completamente errata sul piano della geografia in quanto le mete iniziale e finale del soggiorno (breve) dei Personaggi, i loro movimenti, i loro contatti ecc. ebbero come ubicazione esclusivamente il territorio e luoghi della Provincia di Chieti. Nella nostra veste di geografo e cartografo non potevamo non sottolineare questo notevole errore e, si intende precisare che non trattasi nemmeno di “campanilismo provincialistico” in quanto chi scrive è di nascita emiliana e quindi assolutamente super partes e per di più giunto in Abruzzo solo nel 1955. Questa precisazione è dovuta non solo per puntigliosità tecnica, ma perché le genti dell’entroterra chietino coinvolte nell’avvenimento, anche quelle che non condividevano quanto stava succedendo, fecero buona e cortese nonché silenziosa accoglienza non solo alla Famiglia Reale ma anche ai personaggi che componevano l’intera colonna per cui ben meritano che esse e non altre siano depositarie di questo evento storico anche se doloroso per le sorti dell’Italia. Quanto da noi affermato è confermato poi dal com- 35 portamento dei cittadini di Chieti nei confronti della Principessa Mafalda di Savoia-Assia che, suo malgrado, fu ospite della città per una decina di giorni come da noi descritto in altra circostanza. In ogni caso quanto qui affermato appare evidente dalla cartografia allegata e riteniamo utile segnalare che, a parte lavori di bitumatura (anni 50 e 60 del XX° secolo) e pochissime varianti apportate nel tempo, la viabilità utilizzata dalla Colonna Reale e del governo è ancora, oggi, praticamente quella del 1943 e in ogni caso la base cartografica da noi utilizzata risale all’anno 1937. In cartografia le percorrenze dell’autocolonna Reale e del Governo nella giornata del 9 Settembre 1943. Itinerario A = Dalla Tiburtina a Crecchio Itinerario B = Da Crecchio alla località Sambuceto di San Giovanni Teatino – Aeroporto (percorso Andata e ritorno) Itinerario C = Da Crecchio a Ortona a Mare per imbarco su Nave BAIONETTA. Per la precisione, il territorio della provincia di Pescara fu solo attraversato dalla autocolonna (da Popoli a Manoppello Scalo) e la Città di Pescara fu toccata SOLO dall’Amm. De Courten e da Badoglio e dal loro seguito personale (ma su questo ritorneremo). Oggi ci chiediamo: perché il trasferimento della Regina di Olanda, del Re di Norvegia, del Governo Polacco e di altri Governi di Paesi invasi dai tedeschi viene chiamato trasferimento mentre il trasferimento del Re d’Italia è chiamato “fuga”? Facciamo notare, invece, che addirittura a favore dei Reali Italiani c’è un ulteriore fatto “a discarico”. Essi, pur lasciando la Capitale, rimasero comunque sul Suolo Nazionale ed in luogo non ancora occupato da forze armate straniere! Non possiamo altresì ignorare ciò che è emerso sia dalle testimonianze da noi raccolte che dal Libro del Masci e cioè, che nel mentre il comportamento di S.M. il Re, della Regina Elena e, soprattutto del Principe Umberto, furono senz’altro al di sopra di ogni critica, non certo si può dire la stessa cosa per quelli che chiameremo i numeri 2 (con esclusione dell’amm. De Courten) che ebbero un comportamento tale (come vedremo) da provocare spesso rimostranze da parte degli Ufficiali del Seguito (quasi tutti di Grado superiore) e anche momenti di aperta indignazione (Aeroporto). Andiamo avanti, ora, con la cronaca. 36 ARRIVO A CRECCHIO Da un libro del Monelli, da articoli vari letti, sopra tutto sulla Rivista “Storia Militare”, abbiamo potuto apprendere dati e fatti concernenti il nefasto Armistizio dell’8 Settembre 1943, che lasciano quanto meno allibito l’Uomo della strada. Quindi, dal “mi i vadu a doermi” (Monelli e Relazione Napolitano) di Badoglio delle ore 21 circa di tale giorno, all’imbarco del medesimo (unico, a parte l’Amm. De Curten, dal Porto di Pescara) e primo del Seguito di S.M., su nave Baionetta quasi esattamente ventiquattro ore dopo, è trascorso per la nostra travagliata Patria quello che definiremmo il “giorno più lungo”. In questo 9 settembre 1943, in territorio di Abruzzo, sono state prese decisioni che ancora oggi dopo oltre sessanta anni, hanno lasciato il loro segno. Secondo il Masci, circa verso le nove del mattino giungeva al bivio di Brecciarola di Chieti la prima auto della Colonna partita in ore antelucane (le 04,00) da via XX Settembre e via via ne giunsero altre. Breve sosta, rapido consiglio di “guerra” con decisione di raggiungere Crecchio (e quindi non Pescara!) e chiedere ospitalità nel Castello di proprietà della Famiglia de-Riseis duchi di Bovino, dopo di chè l’auto del Principe di Piemonte, con il magg. Campello (aiutante di Campo) precedendo la colonna e a maggior velocità e seguendo l’itinerario Chieti (senza entrarvi), Bucchianico, Casacanditella, Guardiagrele, Orsogna, Canosa Sannita, raggiunge tale località. Nel libro del Masci gli orari sono molto controversi, ma conoscendo chi scrive lo stato delle strade, anche in tempi attuali (anche se ora le strade sono bitumate, curve rettificate, ecc.) è da ritenere che il tempo minimo di percorrenza non possa essere stato inferiore ad una ora\una ora e quindici, per cui riteniamo che l’arrivo del Principe a Crecchio dovette avvenire non prima delle 10,30. Nel frattempo, il ministro della Real Casa Acquarone, venne inviato in ricognizione (non essendo egli in divisa e, quindi, meno individuabile) per vedere cosa succedeva sulla Consolare Tiburtina e, sopra tutto, all’Aeroporto “di Pescara” in quanto si era ormai al corrente delle prime “contro azioni” dell’Esercito Germanico. Il Duca d’Acquarone (pur senza entrarvi) constaterà che l’Aeroporto era ancora saldamente in mani GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Italiane e “all’interno non si notavano segni ne di cedimento ne panico” (Masci). Dobbiamo qui ricordare che allora come ancora oggi, l’Aeroporto è separato dalla SS 5 “TiburtinaValeria” da un piccolo fossato a secco ed una recinzione in rete metallica per cui l’interno era perfettamente controllabile stando comodamente seduti in auto transitando o sostando sulla Strada Consolare. Infatti il Colonnello Martinetti-Bianchi, Comandante della struttura e Ufficiale di gran razza, mantenne (ancora per diversi giorni) ben saldo il Suo posto e la fiducia dei suoi Uomini! Ma torniamo a Crecchio. Il Principe Umberto entrò assolutamente inatteso nel Castello per cui, secondo il Masci, a riceverlo per primi furono i nipoti dei Duchi Giovanni de Riseis e della Consorte Donna Antonia Gaetani la quale avvisata dai bambini per prima, e ovviamente, con grande sorpresa riconobbe l’Erede al Trono. Il Principe aggiornò la Padrona di casa sugli ultimi avvenimenti (la decisione di trasferimento del Governo era naturalmente ignorata, non solo dai Duchi di Bovino, ma dall’intero Popolo Italiano) e, sempre secondo il Masci, la Duchessa, passato il primo momento di sorpresa e date le prime disposizioni per accogliere anche gli Ospiti preannunciati, di seguito, conversando con il Principe avrebbe detto “Vostra Altezza conosce i miei sentimenti verso la Monarchia, ma io La scongiuro, torni a Roma, Altezza, ….torni a Roma!”. Questo dal Libro. Il signor Procida, che era in grande amicizia con i custodi del Castello coniugi Falcone, confermò da noi interpellato, che la frase sarebbe stata udita anche dalla Signora Falcone, che in quanto donna di fiducia (ed evidentemente con funzioni di Maggiordomo) della Duchessa, era presente al colloquio. Secondo sempre il Masci ed il Procida, la signora Falcone, che ovviamente non poteva (e ne voleva) intromettersi più direttamente, dopo un certo momento in cui il Principe rispose in tono sommesso (è notorio che il timbro di voce di Umberto di Savoia non era per abitudine molto alto) chiuse con la più intelligibile frase: “Bisogna convincere il Re”. La cosa avrebbe avuto già un seguito nella mattinata e dopo l’arrivo della Colonna in quanto è da aggiungere che stando al Libro, mentre perdurava l’attesa dell’arrivo del Duca d’Acquarone, la signora Falcone avrebbe assistito ad un incontro infor- GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 male fra il Principe e il Capo del Governo nel cortile del Castello e nel quale il Principe avrebbe detto: “è necessario che io torni a Roma, oggi stesso, subito, e attendo soltanto l’autorizzazione di Sua Maestà” al che Badoglio avrebbe risposto: “Lei deve ricordarsi che è un Soldato, e fin che porta le stellette deve ubbidire”. Da ulteriori notizie da noi raccolte (Procida e di Scipio) sembrerebbe (condizionale d’obbligo) che il Maresciallo Badoglio (in quanto Maresciallo d’Italia) facesse notare che era superiore al Principe (Generale di Corpo d’Armata) al che, a sua volta, il Principe avrebbe fatto notare a Badoglio che avrebbe obbedito solo al Re e non un a un Ufficiale non in Servizio di Comando e per di più in borghese! Non abbiamo notizie dirette sul fatto, ma ben sapendo che il Principe, come tutti i Savoia, era rigidamente osservante di Regolamenti, norme di Precedenza Gerarchica, ecc. , riteniamo possibile l’atteggiamento di non riconoscimento di una autorità gerarchica in quel momento non operativa. Per cui, e non solo per questo episodio (ne seguiranno in giornata almeno altri due o tre) è ormai accertato che l’Erede al Trono non condivise se non per disciplina Dinastica l’operazione di trasferimento (o meglio: abbandono della Capitale), ma forse, una ulteriore spinta a dar corso dei diversi tentativi da Lui poi posti in atto per tornare a Roma è da annoverare anche l’appello della Duchessa Antonia. Dopo circa mezz’ora dall’arrivo del Principe, cioè presumibilmente verso le 11 antimeridiane, iniziarono ad arrivare le altre macchine della colonna con in testa quella con i Sovrani. Gli eventi che seguirono nel Castello sono ben riferiti dal Masci il quale utilizzò il racconto dei coniugi Falcone ma ebbe anche l’occasione di avere di prima mano il racconto di un “impertinente” intruso: il signor Giuseppe di Scipio (allora decenne) che si introdusse proditoriamente nel cortile del Castello (si tenga presente che, almeno a suo dire, era compagno di giochi dei nipoti del Duca) e, quindi, fu testimone di alcuni fatti apparentemente marginali. In paese l’arrivo di tante automobili in un luogo dove al massimo si vedeva quella del Duca, del Podestà e del Medico Condotto, per di più in tempo di guerra (il carburante era pressochè introvabile), non poteva non destare interesse, e, inoltre si tenga 37 presente che la numerosa servitù del castello era del posto quindi si spiega il fatto che in paese, dopo poco più di mezz’ora si sapeva della presenza del Re e del suo seguito. Il di Scipio, che conosceva evidentemente passaggi “segreti”, per curiosità di vedere “lu RRe”, si introdusse nel castello, appunto si trovò presente, non visto, ad un altro incontro di cui riparleremo. Quanti erano i personaggi giunti a Crecchio? Secondo il Masci ben quarantatre! Per Napolitano cinquantasette. Sia quarantatre o cinquantasette questo numero, comunque salta all’occhio il fatto che nella Capitale praticamente non rimase alcun membro veramente importante del Governo! Se poi pensiamo che nel frattempo giungeva a Chieti (verso le ore 15) il gen. Roatta con tutto lo S.M. del Regio Esercito, abbiamo un quadro preciso di come si lasciò la Capitale, seppur difesa