Progetto di prevenzione “Alert HIV” – Corso di aggiornamento per Medici di Medicina Generale
Counselling HIV
Dr. Roberto Pagano - Psicologo
Cos’è il Counselling
“Il Couselling è un processo relazionale che coinvolge un Counsellor
e un Cliente” (O.M.S., 1989)
 Processo
 Relazionale
 Cliente
 Counsellor
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Cos’è il Counselling
PROCESSO: evento dinamico caratterizzato dal susseguirsi continuo
di azioni e retroazioni
RELAZIONALE: contesto che implica un incontro, con forte valenza
di reciprocità, tra due persone
CLIENTE: colui che ha necessità di un aiuto
COUNSELLOR: persona imparziale, non legata al cliente, che
possiede capacità di ascolto, di sostegno e di guida e che aiuta il
cliente attraverso il dialogo e l’interazione
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Cos’è il Counselling
Il Counselling è un processo relazionale fondato su principi peculiari,
caratterizzato dall’applicazione di abilità e strategie comunicative
finalizzate all’attivazione e alla riorganizzazione delle risorse
individuali di una persona, (Coping)
per rendere possibili scelte e cambiamenti adattivi in situazioni
percepite come difficili dalla persona stessa.
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Caratteristiche del Counselling
 Specifico
centrato su problematiche specifiche (es. salute-malattia)
 Limitato nel tempo
limiti imposti dalle condizioni di salute e dalla necessità di
evitare la dipendenza
 Focalizzato
obiettivi a breve termine riguardanti il “qui ed ora” della
situazione
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Le funzioni del Counselling
• INFORMATIVA
 fornire informazioni
• ESPLICATIVA
 “dare senso” a ciò che accade
• SUPPORTIVA
 prestare attenzione alle emozioni
• TERAPEUTICA
 favorire l’adattamento
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Le funzioni del Counselling
Punto focale dell’intervento di counselling è la persona e non il problema in
sé;
lo scopo non è tanto quello di fornire soluzioni ad un problema particolare,
quanto quello di aiutare la persona a mobilizzare le proprie risorse perché
possa affrontare i problemi in modo più adattivo.
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Relazione d’Aiuto
La relazione d’aiuto è una relazione professionale nella quale una
persona deve essere assistita per operare un adattamento personale a
una situazione verso cui la persona non è riuscita ad adattarsi
normalmente. Ciò suppone che chi aiuta debba essere in grado di
compiere due azioni specifiche:
Comprendere il problema nei termini in cui si pone per quel particolare
individuo in quella particolare esistenza.
Aiutare il “cliente” a evolvere personalmente nel senso di un suo migliore
adattamento sociale.
(Mucchielli, 1987)
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LA RELAZIONE D’AIUTO
Le tecniche sono utili ma rimangono secondarie alla capacità di creare una relazione d’aiuto
non è sufficiente
 informare
 precisare
 risolvere
ma è indispensabile
 ascoltare
Capire
 proporre soluzioni adatte alla realtà di chi chiede aiuto
ovvero
entrare in relazione
e utilizzare le proprie
 conoscenze
 caratteristiche
 capacità
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Cosa non è il Counselling
CONVERSAZIONE:
 scambio di semplici informazioni;
 non va al di là del semplice “incontro in se stesso”.
DISCUSSIONE:
 sostenere a tutti i costi degli argomenti;
 è caratterizzata da posizioni personali preconcette;
 relazione dominata dall’alternanza dominazione-sottomissione.
INTERROGATORIO:
 l’interrogato è in situazione di inferiorità;
 si esigono risposte precise a determinate domande.
CONFESSIONE:
 implica una valutazione morale;
 ha come obiettivo giudicare e liberare dalla colpa.
MOMENTO DIAGNOSTICO:
 pura ricerca nosografica;
 assenza dell’interesse per il “vissuto” del cliente.
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il Counselling nella Medicina di Famiglia
“Forma di relazione d’aiuto in cui una buona capacità di ascolto, un
intervento empatico ed altri comportamenti comunicativi strategici
concorrono non tanto a creare cambiamenti, quanto a renderli possibili
per chi chiede aiuto rispettandone le richieste e stimolandone le risorse”.
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il Counselling nella Medicina di Famiglia
Gli strumenti
-ascoltare con interesse reale il paziente per comprendere a fondo ciò che lui pensa del suo
problema, l’interpretazione che ne dà, il vissuto emotivo che ne deriva;
- far domande centrate sul paziente, adatte a tener aperti i canali comunicativi (domande
aperte), finalizzati a capire il problema del paziente;
- curare la comunicazione non verbale (mimica, sguardo, postura, etc);
- curare la comunicazione verbale (scelta dei termini, tono della voce);
- far capire al paziente di aver compreso l suo problema e di considerare lui, in quel momento,
il solo obiettivo della sua azione;
- evitare giudizi moralistici e mostrare comprensione per lui e per il suo problema.
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il Counselling nella Medicina di Famiglia
-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling del medico di famiglia: per chi?
Secondo le indicazioni dell’OMS i destinatari degli interventi di HIV/AIDS counselling
dovrebbero essere:
- eterosessuali con partner occasionali e/o numerosi;
- omosessuali e bisessuali;
- tossicodipendenti da sostanze iniettate in endovena;
- persone che temono di essere state contagiate con l’HIV;
- persone che stiano pensando di sottoporsi al test per la ricerca di anticorpi anti HIV;
- persone sottoposte al test per gli anticorpi anti-HIV;
- persone che abbiano scelto di non sottoporsi al test malgrado abbiano avuto o abbiano
comportamenti a rischio;
- persone affette da AIDS o da malattie ada essa associate;
- familiari ed amici dei soggetti infettati dall’HIV.
