LA CASA DELLE CULTURE
Relazione finale del progetto partecipativo
«Viviamoci Sant’Ermete»
Progetto finanziato dalla Regione Toscana in base
alla legge regionale sulla partecipazione n. 69/2007
Pisa, 10 giugno 2011
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Il quadro normativo: la legge regionale sulla partecipazione
Dal 27 gennaio 2008 gli abitanti della Toscana hanno un’opportunità in più per partecipare
alle decisioni che li riguardano e portare all’agenda politica alcune questioni di interesse
generale: la Legge Regionale n. 69/2007 sulla promozione della partecipazione
all’elaborazione delle politiche regionali e locali. Questo strumento normativo
riconosce che la partecipazione dei cittadini, singoli ed associati, alle decisioni regionali e
locali che li riguardano è un diritto fondamentale ed auspica, coerentemente, che gli enti
locali utilizzino la partecipazione come forma consueta di governo. In quest’ottica la legge
regionale promuove, a vari livelli e con diversi soggetti, momenti pubblici di confronto
collettivo su tematiche rilevanti nella vita dei cittadini, con particolare attenzione alle scelte
che riguardano l’ambiente, la gestione e l’offerta dei servizi, l’assetto del territorio, la
vivibilità urbana e il benessere sociale in generale.
Utilizzando un fondo appositamente istituito dalla legge, la Regione Toscana seleziona
periodicamente un certo numero di processi partecipativi ritenuti meritevoli di sostegno
finanziario e/o logistico. Il progetto «Viviamoci Sant’Ermete» è rientrato tra quelli
selezionati dall’Autorità Regionale per la Partecipazione, rispondendo ai requisiti di
inclusività, interesse sociale, trasparenza, neutralità, rigore metodologico, richiesti per
accedere al sostegno finanziario regionale. Proposto dall’Associazione non riconosciuta
Sant'Ermete, nata nel Secondo Dopoguerra, il progetto ha raccolto a suo sostegno quasi
250 firme di residenti. Il progetto è durato complessivamente 9 mesi (ottobre 2010-giugno
2011), ed ha usufruito di una proroga di 3 mesi rispetto a quanto inizialmente previsto.
La sfida: rilanciare uno storico spazio sociale per rendere il quartiere
più vivibile per tutti
Il progetto partecipativo «Viviamoci Sant’Ermete» si è posto l’obiettivo di rilanciare il
Circolo ARCI «Mario Salvadori», sito tra via Bandi 16 e via di Putignano 306, per
recuperare la sua vocazione di spazio aggregativo socio-culturale per la popolazione dei
quartieri di S. Ermete, Putignano, Coltano, Le Rene, Oratoio, Ospedaletto, Riglione (ex
Circoscrizione 3 del Comune di Pisa). La struttura, di proprietà della A.P.S. non
riconosciuta S.Ermete, è costituita da due saloni di 160 mq circa, più varie stanze, una
terrazza al primo piano di 200 mq, una cucina professionale, un piccolo giardino interno di
100 mq, ed uno spazio esterno di 1500 mq. Oltre a questi locali, il Circolo ha fin qui avuto
a disposizione anche 12.000 mq di terreno nel parco pubblico attrezzato tra via Bandi e
Via Socci, principale area a verde di S. Ermete, dotata di campino, zona giochi per i
bambini, percorso da jogging, panchine, ecc.
Soggetto importante nella vita associativa di S. Ermete è stata la Cooperativa di mutuo
soccorso, attiva fin dai primi anni del Novecento e nata da un collettivo di contadini che
aveva acquistato un piccolo appezzamento di terreno su cui ha poi costruito una stanza
come sede della cooperativa stessa. I contadini aderenti al sodalizio acquistavano prodotti
alimentari e li rivendevano a prezzi popolari ai soci iscritti. Col tempo la cooperativa è
diventata un vero e proprio spazio sociale, in cui i soci trascorrevano parte del loro tempo
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libero, dopo il lavoro e dopo cena, discutendo dei fatti del giorno e delle esigenze del
quartiere. Sotto il fascismo la cooperativa è stata occupata dai fascisti, i quali si
sostituirono ai consiglieri democraticamente eletti gestendo loro il bene collettivo. Finita la
guerra la cooperativa riprese a funzionare insieme al nascente Circolo ARCI M. Salvadori.
Nel Secondo Dopoguerra, il circolo ha rispecchiato l’evoluzione dell’intero quartiere,
risentendo progressivamente della chiusura degli insediamenti industriali (la più
significativa, la fabbrica di fiammiferi), della trasformazione dell’intera zona in periferia
popolare-residenziale, della crescita delle disparità sociali, dell’invecchiamento
progressivo della popolazione, del relativo calo dei residenti.