da un Pugno di Valorosi, di fatto in balia dei tedeschi che, se anche non numerosissimi, erano comunque meglio comandati e meglio armati ma sopra tutto, con piani già ben predisposti!. E questo è, forse, uno dei primi elementi che introdussero nel “sentire” comune il concetto di “fuga” e non di “trasferimento”. Nel Castello di Crecchio i Sovrani ed il loro seguito godettero della migliore ospitalità possibile e che comunque fu, a nostro avviso, superiore a quella che ancora oggi viene definita, più che spartana. Venne offerto agli ospiti più importanti un pranzo che fu frugale non per ristrettezza o parsimonia dei padroni di casa. I de Riseis (allora come oggi) erano fra i più grossi proprietari terrieri e della Provincia di Chieti e oltretutto erano moderni conduttori agricoli delle loro aziende quindi nulla mancava in quella casa! Il pranzo (che ebbe inizio intorno alle ore 12) fu a base di brodo di pollo e, ovviamente di pollo lesso ed avvenne nel Salone del Castello con tutti gli annessi necessari di condimenti, contorni e bevande e debitamente ben servito. Se fu di breve durata lo si dovette solo alle esigenze del momento e la concitazione degli avvenimenti. Il seguito, nel parco (il tempo viene definito splendido dal Masci), ebbe una abbondante colazione a base di prodotti rustici (pane fatto in casa, salumi, formaggi, olio e, soprattutto di ottima frutta e relative bevande). Ma naturalmente il pranzo, l’assistenza ospitale 38 (soprattutto alla provatissima Regina Elena), non erano certo le sole occupazioni dei Personaggi nel castello. Incombeva una decisione da prendere e, secondo il Masci e tutti i testimoni esterni alla vicenda c’è concordanza nel definire “palpabile” un senso di incertezza e di indeterminatezza per quanto si sarebbe dovuto decidere per l’immediato futuro. Dalla sua cronaca, e poi per quanto riferitoci soprattutto dal Procida e da informazioni che lui (fortemente interessato) ha avuto dai signori Falcone ma anche dal Duca in periodi successivi, emerge che la scelta di Brindisi non scaturì durante la prima visita al Castello, ma successivamente e durante la breve permanenza all’aeroporto. Una cosa appare abbastanza certa: il Principe interpellati i suoi aiutanti gen. Gamerra e Magg. Campello consolidava l’idea del Suo rientro a Roma, da definire e decidere solo il modo ed il mezzo. In base ai fatti (ed incontri già descritti) emerge, comunque, la personalità del capo del governo. Il Maresciallo Badoglio, va a dormire un’ora dopo la proclamazione dell’Armistizio (ore 21 circa). Va a dormire mentre il Re Capo dello Stato, generali, ministri ed altri vegliano per non farsi sorprendere dagli eventi e magari per prendere provvedimenti. Viene svegliato dal gen. Roatta in piena notte e, in meno di mezz’ora, senza frapporre osservazioni sull’opportunità o meno di lasciare la Capitale decide di partire da Roma e questo quando da memorie varie risulta che lo stesso Vittorio Emanuele III° era tutt’altro che convinto che fosse buona cosa! Ci auguriamo di sbagliare, ma ci sembra che il personaggio in questione, sapendo di avere accettato di chiudere una guerra, senz’altro perduta, con una “paix quelconque” avendo ignorata ogni forma di correttezza militare nei confronti di un ex alleato, avesse un forte timore di ciò che i tedeschi avrebbero fatto nei suoi confronti in caso di cattura. Ottimo schermo: la salvezza della Casa Reale! Questo stato d’animo emerge chiaramente dalle testimonianze riportate magistralmente dal Masci sia durante la prima visita a Crecchio che durante la permanenza all’aeroporto. È un fatto, e ci torneremo, che, guarda caso, il capo del governo in carica è l’unico a partire dal Porto di Pescara insieme all’amm. De Courten su Nave Baionetta lasciando il Re ed il Governo. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Chiediamo scusa, ma noi siamo uomini della strada e queste cose le ignoriamo, ma il capo di un governo non dovrebbe stare sempre e comunque al fianco del Capo dello Stato che nel Settembre 1943, se non andiamo errati, era S.M. il Re Vittorio Emanuele III° (che invece dall’Aeroporto poi rientrò a Crecchio)? Ma ivi ritorniamo anche noi. Secondo alcune testimonianze, peraltro non confermate, un primo tentativo di richiesta di rientro a Roma da parte del Principe e rivolto al Re sarebbe avvenuto durante il breve pranzo. Sul finire del pranzo a Crecchio (ore 13,00 circa) giunge dall’aeroporto il Duca d’Acquarone che conferma l’essere il medesimo in mani italiane. La notizia venne accolta, giustamente, come la prima novità positiva della giornata e da qui la decisione immediata di riformare la colonna e raggiungere per strade interne l’aerodromo. L’itinerario (B in cartografia) risulta essere: Crecchio, Canosa Sannita, Tollo, Miglianico, Ripateatina, Chieti Est (appena toccata), Madonna delle Piane (frazione di Chieti), Sambuceto di San Giovanni Teatino dove trovasi l’aeroporto. La percorrenza, più breve e più diretta, richiede, ancora oggi dai 40 ai 50 minuti. ALL’AEROPORTO Come già detto, l’aeroporto era ancora in mani italiane. Dal racconto che a suo tempo ci fece il Rag. Di Luzio (aviere della VAM), pur regnando incertezza sulla situazione generale nel momento post-armistiziale, grazie alla capacità di comando del Martinetti e degli Ufficiali presenti (va ricordato che fra essi c’era anche il Principe Ruspoli) e forse anche per il fatto che gran parte della truppa era costituita da “richiamati” di origine abruzzese quindi consapevole che una eventuale smobilitazione sarebbe avvenuta per quasi tutti a “pochi passi da casa”, non è elemento da sottovalutare, comunque il posto era tenuto dai nostri “aviatori” con fermezza. In ogni caso, tutto il personale presente, mantenne un vigile e regolare contegno in attesa di qualsiasi nuovo evento dovesse verificarsi, ma certamente non quello che poi si sarebbe verificato: l’arrivo improvviso del Re e del governo. E il Di Luzio fu veramente buon testimone in quanto all’arrivo della colonna Reale era di guardia GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 al Cancello e ci riferì testualmente queste parole che traduciamo dal dialetto: “vedo un macchinone entrare senza “cacciare” la freccia (allora erano quelle retrattili – ricordate?) seguito da molte altre auto tanto che non ho potuto ne intimare l’alt o fare presentat’arm”. Cosa fece invece il Di Luzio, cacciò un urlo ad un Sergente (qui senza traduzione) dicendo “chiame lu Colonnelle che me sa che c’è sta lu RRe!”. Erano circa le 14,00 del 9 Settembre 1943. Ma è un fatto che non solo il povero aviere Di Luzio ignorava l’arrivo di tali Personaggi, ma anche il Comandante e tutti gli Ufficiali! E questo in quanto il Duca d’Aquarone andò si in esplorazione, ma come già detto, non entrò nella Base Aerea. Il Masci descrive magistralmente (noi ne avemmo il racconto dal Colonnello) la situazione creatasi con l’arrivo dell’autocolonna e l’assoluta assenza di alcun atto formale (Picchetti d’Onore, squilli di tromba, ecc.) il tutto dovuto alla assoluta assenza di preavviso. E questo fu un bene! Fu un bene in quanto, non dimentichiamolo, eravamo ormai al pomeriggio del 9 Settembre e i tedeschi, ormai organizzatisi sul fronte Sud per contrastare gli alleati, avevano dato inizio alle operazioni per impossessarsi della Capitale ed era cominciata l’azione per neutralizzare le FF.AA. Italiane che, lasciate, come noto, senza ordini ben precisi avevano, purtroppo, cominciato a sfaldarsi autonomamente. Il Masci nel suo libro afferma, ed è vero, che ormai sulla Tiburtina si notava un forte aumento di traffico di mezzi (anche corazzati) dell’esercito germanico per cui un eventuale schieramento di un Picchetto, suono di trombe, Bandiere, ecc. non sarebbero passati inosservati! È già molto, e a noi questo sembra un pochino strano, che comunque non siano state notate tutte queste auto non militari in un periodo in cui in Italia di auto ne giravano piuttosto poche. Va notato, comunque, che contrariamente a quanto dicono alcuni ed anche il Napolitano, e anche secondo il Masci (e siamo d’accordo invece con il Di Luzio – che li vide arrivare tutti – che le AUTO della COLONNA NON RECAVANO ALCUNA INSEGNA o GUIDONE). Ma rientriamo in aeroporto. Il Re scende dall’auto. Viene accolto dal Ten. 39 Marchesani quale Ufficiale di Servizio al Corpo di Guardia e, a richiesta del Sovrano, si avvia, accompagnandolo, alla Palazzina Comando ma non ebbe bisogno di raggiungerla in quanto il Comandante Martinetti, avvertito da un aviere, si precipitò fuori seguito da tutti gli Ufficiali presenti ed andò incontro al Re che venne quindi accolto, si da un disordinato stuolo di persone (Ufficiali, Sottufficiali e molti avieri) ma, tutti, lo fecero con il dovuto rispetto e con silenzioso contegno militare che si deve alla Suprema Autorità dello Stato. Ribadiamo: non picchetti, non ordini scanditi, non squilli di tromba, ma sicuramente un affettuoso e spontaneo modo per dimostrare al Re l’assoluta fedeltà a affetto dei Soldati in servizio all’Aeroporto che lo testimoniarono poi schierandosi su entrambi i lati del viale in perfetto allineamento anche se alla rinfusa, in posizione di attenti e col saluto regolamentare degli Ufficiali al passaggio del Sovrano (Masci). Nel frattempo erano entrate nel recinto aeroportuale tutte le autovetture della Colonna. Tutti vennero accompagnati nei locali del Circolo Ufficiali, il Re, la Regina, il Principe e il Maresciallo Badoglio vennero ospitati in un salottino a parte. Ma tale sistemazione era ovviamente alquanto precaria in quanto, stando al Masci, si verificò in realtà un andirivieni di Ufficiali sia dell’Aeroporto, sia del Seguito per cui, fermi nel salotto rimasero solo il Re e la Regina, lo stesso Principe, come vedremo, uscì per parlare con i suoi Aiutanti e con alcuni Ufficiali dell’aeroporto e con il Principe Ruspoli Suo personale amico. Ormai è giunto il momento delle decisioni. Prima di tutto ci corre l’obbligo di riferire quanto scrive il Masci secondo il quale il Maresciallo Badoglio, interpellato da alcuni Ufficiali sugli intendimenti del Governo sulla località prescelta per il trasferimento, così scrive nel suo libro “…..il quale dette risposte confuse circa la Sicilia e la Tunisia”. Il Comandante Martinetti, invece, ebbe dal Re una risposta netta: “Il Governo si trasferirà in una città ancora completamente “ITALIANA” dove cioè non ci siano né tedeschi né alleati”. Questa frase del Re riportata dal Masci, ci fu riferita praticamente con le stesse parole dal Marchese Martinetti alla fine degli anni ’50 (1958). Quindi è chiaro che mentre il Capo dello Stato (il Re) volle ed ottenne di rimanere su suolo Italiano, 40 il Suo primo ministro intendeva portare il suo Governo in un territorio non solo fuori da quello Nazionale, ma addirittura in una Colonia di uno stato che, bene o male, aveva firmato un Armistizio per essere stato battuto in guerra nel 1940! Ecco perché, e ci ritorniamo, molti hanno chiamato il Trasferimento legittimo di un Governo fuga di fronte al nemico. Secondo il Masci, e noi siamo perfettamente d’accordo, gli Ufficiali dell’aeroporto, sentite dal capo del governo tali risposte pensarono più ad una fuga dai tedeschi che ad una precisa azione di Politica di Governo! E quindi, a nostro avviso, assodato che la scelta