Registrazione del Tribunale di Roma n° 300/86 del 10/06/1986
GUARDIA D’ONORE
VIVA V.E.R.D.I.
Le glorie del Regno d’Italia
Giuseppe Verdi (1813-1901)
Bicentenario della nascita
marzo / aprile 2013
2
SOMMARIO
MARZO - APRILE 2013
Rivista bimestrale dell’Istituto
Nazionale per la Guardia d’Onore
alle Reali Tombe del Pantheon
Direzione:
00186 Roma - Via della Minerva, 20
Tel. 06.67.93.430
Fax. 06.69.92.54.84
Indirizzo Internet:
www.guardiadonorealpantheon.it
E-mail dell’Istituto:
[email protected]
pag.
Dalla Presidenza
1
Avvisi
10
Quote sociali
14
Cronaca delle Delegazioni
18
Prossimi eventi
28
Cultura
29
Note liete
52
Necrologi
53
Nuovi iscritti
54
Oggettistica
58
Modulo di domanda di ammissione 60
Direttore Responsabile:
Ugo d’Atri
Le lettere e gli articoli esprimono unicamente le opinioni degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. per le riproduzioni anche se parziali, è
fatto abbligo di chiederne preventiva autorizzazione,
citarne la fonte, inviando all’Istituto una copia.
Registrazione del Tribunale di Roma
n.° 300/86 del 10-06-1986
Spedizione in abbonamento postale
Del presente numero di 60 pagine sono state
stampate 4500 copie
Finito di stampare il 15-04-2013
Impaginazione e stampa: Co.Art s.r.l.
www.co-art.it
Prevista consegna alle poste il il 17-04-2013
SOMMARIO
La collaborazione del Direttore
e dei soci è da sempre gratuita e mai può assumere la
forma di lavoro dipendente
o di collaborazione autonoma perché incompatibile
con la natura volontaristica
dell’Istituto Nazionale per la
Guardia d’Onore alle reali
Tombe del Pantheon, di cui
la Rivista è organo.
Fermo quanto precede, la
direzione si riserva di ospitare, in attuazione all’art. 21
della Costituzione, interventi
anche di non soci a titolo
gratuito, riservandosi sempre e comunque il diritto di
apportare tagli e modifiche
ritenute necessarie.
Ogni collaborazione implica
accettazione integrale e senza
riserve di quanto precede.
Hanno collaborato a questo numero:
Francesco Atanasio
Riccardo Basile
Carlo Bindolini
Gianni Dal Buono
Ugo d’Atri
Domenico Giglio
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
DALLA
PRESIDENZA
VERBALE DEL CONSIGLIO GENERALE
DEL 19 GENNAIO 2013
Alle ore 9,40 il Presidente, Capitano di Vascello Dr. Ugo d’Atri, fatto l’appello, presenti di persona 88 su
133 aventi diritto, dichiara validamente aperta la riunione.
Sul primo punto (approvazione del bilancio consuntivo 2012), il Presidente dà la parola al presidente del Collegio dei Revisori Dr. Pietroni, il quale illustra le relazioni al bilancio consuntivo 2012 e preventivo 2013, distribuiti ai presenti. Il Presidente sottolinea la forte contrazione delle entrate rispetto
alle previsioni e l’incremento dei costi di spedizione della rivista bimestrale Guardia d’Onore, tanto da
aver reso necessario la contrazione delle spese mediante la riduzione sia dei numeri della rivista che
dell’orario del personale impiegato. Si dichiara favorevole all’invio on-line della rivista ai soci che ne
faranno richiesta. Terminata la discussione il bilancio consuntivo 2012 viene approvato all’unanimità.
Si passa a discutere il bilancio preventivo 2013, il quale viene approvato all’unanimità.
Quanto al terzo punto all’o.d.g. (elezione del Presidente dell’Istituto), l’assemblea, accogliendo la
mozione del Delegato Ins. Restifo, riconferma per acclamazione Presidente il Capitano di Vascello
Dr. Ugo d’Atri. Il Presidente ringrazia l’assemblea ricordando di aver servito l’Istituto come ha
potuto, con l’obiettivo di portare sotto lo stesso tetto, all’insegna della nostra storia, nel ricordo del
Regno d’Italia, tutti coloro che si sentono legati alla Dinastia Sabauda, ma con il rammarico di non
esserci riuscito a causa delle infinite rivalità, delle ostilità reciproche, e dell’arrendevolezza nei confronti di chi mal ci sopporta, con il deludente risultato di essere deboli verso l’esterno e feroci verso
l’interno. Il Presidente ricorda ai presenti che le Guardie d’Onore sono eredi della più antica associazione combattentistica d’Italia, per il rilancio della quale occorre soprattutto l’impegno delle
cariche sociali, cominciando dalla loro presenza al Consiglio Generale, che è un segno di appartenenza. Il Presidente segue tracciando un bilancio degli ultimi dieci anni nei termini che seguono: al
momento della propria nomina da parte del Ministro della Difesa Antonio Martino, l’Istituto era in
buona salute dal punto di vista numerico e finanziario, ma aveva purtroppo perso i collegamenti
con il mondo militare, con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma e con il mondo istituzionale. In questo decennio si è dunque riusciti a riannodare i rapporti con il Ministero della Difesa ed
oggi veniamo regolarmente invitati alle cerimonie militari e siamo stati anche ammessi in ASSOARMA. Resta il rammarico di essere stati retrocessi al penultimo posto dell’elenco ufficiale delle
Associazioni da invitare alle cerimonie militari. Tra i politici dei vari schieramenti c’è chi ci accoglie a braccia aperte, a volte per captatio benevolentiae, e chi non gradisce di vedere le nostre bandiere stemmate. La nostra collocazione legittima a livello istituzionale è importante per rispetto ai
tanti militari che onorano l’Istituto con la loro adesione. Il Presidente conclude evidenziando gli
obiettivi da perseguire:
I) Nostra ricollocazione in ambito istituzionale come Istituto combattentistico di origine risorgimentale cercando di risalire l’ordine di precedenza nella lista dei sodalizi invitati alle cerimonie militari;
II) Procedere con l’adeguamento della nostra normativa regolamentare, fermo restando lo Statuto, dal
quale, d’accordo del Ministero della Difesa, sono state espunte norme obsolete, pur pagando il prezzo di esser passati da un inquadramento di tipo gerarchico all’elettività delle cariche, con riflessi
sull’unitarietà dell’Istituto.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
1
III) Il maggiore obiettivo, già indicato nel gennaio 2003, resta quello di tumulare nel Pantheon anche i
Sovrani d’Italia ancor oggi sepolti in terra d’esilio: le LL. MM. i Re Vittorio Emanuele III ed
Umberto II, e le Regine Elena e Maria José; i vari disegni di legge ed una raccolta di firme consegnate al Presidente del Senato non hanno purtroppo portato ad un atto legislativo ed a questo punto
procederemo comunque secondo la via indicata dalla Commissione nominata a suo tempo per
adempiere il nostro voto.
Il Presidente sottopone all’assemblea le nomine da farsi per il Collegio dei Revisori dei conti e del Consiglio
di Disciplina, chiedendo se ci siano proposte od osservazioni riguardo le candidature; trovandosi tutti
d’accordo, il Consiglio Generale nomina per acclamazione i componenti dei due organismi proposti dal
Presidente, e cioè le Guardie d’Onore Dottori Pietroni, Antonelli e Di Pasquale come Revisori, supplente
le GG. d’O. Sig. Falcioni e dr. Alicicco, e le Guardie d’Onore Avvocati del Mercato, Morganti e Tomaino
quali membri del Consiglio di Disciplina.
Il Presidente introduce quindi il tema delle quote sociali, spiegando che nonostante lo scorso anno siano
state introdotte le due categorie dei soci sostenitori e benemeriti, con corresponsione di una quota sociale
maggiore, l’Istituto ancora ha delle difficoltà. Intervengono i Delegati M.llo D’Appolito, Avv. M. Bruno,
Sig. De Cesari, Geom. Calderari, Gen. Calò, Dr. Ruggeri, Sig.ra Storiani, Cav. Mastroianni, Cav. Garbin,
Dr. Berardinetti, Avv. Gadaleda, Cav. Gentile, M.llo Mazza, Prof. Falzone, gli Ispettori Sig. Di Maria, Dr.
G. e Dr. P. L. Duvina ed i Consultori Dr. Di Martino e Avv. del Mercato. In particolare vi è chi propone
sottoscrizioni per singoli progetti e la corresponsione volontaria di una quota maggiore da parte delle cariche sociali. Conclude la discussione l’intervento del Presidente, il quale sottolinea la diminuzione delle
nuove iscrizioni. Segue la votazione, con la quale, a maggioranza, si approva il mantenimento della attuale quota sociale di 30,00.
Il Presidente dà comunicazione delle modalità di svolgimento delle celebrazioni del 20 gennaio e del percorso del corteo, al quale si aggiungerà la Fanfara dei Bersaglieri, corteo autorizzato dall’Altare della
Patria al Pantheon.
Dopo una breve pausa per la colazione, riprendono i lavori con la concessione da parte del Presidente,
delle medaglie di benemerenza alle Guardie d’Onore Francesco Calò, Umberto Tripodi, Andrea Maria
Coda di San Grato, Mirko Fresia Paparazzo e Paolo Arfilli. Riguardo alla costituzione del Comitato
d’Onore dell’Istituto ai sensi dell’art. 35 dello Statuto. Il Presidente propone come membri del Comitato
d’Onore l’On. Dott. Alberto Lembo, il Duca Dott. Gian Andrea Lombardo di Cumia, il Principe Prof.
Giovanni Battista de’ Medici di Ottajano, il Prof. Dott. Pierluigi Duvina, il Nob. Prof. Luigi Borgia, il
Conte Amb. Mario Bondioli Osio, e l’assemblea approva la proposta per acclamazione.
Passando a parlare delle varie ed eventuali, il Delegato di Palermo M.llo D’Appolito propone una modifica alla preghiera della Guardia d’Onore, a proposito della quale Mons. Millimaci spiega che, se essa risulta approvata dall’Autorità Ecclesiastica, anche la modifica deve essere approvata, mentre se la preghiera
non è approvata, essa può recitarsi privatamente. Poiché al Consiglio Generale non risulta l’approvazione ecclesiastica della Preghiera della Guardia d’Onore, viene deliberato all’unanimità di chiedere
all’Autorità Ecclesiastica l’approvazione della detta Preghiera nella versione proposta dal Delegato di
Palermo e di seguito trascritta:
Preghiera della Guardia d’Onore
Dio onnipotente ed eterno, Signore del tempo, meta del cuore e del pensiero
noi Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Ti imploriamo perché il cammino tracciato dai
nostri padri sia il nostro e dei nostri figli.
Fa che il cielo azzurro della nostra Patria ci veda sempre uniti come ha voluto il sacrificio
dei nostri martiri.
Fa che ci si senta fratelli, legati da un nodo d’amore, e che la nostra fede, incrollabile,
porti copiosi frutti.
Noi, custodi di antichi ed attuali valori, invochiamo la Tua infinita misericordia per i nostri Sovrani
defunti e per la nostra Patria.
Per tutto ciò, Signore, noi Ti preghiamo.
2
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
L’Ispettore Sig. Di Maria propone di regolamentare l’uso del mantello blu della G. d’O. disponendo di usarlo in tutti i luoghi ove è richiesto. Il Presidente ritiene utile mantenere la necessità di permesso da parte sua
dell’uso del mantello fuori dal Pantheon. I Delegati Gen. Chiriatti e M.llo Ruzzier e l’Isp. Dr. Zoppi ricordano che il mantello venne adottato dall’Ammiraglio Cocco per ragioni di uniforme al fine di rimediare al disordine di certe divise; inoltre, Ruzzier si pronuncia per un uso prudente del mantello. Il Delegato M.llo
D’Appolito rivela di prestare oggi il servizio di guardia con la stessa emozione del proprio primo servizio, sottolineando il decoro particolare dell’abito scuro. Il Consultore Dr. Di Martino si dice in favore del ripristino
di due Ispettori preposti alla vigilanza della correttezza del servizio di guardia nel Pantheon.
Il Presidente passa dunque a illustrare l’attività dell’istituto per il 2013, caratterizzata tra l’altro dalle
celebrazioni per il 30° anniversario della morte di S.M. Re Umberto II, per il 350° anniversario della
nascita del Principe Eugenio di Savoia, al quale è debitrice la Cristianità, e per il 400° anniversario della
salita al trono dei Romanov in Russia.
Non essendoci altro su cui discutere e deliberare, il Presidente dichiara chiuso il Consiglio Generale alle
ore 18,00.
PRESENTI: d’Atri, del Mercato, Di Martino, Marini Dettina, Tomaino, Morganti, De Pasquale, Antonelli,
Pietroni, Garosci, Duvina P.L., Gadaleta, Zoppi di Zolasco, Longo, Arfilli, Duvina G., Pellegrino,
Barlozzari, Quadrani, Mazza, Francica di Panaya, Palaya di Tocco, Cavallaro, Lapis, D’Appolito,
Grancagnolo, Santoro, Iacona, D’Angelo, Restifo, Falzone, Gentile, Giuliano, Carrier-Dalbion, Bruno M.,
Luciani, De Angelis, Forconi, Belli, Giusti, Barzaghi, De Cesari, Caruso, Bernardinetti, Petri, Pasin, Soldà,
Del Zoppo, Orrino, Genovese, Anzevino, Cassa, Piazzolla, Chiriatti, Calò, Lovison, Mastroianni, Pichierri,
Allegrini, Filimberti, Cotti Cometti, Bressani, Grassi, Belladonna, Garbin, Ponza, Basile, Calderari,
Ruggeri, Ruzzier, Tizzoni, Flamigni, Aiudi, Mechi, del Pinto, Lombardo di Cumia, Millimaci, Di Maria,
Pizzi, degli Uberti, Pierato, Monescalchi, Cardellini, De Andrea, Bruno P., Pironi, Conzon, Triberti.
ASSENTI: Alicicco, Falcioni, Schmidt, Mattoli, Manfredini, Lucia, Fabris, Bacci, Bonaventura, Piccitto,
Saba, Marinaro, Savoia, Staglianò, Marmonti di Gaeta, Coda di San Grato, Donfrancesco, Ierardi,
Ardissone, Moschini, Sirabella, Febbo, Rispoli, Rocco di Torrepadula, D’Errico, Mongillo, De Tullio,
Saponaro Monti Bragadin, Balzarotti, Chersola, Pastorino, Venturelli, de Razza Planelli, Sciarrino, Angeli,
Nardi, Scaravelli, Fata, Milazzo Savoca, Frau, Monti Bragadin, Romano, Boidi Couceyro, Lazzarino de
Lorenzo, Rossi, Garbo.
Ugo d’Atri
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
3
RELAZIONE FINANZIARIA SUL BILANCIO CONSUNTIVO 2012 E SUL BILANCIO
DI PREVISIONE 2013
Signori della Guardia,
Il 21 gennaio dello scorso anno questo Consiglio Generale ha approvato il bilancio di previsione
2012 per complessivi € 190.000 per uscite correnti ed altrettanti per le entrate correnti.
Sotto le date del 14 novembre e del 17 dicembre 2012, la Presidenza e il Collegio dei revisori dei
conti, in seduta congiunta, hanno apportato modifiche al bilancio di previsione per adeguarlo alla situazione delle entrate e delle uscite nello stesso periodo; in particolare sono state previste entrate e uscite per
un totale di € 170.000,00
A fronte del bilancio di previsione, nel corso del 2012 le entrate correnti sono state di € 169.358,67
e le uscite correnti di € 159.494,76 (All. 1) con uno sbilancio positivo di € 9.863,91 che ha modificato
la situazione patrimoniale dell’Istituto come di seguito illustrato.
Situazione patrimoniale1
31.12.2012
31.12.2011
Variazione
-
93.066,49
8.767,50
1.092,72
5.869,73
108.796,44
87.349,67
7.950,51
88,55
3.543,80
98.932,53
+ 5.716,82
+ 1.821,16
C/c bancario Ban. Etruria
C.c.p. 59325001
C.c.p. 96450861 (Del. Milano)
Cassa
Totali
+ 2.325,93
+ 9.863,91
In relazione alle previsioni di entrata e di uscita riportate nel bilancio preventivo approvato nel gennaio 2012, si sono rilevati:
- una contrazione delle uscite (- 17%), rispetto al dato di fine anno 2011, più marcata del calo delle
entrate (- 7,34%) che ha dapprima consentito il pareggio dei flussi e ha successivamente generato
un risparmio di risorse, andando ad accrescere il patrimonio finanziario dell’Istituto di circa il 10%
rispetto alla situazione patrimoniale di fine 2011;
- il risultato, più che soddisfacente sotto il profilo strettamente gestionale, è stato raggiunto grazie alla sostanziale elasticità delle strutture amministrative che ha consentito all’Istituto di adeguare, pur in un quadro di forte rigidità del contesto contrattuale e normativo esterno, le iniziative di spesa alla dinamica dei flussi di entrata. Gli interventi sulle uscite hanno riguardato
in misura molto contenuta il comparto delle “spese istituzionali” (- 3% rispetto alle previsioni,
+ 17% in confronto al dato dello stesso comparto a fine 2011) a testimonianza dell’elevata
attenzione della Presidenza al conseguimento dei fini istituzionali e dell’impegno a canalizzare
verso questi capitoli di spesa le risorse finanziarie messe a disposizione dagli iscritti; risparmi
di spesa più sostanziosi sono stati invece messi a segno nel comparto delle “spese di organizzazione” (- 36% rispetto alle previsioni, - 40% rispetto al dato di fine anno 2011) e delle “spese
di amministrazione” (- 20% rispetto alle previsioni, - 36% delle spese dello stesso tipo affrontate nel 2011)
1
Criteri seguiti: per il c/c bancario e per il c.c.p. sono stati assunti i saldi contabili alla data di riferimento, anche attraverso il
circuito on-line; per la cassa le consistenze effettive dei valori esistenti costituiti tutti da biglietti di banca e monete di Stato.
4
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Per quanto riguarda le singole voci indicate nella situazione, si sottolinea in particolare che:
- la contrazione delle entrate ha avuto le sue espressioni più consistenti nelle voci relative alle
“Quote sociali ammissioni” (- 16% rispetto al 2011) e ai “Proventi” (- 8%); maggiore resistenza al declino ha opposto la voce “Quote sociali rinnovi annuali” (- 3,2%). L’analisi è relativamente semplice: la compagine sociale nel suo insieme dimostra attaccamento all’Istituto;
l’impegno economico viene, per ovvie ragioni di tipo congiunturale, limitato alla corresponsione della quota annuale e non viene – sempre parlando in generale - esteso alle altre forme di
sostegno come oblazioni, richieste di oggettistica o diplomi. Più preoccupante è sicuramente il
dato sulle nuove ammissioni che fa emergere l’esigenza di un’azione di penetrazione
dell’Istituto nella società civile e di presenza sul territorio sicuramente da migliorare; la
Presidenza dell’Istituto è naturalmente in prima linea nell’assumere uno specifico impegno in
tal senso per l’anno appena iniziato
- il drastico contenimento delle uscite è stato raggiunto non tanto attraverso ulteriori forme di razionalizzazione dei tempi di pubblicazione della rivista che hanno portato le relative spese da
46.302,46 di fine 2011 a 42.598,00 del 31 dicembre scorso (- 8%) quanto per mezzo di una diversa articolazione degli orari di lavoro degli addetti alla Presidenza, la cui voce (“Personale” e’ passata da 60.444,63 euro a 47.490,25 euro (- 21%) e di un contenimento delle spese di ufficio e di cancelleria, da 16.119,31 euro di fine 2011 a 9.327,00 di fine 2012 (- 42%).
Come si accennava in premessa, l’andamento del bilancio può essere valutato positivamente solo
sotto un profilo strettamente gestionale; migliorabile è invece la valenza strategica del documento contabile, dal momento che il punto di equilibrio fra le entrate e le uscite e’ stato raggiunto verso valori finanziari più bassi. È evidente il rischio di ripiegamento dell’Istituto.
In linea con alcune riflessioni di questa Presidenza pubblicate nel bimestrale in corso d’anno,
andrebbero condotti specifici approfondimenti volti ad individuare le concrete modalità con le quali, oltre
a svolgere i compiti istituzionali di guardia onorifica alle Reali Tombe, assumere il ruolo di custodi dei tradizionali valori storici e culturali della Patria.
In merito alle entrate e alle uscite relative al 2013, si è approntato un bilancio di previsione che
riprende i valori complessivi risultanti dal consuntivo 2012, ritenendo tali grandezze adeguate per l’anno
appena iniziato. Si è pertanto ritenuto di indicare un importo totale di 170.000 euro, come pure riportato nell’allegato 1; le voci di entrata in particolare non subiranno variazioni di rilievo, considerato il particolare momento di crisi economica generale. La valorizzazione delle voci di uscita ha sostanzialmente
incorporato i notevoli risparmi ottenuti nello scorso anno, impegnando la Presidenza a ricercare anche
nell’esercizio in corso tutte le possibili forme di contenimento dei costi, soprattutto nei comparti di spesa
non istituzionale.
Roma, 19 gennaio 2013
IL PRESIDENTE
(Cap. Vasc. Dr. Ugo d’Atri)
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
5
ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
CONTO FINANZIARIO CONSUNTIVO ENTRATE 2012
DENOMINAZIONE
PREVISIONE 2012
ASSEST. PREV. 2012
ENTRATE AL 31/12/2012
TITOLO I - ENTRATE CORRENTI
Cap. 1° - Interessi attivi vari
Cap. 2° - Quote sociali di ammissioni
Cap. 3° - Quote sociali rinnovi annuali
Cap. 4° - Proventi
Art.1 - Oblazioni e oggettistica
Art.2 - Medaglie, diplomi
Art. 3 -Riunioni
TOTALE ENTRATE CORRENTI
!
!
!
1.000,00
25.000,00
90.000,00
!
!
!
1.000,00
28.000,00
80.000,00
!
!
!
469,01
25.759,80
84.130,99
!
!
!
!
45.000,00
5.000,00
24.000,00
190.000,00
!
!
!
!
40.000,00
8.000,00
13.000,00
170.000,00
!
!
!
!
37.925,56
7.808,00
13.265,31
169.358,67
ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
CONTO FINANZIARIO CONSUNTIVO USCITE 2012
DENOMINAZIONE
PREVENTIVO
ASSEST. PREV. 2012
TITOLO I - USCITE CORRENTI
2012
Cap. 1° - SPESE ISTITUZIONALI
Art. 1 - Tessere , medaglie, diplomi
!
8.000,00 !
3.000,00
Art . 2 - Rivista
!
50.000,00 !
43.000,00
Art. 3 -Oblazioni (nuovo)
!
1.000,00 !
1.000,00
Art. 4 - Fiori alle Reali Tombe
!
3.500,00 !
3.500,00
Art. 5 - Divise sociali
!
7.500,00 !
22.500,00
Art. 6 - Oggettistica
!
6.000,00 !
5.000,00
TOTALE SPESE ISTITUZIONALI
!
76.000,00 !
78.000,00
Cap.2° - SPESE DI ORGANIZZAZIONE
Art. 7 - Rappresentanza
!
1.000,00
Art. 8 - Riunioni
!
20.000,00 !
13.000,00
Art. 9 - Viaggi, trasporti
!
6.000,00 !
4.500,00
TOTALE SPESE DI ORGANIZZAZIONE
!
27.000,00 !
17.500,00
Cap. 3°- SPESE DI AMMINISTRAZIONE
Art. 10 - Illuminazione, riscaldamento, acqua
!
2.000,00 !
2.000,00
Art. 11 - Spese di ufficio e cancelleria
!
16.000,00 !
9.500,00
Art. 12 - Spese postali
!
12.000,00 !
5.000,00
Art. 13- Personale
!
50.000,00 !
50.000,00
Art. 14 Bolli e varie di amministrazione ed interessi passivi
!
1.500,00 !
3.000,00
Art. 15 - Telefono
!
4.000,00 !
4.000,00
TOTALE SPESE DI AMMINISTRAZIONE
!
85.500,00 !
73.500,00
Cap. 4°- ONERI PATRIMONIALI
Art. 16 - Manutenzione locali, mobili e nettezza urbana
!
1.500,00 !
1.000,00
TOTALE ONERI PATRIMONIALI
TOTALE USCITE CORRENTI
!
190.000,00 !
170.000,00
TITOLO II - USCITE CONTO CAPITALE
6
USCITE AL 31/12/2012
!
!
!
!
!
!
!
2.995,37
42.598,00
1.000,00
2.740,00
22.085,55
1.780,98
73.199,90
!
!
!
12.724,86
4.393,74
17.118,60
!
!
!
!
!
!
!
1.663,57
9.422,20
4.002,82
47.490,25
2.333,20
3.439,19
68.351,23
!
825,03
159.494,76
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
BILANCIO DI PREVISIONE ENTRATE 2013
DENOMINAZIONE
ENTRATE AL 31/12/2012
PREVISIONE 2013
TITOLO I - ENTRATE CORRENTI
Cap. 1° - Interessi attivi vari
Cap. 2° - Quote sociali di ammissioni
Cap. 3° - Quote sociali rinnovi annuali
Cap. 4° - Proventi
Art.1 - Oblazioni e oggettistica
Art.2 - Medaglie, diplomi
Art. 3 -Riunioni
TOTALE ENTRATE CORRENTI
!
!
!
469,01
25.759,80
84.130,99
!
!
!
1.000,00
28.000,00
80.000,00
!
!
!
!
37.925,56
7.808,00
13.265,31
169.358,67
!
!
!
!
40.000,00
8.000,00
13.000,00
170.000,00
ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D'ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
BILANCIO DI PREVISIONE USCITE 2013
DENOMINAZIONE
USCITE AL 31/12/2012
PREV. 2013
TITOLO I - USCITE CORRENTI
Cap. 1° - SPESE ISTITUZIONALI
Art. 1 - Tessere , medaglie, diplomi
2.995,37
Art . 2 - Rivista
42.598,00
Art. 3 -Oblazioni (nuovo)
1.000,00
Art. 4 - Fiori alle Reali Tombe
2.740,00
Art. 5 - Divise sociali
22.085,55
Art. 6 - Oggettistica
1.780,98
TOTALE SPESE ISTITUZIONALI
73.199,90
Cap.2° - SPESE DI ORGANIZZAZIONE
Art. 7 - Rappresentanza
Art. 8 - Riunioni
12.724,86
Art. 9 - Viaggi, trasporti
4.393,74
TOTALE SPESE DI ORGANIZZAZIONE
17.118,60
Cap. 3°- SPESE DI AMMINISTRAZIONE
Art. 10 - Illuminazione, riscaldamento, acqua
1.663,57
Art. 11 - Spese di ufficio e cancelleria
9.422,20
Art. 12 - Spese postali
4.002,82
Art. 13- Personale
47.490,25
Art. 14 Bolli e varie di amministrazione ed interessi passivi
2.333,20
Art. 15 - Telefono
3.439,19
TOTALE SPESE DI AMMINISTRAZIONE
68.351,23
Cap. 4°- ONERI PATRIMONIALI
Art. 16 - Manutenzione locali, mobili e nettezza urbana
825,03
TOTALE ONERI PATRIMONIALI
TOTALE USCITE CORRENTI
159.494,76
T
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
3.000,00
50.000,00
1.000,00
3.500,00
10.000,00
5.000,00
72.500,00
18.500,00
4.500,00
23.000,00
2.000,00
11.000,00
5.000,00
50.000,00
1.500,00
4.000,00
73.500,00
1.000,00
170.000,00
7
135° ANNIVERSARIO DELLA
FONDAZIONE DELL’ISTITUTO
ROMA, 20 GENNAIO 2013
Il 135° anniversario della fondazione dell’Istituto
è stato celebrato alla presenza di S. A. R. il
Principe Emanuele Filiberto di Savoia.