Fino agli anni Novanta il circolo ha promosso svariate attività sociali e ricreative: il ballo, il
gioco delle bocce, il pattinaggio sulla pista esterna, le gite fuori porta, i pranzi e le cene
sociali. In seguito è subentrata una fase di dissesto finanziario, causata dalle difficoltà di
sostenere le spese del mutuo acceso per ampliare la struttura, fase adesso superata. Dal
2005 al 2009 lo spazio interno del circolo è stato dato in affitto alla Società della Salute di
Pisa che vi ha realizzato, nel quadro del Progetto Homeless, un dormitorio per i senza
fissa dimora: dopo le prime perplessità e resistenze della popolazione, sono state trovate
buone forme di convivenza ed interazione tra gli abitanti del quartiere e gli ospiti della
struttura di accoglienza. Con lo spostamento del Progetto Homeless nella nuova struttura
di Porta a Mare, il fabbricato è tornato ad essere interamente disponibile per nuove attività.
Pur essendo già state organizzate nel corso del 2009 diverse iniziative per rilanciare il
circolo, nel 2010 si è deciso di avviare un percorso partecipativo per coinvolgere
direttamente la comunità locale nella definizione delle aree tematiche su cui
concentrare le attività della «Casa delle culture» – questo il nome scelto per la nuova
fase del circolo. Il processo partecipativo è stato voluto con forza dai soggetti promotori,
che vi hanno visto una grande opportunità per rimettere il circolo in stretta relazione con i
bisogni degli abitanti del quartiere, per fare spazio alla loro volontà di cooperare e di
migliorare la vivibilità del quartiere, per valorizzare e scambiare le loro abilità e
competenze, per costruire legami più stabili con le altre realtà associative del territorio e
della città. Solo così si è ritenuto possibile rilanciare il circolo, metterlo a disposizione di un
progetto di quartiere vivibile per tutti – i bambini, gli adolescenti, gli adulti, gli anziani, le
persone di origine straniera, portatori di handicap, le fasce sociali più deboli –
salvaguardandone anche in futuro il ruolo di spazio sociale a disposizione dell’intera città.
La strategia: attivare la domanda di partecipazione degli abitanti
La scelta di un percorso partecipativo per individuare le attività della nuova Casa delle
culture deriva da una attenta valutazione del contesto. La parte della città di Pisa in cui si
trova il Circolo «Mario Salvadori» vive da decenni dei cambiamenti strutturali che hanno
inciso sulla coesione sociale e sul grado di fiducia della popolazione. Tra questi
cambiamenti, incide anche per la percezione dei problemi e la capacità di risposta, una
composizione demografica con una popolazione anziana superiore alla media nazionale
(26% con età superiore ai 65 anni, a fronte del dato nazionale del 20,3%).
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Alla collocazione periferica del quartiere rispetto al centro cittadino si sono aggiunte nel
corso dei decenni numerose altre situazioni problematiche, che hanno contributo a
ridurre la qualità della vita, come ad esempio:
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il progressivo degrado delle case popolari costruite nel secondo dopoguerra e la
crescente separazione tra queste e il resto del quartiere, in cui prevalgono
insediamenti residenziali, mono e bi-familiari;
la relativa carenza di spazi sociali e di servizi;
l’attraversamento del quartiere da parte di importanti vie di comunicazione stradale
come la via Emilia, che ha visto aumentare il traffico verso le aree industriali di
Ospedaletto, e la vicinanza con la strada di grande collegamento FI-PI-LI, con
conseguente inquinamento acustico e atmosferico;
l’attraversamento con passaggio a livello di due ferrovie, una verso Firenze e verso
il deposito delle locomotive, l’altra verso Roma;
il passaggio nei cieli del quartiere della principale rotta di decollo e atterraggio degli
aeromobili in transito dall’Aeroporto civile e militare di Pisa (cui in futuro potrebbero
aggiungersi anche quelli in transito dall’hub militare);
l’inceneritore situato a non più di 800 metri in linea d’area dalle zone abitate.
Queste ed altre problematiche dell’ex Circoscrizione 3 ne fanno un territorio in cui è
particolarmente forte la richiesta di interventi da parte dell’amministrazione comunale
e più acuta è la sensazione di una scarsa attenzione da parte di chi governa la città e
della politica in generale. Tra l’altro, la domanda di partecipazione alle scelte che
riguardano il quartiere è recentemente aumentata in relazione al controverso piano
comunale di ricostruzione delle case popolari di S. Ermete. Da un lato, l’intervento di
riqualificazione, comprensivo oltre che di spazi abitativi adeguati anche di moderni impianti
per l’energia (geotermia, fotovoltaico) e per il recupero delle acque piovane, è stato
accolto con favore dalla cittadinanza. Dall’altro, è stato fortemente contestato il progetto di
ricostruire una parte delle case nel già menzionato parco pubblico situato tra via Bandi e
Via Socci, ossia nell’unico polmone verde della zona. L'aumento della densità abitativa
derivante dalla realizzazione del progetto è stato visto con preoccupazione anche per le
ricadute negative sulla viabilità e sui parcheggi.