di Brindisi quale città Capitale Provvisoria, è tutta ed esclusiva del Re Vittorio Eamuele III°, legittimo Capo dello Stato. Scelta che a nostro avviso appare pienamente legittima date le circostanze indipendentemente da come esse siano state determinate. Il problema era come arrivarci e portarvi tutto il seguito, praticamente l’intero Governo. Siamo in un aeroporto, appare quindi ovvio l’uso dell’aereo. Ma esaminiamo la situazione della “forza” aerea presente in aeroporto. Aerei ce n’erano molti, ma pochi veramente atti al combattimento contro i BF 109 e FW 190 tedeschi o Spitfire o P. 38 e P. 41 alleati. Pescara infatti era Aeroporto Scuola ed era difeso, si fa per dire, da un gruppo di Caccia M.C. 200 comandati dal Ruspoli, un aereo buono nel 1939 ma ormai superato nel 1943. Non risulta fossero presenti aerei da caccia delle Serie “2” e “5” i soli in grado di contrastare velivoli più moderni alleati o tedeschi. Quanto ad aerei plurimotori e quindi atti a trasportare più persone, probabilmente ve ne erano in quanto (Masci) molti aerei si erano trasferiti sull’aeroporto dopo il comunicato dell’8 settembre. Ma che aerei potevano essere? S. 79 e Cant Z 1007 (bombardieri medi assolutamente inadatti al trasporto persone) qualche vetusto S 81 o CA 133, forse qualche S. 82? Nessuno di questi aerei era comunque attrezzato per trasporto passeggeri ne tanto meno se questi erano, oltretutto, dei VIP. Il 9 Settembre 1943 la Luftflotte tedesca di stanza in Italia anche se ridotta in forze per le perdite subite in Sicilia e durante lo sbarco di Salerno, era ancora in GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 grado di tenere testa alle forze alleate e quindi perfettamente in grado di attaccare con successo un eventuale convoglio aereo che dall’Aeroporto di “Pescara” si fosse trasferito al sud. D’altronde, e giustamente, la scelta cadde su di un trasferimento via mare in quanto la Kriegsmarine era, nel settore mediterraneo, praticamente inesistente fatte salve alcune unità sottili (che comunque creeranno qualche problema in Adriatico) e pochi sommergibili per cui la nostra Marina sarebbe stata sicuramente in grado di offrire la dovuta protezione. Ma alle ore 15 circa del 9 settembre tale decisione non era stata ancora presa, mentre alcuni Ufficiali capeggiati dal Principe Ruspoli e dal Cap. Torazzi si accordarono per convincere il Principe a rientrare a Roma. Per questo approntarono un aereo (pare un CA 133 con insegne della Croce Rossa) al fine di effettuare la “fuga” verso il pericolo. L’episodio è magistralmente descritto dal Masci e ci ripromettiamo, se possibile e con il consenso di eredi o editori, di ritornarci sopra per un articolo come quello scritto sulla Principessa Mafalda. Il Comandante Martinetti fece “finta” di non accorgersi di nulla e lasciò fare. Ma ancor più desideriamo sottolineare l’azione di convincimento presso i colleghi operata dal “romagnolo” (quindi quasi conterraneo di chi scrive) Capitano Torazzi che pur di fede repubblicana per tradizioni famigliari si dichiarò pronto a battersi per mantenere alti i valori e la tradizioni della Casa Regnante d’Italia. Forse si sarebbe evitata la divisione degli italiani e in ogni caso è memoria viva nella nostra mente che nei territori della RSI quelli che parteggiavano per il Sud venivano, con spregio, chiamati “badogliani” e non “savoiardi o monarchici”. Molti infatti per la Casa Reale, salvo una minoranza di esagitati, se non rispettata, veniva considerata accerchiata da un gruppo di persone definito di “politicanti e arrivisti”. Ma torniamo alla “congiura” degli Ufficiali dell’Aeroporto. Il Principe Ruspoli informa il Principe Umberto del progetto, Egli ne parla al Re e quest’ultimo interpella Badoglio che, come a Crecchio, convince il Sovrano ad opporre divieto all’idea di un rientro a Roma dell’Erede al Trono. Dal libro di Masci leggiamo quanto il Principe riferì ai “congiurati”: GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 “Ruspoli, il Re si mostra ossequente alle decisioni del Governo (cioè Badoglio – n.d.r.). A noi non resta che ubbidire. Tuttavia se il Re acconsentirà almeno di farmi fare il viaggio per mio conto, io me ne tornerò a Roma. Non posso costringere il Re ad abdicare”. Per cui il tentativo forse più vicino ad un effettivo esito positivo fallì ancora per il determinante intervento di Badoglio, che venne aspramente criticato dagli Ufficiali della R. Aeronautica e (Masci) anche da diversi ufficiali di grado intermedio (Ufficiali superiori) del seguito. Ma ora dobbiamo tornare alla cronaca, vista la non praticabilità del trasferimento per via aerea, si decide per la soluzione navale peraltro già predisposta dal Ministro della Marina Amm. De Courten con l’ordine alle navi Scipione l’Africano (Incrociatore Leggero) e Baionetta (Corvetta) di tenersi pronte per il trasferimento di “importanti personaggi” e con le seguenti funzioni: l’Incrociatore dovrà operare per scorta indiretta mentre nave Baionetta ospiterà gli Importanti Passeggeri. Perché Nave Baionetta? Essa faceva parte della riuscitissima Classe Gabbiano, varata il 5 Ottobre 1942, rimarrà in servizio fino all’ 1 Ottobre 1971 e disclocava a p.c. 740 tn., dimensioni mt. 64,40 x 8,70 e un equipaggio di circa 110 uomini. Come si vede una Nave molto piccola (il Re la definirà “un guscio di noce”) per cui ci si chiederà perché non imbarcare su Nave Scipione? La scelta della piccola Nave è stata dovuta a due ordini di necessità. La prima è dovuta al fatto che ormai i tedeschi dovevano essere informati del trasferimento del Governo in Abruzzo e dovevano anche immaginare che un ulteriore trasferimento non poteva che essere verso Sud in quanto anch’essi pensavano che Badoglio si sarebbe posto sotto “l’ombrello” protettivo degli alleati, e che non sarebbe avvenuta per via aerea in quanto anche loro sapevano che i nostri mezzi aerei erano vulnerabili ai loro, per cui il viaggio sarebbe avvenuto senz’altro per mare ed il loro pensiero sulla scelta di una Unità doveva cadere per forza su una nave di buone dimensioni e bene armata. L’Ammiraglio De Courten, conscio di ciò, correttamente a nostro avviso, decise si di utilizzare un Incrociatore Leggero, peraltro modernissimo e bene armato, ma come nave “civetta” per attirare la possibile attenzione del nemico, mentre la picco- 41 la Corvetta era meno esposta alle eventuali ricerche della ricognizione avversaria in quanto poteva navigare più sotto costa e meno visibile. La seconda era di carattere tecnico. L’imbarco doveva avvenire comunque in un piccolo Porto per cui Nave Scipione avrebbe dovuto accogliere gli Ospiti stando in alto mare per questioni di manovrabilità e pescaggio con conseguente rischio di attacco anche da parte di piccole unità germaniche durante il trasbordo. Di quanto avverrà in mare scriveremo di seguito in quanto, mentre in aeroporto si prendevano decisioni e cioè di prendere imbarco a Ortona in quanto meno sorvegliata di Pescara e porto più accessibile, a Chieti giungevano da Roma altri personaggi. ATTIVITÀ COLLATERALE Lasciamo dunque l’aeroporto e ci riportiamo a Chieti città dove un’altra autocolonna giungeva alle ore 15,30, salita da Chieti Scalo, si fermava davanti all’Albergo “Sole” e ne scendeva il generale Roatta con una “inifinità di Ufficiali” (Masci). Va ricordato che dopo la partenza dei VIP, in fasi successive, da Roma e non solo da via XX Settembre, partirono “alla spicciolata” (Masci) diverse altre colonne che porteranno ad elevare il numero dei partenti che alla fine prese il vero e proprio aspetto di un esodo anche di persone che non avevano alcun incarico o funzione atta a “garantire” la funzionalità e attività del Governo, ma che nella Capitale avrebbero potuto dare una “mano” per la difesa e salvaguardia della medesima nei confronti dei tedeschi che, non dimentichiamolo, a torto o a ragione, si sentivano traditi da un governo che fino a pochi giorni prima assicurava la fedeltà ad una alleanza che poi non venne mantenuta! Praticamente tutto Stato Maggiore del Regio Esercito (Ambrosio era già con l’autocolonna del Governo) si era trasferito in Abruzzo mentre a Roma iniziava quell’episodio GLORIOSO e quasi ignorato della difesa della Città da parte dei Granatieri e di pochi altri reparti. Difesa sostenuta con mezzi certamente inferiori a quelli germanici ma che dimostrò che se il nostro Esercito, avesse avuto ordini più precisi e se ben comandato, poteva anche tenere testa ai tedeschi e guadagnasi, almeno, un po’ di stima in più da parte dei nostri nuovi “alleati”. Gli altri gruppi giungeranno, come vedremo, a 42 Ortona causando un afflusso di gente che, ovviamente, non potrà prendere imbarco sulla piccola Corvetta. Torniamo al gruppo “Roatta”. Tutti i sopravvenuti sciamarono dalle macchine e, mentre gli Ufficiali di maggior grado entrarono con il comandante all’Albergo Sole (oggi scomparso), gli altri (secondo il signor Capone, titolare del ristorante “Venturini” annesso all’Albergo almeno 40-50) si fermarono o sotto gli antistanti Portici o entrarono al Caffè Roma (oggi Vittoria). Appreso da un contatto telefonico con l’Aeroporto che il Re ivi trovavasi e in attesa di rientrare a Crecchio, dopo breve incontro di vertice, l’unico provvedimento assunto dal Roatta e stato quello che altri (gen. Di Martino) disponesse l’invio a Crecchio di un drappello che poi risultò raccogliticcio fra gli uomini della Compagnia Deposito (Cap. Falcone) de 14° Fanteria, e comandato dall’Aiutante Maggiore del Comando Presidio, Capitano Francesco d’Argenzio. Dopo di che anche lui raggiunse la base aerea. Dal racconto che ci fece il Capitano (in casa Martinetti) risulta che il drappello (forza di circa una Compagnia) armata col classico ManlicherCarcano 1891, qualche MAB e un paio di Mitragliatrici Breda, era composto da elementi raccogliticci fra furieri, cuochi, inservienti vari (attendenti di Ufficiali) e si trasferì a Crecchio utilizzando gli Autobus della Società “Majella” debitamente requisiti. Battuta finale del Capitano: Meno male chi tedeschi “non ci si sono filati”. Nessun commento in merito! RITORNO a CRECCHIO e l’IMBARCO di PESCARA. Raggiunta la decisione di imbarcare giunge la telefonata di Roatta. Sentita la notizia, come afferma il Masci: “Vittorio Emanuele evidentemente l’attendeva con ansia, anche per sapere novità dalla Capitale, aveva esclamato “Ma quando arriva questo stratega?”