Progetto sulle mele antiche realizzato dalle classi 2°A dell’istituto di istruzione superiore “Leopoldo Pirelli” e 3°D della scuola media “Marcello Mastroianni” Sommario Introduzione Origine delle mele Come si coltivava una volta la mela Le varietà di mele del passato - mela mela mela mela limoncella - mela annurca schiacciatella silana ‐ mela calvilla del castagno - mela magnana San Giovanni I parassiti I pesticidi Concimazione e concimi Ricette a base di mele Introduzione In quasi tutte le regioni italiane del nord, la coltivazione dei meli e degli altri alberi da frutto viene ritenuta importante sin dalla fine del medioevo, quando i monaci si dedicavano alla conservazione e al miglioramento delle varietà spontanee sopravvissute alle invasioni barbariche nei vasti giardini di abbazie e monasteri. Anche quando uscì dai poderi dei conventi, la frutta continuò ad essere alimento riservato alle classi privilegiate fino alla fine del Quattrocento, quando la coltivazione delle mele entrò a far parte dei comuni lavori agricoli. Le mele venivano consumate crude o cotte (spesso con anice o acqua di rose) e le confetture fecero la loro comparsa sulle tavole della nobiltà. In particolare le "Antiche mele piemontesi" sono state adottate da Slow Food come uno dei Presidi della provincia di Torino. La Provincia di Torino è impegnata insieme con numerosi Enti nella tutela e nella valorizzazione di un patrimonio genetico preziosissimo che rischia di estinguersi. Una battaglia condotta in difesa della biodiversità, che offre alle Antiche Mele Piemontesi una nuova opportunità di essere conosciute, apprezzate e ricercate per le loro qualità uniche di sapore e salubrità. Origine delle mele Il melo ha origine in Asia centrale, l'evoluzione botanica dei meli risalirebbe al Neolitico. La specie è presente in Italia nominalmente con circa 2000 varietà, la definizione più precisa è difficile data la sovrapposizione storica delle denominazioni, e le specie estinte o irreperibili. La mela è il frutto più destagionalizzato (lo si trova tutto l'anno), ciò richiede la presenza di impianti che provvedono alla conservazione e ne distribuiscano la disponibilità su di un ampio arco di tempo. La maturazione naturale varia da fine agosto a metà ottobre. La disponibilità alla conservazione naturale dei frutti è drasticamente diversa nelle diverse varietà, ma dato gli elevati contenuti in acidi organici di norma la conservazione va da uno a quattro mesi. In Italia permangono attualmente presenti, e non solo storicamente, ben oltre mille varietà di mela. Le varietà hanno rilevanza locale o anche regionale o sovraregionale, in una enorme gamma di caratteristiche organolettiche e colturali. La coltivazione di varietà tradizionali è diffusa a livello domestico, e la disponibilità dei frutti è legata a mercati di nicchia. La adozione di sistemi di coltivazione unificati, e di distribuzione del prodotto che lo sono ancora di più, ha ridotto in maniera drammatica la gamma disponibile nella grande distribuzione, a non oltre sei - otto varietà che coprono il 90 per cento del prodotto. Solo non più di tre o quattro sono varietà di origine nazionale, anche se tutte sono coltivate anche nel nostro paese. Il motivo di questo è solo un fattore di economia, la coltivazione in grande scala non può gestire in modo adeguato tutta questa varietà, ed inoltre la grande distribuzione la saprebbe gestire ancor meno. Le varietà commerciali sono scelte soprattutto per la resistenza al trasporto (movimentazioni violente, urti), e per la conservazione su lunghi periodi. Come si coltivavano una volta le mele La mela viene coltivata dai tempi degli antichi cinesi. Nei frutteti familiari la coltivazione veniva eseguita da parte dei componenti della famiglia con modalità ed attrezzature molto semplici; alcuni di questi attrezzi quali la zappa, la forbice, il seghetto, oggi sono conservati nei MUSEI DELLA CIVILTA’ DEL LAVORO di molte città italiane e