Alle 9,30 Sua Altezza Reale, accompagnato dal
Gen. Torre, consigliere comunale di Roma con
fascia tricolore in rappresentanza del Sindaco
Alemanno, dal capitano di vascello d’Atri, presidente dell’Istituto, e dai consultori Di Martino
e nob. avv. Alfonso Marini Dettina, ha reso
omaggio al Milite Ignoto, all’Altare della
Patria.
La corona d’alloro dell’Istituto è stata portata
da due Granatieri di Sardegna in Grande
Uniforme di Rappresentanza; il labaro
dell’Istituto, decorato con quaranta medaglie
d’oro al valor militare, è salito, al seguito di
Sua Altezza Reale, portato dalle Guardie
d’Onore Previero, Ortenzi e Capra; gli onori
militari sono stati resi da un picchetto di
Granatieri di Sardegna; responsabile della cerimonia il capitano dei Granatieri Libranti.
Le gradinate erano stipate da alcune centinaia di
Guardie d’Onore, molte delle quali con il mantello stemmato dell’Istituto; molti anche i labari
schierati lungo le gradinate; le Bandiere delle
delegazioni presenti ai piedi della scalinata, ma
per la prima volta entro la cancellata.
Dopo l’omaggio al Milite Ignoto, si è svolto un
lungo corteo – autorizzato dalla Questura e dal
Comune di Roma – che, preceduto dalle Bandiere
e dai labari, dall’Altare della Patria, sotto la
pioggia, ha raggiunto il Pantheon, sotto la guida
del capitano dei Bersaglieri Guardia d’Onore
Massimiliano Gottardi. A Largo Argentina, una
fanfara dell’Associazione Nazionale Bersaglieri di
Roma attendeva il corteo per accompagnarlo al
Pantheon.
Nella Basilica, la tradizionale Santa Messa di suffragio per i Sovrani defunti è stata officiata da
mons. Micheletti, arciprete di Santa Maria ad
Martyres (Pantheon), concelebranti le Guardie
d’Onore mons. Millimaci, don Ghiselli e fra
Marco Galdini de Galda. Il cerimoniale liturgico
è stato curato da Alberto Di Maria, ispettore
dell’Istituto.
8
Al termine delle funzione, svoltasi alla presenza
di non meno di seicento persone, Sua Altezza
Reale ha reso omaggio ai Sovrani sepolti al
Pantheon.
Successivamente, i convenuti si sono spostati nel
retrostante Palazzo Santa Chiara, ove si è tenuto
un breve concerto della fanfara dei Bersaglieri,
seguito dall’intervento dell’avv. Francesco
Atanasio sulla storia dell’Istituto.
Al termine, riunione conviviale al roof garden
dell’hotel de la Minerve.
Alla cerimonia, fra i presenti, oltre la gran
parte delle cariche sociali dell’Istituto, il principe Maurizio Ferrante Gonzaga, marchese del
Vodice, le principesse Luciana e Mahera
Hassan dell’Afghanistan, la sen. Laura
Bianconi, vice-presidente del gruppo PDL al
Senato, la dr.ssa Anita Garibaldi, con un folto
gruppo di soci dell’Associazione Nazionale
Giuseppe Garibaldi in camicia rossa, fra di loro
il Gen. C. d’A. Martinelli, il Gen. C. d’A.
Simeone, il Gen. B. De Simone, il Gen. B. A.
Catalano, le Guardie d’Onore ing. Piazzini e
dr.ssa Diani, S. E. il dr. Sbutega, ambasciatore
del Montenegro presso il Vaticano e lo S. M. O.
M., l’Amb. Cortese de Bosis, l’on. avv. Quarzo,
consigliere comunale di Roma, i rappresentanti
delle Provincia di Viterbo, del Comune di
Viterbo (Guardia d’Onore dr. Fracassini), di
Cassine (Guardia d’Onore m.llo Cassero), di
Reggiolo (Guardia d’Onore prof. Scaravelli),
tutti con la fascia celeste (Provincia) o tricolore (Comuni), il dr. Usai, presidente della sezione di Roma dell’Associazione Nazionale Arma
di Cavalleria.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
9
AVVISI
VIAGGIO IN RUSSIA IN OCCASIONE
DEL 400° ANNIVERSARIO
DELL’ASCESA AL TRONO
DELLA DINASTIA ROMANOFF
13 – 19 luglio 2013
RUSSIA
Nella Russia del XVI e XVII secolo esisteva un’istituzione, lo Zemskij Sobor (Assemblea della terra),
paragonabile in qualche modo agli Stati Generali
di altri paesi europei e rappresentava per lo zar una
preziosa cassa di risonanza con cui ottenere sostegno e risorse.
Nel 1613 lo Zemskij Sobor scelse come zar
Michail Romanoff che pose fine al confuso
periodo noto come “epoca dei torbidi”. Questa
dinastia ha regnato in Russia per oltre tre
secoli.
“I Romanoff e lo splendore dell’Impero Russo” è
stato l’argomento della Giornata di Studio tenuta
a Palazzo Ferrajoli il 13 dicembre 2012 a cura
dell’Istituto del Sacro Romano Impero e
10
dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore
alle Reali Tombe del Pantheon. La Roman
Feelings by I Viaggi delle Meraviglie è stata sponsor dell’evento.
La nuova Russia si presenta con un volto elegante,
affascina con la modernità e lo sviluppo.
Le icone e le ideologie politiche sono cadute, ma
gli stranieri ne comprendono ancora in modo
vago la vita sociale. I contrasti che caratterizzano la situazione attuale sono visibili: antichi
monasteri convivono accanto a costruzioni
moderne, la povertà cammina fianco a fianco
con il lusso più sfrenato. Anche negli aspetti
quotidiani, come ad esempio nella cucina, si
alternano cibi raffinati ai pasti semplici dei contadini. Evoluta, alla moda e esagerata nei divertimenti ma anche tradizionale negli stili di vita
che si perpetuano negli angoli più remoti, ognuno dei quali nasconde bellezze realmente uniche. Tutto è contraddizione, ma è una contraddizione che nasce dalla storia e che colpisce il
turista. Le singolari cupole d’oro delle cattedrali ne dominano il panorama e continuano a simbolizzare le grandi città, riassumendone insieme
l’anima e la memoria. La nostra Russia è un
viaggio alla scoperta delle due città simbolo
della cultura e della tradizione, Mosca e San
Pietroburgo, è un telescopio puntato su paesaggi immensi, alla ricerca di testimonianze imperiali e di avanguardia artistica.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Informazioni utili
DOCUMENTI
Per l’ingresso dei cittadini italiani in Russia è
obbligatorio il rilascio di un visto turistico da parte
del Consolato Russo. Il visto turistico viene rilasciato per il periodo massimo di un mese su presentazione in originale dei seguenti documenti:
- Passaporto integro con una validità residua non
inferiore ai 6 mesi rispetto alla data di rientro in
Italia con almeno 2 pagine libere attigue (passaporti danneggiati o visibilmente deteriorati saranno rifiutati)
- Foto tessera recente retro firmata
- Modulo consolare e modulo di richiesta visto d’ingresso.
A questi documenti verrà affiancato, a pratica
totalmente confermata, la seguente documentazione:
- una polizza di assicurazione nominativa valida
per tutto il periodo del soggiorno in Russia con un
massimale di 30.000 euro;
- copia del voucher fornito dalla nostra agenzia
corrispondente in Russia;
- copia della conferma dei servizi prenotati al
fine dell’ottenimento dei visti (con i dati del
passaporto del turista, le date di partenza e
ritorno) fornita dalla nostra agenzia corrispondente in Russia. Il visto pertanto potrà essere
richiesto al consolato solo a pratica totalmente
confermata. Ha una durata massima di un
mese, a date fisse non estendibili, e consente un
unico ingresso.
Per i cittadini stranieri ulteriori documentazioni
richieste e il rilascio del visto è a discrezione del
consolato Russo.
Le spese di rilascio del visto turistico per la Russia
ammontano a 75 a persona per il visto ordinario e
di 110 per quello d’urgenza. Il tempo di rilascio
del visto da parte del consolato è di 10 giorni di
calendario per l’ordinario e 3 giorni per l’urgente.
La richiesta del visto presso il consolato può avvenire solo dopo l’ottenimento della conferma da
parte dell’hotel e l’invio della relativa documentazione da parte del corrispondente. Pertanto il costo
del visto sarà calcolato solo a pratica totalmente
confermata e dal giorno in cui la modulistica viene
presentata al consolato (senza tener conto dei giorni festivi italiani e stranieri). Senza il rispetto di tali
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
condizioni non potrà essere garantito il rilascio del
visto d’ingresso in Russia.
La richiesta del visto può essere delegata a “I
Viaggi delle Meraviglie” che prenderanno contatto
con ogni singolo partecipante per l’acquisizione e la
gestione della documentazione occorrente.
Occorre comunque ricordare che:
- Gli addebiti delle urgenze sono sempre a carico
del cliente, qualora la trasmissione dei documenti
sia avvenuta in ritardo.
- Qualora vengano effettuate delle modifiche alla
prenotazione effettuata e tutta la documentazione
sia stata già presentata al consolato, bisognerà calcolare un ulteriore supplemento per il rilascio del
visto ed inoltrare una nuova richiesta al consolato.
- Nessun rimborso della pratica spetterà per
ritardi nella consegna e/o mancanza dei previsti
documenti personali per l’espatrio, e nessun rimborso del costo del visto spetterà per inesattezza
di compilazione dei moduli o per passaporti danneggiati.
- “I Viaggi delle Meraviglie” non potrà essere ritenuta responsabile per il negato ottenimento del
visto d’ingresso causa mancata idoneità dei requisiti richiesti o voluta / errata compilazione del
modulo consolare d’ingresso.
Dal 25 novembre 2009 sono cambiate alcune regole per il passaporto dei minori. Il minore
dovrà essere in possesso di un passaporto individuale, pertanto non sarà più possibile per il genitore, iscrivere il figlio sul proprio passaporto.
Tutti i cittadini che hanno richiesto il passaporto in
data antecedente a quella del 25 novembre 2009 e
che hanno richiesto l’iscrizione del figlio minore
avranno la validità del documento fino a scadenza.
I minori che invece sono già iscritti sul passaporto
del genitore (dai 7 ai 14 anni d’età obbligatoriamente con fotografia sul documento) è richiesta
una fototessera retrofirmata dal bambino e autenticata in comune, da allegare alla richiesta del
visto. Per i bambini in possesso di un proprio passaporto, la procedura da seguire è come quella dell’adulto.
Inoltre per tutti i minori è richiesto sempre lo stato
di famiglia.
Resta immutato per il turista l’obbligo di compilare e presentare all’arrivo in frontiera russa la Carta
di Immigrazione, consegnata durante il viaggio in
11
aereo o disponibile in aeroporto, conservandone la
ricevuta durante il soggiorno in Russia.
della città, 812 per San Pietroburgo e 095 per
Mosca.
DOGANA
È vietata l’importazione e la esportazione di valuta
russa. Il cliente che ha con se più di 3000 USD
dovrà compilare una dichiarazione doganale.
PROGRAMMA DI VIAGGIO1
LINGUA
La lingua ufficiale è il russo e l’alfabeto è il cirillico. L’inglese e il francese non hanno ancora grande
diffusione tra la popolazione.
13 – 19 LUGLIO
1 GIORNO ROMA / FRANCOFORTE / SAN
PIETROBURGO
Partenza da Roma con volo Lufthansa per
Francoforte alle 10.10. Arrivo alle 12.20 e proseguimento alle 13.40, sempre con volo Lufthansa
per San Pietroburgo. Arrivo alle 18.25 ed incontro
con la guida locale. Trasferimento in albergo. Cena
e pernottamento.
2 GIORNO SAN PIETROBURGO
Prima colazione in albergo. Partenza in pullman
privato e guida parlante italiano per la visita
all’imperdibile Museo dell’Hermitage. Pranzo. Nel
pomeriggio visita al Palazzo di Peterhof. Cena e
pernottamento in albergo.
ELETTRICITÀ
La corrente elettrica è a 220V. Prese europee negli
alberghi.
3 GIORNO SAN PIETROBURGO
Prima colazione in albergo. Mattina dedicata alla
visita panoramica di San Pietroburgo con il piazzale delle Colonne Rostrate, il Campo di Marte, la
prospettiva Nevskij, la Piazza del Palazzo con la
famosa colonna di granito, la piazza e la Cattedrale
di Sant’Isacco, l’Ammiragliato, la Fortezza dei
Santi Pietro e Paolo. Nucleo storico della città,
fatto erigere dallo zar Pietro I, con la Cattedrale di
Trezzini e la cappella in cui riposano le spoglie
della famiglia Romanov. Pranzo. Pomeriggio a
disposizione (potranno essere organizzate ulteriori
visite con il Tour Leader). Cena e pernottamento in
albergo.
TELECOMUNICAZIONI
Le chiamate internazionali si possono effettuare
dall’albergo ma il costo è più alto. Per telefonare in Italia dalla Russia bisogna comporre il prefisso 810 39 seguito dal prefisso della città italiana senza lo 0 e dal numero dell’abbonato. Per
telefonare in Russia dall’Italia bisogna comporre
il prefisso internazionale 007, poi il prefisso
4 GIORNO SAN PIETROBURGO / MOSCA
Prima colazione in albergo. Mattinata a disposizione (potranno essere organizzate ulteriori visite con
il Tour Leader) e pranzo. Nel pomeriggio trasferimento alla Stazione per la partenza del treno
SAPSAN ad alta velocità alla volta di Mosca.
All’arrivo trasferimento in albergo. Cena e pernottamento.
VALUTA
La moneta locale è il Rublo Russo che si suddivide
in 100 kopeki. Le carte di credito vengono accettate solo negli alberghi e ristoranti.
FUSO ORARIO
La Russia è due ore avanti all’Italia. L’ora legale
viene applicata. Vista la grande estensione del
paese ci sono in tutto 9 fusi orari.
1
Il programma delle visite ai siti di interesse storico e culturale potrà subire variazioni, relativamente al giorno e all’orario di effettivo
svolgimento, connesse ad esigenze locali o stagionali.
12
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
5 GIORNO MOSCA
Prima colazione in albergo. Al mattino tour panoramico della città: si visiterà la piazza Teatralnaja,
via Tverkaya, le colline dei passeri e l’Università.
Seguirà la visita panoramica dello splendido
Monastero delle Vergini. Pranzo e pomeriggio a
disposizione (potranno essere organizzate ulteriori
visite con il Tour Leader) . Cena e pernottamento
in albergo.
6 GIORNO MOSCA
Prima colazione in albergo. Mattinata dedicata alla
visita del territorio del Cremlino con la visita a due
cattedrali. Pranzo e pomeriggio a disposizione.
Cena e pernottamento in albergo.
7 GIORNO MOSCA / MONACO DI BAVIERA /
ROMA
Prima colazione in albergo. Trasferimento in aeroporto e partenza alle 13.05 con volo Lufthansa per
Monaco. Arrivo alle 14.05. Proseguimento alle
14.55, sempre con volo Lufthansa per Roma.
Arrivo a Fiumicino alle 16.25.
• Visite ed escursioni come da programma
• I seguenti ingressi
• San Pietroburgo: Palazzo di Peterhof, Fortezza
dei SS.Pietro e Paolo, Ermitage, Mosca:
Convento di Novodevici, Cremlino con due
Cattedrali
• Trasporto in treno da San Pietroburgo a Mosca
in II classe
• Assicurazione medico e bagaglio (possibile
estensione della copertura assicurativa all’annullamento della prenotazione: 20)
LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE NON COMPRENDE
•
•
•
•
•
Le bevande ai pasti
Le tasse aeroportuali
Visto d’ingresso (vedi introduzione) – da 75 euro
Mance, extra di carattere personale
Quanto non esplicitamente menzionato ne “la
quota comprende
HOTEL PREVISTI O SIMILARI
Per informazioni e prenotazioni prendere contatto
con la Guardia d’Onore dott. Armando Pietroni
(cell.:3275904924) ovvero con la Segreteria della
Presidenza dell’Istituto Nazionale per la Guardia
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon
(06.6793430). Ci si può anche rivolgere direttamente al Tour Operator attraverso i seguenti contatti: Roman Feelings by “I Viaggi Delle Meraviglie
s.r.l.” – Circonvallazione Gianicolense, 305 00152
Roma; e-mail: [email protected] tel.: 0658237096 cell: 3807153000
SAN PIETROBURGO
MOSCA
Modalità di pagamento delle quote:
QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE
(MINIMO 20 PERSONE)
IN CAMERA DOPPIA
SUPPLEMENTO SINGOLA
TASSE AEROPORTUALI
EURO.
1.250,00
EURO
356
EURO
196
SOGGETTE A VARIAZIONI
HOLIDAY INN MOSK VOROTA, 4*
COURTYARD PAVELETSKAYA, 4*
LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE COMPRENDE
• Trasporto aereo in classe economica su voli di
linea Lufthansa
• Tour leader dall’Italia per tutta la durata del
viaggio
• Guida locale parlante italiano a S. Pietroburgo e
a Mosca
• Sistemazione negli hotel indicati o similari
• Trattamento di pensione completa durante il
tour
- all’atto della prenotazione (da effettuarsi via email o per telefono) andrà versato un anticipo di
400 a persona a mezzo bonifico sul c/c bancario
intestato a “I Viaggi delle Meraviglie s.r.l.”
IBAN: IT27X0303203222010000000227; dell’avvenuto pagamento andrà data conferma
attraverso una e-mail indirizzata al Tour
Operator contenente il CRO dell’operazione;
- entro il 31 maggio 2013 andrà versato il saldo
osservando le medesime modalità operative
(bonifico bancario e conferma operazione)
Coloro che sono disposti a leggere la rivista “GUARDIA D’ONORE” on-line anziché ricerverla
in versione cartacea, sono pregati di comunicarlo alla Presidenza dell’Istituto
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
13
Fac-simile di reclamo in caso di mancato recapito della posta
(i casi purtroppo sono molto frequenti)
Data…
Spett. Direzione
dell’Ufficio Postale
di
Oggetto: RECLAMO per mancata consegna di Posta
Il sottoscritto……………………………………………...............................................… nato
a…….............…....………..il…………...................................……. residente in…….....………………..
Via....................................................... cap..………. denuncia la ripetuta mancata consegna del bimestrale “Guardia d’Onore” che gli viene regolarmente inviato da Roma.
Chiede che vengano effettuati i necessari controlli ed individuato il responsabile, onde permettere
al sottoscritto di continuare a ricevere detto bimestrale per il cui recapito viene regolarmente pagato il corrispettivo alle Poste.
In attesa di conoscere l’esito del presente reclamo, invia distinti saluti.
QUOTE
SOCIALI
AMMISSIONE ......................................................
50 Euro (senza fascia e cravatta/foulard)
..............................................................................
100 Euro (con fascia e cravatta/foulard)
RINNOVI ANNUALI ............................................
30 Euro
SOCI SOSTENITORI ............................................
50 Euro (fino a 100)
SOCI BENEMERITI .............................................
100 Euro (oppure oltre)
DIPLOMI DI GUARDIA D’ONORE, GUARDIA
D’ONORE SCELTA, MERITO DI SERVIZIO ........
50 Euro
14
I versamenti possono essere eseguiti sul
C.C.P. 59325001: INTESTATO A ISTITUTO
NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE
ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
Le coordinate bancarie dell’Istituto sono le seguenti:
numero conto: 000000092139
IBAN (coordinate bancarie internazionali)
IT84R 05390 03201 000000092139
BIC: ARBAIT 33042
Banca Etruria, via Uffici del Vicario n°
45/48, 00186 Roma, tel 06/69768340
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Continuano a pervenire bollettini di conto corrente postale di "ignoti" che hanno dimenticato di scrivere
le proprie generalità .
Al fine di evitare la mancata attribuzione dell'avvenuto pagamento, si pregano le Guardie d'Onore che
avessero erroneamente compilato questi bollettini, di prendere contatto con la segreteria della presidenza,
per poter così evitare di essere considerati morosi.
E le poste accrescono i problemi.
U. d’A.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
15
SONO SOCI BENEMERITI LE GUARDIE D’ONORE CHE HANNO VERSATO UNA QUOTA DI ALMENO 100 EURO PER L’ANNO CORRENTE
Borrini Franco
Calarco Francesco Maria (150 euro)
d’Epiro Alessandra
Falcioni Giovanni
Flamigni Giancarlo
Garavaglia Monica
Garosci Riccardo (170 euro)
Innocenti Maria Romana
Leopardi Maria Grazia
Levato Carmine
Maiorano Velia
Maurelli Roberto (500 euro)
Rizzi Alberto
Ronza Alessio
Suber Gogliardo
Tarelli Rino
Tonizzo Maria Teresa Assunta
Tripodi Umberto (150 euro)
Tura Mirko (250 euro)
Zoppi di Zolasco Giacomo
NELL’ELENCO DEI SOCI SOSTENITORI FIGURANO I NOMI DELLE GUARDIE D’ONORE CHE
HANNO VERSATO UNA QUOTA DI ALMENO 50 EURO PER L’ANNO CORRENTE
Acampora Roberto
Agrillo Maria Teresa
Alessio Carlo
Antonelli Clelia
Arena Lidia
Avona Antonio Giuseppe
Baldassano Carlo
Barbieri Mario
Barbieri Massimiliano Nadir
Barlozzari Stefano
Baroni Luigi Carlo
Belli Pietro
Berengan Luciano
Berti Franco
Bertrand Claudio
Berutti Ugo
Bianchi Mario
Bonino Ruy Federico
Bonissone di Branzola Emanuele
Bosio Grassi Rita
Braganza Mauro Federico
Brighigni Franco
Calandra Antonietta
Calvaresi Emidio
Candarella Salvatore
16
Cardin Davide
Carini Maddalena
Carniel Bruno
Cecchini Alberto
Ciccolo Salvatore
Cigalini Marco
Coccanari de’ Fornari Maria A.
Colleoni Aldo
Corbella Giorgio
Cosentino Agatina
Covino Antonio
Crisafulli Attilio
Cuomo Gerarda
D’Antona Giovannino
D’Avanzo Aniello
D’Orazio Alessandro
Dalla Chiara Luciana Teresa Giovanna
De Giovannini Massimo
De Monaco Vittorio
Del Colle Ricciotti Solidea
Di Brisco Antonio
Dondè Elio
Fabris Ivo Francesco
Faroni Vanda
Fata Domenico
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Fiolini Silvana
Flammini Michele
Fumagalli Gianferdinando
Gagliani Caputo Franco
Galli di Acciano Francesco Antonio
Garbellotto Giuseppe
Gasli Paolo
Gazzotti Ernesta
Genta Oreste
Ghiara Maria Teresa
Ghiselli Andrea
Giacalone Roberto
Giacomin Gilberto
Giovannini Romano
Giuggia Bartolomeo
Giusti Luca
Gorrieri Oliviero
Gorza Gloria
Grancagnolo Ivan
Gremo Vittorio
Iannaccone Antonio
Ilardi Ernesto
Jelencovich Cador
Lesti Mauro (80 euro)
Longo Eugenio
Loy Puddu Giuseppe
Marinaro Mario
Mazzù Filippo
Melchiorre Ferdinando
Menghi Sartorio Arturo
Miele Achille
Mignani Giovanni
Milazzo Savoca Stefano
Minà Domenico
Monescalchi Fabio
Monescalchi Teodoro
Monsignori Pierluigi
Morganti Carlo
Morganti Vincenzo
Morresi Pier Maria
Mortolini Lauro
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Moschini Umberto
Oliveri Giancarlo
Ortenzi Alessandro
Ostorero Carlo Felice
Panato Alfredo Giacomo
Panza Vincenzo
Paoluzi Dario
Pasquali Egle
Passalacqua Carmine
Pecchia Giuseppe
Pellegrino Walter
Perciballi Marco
Persico Giuseppe
Pichierri Gaetano
Pierato Sandro
Pietroni Armando
Pignalosa Alfonso
Pittino Fabris Vanda
Pizza Ciro
Raffaello Marco
Repetto Arduino
Rispoli Arrigo
Riu Pietro
Rivoira Andrea
Robutti Anna Maria
Roselli Cecconi Bonaccorso
Russo Fabio
Sabato Vittorio
Sciaraffia Franca
Spingardi Francesco
Squiccimarro Nicola
Taglioretti Franco
Terranova Edvige
Tomasini Alessandra
Tosoni Enrico Maria
Tripodi Francesca
Vella Cannella Pio Gioachino
Vichi D’Emilio Wally
Viscardi Michele
Zaffino Antonio
Zappulli Enrico
17
CRONACA DELLE
DELEGAZIONI
DA QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA, SI DARÀ NOTIZIA, DI MASSIMA, SOLTANTO DEGLI
EVENTI PROMOSSI DALLE DELEGAZIONI E NON DELLA LORO PARTECITAZIONE A MANIFESTAZIONI PROMOSSE DA ALTRI ENTI/SODALIZI
ALESSANDRIA
Tortona, 14 novembre 2012
Nel Municipio di Tortona sono stati premiati i vincitori del concorso indetto dalla delegazione di
Alessandria del nostro Istituto, dall’Istituto per la
Storia del Risorgimento e dall’Associazione
Carabinieri di Tortona, con il patrocinio del
Comune. Il concorso è in memoria del tortonese
Luigino Ballestrasse, socio dei tre sodalizi, scomparso nel 2010, il quale si distinse per l’impegno
nelle attività di volontariato e nella promozione dei
valori storici e patriottici. Il tema proposto agli studenti delle Scuole Superiori di Tortona verteva sul
significato degli ideali risorgimentali di ieri a confronto con quelli di oggi. Hanno partecipato alla
premiazione l’allora Delegato della provincia di
Alessandria Giampiero Cassero e la Guardia
d’Onore Paola De Andrea.
18 novembre 2012
La delegazione ha partecipato alla S. Messa nella
chiesa di Nostra Signora di Loreto in via Plana ad
Alessandria per la commemorazione degli Illustri
membri di Casa Savoia: Re Umberto II, Regina
Elena, Regina Maria Cristina di Savoia (del Regno
delle Due Sicilie), e Sua Altezza Reale Amedeo di
Savoia Duca d’Aosta e Viceré d’Etiopia. La funzione religiosa è stata organizzata dal “Club Reale
Vittorio Amedeo II”, unitamente alla delegazione di
Alessandria del nostro Istituto e dai Convegni di
Cultura “Maria Cristina di Savoia”. Ha celebrato la
funzione Mons. Gian Luca Gonzino , Cappellano
delle delegazioni Novara –Vercelli, alla presenza di
Autorità civili e militari Comunali e Regionali.