. Il tono evidentemente sarcastico la dice lunga su quanto e come la pensava il Sovrano su alcuni generali del Regio Esercito. Erano circa le 16,30 Il Re prende commiato dal personale della base aerea e salutando il Comandante Martinetti ritenne opportuno di ricordare il passato d’Annunziano del GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Colonnello (fu fra i fiumani) stabilendo, forse volontariamente un paragone fra d’Annunzio e Badoglio definendo il primo “un grande Soldato” (racconto a noi fatto dal Martinetti). Cosa pensava il Re del secondo? Imbruniva, il Re, la Regina ed il Principe ed il Loro seguito ripartono per Crecchio dove giungeranno verso le ore 18. Qui ha inizio la lunga e tormentata notte per la Famiglia Reale che, oltre tutto, era completamente priva di notizie sulle sorti della sfortunata Principessa Mafalda che in quel momento, dopo un travagliato e fortunoso viaggio, si apprestava a rientrare da Budapest con un aereo che poche ore dopo la partenza dei Sovrani sarebbe atterrato sullo stesso aeroporto da poco lasciato. Sull’epilogo di questa sfortunata vicenda abbiamo già scritto. Fra le persone al seguito ne mancavano alcune: il capo del governo ed il suo staff rimane in aeroporto per imbarcarsi a Pescara (per lui si, si può parlare di “fuga di Pescara”) unitamente all’Ammiraglio de Courten. Torniamo alle memorie da noi raccolte ed al Libro del Masci. Partito il Re, l’umore del Maresciallo, prima scontroso ed evidentemente nevrotico, muta divenendo più disteso e ciarliero, ma ora succede qualcosa di nuovo. In presenza del Re e della Sua Famiglia, l’Ufficialità che pur mantenendo le dovute forme dimostrava fedeltà e simpatia alle Auguste Persone ed al Loro seguito personale, partita la Famiglia Reale, prese in maniera palpabile “le distanze” dal personaggio. Dal racconto del Colonnello Martinetti (peraltro reso magistralmente anche dal Masci) abbiamo che anche lui stesso (il Colonnello) ne rapporti con il capo del governo mantenne un contegno ad un livello strettamente formale mentre gli Ufficiali dimostrarono anche apertamente il loro disprezzo non comprendendo la motivazione per cui il capo del governo e, in ogni caso, ufficiale di truppe di terra non avesse seguito il Sovrano e decidesse invece di prendere imbarco unitamente all’Ammiraglio (Ministro della Marina) che invece comunque doveva, per la delicatissima missione, funzionare da “Comandante Superiore in Mare”. L’imbarco a Pescara, infatti avveniva da un GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Sorgitore che registrava la presenza di alcune piccole unità germaniche (altro motivo per la scelta di Ortona a Mare per l’imbarco del Re) che potevano creare qualche problema. Data l’importanza dei Personaggi da imbarcare, riteniamo assolutamente giustificato il comportamento dell’Ammiraglio. Quest’ultimo, infatti, ebbe tutta la collaborazione e stima dal personale della base aerea che contribuì fattivamente alla ottima riuscita della operazione. Ma quale era la motivazione addotta da Badoglio?. Ne il Masci nel suo libro ne il Colonnello Martinetti nei suoi racconti ne forniscono alcuna. Comunque dai racconti del Colonnello Martinetti e dal libro di Masci, la figura del capo del governo ne esce distrutta. Omettiamo di trascrivere ma citiamo l’episodio del fazzoletto da naso dimenticato a Roma dal maresciallo “per la fretta della partenza”. Problema risolto dal Capitano Torazzi con un gesto che di rispettoso aveva (ma non troppo) la sola apparenza. Alle ore 20 nave Baionetta e di fronte al Porto a circa un miglio e mezzo al largo. Rientra la macchina mandata dal Martinetti per i necessari collegamenti, che prende a bordo l’Ammiraglio il quale, raggiunto il Porto, la rimanda per prendere Badoglio. Al rientro dell’automezzo l’Ufficiale comandato riferisce quanto detto dall’Ammiraglio “se Badoglio tardava dieci minuti, lui avrebbe dato ordine di salpare” (Masci). Sempre secondo il libro l’interessato non si fece pregare e salutato il Comandante prese posto in macchina ma l’impareggiabile Torazzi in perfetto stile militare gli dice: “Eccellenza, voi partite, per noi quali ordini lasciate?”. Invece di impartire un ordine, disse: “se vengono i tedeschi andatevene, fra otto giorni TORNEREMO NOI e ripresentatevi”. Martinetti, presente ovviamente all’episodio, ce lo riferì quasi testualmente. Noi allora non volemmo crederci, la successiva lettura del Libro ci convinse. A parte la grossolana superficialità della risposta è evidente che il vecchio maresciallo tutto preso nei due mesi precedenti a contattare gli alleati per arrivare all’armistizio non aveva notato, strano per un Ufficiale di Carriera (già Generale nella Prima Guerra Mondiale), che i tedeschi ormai sul fronte meridionale (il nostro) combattevano una guerra di 43 contenimento atta a ritardare le avanzate alleate e finalizzate al maggiore impegno di forze possibile da parte del nemico onde alleggerire il fronte orientale e occidentale per loro ben più importanti. “Fra otto giorni torneremo noi”, bell’errore di valutazione del tutto degno di un grande “stratega”!. Gli otto giorni dureranno fino al Giugno del 1944. È giusto il commento del Masci, la sera prima se ne va a dormire incurante della bufera che prevedibilmente poteva scatenarsi sull’Italia, e la sera successiva dopo appena ventiquattro ore, con la bufera già in atto, il grande soldato non ha altro da dire a chi chiede ordini e risponde praticamente di “arrangiarsi”. Sorvoliamo sul trasbordo dal porto alla Nave. Annotiamo solo che il Masci scrive descrivendo la imbarco per la “biscaglina” di Nave Baionetta: “Badoglio la salì con una agilità inaspettata. Era salvo.” Adesso un nostro commento da cittadino italiano. All’epoca dei fatti chi scrive aveva poco meno di dieci anni, ma per fortuna (o sfortuna) era figlio di un personaggio impegnato in prima persona nella vita pubblica e politica per cui in grado di sentire molte notizie che, magari, ad altri non pervenivano e, che inoltre, forse per dote naturale era dotato di forte memoria (condividiamo quanto scrive il Pansa sulla memoria dei decenni). Fatta questa precisazione, su nel nord dove vivevamo, la notizia del trasferimento dell’intero governo, arrivò grazie ai racconti di militari sbandati dell’area centrale (un nostro zio era di stanza a Orte), con la connotazione di una fuga disordinata dell’intero governo e degli stati maggiori delle tre Forze Armate. Come sempre ne uscirono bene solo i Reali Carabinieri. Ma, comunque, pur senza conoscere i particolari dell’avvenimento, chi ne uscì con le ossa più rotte fu Badoglio e, in secondo ordine il generale Ambrosio, colpevolizzati di non aver predisposto piani e ordini per l’Esercito. La Marina ebbe ordini precisi, non condivisi, ma ubbidì. L’Aeronautica si divise si fra Nord e Sud, ma non si disciolse. Entrambe queste forze armate, forse perché più motivate, rimasero con i loro Ufficiali (vedi appunto anche ciò che successe alla Base di Pescara che rimase in mani Italiane fino al 12-13 Settembre). 44 Badoglio era anche Capo del Governo. Perché come suo dovere non ha seguito a Crecchio il Capo dello Stato? Quale funzione poteva avere a bordo di una Nave da Guerra (per di più di ridotte dimensioni) il Capo del Governo quando oltre al normale Stato Maggiore era imbarcato un Ammiraglio di Squadra e Ministro della Marina? A meno che non si trattasse di predisporre l’alloggio per il Sovrano non vediamo altra motivazione. Ma per far ciò bastava l’attendente del Comandante della Nave! Non vogliamo giudicare la persona, non ci riteniamo all’altezza, ma il suo comportamento lascia indubbiamente adito ad un giudizio che da il Masci, ma che noi abbiamo derivato dai racconti del Martinetti: il Maresciallo Badoglio, forse conscio della superficialità della sua azione di Governo e del modo veramente discutibile con cui intrattenne i rapporti con il vecchio alleato e con i nuovi, aveva timore delle reazioni del primo e, forse, intuiva la disistima dei nuovi. In parole povere, aveva paura. Ciò gli fece fare cose che certo non si confanno ad un vecchio Soldato. Da aggiungere che stando a quanto scrive Masci, il Re ignorava che Badoglio si sarebbe imbarcato e pensava che l’avrebbe raggiunto a Crecchio o a Ortona. A Ortona vi giunse infatti, ma a bordo di Nave Baionetta! Il Re e la casa Reale presero atto di tale comportamento, infatti, nei mesi successivi i rapporti fra il Monarca ed il Capo del Governo si raffreddarono notevolmente mentre, ed è notorio, i rapporti con il Principe Umberto erano tesi e puramente formali. LE ULTIME ORE A CRECCHIO Torniamo ora nel Castello dei Duchi di Bovino. Venne nuovamente approntato quanto necessario per dare ospitalità agli Illustri Ospiti, la Duchessa prestò la massima attenzione alla Regina Elena, esausta nel fisico e prostrata nello spirito per quanto successo in questa tragica giornata alloggiandola nel suo appartamento personale. Breve cena, questa qui sicuramente frugale anche perché nessuno dei commensali cominciando dal Re e dal Principe, era nello stato d’animo per un conviviale. La Regina non vi partecipò e, a quanto narratoci GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 dal Procida, fu servita in camera dalla Duchessa e dalla signora Falcone. Il fatto più importante di questa seconda sosta al Castello accadde poco dopo la cena. Il Masci lo scrive nel suo libro e noi la abbiamo appreso dal sig. Di Scipio in termini pressochè identici: Nel Cortile del Castello ci fu la seconda “congiura” degli Ufficiali, solo che questa volta si trattava di quelli del Seguito della Casa Reale e dello Stato Maggiore di Roatta. Perché il Di Scipio, allora semplice “ragazzino” di paese ne è informato? Ricordiamo che già nella mattinata si intrufolò nel Castello, rimase in compagnia dei giovani Duchi e fece il “portoghese” durante la merenda nel Parco. Rimasto, per gioco all’interno, quando giunsero i soldati del Deposito del 14° Fanteria comandati dal Capitano d’Argenzio, vi rimase praticamente intrappolato in quanto l’Ufficiale dispose intorno al fabbricato una stretta sorveglianza armata con divieto di accesso e uscita per chiunque. Dopo la cena, forse in attesa di poter sgattaiolare fuori dal Maniero, si nascose sotto l’arcata della Scala d’Onore del cortile (allora in Pietra, oggi in “orribile” materiale ferroso) in un sito oscuro e quindi non visibile da alcuno. Ad un certo punto vide radunarsi intorno al pozzo un gruppo di Ufficiali (il più alto in grado il Generale Gamerra) fra i quali brillava per entusiasmo e spirito di iniziativa il Maggiore Campello (gli unici due riconosciuti dal Di Scipio) e sentì un concitato discorso sulla necessità di convincere il Principe Ereditario per un ritorno a Roma. Forse avvertito da qualcuno, Umberto scese lo scalone e, avvicinato dal Maggiore Campello che rivolse al Principe queste parole (dal Libro e dal Di Scipio) “Altezza Reale, molte situazioni della Storia d’Italia sono state decise da sagge decisioni di Casa Savoia. A Vostra Altezza è affidato dal destino il compito di decidere in questa ora”. Il Principe, sorpreso da questo secondo “pronunciamiento” da parte di Ufficiali dopo quello degli “aviatori” in quanto proveniente dal suo stesso enturage rispose che Lui era, secondo la tradizioni di Casa Savoia, soggetto al Re secondo la quali in quella Casa “comanda il Re ed uno alla volta”. Abbiamo un secondo intervento della Duchessa, attirata dall’assembramento di Ufficiali attorno al Principe, che si espresse un invito simile a quello GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 della mattinata: per il bene dell’Italia e della Monarchia essere necessario il ritorno a Roma del Principe. Viste le pressioni, ma anche e sopra tutto perché Lui stesso convinto di tale iniziativa, promise ai presenti di riparlarne immediatamente al Sovrano. Nessuno può sapere quale sia stato il contenuto dell’incontro fra i due Augusti Personaggi. È un fatto che il Principe non ottenne l’assenso del Re nemmeno l’autorizzazione ad un viaggio in autonomia per raggiungere il sud della penisola. Questo e quanto, a detta dei presenti, dignitosamente ma con tristezza, il Principe comunicò ai Suoi Ufficiali. Non rimaneva