straniere. Il lavoro nel frutteto familiare veniva eseguito dai vari componenti della famiglia nei ritagli di tempo al di fuori dunque del lavoro principale che svolgevano per la propria sussistenza. La produzione delle mele come frutto veniva operata contemporaneamente alla produzione degli altri frutti come: pere, pesche, albicocche, susine e ciliegie. Il lavoro consisteva nel procurarsi le piante, successivamente preparare il terreno in un appezzamento o un orto di proprietà dove poi si aprivano delle buche e si mettevano a dimora le piantine di melo. Alla messa a dimora delle piante seguivano altre cure colturali quali la sarchiatura del terreno, l’irrigazione, la potatura fino a quando la pianta non raggiungeva uno sviluppo tale da renderla autonoma. Iniziata la produzione che diventava consistente dopo i 4-5 anni successivi all’impianto i frutti venivano utilizzati per l’alimentazione secondo le diverse usanze tradizionali Le varietà di mele del passato La limoncella è varietà tipica del Molise e della Campania, ma è presente anche in Abruzzo, Puglia e Sicilia. Nelle Marche la sua coltivazione risulta sporadica( in alberi sparsi,orti famigliari, giardini). L’albero standard è dal portamento semi-espanso, fruttifica abbondantemente e con una certa regolarità. La fioritura è tardiva, resiste al freddo e dimostra una rusticità elevata. Il frutto è piccolo; cilindro-conico oblungo dal torsolo medio con cavità mediamente profonda e larga. La buccia è di colore giallo-dorata, appare ruvida e cosparsa di piccole lenticelle. La polpa è di colore bianco-crema, soda, asciutta, profumata ed aromatica. Il suo sapore è zuccherino-acidulo. E’ facile ad imbrunire. La mela limoncella matura a fine settembre e si conserva bene fino a gennaio febbraio. Durante la conservazione in luoghi idonei (fruttai o anche in frigorifero) le proprietà organolettiche dei frutti migliorano acquistando in fragranza e sapidità della polpa. Nonostante ciò questo tipo di mela viene prodotta in quantità modeste e la si considera come una mela ormai in estinsione. La varietà è stata inserita in collezione, per la conservazione e la valutazione, in impianti di tipo specializzato, in zona valliva ed in zona collinare montana. La mela Annurca II melo annurco si può ritenere originario del napoletano. La sua coltura risale ad epoche remote, prima ancora che si conoscesse nel resto della Campania. La melannurca, a differenza degli altri tipi di mele che dopo la raccolta vengono avviate direttamente a consumo necessita di un passaggio intermedio denominato 'arrossamento'. La raccolta dei frutti inizia mediamente intorno alla metà di settembre quando la cascola si fa più intensa; i frutti cadono perché maturi ma anche perché avendo un peduncolo corto e di attacco debole, nella fase di ultimo accrescimento esercitano contro il rametto produttivo una forte pressione che li porta al distacco. Le mele raccolte devono acquistare un colore uniforme e continuare un processo di fine maturazione già avviato sulla pianta. Per sopperire a queste esigenze le mele vengono fatte arrossire in apposite strutture chiamate melai. Il terreno dei melai è sabbioso o comunque leggero per facilitare il drenaggio delle acque. Fatte crescere sugli argini delle proprietà, vicino alle costruzioni rurali, baracche o pagliai. Avevano soprattutto la funzione di produrre frutti per il fabbisogno familiare e, perché no, anche a dare sollievo con l’ombra dei loro rami ai contadini durante l’ora dei pasti consumati fugacemente sul posto di lavoro. Caratteristiche del frutto: • • • • • • Frutto dolce e succoso Polpa croccante Colore dell’epicarpo a piena maturazione, bianco con macchie rossastre Poca di raccolta: inizi di settembre Conservabilità: media Resistente alle principali malattie dele pomacee (in particolar modo alla Ticchiolatura MELA CALVILLA Famiglia Rosaceae Sinonimi Genere Malus Area di reperimento Comune di Borbona (RI) Nome dei proprietari Giorgi