Durante la funzione Mons. Gonzino ha ricordato,
in una lunga esposizione con parole chiare e com-
18
moventi, le figure delle Loro Illustri Maestà, attirando l’attenzione e la partecipazione commossa
delle persone che gremivano la chiesa. Era presente il Delegato di Novara e Commissario per Vercelli
Marco Lovison. Guardie d’Onore presenti: la
Delegata Paola De Andrea, Benzi, Cappella,
Ferrari, Luxardo, Milanese, Passalacqua, Zaffino,
Zavattaro. Hanno prestato servizio in divisa De
Andrea, Cappella, Lovison, Luxardo con la bandiera della delegazione. Alla Messa è seguito un
convivio in un ristorante alessandrino.
22 novembre 2012
La Delegata ha invitato i soci della delegazione
alessandrina ad un aperitivo presso il Ristorante
“41” del socio Adelio Debenedetti, per festeggiare
l’elezione e per iniziare a proporre iniziative da realizzare durante l’anno. La Delegata ha altresì
espresso il desiderio di massima collaborazione tra
tutti i soci, creando anche un “comitato organizzativo” per poter valorizzare le singole capacità e gli
interessi dei vari soci. Si è ribadito che è necessario
il massimo impegno di tutti per far conoscere
l’Istituto nelle sue finalità e soprattutto nel
suo”essere”. Poiché proveniamo da ambiti lavorativi diversi, è opportuno mettere sul tavolo comune
le nostre competenze, per arricchire di contenuti le
nostre iniziative.
1° febbraio 2013
Per proseguire la Commemorazione della
Principessa Mafalda, è stato chiesto al Comune di
Alessandria l’uso della Biblioteca Civica per presentare una Conferenza dal titolo “Operazione
Abeba”, la vera storia di Mafalda di Savoia. La
relatrice è stata Enrica Magnani Bosio, autrice
dell’omonimo libro, accompagnata dalla voce
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
recitante di due collaboratori. Numeroso e molto
attento il pubblico intervenuto, che ha potuto
ripercorrere la tragica vicenda della Principessa
martire nel campo di sterminio di Buchenwald.
Prima della conferenza, la Delegata ha accompagnato gli ospiti provenienti dalla Delegazione di
Novara-Vercelli nella Piazza Mafalda di Savoia
per rendere omaggio con fiori e la Benedizione al
Monumento. Mons .Gian Luca Gonzino,
Cappellano dell’Istituto ha benedetto la
Cerimonia ed è intervenuto con il Delegato di
Novara-Vercelli Marco Lovison. Le Guardie della
Delegazione alessandrina intervenute sono:
Luxardo, Scaffino, Ulandi, Francese Balbo,
Passalacqua, Milanese, Cappella, Pin, Zavattaro,
Cassero con la Delegata De Andrea che ha presentato gli ospiti al pubblico. Dopo la conferenza,
ci si è ritrovati al Ristorante “41” del socio
Debenedetti per concludere la serata.
Acqui Terme, 15 febbraio 2013
Si è svolta l’assemblea mensile della Delegazione.
All’ordine del giorno vari argomenti, tra i quali il
viaggio ad Altacomba, l’evento del 21marzo, le
riunioni della Consulta del Volontariato, a cui la
Delegata partecipa, il pagamento della quota
annuale, la Crociera dei Marinai d’Italia, il viaggio in Russia. Dopo l’assemblea cena, nella
Pizzeria che ci ospitava, organizzata dal socio
Cappella. Guardie presenti: De Andrea, Cappella,
Adiletta, Benzi, Bistolfi, Cassero, Lombardi,
Luxardo, Ferrari, Torielli, Milanese, Ronza,
Passalacqua.
Per tutto il mese di febbraio sono proseguiti gli
impegni della Delegata e di alcuni collaboratori
per l’organizzazione dell’evento del 21 marzo che
sarà imperniato sulle figure delle Regine
Margherita e Maria Josè con mostra di divise
militari e riproduzione di abiti d’epoca.
AOSTA
23 novembre 2012
Durante la serata conviviale “Maria Josè e la Valle
d’Aosta” sono state proiettate numerose foto in
ricordo di Maria Josè di Sassonia, terza Regina
d’Italia: alla serata conviviale hanno partecipato
oltre 30 persone. All’interno della sala è stata espoGUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
sta, in originale, una delle ultime bandiere stemmate italiane che sventolarono in Jugoslavia l’otto
settembre 1943, presso la tenenza dei carabinieri
di Circhina (ora Slovenia), comandata dal maresciallo maggiore Giuseppe Besso. Il cimelio è
attualmente custodito in Val d’Aosta.
BARLETTA
3 novembre 2013
Congresso provinciale.
BRESCIA
La Delegazione Provinciale di Brescia, diretta dal
Delegato Dott. Valter Luigi Cotti Cometti, ha organizzato una Santa Messa in suffragio delle LL. MM.
i Sovrani e le Sovrane d’Italia nonché in ricordo dei
Caduti di tutte le guerre.
La sacra funzione si è svolta presso la Cappella
dell’Oratorio di San Francesco da Paola di Brescia
ed è stata celebrata dal Ten. Col. Mons. Don
Francesco Argenterio – Capo Servizio Interforze, 2°
Cappellano Capo Legione C.C. del Friuli Venezia
Giulia – e da Mons. Don PierAntonio Bodini –
Canonico della Patriarcale Basilica del Santo
Sepolcro.
19
Ben nutrito il gruppo delle Guardie d’Onore bresciane che hanno aderito con compostezza e sentita partecipazione alla celebrazione eucaristica, a
tal riguardo è meritevole di menzione l’alfiere Gdo
Roberto Didiano che ha montato il servizio con il
Labaro della Delegazione rimanendo impeccabilmente sull’attenti per tutta la durata della Santa
Messa, conferendo un ulteriore segno di solennità a
tutta la celebrazione.
Nella preghiera dei fedeli declamata dalla Gdo
Giovanni Domenico Carini si sono invocate la protezione e la guida del Signore per il nostro amato
Istituto, la pietà per tutti i Caduti della nostra
Patria, la memoria ed i meriti dei Re e delle Regine
d’Italia.
La GdO Francesco Giuseppe Spada ha recitato la
Preghiera della Guardia d’Onore con particolare e
sentito trasporto così da far sentire i Soci “sempre
fratelli legati da un nodo d’amore”.
Presenti inoltre l’alfiere di Assoarma di Brescia presieduta dal Col. Vanni Scacco e il sigr. Pietro
Bontempi consigliere dell’Ass. Arma Aeronautica di
Brescia che si sono dichiarati favorevolmente
impressionati dalla riuscita e partecipata cerimonia
ed hanno confermato la volontà a condividere ulteriori eventi patrocinati dalla Delegazione.
affettuosi di tutto l’Istituto per le festività natalizie.
La cerimonia è proseguita nella sala riunioni adiacente alla Cappella ove il Delegato Dott. Valter
Luigi Cotti Cometti ha tenuto un breve discorso di
cui di seguito si riporta integrale trascrizione:
«Signori della Guardia, anche in questa occasione
desidero riaffermare la personale ed inflettibile
fede monarchica tuttavia precisando che il nostro
benemerito Istituto non è un partito né un movimento politico monarchico, bensì rappresenta la
più antica Associazione d’Arma Italiana, seria ed
esclusiva custode della gloria e della memoria storica del Regno d’Italia. Brescia e la sua provincia
hanno innegabilmente contribuito in maniera fattiva e tenace all’Unità della nostra Patria dai moti e
dalle battaglie risorgimentali sino alla Grande
Guerra combattuta sull’Adamello ed è pertanto
doveroso che tutto questo patrimonio di valori e di
memoria non vada disperso ma doverosamente tramandato e ricordato. Ritengo che sia questo il solco
culturale che la nostra Delegazione debba seguire
attraverso una intensa attività di testimonianza e di
rieducazione valoriale soprattutto rivolta alle giovani generazioni, evitando assolutamente il mero
proselitismo finalizzato all'incremento degli iscritti.
A mio giudizio si deve in ultima analisi ottimizzare
non la quantità bensì la qualità delle Guardie
d'Onore attraverso una condivisa e mirata “politica di arruolamento” rivolta ad aspiranti di indubitabile fede patriottica anche se non monarchica».
Successivamente il Delegato ha accolto nel
Sodalizio con austera sobrietà le nuove quattro
Guardie d’Onore Dott. Armando Buonaccorsi,
Dott. Gianfranco Acri, Dott. Enrico Zappulli, Dott.
Franco Pizzini consegnando loro la tessera, lo statuto, appuntando la spilla dell’Istituto ed omaggiando il calendario dell’Istituto e la Preghiera
della Guardia d’Onore.
Numerosa altresì la presenza di parenti e di amici
delle Guardie d’Onore bresciane che ha ulteriormente contribuito alla riuscita della cerimonia ed
hanno, con la loro espressione di felicità, manifestato la loro evidente gioia interiore e il loro sincero gradimento.
Al termine della funzione religiosa è stato letto il
messaggio del Presidente nazionale Cap. di Vasc.
(ris.) Dott. Ugo d’Atri che “…ha preso atto con
gioia della rinascita del nostro Istituto nella città
Leonessa d’Italia…” ed ha formulato gli auguri
20
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Seguiva la conviviale cena presso il ristorante
all’insegna “Il Melograno” di Brescia in un clima di
fraternità e finalizzata allo scambio degli auguri
natalizi ove le Guardie d’Onore avevano anche
modo di scambiare le loro impressioni sull’andamento del riuscitissimo evento che ha sicuramente
gettato il seme per ulteriori imminenti iscrizioni.
Il 3 marzo 2013 le Guardie d’Onore del Sodalizio
di Brescia (Francesca Ertani, Franco Pizzini,
Antonino Didiano, Efrem Gabrieli, Roberto
Didiano, Francesco Spada) guidate dal Delegato
Dott. Valter Luigi Cotti Cometti hanno partecipato
alla Santa Messa in suffragio delle oltre 200 vittime dei bombardamenti degli anni 1944-1945 sulla
città di Brescia, presso il Santuario di Sant’Angela
Merici in Brescia, celebrata da S.E. Mons. Mario
Vigilio Olmi – Vescovo Ausiliare Emerito di Brescia
e Rettore del Santuario.
Quest'anno ricorre il 68° triste anniversario di uno
dei più tragici bombardamenti aerei che provocò
ottanta vittime civili e militari e distrusse per intero il
suddetto Santuario (a quel tempo parrocchia di
Sant’Afra). Rimase in piedi solo il campanile a vigilare un cumulo di rovine sotto le quali trovarono la
morte oltre al parroco Don Santo Giuberti anche una
ventina di fedeli raccolti in preghiera. Ma anche tutto
il centro cittadino fu duramente ed inutilmente colpi-
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
to con la sola intenzione, a pochi mesi dal termine
della guerra, di accelerare la resa secondo la strategia
anglo-americana del “terrore aereo”.
Esattamente a mezza mattina di 68 anni fa, il 2
marzo 1945, Brescia fu sconvolta dal bombardamento aereo che causò un'ottantina di morti. In
pochi minuti, dalle 12,45, caddero centinaia di
bombe e alla fine di quel giorno orribile, la città
contava 80 morti, collocabili, anagraficamente, tra
i 6 mesi di Alessandra Marchini e gli 83 anni di
Luigi Pacchi. Il 4 marzo 1945 in tutte le chiese
della città si lesse una lettera del Vescovo della
Diocesi – Mons. Giacinto Tredici - che così terminava: «Siano queste giornate di preghiera.
Preghiera fervida, umile, fiduciosa, perché il Padre
che è nei cieli, sovrapponendosi alla crudeltà degli
uomini, faccia cessare il flagello e benedica la
Patria nostra diletta, in un mondo ricomposto
secondo maggiore giustizia e bontà. Il Signore ci
benedica tutti e ci protegga». I cittadini e le
Associazioni d’Arma di Brescia anche quest’anno
hanno accolto numerosi l'invito del Maresciallo
Aiutante Turchetti, Presidente dell'Associazione
«Frecce Tricolori» di Montichiari, il primo Comune
della provincia di Brescia ad inaugurare un monumento alle vittime del terrore aereo, ma ora anche
nel capoluogo, è stato eretto, nel gennaio di due
anni fa, un monumento in piazzale della
Repubblica a ricordo delle centinaia dei caduti
della violenza aerea. I bresciani, soprattutto coloro
che per ragioni anagrafiche non furono testimoni,
potranno leggere centinaia di nomi di caduti sotto
le bombe anglo-americane.
La «memoria» va salvaguardata e non devono
più esistere pagine in bianco sulla nostra storia
più recente anche per non obliare il timore della
guerra in cui si sublima la supremazia della malignità e perisce, oltre alla vita, la speranza e la
dignità umana.
21
CAGLIARI
ora i loro nipoti e pronipoti, hanno assistito di buon
grado alla manifestazione da noi creata.
14 dicembre 2012
CAMPOBASSO-ISERNIA
Il giorno 14 dicembre 2012 nella Parrocchia di
Sanluri Stato (CA) all’interno dello Stabilimento
Vittorio Emanuele III, comprensorio agricolo O. N. C.
(Opera Nazionale Combattenti) è stata celebrata una
Santa Messa in suffragio del Sovrano e della
Venerabile Maria Cristina Efisia di Savoia. Si ritiene
superfluo ricordare che la Venerabile ebbe i suoi
natali nel 1712 a Cagliari; mentre abbiamo piacere di
ricordare le origini dello Stabilimento Vittorio
Emanuele III. Il compendio, esteso su circa 4.000
ettari, venne donato quale regalo di battesimo all’allora Principe Umberto di Savoia. Alla fine della
Grande Guerra, onde creare posti di lavoro per gli ex
soldati, l’intera superficie venne bonificata e vennero
create 80 aziende agrarie autonome, estese circa 20
ettari ciascuna ed una grossa di circa 1.500 ettari.
Castelpetroso, 15 dicembre 2012
II Delegato Provinciale per Campobasso ed Isernia
Lorenzo Orrino, coadiuvato dal proprio Consiglio
di Delegazione ed in collaborazione con l’Ispettore
Regionale per il Molise Christian del Pinto, ha
organizzato, una Santa Messa in suffragio dei
caduti per l’Unità d’Italia presso il Santuario
dell’Addolorata di Castelpetroso (IS). Tale importante e solenne evento, giunto ormai al terzo anno
consecutivo, ha ricordato, in questo tempo così
vacuo di Ideali, chi ha dato la propria vita per la
Patria senza distinzione di bandiera, in quanto in
una guerra, nei termini di perdita di vite umane, si
è sempre sconfitti. Durante la Liturgia è stata
ricordata la figura del soldato Alfredo Notte di
Macchiagodena, Medaglia d’Oro alla Memoria,
caduto sul fronte albanese-jugoslavo nel 1941.
Al termine della Celebrazione, le Guardie d’Onore
molisane si sono riunite per pianificate le attività
ad interesse storico e culturale da realizzarsi sul
territorio regionale nel corso del 2013. A tale proposito, è possibile ricordare, quale esempio di attività finalizzata alla rivalutazione del Molise, il convegno organizzato lo scorso 26 ottobre a Colle
d’Anchise dalla Delegazione di Campobasso e
Isernia dell’istituto – in accordo con l’Ispettore
Regionale per il Molise e l’Ispettore Nazionale per
la Cultura dell’Istituto ed in collaborazione con il
Lions Club di Bojano e l’Amministrazione
Comunale di Colle d’Anchise – dal titolo
“Brigantaggio e cambiamenti sociali in Molise
prima e dopo l’Unità d’Italia”, che ha avuto un
ottimo riscontro di interesse da parte del pubblico.
CUNEO
Le prime vennero assegnate a famiglie di ex combattenti provenienti principalmente dal Veneto
mentre la più estesa venne gestita direttamente
dall’Opera Nazionale Combattenti; le piccole
aziende ora sono state acquistate dagli agricoltori e
22
Racconigi, 26 agosto 2012
Nella città natale di Sua Maestà Re Umberto II
sorge il Santuario Reale Votivo Madonna delle
Grazie, ove alle ore 10,30 è stata celebrata una
Santa Messa Solenne Votiva presieduta da Sua
Eminenza Reverendissima Mons. Andrea Gemma,
Vescovo emerito di Isernia-Venafro, con la parteciGUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
pazione di autorità regionali, provinciali, comunali, militari, gruppi e associazioni religiose e di
volontariato. Erano presenti le Guardie d’Onore:
cav. uff. Pietro Bruno – delegato, Davide Damilano,
Stefano Avanzini, Andrea Mantovan, Benito
Guglielmi, Dario Bruno e Giovanni Pietro Sesia.
FOGGIA
Nella bellissima Sala Giunta della Provincia di
Foggia con una cornice di pubblico delle grandi
occasioni, il Prof. Francesco Saverio Russo ha
presentato la sua seconda fatica letteraria “Eco
di antiche stagioni”, un gustosissimo libro che si
legge tutto d’un fiato, un “amarcord” del Prof.
Russo, ex Delegato provinciale delle Guardie
d’Onore di Foggia dal 1996 al 2010. In questo
libro l’autore rivede la sua infanzia vissuta nel
Gargano, dove il papà era Segretario Comunale
e la mamma Maestra nelle locali scuole. I profumi, le sensazioni, i giochi, la cultura locale,
aneddoti, aspirazioni e tanto altro nel libro del
Delegato emerito Prof. Russo. Le Guardie
d’Onore di Foggia non hanno fatto mancare la
loro presenza ed il loro calore alla
Manifestazione che è stata presentata dal dott.
Marcello Ariano; un lusinghiero omaggio allo
scrittore è stato reso dalla Vice Presidente della
Provincia di Foggia dott.ssa Maria Elvira
Consiglio, dalla editrice dott.ssa Falisca
Marasca. Presenti, tra gli altri: Calvano e gentile
consorte, Russo, delli Carri, de Petra, De Giorgi,
Semeraro, Regolo, Curci, Di Giorgio Rina.
Nella ricorrenza del 65° anniversario della morte
del Re Vittorio Emanuele III, la Delegazione di
Foggia lo ha ricordato e commemorato in
Cerignola, ridente Città a Sud di Foggia, nella
Chiesa del Carmine , in una cornice di una Chiesa
settecentesca, con una funzione religiosa.
La funzione è stata officiata da Mons. Saverio Del
Vecchio; durante la S. Messa si è messo in evidenza: la figura del Grande Sovrano, del suo amore per
la Patria, per lo sviluppo del Paese, della Cultura,
della saggezza e delle grandi doti morali di Re, di
uomo e di padre.
Nella stessa occasione sono stati ricordati: la
Principessa Mafalda di Savoia, lasciata morire,
barbaramente, dalla ferocia nazista nel campo di
sterminio di Buchenwald e di tutte le Guardie
d’Onore decedute della Delegazione di Foggia.
Durante la funzione si è pregato per il rientro in
Patria delle spoglie mortali dei Re e delle Regine,
ancora sepolti in terra straniera, affinché trovino
degna sepoltura nel Pantheon in Roma.
Al sacro rito hanno partecipato, tra l’altro: PalieriMusto, Errico, Calvano, delli Carri, Galli, Marinacci
e Signora, De Giorgi e l’Ispettore per la Puglia
Oronzo Cassa.
La Delegazione Provinciale di Foggia ed il
Coordinamento degli Amici del Montenegro hanno
organizzato un concerto di beneficenza, il cui ricavato è stato devoluto alla Associazione onlus, degli
Amici del Montenegro.
La cornice è stata la Chiesa dell’Addolorata dove si
son esibiti, per l’occasione gratuitamente, il Trio
Inglese in collaborazione con l’Accademia della
musica di Foggia e con la direzione artistica del M°
Aldo Maglietta eseguendo: brani classici del loro
repertorio, che malgrado non vi fosse un pienone,
dovuto alle inclemenze climatiche, i numerosissimi
presenti hanno apprezzato la bravura degli esecutori, manifestandogli il loro gradimento.
Tra il pubblico molte Guardie d’Onore e Amici del
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
23
Montenegro tra cui Di Giorgio, delli Carri, Cavaliere,
Russo, De Petra, Facenna, De Giorgi, Curci.
La Delegazione di Foggia, come è consuetudine,
anche quest’anno, oltre alle altre numerose manifestazioni ha inteso chiudere il 2012 con una solenne
celebrazione eucaristica. La Stessa si è svolta nel
cuore della città antica, nel vecchio borgo medioevale, nella Chiesa dedicata Alla SS.Vergine Addolorata.
La celebrazione era in suffragio dei Reali di Casa
Savoia e della Guardia d’Onore Onorevole Stefano
Cavaliere: Deputato al Parlamento per numerose
legislature e con cuore e passione monarchica.
Al sacro rito erano presenti tra l’altro delli Carri, Di
Giorgio, Facenna, Cavaliere, De Giorgi, Russo, de
Petra Franca Curci.
GROSSETO
16 marzo 2013
Presso la Chiesa della Medaglia Miracolosa, si è
celebrata una solenne messa in onore di Re
Umberto II, in occasione del 30° anniversario della
Sua morte. Hanno partecipato le Guardie d’Onore
grossetane: CHISCI (alfiere), PASQUINUZZI
(scorta), SPAZIANI (scorta), GIUSTI (delegato
provinciale) e CESARINI.
LECCE
USCITA A MARE CON LA NAVE “ALISEO” A
TARANTO
Taranto, 18 luglio 2012
Le Guardie d’Onore Luigi Mazza, Domenico De
Santis, Luigi Guida e Rocco Zappatore, attraverso
il Gruppo A.N.M.I. (Associazione Nazionale
24
Le foto" ricordo della giornata
Marinai d’Italia) di Vignacastrisi, presieduta dalla
Guardia d’Onore Luigi Guida, hanno partecipato
ad un’uscita
in mare con la Nave da Guerra
"
!
“Aliseo”.
L’Aliseo è una Fregata della Classe Maestrale, una
delle Unità Missilistiche della Marina Militare
Italiana, con dislocamento massimo di 3040 tonnellate; lunga 123 metri e larga m.
12,90, propul;
5
sa da un apparato motore con 2 turbine a gas e da
2 turbine diesel, che sviluppano una potenza di
50.000 HP (36.765 kw) e che gli consente una
velocità massima di 32 nodi. Costruita nei cantieri
di Riva Trigoso, è stata varata il 29 ottobre 1982 ed
è entrata in servizio nella Marina Militare il 20 settembre 1983. L’equipaggio di 225 unità, è composto da 24 ufficiali e da 201 sottufficiali, sottocapi e
comuni. È armata con un cannone/gun Otobreda
da 127/54 compatto, da due cannoni antimissile
CIWS Breda Dardo, con torrette binate da 40/70
mm., da un sistema missilistico Teseo a 4 rampe
lanciamissili Launchers Otomat, da 1 lanciamissili
Launchers Albatros/Aspide ad 8 celle, con 16 missili Aspide in deposito (ed eventualmente altri 8
pronti al fuoco), da 2 tubi lanciasiluri/torpedo
Launchers tube per siluri filoguidati ASW/ASuW
Whitehead A-184 da 533 mm. da 2
lanciasiluri/torpedo Launchers tube tripli da 324
mm MK 32 per siluri ASW tipo A244. È equipaggiata da due elicotteri medio marittimi AB-212
A/S; ha un’autonomia di 6000 nodi marittimi e la
sua base operativa è Taranto, dove è inquadrata
nella 1^ Squadriglia Fregate (Comsquafer 1) del
Comando Forze d’Altura (Comforal). Nella sua
lunga vita operativa ha partecipato a diverse operazioni anche di rilevante importanza, tra cui, negli
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
ultimi anni, all’operazione “Enduring Freedom” ed
“Active Endeavour”.
Il porto di Taranto veniva raggiunto con un pullman
preso a noleggio. Appena saliti a bordo, venivamo
accolti dall’equipaggio, che ci offriva una piccola
colazione di benvenuto. L’uscita in mare è consistita
nelle manovre di disancoraggio e di uscita dal porto,
con l’aiuto di due rimorchiatori. La nostra nave faceva parte di un gruppo di quattro unità che prendevano il largo simultaneamente, dirigendosi verso sud.
Oltre alla nostra “Aliseo”, il gruppo era costituito
dalla portaerei “Cavour”, ammiraglia della Marina
Militare Italiana, dal Cacciatorpediniere “Luigi
Durand de la Pen”, unità multiruolo per la caccia
aerea subacquea e di superficie e dalla nave di rifornimento e trasporti “Stromboli”.
Appena salpati, il Comandante Capitano di
Fregata Andrea Miceli, dava il benvenuto e subito dopo veniva consentito di visitare la nave nel
pieno della sua attività di manovra. Giunti al
largo delle coste calabresi, veniva consentito di
assistere ad un’esercitazione congiunta con le
quattro unità navali, alcuni aerei “AV-8B Harrier
II” a decollo ed atterraggio verticale ed alcuni elicotteri. Prima del termine del viaggio al ritorno
alla base di Taranto, un generoso vin d’honneur
a bordo, seguito dalle manovre di attracco e dalle
immancabili foto ricordo con il Comandante
della nave. Subito dopo lo sbarco, tutto il gruppo
si recava presso il Circolo Ufficiali dell’Arsenale
*
per il pranzo.
Nel pomeriggio, come previsto dal programma,
abilmente e gentilmente guidati da una bellissima
quanto preparata sottufficiale della Marina
Militare, si effettuava la visita di Castel
Sant’Angelo di Taranto, meglio conosciuto come
Castello Aragonese, splendida costruzione fatta riedificare fra il 1487 ed il 1492 dal Re di Napoli,
Ferdinando d’Aragona, sulle basi di precedenti
strutture greche, bizantine e normanno-svevoangioine, secondo i nuovi criteri imposti dal perfezionamento delle artiglierie, per difendere la città
di Taranto dagli assalti dei Saraceni. Impiegata
come carcere sotto la dominazione Asburgica, dal
1883 e fino ai nostri giorni, viene utilizzata come
sede della Marina Militare.
Seguiva il rientro alle proprie residenze, con la consapevolezza di aver trascorso un’intensa quanto
interessante giornata all’insegna della cultura militare marinaresca e della spensieratezza.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
INCONTRO CON IL DELEGATO PROVINCIALE DI BRINDISI
Castrì di Lecce, 20 settembre 2012
Previi accordi precedenti, il Delegato Provinciale
Luigi Mazza e la sua signora G. d’O. Venere
Miastkowski, hanno avuto un incontro con il
Delegato Provinciale delle Guardie d’Onore di
Brindisi, N.H. Generale Salvatore Chiriatti, insieme
alla di lui consorte, Sig.ra Maria Grazia Galà. La
riunione ha avuto luogo presso l’abitazione di questi ultimi, in Castrì di Lecce, dove il Delegato ospitante si è esibito in un ricercato elaborato di alta
arte culinaria, da far impallidire i più quotati chef
citati nelle guide ai migliori ristoranti italiani, pre-
parando personalmente alcune prelibatezze tutte a
base di pesce. L’abilità e l’impegno profuso dal
nostro, il cui obiettivo era quello encomiabile,
quanto auspicabile di deliziare i raffinati palati dei
commensali, usciti per buona sorte sani e salvi dall’avventura mangereccia, ha avuto buon esito e la
serata si è svolta all’insegna della spensieratezza e
della creatività. Infatti l’occasione è stata anche
utile per gettare le basi per una maggiore futura
collaborazione fra le due limitrofe Delegazioni.