che attendere ormai la partenza per Ortona che avvenne poco prima della mezzanotte di quel tragico 9 Settembre 1949. SUL MOLO di ORTONA a MARE Sorvoliamo sulla organizzazione dell’imbarco e del viaggio fra Crecchio e Ortona (itinerario C in cartografia) peraltro egregiamente organizzato dal Capitano Migliorati e dal Maresciallo Agostinone dei CC.RR.. In breve, l’autocolonna raggiunse la SS. 16 al bivio per Foggia, ne percorse un paio di tornanti, giunta al vallone prese a sinistra e, superata la Capitaneria di Porto, giunse al Molo. Qui il Re ed il suo seguito trovarono “una folla di fuggiaschi” (Masci) che resero problematico raggiungere il posto di imbarco. Secondo la descrizione del libro, il Re non nascose il suo disappunto nel vedere tutti quei personaggi, quasi tutti ufficiali, chi in borghese chi in divisa, che pensavano di imbarcarsi su una nave che, oltre il normale equipaggio in guerra, massimo poteva, a nostro avviso, ospitare non più di quindici, venti persone. Va oltre segnalato che al fine di risparmiare il tempo delle operazioni di ormeggio, evitare possibili attacchi da terra da parte germanica, nave Baionetta attese gli Ospiti fuori dal Porto ferma “sulle eliche”. Infatti l’imbarco della Casa Reale e di pochissimi altri personaggi avvenne per il tramite di due Motopescherecci. Su quello che successe a Ortona torneremo con altro scritto in quanto sulla partenza stiamo raccogliendo altre notizie. Secondo il Masci, al seguito del Re c’erano quaran- 45 tatre persone, secondo Napoletano cinquantasette. Poi arriva Roatta con una “folla di Ufficiali”. Secondo il Capitano d’Argenzio ed il sig. Capone almeno 60\70 persone. Anche questi, partito Roatta per Pescara, raggiunsero Ortona, quindi comunque superiamo il centinaio. Masci nel suo libro scrive che giunsero “alla rinfusa” altri gruppi fuggiti da Roma. Quanti erano? Secondo il rag. Terra almeno oltre 200\250 persone! Cercheremo di appurare notizie dagli eredi dei pescatori che trasbordarono la Casa Reale ed un minimo seguito (pare introrno alle 10\12 persone) sulla Corvetta. Va segnalato comunque in questa sede che per prendere imbarco sul secondo peschereccio (il NICOLINA) fra quelli rimasti sul molo si scatenò una indegna gazzarra tanto che nel buio si levò una voce che in tono perentorio disse “SIGNORI! CONTEGNO, VI RICORDO CHE SIAMO IN PRESENZA DI SUA MAESTÀ IL RE! Secondo notizie da accertare il richiamo all’ordine sarebbe stato fatto da un Ufficiale di Marina (secondo il Terra, il Comandante del Porto). Ultima annotazione storica: il motopeschereccio che prese a bordo il Sovrano, la Regina ed il Principe si chiamava LITTORIO. Portava il nome del simbolo di quel movimento politico che nel 1922 prese il potere e che poi cadde per autoesaurimento il 25 Luglio di quello stesso 1943 che forse fu uno degli anni più funesti della nostra storia. CONCLUSIONE Il Re ed il Governo imbarcarono di notte sul “guscio di noce” per recarsi a Brindisi che, rammentiamo, non era in territorio straniero e non era occupata ne da tedeschi ne da alleati, per cui il trasferimento, a nostro avviso e lo ripetiamo, era ed è perfettamente legittimo in quanto era comunque prevedibile il nostro schieramento a fianco dell’ex nemico. Quindi il Governo doveva continuare e mantenere una immagine di legittimità. Ma allora perché nel sentire collettivo l’avvenimento viene definito “fuga” (di Pecara, Crecchio, Ortona, o altri luoghi ha poca importanza)? Ricapitoliamo. Il Re (Monelli e Conferenza Napoletano) era 46 tutt’altro che convinto che fosse buona cosa. Il Principe fece almeno quattro tentativi (di cui uno quasi riuscito – all’aeroporto) di rientrare a Roma e da ultimo se il Re suo Padre non gli avesse letteralmente “ordinato mlitarmente” di seguirlo a Ortona era deciso a disubbidire (in caso di viaggio in autonomia) e tornare a Roma (Masci, Duchessa di Bovino, e testimonianze del Procida e signori Falcone). E allora? A convincere il Re fu Badoglio. Nella descrizione del comportamento del quale (specie in aeroporto) che si legge nel libro del Masci, dai racconti del Martinetti viene fuori un personaggio assillato dalla volontà di sottrarsi all’ex alleato il più in fretta possibile per motivi che non abbiamo voluto approfondire per Carità di Patria. L’intero vertice dell’Esercito che la lascia la Capitale in un caos di ordini, contrordini (tutti sibillini ed arraffazzonati – cfr. vari articoli sulla Rivista “Storia Militare” – Alberelli TUTTOSTORIA – Parma) seguito da un “codazzo” di personaggi che nulla aveva a che fare con i detti vertici. È chiaro che la gente comune classificò tutto ciò quasi come “diserzione davanti al nemico” e quindi fuga. I movimenti politici nel dopo guerra, quasi tutti antimonarchici, poi nulla fecero per rivelare la incontestabile verità storica che la Casa Reale non fu la promotrice dell’operazione, MA ANZI. LA SUBI’. Come nulla fecero per valorizzare le operazioni militari del Corpo Italiano di Liberazione che’ invece, sia pure con mezzi antiquati, guardato con mal’animo dai nostri “alleati”, operò in diverse circostanze con valore ed in maniera determinante alle battaglie sul Fronte Italiano. È un fatto che i potentissimi eserciti alleati per battere l’esercito Tedesco, certamente meno potente ed equipaggiato (il fronte italiano era considerato di secondario interesse e di solo contenimento), ci misero quasi DUE ANNI! Considerato che l’apporto delle forze armate della RSI fu minimo (gli ultimi due mesi di guerra in Garfagnana), come fecero a durare tanto a lungo visto che alle spalle erano combattuti da un movimento di resistenza antinazista e antifascista definito “coram populo” esteso e ben organizzato? Ai posteri l’ardua sentenza. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 VERGAROLLA: STORIA NASCOSTA di Riccardo Basile Ci sono avvenimenti che vengono volutamente ignorati da chi detiene il potere, posti in condizione di non vedere la luce, sepolti nel più assoluto dimenticatoio. Di ciò è ben consapevole il popolo giuliano, popolo mite, di grande civiltà, costretto a subire ingiustizie senza fine, rese più amare, nel tempo, da faziose letture della storia che lo riguarda, troppo spesso scritta e divulgata con odiosi stravolgimenti. Queste tendenziose letture degli accadimenti al nostro confine orientale hanno reso possibile che con il trascorrere del tempo prendessero corpo e venissero spacciate per verità, odiose, grottesche, grossolane falsità. Si pensi che Norma Cossetto, la studentessa “martire simbolo” della violenza inferta dai partigiani titini alle incolpevoli genti Giulie, la cui salma era stata riesumata dalla Foiba di Surani fin dall’ottobre del 1943, è stata ricordata per oltre mezzo secolo, in una targa commemorativa presso l’ateneo di Padova, come vittima della ferocia nazista. S’è dovuta attendere la fine dgli anni ottanta per far tacere, si spera per sempre, i negazionisti della barbarie degli infoibamenti. Finalmente essi tacciono, schiacciati dalla documentazione dei recuperi delle povere salme dalle voragini carsiche, azzittiti dalle ammissioni non più equivocabili di alte personalità e di storici anche dell’est europeo. Persino i cosiddetti giustificazionisti delle atrocità commesse dai partigiani di Tito a danno dei nostri connazionali, stanno per scomparire: appare sempre più evidente, infatti, che gli Esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia non potessero avere colpe da farsi perdonare. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma come è stato possibile far prevalere la disinformazione per tanti decenni? Tenere nascosta la verità? Avvalorare la menzogna? La risposta, molto amara, ce la dà Giampaolo Pansa quando scrive che molti storiografi: “hanno un occhio solo con cui guardano la realtà che non dispiace a chi paga i loro passivi. Con l’altro, chiuso, fissano le verità sgradite, ma non le vedono”. Ecco perché in Italia non c’è chi non sappia della “Strage alla stazione di Bologna” (occorsa il GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 2.8.1980, la cui responsabilità, com’è noto, è ricaduta su elementi dell’estrema destra), mentre sono rari coloro che sono a conoscenza di quella, con circa un pari numero di vittime, compiuta sulla spiaggia di Vergarolla, a Pola, capoluogo dell’Istria, il 18 agosto 1946, a guerra finita, da agenti della Jugoslavia comunista del Maresciallo Tito. Vergarolla è una delle tante spiagge di Pola, con qualche banchina che si protende verso il mare e molti ombrosi pini i cui rami lambiscono l’acqua. Il 18 agosto del 1946 era una splendida domenica di sole ed il mare anche lì, come in tutta l’Istria, è incantevole. La Società nautica “Pietas Julia” vi aveva organizzato le gare natatorie per la Coppa Scarioni, manifestazione sportiva a carattere nazionale che quei giorni si svolgeva anche in molte altre città d’Italia. In quell’occasione la “Pietas Julia” festeggiava il 60° anniversario della sua costituzione in Pola con un programma particolarmente nutrito e allettante. (Detto per inciso il Club sportivo Pietas Julia era stato costituito il 14 agosto del 1886. Anch’esso il 21.1.1947 ha dovuto lasciare la città di Pola trovando accoglienza in un capannone a Monfalcone. Dal 1961 e fino ai giorni nostri ha sede nella baia di Sistiana, vicino a Trieste). Le famiglie polesane, con i loro ragazzi, accogliendo l’invito, erano accorse in gran numero. Per potersi intrattenere più a lungo al mare, come da tradizione, si erano organizzate per consumare il pranzo al sacco, all’ombra dei pini. La guerra era finita da sedici mesi, anche se i ricordi pressavano, anzi incombevano brucianti e la maggior parte dell’Istria era già sotto tallone jugoslavo. Pola, inserita nella Zona “A” del Territorio Libero di Trieste, era affidata al controllo delle truppe britanniche la 24^ Brigata di Fanteria al comando del Generale Erskine. I suoi abitanti anelavano ardentemente a restare in grembo alla madrepatria Italia, confidando in ciò per una serie di motivi che parevano ovvi. Facevano affidamento sulle dichiarazioni di principio solennemente e in più sedi pomposamente conclamate dagli Alleati, prima fra tutte quella che riconosce ai Popoli il Diritto di poter decidere in piena autonomia del proprio destino (Diritto all’esistenza, Diritto al rispetto della propria identità nazionale, Diritto di conservare pacificamente il proprio territorio, Diritto di ritornarvi in caso di espulsione...). 