Il progetto «Viviamoci Sant’Ermete» ha inteso intercettare l’esigenza, spesso insoddisfatta,
di partecipazione da parte degli abitanti del quartiere. Nelle varie fasi del progetto è stato
chiesto ai partecipanti di esprimersi e confrontarsi su tre domande-chiave:
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Cosa manca nel quartiere?
Quali attività dovrebbero essere realizzate nella Casa delle Culture per
rispondere a tali mancanze?
Cosa può fare ciascuno di noi, insieme con gli altri e con le istituzioni, per
migliorare la vivibilità del quartiere?
In questo modo, il percorso partecipativo ha potuto intrecciare un tema specifico – la
definizione delle nuove attività da svolgere nel Circolo «Mario Salvadori» – e un tema più
generale – la vivibilità del quartiere e la partecipazione in generale. In questo modo è stato
possibile reagire sia al contesto locale che al contesto generale, caratterizzato dal
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declino della partecipazione politica, dalla tendenza al ripiegamento nel privato e nel
locale, dalla crisi della socialità, delle relazioni di vicinato e della «vita di quartiere», dalla
diffusa percezione di non potere influire sulle scelte e sugli eventi, e dal conseguente
senso di insicurezza rispetto ai cambiamenti. La frustrazione derivante dal fatto che
tutto sembra venir deciso altrove, o che le scelte per il quartiere sembrano sempre calate
dall’alto, può essere superata attivando le risorse civiche e sociali in un percorso di
partecipazione. Col risultato di provare a ripensare le forme di comunicazione e di
interazione tra la cittadinanza e le istituzioni locali, spingendo queste ultime ad un
maggiore lavoro di ascolto e di inclusione preventiva nelle scelte.
Il percorso partecipativo, orientato ai bisogni del quartiere ed alle iniziative da realizzare
nella Casa delle culture per rispondervi, è stato condotto rispettando alcuni semplici
principi fondamentali, senza i quali sarebbe stato difficile raggiungere i risultati sperati:
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la pubblicità e l’accessibilità delle iniziative del progetto;
l’inclusione paritetica di tutti i punti di vista, soprattutto di quelli che generalmente
vengono trascurati o marginalizzati, attraverso incontri mirati con diversi gruppi
della popolazione;
la rappresentatività dei partecipanti all’evento deliberativo finale (world cafè), sulla
base di apposita campionatura realizzata per zone di residenza, genere, fasce
d’età, paese d’origine;
la discussione argomentata e imparziale come criterio di conduzione degli incontri,
seguiti da facilitatori appositamente formati;
lo scambio dei punti di vista e l’articolazione dei diversi bisogni all’interno delle
discussioni collettive;
il riconoscimento e l’attivazione dei saperi e delle competenze della popolazione;
la garanzia dell’effettiva realizzazione di quanto discusso e deciso collettivamente.
La supervisione del processo partecipativo è stata affidata ad un Tavolo di garanzia, in
modo da assicurare l’imparzialità e il rigore metodologico di ogni passaggio organizzativo,
nonché la valutazione in itinere del processo. La composizione assai equilibrata del tavolo,
comprensivo dei principali attori coinvolti (incluso il presidente del Consiglio Territoriale di
Partecipazione e i rappresentanti del Comune di Pisa), delle coordinatrici del progetto e
degli esperti della partecipazione, ha costituito una delle ragioni del buon funzionamento
dell’organismo. Il Tavolo di garanzia si è riunito regolarmente, affrontando in maniera
ordinata ma creativa gli ostacoli e gli imprevisti sorti nel corso del progetto.
In questo modo il processo partecipativo ha svolto pienamente le sue funzioni, risultando
uno strumento essenziale per:
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riflettere collettivamente e criticamente sulle idee di benessere, di vivibilità, di
sicurezza, di appartenenza, di territorio, di città, individuando ciò che manca nel
quartiere e ciò che può essere fatto per soddisfare a questa mancanza;
sviluppare meccanismi di motivazione, di fiducia in sé e nell’azione collettiva, di
assunzione condivisa di responsabilità, di articolazione tra il passato («il quartiere
com’era»), il presente («il quartiere com’è diventato») e il possibile futuro («il
quartiere come vorremmo che fosse»);
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stimolare l’auto-organizzazione, la costruzione di reti di scambio e di mutuo aiuto, la
ricostruzione di relazioni sociali improntate alla gratuità, alla fiducia, alla solidarietà,
alla cura degli spazi e dei beni comuni;
trasformare le modalità di interazione tra gli abitanti e le istituzioni, così come le
modalità di governo dell’amministrazione comunale, in modo da fare emergere
chiaramente i conflitti e sviluppare adeguate capacità di negoziazione.