A., Di Mario E. e Stella A. Specie M. domestica (Bork) . Cultivar Calvilla Albero Epoca di fioritura e maturazione Fiore Frutto Caratteri della polpa Derivante per innesto da altre piante locali. Ne sono stati individuati diversi esemplari più o meno giovani, isolati o recuperati in orti familiari. Fioritura tardiva. Maturazione invernale, si raccoglie verso metà ottobre. Corolla grande, petali ellissoidali o arrotondati, di colore bianco, accostati o sovrapposti (lunghezza 25 mm, larghezza 20 mm). Di forma appiattita, costoluta, con buccia di colore giallo e sovraccolore rosso mattone, a tratti striato o a faccetta; presenta rugginosità attorno alla cavità peduncolare. Di colore bianco-crema, tenera, fondente e succosa. Di un gusto particolarmente aromatico, con un buon equilibrio fra acidi e zuccheri. Caratteri del succo (alla raccolta): R.S.R. : 15.5° Brix; pH: 3.93; acidità titolabile (‰ ac.malico): 7.73. Le Calville sono cultivar note da secoli, raggruppate da pomologi del secolo XIX in una famiglia omonima. Note e cenni storici Rispetto alla Calvilla rossa descritta, l’accessione laziale presenta una forma più appiattita, ma ha analoghe peculiarità aromatiche. MELA DEL CASTAGNO Questa varietà è stata ritrovata nella zona di Mucignano, nel comune di Città di Castello (PG), in poderi di questa area. Da come raccontava il vecchio agricoltore che la coltivava ancora, è probabilmente un ecotipo spontaneo, nato dentro un tronco di castagno, riprodotto poi dai vari agricoltori intorno. Viene coltivata nelle zone da dove ha preso origine, in alta collina, vicino ai terreni coltivati a castagno. E’ una varietà molto pregiata per la rusticità della pianta e per le ottime caratteristiche organolettiche del frutto, che sono mantenute intatte per mesi. Adatta alla coltivazione di montagna ed alta collina. La pianta è vigorosa e molto rustica, a portamento espanso; produce in maniera costante, fiorisce in epoca medio tardiva. Il frutto è medio grande, di forma rotondeggiante, simmetrico, con il peduncolo grosso e lungo, inserito in una cavità media, acuta. Presenta una cavità calicina semiaperta. La buccia è lucida, liscia di colore verde con sfumature violacee e che a maturazione vira al giallo. Le lenticelle sono poco evidenti. La polpa è bianca, acidula, molto aromatica e croccante, di eccellente qualità. Questa mela viene raccolta tradizionalmente con la luna calante di ottobre e si conserva egregiamente fino ad aprile. La maturazione avviene in fruttaio a partire da novembre. E’ molto serbevole. Mela Magnana Malus communis pumila PIANTA DI ORIGINE Albero con vigoria media, portamento assurgente, fruttifica prevalentemente su lamburde, alternante, mediamente suscettibile a ticchiolatura Cultivar ancora presente nei frutteti della regione, specie nel cuneese Il frutto al momento della commercializzazione presenta le seguenti caratteristiche: • • • • • • • • pezzatura: media forma: tronco-conica breve, simmetrica profilo trasversale: circolare peduncolo: medio, grosso cavità peduncolare: simmetrica, stretta, poco profonda buccia: liscia, rugginosità a livello della cavità peduncolare; lenticelle medie e rugginose colore di fondo: verde sovraccolore: rosso o rosso vinoso sul 60-80% della superficie Molto serbevole, viene consumata tal quale, ma anche cotta o utilizzata come ingrediente in piatti e prodotti della tradizione. COLTIVAZIONE La coltivazione avviene secondo metodi tradizionali La raccolta è manuale dalla terza decade di ottobre alla prima decade di novembre. La buccia è ruvida di colore di fondo verde e sovraccolore rosso o rosso vinoso. La polpa è fondente di colore bianco-verde e di sapore dolce acidulo. Questa varietà è coltivata in Piemonte dalla fine dell'800 e prende il nome dalla località dove è stata ritrovata originariamente. I parassiti delle piante Non solo i frutti ma anche il legno e le foglie sono dolci e buone da mangiare. Se i frutti costituiscono un ottimo alimento per