47 Erano fermamente consapevoli che la storia, la lingua, la cultura, le tradizioni della loro terra erano inequivocabilmente italiane. Sapevano bene che la stragrande maggioranza della popolazione era di ceppo italiano. Ritenevano che alla peggio, si sarebbe ricorsi al plebiscito, e questo, senza ombra di dubbio, sarebbe stato favorevole alla scelta italiana. D’altra parte è di palese dominio pubblico, non solo agli uomini di cultura, che l’Istria, nella sua millenaria storia, era stata romana, era appartenuta alla Serenissima Repubblica di Venezia, aveva fatto parte dei domini asburgici: ma mai era stata croata, né tanto meno jugoslava ! Un certo timore, tuttavia aleggiava. Lo alimentavano le terribili storie che trapelavano dalle contrade istriane (deportazioni, perquisizioni, confische, interrogatori, arresti, (infoibamenti); l’arroganza di certi esponenti locali favorevoli a Tito; certe scritte sempre più presenti sui muri della Città; le raggelanti notizie che giungevano da Parigi dove sedevano i Ministri dei Paesi vincitori cui spettava definire i nostri Confini Orientali; e ancora quello che trapelava dalla madrepatria Italia che appariva lontana, prostrata, umiliata, in balìa dei nemici di ieri, tutti concordi nella determinazione di punirla severamente per la sua partecipazione alla guerra al fianco della Germania nazista. Il “Vae victis” pronunciato a Roma nel 390 a.c. da Brenno il gallico sembrava pienamente fatto proprio dalle Potenze che avevano trionfato: esse si ritenevano nel pieno diritto di indossare i panni di arbitri virtuosi dei destini del mondo. E all’orizzonte non c’era il Console Marco Furio Camillo per contrastare la loro arroganza ! . . . L’impegno e il sacrificio profusi dai nostri Soldati nella Guerra di Liberazione venivano completamente ignorati. Nessuna considerazione per i nostri Caduti in quella campagna: 90.000 inquadrati nei Reparti Regolari delle Forze Armate Italiane dell’Esercito badogliano; 30.000 periti nella lotta partigiana. Ci avevano sprezzantemente liquidati con il contentino di chiamarci “cobelligeranti”! L’Italia, ridotta in macerie non solo materiali, era alle prese con gravosi impegni: la scelta fra Monarchia e Repubblica, la sostituzione dello Statuto Albertino, le elezioni politiche del 1948, cui 48 s’aggiungeva l’onere di accogliere il rientro in Patria di: 650.000 Prigionieri di Guerra: dall’India, dagli Stati Uniti, dall’Africa, dal Medio Oriente; un pari numero di Militari Internati nei Lager tedeschi dopo l’8 settembre 1943; e altri 420.000 Rimpatriati: dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Libia, dalla Somalia. Tornando al nostro tema va evidenziato che nei pressi della spiaggia di Vergarolla erano state accatastate 28 mine marine, private del detonatore, ma ancora integre nella carica esplosiva. Come è noto questi ordigni, posti in tali condizioni di sicurezza, se non innescati non possono assolutamente esplodere. Alle 14.10, all’improvviso, un tremendo boato, accompagnato da un’immensa palla di fumo e fuoco, squassò quel tratto di costa oscurando il cielo. Una tremenda deflagrazione aveva sminuzzato e scagliato in aria ogni cosa per un raggio di un centinaio di metri. I gabbiani al botto si levarono in volo: tornarono presto però, e per essi . . . fu festa grande ! I soccorritori, prontamente accorsi, si trovarono di fronte ad un apocalittico, macabro, scenario. Prestarono soccorso come poterono ai feriti e li avviarono all’ospedale anche con mezzi di circostanza. Constatarono che erano state sterminate intere famiglie e che altissimo era il numero dei bambini maciullati. Alla fine contarono un centinaio di morti. Nonostante ogni tentativo, solo a 64 riuscirono a dare un nome. Rinchiusero quindi in altre casse i resti umani non più componibili in salme. In tale ecatombe rifulse l’eroismo del medico chirurgo Geppino Micheletti, triestino di nascita ma polesano di adozione, che, pur avendo perso in quell’occasione due figli, (Carlo di 9 e Renzo di 4 anni), la sorella, il cognato e la nipotina, non si allontanò per oltre 24 ore consecutive dalla sala operatoria dell’ospedale “Santorio Santorio” di Pola tentando di strappare alla morte il più alto numero di vite umane. Amaramente si rilevò che l’età media delle 64 vittime ricomposte era di 26 anni! Gli abitanti di Pola capirono immediatamente che s’era trattato di un criminale attentato e non indu- GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 giarono ad indicare al Comando Alleato da che parte dovesse indirizzare le indagini, perché “solo chi era uso a infoibare poteva arrivare a tanta ferocia...” Ma le Autorità Alleate non avevano alcun interesse a venire a capo della verità e restarono coerenti con l’atteggiamento assunto l’anno precedente davanti alla Foiba di Basovizza, (a 30 Km da Trieste), allorquando avevano interrotto i recuperi delle salme adducendo “insormontabili difficoltà tecniche”: giustificazione risibile ove si considerino le loro enormi possibilità logistiche e l’alto livello tecnologico raggiunto, provato davanti al mondo intero con il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (sganciate rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945)! È da rilevare piuttosto che perseguivano la politica di assecondare in tutto e per tutto la Jugoslavia di Tito, nazione loro alleata, esperta e temibile nella guerra partigiana, potenzialmente schierabile in funzione anti Unione Sovietica. Della prostrata Italia, in quel momento, non avevano alcun bisogno! Era iniziata, la guerra fredda e Winston Churchill ne aveva già individuato la prima linea. A Fulton, nel Missouri, qualche mese prima, aveva detto: “da Stettino nel Baltico, a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il Continente”. I Polesani allora, presa coscienza della situazione, raccolsero quello che poterono delle loro cose e, in massa, nel giro di pochi mesi (dal dicembre 1946 al marzo 1947), fruendo della cornice di sicurezza offerta dalle Truppe Alleate e delle navi messe a disposizione dal Governo italiano, ma anche utilizzando i più disparato mezzi, fuggirono compatti verso l’Italia, anzi, è meglio dire, verso l’ignoto. Profeticamente Guido Miglia sul giornale l’Arena di Pola così aveva scritto circa un mese prima, il 4 luglio del 1946: “Al nostro popolo che sceglierà l’esilio volontario resterà una Patria Libera ed una dignità profonda. Ai pochi ambiziosi che resteranno in Città non sarà riserbato che il pentimento amaro e la tristezza di rimanerci chiusi nella cortina di ferro e vivere schiavi ubbidienti e premurosi agli ordini degli onnipotenti padroni che giungeranno da lontano...” Il giornalista e scrittore Silvio Benco, a caldo, così descriveva l’esodo: GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 “... Se ne vanno dalle Case dei Padri, coi vecchi, con le mogli, coi bimbi, col poco che hanno potuto raccogliere della roba loro, e cauto l’estraneo mondo li guarda. Triste è pensare che nel mondo di oggi, nel disanimato mondo uscito da una spaventosa guerra, non c’è più Pietas Julia. Ma Pietas Julia, pietà per la Gente Giulia, c’è e durerà eterna in noi e in quanti, Italiani, hanno un’anima”. Il Vescovo di Fiume (città sul Quarnaro così chiamata dal 1300 fino al maggio del 1945 quando i Croati le imposero un altro nome !) il Vescovo milanese Ugo Camozzo, prima di lasciare da esule anch’egli la diocesi, così scriveva ai suoi fedeli: “qualcuno chiederà: perché mai avete lasciato la vostra città?...Nel vostro sacrificio di epica portata, che la storia consacrerà, c’è l’espressione dolorosa dei più alti valori spirituali della propria fede e di amor patrio”. Da Pola andarono via in 28.085 su una popolazione che al tempo contava 31.700 anime: ciò costituisce più che un plebiscito ! (90% circa), ma chi avrebbe dovuto rilevarne la portata finse di non accorgersene... L’Esodo fu una schiacciante manifestazione di eroico amor patrio. Fu scelta di Libertà pagata sulla propria pelle a carissimo prezzo. Fu rivendicazione dell’irrinunciabile diritto alla sopravvivenza. Gianni Bartoli, il grande Sindaco degli anni difficili di Trieste, così disse: “L’Esodo non è stato né una colpa, né in errore, né una diserzione. Gli Esuli, premuti dalla persecuzione e dal ricordo del terrore, compresero che sotto quel regime terroristico non sussistevano le possibilità di vivere né da Italiani, né da Cristiani, né semplicemente da Uomini”. Uno dei 350.000 Esuli, la signora Nives Saitti Cardone, così scriveva sul periodico l’ “Arena di Pola” il 24 settembre del 1983: “L’Esodo è stata ribellione nei confronti delle foibe, del saccheggio, dell’imposizione immediata di una lingua che ci era ostica ed estranea, delle scritte murali provocatorie e vessatorie, delle stelle rosse affisse in ogni luogo... E’ stata una dimostrazione di coerenza con l’idea di Patria, di lingua, di sentimenti comuni. Errore sarebbe stato il rimanere...” 49 Giani Stuparich, il Sottotenente dei Granatieri, Volontario Irredento triestino, Medaglia d’Oro al V.M., divenuto apprezzato scrittore, ha scritto: “L’Esodo di Pola è un’infamia che non si cancella col cercare di parlarne poco, un grido umano che risuonerà per secoli a vergogna di chi l’ha strappato dalle viscere di una popolazione innocente, anche se si tenta di attutirlo o di soffocarlo. Ma non si procede sulla via della Civiltà, ammettendo o rassegnandosi che l’ingiustizia possa continuare a perpetrarsi, come ai tempi delle barbarie”. I Giuliani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia strappati dalle terre di origine, dopo permanenze più o meno lunghe in “campi profughi”, a volte decenni, dove erano costretti a vivere in promiscuità, in spazi ristretti, fra umilianti restrizioni, difficoltà e disagi, finirono dispersi anche in lontane contrade oltre oceano. Essi furono condannati ad eterno esilio per colpe mai commesse e posti in condizione di sparire come popolo nel solo volgere di qualche generazione, come purtroppo sta già accadendo. Un Anonimo poeta così scrisse (LEGGENDA ISTRIANA): “Le candele//per noi accese//si stanno spegnendo//a una a una.//La notte giunge ormai//né ci sarà più l’alba.//Un giorno, forse,//si parlerà di un popolo che per vivere libero//andò a morire lontano.//Lontano dal proprio mare//e da una terra rossa//che vista dall’alto//sembra un cuore insanguinato”. Sull’altra sponda dell’Adriatico, da Venezia fino a Bari, nessuno li attendeva a braccia aperte e per carità di Patria ci si astiene dal riferire come furono accolti in certe stazioni, in certi porti, da gruppi di esagitati fanatici di casa nostra accecati dalla nota ideologia ! Le accuse gridate loro in faccia “fascista”, “nemico del popolo”, monotone nella loro perversità e idiozia, erano le stesse già udite nel cuore dell’Istria dalla bocca degli autoproclamatisi “liberatori”, instancabili declamatori di slogan quali “Libertà ai Popoli”, sappiamo tutti e bene di che libertà si trattasse, “Fratellanza Italo Jugoslava”, palese menzogna ipocritamente sbandierata solo per agganciare i gonzi. Il vergognoso “Trattato di Pace” del 10 febbraio 1947, che sarebbe stato più giusto chiamare “Dettato di Pace”, di cui finanche gli americani si vergognarono, segna, forse per sempre, la storia dei Giuliani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia. 50 Gaetano Salvemini, docente universitario e noto politico antifascista, in proposito così scrisse: “Non vedo che cosa i vincitori avrebbero potuto fare di peggio se gli Italiani avessero tutti continuato a battersi disperatamente fino all’ultimo momento ai servizi di Hitler . . . Le clausole territoriali del Trattato di Pace sono ripugnanti ad ogni senso di giustizia . . .” Di Vergarolla, così come di Foibe ed Esodo, per lunghi decenni, si tacque. Si doveva tacere ! S’è dovuto attendere l’abbattimento del muro di Berlino (9 novembre 1989) per vedere condannati i misfatti del comunismo, sistema che ha procurato nel mondo 97 milioni di morti a fronte dei 21 milioni dovuti al nazismo (62 milioni in Unione Sovietica, 35 milioni in Cina). Ma in troppi ancora fingono di non saperlo ! . . . S’e dovuto attendere quanto candidamente confessato il 21 luglio del 