Gli strumenti: informazione, formazione, incontri pubblici, passeggiate
di quartiere, gite in bicicletta, mostre itineranti, teatro sociale
Per attivare la partecipazione dei cittadini e tenerla viva durante tutta la durata del
progetto, nonché per rispondere alle difficoltà legate alla vastità e alla frammentazione del
territorio della ex Circoscrizione 3, è stato necessario ricorrere a diversi strumenti, quali:
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l’informazione;
la formazione;
gli incontri pubblici informali;
le passeggiate di quartiere;
le gite in bicicletta;
le mostre itineranti;
il teatro sociale.
Nelle fasi preliminari e per tutta la durata del progetto è stata condotta una vasta
campagna informativa che ha coinvolto l’intero territorio della ex Circoscrizione 3
attraverso l’affissione di locandine negli esercizi commerciali e la distribuzione di depliant
contenenti la descrizione del progetto e l’invito a prendere parte al processo partecipativo.
Per raggiungere il massimo numero di persone si è proceduto in numerose occasioni alla
distribuzione «porta a porta» del materiale del progetto. All’informazione «di base» si è poi
sempre accompagnata la «comunicazione ufficiale», condotta attraverso il sito web della
Casa delle Culture: http://www.lacasadelleculture.blogspot.com/ e la sua pagina facebook.
Gli eventi organizzati nel corso del progetto sono stati pubblicizzati anche attraverso la
stampa locale e i siti informativi del Comune di Pisa. I risultati ottenuti sono stati infine
diffusi attraverso due uscite del bollettino del progetto, e il materiale fotografico relativo agli
eventi pubblici è stato pubblicato sul sito.
Per accompagnare il processo partecipativo e gestire adeguatamente l’evento deliberativo
finale (world cafè), è stato selezionato attraverso un bando pubblicato sul sito un gruppo
di facilitatori, cui è stato garantito un apposito corso di formazione. Costituito da
persone particolarmente motivate e fornite di una buona predisposizione al tipo di attività
previste dal progetto, il gruppo ha contribuito in maniera determinante al successo del
processo, con solo limite che solo pochi dei suoi membri sono abitanti del quartiere. Il
corso di formazione ha fornito alcune informazioni di base sul progetto, sulla legge
regionale toscana sulla partecipazione, sulla struttura del circolo e sul territorio interessato,
nonché le capacità fondamentali di un facilitatore (analisi, interazione, cooperazione,
mediazione, gestione dei conflitti, interpretazione, sintesi, ecc.) inquadrate in un discorso
teorico più generale sui principi della democrazia deliberativa e partecipativa.
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Per integrare la cittadinanza nel percorso partecipativo, sono stati organizzati durante tutto
il progetto diversi incontri informali, anche con singoli gruppi della popolazione (bambini
e anziani in modo particolare). Nel mese di novembre è stato realizzato un primo
laboratorio di cittadinanza attiva in cui, nonostante la modesta partecipazione di
pubblico, sono emerse alcuni dei temi e proposte fondamentali che hanno accompagnato
il progetto fino alla sua conclusione. In quell’occasione sono stati raccolti e filmati diversi
interventi dei cittadini sulle condizioni di vita nel quartiere, sulle principali difficoltà e
carenze che si riscontrano, sulle possibili attività da organizzare nella Casa delle culture
per farvi fronte. Durante tali incontri sono stati distribuiti e discussi con i cittadini anche i
questionari della Regione Toscana sulla partecipazione. Altri incontri informali hanno avuto
luogo durante gli incontri e le feste organizzate dal Circolo. Altri ancora hanno coinvolto le
scuole (scuola elementare Don Milani, scuola media Gamerra), le associazioni e i circoli
presenti nel quartiere. Complessivamente, nel corso dei nove mesi, le persone coinvolte
nel percorso partecipativo attraverso questa metodologia sono state circa 500.
Dal 31 marzo al 17 maggio 2011 sono state realizzate cinque passeggiate di quartiere
con i bambini e le bambine della scuola primaria Don Milani. Le passeggiate, che hanno
visto una fase di approfondimento e di restituzione grazie alla tecnica delle «mappe del
territorio», sono state adattate all'età degli alunni ed hanno coinvolto diversi abitanti della
zona, disponibili ad essere «intervistati» dai bambini sulla loro storia personale e
sull’evoluzione del quartiere, raccontando la loro storia e, insieme, quella dell'evoluzione
del quartiere. Per tutte le classi, l’ultima tappa delle passeggiate è stata la Casa delle
culture, dove i bambini e le bambine hanno potuto intervistare i responsabili del Circolo
«Mario Salvadori» e della Casa delle Culture, sulla storia del circolo dalle origini ad oggi. I
piccoli sono stati poi invitati ad immaginare giochi e attività da realizzare nella struttura,
consegnando ai disegni le loro idee: dalla pista di pattinaggio esterna, a un punto lettura
con vari divani e poltrone, dal campino di calcio, ai corsi di danza, hip hop, pallavolo ecc.,
dai corsi di cucina ad altre attività ludiche e creative.