ASSEMBLEA
ELETTIVA DEL NUOVO DELE"
GATO PROVINCIALE
Bagnolo del Salento, 24 novembre 2012
Approssimandosi la fine dell’ultimo quadrimestre
del triennio concernente il mandato dei Delegati
Provinciali dell’Istituto, su disposizioni della
Presidenza Nazionale, come in tutte le altre
Delegazioni Provinciali italiane e straniere, é stata
organizzata l’Assemblea elettiva per le votazioni
del Delegato per la provincia di Lecce delle
25
/
Guardie d’Onore, per il prossimo triennio
2013/2015.
L’adunanza si è tenuta in prima convocazione alle
ore 16 del 24 novembre 2012 e in seconda convocazione alle ore 17 dello stesso giorno, previo apposito avviso scritto inviato in posta elettronica in
tempo utile a tutti gli iscritti, che, peraltro, sono
stati invitati anche a presentare, se interessati, le
proprie candidature. Ovviamente coloro che non
sono muniti di posta elettronica, sono stati avvisati con altri mezzi.
Nella data indicata, pertanto, si è riunita la
Delegazione per le votazioni a maggioranza semplice, in unico turno. Poiché in prima convoca-
zione non è stato possibile deliberare per l’assenza del numero legale, queste si sono tenute in
/
seconda convocazione
a partire dalle ore 17.
Prima di dare inizio all’Assemblea, veniva suonata la Marcia Reale, ascoltata in piedi e in religioso silenzio dagli astanti e subito dopo veniva
costituito il seggio, dove, come da regolamento,
ne assumeva la presidenza il Delegato Provinciale
uscente, Luigi Mazza, la più alta carica
dell’Istituto presente, il quale nominava segretario la Guardia d’Onore Valentino Latorre e scrutatori le Guardie d’Onore Antonio Neglia e
Christian Tarantino. Subito dopo si procedeva
con l’esame dell’unica candidatura pervenuta,
quella del medesimo Delegato Provinciale uscente Luigi Mazza, il quale invitava le Guardie
d’Onore che non avessero ancora provveduto, a
regolarizzare la propria quota associativa, per
poter partecipare al voto e presentava l’elenco
delle Guardie d’Onore in regola con il versamento annuo; presentava altresì l’elenco delle attività
espletate dalla Delegazione Provinciale nell’arco
del triennio e un resoconto della contabilità per il
2013, che si riferisce alle spese occorse durante
l’anno corrente, per la realizzazione di un nuovo
Labaro della Delegazione e altre spese correnti;
infatti, attraverso una riunione del Consiglio di
Delegazione è stato deciso di costituire un fondo
cassa per il corretto ed efficiente funzionamento
della Delegazione Provinciale, per cui, per far
fronte a tali spese, è stato stabilito un contributo
volontario da parte di ogni Guardia d’Onore della
somma minima di €. 10 e per i Coordinatori di €.
15. Il Delegato Provinciale uscente teneva la sua
relazione introduttiva e programmatica, facendo
un excursus di tutti gli avvenimenti dei tre anni
appena trascorsi, affermando che la Delegazione
ha organizzato sei manifestazioni proprie e partecipato a complessive 72 manifestazioni e cerimonie di altri enti, con la presenza totale di ben 528
Guardie d’Onore, sia in ambito provinciale che
fuori provincia ed anche fuori regione, elogiando
"
"
le Guardie d’Onore sempre presenti ed esortando
le altre ad essere più partecipi alle attività della
Delegazione, sensibilizzando infine le medesime a
farsi promotrici di una più incisiva attività di
proselitismo.
Si registrava l’intervento della Guardia d’Onore dr.
Vincenzo Vittorio Erriquez, il quale volontariamente, per contribuire alle varie spese della
"
26
"
"
"
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
#
Delegazione Provinciale, donava ad essa cinque
libri di cui è autore, dal titolo “Il Tricolore
Italiano”, che venivano subito venduti ad altrettante Guardie d’Onore e il cui ricavato è stato contabilizzato entro l’anno. Si aveva anche l’intervento
della Guardia d’Onore Marco Furia, il quale proponeva l’ampliamento a più comuni dei
Coordinamenti.
Conclusi i dibattiti e considerata l’unica candidatura presente, l’ufficio di presidenza la poneva ai voti
per acclamazione e al termine dello scrosciante
applauso di assenso si proclamava rieletto per
acclamazione, per il prossimo triennio 2013/2015,
quale Delegato Provinciale per la provincia di
Lecce, la Guardia d’Onore Luigi Mazza. Subito
dopo venivano redatti gli atti e l’Assemblea veniva
sciolta e poiché, si dice che tutti i salmi finiscono in
gloria, diverse Guardie d’Onore partecipavano ad
una serata conviviale in un vicino ristorante, occasione propizia anche per lo scambio degli auguri
per le festività natalizie.
COSTITUZIONE DEL CONSIGLIO DI DEL.NE
E SCAMBIO DEGLI AUGURI DI NATALE
Castrì di Lecce, 15 dicembre 2012
La Delegazione Provinciale, unitamente a quella di
Brindisi, ha organizzato una serata conviviale per
lo scambio degli auguri per le feste natalizie. La
serata si è svolta presso la residenza leccese del
Delegato Provinciale di Brindisi, Generale
Salvatore Chiriatti, situata in Castrì di Lecce, vero
e proprio museo allestito con gusto e con la certosina ricerca durata tutta una vita, che veniva visitato da tutti gli intervenuti, con evidente interesse.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Prima dell’inizio del conviviale, si procedeva alle
votazioni del Delegato Provinciale di Brindisi,
che veniva confermato nella persona del Generale
Salvatore Chiriatti, indi, in un clima di totale
allegria, si dava inizio all’agape, con portate al
catering da un vicino ristorante e con gli arrosti
preparati sul posto al momento in un enorme
camino. Al %termine, con abbondante panettone e
spumante si concludeva la serata con lo scambio
degli auguri natalizi.
Nel corso della serata veniva consegnata la tessera alla nuova Guardia d’Onore Ilario Scoletta e
veniva costituito il Consiglio di Delegazione, con
la consegna delle deleghe per i Coordinamenti e
per gli altri incarichi nella Delegazione di Lecce,
che attualmente è così composta: Delegato
Provinciale Luigi Mazza, Vice
/
+ Delegato
Provinciale, Addetto Militare e Cerimoniere Cav.
Uff. Antonio Neglia, Segretario della Delegazione
dr. Cav. Christian Tarantino, Tesoriere e Alfiere
Cav. Antonio Sarcinella, Addetto Stampa Comm.
Valentino Latorre, 1° Alfiere Cav. Rocco
Paladini. Coordinatori: Coordinatore di Lecce
Comm. Valentino Latorre, Coordinatore di
Maglie dott. Cav. Pasquale Ciccarese,
Coordinatore di Carmiano Marco Furia,
Coordinatrice di Gallipoli Dama Maria Grazia
Maggiulli, Coordinatore di Otranto prof.
Giuseppe Plantera, Coordinatore di Nardò dott.
Cav. Gregorio Antonio Raho, Coordinatore di
Martano Salvatore Moschettini, Coordinatore di
Casarano Cav. Antonio Sarcinella, Coordinatore
di Ugento dr. Cosimo Scarlino, Coordinatore di
Porto Cesareo Cav. Antonio Zizzi. Vi sono altri
Coordinamenti attualmente vacanti, i cui precedenti Coordinatori sono stati privati dell’incarico
per manifesta inattività.
La Delegazione Provinciale era presente con le
Guardie d’Onore Massimo Alemanno, Francesco
Brienza, Moana Casciaro, Giuseppe De Lumé,
Mario De Sabato, Paolo De Santis, Vincenzo
Vittorio Erriquez, Luigi Mazza, Venere
Miastkowski, Salvatore Moschettini, Antonio
Neglia, Francesco Nutricati, Dario Parente,
Valerio Nocco, Giuseppe Plantera, Filippo Preite,
Antonio Sarcinella, Ilario Scoletta, Christian
Tarantino, Fernando Antonio Toma, Giuseppe
Verdoscia, Rocco Zappatore e Antonio Zizzi e
numerosi familiari.
27
PROSSIMI
EVENTI
SABATO 1° GIUGNO 2013
Vanzo di San Pietro in Viminario (PD) presso la
Villa-residenza dei Conti Giustiniani (via Ronchi
6, tel. 0429 719040, utile in caso di difficoltà)
cui si è grati, settima conferenza del Delegato
sulla storia di Casa Savoia dal titolo “ Il Ducato
diventa Regno”. Appuntamento alle ore 10; dopo
la conferenza S. Messa per i defunti di Casa
Savoia celebrata dal nostro don Alberto Celeghin
dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Seguirà
il pranzo (euro 25 circa) organizzato come nei
precedenti incontri. Prenotazioni entro martedì
25 maggio al segretario Walter Roman
3495296078
GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2013
Roma, Pantheon, ore 18, Santa Messa in suffragio
dei Martiri di via Medina
SABATO 13 LUGLIO – VENERDÌ 19 LUGLIO
2013
VIAGGIO IN RUSSIA IN OCCASIONE DEL 400°
ANNIVERSARIO DELL’ASCESA AL TRONO
DELLA DINASTIA ROMANOFF
LUNEDÌ 29 LUGLIO 2013
Roma, Pantheon, ore 18, Santa Messa in suffragio
di Sua Maestà il Re Umberto I
VENERDÌ 13 SETTEMBRE 2013
Vercelli, celebrazione del 30° anniversario della
scomparsa di Sua Maestà il Re Umberto II ed il
12° anniversario della scomparsa di Sua Maestà
la Regina Maria Josè. Nell’occasione saranno
28
ricordati anche il beato Amedeo IX e la Sacra
Sindone, che per un periodo ebbe a sostare a
Vercelli
SABATO 14 SETTEMBRE 2013
Racconigi (TO), castello, salone d’Ercole, convegno: “Il Regno e l’Unità d’Italia. I Savoia per la
Patria”
SABATO 14 SETTEMBRE 2013
Vercelli, celebrazione del 30° anniversario della
scomparsa di Sua Maestà il Re Umberto II ed il
12° anniversario della scomparsa di Sua Maestà
la Regina Maria Josè. Nell’occasione saranno
ricordati anche il beato Amedeo IX e la Sacra
Sindone, che per un periodo ebbe a sostare a
Vercelli
DOMENICA 15 SETTEMBRE 2013
Racconigi (TO), gradinata del santuario reale,
ore 10, Santa Messa in ricordo di S. M. il Re
Umberto II; ore 12, sfilata di gruppi storici dal
santuario a piazza Castello e deposizione di corone d’alloro; ore 13.30, colazione di gala presso la
tenuta Berroni di Racconigi, ristorante l’Arancera
(quota 55 euro)
GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 2013
Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio
di Sua Maestà la Regina Elena
SABATO 28 DICEMBRE 2013
Roma, Pantheon, ore 17, Santa Messa in suffragio
di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
CULTURA
UNA PIACEVOLE SORPRESA.
Ricordato il bicentenario della nascita
di Luigi Carlo Farini
di Domenico Giglio
Il 22 ottobre 2012 le Poste Italiane hanno emesso un francobollo commemorativo del bicentenario della nascita, avvenuta a Russi, in provincia di Ravenna, di Luigi Carlo Farini, importante
figura del nostro Risorgimento che ebbe una fondamentale importanza nel periodo 1859-1860,
dopo l’armistizio di Villafranca, per assicurare
l’adesione dei Ducati e dell’Emilia Romagna, al
Regno Sabaudo, evitando il possibile ritorno dei
sovrani spodestati. Quanti però altri protagonisti
sono ancora oggi dimenticati da Bettino Ricasoli,
il “barone di ferro”, primo successore di Cavour,
a Gabrio Casati, la cui legge ha disciplinato per
quasi un secolo la pubblica istruzione, ai La
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Marmora, a Cialdini, a Minghetti, a Luigi
Settembrini, a Giovanni Lanza, il Presidente del
Consiglio che riunì Roma all’Italia, ad Agostino
De Pretis, ai cinque fratelli Cairoli di cui ben
quattro morirono per il raggiungimento dell’unità e l’unico superstite fu Presidente del
Consiglio, durante il regno di Umberto I, e si
prese una coltellata nella coscia dal Passanante,
episodio che oggi si cerca di ridimensionare parlando di un temperino. Oltre tutto questi personaggi, oltre a quanto compiuto, sarebbero da
ricordare perché furono tutti di una specchiata
moralità pubblica e privata e quindi un esempio
da additare specie oggi a chi vuol fare politica
seria ed onesta e di questa moralità il Farini è
stato luminoso esempio. Quando morì a Quarto il
primo di agosto 1866 in condizioni di povertà
tali, malgrado fosse anche stato insignit o dal Re
Vittorio
Emanuele
II
del
“Collare
dell’Annunziata”, primo borghese a ricevere tale
altissimo riconoscimento, che la Camera dei
Deputati votò una pensione per la vedova Farini,
proveniente da una famiglia di patrioti, uno zio
Domenico Antonio, nome che il Farini dette ad
uno dei suoi figli, e che fu pure figura di spicco
nell’Italia umbertina, prima come Presidente
della Camera e poi del Senato del Regno, fu
assassinato la sera del 31 dicembre 1834 con una
coltellata alle spalle per le sue idee liberali,
Farini si laureò in medicina, alternando la sua
attività medico-scientifica, con l’impegno politico, prima nel breve esperimento di governo costituzionale dello Stato Pontificio, con Pellegrino
Rossi, come Direttore della Sanità e poi dopo l’esilio in Toscana, approdando in Piemonte,
accolto c on sincera amicizia da Massimo
d’Azeglio (l’altro grande dimenticato dalla Poste
che ne hanno messo l’effigie senza il nome nel
francobollo commemorativo della Provincia di
Milano) ed avendo ottenuto la cittadinanza
piemontese il 9 febbraio 1850 fu nominato da
D’Azeglio nel Consiglio Superiore della Sanità e
successivamente nel 1851 Ministro della
29
Pubblica Istruzione. A questa intensa attività
politica si unì anche l’attività pubblicistica con
un fondamentale studio sulle condizioni dello
Stato Pontificio che fu letto anche in Inghilterra
da Gladstone e con numerosi articoli sulla stampa inglese dalla Press al Morning Post. Divenuto
uomo di fiducia di Cavour ed anche suo consigliere, dopo l’esperienza nei ducati, fu da
Cavour nominato Ministro dell’Interno nel 1860.
Morto Cavour nel 1861, a cui fu vicino anche
negli ultimi giorni, nel dicembre 1862 fu incaricato dal Re a formare il Ministero, dopo quello
Rattazzi, incarico che lasciò dopo pochi mesi
aggravandosi le sue condizioni di salute. In una
Romagna estremista e rivoluzionaria Farini ne
rappresentò invece l’ala moderata e monarchica,
quella che ha saputo costruire l’Unità e lo Stato
e co me tale va ricordato, come del resto ha ben
fatto il vecchio liberale Antonio Patuelli nel bollettino illustrativo delle Poste
fece un salto di qualità: l’anno dopo con la
partenza da Genova per New York del piroscafo
Re d’Italia il “Lloyd Sabaudo” iniziava la propria
fortunata attività sugli oceani. Assegnati a questa tratta anche il Regina d’Italia, il Principe di
Piemonte e il Duca degli Abruzzi, nel 1908 veniva inaugurata quella per l’America Latina con il
Tomaso di Savoia e il Principe di Udine.
Seguiranno i piroscafi Principessa Mafalda,
Principe Umberto e poi nel 1923 Principessa
Giovanna (quello dedicato a Jolanda di Savoia,
affondato dopo il varo, non poté essere recuperato). Nel primo dopoguerra il “Lloyd Sabaudo”
con ampiezza di vedute e intraprendente spirito
di iniziativa dedicava le proprie risorse all’incremento della flotta per una sempre più numerosa
clientela internazionale e provvedeva a far
costruire ed armare i transatlantici dedicati ai
CONTI sabaudi: entravano così in servizio il
.
I CONTI SABAUDI SUGLI OCEANI
di Francesco Atanasio
Con l’unità d’Italia il nome dei Sovrani e Principi
di Casa Savoia, prima riservato agli antichi Stati
della dinastia, diveniva patrimonio di tutta la
Nazione che ne farà un ampio uso anche da un
punto di vista commerciale: istituzioni pubbliche
e private, enti assistenziali e caritativi, alberghi,
stazioni climatiche e soprattutto navi furono
“battezzati” in tal senso. La Marina mercantile
italiana con la fondazione a Torino nel 1906 della
società armatrice denominata “Lloyd Sabaudo”
30
Conte Rosso nel 1922, il Conte Verde nel 1923, il
Conte Biancamano nel 1925, il Conte Grande nel
1928 e il super transatlantico Conte di Savoia nel
1932 (gemello del Rex). Non può non notarsi
che, pur imperando il Fascismo, queste grandi,
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
moderne e lussuose navi ebbero solo nomi legati
a Casa Savoia: si era infatti ben consapevoli di
come niente di meglio che i richiami alla dinastia
potevano adeguatamente fungere da “ambasciatori” di una Nazione oramai assurta a livello di
grande potenza. Pur variando nelle caratteristiche nautiche questi cinque piroscafi si imposero
all’attenzione dell’alta società che viaggiava fra
le Americhe, l’India e l’Estremo Oriente per la
comodità e l’eleganza delle cabine e degli spazi
comuni (sale da pranzo, saloni delle feste, sala di
lettura, verande coperte, piscine….), fornendo
nel contempo ottima e funzionale accoglienza
anche ai passeggeri delle classi economiche. Il
Conte Rosso (dedicato a Amedeo VIII di Savoia),
fu impiegato fino al 1928 sulla rotta Genova –
New York e poi fino al 1931 su quella per il Sud
America: nel gennaio di quell’anno riporterà in
Italia Italo Balbo con i suoi equipaggi reduci
dalla trasvolata oceanica Orbetello – Rio de
Janeiro. Nel 1932 fu assegnato all’Estremo
Oriente, i cui principali scali erano Suez,
Massaua, Aden, Bombay, Colombo, Singapore,
Hong Kong e Shanghai: nel 1937 in occasione del
XXXIII Congresso Eucaristico Internazionale
effettuerà una sosta eccezionale a Manila, fungendo anche da albergo. Requisito quale
trasporto truppe nel 1940 dalla Regia Marina,
dopo aver condotto il personale diplomatico
inglese da Ancona a Lisbona, prelevando quello
italiano, verrà silurato al largo di Siracusa il 24
maggio 1941 avendo al suo attivo otto missioni
da Napoli a Tripoli e quattro per la Sardegna. Il
Conte Verde (dedicato a Amedeo VI di Savoia),
gemello del precedente piroscafo, fu anch’esso
utilizzato per le rotte per le Americhe e per
numerose crociere nel Mediterraneo, organizzate
dal Opera Nazionale Dopolavoro. Nel 1932
spostato sulla tratta per l’Estremo Oriente, era
particolarmente apprezzato dalla clientela britannica, per la quale fu effettuato nel 1937 un
viaggio speciale a Bombay per le cerimonie dell’incoronazione a imperatore delle Indie di
Giorgio VI. Rimasto bloccato a Shanghai per lo
scoppio della guerra, dopo avere svolto alcune
missioni per il governo nipponico e la C.R.I.,
all’atto dell’armistizio del 1943 fu autoaffondato
dall’equipaggio italiano: trasferito in Giappone,
danneggiato dai bombardamenti americani, fu
venduto e demolito nel 1951. Il Conte
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Biancamano, (dedicato al capostipite della dinastia), al momento della sua entrata in servizio era
la nave più grande della nostra Marina
Mercantile. Destinato per la potenza e la velocità,
unita all’eleganza e alla comodità degli alloggi,
alle rotte per New York, nel 1932, dopo il varo
del Rex (avvenuto alla presenza di Vittorio
Emanuele III e di Elena di Savoia), fu assegnato
a quelle per l’America del sud. Requisito nel
1935 per il trasporto della divisione “Peloritana”
in Eritrea, due anni dopo, passerà al “Lloyd
Triestino” per il “Grande Espresso” Italia –
Estremo Oriente. Ridottisi con la guerra i traffici
per questa destinazione, il piroscafo veniva
31
adibito alla linea per Panama, dove nel 1940
sarà internato e poi requisito dal governo statunitense, mentre l’equipaggio, accusato di “spionaggio”, veniva rinchiuso nel Montana! Dopo
aver battuto durante il conflitto tutti gli oceani al
servizio degli Stati Uniti, nel 1947 ci veniva restituito e, ristrutturato integralmente, riprenderà a
navigare per New York con il suo antico nome
fino alla dismissione nel 1960. Il Conte Grande,
(dedicato a Amedeo V di Savoia), a differenza
degli altri piroscafi costruiti in Inghilterra, fu
realizzato in Italia nel Cantiere San Marco di
32
Trieste: simile al Biancamano, ebbe al varo il 29
giugno 1927 come madrina la Duchessa Elena di
Savoia Aosta. Con i toni consueti del tempo fu
scritto: “… sarà l’aedo massimo che, con la sua
gigantesca mole, la svelta sagoma, la straordinaria bellezza degli ambienti, nei quali artisti italiani di grande fama e genialità profusero tutte le
bellezze stilistiche romaniche, etrusche e della
“rinascenza”, tutti i valori di diletto e di
riposante armonia, recherà ai visitatori e viaggiatori d’oltre Atlantico il fascino d’Italia, gli
ammaestramenti della sua vetustà civiltà e il
senso della sua vieppiù operosa, rifiorente,
dinamica giovinezza” .* Assieme al Biancamano
servirà sulla rotta per New York fino al 1932
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
quando veniva destinato alla tratta per l’America
del sud alternando speciali crociere nel
Mediterraneo e nei Caraibi. Salpato da Genova
per Buenos Aires il 21 maggio 1940 veniva fermato e requisito dal governo brasiliano nel porto
di Santos e poi ceduto agli Stati Uniti quale
trasporto truppe. Riconsegnatoci nel 1947 e
interamente revisionato e riammodernato cesserà
dal servizio nel 1961. Il super transatlantico
Conte di Savoia, infine, scendeva nel mare di
Trieste nel 1931 avendo come madrina la
Principessa Ereditaria Maria Josè. Si distingueva
dai precedenti piroscafi per il particolare sfarzo
degli ambienti comuni che riecheggiavano le eleganze rinascimentali del Palazzo Colonna di
Roma: aristocratici, divi del cinema hollywodiano, sportivi facevano a gara per prenotare il
passaggio da e per New York. Salpato dalla
metropoli americana il 25 maggio 1940 per la
sua ultima traversata, rimase ancorato a Venezia
quando un bombardamento alleato lo colò a
picco. Recuperato nel 1945 e rimesso in funzione
navigherà fino al 1950 per l’America del sud.
Con questi ultimi tre piroscafi anche in repubblica il nome di Casa Savoia, impersonato dai suoi
leggendari conti medievali, continuò a rappresentare l’Italia sui Registri Navali e sugli oceani,
simbolo di un’epoca di legittimo orgoglio
nazionale, di insuperate capacità progettuali e
tecniche delle maestranze e di generoso spirito di
servizio degli equipaggi della nostra Marina
Mercantile.
* citato in P. Valenti, I QUATTRO CONTI, Trieste,
2011, pag. 39
IL DESTINO DI DUE RE
di Carlo Bindolini
Il ritorno in Patria delle spoglie mortali di Zog I Re
degli Albanesi avvenuto il 14 novembre del 2012,
proprio in concomitanza con le celebrazioni che si
sono svolte nel Paese balcanico in occasione del
centenario dell’indipendenza nazionale proclamata
a Valona il 28 novembre1912 e la successiva ricorrenza, un mese dopo, del sessantacinquesimo
anniversario della morte in esilio, ad Alessandria
d’Egitto, di Re Vittorio Emanuele III, il 28 novembre 1947 ci inducono ad alcune riflessioni storiche.
Innanzitutto non possiamo non rilevare, un’ennes-
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
ima volta, con profonda amarezza, come l’iniqua
condanna dell’esilio “post mortem”, sia una misura
che va scomparendo in quasi tutti i Paesi europei
ed extraeuropei e se andiamo avanti di questo
passo la Repubblica Italiana sarà l’unico Stato a
vantare questo triste primato che certo non onora il
nostro Paese dove si trovano in esilio le spoglie
mortali degli ultimi due Re e delle ultime due
Regine di Casa Savoia.
Con la traslazione della salma di Re Zog I, deceduto in esilio a Parigi il 9 aprile 1961 e tumulato fino
allo scorso 14 novembre nel cimitero parigino di
Thiais ed il suo conseguente ritorno in Albania per
essere tumulato nel mausoleo ricostruito proprio
per il centenario dell’indipendenza albanese a fianco dell’amata sposa la regina Geraldina, deceduta
a Tirana nel 2002 e del figlio Leka, deceduto nel
2011, gli Albanesi hanno onorato una pagina della
loro Storia nazionale oltre che dare un giusto tributo al Sovrano cui è legata l’opera di modernizzazione del Paese.
Strano e curioso destino quello di Re Zog I che,
divenuto Re degli Albanesi nel 1928 regnò sul
Paese delle aquile fino all’aprile 1939 quando
l’Albania venne annessa al Regno d’Italia e la corona albanese assunta da Re Vittorio Emanuele III.
Da quando dovette abbandonare la sua Patria a
seguito dell’invasione italiana del 7 aprile 1939 con
la giovane moglie Geraldina che aveva da pochi
giorni dato alla luce il principe Leka, Re Zog I
aveva peregrinato in esilio in diversi Paesi europei
ed extraeuropei e si era stabilito per un certo periodo anche nell’Egitto di Re Faruk.
Il fato volle che proprio in quegli anni si trovassero
ospiti in Egitto anche i Sovrani italiani, Re Vittorio
Emanuele III e la Regina Elena.
Re Vittorio Emanuele III aveva abdicato a favore
del figlio Umberto il 9 maggio 1946 ed era subito
partito in esilio per l’Egitto, paese che aveva raggiunto il 12 maggio successivo, ospite di Re Farouk
nei primi due mesi nell’incantevole palazzo
Antoniadis e poi a Villa Ambron per stabilirsi pochi
mesi dopo definitivamente ad Alessandria d’Egitto
dove aveva acquistato una villa sulla via Costantin
Choremi, in una posizione allora all’estremo limite
della città. I Sovrani d’Albania erano giunti a loro
volta in Egitto oltre due anni prima provenienti
dall’Inghilterra e trascorrevano l’estate nella loro
residenza di Ramleh.
Come ricorda l’ultimo aiutante di campo di Re
33
Vittorio Emanuele III, il barone Tito Torella di
Romagnano che lo aveva raggiunto in Egitto e che
rimase con lui fino alla morte del Sovrano, nel suo
bellissimo libro di memorie pubblicato nel maggio
del 1948 dal titolo “Villa Iela”, “quando il Re
Umberto si recò per la prima volta in Alessandria e
seppe della presenza in questa città del Re Zogu
d’Albania, pensò di rendergli visita nell’intento di
dissipare il triste ricordo degli eventi che avevano
condotto, con la nostra azione militare del 1939,
alla Sua detronizzazione.
In fondo, i due Re, che erano stati completamente
estranei a quegli avvenimenti, si trovavano ormai
accomunati dallo sconforto dell’esilio e dal pensiero della rispettiva Patria sconvolta sotto il peso
dell’avversa sorte! Il colonnello Dinitch dell’esercito reale jugoslavo, emissario di Re Pietro, si assunse
volentieri l’incarico di preparare il terreno per l’incontro, che, intimamente desiderato dallo stesso Re
Zogu, si svolse, in un’atmosfera di viva cordialità
nella residenza estiva di quest’ultimo a Ramleh,
portando, senza alcun preambolo, all’auspicata
pacificazione.