1991 (intervista rilasciata al periodico fiumano “Panorama”) da due alti esponenti della Jugoslavia d’allora, Milovan Gilas e Edvard Kardelj, perché il mondo intero sapesse quello che gli Esuli Giuliano Dalmati avevano da sempre saputo. “Nel 1946 io e Edvard KARDELJ andammo in Istria per organizzare la propaganda anti italiana. Si trattava di dimostrare alle autorità alleate che quelle terre erano jugoslave e non italiane. Certo che non era vero! Ma bisognava indurre gli Italiani ad andare via, con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto”. S’è dovuto giungere all’11 settembre del 1992 per vedere elevare al rango di Monumento Nazionale la Foiba di Basovizza eletta fin dalla fine degli anni 40 dagli scampati alle foibe tomba simbolo del martirio del popolo giuliano, luogo cui potersi accostare senza timore di ulteriori agguati, per pregare per i propri congiunti fatti sparire chi sa dove dai partigiani di Tito, coadiuvati troppo spesso e vergognosamente dai manutengoli di pari fede italiani. Si osservi che la Risiera di San Sabba era stata dichiarata Monumento Nazionale nel 1965 ! Ancora una volta due pesi e due misure ! Monsignor Antonio Santin, l’eroico Vescovo di Trieste e Capodistria, così aveva detto nel 1954 a Indro Montanelli che lo intervistava: “Io non lo so... Io proprio non lo so... Io purtroppo so soltanto pregare per quelle migliaia di nostri fratelli... il mio gregge, la mia gente... quelli che devo- GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 no pagare tutto per tutti... Cosa faranno costoro senza più Patria, dopo aver vissuto soltanto di Patria e per la Patria, come nessun altro Italiano ha mai saputo né saprà più fare?” Ma torniamo a Vergarolla. Solo dal marzo 2008, all’apertura degli archivi segreti britannici, (il Public Record Office di Kew Gardens, in Londra) s’è potuta conoscere la verità sul turpe attentato: mandante è stata l’OZNA, la polizia politica della Jugoslavia del Maresciallo Tito, che nulla aveva da invidiare alla nazista Gestapo; esecutore un suo agente, tale Giuseppe Kovacich, coadiuvato da altri tre sgherri. Queste informazioni son state diffuse dai ricercatori storici Fabio Amodeo e Mario Cereghino “Vedasi pubblicazione TOP SECRET - Trieste e il Confine Orientale fra guerra e dopoguerra”, divulgata dal quotidiano di Trieste “Il Piccolo”. È fin troppo facile ipotizzare che questo pluri assassino, novello Erode, indegno d’appartenere al genere umano, non abbia mai pagato per il suo turpe gesto: anzi non è azzardato supporre che, visti i risultati causati dalla sua azione, la fuga in massa degli Italiani da Pola e dall’Istria, egli sia stato lautamente compensato. Ancora oggi, purtroppo i rappresentanti delle Repubbliche eredi di quel Paese si astengono dal prendere chiaramente le distanze da quei misfatti. Il 13 luglio scorso, l’abbiamo visto tutti, il Presidente della Slovenia Danilo Turk e quello della Croazia Ivo Josipovic, in visita a Trieste, non hanno inteso recarsi al Sacrario di Basovizza ! . . . Questo fa rifulgere ancora di più la statura morale del Cancelliere della Repubblica Federale tedesca Willy Brandt che nel 1970 si inginocchiò davanti al ghetto di Varsavia chiedendo perdono, a nome del suo Paese, per la barbarie dell’olocausto. Gravemente colpevoli anche tutti coloro che, a qualunque titolo, nel tempo, pur sapendo hanno taciuto: poco importa a quale nazionalità appartenessero, che idee politiche professassero, e quale ruolo ricoprissero nelle Istituzioni. Rattrista ancora considerare che, a tutt’oggi, a livello nazionale, sul piano politico, storico, etico e culturale, si continui a tacere su quell’odioso attentato e non si riservi alcun onore a quei Giuliani trucidati solo in quanto Italiani. A Pola, la città così chiamata fin dai tempi di Dante (vedasi IX Canto dell’Inferno), la romana Pietas Julia “che i templi ostenta a Roma e a Cesare” (come GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 mirabilmente scrisse il Carducci nell’ode “Saluto Italico”) oggi chiamata Pula, nei pressi del Duomo, dal 1997 una lapide così ricorda l’evento: in alto: “Vergarola – 18. 08. 1946 – 13 h.”; in basso: “ Grad Pula – 1997 – Città di Pola”. Tutto qui ! Nella cerimonia di commemorazione colà tenuta da qualche tempo in qua, anche quest’anno non si è udita una sola parola sulle cause dell’esplosione e di conseguenza nessuna parola di condanna dei responsabili della strage. La Bandiera Italiana, anche quest’anno, era assente ! . . . A Trieste, asilo di tanti Esuli a cominciare dall’indimenticabile Sindaco Gianni Bartoli, il 18 agosto 2011, la Federazione Grigioverde (fondata nel 1949 dalla Medaglia d’Oro Guido Slataper) e la Famiglia Polesana hanno posato sul luogo più sacro della Città, il Colle di San Giusto, un grande Cippo con il nome, il cognome e l’età d’ogni singola vittima. Hanno scoperto il masso due polesani miracolosamente scampati a quella esplosione ma profondamente feriti negli affetti più cari: il signor Elio Dinelli, rimasto quel giorno solo al mondo all’età di 11 anni, avendo colà perso i genitori, la nonna, uno zio e la sorella Norina di 6 anni; e la signora Renata Succi che, impotente, aveva assistito allo scempio del fratello Carlo, di 6 anni. Al manufatto faranno idealmente buona guardia i 12 Irredenti decorati di Medaglia d’Oro al V. M. nativi di Trieste, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, ricordati nel contiguo Cippo posato dalla stessa Federazione Grigioverde nel 2009: S.Ten. Guido BRUNNER, Cap. Guido CORSI, S. Ten. Fabio FILZI, Col. Ugo PIZZARELLO, S. Ten. Ugo POLONIO, Bers. Francesco RISMONDO, Ten. V. Nazario SAURO, Ten. Guido SLATAPER, S. Ten. Carlo STUPARICH, S. Ten. Giani STUPARICH, Magg. Giacomo VENEZIAN, S. Ten. Spiro Tipaldo XIDIAS. Possiamo finalmente dire che l’accorata esortazione di Ugo Foscolo ne “I Sepolcri” : “Serbi un sasso il nome” almeno in Trieste è stata accolta. Ora la tragica storia di quella domenica d’agosto a Vergarolla non può dirsi universalmente sconosciuta. Ora tutti sappiamo, e concludo, che quando onoriamo i Caduti per la Patria comprendiamo nel nostro omaggio anche quei fratelli Giuliani vilmente uccisi e ancora più vilmente dimenticati perchè ANCHE I POLESANI TRUCIDATI A VERGAROLLA SONO MORTI PER LA PATRIA! 51 NOTE LIETE “G. Rossini” di Pesaro, la Guardia d’Onore Laura Belli si è diplomata in flauto traverso. La Guardia d’Onore Angela Leo si è laureata in giurisprudenza. La Delegazione di Alessandria è lieta di annunciare che il giorno 2 febbraio 2013, è nato Simone, terzo figlio, dopo Alessio e Lucia, del socio Antonio Adiletta, Guardia d'Onore sempre partecipe, con spirito di collaborazione, ad ogni iniziativa della Delegazione. Sabato 8 dicembre 2012 la Guardia d’Onore della Delegazione di Asti, Dottor. Paolo Lanfranco, Sindaco del comune di Valfenera (AT), si è unito in matrimonio con la Dottoressa Alessandra Marazzita, figlia dell’ex Prefetto di Asti, Dottoressa Paola Picciafuochi, ora a Roma per ricoprire un prestigioso incarico, dinanzi ad una chiesa gremita di autorità, parenti, amici e Guardie d’Onore di Asti. La S. Messa è stata officiata, nella chiesa di S. Bartolomeo e S. Giovanni Battista, a Valfenera, da Mons. Giuseppe Gallo, Rettore dell’ Insigne Collegiata San Secondo di Asti e Guardia d’ Onore di Asti. Alla fine della S. Messa, gli sposi hanno ricevuto la benedizione del Santo Padre, S. S. Benedetto XVI. Presente il Delegato di Asti Comm. Giovanni Triberti e famiglia. In data 8 ottobre 2012 presso l’Ospedale San Camillo di Roma la Guardia Scelta Ermanno Scaramella, Capitano dei Bersaglieri, è diventato padre della piccola Giulia Anita. La Guardia d’Onore francese Philibert de La Forest Divonne è diventato padre della piccola Charlotte lo scorso 7 giugno. Il 2 ottobre 2012, presso il Conservatorio musicale 52 La Guardia d’Onore Patrizia Fundrisi il 23 novembre 2012 ha completato ottimamente il Corso di Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (D. A. M. S. ) presso l’università degli Studi “Kore” di Enna, discutendo la dissertazione di laurea su “Il canto popolare ennese”. La Guardia d’Onore Francesca Bianchi, responsabile del gruppo romano della Giovane Guardia, si è laureata in lettere classiche con la votazione di 110 e lode presso l’Università La Sapienza di Roma. Il giorno 5 marzo 2013 all’Ospedale di Abano terme (PD) è nato Giacomo Barbera figlio della Guardia d’Onore dott.ssa Elisabetta Mattiello e della Guardie d’Onore Ing. Raimondo Barbera. GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 NECROLOGI DENTESANO Adriano – Udine – iscritto n° 21835 dal 15 gennaio 2011 DONVITO Italo – Genova – iscritto n° 16881 dal 14 febbraio 2002 GALANTI Luigi – King City (Canada) – iscritto n° 19612 dal 14 giugno 2006 MARINI DETTINA Giuseppe – Roma – iscritto n° 13973 dal 23 giugno 1997 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 MORGIA di FRANCAVILLA Gian Luigi Maria – Seborga (IM) – iscritto n° 14064 dal 2 ottobre 1997 PICCHIANI Piero – Firenze – iscritto n° 11093 dal 16 maggio 1987 SCALZO Rosario Pietro – Settimo Torinese (TO) – iscritto n° 20187 dal 4 settembre 2007 ZAMMIT Antonio – Sliema (Malta) – iscritto n° 12935 dal 22 giugno 1994 53 NUOVI ISCRITTI NUMERO 22.698 22.699 22.700 22.701 22.702 22.703 22.704 22.705 22.706 22.707 22.708 22.709 22.710 COGNOME E NOME GRADO MILITARE ROSSATO Andrea ACRI Giovani Francesco ZAPPULLI Enrico PIZZINI Franco BUONACCORSI Armando TORELLI Antonio TORELLI Giuseppe BAX Angelo BAX Graziano ERETO Isidoro COLELLA Salvatore FULGINI Francesco MORLEO Antonio Vincenzo Primo Capitano Sergente dei bersa- 22.711 DUGO Roberto glieri Sottotenente di Vas- 22.712 22.713 22.714 COPERTINO Rosangela SORDI Massimo DI TOTA Francesco Paolo 22.715 22.716 22.717 22.718 BASCHIERI Ivo DE LUCA Filippo BASTIANELLI Mario OLEARIS Daniela 22.719 22.720 22.721 PALEOLOGO Osvaldo Mario DAMONTE Vittorio Silvestro D’ORAZIO Alessandro Sottotenente carrista Caporale Caporale di fanteria Sergente di Marina Marinaio Caporale PROFESSIONE Avvocato Direttore sanitario Dentista Medico veterinario Medico cardiologo Educatore Pensionato Dipendente Ministero Difesa Tecnico di telefonia Commerciante Parrucchiere CITTÀ NASC. Pensionato Mantova Brescia Gardone Riviera (BS) Pisogne (BS) Boario Terme (BS) Massafra (TA) Massafra (TA) Massafra (TA) Massafra (TA) Massafra (TA) Massafra (TA) Talsano (TA) Manduria (TA) 1974 1957 1957 1961 1964 1975 1949 1960 1992 1958 1967 1949 1943 Medico Taranto 1956 Studentessa universitaria Graduato EI Graduato EI Massafra (TA) Roma Giugliano in Campania 1988 1982 Farmacista Orafo Graduato EI Corrispondente commer- (NA) Roma Biella Viterbo Giaveno (TO) 1951 1949 1980 ciale Pensionato Dirigente d’azienda Controllore del traffico Palmi (RC) Genova Roma 1943 1962 1969 aereo Scrittore Pensionata Libero professionista Commerciante Artigiano Imprenditore Pensionata Avvocato Studente liceale Geometra Medico cardiologo Golfista Agente di polizia locale Mantova Udine Talmassons (UD) Povoletto (UD) Prerotto (UD) Premariacco (UD) Udine Udine Fiume Veneto (PN) Pozzonovo (PD) Milano Vicenza Crema (CR) 1958 Avvocato Milano cello 22.722 22.723 22.724 22.725 22.726 22.727 22.728 22.729 22.730 22.731 22.732 22.733 22.734 BRAGLIA Riccardo BARBESINO Sandra CIAN Mario D’AMATO Antonio FLORIS Antonio MAIOLINO