Il 22 maggio è stata organizzata la manifestazione «Pedalando per un quartiere
migliore», in collaborazione con i circoli ARCI della ex-Circoscrizione 3. L'evento è stato
un primo grande risultato del percorso partecipativo poiché i responsabili dei diversi circoli
(S. Ermete, Ospedaletto, Putignano, Coltano), stimolati ad incontrarsi nell’ambito del
percorso partecipativo, hanno deciso di organizzare insieme alle responsabili del progetto
«Viviamoci Sant’Ermete» una passeggiata in bicicletta che unisse simbolicamente tutti i
diversi quartieri. L'evento, che ha visto il patrocinio del Comune di Pisa e la collaborazione
dell'Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli, è riuscito a mobilitare ampiamente
la popolazione locale, registrando una partecipazione di oltre 400 persone. La pedalata,
partita dai Circoli di S. Ermete e Putignano, è passata per Ospedaletto per poi terminare a
Coltano, dove i partecipanti hanno potuto riscoprire le bellezze storiche e naturalistiche
dell’area, come le Idrovore, la Villa Medicea e la stazione radio di Marconi, e visitare la
mostra fotografica del progetto, allestita all'interno della Villa stessa.
La mostra fotografica ricostruisce la storia dei quartieri di pertinenza del Consiglio
Territoriale di Partecipazione 3. Ogni foto ha fermato un attimo di vita e di storia del
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territorio, documentando i numerosi cambiamenti sociali avvenuti nel corso dei decenni
anni – lo sviluppo urbanistico dell’area, gli insediamenti industriali ormai chiusi, i vecchi
mestieri ormai scomparsi, la vita di ogni giorno – fino agli avvenimenti più recenti. Un
racconto vivace e dinamico, teso a far rivisitare e tenere viva la memoria del passato quale
dimensione essenziale per capire criticamente il presente e progettare collettivamente il
futuro. La mostra è il risultato di un lavoro di gruppo, promosso e coordinato dalle
responsabili del progetto «Viviamoci Sant’Ermete», e reso possibile dalla collaborazione
dei rappresentanti dei Circoli, degli abitanti dei quartieri, delle associazioni e dei consorzi
locali. La raccolta delle fotografie è iniziata all’inizio del 2011, casa per casa. Sono state
raccolte centinaia foto ma, per una questione di fondi, ne sono state selezionate e
stampate circa ottanta, suddivise per quartiere e per tematiche. La mostra include anche
le foto delle mappe del territorio realizzate dagli alunni della scuola elementare Don Milani
che, rappresentando vivacemente il presente del territorio, hanno dato degli importanti
spunti per collegare il suo passato al suo futuro.
Durante la festa conclusiva del progetto è stato introdotto un momento di teatro sociale
affidato al gruppo «Emphatheatre» di Lucca. Il gruppo è stato invitato a rappresentare le
storie degli abitanti del quartiere con la tecnica del Playback Theatre, una speciale forma
di teatro che si sviluppa come collaborazione attiva tra performer (attore/conduttore) e
pubblico. Qualcuno narra una storia o un momento della propria vita, sceglie gli attori per
rappresentare i differenti ruoli e poi guarda la sua storia ricreata in forma artistica.
Fortemente connessa agli aspetti relazionali e di comunicazione fra le persone, questa
forma teatrale è stata scelta per arricchire la conclusione del processo partecipativo
proprio in virtù della sua dinamicità e della sua capacità di creare uno spazio quasi rituale
nel quale ogni «storia», sia essa ordinaria o straordinaria, possa essere narrata ed
immediatamente trasformata in teatro e condivisa dagli altri. Quando si ascoltano/vedono
le storie personali di altri si stabiliscono e rinforzano legami sociali, e si favorisce quel
cambiamento sociale che nasce dall’ascolto dalle voci individuali e del riverbero che
queste voci producono nella collettività.