Qualche giorno dopo, a loro volta, Re Zogu e la
Regina Geraldina fecero visita ai nostri Sovrani e
da allora in poi vi fu, tra le due famiglie esuli, un
susseguirsi scambievole di visite e di cortesie che
valse a stabilire tra esse normali ed amichevoli rapporti.
Re Zogu, col quale Vittorio Emanuele si intratteneva volentieri a discorrere, e che reputava intelligente e colto, continua nell’esilio a dividere le ansie
de suo popolo oppresso e ad interessarsi attivamente alla sorte dei numerosi albanesi rifugiati in
altri Paesi, dando loro il suo appoggio morale ed
anche materiale.”
Scrive inoltre il barone Torella di Romagnano:
“Nell’estate del 1947, il Re Farouk, che è anche un
gran sentimentale, profittando della presenza in
Alessandria dei nostri Sovrani, di quelli d’Albania,
che nei mesi invernali risiedono al Cairo, e della
Regina Giovanna di Bulgaria, pensò di riunire tutta
questa regalità in esilio ad un ricevimento, di carattere intimo, che ebbe luogo il 16 luglio nella Sua
residenza estiva di Montazah, dove erano già stati
ricevuti i nostri Reali circa un anno prima.
In quest’angolo di paradiso convennero, nel
pomeriggio di quel giorno, il Re Vittorio Emanuele,
la Regina Elena non aveva potuto intervenire per
una lieve indisposizione, la Regina Giovanna di
34
Bulgaria, il Re Zogu d’Albania con la Regina
Geraldina, il Principe Alessandro (Leka) loro figlio
e due sorelle del Re, i Conti Calvi di Bergolo con i
loro figli, i Principi Romanov e, infine, alcune persone delle rispettive Corti.”
Re Vittorio Emanuele III morì il 28 dicembre del
1947 dopo breve malattia, tra coloro che chiesero
notizie della sua salute in quei giorni ci fu anche Re
Zogu che fu tra i primi a recarsi a Villa Jela, il
pomeriggio del 29 dicembre con la Regina
Geraldina per rendergli l’estremo saluto.
Il ricordo di quelle giornate trascorse in Egitto perdurò vivissimo nella memoria di Re Zogu che successivamente risedette a Cannes, nel sobborgo
California, in Rue Albert I. Ad un’intervista
risalente a quegli anni il Sovrano albanese disse di
Vittorio Emanuele III: “Era un grande Re, Sì
Vittorio Emanuele fu un Sovrano tutto di un pezzo,
che servì lealmente il suo Paese. Io lo conobbi solo
in Egitto giacché prima di allora mi era sempre
mancata l’opportunità di un incontro. Né l’azione
militare intrapresa dall’Italia nel ’39 aveva scavato
tra noi un solco tale che non fosse possibile divenire
amici otto anni dopo, quando entrambi cui
trovammo esuli in terra egiziana.”
ABRUZZO: 9 SETTEMBRE 1943
Cronaca del “Giorno più Lungo” della
Storia Italiana
di Gianni dal Buono
In altra circostanza e per altri motivi abbiamo
scritto su di un evento collegato ai tragici giorni del
Settembre 1943 e cioè sulla presenza a Chieti di
S.A.R. la Principessa Mafalda di Savoia-Assia.
In tale scritto citammo un Libro scritto dal signor
Manlio Masci.
Al Masci, oggi purtroppo deceduto e che non
abbiamo potuto conoscere di persona, dobbiamo
molto per quanto contenuto nel presente lavoro
anche se, come vedremo, non ne è l’unica fonte
d’informazione, ma il suo libro ci fornisce “il canovaccio” per quanto andremo a rievocare.
Ma torniamo al Libro.
Rilettolo con la dovuta attenzione si è potuto constatare che il suo contenuto, salva qualche piccola
discrepanza, corrisponde in larghissima misura alle
notizie da noi raccolte direttamente da testimoni
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
oculari e che ebbero qualche parte nella vicenda.
Oltre al Libro del Masci, siamo venuti in possesso
del testo di una Conferenza tenuta dal Prof.
Antonio Maria Napolitano in Chieti il giorno 21
Maggio 1991 sul tema: “8 Settembre 1943, fuga o
trasferimento?” in cui si fa un esame dei fatti precedenti alla partenza dell’autocolonna Reale che,
salvo qualche lieve differenza, combaciano con
quanto da noi raccolto e con il libro citato per cui,
con più tranquillità, andremmo ad esporre quanto
appresso.
Riteniamo utile citare le fonti che sono:
a) il Libro del Masci – le parti citate e le notizie da
Lui riferite saranno virgolettate o comunque ad
esso verranno attribuite nel testo;
b) persone ascoltate negli anni dal 1957 al 1961 (a
Chieti);
c) persone ascoltate all’inizio degli anni “70 (a
Crecchio e Ortona).
d) Testo della Conferenza del Prof. Napolitano.
Le persone ascoltate a Chieti sono: il Colonnello
Marchese Raffaele Martinetti-Bianchi, già
Comandante dell’Aeroporto (di San Giovanni
Teatino, solo nominalmente di Pescara),
Capitano Francesco d’Argenzio (Comandò il
distaccamento inviato a Crecchio), Sig. Giovanni
Falcone, figlio del Comandante del Deposito del
14° Fanteria ten. Col. Antonio Falcone
(Capitano al Periodo dei Fatti); Rag. Antonio di
Luzio, Aviere presso il citato aeroporto e molto
vicino al Comandante (attendente?), Colonnello
Carlo Massangioli (ospitò S.A.R. Mafalda di
Savoia-Assia), Ing. Giuseppe Florio (vice
Podestà di Chieti), dr. Vincenzo Gasbarri figlio
del Podestà e sig. Mario Capone (alias Venturini)
gestore del Ristorante abbinato all’Albergo
“Sole” in Chieti.
Le presone ascoltate a Crecchio e a Ortona sono
il sig. Angiolino Procida (insegnante, Sindaco di
Crecchio ed amico personale dei coniugi Falcone
– dipendenti di Casa de Riseis) e il sig. Di Scipio
junior (il ragazzino impertinente citato da Masci)
e rag. Oscar Terra di Ortona a Mare (amico e
consulente “fiscale” dei proprietari della barca
che operò il trasbordo dei Reali per l’imbarco su
Nave Baionetta). Quest’ultimo ebbe il racconto
direttamente dal Pescatore che si prestò per l’operazione.
Il racconto in questione compare, con qualche
discrepanza, anche nel libro del Masci.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
IL TRASFERIMENTO DELLA CASA REALE e
del GOVERNO
Intanto occorre precisare che la definizione, volutamente partigiana e denigratoria che tacciò di
“fuga” il trasferimento della Casa Reale e del
Governo, definita “di Pescara” è da considerare
completamente errata sul piano della geografia in
quanto le mete iniziale e finale del soggiorno
(breve) dei Personaggi, i loro movimenti, i loro
contatti ecc. ebbero come ubicazione esclusivamente il territorio e luoghi della Provincia di Chieti.
Nella nostra veste di geografo e cartografo non potevamo non sottolineare questo notevole errore e, si
intende precisare che non trattasi nemmeno di “campanilismo provincialistico” in quanto chi scrive è di
nascita emiliana e quindi assolutamente super partes
e per di più giunto in Abruzzo solo nel 1955.
Questa precisazione è dovuta non solo per puntigliosità tecnica, ma perché le genti dell’entroterra chietino coinvolte nell’avvenimento, anche quelle che non
condividevano quanto stava succedendo, fecero
buona e cortese nonché silenziosa accoglienza non
solo alla Famiglia Reale ma anche ai personaggi che
componevano l’intera colonna per cui ben meritano
che esse e non altre siano depositarie di questo evento storico anche se doloroso per le sorti dell’Italia.
Quanto da noi affermato è confermato poi dal com-
35
portamento dei cittadini di Chieti nei confronti
della Principessa Mafalda di Savoia-Assia che, suo
malgrado, fu ospite della città per una decina di
giorni come da noi descritto in altra circostanza.
In ogni caso quanto qui affermato appare evidente
dalla cartografia allegata e riteniamo utile segnalare che, a parte lavori di bitumatura (anni 50 e 60
del XX° secolo) e pochissime varianti apportate nel
tempo, la viabilità utilizzata dalla Colonna Reale e
del governo è ancora, oggi, praticamente quella del
1943 e in ogni caso la base cartografica da noi utilizzata risale all’anno 1937.
In cartografia le percorrenze dell’autocolonna
Reale e del Governo nella giornata del 9 Settembre
1943.
Itinerario A = Dalla Tiburtina a Crecchio
Itinerario B = Da Crecchio alla località Sambuceto
di San Giovanni Teatino – Aeroporto (percorso
Andata e ritorno)
Itinerario C = Da Crecchio a Ortona a Mare per
imbarco su Nave BAIONETTA.
Per la precisione, il territorio della provincia di
Pescara fu solo attraversato dalla autocolonna (da
Popoli a Manoppello Scalo) e la Città di Pescara fu
toccata SOLO dall’Amm. De Courten e da Badoglio e
dal loro seguito personale (ma su questo ritorneremo).
Oggi ci chiediamo: perché il trasferimento della
Regina di Olanda, del Re di Norvegia, del Governo
Polacco e di altri Governi di Paesi invasi dai tedeschi viene chiamato trasferimento mentre il trasferimento del Re d’Italia è chiamato “fuga”?
Facciamo notare, invece, che addirittura a favore
dei Reali Italiani c’è un ulteriore fatto “a discarico”. Essi, pur lasciando la Capitale, rimasero
comunque sul Suolo Nazionale ed in luogo non
ancora occupato da forze armate straniere!
Non possiamo altresì ignorare ciò che è emerso sia
dalle testimonianze da noi raccolte che dal Libro
del Masci e cioè, che nel mentre il comportamento
di S.M. il Re, della Regina Elena e, soprattutto del
Principe Umberto, furono senz’altro al di sopra di
ogni critica, non certo si può dire la stessa cosa per
quelli che chiameremo i numeri 2 (con esclusione
dell’amm. De Courten) che ebbero un comportamento tale (come vedremo) da provocare spesso
rimostranze da parte degli Ufficiali del Seguito
(quasi tutti di Grado superiore) e anche momenti
di aperta indignazione (Aeroporto).
Andiamo avanti, ora, con la cronaca.
36
ARRIVO A CRECCHIO
Da un libro del Monelli, da articoli vari letti, sopra
tutto sulla Rivista “Storia Militare”, abbiamo potuto apprendere dati e fatti concernenti il nefasto
Armistizio dell’8 Settembre 1943, che lasciano
quanto meno allibito l’Uomo della strada.
Quindi, dal “mi i vadu a doermi” (Monelli e
Relazione Napolitano) di Badoglio delle ore 21
circa di tale giorno, all’imbarco del medesimo
(unico, a parte l’Amm. De Curten, dal Porto di
Pescara) e primo del Seguito di S.M., su nave
Baionetta quasi esattamente ventiquattro ore dopo,
è trascorso per la nostra travagliata Patria quello
che definiremmo il “giorno più lungo”.
In questo 9 settembre 1943, in territorio di
Abruzzo, sono state prese decisioni che ancora oggi
dopo
oltre sessanta anni, hanno lasciato il loro segno.
Secondo il Masci, circa verso le nove del mattino
giungeva al bivio di Brecciarola di Chieti la prima
auto della Colonna partita in ore antelucane (le
04,00) da via XX Settembre e via via ne giunsero
altre.
Breve sosta, rapido consiglio di “guerra” con decisione di raggiungere Crecchio (e quindi non
Pescara!) e chiedere ospitalità nel Castello di proprietà della Famiglia de-Riseis duchi di Bovino,
dopo di chè l’auto del Principe di Piemonte, con il
magg. Campello (aiutante di Campo) precedendo
la colonna e a maggior velocità e seguendo l’itinerario Chieti (senza entrarvi), Bucchianico,
Casacanditella, Guardiagrele, Orsogna, Canosa
Sannita, raggiunge tale località.
Nel libro del Masci gli orari sono molto controversi, ma conoscendo chi scrive lo stato delle strade,
anche in tempi attuali (anche se ora le strade sono
bitumate, curve rettificate, ecc.) è da ritenere che il
tempo minimo di percorrenza non possa essere
stato inferiore ad una ora\una ora e quindici, per
cui riteniamo che l’arrivo del Principe a Crecchio
dovette avvenire non prima delle 10,30.
Nel frattempo, il ministro della Real Casa
Acquarone, venne inviato in ricognizione (non
essendo egli in divisa e, quindi, meno individuabile) per vedere cosa succedeva sulla Consolare
Tiburtina e, sopra tutto, all’Aeroporto “di Pescara”
in quanto si era ormai al corrente delle prime “contro azioni” dell’Esercito Germanico.
Il Duca d’Acquarone (pur senza entrarvi) constaterà che l’Aeroporto era ancora saldamente in mani
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Italiane e “all’interno non si notavano segni ne di
cedimento ne panico” (Masci).
Dobbiamo qui ricordare che allora come ancora
oggi, l’Aeroporto è separato dalla SS 5 “TiburtinaValeria” da un piccolo fossato a secco ed una recinzione in rete metallica per cui l’interno era perfettamente controllabile stando comodamente seduti
in auto transitando o sostando sulla Strada
Consolare.
Infatti il Colonnello Martinetti-Bianchi, Comandante
della struttura e Ufficiale di gran razza, mantenne
(ancora per diversi giorni) ben saldo il Suo posto e la
fiducia dei suoi Uomini!
Ma torniamo a Crecchio.
Il Principe Umberto entrò assolutamente inatteso
nel Castello per cui, secondo il Masci, a riceverlo
per primi furono i nipoti dei Duchi Giovanni de
Riseis e della Consorte Donna Antonia Gaetani la
quale avvisata dai bambini per prima, e ovviamente, con grande sorpresa riconobbe l’Erede al Trono.
Il Principe aggiornò la Padrona di casa sugli ultimi
avvenimenti (la decisione di trasferimento del
Governo era naturalmente ignorata, non solo dai
Duchi di Bovino, ma dall’intero Popolo Italiano) e,
sempre secondo il Masci, la Duchessa, passato il
primo momento di sorpresa e date le prime disposizioni per accogliere anche gli Ospiti preannunciati, di
seguito, conversando con il Principe avrebbe detto
“Vostra Altezza conosce i miei sentimenti verso la
Monarchia, ma io La scongiuro, torni a Roma,
Altezza, ….torni a Roma!”. Questo dal Libro.
Il signor Procida, che era in grande amicizia con i
custodi del Castello coniugi Falcone, confermò da
noi interpellato, che la frase sarebbe stata udita
anche dalla Signora Falcone, che in quanto donna
di fiducia (ed evidentemente con funzioni di
Maggiordomo) della Duchessa, era presente al colloquio.
Secondo sempre il Masci ed il Procida, la signora
Falcone, che ovviamente non poteva (e ne voleva)
intromettersi più direttamente, dopo un certo
momento in cui il Principe rispose in tono sommesso
(è notorio che il timbro di voce di Umberto di Savoia
non era per abitudine molto alto) chiuse con la più
intelligibile frase: “Bisogna convincere il Re”.
La cosa avrebbe avuto già un seguito nella mattinata e dopo l’arrivo della Colonna in quanto è da
aggiungere che stando al Libro, mentre perdurava
l’attesa dell’arrivo del Duca d’Acquarone, la signora Falcone avrebbe assistito ad un incontro infor-
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
male fra il Principe e il Capo del Governo nel cortile del Castello e nel quale il Principe avrebbe
detto: “è necessario che io torni a Roma, oggi stesso, subito, e attendo soltanto l’autorizzazione di
Sua Maestà” al che Badoglio avrebbe risposto: “Lei
deve ricordarsi che è un Soldato, e fin che porta le
stellette deve ubbidire”.
Da ulteriori notizie da noi raccolte (Procida e di
Scipio) sembrerebbe (condizionale d’obbligo) che il
Maresciallo Badoglio (in quanto Maresciallo
d’Italia) facesse notare che era superiore al
Principe (Generale di Corpo d’Armata) al che, a
sua volta, il Principe avrebbe fatto notare a
Badoglio che avrebbe obbedito solo al Re e non un
a un Ufficiale non in Servizio di Comando e per di
più in borghese!
Non abbiamo notizie dirette sul fatto, ma ben
sapendo che il Principe, come tutti i Savoia, era
rigidamente osservante di Regolamenti, norme di
Precedenza Gerarchica, ecc. , riteniamo possibile
l’atteggiamento di non riconoscimento di una autorità gerarchica in quel momento non operativa.
Per cui, e non solo per questo episodio (ne seguiranno in giornata almeno altri due o tre) è ormai
accertato che l’Erede al Trono non condivise se non
per disciplina Dinastica l’operazione di trasferimento (o meglio: abbandono della Capitale), ma
forse, una ulteriore spinta a dar corso dei diversi
tentativi da Lui poi posti in atto per tornare a
Roma è da annoverare anche l’appello della
Duchessa Antonia.
Dopo circa mezz’ora dall’arrivo del Principe, cioè
presumibilmente verso le 11 antimeridiane, iniziarono ad arrivare le altre macchine della colonna
con in testa quella con i Sovrani.
Gli eventi che seguirono nel Castello sono ben riferiti dal Masci il quale utilizzò il racconto dei coniugi Falcone ma ebbe anche l’occasione di avere di
prima mano il racconto di un “impertinente” intruso: il signor Giuseppe di Scipio (allora decenne) che
si introdusse proditoriamente nel cortile del
Castello (si tenga presente che, almeno a suo dire,
era compagno di giochi dei nipoti del Duca) e,
quindi, fu testimone di alcuni fatti apparentemente marginali.
In paese l’arrivo di tante automobili in un luogo
dove al massimo si vedeva quella del Duca, del
Podestà e del Medico Condotto, per di più in tempo
di guerra (il carburante era pressochè introvabile),
non poteva non destare interesse, e, inoltre si tenga
37
presente che la numerosa servitù del castello era
del posto quindi si spiega il fatto che in paese, dopo
poco più di mezz’ora si sapeva della presenza del
Re e del suo seguito.
Il di Scipio, che conosceva evidentemente passaggi
“segreti”, per curiosità di vedere “lu RRe”, si introdusse nel castello, appunto si trovò presente, non
visto, ad un altro incontro di cui riparleremo.
Quanti erano i personaggi giunti a Crecchio?
Secondo il Masci ben quarantatre!
Per Napolitano cinquantasette.
Sia quarantatre o cinquantasette questo numero,
comunque salta all’occhio il fatto che nella
Capitale praticamente non rimase alcun membro
veramente importante del Governo!
Se poi pensiamo che nel frattempo giungeva a
Chieti (verso le ore 15) il gen. Roatta con tutto lo
S.M. del Regio Esercito, abbiamo un quadro preciso di come si lasciò la Capitale, seppur difesa da un
Pugno di Valorosi, di fatto in balia dei tedeschi che,
se anche non numerosissimi, erano comunque
meglio comandati e meglio armati ma sopra tutto,
con piani già ben predisposti!.
E questo è, forse, uno dei primi elementi che introdussero nel “sentire” comune il concetto di “fuga”
e non di “trasferimento”.
Nel Castello di Crecchio i Sovrani ed il loro seguito
godettero della migliore ospitalità possibile e che
comunque fu, a nostro avviso, superiore a quella
che ancora oggi viene definita, più che spartana.
Venne offerto agli ospiti più importanti un pranzo
che fu frugale non per ristrettezza o parsimonia dei
padroni di casa. I de Riseis (allora come oggi)
erano fra i più grossi proprietari terrieri e della
Provincia di Chieti e oltretutto erano moderni conduttori agricoli delle loro aziende quindi nulla
mancava in quella casa!
Il pranzo (che ebbe inizio intorno alle ore 12) fu a
base di brodo di pollo e, ovviamente di pollo lesso
ed avvenne nel Salone del Castello con tutti gli
annessi necessari di condimenti, contorni e bevande e debitamente ben servito.
Se fu di breve durata lo si dovette solo alle esigenze
del momento e la concitazione degli avvenimenti.
Il seguito, nel parco (il tempo viene definito splendido dal Masci), ebbe una abbondante colazione a
base di prodotti rustici (pane fatto in casa, salumi,
formaggi, olio e, soprattutto di ottima frutta e relative bevande).
Ma naturalmente il pranzo, l’assistenza ospitale
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(soprattutto alla provatissima Regina Elena), non
erano certo le sole occupazioni dei Personaggi nel
castello. Incombeva una decisione da prendere e,
secondo il Masci e tutti i testimoni esterni alla
vicenda c’è concordanza nel definire “palpabile”
un senso di incertezza e di indeterminatezza per
quanto si sarebbe dovuto decidere per l’immediato
futuro.
Dalla sua cronaca, e poi per quanto riferitoci
soprattutto dal Procida e da informazioni che lui
(fortemente interessato) ha avuto dai signori
Falcone ma anche dal Duca in periodi successivi,
emerge che la scelta di Brindisi non scaturì durante la prima visita al Castello, ma successivamente e
durante la breve permanenza all’aeroporto.
Una cosa appare abbastanza certa: il Principe
interpellati i suoi aiutanti gen. Gamerra e Magg.
Campello consolidava l’idea del Suo rientro a
Roma, da definire e decidere solo il modo ed il
mezzo.
In base ai fatti (ed incontri già descritti) emerge,
comunque, la personalità del capo del governo.
Il Maresciallo Badoglio, va a dormire un’ora dopo
la proclamazione dell’Armistizio (ore 21 circa). Va
a dormire mentre il Re Capo dello Stato, generali,
ministri ed altri vegliano per non farsi sorprendere
dagli eventi e magari per prendere provvedimenti.
Viene svegliato dal gen. Roatta in piena notte e, in
meno di mezz’ora, senza frapporre osservazioni
sull’opportunità o meno di lasciare la Capitale
decide di partire da Roma e questo quando da
memorie varie risulta che lo stesso Vittorio
Emanuele III° era tutt’altro che convinto che fosse
buona cosa!
Ci auguriamo di sbagliare, ma ci sembra che il personaggio in questione, sapendo di avere accettato
di chiudere una guerra, senz’altro perduta, con una
“paix quelconque” avendo ignorata ogni forma di
correttezza militare nei confronti di un ex alleato,
avesse un forte timore di ciò che i tedeschi avrebbero fatto nei suoi confronti in caso di cattura.
Ottimo schermo: la salvezza della Casa Reale!
Questo stato d’animo emerge chiaramente dalle
testimonianze riportate magistralmente dal Masci
sia durante la prima visita a Crecchio che durante
la permanenza all’aeroporto.
È un fatto, e ci torneremo, che, guarda caso, il capo
del governo in carica è l’unico a partire dal Porto di
Pescara insieme all’amm. De Courten su Nave
Baionetta lasciando il Re ed il Governo.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Chiediamo scusa, ma noi siamo uomini della strada e queste cose le ignoriamo, ma il capo di un
governo non dovrebbe stare sempre e comunque al
fianco del Capo dello Stato che nel Settembre
1943, se non andiamo errati, era S.M. il Re Vittorio
Emanuele III° (che invece dall’Aeroporto poi rientrò a Crecchio)?
Ma ivi ritorniamo anche noi. Secondo alcune testimonianze, peraltro non confermate, un primo tentativo di richiesta di rientro a Roma da parte del
Principe e rivolto al Re sarebbe avvenuto durante il
breve pranzo.
Sul finire del pranzo a Crecchio (ore 13,00 circa)
giunge dall’aeroporto il Duca d’Acquarone che
conferma l’essere il medesimo in mani italiane.
La notizia venne accolta, giustamente, come la
prima novità positiva della giornata e da qui la
decisione immediata di riformare la colonna e raggiungere per strade interne l’aerodromo.
L’itinerario (B in cartografia) risulta essere:
Crecchio, Canosa Sannita, Tollo, Miglianico,
Ripateatina, Chieti Est (appena toccata), Madonna
delle Piane (frazione di Chieti), Sambuceto di San
Giovanni Teatino dove trovasi l’aeroporto.
La percorrenza, più breve e più diretta, richiede,
ancora oggi dai 40 ai 50 minuti.
ALL’AEROPORTO
Come già detto, l’aeroporto era ancora in mani italiane.
Dal racconto che a suo tempo ci fece il Rag. Di
Luzio (aviere della VAM), pur regnando incertezza
sulla situazione generale nel momento post-armistiziale, grazie alla capacità di comando del
Martinetti e degli Ufficiali presenti (va ricordato
che fra essi c’era anche il Principe Ruspoli) e forse
anche per il fatto che gran parte della truppa era
costituita da “richiamati” di origine abruzzese
quindi consapevole che una eventuale smobilitazione sarebbe avvenuta per quasi tutti a “pochi
passi da casa”, non è elemento da sottovalutare,
comunque il posto era tenuto dai nostri “aviatori”
con fermezza.
In ogni caso, tutto il personale presente, mantenne
un vigile e regolare contegno in attesa di qualsiasi
nuovo evento dovesse verificarsi, ma certamente
non quello che poi si sarebbe verificato: l’arrivo
improvviso del Re e del governo.
E il Di Luzio fu veramente buon testimone in
quanto all’arrivo della colonna Reale era di guardia
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
al Cancello e ci riferì testualmente queste parole
che traduciamo dal dialetto: “vedo un macchinone
entrare senza “cacciare” la freccia (allora erano
quelle retrattili – ricordate?) seguito da molte altre
auto tanto che non ho potuto ne intimare l’alt o
fare presentat’arm”.
Cosa fece invece il Di Luzio, cacciò un urlo ad un
Sergente (qui senza traduzione) dicendo “chiame
lu Colonnelle che me sa che c’è sta lu RRe!”.
Erano circa le 14,00 del 9 Settembre 1943.
Ma è un fatto che non solo il povero aviere Di Luzio
ignorava l’arrivo di tali Personaggi, ma anche il
Comandante e tutti gli Ufficiali!
E questo in quanto il Duca d’Aquarone andò si in
esplorazione, ma come già detto, non entrò nella
Base Aerea.
Il Masci descrive magistralmente (noi ne avemmo il
racconto dal Colonnello) la situazione creatasi con
l’arrivo dell’autocolonna e l’assoluta assenza di
alcun atto formale (Picchetti d’Onore, squilli di
tromba, ecc.) il tutto dovuto alla assoluta assenza
di preavviso.
E questo fu un bene!
Fu un bene in quanto, non dimentichiamolo, eravamo ormai al pomeriggio del 9 Settembre e i tedeschi, ormai organizzatisi sul fronte Sud per contrastare gli alleati, avevano dato inizio alle operazioni
per impossessarsi della Capitale ed era cominciata
l’azione per neutralizzare le FF.AA. Italiane che,
lasciate, come noto, senza ordini ben precisi avevano, purtroppo, cominciato a sfaldarsi autonomamente.
Il Masci nel suo libro afferma, ed è vero, che ormai
sulla Tiburtina si notava un forte aumento di traffico di mezzi (anche corazzati) dell’esercito germanico per cui un eventuale schieramento di un
Picchetto, suono di trombe, Bandiere, ecc. non
sarebbero passati inosservati!