l’ uomo ed altrettanto per erbivori, roditori, insetti, le foglie lo sono per insetti ed erbivori, il legno per scolitidi e bruchi. I più temuti parassiti comunque sono: - Rodilegno rosso ( Cossus cossus); larva di farfalla - Carpocpsa ( Cydia pomonella); larva di farfalla -Afide verde; insetto -Afide lanigero; insetto -Cocciniglia di S. Josè; insetto -Ticchiolatura ( Ventura inaequalis); fungo - Oidio ( Oidium farinosum); Fungo MALATION METALAXIL METIDATION PARATION METILE PENCONAZOLO PIRIMIFOS METILE PROCIMIDONE Pesticidi PROPICONAZOLO PROPIZAMIDE QUINALFOS TOLCLOFOS METILE Al giorno d’oggi ci sono troppi fitofarmaci nel piatto degli VINCLOZOLIN italiani: le mele e l'uva sono i frutti più contaminati. C'è una maggiore attenzione nei controlli (13% in più rispetto al 2005) e sui principi attivi ricercati, ma c'è chi, come il Molise, conquista la maglia nera registrando un’ assenza totale di analisi nella Regione. E se l'84% delle verdure analizzate risulta regolare e privo di residui chimici, desta forti preoccupazioni il fenomeno della moria delle api a causa della diffusione in agricoltura di alcuni fitofarmaci sistemici. . La mela è tra i prodotti ortofrutticoli più inquinati da pesticidi: solo il 39% del campione esaminato per legge ne è esente, il 30% presenta più di una sostanza e il 3,6% è irregolare. Anche il 20% dei prodotti derivati risulta contaminato da uno o più principi attivi: dato significativo se si considera come tra questi compaiano l'olio e il vino, prodotti tipici del made in ItalyBolzano, località a tradizionale vocazione produttiva di mele, che evidenziano 5 mele di provenienza locale con 5 residui. Anche il Dipartimento provinciale di Roma ha rilevato 5 residui in un campione di mele proveniente da Napoli, mentre l'uva è il genere alimentare che più preoccupa, I pesticidi sono killer per l'organismo umano: alcuni principi attivi, infatti, presenti nei pesticidi, sono fra le possibili cause dell'endometriosi e dell'infertilità. Non solo. Il rapporto di Legambiente ricorda che la diffusione di alcuni fitofarmaci sistemici in agricoltura sta determinando una significativa moria delle api. Legambiente e l'Unione nazionale associazioni apicoltori italiani hanno scritto ai ministri della Salute e delle Politiche agricole perché si attivino per contrastare efficacemente il preoccupante fenomeno. Ricordando che secondo Albert Einstein, «se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita». Concimazione e Concimi La concimazione è una pratica compiuta dall'uomo da tempo immemore; probabilmente scoperto casualmente, ha fondamento scientifico documentato: Per una questione ecologica e per un puro aspetto di efficacia, andrebbero sempre preferiti concimi di origine naturale rispetto a quelli chimici : II letame è formato dagli escrementi di animali allevati in stalla, mescolati con paglia o altri materiali usati per la lettiera. Deve subire un certo periodo di maturazione prima di essere utilizzato come concime: si tratta di un periodo di permanenza di almeno 6 mesi in concimaia, dove verrà periodicamente bagnato con il liquido che sgronda dalla massa accumulata. Questo processo di maturazione del letame è operato da enzimi e da numerosi gruppi di microrganismi. Per ottenere dal letame fresco un composto pienamente trasformato e adatto a essere impiegato per colture di ortaggi o fiori, è necessaria una stagionatura di circa un anno. LETAME BOVINO Molto apprezzato per la concimazione dei giardini ed è adatto per terreni sabbiosi; matura in circa sei mesi e contiene mediamente il 35 per mille di azoto, l'1,5 per mille di acido fosforico e il 3,5 per mille di potassio, oltre, naturalmente, a moltissime altre sostanze utili alla crescita delle piante. LETAME DI CAVALLO Particolarmente indicato per i terreni argillosi. Contiene gli elementi fertilizzanti principali in quantità doppia rispetto a quello bovino e non dovrebbe mai essere utilizzato fresco. È maturo in 68 