I risultati: che fare nella Casa delle culture e come rendere il quartiere
più vivibile
L’evento deliberativo finale, in cui sono state discusse e selezionate le proposte dei
cittadini sulle attività da svolgere nella Casa delle culture, ha avuto la forma di un world
cafè. Si tratta di un metodo partecipativo molto dinamico, basato su gruppi di discussione
piccoli ed eterogenei che, dopo circa 50 minuti di scambi intorno ad un tavolo, si sciolgono
e si ricompongono per un altro giro di discussione intorno ad un altro tavolo, con la sola
regola di mantenere una composizione variegata. La modalità del world cafè è risultata
particolarmente adatta all’oggetto specifico del progetto «Viviamoci Sant’Ermete»: essa ha
permesso di concentrare l'attenzione dei partecipanti su domande semplici ma importanti
per gli abitanti, capaci di suscitare il loro impegno comune e la collaborazione, lo scambio
e il collegamento delle diverse prospettive. Un metodo del genere, in cui prevalgono
l’informalità e l’orientamento alla vita quotidiana, si presta a evocare le esperienze
personali dei partecipanti e spinge verso la condivisione delle conoscenze e delle
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capacità. Il risultato finale è quello di un pensiero collettivo, non astratto ma orientato alla
pratica, ricco e complesso, capace di articolare in modo coerente al proprio interno i
diversi contributi individuali.
Nella fattispecie, per garantire che l’eterogeneità dei tavoli fosse anche rappresentativa
della reale consistenza dei diversi gruppi sociali, i cittadini invitati dagli organizzatori al
world cafè sono stati selezionati sulla base di una campionatura elaborata con il supporto
del Comune di Pisa e dell’Università di Pisa. Il campione impiegato era organizzato per
fasce d’età, per genere, per origine nazionale e per provenienza dalle diverse zone della
ex Circoscrizione 3 (sostituita adesso dal Consiglio Territoriale di Partecipazione 3). Tale
meccanismo ha garantito una buona rappresentatività del gruppo partecipante, al netto di
una inevitabile ma limitata auto-selezione.
In base al numero dei partecipanti finali (20), sono stati organizzati cinque tavoli di colore
diverso, ciascuno con un proprio facilitatore. Sono stati previsti due giri di discussione. Nel
primo giro tutti i tavoli hanno dibattuto la medesima questione generale («Cosa fare nella
Casa delle culture per rispondere ai bisogni del quartiere?») e ciascun partecipante era
stato assegnato ad un tavolo dagli organizzatori. Nel secondo giro, invece, le persone si
sono distribuite liberamente nei tavoli in base al tema di specifico interesse («Cosa fare
nella Casa delle culture per rispondere ai bisogni del gruppo x della popolazione»?, dove
x = bambini, adolescenti, adulti, anziani, famiglie). Dopo la spiegazione delle «regole del
gioco» (finalità, domanda-guida, turni di parola, durata degli interventi, ecc.) e la
presentazione dei singoli partecipanti, la discussione è durata circa 55 minuti per giro, con
una pausa caffè tra i due giri. Durante il proprio intervento o gli interventi degli altri era
possibile annotare pensieri e parole sulla tovaglia di carta. In conclusione, all’interno di
una assembla plenaria, i risultati emersi dai singoli tavoli durante i due giri di discussione e
gli «appunti» presi sulle tovaglie dei tavoli sono stati presentati sinteticamente dai
facilitatori e sono stati analizzati, rielaborati e categorizzati collettivamente, con l’aiuto di
due esperti della partecipazione.
Dalla discussione dei cittadini, dei facilitatori e degli esperti della partecipazione in plenaria
sono emerse cinque aree di intervento per le future attività della Casa delle culture:
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area formazione;
area ludico-culturale;
area sociale;
area infrastrutture;
area eventi.
Nell’area formazione rientrano attività come la scuola popolare (ripetizioni per alunni e
studenti offerte da volontari con competenze da mettere a disposizione), il dopo-scuola, i
corsi di formazione per riparatori di elettrodomestici, i corsi di rammendo e di cucito (per la
vita quotidiana, ma anche per confezionare maschere e vestiti di carnevale), i corsi di
cucina per ragazzi (pane e marmellate fatte in casa, con trasmissione di ricette
tradizionali), i corsi di cucina multi-etnica, i laboratori di pittura, i corsi di musica
(apprendimento di strumenti anche auto-costruiti), i corsi di alfabetizzazione informatica
per le persone più anziane, la realizzazione di un piccolo orto per i bambini e/o gli alunni
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delle vicine scuole elementari, i corsi di graffiti e di fotografia.
Nell’area ludico-culturale rientrano progetti come la biblioteca e la videoteca di quartiere,
il cineforum, il servizio di prestito di giochi in scatola, la sala di lettura dei quotidiani, il
punto di accesso a internet, il bocciodromo, la ludoteca per i bambini, la realizzazione di
murales sulle mura del circolo.
Nell’area sociale rientrano progetti come la costituzione di un presidio medico-sanitario
minimo e/o di un ambulatorio (come sezione locale della Pubblica Assistenza), l’apertura
di una fontanella dell’acqua pubblica, l’installazione di un distributore del latte a chilometro
e imballaggi zero, un taxi sociale per aiutare i più anziani negli spostamenti (spesa, visite
mediche, ecc.).