Vincenzo MORELLI Lorenza OLIVOTTO Silvana TESOLIN Riccardo MOLON Mirco MACCHI Andrea ZAMBONIN Pietro IMPERATORI ANTONUCCI 22.735 Angelo BAGGIO Veronica 54 Caporalmaggiore Primo Caporal Magg. Sergente degli Alpini Primo Caporalmagg. Sergente di Marina Tenente Tenente del Genio Carrista Appuntato scelto Caporale Lagunare Soldato 1950 1958 1962 1952 1994 1948 1958 1947 1970 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 22.736 22.737 22.738 22.739 22.740 22.741 22.742 BRAVO Pietro Maria COSTANTINI Isabella CUDINI Chiara FERRARA Giacomo PEZZANO Giulia SANTACATERINA Andrea ZUCCHI Valerio 22.743 22.744 22.745 22.746 22.747 22.748 22.749 22.750 22.751 22.752 22.753 BIANCO Michele SEMERARO Fernando BUFANO Angelo DISTASO Tommaso PIAZZOLLA Filippo Antonio ZUCCO Emilio DI GIORGIO Salvatore DEMECO Salvatore SANTERINI Gualtiero LISTA Vincenzo MENZANO Vincenzo 22.754 22.755 22.756 22.757 22.758 22.759 22.760 22.761 22.762 22.763 CATERISANO Pasqualino TESORIERE Francesco LOCANTO Mauro MIGALE Amedeo COLOSIMO Ferruccio QUATTROMANI Francesco BELLI Lorenzo STORNELLI Carmine DI GIOVANNI Mauro ASPRO Antonio Caporalmaggiore Studente universitaria Vice preside Studentessa in medicina Studente universitario Studentessa universitaria Studente universitario Graduato di truppa EI Udine Udine Coseano (UD) Udine Udine Udine Roma 1989 Sacerdote Sottufficiale AM Imprenditore Muratore specializzato Ricercatore universitario Medico Medico Dottore commercialista Avvocato Pensionato Agente in attività finanzi- Massafra (TA) Massafra (TA) Massafra (TA) Barletta (BT) Barletta (BT) Crotone Crotone Isola di Capo Rizzuto (KR) Montepaone (CZ) Cerenzia (KR) Crotone 1961 1960 1964 1954 1987 1956 1953 1964 1981 1949 1974 aria Imprenditore Avvocato Ingegnere Avvocato Consulente del lavoro Dottore commercialista Operatore turistico Impresario edile Sott.le delle Giubbe Rosse Supervisore ai generi ali- Isola di Capo Rizzuto (KR) Crotone Crotone Crotone Crotone Crotone Seravezza (LU) Bolton (CANADA) Bradford (CANADA) Woodbridge (CANADA) 1985 1968 1966 1969 1978 1971 1979 1938 1968 1960 ment. Ufficiale di Polizia Newmarket (CANADA) 1959 Imprenditore Supervisore di legge munic. Studente Infermiere Docente Artigiano Designer architetto Thornhill (CANADA) Toronto (CANADA) Licata (AG) Lungavilla (PV) Caltanissetta Cuneo Montecarlo (P.to di Mo- 1940 1952 1998 1982 naco) Montecarlo (P.to di Mo- 1990 1989 1981 scelto Luogotenente AM Soldato Geniere Alpino Sergente 22.764 AMATO Michael Tenente Secondo 22.765 22.766 22.767 22.768 22.769 22.770 22.771 LOCILENTO Angelo VERRELLI Steve D. MANCUSO Piero CIGALINI Marco GIAMMORCARO Maria Grazia BRUNO Davide RENZO Alberto Adonai 22.772 BLASI Luigi Commerciante ROTONDO Davide PETITO Antonio BIASIOLI Stefano BOLZON Nicola DIFRANCESCO Mauro PIANTONI Efrem ERTANI Francesca BALSAMO Elpidio VARDELLI Chiara ANTONELLI Stefano naco) Graduato CC Rocchetta al Volturno (IS) Graduato Polizia di Stato Senigallia (AN) Medico e sindacalista Monticello Conte Otto (VI) Ingegnere meccanico Sovizzo (VI) Sottufficiale CC Cremolino (AL) Impiegato Bienno (BS) Laureanda in giurisprudenza Breno (BS) Ufficiale CC Barletta (BT) Commerciante Vigolo Marchese di C. (PC) Sacerdote e giudice ecc.co Cadeo (PC) Grado 22.773 22.774 22.775 22.776 22.777 22.778 22.779 22.780 22.781 22.782 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Aviere Appuntato scelto CC Sergente degli Alpini Maresciallo CC Tenente CC 1964 1966 1965 1975 1975 1942 1972 1989 1985 1974 1972 55 22.783 BEBERT Thierry 22.784 22.785 22.786 22.787 22.788 22.789 22.790 22.791 22.792 22.793 22.794 22.795 22.796 22.797 22.798 22.799 22.800 22.801 22.802 22.803 22.804 22.805 22.806 22.807 22.808 22.809 22.810 22.811 22.812 22.813 22.814 22.815 22.816 FORNIERI Michelina LOMBARDO Alessandro LOMBARDO Giuseppe MUSOLINO Rosa Fortunata SAVICA Vincenzo BONOMO Paolo BUCCI Diego CALOI Claudia CELEGHIN Cinzia DAL CENGIO Maurizio DAL LAGO Valter DAL POZZOLO Antonio FABINI Sonia MARCHETTI Marco PORTINARI Sonia SARTORE Enrico SINIGAGLIA Vania STRACCI Emiliano AMICO di MEANE Filippo GAGLIONE Gianfranco LUSCRI Frank SAMORÈ Claudio POLI Patrizia VILLA Giuliana Luigia MORANDO Massimiliano PODAVINI Greta GAMBINO Patrizia MANCINI Adriano BUSCHINI Dario Teresio SANESE Maria Luisa MORRESI Pier-Maria SBARDELLATI Michele TROVATORE Mauro 22.817 de MEDICI di OTTAJANO 22.818 22.819 22.820 22.821 22.822 22.823 22.824 22.825 22.826 22.827 22.828 22.829 22.830 22.831 22.832 22.833 Giovan B. DI SANTO Francesco MORCELLA Angelo GUERRERA Fabrizio MAROCCHI Matteo CALARCO Francesco Maria DEIANA Maria Carla BENEVENTO Diego PILEGGI Franco GASPARINI Mauro GALEONE Maurizio DIGIOVANNI Nicola AVERSA Vito ROMANO Pasquale LOVATTI Marco PANTANO Francesca PIGA Joseph Charles 56 Responsabile amministrativo Pensionata Fante Impiegato Poste Italiane Sergente Genio Ferrov. Impiegato Medico - doc. univ. Medico - doc. univ. Alpino Impiegato tecnico Avvocato Artigiana Geometra Capitano Architetto Libero professionista Alpino Commerciante Ragioniera contabile Sacerdote Agente di polizia locale Libero professionista Aviere scelto Appuntato scelto CC Luogotenente Carabiniere Primo Aviere Maggiore medico Carabiniere Fante Colonnello Tenente Colonnello Carabiniere Carabiniere Lgt. Fante Carrista Arith (FRANCIA) 1968 Titolare officina meccanica Impiegato RAI Graduato CC Commercialista Pensionato Orefice Insegnante d’inglese Imprenditore Insegnante Avvocato Imprenditore Artigiano Ragioniera Medico Impiegato Funzionario Confcom- Caltanissetta Caltanissetta Caltanissetta Messina Messina Lonigo (VI) Vicenza Vicenza Pincara (RO) Schio (VI) Altavilla Vicentina (VI) Monte di Malo (VI) Trissino (VI) Limena (PD) Lonigo (VI) Thiene (VI) Vicenza Finale Ligure (SV) Roma Venafro (IS) Farmington Hills (U. S. A.) Ravenna Asti Dusino San Michele (AT) Asti Asti Asti Rocca Massima (LT) Borgo Vercelli (VC) Spoltore (PE) Varese Besozzo (VA) Casciago (VA) mercio Pensionato Napoli 1939 Operaio Ufficiale EI Ufficiale EI Libero professionista Fisioterapista Infermiera Direttore tecnico Carabiniere Pensionato Pensionato Guardia Giurata Impiegato Pilota di porto Avvocato Consulente informatico Imprenditore San Lucido (CS) Roma Roma Virgilio (MN) Esperia (FR) Padova Nocera Inferiore (SA) Valpelline (AO) Montjovet (AO) Saint Vincent (AO) Barletta (BT) Catania Chioggia (VE) Mantova Roma Cagliari 1955 1962 1960 1971 1964 1943 1984 1990 1946 1955 1969 1953 1970 1950 1979 1952 1950 1963 1980 1954 1973 1951 1978 1963 1964 1964 1970 1964 1958 1971 1952 1960 1944 1969 1955 1988 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 22.834 22.835 22.836 22.837 22.838 22.839 22.840 22.841 22.842 22.843 22.844 22.845 22.846 22.847 22.848 22.849 22.850 22.851 22.852 22.853 22.854 22.855 22.856 LASCARI Manuela Francesca MORONA Marisa MARINELLI Giancarlo PLANERA Massimo LETTA Marco ROSSO Enrico FRANZINI Massimiliano PANTISANO Pasquale BARCI Massimiliano BALDASSERINI Giampiero TAVOLETTA Antonello CARROZZO Nunzia CAFUOTI Luigi BLASI Emanuele CAVALLO Gianluca PICCINNI Cosimo VETRÒ Fabio DIMONTE Giuseppe Fabio REGINA Antonio SCATTOLINI Roberto GALVANI Giorgio GALLI Maximiliano DE STEFANO Raffaello Ferdi- 22.857 22.858 22.859 22.860 22.861 22.862 nando CURCI Savilibero MANDICA Francesco ANTOLINO Potito PERILLI Luisa CASADEI Alberto BAHAMONDES ZLATAR J. 22.863 Ignacio CATTANEO Luigi 22.864 22.865 22.866 22.867 22.868 22.869 22.870 22.871 FRIGERIO Mirko MARAZZI Maria Luisa STRINGHINI Paola Beatrice GIGANTE Eleonora BUFFOLI Francesco ASTOLFI Francesco PANICO Gaetano BOSCO Giorgio Interprete e consulente Commerciante Graduato CC Ufficiale CC Agente di polizia locale Pensionato Graduato Polizia di Stato Dirigente medico Agente generale assicurativo Imprenditore Imprenditore Casalinga Capo turno Responsabile ufficio acquisti Graduato Polizia di Stato Graduato Polizia di Stato Graduato Polizia di Stato Graduato Polizia di Stato Graduato CC Avvocato Pensionato Libero professionista Insegnante Roma Pordenone Citerna (PG) Arezzo Parabiago (MI) Villanova d’Asti (AT) Frattocchie (RM) Crotone Cervicati (CS) Roma Roma Taranto Massafra (TA) Taranto Francavilla Fontana (BR) San Giorgio Jonico (TA) Lama (TA) Taranto Marsala (TP) Mantova Rimini Como Torre Annunziata (NA) Barletta (BT) Messina Coppito (AQ) S. Vito al Tagliamento (PN) Forlimpopoli (FC) Santiago (CILE) 1976 1974 1984 Caporale Fabbro Sottufficiale G. d. F. Finanziere Imprenditrice Libero professionista Insegnante Sergente paracadu- Pensione Asti 1938 Libero professionista Impiegata Impiegata Avvocato Artigiano Dirigente Macchinista ferroviario Ministro plenipotenziario Milano Rho (MI) Milano Massafra (TA) Rovato (BS) Porto Mantovano (MN) Acerra (NA) Roma 1974 Creazzo (VI) Roma Assago (MI) Bono (SS) Montemurlo (PO) Firenze Catania Trento 1970 1976 1992 1958 1981 1965 1964 1987 Appuntato CC Capitano CC Carabiniere Caporalmaggiore Primo Aviere Carabiniere scelto Fante Sottocapo Maresciallo aiutante Allievo Maresciallo 1977 1975 1981 1949 1974 1949 1964 1971 1973 1972 1965 1972 1970 1974 1972 1980 1974 1938 1965 1945 1940 1984 tisti 22.872 22.873 22.874 22.875 22.876 22.877 22.878 22.879 FAEDO Italo FIGÀ TALAMANCA Alvise NAGY BOTROS Basha Beter SULAS Francesco CANESI Stefano BARBARO Marco LOMBARDO Marco Colombo MAURO Francesco GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Alpino Caporalmaggiore a. r. Tenente dei bersaglieri Imprenditore Bancario Studente Luogotenente CC Sottufficiale CC Consulente telefonia Avvocato Ingegnere Maresciallo Sottufficiale EI 1947 1982 1988 1932 57 OGGETTISTICA Cravatta Cravatta Marinella Cravatta Marinella € 30,00 € 100,00 € 100,00 Sciarpa Distintivo G. d’O. Distintivo G. d’O. Scelta € 30,00 € 30,00 € 10,00 € 20,00 Distintivo Ispettore Distintivo G. d’O. Scelta Ispettore Medaglia al Merito di Servizio grande Medaglia al Merito di Servizio piccola € 20,00 € 20,00 € 50,00 € 30,00 Fascia da Braccio € 20,00 Foulard 58 Barrette d’argento di riconferma per la Medaglia al Merito di Servizio piccola Fregio in materiale plastico Calendario 2013 Calendario 2012 € 20,00 € 5,00 € 10,00 € 10,00 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 Portiamo al Pantheon i nostri Re Le glorie del Regno d’Italia Gabriele d’Annunzio (1863-1938) Centocinquantesimo anniversario della nascita Crest Targa Scudetto di stoffa Medaglia Regina Elena € 35,00 € 20,00 € 10,00 € 20,00 DISTINTIVI COMMEMORATIVI Trentennale morte R.E. Centenario morte V.E. II € 30,00 € 30,00 CD AUDIO Alle radici di Casa Savoia € 10,00 Quarantennale morte V.E. III (colore oro) Trentesimo anniversario morte RE Umberto II € 30,00 € 20,00 Adesivo tricolore Distintivo Ispettore riconfermato (più di una conferma) Bandiera (in poliestere) € 2,00 € 20,00 € 20,00 Fregio da basco Libro € 15,00 € 30,00 Sotto ciascun oggetto sono indicate le offerte minime per la cessione dei gadget sopraelencati. La cessione può essere effettuata soltanto ai soci. Gli oggetti sono disponibili presso l'Istituto; in caso di spedizione occorrerà aggiungere € 5 per le spese postali. Per verificare l’effettiva disponibilità dei singoli articoli, consultare la sezione “Oggettistica” del nostro sito internet www.guardiadonorealpantheon.it GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013 59 60 GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013