È già molto, e a noi questo sembra un pochino strano, che comunque non siano state notate tutte queste auto non militari in un periodo in cui in Italia
di auto ne giravano piuttosto poche.
Va notato, comunque, che contrariamente a quanto dicono alcuni ed anche il Napolitano, e anche
secondo il Masci (e siamo d’accordo invece con il Di
Luzio – che li vide arrivare tutti – che le AUTO
della COLONNA NON RECAVANO ALCUNA
INSEGNA o GUIDONE).
Ma rientriamo in aeroporto.
Il Re scende dall’auto. Viene accolto dal Ten.
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Marchesani quale Ufficiale di Servizio al Corpo di
Guardia e, a richiesta del Sovrano, si avvia, accompagnandolo, alla Palazzina Comando ma non ebbe
bisogno di raggiungerla in quanto il Comandante
Martinetti, avvertito da un aviere, si precipitò fuori
seguito da tutti gli Ufficiali presenti ed andò incontro al Re che venne quindi accolto, si da un disordinato stuolo di persone (Ufficiali, Sottufficiali e
molti avieri) ma, tutti, lo fecero con il dovuto
rispetto e con silenzioso contegno militare che si
deve alla Suprema Autorità dello Stato.
Ribadiamo: non picchetti, non ordini scanditi, non
squilli di tromba, ma sicuramente un affettuoso e
spontaneo modo per dimostrare al Re l’assoluta
fedeltà a affetto dei Soldati in servizio
all’Aeroporto che lo testimoniarono poi schierandosi su entrambi i lati del viale in perfetto allineamento anche se alla rinfusa, in posizione di attenti
e col saluto regolamentare degli Ufficiali al passaggio del Sovrano (Masci).
Nel frattempo erano entrate nel recinto aeroportuale tutte le autovetture della Colonna.
Tutti vennero accompagnati nei locali del Circolo
Ufficiali, il Re, la Regina, il Principe e il Maresciallo
Badoglio vennero ospitati in un salottino a parte.
Ma tale sistemazione era ovviamente alquanto precaria in quanto, stando al Masci, si verificò in
realtà un andirivieni di Ufficiali sia dell’Aeroporto,
sia del Seguito per cui, fermi nel salotto rimasero
solo il Re e la Regina, lo stesso Principe, come
vedremo, uscì per parlare con i suoi Aiutanti e con
alcuni Ufficiali dell’aeroporto e con il Principe
Ruspoli Suo personale amico.
Ormai è giunto il momento delle decisioni.
Prima di tutto ci corre l’obbligo di riferire quanto
scrive il Masci secondo il quale il Maresciallo
Badoglio, interpellato da alcuni Ufficiali sugli
intendimenti del Governo sulla località prescelta
per il trasferimento, così scrive nel suo libro “…..il
quale dette risposte confuse circa la Sicilia e la
Tunisia”.
Il Comandante Martinetti, invece, ebbe dal Re una
risposta netta: “Il Governo si trasferirà in una città
ancora completamente “ITALIANA” dove cioè non
ci siano né tedeschi né alleati”.
Questa frase del Re riportata dal Masci, ci fu riferita praticamente con le stesse parole dal Marchese
Martinetti alla fine degli anni ’50 (1958).
Quindi è chiaro che mentre il Capo dello Stato (il
Re) volle ed ottenne di rimanere su suolo Italiano,
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il Suo primo ministro intendeva portare il suo
Governo in un territorio non solo fuori da quello
Nazionale, ma addirittura in una Colonia di uno
stato che, bene o male, aveva firmato un Armistizio
per essere stato battuto in guerra nel 1940!
Ecco perché, e ci ritorniamo, molti hanno chiamato il Trasferimento legittimo di un Governo fuga di
fronte al nemico.
Secondo il Masci, e noi siamo perfettamente d’accordo, gli Ufficiali dell’aeroporto, sentite dal capo
del governo tali risposte pensarono più ad una fuga
dai tedeschi che ad una precisa azione di Politica di
Governo!
E quindi, a nostro avviso, assodato che la scelta di
Brindisi quale città Capitale Provvisoria, è tutta ed
esclusiva del Re Vittorio Eamuele III°, legittimo
Capo dello Stato.
Scelta che a nostro avviso appare pienamente legittima date le circostanze indipendentemente da
come esse siano state determinate.
Il problema era come arrivarci e portarvi tutto il
seguito, praticamente l’intero Governo.
Siamo in un aeroporto, appare quindi ovvio l’uso
dell’aereo.
Ma esaminiamo la situazione della “forza” aerea
presente in aeroporto.
Aerei ce n’erano molti, ma pochi veramente atti al
combattimento contro i BF 109 e FW 190 tedeschi
o Spitfire o P. 38 e P. 41 alleati.
Pescara infatti era Aeroporto Scuola ed era difeso,
si fa per dire, da un gruppo di Caccia M.C. 200
comandati dal Ruspoli, un aereo buono nel 1939
ma ormai superato nel 1943.
Non risulta fossero presenti aerei da caccia delle
Serie “2” e “5” i soli in grado di contrastare velivoli più moderni alleati o tedeschi.
Quanto ad aerei plurimotori e quindi atti a trasportare più persone, probabilmente ve ne erano in
quanto (Masci) molti aerei si erano trasferiti sull’aeroporto dopo il comunicato dell’8 settembre.
Ma che aerei potevano essere? S. 79 e Cant Z 1007
(bombardieri medi assolutamente inadatti al trasporto persone) qualche vetusto S 81 o CA 133,
forse qualche S. 82?
Nessuno di questi aerei era comunque attrezzato
per trasporto passeggeri ne tanto meno se questi
erano, oltretutto, dei VIP.
Il 9 Settembre 1943 la Luftflotte tedesca di stanza in
Italia anche se ridotta in forze per le perdite subite in
Sicilia e durante lo sbarco di Salerno, era ancora in
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
grado di tenere testa alle forze alleate e quindi perfettamente in grado di attaccare con successo un
eventuale convoglio aereo che dall’Aeroporto di
“Pescara” si fosse trasferito al sud.
D’altronde, e giustamente, la scelta cadde su di un
trasferimento via mare in quanto la Kriegsmarine
era, nel settore mediterraneo, praticamente inesistente fatte salve alcune unità sottili (che comunque creeranno qualche problema in Adriatico) e pochi sommergibili per cui la nostra Marina sarebbe stata sicuramente in grado di offrire la dovuta protezione.
Ma alle ore 15 circa del 9 settembre tale decisione
non era stata ancora presa, mentre alcuni Ufficiali
capeggiati dal Principe Ruspoli e dal Cap. Torazzi
si accordarono per convincere il Principe a rientrare a Roma.
Per questo approntarono un aereo (pare un CA 133
con insegne della Croce Rossa) al fine di effettuare
la “fuga” verso il pericolo.
L’episodio è magistralmente descritto dal Masci e ci
ripromettiamo, se possibile e con il consenso di
eredi o editori, di ritornarci sopra per un articolo
come quello scritto sulla Principessa Mafalda.
Il Comandante Martinetti fece “finta” di non
accorgersi di nulla e lasciò fare.
Ma ancor più desideriamo sottolineare l’azione di
convincimento presso i colleghi operata dal “romagnolo” (quindi quasi conterraneo di chi scrive)
Capitano Torazzi che pur di fede repubblicana per
tradizioni famigliari si dichiarò pronto a battersi
per mantenere alti i valori e la tradizioni della Casa
Regnante d’Italia.
Forse si sarebbe evitata la divisione degli italiani e
in ogni caso è memoria viva nella nostra mente che
nei territori della RSI quelli che parteggiavano per
il Sud venivano, con spregio, chiamati “badogliani” e non “savoiardi o monarchici”.
Molti infatti per la Casa Reale, salvo una minoranza di esagitati, se non rispettata, veniva considerata accerchiata da un gruppo di persone definito di
“politicanti e arrivisti”.
Ma torniamo alla “congiura” degli Ufficiali
dell’Aeroporto.
Il Principe Ruspoli informa il Principe Umberto del
progetto, Egli ne parla al Re e quest’ultimo interpella Badoglio che, come a Crecchio, convince il
Sovrano ad opporre divieto all’idea di un rientro a
Roma dell’Erede al Trono.
Dal libro di Masci leggiamo quanto il Principe riferì
ai “congiurati”:
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
“Ruspoli, il Re si mostra ossequente alle decisioni
del Governo (cioè Badoglio – n.d.r.). A noi non
resta che ubbidire. Tuttavia se il Re acconsentirà
almeno di farmi fare il viaggio per mio conto, io me
ne tornerò a Roma. Non posso costringere il Re ad
abdicare”.
Per cui il tentativo forse più vicino ad un effettivo
esito positivo fallì ancora per il determinante intervento di Badoglio, che venne aspramente criticato
dagli Ufficiali della R. Aeronautica e (Masci) anche
da diversi ufficiali di grado intermedio (Ufficiali
superiori) del seguito.
Ma ora dobbiamo tornare alla cronaca, vista la non
praticabilità del trasferimento per via aerea, si decide per la soluzione navale peraltro già predisposta
dal Ministro della Marina Amm. De Courten con l’ordine alle navi Scipione l’Africano (Incrociatore
Leggero) e Baionetta (Corvetta) di tenersi pronte per
il trasferimento di “importanti personaggi” e con le
seguenti funzioni: l’Incrociatore dovrà operare per
scorta indiretta mentre nave Baionetta ospiterà gli
Importanti Passeggeri.
Perché Nave Baionetta? Essa faceva parte della
riuscitissima Classe Gabbiano, varata il 5 Ottobre
1942, rimarrà in servizio fino all’ 1 Ottobre 1971 e
disclocava a p.c. 740 tn., dimensioni mt. 64,40 x
8,70 e un equipaggio di circa 110 uomini.
Come si vede una Nave molto piccola (il Re la definirà “un guscio di noce”) per cui ci si chiederà perché non imbarcare su Nave Scipione?
La scelta della piccola Nave è stata dovuta a due
ordini di necessità.
La prima è dovuta al fatto che ormai i tedeschi
dovevano essere informati del trasferimento del
Governo in Abruzzo e dovevano anche immaginare
che un ulteriore trasferimento non poteva che essere verso Sud in quanto anch’essi pensavano che
Badoglio si sarebbe posto sotto “l’ombrello” protettivo degli alleati, e che non sarebbe avvenuta per
via aerea in quanto anche loro sapevano che i
nostri mezzi aerei erano vulnerabili ai loro, per cui
il viaggio sarebbe avvenuto senz’altro per mare ed
il loro pensiero sulla scelta di una Unità doveva
cadere per forza su una nave di buone dimensioni
e bene armata.
L’Ammiraglio De Courten, conscio di ciò, correttamente a nostro avviso, decise si di utilizzare un
Incrociatore Leggero, peraltro modernissimo e
bene armato, ma come nave “civetta” per attirare
la possibile attenzione del nemico, mentre la picco-
41
la Corvetta era meno esposta alle eventuali ricerche
della ricognizione avversaria in quanto poteva
navigare più sotto costa e meno visibile.
La seconda era di carattere tecnico. L’imbarco
doveva avvenire comunque in un piccolo Porto per
cui Nave Scipione avrebbe dovuto accogliere gli
Ospiti stando in alto mare per questioni di manovrabilità e pescaggio con conseguente rischio di
attacco anche da parte di piccole unità germaniche
durante il trasbordo.
Di quanto avverrà in mare scriveremo di seguito in
quanto, mentre in aeroporto si prendevano decisioni e cioè di prendere imbarco a Ortona in quanto
meno sorvegliata di Pescara e porto più accessibile,
a Chieti giungevano da Roma altri personaggi.
ATTIVITÀ COLLATERALE
Lasciamo dunque l’aeroporto e ci riportiamo a
Chieti città dove un’altra autocolonna giungeva
alle ore 15,30, salita da Chieti Scalo, si fermava
davanti all’Albergo “Sole” e ne scendeva il generale Roatta con una “inifinità di Ufficiali” (Masci).
Va ricordato che dopo la partenza dei VIP, in fasi
successive, da Roma e non solo da via XX
Settembre, partirono “alla spicciolata” (Masci)
diverse altre colonne che porteranno ad elevare il
numero dei partenti che alla fine prese il vero e
proprio aspetto di un esodo anche di persone che
non avevano alcun incarico o funzione atta a
“garantire” la funzionalità e attività del Governo,
ma che nella Capitale avrebbero potuto dare una
“mano” per la difesa e salvaguardia della medesima nei confronti dei tedeschi che, non dimentichiamolo, a torto o a ragione, si sentivano traditi
da un governo che fino a pochi giorni prima assicurava la fedeltà ad una alleanza che poi non
venne mantenuta!
Praticamente tutto Stato Maggiore del Regio
Esercito (Ambrosio era già con l’autocolonna del
Governo) si era trasferito in Abruzzo mentre a
Roma iniziava quell’episodio GLORIOSO e quasi
ignorato della difesa della Città da parte dei
Granatieri e di pochi altri reparti.
Difesa sostenuta con mezzi certamente inferiori a
quelli germanici ma che dimostrò che se il nostro
Esercito, avesse avuto ordini più precisi e se ben
comandato, poteva anche tenere testa ai tedeschi e
guadagnasi, almeno, un po’ di stima in più da
parte dei nostri nuovi “alleati”.
Gli altri gruppi giungeranno, come vedremo, a
42
Ortona causando un afflusso di gente che, ovviamente, non potrà prendere imbarco sulla piccola
Corvetta.
Torniamo al gruppo “Roatta”.
Tutti i sopravvenuti sciamarono dalle macchine e,
mentre gli Ufficiali di maggior grado entrarono con
il comandante all’Albergo Sole (oggi scomparso),
gli altri (secondo il signor Capone, titolare del
ristorante “Venturini” annesso all’Albergo almeno
40-50) si fermarono o sotto gli antistanti Portici o
entrarono al Caffè Roma (oggi Vittoria).
Appreso da un contatto telefonico con l’Aeroporto
che il Re ivi trovavasi e in attesa di rientrare a
Crecchio, dopo breve incontro di vertice, l’unico
provvedimento assunto dal Roatta e stato quello
che altri (gen. Di Martino) disponesse l’invio a
Crecchio di un drappello che poi risultò raccogliticcio fra gli uomini della Compagnia Deposito
(Cap. Falcone) de 14° Fanteria, e comandato
dall’Aiutante Maggiore del Comando Presidio,
Capitano Francesco d’Argenzio.
Dopo di che anche lui raggiunse la base aerea.
Dal racconto che ci fece il Capitano (in casa
Martinetti) risulta che il drappello (forza di circa
una Compagnia) armata col classico ManlicherCarcano 1891, qualche MAB e un paio di
Mitragliatrici Breda, era composto da elementi raccogliticci fra furieri, cuochi, inservienti vari (attendenti di Ufficiali) e si trasferì a Crecchio utilizzando gli Autobus della Società “Majella” debitamente requisiti.
Battuta finale del Capitano: Meno male chi tedeschi “non ci si sono filati”.
Nessun commento in merito!
RITORNO a CRECCHIO e l’IMBARCO di
PESCARA.
Raggiunta la decisione di imbarcare giunge la
telefonata di Roatta.
Sentita la notizia, come afferma il Masci: “Vittorio
Emanuele evidentemente l’attendeva con ansia,
anche per sapere novità dalla Capitale, aveva
esclamato “Ma quando arriva questo stratega?”.
Il tono evidentemente sarcastico la dice lunga su
quanto e come la pensava il Sovrano su alcuni
generali del Regio Esercito.
Erano circa le 16,30
Il Re prende commiato dal personale della base
aerea e salutando il Comandante Martinetti ritenne
opportuno di ricordare il passato d’Annunziano del
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Colonnello (fu fra i fiumani) stabilendo, forse
volontariamente un paragone fra d’Annunzio e
Badoglio definendo il primo “un grande Soldato”
(racconto a noi fatto dal Martinetti).
Cosa pensava il Re del secondo?
Imbruniva, il Re, la Regina ed il Principe ed il Loro
seguito ripartono per Crecchio dove giungeranno
verso le ore 18.
Qui ha inizio la lunga e tormentata notte per la
Famiglia Reale che, oltre tutto, era completamente
priva di notizie sulle sorti della sfortunata
Principessa Mafalda che in quel momento, dopo un
travagliato e fortunoso viaggio, si apprestava a
rientrare da Budapest con un aereo che poche ore
dopo la partenza dei Sovrani sarebbe atterrato
sullo stesso aeroporto da poco lasciato.
Sull’epilogo di questa sfortunata vicenda abbiamo
già scritto.
Fra le persone al seguito ne mancavano alcune: il
capo del governo ed il suo staff rimane in aeroporto per imbarcarsi a Pescara (per lui si, si può parlare di “fuga di Pescara”) unitamente
all’Ammiraglio de Courten.
Torniamo alle memorie da noi raccolte ed al Libro
del Masci.
Partito il Re, l’umore del Maresciallo, prima scontroso ed evidentemente nevrotico, muta divenendo
più disteso e ciarliero, ma ora succede qualcosa di
nuovo.
In presenza del Re e della Sua Famiglia,
l’Ufficialità che pur mantenendo le dovute forme
dimostrava fedeltà e simpatia alle Auguste Persone
ed al Loro seguito personale, partita la Famiglia
Reale, prese in maniera palpabile “le distanze” dal
personaggio.
Dal racconto del Colonnello Martinetti (peraltro
reso magistralmente anche dal Masci) abbiamo che
anche lui stesso (il Colonnello) ne rapporti con il
capo del governo mantenne un contegno ad un
livello strettamente formale mentre gli Ufficiali
dimostrarono anche apertamente il loro disprezzo
non comprendendo la motivazione per cui il capo
del governo e, in ogni caso, ufficiale di truppe di
terra non avesse seguito il Sovrano e decidesse
invece di prendere imbarco unitamente
all’Ammiraglio (Ministro della Marina) che invece
comunque doveva, per la delicatissima missione,
funzionare da “Comandante Superiore in Mare”.
L’imbarco a Pescara, infatti avveniva da un
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Sorgitore che registrava la presenza di alcune piccole unità germaniche (altro motivo per la scelta di
Ortona a Mare per l’imbarco del Re) che potevano
creare qualche problema.
Data l’importanza dei Personaggi da imbarcare,
riteniamo assolutamente giustificato il comportamento dell’Ammiraglio.
Quest’ultimo, infatti, ebbe tutta la collaborazione e
stima dal personale della base aerea che contribuì
fattivamente alla ottima riuscita della operazione.
Ma quale era la motivazione addotta da Badoglio?.
Ne il Masci nel suo libro ne il Colonnello Martinetti
nei suoi racconti ne forniscono alcuna.
Comunque dai racconti del Colonnello Martinetti e
dal libro di Masci, la figura del capo del governo ne
esce distrutta.
Omettiamo di trascrivere ma citiamo l’episodio del
fazzoletto da naso dimenticato a Roma dal maresciallo “per la fretta della partenza”.
Problema risolto dal Capitano Torazzi con un gesto
che di rispettoso aveva (ma non troppo) la sola
apparenza.
Alle ore 20 nave Baionetta e di fronte al Porto a
circa un miglio e mezzo al largo.
Rientra la macchina mandata dal Martinetti per i
necessari collegamenti, che prende a bordo
l’Ammiraglio il quale, raggiunto il Porto, la rimanda per prendere Badoglio.
Al rientro dell’automezzo l’Ufficiale comandato
riferisce quanto detto dall’Ammiraglio “se
Badoglio tardava dieci minuti, lui avrebbe dato
ordine di salpare” (Masci).
Sempre secondo il libro l’interessato non si fece
pregare e salutato il Comandante prese posto in
macchina ma l’impareggiabile Torazzi in perfetto
stile militare gli dice: “Eccellenza, voi partite, per
noi quali ordini lasciate?”.
Invece di impartire un ordine, disse: “se vengono i
tedeschi andatevene, fra otto giorni TORNEREMO
NOI e ripresentatevi”.
Martinetti, presente ovviamente all’episodio, ce lo
riferì quasi testualmente. Noi allora non volemmo
crederci, la successiva lettura del Libro ci convinse.
A parte la grossolana superficialità della risposta è
evidente che il vecchio maresciallo tutto preso nei
due mesi precedenti a contattare gli alleati per arrivare all’armistizio non aveva notato, strano per un
Ufficiale di Carriera (già Generale nella Prima
Guerra Mondiale), che i tedeschi ormai sul fronte
meridionale (il nostro) combattevano una guerra di
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contenimento atta a ritardare le avanzate alleate e
finalizzate al maggiore impegno di forze possibile
da parte del nemico onde alleggerire il fronte orientale e occidentale per loro ben più importanti.
“Fra otto giorni torneremo noi”, bell’errore di valutazione del tutto degno di un grande “stratega”!.
Gli otto giorni dureranno fino al Giugno del 1944.
È giusto il commento del Masci, la sera prima se ne
va a dormire incurante della bufera che prevedibilmente poteva scatenarsi sull’Italia, e la sera successiva dopo appena ventiquattro ore, con la bufera
già in atto, il grande soldato non ha altro da dire a
chi chiede ordini e risponde praticamente di
“arrangiarsi”.
Sorvoliamo sul trasbordo dal porto alla Nave.
Annotiamo solo che il Masci scrive descrivendo la
imbarco per la “biscaglina” di Nave Baionetta:
“Badoglio la salì con una agilità inaspettata. Era
salvo.”
Adesso un nostro commento da cittadino italiano.
All’epoca dei fatti chi scrive aveva poco meno di
dieci anni, ma per fortuna (o sfortuna) era figlio di
un personaggio impegnato in prima persona nella
vita pubblica e politica per cui in grado di sentire
molte notizie che, magari, ad altri non pervenivano
e, che inoltre, forse per dote naturale era dotato di
forte memoria (condividiamo quanto scrive il
Pansa sulla memoria dei decenni).
Fatta questa precisazione, su nel nord dove vivevamo, la notizia del trasferimento dell’intero governo,
arrivò grazie ai racconti di militari sbandati dell’area centrale (un nostro zio era di stanza a Orte),
con la connotazione di una fuga disordinata dell’intero governo e degli stati maggiori delle tre
Forze Armate.
Come sempre ne uscirono bene solo i Reali
Carabinieri.
Ma, comunque, pur senza conoscere i particolari
dell’avvenimento, chi ne uscì con le ossa più rotte
fu Badoglio e, in secondo ordine il generale
Ambrosio, colpevolizzati di non aver predisposto
piani e ordini per l’Esercito.
La Marina ebbe ordini precisi, non condivisi, ma
ubbidì.
L’Aeronautica si divise si fra Nord e Sud, ma non si
disciolse.
Entrambe queste forze armate, forse perché più
motivate, rimasero con i loro Ufficiali (vedi appunto anche ciò che successe alla Base di Pescara che
rimase in mani Italiane fino al 12-13 Settembre).
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Badoglio era anche Capo del Governo. Perché come
suo dovere non ha seguito a Crecchio il Capo dello
Stato?
Quale funzione poteva avere a bordo di una Nave
da Guerra (per di più di ridotte dimensioni) il Capo
del Governo quando oltre al normale Stato
Maggiore era imbarcato un Ammiraglio di Squadra
e Ministro della Marina?
A meno che non si trattasse di predisporre l’alloggio per il Sovrano non vediamo altra motivazione.
Ma per far ciò bastava l’attendente del
Comandante della Nave!
Non vogliamo giudicare la persona, non ci riteniamo all’altezza, ma il suo comportamento lascia
indubbiamente adito ad un giudizio che da il
Masci, ma che noi abbiamo derivato dai racconti
del Martinetti: il Maresciallo Badoglio, forse conscio della superficialità della sua azione di Governo
e del modo veramente discutibile con cui intrattenne i rapporti con il vecchio alleato e con i nuovi,
aveva timore delle reazioni del primo e, forse,
intuiva la disistima dei nuovi.
In parole povere, aveva paura.
Ciò gli fece fare cose che certo non si confanno ad
un vecchio Soldato.
Da aggiungere che stando a quanto scrive Masci, il
Re ignorava che Badoglio si sarebbe imbarcato e
pensava che l’avrebbe raggiunto a Crecchio o a
Ortona.
A Ortona vi giunse infatti, ma a bordo di Nave
Baionetta!
Il Re e la casa Reale presero atto di tale comportamento, infatti, nei mesi successivi i rapporti fra il
Monarca ed il Capo del Governo si raffreddarono
notevolmente mentre, ed è notorio, i rapporti con il
Principe Umberto erano tesi e puramente formali.
LE ULTIME ORE A CRECCHIO
Torniamo ora nel Castello dei Duchi di Bovino.
Venne nuovamente approntato quanto necessario
per dare ospitalità agli Illustri Ospiti, la Duchessa
prestò la massima attenzione alla Regina Elena,
esausta nel fisico e prostrata nello spirito per quanto successo in questa tragica giornata alloggiandola nel suo appartamento personale.
Breve cena, questa qui sicuramente frugale anche
perché nessuno dei commensali cominciando dal
Re e dal Principe, era nello stato d’animo per un
conviviale.
La Regina non vi partecipò e, a quanto narratoci
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
dal Procida, fu servita in camera dalla Duchessa e
dalla signora Falcone.
Il fatto più importante di questa seconda sosta al
Castello accadde poco dopo la cena.
Il Masci lo scrive nel suo libro e noi la abbiamo
appreso dal sig. Di Scipio in termini pressochè
identici: Nel Cortile del Castello ci fu la seconda
“congiura” degli Ufficiali, solo che questa volta si
trattava di quelli del Seguito della Casa Reale e
dello Stato Maggiore di Roatta.
Perché il Di Scipio, allora semplice “ragazzino” di
paese ne è informato?
Ricordiamo che già nella mattinata si intrufolò nel
Castello, rimase in compagnia dei giovani Duchi e
fece il “portoghese” durante la merenda nel Parco.
Rimasto, per gioco all’interno, quando giunsero i
soldati del Deposito del 14° Fanteria comandati dal
Capitano d’Argenzio, vi rimase praticamente
intrappolato in quanto l’Ufficiale dispose intorno al
fabbricato una stretta sorveglianza armata con
divieto di accesso e uscita per chiunque.
Dopo la cena, forse in attesa di poter sgattaiolare
fuori dal Maniero, si nascose sotto l’arcata della
Scala d’Onore del cortile (allora in Pietra, oggi in
“orribile” materiale ferroso) in un sito oscuro e
quindi non visibile da alcuno.
Ad un certo punto vide radunarsi intorno al pozzo
un gruppo di Ufficiali (il più alto in grado il
Generale Gamerra) fra i quali brillava per entusiasmo e spirito di iniziativa il Maggiore Campello (gli
unici due riconosciuti dal Di Scipio) e sentì un concitato discorso sulla necessità di convincere il
Principe Ereditario per un ritorno a Roma.
Forse avvertito da qualcuno, Umberto scese lo
scalone e, avvicinato dal Maggiore Campello che
rivolse al Principe queste parole (dal Libro e dal
Di Scipio) “Altezza Reale, molte situazioni della
Storia d’Italia sono state decise da sagge decisioni di Casa Savoia. A Vostra Altezza è affidato dal destino il compito di decidere in questa
ora”.
Il Principe, sorpreso da questo secondo “pronunciamiento” da parte di Ufficiali dopo quello degli
“aviatori” in quanto proveniente dal suo stesso
enturage rispose che Lui era, secondo la tradizioni
di Casa Savoia, soggetto al Re secondo la quali in
quella Casa “comanda il Re ed uno alla volta”.