mesi. LETAME DI POLLI o POLLINA È formato dagli escrementi degli animali da pollaio insieme alla lettiera costituita da segatura o piccoli trucioli di legno. L'utilizzo di sabbia come lettiera è da evitare per la sua scarsa capacità di fissare gli elementi nutritivi contenuti nei prodotti di rifiuto. Il letame dei polli e di tutti i volatili in genere è molto ricco di elementi fertilizzanti. La pollina non va mai utilizzata fresca e deve essere aggiunta al terreno ben sminuzzata e asciutta, dopo 34 mesi di maturazione. LETAME DI CONIGLIO o CONIGLINA È un po' meno ricco in elementi nutritivi rispetto alla pollina. Va impiegato e trattato allo stesso modo della pollina, mescolandolo con torba durante la maturazione. CORNUNGHIA È costituita da frammenti finemente sminuzzati di corna e unghie di animali; è un buon concime ricco di azoto organi o e anidride fosforica. La sua capacità di cedere lentamente gli elementi nutritivi contenuti la rende particolarmente adatta a sostenere, da un punto di vista nutritivo, le colture per un lungo periodo. SANGUE SECCO Come la cornunghia è un sottoprodotto della macellazione degli animali allevati per uso alimentare. Si presenta sotto forma di polvere e viene impiegato come concime organico ricco di azoto. Contiene azoto in percentuale variabile dal 5% al 10% ed è utilizzato dalle piante abbastanza prontamente. FARINA DI PESCE È il residuo della lavorazione del pesce conservato. Opportunamente essiccato e ridotto in polvere diventa un discreto concime azotato, meno ricco del sangue secco, ma provvisto anche di una certa quantità di fosforo. Ricette a base di mele Rosse, gialle, verdi, croccanti o farinose, ma sempre preziose in cucina. Le mele sono le protagoniste di questo speciale goloso e sono la base perfetta per ricette tutte da provare, soprattutto in autunno, quando si trovano tutte le migliori varietà. Mele in gabbia pasta sfoglia g 500 - marmellata di albicocche g 80 - pinoli g 60 - 6 grosse mele Golden - zucchero semolato e a velo - uovo per pennellare - Maraschino Sbucciate le mele e privatele del torsolo senza romperle, poi fatele cuocere per 5 min in mezzo bicchiere d'acqua aromatizzata con un po' di Maraschino. Mescolate la marmellata di albicocche con i pinoli. Tirate la pasta in una sfoglia di mm 3 di spessore e ritagliate 6 quadrati della dimensione giusta per avvolgervi le mele. Mettete al centro di ognuno un po' di marmellata e una mela e chiudete a fazzoletto. Sistemate le mele rivestite su una placca coperta da carta da forno, pennellatele con l'uovo battuto, spolverizzate con lo zucchero semolato e infornatele a 220° per 10 min circa. Servite tiepide cosparse di zucchero a velo Torta alla mousse di mele mele renette g 500 - farina g 150 più un po’ per lo stampo - burro g 60 più 2 cucchiai - zucchero g 60 più 2 cucchiai - un uovo - un tuorlo - latte - pistacchi - sale Stufate con un cucchiaio di burro le mele pelate a pezzi. Passatele e mescolate 2 cucchiai di zucchero, poi lasciate raffreddare. Lavorate nel mixer 60 g di burro morbido, 60 g di zucchero e 2 tuorli. Unite 150 g di farina, tre cucchiai di latte e un pizzico di sale. Incorporate l’albume montato a neve. Imburrate e infarinate uno stampo a cerniera, versate l’impasto e colate la mousse di mele. Infornate a 180 °C e cuocete per 35 min (20 min se usate stampini). Guarnite con pistacchi tritati Frittelle di mele 6 mele - latte g 125 - zucchero semolato g 50 - burro g 50 - 3 uova - farina bianca lievito in polvere - olio per friggere Sbucciate le mele, eliminate il torsolo, tagliatele a fettine, stendetele su un piatto e cospargetele con un terzo dello zucchero. Fate sciogliere il burro a bagnomaria, mescolate lo zucchero rimanente, il latte, due o tre cucchiaiate di farina, le uova e mezza bustina di lievito. Immergete le fette di mela nella pastella, friggetele in abbondante olio ben caldo, finché saranno dorate. Sgocciolatele e servitele caldissime e leggermente zuccherate