Nell’area infrastrutture rientrano tutta una serie di interventi necessari a migliorare e
rendere più sicura l’accessibilità della Casa delle culture e favorire la fruibilità dei suoi
spazi esterni, compreso il parco verde situato tra via Bandi e via Socci.
Gli interventi di natura propriamente infrastrutturale riguardano la costruzione di una
pista ciclabile che attraversi il quartiere e che conduca al circolo, la riparazione e
l’ampliamento dei marciapiedi che portano al circolo, con paletti di delimitazione in ferro
per impedire che diventino parcheggi, la creazione di un marciapiede e di una pista
ciclabile sulla passerella che porta verso il centro della città, la creazione di un sentiero
illuminato attraverso il parco, l’inserimento di un nuovo impianto semaforico all’incrocio di
via Emilia con via Bandi e via Della Seta o di altri dispositivi (rotatorie, rallenta-traffico,
ecc.) che inducano i veicoli a moderare la velocità sulla via Emilia, concordare un nuovo
percorso dei bus fuori servizio, che non passi da S. Ermete ma prosegua sulla Toscoromagnola fino allo svincolo che porta alla zona industriale di Ospedaletto, e quindi al
deposito del Consorzio Pisano Trasporti. Infine è emersa fortemente tra parte della
popolazione locale la necessità di avere maggiori informazioni sul progetto di costruzione
della case popolari nel campino di via Bandi che a una prima vista appare loro come una
speculazione edilizia, andando a ridurre notevolmente l’unica area a verde presente nel
quartiere di S.Ermete. Si richiede quindi di avviare un percorso partecipativo sulla
questione, di modo che le persone possano esprimersi in merito al fine di giungere ad una
decisione condivisa tra popolazione locale ed amministrazione.
Gli interventi nell’area antistante il circolo riguardano essenzialmente la riapertura di una
pista di pattinaggio (costruita secondo le misure regolamentari e con la possibilità di
essere chiusa d’inverno) e la costruzione di panchine.
Nell’area eventi rientra l’organizzazione di feste di quartiere, di feste multietniche (sulla
base di un calendario inclusivo delle festività proprie di altre comunità culturali presenti nel
territorio), di saggi di fine anno delle scuole (utilizzando il palco all’esterno del circolo), di
tornei di calcetto (utilizzando l’area a verde), di «giochi in piazza», di altri eventi (spettacoli
teatrali, cineforum, mostre, ecc.) esportabili in tutto il quartiere. Per l’organizzazione del
catering andrà utilizzata la stessa cucina del circolo.
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In generale, sono stati preferiti progetti semplici ed economicamente sostenibili, basati
sullo scambio di competenze, di beni usati, di abilità, secondo un principio di gratuità,
solidarietà e reciprocità. Ad essere evocato, in chiave moderna ed esteso a tutte le fasce
d’età, è proprio lo spirito di aggregazione delle vecchie Case del popolo. I progetti hanno
sempre un secondo fattore qualificante, oltre all’oggetto in senso stretto: vogliono farsi
promotori di un’etica pubblica e di un atteggiamento di rispetto per il quartiere e per la
collettività.
In tutti i casi, si pensa di ricorrere in primo luogo alle risorse disponibili nel quartiere ma si
mira ad allargare il pubblico sia dei fruitori che dei volontari attivi all’interno della Casa
delle culture, anche al di là del territorio di pertinenza del Consiglio Territoriale di
Partecipazione 3. Il primo passo in questa direzione è quello di «fare rete», coinvolgendo
nelle attività gli altri circoli presenti nella zona, le associazioni, le scuole, le istituzioni locali.
Il futuro: realizzare le decisioni prese e dare continuità al processo
partecipativo
Per realizzare gradualmente le decisioni assunte collettivamente e dare continuità alle
relazioni sociali e al senso di appartenenza rinvigorito dal percorso partecipativo, gli
abitanti hanno iniziato a riflettere ad alcune condizioni generali, e al ruolo specifico che
dovranno svolgere alcuni soggetti-chiave, come:
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il comitato dei cittadini garanti del progetto;
i partecipanti al processo;
il Consiglio Territoriale di Partecipazione 3;
il Comune di Pisa;
le forze sociali e politiche in genere.
Tramite auto-candidature all’interno dei partecipanti al world cafè è stato costituito un
Comitato dei cittadini garanti del progetto. Per ciascuna delle cinque aree di intervento
per la Casa delle culture è stato individuato un referente. Il Comitato dovrà collaborare da
vicino con l’attuale gestione e con la proprietà del circolo «Mario Salvadori». Tra i primi
compiti del comitato, vanno ricordati quello di predisporre efficaci strategie di
comunicazione e di coinvolgimento attivo della popolazione (a partire dalle risorse e dalle
competenze richieste per realizzare quanto previsto nelle diverse aree), di individuare
delle priorità di realizzazione, anche in base all’urgenza dei bisogni, alla fattibilità e alla
sostenibilità dell’iniziativa.