Abbiamo un secondo intervento della Duchessa,
attirata dall’assembramento di Ufficiali attorno al
Principe, che si espresse un invito simile a quello
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
della mattinata: per il bene dell’Italia e della
Monarchia essere necessario il ritorno a Roma del
Principe.
Viste le pressioni, ma anche e sopra tutto perché
Lui stesso convinto di tale iniziativa, promise ai
presenti di riparlarne immediatamente al Sovrano.
Nessuno può sapere quale sia stato il contenuto
dell’incontro fra i due Augusti Personaggi.
È un fatto che il Principe non ottenne l’assenso del
Re nemmeno l’autorizzazione ad un viaggio in
autonomia per raggiungere il sud della penisola.
Questo e quanto, a detta dei presenti, dignitosamente ma con tristezza, il Principe comunicò ai
Suoi Ufficiali.
Non rimaneva che attendere ormai la partenza per
Ortona che avvenne poco prima della mezzanotte
di quel tragico 9 Settembre 1949.
SUL MOLO di ORTONA a MARE
Sorvoliamo sulla organizzazione dell’imbarco e del
viaggio fra Crecchio e Ortona (itinerario C in cartografia) peraltro egregiamente organizzato dal
Capitano Migliorati e dal Maresciallo Agostinone
dei CC.RR..
In breve, l’autocolonna raggiunse la SS. 16 al bivio
per Foggia, ne percorse un paio di tornanti, giunta
al vallone prese a sinistra e, superata la Capitaneria
di Porto, giunse al Molo.
Qui il Re ed il suo seguito trovarono “una folla di
fuggiaschi” (Masci) che resero problematico raggiungere il posto di imbarco.
Secondo la descrizione del libro, il Re non nascose
il suo disappunto nel vedere tutti quei personaggi,
quasi tutti ufficiali, chi in borghese chi in divisa,
che pensavano di imbarcarsi su una nave che, oltre
il normale equipaggio in guerra, massimo poteva, a
nostro avviso, ospitare non più di quindici, venti
persone.
Va oltre segnalato che al fine di risparmiare il
tempo delle operazioni di ormeggio, evitare possibili attacchi da terra da parte germanica, nave
Baionetta attese gli Ospiti fuori dal Porto ferma
“sulle eliche”.
Infatti l’imbarco della Casa Reale e di pochissimi
altri personaggi avvenne per il tramite di due
Motopescherecci.
Su quello che successe a Ortona torneremo con
altro scritto in quanto sulla partenza stiamo raccogliendo altre notizie.
Secondo il Masci, al seguito del Re c’erano quaran-
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tatre persone, secondo Napoletano cinquantasette.
Poi arriva Roatta con una “folla di Ufficiali”.
Secondo il Capitano d’Argenzio ed il sig. Capone
almeno 60\70 persone.
Anche questi, partito Roatta per Pescara, raggiunsero Ortona, quindi comunque superiamo il centinaio.
Masci nel suo libro scrive che giunsero “alla rinfusa” altri gruppi fuggiti da Roma.
Quanti erano? Secondo il rag. Terra almeno oltre
200\250 persone!
Cercheremo di appurare notizie dagli eredi dei
pescatori che trasbordarono la Casa Reale ed un
minimo seguito (pare introrno alle 10\12 persone)
sulla Corvetta.
Va segnalato comunque in questa sede che per
prendere imbarco sul secondo peschereccio (il
NICOLINA) fra quelli rimasti sul molo si scatenò
una indegna gazzarra tanto che nel buio si levò una
voce che in tono perentorio disse “SIGNORI! CONTEGNO, VI RICORDO CHE SIAMO IN PRESENZA DI SUA MAESTÀ IL RE!
Secondo notizie da accertare il richiamo all’ordine
sarebbe stato fatto da un Ufficiale di Marina
(secondo il Terra, il Comandante del Porto).
Ultima annotazione storica: il motopeschereccio
che prese a bordo il Sovrano, la Regina ed il
Principe si chiamava LITTORIO.
Portava il nome del simbolo di quel movimento
politico che nel 1922 prese il potere e che poi cadde
per autoesaurimento il 25 Luglio di quello stesso
1943 che forse fu uno degli anni più funesti della
nostra storia.
CONCLUSIONE
Il Re ed il Governo imbarcarono di notte sul
“guscio di noce” per recarsi a Brindisi che, rammentiamo, non era in territorio straniero e non era
occupata ne da tedeschi ne da alleati, per cui il trasferimento, a nostro avviso e lo ripetiamo, era ed è
perfettamente legittimo in quanto era comunque
prevedibile il nostro schieramento a fianco dell’ex
nemico.
Quindi il Governo doveva continuare e mantenere
una immagine di legittimità.
Ma allora perché nel sentire collettivo l’avvenimento viene definito “fuga” (di Pecara, Crecchio,
Ortona, o altri luoghi ha poca importanza)?
Ricapitoliamo.
Il Re (Monelli e Conferenza Napoletano) era
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tutt’altro che convinto che fosse buona cosa.
Il Principe fece almeno quattro tentativi (di cui uno
quasi riuscito – all’aeroporto) di rientrare a Roma
e da ultimo se il Re suo Padre non gli avesse letteralmente “ordinato mlitarmente” di seguirlo a
Ortona era deciso a disubbidire (in caso di viaggio
in autonomia) e tornare a Roma (Masci, Duchessa
di Bovino, e testimonianze del Procida e signori
Falcone).
E allora?
A convincere il Re fu Badoglio.
Nella descrizione del comportamento del quale
(specie in aeroporto) che si legge nel libro del
Masci, dai racconti del Martinetti viene fuori un
personaggio assillato dalla volontà di sottrarsi
all’ex alleato il più in fretta possibile per motivi che
non abbiamo voluto approfondire per Carità di
Patria.
L’intero vertice dell’Esercito che la lascia la
Capitale in un caos di ordini, contrordini (tutti
sibillini ed arraffazzonati – cfr. vari articoli sulla
Rivista “Storia Militare” – Alberelli TUTTOSTORIA – Parma) seguito da un “codazzo” di personaggi che nulla aveva a che fare con i detti vertici.
È chiaro che la gente comune classificò tutto ciò
quasi come “diserzione davanti al nemico” e quindi fuga.
I movimenti politici nel dopo guerra, quasi tutti
antimonarchici, poi nulla fecero per rivelare la
incontestabile verità storica che la Casa Reale non
fu la promotrice dell’operazione, MA ANZI. LA
SUBI’.
Come nulla fecero per valorizzare le operazioni
militari del Corpo Italiano di Liberazione che’
invece, sia pure con mezzi antiquati, guardato con
mal’animo dai nostri “alleati”, operò in diverse circostanze con valore ed in maniera determinante
alle battaglie sul Fronte Italiano.
È un fatto che i potentissimi eserciti alleati per battere l’esercito Tedesco, certamente meno potente ed
equipaggiato (il fronte italiano era considerato di
secondario interesse e di solo contenimento), ci
misero quasi DUE ANNI!
Considerato che l’apporto delle forze armate della
RSI fu minimo (gli ultimi due mesi di guerra in
Garfagnana), come fecero a durare tanto a lungo
visto che alle spalle erano combattuti da un movimento di resistenza antinazista e antifascista definito “coram populo” esteso e ben organizzato?
Ai posteri l’ardua sentenza.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
VERGAROLLA: STORIA NASCOSTA
di Riccardo Basile
Ci sono avvenimenti che vengono volutamente
ignorati da chi detiene il potere, posti in condizione di non vedere la luce, sepolti nel più assoluto
dimenticatoio.
Di ciò è ben consapevole il popolo giuliano, popolo
mite, di grande civiltà, costretto a subire ingiustizie
senza fine, rese più amare, nel tempo, da faziose
letture della storia che lo riguarda, troppo spesso
scritta e divulgata con odiosi stravolgimenti.
Queste tendenziose letture degli accadimenti al
nostro confine orientale hanno reso possibile che
con il trascorrere del tempo prendessero corpo e
venissero spacciate per verità, odiose, grottesche,
grossolane falsità.
Si pensi che Norma Cossetto, la studentessa “martire simbolo” della violenza inferta dai partigiani
titini alle incolpevoli genti Giulie, la cui salma era
stata riesumata dalla Foiba di Surani fin dall’ottobre del 1943, è stata ricordata per oltre mezzo
secolo, in una targa commemorativa presso l’ateneo di Padova, come vittima della ferocia nazista.
S’è dovuta attendere la fine dgli anni ottanta per
far tacere, si spera per sempre, i negazionisti della
barbarie degli infoibamenti.
Finalmente essi tacciono, schiacciati dalla documentazione dei recuperi delle povere salme dalle
voragini carsiche, azzittiti dalle ammissioni non
più equivocabili di alte personalità e di storici
anche dell’est europeo.
Persino i cosiddetti giustificazionisti delle atrocità
commesse dai partigiani di Tito a danno dei nostri
connazionali, stanno per scomparire: appare sempre più evidente, infatti, che gli Esuli dall’Istria, da
Fiume e dalla Dalmazia non potessero avere colpe
da farsi perdonare.
Qualcuno potrebbe chiedersi: ma come è stato possibile far prevalere la disinformazione per tanti
decenni? Tenere nascosta la verità? Avvalorare la
menzogna?
La risposta, molto amara, ce la dà Giampaolo
Pansa quando scrive che molti storiografi:
“hanno un occhio solo con cui guardano la realtà
che non dispiace a chi paga i loro passivi. Con l’altro, chiuso, fissano le verità sgradite, ma non le
vedono”.
Ecco perché in Italia non c’è chi non sappia della
“Strage alla stazione di Bologna” (occorsa il
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
2.8.1980, la cui responsabilità, com’è noto, è ricaduta su elementi dell’estrema destra), mentre sono
rari coloro che sono a conoscenza di quella, con
circa un pari numero di vittime, compiuta sulla
spiaggia di Vergarolla, a Pola, capoluogo dell’Istria,
il 18 agosto 1946, a guerra finita, da agenti della
Jugoslavia comunista del Maresciallo Tito.
Vergarolla è una delle tante spiagge di Pola, con
qualche banchina che si protende verso il mare e
molti ombrosi pini i cui rami lambiscono l’acqua.
Il 18 agosto del 1946 era una splendida domenica
di sole ed il mare anche lì, come in tutta l’Istria, è
incantevole.
La Società nautica “Pietas Julia” vi aveva organizzato le gare natatorie per la Coppa Scarioni, manifestazione sportiva a carattere nazionale che quei
giorni si svolgeva anche in molte altre città d’Italia.
In quell’occasione la “Pietas Julia” festeggiava il 60°
anniversario della sua costituzione in Pola con un
programma particolarmente nutrito e allettante.
(Detto per inciso il Club sportivo Pietas Julia era
stato costituito il 14 agosto del 1886. Anch’esso il
21.1.1947 ha dovuto lasciare la città di Pola trovando accoglienza in un capannone a Monfalcone.
Dal 1961 e fino ai giorni nostri ha sede nella baia
di Sistiana, vicino a Trieste).
Le famiglie polesane, con i loro ragazzi, accogliendo l’invito, erano accorse in gran numero. Per
potersi intrattenere più a lungo al mare, come da
tradizione, si erano organizzate per consumare il
pranzo al sacco, all’ombra dei pini.
La guerra era finita da sedici mesi, anche se i ricordi
pressavano, anzi incombevano brucianti e la maggior parte dell’Istria era già sotto tallone jugoslavo.
Pola, inserita nella Zona “A” del Territorio Libero
di Trieste, era affidata al controllo delle truppe britanniche la 24^ Brigata di Fanteria al comando del
Generale Erskine.
I suoi abitanti anelavano ardentemente a restare in
grembo alla madrepatria Italia, confidando in ciò
per una serie di motivi che parevano ovvi.
Facevano affidamento sulle dichiarazioni di principio solennemente e in più sedi pomposamente conclamate dagli Alleati, prima fra tutte quella che
riconosce ai Popoli il Diritto di poter decidere in
piena autonomia del proprio destino (Diritto all’esistenza, Diritto al rispetto della propria identità
nazionale, Diritto di conservare pacificamente il
proprio territorio, Diritto di ritornarvi in caso di
espulsione...).
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Erano fermamente consapevoli che la storia, la lingua, la cultura, le tradizioni della loro terra erano
inequivocabilmente italiane. Sapevano bene che la
stragrande maggioranza della popolazione era di
ceppo italiano. Ritenevano che alla peggio, si
sarebbe ricorsi al plebiscito, e questo, senza ombra
di dubbio, sarebbe stato favorevole alla scelta italiana.
D’altra parte è di palese dominio pubblico, non
solo agli uomini di cultura, che l’Istria, nella sua
millenaria storia, era stata romana, era appartenuta alla Serenissima Repubblica di Venezia, aveva
fatto parte dei domini asburgici:
ma mai era stata croata, né tanto meno jugoslava !
Un certo timore, tuttavia aleggiava.
Lo alimentavano le terribili storie che trapelavano
dalle contrade istriane (deportazioni, perquisizioni,
confische, interrogatori, arresti, (infoibamenti);
l’arroganza di certi esponenti locali favorevoli a
Tito; certe scritte sempre più presenti sui muri della
Città; le raggelanti notizie che giungevano da
Parigi dove sedevano i Ministri dei Paesi vincitori
cui spettava definire i nostri Confini Orientali; e
ancora quello che trapelava dalla madrepatria
Italia che appariva lontana, prostrata, umiliata, in
balìa dei nemici di ieri, tutti concordi nella determinazione di punirla severamente per la sua partecipazione alla guerra al fianco della Germania
nazista.
Il “Vae victis” pronunciato a Roma nel 390 a.c. da
Brenno il gallico sembrava pienamente fatto proprio dalle Potenze che avevano trionfato: esse si
ritenevano nel pieno diritto di indossare i panni di
arbitri virtuosi dei destini del mondo. E all’orizzonte non c’era il Console Marco Furio Camillo per
contrastare la loro arroganza ! . . .
L’impegno e il sacrificio profusi dai nostri Soldati
nella Guerra di Liberazione venivano completamente ignorati.
Nessuna considerazione per i nostri Caduti in quella campagna:
90.000 inquadrati nei Reparti Regolari delle Forze
Armate Italiane dell’Esercito badogliano;
30.000 periti nella lotta partigiana.
Ci avevano sprezzantemente liquidati con il contentino di chiamarci “cobelligeranti”!
L’Italia, ridotta in macerie non solo materiali, era
alle prese con gravosi impegni: la scelta fra
Monarchia e Repubblica, la sostituzione dello
Statuto Albertino, le elezioni politiche del 1948, cui
48
s’aggiungeva l’onere di accogliere il rientro in
Patria di:
650.000 Prigionieri di Guerra: dall’India, dagli
Stati Uniti, dall’Africa, dal Medio Oriente;
un pari numero di Militari Internati nei Lager tedeschi dopo l’8 settembre 1943;
e altri 420.000 Rimpatriati: dall’Eritrea,
dall’Etiopia, dalla Libia, dalla Somalia.
Tornando al nostro tema va evidenziato che nei
pressi della spiaggia di Vergarolla erano state accatastate 28 mine marine, private del detonatore, ma
ancora integre nella carica esplosiva.
Come è noto questi ordigni, posti in tali condizioni
di sicurezza, se non innescati non possono assolutamente esplodere.
Alle 14.10, all’improvviso, un tremendo boato,
accompagnato da un’immensa palla di fumo e
fuoco, squassò quel tratto di costa oscurando il
cielo.
Una tremenda deflagrazione aveva sminuzzato e
scagliato in aria ogni cosa per un raggio di un centinaio di metri.
I gabbiani al botto si levarono in volo: tornarono
presto però, e per essi . . . fu festa grande !
I soccorritori, prontamente accorsi, si trovarono di
fronte ad un apocalittico, macabro, scenario.
Prestarono soccorso come poterono ai feriti e li
avviarono all’ospedale anche con mezzi di circostanza.
Constatarono che erano state sterminate intere
famiglie e che altissimo era il numero dei bambini
maciullati.
Alla fine contarono un centinaio di morti.
Nonostante ogni tentativo, solo a 64 riuscirono a
dare un nome.
Rinchiusero quindi in altre casse i resti umani non
più componibili in salme.
In tale ecatombe rifulse l’eroismo del medico chirurgo Geppino Micheletti, triestino di nascita ma
polesano di adozione, che, pur avendo perso in
quell’occasione due figli, (Carlo di 9 e Renzo di 4
anni), la sorella, il cognato e la nipotina, non si
allontanò per oltre 24 ore consecutive dalla sala
operatoria dell’ospedale “Santorio Santorio” di
Pola tentando di strappare alla morte il più alto
numero di vite umane.
Amaramente si rilevò che l’età media delle 64 vittime ricomposte era di 26 anni!
Gli abitanti di Pola capirono immediatamente che
s’era trattato di un criminale attentato e non indu-
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
giarono ad indicare al Comando Alleato da che
parte dovesse indirizzare le indagini, perché “solo
chi era uso a infoibare poteva arrivare a tanta ferocia...”
Ma le Autorità Alleate non avevano alcun interesse
a venire a capo della verità e restarono coerenti con
l’atteggiamento assunto l’anno precedente davanti
alla Foiba di Basovizza, (a 30 Km da Trieste),
allorquando avevano interrotto i recuperi delle
salme adducendo “insormontabili difficoltà tecniche”: giustificazione risibile ove si considerino le
loro enormi possibilità logistiche e l’alto livello tecnologico raggiunto, provato davanti al mondo intero con il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima
e Nagasaki (sganciate rispettivamente il 6 e il 9
agosto 1945)!
È da rilevare piuttosto che perseguivano la politica
di assecondare in tutto e per tutto la Jugoslavia di
Tito, nazione loro alleata, esperta e temibile nella
guerra partigiana, potenzialmente schierabile in
funzione anti Unione Sovietica.
Della prostrata Italia, in quel momento, non avevano alcun bisogno!
Era iniziata, la guerra fredda e Winston Churchill
ne aveva già individuato la prima linea. A Fulton,
nel Missouri, qualche mese prima, aveva detto:
“da Stettino nel Baltico, a Trieste nell’Adriatico,
una cortina di ferro è scesa attraverso il
Continente”.
I Polesani allora, presa coscienza della situazione,
raccolsero quello che poterono delle loro cose e, in
massa, nel giro di pochi mesi (dal dicembre 1946
al marzo 1947), fruendo della cornice di sicurezza
offerta dalle Truppe Alleate e delle navi messe a
disposizione dal Governo italiano, ma anche utilizzando i più disparato mezzi, fuggirono compatti
verso l’Italia, anzi, è meglio dire, verso l’ignoto.
Profeticamente Guido Miglia sul giornale l’Arena di
Pola così aveva scritto circa un mese prima, il 4
luglio del 1946:
“Al nostro popolo che sceglierà l’esilio volontario
resterà una Patria Libera ed una dignità profonda.
Ai pochi ambiziosi che resteranno in Città non
sarà riserbato che il pentimento amaro e la tristezza di rimanerci chiusi nella cortina di ferro e
vivere schiavi ubbidienti e premurosi agli ordini
degli onnipotenti padroni che giungeranno da
lontano...”
Il giornalista e scrittore Silvio Benco, a caldo, così
descriveva l’esodo:
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
“... Se ne vanno dalle Case dei Padri, coi vecchi,
con le mogli, coi bimbi, col poco che hanno potuto
raccogliere della roba loro, e cauto l’estraneo
mondo li guarda.
Triste è pensare che nel mondo di oggi, nel disanimato mondo uscito da una spaventosa guerra, non
c’è più Pietas Julia.
Ma Pietas Julia, pietà per la Gente Giulia, c’è e
durerà eterna in noi e in quanti, Italiani, hanno
un’anima”.
Il Vescovo di Fiume (città sul Quarnaro così chiamata dal 1300 fino al maggio del 1945 quando i
Croati le imposero un altro nome !) il Vescovo
milanese Ugo Camozzo, prima di lasciare da esule
anch’egli la diocesi, così scriveva ai suoi fedeli:
“qualcuno chiederà: perché mai avete lasciato la
vostra città?...Nel vostro sacrificio di epica portata,
che la storia consacrerà, c’è l’espressione dolorosa
dei più alti valori spirituali della propria fede e di
amor patrio”.
Da Pola andarono via in 28.085 su una popolazione che al tempo contava 31.700 anime: ciò costituisce più che un plebiscito ! (90% circa), ma chi
avrebbe dovuto rilevarne la portata finse di non
accorgersene...
L’Esodo fu una schiacciante manifestazione di eroico amor patrio.
Fu scelta di Libertà pagata sulla propria pelle a
carissimo prezzo.
Fu rivendicazione dell’irrinunciabile diritto alla
sopravvivenza.
Gianni Bartoli, il grande Sindaco degli anni difficili di Trieste, così disse:
“L’Esodo non è stato né una colpa, né in errore, né
una diserzione. Gli Esuli, premuti dalla persecuzione e dal ricordo del terrore, compresero che sotto
quel regime terroristico non sussistevano le possibilità di vivere né da Italiani, né da Cristiani, né semplicemente da Uomini”.
Uno dei 350.000 Esuli, la signora Nives Saitti
Cardone, così scriveva sul periodico l’ “Arena di
Pola” il 24 settembre del 1983:
“L’Esodo è stata ribellione nei confronti delle foibe,
del saccheggio, dell’imposizione immediata di una
lingua che ci era ostica ed estranea, delle scritte
murali provocatorie e vessatorie, delle stelle rosse
affisse in ogni luogo...
E’ stata una dimostrazione di coerenza con l’idea di
Patria, di lingua, di sentimenti comuni.
Errore sarebbe stato il rimanere...”
49
Giani Stuparich, il Sottotenente dei Granatieri,
Volontario Irredento triestino, Medaglia d’Oro al
V.M., divenuto apprezzato scrittore, ha scritto:
“L’Esodo di Pola è un’infamia che non si cancella
col cercare di parlarne poco, un grido umano che
risuonerà per secoli a vergogna di chi l’ha strappato dalle viscere di una popolazione innocente,
anche se si tenta di attutirlo o di soffocarlo.
Ma non si procede sulla via della Civiltà, ammettendo o rassegnandosi che l’ingiustizia possa continuare a perpetrarsi, come ai tempi delle barbarie”.
I Giuliani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia
strappati dalle terre di origine, dopo permanenze
più o meno lunghe in “campi profughi”, a volte
decenni, dove erano costretti a vivere in promiscuità, in spazi ristretti, fra umilianti restrizioni,
difficoltà e disagi, finirono dispersi anche in lontane contrade oltre oceano.
Essi furono condannati ad eterno esilio per colpe
mai commesse e posti in condizione di sparire come
popolo nel solo volgere di qualche generazione,
come purtroppo sta già accadendo.
Un Anonimo poeta così scrisse (LEGGENDA
ISTRIANA): “Le candele//per noi accese//si stanno spegnendo//a una a una.//La notte giunge
ormai//né ci sarà più l’alba.//Un giorno, forse,//si
parlerà
di un popolo che per vivere libero//andò a morire
lontano.//Lontano dal proprio mare//e da una
terra rossa//che vista dall’alto//sembra un cuore
insanguinato”.
Sull’altra sponda dell’Adriatico, da Venezia fino a
Bari, nessuno li attendeva a braccia aperte e per
carità di Patria ci si astiene dal riferire come furono accolti in certe stazioni, in certi porti, da gruppi di esagitati fanatici di casa nostra accecati dalla
nota ideologia !
Le accuse gridate loro in faccia “fascista”, “nemico
del popolo”, monotone nella loro perversità e idiozia,
erano le stesse già udite nel cuore dell’Istria dalla
bocca degli autoproclamatisi “liberatori”, instancabili declamatori di slogan quali “Libertà ai Popoli”,
sappiamo tutti e bene di che libertà si trattasse,
“Fratellanza Italo Jugoslava”, palese menzogna ipocritamente sbandierata solo per agganciare i gonzi.
Il vergognoso “Trattato di Pace” del 10 febbraio
1947, che sarebbe stato più giusto chiamare
“Dettato di Pace”, di cui finanche gli americani si
vergognarono, segna, forse per sempre, la storia dei
Giuliani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia.
50
Gaetano Salvemini, docente universitario e noto
politico antifascista, in proposito così scrisse:
“Non vedo che cosa i vincitori avrebbero potuto
fare di peggio se gli Italiani avessero tutti continuato a battersi disperatamente fino all’ultimo
momento ai servizi di Hitler . . . Le clausole territoriali del Trattato di Pace sono ripugnanti ad ogni
senso di giustizia . . .”
Di Vergarolla, così come di Foibe ed Esodo, per
lunghi decenni, si tacque.
Si doveva tacere !
S’è dovuto attendere l’abbattimento del muro di
Berlino (9 novembre 1989) per vedere condannati
i misfatti del comunismo, sistema che ha procurato nel mondo 97 milioni di morti a fronte dei 21
milioni dovuti al nazismo (62 milioni in Unione
Sovietica, 35 milioni in Cina). Ma in troppi ancora
fingono di non saperlo ! . . .
S’e dovuto attendere quanto candidamente confessato il 21 luglio del 1991 (intervista rilasciata al
periodico fiumano “Panorama”) da due alti esponenti della Jugoslavia d’allora, Milovan Gilas e
Edvard Kardelj, perché il mondo intero sapesse
quello che gli Esuli Giuliano Dalmati avevano da
sempre saputo.
“Nel 1946 io e Edvard KARDELJ andammo in
Istria per organizzare la propaganda anti italiana.
Si trattava di dimostrare alle autorità alleate che
quelle terre erano jugoslave e non italiane. Certo
che non era vero! Ma bisognava indurre gli Italiani
ad andare via, con pressioni di ogni tipo. Così fu
fatto”.
S’è dovuto giungere all’11 settembre del 1992 per
vedere elevare al rango di Monumento Nazionale la
Foiba di Basovizza eletta fin dalla fine degli anni
40 dagli scampati alle foibe tomba simbolo del
martirio del popolo giuliano, luogo cui potersi
accostare senza timore di ulteriori agguati, per pregare per i propri congiunti fatti sparire chi sa dove
dai partigiani di Tito, coadiuvati troppo spesso e
vergognosamente dai manutengoli di pari fede italiani. Si osservi che la Risiera di San Sabba era
stata dichiarata Monumento Nazionale nel 1965 !
Ancora una volta due pesi e due misure !
Monsignor Antonio Santin, l’eroico Vescovo di
Trieste e Capodistria, così aveva detto nel 1954 a
Indro Montanelli che lo intervistava:
“Io non lo so... Io proprio non lo so... Io purtroppo
so soltanto pregare per quelle migliaia di nostri fratelli... il mio gregge, la mia gente... quelli che devo-
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
no pagare tutto per tutti... Cosa faranno costoro
senza più Patria, dopo aver vissuto soltanto di
Patria e per la Patria, come nessun altro Italiano ha
mai saputo né saprà più fare?”
Ma torniamo a Vergarolla.
Solo dal marzo 2008, all’apertura degli archivi
segreti britannici, (il Public Record Office di Kew
Gardens, in Londra) s’è potuta conoscere la verità
sul turpe attentato:
mandante è stata l’OZNA, la polizia politica della
Jugoslavia del Maresciallo Tito, che nulla aveva da
invidiare alla nazista Gestapo;
esecutore un suo agente, tale Giuseppe Kovacich,
coadiuvato da altri tre sgherri.