Fagottini di mele un panetto di pasta sfoglia fresca o brisè g 500 - crema inglese g 100 - mandorle g 100 - nocciole g 100 - 4 mele - zucchero semolato e a velo - burro - gelato alla vaniglia Pelate le mele, tagliatele a metà e riducete ogni metà a fettine sottili. Sistematele su una placca imburrata, cospargetele di zucchero e fiocchi di burro e passatele al grill per alcuni minuti. Tritate le mandorle e le nocciole insieme con un cucchiaio di zucchero semolato, quindi amalgamate il tutto con la crema. Stendete la pasta, bucherellatela con l'apposito rullo e tagliatela in 8 rettangoli uguali. Sfornate le mele, lasciatele raffreddare poi sollevate con una spatola le mezze mele affettate e deponetele sui rettangoli di sfoglia; sopra la frutta mettete la crema e chiudete a fagottino. Spolverizzate di zucchero a velo, disponete su un placca e infornateli a 190° per 20 min circa. Servite tiepidi con una pallina di gelato alla vaniglia Ricette salate con le mele Peperoni e mele in teglia Peperoni rossi e gialli g 600 - cipollotti g 300 - mele qualità "golden" g 300 - olio d'oliva g 60 - trito aromatico di prezzemolo, basilico, timo - sale Mondate i peperoni, privandoli del picciolo e dei semi. Lavateli, asciugateli e tagliateli a quadretti. Lavate accuratamente le mele, privatele del torsolo e senza sbucciarle, tagliatele a spicchi. Spuntate i cipollotti e fateli a spicchi. Mescolate tutto in una teglia. Insaporite con l'olio e passate nel forno già a 220° per circa 25 min. Poi sfornate e cospargete con una cucchiaiata di trito aromatico e un pizzicone di sale. Rimettete in forno ancora per 5 min, poi togliete e servite tiepida Tartellette di mele al formaggio Roquefort pasta sfoglia g 250 - formaggio Roquefort g 120 - 2 mele golden - zucchero - limone burro - Calvados Pelate le mele, tagliatele a fettine e spruzzatele con succo di limone. Stendete la pasta sfoglia a mm 3 di spessore e bucherellatela Ritagliatela in dischetti ovali, guarniteli con le fettine di mela a ventaglio e spolverizzateli con un pizzico di zucchero. Disponete le tartellette su una placca coperta con carta da forno, pennellatele di burro e arrostitele a 200°C per 10 min, quindi sfornatele e aggiungete subito il Roquefort a cubetti. Spruzzate ogni tartelletta con qualche goccia di Calvados e servite Insalata di mele verdi e radicchio una mela verde - una carota - un vasetto di radicchio rosso in agrodolce - olio extravergine d'oliva Lavate la mela verde senza sbucciarla. Raschiate e spuntate la carota. Dividete la mela in quarti, eliminando il torsolo, e fate delle fettine sottili con la buccia. Sistemate le fettine su un piatto da portata. Affettate la carota e disponete le fettine tutt'intorno al piatto. Mettete al centro il radicchio. Irrorate con un filo d'olio e servite Risotto di montagna alle mele brodo vegetale litri 1 - mele g 350 - riso Vialone nano g 320 - formaggio stagionato g 100 - speck g 80 - porro g 50 - burro - Calvados Rosolate metà dello speck a dadini con il porro a fettine e una noce di burro. Dopo 3 min unite le mele (tranne una piccola parte per decorare), pelate e a dadini e il riso. Bagnate con il Calvados, fate evaporare, coprite con il brodo e portate il risotto a cottura in 15 min circa, aggiungendo man mano il brodo. Mantecate con il formaggio grattugiato. Servite il risotto con il resto dello speck a listerelle e fettine della mela, rosolati insieme in padella per 2 min a fiamma vivace Crocchette patate e mele patate g 400 - 2 mele - 2 uova - pangrattato - farina - olio per friggere - sale Sbucciate le patate e le mele e tagliatele a dadini. Bollitele fin quando non saranno morbide e passatele al passaverdura. Impastate con un uovo, sale e 2 cucchiai di pangrattato, poi dividete in palline. Rotolate nella farina, quindi nel secondo uovo, leggermente battuto, e infine nel pangrattato. Scaldate abbondante olio e friggete le crocchette; servitele ben calde guarnite con fettine di mela e lattughino