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il Counselling nella Medicina di Famiglia
-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling del medico di famiglia: quando?
Il counselling inizia tutte le volte che una persona manifesta una preoccupazione o richiede
un’informazione, ovvero quando sia l’operatore sanitario ad avvertire la presenza di un
problema.
Esiste comunque un sostanziale accordo sulle circostanze nelle quali è opportuno disporre
intrventi di Counselling:
-richiesta di un HIV - test;
- consegna e discussione del risultato del test (positivo o negativo che sia);
- comparsa di iniziali disturbi ovvero di segni di malattia AIDS - correlati in soggetti siero
positivi finora asintomatici;
- momento in cui un paziente chiede anche solo informazioni sul test e sulla malattia.
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-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling del medico di famiglia: come?
Un HIV - counselling richiede il rispetto delle stesse “regole” necessarie per qualsiasi altro
settore nel quale il medico di famiglia ritenga opportuno impegnarsi: in realtà sono molte le
situazioni in cui il MMG si trova coinvolto in interventi di counselling aventi gli stessi obiettivi
(tumori, malattie gravemente invalidanti, nascita di figli portatori di handicap, etc.).
Non si rilevano “controindicazioni” all’intervento del medico di famiglia - se preparato e
disponibile a farlo con cognizione di causa - qualunque siano le modalità del suo intervento:
- crisis counselling (tecniche di supporto nella crisi);
- problem solving counselling (tecniche per la soluzione dei problemi);
- decision making counselling (tecniche orientate a favorire il processo decisionale).
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-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling del medico di famiglia: perchè?
Obiettivi dell’attività di HIV - counselling:
- ascoltare e parlare ai pazienti;
- identificare i loro problemi ed aiutare i pazienti a farsene carico;
- fornire agli assistiti informazioni accreditate su cui essi possano prendere decisioni;
- aiutare i pazienti a riconoscere il loro livello di rischio per infezione da HIV e prendere le dovute
decisioni consapevoli dei pro e dei contro;
- valutare l’impatto emozionale, le preoccupazioni e le paure dei pazienti;
- aiutare pazienti, amici e familiari coinvolti a gestire il processo di adattamento alla malattia ed alle
limitazioni da essa imposte.
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-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling pre - test
Esiste unanime consenso che un test per la ricerca di anticorpi anti - HIV non andrebbe mai
richiesto senza averla fatta precedere - a parte il consenso informato - da un fondamentale
intervento di counselling rivolto al paziente a cui tale richiesta è diretta
In dettaglio, gli scopi del counselling pre-test possono essere così elencati:
1. comprendere le motivazioni che spingono il paziente a richiedere il test;
2. elencare vantaggi e svantaggi del test in modo che il paziente possa decidere in modo
consapevole;
3. fornire adeguate informazioni sul test e sul significato di un risultato positivo o negativo;
4. fornire in modo chiaro e comprensibile informazioni sulle modalità di acquisizione o
trasmissione dell’infezione;
5. creare nel paziente la consapevolezza e la sensibilità verso le misure preventive in ambito
sessuale ed eventualmente tossicomanico;
6. discutere sulla presenza di persone a cui si desideri comunicare una eventuale sieropositività.
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-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling post - test
Al pari del momento della richiesta, anche la consegna del risultato di un test per l’HIV indipendentemente dall’esito - deve prevedere un intervento di counselling.
In caso di positività:
è indispensabile fornire un adeguato supporto per superare lo shock della diagnosi, per
illustrare l’attuale stato della prognosi correlata ai nuovi protocolli terapeutici, per mantenere
viva la speranza, per rilevare la presenza di eventuali situazioni di crisi, necessità di attivare
interventi di supporto specialistico (psicologico e/o socio-assistenziale).
In caso di negatività:
si dovrà riprendere il discorso (iniziato nel counselling pre-test) sui comportamenti a rischio e
ribadire concetti quali la modifica di certi comportamenti; la mancanza di vere “sicurezze” da
sieronegatività in presenza di abitudini pericolose; eventuale necessità di ripetizione del test.
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-Il counselling ai pazienti con problemi HIV correlati Il counselling nei pazienti “worried well”
Pazienti che in presenza di test negativi e in assenza di vere situazioni a rischio, sono
costantemente in ansia, ossessionati dall’idea di poter contrarre (o aver contratto) l’infezione
da HIV. Tali pazienti definiti “worried well” (sani preoccupati) possono richiedere di essere
ripetutamente sottoposti al test e che peraltro il sollievo derivante da un esito negativo e dalla
rassicurazione del medico è solitamente di breve durata.
In questi casi la modifica del quadro clinico dipende:
- dalla coerenza dei messaggi dati dai vari esponenti del mondo sanitario;
- dalle valutazioni psichiatriche;
- da eventuali terapie specifiche sul possibile stato depressivo, ansioso o fobico;
- dalla presa di coscienza della condizione di “worried well”;
- dal controllo sull’informazione relativa al problema dell’infezione da HIV.
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Proverbio Cinese …..
“Quando la persona giusta usa mezzi sbagliati questi agiscono in
modo giusto; quando la persona sbagliata usa mezzi giusti, questi
agiscono in modo sbagliato” (Kadushin, 1980).
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