Queste informazioni son state diffuse dai ricercatori storici Fabio Amodeo e Mario Cereghino “Vedasi
pubblicazione TOP SECRET - Trieste e il Confine
Orientale fra guerra e dopoguerra”, divulgata dal
quotidiano di Trieste “Il Piccolo”.
È fin troppo facile ipotizzare che questo pluri
assassino, novello Erode, indegno d’appartenere al
genere umano, non abbia mai pagato per il suo
turpe gesto: anzi non è azzardato supporre che,
visti i risultati causati dalla sua azione, la fuga in
massa degli Italiani da Pola e dall’Istria, egli sia
stato lautamente compensato.
Ancora oggi, purtroppo i rappresentanti delle
Repubbliche eredi di quel Paese si astengono dal
prendere chiaramente le distanze da quei misfatti.
Il 13 luglio scorso, l’abbiamo visto tutti, il
Presidente della Slovenia Danilo Turk e quello
della Croazia Ivo Josipovic, in visita a Trieste, non
hanno inteso recarsi al Sacrario di Basovizza ! . . .
Questo fa rifulgere ancora di più la statura morale
del Cancelliere della Repubblica Federale tedesca
Willy Brandt che nel 1970 si inginocchiò davanti al
ghetto di Varsavia chiedendo perdono, a nome del
suo Paese, per la barbarie dell’olocausto.
Gravemente colpevoli anche tutti coloro che, a
qualunque titolo, nel tempo, pur sapendo hanno
taciuto: poco importa a quale nazionalità appartenessero, che idee politiche professassero, e quale
ruolo ricoprissero nelle Istituzioni.
Rattrista ancora considerare che, a tutt’oggi, a
livello nazionale, sul piano politico, storico, etico e
culturale, si continui a tacere su quell’odioso attentato e non si riservi alcun onore a quei Giuliani trucidati solo in quanto Italiani.
A Pola, la città così chiamata fin dai tempi di Dante
(vedasi IX Canto dell’Inferno), la romana Pietas Julia
“che i templi ostenta a Roma e a Cesare” (come
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
mirabilmente scrisse il Carducci nell’ode “Saluto
Italico”) oggi chiamata Pula, nei pressi del Duomo,
dal 1997 una lapide così ricorda l’evento:
in alto: “Vergarola – 18. 08. 1946 – 13 h.”;
in basso: “ Grad Pula – 1997 – Città di Pola”.
Tutto qui !
Nella cerimonia di commemorazione colà tenuta da
qualche tempo in qua, anche quest’anno non si è
udita una sola parola sulle cause dell’esplosione e
di conseguenza nessuna parola di condanna dei
responsabili della strage. La Bandiera Italiana,
anche quest’anno, era assente ! . . .
A Trieste, asilo di tanti Esuli a cominciare dall’indimenticabile Sindaco Gianni Bartoli, il 18 agosto
2011, la Federazione Grigioverde (fondata nel
1949 dalla Medaglia d’Oro Guido Slataper) e la
Famiglia Polesana hanno posato sul luogo più
sacro della Città, il Colle di San Giusto, un grande
Cippo con il nome, il cognome e l’età d’ogni singola vittima.
Hanno scoperto il masso due polesani miracolosamente scampati a quella esplosione ma profondamente feriti negli affetti più cari:
il signor Elio Dinelli, rimasto quel giorno solo al
mondo all’età di 11 anni, avendo colà perso i genitori, la nonna, uno zio e la sorella Norina di 6 anni;
e la signora Renata Succi che, impotente, aveva
assistito allo scempio del fratello Carlo, di 6 anni.
Al manufatto faranno idealmente buona guardia i
12 Irredenti decorati di Medaglia d’Oro al V. M.
nativi di Trieste, dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia, ricordati nel contiguo Cippo posato
dalla stessa Federazione Grigioverde nel 2009:
S.Ten. Guido BRUNNER, Cap. Guido CORSI, S.
Ten. Fabio FILZI, Col. Ugo PIZZARELLO, S. Ten.
Ugo POLONIO, Bers. Francesco RISMONDO, Ten.
V. Nazario SAURO, Ten. Guido SLATAPER, S.
Ten. Carlo STUPARICH, S. Ten. Giani STUPARICH, Magg. Giacomo VENEZIAN, S. Ten. Spiro
Tipaldo XIDIAS.
Possiamo finalmente dire che l’accorata esortazione di Ugo Foscolo ne “I Sepolcri” : “Serbi un sasso
il nome” almeno in Trieste è stata accolta.
Ora la tragica storia di quella domenica d’agosto a
Vergarolla non può dirsi universalmente sconosciuta.
Ora tutti sappiamo, e concludo, che quando onoriamo i Caduti per la Patria comprendiamo nel
nostro omaggio anche quei fratelli Giuliani vilmente uccisi e ancora più vilmente dimenticati perchè
ANCHE I POLESANI TRUCIDATI A VERGAROLLA SONO MORTI PER LA PATRIA!
51
NOTE LIETE
“G. Rossini” di Pesaro, la Guardia d’Onore Laura
Belli si è diplomata in flauto traverso.
La Guardia d’Onore Angela Leo si è laureata in
giurisprudenza.
La Delegazione di Alessandria è lieta di annunciare che il giorno 2 febbraio 2013, è nato Simone,
terzo figlio, dopo Alessio e Lucia, del socio Antonio
Adiletta, Guardia d'Onore sempre partecipe, con
spirito di collaborazione, ad ogni iniziativa della
Delegazione.
Sabato 8 dicembre 2012 la Guardia d’Onore
della Delegazione di Asti, Dottor. Paolo
Lanfranco, Sindaco del comune di Valfenera
(AT), si è unito in matrimonio con la Dottoressa
Alessandra Marazzita, figlia dell’ex Prefetto di
Asti, Dottoressa Paola Picciafuochi, ora a Roma
per ricoprire un prestigioso incarico, dinanzi ad
una chiesa gremita di autorità, parenti, amici e
Guardie d’Onore di Asti. La S. Messa è stata officiata, nella chiesa di S. Bartolomeo e S. Giovanni
Battista, a Valfenera, da Mons. Giuseppe Gallo,
Rettore dell’ Insigne Collegiata San Secondo di
Asti e Guardia d’ Onore di Asti. Alla fine della S.
Messa, gli sposi hanno ricevuto la benedizione
del Santo Padre, S. S. Benedetto XVI. Presente il
Delegato di Asti Comm. Giovanni Triberti e
famiglia.
In data 8 ottobre 2012 presso l’Ospedale San
Camillo di Roma la Guardia Scelta Ermanno
Scaramella, Capitano dei Bersaglieri, è diventato
padre della piccola Giulia Anita.
La Guardia d’Onore francese Philibert de La
Forest Divonne è diventato padre della piccola
Charlotte lo scorso 7 giugno.
Il 2 ottobre 2012, presso il Conservatorio musicale
52
La Guardia d’Onore Patrizia Fundrisi il 23 novembre 2012 ha completato ottimamente il Corso di
Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello
Spettacolo (D. A. M. S. ) presso l’università degli
Studi “Kore” di Enna, discutendo la dissertazione
di laurea su “Il canto popolare ennese”.
La Guardia d’Onore Francesca Bianchi, responsabile del gruppo romano della Giovane Guardia, si è
laureata in lettere classiche con la votazione di 110
e lode presso l’Università La Sapienza di Roma.
Il giorno 5 marzo 2013 all’Ospedale di Abano
terme (PD) è nato Giacomo Barbera figlio della
Guardia d’Onore dott.ssa Elisabetta Mattiello e
della Guardie d’Onore Ing. Raimondo Barbera.
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
NECROLOGI
DENTESANO Adriano – Udine – iscritto n° 21835
dal 15 gennaio 2011
DONVITO Italo – Genova – iscritto n° 16881 dal
14 febbraio 2002
GALANTI Luigi – King City (Canada) – iscritto n°
19612 dal 14 giugno 2006
MARINI DETTINA Giuseppe – Roma – iscritto n°
13973 dal 23 giugno 1997
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
MORGIA di FRANCAVILLA Gian Luigi Maria –
Seborga (IM) – iscritto n° 14064 dal 2 ottobre
1997
PICCHIANI Piero – Firenze – iscritto n° 11093 dal
16 maggio 1987
SCALZO Rosario Pietro – Settimo Torinese (TO) –
iscritto n° 20187 dal 4 settembre 2007
ZAMMIT Antonio – Sliema (Malta) – iscritto n°
12935 dal 22 giugno 1994
53
NUOVI ISCRITTI
NUMERO
22.698
22.699
22.700
22.701
22.702
22.703
22.704
22.705
22.706
22.707
22.708
22.709
22.710
COGNOME
E
NOME
GRADO MILITARE
ROSSATO Andrea
ACRI Giovani Francesco
ZAPPULLI Enrico
PIZZINI Franco
BUONACCORSI Armando
TORELLI Antonio
TORELLI Giuseppe
BAX Angelo
BAX Graziano
ERETO Isidoro
COLELLA Salvatore
FULGINI Francesco
MORLEO Antonio Vincenzo
Primo Capitano
Sergente dei bersa-
22.711
DUGO Roberto
glieri
Sottotenente di Vas-
22.712
22.713
22.714
COPERTINO Rosangela
SORDI Massimo
DI TOTA Francesco Paolo
22.715
22.716
22.717
22.718
BASCHIERI Ivo
DE LUCA Filippo
BASTIANELLI Mario
OLEARIS Daniela
22.719
22.720
22.721
PALEOLOGO Osvaldo Mario
DAMONTE Vittorio Silvestro
D’ORAZIO Alessandro
Sottotenente carrista
Caporale
Caporale di fanteria
Sergente di Marina
Marinaio
Caporale
PROFESSIONE
Avvocato
Direttore sanitario
Dentista
Medico veterinario
Medico cardiologo
Educatore
Pensionato
Dipendente Ministero Difesa
Tecnico di telefonia
Commerciante
Parrucchiere
CITTÀ
NASC.
Pensionato
Mantova
Brescia
Gardone Riviera (BS)
Pisogne (BS)
Boario Terme (BS)
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Talsano (TA)
Manduria (TA)
1974
1957
1957
1961
1964
1975
1949
1960
1992
1958
1967
1949
1943
Medico
Taranto
1956
Studentessa universitaria
Graduato EI
Graduato EI
Massafra (TA)
Roma
Giugliano in Campania
1988
1982
Farmacista
Orafo
Graduato EI
Corrispondente commer-
(NA)
Roma
Biella
Viterbo
Giaveno (TO)
1951
1949
1980
ciale
Pensionato
Dirigente d’azienda
Controllore del traffico
Palmi (RC)
Genova
Roma
1943
1962
1969
aereo
Scrittore
Pensionata
Libero professionista
Commerciante
Artigiano
Imprenditore
Pensionata
Avvocato
Studente liceale
Geometra
Medico cardiologo
Golfista
Agente di polizia locale
Mantova
Udine
Talmassons (UD)
Povoletto (UD)
Prerotto (UD)
Premariacco (UD)
Udine
Udine
Fiume Veneto (PN)
Pozzonovo (PD)
Milano
Vicenza
Crema (CR)
1958
Avvocato
Milano
cello
22.722
22.723
22.724
22.725
22.726
22.727
22.728
22.729
22.730
22.731
22.732
22.733
22.734
BRAGLIA Riccardo
BARBESINO Sandra
CIAN Mario
D’AMATO Antonio
FLORIS Antonio
MAIOLINO Vincenzo
MORELLI Lorenza
OLIVOTTO Silvana
TESOLIN Riccardo
MOLON Mirco
MACCHI Andrea
ZAMBONIN Pietro
IMPERATORI ANTONUCCI
22.735
Angelo
BAGGIO Veronica
54
Caporalmaggiore
Primo Caporal Magg.
Sergente degli Alpini
Primo Caporalmagg.
Sergente di Marina
Tenente
Tenente del Genio
Carrista
Appuntato scelto
Caporale
Lagunare
Soldato
1950
1958
1962
1952
1994
1948
1958
1947
1970
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
22.736
22.737
22.738
22.739
22.740
22.741
22.742
BRAVO Pietro Maria
COSTANTINI Isabella
CUDINI Chiara
FERRARA Giacomo
PEZZANO Giulia
SANTACATERINA Andrea
ZUCCHI Valerio
22.743
22.744
22.745
22.746
22.747
22.748
22.749
22.750
22.751
22.752
22.753
BIANCO Michele
SEMERARO Fernando
BUFANO Angelo
DISTASO Tommaso
PIAZZOLLA Filippo Antonio
ZUCCO Emilio
DI GIORGIO Salvatore
DEMECO Salvatore
SANTERINI Gualtiero
LISTA Vincenzo
MENZANO Vincenzo
22.754
22.755
22.756
22.757
22.758
22.759
22.760
22.761
22.762
22.763
CATERISANO Pasqualino
TESORIERE Francesco
LOCANTO Mauro
MIGALE Amedeo
COLOSIMO Ferruccio
QUATTROMANI Francesco
BELLI Lorenzo
STORNELLI Carmine
DI GIOVANNI Mauro
ASPRO Antonio
Caporalmaggiore
Studente universitaria
Vice preside
Studentessa in medicina
Studente universitario
Studentessa universitaria
Studente universitario
Graduato di truppa EI
Udine
Udine
Coseano (UD)
Udine
Udine
Udine
Roma
1989
Sacerdote
Sottufficiale AM
Imprenditore
Muratore specializzato
Ricercatore universitario
Medico
Medico
Dottore commercialista
Avvocato
Pensionato
Agente in attività finanzi-
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Massafra (TA)
Barletta (BT)
Barletta (BT)
Crotone
Crotone
Isola di Capo Rizzuto (KR)
Montepaone (CZ)
Cerenzia (KR)
Crotone
1961
1960
1964
1954
1987
1956
1953
1964
1981
1949
1974
aria
Imprenditore
Avvocato
Ingegnere
Avvocato
Consulente del lavoro
Dottore commercialista
Operatore turistico
Impresario edile
Sott.le delle Giubbe Rosse
Supervisore ai generi ali-
Isola di Capo Rizzuto (KR)
Crotone
Crotone
Crotone
Crotone
Crotone
Seravezza (LU)
Bolton (CANADA)
Bradford (CANADA)
Woodbridge (CANADA)
1985
1968
1966
1969
1978
1971
1979
1938
1968
1960
ment.
Ufficiale di Polizia
Newmarket (CANADA)
1959
Imprenditore
Supervisore di legge munic.
Studente
Infermiere
Docente
Artigiano
Designer architetto
Thornhill (CANADA)
Toronto (CANADA)
Licata (AG)
Lungavilla (PV)
Caltanissetta
Cuneo
Montecarlo (P.to di Mo-
1940
1952
1998
1982
naco)
Montecarlo (P.to di Mo-
1990
1989
1981
scelto
Luogotenente AM
Soldato
Geniere
Alpino
Sergente
22.764
AMATO Michael
Tenente Secondo
22.765
22.766
22.767
22.768
22.769
22.770
22.771
LOCILENTO Angelo
VERRELLI Steve D.
MANCUSO Piero
CIGALINI Marco
GIAMMORCARO Maria Grazia
BRUNO Davide
RENZO Alberto Adonai
22.772
BLASI Luigi
Commerciante
ROTONDO Davide
PETITO Antonio
BIASIOLI Stefano
BOLZON Nicola
DIFRANCESCO Mauro
PIANTONI Efrem
ERTANI Francesca
BALSAMO Elpidio
VARDELLI Chiara
ANTONELLI Stefano
naco)
Graduato CC
Rocchetta al Volturno (IS)
Graduato Polizia di Stato
Senigallia (AN)
Medico e sindacalista
Monticello Conte Otto (VI)
Ingegnere meccanico
Sovizzo (VI)
Sottufficiale CC
Cremolino (AL)
Impiegato
Bienno (BS)
Laureanda in giurisprudenza Breno (BS)
Ufficiale CC
Barletta (BT)
Commerciante
Vigolo Marchese di C. (PC)
Sacerdote e giudice ecc.co
Cadeo (PC)
Grado
22.773
22.774
22.775
22.776
22.777
22.778
22.779
22.780
22.781
22.782
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Aviere
Appuntato scelto CC
Sergente degli Alpini
Maresciallo CC
Tenente CC
1964
1966
1965
1975
1975
1942
1972
1989
1985
1974
1972
55
22.783
BEBERT Thierry
22.784
22.785
22.786
22.787
22.788
22.789
22.790
22.791
22.792
22.793
22.794
22.795
22.796
22.797
22.798
22.799
22.800
22.801
22.802
22.803
22.804
22.805
22.806
22.807
22.808
22.809
22.810
22.811
22.812
22.813
22.814
22.815
22.816
FORNIERI Michelina
LOMBARDO Alessandro
LOMBARDO Giuseppe
MUSOLINO Rosa Fortunata
SAVICA Vincenzo
BONOMO Paolo
BUCCI Diego
CALOI Claudia
CELEGHIN Cinzia
DAL CENGIO Maurizio
DAL LAGO Valter
DAL POZZOLO Antonio
FABINI Sonia
MARCHETTI Marco
PORTINARI Sonia
SARTORE Enrico
SINIGAGLIA Vania
STRACCI Emiliano
AMICO di MEANE Filippo
GAGLIONE Gianfranco
LUSCRI Frank
SAMORÈ Claudio
POLI Patrizia
VILLA Giuliana Luigia
MORANDO Massimiliano
PODAVINI Greta
GAMBINO Patrizia
MANCINI Adriano
BUSCHINI Dario Teresio
SANESE Maria Luisa
MORRESI Pier-Maria
SBARDELLATI Michele
TROVATORE Mauro
22.817
de MEDICI di OTTAJANO
22.818
22.819
22.820
22.821
22.822
22.823
22.824
22.825
22.826
22.827
22.828
22.829
22.830
22.831
22.832
22.833
Giovan B.
DI SANTO Francesco
MORCELLA Angelo
GUERRERA Fabrizio
MAROCCHI Matteo
CALARCO Francesco Maria
DEIANA Maria Carla
BENEVENTO Diego
PILEGGI Franco
GASPARINI Mauro
GALEONE Maurizio
DIGIOVANNI Nicola
AVERSA Vito
ROMANO Pasquale
LOVATTI Marco
PANTANO Francesca
PIGA Joseph Charles
56
Responsabile amministrativo
Pensionata
Fante
Impiegato Poste Italiane
Sergente Genio Ferrov. Impiegato
Medico - doc. univ.
Medico - doc. univ.
Alpino
Impiegato tecnico
Avvocato
Artigiana
Geometra
Capitano
Architetto
Libero professionista
Alpino
Commerciante
Ragioniera contabile
Sacerdote
Agente di polizia locale
Libero professionista
Aviere scelto
Appuntato scelto CC
Luogotenente
Carabiniere
Primo Aviere
Maggiore medico
Carabiniere
Fante
Colonnello
Tenente Colonnello
Carabiniere
Carabiniere
Lgt.
Fante
Carrista
Arith (FRANCIA)
1968
Titolare officina meccanica
Impiegato RAI
Graduato CC
Commercialista
Pensionato
Orefice
Insegnante d’inglese
Imprenditore
Insegnante
Avvocato
Imprenditore
Artigiano
Ragioniera
Medico
Impiegato
Funzionario Confcom-
Caltanissetta
Caltanissetta
Caltanissetta
Messina
Messina
Lonigo (VI)
Vicenza
Vicenza
Pincara (RO)
Schio (VI)
Altavilla Vicentina (VI)
Monte di Malo (VI)
Trissino (VI)
Limena (PD)
Lonigo (VI)
Thiene (VI)
Vicenza
Finale Ligure (SV)
Roma
Venafro (IS)
Farmington Hills (U. S. A.)
Ravenna
Asti
Dusino San Michele (AT)
Asti
Asti
Asti
Rocca Massima (LT)
Borgo Vercelli (VC)
Spoltore (PE)
Varese
Besozzo (VA)
Casciago (VA)
mercio
Pensionato
Napoli
1939
Operaio
Ufficiale EI
Ufficiale EI
Libero professionista
Fisioterapista
Infermiera
Direttore tecnico
Carabiniere
Pensionato
Pensionato
Guardia Giurata
Impiegato
Pilota di porto
Avvocato
Consulente informatico
Imprenditore
San Lucido (CS)
Roma
Roma
Virgilio (MN)
Esperia (FR)
Padova
Nocera Inferiore (SA)
Valpelline (AO)
Montjovet (AO)
Saint Vincent (AO)
Barletta (BT)
Catania
Chioggia (VE)
Mantova
Roma
Cagliari
1955
1962
1960
1971
1964
1943
1984
1990
1946
1955
1969
1953
1970
1950
1979
1952
1950
1963
1980
1954
1973
1951
1978
1963
1964
1964
1970
1964
1958
1971
1952
1960
1944
1969
1955
1988
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
22.834
22.835
22.836
22.837
22.838
22.839
22.840
22.841
22.842
22.843
22.844
22.845
22.846
22.847
22.848
22.849
22.850
22.851
22.852
22.853
22.854
22.855
22.856
LASCARI Manuela Francesca
MORONA Marisa
MARINELLI Giancarlo
PLANERA Massimo
LETTA Marco
ROSSO Enrico
FRANZINI Massimiliano
PANTISANO Pasquale
BARCI Massimiliano
BALDASSERINI Giampiero
TAVOLETTA Antonello
CARROZZO Nunzia
CAFUOTI Luigi
BLASI Emanuele
CAVALLO Gianluca
PICCINNI Cosimo
VETRÒ Fabio
DIMONTE Giuseppe Fabio
REGINA Antonio
SCATTOLINI Roberto
GALVANI Giorgio
GALLI Maximiliano
DE STEFANO Raffaello Ferdi-
22.857
22.858
22.859
22.860
22.861
22.862
nando
CURCI Savilibero
MANDICA Francesco
ANTOLINO Potito
PERILLI Luisa
CASADEI Alberto
BAHAMONDES ZLATAR J.
22.863
Ignacio
CATTANEO Luigi
22.864
22.865
22.866
22.867
22.868
22.869
22.870
22.871
FRIGERIO Mirko
MARAZZI Maria Luisa
STRINGHINI Paola Beatrice
GIGANTE Eleonora
BUFFOLI Francesco
ASTOLFI Francesco
PANICO Gaetano
BOSCO Giorgio
Interprete e consulente
Commerciante
Graduato CC
Ufficiale CC
Agente di polizia locale
Pensionato
Graduato Polizia di Stato
Dirigente medico
Agente generale assicurativo
Imprenditore
Imprenditore
Casalinga
Capo turno
Responsabile ufficio acquisti
Graduato Polizia di Stato
Graduato Polizia di Stato
Graduato Polizia di Stato
Graduato Polizia di Stato
Graduato CC
Avvocato
Pensionato
Libero professionista
Insegnante
Roma
Pordenone
Citerna (PG)
Arezzo
Parabiago (MI)
Villanova d’Asti (AT)
Frattocchie (RM)
Crotone
Cervicati (CS)
Roma
Roma
Taranto
Massafra (TA)
Taranto
Francavilla Fontana (BR)
San Giorgio Jonico (TA)
Lama (TA)
Taranto
Marsala (TP)
Mantova
Rimini
Como
Torre Annunziata (NA)
Barletta (BT)
Messina
Coppito (AQ)
S. Vito al Tagliamento (PN)
Forlimpopoli (FC)
Santiago (CILE)
1976
1974
1984
Caporale
Fabbro
Sottufficiale G. d. F.
Finanziere
Imprenditrice
Libero professionista
Insegnante
Sergente paracadu-
Pensione
Asti
1938
Libero professionista
Impiegata
Impiegata
Avvocato
Artigiano
Dirigente
Macchinista ferroviario
Ministro plenipotenziario
Milano
Rho (MI)
Milano
Massafra (TA)
Rovato (BS)
Porto Mantovano (MN)
Acerra (NA)
Roma
1974
Creazzo (VI)
Roma
Assago (MI)
Bono (SS)
Montemurlo (PO)
Firenze
Catania
Trento
1970
1976
1992
1958
1981
1965
1964
1987
Appuntato CC
Capitano CC
Carabiniere
Caporalmaggiore
Primo Aviere
Carabiniere scelto
Fante
Sottocapo
Maresciallo aiutante
Allievo Maresciallo
1977
1975
1981
1949
1974
1949
1964
1971
1973
1972
1965
1972
1970
1974
1972
1980
1974
1938
1965
1945
1940
1984
tisti
22.872
22.873
22.874
22.875
22.876
22.877
22.878
22.879
FAEDO Italo
FIGÀ TALAMANCA Alvise
NAGY BOTROS Basha Beter
SULAS Francesco
CANESI Stefano
BARBARO Marco
LOMBARDO Marco Colombo
MAURO Francesco
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Alpino
Caporalmaggiore
a. r.
Tenente dei bersaglieri Imprenditore
Bancario
Studente
Luogotenente CC
Sottufficiale CC
Consulente telefonia
Avvocato
Ingegnere
Maresciallo
Sottufficiale EI
1947
1982
1988
1932
57
OGGETTISTICA
Cravatta
Cravatta
Marinella
Cravatta
Marinella
€ 30,00
€ 100,00
€ 100,00
Sciarpa
Distintivo
G. d’O.
Distintivo
G. d’O. Scelta
€ 30,00
€ 30,00
€ 10,00
€ 20,00
Distintivo
Ispettore
Distintivo G. d’O.
Scelta Ispettore
Medaglia al Merito
di Servizio grande
Medaglia al Merito
di Servizio piccola
€ 20,00
€ 20,00
€ 50,00
€ 30,00
Fascia da Braccio
€ 20,00
Foulard
58
Barrette d’argento di riconferma
per la Medaglia al Merito di
Servizio piccola
Fregio in
materiale plastico
Calendario 2013
Calendario 2012
€ 20,00
€ 5,00
€ 10,00
€ 10,00
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
Portiamo al Pantheon i nostri Re
Le glorie del Regno d’Italia
Gabriele d’Annunzio (1863-1938)
Centocinquantesimo anniversario della nascita
Crest
Targa
Scudetto di stoffa
Medaglia Regina
Elena
€ 35,00
€ 20,00
€ 10,00
€ 20,00
DISTINTIVI COMMEMORATIVI
Trentennale morte
R.E.
Centenario morte
V.E. II
€ 30,00
€ 30,00
CD
AUDIO
Alle radici di
Casa Savoia
€ 10,00
Quarantennale morte
V.E. III (colore oro)
Trentesimo anniversario
morte RE Umberto II
€ 30,00
€ 20,00
Adesivo tricolore
Distintivo Ispettore
riconfermato
(più di una conferma)
Bandiera
(in poliestere)
€ 2,00
€ 20,00
€ 20,00
Fregio da basco
Libro
€ 15,00
€ 30,00
Sotto ciascun oggetto sono indicate le offerte minime per la cessione dei gadget sopraelencati.
La cessione può essere effettuata soltanto ai soci. Gli oggetti sono disponibili presso l'Istituto; in caso di spedizione occorrerà
aggiungere € 5 per le spese postali. Per verificare l’effettiva disponibilità dei singoli articoli, consultare la sezione “Oggettistica”
del nostro sito internet www.guardiadonorealpantheon.it
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
59
60
GUARDIA D’ONORE N. 2 - 2013
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Numero2 - Istituto Nazionale per la Guardia d`Onore alle Reali