Nella realizzazione delle iniziative emerse dal processo partecipativo, così come nel
radicamento di una cultura della responsabilità collettiva e della partecipazione alla vita del
quartiere, un ruolo decisivo dovrà essere svolto dai cittadini che, in vario modo e in
varie fasi, hanno preso parte al progetto «Viviamoci Sant’Ermete». Dovrà essere cura
del Comitato dei cittadini garanti e dei responsabili del Circolo mantenere vivi i rapporti con
questa parte del quartiere, promuovendo insieme ad essa i risultati ottenuti, ad esempio
riproducendo in altre occasioni e in altri luoghi la mostra fotografica, favorendo la
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diffusione dei materiali prodotti durante il processo partecipativo, promuovendo il più
ampio coinvolgimento del quartiere nella realizzazione delle iniziative della Casa delle
culture. Dal gruppo di cittadini che hanno sperimentato in prima persona l’interesse e i
benefici della partecipazione potrà venire una forte spinta ad applicare, anche in futuro,
metodi partecipativi ad altre decisioni rilevanti per la vivibilità del quartiere. Il primo tema
su cui è stato richiesto al Comune di Pisa un nuovo processo partecipativo riguarda il
futuro della già menzionata area verde attrezzata di S. Ermete, dove il Comune ha
previsto la ricostruzione di una parte delle case popolari.
Al fine di investire le istituzioni locali di quanto discusso e deciso dai cittadini, un ruolo
importante dovrà essere svolto dal Consiglio Territoriale di Partecipazione 3. I
partecipanti al processo partecipativo chiedono che i risultati del progetto siano oggetto di
un prossimo Consiglio aperto agli interventi del pubblico. In attesa e in funzione di questo
passaggio istituzionale, i responsabili del Consiglio Territoriale sono invitati a dare
massima diffusione e pubblicità sia ai risultati del progetto, che alle future iniziative
promosse dentro al Casa delle culture.
Come previsto dalla stessa legge regionale sulla partecipazione, un ruolo chiave nella
piena realizzazione dei processi partecipativi locali spetta al Comune. In questo quadro,
anche per riconoscere il lavoro svolto, si chiede all’amministrazione comunale di Pisa di
pubblicizzare il più possibile i risultati del progetto, attraverso i propri canali informativi, a
partire dal sito web del Comune. Per individuare il contributo specifico che
l’amministrazione comunale potrà dare alla realizzazione di singole iniziative tra quelle
emerse dal processo partecipativo, è opportuno che il Comitato dei cittadini garanti, i
responsabili del circolo, i responsabili del progetto e gli esperti della partecipazione
coinvolti nel processo incontrino in tempi certi il sindaco e gli assessori competenti. In
diversi casi (area infrastrutture), il Comune è chiamato direttamente in causa su politiche
di sua pertinenza. In altri casi (area sociale) esso può svolgere un fondamentale ruolo di
raccordo rispetto ad altri soggetti ed enti potenzialmente coinvolti (ASL, Società della
Salute, Pubblica Assistenza, Acque Spa, cooperative sociali, ecc.).
Dal momento che la forza dei processi partecipativi sta nella loro capacità di innescare
«dal basso» meccanismi virtuosi di attivazione, motivazione e messa in rete delle risorse
esistenti in un territorio, un ruolo importante nella costruzione della Casa delle culture
spetterà anche alle forze sociali e politiche in genere e, come avvenuto anche in
passato per il Circolo «Mario Salvadori», alle scuole del quartiere. In particolare, le
associazioni e le cooperative sociali locali saranno invitate a contribuire con la loro
esperienza e le loro competenze alla realizzazione delle proposte emerse, con particolare
attenzione all’area ludica e a quella formativa (campi solari, doposcuola, attività ricreative
per bambini, ecc.). Tra le realtà associative del territorio Assopace Pisa, già coinvolta
attivamente nel percorso partecipativo, si mette da subito a disposizione della Casa delle
Culture per l'organizzazione del cineforum e di momenti culturali in generale, e per la
redazione di un «Giornalino di quartiere». Lo stesso vale per l'associazione «Donne in
Movimento», disponibile a dare il proprio contributo all’organizzazione di cene
multietniche, corsi di cucito, di treccine, ecc. Il successo del processo partecipativo
dovrebbe sollecitare, infine, tutte le forze politiche a organizzare momenti pubblici di
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ascolto, confronto e discussione sul presente e sul futuro del quartiere, contribuendo a
superare quella sensazione di distacco e di disinteresse più volte lamentato dai cittadini.
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Allegato che descrive il progetto e gli esiti